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annali

della fondazione
per il museo claudio faina

volume XVI
gli etruschi e roma
Fasi monarchica e alto-repubblicana

Atti del XVI Convegno Internazionale di Studi


sulla Storia e lArcheologia dellEtruria
a cura di Giuseppe M. Della Fina
estratto

orvieto
nella sede della fondazione
edizioni quasar
2009

Armando Cherici

Etruria - Roma:
per una storia del rapporto
tra impegno militare e capienza politica
nelle comunit antiche

Nella cultura romana sembra esser radicata e diffusa la consapevolezza di una primitiva dipendenza dellUrbe dallEtruria anche
in fatto di tecnica militare, per quanto inerente singoli aspetti oplologici come per specifici usi e costumi bellici o per sostanziali metodi
tattici. Di tale dipendenza esistono esplicite dichiarazioni nella storiografia romana, in brani ben noti ed esaminati da due contributi
ormai classici e tuttoggi essenzialmente validi per quanto concerne
lescussione di tal genere di fonti1. Il contesto in cui tali passi sono
inseriti pu certo indurci ad attribuirne i contenuti a un enciclopedismo di lite, patrimonio di eruditi, non condiviso perci dalla sensibilit e dal sapere comune, ma ci sono nella cultura romana altre
tracce - per cos dire indirette - che ci attestano una iniziale diffusa
e consapevole permeabilit romana.
Prova indiretta dellindebitamento militare di Roma verso
lEtruria lalto numero dei prestiti lessicali relativi al campo delle
armi e degli armati: su 12 termini per i quali le fonti romane indicano esplicitamente una derivazione etrusca (non importa qui appurare se vera o presunta: stiamo tentando di ricostruire limmaginario
collettivo antico, non la verit filologica moderna), 5 sono equamente
distribuiti nel campo dellagricoltura (uorsum: TLE 857), delledilizia (atrium: TLE 814), dello spettacolo (hister: TLE 837), dellabbigliamento (laena: TLE 840), del calendario (itus/idus: TLE 838), 2
in quello della religione (arseuerse e camillus2: TLE 812, 819), ben 3

1
Mller - Deecke 1877, p. 355 ss.; McCartney
2 Vedi da ultimo Watmough 1997, pp. 65, 125.

1917.

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armando cherici

sono i termini relativi alle armi e 2 quelli rapportabili al mondo militare: balteum3, cassis / cassida4, hasta velitaris5, lanista6, subulo7.
Tutti e cinque sono significativamente riferibili al prender corpo
di unorganizzazione militare tatticamente evoluta: ladozione dei tre
termini relativi alle armi indica il precisarsi e lo specializzarsi dellarmamento, e quindi lacquisizione - o il definirsi - di parole destinate
a indicare non pi unarma di funzione generica, ma uno strumento bellico duso particolare allinterno di una classe pi ampia, come
lhasta velitaris allinterno delle armi da lancio. Le figure del lanista
e del subulo non sono invece estranee allorganizzazione, alladdestramento, al movimento coordinato di una schiera. Com noto, il lanista
listruttore dei gladiatori, ed stato autorevolmente ipotizzato che
le scuole gladiatorie siano state il veicolo8 dellintroduzione a Roma
dallEtruria di un regolare addestramento militare: ipotesi senzaltro
sostenibile, come quella inversa - che mi permetto qui di formulare
- di vedere nelle scuole gladiatorie piuttosto la traccia fossile di un
primo addestramento militare comune e normato, non affidato cio come nelle comunit meno evolute - alla capacit, possibilit, volont
o estro del singolo combattente9. La sfera dellattivit del subulo compete infine anche allordinato movimento di una schiera10.
Studi moderni hanno aggiunto al lessico latino di origine etrusca ancora due parole senzaltro riferibili alle sfere semantiche dambito politico-militare: populus, inteso come popolo in armi, e satelles,

3
Baltea [] tuscum vocabulum (Varro apud Caris. I, 77 = TLE 816), proprendono per leffettiva origine etrusca della parola: Ernout 1930, p. 115; Ernout Meillet, s.v.; Collart 1954, p. 220.
4
Cassidam autem a Tuscis nominatam. Illi enim galeam cassim nominant,
credo a capite (Isid., Orig. XVIII, 14 = TLE 822); cfr. Fraccaro 1975, p. 42.
5
A civitate Etruscorum, quae Veles vocabatur (Plin., Nat. Hist. VII, 56,
201; Isid., Orig. XVIII, 54). Linvenzione stessa di tale lancia attribuita a Tirreno:
Plin., cit.
6
Lanista, gladiator, id est carnifex, Tusca lingua appellatus, a laniando
scilicet corpora (Isid., Orig. X, 159 = TLE 841).
7
Subulo dictus, quod ita dicunt tibicines Tusci: quodcirca radices eius in
Etruria, non Latio quaerundae (Varro, l.l. VII, 35; Fest., p. 403 = TLE 851). Vedi da
ultimo Watmough 1997, p. 53 ss.
8 Cfr. Ville 1969; Garlan 1985, p. 260.
9
in altre parole lo schema della guerra eroica dellIliade e dellOdissea.
10
Per comprendere limportanza del flauto in uno schiera ordinata, riporto
un brano di Aulo Gellio (Noct. att. I, 11), che si rif a Thuk. V, 70: Al momento dunque in cui, predisposte le truppe e ordinate le schiere, si iniziava a marciare verso il
nemico, i flautisti, disposti in mezzo allesercito, cominciavano a suonare [] Allora
le due armate si spinsero luna contro laltra: quelli di Argo avanzavano pieni di foga
e di collera; gli Spartani procedevano lentamente, al suono di numerosi flauti posti in
mezzo alle schiere [] lo scopo di questa usanza che i soldati possano avanzare verso il combattimento con lo stesso passo, con ordine e cadenza, senza rompere le file,
senza disperdersi, come avviene spesso ai grossi eserciti allinizio dellazione .

