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Ettore Lepore

Alfonso Mele

Pratiche rituali e culti eroici in Magna Grecia


In: Modes de contacts et processus de transformation dans les socits anciennes. Actes du colloque de Cortone
(24-30 mai 1981) Rome : cole Franaise de Rome, 1983. pp. 847-897. (Publications de l'cole franaise de Rome,
67)

Riassunto
E. Lepore analizza la leggenda di Epeo in Magna Grecia, mostrando la congruenza tra la vicenda focese dell'eroe e quella
precoloniale magno-greca, egualmente legate ad un mondo di boschi e di tecniche di lavorazione del legno. A. Mele riprende la
leggenda dell'eroe di Temesa e attraverso una analisi delle tradizioni relative ne rileva i fondamenti economici, storici, religiosi e
ne ricostruisce la storia come di un luogo di commercio ausone originariamente sotto controllo ionico, evolutosi attraverso il
rapporto con Sibari e Crotone, dissoltosi in seguito alla conquista locrese con la piena assunzione entro un contesto agricolocittadino.

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Lepore Ettore, Mele Alfonso. Pratiche rituali e culti eroici in Magna Grecia. In: Modes de contacts et processus de
transformation dans les socits anciennes. Actes du colloque de Cortone (24-30 mai 1981) Rome : cole Franaise de Rome,
1983. pp. 847-897. (Publications de l'cole franaise de Rome, 67)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1983_act_67_1_2489

ETTORE LEPORE - ALFONSO MELE

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI


IN MAGNA GRECIA

Noi ci divideremo il tempo a disposizione con una mia rapidissima


introduzione, poi con la relazione Mele, poi con un mio codicillo, per
ch pratiche rituali e culti eroici sono divisi in due esempi che noi
vogliamo fornire. Dopo gli 'historical charters' ( ' unhistorical' per
l'amico Leveque) e i miti di precedenza, noi possiamo passare adesso
al rapporto tra miti e riti in culti eroici e voi vedrete come il rapporto
mito-rito sia pi chiaro in certe situazioni e meno chiaro nel caso che vi
esporr io, anzi problematico. Questi rapporti si legano nei nostri esemp
i
soprattutto ad attivit economiche e tecniche, ed esse daranno anche
luogo a evidenza di correnti secondarie che affiancano la corrente
principale coloniale, specialmente su fondamento di genealogie mitiche
accanto ai charters, cio su una struttura molto composita del mito, che
qui va inteso non solo in senso proprio. A proposito della relazione di
Morel, Morel ha messo in evidenza della triade famosa di Johannes
Hasebroek, legno, metalli e grano, soprattutto i metalli, con un accenno
al grano, che noi lasceremo completamente da parte, anche perch,
come Mele ha dimostrato in quel suo saggio sul commercio arcaico,
esso un fenomeno forse pi tardivo. Andremo, invece, a connetterci
alla emporta dei metalli e del legno, ma a questa emporta vorremo
accompagnare sempre il fenomeno artigianale che la integra, come noi
vediamo per esempio a Pitecusa. Quindi Mele si soffermer soprattutto
sui rituali emporici di Temesa e la vicenda del suo eroe in rapporto alle
navigazioni, a prekteres emporoi ; io mi fermer di pi sulla tradizione
artigianale del legno (quella che Tucidide designava con i
) sulla costa ionica meridionale, legata soprattutto alla leggenda di
Epeo e inscritta in un orizzonte che va dai nostoi alla colonizzazione, e
si potr vedere che il mondo indigeno, in questa griglia, apparir pi
fortemente nella relazione di Mele, molto pi problematicamente nella
mia relazione.
E. L.

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ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

L'EROE DI TEMESA TRA AUSONI E GRECI

I - II problema dell'antica Temesa tornato negli ultimi anni ad


imporsi all'attenzione degli studiosi grazie ad una serie di indagini, di
cui si sono resi benemeriti Paola Zancani Montuoro1 e G. Maddoli2. Si
tenuto infine, nel 1981 un apposito colloquio tra Perugia e Trevi, i cui
atti sono di recente pubblicazione3.
II problema messo a fuoco stato sopra tutto quello della localizza
zione
di questo antico centro ausone, greco, brettio, che la Zancani
Montuoro vorrebbe collocato nella zona dell'altro Esaro, e il Maddoli
invece, sulla scorta delle notizie, non sempre corrette ma non tuttavia
trascurabili, degli itinerari antichi, vorrebbe collocare pi a Sud.
La questione lungi da una soluzione definitiva n nostra inten
zione riprenderla. Alcuni punti ci paiono, comunque, acquisiti. La loca
lizzazione
nell'alta valle dell'Esaro non sembra troppo convincente.
Essa prescinde sia dai dati contenuti negli itinerari, in particolare quelli
della Tabula Peutingeriana, su cui ha richiamato l'attenzione il Maddoli,
sia da una serie di esplicite testimonianze antiche che fanno cadere
Temesa nell'ambito del golfo di Hipponio. Se Mela4 e Tolomeo5 si limi
tano a connettere Temesa ad Hipponio, Licofrone la colloca nello spa
zio delimitato dall'opposizione di Clampetia a Hipponio6, e Plinio coerentemente fa rientrare nel sinus Vibonensis Clampetia appunto, Temes
a
e la vicina Terina7.

1Rend. Line, ci. se. mor., XXIII, 1968, p. 249 ss; Atti M. Grecia, 1968-69, p. 7 ss.;
Rend. Nap., XLIV, 1969, p. 11 ss. ; Almanacco calabrese, 1970-1971, p. 75 ss.
2 P.P. CXLVI, 1972, p. 331 ss.
3 Temesa e il suo territorio, Atti del Colloquio Perugia-Trevi, 1981, Taranto, 1982. Ques
tiatti ho potuto leggere solo quando questo lavoro era ormai compiuto.
4 Chor., II, 69.
5Geogr., Ili, 1, 9.
6 Alex., 1067-1072.
7 N.H., III, 72.

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Ancor pi esattamente Licofrone proietta Temesa verso Crotone;


ne vede il territorio in contrapposizione e in parallelo allo stretto di
Messina8. Il dato non isolato se vero che Temesa appartenuta a
Sibari9 prima che a Crotone ed rimasta ancora strategicamente legata
a Crotone, quando nel 194 a.C. 10 i Romani si sono assicurati il controllo
della zona con opportune dislocazioni coloniali. Temesa, dunque, non
pu essere collocata troppo in alto, ma in rapporto al golfo di Hipponio, ai limiti dell'area di espansione politica di Sibari sul Tirreno, geo
graficamente
piuttosto proiettata verso Crotone.
Precisare ulteriormente non del tutto facile. Certo il fatto che
Temesa insista su di un golfo che prima si detto a partire dal Lamato
e dai Lametino/Napetino11, poi a partire da Terina, localit
che geograficamente seguiva Temesa12, Terineo13 e, alla fine, Hipponiate 14, lascia suppore che Temesa si trovasse piuttosto settentrionalmente
decentrata rispetto a questo stesso golfo.
C' quindi, il rapporto di Temesa con Cosenza15. Esso complicato
dal fatto che Temesa sulla costa, mentre Cosenza e il suo entroterra
con Pandosia e l'Acheronte all'interno: intus come dice esplicitamente
Plinio. Si sente in questo rapporto l'esistenza di un itinerario, che la
Tabula Peutingeriana documenta16, da Temesa a Cosenza; ma proprio
la diversa collocazione costiera interna delle due localit, induce a
chiedersi fino a che punto i geografi antichi potessero avere la perce
zione delle rispettive altezze dei due centri e fino a che punto, quindi,
citando Cosenza dopo Temesa e Terina, lo facessero con chiara coscien
za
di una loro collocazione pi settentrionale rispetto a Cosenza. Tanto
pi, poi, se l'itinerario che univa Temesa a Cosenza invitava a darne

8 Alex, 1071.
9 Paus., VI, 6, 11. vedi sotto p. 863 ss.; 881 ss.
10 Liv., XXXIV, 45, 4-5.
11 Aristot., Poi. VII, 1329 b, 10 ss. : golfo Lametico, in un passo che appare dedotto
da Antioco. Nei fr. 3 e 5 Jac. dello stesso il golfo in questione detto , che
denominazione evidentemente da connettere a (Steph. Byz., s.v.), anche se non
si vuole ritenere corruzione di quest'ultimo etnico. Cf. S. Calderone, Messana, IV, 1956,
p. 85 n. 2; R. Spadea, Klearchos, 1979, p. 5 ss.
12Strabo, VI, 1, 5, 253 C.
Thuc, VI, 104; Plin., N.H., HI, 72. Cf. Spadea, art. cit., p. 21 ss.
14Cic, Ad Ait., XVI, 6; Strabo, VI, 1, 4, 255; Plin., N.H., III, 72. Cf. Spadea, art. cit.,
p. 24 s.
15 Strabo, VI, 1, 5, 253 C; Plin., N.H., III, 72-73.
16 Cf. Maddoli, art. cit., p. 339 ss.

