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Spazi metrici e spazi normati

1.1

Richiami sugli spazi metrici

Definizione 1.1. Siano X un insieme non vuoto e d : X X ! R. (X, d) si


dice spazio metrico se sono soddisfatte le condizioni seguenti:
(i) d(x, y)

0 per ogni x, y 2 X

(ii) d(x, y) = 0 se e solo se x = y


(iii) d(x, y) = d(y, x) per ogni x, y 2 X (Simmetria)
(iv) d(x, y) d(x, z) + d(z, y) per ogni x, y, z 2 X (Disuguaglianza
triangolare).
Se (X, d) `e una spazio metrico, la funzione d si dice distanza o metrica.

Esempio 1.2. Su R si considera usualmente la distanza d : R R ! R definita


come d(x, y) = |x y|, cio`e d(x, y) `e la lunghezza del segmento che ha come
estremi i due punti x e y. Si verifica facilmente che (R, d) `e uno spazio metrico.
Dati uno spazio metrico (X, d), x0 2 X e r > 0, linsieme
B(x0 , r) = {x 2 X : d(x, x0 ) < r}
si dice palla (o bolla) aperta di centro x0 e raggio r, mentre linsieme
0 , r) = {x 2 X : d(x, x0 ) r}
B(x
1

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

si dice palla (o bolla) chiusa di centro x0 e raggio r. Inoltre, un sottoinsieme


U X si dice intorno di x0 2 X se esiste r > 0 tale che B(x0 , r) U .
Ricordiamo inoltre le seguenti definizioni.

Definizioni 1.3. Siano (X, d) uno spazio metrico e A X.


(i) x0 2 A si dice interno ad A se esiste r > 0 tale che B(x0 , r) A.
(ii) A si dice aperto se tutti i suoi punti sono interni.
(iii) A si dice chiuso se il suo complementare X \ A `e aperto.
(iv) A si dice limitato se esistono x0 2 X e r > 0 tali che A B(x0 , r).
(v) x0 2 X si dice punto daccumulazione per A se ogni palla di centro x0
contiene almeno un elemento di A diverso da x0 .
(vi) x0 2 A si dice isolato in A se non `e di accumulazione per A, cio`e se esiste
r > 0 tale B(x0 , r) \ A = {x0 }.
(vii) Si dice chiusura di A in X il pi`
u piccolo chiuso contenente A. La chiusura

di A si denota A.
(viii) Si dice frontiera o bordo di A linsieme @A = A \ X \ A.

Ricordiamo che
A =

C2C

dove C = {C X : C `e chiuso e C A}. Inoltre si ha che A `e lunione di A e


dellinsieme dei suoi punti di accumulazione.
Si verifica facilmente che
lunione di aperti `e un aperto;
lintersezione finita di aperti `e un aperto;
lintersezione di chiusi `e un chiuso;
lunione finita di chiusi `e un chiuso;

A `e un chiuso se e solo se A = A;
A `e un chiuso se e solo se A contiene i suoi punti di accumulazione.

1.2. ESEMPI

La famiglia T degli aperti di uno spazio metrico (X, d) si dice topologia di X


(indotta dalla distanza d). Su uno stesso insieme si possono ovviamente definire
pi`
u metriche e quindi pi`
u topologie. Se T1 , T2 sono due topologie su X tali che
T2 T1 , si dice che T1 `e pi`
u fine di T2 .
Osservazione 1.4. Siano (X, d) uno spazio metrico e Y X. Sia dY = d|Y :
Y Y ! R la restrizione di d a Y Y . Si verifica facilmente che (Y, dY ) `e uno
spazio metrico. Si dice che (Y, dY ) `e uno sottospazio metrico di (X, d) e che dY
`e la metrica indotta da d su Y .
Osservazione 1.5. Dati due spazi metrici (X, dX ), (Y, dY ), sia
d : (X Y ) (X Y ) ! R,

d (x1 , y1 ), (x2 , y2 ) = dX (x1 , x2 ) + dY (y1 , y2 ).


Si verifica facilmente che d `e una distanza su X Y e quindi (X Y, d) `e uno
spazio metrico che si dice spazio metrico prodotto

1.2

Esempi

Esempio 1.6. Su X 6= ; consideriamo la metrica discreta d : X X ! R


definita come
(
1, se x 6= y,
d(x, y) =
0, se x = y.
d `e una distanza su X. Nello spazio metrico (X, d) ogni insieme `e sia aperto
sia chiuso. La topologia generata dalla metrica discreta `e P(X) (insieme delle
parti di X): `e quella con pi`
u aperti possibile, cio`e la pi`
u fine.
Esempio 1.7. Sia N

1. Su RN consideriamo la distanza euclidea

d : RN RN ! R,
d (x1 , x2 , . . . , xN ), (y1 , y2 , . . . , yN ) =

PN

i=1 |xi

yi | 2 .

(1.1)

Si ha che (RN , d) `e uno spazio metrico. Si pu`o facilmente verificare che anche
le due funzioni
d1 : RN RN ! R,
d1 : RN RN ! R,

d1 (x1 , . . . , xN ), (y1 , . . . , yN ) =

N
X
i=1

|xi

yi |,

d1 (x1 , . . . , xN ), (y1 , . . . , yN ) = max |xi


i=1,...,N

yi |,

sono metriche su RN . Si pu`


o dimostrare che d, d1 , d1 inducono su RN la stessa
1
topologia .
1 che

ovviamente non `
e lunica; ad esempio la metrica discreta induce una topologia diversa.

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Esercizio 1.8. Si disegnino le palle aperte di centro lorigine e raggio 1 in R2


rispetto alle metriche d, d1 , d1 definite nellesempio 1.7.
Esempio 1.9. Sia N

1. Su CN consideriamo la distanza

d : CN CN ! R,
d (z1 , z2 , . . . , zN ), (w1 , w2 , . . . , wN ) =
Si ha che (CN , d) `e uno spazio metrico.

PN

i=1 |zi

w i |2 .

Esempio 1.10. Siano (X, dX ) uno spazio metrico e D un insieme non vuoto.
Una funzione f : D ! X si dice limitata se f (D) `e limitato in X. Sia
L(D, X) = {f : D ! X : f `e limitata}.
L(D, X) munito della distanza
d1 (f, g) = sup{dX (f (t), g(t)) : t 2 D}
`e uno spazio metrico2 . d1 si dice metrica uniforme.
Per farci unidea di come siano fatte le palle nella metrica uniforme, consideriamo ad esempio il caso in cui X sia R munito della metrica usuale (Esempio
1.2). Se f 2 L(D, R) e r > 0, la palla chiusa di centro f e raggio r `e
r) = {g 2 L(D, R) : sup |f (t)
B(f,

g(t)| r}

t2D

= {g : D ! R : g `e limitata e f (t)

r g(t) f (t) + r per ogni t 2 D}.

r) `e linsieme dalle funzioni limitate il cui grafico `e compreso tra il


Quindi B(f,
grafico di f r e il grafico di f + r (si veda la figura 1.1).
x
?
yr

Figura 1.1: La palla di centro f e raggio r `e costituita


dalle funzioni il cui grafico `e
contenuto nellintorno tubolare centrato nel grafico di f di
semi-ampiezza r.

Esempio 1.11. Sia X = C 0 ([0, 1]) linsieme delle funzioni reali continue su
[0, 1]. Essendo le funzioni continue su un intervallo chiuso e limitato limitate, si
ha che C 0 ([0, 1]) L([0, 1], R). Quindi C 0 ([0, 1]) munito della metrica indotta
dalla metrica uniforme di L([0, 1], R), data da
d1 (f, g) = max |f (t)
t2[0,1]

2 lo

studente lo verifichi per esercizio.

g(t)|,

f, g 2 C 0 ([0, 1]),

1.2. ESEMPI

`e uno spazio metrico.


Si pu`
o facilmente verificare3 che la funzione d1 : C 0 ([0, 1]) C 0 ([0, 1]) ! R,
d1 (f, g) =

1
0

|f (t)

g(t)| dt,

`e anchessa una distanza su C 0 ([0, 1]). Notiamo che


d1 (f, g) d1 (f, g)

per ogni f, g 2 C 0 ([0, 1]).

