Professional Documents
Culture Documents
RL (811) A 99
Facolt di Ingegneria
Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione
Universit di Pisa
RL 811 A (99)
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Ringraziamenti
Gli Autori desiderano ringraziare tutti coloro che hanno contribuito, in diversa maniera, ed
incoraggiato il presente lavoro di sistematizzazione ed ampliamento degli appunti delle lezioni di
Impianti Nucleari tenute dal Prof. Bruno Guerrini presso la Facolt di Ingegneria
dellUniversit di Pisa. In particolare, si ringraziano gli ingg. Walter Ambrosini, Marco Barlettani
ed Antonio Manfredini per il prezioso lavoro di revisione della versione iniziale di queste dispense.
Un particolare ringraziamento va alling. Paolo Di Marco per il contributo notevole alla parti
relative ai cicli delle macchine termiche ed al moto di un fluido nei condotti.
Un grazie anche ai ns. Studenti, per la costante attenzione con cui hanno seguito la nascita e lo
sviluppo di questo lavoro, testimoniata dai contributi estratti dalle tesine da Essi elaborate
allinterno del Corso e dalle segnalazioni, sempre benvenute, di errori od omissioni inevitabilmente
presenti. E a Loro che questo notevole sforzo dedicato, come aiuto alla loro preparazione
professionale nel campo dellingegneria nucleare.
Bruno Guerrini
Sandro Paci
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
1. INDICE
1.
INDICE .................................................................................................................................. 5
1.1 Elenco delle Figure........................................................................................................... 11
1.2 Elenco delle Tabelle ......................................................................................................... 15
1.3 Abbreviazioni................................................................................................................... 17
2.
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
3.
RL (811) A 99
4.
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
6.
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
6.4.1.1 Trasmissione di Calore per Convezione con Fluidi ad Elevata Conducibilit Termica195
6.4.2 Radioattivit del Sodio...............................................................................................199
6.4.3 Compatibilit del Sodio con i Materiali Strutturali ......................................................201
6.4.4 Reazione tra il Sodio e lAria .....................................................................................203
6.4.5 Reazione tra il Sodio e lAcqua ..................................................................................203
6.4.6 Effetti dellIrraggiamento Neutronico sui Materiali Impiegati nei Reattori Veloci .......204
6.5 Sviluppo dei Reattori Nucleari a Neutroni Veloci.........................................................206
6.5.1 Disposizione Impiantistica..........................................................................................206
6.5.2 Struttura del Nocciolo................................................................................................209
6.5.3 Elementi di Combustibile per i LMFBR......................................................................211
6.6 Evoluzione della Filiera ..................................................................................................212
6.7 Il Programma Nucleare Giapponese..............................................................................226
6.8 MONJU FBR..................................................................................................................229
6.8.1 Il Nocciolo del Reattore.............................................................................................230
6.8.2 Il Circuito di Refrigerazione Primario.........................................................................234
6.8.3 Il Circuito di Refrigerazione Secondario.....................................................................238
6.8.3.1 Il Generatore di Vapore ........................................................................................238
6.8.4 Il Sistema di Contenimento ........................................................................................240
6.8.5 LIncidente di Perdita di Sodio...................................................................................242
6.8.5.1 Cronologia degli Eventi.........................................................................................243
6.8.5.2 Le Cause dellIncidente.........................................................................................244
6.8.5.3 Danni Risultanti dalla Perdita di Sodio...................................................................246
6.8.5.4 Gestione dellIncidente..........................................................................................248
7.
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
10
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
11
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
13
Impianti Nucleari
14
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
15
Impianti Nucleari
16
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
1.3 Abbreviazioni
AEC
AGR
AM
ANS
ATR
BHW
BLWHW
BWR
CANDU
CBUF
CCI
CFR
CSNI
DBA
DCC
DH
DCH
DDT
DF
DNBR
EBWR
ECCS
EDF
EPR
FA
FBR
FP
GCHW
GCR
GE
GRS
GV
HM
HP
HPME
HTGR
HWR
IHX
KfK
LACE
LB LOCA
LMFBR
LOCA
LP
LVRF
LWR
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
Magnox
MCCI
MCHFR
MCPR
MFCI
MOX
MTC
MTR
Nc
Nm
NPP
NPSH
NRC
OCHW
OCOM
OECD
OMR
PCI
PEC
PHW
PHWHW
PNC
PORV
PSA
PWR
RCCA
RCS
RIA
RN
RPV
RSM
SA
SAM
SB LOCA
SFD
SG
SKB
SRV
ST
THTR
Tc
Tm
18
RL (811) A 99
Magnesium no oxidation
Molten Core Concrete Interaction
Minimum Critical Heat Flux Ratio
Minimum Critical Power Ratio
Molten Fuel Concrete Interaction
Mixed Oxide Fuel
Moderator Temperature Coefficient
Material Testing Reactor
Nuclei di combustibile per unit di volume
Nuclei di moderatore per unit di volume
Nuclear Power Plant
Net Positive Suction Head
Nuclear Reactor Commission
Organic Cooled Heavy Water moderated
Optimized CO-Milling
Organization for Economic Cooperation and Development
Over Moderated Reactor
Pellet Cladding Interaction
Prova Elementi Combustibile
Pressurized Heavy Water
Pressurized Heavy Water cooled Heavy Water moderated
Power Reactor and Nuclear Fuel Development Corporation
Power Operated Relief Valve
Probabilistic Safety Analysis
Pressurised Water Reactor
Rod Cluster Control Assembly
Reactor Coolant System
Reactivity Initiated Accident
Radio Nuclide
Reactor Pressure Vessel
Reactivity Margin Shutdown
Severe Accident
Sub Assembly Management
Small Break Loss Of Coolant Accident
Severe Fuel Damage
Steam Generator
Swedish Nuclear Fuel and Waste Management Company
Safety and Release Valve
Source Term
Thorium High Temperature Reactor
Temperatura del combustibile
Temperatura del moderatore
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
19
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Questo tipo di reattore costituisce la filiera pi affermata nel mondo. A parte i reattori impiegati per
la propulsione navale, il numero delle unit elettronucleari PWR in esercizio al settembre 1989 in 20
diversi Paesi era pari a 233 con una potenza complessiva di oltre 195,000. MWe. A questa si devono
aggiungere altre 95 centrali in costruzione con una potenza complessiva di circa 89,000. MWe. Alla
data suddetta, la potenza delle centrali PWR in esercizio o in costruzione rappresentava nel
complesso oltre il 65% della potenza elettronucleare.
2.2 Evoluzione dei Reattori ad Acqua in Pressione
Nella Tabella 2.3 sono riportate le principali caratteristiche di tre reattori PWR appartenenti a fasi
successive di sviluppo della filiera.
Un semplice esame di dati riportati nella tabella pu fornire una prima indicazione dello sviluppo di
questa filiera. Si pu in primo luogo constatare che non si sono avute nel tempo modifiche di rilievo
paragonabili a quelle manifestatesi per le altre filiere. Le scelte di fondo inizialmente adottate sono
state mantenute e la disposizione generale dellimpianto rimasta praticamente inalterata.
A partire dalla centrale di Trino Vercellese, tutti gli impianti successivi presentano le caratteristiche
seguenti:
impiego di UO2 arricchito con combustibile;
impiego delle leghe di zirconio, come materiale utilizzato per la costruzione delle guaine;
adozione del controllo chimico;
adozione di barre di controllo del tipo rod cluster;
impiego di pompe di circolazione a tenuta meccanica a perdite controllate;
adozione di un ciclo del combustibile con ricambio a zone e shuffling radiale degli elementi.
Nello sviluppo della filiera sono stati naturalmente apportate continue modificazioni migliorative,
suggerite anche da risultati di un esercizio che si andavano acquisendo. Tra questi si possono
ricordare:
un continuo innalzamento delle caratteristiche del vapore prodotto, con conseguente aumento del
rendimento del ciclo termico. A tale fine stato necessario aumentare la temperatura del
refrigerante alluscita dal reattore, cosa che stata peraltro possibile con incrementi relativamente
modesti della pressione di esercizio del circuito primario, conseguentemente alla accettabilit
dellebollizione nucleata del fluido allinterno dei canali;
un costante aumento del burn-up medio allo scarico, che passato da circa 12,000. MWd/t nei
primi impianti a oltre 35,000. MWd/t negli impianti pi recenti. Ci stato reso possibile dal
progressivo sviluppo della tecnologia di fabbricazione degli elementi del combustibile;
un continuo aumento della potenza installata in ciascuna unit, che passata da circa 200. MWe a
circa 1,000. MWe, fino a raggiungere 1,475. MWe nellultimo impianto Framatome. Tali aumenti
(che si sono avuti in altre filiere ed anche nelle stesse centrali termoelettriche convenzionali) che
comportano una sensibile riduzione del costo di impianto per unit di potenza installata, sono stati
in effetti possibili a causa della crescente domanda di energia elettrica, con conseguente richiesto
potenziamento delle reti che, per le loro caratteristiche, giustificano pienamente in molti Paesi la
presenza di unit di produzione di elevata potenza;
un costante adeguamento dei sistemi di emergenza (con particolare riferimento a quelli per la
refrigerazione del nocciolo) alla evoluzione delle normative di sicurezza, predisposte dagli Enti di
controllo tenendo conto dei risultati delle ricerche svolte e di quelli derivanti dallesercizio degli
impianti esistenti;
20
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
21
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
surriscaldamenti delle guaine che avrebbero potuto avere serie conseguenze sul comportamento
dellelemento;
c) il coefficiente di temperatura del moderatore, pur diminuendo in valore assoluto allaumentare
della concentrazione di veleni, rimane negativo fino a concentrazioni di circa 2,000. 2,500. ppm.
A proposito di quanto riportato al punto c), si deve ricordare che la stabilit intrinseca dei PWR
sostanzialmente garantita dal coefficiente negativo di temperatura del combustibile. Il coefficiente di
temperatura del moderatore ha invece importanza fondamentale per la regolazione automatica
dellimpianto e contribuisce, se negativo, alla stabilit intrinseca del reattore. Se questultimo
coefficiente positivo od anche negativo, ma molto piccolo in valore assoluto, la regolazione
automatica dellimpianto non potr essere ottenuta senza lazionamento delle barre di controllo.
In effetti negli impianti attuali nei quali vengono impiegati elementi di combustibile che consentono il
raggiungimento di burn-up medio allo scarico superiori a 30,000. MWd/t, la concentrazione di acido
borico o di sali di boro allinizio della vita pu raggiungere valori tali da rendere sicuramente positivo
il coefficiente di reattivit del moderatore. Per questo motivo stato necessario modificare il tipo di
regolazione inizialmente adottato. Nei primi impianti, infatti, la regolazione veniva realizzata
mantenendo sostanzialmente costante la temperatura media del fluido primario. Se per esempio, si ha
un aumento della richiesta del carico, il regolatore di macchina provvede ad aumentare il grado di
apertura della valvola di ammissione del vapore in turbina; la maggiore quantit di calore ceduta nel
generatore di vapore dal fluido primario a quello secondario, provoca un abbassamento della
temperatura del fluido primario alluscita del generatore e, quindi, della temperatura del fluido stesso
allingresso del nocciolo del reattore. Il conseguente abbassamento della temperatura media del
refrigerante-moderatore del nocciolo determina, se il coefficiente di temperatura del moderatore
negativo una inserzione di reattivit e, quindi, un aumento della potenza. Il transitorio ha termine
quando, in relazione allincremento della potenza, la temperatura media del moderatore nel nocciolo
tornata al valore che essa aveva prima dellinizio dello stesso.
In effetti la temperatura media finale rimane un po' inferiore a quella iniziale per compensare le
variazioni negative di reattivit connesse con laumento della temperatura del combustibile e della
concentrazione dello Xeno (ambedue queste grandezze sono, come noto, funzione della potenza
termica del nocciolo).
Operando nel modo suddetto quindi possibile variare la potenza dellimpianto senza intervento
delle barre di controllo.
Questo tipo di regolazione, particolarmente favorevole per la parte nucleare dellimpianto, invece
penalizzante per la turbina che viene alimentata con vapore con caratteristiche termodinamiche
variabili al variare del carico; la pressione e, quindi, la temperatura (nel caso del vapore saturo) del
vapore prodotto diminuisce allaumentare del carico (Figura 2.1).
Come riportato nella figura suddetta, le curve di raffreddamento del fluido primario possono essere
rappresentate da rette appartenenti ad un fascio con centro nel punto A.
Dallesame della stessa figura emerge anche che sarebbe possibile mantenere costante la pressione
del vapore al variare della potenza. Ci richiederebbe per una variazione della temperatura
dellacqua di alimento in funzione del carico, con conseguente modifica del rendimento del ciclo di
trasformazione. Allaumentare del carico, per esempio, dovrebbe diminuire la temperatura dellacqua
di alimento, ma in tal modo sarebbe aumentata la quantit di calore ceduta al fluido secondario a
temperatura variabile e, comunque, inferiore a quella massima del fluido stesso. Ci porterebbe
inevitabilmente, come noto, ad un abbassamento del rendimento del ciclo.
Poich, come stato prima accennato, il coefficiente di temperatura del moderatore nei PWR della
generazione attuale positivo ad inizio vita e tale rimane, anche se con valore continuamente
22
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
decrescente, per un non trascurabile intervallo della vita stessa, questo tipo di regolazione non pi
possibile.
Dovendosi fare ricorso comunque allintervento delle barre di controllo, potrebbe essere preso in
considerazione il tipo di regolazione a pressione costante del vapore (Figura 2.2).
In questo caso le curve di raffreddamento del fluido primario sono rappresentabili con rette
appartenenti ad un fascio avente il centro nel punto B. Ci porterebbe inevitabilmente ad una
variazione della temperatura media del fluido primario alla fine del transitorio. La conseguente
variazione di reattivit dovrebbe essere compensata con lo spostamento delle barre di controllo.
Questo tipo di regolazione, particolarmente gradito per il gruppo turbogeneratore, sarebbe per
particolarmente penalizzante per la parte nucleare, richiedendo spostamenti delle barre di controllo di
entit rilevante, essendo tale la variazione della temperatura del fluido primario.
Tenendo presente quanto sopra, il tipo di regolazione adottato quello indicato nella Figura 2.3. Le
curve di raffreddamento del fluido primario sono rappresentabili con rette appartenenti ad un fascio
con centro in un punto C intermedio tra quelli A e B indicati nelle figure precedenti. La temperatura
media del fluido primario non rimane costante, ma la sua variazione minore rispetto a quella che si
avrebbe con il tipo di regolazione a pressione costante del vapore; la pressione del vapore non rimane
costante, ma la sua variazione in funzione del carico minore di quella che si avrebbe con il tipo di
regolazione a temperatura costante del fluido primario.
Come stato prima accennato, labbandono del sistema automatico di regolazione a temperatura
media costante del fluido primario stato imposto dalla modificazione del coefficiente di temperatura
del moderatore provocata dalladozione del controllo chimico. E per abbastanza probabile che,
indipendentemente da ci, si sarebbe comunque arrivati a questa nuova soluzione, risultando il tipo
di regolazione prima indicato troppo penalizzante per il sistema turbogeneratore. I problemi relativi
alla regolazione degli impianti nucleari saranno comunque trattati in dettaglio in altri insegnamenti
specifici.
2.3 Schema di Impianto
I reattori ad acqua in pressione sono, come noto, reattori termici, eterogenei, moderati e refrigerati
con acqua che, attraversando il nocciolo, non soggetta a cambiamento di fase. Ci comporta, in
primo luogo, ladozione di un ciclo indiretto, con produzione di vapore nei generatori di vapore
anzich direttamente nel recipiente in pressione.
Per evitare ebollizione del fluido primario, questo deve essere portato e mantenuto ad una pressione
superiore alla tensione di vapore relativa alla sua massima temperatura. A tal fine, uno dei rami del
circuito primario del reattore collegato ad un sistema di pressurizzazione (pressurizzatore), il cui
funzionamento illustrato nellappendice A.
La necessit di ottenere vapore con caratteristiche termiche sufficientemente elevate (pv 7. MPa;
Tv 285. C) per consentire una accettabile utilizzazione industriale del calore prodotto impone,
anche in considerazione della inevitabile degradazione del calore stesso nel trasferimento del fluido
primario a quello secondario, di operare il circuito primario a pressioni molto elevate (15. 16.
MPa).
Nel generatore di vapore, la minima differenza di temperatura tra fluido primario e secondario
(pinch-point) di circa 10. C. Ci richiede che la temperatura di ingresso del fluido primario nel
generatore, praticamente uguale alla massima temperatura del fluido stesso, sia pari a circa 335. C
(50. C. al di sopra della temperatura del vapore prodotto), cui consegue una tensione di vapore di
14. MPa. Nel nocciolo si mantiene un margine di sottoraffreddamento intorno a 10. C in modo da
Parte II A: Filiere
23
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
evitare ebollizione di massa, pur ammettendo fenomeni di ebollizione locale di tipo nucleato nelle
zone pi calde.
Nella Figura 2.4 riportato lo schema funzionale di PWR, nel quale per semplicit indicato un solo
circuito primario di refrigerazione anche se, come noto, il numero di tali circuiti, sempre maggiore
di uno, generalmente compreso tra due e quattro.
Lacqua di refrigerazione, immessa nella parte superiore del vessel (punto 1), attraversa con flusso
discendente la cavit anulare compresa tra la parete interna del vessel stesso ed il barrel prima di
essere avviata allingresso del nocciolo. Attraversa quindi il nocciolo stesso in deflusso ascendente
(up flow) refrigerando le barrette degli elementi di combustibile con conseguente aumento della
propria entalpia, ma mantenendosi comunque in condizioni di sottoraffreddamento. Fuoriesce infine
dal vessel (punto 2) e viene avviata al generatore di vapore (punto 3) ove, passando allinterno dei
tubi del fascio tubiero, cede calore al fluido (acqua-vapore) secondario. La diminuzione della
temperatura dellacqua primaria nel generatore di vapore (praticamente uguale allaumento della
temperatura della stessa nellattraversamento del nocciolo) pari a circa 30. 40. C. Lacqua
primaria ritorna quindi nel recipiente in pressione, chiudendo il proprio ciclo. La pompa di
circolazione installata nel circuito a valle del generatore garantisce la portata sufficiente per
assicurare le condizioni fluidodinamiche necessarie per la corretta refrigerazione del nocciolo. Come
stato prima detto, uno dei circuiti primari collegato al pressurizzatore. Il vapore prodotto
inviato alla turbina e, alluscita di questa, al condensatore. Lacqua, estratta dal condensatore, dopo
essere stata opportunamente preriscaldata, torna al generatore di vapore. Per semplicit non sono
stati riportati nello schema le componenti utilizzate per il miglioramento del rendimento del ciclo
termodinamico e per il corretto funzionamento della turbina (per esempio: surriscaldatori, separatori
di condensa, preriscaldatori rigenerativi dellacqua di alimento).
2.4 Disposizione dellImpianto
La centrale costituita da una o pi unit di produzione; ciascuna di queste unit comprende: lisola
nucleare, la parte convenzionale ed i sistemi per la refrigerazione, ecc. In edifici annessi alla centrale
trovano posto: laboratori, officine, servizi amministrativi, centro di informazione, ecc.
24
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
25
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Contenitore primario
Diametro interno
Spessore
43.80 m
1.20 m
Altezza massima
59.16 m
Volume interno
78,000. m3
Contenitore secondario
Spessore
0.55 m
Tabella 2.1: Dati relativi al sistema di contenimento Framatome N4.
26
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
stesso. La velocit del refrigerante nel nocciolo pari a circa 3. 4. m/s e laumento della sua
temperatura nellattraversamento del nocciolo medesimo pari a circa 30. 40. C.
Le barre di controllo assolvono, essenzialmente, alle seguenti funzioni:
controllo delle variazioni di reattivit a breve termine;
adeguamento della potenza dellimpianto alle richieste della rete;
spegnimento rapido del reattore.
Ciascuna barra costituita da un gruppo di barrette, aventi approssimativamente le stesse dimensioni
delle barrette di combustibile, appese ad una struttura di collegamento a forma di ragno (spider)
accoppiata ad un asta. Questultima pu essere spostata in direzione verticale attraverso il proprio
meccanismo di comando a martinetto magnetico, montato sulla testa del vessel. La reattivit viene
variata mediante estrazione o inserzione controllata della barra del nocciolo. Le barrette scorrono
allinterno dei tubi guida che fanno parte integrante dello stesso elemento di combustibile. Per lo
spegnimento rapido del reattore sufficiente disattivare i tre gruppi di spire del meccanismo di
comando. In queste condizioni linserimento della barra affidato soltanto alla gravit.
La compensazione della reattivit a medio e lungo termine viene operato nella prima carica
utilizzando veleni bruciabili, oltre che, naturalmente, variando la concentrazione del veleno (acido
borico) in soluzione del moderatore.
Nella Figura 2.6 riportata in forma schematica la sezione trasversale di un reattore PWR.
2.5.2 Elemento di combustibile
Lelemento di combustibile formato da un insieme di barrette, ciascuna delle quali costituita da un
tubo in Zircaloy-4 (guaina), chiuso alle due estremit con tappi saldati, contenente pastiglie di UO2 a
relativamente basso arricchimento ( 3%). Le pastiglie, com noto, sono ottenute per
sinterizzazione di polveri di UO2 di diversa granulometria, dopo pressatura a freddo. La densit
iniziale delle pastiglie pari a circa il 95% di quella teorica. Le facce delle pastiglie presentano un
incavo (dishing) che consente alle stesse di seguire la maggiore espansione assiale della parte
centrale, mantenendo il contatto tra loro nella parte pi esterna dove pi bassa la temperatura.
Nella zona superiore della barretta lasciato un volume libero, non occupato dalle pastiglie (gas
plenum) per la raccolta dei gas di fissione rilasciati dal combustibile durante il funzionamento. Il
volume del plenum pari a circa il 5% del volume complessivo della barretta. Per ridurre la
temperatura, e quindi la pressione dei gas del plenum, si soliti inserire al termine della colonna
attiva una pastiglia di materiale non fissile, per esempio, allumina sinterizzata. Una molla elicoidale
collocata tra questultima pastiglia e la faccia inferiore del tappo superiore per mantenere il
posizionamento delle pellets durante il trasporto dellelemento.
Il collegamento tra le pastiglie e la guaina del tipo free standing; la sola guaina deve essere
pertanto in grado di sopportare i carichi derivanti dalla differenza di pressione tra il fluido primario
ed i gas in essa contenuti. Per ridurre tale differenza che, allinizio della vita, risulterebbe
particolarmente elevata (circa 160. kg/cm2), le barrette vengono riempite durante il processo di
fabbricazione con elio a pressione relativamente elevata (20. 30. kg/cm2). Ci consente, peraltro,
di verificare con certezza e semplicit il grado di tenuta della guaina dopo la costruzione.
Lelemento di combustibile attualmente costituito, nella maggior parte dei casi, da 264 barrette
combustibili disposte secondo un reticolo a passo quadrato 17 x 17. Le altre posizioni sono occupate
da: 24 tubi in Zircaloy-4 per la guida delle barre di controllo; 1 tubo centrale per lalloggiamento del
sistema di strumentazione del nocciolo.
Parte II A: Filiere
27
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
29
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Lacqua primaria entra ed esce attraverso i bocchelli situati nella testa, dopo essere passata
allinterno dei tubi del fascio.
Lacqua di alimento entra nel generatore da un bocchello disposto al di sopra dei tubi e scorre verso
il basso nellintercapedine compresa tra il mantello e linvolucro dei tubi, mescolandosi con lacqua
di ricircolo proveniente dai separatori di vapore. Nella parte bassa del generatore, immediatamente al
di sopra della piastra, lacqua secondaria avviata radialmente nella zona contenente il fascio
tubiero; sale quindi attraverso il fascio e, in uscita da questo, la miscela di acqua e vapore avviata al
separatore di vapore. Il vapore passa quindi negli essiccatori e fuoriesce dal generatore attraverso il
bocchello situato sul coperchio. Lacqua in uscita dal separatore ricircola allinterno del generatore,
mescolandosi con quella di alimento. Il vapore in uscita dal generatore ha un titolo non inferiore al
99,75%.
Il mantello e la testa del generatore sono realizzati in acciaio al carbonio debolmente legato. La
superficie interna della testa, a contatto con il fluido primario placcata con acciaio inossidabile. La
piastra tubiera ed i tubi sono di inconel, mentre le piastre guida dei tubi sono realizzate in acciaio
inossidabile.
Nella seguente Tabella 2.2 sono riportate, a titolo di esempio, le principali caratteristiche di un
generatore di vapore di una unit PWR da 1,300. MWe, dotata di 4 circuiti primari. Nella Figura 2.8
rappresentato in forma schematica il generatore di vapore di un PWR.
Dati geometrici:
Altezza complessiva
22.138 m
4.826 m
3.374 m
110. mm
3.800 m
605. mm
5,342
19.05 mm
1.09 mm
Sistema primario:
Dati di progetto:
2
Pressione
172. kg/cm
Temperatura
342. C
Dati di esercizio:
2
Pressione allingresso
155. kg/cm
Temperatura di ingresso
328. C
Temperatura di uscita
293. C
Perdite di carico
2.56 kg/cm
Portata
22,300. m /h
Parte II A: Filiere
31
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Acqua di alimento:
2
Pressione
72.5 kg/cm
Temperatura
230.C
Sistema secondario:
Dati di progetto:
2
Pressione
89.5 kg/cm
Temperatura
316. C
Dati di esercizio:
2
Pressione
71.5 kg/cm
Temperatura
289. C
Portata
537. kg/s
Titolo
99.75%
32
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
La disposizione della tubazione ed i sistemi di vincolo delle grosse componenti dalla stessa collegati
devono consentire adeguata flessibilit al circuito, in modo da contenere nei limiti accettabili le
sollecitazioni di origine termica durante i transitori operazionali.
Opportuni sistemi di vincolo aggiuntivi sono predisposti per limitare, senza comprometterne la
flessibilit, da un lato, le sollecitazioni dinamiche conseguenti al sisma (smorzatori dinamici) e,
dallaltro, gli spostamenti dei tratti della tubazione in corrispondenza ad una eventuale ipotizzata
tranciatura della stessa (pipe whip restraints). A questo proposito si ricorda che gli spostamenti
ammissibili devono essere sufficientemente piccoli da evitare danneggiamenti ai sistemi di protezione
o di sicurezza.
2.5.4.5 Sistemi Ausiliari dellIsola Nucleare e Sistemi di Sicurezza
Nel Paragrafo 2.6 sono sommariamente illustrati i principali sistemi ausiliari della sezione nucleare ed
i sistemi di sicurezza di un PWR (EDF 1,300. MWe). I sistemi suddetti non differiscono
sostanzialmente da quelli adottati in altri reattori della stessa filiera. Nella Tabella 2.4 le
caratteristiche principali del PWR EdF sono confrontate con quelle del reattore AP-600.
T
T'2
T2
A
Tm=T'm
T1
T'1
p = p''
v v
p'
v
Ta=T'a
T''a
x
Figura 2.1: Regolazione a temperatura media, Tm, costante.
Parte II A: Filiere
33
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
T
T'2
T2
T'm
Tm
B
T1
T'1
p = p'
v v
Ta=T'a
x
Figura 2.2: Regolazione a pressione costante del vapore.
34
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
T
T'2
T2
T'm
Tm
C
T1
T'1
p
v
p'
v
Ta=T'a
x
Figura 2.3: Regolazione con variazione di Tm e di pv.
Parte II A: Filiere
35
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Pressurizzatore
VS
P
3
Turbina
Core
Generatore
di vapore
L
Condensatore
PC
Pcv
VA
PA
Vcv
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Standby Diesel
Generator Set
Turbine Hall
Personnel
Access Building
Standby Diesel
Generator Set
Safeguard Auxiliary
and Electrical
Equipment Building
Reactor Building
Nuclear
Auxiliary
Building
Refueling Water
Storage Tank
110 m
Fuel Building
120 m
Parte II A: Filiere
37
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
38
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
39
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
40
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Caratteristiche
ENEL V
(1985)
2775.
952.
34.
3.6 x 3.04
72.
157
264 (17 x 17)
9.5
8.2
UO2
3.2
Zr 4
33,000.
13. x 4.
104 / 261
38.
17.8 / 44.5
2.5
158.
288.
325.
63.2
277.
chimico / barre /
veleni bruciabili
rod cluster
Ag Cd In
a zone con
shuffling radiale
Parte II A: Filiere
41
Impianti Nucleari
DATI GENERALI
Potenza termica
Potenza elettrica netta
Rendimento
RL (811) A 99
MWt
MWe
ELEMENTO DI COMBUSTIBILE
Reticolo
Barrette combustibile per elemento
Tubi guida per assorbitori
Tubi guida per strumentazione
Lunghezza attiva
m
Numero delle griglie
Passo del reticolo
mm
Diam. esterno della barretta mm
Diam. interno della camicia mm
Spessore della camicia
mm
Diametro della pastiglia
mm
kg
Peso dell'UO2 per elemento
Densit dell'UO2
g/cm3
AP-600
1819
600
0.33
EDF1300
3817
1300
0.34
17x17
264
24
1
3.65
8
12.6
9.15
8.0
0.57
7.84
477
17x17
264
24
1
3.65
10
12.6
9.50
8.36
0.57
8.19
610
10.27
10.30
3.65
2.93
145
38280
73.9
69.2
4.27
3.37
193
50952
100
118
26.3
63.1
32.3
78.9
12.59
30.2
17.02
42.00
439
1054
287
323
31.5x106
2.24
2.40
574
1474
293
328
65.6x106
1.98
2.44
42
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
2.5.4.6 Pressurizzatore
Il pressurizzatore ha lo scopo di mantenere, in condizioni di regime, la pressione del fluido nel
circuito primario ad un valore predeterminato; limitare le escursioni di pressione conseguenti alla
espansione termica del fluido durante i transitori operazionali, evitando che la pressione del fluido nel
circuito suddetto superi previsti limiti di sicurezza. In linea di principio potrebbero essere impiegati
pressurizzatori a gas ed a vapore; in realt i pressurizzatori impiegati nei PWR sono di questultimo
tipo.
I pressurizzatori sono costituiti da recipienti in pressione di volume relativamente modesto, nei quali
lo stesso fluido (acqua) presente nel circuito primario portato e mantenuto ad una determinata
temperatura. Al di sopra del livello del liquido si avr vapor dacqua alla pressione corrispondente
alla sua tensione di vapore alla temperatura del pelo libero dellacqua contenuta nel pressurizzatore.
Il fondo del pressurizzatore collegato, attraverso una tubazione, al ramo caldo di uno dei circuiti
primari del reattore, in prossimit del bocchello di uscita dal vessel.
Nella zona di collegamento tra il pressurizzatore ed il circuito, la pressione dellacqua nel circuito
primario praticamente uguale a quella del vapore presente allinterno del pressurizzatore. Pertanto,
se la temperatura del fluido allinterno del pressurizzatore maggiore di quella massima dellacqua
presente nel circuito primario, questultima si trover in ogni punto in condizioni di
sottoraffreddamento.
Il riscaldamento del fluido presente nel pressurizzatore normalmente ottenuto mediante resistenze
elettriche collocate nella parte inferiore del pressurizzatore ed immerse nel liquido.
Sulla testa del pressurizzatore invece sistemato un dispositivo di spruzzamento alimentato ad acqua
che, essendo prelevata dal ramo freddo di uno dei circuiti primari immediatamente a valle della
pompa di circolazione, ha pressione maggiore e temperatura minore di quelle del fluido allinterno
del pressurizzatore. Sul circuito di spruzzamento installata una opportuna valvola di regolazione.
Per evitare che la pressione superi i valori massimi ammessi in fase di progetto, il vapore pu essere
scaricato in un apposito serbatoio, contenente acqua a temperatura ambiente, attraverso un circuito
di scarico nel quale montata
una valvola di sfioro.
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
potrebbe raggiungere valori tali da provocare il loro danneggiamento e, al limite, il loro bruciamento.
Il valore massimo del livello determinato dalla necessit di mantenere in ogni condizione una
sufficiente elasticit del sistema, tenendo presente che il volume del pressurizzatore occupato dal
vapore praticamente il solo elemento elastico del sistema stesso.
Negli impianti PWR con potenze intorno a 1,000. MWe, il volume del pressurizzatore circa 50. m3.
Il funzionamento del pressurizzatore sostanzialmente il seguente: si supponga di avere un aumento
della temperatura del fluido primario con conseguente espansione dello stesso; una parte del fluido
entrer nel pressurizzatore provocando la compressione del vapore in esso contenuto, ma essendo
tale fluido a temperatura minore di quella della miscela inizialmente presente nel pressurizzatore, si
avr condensazione di una parte del vapore con relativa limitazione dellaumento di pressione. La
condensazione potr essere ulteriormente incrementata , se necessario, mediante immissione di acqua
attraverso il sistema di spruzzamento. Se, al contrario, si verifica una diminuzione della temperatura
del fluido primario, si avr fuoriuscita di acqua dal pressurizzatore con conseguente espansione del
vapore in esso contenuto. La riduzione di pressione conseguente allespansione determiner per una
rapida evaporazione del fluido che incrementata dalla inserzione automatica dei riscaldatori elettrici,
consentir di riportare la pressione al valore iniziale.
Le equazioni che regolano il funzionamento del pressurizzatore sono le seguenti:
1)
(1)
conservazione dellenergia
PE1 + KE1 + mi hi + mf1 hf1 + mg1 hg1 + Q = PE2 + KE2 + me he + mf2 hf2 + mg2 hg2 W
dove:
PE
energia potenziale
KE
energia cinetica
W lavoro fornito
mf
massa dellacqua
mg
hf
entalpia dellacqua
hg
mi massa entrante
me massa uscente
hi
he
Gli indici 1 e 2 fanno riferimento alle condizioni del fluido del pressurizzatore prima e dopo
limmissione della massa di acqua mi o lestrazione della massa di acqua me
2)
44
Impianti Nucleari
3)
RL (811) A 99
dove:
vf
vg
Le tre equazioni sopra riportate permettono di ottenere i valori delle tre incognite:
mf2 mg2 P2
Apparentemente le incognite sembrerebbero in numero maggiore di quelle sopra indicate, ma in
effetti le grandezze fisiche hf2, hg2, vf2, vg2 sono funzioni della pressione P2 e quindi risultano
automaticamente definite quando sia determinato il valore di questultima.