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conto subito dopo di aver raggiunto sulla costa la zona in cui Temesa
sorgeva.
Infine la distanza tra Temesa e il fiume detto erroneamente Tanno
nella Tabula non pu essere immediatamente utilizzata. Se vero,
infatti, che, come vuole il Maddoli, quel nome si applica di fatto al
Savuto17, altrettanto vero che il nome Tanno mal si spiega come cor
ruzione
di Sabutus e meglio invece come corruzione di un Lamatus/Amatus. Nella Tabula, quindi, abbiamo una probabile confusione
tra Savuto e Amato, distanti tra di loro circa 20 km ; la distanza da cui
partiva il Maddoli per collegare Temesa a Fiumefreddo, potrebbe, in
altri termini, essersi riferita originariamente all'Amato, col che la posi
zione di Temesa andrebbe allora cercata una ventina di chilometri pi
a sud di Fiumefreddo.
Allo stato attuale della nostra documentazione bisogner, dunque,
accontentarsi di una generica collocazione sulla costa e nella parte se
ttentrionale
del golfo di Hipponio golfo di S. Eufemia.
C' un dato, tuttavia, su cui i due filoni di ricerca ora ricordati con
cordano.
L'antica Brettia nella zona a ridosso della piana di Sibari, a
occidente e a sud, possedeva risorse minerarie di rame e queste consen
tono
alle necropoli dell'et del ferro sulle alture che circondano la pia
na di Sibari e fiancheggiano la valle del Crati di esibire una quantit
rilevante di oggetti enei: segno evidente che quelle risorse non solo es
istevano
ma erano gi sfruttate in et molto antica (IX-VIII sec. a.C.)18.
D'altro canto, gli stretti legami che uniscono Sicilia orientale e Calabria
nello XI sec, lo sviluppo di una metallurgia locale di Molino della
Badia-Madonna del Piano in quest'epoca in una con la perdita dei cont
atti con le zone minerarie dell'Italia centrale, inducono a supporre che
lo sfruttamento delle risorse minerarie della Calabria sia iniziato gi in
quest'epoca 19.
Questa constatazione da, cos, sufficiente certezza che la Temesa
omerica, a cui si va in cerca di rame, sia appunto la Temesa brettia.
L'erudizione antica, infatti, non era del tutto sicura di tale identit. La
presenza di una - a Cipro, con ricche risorse di
minerale, dava origine ad una lezione in Od. I 184 e ad una

17 Art. cit., p. 326 ss.


18 P. Zancani Montuoro, Rend. Nap., XLIV (1969), p. 11 ss.
19 A. M. BiETTi Sestieri, Kokalos, XXVI-XXVII, 1980-1981, p. 60 ss. Cf. M. Guarascio,
in Atti Temesa e il suo territorio, (cit.) p. 125 ss.; J. de La Genire, ibid., p. 179.

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identificazione della localit omerica con quella cipriota20. Contro tale


ipotesi sta, per, la lezione , unica a noi restituita dai manosc
ritti; e l'osservazione straboniana che la Temesa cipriota era all'inter
no
e non sul mare, come il contesto omerico richiedeva, e che la Temes
a
brettia, appunto, era in antico in possesso di giacimenti di rame21.
Contro tale ipotesi, infine, stanno tradizioni locali ed arcaiche, le
quali la Temesa brettia facevano risalire all'et dei ed esplicit
amente
identificavano con la Temesa frequentata dal re dei Tafii per
acquistarvi rame. Vi sono per cominciare tradizioni relative ad una
colonizzazione eroica di Temesa ad opera di Focidesi22 di Etoli23,
reduci da Troia. Alla prima colonizzazione allude Licofrone, connetten
dola
al dominio crotoniate su Temesa. Questo dato, unito all'altro che
vede un eroe focidese, Epeo costruttore del cavallo24, fondatore in
ambito acheo di Lagaria25 della stessa Metaponto26 e un altro eroe
focidese, Daulio di Crisa, fondatore di Metaponto27, fa capire che que
sta tradizione da connettere alla colonizzazione achea e, quindi, al
dominio esercitato su Temesa da Sibari prima e da Crotone dopo28:
tradizione, quindi, risalente al VI/V sec. e sostanzialmente locale.
Altrettanto locale ed arcaica la testimonianza callimachea. Callimaco negli Aitia, a proposito dell'atleta locrese Euthykles e della statua
che i Locresi gli avevano eretta, parlava di metallo di Temesa29 e, quind
i,
accettava la tradizione di una connessione della Temesa Brettia con
giacimenti di rame. Lo stesso Callimaco a Temesa nella Brettia faceva
pervenire Odisseo durante il suo 30, e le assegnava, cos, un livel
lo
di esistenza adeguato a questa et eroica. Tutto ci egli faceva
seguendo tradizioni locresi, provenienti quindi da zone prossime a

20Schoi Od. I, 184; Strabo, VI, 1, 5, 253; Steph. Byz. s.v. ; Eustath., ad. Od.
I, 185.
21 Strabo, Le.
22 Lycophr., Alex., 1067 ss.
23 Strabo, Le.
24 IL, XXIII, 664 ss.; 838 ss.; Od., Vili, 492 s.; XI, 523. Cf. Strabo VI 1, 13, 263 e il
rapporto con Panopeus, citt focidese.
25 Lycophr., Alex, 948; Ps. Ar., Mir., 116; Strabo, Le; Steph. Byz. s.v. .
26 Troc-Justin., XX, 2.
27Ephor., fr. 141 Jac. = Strabo, VI, 1, 15, 265.
28 Vedi sotto p. 878 ss. Contro : E. Ciaceri, Storia della Magna Grecia, I, Napoli, 1928,
p. 258 ss.
29 Fr. 85, 10 Pf.
30 Fr. 98 Pf .

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Temesa, della prima met del V sec, epoca cui appunto risale l'attivit
dei due olimpionici, in relazione a Temesa da lui citati31.
D'altra parte sia la dieghesis a'Aition callimacheo relativo ad
Euthymos, 11. 5 ss., sia lo scolio a Pausania VI, 6, 4 si riferiscono alla
storia di Polites, che fa violenza a una fanciulla, viene lapidato dagli
indigeni, diviene apportatore di morte e si vede quindi riconosciuto da
Apollo un culto eroico. Se ci vero qualche altra precisazione si rende
possibile. La storia di Polites presenta infatti caratteristiche proprie e
alla storia di Palinuro e a quella dei prigionieri focei dopo la battaglia
di Alalia. Palinuro viene ucciso dagli indigeni di Velia; ne derivano
pestilenza e prodigi e, per intervento di Apollo, onori eroici per il
defunto compagno di Enea32. I prigionieri focei, rei di pirateria ai dan
ni
dei , sono (come Polites) lapidati ; ne derivano invalidit fis
iche per bestiame ed abitanti e il riconoscimento, per intervento di Apoll
o
delfico, di onori eroici ai defunti33. Queste tre storie sembrano, dun
que, obbedire a un modello unico, i cui punti di riferimento sono la
battaglia di Alalia e la fondazione di Elea. Col che la storia di Polites, in
questa fase della sua elaborazione, risulta databile almeno alla seconda
met del VI secolo.
In conclusione l'identificazione della Temesa brettia con quella
omerica, anche per quest'altro versante della tradizione, risale ad et
arcaica, ad ambienti locali, prossimi alla stessa Temesa e interessati al
controllo di questa localit34.
A proposito di quest'ultima tradizione, che fa risalire Temesa
all'et dei , ma ne fa solo una tappa del ritorno di Odisseo, qual
che altra osservazione , per possibile. Essa faceva della Temesa eroi
cauna preesistente realt indigena e in questo modo da un lato rispet
tavail dato omerico, secondo cui nell'andare a Temesa il re dei Tafii si
recava ' , tra gente d'altra lingua35; dall'altro
recuperava la tradizione di un'origine ausone del centro brettio, quale
Strabone esplicitamente attesta36. D'altra parte questa stessa tradizione
se attribuiva alla Temesa brettia ricchezze minerarie, da Locri utilizzat
e,
si mostrava disposta ad accettare il dato omerico di una Temesa bar31 L. Moretti, Olympionikai, Roma, 1957, n. 180.
32 Virg., Aen., VI, 337 ss. ; Serv., ad he.
"Hdt., I, 166-167.
34 Vedi sotto p. 878 ss.
35 Od., I, 183.
36Strabo, VI, 1, 5, 253.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