Quindi
Bd1 (f, r) Bd1 (f, r)

per ogni f 2 C 0 ([0, 1]), r > 0,

dove Bd1 (f, r) = {g 2 C 0 ([0, 1]) : d1 (g, f ) < r} `e la palla aperta di centro f e
raggio r rispetto alla metrica d1 e Bd1 (f, r) = {g 2 C 0 ([0, 1]) : d1 (g, f ) < r} `e
la palla aperta di centro f e raggio r rispetto alla metrica d1 .
Ne segue che se A C 0 ([0, 1]) `e aperto in (C 0 ([0, 1]), d1 ) allora `e aperto anche
in (C 0 ([0, 1]), d1 ) (cio`e la topologia indotta su C 0 ([0, 1]) da d1 `e pi`
u fine di
quella indotta da d1 ). Notiamo che il viceversa `e falso, cio`e ci sono aperti in
(C 0 ([0, 1]), d1 ) che non sono aperti in (C 0 ([0, 1]), d1 ). Ad esempio, la palla
Bd1 (0, 1) = {f 2 C 0 ([0, 1]) : |f (t)| < 1 per ogni t 2 [0, 1]}
`e ovviamente un aperto di (C 0 ([0, 1]), d1 ). Verifichiamo che non `e un aperto di
(C 0 ([0, 1]), d1 ): se per assurdo lo fosse, esisterebbe r > 0 tale che
Bd1 (0, r) Bd1 (0, 1).
Sia
f (t) =

2
0,

4
r t,

si veda la figura 1.2.

(1.2)

se t 2 0, 2r ,

se t 2 2r , 1 ,

(1.3)

Dato che f verifica


d1 (f, 0) = max |f (t)| = 2 > 1,
t2[0,1]

d1 (f, 0) =

1
0

|f (t)| dt =

si ha che f 2 Bd1 (0, r) ma f 62 Bd1 (0, 1), contraddicendo (1.2).

3 lo

studente lo verifichi per esercizio.

r
< r,
2

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI


2

t
r
2

Figura 1.2: La funzione f definita in (1.3).

1.3

Limiti e continuit`
a

Definizione 1.12. Siano (X, dX ), (Y, dY ) due spazi metrici, A X, x0 2 X


un punto di accumulazione per A, f : A ! Y e ` 2 Y . Si dice che il limite per
x che tende a x0 di f (x) `e uguale a ` in A (o che f (x) tende a ` in A per x che
tende a x0 ) e si scrive
lim f (x) = ` in A,
x!x0

se per ogni " > 0 esiste


allora dY (f (x), `) < ".

> 0 tale che, per ogni x 2 A \ {x0 }, se dX (x, x0 ) <

Proposizione 1.13. (Unicit`


a del limite) Esiste al pi`
u un ` 2 Y tale che
limx!x0 f (x) = ` in A.

Ricordiamo che perche si abbia unicit`a del limite `e cruciale che x0 sia un punto
di accumulazione per A.
Osservazione 1.14. Siano (X, dX ), (Y, dY ) due spazi metrici, x0 2 X, ` 2 Y .
Se A, B X, B A, x0 `e un punto di accumulazione per A e per B e f : A ! Y ,
allora4 da
lim f (x) = ` in A
x!x0

segue che
lim f

x!x0
4 lo

studente lo verifichi per esercizio.

(x) = `

in B,

`
1.3. LIMITI E CONTINUITA
dove f

: B ! Y `e la restrizione di f a B.

Losservazione precedente ci pu`


o aiutare nel calcolo dei limiti (ad esempio di
funzioni reali di pi`
u variabili reali) sia per individuare il candidato limite sia
per dimostrare che il limite non esiste; infatti, se le restrizioni della funzione a
due sottoinsiemi diversi di cui x0 `e punto di accumulazione hanno limiti diversi,
allora possiamo concludere che il limite non esiste. Ad esempio, si consideri la
funzione
(
xy
se (x, y) 6= (0, 0),
2
2,
f : R2 ! R, f (x, y) = x +y
0,
se (x, y) = (0, 0),
dove R2 e R sono muniti delle usuali metriche euclidee. La restrizione di f
allasse x `e identicamente nulla e dunque ha limite 0 per (x, y) ! (0, 0); la
restrizione della funzione f alla retta y = x (privata dellorigine) `e identicamente
uguale a 12 e dunque ha limite 12 per (x, y) ! (0, 0). Possiamo quindi concludere
che lim(x,y)!(0,0) f (x, y) in R2 non esiste.

Definizione 1.15. Siano (X, dX ), (Y, dY ) due spazi metrici, A X, f : A ! Y ,


x0 2 A. Si dice che f `e continua in x0 se per ogni " > 0 esiste > 0 tale che,
per ogni x 2 A, se dX (x, x0 ) < allora dY (f (x), f (x0 )) < ". f si dice continua
in A se `e continua in ogni x 2 A.
Osservazione 1.16. Ogni funzione f : A ! Y `e continua in un punto isolato
di A.
Osservazione 1.17. f : A ! Y `e continua in x0 2 A se e solo se
x0 `e un punto isolato di A

oppure

lim f (x) = f (x0 ) in A.

x!x0

La continuit`
a di funzioni tra spazi metrici `e una propriet`a topologica, cio`e dipende dalle topologie (famiglie di aperti) e non dalle particolari metriche che le
generano. Vale infatti la seguente proposizione.

Proposizione 1.18. Siano (X, dX ), (Y, dY ) due spazi metrici e f : X ! Y . Le


seguenti condizioni sono equivalenti:
(i) f `e continua in X;
(ii) per ogni U aperto di Y si ha che f

(iii) per ogni V chiuso di Y si ha che f

(U ) `e un aperto di X;
(V ) `e un chiuso di X.

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Nel caso di una funzione f : A ! Y con A X, si ha che f `e continua in A


(nel senso della definizione 1.15) se e solo se per ogni U aperto di Y si ha che
f 1 (U ) `e un aperto del sottospazio metrico A munito della metrica indotta da
dX su A.
Ricordiamo che la composizione di funzioni continue `e una funzione continua.

Proposizione 1.19. Siano (X, dX ), (Y, dY ), (Z, dZ ) tre spazi metrici,


f :X!Y

g : Y ! Z.

Se f `e continua in x0 2 X e g `e continua in f (x0 ), allora g


x0 .

f `e continua in

Osservazione 1.20. Siano (X, dX ), (Y, dY ) due spazi metrici, B A X,


x0 2 B. Se f : A ! Y `e continua in x0 , allora f B : B ! Y `e continua in x0 .
Osserviamo infine che la distanza di uno spazio metrico `e una funzione continua
sullo spazio metrico prodotto (si veda losservazione 1.5 per la definizione di
spazio metrico prodotto).

Proposizione 1.21. Se (X, d) `e uno spazio metrico, allora la funzione


d:X X !R
`e continua in X X munito della metrica
de (x1 , y1 ), (x2 , y2 ) = d(x1 , x2 ) + d(y1 , y2 ).
Dimostrazione. Non essendo precisato altrimenti, sottintendiamo che R sia munito della metrica usuale definita nellesempio 1.2. Sia (x0 , y0 ) 2 X X, siano
cio`e x0 , y0 2 X. Per dimostrare che d `e continua in (x0 , y0 ), occorre dimostrare
che per ogni " > 0 esiste > 0 tale che
de (x, y), (x0 , y0 ) <

implica |d(x, y)

d(x0 , y0 )| < ".

Per ogni x, y 2 X, dalla disuguaglianza triangolare segue che


d(x, y) d(x, x0 ) + d(x0 , y0 ) + d(y0 , y)
e quindi
d(x, y)

d(x0 , y0 ) d(x, x0 ) + d(y, y0 ) = de (x, y), (x0 , y0 ) .

(1.4)

`
1.3. LIMITI E CONTINUITA

In modo analogo si ottiene che


d(x0 , y0 )

d(x, y) de (x, y), (x0 , y0 ) .

Abbiamo quindi che, per ogni (x, y) 2 X X,


|d(x, y)
Dato " > 0 basta scegliere

d(x0 , y0 )| de (x, y), (x0 , y0 ) .

= " per avere (1.4).

Un esempio notevole di spazio metrico si ottiene munendo linsieme delle funzioni


continue e limitate tra due spazi metrici della metrica uniforme.

Definizione 1.22. Dati due spazi metrici (X, dX ), (Y, dY ), si definisce


Cb (X, Y ) = {f : X ! Y : f `e continua e limitata}.
Su Cb (X, Y ) si definisce la metrica uniforme
d1 (f, g) = sup{dY (f (x), g(x)) : x 2 X}.

(1.5)

Ovviamente (Cb (X, Y ), d1 ) `e uno spazio metrico (essendo sottospazio metrico


di (L(X, Y ), d1 ).