Nei transitori conseguenti alla immissione o alla estrazione di acqua del pressurizzatore, sono nulle le
variazioni di energia potenziale PE, dellenergia cinetica KE e del lavoro W e si pu ritenere
trascurabile il calore aggiunto Q. In tali condizioni la (1) si riduce alla forma seguente:
mi hi + mf1 hf1 + mg1 hg1 = me he + mf2 hf2 + mg2 hg2
(1)
Nel caso di immissione di acqua nel pressurizzatore risulta ovviamente me = 0 e quindi la (1)
diviene:
(1)
(2)
(3)
Le grandezze comprese nei primi membri delle equazioni (1) e (2) hanno valori noti, definiti dalle
condizioni iniziali (pressione, massa del liquido e massa del vapore) nonch dalla massa e dalla
entalpia specifica dellacqua immessa.
Si ponga allora:
mi hi + mf1 hf1 + mg1 hg1 = E
mi + mf1 + mg1 = M
Parte II A: Filiere
45
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
(4)
(5)
mg 2 =
E Mh f 2
h g2 h f 2
A questo punto si fissa, per tentativo, il valore della pressione finale p2 Per tale valore della pressione
potranno essere ricavati dalle tabelle i valori di hf2, hg2, vf2, vg2. Si potranno allora determinare,
utilizzando la (4) e la (5), i valori di mf2 e mg2. I valori cos calcolati dovrebbero rendere soddisfatta
la (3). Se ci non avviene, si dovr procedere per successive approssimazioni, variando di volta in
volta il valore di tentativo della pressione p2 finch le tre equazioni (1), (2), (3), non risultano
soddisfatte.
T = 335 C
mg1 = 2000 kg
mf1 = 25000 kg
mi 3000 kg
r = 245 Cal/kg
e quindi:
mf 2 =
mhg2 E
r
= 27,43t
mg 2 =
E mh f 2
= 2,57 t
r
46
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Poich il volume cos calcolato sensibilmente maggiore di quello iniziale, la pressione P2 sar
diversa da quella ipotizzata. Ammettiamo allora, in un secondo tentativo, che la pressione P2 sia pari
a 150. kg/cm2. Si avr conseguentemente:
P2 = 150 kg/cm2
r = 238 Cal/kg
e quindi:
mf2 = 28.4 t
mg2 = 1.6 t
V = 47.8 m3
Il valore del volume V risulta ancora diverso e nel caso specifico, minore di quello effettivo. La
pressione P2 sar allora compresa tra 145. e 150. kg/cm2. Una estrapolazione lineare dei dati ottenuti
fornirebbe per P2 un valore pari a 148.5 kg/cm2.
Ammettendo tale valore come terzo tentativo si ottiene:
P2 = 148.5 kg/cm2
r = 240.6 Cal/kg
e quindi:
mf2 = 28.1 t
Parte II A: Filiere
mg2 = 1.9 t
V = 51 m3
47
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
pressurizer during unit cool-down. The main charging flow (and consequently the pressurizer level)
is controlled by a control valve downstream from the charring pumps. The remaining flow (7.2 m3/h)
is directed, through a filter, to the reactor coolant pumps for seal water injection and the returns to
the suction side of the charging pumps through a filter and the seal water heat exchanger.
49
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
50
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
51
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
reactor coolant pipe break or inadvertent opening of a valve in the reactor coolant system leading
to a coolant discharge which cannot be compensated by the normal makeup system,
control rod drive mechanism break causing a rod cluster control assembly ejection accident,
steam pipe break or inadvertent opening of a valve in the steam system,
steam generator tube break.
52
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
3. the low head injection (LHI) sub-system: 2 lines are provided with a pump (flow-rate: 425. m3/h
with a developed head of 197. m.).These pumps can inject water when the reactor coolant
pressure falls below 20. bar.
The suction of the MHI and LHI pumps is connected either to the refueling water storage (PTR)
tank (direct injection phase). The discharge of these pumps is connected first to all the reactor
coolant loop cold legs (short term cooling) then also to the loop 2 and 3 hot legs (long term
cooling).
Upon actuation of the safety injection signal from the reactor protection system, the MHI and LHI
pumps start up and the flow is routed in pump loops until the time when the reactor coolant pressure
allows the corresponding check valves to open and the borated water to be injected into the reactor
coolant system. When the refueling water storage tank is empty (after approximately 20 minutes),
the pump suctions are connected to the sumps for the recirculation phase, the discharge being always
directed to the cold legs. After approximately 20. hours, the discharge flow is also directed to 2 hot
legs for long term recirculation.
Parte II A: Filiere
53
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
54
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
55
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
un abbassamento della temperatura dellacqua allingresso del nocciolo che d luogo ad una
riduzione di vuoti e quindi ad un aumento di potenza.
La maggiore quantit di calore prodotta a seguito di tale aumento di potenza determina un aumento
della pressione primaria che causa lapertura della valvola di ammissione del vapore primario. Il
reattore in tal modo si autoregola senza lintervento delle barre di controllo, il cui spostamento
potrebbe dar luogo a picchi di potenza certamente non desiderabili.
Nella Figura 3.49 sono riportate, a titolo di esempio, possibili curve di funzionamento per tale tipo di
reattore. Con ladozione del ciclo duale il reattore segue automaticamente le curve riportate a tratto
e punto.
Come appare dallesame della Tabella 3.3, la centrale del Garigliano non molto differente da quella
di Dresden 1. Si devono per notare alcune differenze, anche se non di tipo fondamentale. Nella
centrale di Dresden vi sono 4 circuiti con 4 generatori di vapore secondario, mentre nella centrale del
Garigliano vi sono soltanto due circuiti. Nella centrale di Dresden il combustibile leggermente pi
sfruttato (la potenza di questa centrale fu peraltro aumentata da 184. a 200. MWe). La differenza pi
importante riguarda per il disegno dellelemento di combustibile. Nella centrale del Garigliano
stato utilizzato un elemento con 81 barrette (elemento 9 x 9), mentre nella centrale di Dresden
impiegato un elemento con 36 barrette (elemento 6 x 6).
Tale modifica, consigliata tra laltro dalla opportunit di elevare il margine di sicurezza al burn-out
(MCHFR - Minimum Critical Heat Flux Ratio) ha comportato la soluzione di alcuni problemi
particolari.
Le maggiori dimensioni trasversali degli elementi di combustibile del Garigliano avrebbero
determinato, senza opportuni accorgimenti, un sensibile aumento del fattore di picco nucleare
( )
nellelemento FNp ; per ridurre lentit di tale inconveniente le 12 barrette dangolo di ciascun
elemento sono costituite da combustibile a pi basso arricchimento. Questa tecnica era gi stata
utilizzata con successo in alcuni reattori russi ad acqua in pressione.
Al fine di facilitare il controllo della reattivit ad inizio vita, con tutti gli elementi di combustibile
freschi, la camicia esterna (fodero) che racchiude il cluster di barrette, inizialmente realizzata in
acciaio inossidabile e, successivamente, viene sostituita da una camicia geometricamente identica, ma
realizzata il lega di zirconio.
E opportuno ricordare che, procedendosi al ricambio del combustibile con ciclo sparso (scattered
load), la reattivit che deve essere controllata con nocciolo nuovo sensibilmente maggiore di quella
disponibile quando il nocciolo allequilibrio.
La seconda generazione di BWR inizia con la centrale di Gundremingen e termina con la centrale di
Dresden 2. Durante tale fase la potenza specifica del nocciolo sale da 30. a 40. kW/l; la potenza
specifica lineare sale da 14. a 20 kW/ft. Le innovazioni pi importanti riguardano comunque alcune
sostanziali modifiche apportate allimpianto.
Nella centrale di Gundremingen (Figura 3.50) si hanno tre sostanziali modifiche:
1. separazione del vapore interna al recipiente in pressione;
2. modifica al sistema di supporto degli elementi di combustibile;
3. adozione di assorbitori fissi (cortine).
La separazione del vapore allinterno del vessel rende possibile leliminazione del corpo cilindrico e
di tutta la serie di tubi ascendenti e discendenti.
56
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Gli elementi di combustibile non sono pi appoggiati ad ununica griglia ma, per ogni gruppo di 4
elementi, il peso viene direttamente scaricato sul fondo del vessel tramite un tratto di tubo che
funziona da puntone. Allinterno del tubo scorre la barra di controllo.
Leccesso di reattivit iniziale con nocciolo fresco viene controllata mediante cortine temporanee
di acciaio al boro.
Tali modifiche sono state integralmente introdotte in tutti gli impianti successivi.
Rispetto al Garigliano si pu osservare che:
il fattore di picco assiale diminuito in conseguenza dellesperienza acquisita nellesercizio degli
impianti;
il fattore di picco radiale invece aumentato in conseguenza di un pi elevato burn-up allo
scarico;
il fattore di picco locale diminuito in conseguenza delle ridotte dimensioni dellelemento e,
soprattutto, per limpiego, in proporzione, di un maggior numero di barrette a pi basso
arricchimento.
Gli impianti che seguono Gundremingen in questa seconda generazione, hanno noccioli con
caratteristiche praticamente equivalenti, salvo limpiego dellelemento di combustibile con reticolo 7
x 7 ed un pi elevato burn-up allequilibrio (22,000. MWd/t).
Notevoli sono invece le modifiche apportate allimpianto.
Nella centrale di Tarapur viene adottato il contenimento a Soppressione di pressione, gi
sperimentato nellimpianto sperimentale di Humboldt Bay.
Nella centrale di Oyster Creek (Figura 3.51) si ha il passaggio dal ciclo duale al ciclo singolo, con
eliminazione dei generatori di vapore secondario. La regolazione dellimpianto affidata alla
variazione della portata dellacqua di ricircolazione. Aumentando la portata di ricircolazione si ha
una diminuzione della frazione di vuoti nel nocciolo con conseguente inserzione di reattivit positiva
ed aumento della potenza. La maggior potenza prodotta determina un aumento della pressione
primaria che provoca una maggior apertura della valvola di ammissione del vapore in turbina.
Tale tipo di regolazione, correntemente utilizzata in tutti gli impianti BWR, del tipo turbina
segue in quanto il regolatore di macchina agisce sullalimentazione delle pompe di ricircolazione
determinando una variazione delle caratteristiche del nocciolo; lapertura della valvola di ammissione
conseguente alle variate caratteristiche sopraindicate.
A partire dalla centrale di Dresden 2 (Figura 3.52) vengono introdotte le pompe a getto per la
ricircolazione dellacqua primaria. Si riesce in tal modo ad avere un impianto pi compatto e pi
sicuro con 2 soli loops esterni, peraltro relativamente piccoli.
Nella terza generazione sono sistematicamente adottate tutte le innovazioni precedentemente
acquisite e si teso inoltre al raggiungimento di sempre pi elevate prestazioni.
Come si osserva dalla tabella, la densit di potenza aumentata da 40. a 50. kW/l ed il burn-up
medio di scarico, con ciclo allequilibrio, passato da 22,000. a 27,500. MWd/t. Ci stato reso
possibile, oltre che dallesperienza nel frattempo acquisita, anche da alcune innovazioni di progetto:
lelemento di combustibile diviene sempre pi sofisticato con lutilizzazione di ossido di uranio a tre
differenti arricchimenti.
Si era ritenuto che con la centrale di Browns Ferry si fosse pervenuti a conclusioni sostanzialmente
definitive per quanto riguardava sia le caratteristiche fondamentali che la struttura dellimpianto. Su
queste basi ci si era indirizzati, in sede GE, verso la standardizzazione dei reattori BWR, prendendo
Parte II A: Filiere
57
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
in considerazione tre tipi di impianto con caratteristiche praticamente identiche, ciascuno dei quali
caratterizzato da un diverso valore della potenza elettrica netta (515., 762. e 1,075. MWe). La GE,
in sostanza, intendeva proporre limpianto standardizzato con potenza diversa in relazione alle
particolari esigenze di possibili utilizzatori.
Laccurato esame del transitorio conseguente ad un incidente di perdita di refrigerante dovuta alla
rottura di una linea di ricircolazione ha messo in evidenza che con la massima potenza specifica
lineare prevista (18.5 kW/ft), la temperatura massima dellincamiciatura pu raggiungere valori
molto prossimi a 2,200. F imposti dalla normativa degli Stati Uniti (vedi 10 CFR 50.46 e relativa
Appendice K riportati nel seguito) e, soprattutto, che il grado di ossidazione della camicia, connesso
con la reazione metallo-acqua, pu portare a livelli di infragilimento della incamiciatura stessa
particolarmente significativi.
Questa constatazione ha costretto il progettista ad apportare modifiche atte a ridurre il valore della
potenza specifica lineare massima. La modifica costituita essenzialmente nella sostituzione
dellelemento combustibile con 49 barrette con un nuovo elemento con 64 barrette, di diametro
leggermente inferiore, in modo che queste possano essere sistemate allinterno dello stesso fodero
previsto per lelemento originario.
Operando la sistemazione suddetta che, per quanto stato detto, non richiede nessunaltra modifica
49
.
allimpianto, la potenza specifica lineare viene ridotta nel rapporto
64
Qualora non fossero presi altri accorgimenti, la suddetta soluzione comporterebbe per un non
trascurabile aumento del fattore di picco nucleare locale conseguente allabbassamento del flusso
neutronico nella parte centrale dellelemento. Tale aumento renderebbe meno significativa la richiesta
riduzione della potenza specifica lineare massima. Per ovviare, almeno in parte, a tale inconveniente
si ritenuto opportuno provocare un innalzamento del flusso neutronico nella parte centrale
dellelemento, sostituendo ad una delle quattro barrette centrali di combustibile, una barretta
dacqua, con conseguente aumento della moderazione nella zona della barretta stessa. Con tale
artifizio il fattore di picco rimane praticamente quello dellelemento con 49 barrette ed il valore della
potenza specifica lineare massima diventa:
q l = 18.5 x
49
kW
135
.
63
ft
Con tale valore della potenza specifica lineare massima, la temperatura massima dellincamiciatura
nel punto caldo rimane, durante il transitorio conseguente allincidente di riferimento, sensibilmente
al di sotto di 2,200. F.
E opportuno far presente che la riduzione della potenza specifica comporta significativi vantaggi
anche durante il normale funzionamento dellimpianto, connessi essenzialmente con labbassamento
della temperatura massima del combustibile e conseguente riduzione della frazione di prodotti di
fissione rilasciati dal combustibile stesso. Linconveniente pi importante, relativo alla modifica
apportata, laumento del costo del nocciolo del reattore. Lelemento di combustibile 8 x 8 stato
impiegato in tutti i reattori successivi come elemento standard.
58
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Nel 1969 viene fondata nella RFT la Karftwerk Union (KWU) a partecipazione paritetica Siemens, AEG-
Telefunken. Principalmente per ragioni connesse a concessioni di licenze, la responsabilit delle due societ
partecipanti rimane separata per quanto riguarda la costruzione e lo sviluppo dei reattori e cos ripartita: AEGTelefunken per i BWR, Siemens per PWR e HWR. Lorganizzazione commerciale invece affidata alla KWU.
Parte II A: Filiere
59
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
potenza della classe precedente. Browns Ferry, avente una potenza di 1,100. MWe, entrer in
servizio nel 1975. Il reattore di Caorso considerato appartenente a questa classe BWR 4, pur
presentando alcune caratteristiche avanzate rispetto ai reattori della sua classe e vicine a quelle
tipiche dei reattori delle classi successive (p.e.: elementi di combustibile aventi un reticolo 8 x 8, max
potenza lineare 13.4 kW/ft, densit di potenza del nocciolo 55. kW/l).
WURGASSEN - BWR concepito nella Germania Occidentale verso la met degli anni 60 di potenza
pari a 670. MWe. Entrata in servizio nel 1973 la prima centrale tedesca di interesse civile ed anche
la prima ad adottare la ricircolazione dellacqua con le pompe a getto.
BWR 5 - La General Electric presenta (nel 1969) la classe Zimmer che presenta, rispetto alle classi
precedenti, delle innovazioni di rilievo concernenti principalmente la sicurezza dellimpianto. In
particolare vengono riprogettati i sistemi di refrigerazione di emergenza. La densit di potenza del
nocciolo rimane invariata rispetto ai precedenti BWR 4.
BRUNSBTTEL - Rappresenta il prototipo di una serie di reattori commerciali BWR di concezione
AEG - Telefunken. Viene adottato lo schema a circolazione interna forzata mediante limpiego di
pompe assiali aventi i rotori sistemati allinterno del RPV. La costruzione di Brunsbttel decisa
alla fine del 1969, lentrata in servizio del 1976 mentre la potenza di 900. MWe. Inizia con
questo impianto la produzione in serie dei reattori BWR tedeschi (serie Brunsbttel) aventi potenze
comprese tra 700. e 1,300. MWe.
BWR 6 - Rappresenta lultima generazione dei reattori BWR di concezione General Electric,
presentata nel 1972, prima della realizzazione dellAdvanced BWR in collaborazione con le industrie
Giapponesi. Le innovazioni sono molteplici e riguardano sostanzialmente le prestazioni del nocciolo
(maggiore densit di potenza: 56. kW/l, minore potenza lineare: 13.4 kW/ft), la geometria degli
elementi di combustibile (confermato il reticolo 8 x 8), il disegno delle pompe a getto e la concezione
dei circuiti di refrigerazione di emergenza.
3.3 Descrizione di un Reattore ad Acqua Bollente GE della Classe BWR 6
Per quanto riguarda la configurazione del nocciolo, le relative strutture meccaniche ed i principi di
progettazione degli elementi di combustibile, nella classe BWR 6 non si sono avute rilevanti
variazioni rispetto alle classi precedenti, a partire da quelle rappresentate dagli impianti di Dresden 2
ed Oyster Creek. Rispetto ai primi impianti, classificabili come BWR 1, le variazioni sono invece pi
evidenti, anche se non sostanziali. Pertanto la descrizione del nocciolo, presentata nel seguito per il
caso particolare del BWR 6, acquista una validit pi generale.
Per quanto riguarda invece la concezione dellimpianto e la disposizione dei singoli componenti, si
sono avute notevoli variazioni durante lo sviluppo della filiera, secondo i criteri gi evidenziati nei
paragrafi precedenti.
3.3.1 Descrizione Generale dellImpianto
Alla descrizione di massima di un moderno reattore ad acqua bollente BWR 6 si giunti nei paragrafi
precedenti discutendo i criteri evolutivi della filiera ad acqua bollente, presentando anche i vantaggi
di alcune soluzioni tecniche di base. Pertanto, alcune caratteristiche principali del BWR 6, quali:
possono ritenersi gi acquisite ed, in questo paragrafo, lattenzione sar principalmente posta sulle
soluzioni realizzative applicate ad un moderno reattore di potenza.
60
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Le realizzazioni dei reattori della classe BWR 6 sono state previste per potenze elettriche lorde
comprese tra 682. MWe e 1,436. MWe. Il BWR 6 un generatore di vapore nucleare composto
essenzialmente dalle seguenti parti:
Lacqua di refrigerazione viene fatta circolare attraverso il nocciolo ottenendo una produzione di
vapore che viene separato ed essiccato nella parte superiore del RPV e quindi inviato direttamente in
turbina. Questultima utilizza un ciclo rigenerativo convenzionale con surriscaldamento
intermedio.
A differenza dei PWR, i BWR utilizzano barre di regolazione che entrano dal basso nel nocciolo allo
scopo di ottenere un migliore profilo del flusso di potenza assiale, introducendo materiale
assorbitore neutronico nella regione a maggiore moderazione (data lassenza o la limitata presenza
di vuoti). Lazionamento delle barre di controllo assicurato da meccanismi idraulici. disposti nella
zona sottostante il RPV, i quali mettono in gioco forze molto pi intense della forza di gravit
utilizzata nei PWR. Con questa disposizione impiantistica si ha lulteriore vantaggio che le barre di
regolazione ed i relativi dispositivi di movimentazione non costituiscono un intralcio durante le
operazioni di ricarica del reattore.
La ricircolazione forzata dellacqua garantita da due pompe centrifughe che determinano, in due
circuiti esterni al vessel, la portata traente per gli elettori delle pompe a getto. Questa portata
esterna circa un terzo dellintera portata di ricircolazione. Per variazioni del carico in turbina sino al
25% del valore nominale, limpianto viene regolato automaticamente variando la portata del
refrigerante mediante valvole di regolazione disposte sui circuiti esterni di ricircolazione.
Lo schema di massima dellimpianto rappresentato in Figura 3.1. Per quanto riguarda la
descrizione del ciclo termodinamico adottato e la conseguente definizione dellimpianto di
utilizzazione (turbina con surriscaldatori, spillamenti, ecc.) si rimanda ai paragrafi xxx e xxx. Il
sistema di regolazione schematizzato, in linea di principio, con un tachimetro centrifugo (regolatore
di Watt) che agisce sulle valvole dei circuiti di ricircolazione.
3.3.2 Descrizione del reattore
Il reattore assemblato (mostrato nello schema assonometrico in Figura 3.2) si compone
principalmente delle seguenti parti: RPV, shroud, piastra inferiore, griglia superiore, separatori ed
essiccatori del vapore, pompe a getto, elementi di combusti bile, barre di regolazione con relativi
tubi di guida e meccanismi di azionamento. Ogni elemento di combustibile che compone il
nocciolo posizionato su un supporto con orifiziatura, montato sullestremit superiore dei tubi di
guida delle barre di regolazione. Ognuno di questi tubi di guida penetra dal fondo del vessel ed
munito, nella parte superiore, di un apposito supporto che sostiene il peso dei quattro elementi di
combustibile adiacenti alla barra di regolazione. La piastra inferiore e la griglia superiore del vessel
hanno solo una funzione di guida per le estremit degli elementi di combustibile.
I componenti interni del reattore (internals) del reattore sono in acciaio inossidabile (od in altra lega
resistente alla corrosione) ad eccezione dei componenti strutturali degli elementi di combustibile che
sono realizzati in Zircaloy. Quasi tutti i principali internals possono essere rimossi per lispezione e
la manutenzione; fanno eccezione, nelle procedure standard General Electric le pompe a getto, lo
Parte II A: Filiere
61
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
schermo e qualche altro componente2. La rimozione della piastra inferiore e della griglia superiore
possibile, anche se non previsto che questa operazione debba essere effettuata durante la vita
dellimpianto; la rimozione di altri componenti quali gli elementi di combustibile, le barre di
controllo, ecc., viene invece effettuata di routine in occasione delle operazioni di ricarica del
reattore.
Sono attualmente in fase di avanzato studio e di iniziale realizzazione, particolarmente in Giappone, procedure di
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
e questa a sua volta si accoppia con la flangia della calotta che sostiene linsieme degli essiccatori in
modo da formare un plenum superiore nel quale si raccoglie la miscela in uscita degli elementi di
combustibile. I diffusori delle pompe a getto penetrano attraverso il ripiano anulare che collega lo
shroud al vessel (Figura 3.7). La struttura costituita dallo shroud, dal ripiano anulare del vessel e dai
diffusori delle pompe a getto concepita in modo da consentire lallagamento della parte attiva del
core in caso di un incidente di LOCA secondo lo schema presentato in Figura 3.3.
Parte II A: Filiere
63
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Due anelli distributori, alloggiati allinterno dello shroud nella zona compresa tra la griglia superiore
del vessel e la base dei separatori di vapore, e dotati di ugelli eiettori servono per spruzzare acqua
durante la refrigerazione di emergenza, mentre un ugello disposto nella regione sottostante il
nocciolo serve per iniettare veleno liquido (pentaborato di sodio) nel caso, estremamente
improbabile, di inceppamento delle barre di sicurezza.
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
comprendo da 16 a 24 pompe a getto in relazione alla potenza dellimpianto e quindi alle dimensioni
del vessel. La lunghezza tutto fuori di una pompa a getto di circa 5.8 m.
65
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
66
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
67
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
3.76 m. La parte superiore della barretta costituisce il gas plenum avente una lunghezza di circa
305. mm e destinato a raccogliere i gas di fissione che si sviluppano durante la permanenza degli
elementi nel reattore. Nel gas plenum inserita una molla elicoidale (Figura 3.11) che ha la
funzione di trattenere le pastiglie durante le operazioni di movimentazione degli elementi di
combustibile. Il gioco nominale (gap) a freddo tra le pastiglie di ossido e la parete interna delle
guaine di 228 micron.
Figura 3.9: Sistemazione degli elementi di combustibile nel nocciolo di un BWR di grossa potenza
Figura 3.10: Elemento modulare componente il reticolo del nocciolo di un reattore BWR 6
Parte II A: Filiere
69
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Ogni elemento di combustibile (Figura 3.10 e Figura 3.11) composto da 63 barrette attive disposte
in reticolo quadrato 8 x 8. Le barrette sono mantenute in posizione e sostenute da due piastre di
estremit. Sei griglie distanziatrici, disposte lungo lelemento, a distanze pressoch uguali, hanno
la funzione di mantenere allineate le barrette e di contenere lampiezza dei moti vibratori generati dal
flusso del refrigerante.
70
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
71
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
integrante della barra di regolazione e serve per frenarne una possibile discesa libera, e quindi la
rapidit di inserzione di reattivit positiva, nel caso, estremamente improbabile, di un incidente di
caduta della barra stessa. Il dispositivo concepito in modo da non opporre una grossa resistenza
fluidodinamica quando il moto della barra avviene nella normale direzione di inserzione. Il complesso
delle barre di regolazione dimensionato in modo che il sistema possa, in qualsiasi istante, diventare
sottocritico al comando (automatico o manuale) di scram. La velocit di inserzione deve essere
inoltre tale da consentire la protezione del reattore per ogni tipo di transitorio che possa essere
previsto durante lesercizio dellimpianto. Le barre di regolazione sono connesse a meccanismi di
conduzione montati inferiormente e consistenti in attuatori idraulici che provvedono al loro
posizionamento assiale secondo le esigenze di funzionamento dellimpianto.
Impianti Nucleari
b)
RL (811) A 99
Il sistema MARK III costituisce lultima soluzione proposta dalla General Electric per i contenitori a
soppressione di pressione. Larchitettura dellimpianto si sviluppa in tre edifici: ledificio reattore,
ledificio per le apparecchiature ausiliarie e ledificio per la ricarica del combustibile, disposti come
mostrato dallo schema assonometrico di Figura 3.13.
2)
un contenitore in acciaio;
3)
4)
Parte II A: Filiere
73
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
schermo , per consentire il normale accesso del personale allinterno del contenitore in acciaio
durante il funzionamento del reattore;
struttura portante nei confronti della piscina superiore e di vari dispositivi (per es. la
piattaforma per la ricarica degli elementi di combustibile);
protezione del RPV dai colpi di frusta delle tubazioni e dai proietti che possono generarsi in
conseguenza di una eventuale rottura del RCS.
4)
Wet-well - Lacqua della piscina di soppressione contenuta in condizioni normali tra la
struttura di contenimento in acciaio ed una diga di ritenuta. Lacqua nello spazio anulare tra la diga e
la parete del dry-well comunicante per mezzo di tre ordini di fori (sfiati o vent) con il grosso
volume dacqua della piscina sul fondo del wet-well. In caso di rilascio a seguito di LOCA la
pressione nel dry-well sale e spinge lacqua, contenuta nello spazio anulare, verso il basso scoprendo
il primo ordine di fori ed il vapore gorgoglia in piscina condensando. Se la pressione continua a salire
si scoprono anche i fori degli ordini inferiori e la portata di sfiato aumenta.
74
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
2,894. MWt
2,897.7 MWt
900. MWe
5.647 t/h
73.1 Ata
69. Ata
38.3 t/h
5.64 t/h
278. C
1,226. kJ/kg
1,255. kJ/kg
2,765.6 kJ/kg
924.7 kJ/kg
0.145
592
63
37,296
126.7 103 kg
56. kW/l
25.9 kW/kgU
19.8 kW/m
44.1 kW/m
55,516. m2
50.3 W/cm2
111. W/cm2
> 1.21
1,833. C
0.76
0.43
Parte II A: Filiere
75
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
F||
F
N
Fp
N
Ftotale
1.4
1.4
1.13
2.22
ELEMENTO DI COMBUSTIBILE
Altezza complessiva
Altezza attiva
Passo tra le barrette
Distanza fra le barrette
Lato interno del fodero
Spessore del fodero
4.47 m
3.75 m
16.26 mm
3.73 mm
0.1341 m
3. mm
BARRETTE DI COMBUSTIBILE
Diametro esterno
Diametro interno camicia
Spessore della camicia
Materiale camicia
Diametro pastiglia
Altezza pastiglia
12.5 mm
10.8 mm
0.86 mm
Zircalloy 2
10.57 mm
10.67 mm
76
Pressione
ata
75.6
73.7
73.1
74.9
73.0
91.8
Portata
t/h
38.3
38.3
5.67
5.67
11.16
11.16
Temperatura
C
278.
288.
287.
216.
278.
279.
Entalpia
kJ/kg
1225.9
1497.9
2765.6
924.7
1225.9
1230.1
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Da un altro punto di vista, questi sistemi ausiliari possono essere suddivisi in:
sistemi necessari per il normale esercizio del reattore, incluse le fasi di avviamento e di arresto;
sistemi di emergenza.
b)
c)
i sistemi per lasportazione del calore di decadimento dopo lo spegnimento del reattore;
d)
I dispositivi utilizzati nei casi di funzionamento anormale e nei casi demergenza comprendono tra
laltro:
e)
il sistema di refrigerazione del nocciolo nel caso di isolamento dal condensatore della turbina;
f)
g)
I sistemi di refrigerazione di emergenza sono previsti principalmente per limitare la salita della
temperatura degli elementi di combustibile dovuta alla difficolt di smaltimento del calore di
decadimento in caso di un incidente che comporti la perdita del .refrigerante od in caso di
depressurizzazione del reattore.
Lacqua necessaria per la refrigerazione di emergenza, prelevata in condizioni normali dalla piscina di
soppressione, viene immessa nel RPV mediante dispositivi a spruzzo (spray) o ad iniezione. I
dispositivi, chiamati Emergency Core Cooling Systems (ECCS), sono naturalmente ridondanti per
consentire la massima affidabilit e devono essere progettati in modo da far fronte ai cosiddetti DBA
(nella progettazione del BWR 6 non sono considerati gli incidenti severi con danneggiamento del
nocciolo).
Il sistema ECCS per un BWR 6 si compone di 4 sottosistemi indipendenti. Con riferimento alla
Figura 3.15, si ha:
Sistema di spruzzamento ad alta pressione (HPCS - High Pressure Core Spray System): utilizza
una singola pompa per spruzzare lacqua sopra il nocciolo. Il sistema capace di operare sino
alla pressione di 75. kg/cm2 (superiore quindi alla pressione di esercizio del reattore) e viene
utilizzato nel caso di piccole rotture alle quali consegue solo una modesta depressurizzazione del
reattore.
Parte II A: Filiere
77
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Sistema di spruzzamento a bassa pressione (LPCS - Low Pressure Core Spray System): utilizza
una singola pompa per lo spruzzamento dellacqua sul combustibile con le grosse portate
richieste nel caso in cui si verifichino delle importanti rotture del RCS e conseguentemente una
rapida depressurizzazione del sistema.
Sistema di iniezione a bassa pressione (LPCI - Low Pressure Core Injection System): utilizza tre
gruppi di pompaggio indipendenti, ciascuno dei quali inietta acqua nel nocciolo. Due dei circuiti
LPCI comprendono la presenza di scambiatori di calore ausiliari per consentire la dissipazione di
energia durante periodi molto lunghi (Sistema RHR). Il sistema LPCI interviene nel caso di
grosse rotture del sistema in aggiunta ai sistemi LPCS ed HPCS e pu entrare in funzione anche
per piccole rotture dopo lintervento dellHPCS e del sistema di depressurizzazione descritto al
punto successivo.
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
unapposita chiave, cosicch da escludere una sua manovra accidentale. Linserzione del contatto
provoca lapertura rapida delle valvole, lazionamento delle pompe e quindi liniezione del
pentaborato di sodio nella parte inferiore del RPV.
Parte II A: Filiere
79
Impianti Nucleari
80
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
RHR*
RHR*(no
RHR*
RHR*
ECCS
LPCI
LPCS
ADS
RHR*
RCIC
RHR*
Parte II A: Filiere
81
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
83
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
84
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 3.20: BWR 6 - Sistema di rimozione del calore residuo, funzione di iniezione a bassa
pressione
Parte II A: Filiere
85
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 3.21: BWR 6 - Sistema di rimozione del calore residuo, funzione di refrigerazione della
piscina di soppressione
86
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 3.22: BWR 6 - Sistema di rimozione del calore residuo, funzione di condensazione del vapore
Parte II A: Filiere
87
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 3.23: BWR 6 - Sistema di rimozione del calore residuo, funzione di shutdown cooling
88
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 3.24: BWR 6 - Sistema di rimozione del calore residuo, funzione di spray del contenimento
Parte II A: Filiere
89
Impianti Nucleari
90
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
RHR*
RHR*
RHR*
ECCS
HPCI
LPCI
LPCS
ADS
RHR*
RCIC
RHR*
Parte II A: Filiere
91
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
92
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
93
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 3.27: BWR 4 -Sistema RHR modo di funzionamento Raffreddamento reattore spento
94
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 3.28: BWR 4 -Sistema RHR modo di funzionamento Raffreddamento acqua piscina
Parte II A: Filiere
95
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 3.29: BWR 4 -Sistema RHR modo di funzionamento Iniezione a bassa pressione LPCI
96
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
97
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
98
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 3.32: BWR 4 -Sistema di spruzzamento del nocciolo a bassa pressione LPCS
Parte II A: Filiere
99
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
100
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
101
Impianti Nucleari
102
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
kW
;
ft
MCHFR 19
.
Lincamiciatura, realizzata in lega di zirconio (Zircaloy 2), del tipo autosostenentesi (free
standing) ed progettata in modo da resistere alla pressione interna del gas di fissione che, a fine vita
e tenendo conto del volume libero interno (10 12% del volume occupato dal combustibile), pu
raggiungere un valore pari a 1.5 1.6 volte la pressione esterna.
Il diametro interno dellincamiciatura ed il diametro delle pastiglie del combustibile sono stabiliti in
modo da ridurre al minimo, durante il funzionamento a piena potenza, il gioco tra pastiglie e camicia.