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barica aperta al contatto con i Greci ed anzi lo ribadiva a chiare lettere


attraverso il racconto della vicenda di Polites, dalla quale, come da
quella dei prigionieri di Alalia di Palinuro, scaturiva la necessit di un
rapporto col greco, garantita da una ragione di culto.
In altri termini, origine ausone, possesso di risorse minerarie, culto
dell'eroe greco sono il modo con cui queste tradizioni locresi recepisco
no
la tradizione omerica di una Temesa, abitata da non parlanti greco,
luogo di di interessati ai metalli, costretti alla rinuncia
delle pratiche piratesche ai danni delle popolazioni costiere e tutelati,
nei loro riguardi, dal rispetto che queste nutrono per i loro dei37. La
bont di questa traduzione brettia dei modelli omerici di pu
essere in vario modo provata.
Particolarmente significative in proposito sono le caratteristiche
che il culto dell'eroe di Temesa possiede. Innanzi tutto esso si pone al
centro di una comunit che fatta di 38 39, che sono
40, 41, 42: una comunit che pare pi un ci
rcondario
che un centro unificato.
All'interno di tale circondario si intravedono i segni di un preciso
modo di produzione. Il demone ci viene presentato in veste di lupo43; il
culto relativo rimanda, quindi, a una comunit pastorale minacciata da
tale animale, cos come a frequentazione e prossimit di montagne. Il
demone ci appare, inoltre, entro un contesto acquatico, fatto di fiumi e
di fonti44; il culto relativo rimanda, quindi, al controllo delle risorse
idriche, una realt che riappare nella posizione stessa di Temesa, omo
nima, come dice Stefano Bizantino, di un vicino fiume45. La prossimit
al mare di Temesa e del relativo centro di culto46 completa il quadro,
unitamente al fatto che la fonte citata, denominata Lyka, si connette
essa stessa al lupo e al suo habitat montano. tutto un sistema idrico,
quindi, ad essere chiamato in gioco, fonti montane, fiumi, foci, mare.

37 Cf. A. Mele, // commercio greco arcaico. Prexis ed emporte, Napoli, 1979 p. 71 ss.
38 Callim., fr. 98 Pf.; Strabo, VI, 1, 5, 253; Paus., VI, 6, 7.
39 Sud., s.v. .
40 Callim., fr. 98 Pf .
41 Strabo, Le.
42Ael., V.H., 8, 18.
43Paus., VI, 6, 11.
44 Paus., le.
45 Steph. Byz., s.v. .
46 Paus., VI, 6, 10.

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ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

L'impressione che se ne ricava quella di una comunit pastorale,


proiettata tra mare e montagna; sviluppantesi lungo determinati itinerari e risorse idriche e minerarie; distribuita, piuttosto che accentrata,
sul suo territorio; interessata agli scambi con l'esterno, se appunto al
culto dell'eroe di Temesa viene affidato il compito di assicurare i rap
porti col mondo greco.
Ma si pu forse fare qualche altra osservazione. Il demone era
provvisto di temenos e di un edificio sacro47, che Strabone dichiara
ricoperto di olivi selvatici48. Il fatto che l'heroon apparteneva a un
demone-lupo dalle abitudini rupestri e montane, lascia supporre che il
particolare notato dal geografo non sia casuale. E pi fatti sembrano
confermarlo. L'oracolo delfico relativo alla fondazione di Regio in
Ausonia (e Temesa era ) ne individua la posizione agli
occhi dei futuri coloni in riferimento a una vite unita a un fico selvati
co49.Antioco di Siracusa conservava ancora il ricordo di una trasfo
rmazione che ad opera del mitico re Italo si era realizzata nella Brettia:
la trasformazione dei in e instituzione dei 50,
forme di cameratismo a sfondo militare.
Il quadro, topografico, economico e sociale che in tal modo si deli
nea, trova corrispondenza per altro sul piano della documentazione
archeologica. La Calabria della prima et del ferro, con la necropoli di
Torre Galli, offre il quadro di una comunit ancora legata all'allev
amento
(arnesi per scardassare la lana), non interessata a sottolineare
pratiche di disboscamento (assenza di scuri), la quale differenzia la
posizione della donna rispetto a quella dell'uomo unicamente in base
alla presenza meno di armi e, a partire da un certo momento, anche
in base all'uso di determinate fibule51. Un preciso riferimento all'agr
icoltura e alle piantagioni al ruolo privilegiato che in un tale contesto
l'uomo viene ad assumere manca.

47 Strabo, VI, 1, 5, 253 (); Paus., VI, 6, 8 (, ); Ael., Vu, 8, 18 ();


Sud., s.v. ().
48 L.c.
49 DiOD., Vili, 23, 2. Cf. Heracl. Lem., Pol., 25; Dion. Hal., , XIX, 2, Ad Ausoni nelle
regioni dello stretto di Messina allude anche Lycoph., Alex., 44.
50 Aristot., Poi. 1329 b, 14 ss. : da Antioco, come mostrano i confronti con i framment
i
(555 FGrH, fr. 2, 3, 5, 7 e comm. del Jacoby ai fr. 3 e 13).
51 B. D'Agostino, La civilt del ferro nell'Italia meridionale e nella Sicilia, in Popoli e
civilt dell'Italia antica, II, Roma 1974, p. 40 ss.; Id., Preistoria e protostoria, in Storia della
societ italiana, I, Milano, 1981, p. 153 ss.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

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Per i periodi immediatamente precedenti, pur nella scarsit della


documentazione, due dati restano, comunque, significativi. A partire
dalla media et del bronzo, le regioni tirreniche meridionali si attarda
no
nelle attivit pastorali, capro-ovine, di tipo transumante, document
ate
dalla frequenza di stazioni in grotta52. Un rilievo sempre maggiore
assumono lites guerriere, in tutto l'arco dalla tarda et del bronzo alla
prima et del ferro. Rilievo testimoniato sia dalla presenza di armi nel
lesepolture (Vibo Valentia, S. Domenico di Ricadi, Castellace, Serra
Aiello, Torre Galli), sia da sofisticate forme di armamento e combatti
mento
(Vibo Valentia, Castellace)53. Questo evidentemente il necessar
io
presupposto della importanza assunta, secondo Antioco, dai

a sfondo militare entro questa area e di quella dialettica, attestata


dalla necropoli di Torre Galli, tra armati di spade e armati di lancia
con senza schinieri54; ma lo altrettanto bene di quella realt che
vede barbari locali ma anche i Greci in qualche modo costretti a quel
reciproco rispetto che rende possibile lo scambio economico.
Infine la storia degli insediamenti calabri, sullo sfondo di una con
tinuit
di vita degli abitati dall'et del bronzo finale alla prima et del
ferro55, lascia intravedere insediamenti in posizione dominante, con
controllo degli assi naturali di percorrenza e delle vie d'acqua, inseriti
entro un sistema di insediamenti collegati, nell'ambito del quale si rea
lizza un processo di accentramento, caratterizzato dalla crescita di un
centro maggiore, e da uno di decentramento, caratterizzato dal diffon
dersidi centri minori interessati a un migliore sfruttamento del territo
rio56.
In conclusione, il quadro offerto dalla Temesa brettia in quanto
identificata con quella omerica e caratterizzata dal culto dell'eroedemone, si rivela coerente non solo con quanto le fonti greche mostra
no
di sapere sui pi antichi insediamenti della Calabria 'ausone', ma
soprattutto coerente con quanto la documentazione archeologica, in
relazione all'area brttia verosimilmente interessata dallo sfruttamento

52 Bietti Sestieri, art. cit., p. 26, 36.


53 R. Peroni, La problematica dell'insediamento dell'et del Bronzo e della prima et
del ferro, in Ricerche sulla protostoria della Sibaritide, Napoli, 1982, p. 11 ss. Cf. D'Agostin
o,
Civilt, cit. p. 43; Preistoria, cit. 155.
54 D'Agostino, Civilt, cit., p. 41 s.; Preistoria, cit., p. 155.
55 Peroni, Problematica, cit., p. 11.
56 P. Guzzo, ibid., p. 30 ss.

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delle risorse minerarie e dal connesso commercio, lascia intravedere.