1.3.1

Esempi

Esempio 1.23. Sia T : C 0 ([0, 1]) ! C 0 ([0, 1]) la funzione definita come
Z x
T (f )(x) =
f (t) dt.
0

Notiamo che, per il Teorema di Weierstra, C 0 ([0, 1]) = Cb ([0, 1], R) e muniamo
C 0 ([0, 1]) della metrica uniforme definita in (1.5), cio`e
d1 (f, g) = sup |f (x)
x2[0,1]

g(x)| = max |f (x)


x2[0,1]

g(x)|,

f, g 2 C 0 ([0, 1]). (1.6)

Si ha allora che
d1 (T (f ), T (g)) = sup |T (f )(x)
x2[0,1]

= sup
x2[0,1]

sup

x2[0,1]

T (g)(x)|

(f (t)

g(t)) dt

|f (t)

g(t)| dt d1 (f, g).

10

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Dato " > 0, basta allora scegliere = " in modo che se d1 (f, g) < si abbia
che d1 (T (f ), T (g)) < ". Quindi T `e continua da C 0 ([0, 1]) munito della metrica
uniforme in se.
Esempio 1.24. Sia T : C 0 ([0, 1]) ! C 0 ([0, 1]) la funzione definita come
T (f )(x) = f (0).
Lasciamo allo studente la facile verifica che T `e continua da C 0 ([0, 1]) munito
della metrica uniforme in se.
Esempio 1.25. Poniamo X = C 0 ([0, 1]). Su X consideriamo due metriche: la
metrica uniforme d1 definita in (1.6) e la metrica integrale
d1 (f, g) =

1
0

|f (t)

g(t)| dt,

f, g 2 C 0 ([0, 1]).

Si verifica facilmente che la funzione identica


Id : (X, d1 ) ! (X, d1 ),
f 7! f,

`e continua, mentre la funzione


Id : (X, d1 ) ! (X, d1 ),
f 7! f,

non `e continua. Infatti, se lo fosse, dato " = 1 esisterebbe > 0 tale che
d1 (f, 0) < implicherebbe d1 (f, 0) < 1. Ragionando come nellesempio 1.11 e
considerando la funzione
(

2 4 t, se t 2 0, 2 ,

f (t) =
0,
se t 2 2 , 1 ,

si avrebbe che d1 (f, 0) =

1.3.2

<

e d1 (f, 0) = 2 > 1, assurdo.

Funzioni reali di pi`


u variabili reali

Consideriamo ora il caso di funzioni reali di pi`


u variabili reali, cio`e di funzioni
del tipo f : A ! R con A RN . Pensiamo ad A come ad un sottospazio
metrico di RN con la metrica indotta da quella euclidea e muniamo R con la
metrica usuale (cio`e d(x, y) = |x y|).
Ricordiamo anzitutto che per funzioni reali definite su spazi metrici (e quindi
anche nel caso particolare di funzioni reali definite su sottoinsiemi di RN ) si
ha che, purche non si presentino le ben note forme di indecisione, il limite di

`
1.3. LIMITI E CONTINUITA

11

una somma/prodotto `e uguale alla somma/prodotto dei limiti e che il limite


di un quoziente `e uguale al quoziente dei limiti (se il limite del denominatore
`e non nullo). Riguardo alla continuit`a di somma, prodotto e quoziente, vale il
seguente risultato (come caso particolare del caso pi`
u generale di funzioni reali
definite su spazi metrici).

Proposizione 1.26. Siano f, g : A ! R con A RN .


(i) Se f e g sono continue in X0 2 A, allora f + g e f g sono continue in X0 .
(ii) Se f e g sono continue in X0 2 A e g(X0 ) 6= 0, allora f /g `e ben definita
in un intorno di x0 ed `e continua in X0 .

Dimostriamo ora la continuit`


a delle proiezioni sugli assi.

Proposizione 1.27. Per ogni 1 k N , la funzione


k : RN ! R,

k (x1 , x2 , . . . , xN ) = xk

(1.7)

`e continua.

Dimostrazione. Ricordiamo che RN `e munito della la distanza euclidea d di RN


introdotta nellesempio 1.7 e R `e munito dellusuale distanza dR (x, y) = |x y|.
Abbiamo che
|k (x1 , x2 , . . . , xN )

k (y1 , y2 , . . . , yN )| = |xk yk |
v
uN
uX
t (xi yi )2 = d((x1 , x2 , . . . , xN ), (y1 , y2 , . . . , yN )).
i=1

Dato " > 0 basta allora scegliere


dR (k (x), k (y)) < ".

= " per avere che d(x, y) <

implichi che

La proposizione precedente, combinata con le proposizioni 1.26 `e 1.19 consente di riconoscere facilmente la continuit`a di molte funzioni. Consideriamo ad
esempio la funzione f : R2 ! R, f (x1 , x2 ) = log(1 + x21 + |x2 |) e discutiamone la continuit`
a. Osserviamo che le funzioni (x1 , x2 ) 7! x1 e (x1 , x2 ) 7! x2
sono continue per la Proposizione 1.27. Essendo la funzione t 7! |t| continua,
(x1 , x2 ) 7! |x2 | `e continua perche composizione di funzioni continue (Proposizione 1.19). Grazie alla Proposizione 1.26, la funzione (x1 , x2 ) 7! x21 `e continua

12

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

essendo il prodotto di funzioni continue e quindi (x1 , x2 ) 7! 1 + x21 + |x2 | `e continua essendo somma di funzioni continue. Essendo la funzione t 7! log t continua
su (0, +1), dalla Proposizione 1.19 segue che (x1 , x2 ) 7! log(1 + x21 + |x2 |) `e
continua perche composizione di funzioni continue.
Esercizio 1.28. Ragionando come sopra, si spieghi perche la funzione
p 2 2 2
g : R4 ! R, g(x1 , x2 , x3 , x4 ) = cos(x1 x2 ) + e x1 +x2 +x3 ,
`e continua su R4 .
Vediamo ora due esempi in cui lo studio della continuit`a di una funzione di pi`
u
variabili si rivela pi`
u delicato.
Esempio 1.29. Studiamo la continuit`a della funzione
8
3 2
< x y , se x > 0 e y > 0,
2
6
f : R ! R, f (x, y) = x + |y|3
:
0,
altrimenti.

Siano A = {(x, y) 2 R2 : x > 0 e y > 0} e B = {(x, y) 2 R2 : x < 0 o y < 0}.


Osserviamo che f `e continua in ogni (x0 , y0 ) 2 A, dato che in un intorno di
3 2
y
(x0 , y0 ) 2 A la funzione f (x, y) `e definita come x6x+|y|
e quindi continua in
3 ed `
virt`
u della Proposizione 1.26. Inoltre f `e continua in ogni (x0 , y0 ) 2 B, dato che
in un intorno di (x0 , y0 ) 2 B la funzione f (x, y) `e identicamente nulla e quindi
continua. Rimane da studiare la continuit`a nei punti (0, 0), (x0 , 0) con x0 > 0,
e (0, y0 ) con y0 > 0.
Consideriamo un punto (x0 , 0) con x0 > 0. Essendo (x0 , 0) un punto di accumulazione di R2 , f `e continua in (x0 , 0) se e solo se
lim

(x,y)!(x0 ,0)

f (x, y) = f (x0 , 0) = 0

e, dato che la restrizione di f al complementare di A `e identicamente nulla,


questo accade se e solo se
lim

(x,y)!(x0 ,0)

(x, y) =

lim

x3 y 2
= 0 in A.
+ |y|3

(x,y)!(x0 ,0) x6

(1.8)

Usando le ben note regole per il calcolo dei limiti ed osservando che non si
presentano forme di indecisione essendo x0 > 0, si ottiene che
x3 y 2
0
= 6 = 0.
6
3
x0
(x,y)!(x0 ,0) x + |y|
lim

Quindi (1.8) `e verificata e possiamo concludere che f `e continua in (x0 , 0) per


ogni x0 > 0. In modo analogo si ottiene che f `e continua in (0, y0 ) per ogni
y0 > 0.

`
1.3. LIMITI E CONTINUITA

13

Discutiamo ora la continuit`


a di f in (0, 0). Ragionando come sopra, possiamo
concludere che f `e continua in (0, 0) se e solo se
lim

(x,y)!(0,0)

(x, y) =
A

x3 y 2
= 0 in A.
(x,y)!(0,0) x6 + |y|3
lim

(1.9)

Per dimostrare che vale (1.9), ricordiamo la disuguaglianza5


2|ab| a2 + b2

(1.10)

che vale per ogni a, b 2 R. Da (1.10) segue che |x3 |y|3/2 | 12 (x6 + |y|3 ) e quindi
0
Dato che lim(x,y)!(0,0)

x3 y 2
|x|3 |y|3/2 p
1p
=
|y|

|y|.
x6 + |y|3
x6 + |y|3
2
p
1
|y| = 0, per il Teorema dei Due Carabinieri conclu2

diamo che lim(x,y)!(0,0)


(0, 0).

x3 y 2
x6 +|y|3

= 0, dimostrando cos` che f `e continua anche in

Esempio 1.30. Studiamo la continuit`a della funzione


8
< x(sin x y) , se x 6= y,
x y
f : R2 ! R, f (x, y) =
:
0,
se x = y.

