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ĀNANDA SAI

(lezione tenuta a Brindavan da G. V. Subba Rao)

La Beatitudine viene con la Benedizione


L’altro giorno vi anticipai che avrei parlato del sacro argomento “Ānanda Sai”, ma proprio
ieri sera Baba ha tenuto una conversazione su “Ānanda”. È stata proprio una benedizione che
i pensieri coincidessero con la grazia di Baba!

Ānanda significa Beatitudine. Solo con la Divina Benedizione la parola Ānanda dona la
capacità di esperire la Beatitudine. Benedizione e Beatitudine vanno insieme.

Swami definisce Ānanda così:

“Ā” sta per ĀTMA – la Realtà interiore; “NANDA” significa i figli, la discendenza.

Dunque, “la figlia della Realtà”, “ciò che nasce dalla Realtà”. Questo enfatizza la vostra
origine che è la Realtà immutevole, l’Assoluto Parabrahma. Parabrahma è la nostra dimora
originale.

Nel capitolo “Bhrigu Valli” della Taittirîya Upanishad è scritto:

Ānando brahmeti vyajānat. Ānandadyaiva khalvimāni bhutāni jāyante. Ānandena jātāni


jīvanti. Ānandam prayantyabhisamvishanhĪti. Saishā bhārgavī vārunī vidhyā – Beatitudine è
BRAHMAN; dalla Beatitudine tutti questi esseri hanno origine; poi che sono nati, essi sono
sostenuti dalla Beatitudine; essi si muovono verso la Beatitudine, fino a fondersi in essa.
Questa conoscenza venne appresa da Bhrigu ed insegnata da Varuna.

L’Ānanda Valli, secondo capitolo della Taittirîya Upanishad, spiega:

Yato vācho nivartante. Aprāpya manasa sah

La Beatitudine è indescrivibile, indicibile, perché transcende la parola. Essa è Realtà Super


Cosciente, la Suprema Sorgente, l’Origine di tutta la Creazione, di tutta la moltiplicità
dell’Universo – ekam sat viprah bahudhā vadhanthi. Non c’è divenire nella Beatitudine,
perché è ESSERE, ESS-ENZA. Le Upanishad illustrano la Realtà Assoluta. La Beatitudine
non si ottiene facendo, ma solo essendo.

Swami è l’incarnazione della Divina Beatitudine. Le Upanishad sono la summa e la sostanza


di tutti i Veda. I grandi saggi, coi sacrifici, praticando austerità, con le penitenze, esplorarono
le regioni interiori del proprio Sé, e la Realtà fu rivelata. Si tratta di Rivelazioni, non di
conclusioni intellettuali. Esse apparvero nello stato di Samādhi, assorbimento profondo. Non
c’è la triplice differenziazione in tale stato.

Non c’è Vedente – Visto – il Vedere;


Non c’è Attore – Azione – l’Agire;
Non c’è Soggetto – Oggetto – la Relazione;

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Non c’è Kartha - Karma – Kriya

Tutte queste triplici distinzioni, le Triputi, compaiono solo nel mondo della relatività. Non c’è
distinzione in Samādhi, lo stato Superconscio.

SATYAM JÑĀNAM ANANTAM ĀNANDAM BRAHMA.


Questo è ripetutamente affermato nella Taittirîya, nella Brihadāranyaka e soprattutto nella
Shvetāshvatara Upanishad.

Il Divino, il Parabrahma è l’incarnazione di Verità, Saggezza, Eternità e Beatitudine.


Infinito, perché è sempre espansivo, illimitato, onnisciente, e Vero, perché non affetto da
Tempo, Spazio e circostanze. Quando siete consapevoli dell’assoluta Realtà, siete nella totale
Beatitudine. La Beatitudine è l’autentica natura, l’essenza del Parabrahman. Noi abbiamo
origine dalla Beatitudine. La Beatitudine è la forma più alta di sentimento, di gioia, felicità,
delizia. Non è una soma di tutti I sentimenti terreni, ma una entità trascendentale.

Swami continuamente ci ricorda la nostra origine Divina. L’essenza della Divinità è


Beatitudine assoluta. Nell’arena del mondo, noi cerchiamo la soddisfazione dei sensi; i sensi
sono limitati, mentre la Beatitudine è oltre. I piaceri sensuali sono dei pallidi riflessi della
Beatitudine. Quando Swami canta il bhajan “Satyam Brahma, Jñānam Brahma, Anantam
Brahma, Ānandam Brahma”, Egli ci sta domandando: “Conosci la tua origine?” BRAHMAN
è la nostra origine e la nostra dimora.