La bont e l'arcaicit della tradizione foceo-locrese ne esce cos piena
mente confermata.
La tradizione sulla Temesa dell'et dei come interessata da
colonizzazione greca, etolica focidese, , dunque, pi recente e con
nessa a momenti diversi dalla storia di questo centro brettio. Si tratta di
tradizioni alternative rispetto a quella foceo-locrese. Esse attestano un
vero e proprio stanziamento greco a Temesa nell'et dei , la stes
sain cui Polites resta vittima dei barbari locali e Mente va a cercare
rame tra genti di altra lingua. In questo caso il primitivo stanziamento
ausone, quando non scompare del tutto, rappresenta una fase anterior
e,
in cui viene a calarsi lo stanziamento degli eroi reduci da
Troia57. Queste tradizioni, in altri termini, in qualche modo respingono
riducono la portata della tradizione ausone con tutto quanto vi si con
nette.
Contemporaneamente esse introducono un diverso tipo di econo
mia.Toante etolo, fondatore di Temesa58 il successore di Oineo, al
quale si collegano tradizioni agricole di , rese evidenti da tut
tala sua genealogia : Orestheo, l'uomo dei monti; Phytios, il piantatore;
Oineo, l'uomo del vino. Egli rappresenta, dunque, la viticoltura montan
a,
quale al Bruttio si adattava, e dovette adattarsi a Temesa, dal
momento che Plinio ricorda la bont del vino di Temesa59. Questa tra
dizione,
dunque, da un lato conferma quei caratteri che si erano intra
visti nel territorio controllato da Temesa, dall'altro implica distacco dal
primitivo orizzonte ausone, pastorale, minerario e commerciale, in cui
si inseriva il culto filelleno del daimon-lupo circondato da ulivi selvatic
i.
In questo senso l'insediamento etolico riflette realt greche della
colonizzazione di et storica, nell'ambito della quale si afferma in Italia
l'agricoltura dei .
Un analogo significato ha anche la tradizione sull'arrivo dei Focidesi. Si tratt, come dice Licofrone, dei compagni dei figli di Naubolo,
Schedio perito a Troia, ed Epistrofo, i quali, occupando la zona tra
Lampete e Hipponio, con l'aratro tratto da buoi areranno la terra di
Crtone posta di fronte allo stretto60. Temesa, dunque, stata oggetto

"Strabo, VI, 1, 5, 253.


58 Strabo, Le.
59 Plin., N.H., XIV, 69.
60 Lycophr., Alex., 1067 ss.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

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di una colonizzazione greca di tipo agricolo, la quale ha investito il ter


ritorio
di Crotone e corre parallela allo stretto di Messina, collocandosi
tra Clampetia e il promontorio di Hipponio: entro quello spazio cio
che per Plinio il sinus Vibonensis61.
Anche in questo caso, dunque, abbiamo una realt che supera quel
la
originaria, ausone e pastorale, e che si connette, questa volta in
maniera assai esplicita, alla colonizzazione greca: alla colonizzazione
achea e a Crotone. Anche in questo caso un nuovo aspetto del paesag
gio
che si rivela: la cerealicoltura presuppone spazi pianeggianti
declivi, che si proiettano verso l'interno, verso Crotone e in parallelo
con lo stretto. Si pu aggiungere che, come nel caso della viticoltura v'
la posteriore testimonianza dei vini locali, cos nel caso degli arativi e
del rapporto con Crotone v' una posteriore ricorrere di queste stesse
realt, nella colonizzazione romana del 194 a.C, che interessa contem
poraneamente
Temesa e Crotone quali coloniae civium Romanorum62.
Un'ultima nutazione, infine, a proposito di Licofrone. Il dotto poeta
mostra di essere ben cosciente di questa diversa funzione che egli attr
ibuiva a Temesa, fondazione focidese di carattere agrario. Quando,
infatti, parla delle offerte di Menelao ad Atena in Iapigia parla di un
63, un cratere di Tamassos, la localit cipriota in
concorrenza con Temesa nel rivendicare l'identificazione con la Temes
a
Omerica. Licofrone, quindi, come attribuiva alla Temesa brttia una
caratterizzazione eroica ma agraria, cos nell'et dei voleva valo
rizzato
il rame della Tamaso cipriota: il significato polemico della colo
nizzazione
focidese attribuita a Temesa appare cos in tutta la sua evi
denza.
In conclusione la storia di Temesa attraverso questo complesso di
fonti relative alla sua fondazione, ci si presenta nei termini di una evo
luzione
da comunit ausone a comunit greca; da comunit di pastori a
comunit di piantatori e agricoltori; da sistema periecico a sistema uni
ficato
intorno a un centro maggiore; da luogo di commercio a polis.
Una evoluzione nell'ambito della quale andr, dunque, collocata e
interpretata la storia del culto dell'eroe-daimon che ne rimane la carat
teristica
pi appariscente fino alla dissoluzione ad opera dei Locresi.

61 Plin., N.H., III, 72.


62 Liv., XXXIV, 45, 3-5.
63 Lycophr., Alex., 854.

858

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

2 - La leggenda dell'eroe di Temesa e il relativo culto ci stato


conservato da varie fonti, in una veste tuttavia abbastanza unitaria, si
da far pensare ad un'unica fonte comune. Per noi il testimone pi anti
co Callimaco64, che alla vicenda dedicava uno dei suoi Aitia. La dieghesis relativa attesta che il poeta richiamava il passato olimpico
dell'atleta Euthymos di Locri e, quindi, narrava del suo scontro vitto
rioso con l'eroe di Temesa. Stando a quel che la dieghesis conserva egli
chiariva che questo eroe era stato un compagno di Odisseo il quale
riceveva un tributo dai locali e dai vicini. Questo prevedeva l'offerta di
un letto e di una in et da marito, che all'alba i genitori riportava
no
a casa donna invece che vergine. La fine di questo tributo fu opera
del pugile Euthymos. Il riassunto proseguiva, ma delle successive linee
14-17 a parte il iniziale niente altro si riesce con certezza a recu
perare;
delle linee 18-21, poi, non resta nulla. Qualcos'altro, comunque,
c'era in Callimaco, a parte la conclusione dell'episodio. Un passo di Plinio65 ci permette di sapere che Callimaco s'era parecchio interessato
alla storia dell'atleta locrese e, in particolare, delle vicende che gli ave
vano consentito di ricevere onori divini. Il pugile, tre volte vincitore ad
Olimpia e una sola volta vinto, aveva avuto onori divini da vivo per
ordine dell'oracolo di Delfi e col consenso di Zeus. Fonte della notizia
era Callimaco, che, secondo Plinio, aveva espresso la sua ammirazione
per il fatto che le due statue dell'atleta, erette una a Locri l'altra a
Olimpia, erano state entrambe colpite dal fulmine nello stesso giorno;
che era stato ordinato di far sacrifici a lui, cosa che si fece tanto durant
e
la vita quanto dopo la morte di lui ; e che tale pratica era stata voluta
degli dei.
Ne deriva l'impressione fondata che Callimaco conservasse una
tradizione sull'atleta, le sue gesta sportive, lo scontro con l'eroe, la
natura divina che gli era stata riconosciuta e il culto che gli era stato
tributato. Si trattava evidentemente di una tradizione locrese, in quanto
legata a un atleta locrese con culto a Locri, dalle evidenti implicazioni
elee, data la sua caratteristica di olimpionico, e delfiche, se era stato
l'oracolo di Delfi ad imporne il culto.
Questa stessa tradizione si ritrova nelle fonti parallele, sia perch
coincidenti con Callimaco per ci che attiene alla vicenda della vittoria
di Euthymos sull'eroe di Temesa; sia perch manifestamente legate,

64 Fr. 98 Pf .
65 Plin., N.H., VII, 152 = Callim., fr. 99 Pf.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

859

quando non si limitano a questo solo episodio, ad un analogo schema,


comprendente il racconto delle sue gesta sportive e le forme assunte
dal suo culto.
Questo schema presente in Pausania, Eliano e la Suda. Pausan
ia66, infatti, traccia l'intera biografia dell'atleta: la nascita in Italia a
Locri; la paternit; la discendenza dal Kaikinos secondo i locali; le vit
torie
olimpiche e l'unica sconfitta ad opera di Theagenes; lo scontro
con l'eroe di Temesa; la morte prodigiosa. Significativo il richiamo
agli come fonte della notizia relativa al Kaikinos, fiume di
frontiera tra Locride e Reggio e connesso ad una leggenda di cicale che
cantano nella Locride e tacciono nel territorio reggino. Il riferimento
a fonti locali e nello stesso tempo alla natura divina attribuita all'atleta,
cui si nega un padre mortale nello stesso tempo in cui si concede una
morte prodigiosa. Tratti questi che trovano riscontro nelle note offerte
locresi alle ninfe che recano l'immagine cultuale di Euthymos nelle
vesti di una divinit fluviale in forme taurine67.
Su una linea analoga Eliano68. Di Euthymos pugile locrese di
meravigliosa forza, egli ricorda che sollev e pose dinnanzi alla porta
una grossa pietra, che i Locresi sono ancora in grado di indicare; ricor
da
lo scontro con l'eroe di Temesa e la morte come scomparsa nelle
acque del Kaikinos. Notevole in questo caso, l'esplicita sottolineatura
del modo della morte, cui Pausania alludeva solo implicitamente e il
preciso riferimento ai Locresi come fonte delle notizie.
Sulla stessa linea si pone anche la voce della Suda69. La rievocazio
ne
dello scontro con l'eroe di Temesa preceduta dal ricordo dell'atti
vit
atletica del pugile, dal ricordo dell'unica sconfitta patita da Thea
genes e delle due successive vittorie. La tradizione ancora la stessa,
ma le affinit anche letterali sono soprattutto con Pausania.
Lo schema cui queste fonti si attengono quello stesso di Callima
co:
l'esaltazione del vigore dell'eroe, il culto e il rapporto col Kaikinos,
lo scontro con il daimon di Temesa. A ci si aggiunga, in particolare
per Pausania, la precisa attestazione della congruenza tra le sue notizie
e quelle di Callimaco, segnalata dallo scolio a Pausania VI, 6 4 (

66 Paus., VI, 6, 4 ss.


67 P. E. Arias, Euthymos, Sicul. Gymn., 1941, p. 77 ss. Cf. A. De Franciscis, Stato e
societ in Locri Epizefirii, Napoli, 1972, p. 102 s.
68Ael., V.H., Vili, 18.
69 S.v. .