Etruria - Roma

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nella sua accezione di individuo parte di una cerchia strutturata intorno alla figura di un capo11.
Se, probabilisticamente parlando, il campione delle glosse di
origine etrusca fino a noi sopravvissute rispecchia, pur nella sua casualit, il diverso peso che tale cultura ha fatto sentire su quella romana nei diversi aspetti della vita di un individuo o di uno stato, il
settore prevalente sembra senzaltro quello della milizia.
Abbiamo accennato sopra a due contributi ancora esaustivi nellescussione delle fonti letterarie che parlano esplicitamente
dellindebitamento di Roma verso lEtruria in campo militare, a essi
rimando senzaltro per un quadro completo di esse, con lavvertenza
che nuove possibilit di analisi sono oggi possibili combinando una
lettura di tali fonti con le evidenze offerteci nel frattempo dalla moderna ricerca archeologica e storiografica.
Sono stati ampiamente commentati dalla critica i passi che ricordano come Roma abbia imparato dagli Etruschi a combattere chalkaspides kai phalanghedon12, prendendoli anche a prova indiretta
dellesistenza in Etruria di una tattica particolarmente raffinata ed
evoluta quale quella oplitica13. Esistono per anche altri spunti nelle
fonti letterarie che indicano come lEtruria, nel ricordo storico romano, avesse precocemente sviluppato un combattimento con uno schieramento, se non ancora oplitico, almeno omogeneo e organizzato:
letrusco Lygmon il primo ad adottare per lesercito un accampamento regolare14, e luso bellico della tromba, essenziale nella trasmissione degli ordini nella falange o comunque in un esercito che combatta
in formazione - anche manipolare - univocamente attribuita agli
etruschi15, precisamente a Piseo16 o al re Maleo17. Linvenzione stessa della tromba (salpinx) riferita a Tirseno18, o ai Tirreni19, insie11 Vedi Watmough 1997, pp. 69 ss., 103 ss.
12
Diod. XXIII. 2, 2 e XXVIII. 2, 1; vedi anche

Ined. Vat. III; Athen. VI. 273F;


Fest. 39L; cfr. Mller - Deecke 1877, p. 365; Snodgrass 1965, p. 441; Pairault Massa 1986, p. 32.
13 Tattica di cui non esiste per prova certa a Roma, vedi Ampolo 1988, p.
224; discussione pi recente sul brano in Jannot 1991, p. 74 ss., con bibl.
14
Prop. IV. 1, 29; un accampamento dassedio ben organizzato e realizzato
con strutture lignee stabili dona Porsenna ai Romani, dopo aver concluso con loro la
pace (Dion. Hal. Ant. V, 34).
15
Serv., Aen. VIII, 526; Poll., Onom. IV, 76; Isid., Etym. III, 21, 3, XVIII, 4,
ove indicato per la tromba uno specifico ruolo di raccolta, seppur riferito alle navi;
cfr. Mller - Deecke, II, p. 370 s. Trombe tirreniche sono ricordate in Aischyl.,
Eum. 567, Soph., Ai. 17.
16
Plin., Nat. Hist. VII, 56.
17
Lact., Comm. in Stat. Theb. IV, 224, VI 404.
18
Paus. II, 21, 3; Hyg., Fab. 274, 20 gli attribuisce luso della buccina forata,
sul cui uso vedi anche Isid., Orig. XVIII, 4.
19
Poll. IV, 84; Isid., Orig. III, 21, 3, XVIII, 4.

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armando cherici

me a quella del corno20, il cui uso sarebbe loro tipico21. Il suono della tromba del resto, inteso come segnale di guerra o comunque come
accento minaccioso, finir per esser, letteralmente e letterariamente,
il suono tirreno22. E in effetti, probabilmente proprio come simbolo
dellimperium militare, la tromba appare, con scudo e scure, quale insegna di un principe tarquiniese gi nella prima met del VII sec.23.
Com noto, le fonti ci dicono anche della derivazione etrusca
delle insegne stesse. Qui occorre distinguere tra fasci e signa manipolari. I primi, che abbinano le verghe di allenatori e giudici di gara
con la scure del capo militare24, sono propri di momenti solenni e ufficiali: sono infatti visibili - e quindi utilizzabili - solo l dove esista
una assemblea o uno schieramento ordinato; non possiamo negarne
a priori una funzionalit offensiva, almeno in origine, ma diverranno
assai presto insegne magistratuali, non trasmetteranno cio ordini
precisi nella concitazione di una battaglia, ma renderanno esplicita
la presenza del potere in un momento in cui richiesta e attesa la
sua epifania. Di origine etrusca o sabina erano anche, per le fonti,
gli altri durevoli simboli della potenza romana, veri strumenti bellici
stavolta, con un vero esclusivo e preciso uso militare; si tratta dei
signa manipolari: insegne tattiche che localizzavano il punto di comando nelle schiere in battaglia, nel momento militare della funzione regia prima, consolare poi, espressa direttamente o per delegati.
Originariamente tali signa erano costituiti da 12 lunghe lance in cui
la munizione metallica era sostituita da un manipolo di fieno, donde
poi il nome dellunit tattica che, nel definirsi storico dello schieramento romano, prenderanno a comandare. Questi vexilla, ci dicono
le fonti, non erano tipici di Roma, ma erano chiamati iubae dai romani, tufae dai barbari25: ne troviamo una sicura rappresentazione
in un bronzetto sardo di guerriero26, forse a indizio dei contatti tra
le due realt, a conferma comunque di un comune modus dimicandi
in ampie aree del mondo antico, a parit di situazioni socio-economiche.
Anche le posteriori insegne tattiche degli eserciti romani di epoca repubblicana troveranno indiscutibili modelli fuori da Roma: stavolta nellEtruria Padana, ove si affermano forse stimolate - se non
20
Athen. IV, 187; in una anforetta a figure nere da Tarquinia, che esamineremo pi sotto, il corno guida una schiera di opliti.
21
Poll. IV, 76.
22
Verg., Aen. VIII, 526 (cfr. Serv., Ad. Aen.); Stat. III, 648, VI, 404, VII, 630;
cfr. Lact., Comm. in Stat. Theb. VI, 404.
23
Torelli 1988a, p. 139 s.; Bartoloni 1989, p. 212.
24
Cherici 2000, p. 193 s.
25
Lyd., Mag. I, 8; Serv., Aen. XI, 970; Perea Yebenes 2005, p. 195 s.
26
Cherici 2008, p. 213, fig. 69.

