Professional Documents
Culture Documents
1: Vita e scritti
Bibliografia scelta: (1) E. Berti, Profilo di Aristotele, Milano 2012; (2) J. Barnes,
Aristotele, trad. di C. Nizzo, Torino 2002
2: La filosofia e le scienze
Testi principali: Metafisica A; Analitici Secondi
Testo scelto: Analitici Secondi I 2
3: La logica e la scienza
Testi principali: De interpretatione; Analitici Primi; Topici
Testo scelto: Analitici Primi I 2
4: Gli oggetti della scienza filosofica
Testi principali: Metafisica A, , E, M, N
Testo scelto: Metafisica
5: Le categorie
Testi principali: Categorie
Testo scelto: Categorie 7
6: Le sostanze
Testi principali: Metafisica , Z, H,
Testo scelto: Metafisica Z 3
7: La natura
Testi principali: Fisica I-II; Le parti degli animali I
Testo scelto: Fisica II 1
8: La causalit
Testi principali: Fisica II; Le parti degli animali I; Metafisica
Testo scelto: Fisica II 3
9: La teleologia
Testi principali: Fisica II; Le parti degli animali I; La generazione degli
animali I
Testo scelto: Fisica II 8
10: La psicologia
Aristoteles, Berlino 1923 (trad. it. di G. Calogero, Aristotele, Firenze 1935 (varie ristampe, di cui
lultima pubblicata a Milano nel 2004 con prefazione di E. Berti)).
mano,
con
intelligenza
variabile.
Tolomeo
invece
era
E interessante notare che il sistema di datazione dellepoca non era un sistema di cifre (giorno, mese,
anno) come il nostro, ma si basava sugli arconti che si succedevano regolarmente ad Atene (come in
2) Gli scritti
Diogene Laerzio fornisce un elenco di scritti aristotelici notevole,
qualcosa come 150 titoli che, riuniti e pubblicati con gli standard attuali,
equivarrebbero pi o meno a cinquanta grossi volumi3. E lelenco non
include tutti gli scritti di Aristotele: per esempio, non include la Metafisica
(che di fatto una riunione di vari trattati di Aristotele attribuita a un
editore del I d.C., Andronico di Rodi), n lEtica Nicomachea, che sono tra
le opere pi studiate di Aristotele. Si tratta di un elenco che mostra una
quantit di interessi smisurata: sulla giustizia, sulla ricchezza, sullanima,
sui pitagorici, sugli animali, su Omero, sui proverbi, sulla fisica, sul
linguaggio, ecc. ecc.
Dei suoi scritti ne sopravvissuto solo un quinto, anche se piuttosto
rappresentativo delle sue straordinarie capacit. Le sue opere vengono
tradizionalmente divise in opere esoteriche (o interne) ed essoteriche (o
destinate alla pubblicazione). Le essoteriche (dialoghi di stile platonico)
sono andate tutte perdute, tranne qualche frammento. Noi possediamo gran
parte delle opere esoteriche, cio di trattati dedicati allinsegnamento e
comunque al Liceo (e forse, nelle loro parti pi antiche, dedicati
allinsegnamento nellAccademia platonica). Proprio perch opere di
scuola, sono difficili da leggere perch scritte non per la pubblicazione
(cio, per la circolazione pubblica e ufficiale), quindi con uno stile poco
accurato, e anche perch sono state chiaramente rimaneggiate, o da
Aristotele o anche dai suoi allievi. Lo stile per c, e anche leleganza e la
potenza di ragionamento: ne vedremo parecchi esempi.
Platone e Aristotele
Fin dallantichit molto si dibattuto sul rapporto tra i due grandi
Apollodoro), e in seguito +sui giochi olimpici, che si succedevano ogni quattro anni.
3
J. Barnes, Aristotele, p.5.
filosofi, e a questo proposito sono state assunte posizioni molto varie, che
vanno dal sostenere unaperta ostilit tra i due a sostenere una sostanziale
conciliazione. NellEtica Nicomachea si trova una frase che pi tardi ha
dato luogo alla celebre frase medievale, attribuita appunto ad Aristotele che
dice Amicus Plato, sed magis amica veritas. Questa frase significa che
Platone e resta un amico, ma che lamicizia per lui non pu impedire ad
Aristotele di criticare le sue dottrine, qualora sia necessario per palesare la
verit. Ed indubbio che Aristotele, allievo ma anche collega di Platone,
pur dichiarandosi a volte platonico (per esempio nel libro Alpha della
Metafisica), ha criticato spesso, e a volte molto aspramente, il suo maestro.
Anzi, un luogo comune afferma che Aristotele abbia elaborato gran parte
delle sue teorie in opposizione a quelle di Platone. In realt, come molti
studiosi riconoscono4, in Aristotele c molto Platone, anche se ovviamente
Aristotele progressivamente si staccato da Platone per elaborare delle
dottrine personali. Platone ha influenzato Aristotele in almeno cinque
aspetti5.
i) Platone ha riflettuto molto sullunit delle scienze. Ha concepito la
conoscenza come un sistema almeno potenzialmente unificato, che
rifletteva un mondo organizzato in maniera coerente. Aristotele accoglie
questa visione di una teoria unificata della scienza, anche se se ne distacc
sulla maniera di concepirla.
ii) Platone era in certo qual modo un logico perch eredit e svilupp la
confutazione socratica, inserendola in una dialettica che era anche esercizio
di ragionamento, come dialoghi quale il Parmenide o il Sofista mostrano
chiaramente. Cos facendo ha preparato il terreno ad Aristotele che, pur
dichiarandosi a ragione linventore della logica, ha potuto esserlo proprio
4
Berti nel suo Profilo di Aristotele presenta unaccuratissima analisi dei rapporti tra Platone e Aristotele e
sul platonismo di questultimo. Vedi anche Barnes, Aristotele, cap. V, Il retroterra filosofico.
2: La filosofia e le scienze
Testi principali: Metafisica A; Analitici Secondi
Testo scelto: Analitici Secondi I 2
10
11
perch contraddittorie;
esplicite
Le cose sono anteriori e pi conosciute in due sensi: perch non c identit tra
ci che anteriore per natura e ci che anteriore per
72a noi, n tra ci che pi conosciuto e ci che pi conosciuto per noi. Chiamo
anteriori e pi conosciute per noi le cose pi prossime alla percezione, mentre chiamo
semplicemente anteriori e pi conosciute le cose pi lontane. Le cose pi lontane sono
le cose pi universali, mentre le cose pi prossime sono le cose particolari; e le une
sono opposte alle altre.
5
- Procedere a partire da premesse prime procedere a partire da principi propri;
infatti dico che primo e principio sono la stessa cosa. Principio di una dimostrazione
una proposizione immediata, e immediata quella di cui non ce n unaltra anteriore.