860

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

) e la netta discrepan
za
colla tradizione timaica, che il mito delle cicale e il confine col regino connetteva non al Kaikinos ma all'Halex70. Alla conformit dello
schema corrisponde d'altro canto un richiamo esplicito alla tradizione
locrese e locale. La tradizione, insomma, per questo verso unitaria.
Una prima conclusione ne deriva. La vicenda dello scontro di Euthymos coH'eroe-daimon di Temesa nella misura in cui si inserisce in
una trama pi complessa, si inserisce in un contesto la cui unit sta nel
riconoscimento delle doti atletiche e insieme della natura fluviale e
sovrumana del pugile locrese. E la cosa non casuale. Per vincere un
eroe-daimon non occorrevano soltanto straordinarie doti fisiche, ma
una qualificazione adeguata sul piano mitico-cultuale ed Euthymos ne
viene in possesso per volere di Zeus ed Apollo e in forza del suo legame
col Kaikinos.
Tutto ci permette qualche ulteriore precisazione a proposito del
momento in cui questa vicenda dello scontro con l'eroe di Temesa ven
nedefinita. Le vittorie atletiche di Euthymos, che Callimaco, Pausania
e la Suda mostrano di considerare come una premessa all'episodio,
cadono rispettivamente nel 484, 476, 472 a.C.71. La statua offerta ad
Olimpia, di cui si conserva l'iscrizione72, venne eretta a vittorie ottenut
e:
dunque dopo il 472 a.C. Sopravvenne poi, l'episodio del fulmine, da
cui prese le mosse il processo di divinizzazione del pugile, il quale per
altro ebbe, secondo Pausania73, vita lunghissima. Le nostre fonti su
Euthymos, dunque, hanno perfettamente ragione a considerare come
due blocchi cronologicamente successivi le vittorie olimpiche e lo scon
trocon l'eroe; e lo scontro stesso, per le forme che assume, va datato in
epoca non troppo vicina al 472 a.C. Conclusione questa che l'analisi del
ladocumentazione numismatica conferma, facendo cessare il rapporto
di Temesa con Crotone intorno alla met del V sec.74.
3 - La leggenda dell'eroe di Temesa ci pervenuta oltre che nelle
fonti interessate alla carriera di Euthymos, anche in altre, come Strabone ed Eustazio, unicamente interessate alla storia di Temesa e alla

70 Tim., fr. 43 Jac.


71 L. Moretti, Olympionikai, Roma, 1957, n. 191, 214, 227.
72 1. Ebert, Epigramme auf Sieger an gymnischen und hippischen Agonen, Berlino,
1972, p. 69, n. 16. Cf. L. Moretti, Iscrizioni agonistiche greche, Roma, 1953, p. 30 ss.
73 Paus., VI, 6, 10.
74 Vedi sotto p. 878 ss.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

861

vicenda, divenuta proverbiale, dell'eroe relativo. Questo secondo grup


po
di fonti si caratterizza sia per l'interesse al proverbio, sia per l'estr
ema
concisione con cui la vicenda narrata, la quale contrasta con il
racconto particolareggiato di Callimaco, di Pausania e della Suda.
Strabone75 ricorda l'heroon presso Temesa, ricoperto di olivi selvat
ici,di Polites compagno di Odisseo, che ucciso a tradimento dai barbar
i
(gli Ausoni di cui ha parlato poco prima), divenne loro esoso persecut
ore,
per cui, secondo un oracolo, ricevette tributi da loro e diede origi
ne
al proverbio riguardante quanti avanzano pretese eccessive, ai quali
in forma di ammonimento, si ricordava che essi si comportavano come
l'eroe di Temesa76. L'uso dei tributi cess ad opera del pugile Euthymos, che, in occasione della conquista locrese della citt, affront e vin
sel'eroe costringendolo a smettere. Le parole di Strabone sono riprese
da Eustazio77, che per non va oltre la citazione del proverbio e la sua
spiegazione in riferimento a quanti eccedono le loro pretese e vanno,
quindi, incontro alla sorte patita dell'eroe : aspetto, quest'ultimo, che la
restante tradizione sul proverbio si incarica di rendere sempre pi
esplicito78. A parte il richiamo al proverbio, che non sappiamo se Call
imaco riprendesse, la tradizione ancora quella callimachea, come pro
vail confronto tra Strabone e la Dieghesis. Quel che manca nella deghesis il nome di Polites attribuito al compagno di Odisseo e la detta
gliata descrizione del modo della sua morte. Tenuto conto, tuttavia, del
fatto che la dieghesis un riassunto pi interessato ad Euthymos che
alla storia precedente dell'eroe, nel quale tuttavia riconosce un compa
gno
trascurato di Odisseo ( ' ) ; tenuto altres

conto del fatto, gi noto, che la vicenda di Polites in Pausania, il cui


racconto si colloca nello schema della tradizione locrese-callimachea e
viene accostato dallo scolio a quello stesso di Callimaco, l'ipotesi che di
Polites e della sua deplorevole morte accennasse anche Callimaco pare
giustificata.
Eliano79 ha una posizione intermedia tra tutti costoro. Si inserisce
anche lui nello schema locrese callimacheo, come si vide, e quanto alla

"Strabo, VI, 1, 5, 253.


76 II luogo straboniano corrotto, ma il senso ultimo del proverbio chiaro attraver
so
il confronto con Eustazio (ad Od., I, 185), che deriva da Strabone, e con le altre fonti
che ne fanno menzione: Zenob. Ath., Ili, 175 (= Ps. Plut., Prov. Alex., 131); Ael., V.U.,
Vili, 18; Sud., s.v. .
77 Ad Oc?., I, 185.
78 Vedi n. 76.
79 V.H., Vili, 18.

862

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

storia dell'eroe la riduce alle esazioni ai danni dei locali, che l'eroe
compiva, e alla liberazione operata da Euthymos affrontando e vincen
do
l'eroe. Se egli dipenda anche nei particolari da Callimaco non pu
dirsi : in ogni caso non da notizie contrastanti colle sue ed esplicito,
come si vide, in lui il richiamo diretto ai locresi.
Pausania, al contrario, da la storia in tutti i suoi dettagli80. Odisseo
nel corso del suo capit in Italia e in Sicilia e insieme alle navi
giunse anche a Temesa. Qui uno dei suoi compagni ubriaco fece violen
za
a una vergine e per questa colpa venne lapidato dai locali. Odisseo
non si diede pensiero della sua perdita e ripart. Il daimon dell'uomo
lapidato non trascur alcuna occasione per uccidere quanti erano
capitassero a Temesa, qualunque et avessero, fino a che la Pizia a
quelli che si accingevano ad abbandonare del tutto l'Italia, non permise
che partissero e ordin di placare l'eroe, di ritagliargli un temenos,
costruirgli un sacrario ed offrirgli annualmente la pi bella delle vergi
ni
di Temesa perch ne facesse una donna. Dopo che quelli ebbero ese
guito
gli ordini del dio, non ebbero pi nulla a temere da parte del da
imon Euthymos, giunto a Temesa nel momento in cui veniva fatta la
consueta offerta, si inform del perch ed espresse il desiderio di
entrar nel tempio e vedere la vergine. Vistala, ne ebbe prima piet e poi
se ne innammor. La fanciulla gli giur che se fosse stata salvata
l'avrebbe sposato ed Euthymos, armatosi, attese l'arrivo del daimon. Lo
vinse in battaglia e lo scacci dalla terra; l'eroe scomparve sprofondan
do
nel mare, Euthymos celebr splendide nozze e i locali per sempre
furono liberati dal daimon.
La Suda sostanzialmente si attiene a questo racconto81 : il
di Odisseo in Italia e Sicilia; l'ubriachezza, la violenza e la lapidazione
del compagno; la partenza incurante di Odisseo; la reazione del da
imon,
la tentata fuga degli abitanti, l'intervento della Pizia, il temenos,
l'offerta annuale della pi bella vergine, perch il daimon si unisse a
lei, l'arrivo di Euthymos che apprende dell'uso durato gi molti anni,
l'entrata nel temenos; la vista della fanciulla; la piet, l'amore, l'arma
mento, lo scontro notturno; la vittoria e la cacciata del daimon; la sua
scomparsa definitiva, le nozze con la vergine. Non c' nulla che non sia
in Pausania. Unica differenza l'accenno esplicito al fatto che il daimon