Etruria - Roma

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copiate - dallattrito con la diversa organizzazione della milizia e dello scontro nel contiguo mondo celtico27.
Le diverse fonti sopra citate ricordano dunque, dellordinamento
militare etrusco, tutto ci che riferito al combattimento organizzato: con armamento pesante (scudi, elmi), in linea, con identit darmi
di fila (scudi)28 o di singoli ruoli specializzati (lance e giavellotti dei
veliti), lordine e il movimento univoco delle schiere regolato da segnali sonori (trombe) o visivi (insegne e vessilli), infine il movimento
corale delle truppe e il modo ordinato di accamparsi: elementi tutti
che tradiscono lavvenuto formarsi in Etruria di schieramenti e tattiche ordinati e maturi, forse, ma non necessariamente, anche di tipo
oplitico.
Di tali evoluti e ben organizzati schieramenti in linea abbiamo
in effetti per lEtruria precoci testimonianze iconografiche: gi dalla
seconda met del VII sec. appaiono scene con fanti omogeneamente
armati, dotati di armatura pesante, anche se il tutto ancora lontano dalloplitismo propriamente detto: dove la scena pi esplicita,
nelloinochoe della Tragliatella, nella Pisside della Pania e nelluovo di struzzo dalla Grotta dIside come poi in talune lastre fittili, la
schiera oplitica appare infatti marcatamente gerarchizzata: i fanti
seguono sempre una figura principale, talvolta disarmata, pi spesso
armata e montata su carro. Non possiamo cos estendere a tali schiere etrusche il valore politico, economico e sociale che il termine oplitismo riveste nella patria di tale formazione, in Grecia, dove uno
schieramento omogeneo che con omogeneit si muove e - soprattutto
- immagine e amalgama di una comunit politica in cui non trova
posto la figura di un carrista, che e rimarr retaggio di schemi tattici e socio-politici senzaltro precedenti e comunque altri rispetto
alloplitismo propriamente detto29.
A ben vedere, quindi, lunico punto di contatto delle scene sopra elencate con loplitismo la presenza di fanti omogeneamente armati: ma una schiera di uomini identicamente armati appare
anche, gi nellVIII sec., nel noto coperchio bronzeo da Bisenzio30,
e lidentit darmi non necessariamente sinonimo di schieramento oplitico. La figura del guerriero pesantemente armato, dotato di
clipeo, cio di scudo tondo, pu esser del resto inserita in contesti
27
28
29

Cherici 2008, p. 210 ss.


Fraccaro 1975, p. 42.
Musti 1988, p. 380 ss.; cfr. anche G. Colonna, in Civilt degli Etruschi,
Milano 1985, p. 242. Vede loplitismo legato allapparizione del carro a due ruote Peroni 1971, p. 94.
30
Cherici 2005a, p. 153 ss.: basandomi sulla letteratura definivo il vaso
bronzeo come cinerario, lamico F. Delpino mi segnala che proviene in realt da una
tomba a inumazione.

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armando cherici

socio-economici e tattici ancora aristocratici o principeschi, come dimostrano tra laltro i due guerrieri sui prometopidia del Circolo della
Perazzetta a Marsiliana: la societ che esprime questa ricca deposizione senzaltro ben distante da quella che esprimer loplitismo e
i fanti, bench chalkaspides, recano ancora uno scudo con telamon
che, come nel duello eroico della stele di Monte Gualandro, lascia libere le due mani, tanto da poter qui impugnare arco e frecce, arma
assolutamente non oplitica e come tale di bassa considerazione nella
Grecia arcaica; e un fante pesantemente armato e probabilmente dotato di arco troviamo del resto ancora alla fine del VI sec. a Orvieto,
nella nota stele della Cannicella31.
In Etruria, la prima rappresentazione autoctona che possiamo
propriamente ricondurre a una falange32 della fine del VI sec. a.C.:
una anforetta tarquiniese della bottega del Pittore di Micali33 mostra una schiera di armati, priva di una figura eminente, che avanza
serrata e allunisono seguendo il ritmo di un cornicen. Occorre per
ancora avvertire che scene di fanti clipeati, in linea, esibenti tutti un
analogo armamento e uno stesso episema potrebbero esser s testimonianze di una reale classis clipeata censita in una realt urbanacome di uno schieramento gentilizio, o di sodales - ma potrebbero
per anche proporre semplicemente suggestioni iconografiche dambito greco, mediate da monumenti gi da tempo circolanti in Etruria: ad esempio lolpe Chigi34, che documenta con cura e precisione
quasi manualistica uno schieramento in linea, oplitico nella fattispecie, con il suo regolare incedere al suono del diaulos, con la lancia
brandita sopramano che ritroveremo ancora e molto dopo negli opliti
sulle cimase di candelabro da Spina, a dimostrazione di come uno
scontro codificato e quasi ritualizzato quale quello oplitico, immagine bellica del peso politico di una precisa classe sociale, non avesse
avuto cambiamenti in secoli e - probabilmente - mondi diversi.
Contemporanee allanforetta tarquiniese abbiamo anche altre evidenze, sia archeologiche che iconografiche, della presenza in
Etruria di una classe politica urbana che mette in linea fanti pesantemente armati, e identifica le proprie prerogative nellabilitazione
31
32

Cherici 1995a.
Maule Smith 1959, p. 53, n. 174, propone di vedere nei tre bronzetti di
guerriero da Brolio una prima rappresentazione sicura di scudo oplitico con porpax
centrale, ma tale interpretazione non sicura: lo scudo infatti scomparso, e il porpax rimasto al gomito indica soltanto che larma aveva due prese, che potevano per
esser ambedue eccentriche.
33
Tarquinia RC 1042; Spivey 1987, p. 10, nr. 35.
34 Trattandosi di un prodotto greco, la scena non pu esser presa a prova
dellavvenuto sviluppo in Etruria di una tattica oplitica, come pure proposto (cfr. Aigner Foresti 2001, p. 97).