Una premessa (protasis) luna o laltra parte di una contraddizione, che attribuisce una
sola cosa a una sola cosa; essa
10
dialettica se prende indifferentemente qualunque parte, dimostrativa se
prende una delle due parti in modo determinato, perch questa parte vera. Un
enunciato (apofansis) qualunque delle parti di una contraddizione. Una contraddizione
unopposizione di cui per se stessa non vi intermediario. La parte di una
contraddizione che dice qualche cosa di qualche cosa una negazione.
15
- Dei principi immediati di un sillogismo chiamo tesi quello che non
possibile provare, n necessario per chi apprende qualche cosa; chiamo assioma quello
che necessario per chi apprende qualche cosa; infatti ci sono delle cose di questo tipo,
ed soprattutto a cose di questo tipo che abbiamo labitudine di dare questo nome. Una
tesi che prende qualunque parte di una
20 contraddizione cio che una cosa esista o non esista unipotesi, una tesi senza
questo una definizione. In effetti, una definizione una tesi, perch laritmetico pone
che lunit sia lindivisibile secondo la quantit; ma essa non unipotesi, perch ci
che lunit e lunit esiste non sono la stessa cosa
25
- Poich necessario credere e sapere la cosa grazie al possesso di un sillogismo
di quel tipo che chiamiamo dimostrazione, e questo tale grazie alle premesse da cui il
sillogismo procede, necessario non solo conoscere precedentemente le prime
premessetutte o alcunema anche conoscerle meglio delle conclusioni: sempre,
infatti, ci a causa di cui qualche cosa ,
30
pi di quello; per esempio, ci a causa di cui amiamo pi amabile. Di
conseguenza, se noi sappiamo e crediamo a causa delle premesse prime, sappiamo e
crediamo di pi a queste, perch a causa di esse che noi conosciamo anche le cose che
seguono. Ma se non conosciamo qualche cosa (e non ci troviamo e non ci troviamo in
una situazione pi favorevole che se noi la conoscessimo), allora non possiamo credervi
pi di quanto (crediamo) a ci che conosciamo.
35
Ma questo capiter se qualcuno tra coloro che credono tramite una
dimostrazione non conoscer precedentemente: infatti necessario credere pi ai
principitutti o alcunipiuttosto che alla conclusione.
E colui che vorr possedere la comprensione che procede per dimostrazione non solo
deve conoscere pi i principi e credere a questi che a ci che provato, ma bisogna
72b anche che nientaltro sia per lui pi creduto e pi conosciuto tra gli opposti dei
principi proverr un sillogismo dellerrore contrario, se veramente colui che comprende
in modo assoluto devessere immutabile.
15
Forma dellargomento
In questa frase troviamo un argomento, segno ne quel quindi. Questo
significa che ci che precede una premessa, la cui conclusione appunto
sottolineata da quel quindi.
La forma dellargomento la seguente:
1) noi crediamo
2) quindi
3) in effetti(che ha la forza di un perch). Questultima frase pu avere
o lo scopo di dimostrare 2), o lo scopo di dimostrare 1). Unaltra possibilit
che 3) spieghi perch si possa inferire la conclusione 2) dalla premessa
1). Come decidere tra queste tre possibilit? Solo leggendo attentamente il
testo. Per ora lasciamo perdere 3) e concentriamoci sullargomento
1) 2).
Qui Aristotele sembra dire una cosa del genere:
1) noi crediamo x
2) quindi: x.
Questo un primo problema, che non ha nulla a che fare con il contenuto
delle proposizioni, ma con la forma: infatti assurdo concludere P dal fatto
che noi crediamo P. Esempio: assurdo concludere, dal fatto che gli asini
volano, che gli asini volano.
7
Ricordo che questo modo di riferirsi ad Aristotele, universalmente adottato, quello delledizione critica
di Aristotele (5 volumi) fatta da I. Bekker e pubblicata negli anni 1831-1836 a Berlino. La notazione
costituita dal numero di pagina, dalle lettere a o b che corrispondono alle colonne, e dalla riga. 71b9-14
significa dunque: pagina 71 de4lledizione, colonna b, righe 9-14.
16
21
22
3: La logica e la scienza9
Testi principali: De interpretatione; Analitici Primi; Topici
Testo scelto: Analitici Primi I 2
23
si basa sulla teoria delle proposizioni vista. Negli Analitici primi Aristotele
definisce il sillogismo come un argomento in cui, assunte certe cose,
qualcosa di differente dalle cose assunte segue di necessit per il loro stesso
porsi (Analitici primi, 24b18-20). Il greco un po contorto dovuto alla
difficolt di esprimere concetti logici in un linguaggio ordinario, ma mette
in luce il fatto che il sillogismo uninferenza in cui, poste delle premesse,
segue di necessit la conclusione per il solo fatto di aver posto le premesse.
Aristotele considera solo argomenti a due premesse e a una conclusione, e
queste tre proposizioni sono tutte e tre semplici, cio affermano o negano
un predicato di un soggetto.
La prima osservazione da fare che Aristotele voleva dare alla logica un
carattere assolutamente generale, voleva cio che le regole logiche si
applicassero a qualunque argomento, per non farne dipendere la validit dal
contenuto proposizionale. E per questo che ha utilizzato delle lettere A, B,
C, etc., proprio a garanzia della generalit.
Se in un argomento del tipo:
ogni uomo un animale; ogni animale mortale; quindi ogni uomo
mortale
Sostituisco uomo con lupo, largomento resta comunque valido. Di
conseguenza, esso pu essere reso cos:
ogni A B; ogni B C; ogni A C.
Questo il primissimo argomento considerato da Aristotele negli
Analitici primi. Esso risulta formalmente valido, come lo sono tutti gli
argomenti di questa forma.
Proprio perch Aristotele apre la strada alla generalizzazione, si pone la
questione di come distinguere tra buoni e cattivi argomenti. La sua
definizione di sillogismo risponde a questa questione, stabilendo che un
buon argomento quello in cui la conclusione segue di necessit dallaver
25
Negli Analitici primi si trova anche una parte che verte sui sillogismi modali, cio sui sillogismi che
riguardano le proposizioni che esprimono ci che vale necessariamente o ci che vale possibilmente
(Analitici primi, 25a1-2), ma decisamente la parte pi debole e meno famosa della teoria del sillogismo.
11
Dove x pu essere sostituita solo da a, i, e, o.
26
dialettiche
(di
origine
socratico-platonica)
tra
due
27
28
possibili);
ii) affermative/negative;
iii) universale/particolari/indefinite (di queste ultime per non vi
scienza).
Afferma che poich ogni proposizione bla bla, necessario che
la proposizione privativa (cio, negativa) universale si converta.
Aristotele non spiega il termine conversione, ma ne d subito un
esempio:
se nessun piacere un bene, nessun bene un piacere.