Il gioco iniziale a freddo pari a 25. 28. mils (0.6 0.7 mm).
Per il calcolo della pressione interna si pu assumere, con buona approssimazione, una produzione di
1.35 x 10-3 grammomoli di gas di fissione per ogni MWd di energia prodotta ed un tasso di rilascio
del combustibile pari a:
0.5%
per
20%
per
100%
per
3,000. F <
< 3,000. F
< 3,450. F
> 3,450. F
Per calcolare la distribuzione della temperatura nel combustibile si pu utilizzare la seguente legge di
dipendenza della conducibilit dalla temperatura:
K(T) =
Parte II A: Filiere
3978
+ 6.07 x 1012 ( T + 460) 3
692 + T
103
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
dove:
K
espressa in BTU/hr ft F
espressa in F
q"
K(T)dT = 4 = 93. cm
0 C
Supponendo che la temperatura sul bordo della pastiglia del combustibile sia pari a circa 400. C, la
temperatura di fusione si raggiungerebbe con una potenza specifica lineare dellordine di 22. kW/ft
(73. kW/m).
Per quanto riguarda i fattori di canale caldo, si possono ragionevolmente assumere, per gli impianti
attuali, i seguenti valori:
FII
1.50
1.40
Fp
1.28
Ftot
2.70
18.5
kW
= 7.1
2.6
ft
3.3 x 10 6
= 4.65 x 105 ft
7.1
4.65 x 105
numero di elementi =
= 790
12 x 49
Se si tiene conto che una certa frazione della potenza ( 4%) viene generata esternamente alla
barretta del combustibile, il numero di elementi diviene:
0.96 x 790 = 760
Il nocciolo del reattore di Browns Ferry effettivamente costituito da 764 elementi di combustibile.
Nella Tabella 3.4 riportato uno schema del modello impiegato per il calcolo complessivo del
nocciolo di un reattore ad acqua bollente. Secondo quanto indicato nello schema si procede nel
modo seguente.
Sia data la potenza termica P del nocciolo del reattore, per il quale saranno definite le caratteristiche
geometriche e prefissato il grado di inserimento delle barre di controllo. Nota lentalpia dellacqua di
104
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
alimento ha e quella del vapore in uscita dal nocciolo hg, sar possibile calcolare la portata del vapore
ws:
ws =
P
hg h a
Fissato un valore del titolo medio Xe , pu essere calcolata la portata di ricircolazione wr, ricordando
che:
wt = wr + ws
dove wt la portata totale nel nocciolo. Si ha:
( w r + w s ) Xe = w s
e quindi:
wr = ws
1 Xe
Xe
Il grado di sottoraffreddamento (hsub = hsat - h), dove hsat lentalpia di saturazione alla pressione di
esercizio ed h lentalpia in ingresso al nocciolo, pu essere determinato ricordando che:
wt h = wr hs + ws ha
e quindi:
h sub = Xe ( h s h a )
Si fissi ora, per tentativo, landamento della portata del refrigerante in funzione del raggio del
nocciolo w = w (R). Ammettendo, ancora per tentativo, una data distribuzione di potenza in senso
radiale si pu calcolare il titolo di uscita Xei del fluido alluscita dei diversi canali presenti nel
nocciolo stesso; si avr:
Pi = wi hsub + wi Xei hfg
e quindi:
P w i h sub
X ei = i
w i h fg
essendo hfg il calore latente di vaporizzazione.
La conoscenza di Xei permette di determinare le caratteristiche del refrigerante nei diversi punti del
nocciolo.
Si proceder allora alla effettuazione del calcolo nucleare tridimensionale, il quale fornir la
distribuzione di potenza nel nocciolo.
Nota la distribuzione di potenza si pu determinare laltezza non-bollente nonch la distribuzione dei
vuoti e del titolo del refrigerante nei singoli canali. Il titolo alluscita dei canali sar diverso da quello
prima calcolato ipotizzando una distribuzione di potenza scelta arbitrariamente. Il nuovo valore del
titolo sar riciclato nel programma di calcolo fino a che i due valori risulteranno uguali tra di loro.
Parte II A: Filiere
105
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
A questo punto si potranno calcolare le perdite di carico pi nei singoli canali e quindi la
distribuzione della portata wi nei canali stessi. Questa distribuzione sar diversa da quella
inizialmente ipotizzata e risulter pertanto necessario ripetere ciclicamente il calcolo fino a che i due
valori risulteranno uguali fra loro.
Verificata questa condizione, si proceder al calcolo del fattore di moltiplicazione effettivo, Keff, che
dovr risultare uguale allunit. Se questa condizione non soddisfatta si ripeter il calcolo fin
dallinizio, dopo aver provveduto a modificare le caratteristiche del nocciolo variando, per esempio,
il grado di inserimento delle barre di controllo.
3.5 Cenni sulla Stabilit dei BWR
Linstabilit di un reattore ad acqua bollente pu presentarsi in diverse forme:
oscillazioni della potenza globale del reattore intorno ad un valore di equilibrio;
oscillazioni locali o spaziali di potenza;
oscillazioni locali o globali conseguenti a variazioni dei parametri di controllo.
Per ottenere adeguate informazioni sui problemi sopra indicati, fin dai primi anni dello sviluppo dei
BWR, furono condotte estese esperienze al riguardo, utilizzando a tale scopo i reattori BORAX,
SPERT, EBWR e VBWR.
Le conclusioni alle quali si pervenne in base ai risultati sperimentali ottenuti possono essere riassunte
nel modo seguente:
a) la produzione di vapore stabile per bassi valori della potenza specifica. Al crescere di
questultima si innesca invece un regime oscillatorio (detto chugging) con oscillazioni di
potenza di forma non sinusoidale, aventi frequenza dellordine del secondo ed ampiezza variabile
nel tempo;
b) il valore della potenza specifica per il quale si ha linizio del regime oscillatorio dipende in misura
molto significativa dalla pressione (laumento di pressione ha un effetto stabilizzante);
c) il funzionamento del reattore pienamente soddisfacente per livelli di potenza inferiori a quello
per il quale si ha linizio del regime oscillatorio.
Linstabilit riscontrata nei BORAX e nello SPERT1 poteva essere attribuita principalmente
allelevato valore del coefficiente positivo di pressione. Nei reattori suddetti, che funzionavano a
pressioni prossime a quella atmosferica, era sufficiente una variazione di pressione di 1. psi per avere
una inserzione di reattivit K pari a 0.3.
In queste condizioni il reattore estremamente sensibile alle variazioni di pressione le quali,
attraverso il legame vuoti-reattivit-potenza, possono innescare oscillazioni di potenza che possono
autosostenersi o, addirittura, crescere in ampiezza nel tempo.
In base a quanto sopra precisato, possono essere facilmente spiegati alcuni risultati sperimentali:
il rapporto tra la densit dellacqua e quella del vapore diminuisce allaumentare della pressione,
tale rapporto pari a 1,600. alla pressione atmosferica e diventa soltanto 30. a 1,000. psi (70.
atm); al crescere della pressione, pertanto, il reattore diviene meno sensibile alle variazioni della
frazione di vuoti; ci giustifica pienamente il fatto che, allaumentare della pressione, aumenta il
valore della potenza specifica al di sopra del quale si innescano le oscillazioni di potenza;
limpiego di combustibile ceramico avente una costante di tempo per il riscaldamento maggiore di
quella del combustibile metallico comporta una maggiore stabilit del reattore; il reattore
106
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
BORAX-4, nel quale era impiegato ossido di uranio, risult infatti pi stabile degli altri reattori
nei quali veniva utilizzato luranio metallico.
Facendo riferimento ai risultati sperimentali ottenuti, furono abbandonate talune regole semiempiriche, tra le quali, per esempio, quella famosa di Thic la reattivit associata ai vuoti non deve
superare il 2%. Si cerc invece di correlare la densit di potenza massima con la pressione; alla
pressione di 1,000. psi, le oscillazioni di potenza non dovrebbero verificarsi con densit di potenza
inferiori a 110. 130. kW/l, indipendentemente dalla reattivit associata ai vuoti. Il valore suddetto
pari a circa due volte quello caratteristico degli attuali BWR.
Nel seguito, si ritiene opportuno indicare i parametri fisici e le variabili desercizio aventi maggiore
influenza sulla stabilit del reattore.
1)
2)
Perdite di Carico
Tutte le esperienze effettuate portano alla conclusione che un aumento della resistenza in
zona bifase diminuisce la stabilit mentre un aumento della resistenza idraulica nella zona
liquida laumenta.
Ci pu essere spiegato nel modo seguente: una resistenza idraulica ha, per propria natura,
carattere dissipativo e quindi effetto stabilizzante. Qualora per laumento di resistenza si
verifichi nella zona bifase, una perturbazione nella portata del vapore ha sensibile effetto sulla
portata dacqua (contropressione). Tale effetto (destabilizzante) in generale maggiore di
quello (stabilizzante) dovuto allaumento di dissipazione denergia.
3)
Coefficiente di Vuoto
Un coefficiente di vuoto negativo e grande in valore assoluto mentre desiderabile per il
pronto adeguamento alle variazioni di carico e per consentire un rapido smorzamento delle
oscillazioni da Xeno, pu avere un effetto controproducente ai fini della stabilit, per la quale
richiesto un coefficiente di vuoto negativo ma relativamente piccolo in valore assoluto.
A questo scopo nei BWR dellattuale generazione, caratterizzati da un elevato contenuto
medio di vuoti ( 40%) si cerca, aumentando il rapporto acqua/uranio, di ridurre il valore
assoluto di questo coefficiente intorno a 100. 150. pcm/%vuoto.
4)
Coefficiente Doppler
Un coefficiente Doppler negativo e grande in valore assoluto di estrema importanza per la
sicurezza dei BWR.
Nei moderni reattori il coefficiente Doppler ha valori dellordine di -1. pcm/F.
5)
Parte II A: Filiere
107
Impianti Nucleari
6)
RL (811) A 99
Sottoraffreddamento
Laumento del sottoraffreddamento, per bassi valori di questo, ha effetto destabilizzante; per
alti valori, effetto stabilizzante.
Tale diverso effetto pu essere giustificabile nel modo seguente:
per bassi valori del sottoraffreddamento, un aumento di questo provoca un aumento della
lunghezza della zona non bollente del canale e, conseguentemente, un aumento del tempo
di trasferimento di una perturbazione termica dallingresso del canale alla zona bollente; lo
sfasamento cos introdotto ha effetto destabilizzante;
per alti valori del sottoraffreddamento, leffetto sopracitato viene compensato dalla
riduzione della zona bifase, con conseguente riduzione dellimportanza dei vuoti; leffetto
complessivo risulta pertanto stabilizzante.
Nei moderni BWR a ciclo diretto, il sottoraffreddamento piccolo ed un aumento di questo
ha effetto destabilizzante.
7)
Portata di Ricircolazione
Laumento della portata di ricircolazione ha effetto stabilizzante in quanto determina un
aumento della lunghezza della zona non-bollente con conseguente riduzione dellinfluenza dei
vuoti.
8)
Cal/gr
220. 280.
Cal/gr
425.
Cal/gr
108
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Studi effettuati dalla GE hanno mostrato che inserzioni di reattivit dellordine di 5. $/s sono ancora
accettabili dal punto di vista della sicurezza, determinando rotture in un numero minore dell1
delle camicie.
Al fine di contenere in limiti accettabili le conseguenze dovute allespulsione di una barra di
controllo, si procede in modo che durante lesercizio del nocciolo la reattivit associata alla barra pi
reattiva sia sempre relativamente bassa. In generale, si ritengono accettabili valori della reattivit
associata alla barra pi reattiva minori di 2.5 $.
Parte II A: Filiere
109
Impianti Nucleari
110
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Potenza
Reattore
MWe
Separatori Soppressione
Interni
pressione
Ciclo
Pompe
singolo
getto
Prestazioni Nocciolo
kW
Prestazioni Combustibile
Ftot
Xe %
kW
kg
I eq
kW
ft m
MCHFR
nxn
"
Dresden 1
184./200.
NO
NO
NO
NO
29.6
3.75
16.3
11,000.
14.7
1.5
6x6
Garigliano
150.
NO
NO
NO
NO
28.3
3.90
7.9
9.7
12,000.
13.3
1.75
9x9
Gundremingen
237.
SI
NO
NO
NO
40.9
3.54
9.4
15.1
16,000.
20.
1.5
6x6
Tarapur
190.
SI
NO
NO
40.
9.3
16.6
Oyster Creek
510.
SI
NO
37.
10.
14.5
22,000.
21.
Dresden 2
715.
Browns Ferry
1,060.
51.
14.
19.7
27,500.
18.5
Caorso
800.
50.
13.5
20
Caorso
800.
Alto Lazio
900.
7x7
SI
2.6
2.7
56.
2.2
11.5
20
14.
25
13.4
1.9
8x8
1.2
Parte II A: Filiere
111
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Portata vapore
0.14
Portata di ricircolazione
Sottoraffreddamento
Forma di w(R)
forma di primo
tentativo
Calcolo nucleare
Altezza non-bollente
a (z) e x(z)
Perdite di carico
w(R)
Keff
Keff = 1
112
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Gruppo turbo-generatore
Corpo cilindrico
Generatore di vapore
Condensatore
Core
Contenitore di sicurezza
Figura 3.48: Schema di un impianto BWR a ciclo duale con separazione del vapore esterna al
recipiente in pressione (Garigliano, Dresden 1).
P=100%
P=80%
100
portata
vapore
primario
80
Curve a
reattivit
costante
60
40
P=60%
20
P=20%
20
P=40%
80
100
60
40
Portata vapore dal generatore
Parte II A: Filiere
113
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Gruppo turbo-generatore
Separatore di vapore
Generatore di vapore
Condensatore
Core
Contenitore di sicurezza
Figura 3.50: Schema di un impianto BWR a ciclo duale con separazione del vapore interna al
recipiente in pressione (Gundremingen).
114
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Gruppo turbo-generatore
pozzo secco
Contenitore primario
Separatore di vapore
Condensatore
Core
pompa di
ricircolazione
Camera di
soppressione
Figura 3.51: Schema di un impianto BWR a ciclo singolo con contenitore a soppressione di
pressione e separazione del vapore interna al recipiente in pressione (Oyster Creek).
Parte II A: Filiere
115
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Gruppo turbo-generatore
pozzo secco
Contenitore primario
Separatore di vapore
pompa a
getto
Condensatore
Core
pompa di
ricircolazione
Camera di
soppressione
Figura 3.52: Schema di un impianto BWR a ciclo singolo, con contenitore a soppressione di
pressione, separazione del vapore interna al recipiente in pressione ed adozione delle pompe a getto
per la ricircolazione (Dresden 2, Caorso).
116
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
3.6 CFR Title 10 Part 50 Sec. 46 - Acceptance Criteria for ECCSs for LW Nuclear Power
Reactors
(a)(1)(i) Each boiling and pressurized light-water nuclear power reactor fueled with uranium oxide
pellets within cylindrical Zircaloy cladding must be provided with an emergency core cooling system
(ECCS) that must be designed such that its calculated cooling performance following postulated
loss-of-coolant accidents conforms to the criteria set forth in paragraph (b) of this section. ECCS
cooling performance must be calculated in accordance with an acceptable evaluation model and must
be calculated for a number of postulated loss-of-coolant accidents of different sizes, locations, and
other properties sufficient to provide assurance that the most severe postulated loss-of-coolant
accidents are calculated. Except as provided in paragraph (a)(1)(ii) of this section, the evaluation
model must include sufficient supporting justification to show that the analytical technique
realistically describes the behavior of the reactor system during a loss-of-coolant accident.
Comparisons to applicable experimental data must be made and uncertainties in the analysis method
and inputs must be identified and assessed so that the uncertainty in the calculated results can be
estimated. This uncertainty must be accounted for, so that, when the calculated ECCS cooling
performance is compared to the criteria set forth in paragraph (b) of this section, there is a high level
of probability that the criteria would not be exceeded. Appendix K, Part II, Required
Documentation, sets forth the documentation requirements for each evaluation model.
(ii) Alternatively, an ECCS evaluation model may be developed in conformance with the required
and acceptable features of Appendix K ECCS Evaluation Models.
(2) The Director of Nuclear Reactor Regulations may impose restrictions on reactor operation if it is
found that the evaluations of ECCS cooling performance submitted are not consistent with
paragraphs (a)(1) (i) and (ii) of this section.
(3)(i) Each applicant for or holder of an operating license or construction permit shall estimate the
effect of any change to or error in an acceptable evaluation model or in the application of such a
model to determine if the change or error is significant. For this purpose, a significant change or
error is one which results in a calculated peak fuel cladding temperature different by more than
50(degree)F from the temperature calculated for the limiting transient using the last acceptable
model, or is a cumulation of changes and errors such that the sum of the absolute magnitudes of the
respective temperature changes is greater than 50(degree)F.
(ii) For each change to or error discovered in an acceptable evaluation model or in the application of
such a model that affects the temperature calculation, the applicant or licensee shall report the nature
of the change or error and its estimated effect on the limiting ECCS analysis to the Commission at
least annually as specified in Sec. 50.4. If the change or error is significant, the applicant or licensee
shall provide this report within 30 days and include with the report a proposed schedule for
providing a reanalysis or taking other action as may be needed to show compliance with Sec. 50.46
requirements. This schedule may be developed using an integrated scheduling system previously
approved for the facility by the NRC. For those facilities not using an NRC approved integrated
scheduling system, a schedule will be established by the NRC staff within 60 days of receipt of the
proposed schedule. Any change or error correction that results in a calculated ECCS performance
that does not conform to the criteria set forth in paragraph (b) of this section is a reportable event as
described in Sec.0.55(e), 50.72 and 50.73. The affected applicant or licensee shall propose
immediate steps to demonstrate compliance or bring plant design or operation into compliance with
Sec. 50.46 requirements.
Parte II A: Filiere
117
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
(b)(1) Peak cladding temperature. The calculated maximum fuel element cladding temperature
shall not exceed 2200 degrees F.
(2)
Maximum cladding oxidation. The calculated total oxidation of the cladding shall nowhere
exceed 0.17 times the total cladding thickness before oxidation. As used in this subparagraph
total oxidation means the total thickness of cladding metal that would be locally converted to
oxide if all the oxygen absorbed by and reacted with the cladding locally were converted to
stoichiometric zirconium dioxide. If cladding rupture is calculated to occur, the inside
surfaces of the cladding shall be included in the oxidation, beginning at the calculated time of
rupture. Cladding thickness before oxidation means the radial distance from inside to outside
the cladding, after any calculated rupture or swelling has occurred but before significant
oxidation. Where the calculated conditions of transient pressure and temperature lead to a
prediction of cladding swelling, with or without cladding rupture, the unoxidized cladding
thickness shall be defined as the cladding cross-sectional area, taken at a horizontal plane at
the elevation of the rupture, if it occurs, or at the elevation of the highest cladding
temperature if no rupture is calculated to occur, divided by the average circumference at that
elevation. For ruptured cladding the circumference does not include the rupture opening.
(3)
Maximum hydrogen generation. The calculated total amount of hydrogen generated from
the chemical reaction of the cladding with water or steam shall not exceed 0.01 times the
hypothetical amount that would be generated if all of the metal in the cladding cylinders
surrounding the fuel, excluding the cladding surrounding the plenum volume, were to react.
(4)
Coolable geometry. Calculated changes in core geometry shall be such that the core remains
amenable to cooling.
(5)
Long-term cooling. After any calculated successful initial operation of the ECCS, the
calculated core temperature shall be maintained at an acceptably low value and decay heat
shall be removed for the extended period of time required by the long-lived radioactivity
remaining in the core.
118
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
119
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
d) reattori moderati ad acqua pesante e refrigerati con fluidi organici, indicati con la sigla OCHW
[Organic Cooled, Heavy Water (moderated)];
e) reattori moderati ad acqua pesante e refrigerati ad acqua pesante in pressione (con recipiente in
pressione), indicati con la sigla PHW [Pressurized Heavy Water];
f) reattori moderati ad acqua pesante e refrigerati ad acqua pesante bollente, indicati con la sigla
BHW [Boiling Heavy Water].
Di tutti i tipi suddetti, solo il primo ha raggiunto la piena maturit industriale ed il secondo, pur con
qualche riserva, ritenuto ancora meritevole di sviluppo. Le analisi successive saranno pertanto
limitate a questa prima sottofiliera, fornendo solo qualche indicazione di larga massima relativamente
alla seconda. Le due sottofiliere saranno nel seguito identificate con le sigle PHWR e BLWR.
4.2.1 PHWR
Questo tipo di reattore stato sviluppato quasi esclusivamente in Canada tanto da essere
generalmente indicato come reattore CANDU-PHW o, pi semplicemente, CANDU (Canadian
Deuterium Uranium).
Le attivit in questo settore iniziarono nel 1945 con la realizzazione di un primo reattore di ricerca
ZEEP (Zero Energy Experimental Pile). A questo fece seguito il reattore ad alto flusso, NRX (1947)
e quindi nel 1956 l'NRU, analogo all'NRX, ma caratterizzato da una maggiore potenza.
I reattori di ricerca sopra ricordati hanno costituito un supporto di base, di fondamentale importanza
per lo sviluppo dei CANDU. Il primo prototipo, l'NPD (Nuclear Power Demonstration), avente una
potenza di 22. MWe, stato messo in funzione nel 1961, seguito, nel 1966, da un impianto simile,
ma con potenza molto pi elevata (206. MWe) installato a Douglas Point. Questa unit pu essere
considerata il punto di partenza del processo di commercializzazione dei CANDU, che si
concretato con la messa in servizio delle prime quattro unit della centrale di Pickering, ciascuna
delle quali ha una potenza di circa 500. MWe.
Al momento attuale sono in funzione nel mondo 34 unit CANDU con una potenza complessiva di
circa 20,000. MWe e sono in costruzione altre 10 unit con una potenza complessiva di circa 4,500.
MWe. Le suddette unit sono in esercizio o in costruzione nei paesi seguenti: Canada, Argentina,
India, Corea del Sud, Pakistan e Romania. Questi reattori sono caratterizzati dalla presenza di tubi in
pressione, in sostituzione del recipiente in pressione.
La soluzione a tubi in pressione diventa necessaria per questo tipo di reattori per i quali, lelevato
valore del rapporto tra la quantit di moderatore (500. 1,000. kg di D2O per MWe) e quella del
combustibile (250. kg per MWe), comporta una distanza relativamente grande tra gli elementi e, nel
contempo, elevate dimensioni complessive del nocciolo. In queste condizioni sarebbero non
proponibili soluzioni analoghe a quelle tipiche dei reattori ad acqua leggera nel caso in cui venga
impiegata lacqua pesante anche come refrigerante. Se il fluido refrigerante diverso dallacqua
pesante, assolutamente necessario garantire la separazione tra moderatore e refrigerante ed il
nocciolo deve essere pertanto di tipo chiuso. Le soluzioni adottate prevedono pertanto il
contenimento del moderatore in una vasca (calandria) ed il passaggio del refrigerante nei tubi di forza
contenenti gli elementi di combustibile, disposti allinterno dei tubi di calandria. Per mantenere la
temperatura del moderatore durante il funzionamento a valori relativamente bassi (inferiori a 100.
C), viene in primo luogo ridotta la quantit di calore ceduta al moderatore, isolando termicamente i
tubi di refrigerazione dello stesso mediante un apposito circuito a gas. Nellintercapedine compresa
tra i due tubi mantenuto in circolazione a bassa velocit un gas (normalmente CO2) che viene
campionato ed analizzato con continuit. La presenza di acqua nel gas sarebbe chiaramente
indicativo di fessure del tubo di forza passanti attraverso lo spessore. Nella Figura 4.1
schematicamente indicata la soluzione adottata.
120
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Tubo di forza
Tubo di calandria
Calandria
Combustibile
Moderatore
Gas (CO2)
Refrigerante
Figura 4.1: Soluzione adottata nei reattori a tubi di forza.
Un problema importante connesso alla soluzione adottata costituito dalla presenza nel nocciolo di
una rilevante quantit di materiale strutturale con conseguente effetto negativo sulla economia
neutronica. Senza una corretta progettazione ed unaccurata scelta dei materiali potrebbe risultare
addirittura impossibile il funzionamento del reattore impiegando come combustibile uranio naturale.
Per evitare che ci avvenga, tutte le strutture del nocciolo (tubi di calandria, tubi di forza) oltre,
naturalmente, alle guaine, sono realizzate in leghe di zirconio (Zircaloy-2; Zircaloy-4; Zr-2.5% Nb) e
viene affidata la funzione resistente soltanto ai tubi di forza che devono quindi sopportare da soli la
pressione del refrigerante (oltre 100. kg/cm2). Lacqua pesante con funzione di moderatore,
contenuta nella vasca, mantenuta praticamente a pressione atmosferica e, pertanto, i tubi di
calandria potranno avere spessori molto modesti.
Una struttura del tipo di quello indicato nella figura non considerata dalle ASME III, sia in
relazione alla sua geometria, per quanto attiene in particolare alla calandria, sia in relazione ai
materiali utilizzati. Risulta pertanto impossibile fare riferimento alle norme ASME suddette e non
esistono peraltro attualmente normative tecniche elaborate in altri Paesi, compreso il Canada,
pienamente riconosciute a livello internazionale.
Il progetto di queste componenti viene pertanto effettuato in base ad informazioni e dati ricavati
dalle esperienze condotte in proposito. Si ritiene comunque opportuno sottolineare che leventuale
rottura di un tubo di forza un incidente con conseguenze ragionevolmente contenute, a meno che la
rottura suddetta non determini quella dei tubi circostanti. Numerose esperienze condotte al riguardo
farebbero per escludere tale eventualit.
Per quanto attiene alla calandria, rilevanti potrebbero essere per la stessa le sollecitazioni di origine
termica in condizioni particolari. In caso di svuotamento, per esempio, la temperatura delle pareti
non pi bagnate dal moderatore tenderebbe a salire rapidamente e si potrebbero avere quindi sulla
stessa struttura rilevanti differenze di temperatura. Per evitare o, almeno, ridurre lentit di tale
fenomeno, si provvede ad installare opportuni sistemi di spruzzamento che entrano automaticamente
in funzione durante lo svuotamento e riescono a mantenere la temperatura a valori relativamente
contenuti.
Un altro delicato problema che si presenta per queste componenti quello relativo
allaccoppiamento dei tubi di forza in leghe di zirconio con le tubazioni di acciaio inossidabile del
circuito primario. (Al di fuori del nocciolo, quando non pi necessario limpiego di materiali con
bassa sezione di cattura neutronica, non avrebbe pi senso utilizzare leghe di zirconio).
Parte II A: Filiere
121
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Per quanto siano state studiate procedure per le saldature tra leghe di zirconio e acciai inossidabili, i
risultati finora ottenuti sembrano essere soddisfacenti solo se si adottano accorgimenti molto
particolari, atmosfere controllate, ecc. Tali condizioni sono certamente possibili a livello di
laboratorio, ma difficilmente ottenibili in cantiere. Per questa ragione, i collegamenti vengono
attualmente realizzati mediante mandrinatura. Non risulta, comunque, che tale soluzione abbia finora
dato luogo durante lesercizio ad inconvenienti di particolare rilievo.
4.2.2 BLWR
Molti Paesi, oltre al Canada, hanno mostrato un concreto interesse per questo tipo di reattore,
sviluppando in proposito una significativa attivit di ricerca e sviluppo. Fra questi si possono
ricordare: il Giappone, il Regno Unito e l'Italia.
In Canada stato realizzato agli inizi degli anni '70 un reattore dimostrativo da 250. MWe (Gentilly1); nel Regno Unito fu messo in funzione nel 1965 un prototipo da 100. MWe, indicato con la sigla
SGHWR (Steam Generating Heavy Water Reactor); in Giappone ancora in funzione un prototipo
da 100 MWe ed prevista la realizzazione nel 2002 di una unit dimostrativa da 600. MWe. Per
quanto riguarda l'Italia, stata completata la costruzione di una unit dimostrativa, denominata
CIRENE (Cise Reattore Nebbia). La suddetta unit non stata messa in funzione a seguito della
moratoria sulla utilizzazione dell'energia nucleare, adottata dal parlamento nel 1987.
Si deve constatare che al momento attuale soltanto il Giappone continua a mostrare un concreto
interesse per questo tipo di reattore.
4.3 Caratteristiche Fondamentali della Filiera
Nella Tabella 4.1 sono riportate alcune caratteristiche nucleari dell'acqua pesante, confrontate con le
analoghe relative all'acqua naturale ed alla grafite.
MODERATORE
H2O
D2O
Grafite pura
1.64
0.35
0.38
0.022
27x10-6
35x10-5
0.93
0.51
0.16
Potenza di rallentamento s
1.5
0.18
0.06
70
6670
175
2.54
100
50.2
0.18
0.85
0.92
Et di Fermi
31.4
120
350
5.6
11
18.7
CARATTERISTICHE
N.B. Un contenuto dello 0.16% di H2O nella D2O determina un aumento di a da 27x10-6 a 42x10-6
cm-1 ed una diminuzione di L da 170. a 110. cm
Tabella 4.1: Caratteristiche nucleari di alcuni moderatori
122
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Dall'esame dei dati riportati nella tabella emergono alcune precise indicazioni di fondamentale
importanza per la caratterizzazione della filiera, secondo quanto di seguito sommariamente esposto.
1) Il rapporto di moderazione particolarmente elevato e decisamente maggiore di quello relativo
all'acqua naturale. Ne consegue che per una buona moderazione dei neutroni, il rapporto fra i
volumi occupati, rispettivamente, dal moderatore e dal combustibile o, in altre parole, il rapporto
dell'area Am del moderatore e quella Af del combustibile nella sezione trasversale del nocciolo
deve essere abbastanza elevato e, comunque, decisamente superiore a quello richiesto per un
reattore ad acqua naturale. Nella Figura 4.2 riportato l'andamento qualitativo del fattore di
moltiplicazione K in funzione del rapporto Am/Af.
Solo per informazione si ricorda che il valore ottimale del rapporto suddetto pari a circa 2 per i
PWR, ed a circa 17 per i PHWR.
E' evidente che qualora venga impiegato come fluido termovettore la stessa acqua pesante, il
valore del rapporto sopraindicato, necessario ai fini della moderazione, assolutamente
inaccettabile per la refrigerazione. Ne consegue che il nocciolo del reattore dovr essere di tipo
chiuso con netta separazione del fluido moderante da quello cui prevalentemente affidata la
refrigerazione del combustibile.
Questa tipologia del nocciolo, tipica di tutti i reattori nei quali sono impiegati materiali diversi per
la moderazione e la refrigerazione, diventa necessaria per i motivi che sono stati indicati anche per
i PHWR, nonostante che uno stesso fluido (D2O) sia utilizzato per le due funzioni suddette.
K
D2O
H2O
Am/Af
Figura 4.2: Andamento qualitativo del fattore di moltiplicazione in funzione del rapporto Am/Af
Tenendo conto di quanto sopra, immediato individuare la struttura fondamentale del nocciolo
degli HWR.
Il moderatore contenuto in una vasca (calandria) che attraversata da tubi contenenti gli
elementi di combustibile, refrigerati dal fluido termovettore mantenuto in circolazione all'interno
dei tubi stessi. Tale struttura un elemento comune di tutte le sottofiliere dei reattori ad acqua
pesante, che si differenziano fra loro solo per il tipo di fluido refrigerante impiegato: D2O nei
PHWR; H2O nei BLWR; miscele di terfenili negli OCHWR; CO2 nei GCHWR.
La pressione all'interno della vasca contenente D2O stagnante viene mantenuta, adottando
opportuni sistemi di refrigerazione, a valori prossimi a quella atmosferica. La pressione del
Parte II A: Filiere
123
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
refrigerante all'interno dei tubi, per evidenti motivi, ha invece valori generalmente abbastanza
elevati anche se differenti per le diverse sottofiliere. I tubi suddetti prendono pertanto il nome di
tubi in pressione o di tubi di forza e fanno parte integrante del sistema primario in pressione
dell'impianto (pressure boundary), in sostituzione del recipiente in pressione.
Per i motivi che saranno successivamente esposti, i tubi in pressione sono collocati all'interno di
altri tubi coassiali, detti tubi di isolamento termico o di calandria, che fanno invece parte
integrante della calandria stessa.
2) L'impiego dell'uranio naturale negli HWR, reso possibile dal valore particolarmente basso della
sezione di assorbimento della D2O, in effetti condizionato dal mantenimento in limiti molto
contenuti delle catture neutroniche da parte degli altri materiali presenti nel nocciolo in aggiunta
alla D2O stessa, quali il refrigerante, se diverso dal moderatore, ed i materiali impiegati nella
costruzione delle guaine del combustibile, dei tubi in pressione e dei tubi di isolamento. La
esigenza, fondamentale per questi reattori, di ridurre le catture parassite nel nocciolo pu essere
soddisfatta, da un lato, utilizzando materiali con bassa sezione di assorbimento e, dall'altro,
riducendo per quanto possibile la quantit di materiali strutturali presenti nel nocciolo. In accordo
con quanto sopra, le guaine del combustibile, i tubi in pressione ed i tubi di calandria sono
realizzati in leghe di zirconio aventi sezioni di assorbimento inferiori per almeno un ordine di
grandezza a quelle degli acciai austenitici ed stato altres ridotto lo spessore delle guaine,
prevedendo nelle specifiche di progetto il collassamento in esercizio della guaina sulle pastiglie del
combustibile.
I risultati ottenuti con l'adozione dei provvedimenti suddetti sono stati soddisfacenti. Nei reattori
CANDU il numero dei neutroni assorbiti complessivamente dal moderatore, dal refrigerante e
dalle strutture del nocciolo pari allo 6.% di quelli prodotti nella fissione. I valori dello stesso
rapporto nei PWR e nei BWR sono pari, rispettivamente, all'11.% e all'10.%.
Si ritiene doveroso ricordare che lo studio e lo sviluppo delle leghe di zirconio stato condotto
prevalentemente nei paesi interessati alla utilizzazione dei reattori ad acqua pesante, anche se le
stesse leghe sono sistematicamente utilizzate per le guaine del combustibile dei reattori ad acqua
naturale. Ci del tutto comprensibile. La disponibilit di queste leghe una condizione
necessaria per lo sviluppo degli HWR, mentre costituisce una prospettiva certamente interessante,
ma non determinante, per i LWR, nei quali si sarebbe potuto compensare i maggiori assorbimenti
conseguenti all'impiego di altri materiali (per es. acciai austenitici), con un adeguato aumento
dell'arricchimento del combustibile. A conferma di ci si pu infatti constatare che nei primi PWR
le guaine erano fabbricate in AISI 304.