La funzione f `e continua in ogni (x0 , y0 ) 2 U = {(x, y) 2 R2 : x 6= y}, dato


x y)
che f (x, y) = x(sin
in un intorno di (x0 , y0 ) 2 U e quindi in tale intorno f
x y
`e continua grazie alla Proposizione 1.26.
Studiamo la continuit`
a nei punti (x0 , x0 ) con x0 2 R. Se x0 6= 0, dato che
sin x0 6= x0 , si vede facilmente che il limite lim(x,y)!(x0 ,x0 ) f (x, y) non esiste.
Infatti, ponendo R = {(x0 + t, x0 t) : t > 0} (R `e una semi-retta di estremo
(x0 , x0 ) perpendicolare alla bisettrice del I quadrante), abbiamo che (x0 , x0 ) `e
un punto di accumulazione di R e
lim

(x, y) = lim+ f (x0 + t, x0 t)


t!0
(
+1,
(x0 + t)(sin(x0 + t) x0 + t)
= lim
=
2t
t!0+
1,

(x,y)!(x0 ,x0 )

se x0 (sin x0
se x0 (sin x0

x0 ) > 0,
x0 ) < 0,

in R, mentre, ponendo A = {(t, t) : t 2 R}, (x0 , x0 ) `e un punto di accumulazione


di A e
lim
f A (x, y) = 0 in A.
(x,y)!(x0 ,x0 )

Grazie allosservazione 1.14, concludiamo che il limite di f per (x, y) ! (x0 , x0 )


non esiste e che quindi f non `e continua nei punti (x0 , x0 ) con x0 6= 0.
5 Si

dimostra facilmente osservando che 0 (|a|

|b|)2 a2 + b2

2|ab|.

14

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

P = (x, y)

Figura 1.3: Coordinate polari.


Studiamo infine la continuit`a in (0, 0). Verifichiamo che lim(x,y)!(x0 ,x0 ) f (x, y)
non esiste. A tal fine, poniamo B = {(t, t t4 ) : t 2 R} R2 e, osservando che
(0, 0) `e un punto di accumulazione di B, calcoliamo
lim

(x,y)!(0,0)

(x, y) = lim f (t, t


t!0

= lim

t!0

t(t

t4 ) = lim
1 3
6t

t + t4 )

t(sin t

t!0

t4

+ o(t3 )
t4

t + t4 )

1
6

in B.

Dato che lim(x,y)!(0,0) f A (x, y) = 0 in A, in virt`


u dellosservazione 1.14, concludiamo che il limite lim(x,y)!(0,0) f (x, y) non esiste6 e che quindi f non `e
continua in (0, 0).
Osservazione 1.31. Nel caso di funzioni reali definite su sottoinsiemi di R2 ,
pu`
o essere utile riscrivere la definizione di limite (e quindi quella di continuit`a)
mediante le coordinate polari. Per ogni punto P = (x, y) 2 R2 \ {(0, 0)} esistono
unici r > 0 e 2 [0, 2) tali che
(x, y) = (r cos , r sin ).
p
Si ha che r = x2 + y 2 `e la distanza euclidea del punto P = (x, y) dallorigine
(0, 0) e viene detta coordinata radiale, mentre la coordinata (detta coordinata
angolare) `e langolo (in radianti e misurato in senso antiorario) tra la semiretta
!
positiva delle x e il vettore OP (si veda la figura 1.3).
Siano A R2 tale che (0, 0) 2 R2 sia un punto di accumulazione per A, ` 2 R
e f : A ! R. Si ha che lim(x,y)!(0,0) f (x, y) = ` in A se
per ogni " > 0 esiste

> 0 tale che |f (r cos , r sin )

`| < "

per ogni r 2 (0, ) e ogni 2 [0, 2) tale che (r cos , r sin ) 2 A.


6

(1.11)

Nel calcolo del limite lim(x,y)!(0,0) f (x, y) lo studente potrebbe avere la tentazione di
x(sin x y)

x(x y)

procedere, sbagliando, come segue: sin x x per x ! 0 e quindi


x y =x
x y
per (x, y) ! (0, 0). Si trarrebbe cos` la conclusione sbagliata che lim(x,y)!(0,0) f (x, y) = 0.
In che cosa consiste lerrore?

`
1.3. LIMITI E CONTINUITA

15

Esempio 1.32. Sia f : R2 \ {(0, 0)} ! R definita come


f (x, y) =

log(1 + x2 y 2 )
.
x2 + y 2

Calcoliamo il limite lim(x,y)!(0,0) f (x, y). Osserviamo che


0 f (r cos , r sin ) =

log(1 + r4 cos2 sin2 )


log(1 + r4 )

! 0,
2
r
r2
r!0+

e quindi lim(x,y)!(0,0) f (x, y) = 0.


La caratterizzazione di limite data nella (1.11) pu`o essere riletta come segue:
lim(x,y)!(0,0) f (x, y) = ` in A se f (r cos , r sin ) tende a ` per r ! 0+ uniformemente rispetto a ; con la frase uniformemente rispetto a sottolineiamo
che il nella (1.11) non dipende da . Tale precisazione `e cruciale, dato che,
in generale, per avere che lim(x,y)!(0,0) f (x, y) = ` non basta che, per ogni
fissato, limr!0+ f (r cos , r sin ) = `, come mostra lesempio 1.33.
Esempio 1.33. Sia f : R2 \ {(0, 0)} ! R definita come f (x, y) =
Notiamo che, per ogni 2 [0, 2),
lim f (r cos , r sin ) = lim

r!0+

r!0+

r cos sin2
= 0.
cos2 + r2 sin4

xy 2
x2 +y 4 .

(1.12)

Ciononostante il lim(x,y)!(0,0) f (x, y) non esiste. Per verificare che il limite non
esiste, poniamo P = {(t2 , t) : t 6= 0} R2 \ {(0, 0)} e, osservando che (0, 0) `e
un punto di accumulazione di P , calcoliamo
lim

(x,y)!(0,0)

t4
1
=
4
t!0 2t
2

(x, y) = lim f (t2 , t) = lim


P
t!0

in P.

Daltra parte, ricordando dalla (1.12) che, per ogni 2 [0, 2) fissato,
lim

(x,y)!(0,0)

(x, y) = 0

in A ,

dove A = {(r cos , r sin ) : r > 0}, in virt`


u dellosservazione 1.14, concludiamo
che il limite lim(x,y)!(0,0) f (x, y) non esiste.

1.3.3

Funzioni di pi`
u variabili reali a valori in RM

Consideriamo ora il caso di funzioni di pi`


u variabili reali a valori in RM , cio`e
di funzioni del tipo f : A ! RM con A RN . RN e RM sono muniti delle
rispettive metriche euclidee ed A viene visto come un sottospazio metrico di
RN con la metrica indotta. Il problema della continuit`a di una funzione di pi`
u

16

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

variabili reali a valori in RM `e facilmente riconducibile a quello della continuit`a


delle sue componenti.
Data f : A ! RM con A RN , per ogni k 2 {1, 2, . . . , M } la componente
k-esima di f `e la funzione fk = k f : A ! R, dove k `e la proiezione sullasse
k-esimo definita in (1.7), cosicche
0
1
f1 (X)
B f2 (X) C
B
C
f (X) = B . C .
@ .. A
fM (X)
Proposizione 1.34. Siano A RN , X0 2 A e f : A ! RM . f `e continua in
X0 se e solo se fk = k f `e continua in X0 per ogni k 2 {1, 2, . . . , M }.

Dimostrazione. Se f `e continua in X0 allora fk = k f `e continua in X0


per ogni k 2 {1, 2, . . . , M } in quanto composizione di funzioni continue (k `e
continua per la Proposizione 1.27).
Viceversa, supponiamo che le fk siano continue in X0 per ogni k 2 {1, 2, . . . , M }
e dimostriamo che f `e continua in X0 . Sia " > 0. Per ogni k 2 {1, 2, . . . , M },
essendo fk continua in X0 , esiste k > 0 tale che
se dRN (X, X0 ) <

allora |fk (X)

fk (X0 )| <

"
,
M

dove dRN denota la distanza euclidea su RN . Poniamo = mink=1,...,M k > 0.