Convertire, quindi, significa cambiare i termini (il verbo greco
antistrepho significa cambiare direzione, voltare dalla parte
opposta)
(i) nessun S P
si converte in
(i*) nessun P S.
Aristotele afferma che se (i) vera, anche (i*) vera. Ed questo
ci che Aristotele intende per convertire.
Quindi
(1) SeP PeS.
Poi Aristotele considera il caso della proposizione predicativa
(cio affermativa) universale, e osserva che essa pu convertirsi non
universalmente, ma particolarmente. Es:
se ogni piacere un bene, qualche bene un piacere.
Cio
(2) SaP PiS.
Poi stabilisce che la proposizione particolare affermativa si
converte:
Se qualche piacere un bene, qualche bene un piacere
29
12
Es. Se qualche animale uomo, per esempio Socrate, non sar vero dire che nessun uomo
animale, perch se Socrate uomo, allora necessariamente sar animale, e quindi qualche uomo sar
animale.
31
1e2
numeri:
A.
insomma
non
discute il
problema,
ma
passa
cose sane. Lesistenza cos resta riservata agli oggetti della vita quotidiana:
cose che si vedono, che si toccano, e che sono anche numerabili, sane o
malate, esistenti, ecc. Si noter che la posizione di A,. diametralmente
opposta a quella di Platone: per Platone perch esiste lidea di movimento
che gli oggetto si muovono, per A. perch ci sono oggetti che si muovono
che il movimento esiste. Dunque, per ritornare alla questione dellesistenza
degli oggetti delle scienze, possiamo dire che per A. la fisica esiste perch
ci sono oggetti fisici (in movimento, che nascono, muoiono e si
sviluppano); la medicina esiste perch ci sono cose sane o malate; la
geometria e laritmetica esistono perch ci sono oggetti che si inscrivono in
figure geometriche e che sono numerabili. Anche se hanno unesistenza
dipendente, questi oggetti costituiscono i vari generi delle scienze
corrispondenti, e a proposito di essi le scienze costruiscono dei teoremi
veri.
Vi sono delle obiezioni alla considerazione degli oggetti della geometria
e dellaritmetica in chiave aristotelica:
1) prendiamo un numero elevatissimo, per esempio 10 alla ventotto alla
ventotto. Laritmetica ha a che fare con numeri cos elevati, ma possiamo
dire che nel mondo esiste un numero di individui cos elevato? A. ha una
concezione delluniverso finito, quindi risulta non plausibile che accetti una
teoria cos. A ci si pu obiettare che laritmetica non ha bisogno di tali
numeri, ma solo dellunit, poich in definitiva ogni numero
riconducibile ad una somma di unit;
2) consideriamo il teorema secondo cui la somma degli angoli di un
triangolo uguale a 180. Tuttavia, se noi misuriamo i vari rettangoli che
disegniamo o che troviamo nel mondo, non troveremo mai che la somma
dei loro angoli di 180, perch non esistono nel mondo triangoli perfetti.
A questa obiezione A. potrebbe rispondere che non sono perfetti i triangoli
33
Capitolo 1
1003a21 C una scienza che fa la teoria dellente in quanto ente, e di ci che gli
appartiene in se stesso. Ora, essa non identica ad alcuna delle scienze dette
parziali: infatti nessuna di esse considera lente in quanto ente nella sua totalit,
ma dopo averne tagliato una parte
25 , riguardo allente, dellaccidente che esse fanno la teoria, come le
matematiche.
- Poich, daltra parte, noi cerchiamo i principi e le cause pi elevate, chiaro
che essi devono essere principi e cause di una certa natura in se stessa. Se
quindi coloro che ricercavano gli elementi degli enti
30 ricercavano anche quei principi, necessario che questi elementi siano
elementi dellente, non per accidente, ma in quanto ente. Perci noi dobbiamo
afferrare le prime cause dellente in quanto ente.
Capitolo 2
Lente si dice in molti sensi, ma in relazione ad ununit, ad una certa natura
unica, cio in modo non omonimo:
35 esattamente come tutto ci che si dice sano si dice relativamente alla
salute, o perch la conserva, o perch la d, o perch ne segno, o perch la
1003b riceve; e ci che medico lo relativamente alla medicina, perch questo
detto medico perch ha la medicina, quello perch vi naturalmente atto,
quellaltro perch opera delle medicina; e noi potremmo prendere altre cose
che
5 si dicono in modo simile. Cos lente si dice in molti sensi, ma interamente in
riferimento a un principio unico: in effetti, quelli sono detti enti perch sostanze,
quelli perch affezioni della sostanza, quelli perch cammino verso la sostanza,
o distruzioni, privazioni, qualit, produzioni, generazioni, o della sostanza, o
10 delle cose che si dicono relativamente alla sostanza, o ancora negazione di
una di queste cose o della sostanza: per questo diciamo che il non-ente nonente.
- Ora, esattamente come di tutto ci che si dice sano c una scienza unica, la
stessa cosa anche per il resto. Infatti non sono solo le cose che si dicono in
ununit che costituiscono loggetto di una scienza una, ma anche le cose che si
34
dicono in relazione a una natura unica, poich esse si dicono in un certo modo
15 nellunit. E quindi evidente che anche gli enti, di una sola scienza il farne
la teoria, in quanto enti.
- Ora, in tutti i casi, la scienza eminentemente scienza del primo, di ci da cui
il resto dipende, e grazie al quale lo si dice. Se tale la sostanza, bisogner che
delle sostanze il filosofo afferri i principi e le cause.
Capitolo 1
La prima cosa da osservare che qui Aristotele parla di scienza (cos
come aveva parlato di scienza delle cause prime e dei principi).
La seconda cosa da osservare che Aristotele dice che questa scienza c'
gi: non l'ha inventata lui (invece altrove dir, per esempio, che ha
inventato la logica). Ma, a differenza di quello che fa nel libro Alpha (in cui
analizza le indagini dei predecessori), qui non menziona nessuno. Noi
sappiamo che, prima di lui, l'ontologia (o scienza dell'essere) stata
praticata da Parmenide e da Platone.
Fatte queste due precisazioni, vediamo che Aristotele caratterizza questa
scienza innanzitutto come assolutamente generale o universale: a differenza
delle altre scienze, infatti, questa scienza analizza in generale l'ente in
quanto ente; le altre scienze, invece, sono parziali perch analizzano solo
una parte dell'ente.
Varie le questioni da affrontare.
Innanzitutto, che significa indagare l'ente in quanto ente? Cosa significa
questa espressione, ente in quanto ente?
Questa espressione va divisa in due parti:
- l'ente
- in quanto ente.