80 VI, 6, 7-10.
81 5. . .

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

863

veniva fuori di notte : ma Pausania aveva pur detto che il pugile entrato
nel tempio dovette poi attendere l'uscita del daimon e questo, ad un
orecchio accorto, doveva suonare significativo del suo notturno arrivo.
Per di pi Pausania aveva subito dopo descritto il demone come
e questo di nuovo confermava la natura notturna del
demone. Le coincidenze anche verbali con Pausania sono, comunque
troppe per non ammettere un rapporto stretto del testo della Suda con
quello dato dal Periegeta.
Si deve per aggiungere che la sostanza ancora quella di Callimaco, cos come dalla parte restante della dieghesis si viene a capire.
L'eroe di Temesa un compagno di Odisseo e la sua storia conse
guenza della permanenza della sua nave a Temesa; l'eroe riceveva un
tributo da locali e vicini, consistente in un letto e una fanciulla da marit
o
che veniva lasciata nel tempio e ritirata al mattino defiorata. Euthymos pose fine al tributo. L'accenno al compagno di Odisseo restato nel
posto allude alla storia di Polites e alla noncuranza di Odisseo verso di
lui, che poi la causa dell'ira del demone e di tutto quel che segue.
L'accenno in Pausania e nella Suda al fatto che l'eroe dovette attendere
lo arrivo del demone e che il combattimento fu notturno conferma che
anche per costoro il rito si compiva durante la notte. L'accenno al fatto
che la veniva offerta come oppure all'eroe
lascia intendere che anche queste fonti concepivano il rito nei termini
descritti nella dieghesis. Se a questo si aggiunge la gi notata identit
dello schema, locrese-callimacheo, seguito da queste fonti e la notizia
dello scolio, che attribuisce a Callimaco un racconto analogo a quello di
Pausania, il cerchio del ragionamento si chiude e la conclusione obbli
gata che anche quegli elementi che la dieghesis non riferisce detta
gliatamente,
ma solo parte essenziale della storia del compagno di
Odisseo (il nome Polites, la vicenda della morte, l'ira, l'intervento di
Delfi) rientrano nella stessa tradizione.
Insomma tutto questo racconto su Euthymos e sull'eroe di Temesa
nelle sue diverse articolazioni rientra in una unitaria tradizione elea e
delfica, ma soprattutto locrese, che in tutto in larga parte si giova
della mediazione callimachea, ma che deve, per le ragioni prima accen
nate, essersi compiutamente definita intorno alla met del V secolo
a.C.
4 - Pausania, tuttavia, da ancora una notizia su Temesa e il suo
daimon, riferendoci di una di un'altra che egli
avrebbe direttamente vista. La fonte ora mutata e mutate sono anche

864

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

le forme della tradizione. Si trattava di una serie di personificazioni tra


le quali in ogni caso mancavano Polites, Euthymos, il Kaikinos, la
, la cornice eleo-delfica, e comparivano invece il
Sybaris, il fiume Kalabros, la fonte Lyca, Hera, Temesa, il in
veste di lupo e col nome di Alybas. Una serie di elementi vengono cos
in primo piano. Ma per cominciare occorre precisare che tanto nell'edi
zione
teubneriana di Pausania curata dallo Spiro, quanto poi in quella
della Rocha Pereira, in questo contesto dei codici viene corretto,
col Clavier, in , mentre al si attribuisce, correggendo il
tradito , il nome . Le due soluzioni non convincono affatt
o.
Sulle due lezioni concordano i codici di miglior valore, il Parisinus
Greecus 1410 (P) e il Laurentianus 56, 11 (F) e il codice pi antico, il
Venetus graecus 1413 (V): esse risalgono, dunque all'archetipo82. La
corruzione di un in inoltre assai improbabile in un conte
sto
in cui si parla di un a pi riprese. Anche una corruzione di
in non pare spiegabile : si diceva subito prima
a proposito della pelle indossata dal daimon ; e un p prima anco
ra
si chiamava la fonte connessa a tutto l'insieme delle figure. Neppure
in questo caso la corruzione pare spiegabile. Al contrario la tradizione
indiretta, rappresentata dalla Suda, che gi si vide ripetere perfino del
lalettera Pausania, conserva come nome dell'eroe.
Se ci esatto, una serie di considerazioni si impongono. Hera la
grande divinit achea, presente a Crotone83, Sibari84, Metaponto85, Posidonia86. Alybas Metaponto87 il padre di Metabos88, che eponimo

IX.

82 Cf. Pausanias, Graeciae descriptio, ed. M.H. Rocha Pereira, I, Lipsia, 1973 p. VIII-

83 G. Giannelli, Culti e miti della Magna Grecia, Firenze, 1963, p. 135 ss. Cf. P. Orsi,
Not. Se, 1911, Suppl., p. 62 ss.; G. Spadea, Klearchos, 1974, p. 5.
84 Giannelli, cit., p. 101 ss.
85 Giannelli, cit., p. 69. Cf. Tempio (D. Mertens, Atti XIII Conv. di studi sulla
M. Grecia, Taranto 1973, Napoli 1974, p. 201 ss.) e quello extramurario delle Tavole Pala
tine {ibid., p. 212 ss.).
86 Giannelli, cit., p. 125 s. Cf. P. Zancani - U. Zanotti Bianco, Heraion alla foce del
Sele, HI, Roma, 1951-54; P. Zancani e altri, Atti M. Grecia, 1964, p. 57 ss.; 1966, p. 23 ss.
per l'Heraion del Sele; ad Hera erano ancora dedicata la principale area sacra della citt,
con il ed. Tempio di Nettuno e la Basilica: P. Zancani Montuoro, EAA, V, Roma 1963,
p. 833 ss.
87 Ap. Soph., Lex., 24, 18; Schol. Od. XXIV, 304; Steph. Byz., s.v. ; Hesych., s.v.
; Eustath., ad Od., XXIV, 304.
88 Et. M., s.v. .

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

865

della primitiva Metaponto ed ancora eroe italico a Priverno89. Esso


quindi figura acheo-italica, la cui presenza accanto al Sybaris e ad
Hera neppure casuale. La per questo aspetto ha, dunque, netto
e coerente carattere acheo.
D'altro canto qualificato come , maschile quindi
come il fiume, e non femminile come la citt, strettamente unito a un
altro , il Kalabros, e ad una fonte, Lyca, il fiume omonimo
della citt distrutta nel 510 a.C. Sar allora da notare che esso non era
rappresentato, come di regola avveniva per i fiumi, come barbuto .
Eliano ricorda un'eccezione a questa regola : si trattava del fiume omo
nimo alla citt di Akragas, il quale veniva concepito ed era rappresentat
o
come 90. La qualifica indica un livello di et assai vicino a
quello del e in qualche modo serve ad intendere una qualifi
ca
del genere era tutt'altro che limitativa. Ma c' di pi in questo senso.
Un posto accanto al daimon di Temesa ricorda assai
da vicino un altro pure messo in relazione con
tale daimon : Euthymos rappresentato come toro dal volto umano, gio
vanile
ed imberbe91, divinit fluviale connessa al Kaikinos, il fiume che
in questa veste delimitava il territorio locrese92 ed era considerato
93. Il , dunque, non solo
richiama il caso agrigentino, del fiume omonimo della citt, ma richi
ama
Euthymos divinit fluviale elevato, in rappresentanza di Locri, al
rango di antagonista del daimon di Temesa94. Se ne devono dedurre pi
cose. La connessione evidente di questo fiume con la citt omonima; la
necessit di vedere in questo fiume l'esaltazione di questa citt e una
particolare tradizione iconografica locale; la necessit di considerare
questa figura non solo coerente con l'ispirazione achea della , ma
centrale nel rapporto con Temesa ; la necessit, infine, di vedere in que
sta non un qualunque prodotto culturale ed erudito, ma il
cosciente richiamo a un passato acheo-sibarita di Temesa. Una realt
pi antica, quindi, di pieno VI secolo, che in quanto escludeva Euthy-

89 Cato, fr. 62 P.; Virg., Aen., XI, 535 ss.; Serv., Aen., VII, 803; XI, 567.
9<> Ael., V.H. II, 33.
91 V. sopra n. 67.
" Paus., VI, 6, 4.
Ael., V.H., Vili, 18.
94 Questo ruolo del Sybaris nella tradizione confluita nella era stato gi, in epo
caanteriore alla scoperta dell'ex-voto fittile di Locri, individuato da : G. De Sanctis,
L'eroe di Temesa. Scritti minori, I, Roma, 1970 p. 28 s.