Se dRN (X, X0 ) < , allora dRN (X, X0 ) < k per ogni k 2 {1, 2, . . . , M } e dunque
"
|fk (X) fk (X0 )| < M
per ogni k 2 {1, 2, . . . , M }. Usando la disuguaglianza
7
elementare
v
uM
M
uX
X
t
x2k
|xk | per ogni (x1 , . . . , xM ) 2 RM ,
(1.13)
k=1

k=1

segue che

v
uM
uX
dRM (f (X), f (X0 )) = t
|fk (X)
k=1

fk (X0 )|2

M
X

k=1

|fk (X)

fk (X0 )| < ".

Abbiamo cos` dimostrato che f `e continua in X0 .


7 lo

studente `
e invitato a dimostrare (1.13) per esercizio ragionando per induzione su M .

1.4. SUCCESSIONI IN SPAZI METRICI

17

La proposizione precedente, insieme a quanto osservato nella sezione 1.3.2 a


proposito delle continuit`
a di funzioni reali di pi`
u variabili reali, consente di
riconoscere facilmente la continuit`a di molte funzioni di pi`
u variabili a valori
vettoriali.
Esempio 1.35. La funzione f : R2 ! R2 , f (x, y) = (x4 + y 3 , 1 + y sin(xy))
`e continua su R2 , essendo continue le sue componenti f1 (x, y) = x4 + y 3 e
f2 (x, y) = 1 + y sin(xy).
Esempio 1.36. La funzione : [0, 1] ! R3 , (t) = (cos t, sin t, t) `e continua su
[0, 1], essendo continue le sue componenti 1 (t) = cos t, 2 (t) = sin t e 3 (t) = t.

1.4

Successioni in spazi metrici

Definizione 1.37. Sia (X, d) uno spazio metrico. Si dice che una successione
{xn }n2N a valori in X converge a ` 2 X (e si scrive limn!1 xn = ` o xn ! `)
se
per ogni " > 0 esiste n
tale che, per ogni n n
, d(xn , `) ".

Esempio 1.38. Siano X = RN e d la distanza euclidea definita in (1.1). Sia


{Xn }n2N una successione a valori in RN , cio`e
Xn = (xn,1 , xn,2 , . . . , xn,N )

con xn,k 2 R.

Si verifica facilmente8 che Xn ! X = (x1 , x2 , . . . , xN ) in (RN , d) se e solo se


xn,k ! xk in R per ogni k = 1, 2, . . . , N .
Ricordiamo la seguente caratterizzazione della continuit`a in termini di successioni.

Proposizione 1.39. Siano (X, dX ), (Y, dY ) due spazi metrici, f : X ! Y e


x0 2 X. f `e continua in x0 se e solo se per ogni successione {xn }n2N a valori
in X tale che xn ! x0 in X si ha che f (xn ) ! f (x) in Y .

8 lo

studente lo verifichi per esercizio.

18

1.4.1

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Convergenza uniforme e puntuale di successioni di


funzioni

Un esempio notevole di convergenza di successioni in spazi metrici `e dato dalle


successioni di funzioni limitate convergenti rispetto alla metrica uniforme. Siano
D un insieme non vuoto e L(D, R) = {f : D ! R : f `e limitata}. Muniamo
L(D, R) della metrica uniforme
d1 (f, g) = sup{|f (t)

g(t)| : t 2 D},

introdotta nellesempio 1.10. Una successione di funzioni fn 2 L(D, R) converge


a f 2 L(D, R) se
per ogni " > 0 esiste n
tale che, per ogni n

n
,

sup |f (t)

t2D

cio`e se per ogni " > 0 esiste n


tale che, per ogni n
|f (t)

g(t)| ", (1.14)

n
e per ogni t 2 D,

g(t)| ".

Sottolineiamo che l
n nella (1.14) dipende solo da "; in particolare non dipende
da t 2 D. Si parla quindi di convergenza uniforme di funzioni.
Definizione 1.40. Se fn ! f in L(D, R), cio`e se vale (1.14), si dice che fn
converge a f uniformemente.

Una nozione di convergenza di funzioni meno forte della convergenza uniforme


introdotta nella Definizione 1.40 `e quella di convergenza puntuale.

Definizione 1.41. Siano D un insieme non vuoto e f, fn : D ! R, n 2 N.


Si dice che fn converge a f puntualmente se fn (t) converge a f (t) in R per
ogni t 2 D, cio`e se per ogni t 2 D e " > 0 esiste n
tale che, per ogni n
n
,
|fn (t) f (t)| ".

Sottolineiamo che l
n nella definizione 1.41 pu`o dipendere sia da t sia da ".
` immediato dimostrare che se una successione di funzioni fn 2 L(D, R) conE
verge uniformemente a f , allora fn ! f puntualmente. Il viceversa `e falso, cio`e
la convergenza puntuale non implica quella uniforme, come mostrano i seguenti
esempi.

1.4. SUCCESSIONI IN SPAZI METRICI

19

1
Figura 1.4: Le funzioni fn (x) = xn sullintervallo [0, 1].
Esempi 1.42. (i) Sia D = [0, 1] e, per ogni n 2 N, sia fn : [0, 1] ! R,
fn (x) = xn (si veda la figura 1.4).
Osserviamo che
lim fn (x) =

n!1

0,
1,

se x 2 [0, 1),
se x = 1.

Quindi fn ! f puntualmente, dove


(
0, se x 2 [0, 1),
f (x) =
1, se x = 1.
Dato che la convergenza uniforme implica quella puntuale, se fn convergesse uniformemente a una funzione g, necessariamente si dovrebbe avere
g = f . Daltra parte,
d1 (fn , f ) = sup |fn (x)
x2[0,1]

f (x)| = 1 6! 0,

quindi fn non converge uniformemente.


(ii) Per ogni n 2 N, sia fn : R ! R definita come
(
sin x, se x 2 [2n, 2(n + 1)],
fn (x) =
0,
altrove.
Osserviamo che, per ogni x 2 R,
lim fn (x) = 0.

n!1

Quindi fn converge puntualmente alla funzione f identicamente nulla su


R, mentre
d1 (fn , f ) = sup |fn (x) 0| = 1 6! 0,
x2R

quindi fn non converge uniformemente.


(iii) Per ogni n 2 N, n

3, sia fn : [0, 1] ! R definita come


8
>
se x 2 [0, 1/n),
<nx,
fn (x) = 2 nx, se x 2 [1/n, 2/n),
>
:
0
se x 2 [2/n, 1],

(1.15)

20

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI


1

fn

2
n

Figura 1.5: La funzione fn definita in (1.15).


si veda la figura 1.5.
Si verifica facilmente che fn ! 0 puntualmente ma non uniformemente,
essendo supx2[0,1] |fn (x) 0| = 1.

1.4.2

Completezza

Definizione 1.43. Una successione {xn } in uno spazio metrico (X, d) si dice di
Cauchy se per ogni " > 0 esiste n
2 N tale che, per ogni n, m n
, d(xn , xm ) ".

Ricordiamo che una successione convergente `e necessariamente di Cauchy, mentre il viceversa in generale `e falso; gli spazi metrici per i quali il viceversa `e vero
si dicono completi.

Definizione 1.44. Uno spazio metrico (X, d) si dice completo se ogni


successione di Cauchy in X `e convergente.

Esempi 1.45.

(i) RN con la metrica euclidea definita in (1.1) `e completo.

(ii) (0, 1) con la metrica d(x, y) = |x


non `e completo.
(iii) Q con la metrica d(x, y) = |x

y| indotta dalla metrica usuale di R

y| non `e completo.

Esempio 1.46. Lo spazio metrico C 0 ([ 1, 1]) munito della metrica integrale


d1 (f, g) =

1
1

|f (t)

g(t)| dt,

1.4. SUCCESSIONI IN SPAZI METRICI

21

non `e completo. Per verificarlo, consideriamo la successione di funzioni


8

>
1, n1 ,
< 1, se x 2
1 1
fn : [ 1, 1] ! R, fn (x) = nx, se x 2
(1.16)
, ,
>
1 n n
:
1,
se x 2 n , 1 .
fn
1

1
n

1
n

1
Figura 1.6: La funzione fn definita in (1.16).

Si ha che
d1 (fn , fm ) =

1
1

|fn (x)

fm (x)| dx =

1
n

1
m

! 0.

n,m!1

Quindi {fn }n2N `e di Cauchy in (C 0 ([ 1, 1]), d1 ). Dimostriamo che {fn }n2N non
converge in (C 0 ([ 1, 1]), d1 ). Se, per assurdo, esistesse f 2 C 0 ([ 1, 1]) tale che
fn ! f rispetto alla metrica d1 , si avrebbe che, per ogni r 2 (0, 1) e n > 1/r,
0

Z
Z

r
1
1
1

|f (x) + 1| dx
|f (x)

1
n

|f (x) + 1| dx =

fn (x)| dx = d1 (fn , f )

1
n

|f (x)

fn (x)| dx

! 0

n!1

da cui seguirebbe che f (x) = 1 per ogni x 2 ( 1, r) e per ogni r 2 (0, 1), cio`e
f (x) = 1 per ogni x 2 ( 1, 0). Ragionando in modo simile si ottiene anche
che f (x) = 1 per ogni x 2 (0, 1). Questo `e assurdo dato che f deve essere in
(C 0 ([ 1, 1]), d1 ) e quindi continua in [ 1, 1].
Concludiamo quindi che esiste una successione di Cauchy in (C 0 ([ 1, 1]), d1 )
che non converge e pertanto (C 0 ([ 1, 1]), d1 ) non `e completo.
Lasciamo allo studente la facile dimostrazione del seguente risultato.