3) La struttura del nocciolo, caratterizzata dalla presenza di canali di potenza separati e
sostanzialmente indipendenti fra loro, rende possibile la movimentazione del combustibile nel
nocciolo senza l'arresto del reattore e, quindi, l'adozione di un ciclo di ricambio continuo, con tutti
i vantaggi ad esso conseguenti: migliore sfruttamento del combustibile; diminuzione della
reattivit massima da controllare; aumento del fattore di disponibilit dell'impianto.
Tale possibilit sistematicamente utilizzata in tutti gli HWR attualmente in esercizio e viene
considerata un elemento di particolare rilevanza e qualificazione della filiera. Si deve peraltro
correttamente far presente che la soluzione adottata comporta la costruzione e l'esercizio di
macchine per la movimentazione del combustibile particolarmente complesse e costose.
124
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
125
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Generatore di vapore
Pompa Primaria
Reattore
126
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
127
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Facendo riferimento alle figure sopra riportate, si procede ad una illustrazione sommaria di alcuni fra
i principali sistemi della parte nucleare dell'impianto.
4.4.1 Vasca del moderatore (Calandria)
La vasca contenente il moderatore viene molto spesso indicata anche col nome di calandria. Queste
due denominazioni saranno utilizzate indifferentemente nel seguito.
La calandria costituita da un guscio cilindrico in acciaio austenitico, disposto con asse orizzontale,
alle estremit del quale sono saldate due piastre tubiere. Dette piastre, sulle quali sono mandrinati i
tubi di calandria, costituiscono anche la struttura per il posizionamento ed il supporto dei tubi in
pressione. Sia i tubi di calandria che quelli in pressione, per la parte interna alla vasca, sono realizzati
in leghe di zirconio. Nei reattori pi recenti, i tubi di calandria sono in Zircaloy 2 mentre per quelli in
pressione impiegata la lega Zr-2.5Nb. Alle due estremit dei tubi in pressione sono mandrinati i
terminali in acciaio austenitico ai quali sono collegate le tubazioni di ingresso o di uscita del
refrigerante.
Le piastre tubiere sono componenti particolarmente complesse dovendo anche consentire la
sistemazione dei dispositivi necessari per la schermatura delle radiazioni uscenti dal nocciolo, in
modo da permettere, a reattore spento, l'accesso del personale nei locali ove sono collocate le
macchine per la movimentazione del combustibile. In sostanza, affidata alle piastre la duplice
funzione di sostegno del nocciolo e di schermo assiale.
Sulle pareti della vasca sono presenti le diverse penetrazioni necessarie per: la movimentazione delle
barre di regolazione e di sicurezza, la circolazione e lo scarico del moderatore, la circolazione
dell'elio, la strumentazione del nocciolo, ecc.
4.4.2 Moderatore
Il moderatore costituito dall'acqua pesante presente all'interno della calandria. Al di sopra del
livello del moderatore mantenuta unatmosfera inerte di elio.
Nelle unit attualmente in esercizio, la quantit del moderatore contenuto nella vasca per unit di
potenza dell'impianto ha valori compresi fra 400. e 500. kg/MWe. Il peso del moderatore nel
nocciolo di una unit da 508. MWe netti della centrale di Pickering pari a 240. t e sale a 300. t
nell'analoga unit da 730. MWe netti della centrale di Bruce.
In una unit da 500. MWe netti, corrispondenti per questo tipo di reattore a circa 1,700. MWt, la
potenza termica direttamente prodotta nel moderatore (per rallentamento dei neutroni e per
assorbimento delle radiazioni) o trasmessa allo stesso dal refrigerante pari a circa 90. MWt. In
assenza di refrigerazione, la temperatura del moderatore nella vasca aumenterebbe con un rate
iniziale di circa 5C/min.
Durante l'esercizio si ha inoltre produzione di impurezze derivanti dai processi di corrosione e
dissociazione della D2O per effetto delle radiazioni.
Le considerazioni sopra sommariamente esposte evidenziano la necessit di opportuni sistemi di
trattamento del moderatore.
A questo scopo, ed anche per assolvere ad ulteriori funzioni, quali il controllo della concentrazione
dei veleni solubili disciolti nel moderatore, il controllo del livello della D2O e lo scarico della stessa
nel serbatoio di svuotamento, sono presenti due distinti sistemi di trattamento fra loro indipendenti.
Nel primo sistema viene attivata la circolazione della D2O in un circuito di refrigerazione e di
condizionamento chimico in modo da contenere la temperatura del moderatore e, quindi la pressione
all'interno della vasca, nei limiti stabiliti nelle specifiche di progetto (tmax < 70C) e da assicurare il
128
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
mantenimento al livello richiesto delle caratteristiche fisico-chimiche del moderatore stesso. Facendo
riferimento soltanto alla refrigerazione, si pu immediatamente verificare che per smaltire i 90. MWt
prima indicati richiesta una portata nel circuito di circa 1,000. kg/s, ammettendo ragionevolmente
un salto di temperatura del moderatore nello scambiatore di calore pari a 20. C. Questi dati sono
stati riportati a titolo di esempio con il solo scopo di richiamare l'attenzione sull'importanza del
problema e sulla rilevanza delle apparecchiature necessarie.
Nel secondo sistema viene attivata la circolazione dell'atmosfera gassosa presente nella vasca al di
sopra del livello del moderatore, costituita dall'elio inizialmente immesso e dai gas prodotti per
radiolisi (D2 e O2) attraverso opportune sezioni di trattamento che consentono di separare l'elio dai
gas di radiolisi con ricombinazione successiva degli stessi. Questa seconda operazione presenta
indubbi vantaggi sul piano economico dato il costo particolarmente elevato dell'acqua pesante.
Facendo ricorso a questo sistema anche possibile regolare la differenza di pressione fra la calandria
ed il serbatoio, con conseguente regolazione del livello. La equalizzazione della pressione, facilmente
ottenibile mediante l'apertura di valvole opportunamente dimensionate, consente lo scarico rapido
per gravit del moderatore dalla vasca al serbatoio posto al di sotto della stessa.
4.4.3 Tubi in pressione (Tubi di forza)
I tubi in pressione, normalmente indicati anche come tubi di forza, erano inizialmente costituiti da
tubi cilindrici in Zircaloy 2 e successivamente in Zr-2.5Nb, con terminali in acciaio austenitico
mandrinati sui tubi stessi (vedi anche paragrafo 4.6). I tubi sono disposti con asse orizzontale
(parallelo a quello della calandria) secondo un reticolo a passo quadrato con interasse pari a circa 28.
cm. e sono sopportati dalle piastre tubiere della calandria.
La disposizione con asse orizzontale, tipica dei CANDU, elimina di fatto la interferenza fra gli
elementi della struttura di sostentamento del nocciolo ed i numerosissimi sistemi di collegamento
disposti sulla superficie frontale del reattore, necessari per la circolazione del refrigerante, per la
movimentazione del combustibile e per la strumentazione.
Se vero che con tale disposizione sono necessarie due macchine per il ricambio del combustibile,
laddove una disposizione dei tubi con asse verticale avrebbe consentito questa stessa operazione con
un sola macchina collocata al di sotto del nocciolo, altrettanto vero che nei reattori CANDU
ciascun canale orizzontale accessibile da entrambi i lati e ci rende certamente pi facile la
operazione di ricambio anche in condizioni particolarmente severe, quali quelle conseguenti ad un
improbabile, ma non impossibile bloccaggio dell'elemento nel canale.
Gli elementi di combustibile sono collocati nel tubo in pressione, appoggiandosi sulla sua superficie
interna e scaricando pertanto il proprio peso sul tubo stesso. Il calore prodotto asportato dal
refrigerante mantenuto in circolazione all'interno del tubo medesimo. A tale fine, ai due terminali in
acciaio di ciascun tubo sono collegati i tubi del sistema di refrigerazione che collegano i terminali
stessi al collettore di ingresso o di uscita del refrigerante primario.
Nei CANDU, analogamente ai PWR, non ammessa lebollizione di massa del refrigerante, pertanto
la pressione dell'acqua pesante circolante all'interno dei tubi in pressione deve essere superiore alla
tensione di vapore relativa alla temperatura di uscita del fluido dal canale. Nell'esercizio di questi
reattori, la pressione del fluido all'ingresso del canale pari a circa 100. kg/cm 2 e la temperatura del
fluido all'uscita dal medesimo prossima a 300. C
Da ambedue le parti, all'esterno degli elementi di combustibile, sono collocati nel tubo in pressione
tappi schermanti con scanalature elicoidali che imprimono al refrigerante un moto vorticoso e
riducono lo streaming di radiazione verso l'esterno.
Due valvole sferiche (una per lato) consentono un facile accesso al canale per il ricambio del
combustibile ed assicurano un ottima tenuta durante l'esercizio.
Parte II A: Filiere
129
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
La sollecitazione prevalente sui tubi quella dovuta alla pressione del refrigerante che, per il suo
elevato valore (circa 100. kg/cm2), richiede spessori di una certa significativit anche se il loro
diametro relativamente piccolo. Nei CANDU attuali, i tubi di forza hanno mediamente un diametro
di 104. mm ed uno spessore di 4.1 mm.
Come gi stato detto, i tubi in pressione costituiscono parte integrante del sistema primario in
pressione dell'impianto. Nel Capitolo 4.6 sono date ulteriori informazioni su questo importante
componente e sono fornite alcune indicazioni in merito ai criteri di progettazione normalmente
adottati.
4.4.4 Tubi di Isolamento (Tubi di Calandria)
I tubi in pressione sono collocati all'interno dei tubi di isolamento termico realizzati in Zircaloy-2. I
tubi sono mandrinati sulle piastre tubiere della calandria e sono parte integrante della stessa.
I tubi di isolamento hanno lo scopo di isolare termicamente il tubo di forza dal moderatore, con
conseguente significativa riduzione dell'energia termica ad esso trasferita. L'intercapedine fra il tubo
di calandria e quello di forza percorsa da un gas (CO2 o N2) a bassa velocit. Il campionamento di
questo gas consente la individuazione di tracce di umidit, che costituiscono un indice
particolarmente significativo della presenza di fessure nel tubo di forza passanti attraverso lo
spessore, che possono essere in tal modo rilevate prima che la loro lunghezza sia vicina a quella
critica.
Le sollecitazioni nei tubi di calandria sono particolarmente modeste, riducendosi di fatto al carico
idrostatico, aumentato della pressione dell'elio di copertura. Conseguentemente anche il loro
spessore potr essere molto contenuto. Nei reattori CANDU attualmente in esercizio, questi tubi
hanno un diametro interno pari a circa 130. mm con uno spessore di circa 1.4 mm.
4.4.5 Elemento di Combustibile
Gli elementi di combustibile sono costituiti da fasci di barrette della lunghezza di circa 50. cm,
saldate alle estremit a piastre terminali forate. Ciascuna barretta formata da un tubo in Zircaloy-2
e, pi recentemente, in Zircaloy-4 (guaina), riempito con pastiglie di UO2 naturale e chiuso
all'estremit con tappi saldati. Piccoli tasselli metallici, detti distanziatori, vengono brasati sulla
mezzeria di ciascuna barretta, nel punto di minima distanza fra la stessa e quelle vicine, per evitare
che queste vengano a contatto. Distanziatori di maggiori dimensioni sono brasati sulla superficie
delle barrette della corona esterna nel punto di minima distanza con il tubo in pressione, per definire
la posizione delle zone di contatto fra l'elemento ed il tubo di forza sul quale appoggiato.
Per ridurre gli assorbimenti parassiti dei neutroni, le guaine hanno uno spessore molto modesto,
avendo previsto nelle specifiche di progetto che le stesse possano collassare sulle pastiglie di
combustibile per effetto della pressione esterna del refrigerante.
La lunghezza dell'elemento molto minore di quella del canale e, pertanto, all'interno di un
medesimo tubo in pressione vengono inseriti in sequenza pi elementi (generalmente 12) che
vengono spesso denominati spezzoni. L'impiego di elementi di combustile segmentati, anzich a
piena lunghezza come quelli impiegati nei LWR, rende possibile un ricambio pressoch continuo del
combustibile (la frazione di ricarica potrebbe al limite essere pari all'inverso del numero degli
spezzoni presenti nel nocciolo), consentendo altres lo shuffling assiale del combustibile stesso,
con conseguenti possibili miglioramenti della distribuzione di potenza.
Nella Figura 4.6 illustrato in forma schematica l'elemento di combustibile del reattore CANDU.
130
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
131
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
132
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 4.9: Disposizione dei collettori e dei tubi del refrigerante in un reattore CANDU
4.4.7 Controllo della Reattivit
L'intensit e la distribuzione del flusso neutronico nel nocciolo del reattore viene controllata facendo
ricorso a differenti sistemi per l'assorbimento dei neutroni: assorbitori liquidi, assorbitori meccanici,
avvelenamento del moderatore. Per l'appiattimento del flusso vengono utilizzati ulteriori assorbitori
meccanici, di norma completamente inseriti nel nocciolo.
Gli assorbitori liquidi sono costituiti da tubi disposti con asse verticale (normale a quello dei tubi in
pressione), parzialmente riempiti con acqua naturale che, per gli HWR, costituisce un veleno
neutronico. Una variazione della quantit di acqua all'interno dei tubi determina una corrispondente
variazione della reattivit del nocciolo. Tale sistema costituisce il mezzo primario per il controllo
dell'intensit e della distribuzione del flusso neutronico.
Parte II A: Filiere
133
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Gli assorbitori meccanici sono costituiti da cilindri cavi formati da un sandwich di acciaio inoxcadmio-acciaio inox che, scorrendo all'interno di tubi guida in leghe di zirconio, inducono variazioni
della reattivit del nocciolo. I tubi guida sono disposti con asse verticale. Tali assorbitori sono
normalmente estratti, ma possono essere inseriti in modo controllato, se necessario, in aggiunta agli
assorbitori liquidi.
Assorbitori identici a questi ultimi sono impiegati come primo sistema per lo scram del reattore ma, a
differenza dei primi, il loro inserimento avviene per gravit, sconnettendo l'assorbitore stesso ai
relativi dispositivi di comando. Per diminuire il tempo di inserimento, viene posta fra l'assorbitore ed
il dispositivo una molla precaricata, la cui azione si aggiunge alla gravit al momento della
sconnessione.
Per le funzioni loro affidate, questi ultimi afferiscono ai sistemi di sicurezza, mentre i primi fanno
parte del sistema di controllo.
In aggiunta ai sistemi suddetti, normalmente prevista la immissione nel moderatore di composti del
boro (generalmente ossidi) per compensare l'eccesso di reattivit nella prima fase del ciclo, prima che
il combustibile abbia raggiunto la condizione di equilibrio. La concentrazione del boro, come stato
gi detto, pu essere mantenuta nei valori richiesti attraverso il sistema di trattamento del
moderatore.
La iniezione rapida nel moderatore di soluzioni ad elevata concentrazione di composti chimici ad alta
sezione di assorbimento costituisce per questi reattori il secondo sistema di scram. L'assorbitore
utilizzato a questo scopo normalmente il nitrato di gadolinio.
Gli assorbitori per l'appiattimento del flusso sono costituiti da cilindri cavi in acciaio inox, scorrevoli
all'interno di tubi in Zircaloy disposti perpendicolarmente ai tubi in pressione. Tali assorbitori sono di
norma completamente inseriti nel nocciolo, ma possono essere estratti per compensare la reattivit
negativa determinata dal picco dello Xe conseguente allo scram del reattore, al fine di consentirne il
riavviamento in qualunque momento successivo allo scram.
4.4.8 Regolazione dell'Impianto
Negli impianti nucleari le variabili da controllare sono, come noto, molto numerose. Fra queste si
possono ricordare:
la temperatura del moderatore;
la pressione del refrigerante primario;
il livello nel pressurizzatore;
la pressione ed il livello del fluido secondario nel generatore di vapore;
la potenza termica del reattore.
Come per gli impianti ad acqua naturale in pressione, anche nei CANDU l'adeguamento della
potenza elettrica prodotta a quella richiesta dalla rete pu essere ottenuto facendo ricorso a due
modi diversi che in estrema sintesi vengono generalmente indicati come: reattore segue e turbina
segue, a seconda che si faccia fronte alle variazioni di carico agendo in primo luogo sull'ammissione
del vapore in turbina e, successivamente sulla potenza del nocciolo ( reattore segue) o viceversa.
Le complesse problematiche relative alla regolazione degli impianti nucleari sono analizzate in modo
specifico in altri insegnamenti del corso. Per semplice informazione, si ritiene comunque utile
riportare in forma schematica nella Figura 4.10 i loops di controllo di un CANDU relativi al reattore
ed al generatore di vapore.
134
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
135
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
ed i dispositivi di chiusura, completando in tal modo le operazioni di ricambio del combustibile nel
canale considerato.
Essendo le due macchine identiche, ciascuna di esse potr essere indifferentemente impiegata per il
caricamento del combustibile fresco e per lo scarico di quello esaurito.
A seconda del burn-up raggiunto, alcuni elementi saranno sistemati nella piscina di decadimento,
mentre altri potranno essere nuovamente ricaricati nel nocciolo in posizione diversa da quella
precedentemente occupata, realizzando in tal modo il pi volte richiamato shuffling assiale del
combustibile
Nella Figura 4.11 schematicamente rappresentata la testa di una delle macchine per il ricambio del
combustibile impiegate nella centrale canadese di Bruce.
Figura 4.11: Macchina per il ricambio del combustibile impiegata nella centrale di Bruce
136
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
137
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Il reattore pu essere spento anche con il drenaggio del moderatore, per gravit, dalla calandria al
serbatoio posto al di sotto della stessa, ma questo intervento comporta generalmente tempi di
spegnimento pi elevati.
4.4.10.2 Sistemi di refrigerazione di emergenza
I requisiti richiesti ai sistemi di refrigerazione di emergenza del nocciolo dei reattori CANDU sono
praticamente coincidenti con quelli dei LWR. Come per questi ultimi sono ipotizzate rotture nel
sistema primario di refrigerazione di varie dimensioni fino a quella massima consistente, per questi
reattori, nel cedimento di un collettore di ingresso posto a valle della pompa di circolazione. Per
poter assolvere correttamente alle funzioni loro assegnate per tutte le possibili aree di rottura
ipotizzate, gli ECCS possono funzionare ad alta, media e bassa pressione.
In tutte le condizioni di funzionamento l'acqua di refrigerazione inviata in tutti i collettori di
ingresso e di uscita in modo da assicurare la distribuzione della stessa nel nocciolo
indipendentemente dalla localizzazione della rottura.
Nel funzionamento ad alta pressione, il sistema alimentato dall'acqua contenuta in appositi serbatoi
posti all'esterno dell'edificio del reattore. L'acqua inizialmente a pressione atmosferica, viene
pressurizzata attivando il collegamento dei serbatoi stessi con un recipiente contenente azoto a
pressioni comprese fra 40 e 55 kg/cm2.
Nel funzionamento a media pressione, il sistema alimentato dall'acqua contenuta nel deposito
situato nella parte alta del contenitore. La stessa acqua viene utilizzata anche per alimentare i sistemi
di spruzzamento dell'atmosfera interna del contenitore.
La prevalenza necessaria per il funzionamento del circuito fornita da una apposita pompa.
Nel funzionamento a bassa pressione, il sistema alimentato dalla miscela D2O - H2O, prelevata dal
fondo del contenitore, elaborata dalla pompa e refrigerata in uno scambiatore. Per rotture di grandi
dimensioni, il secondario dello scambiatore costituisce il pi importante pozzo di calore.
Nella Figura 4.12 riportato il diagramma di flusso semplificato del sistema di refrigerazione di
emergenza del nocciolo di un reattore CANDU.
4.4.10.3 Sistema di contenimento
Tutte le parti dell'impianto la cui rottura potrebbe determinare rilasci significativi di prodotti
radioattivi sono sistemati all'interno di un sistema di contenimento.
Nelle centrali con una sola unit, il sistema costituito da una struttura in cemento con liner in
acciaio e dai dispositivi per lo spruzzamento, la circolazione ed il trattamento dell'atmosfera interna.
La struttura di contenimento presenta numerose penetrazioni utilizzate: per l'accesso del personale e
delle apparecchiature, per la movimentazione del combustibile, per il passaggio delle tubazioni dei
sistemi di processo e dei cavi dell'alimentazione elettrica.
Per rotture molto piccole del sistema primario, la circolazione dell'atmosfera interna sufficiente per
assicurare la condensazione sulle pareti del vapore rilasciato all'interno del contenitore senza
l'intervento dei sistemi di spruzzamento, che diventa invece necessario per rotture di dimensioni
maggiori, fino a quella massima ipotizzata. Se nella stessa centrale, come spesso si verifica, sono
installate pi unit, i contenitori delle singole unit sono collegati, attraverso un apposito condotto,
ad una struttura di contenimento (vacuum building), mantenuta costantemente ad una pressione
molto inferiore a quella atmosferica (pressione assoluta pari a circa 50. mm di Hg). All'interno della
struttura sono collocati i sistemi di spruzzamento e di trattamento dell'atmosfera. E' normalmente
previsto un vacuum building ogni 4 unit.
138
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 4.12: Diagramma di flusso semplificato del sistema di refrigerazione di emergenza del
nocciolo.
Nelle Figura 4.13 e Figura 4.14 sono mostrate, rispettivamente, il contenitore di sicurezza di una
centrale con una sola unit e la disposizione generale del sistema di contenimento adottato nelle
centrali pluriunit.
Ad integrazione di quanto stato esposto, si ritiene opportuno riportare nella Tabella 4.2 le
caratteristiche pi significative di una delle otto unit in esercizio nella centrale canadese di
Pickering.
Parte II A: Filiere
139
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
141
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
I numerosi problemi che si sono presentati nella messa in marcia dell'impianto dimostrativo di
Gentilly 1 in Canada hanno evidenziato che le conoscenze acquisite, per quanto elevate, non
potevano essere ritenute sufficienti per lo sviluppo della filiera. In quasi tutti i paesi che si erano
attivamente impegnati nello studio dei BLW (Canada, Gran Bretagna, Italia, Giappone) stato
ritenuto che lo sforzo ulteriormente richiesto per il completamento delle competenze necessarie, non
poteva ritenersi giustificato, anche in considerazione del grado di sviluppo e di commercializzazione
ormai raggiunto dai CANDU.
In questo momento soltanto il Giappone sembra mostrare un ragionevole, anche se limitato, interesse
per questa filiera.
Pur prendendo pienamente atto della situazione attuale, si ritiene comunque opportuno dare almeno
alcuni cenni sui BLW, non solo per ovvi motivi di completezza, ma anche per doveroso
riconoscimento al contributo fornito dall'Italia per iniziativa del CISE, che si concretizzato nel
progetto e nella costruzione del reattore CIRENE.
4.5.2 Illustrazione Sommaria di un BLW
Nel presente paragrafo sono sommariamente fornite indicazioni di larga massima sulla struttura del
reattore BLW, con particolare riferimento agli elementi dell'impianto che lo differenziano dal reattore
CANDU.
La struttura del nocciolo del tutto analoga a quella degli HWR (a tubi in pressione), con la unica
fondamentale differenza che il fluido termovettore circolante all'interno dei tubi di forza costituito
da acqua naturale in cambiamento di fase.
L'acqua inviata nel canale attraverso i tubi di ingresso del refrigerante in condizione di leggero
sottoraffreddamento, vaporizza parzialmente nell'attraversamento del canale per effetto del calore
asportato dal combustibile, per raggiungere all'uscita dello stesso un titolo medio dell'ordine del
30%.
La miscela acqua-vapore, attraverso i tubi di uscita del refrigerante, immessa nel corpo cilindrico,
dove si ha la separazione del vapore, direttamente inviato in turbina, dall'acqua che, mescolata con
quella di alimento proveniente dal condensatore, viene ricircolata nel reattore.
Tenendo presente che la moderazione del nocciolo prevalentemente affidata all'acqua pesante
contenuta nella calandria, la densit media del refrigerante nel canale deve essere abbastanza bassa
(circa 300. kg/m3), in modo da mantenere le catture neutroniche da parte dello stesso a valori
sufficientemente modesti da consentire l'impiego, come combustibile, dell'UO2 naturale.
Come emerge chiaramente da quanto detto sopra, lo schema funzionale del sistema di refrigerazione
di un BLW del tutto corrispondente a quello di un BWR.
Altro elemento caratteristico della filiera la disposizione dei tubi di forza e, conseguentemente, di
quelli di calandria che in tutti gli impianti realizzati sono sistemati con asse verticale, anzich
orizzontale, come nei CANDU. Con tale disposizione, possibile operare il ricambio del
combustibile facendo ricorso ad una sola macchina disposta al di sotto del nocciolo.
Il ricambio viene effettuato con l'impianto in esercizio, consentendo pertanto l'adozione di un ciclo
pressoch continuo, con possibilit di realizzare anche lo shuffling assiale del combustibile, tenendo
presente che, come nei CANDU, all'interno dei tubi in pressione vengono caricati diversi spezzoni di
combustibile, ciascuno dei quali costituito da un fascio di barrette.
I problemi relativi al controllo, alla dinamica ed alla stabilit del reattore sono talmente complessi e
delicati da non poter essere certamente analizzati in questa breve nota.
Parte II A: Filiere
143
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
144
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
145
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
18.3 kg/mm2
26.7 kg/mm2
0,8 del valore minimo della tensione che porta a rottura dopo 100,000. ore
36.1 kg/mm2
Per la lega Zr-2.5% Nb lavorata a freddo il valore limite di progetto pari a 14.8 kg/mm2, ancora
corrispondente a 1/3 del carico di rottura.
In accordo con la normativa ASME prima ricordata, vengono prese in considerazione le seguenti
condizioni di carico:
Pm < Sm
P1 + Pb < 1.5 Sm
P1 + Pb + Q < 3 S m
dove:
Pm intensit di sforzo relativo alle tensioni membranali generali;
P1 intensit di sforzo relativo alle tensioni membranali locali;
Pb intensit di sforzo relativo alle tensioni flessionali;
Q
Sm valore limite della tensione di progetto determinata secondo quanto prima indicato.
Il carico prevalente agente sui tubi di forza rappresentato dalla pressione del fluido refrigerante. La
pressione di progetto generalmente fissata ad un valore di circa 100. psi (7. kg/cm 2) al di sopra
della pressione di esercizio. Questultima, nei reattori refrigerati con acqua pesante in pressione
pari a circa 100. kg/cm2. La temperatura di progetto invece quella che si avrebbe per una potenza
nel canale pari al 115% della potenza nominale (intorno a 300. C). Tale incremento della potenza
nominale tiene conto sia della sovrapotenza locale dovuta allinserimento nel canale di elementi di
combustibile fresco, sia della possibile sovrapotenza generale dellimpianto. Si ritiene che la prima
causa possa dar luogo ad una sovrapotenza del 10% e la seconda ad una sovrapotenza del 5%
rispetto al valore nominale.
In aggiunta al carico di pressione, il tubo di forza soggetto ad altri carichi meccanici, il pi
importante dei quali, per reattori tipo CANDU con tubi ad asse orizzontale, costituito dal peso del
combustibile. Altri carichi sono quelli dovuti allinterazione con la macchina per il ricambio del
combustibile ed infine il momento indotto sui tubi di forza dalle tubazioni di ingresso e di uscita del
fluido refrigerante collegate ai tratti terminali dei tubi in acciaio inossidabile mandrinati sui tubi di
forza, aventi assi perpendicolari agli stessi tubi di forza.
Parte II A: Filiere
147
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
La presenza dei carichi meccanici suddetti porta generalmente ad un aumento di circa il 2% dello
spessore del tubo di forza, rispetto a quello che sarebbe necessario prendendo in considerazione
soltanto le sollecitazioni dovute alla pressione interna.
4.6.2 Fenomeni di Creep
Nella progettazione dei tubi di forza particolare attenzione viene rivolta ai fenomeni di creep cui
conseguono aumenti del diametro e della lunghezza dei tubi.
La velocit di crescita delle deformazioni dovute al creep influenzata: dal flusso neutronico veloce;
dal carico agente e dalla temperatura di funzionamento.
Le numerose esperienze eseguite in proposito hanno mostrato che in un ristretto campo delle
variabili interessate, che copre per i valori di interesse per il progetto, tale velocit pu essere
valutata utilizzando relazioni del tipo:
= K (T - 160.)
dove:
temperatura di progetto in C
per lo Zircaloy-2
1.4 x 10-27
2.2 x 10-27
I valori ammessi in fase di progetto per la deformazione massima radiale sono dellordine del 23%
dopo 240,000. ore di funzionamento. E stato sperimentalmente accertato che la velocit di
deformazione in direzione assiale pari a circa il 70% di quella in direzione radiale.
4.6.3 Controllo di Qualit
Per avere adeguate garanzie che i tubi in pressione soddisfino ai richiesti requisiti di qualit, ciascun
tubo sottoposto alle seguenti verifiche:
esame mediante ultrasuoni, atto a rivelare la presenza di difetti con profondit maggiore o uguale
al 3% dello spessore del tubo e lunghezza maggiore o pari a mezzo pollice;
controllo dello spessore effettuato per lintera lunghezza del tubo, lungo quattro generatrici;
prova idraulica effettuata a temperatura ambiente ad una pressione pari a due volte quella di
esercizio;
ispezione visiva delle superfici interne ed esterne del tubo, atta a consentire la identificazione di
eventuali difetti superficiali non rilevati con lesame a mezzo di ultrasuoni.
Nella progettazione dei tubi in pressione si tiene conto anche dei fenomeni di corrosione e di
erosione, nonch degli effetti dello sfregamento tra i tubi stessi e gli spezzoni degli elementi di
148
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
combustibile. In relazione a quanto sopra, lo spessore dei tubi viene convenientemente maggiorato
sulla base delle informazioni ottenute sperimentalmente.
4.6.4 Propagazione di Difetti nei Tubi in Pressione
E stato sperimentalmente verificato che, nelle condizioni operative previste (T = 300. C;
= 21,000. psi) la lunghezza critica Lc delle fessure passanti attraverso lo spessore, pari a circa:
Lc = 2 inches, per materiale irraggiato;
Lc = 3 inches, per materiale non irraggiato.
E stato anche accertato che estremamente improbabile avere fessure non passanti con lunghezze
superiori a due volte lo spessore. Essendo lo spessore dei tubi pari a circa 0.16 inches, sar allora
quasi impossibile avere fessure non passanti di lunghezza superiore a 0.32 inches (circa 1/6 della
lunghezza critica).
La presenza di una fessura passante determiner un rilascio di refrigerante (acqua pesante) nel gas
contenuto nellintercapedine fra il tubo di forza e quello di calandria e potr pertanto essere
facilmente e tempestivamente rivelata dal sistema di campionamento e di analisi del gas stesso. Esiste
pertanto la possibilit di un adeguato accertamento dei difetti prima che questi raggiungano le
dimensioni critiche. Qualora venga identificata nel modo suddetto la presenza di difetti, si deve
procedere allarresto dellimpianto ed alla sostituzione del tubo lesionato. Ci ha evidenti
conseguenze sulla continuit dellesercizio, ma non ha significativa rilevanza per la sicurezza.
Nellesercizio degli impianti si sono avute fessurazioni di tubi di forza. Tali tubi sono stati
immediatamente individuati e tempestivamente sostituiti in tempi dellordine della settimana.
Lanalisi accurata dei tubi lesionati ha evidenziato la presenza di difetti passanti attraverso lo
spessore la cui lunghezza non stata in nessun caso superiore a 0.2 inches. I difetti erano
generalmente localizzati in prossimit dei collegamenti tra i tubi stessi ed i terminali in acciaio
inossidabile.
Per quanto le numerose esperienze condotte su fasci di tubi non irraggiati sembrino mostrare che una
rottura rapida di un tubo di forza non dovrebbe portare alla propagazione a catena di rotture nei tubi
circostanti con conseguenze che, qualora ci si verificasse, potrebbero risultare estremamente
pesanti, la filosofia di sicurezza del nocciolo di un reattore ad acqua pesante basata in primo luogo
sulla possibilit di una sicura individuazione dei tubi difettosi prima che i difetti presenti raggiungano
dimensioni prossime a quelle critiche.
A conclusione di questa nota, si riportano per informazione le dimensioni dei tubi di forza di un
tipico reattore tipo CANDU:
0.030 in = 117.8+0.76 mm
diametro interno = 4.64 +
0
0
Parte II A: Filiere
149
Impianti Nucleari
150
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
151
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Questi reattori, come stato prima ricordato, suscitarono un certo interesse anche in Italia ed in
Giappone, che si concretizz nella costruzione delle centrali di Latina e di Tokay-Mura. La centrale
di Latina fu ordinata dalla SIMEA (Societ elettrica dell'ENI) alla TNPG (The Nuclear Power
Group) inglese nel 1958 ed entr in funzione agli inizi del 1964. La centrale stata chiusa nel 1987.
La centrale di Tokay-Mura, ordinata dalla Japco alla GEC (General Electric Co.) inglese nel 1959,
entr in servizio commerciale nel 1965 ed ancora in esercizio.
Nel complesso, sono state realizzate nel mondo 37 unit Magnox per una potenza installata di circa
8,000. MWe. Nello sviluppo della filiera furono apportate significative modifiche, orientate
prevalentemente all'innalzamento del livello di sicurezza ed alla riduzione dei costi. Le pi importanti
fra queste saranno esaminate nel capitolo successivo. Purtuttavia, fu dimostrato che il costo di
produzione dell'energia elettrica dell'ultima centrale in costruzione (Wylfa) sarebbe stato, almeno
sulla carta, di poco superiore e decisamente maggiore a quello relativo, rispettivamente, alle centrali
a carbone ed alle centrali nucleari ad acqua naturale di pari potenza.