L'ente.
si tratta della traduzione di to on: to = articolo neutro; on = participio del
verbo einai (essere), l'essente o l'ente. Nonostante il participio sia alla
forma singolare, la presenza dell'articolo to segno di universalit, per cui
35
Aristotele cio, afferma che vi sono tanti sensi di esistere quante sono le
categorie. Torner sulla celebre dottrina aristotelica delle categorie fra
breve.
Se si prende questo testo seriamente, Aristotele sta affermando che nella
frase il gatto esiste (qui il verbo si applica a un tode ti e a un ti esti, due
modi, come vedremo nelle prossime lezioni, per riferirsi alla sostanza) il
verbo esistere ha un significato diverso che nella frase i colori esistono
(qui il verbo si applica a una qualit). Si pu dire con verit che i gatti
36
esistono e che i colori esistono: ma i gatti non esistono nella stessa maniera
in cui i colori esistono. In tal caso, diviene molto difficile il compito della
metafisica come scienza dell'esistente: infatti, gli esistenti esistono in
maniera diversa, e se questo vero, non potremo affermare proposizioni
vere per tutti gli esistenti, come pretende invece Aristotele nel libro
Gamma della Metafisica.
Tuttavia, a un certo punto del suo percorso metafisico, Aristotele trova
una soluzione che salva una scienza unitaria degli esistenti. Infatti, nel
secondo capitolo del libro Gamma, Aristotele diche che esistere si dice in
molti sensi, ma tutti in riferimento a una cosa e a partire da una cosa.
Quello che intende Aristotele a proposito dell'esistente illustrato da due
esempi, quello della salute e quello della medicina. Consideriamo il primo.
Prendiamo la parola salute. Un atleta, uno sport, una dieta, una
costituzione fisica,
possono essere opportunamente chiamati sani. Ma essi sono sani in
modo diverso:
l'essere sano per Achille non l'essere sano per una dieta, o per una
medicina. Tuttavia, i due sensi di essere sano non sono sconnessi, cio
Achille e la dieta non sono puri omonimi. In particolare, il modo in cui la
dieta sana parassitario (cio, dipendente) dal modo in cui Achille
sano: infatti, il modo in cui la dieta sana perch produce, o conserva, la
salute in soggetti come Achille. Insomma (1003a34-b2), ogni cosa sana in
riferimento alla saluteo perch la preserva, o perch la produce, o perch
segno di salute, o perch la riceve, ecc.
- Achille sano perch in ottima forma fisica
- una dieta sana perch produce un'ottima forma fisica in Achille
- una medicina sana perch permette ad Achille di ritrovare la sua
forma fisica
37
Quindi:
- in un senso primario esistente la sostanza:
le sostanze sono per Aristotele ci che sta sotto o supporta altre entit;
-in senso derivato esistenti sono gli accidenti della sostanza, cio le
qualit, le azioni, i pesi, ecc.: infatti una qualit esiste solo perch vi sono
sostanze qualificate, un peso solo perch esistono sostanze pesanti, ecc.
ecc. Gli accidenti sono cose che accadono a o dipendono da altre entit
(le sostanze).
Ogni entit (= ogni cosa che esiste) o una sostanza o un accidente. Ma
il primato esistenziale va alle sostanze, e se non ci fosse una differenza di
esistenze, finirebbe che tutte le entit sarebbero sostanze.
In Metafisica Zeta 1 (1028b2-4), la disciplina metafisica sembra essere
implicitamente determinata in riferimento a una questione centrale:
Aristotele, infatti, afferma che quando noi chiediamo che cos' l'ente?
Chiediamo: che cos' la sostanza?
Cio, quando noi chiediamo che cos' l'ente? chiediamo che cosa
esiste?, o meglio quali cose esistono?. In Zeta 1 Aristotele riduce la
questione dell'ente alla questione della sostanza, cio, la questione cosa
esiste? alla questione cosa esiste primariamente?. Egli assume che, una
volta stabilita la categoria della sostanza, gli accidenti in qualche maniera
seguono.
A questo punto si pone un drammatico problema? Quali cose esistono?
Infinite. E come dominare scientificamente (con una scienza) le infinite
cose che esistono?
Aristotele risolve il problema fornendo una classificazione e
categorizzazione della realt: le cose sono categorizzabili in generi e
specie, gerarchicamente organizzate. Per esempio, il gatto esiste; quindi,
anche i mammiferi esistono; quindi anche gli animali esistono. I gatti sono
39
bianche, come Socrate, mia madre, ecc. L'esistenza del bianco quindi
derivata, cio dipende dall'esistenza di sostanze bianche (o, pi
esattamente, delle superfici bianche).
Lo stesso discorso vale per le cose astratte, per esempio la saggezza (la
saggezza esiste solo perch vi sono sostanze sagge). e cos via per tutti i tipi
di categorie che non sono sostanze.
Qui c' una differenza notevole tra Aristotele e Platone. Platone riteneva
che entit come la Giustizia o la Saggezza possedessero un'esistenza
indipendente e eterna, in quanto Idee o Forme. Invece, Aristotele riteneva
che entit come queste esistono, ma possiedono un'esistenza parassitaria,
cio dipendente dalle sostanze giuste o sagge.
E lo stesso vale addirittura per i numeri. Anche qui vi una posizione
differente per Platone e per Aristotele. Per Platone, i numeri hanno
un'esistenza eterna e indipendente (sono non esattamente delle forme,
perch sono molteplici, ma sono intermedie); per Aristotele i numeri
esistono solo perch esistono sostanze numerabili.
Addirittura, la relazione esiste, cio, un'entit, perch esistono due
sostanze che stanno in questa relazione: la paternit esiste perch esiste x
che sta in una relazione di paternit con y.
In definitiva, nel libro Gamma, Aristotele dichiara che c' una scienza
che si occupa degli esistenti. Qui, esistenza, va intesa in senso molto
astratto (non come esistenza corporea, spazio-temporale, ma come
esistenza/sussistenza, anche di enti non corporei), cio come una propriet
che appartiene davvero a ogni entit. Per capire cosa qui si intende, vale la
pena di fare un esperimento mentale. Prendiamo Socrate che, constatiamo,
un concentrato di propriet. Se eliminiamo tutte quante le propriet, e ci
chiediamo cosa resta di Socrate una volta fatta questa operazione,
risponderemo: ci che resta un qualcosa che c', un sostrato esistente che
41
42
5: Le categorie
Testi principali: Categorie
Testo scelto: Categorie 7
Abbiamo visto che ente si dice in molti sensi, cio che esistere
significa molte cose. Questo potrebbe costituire un problema per le scienze,
dal momento che esse si occupano di cose che esistono.
Unopera aristotelica che pare occuparsi dei differenti sensi di essere
il testo giovanile Categorie, che infatti si occupa delle categorie dellessere.