22

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Teorema 1.47. Se (X, d) `e uno spazio metrico completo e E X `e un sottoinsieme chiuso di X allora E con la metrica indotta da X `e uno spazio metrico
completo.

Soermiamoci ora sul problema della completezza di spazi di funzioni limitate,


dimostrando che lo spazio delle funzioni limitate a valori in uno spazio metrico
completo `e completo (se munito della metrica uniforme).

Teorema 1.48. Siano D un insieme non vuoto e (X, dX ) uno spazio metrico
completo. Allora
L(D, X) = {f : D ! X : f `e limitata}
munito della metrica uniforme
d1 (f, g) = sup{dX (f (t), g(t)) : t 2 D}
`e uno spazio metrico completo.

Dimostrazione. Sia {fn } una successione di Cauchy in L(D, X). Quindi


per ogni " > 0 esiste n
tale che, per ogni n, m

n
, sup dX (fn (t), fm (t)) ",
t2D

cio`e
per ogni " > 0 esiste n
tale che
per ogni n, m

n
e t 2 D, dX (fn (t), fm (t)) ".

(1.17)

Quindi per ogni t 2 D e per ogni " > 0 esiste n


tale che, per ogni n, m
n
,
dX (fn (t), fm (t)) ", cio`e per ogni t 2 D la successione {fn (t)} `e di Cauchy
in (X, dX ). Essendo (X, dX ) completo, deduciamo che per ogni t 2 D esiste
f (t) 2 X tale che fn (t) ! f (t) in X. Facendo tendere m ! 1 in (1.17),
otteniamo che
per ogni " > 0 esiste n
tale che
per ogni n

n
e t 2 D, dX (fn (t), f (t)) ".

(1.18)

Osseviamo che f 2 L(D, X); infatti, fissando n0


n
, si ha che fn0 `e limitata e quindi esistono x0 2 X e R > 0 tali che fn0 (D) B(x0 , R). Per la
disuguaglianza triangolare, segue che, per ogni t 2 D,
dX (f (t), x0 ) dX (f (t), fn0 (t)) + dX (fn0 (t), x0 ) " + R

1.4. SUCCESSIONI IN SPAZI METRICI

23

e quindi f 2 L(D, X). La (1.18) inoltre dice che fn ! f in L(D, X).


Dati due spazi metrici (X, dX ), (Y, dY ), consideriamo ora lo spazio introdotto
nella definizione 1.22
Cb (X, Y ) = {f : X ! Y : f `e continua e limitata},
munito della metrica uniforme.

Teorema 1.49. Cb (X, Y ) `e chiuso in L(D, X).

Ricordiamo che un sottoinsieme A di uno spazio metrico (X, d) `e chiuso se e


soltanto se per ogni successione {xn } A tale che xn ! x in X si ha che x 2 A.
Possiamo quindi riformulare il teorema 1.49 come segue.

Teorema 1.50. Se {fn } Cb (X, Y ), f 2 L(D, X) e fn ! f in L(D, X) (cio`e


uniformemente), allora f 2 Cb (X, Y ).

Dimostrazione. Nelle ipotesi del teorema, fissiamo x0 2 X e dimostriamo che


f `e continua in x0 . Possiamo supporre che x0 non sia isolato, altrimenti la
conclusione sarebbe ovvia.
Sia " > 0. Dato che fn ! f uniformemente, esiste n
tale che, per ogni n n
e
per ogni x 2 X, dY (fn (x), f (x)) 3" . Fissiamo m n
; essendo fm 2 Cb (X, Y )
(e quindi continua in x0 ) esiste > 0 tale che se x 2 X e dX (x, x0 ) < allora
dY (fm (x), fm (x0 )) < 3" . Grazie alla disuguaglianza triangolare abbiamo che,
per ogni x 2 X tale che dX (x, x0 ) < ,
dY (f (x), f (x0 )) dY (f (x), fm (x)) + dY (fm (x), fm (x0 )) + dY (fm (x0 ), f (x0 ))
" " "
< + + = ".
3 3 3
Abbiamo quindi dimostrato che f `e continua in x0 .
Osservazione 1.51. Dal teorema 1.50 segue che, se una successione di funzioni
fn continue e limitate su uno spazio metrico X converge ad una funzione limitata
f uniformemente, allora, per ogni x0 punto di accumulazione di X, si ha che
lim lim fn (x) = lim lim fn (x),

x!x0 n!1

n!1 x!x0

(1.19)

cio`e si pu`
o scambiare lordine dei limiti limn!1 e limx!x0 : operazione non
scontata e non ammissibile in generale. Lo studente saprebbe fare un esempio
in cui le ipotesi del teorema 1.50 non siamo soddisfatte e (1.19) non valga?

24

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Quindi il limite uniforme di funzioni continue `e continuo. Osserviamo che la


convergenza puntuale non `e sufficiente a conservare la continuit`a (ad esempio,
la successione di funzioni continue fn (x) = xn sullintervallo [0, 1] dellesempio
1.42-(i) converge puntualmente ad una funzione discontinua.).
Il seguente corollario `e diretta conseguenza dei Teoremi 1.47, 1.48 e 1.49.

Corollario 1.52. Siano (X, dX ) uno spazio metrico e (Y, dY ) uno spazio
metrico completo. Allora Cb (X, Y ) `e uno spazio metrico completo.

Esempio 1.53. Studiamo la convergenza puntuale e uniforme della successione


di funzioni
1p
fn : [ 1, 1] ! R, fn (x) = 2 1 x2n .
n
Si vede facilmente che fn converge puntualmente alla funzione f = 0 identicamente nulla. Inoltre
sup |fn (x)

f (x)| =

x2[ 1,1]

sup
x2[ 1,1]

1p
1
n2

x2n

0 =

1
!0
n2

per n ! 1,

quindi fn ! f uniformemente.
Esempio 1.54. Studiamo la convergenza puntuale e uniforme della successione
di funzioni
nx
fn : [ 1, 1] ! R, fn (x) =
.
1 + n2 x 2
Si vede facilmente che fn converge puntualmente alla funzione f = 0 identicamente nulla. Abbiamo che
fn0 (x) = n
cosicche fn0 (x) > 0 se x 2
max fn (x) = fn

x2[ 1,1]

1 1
n, n


1
1
=
n
2

1 n2 x 2
,
(1 + n2 x2 )2

e fn0 0 altrove; quindi


e

min fn (x) = fn

x2[ 1,1]

1
n

1
.
2

Segue che
sup |fn (x)

x2[ 1,1]

0| =

1
2

e quindi fn non converge uniformemente alla funzione nulla (e quindi non converge uniformemente a nessunaltra funzione, dato che il limite uniforme, se
esiste, coincide necessariamente con quello puntuale.)

1.4. SUCCESSIONI IN SPAZI METRICI

1.4.3

25

Passaggio al limite sotto il segno di integrale per


successioni funzioni uniformemente convergenti

Teorema 1.55. Siano fn , f 2 C 0 ([a, b]) con a, b 2 R, a < b, tali che fn ! f


uniformemente. Allora
lim

n!1

fn (t) dt =
a

f (t) dt.
a

Dimostrazione. Sia T : C 0 ([0, 1]) ! R la funzione definita come


T (f ) =

f (t) dt.
a

Se C 0 ([a, b]) `e munito della metrica uniforme d1 (f, g) = supx2[a,b] |f (x)


e R della metrica usuale (Esempio 1.2), si ha che T `e continua; infatti
|T (f )

T (g)| =

(f (t)
a

sup |f (t)

g(t)) dt
g(t)|

t2[a,b]

g(x)|

b
a

|f (t)

1 dt = (b
a

g(t)| dt
a)d1 (f, g).

Dato " > 0, basta allora scegliere = b " a in modo che se d1 (f, g) <
che |T (f ) T (g))| < ". Quindi T `e continua.

si abbia

Se fn ! f uniformemente, cio`e se fn ! f in (C 0 ([a, b]), d1 ), per la continuit`a


di T e la Proposizione 1.39 concludiamo che T (fn ) ! T (f ) in R, cio`e
Z

b
a

fn (t) dt !

f (t) dt,
a

come si voleva dimostrare.