Non potendosi ragionevolmente attendere ulteriori sensibili miglioramenti a causa delle limitazioni
intrinseche del reattore in questione (bassi valori delle temperature ammissibili per il combustibile e
per il Magnox), il Governo inglese decise di intraprendere una nuova linea di attivit orientata verso
la utilizzazione di un reattore a gas di tipo avanzato (AGR), il cui prototipo (Windscale AGR) della
potenza di 33. MWe, era entrato in funzione nel 1963. L'esame delle offerte presentate a livello
internazionale per la realizzazione della centrale di Dungeness B (costituita da due unit da 600.
MWe) relative, rispettivamente, all'impiego di reattori AGR e di reattori PWR di tipo americano,
sembr essere favorevole agli AGR. Tenendo conto dei risultati dell'esame, il Governo inglese decise
l'adozione dei reattori AGR, con il definitivo abbandono della filiera Magnox dopo il completamento
dell'ultima centrale in costruzione.
Dopo la costruzione del reattore sperimentale da 33. MWe, entrato in funzione a Windscale nel
1962, sono state realizzate nella Gran Bretagna, fra il 1796 e il 1989, sette centrali, ciascuna delle
quali costituita da due unit AGR da 650 MWe. Tutte le centrali suddette sono ancora regolarmente
in servizio. Si deve ricordare che il programma di costruzione sub ritardi considerevoli per difficolt
tecniche ed amministrative di tipo diverso tanto che il primo reattore, la cui costruzione era iniziata
nel 1966, entr in servizio solo nel 1982. Il futuro di questa filiera fu al centro di numerosi dibattiti in
Gran Bretagna e alla fine, ancora prima del completamento del programma inizialmente definito, fu
deciso di rinunciare alla costruzione di altre centrali AGR.
Si ritiene doveroso sottolineare che, contrariamente a quanto si era verificato per i reattori Magnox,
nessun altro Paese dimostr interesse per la filiera AGR.
L'impiego della grafite come moderatore e di un gas come refrigerante fece intravedere la possibilit
di utilizzare l'energia nucleare per la produzione di calore ad alta temperatura. Con temperature del
gas in uscita dal nocciolo prossime a 800. C sarebbe stato ovviamente possibile aumentare il
rendimento di un tradizionale ciclo a vapore, ma poteva anche essere presa in seria considerazione
l'adozione di un ciclo chiuso con turbine a gas da installare all'interno del contenitore in calcestruzzo,
con l'eliminazione dell'edificio turbina e di tutte le altre componenti tradizionali del ciclo indiretto a
vapore.
Il calore disponibile ai livelli di temperatura sopra indicati poteva anche essere direttamente
impiegato per lo sviluppo di processi industriali di particolare importanza quali, ad esempio, la
gassificazione del carbone, la produzione di ferro ed acciaio, la produzione per via termochimica
dell'idrogeno, ecc. Questa ultima possibilit apriva ulteriori interessanti prospettive all'uso
dell'energia nucleare, in aggiunta a quelle cui si era fatto normalmente riferimento.
I problemi da affrontare ed i conseguenti costi da sostenere per lo sviluppo di questo nuovo tipo di
reattore sarebbero stati sicuramente rilevanti, ma apparivano pienamente giustificati dall'importanza e
dal valore strategico dell'impresa. In questa prospettiva, fu definito nella Gran Bretagna un
152
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
153
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
basse. Per questo motivo fu utilizzata per la costruzione delle camicie una particolare lega di
magnesio, denominata Magnox (Magnesium No Oxidation) del tipo AL 80.
Da Tabella 5.1 a Tabella 5.4 sono riportate rispettivamente le principali caratteristiche dell'uranio
naturale in forma metallica; della grafite a purezza nucleare; del Magnox AL 80 e della CO2.
Alle scelte adottate, conseguono pesanti limitazioni nelle prestazioni del nocciolo, come di seguito
specificato:
a)
la temperatura massima del combustibile deve rimanere inferiore a quella di transizione di fase
dell'uranio metallico (661. C);
b) la temperatura massima della camicia deve rimanere al di sotto di 450. C; oltre tale limite le
caratteristiche meccaniche del Magnox non sarebbero accettabili:
c)
la temperatura del refrigerante non deve superare 400. C per esigenze di compatibilit con la
grafite;
d) il burn-up medio del combustibile allo scarico dal nocciolo deve essere molto basso (circa 3,000.
MWd/t) per non compromettere l'integrit strutturale delle camicie;
e)
la temperatura delle grafite deve, da un lato, essere inferiore a circa 600. C per mantenere in
limiti accettabili i processi di ossidazione di trasporto del carbonio e deve, dall'altro lato, non
scendere al di sotto di circa 200. C per evitare fenomeni di instabilit nel rilascio dell'energia
accumulata (effetto Wigner). Per garantire il rispetto della prima condizione necessario
provvedere durante l'esercizio ad un adeguato raffreddamento della grafite, tenendo presente che
la potenza prodotta nel moderatore pari a circa il 6% di quella totale;
f)
la potenza di pompaggio, fortemente dipendente dalla pressione del gas nel circuito primario e
dalla sua temperatura all'ingresso della soffiante, comunque molto elevata, con conseguente
riduzione della potenza elettrica netta.
Il rispetto dei limiti intrinsecamente connessi al tipo di reattore ha pesanti effetti sul costo di
produzione dell'energia elettrica che rimase pi elevato di quello raggiungile con impianti di altro
tipo, nonostante i significativi miglioramenti introdotti durante lo sviluppo della filiera.
154
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Struttura cristallina
Fase (ortorombico)
per
Fase (tetragonale)
t < 661. C
1,130.
Densit, (g/cm3)
19.
0.268 a 100. C
0.356 a 500. C
0.401 a 700. C
7.6
4.2
Densit,
(g/cm)
1.73
Calore specifico, c
(cal/g C)
0.36
Conducibilit termica, k
(W/m K)
150. (1)
100. (2)
Sezione di assorbimento, a
(barn)
0.004
0.158
Potenza di rallentamento
0.060
Rapporto di moderazione
175
Parte II A: Filiere
155
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Composizione:
Mg: 99.20 %
Al: 0.80 %
Be: 0.01 %
Densit, (g/cm3)
1.74
Conducibilit termica, k
(cal/cm s K)
0.29
(kg/cm2)
15.0
a temperatura ambiente
Allungamento a rottura,
(%)
8.0
a temperatura. ambiente
Sezione di assorbimento, a
(barn)
0.07
(g/cm3)
Densit,
1.7 x 10-3
6.6 x 10-4
Calore specifico, c
(cal/g C)
0.20
0.28
Viscosit,
(centipoise)
1.5 x 10-2
3.4 x 10-2
Conducibilit termica, k
(cal/cm s K)
4.1 x 10-5
13.1 x 10-5
Numero di Prandtl, Pr
0.77
0.73
N.B.
I valori riportati nelle prime e nelle seconde righe si riferiscono, rispettivamente, alle
temperature di 20. C e di 500. C.
Tabella 5.4: Principali caratteristiche fisiche della CO2.
156
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
157
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
la circolazione del refrigerante fornita da soffianti assiali, azionate da motori elettrici a frequenza
variabile, poste a valle dei generatori di vapore.
Per limitare la temperatura del gas all'ingresso della soffiante (la potenza di pompaggio per unit di
massa , a pari prevalenza, direttamente proporzionale a tale temperatura) e per avere
contemporaneamente produzione di vapore di elevate caratteristiche, compatibilmente con le
limitazioni imposte dal relativamente basso valore della temperatura massima della CO2, vengono
impiegati generatori di vapore a due pressioni con l'evidente obbiettivo di avvicinare per quanto
possibile la curva di raffreddamento del gas primario a quelle relative al preriscaldamento,
evaporazione e surriscaldamento del fluido secondario.
Negli impianti della prima generazione, con vessel in acciaio, i generatori di vapore erano sistemati
all'esterno dell'edificio reattore; negli ultimi impianti, con recipiente in pressione in calcestruzzo
precompresso, i generatori sono invece collocati all'interno del recipiente stesso, con significativi
vantaggi per l'economia e per la sicurezza.
Nella Figura 5.6 riportato a titolo di esempio, il diagramma di flusso della centrale Magnox di
Latina.
Le prestazioni della centrale sono legate, a parit di altre condizioni, alla pressione della CO2 e
migliorano all'aumentare di quest'ultima. L'aumento della pressione del gas determina infatti una
diminuzione della potenza di pompaggio ed un aumento della potenza specifica. Un preciso limite al
valore della pressione certamente imposto dalla possibilit tecnologica di realizzare in sito, con la
richiesta affidabilit, recipienti in pressione di grandi dimensioni. Per quanto fossero migliorate nel
tempo le tecnologie di fabbricazione, nei reattori della prima generazione caratterizzati dall'impiego
di vessel in acciaio, la pressione del fluido primario, pur aumentando nel tempo, rimase abbastanza al
di sotto di 20. kg/cm2. L'impiego di recipienti in pressione in calcestruzzo precompresso, utilizzati
inizialmente in Francia ed adottati anche nelle ultime centrali realizzate nella Gran Bretagna consent
di operare a pressioni prossime a 30. kg/cm2.
Nella Tabella 5.5 sono riportate alcune importanti caratteristiche di centrali Magnox realizzate in
tempi successivi. L'esame dei dati riportati nella tabella consente unimmediata individuazione del
processo di evoluzione della filiera.
158
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
Caratteristiche
RL (811) A 99
BRADWELL
LATINA
DUNGENESS
WYLFA
531.
705.
840.
1,875.
150.
200.
275.
590.
Rendimento (%)
28.2
28.4
32.7
31.5
390.
390.
410.
414.
180.
180.
250.
251.
9.3
13.8
19.0
27.0
2.1
2.6
2.8
3.2
12.2 / 7.8
12.7 / 7.9
13.8 / 7.4
17.4 / 9.1
0.58
0.70
0.75
0.86
580.
574.
615.
589.
440.
437.
473.
415.
241.
268.
300.
595.
1,200.
2,060.
1,500.
3,740.
2837
2930
3932
6150
acciaio
acciaio
acciaio
calcestruzzo
precompresso
Numero di reattori
Materiale contenitore
Numero GV
54.6
52.3
100.0
46.8
Temperatura (C)
374.
374.
393.
400.
15.0
13.7
38.7
Temperatura (C)
374.
374.
391.
Entrata in servizio
1962
1964
1965
1971
Tabella 5.5: Principali caratteristiche di alcune centrali alimentate con reattori tipo Magnox.
Parte II A: Filiere
159
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 5.1: Sezione verticale di un reattore Magnox della prima generazione (Latina).
160
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 5.2: Sezione verticale di un reattore Magnox con recipiente in calcestruzzo precompresso.
Parte II A: Filiere
161
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
162
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
163
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
164
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
165
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
adozione dell'acciaio inossidabile, in sostituzione del Magnox, per la costruzione delle camicie;
166
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
dimensioni radiali e la forma delle pastiglie e dello stesso tubo incamiciante, con conseguenti aumenti
dei costi di fabbricazione e di controllo. E' altres necessario garantire che durante i numerosi cicli
termici cui i vari elementi sono sottoposti durante l'esercizio non si abbiano nella camicia
sollecitazioni di entit sufficiente da determinare fenomeni di scollamento. Una preoccupazione
costante del progettista comunque quella di garantire che la pressione interna dei gas rilasciati alla
fine dell'irraggiamento previsto (18,000. MWd/t) rimanga al di sotto della pressione del refrigerante
esterno. Se tale condizione non fosse rispettata, si potrebbe avere scollamento della camicia dalle
pastiglie con formazione di forti gradienti di temperatura nel gap e conseguente surriscaldamento
dell'UO2. Ci determinerebbe l'avvio di un processo instabile, in quanto all'aumento della
temperatura del combustibile sarebbe conseguente un aumento del tasso di rilascio dei gas
immagazzinati nel combustibile stesso, con ulteriore innalzamento della pressione all'interno della
barretta. Questo problema non , per i reattori in questione, di facile soluzione in quanto la presenza
di pi spezzoni all'interno dello stesso canale di potenza non rende conveniente la presenza all'interno
delle barrette di un volume libero (plenum) per la raccolta dei gas rilasciati. Tenendo conto di questa
circostanza, la soluzione adottata prevede:
a)
la limitazione della temperatura massima dell'UO2 a valori relativamente bassi (1,600. 1,700.
C), molto inferiori a quelli normalmente ammessi per lo stesso tipo di combustibile impiegato in
altre filiere di reattori;
l'impiego di pastiglie con facce incavate o, addirittura, di pastiglie forate per aumentare il volume
libero interno della barretta.
I primi due accorgimenti consentono una sostanziale riduzione del tasso di rilascio; il terzo permette
di ridurre la pressione interna, a pari quantit di gas rilasciato.
Il comportamento in esercizio degli elementi di combustibile realizzati e gestiti nel rispetto delle
condizioni suddette stato pienamente soddisfacente. Si deve comunque osservare che, stante la
bassa temperatura dell'UO2, anche la eventuale fessurazione di alcune camicie non porta a
conseguenze particolarmente significative. Esperienze eseguite in proposito nel reattore sperimentale
di Windscale hanno infatti dimostrato che possibile esercire il reattore con camicie lesionate.
Il controllo della reattivit affidato a barre di assorbitori passanti all'interno di appositi canali
ricavati per foratura dei blocchi di grafite del nocciolo. Alcune barre, realizzate in acciaio inox con il
4% di boro, funzionano come barre di sicurezza, le altre, realizzate semplicemente in acciaio inox,
come barre di regolazione.
Gli elementi di combustibile, collocati all'interno dei canali di potenza, sono refrigerati in up flow
dalla CO2 mantenuta in circolazione nei canali stessi. La prevalenza necessaria per assicurare la
circolazione richiesta assicurata dalle soffianti centrifughe poste internamente al recipiente in
pressione, al di sotto dei generatori di vapore. All'uscita dalle soffianti, la portata della CO2 si divide
in due parti: una parte direttamente inviata nel plenum inferiore al di sotto del nocciolo del reattore,
mentre l'altra parte, percorrendo dal basso verso l'alto un meato anulare, provvede alla refrigerazione
della struttura di convogliamento e fuoriesce nel duomo sovrastante il nocciolo. Questa parte della
CO2 arriva quindi nel plenum inferiore (mescolandosi con quella proveniente direttamente dalla
soffiante) dopo aver percorso dall'alto verso il basso i canali presenti nella grafite e nello schermo
laterale, con conseguente refrigerazione delle due strutture suddette. Nella Figura 5.9 riportato lo
schema di circolazione del fluido termovettore.
Il refrigerante entra nei canali alla pressione di circa 33. bar ed alla temperatura di circa 290. C e
fuoriesce dagli stessi alla temperatura di circa 670. C. La CO2 calda in uscita dai canali arriva
nella zona sovrastante il duomo della struttura di convogliamento e da qui immessa nei generatori
168
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
di vapore. Ciascun generatore, del tipo once-through ad asse verticale, contiene gli
economizzatori, l'evaporatore, due surriscaldatori ed un risurriscaldatore. Il vapore prodotto ha
praticamente le stesse caratteristiche (p = 170. bar; t = 540. C) di quello ut ilizzato nelle moderne
centrali termoelettriche convenzionali e pu essere quindi elaborato in turbogeneratori tradizionali. Il
rendimento complessivo della centrale risulta molto elevato, raggiungendo valori superiori al 40%.
I generatori di vapore sono collocati all'interno del recipiente in pressione, nella zona anulare esterna
alla struttura di convogliamento e sono accessibili a reattore spento, grazie ai due schermi: laterale e
superiore. Lo schermo superiore costituito da blocchi di acciaio e grafite, mentre quello laterale
formato da piastre e tubi in acciaio riempiti con idrossido di calcio per minimizzarne lo spessore.
L'intera isola nucleare contenuta all'interno del recipiente in pressione in calcestruzzo
precompresso, rivestito con un liner in acciaio inossidabile. La parete interna del recipiente isolata e
refrigerata per mantenere la temperatura del calcestruzzo al di sotto di 70. C. La disposizione delle
diverse componenti dell'isola nucleare dell'impianto secondo quanto stato prima ricordato, consente
di evitare la fuoriuscita dal vessel di tubazioni primarie, tenendo presente che anche le stesse soffianti
ed i relativi motori elettrici sono incapsulate entro condotti passanti nello spessore della parete del
recipiente in pressione. L'unica tubazione di un certo rilievo del sistema primario fuoriuscente dal
vessel quella di alimentazione del sistema di purificazione della CO2, la cui rottura considerata
come incidente di riferimento per questo tipo di reattori.
Nella Tabella 5.6 sono riportate le caratteristiche principali della centrale Dungeness B1 e nella
Figura 5.10 schematicamente rappresentata la sezione longitudinale della centrale di Hinkley Point
B.
Parte II A: Filiere
169
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Tipo di reattore
Potenza
Rendimento
41.6%
Nocciolo
Canali
Carica di uranio
152,000. kg allequilibrio
18,000. MWg/t
Combustibile
Guaina
Elementi di combustibile
Temperatura combustibile
Portata termovettore
Temperatura termovettore
Pressione termovettore
Barre controllo
Recipiente a pressione
Circuito primario
4 circuiti in acciaio
Generatori di vapore
Compressori
Circuito secondario
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
171
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 5.9: Disposizione delle principali componenti del reattore e distribuzione del flusso del
refrigerante nei circuiti in pressione di un AGR.
172
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 5.10: Sezione longitudinale dell'edificio reattore della centrale di Hinkley Point B.
Parte II A: Filiere
173
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
pressione interna dei gas di fissione e pressoch impenetrabile alla loro diffusione fino ad elevatissimi
tassi di irraggiamento (dell'ordine di 100,000. MWd/t).
Le microsfere, per le loro ridotte dimensioni, non sono direttamente lambite dal refrigerante gassoso,
ma sono disperse in una matrice di grafite, con formazione di una specie di pasta combustibile.
Questo materiale, a sua volta, non esposto direttamente al flusso dell'elio, ma incapsulato in
contenitori di grafite che, come sar visto nel seguito, hanno assunto differenti forme nei diversi
impianti costruiti: tubi spessi per la costituzione di grappoli di barrette; sfere cave di grafite riempite
con la pasta combustibile; blocchi esagonali di grafite, dotati di cavit longitudinali per
l'alloggiamento della pasta e di fori passanti per la circolazione del refrigerante e per lo
spostamento delle barre di controllo.
Il nocciolo dei reattori a gas ad alta temperatura, presenta diverse caratteristiche di notevole
interesse. Tra queste si possono ricordare:
Il diffuso interesse per questo tipo di reattore si concretizzato nella messa in funzione di alcuni
prototipi di potenza per la cui realizzazione sono state adottate soluzioni tecnologiche diverse. Nei
paragrafi successivi saranno esaminati il reattore americano di Fort Saint Vrain e il THTR tedesco.
5.4.2 Reattore HTGR di Fort Saint Vrain
Nella Figura 5.12 e nella Figura 5.13 sono schematicamente rappresentate rispettivamente la sezione
verticale del reattore ed una sezione orizzontale del nocciolo del medesimo.
Il nocciolo del reattore ed il circuito primario sono racchiusi in un recipiente in pressione in
calcestruzzo precompresso. La parte interna del recipiente ha forma cilindrica con diametro ed
altezza pari, rispettivamente, a 10. ed a 23. m. Il duomo superiore presenta diverse aperture utilizzate
per il ricambio del combustibile, per l'alloggiamento dei dispositivi di comando delle barre di
controllo e per l'accesso alle varie componenti del reattore. La parte inferiore del recipiente presenta
numerose aperture periferiche per l'alloggiamento dei generatori di vapore e delle soffianti, nonch
un'apertura centrale di maggiori dimensioni per l'accesso alle altre componenti dell'impianto. Il
recipiente rivestito internamente con un liner in acciaio, protetto da uno schermo termico e
raffreddato con acqua circolante all'interno di tubi saldati sulla superficie affacciata al calcestruzzo.
Parte II A: Filiere
175
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
177
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Tipo di reattore
Potenza
Rendimento
39.2%
Nocciolo
Canali
Carica combustibile
6.3 kW/litro
Resa energetica
Combustibile
Guaina
Elementi di combustibile
Portata termovettore
Temperatura termovettore
Pressione
Barre controllo
Recipienti a pressione
Circuito primario
Generatori di vapore
Circuito secondario
178
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
179
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
180
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Potenza
Rendimento
40%
Nocciolo
Combustibile
Elemento di combustibile
Moderatore
Barre controllo
Recipiente in pressione
Generatori di vapore
Pompe di circolazione
6 turbosoffianti
vivo:
Parte II A: Filiere
181
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
182
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
183
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
184
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Reattori termici
Reattori veloci
Fissile
Na
Fe
Zr
Na
Fe
Zr
U233
0.00096
0.0048
0.00034
0.00118
0.0050
0.0027
U235
0.00087
0.0044
0.00031
0.00180
0.0061
0.0042
Pu239
0.00068
0.0034
0.00025
0.00146
0.0049
0.0033
185
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
oppure:
Th232 + n = Th233 +
Th233 Pa233 + ePa233 U233 + eNel primo caso i neutroni per la fertilizzazione sono forniti dalla fissione del Pu239, nel secondo caso,
dalla fissione dellU233.
Il rapporto di conversione interna C pu essere facilmente determinato partendo dallequazione del
bilancio neutronico.
Se si fa riferimento ad una singola fissione del materiale fissile e si indica con:
il numero dei nuclei del fertile che subiscono fissioni in campo veloce;
Si potr scrivere:
(1)
+ F = 1 + + F + A + L + (assorbimenti utili).
1 A L + F ( '1)
F ( '1) 1 + A + L
=
+
=
1+
1+
1+
1+ 1+
A+ L
A+ L
F ( '1)
+ F ( '1)
=
1+
1
=
1
1+
1+ 1+
1+
(2)
+ F ( '1)
Il termine
, in effetti, il fattore di fissione veloce definito, come noto, dal
rapporto fra i neutroni prodotti dalla fissione del fissile e del fertile ed i neutroni prodotti per fissione
del solo fissile.
Ricordando inoltre che =
si ha:
1+
(3)
186
C = 1
A+L
1+
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
(4)
A+L
1+
Il tempo di raddoppio del fissile allinterno del combustibile dato dalla nota relazione:
(5)
Ti =
(a ) f G (a ) 2 A + L
f
1+
Al fine di ridurre il tempo di produzione del fissile occorre ovviamente rendere pi grande possibile il
valore di G. Ne consegue da ci lopportunit di utilizzare spettri neutronici veloci in corrispondenza
dei quali il fattore risulta pi elevato di quello che si avrebbe con spettri termici, indipendentemente
dal tipo di nucleo fissionato, come risulta dai dati riportati nella Tabella 6.2, nella quale sono riportati
i valori di alcune grandezze nucleari per i principali isotopi fissili. Per quanto attiene allo spettro
veloce, i dati riportati nella tabella si riferiscono a valori medi dellenergia dei neutroni compresi fra
150. 200. keV, caratteristici degli attuali impianti.
Vantaggi particolarmente significativi con spettri neutronici veloci si hanno utilizzando come fissile il
Pu239 per il quale il fattore passa da 2.12 a 2.53.
Spettro
termico
Spettro
veloce
Fissile
Pu239
746
280
0.37
2.91
2.12
U235
582
112
0.19
2.47
2.07
U233
527
54
0.10
2.51
2.28
Pu239
1.83
0.32
0.18
2.91
2.53
U235
1.59
0.32
0.20
2.51
2.09
U233
2.37
0.20
0.08
2.55
2.35
Limpiego del Pu239 come materiale fissile in un reattore veloce, tenendo anche conto del basso
valore della sezione di cattura dei materiali strutturali, pu consentire la realizzazione di reattori
autofertilizzanti con breeding gain significativi.
Dallesame della tabella risulta peraltro che in campo termico il valore pi elevato di quello
relativo allU233 ( = 2.28). In un reattore nel quale venga utilizzato, come fissile U233, come
Parte II A: Filiere
187
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
materiale fertile Th232, come moderatore un materiale a bassa sezione di cattura (grafite a purezza
nucleare) e sostanzialmente privo di materiali strutturali con elevata sezione di assorbimento, sarebbe
possibile ottenere, con opportuna distribuzione dei diversi componenti del nocciolo, rapporti di
conversione molto elevati ed addirittura superiori allunit, anche rimanendo in campo termico. Tale
condizione potrebbe essere ottenuta nei reattori ad alta temperatura refrigerati a gas (HTGR).
Un parametro di particolare rilievo nei reattori autofertilizzanti il tempo di raddoppio (Doubling
Time), precedentemente richiamato. Si ritiene opportuno fare in proposito alcune brevi
considerazioni.
a) Il tempo di raddoppio determinato dalla relazione (5) il cosiddetto tempo di raddoppio
interno (coerentemente con il rapporto di conversione interno introdotto nella relazione
stessa) inteso come il tempo necessario per avere allinterno del combustibile del nocciolo,
costituito dallinsieme del seed e del blanket, un numero di atomi di fissile pari al doppio di quelli
inizialmente presenti. Per la effettiva utilizzazione del fissile stesso per necessario procedere
alla esecuzione di tutte le operazioni che hanno inizio con la estrazione degli elementi esauriti e si
concludono con la fabbricazione ed il caricamento dei nuovi elementi. Il tempo di raddoppio
effettivo pertanto quello che intercorre tra la fine del processo di fabbricazione degli elementi di
combustibile iniziali e la corrispondente fine dello stesso processo relativamente ad un numero
doppio di elementi, ottenuti utilizzando il fissile estratto nel riprocessamento degli elementi
inizialmente impiegati. Il tempo di raddoppio effettivo che , ovviamente, maggiore di quello
interno, pu essere definito come il tempo necessario per avere un numero di nuclei di materiale
fissile pari al doppio di quello inizialmente presente nel nocciolo e nelle diverse fasi del ciclo. Se
si indica con Fc il rapporto tra la quantit di fissile presente nocciolo e quella totale (nocciolo +
ciclo), il tempo di raddoppio effettivo T eff dato da:
(6)
1
1
Teff = Ti
=
Fc
(a ) f 2 A1 ++L Fc
b) Alla fine del tempo Teff di funzionamento del reattore disponibile un numero di elementi di
combustibile sufficiente per alimentare il reattore stesso e per avviarne un altro avente le stesse
caratteristiche del primo. Se il tempo Teff fosse inferiore o, al limite, uguale al tempo di raddoppio
TE della domanda di energia elettrica, qualora, per ipotesi, fossero installate al tempo t o soltanto
centrali elettronucleari alimentate con reattori autofertilizzanti, il materiale fissile da queste
prodotto sarebbe sufficiente per assicurare il pieno soddisfacimento della domanda di energia. Se,
invece, Teff > TE, sarebbe necessario provvedere anche alla installazione di centrali elettriche di
altro tipo. Se queste ultime fossero, ad esempio, centrali elettronucleari, con reattori termici
caratterizzati da un rapporto di conversione minore di uno, le stesse potrebbero fornire lenergia
necessaria per il completo soddisfacimento della domanda energetica e produrre,
contemporaneamente, materiale fissile utilizzabile per la messa in marcia di un numero di reattori
veloci autofertilizzanti maggiore di quello che sarebbe possibile con la utilizzazione del fissile
prodotto dai soli reattori autofertilizzanti gi in funzione. In altre parole, se Teff >TE, si rende
necessaria ladozione di una strategia che preveda la contemporanea messa in funzione di centrali
alimentati con reattori autofertilizzanti e con reattori appartenenti ad altre filiere. Poich allo stato
attuale i tempi di raddoppio Teff previsti sono abbastanza pi elevati del TE, sembra ragionevole
ipotizzare che la utilizzazione commerciale dei reattori veloci autofertilizzanti non comporti una
sostanziale caduta di interesse per i reattori termici.
188
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
(7)
k ex
= o e o
tempo
flusso neutronico
Il rapporto:
T=
o
K ex
prende il nome di periodo stabile del reattore e rappresenta il tempo necessario affinch, in assenza
di controreazioni, la densit neutronica aumenti di un fattore e.
Nelle condizioni di normale esercizio richiesto che il periodo T non scenda al di sotto di determinati
valori (dellordine della decina di secondi) per contenere in limiti accettabili i transitori conseguenti.
E noto che una delle cause che possono determinare lo scram del reattore il basso periodo.
Il periodo del reattore, come stato detto, dipende dalla vita media dei neutroni e dalla reattivit
inserita; daltra parte la vita media dei neutroni una caratteristica del reattore, connessa al tipo di
reattore, al tipo di combustibile ecc.; per un dato reattore, allora, porre un limite inferiore al valore
del periodo significa porre un limite superiore al valore della reattivit inseribile ed alla sua velocit
di inserimento.
La vita media dei neutroni strettamente connessa con la frazione dei neutroni ritardati che, a sua
volta, funzione del tipo di combustibile e dello spettro neutronico. Nella Tabella 6.3 sono riportati i
valori di per i diversi materiali fissili per fissioni prodotte da neutroni termici o da neutroni veloci.
Spettro termico
Isotopo
Spettro veloce
U233
U235
Pu239
U233
U235
Pu239
0.0026
0.0065
0.0020
0.0027
0.0065
0.0020
Th232
0.0204
U238
0.0147
189
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Fissile
originario
Reattore termico
Reattore veloce
U233
0.0029
0.051
0.0038
0.055
U235
0.0067
0.083
0.0076
0.085
Pu239
0.0025
0.035
0.0034
0.039
Gruppo
0
1
2
3
4
5
6
Energia
[MeV]
2
0.25
0.56
0.43
0.62
0.42
Vita Media
[s]
10-3
55.72
22.72
6.22
2.30
0.61
0.23
Percentuale
[%]
99.359
0.021
0.140
0.126
0.253
0.074
0.027
Tabella 6.5: Propriet dei gruppi di neutroni pronti e ritardati per fissione termica dellU235.
190
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
In base alle considerazioni sopra esposte, il controllo dei reattori veloci non pone problemi diversi da
quelli che si hanno nei reattori termici alimentati con lo stesso tipo di materiale fissile. In effetti il
controllo dei reattori veloci pi complesso solo perch nei reattori termici usato come
combustibile una miscela U235 - U238 e nei reattori veloci una miscela Pu239 - U238. Si pu quindi
concludere che le maggiori difficolt nel controllo dei reattori veloci sono connesse con il tipo di
combustibile impiegato piuttosto che con la diversa forma dello spettro neutronico.
Le conclusioni suddette perdono evidentemente la loro validit qualora la reattivit inserita sia
maggiore o, al limite, uguale alla frazione dei neutroni ritardati. In tali condizioni, infatti, la velocit
di aumento della potenza determinata sostanzialmente dalla vita media dei neutroni pronti che,
come stato detto, nei reattori veloci di almeno due ordini di grandezza inferiore rispetto ai
reattori termici. Assume pertanto particolare importanza per la sicurezza evitare, nei limiti del
possibile, il verificarsi di condizioni di criticit pronta. Se ci dovesse accadere, la conseguente
liberazione di energia termica e meccanica, potrebbe determinare significativi danneggiamenti al
nocciolo ed altre componenti rilevanti dellimpianto. Il transitorio di potenza, nel caso suddetto, ha
come controreazioni leffetto Doppler del combustibile ed eventuali spostamenti di materiale nel
nocciolo, non essendo ovviamente ipotizzabili interventi esterni, considerata lesiguit dei tempi
relativi al transitorio.
6.3 Coefficienti di Reattivit nei Reattori Veloci
6.3.1 Coefficiente di Temperatura del Combustibile: Effetto Doppler
Nei reattori veloci lo spettro neutronico si estende anche alle regioni di risonanza del materiale fissile
e fertile del nocciolo. Se la temperatura del combustibile aumenta si avr, per il conseguente effetto
Doppler, un contemporaneo aumento delle fissioni nel materiale fissile e degli assorbimenti nel
materiale fertile. Leffetto Doppler, pertanto, pu determinare aumento o diminuzione della reattivit
in relazione allimportanza relativa dei due effetti sopra indicati.
Nei reattori nei quali fosse impiegato combustibile fortemente arricchito si avrebbe un aumento della
reattivit allaumentare della temperatura del combustibile. Si deve per tener presente che nei
reattori di questo tipo lo spettro neutronico molto indurito, in quanto la maggior parte dei neutroni
viene assorbita prima che gli stessi siano stati rallentati fino allenergia di risonanza, con la
conseguenza che il coefficiente Doppler per questi reattori positivo, ma di valore molto piccolo.
Con gli arricchimenti normalmente adottati (15 20%), il contributo negativo dovuto allaumento
dellassorbimento prevale su quello positivo conseguente allaumento delle fissioni e, pertanto, il
coefficiente Doppler complessivamente negativo.
Nel reattore Enrico Fermi, nel quale era impiegato combustibile arricchito al 26% in Pu239, il
coefficiente Doppler negativo ed pari a -1 x 10-6 / F a 1,020. F. Tale valore abbastanza
modesto (dellordine di un decimo di quello usuale nei reattori termici).
Una diminuzione dellarricchimento accompagnato con un addolcimento dello spettro pu portare ad
un aumento, in valore assoluto del coefficiente Doppler. La utilizzazione di ossidi misti invece che di
combustibili metallici porta ad un addolcimento dello spettro per effetto dello scattering dei neutroni
da parte dellossigeno. Lo spettro pu essere addolcito anche inserendo nel nocciolo piccole quantit
di moderatore costituito, per esempio, da idruro di zirconio o da ossido di berillio. Si dovr per
tener presente che laddolcimento dello spettro porta comunque ad una diminuzione del rapporto di
conversione.
Parte II A: Filiere
191
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Nei reattori di grande dimensione, alimentati con ossidi misti, il coefficiente Doppler pu essere pari
a circa -5 x 10-6/ F. Coefficienti Doppler negativi e di valore abbastanza elevato sono, come stato
detto, di primaria importanza per la sicurezza, in quanto possono evitare rilasci esplosivi di energia,
anche nel caso di incidenti di reattivit.
Si ricorda, per completezza, che nei reattori refrigerati con sodio esiste anche un coefficiente
Doppler del sodio conseguente allallargamento del picco di risonanza del sodio stesso in
corrispondenza a 3. keV. Tale effetto per quantitativamente poco rilevante e certamente non
pronto in quanto il suo manifestarsi successivo allaumento della temperatura del sodio.
6.3.2 Coefficiente di Reattivit per Vuoto di Sodio
Come sar successivamente illustrato, il fluido impiegato per la refrigerazione del nocciolo dei
reattori veloci generalmente sodio liquido.