Nel libro in questione, la dottrina sembra piuttosto articolata, mentre
altrove A. sembra avere delle idee un po vaghe. Lidea generale
comunque identificabile, anche se di essa sono state date pi versioni.
Prima versione: secondo la dottrina tradizionale, le categorie sarebbero
generi dellessere. Pi precisamente, gli enti sarebbero un genere divisibile
in dieci specie: sostanza, qualit, quantit, relazione, dove, quando, avere,
giacere, fare, patire. Una questione, molto discussa, e se questa lista sia
esaustiva (addirittura sono state inventate altre categorie).
Ma questo modello non adeguato al pensiero di Aristotele per due
ragioni:
1) tra la sostanza e le altre categorie c una separazione importante. Le
sostanze sono gli enti fondamentali, gli altri accidenti (o propriet)
esistono in modo dipendente dalle sostanze. La prima revisione da
fare sarebbe quindi quella che vede le sostanze da una parte e le altre
categorie dallaltra.
2) Ma lobiezione pi importante che questo modello presenta gli enti
come se fossero un genere di cui le categorie sono le specie. Tuttavia,
per Aristotele, lessere non un genere, perch essere si dice in
molti sensi, si applica cio a cose differenti con significati differenti
43
sono relativi
se e solo se
il predicato F (per esempio, padre) vero di qualunque cosa x (per
esempio, mio padre), in quanto x si trova in una certa relazione qualche
cosa daltro (per esempio, mio fratello).
La definizione di relativi data pone un problema per alcune sostanze, che
potrebbero essere dette relative (mentre Aristotele non vuole assolutamente
considerarle come tali).
Il problema non si pone per le sostanze prime (cio per le sostanze
individuali, come questo bue individuale, Socrate, ecc.), perch non si dice
questo bue di qualche cosa in modo relativo (cio, non si definisce il bue
individuale in rapporto a qualche cosa daltro; in compenso padre viene
definito in rapporto a qualche cosa daltro, il figlio).
Anche per le parti delle sostanze prime il problema non si pone: infatti se
io parlo della mano di Socrate, questo di Socrate non esprime relazione
ma possesso. Se io dico la mano di Socrate bella, la formula mano di
Socrate non relativizza, ma individua la mano di cui parlo.
Neppure per le sostanze seconde (cio per le sostanze universali, come
uomo, bue, ecc.) si pone il problema. Uomo in generale, infatti, non si
definisce in rapporto a qualcosa desteriore.
Invece il problema sembra porsi per le parti delle sostanze seconde:
infatti, per definire ad esempio la testa, sembra necessario dover ricorrere
al corpo, di cui la testa appunto testa.
Per Aristotele si pu risolvere il problema passando dal livello
linguistico al livello della realt: Aristotele propone una nuova definizione
(relative sono piuttosto le cose il cui essere si identifica nel trovarsi in una certa
relazione a qualche cosa) che secondo lui permetterebbe di escludere tutte le
6: Le sostanze
Testi principali: Metafisica , Z, H,
La prima tra le categorie, la sostanza , ousa. E la pi importante e
quella che pone i problemi pi grandi.
La discussione sulla sostanza si trova nei libri Zeta, Eta e Theta della
Metafisica, i libri pi difficili di questopera, soprattutto perch non
chiaro dove Aristotele vada a parare, procedendo per tentativi.
Quello che certo che le sostanze sono cose di base, fondamentali, enti
che si trovano alla base degli altri enti. Le sostanze, come afferma
Aristotele nelle categorie, non si dicono di altro, mentre le altre cose sono
dette di esse.
Quindi, il predicato ---- una sostanza, equivale a una cosa
fondamentale.
I problemi di Aristotele sono essenzialmente due:
1) specificare un po questa idea di sostanza;
2) chiarire quali sono queste sostanze di base.
1) Lanalisi della sostanza avviene attraverso la considerazione di due
caratteristiche:
i) la separatezza/separabilit delle sostanze (christos): esse infatti non
dipendono da altre cose (al contrario per esempio della salute o dei numeri,
che esistono in dipendenza da altre cose).
Ma in che senso si parla di indipendenza? Se prendiamo infatti un
esempio di sostanza aristotelica per eccellenza, un albero, diremo che esso
sembra invece unentit dipendente (dal sole, dallacqua, dalla semenza).
Questo punto per non pertinente: vero che lesistenza dellalbero
dipende in modo causale, naturale, da altre cose; tuttavia, la salute dipende
48
dal corpo in modo diverso dal tipo di dipendenza dellalbero dal sole.
Questa dipendenza logico-concettuale (si sa a priori che la salute esiste in
quanto qualit dei corpi).
Ora, per Aristotele, vi sono cose che non dipendono logicamente da
altre: le sostanze separabili/separate, infatti, esistono senza riferimento ad
altro.
ii) le sostanze sono essenziali. La parola ousa spesso tradotta con
essenza al posto di sostanza. Il che corretto.
Essenza = caratteri centrali di un tipo di oggetto tali che questo tipo di
oggetto
deve
possedere
queste
caratteristiche,
che
fungono
da
50
impossibile; infatti, essere separabile e essere un questo qualche cosa (tode ti)
sembrano soprattutto appartenere alla sostanza.
7: La natura
Testi principali: Fisica I-II; Le parti degli animali I
53
ricevuto la guarigione che possiede larte medica; ma, per accidente, lo stesso uomo
medico e ricevente la guarigione; queste due qualit possono anche separarsi luna
dallaltra. La stessa cosa per tutte le altre cose fabbricate: nessuna ha in essa il
principio di fabbricazione; alcune lo hanno in altre cose, e fuori di esse, per esempio
una casa e qualunque oggetto manufatto delluomo; altre lhanno in loro stesse, ma
non per essenza, cio tutte quelle che possono essere per accidente cause per loro
stesse.
54
55
8: La causalit
Testi principali: Fisica II; Le parti degli animali I; Metafisica
Vediamo due esempi che possono chiarire quello che sto dicendo:
i) esempio tratto dalle verit matematiche:
22 minore di 32
perch
2 minore di 3.
In questo caso, la relazione causa/effetto non sembra adattarsi alle
scienze astratte come le matematiche: in compenso, la spiegazione
funziona. In effetti, il fatto che due alla seconda un numero pi piccolo di
tre alla seconda si spiega con il fatto che due un numero pi piccolo di tre
(ma non si pu propriamente dire che 2 minore di 3 causi 22 minore
di 32).
ii) esempio tratto dallesperienza quotidiana:
nevica. Perch? inverno.
Qui inverno spiega il fatto che nevica. In questo caso, dare una
spiegazione significa citare un contesto in cui questo fenomeno risulta
normale. Ma non possiamo dire che l'inverno causa direttamente la neve.
2) altro problema: il perch implica una spiegazione in forma di
proposizione.