Osserviamo che la convergenza puntuale non `e sufficiente per passare al limite
sotto il segno di integrale, come mostra il seguente esempio.
Esempio 1.56. Consideriamo la successione delle funzioni fn : [0, 1] ! R
definite come
8
2
>
se x 2 [0, 1/n),
<n x,
2
fn (x) = 2n n x, se x 2 [1/n, 2/n),
(1.20)
>
:
0
se x 2 [2/n, 1],

26

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI


n

fn

2
n

Figura 1.7: La funzione fn definita in (1.20).


si veda la figura 1.8. Si verifica facilmente che fn converge a f 0 puntualmente
ma non uniformemente e
Z 1
Z 1
lim
fn (t) dt = lim 1 = 1,
f (t) dt = 0,
n!1

cosicche limn!1

1.5

Rb
a

n!1

fn (t) dt 6=

Rb
a

f (t) dt.

Compattezza - brevi richiami

Definizione 1.57. Siano (X, d) uno spazio metrico e A X. SSi dice che A
`e compatto se per ogni famiglia U di aperti diSX tali che A U 2U U esiste
una sottofamiglia U 0 U finita tale che A U 2U 0 U (cio`e ogni ricoprimento
aperto di A ammette uno sottoricoprimento finito).

Ricordiamo le seguenti propriet`a (che dovrebbero essere gi`a note allo studente).
(i) A X `e compatto in uno spazio metrico (X, d) se e solo se per ogni successione {xn }n2N A a valori in A esistono una sottosuccessione {xnk }k2N
ex
2 A tali che xnk ! x
.
(ii) Se uno spazio metrico (X, d) `e compatto allora `e completo.
(iii) Se (X, dX ) e (Y, dY ) sono spazi metrici e f : X ! Y `e una funzione
continua, allora f (K) `e compatto in Y per ogni K X compatto.
(iv) Teorema di Heine-Cantor. Siano (X, dX ) e (Y, dY ) due spazi metrici e f : X ! Y una funzione continua. Se X `e compatto allora f `e
uniformemente continua9 .
9 Dati due spazi metrici (X, d ), (Y, d ), una funzione f : X ! Y si dice uniformemente
X
Y
continua se per ogni " > 0 esiste > 0 tale che, per ogni x1 , x2 2 X, se dX (x1 , x2 ) < allora
dY (f (x1 ), f (x2 )) < ".

1.6. SPAZI NORMATI E SPAZI DI BANACH

27

(v) Teorema di Heine-Borel. Un insieme K RN `e compatto in RN


(munito della la distanza euclidea (1.1)) se e solo se `e chiuso e limitato.
(vi) Teorema di Weierstra. Se (X, d) `e uno spazio metrico compatto e
f : X ! R `e continua, allora f ha almeno un punto di minimo assoluto e
almeno un punto di massimo assoluto, cio`e esistono xm , xM 2 X tali che
f (xm ) f (x) f (xM )

per ogni x 2 X.

Si verifica facilmente che in un qualunque spazio metrico X, se A X `e compatto allora A `e chiuso e limitato. Se X = RN , vale anche il viceversa grazie al
Teorema di Heine-Borel. In generale per`o il viceversa `e falso; ad esempio, nello
1)
spazio metrico C 0 ([0, 1]) munito della metrica uniforme la palla chiusa B(0,
`e chiusa e limitata ma non `e compatta, dato che la successione fn (x) = xn non
ammette alcuna sottosuccessione convergente uniformemente (si veda lesempio
1.42-(i)).

1.6

Spazi normati e spazi di Banach

Definizione 1.58. Uno spazio normato `e una coppia (X, k k), dove X `e uno
spazio vettoriale reale (o complesso) e k k : X ! R `e una funzione (detta
norma) verificante le seguenti propriet`a:
(i) kxk

0 per ogni x 2 X (Positivit`


a)

(ii) kxk = 0 se e solo se x = 0 (dove 0 `e il vettore nullo dello spazio vettoriale


X) (Annullamento)
(iii) k xk = | |kxk per ogni x 2 X e
2 R (o
vettoriale complesso) (Omogeneit`
a)

2 C se X `e uno spazio

(iv) kx + yk kxk + kyk per ogni x, y 2 X (Sub-additivit`


a).

Si verifica facilmente10 che, se (X, k k) `e uno spazio normato, la funzione


d : X X ! R,

d(x, y) = kx

yk

`e una distanza su X (metrica indotta dalla norma). Quindi ogni spazio normato
`e uno spazio metrico.
10 lo

studente lo faccia per esercizio.

28

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Osservazione 1.59. Osserviamo che, se (X, k k) `e uno spazio normato, la


funzione norma k k : X ! R `e continua (con X munito della metrica indotta
dalla norma e R della metrica usuale); infatti, per la sub-additivit`a della norma,
si ha che
kxk = k(x

y) + yk kx

yk + kyk,

kyk = k( x + y) + xk kx

yk + kxk

per ogni x, y 2 X, da cui segue


kxk
Quindi, dato " > 0 basta scegliere
implichi che kxk kyk < ".

kyk kx

yk.

= " per avere che d(x, y) = kx

yk <

Definizione 1.60. Uno spazio normato che sia completo rispetto alla metrica
indotta dalla norma si dice spazio di Banach.

Esempio 1.61. Su RN , con N

1, consideriamo la norma11
q
PN 2
k(x1 , x2 , . . . , xN )k =
i=1 xi

(1.21)

che induce la metrica euclidea. Si ha che (RN , k k) `e uno spazio di Banach.


Esempio 1.62. Siano (X, d) uno spazio metrico e (Y, k k) uno spazio normato.
Sullo spazio L(X, Y ) delle funzioni limitate da X in Y 12 definiamo la norma
uniforme come
kf k1 = sup{kf (x)k : x 2 X}.
Si ha che
(L(X, Y ), k k1 ) `e uno spazio normato; se inoltre (Y, k k) `e uno spazio di
Banach, allora (L(Y, X), k k1 ) `e uno spazio di Banach (grazie al Teorema
1.48).
(Cb (X, Y ), k k1 ) `e uno spazio normato13 ; se inoltre (Y, k k) `e uno spazio
di Banach, il Corollario 1.52 garantisce che (Cb (X, Y ), k k1 ) `e uno spazio
di Banach.
Esempio 1.63. Linsieme C 0 ([a, b]) delle funzioni continue su [a, b] munito della
norma uniforme14
kf k1 = max |f (t)|
(1.22)
t2[a,b]

11 lo

studenti verifichi che si tratta di una norma!


`
e uno spazio vettoriale con le operazioni (f + g)(x) = f (x) + g(x), ( f )(x) = f (x).
13 si veda la Definizione 1.22 per la definizione di C (X, Y )
b
14 lasciamo allo studente la verifica si tratta di una norma.
12 che

1.6. SPAZI NORMATI E SPAZI DI BANACH

29

`e uno spazio di Banach (in virt`


u del Corollario 1.52). Se invece muniamo
C 0 ([a, b]) della norma integrale15
kf k1 =

b
a

|f (t)| dt

(1.23)

otteniamo uno spazio normato che non `e uno spazio di Banach (si riveda
lesempio 1.46).
Esempio 1.64. Per a, b 2 R con a < b, si consideri linsieme C 1 ([a, b]) delle
funzioni derivabili in [a, b] (cio`e derivabili in (a, b), derivabili da destra in a e
derivabili da sinistra in b) con f 0 2 C 0 ([a, b]) (dove f 0 `e la derivata di f in (a, b),
0
la derivata destra f+
(a) in a e la derivata sinistra f 0 (b) in b). Osserviamo che
1
(C ([a, b]), k k1 ) `e uno spazio normato ma non uno spazio di Banach. Ad
esempio, per a = 1 e b = 1, consideriamo la successione di funzioni
r
1
fn : [ 1, 1] ! R, fn (x) = x2 + .
(1.24)
n

Figura 1.8: La successione di funzioni fn definita in (1.24).

Si verifica facilmente che, posto f (x) = |x|,


r
1
1
0 fn (x) f (x) = x2 +
|x| p
n
n

per ogni x 2 [ 1, 1]

e quindi kfn f k1 ! 0 per n ! 1. Ne segue che {fn }n2N `e una successione di


Cauchy in (C 1 ([a, b]), k k1 ); per`
o {fn }n2N non converge in (C 1 ([a, b]), k k1 )
(se convergesse il suo limite dovrebbe essere f (x) = |x| che non appartiene a
C 1 ([ 1, 1]) non essendo derivabile in 0).
Tenendo conto dellesempio 1.64, cerchiamo ora di costruire una norma su
C 1 ([a, b]) che lo renda uno spazio di Banach.
15 lasciamo

allo studente la verifica si tratta di una norma.