Etruria - Roma

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alla milizia, nei riti sociali del simposio, della caccia, della palestra,
come in precise figure mitiche, in primis quella di Eracle35: elementi
che poi torneranno nellorizzonte cronologico dei bronzetti di Spina
assieme a dati non equivoci della presenza di una fanteria pesante
di linea di tipo oplitico: nel V e IV sec. ci sono offerti dai numerosi
clipei bronzei tripedali con porpax centrale dalle necropoli di Perugia36 e dalla panoplia di Settecamini presso Orvieto. Dirimente la
posizione del porpax che - imprigionando al gomito il braccio del fante - rende inutilizzabile il clipeo al di fuori di una formazione serrata
che non preveda lembricatura scudo su scudo, come appunto nella
falange oplitica. Una classis clipeata pu esser quindi quella sottesa alle armerie / sale da banchetto rappresentateci nelle Tombe degli Scudi e Giglioli a Tarquinia, del Triclinio e dei Rilievi a Caere, o
in quella dei Volumni a Perugia37: ambienti che si richiamano a riti
sociali arcaici e in cui potremmo ancora inserire i canti di Alceo38,
arsenali responsabili di un armamento con caratteristiche qualitative e duso omogenee non solo per classi oplologiche, ma anche per
produzione, foggia, dimensionamento, peso delle armi stesse, come
ci testimoniato dallo svilupparsi e dal diffondersi in Etruria, esattamente nellarco cronologico sopra descritto, dellelmo tipo Negau.
questo un tipico elmo da arsenale, sia per la foggia chiaramente
standardizzata - facilmente realizzabile in serie, con decorazione
assente o ridotta, pensata per esser funzionale a un preciso tipo di
schieramento - sia per la presenza in molti esemplari di segni alfabetici o numerici39 propri o di una produzione seriale o di un inventario
in armeria; in proposito levidenza archeologica della loro esclusiva
presenza in una armeria gentilizia ci provata dalle decine di elmi
tipo Negau del deposito di Vetulonia, tutti ascrivibili, grazie alle
iscrizioni, a una stessa gens, tutti distrutti in una sorta di anathema
che ha coinvolto anche lo strumento simbolo del simposio: il kottabos40.
Larcheologia conferma dunque quanto dichiarato dalle fonti
letterarie: per un lungo periodo, in campo tecnico-militare, lEtru35
Cherici 1995b; Cherici 2001; Cherici 2005b.
36 Tombe dal Frontone, S. Giuliana, Monteluce,

Pantano di Monte Tezio:


Cherici 1995b; Idem 2002.
37 Dobbiamo qui distinguere tra il clipeo tra machairai scolpito sul timpano
dellaccesso al triclinio e la panoplia, pi antica dellapertura della tomba, appesa a
destra dellingresso al triclinio stesso: Cherici 1993; Idem 2002.
38
Il cui celeberrimo frammento 54D descrive le panoplie appese alla sala del
banchetto.
39 Sui segni alfabetici e numerali sugli elmi tipo Negau vedi M. Martelli, in
REE LXI, 1995, nr. 22; sul tipo da ultimo: Martelli 2009.
40
Cherici 1995a; sullappartenenza del gruppo di elmi a un piccolo esercito
gentilizio: Torelli 1988b, p. 246; Maggiani 1990, p. 48 s.

162

armando cherici

ria ha offerto modelli a Roma, e tra essi anche quelli che saranno
gli elementi cardine e i simboli della potenza romana: lordine delle
schiere, la certezza nella trasmissione di ordini, lidentificazione del
punto di comando, gli accampamenti, la logistica, gli arsenali non le
sono immediatamente riconducibili, ma trovano spunti e prodromi
in Etruria e nel mondo italico.
Anche le stesse armi-talismano dellUrbe, i pignora imperii, gli
ancilia41, non sono del resto armi schiettamente romane, come verrebbe da supporre dato lenorme valore magico-religioso da esse
rivestito: sappiamo come scudi bilobati di tal foggia - invero assai
poco funzionali e quindi essi pure, probabilmente, rivestiti di carattere simbolico-sacrale - siano presenti gi dal X sec. a Lavinio, forse
a Grottaferrata, quindi a Norchia e a Veio dove, nella tomba Casal
del Fosso 103642, li troviamo deposti a coprire un guerriero sepolto
con ricchi ornamenti, in un rituale che al Colini fece venire in mente
il mito di Tarpea43. E Roma consapevole di come la stessa danza
saliare o il rito dei Feziali - essenziali nel rapporto tra la citt e la

41
Colonna 1991; Torelli 1997. Com noto, lancile cade dal cielo preceduto
da tuoni e fulmini sine nube (Ov., Fast. III, 369): pur con la cautela imposta da ogni
tentativo di lettura in chiave storica di racconti mitistorici, possibile pensare alla caduta di una tectite, accompagnata da schianti e scie luminose consueti in casi del genere. Tale meteorite ha spesso forma di scudo, tondo (Figg. 3-4) o bilobato (Fig. 2), spesso
con la caratteristica convessit dellarma e talvolta, come nel caso della Pietra Nera de
La Mecca (pur essa oggetto di culto), con le dimensioni di un piccolo scudo di un piede
di diametro (Figg. 5-6). Gli esemplari bilobati a noi noti non sono generalmente superiori alla dozzina di centimetri, ma avrebbero comunque potuto suggerire un ancile,
vista la miniaturizzazione rituale delle armi propria del mondo laziale. La consistenza, il colore, la superficie metallica della tectite ne completano un aspetto che, in un
mondo povero di materiali quale quello protostorico, non poteva che esser paragonato
al bronzo (sulle tectiti: Povenmire 2003; Kenkmann - Hrz - Deutsch 2005). Spesso
per sono dette cadute dal cielo cose rinvenute in realt sottoterra, dove la caduta le
avrebbe confitte: il caso delle pietre del fulmine, punte o schegge di selce che vengono ritenute punta del fulmine o parte frantumata di esso; in questo caso il mito potrebbe adombrare il reale rinvenimento di uno scudo bilobato, forse appartenente a una
sepoltura (come potrebbe esser avvenuto anche per i miti del Caput Oli e di Tarpea).
Lartefice cui viene affidata la duplicazione degli ancilia, Mamurio Veturio, stato
identificato da alcuni con Morrius, re di Veio, che pure avrebbe istituito i Salii nella
sua citt (Serv., Aen. VIII, 285, vedi da ultimo Torelli 2008, p. 176 s.): lidentificazione appare tuttaltro che certa (Ampolo 1980, p. 174 ss.; Franciosi 1988, p. 261),
ma se fosse corretta avremmo in tale conferimento unulteriore conferma della sudditanza di Roma rispetto allEtruria, visto che il primo maneggio di un pignus imperii
sarebbe stato affidato a un armaiolo etrusco, e questo in un mondo in cui religione,
magia e politica ancora si compenetrano, in cui per un oggetto sacro la collocazione, la
possibilit di manipolarlo o anche solo di toccarlo, il possederlo (anche solo momentaneamente), il vederlo o il menzionarlo, hanno in s un valore assoluto che travalica la
semplice maestria del demiurgo cui loperazione affidata.
42
Colonna 1991, p. 69 ss.; F. Boitani, in Moretti Sgubini 2001, p. 112.
43
NSc 1919, p. 12. Reinach (1908; Reinach 1912, p. 43 ss.) proponeva di vedere allorigine del mito la reale esistenza di un antichissimo trofeo costituito da un