Tempo fa, Swami ci chiese: “Sapete cos’è Nara?” La risposta che di regola viene alla mente
è: “Nara significa Uomo.” La parola Nara deriva dal concetto di “nervi”. L’uomo è un
fascio di nervi. Questo è il modo convenzionale di intendere. Uomo è l’essere umano, che
possiede il massimo numero di nervi. Quando parlammo di 72.000 nervi, Swami ci corresse:
7.200.000 nervi! Nara inoltre deriva da Nīram, acqua. Il corpo umano è per la massima
parte costituito da acqua. Circa il 99% del corpo ha come fondamento l’acqua. Swami ci
corresse. “No. Non siete solo nervi ed acqua, voi siete molto di più, voi siete “NA” cioè “No
o Non” più “RA”, cioè “che viene distrutto” (è l’Agni Bījam, la sillaba-seme del dio del
Fuoco); “NA-RA” significa dunque “Quella entità che non può essere bruciata”, vale a dire,
l’Ātma. L’unica entità indistruttibile nel Cosmo è l’Ātma. Nara significa anche Avināshi,
Indistruttibile. In termini spirituali, sia Nara che Nārāyana hanno lo stesso significato.
Swami enfatizza sempre il Principio Divino.
Jala, l’acqua, è jada, non viva. Jada Prakriti è la natura primeva non cosciente, eterna,
destinata a durare oltre il Tempo. Noi siamo divini. Abbiamo origine nella Divinità. E la
realizzazione di quell’origine è lo scopo della vita.

Dunque, la parola Ānanda non è un termine qualificante. Essa non qualifica la moltiplicità
degli aspetti del BRAHMAN. Non è soltanto una tra diverse caratteristiche esteriori. È la
caratteristica intrinseca, la qualità più intima, la Svarūpa, cioè la forma innata. Voi vivete
nella Beatitudine. Beatitudine è Dio, Divinità. Voi siete sostenuti da tale Beatitudine. Se
qualcuno è felice, voi non gli andate a chiedere: “Come mai sei felice?” perché la felicità è il
nostro stato naturale.

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A Kodaikanal, una volta domandammo a Swami, “Come possiamo comprendere il tuo divino
mistero, Swami?” Swami rispose: “Voi non potete comprendere (ingl.: understand); dovreste
stare sotto di Me (stand under) così a lungo che le vostre gambe cederebbero!”- “Swami,
possiamo fare esperienza di Te?” – “No, perché l’esperienza è relativa, limitata. Non potete
avere un’esperienza completa; esperire è come sperimentare, è speri-mentazione. Tutte le
esperienze con Swami, per esempio, le Sue materializzazioni, i Suoi miracoli, sono speri-
mentazioni. Voi coltivate l’esperienza nella mente; mentazione è limitata alla mente.
Mentazione è un atto mentale. Swami non può essere raggiunto dalla mente”.

Yato vācho nivartante; aprāpya manasā sah


Là dove ogni discorso fallisce, dove la mente non può arrivare
dice la Taittirîya Upanishad.

“Swami, se non possiamo capirti, se sei oltre la nostra capacità di esperienza, allora, come
possiamo afferrare il Mistero Divino?” Egli rise. “Esso è Ānanda – enjoying, end-joy, end in
joy! (godimento, gioia conclusiva, concludere nella gioia! – Swami lo disse in Inglese)

Swami è sommamente distaccato interiormente, ma intensamente attivo esteriormente. Egli


ha la sua base nella Beatitudine; possiede la natura della Beatitudine Divina. La Beatitudine
non è comparabile con altri stati. Essa è l’Assoluto. Ogni cosa si trova in essa. È differente
dall’amore. Relativamente all’amore, c’è l’amante – l’amato – l’amare. Ma per quanto
riguarda la Beatitudine, non c’è la triade di chi la conferisce, chi la riceve, ed il
conferimento! Prema è parola più appropriata che Amore, perché Prema va oltre i sensi; non
è altro che la manifestazione della Beatitudine. Quando traducete Prema come Amore, avete
la Triputi, Soggetto – Oggetto – Interazione. Beatitudine invece è indifferenziata.
Beatitudine esiste nella C.C.A. – Consapevolezza Constante Integrata.

Swami, Tu sei il “SAT CIT ĀNANDA Avatāra”.


Guardate i Suoi miracoli di traboccante Amore. “La Sua storia” è la storia divina. Quella è la
vera Storia (history).
I Purāna ed i Veda parlano del concetto di Avatār. AVA significa “discesa”; TĀRA significa
“liberare”. Egli ci libera dalla nostra ignoranza, dai legami terreni e dagli attaccamenti.