30

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Teorema 1.65. Siano fn 2 C 1 ([a, b]) e f, g 2 C 0 ([a, b]) tali che


fn ! f
fn0

!g

uniformemente in [a, b],


uniformemente in [a, b].

Allora f 2 C 1 ([a, b]) e f 0 = g.

Dimostrazione. Dal Teorema Fondamentale del Calcolo si ha che


Z t
fn (t) fn (a) =
fn0 (s) ds per ogni t 2 [a, b] e per ogni n 2 N,
a

da cui, facendo tendere n ! 1 e ricordando il Teorema 1.55, segue che


Z t
f (t) f (a) =
g(s) ds per ogni t 2 [a, b].
a

Il Teorema Fondamentale del Calcolo consente allora di concludere che f `e


derivabile, f 0 = g e quindi f 2 C 1 ([a, b]).
Per il teorema 1.65, se fn e fn0 convergono uniformemente, allora

0
lim fn (t) = lim fn0 (t)
n!1

n!1

cio`e si pu`
o scambiare lordine delle operazioni di limite e di derivata, procedura
non scontata e non ammissibile in generale: perche?
Inoltre il teorema 1.65 garantisce che C 1 ([a, b]) munito della norma
n
o
kf k = sup |f (t)| + |f 0 (t)| : t 2 [a, b]

`e uno spazio di Banach.

1.6.1

Norme equivalenti

Definizione 1.66. Due norme k k1 e k k2 su uno spazio vettoriale X si dicono


equivalenti se esistono C1 , C2 > 0 tali che
kxk1 C1 kxk2 ,
kxk2 C2 kxk1 ,

per ogni x 2 X,
per ogni x 2 X.

(1.25)
(1.26)

1.6. SPAZI NORMATI E SPAZI DI BANACH

31

Osservazione 1.67. Se vale (1.25)


Bkk2 x0 , CR1 Bkk1 (x0 , R),
mentre, se vale (1.26),
Bkk1 x0 , CR2 Bkk2 (x0 , R),
per ogni R > 0, dove Bkki (x0 , R) = {x 2 X : kx x0 ki < R} denota la palla
aperta di centro x0 e raggio R rispetto alla metrica indotta dalla norma k ki .
Dallosservazione 1.67 segue che gli aperti rispetto a due norme equivalenti sono
gli stessi, cio`e norme equivalenti inducono la stessa topologia.
Osservazione 1.68. Se due norme k k1 e k k2 su uno spazio vettoriale X
sono equivalenti, allora si ha che (X, k k1 ) `e uno spazio di Banach se e solo se
(X, k k2 ) `e uno spazio di Banach. Infatti, dalla definizione di norme equivalenti
segue facilmente che una successione in X `e convergente (rispettivamente di
Cauchy) rispetto alla norma k k1 se e solo se `e convergente (rispettivamente di
Cauchy) rispetto alla norma k k2 .
Esempio 1.69. In RN , con N

1, la norma euclidea

k(x1 , x2 , . . . , xN )k =

e la norma16
k(x1 , x2 , . . . , xN )k1 =

PN

2
i=1 xi

N
X
i=1

|xi |

sono equivalenti. Infatti, elevando al quadrato, si verifica facilmente che


q

PN

2
i=1 xi

N
X
i=1

|xi |

per ogni (x1 , x2 , . . . , xN ) 2 RN .

Dimostriamo inoltre che


N
X
i=1

16 lo

|xi |

PN

2
i=1 xi

per ogni (x1 , x2 , . . . , xN ) 2 RN .

studenti verifichi che si tratta di una norma!

(1.27)

32

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Per dimostrare (1.27) procediamo per induzione su N . Per N = 1 la (1.27) `e


ovvia. Supponiamo che la (1.27) valga per N ; si ha allora
NX
+1
i=1

|xi |

X
N
i=1

X
N
i=1

N
N

|xi | + |xN +1 |

|xi |

X
N

x2i

i=1

X
N
i=1

= (N + 1)

x2i

N
+1
X

+ |xN +1 |2 + 2

X
N
i=1

|xi | |xN +1 |

+ |xN +1 |2 + 2 N |xN +1

v
uN
uX
|t
x2

+ |xN +1 |2 + N |xN +1 |2 +

i=1

X
N
i=1

x2i

x2i

i=1

e quindi (1.27) vale anche per N + 1. Abbiamo allora per induzione che (1.27)
vale per ogni N 1.
qP
N
2
Esempio 1.70. In RN , la norma euclidea k(x1 , x2 , . . . , xN )k =
i=1 xi e la
norma17
k(x1 , x2 , . . . , xN )k1 = max |xi |
i2{1,...,n}

sono equivalenti. Infatti si pu`o facilmente verificare18 che


q
PN 2 p
max |xi |
N max |xi | per ogni (x1 , x2 , . . . , xN ) 2 RN .
i=1 xi
i2{1,...,n}

i2{1,...,n}

Esempio 1.71. Su C 0 ([a, b]) la norma uniforme definita in (1.22) e la norma


integrale definita in (1.23) non sono equivalenti. Infatti, come osservato nellesempio 1.63, C 0 ([a, b]) con la norma uniforme `e uno spazio di Banach mentre
C 0 ([a, b]) con la norma integrale `e spazio normato che non `e di Banach.

Abbiamo visto nellesempio 1.71 che in spazi vettoriali di dimensione infinita


`e possibile definire norme non equivalenti; questo non `e possibile in spazi di
dimensione finita, grazie al seguente risultato.

Teorema 1.72. Su uno spazio vettoriale di dimensione finita tutte le norme


sono equivalenti.
17 lo
18 lo

studenti verifichi che si tratta di una norma!


studente `
e incoraggiato a farlo per esercizio.

1.6. SPAZI NORMATI E SPAZI DI BANACH

33

Dimostrazione. Sia X uno spazio vettoriale di dimensione finita pari a N . Sia


{e1 , e2 , . . . , eN } una base di X. Per ogni x 2 X, se (x1 , x2 , . . . , xN ) sono le
cooordinate del vettore x rispetto alla base {e1 , e2 , . . . , eN }, poniamo
v
uN
N
uX
X
kxk =
xi ei := t
x2i .
i=1

i=1

Si dimostra facilmente che k k `e una norma su X. Ci proponiamo di dimostrare


che una qualunque altra norma su X `e equivalente a k k.
Sia k k unaltra norma su X. Osserviamo che, per ogni x =
kxk =

N
X
i=1

PN

i=1

xi ei 2 X,

x i ei

|x1 | ke1 k + |x2 | ke2 k + + |xN | keN k



N

max
kei k
|xi |
max
i2{1,2,...,N }

i2{1,2,...,N }

i=1

kei k

N kxk

dove la prima maggiorazione segue dalla sub-additivit`a della norma k k e


lultima maggiorazione dalla disuguaglianza (1.27). Abbiamo cio`e dimostrato
che
kxk Ckxk per ogni x 2 X,
(1.28)
p
dove C = maxi2{1,2,...,N } kei k N `e una costante positiva indipendente da
x 2 X.
Sia K = {x 2 X : kxk = 1}. Osserviamo che K `e compatto in (X, k k). Infatti
la funzione f : RN ! (X, k k) (RN si pensa munito della norma euclidea)
PN
definita come f (x1 , . . . , xN ) = i=1 xi eq
e continua e K `e limmagine tramite
i `
PN 2
f dellinsieme (x1 , x2 , . . . , xN ) 2 Rn :
i=1 xi = 1 che, essendo chiuso e
limitato, `e compatto in RN per il Teorema di Heine-Borel; quindi K `e compatto
in (X, k k) grazie alla ben nota propriet`a (iii) richiamata nella sezione 1.5.
Inoltre la disuguaglianza (1.28) implica che k k : (X, k k) ! R `e continua.
Quindi essa ammette massimo e minimo assoluti sul compatto K per il Teorema
di Weierstra (propriet`
a (vi) nella sezione 1.5). In particolare esiste x
2 K tale
che
C = k
xk = min kxk .
x2K

Notiamo che, dato che x


2 K, x
6= 0; quindi C = k
xk > 0. Inoltre abbiamo
che, per ogni x 2 X \ {0} (per x = 0 la disuguaglianza che vogliamo provare `e
x
scontata), kxk
2 K e quindi
kxk = kxk

x
kxk

Ckxk.

(1.29)

34

CAPITOLO 1. SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

Le disuguaglianze (1.28) e (1.29) provano che le norme k k e k k sono


equivalenti.

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