Etruria - Roma

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guerra - fossero presenti nel Lazio e in Etruria prima che in Roma


stessa44.
Di un altro rito pregnante della guerra romana, il trionfo, troviamo la prima chiara rappresentazione in Etruria, nel sarcofago dello Sperandio45, ma anche singoli episodi e immagini tra i pi
noti e simbolici della storia romana, allora come oggi, trovano spiegazione e coerenza solo allargando un loro esame a confronti dambito etrusco-italico o addirittura mediterraneo: cos i pila horatia
non saranno state colonne di una basilica46, ma armi-trofeo in cui la
lancia rinnovava un universo simbolico che rintracciamo dallEtruria allIberia, come nelle celeberrime forche caudine, che ben si comprendono se estendiamo anche al Sannio la prassi e la valenza del
sub hasta vendere47.
Come si passati dunque da un rapporto di dipendenza, o comunque da un orizzonte comune e condiviso tra Roma e le realt vicine, a quella evidente supremazia che porter lUrbe a realizzare il
suo impero, affermandosi prima sulle realt politiche - e militari della penisola, poi sui grandi stati del Mediterraneo? Largomento
del nascere e dello svilupparsi del cosiddetto imperialismo romano
stato oggetto di attente analisi, come ampiamente indagato in tutti
i suoi aspetti materiali e mentali lintero mondo romano; mi permetto comunque di evidenziare alcune zone dombra che, forse per
esser parte di argomenti apparentemente in piena luce - come la
guerra romana - non sono state a mio parere adeguatamente approfondite e contengono forse indizi di un approccio romano alla guerra
diverso rispetto alle realt politiche circostanti, che segner linizio
di una vera e duratura rivoluzione.
Dapprima un dato antropologico e strategico insieme: Roma
prende a non combattere pi guerre rituali, sentite nel mondo antico come normali e inevitabili espansioni dellattivit politico-economitumulo di scudi, Pinza (MAL XV, p. 777) lo metteva in relazione a quello del Caput
Oli, a tradire la presenza di una antica necropoli sul Campidoglio. In effetti il mito,
che parla esplicitamente di una tomba e oscilla tra leroismo e il disonore (Plut.,
Rom. XVIII, 1; Dion. Hal. II, 39-40d; Prop., El. IV, 4) potrebbe esser la traccia fossile
del rinvenimento di una sepoltura sotto scudi, secondo un rito praticato alle porte di
Roma, sia in ambito etrusco (la sopracitata tomba veiente) che laziale (tomba Castel
di Decima 21), tenuto conto anche che in ambedue le deposizioni la copiosa presenza
di monili pu far pensare a una sepoltura femminile. Credo siano in contiguit ideologica con tale pratica funeraria i cinerari coperti da scudo presenti nellEtruria propria
e Padana tra VIII e VII sec. a.C. (Bisenzio, tombe Olmo Bello X e XVI; Vetulonia,
Tomba del Duce e lastre-coperchio a scudo o con scudi incisi; Casal Marittimo, tomba
Casa Nocera G; Verucchio, tombe Lippi 89 e Pegge 16; Bologna, tomba Benacci 490).
44 Cfr. Serv., Aen. VII, 285; Liv. I, 32, 5.
45
Cherici 1993, p. 19.
46
Ball Platner 1929, p. 390 s.
47
Cherici 2007, p. 244 s., con bibl.

164

armando cherici

ca di contatto tra comunit diverse, eventi stagionali che si ripetono


ogni anno a primavera quando i re escono con gli eserciti a battaglia
(2 Samuele XI 1), finalizzati ad acquisizioni di bottino (captivi, praeda, praeda pecoris, come nel citato sarcofago dello Sperandio). In un
momento precoce della sua storia, Roma prosegue la guerra fino ad
acquisizioni certe, soprattutto prende a distinguere la battaglia dalla
guerra: nella Roma delle origini esistono guerre che durano un giorno, lo spazio appunto di una battaglia, ma guerre sono chiamate48.
Distinguere un atto ostile da una serie finalizzata di atti ostili un
fatto non immediatamente percepito nella geografia mentale di una
comunit pre- o protourbana: lo avverte ancora Tacito, che nella sua
accurata analisi dei Germani annota: al di l dei Mattiaci vengono
[] i Catti; [] essi sanno scegliersi dei condottieri, ubbidire ai capi,
mantenere il posto nelle file, cogliere il momento opportuno, frenare
limpeto, distribuire i vari compiti nel corso della giornata, trincerarsi
di notte [] e infine, cosa assai rara e consentita solo alla disciplina
romana, affidarsi pi al comandante che allesercito. La loro forza militare sta nella fanteria, che essi caricano, oltre che di armi, anche di
attrezzi di ferro e di vettovaglie: gli altri popoli paiono andare a battaglia, i Catti alla guerra (Germ.30).
Dal dato socio-antropologico a quello economico: probabile che,
allorigine di uninsistente vocazione militare dellUrbe ci sia anche
un diverso livello di sviluppo economico della societ romana rispetto alle realt confinanti: la tradizione romana e la moderna ricerca
archeologica hanno evidenziato come il primo formarsi dellabitato
sia connesso al controllo dellattraversamento dellIsola Tiberina, e
che gli stessi primi meccanismi di accrescimento e integrazione demici - ratto di donne, diritto di asilo - siano propri di una comunit in cui le attivit primarie sono quelle di un mondo dedito pi al
prelievo che alla produzione, dove il saccheggio, la razzia, base per
leconomia del gruppo49: eloquente la derivazione, in latino, del verbo
populare / populari, indicante appunto lazione del saccheggio, dal
sostantivo populus, la prima e duratura identificazione politica del
corpo civico (in armi).
Dalleconomia alla politica: la guerra un fattore sostanzialmente endemico nel mondo antico pre- o protourbano, ma finisce progres
sivamente per costare troppo a quelle realt sociopolitiche in cui
si sia sviluppata uneconomia diversa da quella del prelievo e della
raccolta: la guerra intralcia il commercio, mette a rischio magazzini e laboratori, pregiudica le coltivazioni di pregio, quelle che non
48
Nocte una audito perfectoque bello Sabino
49 Cfr., tra i tanti possibili, Liv. II, 25.