Se io dico y perch x
sto dicendo: il fatto che nevica avviene perch inverno.
nevica e inverno sono due proposizioni.
Se io invece dico
x causa di y
riempio x e y con due nomi (o due nominalizzazioni):
per esempio: linquinamento causa del riscaldamento terrestre.
Quindi, da un punto di vista linguistico, non c' un'esatta corrispondenza
tra causa e perch. Dal punto di vista delle scienze esatte, laddove si
57
ipotesi in rapporto alla conclusione, sono cause come ci da cui. Di queste cose, le
une sono cause come sostrato, 195a20 per esempio le parti, le altre come essenze, il
tutto, il composto, la forma; daltra parte il seme, il medico, lautore di una decisione,
e in generale lagente, tutto questo ci da cui proviene linizio del cambiamento o
del riposo. Altre cose come fine e bene delle altre cose: infatti, lin-vista-di-cui
195a25 vuol essere cosa eccellente e fine delle altre cose; poco importa il dire che si
tratta del bene in s o del bene apparente.
Vedi Metafisica, alpha piccolo: ogni catena di cause deve avere un primo termine (non pu cio risalire
allinfinito).
60
Si noti che Aristotele non fa che riprendere il concetto di causa che si trova in Platone: cfr. Fedone,
95b-102a.
61
a
la statua fonde perch fatta di bronzo.
Si tratta di spiegazioni in forma proposizionale.
Quindi, per la spiegazione materiale possiamo dare la seguente formula:
x
perch x fatto di
x = un soggetto;
= un predicato;
= materia.
2) Causa formale:
vale lo stesso discorso. Vediamo un esempio di Aristotele, che possiamo
trarre dal libro Alpha della Metafisica:
perch gli uomini sono capaci di praticare la filosofia?
perch sono esseri razionali
cio, appartiene loro la propriet di essere razionali.
x
perch x
x = un soggetto;
= un predicato;
perch y
?
.
al fine di essere
x = soggetto;
predicato);
Per ritornare al senso del termine aitia, possiamo dire che il termine
possiede due significati, perch e in vista di. Il primo si distingue in tre
perch: il perch materiale, il perch formale, il perch efficiente (anche
se, in questultimo caso, con qualche riserva).
63
9: La teleologia
Tra le quattro cause viste, si distingue quella che noi chiamiamo causa
finale, a cui Aristotele si riferisce con una formula composta dalla
preposizione eneka (in-vista) pi larticolo o pronome relativo al genitivo
tou (di-qualche-cosa o in-vista-di-cui): in-vista-di-cui.
Ora, la causa finale fornisce una spiegazione che lega dei
comportamenti, che si possono esprimere con le proposizioni. Si possono
pensare due proposizioni che hanno una relazione tale che la prima cosa
espressa dalla prima proposizione accade per (allo scopo di) permettere la
seconda cosa (espressa dalla seconda definizione).
Es. Ho preso un taxinon sono in ritardo.
Alla domanda perch x? (perch ho preso un taxi?) rispondo con allo
scopo di y (allo scopo di non essere in ritardo).
Si tratta di una risposta a un perch.
In generale, per spiegare un comportamento determinato si fa ricorso ai
desideri e alle credenze del soggetto del comportamento. C sicuramente
uno stretto legame tra spiegazioni di questo tipo e la formula allo scopo
di.
Es.: perch hai preso un taxi? perch desideravo non arrivare in ritardo
+ perch credevo che il taxi fosse il mezzo pi rapido per arrivare.
Ma, per Aristotele non c una relazione, almeno non nella trattazione
della sua teoria delle quattro cause, tra allo scopo di e desideri e credenze.
Se consideriamo lesempio di causa finale data da Aristotele
1) ho passeggiato a causa della mia salute
si potrebbe dire che tale frase corrisponda a
2) ho passeggiato perch volevo diventare sano.
Ma per Aristotele, tra le due frasi ci sono delle differenze:
64
Prima di tutto bisogna dire che la natura si trova nelle cause in-vista-di cui, poi come
il necessario esiste nelle cose naturali. Infatti, tutti riconducono le cose a questa causa,
dicendo che, poich il caldo per natura tale e il freddo tale, ecc., tali cose sono e
divengono per necessit; 198b15 infatti, se essi invocano unaltra causa, appena lhanno
toccata labbandonanocome colui che parla dellamore e dellodio, o laltro
dellintelligenza.
Ma si presenta una difficolt, (1) che cosa impedisce alla natura di agire non in vista
di un fine n perch meglio, ma come Zeus fa pioverenon per far aumentare il
raccolto ma per necessit? In effetti, levaporazione, essendosi innalzata, deve
raffreddarsi e, essendosi raffreddata e divenuta acqua, deve discendere; 195b20 e
quando questo capita, ne consegue che il raccolto aumenta. Ugualmente, se la raccolta
si perde sullaia, non in vista di questo scopo che piove (allo scopo che esso si perda),
ma ne risulta. (2) Quindi, cosa impedisce che sia cos anche per le parti? Per esempio,
che i denti crescano per necessit, gli incisivi aguzzi 195b25 e adatti a lacerare, i molari
larghi e atti a triturare, che non siano stati generati in vista di ci ma che si tratti di
coincidenza? Ugualmente per le altre parti dove sembra vi sia lin-vista-di-cui. Ora,
dove tutto accaduto come se fosse accaduto in-vista-di-cui 195b30 in questi casi le
cose sono conservate in quanto esse possiedono, per caso, una costituzione opportuna,
mentre le cose che non sono tali sono perite e perisconocome Empedocle dice dei
67
Prima di tuttointelligenza.
Aristotele pensa che tutto ci che accade, accada per necessit, e che
questo sia compatibile con la finalit, e questo contrariamente a coloro che,
ammettendo la necessit, rifiutino il finalismo.
Aristotele (a) deve giustificare l affermazione secondo cui la natura ha
un fine e (b) deve mostrare in che modo sia coinvolta la necessit nei
fenomeni naturali.
Infatti, gli altri fisici riconducono i fenomeni alla necessit, cio,
spiegano gli eventi naturali come il risultato necessario di ci che precede.
Es: il caldo per natura tale; il freddo per natura tale. I fenomeni quindi
accadono di necessit; e i fisici di fatto accettano questa teoria, utilizzando
molto poco le altre cause che tuttavia menzionano. Per esempio, lamore e
lodio (Empedocle), o lintelligenza (Anassagora). Aristotele vuol dire che
ci sono dei predecessori che hanno afferrato la causa finale, ma senza
svilupparla in maniera adeguata. Nella continuazione del testo troviamo (a),
cio la giustificazione del finalismo.