Per tali reattori si definisce coefficiente di reattivit per vuoto di sodio o, pi semplicemente,
coefficiente di vuoto: la variazione della reattivit conseguente alla variazione del grado di vuoto
del sodio:
d
V =
d
Nei reattori suddetti il refrigerante degrada lo spettro neutronico. Una riduzione della densit del
sodio conseguente allaumento della sua temperatura e, pi marcatamente, alla formazione di vuoti
per ebollizione o per perdita di sodio, determina pertanto un indurimento dello spettro neutronico,
accompagnato da una riduzione delle catture parassite e da un aumento della probabilit di fuga dei
neutroni. Le grandezze influenzate dalla formazione di vuoti sono pertanto: , f e P.
Il fattore aumenta allaumentare della frazione di vuoto e tale aumento tanto pi marcato
quanto minore larricchimento del combustibile; leffetto del grado di vuoto sul fattore pertanto
tale da rendere positivo il coefficiente di vuoto.
Il fattore f aumenta allaumentare del grado di vuoto a causa della diminuzione delle catture parassite
da parte del sodio. Tale diminuzione dovuta alla riduzione del numero di atomi di sodio per unit di
volume, nonch delle catture da parte del sodio stesso in corrispondenza al suo picco di risonanza,
conseguente allindurimento dello spettro. Leffetto della variazione del grado di vuoto sul fattore f
pertanto tale da rendere positivo il coefficiente di vuoto.
Si deve comunque far presente che il valore del termine
del termine
d
significativamente maggiore di quello
d
df
.
d
dP
< 0.
d
Le considerazioni sopra esposte portano a concludere che allaumentare del grado di vuoto la
reattivit aumenta per laumento di e, in misura minore, per laumento di f, mentre diminuisce per
la diminuzione di P. Il coefficiente di vuoto pertanto pu essere positivo o negativo a seconda
dellimportanza dei diversi effetti prima considerati.
Nei reattori di piccole dimensioni (Buckling elevato), leffetto sulla probabilit di fuga prevalente e,
per tali reattori, risulta pertanto:
d
<0
d
192
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Nei reattori di grandi dimensioni, invece, leffetto conseguente allindurimento dello spettro
predominante e, per tali reattori risulta pertanto:
d
>0
d
Nei reattori suddetti il coefficiente di vuoto generalmente positivo nella parte centrale del nocciolo
e negativo nelle zone esterne dove pi marcato leffetto connesso alle fughe.
Un coefficiente di vuoto positivo pone certamente problemi non trascurabili dal punto di vista della
sicurezza. A tale riguardo, sono attualmente seguite due diverse filosofie di progetto. Negli USA si
fa riferimento a geometrie del nocciolo caratterizzate da un valore molto elevato del rapporto
superficie/volume (noccioli con rapporti altezza/diametro molto minori di uno). Adottando una
soluzione di questo tipo, la frazione di neutroni che sfuggono dal sistema moltiplicante molto
elevata ed elevata , quindi, la variazione di tale frazione al variare del grado di vuoto. E allora
possibile ottenere un coefficiente di vuoto negativo, ma con una significativa diminuzione del
rapporto di conversione. Laltra filosofia, seguita nellunione Sovietica e nellEuropa, prevede invece
la installazione di reattori con coefficienti di vuoto positivi, convenientemente protetti contro la
formazione di vuoti e la perdita di refrigerante.
6.4 Materiali Impiegati nel Nocciolo dei Reattori Veloci
Le scelte alla base del progetto di un reattore veloce sono strettamente legate alle sue specifiche
caratteristiche.
La struttura del nocciolo deve essere tale da mantenere allinterno della stessa uno spettro
neutronico centrato su energie abbastanza elevate (dellordine del centinaio di keV). Ci impone
precisi condizionamenti in merito alla struttura del nocciolo ed ai materiali da utilizzare.
Il sistema di refrigerazione deve assicurare, ovviamente, lasportazione in condizioni di sicurezza del
calore prodotto, ma necessario garantire che la presenza del fluido refrigerante allinterno del
nocciolo non determini inaccettabili addolcimenti dello spettro neutronico. A tale fine si dovr, da
un lato, contenere per quanto possibile la quantit di refrigerante e, dallaltro, utilizzare fluidi
termovettori ad elevato numero di massa od a bassa densit.
Si ritiene inoltre opportuno ricordare che per neutroni ad alta energia le sezioni di assorbimento di
tutti i materiali sono particolarmente basse e, quindi, il progettista ha ampia possibilit nella scelta dei
materiali per quanto attiene alla esigenza di limitare le catture parassite.
In conclusione, non ci sono particolari condizionamenti, ai fini delleconomia neutronica, nella scelta
dei materiali da impiegare per la costruzione delle diverse strutture del nocciolo, ivi comprese le
guaine delle barrette di combustibile. Precise limitazioni possono presentarsi invece per quanto
attiene alle caratteristiche meccaniche nelle condizioni operative dellimpianto, alle variazioni di tali
caratteristiche per effetto dellirraggiamento neutronico, alla compatibilit dei materiali strutturali
con altri presenti nel nocciolo (combustibile e refrigerante). Come sar possibile accertare in seguito,
nella costruzione dei reattori veloci possibile utilizzare materiali noti di diffuso impiego
nellimpiantistica convenzionale, con particolare riferimento agli acciai inossidabili.
Pi complesso si presenta il problema relativo alla scelta del fluido refrigerante.
6.4.1 Refrigeranti Impiegati nei Reattori Veloci
In base alle considerazioni precedenti, la scelta del fluido termovettore di fatto limitata ai gas od ai
metalli liquidi. Alcune Organizzazioni hanno preso in attenta considerazione anche la possibilit di
impiego del vapor dacqua, ma i risultati degli studi effettuati hanno dimostrato che:
Parte II A: Filiere
193
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
cp
Pr
J/kg C
kg/m3
kg/m s
m2/s
W/mC
100.
1,383.
927.
705. E-6
0.738 E-6
200.
1,340.
904.
450. E-6
0.483 E-6
81.5
0.0074
300.
1,304.
882.
345. E-6
0.380 E-6
75.7
0.0059
400.
1,279.
859.
282. E-6
0.320 E-6
72.0
0.0051
500.
1,262.
834.
243. E-6
0.284 E-6
67.0
0.0046
600.
1,255.
809.
209. E.6
0.252 E-6
62.7
0.0042
700.
1,257.
783.
185. E-6
0.230 E-6
59.0
0.0040
800.
1,269.
757.
165. E-6
0.211 E-6
54.9
0.0038
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Le caratteristiche fisiche del sodio consentono lottenimento di elevati valori del coefficiente di
scambio termico (superiori a 100,000. kCal/h m2 C). Tali caratteristiche, certamente positive per
quanto attiene alla capacit di asportazione del calore, hanno invece effetti negativi in relazione agli
stati di tensione di origine termica nelle strutture durante i transitori.
Luso del sodio pone inoltre problemi di non trascurabile rilievo conseguenti alla sua nota capacit di
reazione con lacqua e con laria ed alla attivit in esso indotta dallirraggiamento neutronico.
Nei successivi paragrafi saranno sommariamente presi in esame i problemi sopra indicati.
6.4.1.1 Trasmissione di Calore per Convezione con Fluidi ad Elevata Conducibilit
Termica
Nei fluidi caratterizzati da elevati valori della conducibilit termica (metalli liquidi in generale) e,
quindi da un basso valore del numero di Prandtl, la trasmissione del calore per conduzione nella zona
turbolenta assume unimportanza significativa rispetto a quella conseguente al rimescolamento del
fluido. Conseguentemente, il gradiente di temperatura non sar pi localizzato nello strato limite, ma
interesser lintera sezione del canale. La nota similitudine tra i profili trasversali della velocit e della
temperatura non valida per i fluidi considerati.
Un parametro che, sinteticamente, consente di valutare lefficacia del mescolamento rispetto alla
conduzione il noto numero di Peclet (Pe), dato dal prodotto dei numeri di Reynolds (Re) e di
Prandtl (Pr):
Pe = Re Pr
Se Pe < 100, la trasmissione del calore governata dalla conduzione del fluido.
Per Pe 1,000. la conduzione ed il mescolamento hanno importanza confrontabile;
Per Pe > 50,000. il mescolamento , nella zona turbolenta, il meccanismo di gran lunga pi
importante e il trasferimento del calore sostanzialmente condizionato dalla resistenza termica dello
strato laminare in prossimit della superficie di scambio.
Prima di presentare le correlazioni che sono state proposte per la determinazione dei coefficienti di
scambio termico, si ritiene opportuno ricordare che la solubilit dell'ossigeno nel sodio aumenta
rapidamente al crescere della temperatura per avvicinarsi al limite di saturazione (circa 0.1% in peso)
a 500. 550. C. L'ossigeno reagisce con il sodio con formazione di ossidi di sodio che, essendo
fortemente corrosivi, determinano l'ossidazione superficiale dei materiali a contatto con il sodio con
aumento della resistenza alla trasmissione del calore e conseguente diminuzione del coefficiente di
scambio termico. Le numerose esperienze eseguite hanno infatti evidenziato che la presenza di ossidi
di sodio pu determinare una marcata riduzione del numero di Nusselt.
Con questa premessa, si precisa che le correlazioni proposte sono riferite a sodio sostanzialmente
pulito (concentrazione degli ossidi inferiore a 50. ppm).
Per condotti a sezione circolare di lunghezza infinita percorsi da sodio, Martinelli e Lyon hanno
proposto la seguente correlazione da ritenersi applicabile qualora si possa ritenere costante il flusso
di calore attraverso la parete:
Nu = 7 + 0.025 Pe0.8
Nellipotesi che si possa ritenere invece costante la temperatura della parete, Seban e Shimazaki
propongono la correlazione seguente:
Nu = 5 + 0.025 Pe0.9
Parte II A: Filiere
195
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
dove:
Nu = numero di Nusselt =
hD
k
Pe = numero di Peclet = Re Pr =
vD c p vDc p
=
k
k
52.1 1b/ft3
0.588 1b/h ft
38.6 BTU/h ft F
c p
k
0.30 x 0.588
= 4.6 x 10 3
38.6
Tale valore notevolmente minore di quelli caratteristici di altri refrigeranti come indicato di seguito:
Pr = 4.52
196
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Pr = 0.87
Pr = 0.6 0.8
per gas
Con i valori del numero di Prandtl caratteristici del sodio, anche per alti numeri di Reynolds
(100,000.), si hanno numeri di Peclet inferiori a 1,000. Per tali valori, come stato prima detto, la
conduzione nella zona turbolenta assume significativa importanza nella trasmissione del calore.
Nel seguito riportata a titolo di esempio la determinazione del coefficiente di scambio termico in un
elemento di combustibile del reattore Superphenix.
Nusselt Number
100
a
b
10
1
10
100
1000
10000
Peclet Number
Figura 6.1: Correlazione per lo scambio termico in fasci di barrette refrigerate con un flusso di sodio
parallelo all'asse.
a) S/D = 1.5 b) S/D = 1.2 I punti sono relativi ai risultati sperimentali
Parte II A: Filiere
197
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Li
Le
S
Figura 6.2: Dati geometrici dellelemento di combustibile.
Dati (vedi Figura 6.2):
Dimensioni della scatola:
n = 271
D = 8.5 mm
S = 10.5 mm
S/D = 1.2
T = 470. C
V = 7. m/s
I valori delle grandezze fisiche del sodio di interesse per la determinazione in esame sono ottenibili
dalla Tabella 6.6.
Area interna della scatola:
Ab = ( D2 n) / 4. = 154. cm2
Perimetro bagnato:
Pb = D n = 723. cm
De = 4Ar/Pb = 0.43 cm
Numero di Reynolds:
Re = V D / = 100,000.
Numero di Prandtl:
Pr = cp /k = 0.0047
Numero di Peclet:
Pe = Re Pr = 470.
198
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Na 23 + n Na 22 + 2 n Ne 22 + + +
2.6 y
1
th
0 (E)(E)dE
Parte II A: Filiere
199
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
th.eq = (E )
0
Eth
E
dE
Dopo aver determinato il valore del flusso termico equivalente, sar possibile fare riferimento nel
calcolo dellattivazione del sodio alla sezione durto in campo termico;
2) il sodio contenuto nella zona dellimpianto esposta ai neutroni sia sottoposto ad un flusso
neutronico costante, mentre il sodio contenuto nelle altre zone sia sottoposto ad un flusso nullo;
3) il tempo di transito intercorrente fra luscita e lingresso del sodio sia trascurabile agli effetti del
decadimento del Na24;
4) la radioattivit del sodio sia interamente riferibile al Na24.
Si pu osservare che le ipotesi 3) e 4) sono pienamente giustificate, tenendo presente che il tempo di
transito del sodio nel circuito primario dellordine del minuto e che, come gi stato detto, la
sezione durto relativa alla formazione del Na22 trascurabile rispetto a quella relativa alla
formazione del Na24.
Nel rispetto delle ipotesi sopra esposte, lattivazione del sodio pu essere determinata utilizzando la
relazione seguente:
Na Na * = th.eq Na
Vc
Vt
(dis/cm3 s)
dove:
Na
th.eq flusso neutronico termico equivalente al quale esposto il sodio contenuto nel volume Vc
(n/cm2 s);
Na*
Na
Vc
Vt
A titolo di esempio si proceder alla determinazione del valore dellattivit specifica del sodio
primario in un reattore veloce di potenza, assumendo i seguenti valori numerici per le grandezze
interessate:
th.eq
1012 n/cm2 s
Na
0.01 cm-1
Vc / Vt
0.3
= 0.525 barn
200
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Se le diverse parti di un circuito, ancorch realizzate con materiali dello stesso tipo, si trovano a
temperature differenti, si pu avere trasporto di massa dalle zone pi calde a quelle pi
fredde.
2)
Se tutte le parti di un circuito sono alla stessa temperatura, ma lo stesso costruito con acciai di tipo
diverso (austenitici e ferritici), si pu avere trasporto di massa da un acciaio allaltro.
3)
Parte II A: Filiere
201
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
La presenza negli acciai ferritici di titanio in quantit pari all1 2% determina una stabilizzazione
dei carburi di ferro e rende meno marcato il fenomeno suddetto. Per questo motivo, gli acciai ferritici
impiegati sono generalmente stabilizzati con titanio.
Il fenomeno indicato al punto 3) che si manifesta, peraltro, in tutti gli altri materiali esaminati, un
classico fenomeno di ossidazione con formazione di ossidi pi stabili dellossido di sodio.
Questultimo viene ridotto a sodio metallico con liberazione di ossigeno che determina la formazione
degli ossidi dei materiali considerati (ossidi di ferro, di zirconio, ecc.).
Per i diversi materiali il fenomeno di ossidazione si manifesta in due modi sostanzialmente differenti:
1. gli ossidi formati sono compatti e, rimanendo aderenti alla superficie del materiale, ne inibiscono
la ulteriore ossidazione. Tale comportamento caratteristico dello zirconio.
2. gli ossidi formati sono friabili e, potendo essere facilmente asportati, rendono possibile una
progressiva ossidazione del materiale. Tale comportamento caratteristico del vanadio, del niobio
e del tantalio.
Lentit della corrosione subita dal materiale pu essere facilmente individuata dalla variazione del
peso del provino. Per i motivi sopra esposti, nel primo caso lossidazione determiner laumento del
peso del provino e, nel secondo caso, una sua diminuzione.
La maggior parte dei fenomeni prima accennati hanno come causa iniziatrice la presenza di ossidi di
sodio. Pertanto lentit dei fenomeni suddetti potr essere convenientemente ridotta adottando gli
accorgimenti necessari per mantenere a livelli ragionevolmente bassi la concentrazione degli ossidi di
sodio.
I risultati di esperienze condotte estensivamente in numerosi Paesi hanno mostrato che il
comportamento dei diversi materiali pu ritenersi accettabile se la concentrazione degli ossidi di
sodio, C(Na2O), inferiore ai valori qui di seguito riportati:
C(Na2O) < 60 ppm, per gli acciai ferritici e austenitici;
C(Na2O) < 10 ppm, per lo zirconio e le sue leghe;
C(Na2O) < 5 ppm, per il tantalio, il niobio ed il titanio.
Per mantenere la concentrazione degli ossidi di sodio nei limiti richiesti, si opera nel modo seguente.
Si ritiene necessario in primo luogo contenere nei limiti pi bassi possibili la formazione degli ossidi,
riducendo lassorbimento dellossigeno da parte del sodio. A tale fine, i volumi liberi del circuito
vengono riempiti con gas inerte in modo da evitare o, quanto meno, ridurre il contatto diretto
dellaria con le superfici libere del sodio. I gas utilizzabili a tale scopo sono sostanzialmente: lelio e
largon. Lelio ha il vantaggio di non attivarsi, mentre largon, essendo pi pesante dellaria, rimane
stabilmente a contatto con la superficie libera del sodio, limitando lossidazione del sodio stesso
anche se nel circuito, come quasi certo, sia ancora presente aria. Tenuto conto di quanto sopra,
viene generalmente utilizzato largon come gas di copertura.
E stato ipotizzato anche limpiego dellazoto, se non altro, per motivi economici. Purtroppo, per,
lazoto solubile nel sodio anche se in limiti molto bassi (minori di 1 ppm). Il suo impiego potrebbe
portare allora alla nitrurazione delle superfici delle componenti con conseguenze particolarmente
pesanti per le componenti di sottile spessore (guaine delle barrette del combustibile, soffietti delle
valvole, ecc.).
Nonostante questi accorgimenti, si ha una continua, anche se lenta, formazione di ossidi di sodio che,
in assenza di sistemi di purificazione, potrebbero raggiungere nel tempo concentrazioni superiori a
quelle ammissibili.
202
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Per evitare che ci avvenga, una parte del sodio viene prelevata dal circuito e convenientemente
purificata dagli ossidi. Il sodio prelevato viene raffreddato fino alla temperatura di 150.C e quindi
fatto passare attraverso filtri in acciaio inossidabile. Poich la solubilit degli ossidi del sodio
diminuisce al diminuire della temperatura, il raffreddamento del sodio provoca la precipitazione degli
ossidi che vengono raccolti nei filtri. I sistemi, contenenti i filtri, nei quali il sodio viene raffreddato
prendono comunemente il nome di trappole fredde. Il sodio alluscita dalla trappola ha una
concentrazione di ossidi compresa tra 10. e 20. ppm.
Qualora sia richiesta una purificazione pi spinta, vengono impiegate, disposte in serie con le prime
le cosiddette trappole calde. Il loro funzionamento basato sul fatto che gli ossidi di taluni
elementi (zirconio, niobio, tantalio) sono pi stabili dellossido di sodio. Pertanto, facendo passare il
sodio contenente i propri ossidi attraverso filtri costituiti dai materiali sopra indicati, si ha
ossidazione di questi materiali e contemporanea riduzione degli ossidi di sodio a sodio metallico.
Tale processo tanto pi marcato quanta pi elevata la temperatura. Alluscita dalle trappole
fredde, il sodio viene riscaldato a circa 400. 500. C e, quindi, fatto passare attraverso filtri
realizzati generalmente in leghe di zirconio. I sistemi sopra indicati prendono normalmente il nome,
come stato detto prima, di trappole calde. Per la costruzione dei filtri viene preferito lo zirconio
agli altri materiali (vanadio, niobio) in quanto, come sopra indicato, gli ossidi di zirconio sono molto
compatti e non c quindi il rischio che gli stessi vengano asportati e mantenuti in circolazione dal
sodio.
6.4.4 Reazione tra il Sodio e lAria
Il sodio reagisce con lossigeno con formazione di ossidi. Le reazioni pi significative sono le
seguenti:
2Na + 1/2O2 Na2O + 104. Cal/mole
Na2O + O2 Na2O2 + 20. Cal/mole
La presenza di ossidi di sodio non solo determina, come stato detto, la corrosione dei materiali con
i quali il sodio pu venire a contatto, ma pu anche avere effetti negativi per lasportazione del
calore in quanto gli ossidi stessi potrebbero depositarsi, formando incrostazioni su talune parti del
circuito di refrigerazione. Inoltre, essendo la reazione sodio-aria fortemente esotermica, si possono
avere aumenti della temperatura e della pressione, con conseguenti sovrasollecitazioni alle strutture
di contenimento. Per ridurre lentit di questo fenomeno si cerca di evitare il contatto diretto sodioaria, eliminando, per quanto possibile la presenza di aria nel circuito, mediante la sostituzione della
stessa con gas inerte (argon). Gli effetti di una eventuale reazione sodio-aria che dovesse verificarsi
nonostante le azioni preventive messe in atto, potranno essere mitigati dallintervento di opportuni
sistemi di scarico controllato.
6.4.5 Reazione tra il Sodio e lAcqua
Una eventuale reazione tra il sodio e lacqua che potrebbe avvenire, per esempio, nel generatore di
vapore a seguito della rottura di uno o pi tubi dello stesso, pu avere pesanti conseguenze ai fini
della sicurezza e dellesercizio dellimpianto.
Le principali reazioni che si verificano nel caso di interazione sodio-acqua sono le seguenti:
2Na + H2O(liq.) Na2O + H2 + 31. Cal/mole
Na + H2O(liq.) NaOH + H2 + 37. Cal/mole
Parte II A: Filiere
203
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Se vi eccesso di sodio la reazione prevalente quella indicata al punto 1); se invece la quantit di
sodio e di acqua sono equimolari o se vi eccesso di acqua, la reazione prevalente ovviamente la
2).
Nel caso in cui lacqua sia presente in fase vapore, le reazioni suddette divengono:
2Na + H2O(vap.) Na2O + H2 + 40. Cal/mole
Na + H2O(vap.) NaOH + H2 + 46. Cal/mole
In presenza di ossigeno, lidrogeno prodotto potrebbe reagire con lo stesso secondo la reazione:
H2 + O2 H2O + 75. Cal/mole
Poich le reazioni suddette sono fortemente esotermiche e lenergia prodotta viene liberata in tempi
molto piccoli (dellordine del secondo per le reazioni sodio-acqua e dellordine del millisecondo per
la reazione idrogeno-ossigeno), le reazioni stesse possono avere carattere esplosivo. In particolare, le
reazioni sarebbero di tipo esplosivo se non fossero previsti opportuni dispositivi (valvole di
sicurezza, dischi di rottura ecc.) che consentano un rapido efflusso dellidrogeno prodotto. Le linee
di scarico ed i sistemi di raccolta dovranno altres garantire che la probabilit di una successiva
reazione esplosiva idrogeno-ossigeno sia mantenuta in limiti estremamente bassi.
6.4.6 Effetti dellIrraggiamento Neutronico sui Materiali Impiegati nei Reattori Veloci
Lo studio delleffetto dellirraggiamento neutronico sui materiali impiegati nella costruzione dei
reattori nucleari stato oggetto di una consistente attivit di ricerca condotta in tutti i Paesi fin
dallinizio dello sviluppo industriale dellenergia nucleare. E noto che a tal fine furono realizzati
reattori nucleari ad alto flusso neutronico (MTR Materials Testing Reactors) appositamente
concepiti per lirraggiamento di campioni da sottoporre a prova. Come noto, i risultati ottenuti
hanno consentito di verificare, tra laltro, che gli effetti dellirraggiamento neutronico sono funzioni
dellenergia dei neutroni, del flusso integrato e della temperatura.
Le conoscenze attualmente disponibili, derivanti sia dalle ricerche svolte che dallesercizio degli
impianti, si ritengono adeguate per consentire una ragionevole valutazione delle variazioni della
caratteristiche (temperatura di transizione, carico di rottura, carico di snervamento, resilienza, ecc.)
dei materiali normalmente impiegati nella costruzione delle diverse parti di un reattore a neutroni
termici.
Lestrapolazione dei dati disponibili ai reattori veloci non certamente immediata e priva di
incertezze legate soprattutto allelevato valore del flusso neutronico (almeno cento volte maggiore a
quello relativo ai neutroni termici) ed alla composizione energetica dello stesso. Al riguardo, stata
gi evidenziata la presenza di fenomeni mai riscontrati nei reattori termici.
Si ritiene importante ricordare, in proposito, che i materiali metallici sottoposti ad irraggiamento con
neutroni ad elevata energia presentano fenomeni di rigonfiamento (swelling) con conseguente
aumento delle dimensioni delle parti costruite con i materiali stessi. Tale fenomeno fu messo in luce
per la prima volta dai tecnici dellUKAEA nel lontano 1967. Essi constatarono un sensibile aumento
delle dimensioni delle guaine delle barrette degli elementi di combustibile del reattore di Dounreay.
Tali guaine sono realizzate in acciaio inossidabile di tipo austenitico. Poich questo materiale di
diffuso impiego nella costruzione dei reattori veloci, il fenomeno osservato costitu motivo di
ragionevole preoccupazione.
Allesame microscopico lo swelling degli acciai appare dovuto alla presenza di microporosit (con
diametro fino a 1500. ) che si generano nella massa metallica. Tale nucleazione avviene in
corrispondenza di nuclei o germi costituiti da microscopiche sacche gassose contenute inizialmente
204
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
nel materiale o prodotte dalla segregazione di elio formatosi nella reazione di cattura (n, ) dei
neutroni con il B10.
Il grado di rigonfiamento, definito come rapporto tra le variazioni di volume V ed il volume iniziale
V, funzione della temperatura e, soprattutto, del flusso neutronico integrato. Per la sua
determinazione possono essere utilizzate correlazioni empiriche dedotte dallesame dei risultati
sperimentali. Le correlazioni finora proposte sono del tipo:
C
V
= A( nvt ) n e RT
V
dove:
nvt fluenza neutronica (n/cm2)
A, n, C costanti empiriche il cui valore varia a seconda del tipo di materiale e del tipo di
lavorazione cui lo stesso stato sottoposto
R
temperatura assoluta
Nelle Figura 6.3 e Figura 6.4 riportato, per esempio, landamento dello swelling per lAISI 316
lavorato a caldo, in funzione, rispettivamente, della fluenza, a temperatura imposta e della
temperatura, a fluenza imposta.
I dati sperimentali finora disponibili sono relativi a flussi integrati pari a circa 8 x 1022 n/cm2. Tale
valore molto pi basso di quelli previsti per i reattori veloci di potenza, che saranno pari ad almeno
2 x 1023 n/cm2. Con questultimo valore del flusso integrato, estrapolando i risultati disponibili, si
avrebbero gradi di rigonfiamento superiori al 10%.
10
V
[%]
V
V [%]
V
5
1,0
4
3
2
1
0
0,1
1022
23
10
Fluenza [n/cm2 ]
E > 100 keV
10 24
Parte II A: Filiere
400
600
Temp. C
205
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
REATTORE
IHX
GV
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Il calore prodotto nel nocciolo, asportato dal sodio primario, trasferito al sodio del circuito
intermedio attraverso gli scambiatori di calore. Il calore stesso successivamente ceduto nei
generatori di vapore al fluido secondario, con produzione di vapor dacqua da inviare in turbina.
Per evitare contaminazione del sodio del circuito intermedio anche nel caso di perdite degli
scambiatori di calore, il circuito suddetto mantenuto a pressione pi elevata di quella del circuito
primario.
La circolazione del sodio nei due circuiti assicurata da opportune pompe di circolazione.
La condizione sopra indicata pu essere pienamente soddisfatta adottando soluzioni progettuali
diverse tra loro per quanto concerne la dislocazione dei componenti del circuito primario. Le
soluzioni finora adottate sono le seguenti:
soluzione a circuiti separati, detta anche loop type;
soluzione integrata detta anche pool type.
Le due soluzioni sono schematicamente rappresentate nelle Figura 6.6 e Figura 6.7.
Una terza soluzione, cosiddetta semi-integrata stata presa in considerazione (tale soluzione era
quella prevista per il reattore PEC), ma la stessa non sembra presentare significativo interesse,
almeno per gli impianti commerciali.
PP
IHX
Parte II A: Filiere
207
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
208
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Per contro, la soluzione stessa presenta molti inconvenienti, i pi significativi dei quali possono cos
essere sintetizzati:
notevole estensione delle tubazioni ed elevato numero di raccordi;
minore compattezza dellimpianto;
necessit di adottare dispendiosi accorgimenti costruttivi necessari per aumentare laffidabilit del
sistema di raffreddamento, quali: doppie pareti attorno alle installazioni primarie, circuiti ausiliari
di raffreddamento, ecc.;
elevati valori delle tensioni di origine termica durante i transitori.
La soluzione a circuiti integrati (pool type) presenta, tra gli altri, i seguenti vantaggi:
grande compattezza dellinsieme;
assenza quasi totale delle tubazioni primarie;
semplificazione delle operazioni di riempimento e di svuotamento del sodio;
elevata inerzia termica dovuta alla grande massa del sodio con conseguente attenuazione degli
shock termici nelle strutture e semplificazione del problema relativo alla rimozione del calore
residuo dal nocciolo;
attenuazione degli effetti di una eventuale polluzione del sodio che, per la grande quantit dello
stesso pu rendere possibile una consistente decantazione delle particelle solide nelle zone a bassa
velocit;
eliminazione dei problemi conseguenti a possibili rotture di tubazioni primarie ed alle perdite nei
componenti del circuito primario. E peraltro sempre prevista, oltre alla tanca di contenimento
vero e proprio, una vasca di sicurezza esterna alla prima, in modo che, nel caso di rottura della
suddetta tanca di contenimento, il sodio riempia lintercapedine tra le due, ma rimanga ad un
livello sufficiente per garantire la copertura del nocciolo e per consentire la refrigerazione dello
stesso attraverso gli scambiatori di calore ed i normali circuiti del sodio secondario.
La soluzione a circuiti separati stata adottata ed prevista nei reattori a neutroni veloci sviluppati
nella Unione Sovietica, nella RFT e negli USA (da parte della Westinghouse, della Combustion
Engineering e della Atomics International), mentre la soluzione a circuiti integrati stata preferita nei
progetti e negli impianti sviluppati in Francia, in Gran Bretagna e negli USA (da parte della Babcock
& Wilcox e della General Electric).
6.5.2 Struttura del Nocciolo
I noccioli dei reattori veloci autofertilizzanti sono costituiti, ovviamente, da materiale fissile e da
materiale fertile rappresentati rispettivamente, limitandosi al ciclo uranio-plutonio, da U235 o Pu239 e
da U238.
Il materiale fissile normalmente concentrato nella parte centrale, detta seed o seme, mentre il
materiale fertile prevalentemente localizzato nella parte periferica, detta blanket o mantello.
Nel seed viene prodotta la maggior parte (circa il 90%) della potenza termica del reattore, mentre
il blanket la sede principale per la produzione del nuovo materiale fissile.
Il combustibile presente nel seed costituito da ossidi misti di uranio e plutonio con elevati valori
dellarricchimento (circa il 20%), mentre nel blanket caricato uranio naturale o, addirittura,
uranio depleto.
Parte II A: Filiere
209
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Il flusso neutronico, centrato su energie intorno ad alcune centinaia di keV, molto elevato,
dellordine di 1016 n/cm2 s. Ci pone problemi non indifferenti in relazione alle rilevanti dosi
integrate assorbite dai materiali strutturali (>1023 n/cm2). Come stato gi accennato, in queste
condizioni molti acciai inossidabili subiscono un rigonfiamento swelling e sono soggetti a
fenomeni di creep, determinati sia dallirraggiamento neutronico che dalla elevata temperatura di
funzionamento.
Il nocciolo di un reattore veloce particolarmente sensibile, per quanto riguarda le variazioni di
reattivit, ad eventuali spostamenti del combustibile nel nocciolo ed in particolare nel seed. Infatti,
a causa delle modeste dimensioni di questultimo e, conseguentemente, dellelevato valore del
gradiente del flusso neutronico nella direzione radiale, uno spostamento in questa direzione del
materiale fissile determinerebbe una variazione di reattivit, che sarebbe certamente positiva se lo
spostamento avvenisse verso linterno. Il conseguente aumento della potenza prodotta nel fissile pi
vicino allasse del nocciolo, dove il flusso pi elevato, provocherebbe un maggiore riscaldamento
delle facce dellelemento rivolte verso linterno rispetto a quelle rivolte verso la periferia che
potrebbe portare ad una deformazione a clessidra del nocciolo con ulteriore aumento della
concentrazione del fissile nella parte centrale e, quindi, ulteriore aumento della potenza nella parte
stessa. Si instaurerebbe in tal modo un processo per propria natura divergente, con possibili pesanti
conseguenze per lintegrit strutturale degli elementi di combustibile. Un fenomeno di questo tipo si
realmente manifestato nel reattore Enrico Fermi (primo reattore a neutroni veloci costruito dagli
USA) che port alla fusione di una modesta frazione degli elementi presenti nel nocciolo.
In relazione a quanto sopra indicato, necessario limitare al massimo i possibili spostamenti degli
elementi (tali spostamenti potrebbero essere provocati, ad esempio, dalle vibrazioni indotte dalla
circolazione del fluido refrigerante; dai movimenti di assestamento dovuti allincurvamento delle
scatole di contenimento delle barrette per effetto delle differenze di temperatura o delle deformazioni
da swelling; ecc.). A tale fine, gli elementi di combustibile, come sar visto in seguito, sono
caratterizzati da grande compattezza e, nel montaggio, vengono forzati tutti tra loro in senso radiale
mediante sistemi di cerchiaggio esterno del nocciolo (restrained core design) oppure, sono forzati a
gruppi indipendenti di sette (free standing core design) mediante opportuni sistemi di vincolo degli
stessi sulla piastra di sostegno. Con questa seconda soluzione, gli spostamenti degli elementi,
ancorch possibili, determinano modificazione della geometria del nocciolo che portano a
diminuzione della reattivit.
Il caricamento degli elementi nei LMFBR reso ulteriormente complicato dalla presenza del sistema
di ancoraggio del nocciolo. Le perdite di carico del refrigerante attraverso il nocciolo sono molto
elevate (5. 10. atm) e, pertanto, gli elementi sono soggetti ad una spinta idrodinamica rivolta verso
lalto (essendo il nocciolo refrigerato in up flow), normalmente superiore alla risultante del loro
peso proprio e delle forze di attrito sui vincoli. E necessario, pertanto, prevedere un sistema di
fissaggio che impedisca allelemento di sfilarsi dalla sede ove alloggiato. Sono stati adottati a tale
scopo, sia sistemi meccanici (ad esempio, bracci che si chiudono a petalo sulla parte superiore
degli elementi), sia sistemi idraulici ottenuti mettendo in contatto le estremit inferiori degli elementi
con la zona a bassa pressione.