(Liv. II, 26, 4).

Etruria - Roma

165

danno frutto immediato e richiedono una lunga cura pluriennale50:


una comunit economicamente evoluta, soprattutto urbana, cerca
progressivamente di mantenere la guerra lontana dai propri confini,
e insieme cerca di filtrare laccesso alle armi, sia per non distogliere manodopera alle attivit produttive, sia per mantenere luso delle
armi e della forza in mano alla classe egemone: si pu armare quindi non chi abile alle armi, ma chi abilitato alle armi. Daltronde
per la guerra lunico motore economico che, nellantichit, sia capace di ridistribuire in poco tempo grandi quantit di beni51, secondo
criteri solo parzialmente controllabili dallo stesso vincitore; quindi
un fattore economico che innesca e favorisce la complessit sociale e
politica della comunit che sceglie di praticar la guerra stessa come
sistema, e impone dei meccanismi di controllo nellabilitazione alle
armi che sono tanto pi labili quanto pi la comunit ha esigenza di
fondarsi su un corpo militare necessariamente sempre pi vasto. Da
un lato, quindi, la comunit che mantiene il prelievo, la guerra, tra i
primi fattori economici, denuncia in questo una iniziale arretratezza
socio-economica, dallaltra per pu trovare nella guerra un motore
di sviluppo non solo economico, ma anche socio-politico, che non hanno invece realt urbane che, inizialmente pi progredite, rinunciano
alla guerra come elemento economico fondamentale.
Troviamo indizi di questo e di altro nella prima storia di Roma.
Sia che coinvolga in prima persona tutti gli elementi abili della comunit, sia che divenga appannaggio di un gruppo, la guerra
nellambito di una comunit antica un grande compito sociale ed ha
quindi un ruolo di rilievo nei processi prima di coesione del gruppo, poi di formazione dellentit statale52, processi che regoleranno i
modi, i tempi, le forme duso della forza nei rapporti interni ed esterni53: sono tappe che la storiografia romana sottolinea per i primi re
di Roma, con atti denuncianti una maturit politica particolarmente evoluta, lineare e coltivata nel tempo come nel caso di Numa, che
emancipa la comunit da una condizione di guerra permanente con
la costruzione del tempio di Giano, e del nipote Anco Marcio, che con
i feziali ne codifica la dichiarazione. Se dunque il sorgere di un consapevole concetto di guerra conseguenza e segno del formarsi di
unentit statale54, in questo Roma si mostra precoce e non forse uno
50
51

Cherici 2009.
Weber 1961, p. 674; Chamoux 1963, p. 141 ss.; Austin - Vidal Naquet
1972, pp. 25, 56; Heichelheim 1979, p. 405 s. e passim.
52
Carneiro 1970, p. 733 ss.
53
Weber 1961, II, p. 205.
54 Un punto su cui concorda sia lanalisi storica liberale che quella marxista:
vedi la sintesi in Frankel 1979, con bibl.; Carneiro 1970 vede nellattivit bellica uno
dei motori per la formazione di uno stato. Cfr. anche Aristot., pol. 1291a.

166

armando cherici

stereotipo letterario il ricordo che il primo atto politico di Romolo sia


la divisione della popolazione in contingenti militari (Plut., Rom. 13).
A fronte di ci la documentazione romana non documenta invece per let orientalizzante, arcaica e sub arcaica aspetti che in realt urbane del Vicino Oriente, della Grecia o dellEtruria troviamo
strettamente associati allabilitazione alle armi: caccia, palestra,
simposio. pur vero che il patrimonio iconografico, per Roma, a
lungo estremamente povero, ma nulla trapela in proposito neppure
nella tradizione storica o mitica indigena. Cos sembra esser assente
la caccia ideologizzata quale parte delleducazione, della propedeutica e dellallenamento dellabilitato alle armi, e quindi quale status
symbol di una classe politicamente capiente. Possiamo rintracciarne
tracce nella caccia di Pico, attirato in un bosco da Circe con il fantasma di un cinghiale, ma il racconto appartiene a un ambiente letterario ormai ellenizzato (Ov., Met. XIV, 358 ss.), come per tutti gli
altri possibili esempi: cos per Enea, che caccia il cervo per due volte:
allo sbarco in Africa per nutrire i suoi (Verg. Aen. I, 184 ss.) e poi
con Didone, in una vera caccia reale (Verg., Aen. IV, 120 ss.)55; cos
per Camilla, cacciatrice e guerriera insieme (Aen. XI, 686). Cacciano
i figli di Anco Marcio (Liv. I, 35, 2), ma tale attivit appare acquisitiva, comunque svincolata da unattinenza o un riferimento allesercizio militare.
Il mondo della caccia, inteso come tirocinio guerriero, infatti
lontano dalla pi antica ideologia romana, che giudica esser miglior
guerriero il contadino, che trae dal lavoro manuale e da esercizi fisici utilitaristici - n di caccia, n di palestra - la propria prestanza
fisica: ex agricolis et viri fortissimi et milites strenuissimi gignuntur (Cat., De re rust., praef. 4)56. Uno dei primi nobili romani a impegnarsi nella caccia il filelleno Scipione Emiliano, che la impara
grazie a Lucio Emilio Paolo nelle riserve reali in Macedonia, e tale
attivit lo distingue nettamente dal resto della giovent romana, impegnata semmai nellattivit forense (Pol. XXXII, 15), mentre sono i
greci Demetrio e Polibio a dedicarsi alla caccia al cinghiale nel Circeo (Pol. XXXI, 22). In Cicerone la caccia un piacevole diletto della
vecchiaia (Cic., De sen. XVI, 56), mentre in Sallustio un servile officium (Cat. IV, 1); solo in Orazio lattivit venatoria accostata alla
consumazione del vino e alla guerra, ma le tre attivit sono distinte,
svincolate luna dallaltra, e la prima ormai svolta a mo di scampagnata: il citarle insieme fa pensare a una non compresa suggestione
letteraria (C. I, 1, 23-28).
55 Altri brani in Camporeale 1984, p. 9 ss. (ma riferiti
56
Plut., Cat. IX, 20; cfr. Nicolet 1976, p. 131 ss.

a personaggi etruschi).