Nel secondo paragrafo (ma si presenta una difficoltmuso umano),
Aristotele presenta una difficolt contro la tesi del finalismo in natura. Si
tratta di un argomento in tre tappe:
(1) Aristotele constata che vi sono eventi naturali in cui si ha a che fare
con la necessit e non con il finalismo. Qui Zeus menzionato non come
68
causa finale, ma come causa meccanica. Zeus, afferma Aristotele, non invia
la pioggia per permettere al raccolto di aumentare; piuttosto, la pioggia
segue di necessit dalle condizioni preesistenti, e laumento del raccolto
segue di necessit. La pioggia dunque, una spiegazione meccanicista.
Solo dopo la raccolta aumenta. Ma sarebbe stupido dire che il fine della
pioggia laumento del raccolto, perch la stessa pioggia pu far marcire il
raccolto, e sarebbe sciocco dire che il fine della pioggia far marcire il
raccoltoLa spiegazione sar quindi: piove, e questo fa aumentare il
raccolto.
(2) Ora, nulla impedisce che questo accada anche in altri casi, per
esempio per le parti dei corpi organici (tipico caso di finalismo
aristotelico). Potrebbe succedere che i denti si producano per necessit, e
che le loro forme per le loro funzioni (incisivi per lacerare, molari per
masticare) siano il risultato di una causa precedente. Gli oppositori di
Aristotele potrebbero dire che i molari omogeneizzano il cibo, senza per
questo ammettere che essi siano l a questo scopo. Sarebbe la selezione
naturale, dicono gli avversari, responsabile di certe conformazioni degli
animali (es. che loca sia palmipede). In questo modo, gli animali che
possiedono una costituzione appropriata (per caso e per fortuna, non allo
scopo di!) possono sopravvivere, gli altri no.
(3) Il resto del capitolo (capitolo 8 del secondo libro della Fisica)
contiene una serie di risposte al meccanicismo. Nel nostro testo ne abbiamo
solo una.
Prima premessa:
- le cose naturali si producono sempre o nella maggior parte dei casi.
Seconda premessa:
- quindi, le cose naturali non si producono per caso (= senza causa).
Terza premessa:
69
70
10: La psicologia
Testi principali: LAnima; Sulla sensazione
Nelluniverso aristotelico ci sono due distinzioni:
1) cielo/terra (mondo sublunare);
2) mondo sublunare (fatto di esseri viventi (animali, piante) e esseri non
viventi (pietre, ecc.) e mondo lunare (fatto di esseri viventi, cio astri).
Gli esistenti del mondo lunare sono oggetto della scienza astronomica,
quelli del mondo sublunare sono invece oggetto di molteplici discipline
(biologia, zoologia, ecc.), inclusa la psicologia (che daltra parte non
chiamata cos da Aristotele).
La psicologia si situa cos tra le scienze della natura, ed strettamente
apparentata alla biologia, e soprattutto alla zoologia. per A. la psicologia
connessa sia alla scienza sperimentale che alla filosofia e alla logica,
perch per lui la distinzione tra scienze empiriche e scienze analitiche non
esisteva ancora.
La traduzione di psych con anima ancora una volta fuorviante, anche
se troppo radicata per cercare unaltra traduzione. In effetti, la psych
aristotelica ci che fa la differenza tra gli esseri viventi e esseri non
viventi, sicch il fatto di essere vivente ha come conseguenza logica quella
di possedere una psych. Questo significa che essa posseduta da tutti gli
esseri viventi, anche dagli alberi. Anima quindi non coincide con psych,
nella misura in cui sarebbe stupido dire che gli alberi hanno unanima.
Cos dunque la psych?
E ci che distingue gli esseri viventi dagli esseri non-viventi. Varie le
risposte che sono state date dai presocratici: aria; sangue; tipo di atomi che
si trovano ovunque nel mio corpo (Epicuro), ecc. Tutte queste sono risposte
materialiste, nel senso che si pensato che lanima fosse una parte fisica
71
del corpo. Con Platone, per, si trova una risposta diversa: lanima si
configura essere una parte del corpo incorporea, un principio attaccato al
corpo che lo fa funzionare.
Contrariamente a quel che si crede, nessun filosofo greco post-platonico,
con la parziale eccezione di Aristotele, ha accettato la soluzione platonica.
Perfino i primi cristiani (come ad esempio Tertulliano) hanno ritenuto che
lanima fosse una parte corporea, altrimenti come sarebbe possibile che le
anime dei peccatori brucino allinferno?
Aristotele non accetta n la soluzione materialistica, n quella platonica
secondo cui lanima sarebbe unaggiunta incorporea al corpo. Piuttosto, fa
una sorta di miscuglio delle due, difficile da spiegare perch lui stesso
procede per tentativi.
In De anima II, 1-2 Aristotele fornisce ben tre definizioni di anima.
Prima definizione: lanima la prima attualit di un corpo organico e
potenzialmente vivente.
Attualit: richiama la celebre teoria aristotelica di potenza/atto, che in
pratica presenta la distinzione tra avere la capacit di divenire qualcosa
(potenza) e essere realmente qualcosa.
Dire per esempio che i pomodori non sono rossi in atto ma in potenza
significa dire che essi hanno la capacit di diventare rossi. Essi saranno in
atto quando saranno effettivamente rossi. La distinzione potenza/atto la
tematizzazione di unidea conosciuta: vi sono cose che possono realizzarsi,
altre no. Es. sono in potenza a Parigi, ma non sono in potenza su Giove.
Prima attualit: rispetto ai vari gradi di attualit.
Di un corpo organico: di un corpo organizzato in parti che possono fare
qualcosa (organi) in atto, cio realizzato.
Lanima come prima attualit di un corpo: per esempio, la prima volta
che un gattino ha aperto gli occhi per vedere.
72
Potenzialmente
vivente:
per
distinguerlo
dalle
macchine
che
che A. affermi che loggetto si dice in tre modi lascia aperta una certa
ambiguit: infatti, non si capisce se A. vuol dire che ci sono tre tipi di
oggetti di percezione o tre significati di un termine (oggetto di
percezione) ambiguo.
Sensibile per se:
oggetto di percezione proprio: loggetto che appartiene a un solo senso
(il colore per la vista, il suono per ludito, il sapore per il gusto);
oggetto di percezione comune: loggetto che, afferma A., comune a
tutti i sensi. Tuttavia, difficile pensare ad un oggetto percepibile da tutti i
sensi. Inoltre, quando A. commenta uno degli esempi di sensibili comuni
(movimento, riposo, numero, figura, grandezza), e cio il movimento, dice
che esso oggetto di percezione sia per il tatto che per la vista. Quindi
dovremo ridurre la portata di quel che dice A. e affermare che i sensibili
comuni sono quelli percepiti da pi di un senso. Comunque, anche
lesempio di movimento come sensibile comune un po discutibile.