Allesterno del blanket radiale posizionato lo schermo, costituito da una serie di tubi a sezione
esagonale e circolare contenente barre di acciaio, grafite e grafite borata.
Nei reattori pool type, in particolare, allo schermo affidata, tra le altre, la funzione di ridurre il
flusso neutronico nelle zone della vasca ove sono collocati i generatori intermedi, le pompe di
circolazione ed altre componenti strutturali in modo da contenere in limiti ragionevoli le dosi agli
addetti durante lo svolgimento delle necessarie operazioni di manutenzione.
210
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
211
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
progettando per linizio del prossimo secolo un reattore veloce di tipo avanzato costituito da quattro
unit da 333. MWe per una potenza complessiva di 1,332. MWe.
A conclusione di questa illustrazione, si ritiene opportuno ricordare per sommi capi il contributo
italiano allo sviluppo dei reattori veloci. Le principali attivit svolte in Italia possono essere inserite
nelle seguenti linee fondamentali:
realizzazione della centrale SPX-1;
attivit di ricerca, sviluppo e promozione industriale in appoggio alla filiera;
progetto e realizzazione del reattore PEC.
Tutte le attivit suddette sono collocabili in unampia collaborazione con altri paesi europei e con la
Francia, in particolare.
Limpianto SPX-1, costruito sulla base dellesperienza progettuale, costruttiva ed operativa della
centrale Phenix, costituisce come stato detto, una tappa di particolare importanza nello sviluppo
dei reattori veloci; per la prima volta nel mondo stata raggiunta la fase di centrale dimostrativa,
presupposto indispensabile per lulteriore sviluppo e commercializzazione della filiera.
Limpegno dellindustria italiana nella realizzazione dellimpianto stato di particolare rilevanza. La
NIRA, insieme alla NOVATOME, ha avuto la responsabilit della progettazione e della fornitura
chiavi in mano della caldaia nucleare e lindustria manifatturiera italiana ha coperto una quota della
fornitura pari a circa il 40% del valore economico delle componenti, nelle aree di maggiore rilevanza
tecnologica. Tale valore particolarmente elevato, soprattutto se si pensa che la quota della
partecipazione finanziaria dellItalia alla copertura dei costi di costruzione dellimpianto stata pari
al 33%.
Le attivit di ricerca e di sviluppo in appoggio al SPX-1 e, pi in generale, alla filiera veloce, sono
state condotte nellambito di un accordo stipulato tra il CEA ed il CNEN (ora ENEA). Esse hanno
riguardato le seguenti tematiche:
tecnologia e sviluppo dei componenti a sodio;
sviluppo del nocciolo;
fisica del reattore;
elemento di combustibile;
sicurezza dellimpianto;
analisi tecnico-economiche;
standardizzazione e normativa.
Lo sviluppo di queste attivit ha richiesto la progettazione, la costruzione e la messa a punto di
numerose attrezzature sperimentali particolarmente complesse e sofisticate, che sono state installate
nei Centri dellENEA del Brasimone e della Casaccia.
Il reattore sperimentale PEC, sospeso in fase di avanzata costruzione al Brasimone, era stata
specificatamente concepito per la prova in ogni condizione di funzionamento di elementi di
combustibile di tipo avanzato per la filiera veloce. Nella Tabella 6.8 sono riportate alcune
caratteristiche delle centrali Phenix e SPX-1.
Parte II A: Filiere
213
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Reattore
Paese
Potenza
MWe o MWt
Inizio
esercizio
Situazione al
marzo 1981
Classe
EBR-1
USA
0,2e
1951
DFR
UK
15e
1959
EBR-2
USA
20e
1961
in esercizio
BR-5
URSS
10t
1958
in esercizio
E-S
EFFBR
USA
66e
1963
FRANCIA
40t
1967
in esercizio
BN-350
URSS
150e
1973
in esercizio
BOR-60
URSS
12e
1969
in esercizio
PFR
UK
250e
1975
in esercizio
FFTF
USA
400t
1980
in esercizio
KNK-2
RFT
20e
1977
in esercizio
FRANCIA
250e
1973
in esercizio
SNR-1
RFT
300e
in costruzione
JOYO
GIAPPONE
100t
1977
in esercizio
URSS
600e
in costruzione
PEC
ITALIA
116t
in costruzione
FBR
INDIA
15e
in costruzione
USA
380e
in costruzione
FRANCIA
1200e
in costruzione
GIAPPONE
300e
in costruzione
CFR
UK
1300e
in progetto
SNR-2
RFT
1300e
in progetto
URSS
1500e
in progetto
FRANCIA
1500e
in progetto
C. C.
RAPSODIE
PHENIX
BN-600
C1.RIVER
SPX-1
MONJU
BN-1500
SPX-2
Tabella 6.7: Situazione dei reattori veloci nel mondo dal 1950 al 1980.
(E = reattore esperimento; P = reattore prototipo; S = reattore sperimentale; C = centrale
dimostrativa; C. C. = centrale commerciale).
214
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
CARATTERISTICHE
Dati generali
Tipo di reattore
Potenza termica (MWt)
Potenza elettrica lorda (MWe)
Potenza elettrica netta (MWe)
Rendimento (%)
Nocciolo
N elem. combustibile (zona interna)
N elem. combustibile (zona esterna)
N barrette per elemento
Passo del reticolo
Diametro barrette (mm)
Tipo di combustibile
Arricchimento medio (%)
Lunghezza elemento (m)
Materiale guaina
Temperatura massima guaina (C)
Burn-up medio (MWd/t)
Breeding Gain
Blanket
Numero elementi
N barrette per elemento
Lunghezza elemento (m)
Tipo di combustibile
Materiale guaina
Circuito primario
Fluido termovettore
Temperatura ingresso nocciolo (C)
Temperatura uscita nocciolo (C)
Temperatura ingresso IHX (C)
Temperatura uscita IHX (C)
Portata (t/s)
Circuito intermedio
Fluido termovettore
Temperatura ingresso IHX (C)
Temperatura uscita IHX (C)
Temperatura ingresso GV (C)
Temperatura uscita GV (C)
Portata (t/s)
Circuito acqua vapore
Temperatura ingresso acqua GV (C)
Temperatura uscita vapore GV (C)
Pressione vapore (atm)
Portata vapore (kg/s)
RL (811) A 99
PHENIX
SPX-1
55
48
217
triangolare
6.6
UO2-PuO2
20
4.3
AISI 316
700.
50,000.
0.11
193
171
271
triangolare
6.6
UO2-PuO2
15.2
5.4
AISI 316
620.
70,000.100,000.
0.18
90
61
4.3
UO2 depleto
AISI 316
233
91
5.4
UO2 depleto
AISI 316
Sodio
400.
560.
555.
395.
2.76
Sodio
395.
545.
542.
392.
16.9
Sodio
350.
550.
550.
350.
2.2
Sodio
345.
525.
525.
345.
13.6
246.
512.
163.
158.
235.
487.
177.
1,360.
Parte II A: Filiere
215
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
216
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
217
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
218
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
219
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
220
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
221
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
223
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
224
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
225
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Il Giappone il secondo paese pi industrializzato al mondo nonostante dipenda per l84% del suo
fabbisogno energetico dalle importazioni: quasi tutto il petrolio (99%), il carbone (94%) ed il gas
(96%) utilizzati sono importati. Le risorse minerarie sono scarse e i giacimenti di Uranio non sono
stati sfruttati industrialmente; proiezioni realistiche indicano che il contributo futuro derivante dalla
geotermia e dalle fonti rinnovabili sar insignificante; lunica fonte energetica che stata in qualche
modo sfruttata e per la quale ci sono ancora sostanziale fonti da poter utilizzare lidroelettrica.
Riduzioni importanti nelluso di petrolio per ottenere energia elettrica sono state fatte a cavallo degli
anni 70 e 80, ma negli ultimi quindici anni le cose sono rimaste sostanzialmente immutate. Soltanto
adesso la situazione sta nuovamente modificandosi e la quota del 22% relativa al petrolio sar
dimezzata entro il 2010, con il contemporaneo aumento delle quote relative allenergia nucleare e al
carbone, a scapito del gas e dellidroelettrica.
Fin dalle crisi petrolifere degli anni 70, la politica energetica del Giappone si diretta verso una
sostanziale riduzione delle importazioni di petrolio e una diversificazione delle fonti di carbone e gas.
Allenergia nucleare, considerata come una fonte domestica, riconosciuto un ruolo chiave per
supportare il fragile sistema di approvvigionamento energetico interno. Per questo motivo stato
scelto un ciclo di combustibile di tipo chiuso, dotato di impianti di arricchimento e di
riprocessamento e prevedendo un piano di sviluppo di reattori di tipo avanzato per utilizzare il
Plutonio come combustibile.
Il programma nucleare giapponese ha raggiunto un notevole sviluppo, nonostante lincidente occorso
al reattore veloce MONJU nel 1985 abbia costretto le autorit a riesaminare tale piano. Nonostante
questo incidente non sostanzialmente cambiato lappoggio della maggior parte della popolazione al
programma nucleare, anche se ci sono stati problemi per lapprovazione di altri siti e lutilizzo del
combustibile MOX.
Allinizio del 1996 la potenza totale delle 4291 centrali era di 225.5 GWe, mentre lenergia elettrica
totale prodotta era 989.9 TWh. Il fabbisogno energetico delle industrie era il 55% del totale, con una
prospettiva di scendere al 48% nei futuri quindici anni. La domanda totale di elettricit dovrebbe
salire con un rateo del 2% lanno fino al 2005. Nel 2010 ci si attende una potenza totale istallata di
285 GWe e una produzione totale di energia elettrica di 1330 TWh.
Allinizio del 1996 (Figura 6.19 e Figura 6.20) erano operative in Giappone 49 centrali nucleari
commerciali per una produzione totale di energia elettrica di 41,191. MWe ed un reattore prototipo
(ATR) da 165. Mwe; questi impianti forniscono 291,3 TWh (29% del totale) con un fattore di carico
medio dell80%. Tra i reattori commerciali 26 sono BWR (18,186. MWe), 22 PWR (22,839. MWe)
ed uno un GCR (166. MWe). Si stima che nel 2005 la potenza totale dei reattori nucleari istallati
raggiunger i 55,8 GWe (20% della potenza totale e 34,5% della produzione totale di energia
elettrica) ed i 70 GWe nel 2010 (25% della potenza totale e 42% della produzione di energia
elettrica).
La storia dellenergia nucleare in Giappone fornisce un ottimo esempio della capacit dei giapponesi
di assorbire e sviluppare tecnologie che hanno avuto origine allestero. Il primo reattore istallato fu
nel 1963, un BWR da 13. MWe, mentre la prima centrale commerciale fu commissionata nel 1966.
Le prime centrali LWRs furono ordinate chiavi in mano alle ditte costruttrici americane
(Westinghouse e GE), ma ben presto le ditte nazionali hanno assunto il ruolo principale come
fornitori.
226
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
idroelettrica
19%
p ro d u zion e totale 1 9 9 5
n u clea re
29%
fossile
54%
id roelettr
ica 9%
fossile
61 %
fossile 62%
geotermica
1%
geoterm i
ca 1%
idroelettrica
20%
p ro d u zio n e to ta le 2 0 1 0
n u clea re
42%
g eo ter m i
ca 1 %
id ro elettr
ica
11%
fo ssile
46%
Figura 6.19: Percentuale delle principali fonti energetiche nella capacit produttiva e nella
produzione di energia elettrica.
Il Giappone ha svolto un ruolo fondamentale per lo sviluppo e lintroduzione dei LWRs di tipo
avanzato, spinti anche dal fatto che in passato gli USA hanno tentato di ostacolare lo sviluppo del
ciclo di combustibile chiuso. I primi ABWR furono ordinati nel 1991 per Kashiwazaki-Kariwa 6 e 7
e le prime unit sono adesso in servizio; pi lento stato lo sviluppo dei APWR perch pi radicali
sono state le modifiche apportate in fase di progetto, ma lo sviluppo di un APWR standardizzato
iniziato nel 1982 ed stato completato nel 1992. La costruzione di unit di questo tipo era prevista
nel 1994 a Tsuruga (unit 3 e 4), ma stata sospesa in attesa di un clima politico pi favorevole.
Nel frattempo sempre nuovi obiettivi sono stati raggiunti: la sicurezza stata migliorata, i tempi di
ispezione sono stati ridotti cos come quelli di costruzione, tanto che lunit 6 di KashiwazakiKariwa stata completata in quaranta mesi (dal primo mattone alla criticit). Anche i costi sono
stati ridotti di circa il 20% ed stato incrementato il burn-up (55,000. MWd/t).
Nonostante il Giappone sia sempre stato un esportatore di componenti, in passato non ha mai fornito
centrali complete. Questa tendenza si sta adesso modificando ed in progetto la fornitura di ABWRs
alla Cina e ad altri paesi dellarea asiatica.
Anche per quanto riguarda lo sviluppo dei reattori termici di tipo avanzato e dei reattori veloci il
governo giapponese ha promosso lo sviluppo di un programma interno. Il primo prototipo ATR
(Fugen, da 165. MWe) fu ordinato nel 1971 divenne operativo nel 1979; la costruzione di un
impianto da 600. MWe fu progetta nel 1982, fu in un primo tempo abbandonata nel 1995 per ragioni
economiche ed attualmente stata ripresa prevedendo per di utilizzare combustibile MOX.
I reattori veloci stanno particolarmente a cuore al Giappone perch rappresentano un mezzo
importante per ridurre la sua dipendenza energetica dalle importazioni. Il reattore sperimentale
JOYO da 100. MWth diventato critico nel 1977 e dal 1982 ut ilizzato come reattore test, senza
produzione di energia elettrica. La costruzione del reattore prototipo MONJU da 280. MWe
iniziata nel 1985, il reattore critico nel 1995 ma fermo per un incidente verificatosi nello stesso
Parte II A: Filiere
227
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
anno, con perdita di sodio dal circuito secondario. Questo incidente ha di fatto sospeso il progetto
della costruzione di una centrale dimostrativa (DFBR-1) di tipo pool-type prevista per linizio del
prossimo secolo, rinviandola finch non saranno disponibili tutte le tecnologie necessarie.
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
flessibilit. Lultima edizione di tale programma, redatta nel 1994, riafferma il ruolo chiave
dellenergia nucleare nelleconomia giapponese, la necessit di utilizzare un ciclo di combustibile di
tipo chiuso e della commercializzazione dei reattori veloci, pur riconoscendo che lo sviluppo del
programma sar pi lento di quanto previsto in precedenza.
6.8 MONJU FBR
Monju un reattore veloce prototipo della potenza di 280. MWe localizzato (Figura 6.21) nella
penisola di Tsuruga nella prefettura di Fukui, nel Giappone occidentale.
229
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
sito visto che stato necessario tagliare le colline che si trovano alle spalle dellimpianto e
utilizzare il materiale asportato per creare una piattaforma rocciosa artificiale nel tratto di mare
prospiciente lo stesso con lo scopo di creare uno spazio sufficiente per la sua realizzazione. Anche le
vie di acceso allimpianto sono state realizzate ex-novo con la creazione di due tunnel di 1.5 km di
lunghezza.
230
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Reactor type
Cooling System
Thermal output
714 MW
Electrical output
280 MW
Fuel
Core Dimensions:
............. Equivalent diameter 180 cm (approx.)
............. Height 93 cm
............. Volume 2340 litres
Plutonium enrichment (% Pu)
16 / 21
Inner / Outer
Fuel Mass:
............. Core ( U+Pu metal ) 5.9 t
............. Blanket ( U metal ) 17.5 t
Average burn-up
Cladding
tube
Outer diameter / thickness
6.5 mm / 0.47 mm
SUS 316
Power density
Blanket
Upper / lower / radial
275. kW / l
thickness
Breeding ratio
30 / 35 / 30 cm
1.2 approx.
Primary
sodium
Reactor inlet / outlet
temperature
Secondary
sodium
IHX inlet / outlet
temperature
397. / 529. C
325. / 505. C
Number of loops
Reactor
vessel
Height / diameter
3
dimensions
18. / 7. m
127. kg/cm2
6 months (approx.)
Single rotating plug with fixed arm fuel
handling machine
231
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
232
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
3.7 m (approx.)
Core barrel
4.0 / 3.5 m
6.6 / 5.87 m
SUS 304
....
108 / 90
172
3 / 10 / 6
Neutron source
316
Surveillance assembly
2.6 / 2.7 m
2.1 / 5.1 m
2.0 m (approx.)
SUS 304
233
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
pompa pu elaborare circa 5100 t/h di sodio ed equipaggiata con due motori: uno principale, usato
nel normale esercizio, ed uno a bassa potenza utilizzato solo con reattore spento.
Reactor Vessel
Operating pressure:
............. At reactor vessel inlet
............. At reactor vessel outlet
Operating temperature:
............. At reactor vessel inlet
............. At reactor vessel outlet
Dimensions:
............. Inner diameter
............. Height
............. Thickness
Material
8 kg/cm2 G
1 kg/cm2 G
397C
529C
7.1 m (approx.)
17.8 m (approx.)
50 mm
SUS 304
Dimensions:
9.5 m
.... Max. diameter of the fixed plug
.... Height of the fixed plug
7.5 m
.... Max. diameter of the rotating plug 5.9 m
.... Thickness of the rotating plug
2.8 m
Main material
Sealing system
Max. speed of rotating plug
Parte II A: Filiere
235
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Number of pumps
10 / 2 kg cm-2 G
420 C
SUS 304
22 kW / 167 rpm
Type
Number of units
Capacity
238 MW
Operating temperatures:
.... Primary inlet 529. C
.... Primary outlet 397. C
.... Secondary inlet 325. C
.... Secondary outlet 505. C
Number of tubes
3294
21.7 mm
Thickness of tube
1.2 mm
3m
12.1 m
SUS 304
236
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
237
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
238
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Evaporator
Superheater
Type
Helical coil
(once through)
as Evaporator
Number
as Evaporator
as Evaporator
as Evaporator
469. C
505. C
325.C
469. C
....Water inlet
240. C
-------
-------
367. C
369. C
487. C
140
147
31.8 mm
31.8 mm
.... Thickness
3.8 mm
3.5 mm
Shell diameter
3m
3m
15.23 m
11.8 m
.... Cylinder
2.1/4Cr-1Mo Alloy
SUS 304
.... Tubes
2.1/4Cr-1Mo Alloy
SUS 321
Shell height
Main materials:
Parte II A: Filiere
239
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
240
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Type
Number
Rated power
280 MW
Rotation speed
3600 rpm
127 kg/cm2
483C
1100 tonnes per hour
722 mmHg
8 / 6 (4 flows)
0.58 m
241
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
lincidente ha riguardato solo uno dei 3 loop del secondario, non ha coinvolto i restanti due n il
circuito primario;
non ci sono state esposizioni a dosi di radiazione n allimpianto n tantomeno agli operatori;
E daltro canto doveroso riportare che comunque la gestione dellincidente da parte degli operatori
ha rivelato numerose lacune in sede di progetto sia dal punto di vista delle procedure che da quello
delladdestramento degli addetti.
242
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
19:48
20:00
21:00
21:20
23:13
00:15
Parte II A: Filiere
243
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
allinterno della tubatura fino a raggiungerne il centro; allinterno del manicotto sistemata la
termocoppia che rivela la temperatura del sodio.
Parte II A: Filiere
245
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
La rottura del manicotto si verificata nel punto in cui questo cambia bruscamente forma e diametro.
La parte terminale del manicotto stata trascinata dal flusso di sodio ed stata successivamente
ritrovata, grazie allutilizzo di una telecamera miniaturizzata, allingresso del surriscaldatore dove
presente un distributore di flusso del sodio che in questo caso ha svolto le funzioni di filtro. Le
piccole dimensioni del frammento e il suo modesto peso (solo pochi grammi) hanno fatto si che lo
stesso non provocasse alcun danno al circuito e agli apparati connessi.
E stato portato avanti uno studio approfondito atto ad individuare le cause della rottura del sensore.
Queste sono alla fine state individuate in un eccesso di vibrazioni, rispetto a quanto stabilito in sede
di progetto, che hanno portato ad una rottura per fatica ad alta frequenza.
Un oggetto fisso allinterno di un flusso di fluido subisce delle vibrazioni che sono note come
vibrazioni indotte dal flusso. Solitamente la componente principale di queste vibrazioni si ha in
direzione normale al flusso che le induce. Una componente minore si ha comunque anche in
direzione parallela al flusso. E stato evidenziato mediante prove di laboratorio che la componente
parallela di queste vibrazioni la causa principale della rottura. Sebbene in sede di progetto si fosse a
conoscenza di questi fenomeni il sensore era stato dimensionato solo in rapporto alla componente
normale delle vibrazioni.
Come concausa si poi individuato un errore nel progetto del sensore che presentava una brusca
variazione di spessore che ha causato una concentrazione degli sforzi proprio nel punto in cui si
verificata la rottura.
Lesame fatto sulla superficie di rottura del pezzo, dopo il suo recupero dalla tubatura, ha
confermato le conclusioni dellanalisi di cui sopra.
Tutti gli altri sensori dello stesso tipo sono stati analizzati e in nessun caso si trovato un principio di
rottura. Ulteriori test fatti su questi pezzi hanno messo in evidenza come la termocoppia inserita
allinterno del manicotto svolga la funzione di ammortizzatore delleccesso di vibrazioni a cui sono
sottoposti i sensori. Nel caso particolare stato accertato che al momento del montaggio il sensore
era stato piegato e questa modifica della forma ha inibito la funzione ammortizzatrice della
termocoppia portando alla rottura.
Il Wise, nel numero 445.4402, individua pi specificamente in un errore nella saldatura la causa
dellincidente: infatti nel 1991 il sensore di temperatura fu sostituito in seguito ad una revisione del
progetto iniziale; il vecchio sensore fu rimosso e al suo posto saldato il pezzo che ha poi causato la
perdita di sodio con la sua rottura.
Bisogna infine sottolineare come i sensori di temperatura nel circuito primario sono stati progettati e
realizzati in base a parametri differenti da quelli seguiti per il circuito secondario.
6.8.5.3 Danni Risultanti dalla Perdita di Sodio
Il sodio fuoriuscito attraverso il manicotto rotto e si riversato nellambiente sottostante. La
portata dellefflusso risultata modesta: circa 50. g al secondo (considerando che il sodio ha una
densit simile a quella dellacqua basta considerare un rubinetto che impiega 20. s per riempire una
bottiglia da un litro). In accordo con i dati forniti dal PNC la quantit totale di sodio fuoriuscita di
640. kg, quindi avvenuta in un tempo approssimativo di 90 minuti.
Il sodio in contatto con laria ha reagito violentemente incendiandosi, bruciando completamente il
cavo elettrico connesso con la termocoppia e colando sulle strutture sottostanti: una grata per
laccesso degli operatori e i condotti dellimpianto di ventilazione (Figura 6.32 e Figura 6.33).
La grata ha subito un danno vistoso ma le strutture di sostegno sono rimaste sostanzialmente integre.
Il condotto di aerazione stato seriamente danneggiato ed stata messa in evidenza la presenza di
un buco causato dal sodio. Residui della combustione del sodio sono stati ritrovati allinterno del
condotto di ventilazione.
246
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 6.32: danni alle strutture causati dalla fuoriuscita del sodio
Il pavimento sottostante rivestito da una lastra di acciaio: questa stata trovata leggermente ridotta
in spessore ma sostanzialmente intatta.
Un sottile strato di polvere bianca prevalentemente composto da carbonato di sodio, composto non
pericoloso per la salute, stato trovato in tutta la sala e in diversi ambienti comunicanti con questa.
247
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
sottoposto ad alta temperatura non ha subito fusione, seppur parziale, ma stato sottoposto ad una
forma di corrosione accelerata dallalta temperatura, soprattutto nella zona in cui il sodio, reagendo,
metteva a contatto con laria metallo non ossidato.
Il cemento che ha interagito con il sodio ha mostrato solo alterazioni cromatiche ma nessuna perdita
di integrit.
La parte pi delicata e impegnativa delloperazione di manutenzione stata la rimozione del
carbonato di calcio. Questo era il principale componente della polvere bianca che si depositata in
tutto ledificio ausiliario e negli ambienti immediatamente adiacenti a questo. In particolare la
rimozione della polvere dal sistema di refrigerazione ausiliario del loop C ha causato notevoli
problemi logistici a causa della geometria complicata del condotto e della relativa difficolt di
accesso alla struttura. Il carbonato di calcio ha contaminato numerose componenti elettroniche ed
elettriche dellimpianto che sono state rimosse e sostituite. In molti casi si potuto verificare che la
polvere non aveva in nessun modo pregiudicato la funzionalit degli strumenti contaminati.
6.8.5.4 Gestione dellIncidente
La gestione immediata dellincidente ha mostrato aspetti positivi e negativi dellorganizzazione e
della gestione di centrale e operatori.
Lincidente stato ben gestito dallimpianto nel suo complesso: non ci sono state perdite di
refrigerante nelledificio di contenimento, n rilasci di radioattivit allinterno o allesterno
dellimpianto.
Lintegrit strutturale degli edifici e dei componenti pi importanti dellimpianto non mai stata
messa in discussione, non ci sono stati danni irreparabili a nessuno dei componenti.
Gli operatori hanno preso le giuste contromisure per controllare lincidente anche se con non
giustificabile ritardo.
Il problema maggiore che stato messo in evidenza dallanalisi della situazione incidentale nel suo
complesso la mancanza di istruzioni e di procedure chiare e inequivocabili per gli operatori. Nel
momento in cui ci sono stati i primi segnali di perdita di refrigerante limpianto avrebbe dovuto
essere arrestato con la procedura rapida di spegnimento. Invece gli operatori hanno cercato di
valutare la consistenza della perdita. Questo sarebbe stato possibile, nel caso di un large LOCA,
controllando il livello di sodio nelle tanks superiori che in caso di grosse perdite si svuotano
rapidamente. Nel caso di piccoli LOCA il livello di sodio nelle tanks non cambia apprezzabilmente.
Gli operatori hanno cercato di valutare lentit della perdita basandosi unicamente sulla quantit di
fumo presente nellambiente dellincidente, cosa assolutamente inaccettabile per la sua natura
empirica e per il fatto che anche una piccola quantit di sodio, reagendo a contatto con laria,
produce una notevole mole di fumo.
Questa indecisione degli operatori ha portato inizialmente ad avviare una riduzione di potenza
controllata dellimpianto invece che della prevista procedura di arresto rapido dellimpianto. Solo in
un secondo momento, quando la scala dellincidente stata rivalutata, limpianto stato spento ed il
sodio del loop C dirottato in altri contenitori per arrestarne la fuoriuscita.
Sono soprattutto queste indecisioni nella gestione dei primi istanti successivi allallarme che hanno
rischiato di trasformare una piccola perdita in un ben pi grave incidente.
248
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Gli sforzi per migliorare ed aumentare la sicurezza dellimpianto sono ovviamente confluiti verso i
settori che maggiormente sono stati messi sotto pressione durante lincidente.
Termocoppie: stabilito che la causa della rottura un errore di valutazione degli sforzi in sede di
progetto accoppiata con unimperizia durante il montaggio si prevede di sostituire tutti i sensori di
quel tipo. Il nuovo progetto (Figura 6.19) prevede dei manicotti pi corti e di dimensioni maggiori,
privi della brusca variazione di sezione resistente che ha funzionato da concentratore degli sforzi nel
pezzo danneggiato. Sar anche cambiata la procedura di saldatura e montaggio, anche per facilitare
le operazioni di ispezione e manutenzione, e si inserir allinterno del manicotto un rilevatore di
perdite di sodio.
Sistema di drenaggio del sodio: facile rendersi conto che prima la tubatura viene svuotata e
minori saranno le perdite di sodio. Tutto il sistema di drenaggio del sodio verr riesaminato per
cercare di contenere i tempi di intervento.
Sistemi di allarme: tutti i sistemi di allarme hanno funzionato correttamente ma i segnali si sono
rivelati essere distribuiti sul pannello di controllo in modo tale che non stato agevole per gli
operatori tenere sotto controllo tutte le variabili del sistema durante lincidente. Si prevede di
installare un nuovo pannello di controllo che concentri tutte le indicazioni necessarie a gestire un
eventuale perdita di refrigerante. In questottica si prevede anche di installare un circuito interno di
telecamere che diano immediatamente informazioni visive sulle parti dellimpianto potenzialmente
pi esposte durante un evento incidentale.
Parte II A: Filiere
249
Impianti Nucleari
250
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Parte II A: Filiere
251
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Turbina segue
Reattore segue
P
turbine
Core
turbine
Core
operator
operator
Figura 7.1: Schemi turbina segue e reattore segue.
Nello schema turbina segue, la richiesta di variazione di carico viene inviata al reattore e la turbina
assorbe la diversa potenza trasmessa. Nello schema reattore segue invece il segnale primo agisce
direttamente sulle valvole di ammissione ed il reattore che si adatta a fornire alla turbina la potenza
necessaria (vedi Figura 7.1).
7.1.1 Reattori ad Acqua in Pressione
La regolazione del reattore PWR (vedi anche Paragrafo 2.2) pu essere considerata come un
esempio di reattore segue. Infatti la variazione del carico elettrico agisce direttamente sulle valvole
di ammissione e la regolazione del reattore risponde attraverso il movimento delle barre di controllo
in modo da mantenere il voluto programma di temperatura.
Esistono infatti due schemi fondamentali di regolazione nei PWR: a temperatura media costante ed a
pressione secondaria costante. Il primo schema realizza gli obiettivi sia del reattore, cio di muovere
le barre di controllo il meno possibile, sia del pressurizzatore, cio di variare il volume di liquido il
meno possibile, laltro quello della turbina, cio di avere pressione secondaria costante.
In pratica (Figura 7.2) si realizzano spesso schemi intermedi con variazioni contenute sia della
temperatura media primaria (Tav) che della pressione secondaria (P).
252
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Tav ref
rod
drive
comparator
no
Pref
Fs
Tav
Th
rod
Reactor
Tc
Boiler
attraverso le barre di controllo, azionate manualmente salvo che per linserzione rapida;
La regolazione automatica di tutti i reattori BWR basata su questo secondo concetto. Al variare
della frazione media di vuoto, varia la densit del moderatore e quindi la reattivit; essa diminuisce al
crescere della frazione di vuoto, dato che il reticolo di tipo sottomoderato e questo effetto si
somma allaumento dellefficacia delle barre di controllo che pure d luogo ad un contributo
negativo.
Parte II A: Filiere
253
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
P=100%
100
portata
vapore
primario
80
P=80%
60
40
P=60%
20
P=20%
P=40%
Lestrema
importanza
della frazione media di
vuoto data dalla
sensibilit della potenza
del reattore a tale
Curve a
reattivit grandezza; da ci ne
costante consegue la necessit di
mantenere il pi possibile
costante la pressione del
reattore. Variazioni di 1.
kg/cm2
possono
corrispondere a variazioni
di reattivit di 60. 80.
pcm e quindi causare
arresto rapido.
La
regolazione
dellimpianto avviene per
mezzo del regolatore di
velocit di turbina e del
Figura 7.3: Curve di funzionamento di un reattore a ciclo duale.
regolatore di pressione
del reattore. Questi due
regolatori sono tra loro opportunamente collegati ed operano sulle valvole di regolazione primarie,
secondarie e su quelle di by-pass. La funzione di queste ultime, analoga a quelle di sfiato del PWR,
di impedire una sovrapressione e quindi una indesiderata iniezione di reattivit, quando si riduce
improvvisamente il carico.
80
100
60
20
40
Portata vapore dal generatore
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
circa il 50% e la portata nominale circa il 30% di quella primaria. La prima famiglia ottenuta
facendo un bilancio di reattivit, la seconda un bilancio termico. evidente che si pu passare da una
curva ad unaltra di isoreattivit solo azionando manualmente le barre di controllo. Questa
operazione viene effettuata sia per compensare il burn-up che per operare continuamente a basso
carico senza by-passare eccessive quantit di vapore. In corrispondenza di una riduzione lenta del
carico, il sistema segue proprio una linea a reattivit costante. Se la variazione brusca, ad esempio
riduzione istantanea della portata secondaria a zero, la portata di vapore primaria inizialmente rimane
costante e solo successivamente, in conseguenza del ridotto sottoraffreddamento, scende al valore di
regime. Tale transitorio si esauriva nel giro di circa un minuto, costante di tempo dovuta allinerzia
dello scambiatore secondario, oltre che ai tempi di miscelamento e di trasporto.
7.1.3 Reattori ad Acqua Bollente (Ciclo Singolo)
Labolizione del ciclo duale, volta soprattutto a rendere limpianto pi compatto come gi discusso
nel Paragrafo 3.1, ha richiesto lintroduzione di un nuovo sistema per regolare la potenza del
reattore.
Si cos passati alla regolazione del ricircolo gi studiata su base teorica fin dal 1958 ma realizzata
su base industriale molti anni pi tardi dalla GE con limpianto di Oyster Creek. Questa regolazione,
inizialmente basata sullimpiego di moto-generatori a frequenza variabile alimentanti dei normali
motori ad induzione, stata successivamente sostituita da regolazione della portata di ricircolo con
valvole regolanti. La mancanza di valvole commerciali adatte a questo scopo (regolazione di grandi
portate dacqua vicina alla temperatura di saturazione) aveva fatto preferire, in un primo tempo, la
prima soluzione, anche con un sistema pi ingombrante, pi costoso e con una risposta pi lenta. In
questo modo si realizza una relazione pressoch proporzionale tra portata e potenza reattore, come
mostrato dalla Figura 7.4.
Allo scopo di accelerare la risposta dellimpianto in casi di rapidi aumenti di carico, il regolatore del
carico determina un abbassamento
transitorio del riferimento della
1.40
pressione (set-point) provocando, in
portata
1.24
relativa
anticipo sulla variazione della
1.20
alla nominale
portata di ricircolo, lapertura delle
MCHFR = 1
1.20
1.10
blocco barre valvole di ammissione in turbina; si
1.00 RBM max. utilizza in questo modo lenergia
1.00
immagazzinata nel circuito primario,
arresto rapido APRM
blocco barre energia che viene poi ripristinata
RBM min.
allaumento
della portata di
0.80
ricircolo.