866

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

mos, il Kaikinos, Polites, la , Apollo, ossia gli ingredienti tutti


della tradizione callimacheo-locrese, era destinata, conservandosi, ad
assumere un valore polemico rispetto a questa ultima.
Questa realt come si visto era pervenuta a Pausania sotto forma
di una rappresentazione figurata, che egli considerava ripresa da un
dipinto antico. Se ne dovrebbe dedurre che questo complesso e l'insi
eme
dei valori con cui era costruito aveva trovato ad un certo momento
una sua consacrazione figurata, che Pausania nel II d.C. riteneva anti
ca. La Zancani Montuoro pensa che questa consacrazione risalga alla
met del VI sec. a.C. e si sia avuta in Olimpia, dove Pausania ne avreb
be
ritrovata la riproduzione95. L'ipotesi potrebbe trovare sostegno in
alcuni fatti. Pausania parla del quadro senza dare indicazioni sul luogo
in cui l'ha ammirato, ma ne parla entro un contesto eleo. D'altra parte
l'interesse ionico e foceo a Temesa, denunziato come si vide96 dalle ana
logie tra la storia di Polites, quella dei Focei di Alalia e di Palinuro,
giustificherebbe un analogo interesse sibarita a definire lo statuto
acheo di Temesa e a farlo in una sede solenne come Olimpia.
Vi sono, per, anche altri momenti della successiva storia di Temes
a
che possono giustificare la ripresa figurata di tradizioni sibarite. Si
pensi alla conquista locrese e alle sue conseguenze97; si pensi all'ascesa
della vicina Terina, che si realizza da un lato nella opposizione a Turi98,
dall'altro nell'egemonia sul golfo di S. Eufemia, che da Lametino divie
ne
Terineo"; si pensi a Crotone, come Terina ostile a Turi, con l'appog
gio
degli antichi esuli pitagorici100, i quali contavano alleati tra i Lucan
i101, anch'essi coinvolti nelle lotte contro Turi102. Ve ne a sufficienza
95 Atti M. Grecia, 1968-69, cit., p. 13.
96 Vedi sopra p. 852.
97 Strabo, VI, 1, 5, 253. Questa tradizione trova il suo sostegno sia nella scomparsa
delle monete crotoniate per Temesa intorno alla met del V sec. (vedi dopo p. 878 ss.), sia
nella netta opposizione tra la tradizione locrese e quella acheo-sibarita riflessa nella
. Contro : De Sanctis, cit., p. 24, che seguito dalla Zancani Montuoro Atti M. Grec
ia, 1968-9, cit., p. 17.
98POLYAEN., II, 10, 1.
99 Vedi sopra p. 849 e n. 11-13.
10 Jam., V.P., 263.
101 1 Lucani aiutano gli esuli di Crotone, consentono loro di riorganizzarsi (Plut., Mor,
583 A) ; a un Lucano, Aresa, viene affidata la direzione del movimento pitagorico dopo la
crisi di met V sec. (Jam., V.P., 266) e quest'ultimo compare come Oresandros tra Lucani
e lucane aderenti al Pitagorismo nel Catalogo di Jamblico (Jam., V.P., 267). Cf. A. Mele, //
pitagorismo e le popolazioni anelleniche d'Italia, in AION, III, 1981, p. 64 s.
102 Polyaen., II, 10, 2; II, 10, 4-5.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

867

per immaginare che tradizioni sibarite, non locresi, n crotoniati terinee, venissero per Temesa polemicamente richiamate. E il richiamo
non era solo possibile ai difensori dell'autonomia di Temesa, ma anche
ai negatori della stessa, almeno nella misura in cui potevano presentars
i
come legittimi eredi di Sibari : si pensi in particolare al tentativo di
Turi di riprendere le posizioni sibarite sul Tirreno, lottando con Terina
e i Lucani, ma anche alle lotte di Turi contro i Brettii all'epoca della
spedizione di Alessandro il Molosso 103.
Insomma, le tradizioni sibarite su Temesa che risalivano a prima
del 511/10 hanno avuto pi di un motivo della met del VI sec. fino alla
conquista brettia e oltre per essere tenute in vita e costituire cos l'am
biente adatto alla nascita e/o conservazione della di cui Pausania
constatava gli ultimi effetti. La tradizione neoclassicista di II-I a.C. di
cui si invocato il ruolo a proposito della nel recente convegno
su Temesa e il suo territorio, cronologicamente parlando non pu esse
re
altro, quindi, che l'ultimo motivo atto a spiegare la conservazione del
quadro.
5 - L'analisi della vicenda mitica e cultuale dell'eroe di Temesa
cosa su cui gi si provarono il Maas104, il Pais105, il De Sanctis106, il
Giannelli 107, che ha anche il merito di aver riassunto e criticamente
discusso le tesi dei suoi predecessori. Ad essi tutti, anche se in una
misura diversa, si pu obiettare col Gernet 108, che le loro analisi appaio
no
pi interessate al sostrato storico della leggenda che al tema mitico
in s. I due aspetti vanno invece tenuti costantemente presenti se rea
lmente
il sostrato storico del mito si intende chiarire ed quanto ora ci
accingiamo a fare, partendo, ovviamente, dalla versione meglio docu
mentata
: quella locrese callimachea.

103 Cf. Plut., TimoL, 16, 3-4; 19, 2 con Trog.-Justin. XII, 2, 15 e Strabo, VI, 3, 4, 280.
Per le mire di Alessandro il Molosso su Temesa, vedi sotto p. 883.
104 Der Kampf um Temesa, 1dl, XXII, 1907, p. 18 ss.
105 La leggenda di Eutimo di Locri e dell'Heroon di Temesa, in Italia antica, II, Bolo
gna, 1922, p. 79 ss.; Nuove osservazioni sulla lotta di Eutimo di Locri a Temesa, ibid., p. 93
ss.
106 L'eroe di Temesa, in Atti Tor., XLV, 1909-10, p. 164 ss. = Scritti minori, I, Roma,
1970, p. 21 ss.
107 Culti e miti, cit., p. 223 ss. Cf. anche E. Ciaceri, Storia, cit., p. 258 ss.
108 Anthropologie del Grce antique, Parigi, 1968, p. 168 n. 79.

868

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

II significato del rito secondo questo ambiente pu essere a suffi


cienza chiarito, se si tiene conto di una parallela vicenda mitica, riferita
da Antonino Liberale 109, la cui affinit con la vicenda di Temesa stata
da tempo sottolineata110. Una belva carnivora dal nome di Lamia
anche Sybaris, la quale abitava una grotta del monte Kirphys presso
Crisa, rende impossibile la vita nei campi a uomini e bestie. I Delfi si
vedono costretti all'emigrazione, ma il dio a loro che chiedevano dove
andare, risponde che si sarebbero liberati dall'incomoda situazione,
esponendo un giovane scelto tra i cittadini nei pressi della grotta. La
sorte volle che fosse scelto allo scopo il giovane Alcyoneo, figlio unico
di Diomos e Meganeira, bello d'aspetto e di carattere. I sacerdoti inco
ronano
il giovane e lo conducono alla spelonca, ma per fortuna giunge
dalla Curetide Eurybatos figlio di Euphemos, stirpe del fiume Axios,
giovane e nobile ( ), che visto il giovane e innamoratos
ene,
chiede il motivo del sacrificio e decide di opporsi. Tolte le corone
ad Alcioneo e postele sul suo capo, si fa condurre alla grotta, vi penet
ra,strappa la belva al suo covo, la trascina fuori e la fa precipitare
gi. Quella cade sulle rocce ai piedi del monte, e ferita svanisce (
), mentre dal luogo della roccia dove era caduta sgorga una font
e, dai locali chiamata Sybaris. Si tratta della fonte da cui i Locresi
trassero il nome della citt italiota da essi fondata.
Si tratta, come evidente dall'ambientazione e dai personaggi coinv
olti, di una storia delfico-locrese, che va per vari motivi, considerata
colla massima attenzione. Intanto la fonte cui immediatamente Antoni
no
Liberale attinge il poeta Nicandro di Colofone, che col suo omoni
mo
poeta epico rappresenta una tradizione poetica, familiare e locale,
non solo legata al sacerdozio di Apollo a Claros e al culto di Apollo a
Delfi, ma anche con particolari interessi etolici111 : dunque una fonte
assai autorevole per una vicenda delfico-locrese. Si aggiunga che la
storia viene raccontata con un occhio rivolto all'Occidente : abbiamo
infatti il particolare della fondazione locrese di Sybaris. Si tratta di una
notizia tendenziosa, ma non isolata. Zaleuco di Locri compare come
legislatore di Sibari112. Sagari, figlio di Aiace locrese, appare fondatore

109 Met., Vili.


110 E. Rhode, Psyche, Freiburg, 1890-4, trad. ital. Bari, 1970, p. 197, n. 1.
111 Cf. A. Lesky, Gesch. d. gr. Literatur3, Berna-Monaco, 1971, p. 843 ss. cfr. F.Gr.
Hist., 271-272.
112 Ps. Scymn., 346 ss.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