Per ci che riguarda la distinzione tra sensibili per se e sensibili per
accidente, lesempio dato da A. quello di questo bianco figlio di Diare.
per rendere lesempio pi chiaro, possiamo cambiarlo e riflettere sul colore
della mai borsa. Secondo Aristotele io vedo la mia borsa solo per accidente,
cio grazie a qualcosa daltro che appartiene alla borsa, il suo colore. Il
colore accidente della borsa, ma ci che la vista vede propriamente.
Le due tesi aristoteliche, insomma, sono queste:
i) (tesi implicita): vediamo la borsa (e in generale le cose) solo grazie al
colore;
2) (tesi implicita): vi una teoria della percezione con i cinque sensi
collegati e subordinati.
75
11: La politica
Lo scopo delluomovedremo nelletica, quello di realizzare la sua
natura particolare, cio la propria razionalit. Ma questo non basta: secondo
Aristotele, infatti, gli uomini non sono individui isolati, e leccellenza
umana non pu essere praticata da un individuo isolato. Perch? Perch
per Aristotele luomo per natura politico. E lo stato (che per Aristotele
coincide con la citt-stato, cio la polis, incarnata da Sparta e Atene)
unentit naturale. La politica di Aristotele, dunque, cio lo studio dello
stato, si basa su una definizione di uomo come naturalmente politico, e di
stato come entit naturale.
Svilupperemo ora un poco lidea di uomo come animale politico per
natura. Laltra idea, quella di stato come entit naturale, invece sviluppata
nel testo scelto.
Luomo per natura animale politico
Lidea di uomo come animale politico viene sviluppata nel libro I della
Politica. La definizione (uomo =df animale politico) subordinata alla
scienza della zoologia, di modo che la politica sembra cadere sotto il
genere zoologia: luomo, cio, risulta essere un animale di una certa
specie.
Nella Storia degli animali, 488a2ss., Aristotele presenta una distinzione
secondo cui gli animali si dividono in i) solitari e in ii) gregari.
Questi ultimi (gli animali che vivono assieme), si dividono a loro volta
in iia) non sociali (puramente gregari: per esempio le pecore, che vivono
assieme ma facendo ciascuna i fatti propri) e iib) sociali (che si aiutano a
vicenda, come uomini, api, vespe formiche, gru).
Luomo poi, a differenza degli altri animali, politico (cio, abita la
polis con forme di governoin questo senso anche le api per Aristotele
76
forma degenerata
- monarchia
80
1252a25 Se si esaminano le cose a partire dalla loro origine, qui come negli altri casi
si condurr lo studio nel modo migliore.
1253a1 E evidente che la citt (polis) per natura, e che luomo per natura un
animale politico (politiks): quindi, chi vive fuori dalla citt (polis) per natura e non per
caso o degradato o sovra umano, proprio1253a5 come quello biasimato da Omero
privo di fratria, di leggi, di focolare. Infatti cos di natura e contemporaneamente
desideroso di guerra, giacch isolato, come una pedina al gioco degli scacchi. Perci
chiaro che luomo animale politico pi di ogni ape e animale gregario. La natura,
infatti, come diciamo, non fa niente invano; 1253a10 e solo luomo, tra gli animali,
possiede la parola: certamente la voce segno di ci che doloroso e gioioso, e per
questo ce lhanno anche gli altri animali (fin qui giunge la loro natura, di avere la
sensazione di quanto doloroso e gioioso, e di segnalarselo reciprocamente), mentre la
parola fatta per mostrare il giovevole e il nocivo 1253a15 cosicch anche il giusto e
lingiusto; questo infatti proprio delluomo rispetto agli altri animali, di avere, egli
solo, la percezione del bene e del male, del giusto e dellingiusto, e delle altre cose; la
comunanza di queste cose costituisce la famiglia e la citt. E per natura la citt
anteriore alla famiglia e a ciascuno di noi. 1253a20 Infatti, il tutto devessere
necessariamente anteriore alla parte: infatti, soppresso il tutto, non ci sar pi piede n
mano, se non per omonimia, come se si dicesse una mano di pietra (tale sar infatti una
volta distrutta), ma tutte le cose sono definite dalla loro funzione e capacit, sicch
quando non sono pi tali non si deve dire che sono le stesse se non 1253a25 per
omonimia. E evidente dunque che lo stato (polis) per natura e precede lindividuo.
81
naturale. nella parte non riprodotta del testo (quella che si trova tra la prima
fase il testo che segue), Aristotele presenta il percorso che porta luomo
individuale
alla
polis,
passando
per
le
coppie
uomo/donna,
83
12 La poetica
Testi principali: Retorica; Poetica
Torniamo unultima volta allo schema delle scienze che si trova
allinizio di questa dispensa: scienze i) teoretiche (matematiche, filosofia,
ecc.), ii) pratiche (etica e politica) e iii) poietiche o produttive.
Le scienze produttive, di cui fanno parte retorica e poetica (ma anche le
tecniche), sono quelle che permettono di produrre qualcosa di differente
dallazione stessa.
La Poetica, trattato molto breve, di cui ci tra laltro giunta solo una
met, non parla tanto di emozioni, quanto di linguaggio. La maggior parte
di essa concerne ci che i commentatori hanno considerato come un trattato
di teoria letteraria. Tuttavia, questo punto di vista non era quello di
Aristotele, perch per lui la Poetica sarebbe piuttosto un contributo alla
scienza poietica. Ci significa che il suo scopo principale quello di dirci
non come giudicare unopera darte, ma come produrla. Infatti poetica
viene da poiein, che vuol dire fare, fabbricare.
Aristotele considera soprattutto la tragedia, e solo in modo subordinato
lepica (la narrazione, come Iliade e Odissea). Ha sicuramente trattato
anche la commedia, ma la parte ad essa relativa non giunta fino a noi
(sulla sua scomparsa si basato il celebre libro di U. Eco Il nome della
rosa). Comunque si pu dire che le osservazioni aristoteliche sulla tragedia
possono valere per lopera darte in generale.
Natura e scopo dellopera darte
Secondo Aristotele ci che il poeta produce unimitazione (poiesis). Le
parole per il poeta sono come il legno per falegname. Il falegname non
produce del legno, ma se ne serve per produrre un tavolo; allo stesso modo
il poeta non produce delle frasi ma se ne serve per produrre unimitazione
84
Questo testo estremamente celebre anche per la storia del teatro. Infatti
la definizione della tragedia qui contenuta stata presa a modello per la
produzione delle opere teatrali del XV-XVI secolo.
Il primo paragrafo definisce la tragedia. Il secondo paragrafo presenta
una serie di deduzioni a partire dalla definizione che stabiliscono le sei
parti essenziali della tragedia.
Definizione della tragedia
Discutiamo la tragediadi siffatte emozioni.
La prima osservazione da fare che non si tratta di una definizione
standard (del tipo genere + differenza specifica), ma di unenumerazione di
87
90