167

Etruria - Roma

Il potere evocativo e propedeutico alla guerra della caccia sar


percepibile solo nella societ pienamente ellenizzata della Roma imperiale, quando il principe pu scendere nel circo per cacciare57, e nei
rilievi sulla lorica dellAugusto di Primaporta ai piedi del comandante vittorioso accucciato il cane.
Negli stessi ambienti filelleni che abbiamo visto recepire luso
aristocratico della caccia troviamo laccostamento banchetto - virtus
militare: nel tabernaculum di Tito Quinzio Flaminino le armi pendono alle spalle del console durante il convivio (Liv. XXXIX, 42, 10
s.); Emilio Paolo celebrer la vittoria su Perseo organizzando egli
stesso un magnifico convito, visto che proprio di chi ben organizza
una schiera tremenda, saper organizzare anche un dolce banchetto
(Plut., Mor. 615f).
Ancora delle distinzioni: lesibizione in tempo di pace della panoplia , in Grecia come in Etruria, segno di appartenenza politica,
sia che le armi ornino la sala da banchetto di una eteria, sia che vengano consegnata dalla citt al termine dellefebia, a significare lingresso nella comunit civica58, e Solone segnala infatti il suo autoescludersi dalla comunit appendendo fuori di casa le proprie armi59.
Analogo valore politico hanno in Etruria le armi esibite nelle tombe
individuali o appese nei fregi reali o pittorici delle grandi tombe gentilizie. A Roma sono s documentate armi appese nelle case, ma non
sono quelle, funzionali, attuali, che armeranno il guerriero, sono trofei (Pol. VI, 39): tali sono quelle che, dopo il disastro di Canne, nel
216, faranno accedere al senato 90 ex tribuni della plebe quia spolia
ex hoste fixa domi haberent (Liv. XXIII, 23, 6): a ribadirne il carattere sacrale, una legge ne impediva la rimozione, ove la casa avesse
cambiato proprietario (Plin., Nat. hist. XXXV, 7)60.
Lanalisi delle distinzioni che ho cercato sopra di delineare
cosa particolarmente complessa e forse non scientificamente percorribile, stante anche la diversa natura delle fonti cui possiamo attingere - essenzialmente iconografiche e archeologiche per lEtruria,
storico-letterarie per Roma - in estrema sintesi per, sembra di poter dire che Roma acquisisce - e sa di acquisire - tecniche e prassi
dal mondo circostante, in particolare dallEtruria, ma sembra seguire, da un punto di vista sociale, politico, economico, culturale, una
propria strada, in cui il suo nascere e permanere come societ guerriera61 consente quel solido dinamismo interno che la manualistica
57
Maurin 1984, p. 108 s.
58
Aischin., Ctesif. 154; Arist., Ath. pol. XLII, 4.
59
Arist., Ath. pol. XIV:2; Plut., Sol. 30.
60 Cfr. Mora 1999, p. 145.
61
Hopkins 1978, Harris 1979, Cornell 1988, p.

89.

168

armando cherici

riassume nella secolare lotta tra patrizi e plebei e che verte proprio
sul rapporto tra abilitazione militare e capienza politica. Gi con
Tarquinio Prisco e quindi con Servio Tullio ci sono i segni di un progressivo allontanarsi della gestione del potere politico-militare dalle
logiche dei buoni che prevalgono nelle altre societ urbane contemporanee: i figli di Anco Marcio, di sangue reale in quanto discendenti
diretti di Numa Pompilio, cercano di contrastare lascesa di Servio
Tullio in quanto circa cento anni dopo che in quella stessa citt Romolo, nato da un dio e dio egli stesso, aveva tenuto il regno finch
era rimasto al mondo, ora quel regno lavrebbe avuto uno schiavo
nato da una schiava (Liv. I, 40, 3), e Servio infatti sancir laccesso alla milizia, e quindi alla piena capienza politica, non su criteri
di nascita o di appartenenza, ma su basi censuarie. Se nel 504 limmisione di Appio Claudio nel Senato e lintegrazione dei suoi clienti
un segno della vitalit dellordinamento gentilizio, poco dopo, nel
477, la disfatta dei Fabii al Cremera e lenfasi con cui la storiografia
romana segna la fine di un bellum privatum62, sono segnali del lento sgretolarsi a Roma delle prerogative oligarchiche e gentilizie63. A
Roma, necessitata dai meccanismi dellimpegno militare delineati in
apertura, lintegrazione politica e sociale si compone con una precoce
e progressiva adesione di fasce sempre pi ampie di popolazione allo
sforzo bellico e quindi alla partecipazione allo stato64. Un cammino
secolare che scardina le roccaforti gentilizie aprendo dapprima un
accesso al potere politico-militare attraverso lespediente dei tribuni
militum consulari potestate (gi allinizio del V sec.), quindi abbatte
nel divieto di matrimonio il massimo baluardo della societ gentilizia con la Lex Canuleia del 44565 e - passando per le Licinie-Sestie
del 367 - si conclude nel 300 con la Lex Ogulnia. Parallelamente
lesercito pu evolversi dalla scarsa malleabilit e dalla scarsa base
numerica della classis clipeata serviana (probabilmente una fanteria
pesante di linea), per aprirsi alla turba scutatorum di una sempre
pi duttile formazione manipolare, basata su diverse abilit militari
e abilitazioni politiche66.
LEtruria in questo rimane indietro rispetto a Roma: limmagine
di tale gap politico-militare ricostruibile combinando fonti archeolo62
Torelli 1988, p. 245 s.
63 Vedi da ultimo Richard 1990, con
64
Eloquente in merito, e meritevole

bibl.
di una specifica trattazione, il lungo brano di Aulo Gellio, Noct. Att. XVI, 10, finora poco valorizzato dalla storiografia.
65 Anche se la gentis enuptio, il matrimonio al di fuori della gens, richiede
una specifica autorizzazione ancora nel 186, quando ne abbiamo notizia per una liberta.
66 Sulla distinzione oplologica, tattica e politica clipeus / scutum: Cherici
2007.