Perché dimentichiamo la nostra origine? Ci sono tre ragioni: ahamkāra, ego, moha,
attaccamento, e kāma, desiderio. Ego è una limitazione autoimpostaci. Esso sorge a causa dei
vāsana, impressioni and impronte che sorgono da centinaia e migliaia di vite trascorse.
Bandha, attaccamento, è la radice della parola inglese “Bond”, legame. Esso ci limita,
annebbia il nostro pensiero. La soluzione è il distacco dalle faccende terrene attraverso il
silenzio interiore, dove risiede il nostro essere interiore. Mamatvam, il senso di desiderare
oggetti, di possedere, è la terza ragione. L’identità egoica ci è necessaria per operare nel
mondo. Corpo, mente ed intelletto costituiscono l’attrezzatura fornitaci, come una barca per
attraversare l’oceano del Samsāra, il mondo con le sue sofferenze. Quando avete traversato le
acque, abbandonate la barca.

Dheho devālayah prokthat – Il corpo è il tempio di Dio. Jīvo dhevah sanātanah – Il Jīvātma è
il Parabrahma. Swami fa un collegamento tra l’Inglese ed il Sanscrito, e traduce AYAM
ĀTMA BRAHMA come “IO SONO ĀTMA BRAHMA!”. Sono il Supremo, la Divinità

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onnipervadente. BRAHMAN non è né vicino né lontano, Egli è in te. Egli è te. Anche tu sei un
Avatār! - dice Baba.

L’inno vedico Purusha Shūktam afferma la Tripādhvibhūti; l’intero Universo visibile è solo i
Suoi piedi. C’è un’immensità invisibile oltre ad esso. L’intera Prakriti, la Natura, ne è solo
una piccola parte. Dio è ben oltre. Tutto questo cosmo, i milioni di galassie, sono solo una
minuta particella del Virāt Purusha.

Noi evolviamo dal più grossolano al più sottile, e poi all’ancor più sottile ed oltre, fino alla
regione della Beatitudine Divina. “Beatitudine” è il Kosha, l’involucro, più interno. Il
processo di indagine circa i cinque involucri che avvolgono il nostro Essere interiore rivela la
Verità essenziale. L’Annamaya Kosha, involucro fisico, è l’apparato corporeo; è l’involucro
più grossolano. Il Prānamaya Kosha, involucro dei cinque soffi vitali, vitalizza, mantiene e
nutre il sistema corporeo. Il Manomaya Kosha, involucro mentale, opera il processo di
pensiero e contropensiero. Il Vijñānamaya Kosha, involucro Super Intellectuale, è la capacità
di ragionare e discriminare. Nischayātmika Buddhih è Ānandamaya Kosha, è l’essenza più
recondita; è il supporto della coscienza Brahmica. Beatitudine è Amore in perpetua
espansione.

SAT CIT ĀNANDA:.


“Ā” – significa Totale.
“SAT” – sta per Delizia. ĀNANDA è totale delizia, Beatitudine.
“CIT” – Consapevolezza.

Swami è il “SAT CIT ĀNANDA Avatār”. Egli è Onnisciente, la Beatitudine personificata.


Sviluppate la vostra Consapevolezza. Fare riferimento al corpo vi limita al piccolo corpo.
Scendendo più nel profondo, la base sulla quale poggiate si rivela come Beatitudine, non
emozione. Swami dice: “Io continuo a raccontare storie ed a operare miracoli per permettervi
di godere dell’essenza più interiore. Non smarritevi nelle attrazioni sensoriali del mondo.
Cercate l’essenza upanishadica, la Verità eterna, la Verità assoluta. Abbandonate il dehātma
bhāva, il senso di “essere il corpo”. Sviluppate dhehyātma bhāva, il senso di “essere lo
Spirito che risiede nel corpo”. La Beatitudine è l’elemento che si è stabilito nel corpo, il quale
è il Tempio di Dio. Koham? Chi sono Io? Nāham dheham, “Non sono il corpo”. SOHAM,
“Io sono Dio”. Il corpo stesso sperimenta SO-HAM, con ogni respiro. Il corpo continua a
respirare anche durante il sonno.

Vairāgya ed Abhyāsa, distacco e pratica costante, sono il mezzo attraverso il quale evadere
dalla coscienza “del corpo”. Abbandonando le qualità di Rāga and Dhvesha, attrazione ed
avversione, abbandonando Samyoga e Viyoga, accostamento e separazione, possiamo
raggiungere il punto di equanimità. Advaitha Dharshanā Jñānam, la Visione Non-duale è
vera saggezza.

Moksha, Libertà o Liberazione, è definita da Swami come Moha Kshaya, il cadere di tutti gli
attaccamenti. Liberatevi da tutti gli attaccamenti. Staccatevi dai vostri desideri, dai vostri
legami. Sgonfiate il vostro ego. Abbassate la testa. Offrite tutto ciò che fate al Signore.
Bhakti è il sentiero più facile, dice Swami. Bhakti, Prapatthi and Sharanāgathi, devozione,
aspirazione intensa e resa completa è il percorso dolce e sicuro per raggiungere la Divinità.

OM TAT SAT

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