0.60
blocco barre APRM
0.40
circolazione
naturale
0.20
curva caratteristica
"potenza-portata"
1.00
0.20
0.60
0.80
0.40
Portata di ricirc. relativa alla nominale
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
circuito di by-pass non in genere dimensionato per accogliere il 100% della portata vapore
(generalmente solo il 25 30%), per cui si avrebbe comunque un aumento della pressione nel vessel
con conseguente scram per alto flusso.
Per evitare questo scram stata prevista lapertura di un certo numero di valvole di sfiato che
rilasciano vapore alla piscina di soppressione della pressione, su segnale elettrico. La potenza del
reattore inoltre ridotta dallinserzione di un gruppo di barre preselezionate (selected rods
insertion) e dalla riduzione automatica della portata di ricircolo. Subito dopo le valvole di sfiato si
richiudo in sequenza, dato che la pressione primaria si ridotta, in modo da non alterare landamento
della pressione stessa.
7.1.4 Reattori Gas-Grafite (AGR)
In conseguenza di una variazione di carico, lo sbilanciamento, oltre ad aprire le valvole di
ammissione in turbina, invia un segnale anticipatorio ad aggiustare i riferimenti di temperatura gas
in uscita, portata soffianti e portata di alimento.
Il problema delle oscillazioni da Xeno stato risolto dividendo il reattore in settori ed asservendo le
barre di controllo dei settori alla temperatura del gas in uscita dei settori rispettivi.
La portata delle soffianti regolata indipendentemente agendo su valvole in base al segnale della
temperatura del gas in ingresso reattore.
La temperatura del vapore viene regolata agendo sul riferimento della temperatura gas in uscita
reattore e la pressione agendo sulla portata di alimento. Le turbo-pompe di alimento a loro volta
sono regolate in modo da mantenere costante il salto di pressione attraverso le valvole regolanti
dellacqua di alimento.
7.2 La modulazione del Carico nei Moderni Impianti Nucleari di Potenza
(Il materiale dei paragrafi relativi alla modulazione del carico stato tratto dalla Relazione svolta per il
corso di Impianti Nucleari da Piero Castrataro nellA.A 1998/1999).
La richiesta di potenza elettrica dalla parte della rete utilizzatrice subisce grandi variazioni, sia
stagionali (Figura 7.5) sia nellarco di una singola giornata (Figura 7.6), variazioni che possono
essere previste con buona approssimazione in base allesperienza di gestione [ENEL, 1999] della rete
stessa. Per assicurare una razionale ed economicamente conveniente copertura del fabbisogno di
potenza elettrica si ricorre generalmente ad una ripartizione del carico, tra le varie centrali disponibili
e leventuale importazione da reti elettriche estere, secondo il criterio del minimo costo:
le centrali termoelettriche convenzionali coprono la zona intermedia del diagramma del carico;
Nel caso in cui la percentuale di energia elettrica prodotta da fonte nucleare su quella totale superi
una certa soglia (normalmente maggiore del 50%), le centrali nucleari sono chiamate a coprire anche
la zona intermedia del diagramma di carico. Ci richiede una maggiore flessibilit nellesercizio
dellimpianto senza comprometterne laffidabilit e la sicurezza.
256
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
45000
gennaio
febbraio
marzo
aprile
maggio
giugno
luglio
agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
Potenza (MW)
40000
35000
30000
25000
20000
0
12
18
24
Giorno (h)
Figura 7.5: Potenza oraria richiesta sulla rete italiana nel terzo mercoled di ciascun mese del 1998.
In particolare, per questa modulazione nella gestione, sono richiesti tre tipi di flessibilit [Bertron,
1986]:
nella modulazione della potenza prodotta, fattore fondamentale nelladeguamento alla domanda
(carico) della rete esterna;
laggiustamento della frequenza, altro fattore fondamentale nella qualit del prodotto energia
elettrica. Laggiustamento della frequenza ha due aspetti: il cosiddetto adeguamento
primario, cio la reazione ad un improvviso squilibrio tra lenergia generata e quella richiesta
dalla rete, ed il controllo automatico della frequenza, processo che consenta di avere un
continuo equilibrio intorno alla frequenza nominale della rete elettrica in cui opera limpianto
stesso (in Europa 50 Hz, negli USA 60 Hz);
la partecipazione dellimpianto nel parco di riserva di carico della rete elettrica nazionale.
Per far fronte a queste nuove esigenze sono stati necessari studi ed esperienze operative aggiuntive
che confermassero la conformit dellimpianto nucleare alle nuove modalit di gestione con
modulazione della potenza prodotta (zona intermedia del diagramma di carico), con possibilmente
piccoli cambiamenti progettuali.
I progressi fatti nell'ambito del controllo e della regolazione degli impianti nucleari dimostrano come
oggi essi siano diventati macchine flessibili, in grado di fornire le stesse prestazioni degli impianti
termoelettrici tradizionali. Gli studi effettuati, convalidati da una serie di esperienze e test operativi,
hanno dimostrato la possibilit di far fronte alle richieste della rete elettrica senza compromettere il
livello di sicurezza e con un alto grado di affidabilit. La flessibilit raggiunta non ha compromesso la
competitivit dell'impianto e ha avuto il merito di dare un impulso all'acquisizione di nuove
conoscenze ed alla loro applicazione.
Parte II A: Filiere
257
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Figura 7.6: Consumo interno di energia elettrica in Italia nel 3 mercoled di dicembre
I settori interessati sono molteplici:
il sistema di regolazione e controllo del reattore, con i quali si tende verso una completa
automatizzazione in grado di sollevare l'operatore da compiti gravosi;
il sistema di monitoraggio del nocciolo e l'acquisizione dei dati relativi alle grandezze da
controllare: si cerca di ridurre i tempi di acquisizione dei dati e di renderli il pi possibili completi
attraverso lutilizzo di un potenziato sistema di calcolo istantaneo dello stato del reattore in
grado di fornire informazioni utili sulla distribuzione spaziale e temporale delle variabili di stato;
258
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
alla formulazione del problema generale del controllo di un impianto ed alla tecniche utilizzate
per risolverlo;
alla gestione dei sistemi scelti per il controllo della potenza prodotta (p.e. barre di controllo) ed
alle loro prestazioni.
un modello dinamico del sistema che consiste in una serie di equazioni alle derivate parziali che
descrivono il sistema stesso:
x
= f ( x , u , , p)
t
dove x(r, E, t) sono le variabili di stato dellimpianto o del processo, in generale funzione della
posizione r, dellenergia E e del tempo t; u(r, E, t) sono le variabili di controllo; (r, E, t) sono le
funzioni statistiche che influenzano lo stato del sistema e p(r, E, t) sono infine i coefficienti del
sistema di equazioni;
una misura dello stato del sistema; da notare che le variabili normalmente misurate non sono
identiche alle variabili di stato quindi sono necessarie una serie di equazioni differenziali che
colleghino le misure effettuate alle variabili di stato del sistema:
z = h ( x , u, , p)
dove le variabili misurate sono z(r, E, t) mentre (r, E, t) sono gli errori sulle misure stesse;
dei vincoli per le variabili di stato e per quelle di controllo, vincoli che provengono da limiti di
sicurezza od ingegneristici.
Lobiettivo fondamentale del problema del controllo ottimale dellimpianto quello di minimizzare il
funzionale oggettivo J(u) nel dominio delle variabili di stato e di controllo del sistema. Si
richiedono inoltre altre condizioni aggiuntive:
1. il metodo di soluzione sia pratico e computazionalmente efficiente;
2. il modello del sistema ed i suoi vincoli siano adeguatamente corrispondenti allimpianto reale.
Parte II A: Filiere
259
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Per ottenere la soluzione del problema del controllo di un impianto sono inoltre necessarie varie
assunzioni; p.e., prendendo in considerazione in particolare un impianto ad acqua in pressione si
assumono per il modello dinamico del reattore nucleare le seguenti approssimazioni:
1. approssimazioni sia spaziali (nodalizzazione) che temporali (discretizzazione) ed energetiche
(diffusione ad uno o due gruppi energetici);
2. una serie limitata di feedbacks (moderatore, Doppler, Boro e Xeno);
3. linearizzazioni del sistema di equazioni (alcuni metodi di soluzione conservano le caratteristiche
non lineari);
La specificazione del funzionale oggettivo fino ad oggi utilizzata negli impianti nucleari prevede di
solito una sua linearizzazione ed una combinazione delle deviazioni delle seguenti grandezze da
quelle desiderate:
potenza;
Per le variabili di stato, assumendo una loro esatta conoscenza, si ha un sistema deterministico,
altrimenti, se le misure sono affette da rumore o non tutte le variabili di stato sono misurabili (per
esempio la concentrazione dello Xeno e dello Iodio), devono essere usate tecniche alternative di
stima. Inoltre si applicano vincoli aggiuntivi alle seguenti variabili di stato:
1. indice della forma assiale della potenza;
2. distribuzione della densit di potenza (o suo tasso di variazione temporale);
3. e/o limite sulla densit di potenza massima;
ed anche alle seguenti variabili di controllo:
1. efficienza delle barre di controllo ed alla loro inserzione (o velocit di inserzione);
2. concentrazione del Boro in soluzione (o variazione temporale);
3. temperatura media del moderatore;
4. e/o livello di potenza totale dellimpianto.
Una volta formulato il problema del controllo ottimale si possono utilizzare diversi metodi di
soluzione, generalmente classificati in quattro categorie:
1. euristici;
2. variazionali;
3. di programmazione dinamica;
4. di analisi funzionale per sistemi lineari.
Solo alcuni di questi metodi sono stati realmente applicati ad un impianto nucleare; la maggior parte
di essi prevede lutilizzo di modelli monodimensionali del nocciolo nella sua nodalizzazione spaziale,
discretizzano il processo nel tempo ed utilizzano la teoria diffusionale ad un gruppo anche se
prendono in considerazione quasi tutti i tipi di feedbacks. Questo tipo di approssimazioni crea
sicuramente, nella soluzione ottenuta, un errore che, se non correttamente valutato per adottare
adeguati margini di sicurezza, pu comportare i seguenti problemi:
260
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
riduzione delle prestazioni dellimpianto rispetto alle sue potenzialit, con conseguente aggravio
economico;
Al fine di ottenere soluzioni sempre migliori al problema del controllo e della regolazione
dellimpianto risulta quindi necessario utilizzare modelli dinamici del reattore pi complessi per
ottenere un maggiore dettaglio. Ci vincolato alla possibilit di modificare sia il progetto del
sistema di controllo sia la tipologia delle operazioni condotte. Passi in avanti sono possibili
realizzando sia strumenti di misura che sistemi di analisi delle informazioni veloci, tali da essere
utilizzati in linea durante le operazioni di variazione della potenza prodotta. In questa ottica, la
sempre maggiore disponibilit di potenza di calcolo costituisce un valido impulso alla progettazione
di sistemi di controllo completamente automatici, in grado di ridurre od addirittura eliminare i
possibili errori umani, e capaci di effettuare il controllo ottimale del sistema in tempo reale,
sfruttando quindi al massimo le potenzialit dellimpianto, senza nulla concedere alla possibilit di
incidenti.
7.2.1.2 Gestione dei meccanismi scelti per il controllo
L'utilizzo del Boro disciolto nel refrigerante
Lutilizzo del Boro disciolto nel refrigerante primario ha comportato da anni grandi vantaggi nel
controllo della reattivit a lungo termine anche perch, essendo lassorbitore neutronico disciolto
uniformemente nel moderatore-refrigerante, non perturba la distribuzione spaziale della potenza. Le
prestazioni del sistema di controllo del Boro possono essere caratterizzate sostanzialmente da due
quantit [Ebert, 1982]:
1. il tasso con cui la concentrazione del Boro disciolto pu essere cambiata;
2. lintervallo di tempo in cui questo tasso pu essere continuamente applicato nellimpianto.
La diluizione ha un tempo di dimezzamento dellordine delle 5 ore mentre loperazione inversa di
borazione riesce a raggiungere velocit di circa 25. ppm/min. La capacit del contenitore
dellacqua di rifiuto ed il tasso di evaporazione limitano nel tempo le operazioni di variazione della
concentrazione del Boro. Il sistema di controllo del Boro quindi soggetto alle seguenti limitazioni
[Choi, 1993]:
1. bassa capacit di compensazione per le variazioni di reattivit a breve termine;
2. aumento della generazione di rifiuti liquidi (acqua borata);
3. limitata capacit di intervento vicino la fine del ciclo del combustibile (EOC);
4. alto tempo di intervento, soprattutto in fase di diluizione della concentrazione.
L'utilizzo delle barre di controllo
Lutilizzo delle barre di controllo in fase di regolazione dellimpianto consente di controllare la
reattivit a breve termine, di spegnere il reattore in caso di necessit e di intervenire in tempi rapidi,
ma soggetto alle seguenti problematiche:
1. creazione di disuniformit nella distribuzione spaziale di potenza, che si aggiungono alla
variazione temporale necessariamente imposta per adeguare la potenza dellimpianto alle
Parte II A: Filiere
261
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
richieste della rete, particolarmente marcate nel caso in cui la progettazione e la movimentazione
delle barre non siano adeguatamente corrette;
2. consumo delle barre di controllo stesse e dei loro meccanismi, sia a livello nucleare sia a livello
meccanico.
Come detto quindi la movimentazione delle barre di controllo pu provocare distorsioni spaziali della
densit di potenza durante le operazioni di modulazione del carico. I picchi di potenza risultanti
possono portare ad un innalzamento significativo sia della temperatura del combustibile Tcomb che
dellincamiciatura Tcamicia:
una Tcamicia maggiore genera maggiori stress termici nella sezione della camicia stessa e favorisce
la reazione di ossidazione esotermica dello Zr in ZrO2, con potenzialit di innesco di un
meccanismo autosostenente. La formazione di ZrO2 aumenta la resistenza termica con una
conseguente Tcomb maggiore, diminuisce la sezione resistente della camicia ed accompagnata
da un maggiore infragilimento da idrogeno.
Una Tcomb maggiore aumenta il livello di stress termico nella pastiglia, la dilatazione della stessa e
favorisce il rilascio dei gas di fissione. Il livello di stress termico aumenta inoltre la probabilit di
cracking della pastiglia. La dilatazione, il rilascio di gas di fissione e la Tcomb maggiore
aumentano in modo considerevole la pressione interna della camicia. Linsieme di questi
fenomeni, uniti alla variazione temporale della potenza prodotta a seguito di variazione della
richiesta del carico, favorisce la probabilit dellinstaurarsi della interazione tra guaina e
combustibile (PCI).
variazioni di potenza anche ripetute, al di sotto del valore finale di soglia, non determinano
guasti;
Tali considerazioni hanno evidenziato la necessit di stabilire un limite alla velocit di aumento della
potenza prodotta che sicuramente penalizza limpianto dal punto di vista economico. Questa
penalizzazione giustifica lo sforzo che stato necessario compiere per migliorare il progetto
dellelemento di combustibile. Il possibile verificarsi del fenomeno del PCI rende desiderabile avere
un modello in grado di predire la rottura delle guaine e allo stesso tempo un sistema in grado di
rivelarle in tempo reale, per fornire preziose informazioni al sistema di controllo stesso.
La disuniformit nella distribuzione spaziale della densit di potenza nel nocciolo pu inoltre
generare:
262
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
Il possibile verificarsi di disuniformit spaziali della densit di potenza suggerisce inoltre la necessit
di un miglioramento della strumentazione posta allinterno del nocciolo.
Le variazioni temporali e spaziali della densit di potenza pongono anche problemi relativi ai
fenomeni di fatica dei materiali che costituiscono il nocciolo ed il circuito del refrigerante. In questo
campo le preoccupazioni sono certamente minori in quanto gli ampi margini di sicurezza considerati
nella progettazione delle parti strutturali del reattore costituiscono una grande garanzia che tuttavia
deve essere verificata sia in sede progettuale sia attraverso controlli in grado di accertare come,
anche in queste situazioni, limpianto risponda in maniera adeguata alle sollecitazioni cui
sottoposto.
7.2.2 Soluzioni Proposte
7.2.2.1 Francia
Dal 1983 le centrali nucleari francesi ad acqua in pressione hanno contribuito alle modulazioni
giornaliere della potenza immessa sulla rete elettrica, iniziando con una serie di test sui reattori da
900 MWe [Bertron, 1986]. Il numero di transitori di adeguamento del carico effettuati cresciuto
costantemente negli anni, anche per laumento del numero complessivo di centrali nucleari allacciate
alla rete: 500 nel 1983, 935 nel 1985, 2213 nel 1987, per arrivare a 2338 nel 1988.
La regolazione primaria della frequenza diventata il modo operativo normale per i reattori suddetti,
interrotto solo da periodi di stabilizzazione mensili, richiesti per calibrare le misure di flusso
neutronico nel nocciolo. Per le unit che sono normalmente gestite con questa tipologia operativa, il
tempo in cui viene effettuato il controllo automatico della frequenza pu raggiungere il 70% del
tempo totale in cui la centrale in funzione.
Per soddisfare le richieste della rete elettrica esterna, la modulazione del carico nelle unit PWR
considerate fa riferimento a due diagrammi di produzione della potenza elettrica: uno corrispondente
ad un giorno feriale, che include il ciclo di modulazione notturna (Figura 7.7), laltro che riguarda i
giorni festivi e presenta un secondo ciclo di modulazione della potenza prodotta durante il
pomeriggio (Figura 7.8). Il campo di modulazione del carico va dalla potenza tecnica minima (200.
MWe) fino alla potenza nominale dellimpianto, in funzione delle richieste della rete. Sono possibili
velocit di variazione della potenza prodotta di 50. MWe/min ma pi spesso si richiedono velocit
minori, tra i 20. ed i 30. MWe/min.
Il controllo della frequenza pu essere superimposto anche durante le variazioni del carico. Esso
determinato da un margine di aggiustamento che, in generale, viene diviso in due parti:
1. aggiustamento primario di 20. MWe (2% della potenza nominale), attraverso il controllo della
velocit della turbina;
2. aggiustamento secondario (partecipazione al controllo automatico della frequenza) di 50. MWe o
del 5% della potenza nominale, con un rateo di variazione pari all1%/min che pu raggiungere
anche valori del 4.5%/min.
Parte II A: Filiere
263
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
120
100
80
60
40
0
12
16
20
24
Tempo (h)
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
120
100
80
60
40
20
0
12
16
20
24
Tempo (h)
non c alcuna relazione tra il tempo a cui questi difetti diventano evidenti ed il livello di
sollecitazione immediatamente precedente;
levoluzione della grandezza dei difetti delle guaine simile per entrambe le modalit di gestione
dellimpianto carico base e load following.
Altri test sono stati condotti per verificare il comportamento meccanico del circuito primario
sottoposto ad una serie programmata di variazioni del carico e quindi a variazioni della temperatura e
della pressione e la resistenza meccanica dei meccanismi e delle barre di controllo. Alcune modifiche
hanno reso laffidabilit di questi meccanismi compatibile con il numero di operazioni di
inseguimento del carico previste. I test hanno peraltro evidenziato come, dopo un certo numero di
movimentazioni delle barre (circa 1.26 106), lusura ne comprometterebbe l'ulteriore utilizzo.
La necessit di operazioni di modulazione della potenza prodotta hanno inoltre condotto alla stesura
di specifiche procedure di esercizio che devono essere applicate dalloperatore in attesa che tutto il
sistema di controllo diventi completamente automatizzato, soprattutto nel controllo della
concentrazione del Boro disciolto.
Lutilizzo di molte centrali nucleari nel programma di modulazione del carico per la particolare
condizione energetica francese (il 75% dellenergia elettrica prodotta proviene da fonte nucleare) ha
portato alla sviluppo di software in grado di gestire automaticamente le richieste della rete elettrica,
modulando la potenza tra le diverse centrali, tenendo conto delle operazioni di ricambio del
Parte II A: Filiere
265
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
combustibile per evitare che queste avvengano prima o durante la stagione invernale, normalmente in
Europa quella a richiesta di potenza elettrica maggiore (Figura 7.5).
Lesperienza acquisita a partire dagli anni 80 ha consentito la progettazione delle nuove unit N4
della Framatome, implementando direttamente sistemi di controllo in grado di adeguare la potenza
prodotta dallimpianto a quella richiesta dalla rete [Framatome, 1990]. In particolare sono stati
sviluppati due modi di gestione dellimpianto:
modo A
in grado di soddisfare le esigenze di copertura della base del diagramma di carico, con
controllo primario della frequenza;
modo X
Nel modo A il reattore controllato con un banco di barre di controllo leggermente inserite nel
nocciolo, che introducono una leggera reattivit negativa, e variando la concentrazione di acido
borico disciolto nel refrigerante. In questo caso sono possibili variazioni della potenza di + 3% della
potenza massima per consentire la regolazione primaria della frequenza.
Nel modo X il reattore controllato da cinque banchi di barre di controllo che automaticamente e
simultaneamente controllano sia la reattivit che la distribuzione assiale di potenza. Le variazione
della concentrazione dellacido borico sono utilizzate solo per compensare gli effetti di reattivit a
medio termine (avvelenamento da Xeno) ed a lungo termine (bruciamento del combustibile). In
queste condizioni, la potenza dellimpianto pu variare, secondo le richieste giornaliere, dal 30% al
100% della potenza nominale. La durata del livello di bassa potenza va dalle sei alle otto ore e la
potenza prodotta pu variare con una velocit massima del 5%/min della potenza nominale. Un
diagramma di carico avente un doppio picco (simile quindi alla richiesta delle rete), particolarmente
oneroso per la compensazione dellavvelenamento da Xeno, pu essere seguito senza particolari
problemi. La regolazione primaria della frequenza ed il controllo automatico della frequenza,
combinate con la modulazione del carico, possono essere condotte con successo con variazioni della
potenza fino a +3% e +5% rispettivamente (senza andare oltre la potenza nominale). Il ritorno a
piena potenza pu essere effettuato con un valore massimo della velocit del 5%/min della potenza
nominale. I test, condotti nella centrale nucleare di St. Alban, hanno portato alla qualificazione di
questo modo X, confermando la sua grande flessibilit nella gestione dellimpianto.
7.2.2.2 Germania
La KWU ha cominciato ad introdurre sistemi di controllo della potenza prodotta negli impianti
nucleari ad acqua in pressione in grado di far fronte alle necessit di modulazione del carico, sin dai
primi impianti costruiti [KWU, 1990]. La messa in funzione nel 1972 dellimpianto di Stade (662
MWe) ha segnato linizio della costruzione di impianti aventi una grande flessibilit nella gestione.
La centrale di Biblis A (1,200 MW), completata nel 1974, aveva gi un sistema integrato che
garantiva ottime prestazioni nella modulazione del carico. Lesperienza acquisita negli anni ha
consentito una progettazione e costruzione dei componenti della centrale in grado di operare per
lintera vita dellimpianto in condizioni di modulazione del carico.
Il raggiungimento di una adeguata flessibilit nella gestione dellimpianto stato possibile grazie ai
seguenti fattori:
1. il sistema di controllo e di regolazione dellimpianto dotato di un sistema di limitazione con un
livello intermedio di intervento posizionato tra il normale controllo di impianto a circuito chiuso
ed il classico sistema di protezione del reattore; quando il sistema di controllo dellimpianto non
in grado di mantenere le variabili di stato del reattore allinterno del loro range, questo livello
medio di intervento consente automaticamente il rientro dellimpianto stesso nelle condizioni
266
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
normali di controllo senza far intervenire i sistemi di protezione (scram) che interromperebbero
lesercizio.
2. la temperatura del refrigerante primario mantenuta costante nei campi di potenza intermedio ed
alto diminuendo la pressione del vapore prodotto con lincremento della potenza del reattore.
Ci consente di regolare e di controllare, in modo ottimale, la potenza prodotta dallimpianto
nelle fasi di modulazione del carico:
le variazioni della potenza inducono piccoli cambiamenti della reattivit che possono
essere compensati con un movimento minimo delle barre di controllo;
durante i rapidi incrementi della potenza, lincremento della domanda di vapore da parte
della turbina pu essere parzialmente soddisfatto dalla prevista diminuzione della pressione
del vapore stesso;
3. Lo schema di gestione delle barre di controllo che riesce a soddisfare pienamente le richieste di
variazione del carico in modo ottimale. Rispetto alla soluzione della Framatome la gestione KWU
delle barre di controllo non richiede barre grigie. Il sistema utilizzato stato ottimizzato per
ridurre al minimo le perturbazioni spaziali sulla densit di potenza e minimizzare i cambiamenti
della concentrazione di acido borico disciolto, per evitare di trattare grandi volumi di acqua
borata. Le barre sono controllate con un circuito chiuso e quindi automaticamente spostate nella
posizione richiesta da criteri di ottimizzazione.
4. La strumentazione nel nocciolo ha due sistemi complementari che monitorano le condizioni del
nocciolo stesso: il sistema aeroball ed il sistema di misura della distribuzione di potenza. Il
primo misura, in modo rapido, la densit di potenza con una grande risoluzione spaziale. I dati
raccolti sono utilizzati principalmente per verificare le caratteristiche del nocciolo quali la
reattivit e per calcolare il burn-up del combustibile. Il secondo monitora continuamente la
densit di potenza e genera segnali ridondanti per il controllo del reattore e la protezione del
combustibile contro surriscaldamenti locali. I rivelatori utilizzati sono collocati allinterno del
nocciolo per migliorare laccuratezza ed effettuare misure dirette. Entrambi i sistemi sono
collegati al calcolatore di processo dellimpianto. Il sistema di misura della distribuzione di
potenza continuamente ricalibrato affinch non perda le caratteristiche di risoluzione iniziali e
fornisca misure stabili, non influenzate dal grado di bruciamento del combustibile.
5. Il controllo automatico della distribuzione della potenza in grado di evitare pericolose
disuniformit spaziali. Esso in grado di ottenere un andamento spaziale della potenza ottimale
durante la modulazione del carico. In questo modo possibile ridurre i fattori di picco sfruttando
economicamente il combustibile.
6. la funzione del sistema di controllo che limita la densit di potenza anche in condizioni gravose.
La funzione di limitazione della potenza protegge il nocciolo da pericolosi surriscaldamenti locali
evitando rotture delle camice e linstaurarsi di fenomeni dannosi quali il PCI. Il setpoint per
questo sistema regolato automaticamente in base alle condizioni istantanee di carico, evitando
cos restrizioni non necessarie sulla flessibilit operazionale. Questa funzione, prima di spegnere il
reattore, operazione questa sempre economicamente dannosa, attua contromisure di intensit
minore che possono ripristinare livelli di sicurezza accettabili, come p.e. un'appropriata riduzione
della potenza. La funzione di limitazione della potenza accoppiata con il sistema di protezione
globale del reattore che interviene solo in caso di andamenti della potenza particolarmente
pericolosi spegnendo il reattore immediatamente in modo sicuro.
Le prestazioni ottenute dagli impianti provvisti di questo sistema di regolazione e controllo
soddisfano pienamente le richieste dellAssociation of German Interconnected Power Companies
(DVG). Lente che gestisce la rete elettrica libero di selezionare la grandezza delle variazioni di
Parte II A: Filiere
267
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
carico, della velocit di variazione e della frequenza in un vasto campo di valori per soddisfare i
bisogni della rete. La massima velocit di variazione raggiungibile 5%/min.
In definitiva gli impianti KWU possono soddisfare quasi tutte le richieste della rete e lente che
gestisce la rete libero di selezionare gli impianti che devono partecipare alle variazioni del carico
solo sulla base di considerazioni puramente economiche. Le operazioni di modulazione del carico
non risultano complicate, sono affidabili, quasi automatiche e richiedono solo una maggiore
attenzione da parte degli operatori. Infine lutilizzazione del combustibile non risulta penalizzata, si
riesce ad ottenere lo stesso bruciamento medio allo scarico senza comprometterne lintegrit e senza
aggravi economici.
7.2.2.3 Corea.
Dal 1988, il Korea Atomic Energy Research Institute ha finanziato un progetto, denominato
Sviluppo di Tecnologie per la modulazione del carico da parte degli Impianti Nucleari, per poter
utilizzare le centrali nucleari di potenza a fronte delle richieste della rete elettrica [Choi, 1993].
L'intento pi impegnativo del progetto quello di riuscire a progettare un sistema di controllo
automatico della potenza per migliorare le capacit di inseguimento del carico. L'unit numero tre
della centrale di Yonggwang (YGN-3) stata presa a riferimento per le centrali nucleari coreane;
essa costituita da un reattore ad acqua in pressione da 1,000 MWe costruito su licenza Combustion
Engineering.
Questa unit progettata con buone capacit di inseguimento del carico, pu sopportare variazioni
repentine (a gradino) del 10% e velocit di 5%/min nelle richieste del carico tra il 15% ed il 100%
della potenza massima, senza subire "trip" del reattore. La centrale anche in grado di rispondere ad
una richiesta improvvisa di abbassamento del carico di qualsiasi ampiezza (incluso il "trip" della
turbina) senza arrivare allo spegnimento del reattore od allazionamento delle valvole di sicurezza
primarie e secondarie. Queste manovre sono eseguite con l'utilizzo integrato ed automatico dei
seguenti sistemi:
il sistema di riduzione della potenza in risposta ad un cambiamento del carico richiesto alla
turbina.
Per evitare i problemi legati alle distorsioni di potenza generate dall'utilizzo delle barre di controllo
(CEA) e quelli generati dall'uso del Boro disciolto si ipotizzato luso di barre di controllo "grigie"
(PSCEAs). Queste barre sono progettate per essere usate sia per il controllo della reattivit sia per il
controllo della distribuzione assiale della potenza. Il loro uso comunque troppo complicato per
essere automatizzato a causa del loro effetto accoppiato sulla reattivit e sulla distribuzione assiale
della potenza. Sono quindi richieste grandi capacit ed esperienza dell'operatore per far fronte con
successo alle operazioni di modulazione del carico. Per questo motivo si sviluppata una strategia di
controllo automatico del reattore, non ancora per utilizzata nei reattori attuali, denominata modo
K, che permette di eseguire variazioni della potenza in linea con quelle richieste dalla rete con un
alto grado di automazione. Questa strategia si avvale dell'utilizzo:
di calcolatori che controllano in tempo reale i margini di sicurezza dellimpianto e lo stato del
nocciolo;
Parte II A: Filiere
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
(RROD); in caso di necessit, per controllare la reattivit si utilizza anche Boro disciolto nel circuito
primario. In questo modo si raggiunge una precisa regolazione della distribuzione di potenza e della
reattivit con l'utilizzo di un sistema di controllo, a doppio circuito chiuso, delle temperatura del
refrigerante e della distribuzione assiale della potenza. Grazie alle simulazioni della risposta
dell'impianto YGN-3 alla strategia di controllo, si dimostrato come il modo K sia valido per
aumentare l'automazione nel controllo del reattore. I risultati indicano come esso sia in grado di
eseguire operazioni di inseguimento del carico, incluso il controllo della frequenza. L'ottimizzazione
del modo K, come il suo accoppiamento al sistema al circuito chiuso di controllo del Boro,
potrebbe migliorare sensibilmente il contributo delle centrale nucleari allinseguimento
completamente automatico del carico della rete elettrica coreana.
7.2.3 Il Controllo Automatico di un BWR nelle Operazioni di Modulazione del Carico
In un BWR, quando si mantiene l'impianto ad una potenza ridotta, la concentrazione di Xeno cresce
in particolare nella parte bassa del nocciolo, dove la distribuzione di potenza presenta un picco a
causa della maggiore densit del moderatore. Il ritorno della potenza al suo valore nominale, con lo
spostamento del picco della distribuzione verso l'alto (laumento della portata di ricircolo porta ad un
innalzamento dellaltezza non bollente nel nocciolo), dipende dai limiti termici e dalla stessa
distribuzione di potenza precedente. A questo punto la concentrazione dello Xeno nella parte bassa
diminuisce (a causa delle maggiori catture neutroniche) e quindi anche la reattivit positiva richiesta
diminuisce ed possibile diminuire la portata di refrigerante nel nocciolo, mantenendo lo stesso
livello di potenza.
Per controllare e regolare un reattore BWR in modo automatico, durante le operazioni di
inseguimento del carico, necessario disporre di un sistema che monitori le variabili di stato del
nocciolo e riesca a fornire il loro andamento spaziale e temporale. I moderni BWR sono dotati di
sistemi di monitoraggio del nocciolo, p.e. per la rivelazione della distribuzione di potenza, che
forniscono informazioni sullo stato istantaneo del reattore e calcolano la distribuzione spaziale della
potenza ed i limiti termici. Questi sistemi sono per in grado di predire solo gli stati possibili del
reattore per il passo immediatamente successivo nelle operazioni gi programmate. La potenza viene
quindi aumentata, solitamente, in maniera molto lenta: si procede all'aumento, si osservano le
informazioni date dal sistema di monitoraggio del nocciolo per circa 10 minuti e si decide quindi sulle
operazioni successive da fare. Questo metodo molto oneroso e ci ha spinto verso la realizzazione
di metodi in grado di predeterminare tutte le operazioni necessarie ad un corretto adeguamento
dell'impianto alla richieste della rete.
Gli studi effettuati per un controllo ottimale nelle operazioni di inseguimento del carico per un BWR
non sono cos numerosi come nel caso dei reattori ad acqua in pressione. Uno di questi [Lin, 1989],
prevede variazioni del carico minori del 30% della potenza nominale dell'impianto: le barre di
controllo sono fisse durante la variazione della potenza, condotta variando solo la portata di
refrigerante nel nocciolo. Grazie alla programmazione dinamica, utilizzata per risolvere il problema
del controllo ottimale, si pu calcolare istantaneamente la traiettoria ottimale di salita e discesa della
potenza senza che il combustibile subisca transitori pericolosi.
7.2.4 Bibliografia.
[Bertron, 1986]
[Choi, 1993]
J. Choi, Y. Hah and U. L., "Automatic reactor power control for a pressurized
water reactor", Nuclear Technology, Vol. 102, May 1993.
Parte II A: Filiere
269
Impianti Nucleari
RL (811) A 99
[Ebert, 1982]
[ENEL, 1999]
[Framatome, 1990]
[KWU, 1990]
[Lin, 1989]
[Miossec]
270
Parte II A: Filiere