Etruria - Roma

169

giche e fonti storico-letterarie in merito al contatto tra lUrbe e Volsinii, una delle citt etrusche che, nellarcaismo, aveva maggiormente
tratto profitto da una vitalit economica e politica che aveva tra laltro
portato a fenomeni politico-economici eclatanti, quali le necropoli pianificate e normate del Crocifisso del Tufo e della Cannicella.
Nel 310 a.C., pochi anni dopo la sepoltura del guerriero della
tomba di Settecamini, espressione di una lite ormai esterna alla
citt, che si riconosce ancora nella panoplia clipeata e nel simposio,
il console Fabio Rulliano varca la Selva Cimina e scende in territorio volsiniese dove trova ad affrontarlo tumultuariae agrestium
Etruscorum cohortes, repente a principibus regionis eius concitatae
(Liv. IX, 36, 12)67. I principes della regione, gli oligarchi che possiamo immaginare ben rappresentati dal guerriero pesantemente
armato di Settecamini, non possono contrastare i manipoli romani con la vecchia fanteria di linea, oppongono quindi a Roma delle
forze che Livio definisce con un termine specifico, relativo a un ben
preciso istituto dellordinamento militare romano: la militia tumultuaria, una forma di arruolamento extra ordinem che, sulla base
dellurgenza, non costituisce presupposto per adire a diritti politici.
Gli arruolamenti di tipo tumultuario per, se salvano al momento il
sistema politico-militare egemone, allontanando un pericolo esterno, finiscono col rendere consapevoli della propria forza le militiae
tumultuariae stesse. A Roma il tumultus, adottato nellambito del
sistema censuario serviano, sar uno dei probabili fattori che determinaranno il progressivo abbassamento della soglia di censo dellultima classe, allargando di fatto il corpo civico68. Non sappiamo cosa
accade a Volsinii, certo il progressivo degenerare dellantico sistema politico - che porter la citt alla catastrofe del 264- segnato
proprio dalla conquista, da parte delle classi subalterne, di un ruolo
sempre maggiore nellordinamento militare (Zon. VIII 7, D). Da tale
posizione si penetrer nel vivo delle strutture politiche69 o parapolitiche70 dello stato oligarchico, fino ad assumere in esse una posizione egemone71, o porle al bando72. Si giunger infine a penetrare
67 La narrazione liviana della guerra del 311-308 stata giudicata confusa da
certa storiografia, lo Harris (p. 49 ss.) la riporta nella verosimiglianza storica, accennando anche al fatto che Livio si serve con attenzione di pi di una fonte, marcandone
le discrepanze.
68
Gabba 1973, p. 11 ss.
69
Primum admodum pauci senatorium ordinem intrare ausi ricorda Val.
Max. IX, 1 ext. 2; cfr. Zon. VIII, 7, D; Auct., vir. ill. XXXVI, 1.
70
Vulsinienses [] cum [] servos suos [] conviviis allegarent (Oros. IV,
5, 3), cfr. anche Hist. Misc. II, 23.
71
Mox universam rem publicam occupaverent (Val. Max., l.c.).
72
Convivia coetusque ingenuorum fieri vetabant (Val. Max., l.c.): evidente
come siano state smantellate quelle forme di aggregazione politica, quali il simposio,

170

armando cherici

nel vivo dei meccanismi pi delicati ed essenziali del sistema gentilizio: manipolando o liberalizzando le successioni testamentarie73 e
ottenendo infine lo ius connubii74, in significativo ritardo rispetto a
Roma (ove la Lex Canuleia del 445).
La realt romana riesce dunque a mediare nel tempo lallargamento del corpo civico, in una lotta aspra che non giunge mai a una
insanabile spaccatura; questo non avviene a Volsinii, ove infatti i
principes che invocano nel 264 lintervento di Roma determinano la
distruzione della compagine urbana che avevano da tempo abbandonato75.
Mentre Roma si dota di un esercito basato su turbae scutatorum, lEtruria continua a esibire i clipei anche nellimmaginario del
guerriero delle et pi tarde, quando nel repertorio delle urnette di
et ellenistica ha lassoluto dominio della scena il tondo scudo oplitico, mentre lo scutum - arma pi moderna e popolare, che Roma ha
adottato e inserito nelliconografia ufficiale - continua a distinguere
i barbari. Alle soglie della romanizzazione, nelle urnette chiusine a
stampo con il mito del Demone dellaratro - il cui legame con i coevi
fermenti sociali stato da tempo proposto - luomo inerme brandisce
laratro contro guerrieri soccombenti, clipeati.

aliene dalle possibilit e dai costumi della nuova classe egemone, oltre che non consone al nuovo, pi vasto, quadro politico.
73
Testamenta ad arbitrium suum scribi iubebant (Val. Max., l.c.); sono
ovviamente i vincoli testamentari, uniti a quelli matrimoniali, le difese pi rigorose
dellinaccessibilit di una casta.
74 I servi filias (?) dominorum in matrimonium ducebant (Val. Max. IX,
1ext. 2); Oros. IV, 5, 3. In generale sulle fonti relative a Oinarea /Volsinii per i fatti
del 265-264 vedi Heurgon 1974. Concordo con Torelli 1981 (p. 257 s.) nel collocare i
fatti in esame allinizio del III sec. a.C.
75 Vedi Heurgon 1957, p. 70.

Etruria - Roma

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174

armando cherici

Fig. 1 - Quinario di Giulio Cesare,


verso: trofeo con ancile.

Fig. 3 - Tectite discoidale.

Fig. 2 - Tectite bilobata.

Etruria - Roma

Fig. 4 - Tectite discoidale.

175

Fig. 5 - La pietra nera de La


Mecca: notare la superficie metallica e la concavit della tectite.

Fig. 6 - Maometto con la pietra nera de La Mecca, notare le dimensioni e la


forma discoidale della tectite. Da Rashid Al-Din, Jami Al-Tawarikh, 1315;
Edinburgh, Biblioteca dellUniversit.

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