869

di Sibari in Solino113, per il quale Sagari fonda Sibari assieme ai Trezeni : quei Trezeni che, secondo Aristotele, prima degli Achei a
Sibari, poi divennero vittime della loro hybris e ne furono espulsi114. La
notizia particolarmente interessante, in quanto concede ai Locresi il
diritto di rivendicare l'eredit di Sibari, nell'ambito della quale si ponev
a,
come vedemmo, anche Temesa.
E che la vicenda delfica venga concepita in funzione delle pretese
locresi su Temesa pi che evidente, per la molteplicit analogie tra le
due storie di Eurybatos ed Euthymos che fanno della storia delfica in
un certo modo commento di quella temesana e viceversa. Il demone di
Temesa era rivestito di una pelle di lupo115 assaliva chiunque vivesse
venisse in rapporto con Temesa116; ebbe la sua dimora definitiva in un
nei pressi della citt ricoperto di olivi selvatici117. Comportamento,
collocazione, ambiente ed aspetto ricordano da vicino la fiera di Delfi,
che uccide uomini e bestie e vive in un covo rupestre, in montagna. La
comunit delfica vittima della fiera vuole emigrare e cos vuoi fare la
comunit di Temesa vittima del demone. In entrambi i casi l'oracolo
interviene ad impedire la partenza e impone un'offerta118. In entrambi
i casi si tratta di una offerta umana in giovane et : una 119, 120 e 121 nel caso di Temesa; un che un
122 nel caso di Delfi. La ragazza era la pi bella di Temesa123, il
ragazzo era bello d'aspetto e per costumi124. Salvatore nel primo caso
era Euthymos locrese, figlio del fiume , che giungeva al mo
mento
dell'offerta, s'informava del fatto e entrava nel tempio, vedeva la
fanciulla se ne innamorava125; nell'altro il salvatore era Eurybatos,
locrese, discendente del fiume Axios, che giungeva al momento dell'of-

113 il, io.


n*Pol., 1303 a 30 ss.
115 Paus., VI, 6, 11.
116 Id., VI, 6, 8.
117 Strabo, VI, 1, 5, 253.
118 Ant. Lib., Met., Vili, 2-3.
119 Callim., fr. 98 Pf. (= Diegh., IV, 9).
120Callim. fr. 98 Pf. = Diegh., IV, 11-12; Paus., VI, 6, 8-9; Sud. s.v. .
121 Paus., VI, 6, 9.
122 Ant. Lib., Met., VIII, 2, 4, 5, 6.
123 Paus., VI, 6, 8; Sud., Le.
124 Ant. Lib., Met., Vili, 3.
125 Paus., VI, 6, 9. Cf. Sud., le.

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

870

ferta, si informava del fatto e si innamorava del fanciullo126. Quindi,


come Euthymos penetrato nel tempio, veniva a lotta col demone che,
scacciato dalla terra, si inabissava per sempre nel mare 127, cos Eurybatos entrato nella grotta ne traeva fuori la fiera, che, vinta, si dissolveva
nelle acque di una fonte128.
Le analogie sono, come si vede, assai forti per essere casuali.
chiaro che v' un unico modello alla base delle due storie, che si sono
volute manifestamente agganciare. Si pu notare, per altro, che la
vicenda delfica riecheggia quella di Temesa anche in particolari che
per noi sono testimoniati dalla descritta da Pausania, piuttosto
che nella tradizione callimachea. Le implicazioni ferine del daimon
sono, infatti, sottolineate nel dipinto; e ancora nel dipinto compare una
come controparte di un che aveva come veste un
, particolare che trova riscontro nella storia delfica dove la
fiera ha come controparte una 129. Ques
toindica un rapporto tra la storia di Delfi e quella di Temesa che sca
valca
in taluni particolari la versione callimachea per risalire piuttosto
a quella acheo-sibarita della .
La cosa perfino ovvia in un racconto che si chiude col richiamo a
Sibari e tende a far di Locri l'erede di quest'ultima, ma serve a chiarire
alcuni punti : serve di conferma dell'origine sibarita della tradizione
riflessa nella ; e serve a capire che il racconto ripreso da Nicandro rispecchia la tradizione locrese in una forma che non in tutto e
per tutto quella poi rielaborata da Callimaco.
Chiarito questo punto, si pu tentare di spiegare anche il senso del
rituale cui la storia di Delfi manifestamente allude. Il nome di Lamia
attribuito alla fiera particolarmente significativo. I caratteri che essa
possiede, il rapporto con Delfi, la vita in una caverna, le abitudini car
nivore,
la preferenza per i ragazzi, le connessioni acquatiche sono tratti
in vario modo comuni alle realt denominate allo stesso modo. Una
, figlia di Poseidon madre della sibilla delfica130; la regina libica
dello stesso nome viveva in una vasta e profonda caverna e arrecava la

126
127
128
129
130

Ant. Lib., Met., Vili, 7.


Paus., VI, 6, 9-10.
Ant. Lib., Met., VIII, 7.
Paus., VI, 6, 11.
Paus., , 12, 1.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

871

morte ai bambini131; si definivano le voragini132 e era il


nome di uno squalo133. Ma la figura mitica pi vicina per abitudini e
funzione alla fiera di Delfi la di Corinto134, un che rivol
ge
la sua attenzione ai giovani, li seduce e corrompe con ogni genere di
piacere, per poi dissanguarli e divorarli : simbolo, quindi, della rovino
sa
inconsistenza di una vita di piaceri, cui naturalmente portato ad
indulgere il giovane che resti prigioniero dei suoi impulsi giovanili.
Il giovane si chiama Alkyoneus e per questa via connesso al mon
dodell'alcione, ai miti e personaggi acquatici ad esso connessi : a un
uccello assunto a simbolo della morte e rinascita rituale e a personaggi
legati all'idea della transizione e del passaggio135.
Diomos , secondo Teofrasto136, il sacerdote ateniese di Zeus Polieus autore del primo sacrificio di un bove aratore : come tale sua pos
sibile
controparte Sopatros, il salvator della patria, che col far assu
mere dalla citt intera l'onere di un tale sacrificio, ne consente libera
zione dalla siccit e dalla carestia. Il sacrificio di cui egli si fa, nell'inte
resse
della patria, iniziatore particolarmente sofferto e drammatico,
dato il rapporto privilegiato del bove da lavoro con la comunit agricol
a137.
Meganeira, sua moglie, ha anch'essa in ambito attico il suo pen
dant : figlia di Krokon connessa attraverso di lui a Triptolemos e spo
sadi Arks, colui che insegn agli Arcadi cerealicoltura, panificazione e
filatura dei tessuti138 : in altri termini colui che diffuse tra i suoi i doni
di Triptolemo e quelli di Krokon, l'uomo delle del filo139; divi
soquindi tra cerealicoltura e allevamento.

131 Eurip. TGF, fr. 922; Duris, fr. 17 Jac; Diod. XX, 41; Strabo, I, 2, 19; Schol. Ar.
Pax, 758. Cf. Schwenn, RE, XII, 1, 1924, col. 545 e Jacoby nel comm. a 76 F 17.
132 Choerob., in An. Ox. 2, 239; Et. M., s.v.
133 Aristot., HA, 540bl8; Gal., 6, 727; Plin., N.H., IX, 78.
134 Philostr., V.Ap., IV, 25; Vili, 7, 9. Cf. M. Delcourt, SMSR, 37, 1966, p. 139 s.
135 F. Vian, RA, 39, 1952, p. 143, 152 ss.
136Poph., Abst., 2, 10 e 28-30; da Teofrasto, cf. W. Burkert, Homo necans, BerlinoNew York, 1972, trad. it. Torino, 1981, p. 110, . 6-7.
137 M. Dtienne, Archiv, de soc. des religions, 29, 1970, p. 157 ss. insiste sul carattere
drammatico del sacrificio, sull'equivalenza che in esso si realizza tra sacrificio ed omicid
io,sulla necessit di un tale atto ai fini della salvezza della citt e dell'agricoltura.
138 Apd., Ili, 9, 1 ; Paus., Vili, 4, 1.
139 Bekker, Anecd. I, 273; Phot., s.v. . La cornice atticizzante della vicenda di
Alcioneo e la coerenza del legame di Meganeira con Diomos con quelli di Meganeira con

872

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

Eurybatos, infine, connesso all'Axios e quindi in qualche modo


parificato ad Euthymos; proveniente dalla Kourets e quindi locrese in
quanto 140 si trova perci esso stesso nella condizione di chi
assume l'onere dell'iniziazione dei 141. Una condizione che il lega
meomosessuale conferma142. D'altro canto Euthymos rappresentato in
veste di divinit fluviale giovane imberbe e, dunque, vicino anche per
questo ad Eurybatos in quanto 143.
La vicenda, per altro, si svolge sullo sfondo della polarit tra
,fatta di montagne, rocce, grotte, fiere, e irrigati da fiumi e
fonti, su cui vivono uomini ad animali domestici. Ne deriva l'immagine
di un rituale ben preciso. Il rituale alcioneo dell'iniziazione di un
kouros, dove la morte rituale si richiama allo spazio marginale
dell'axaxia, gravido di pericoli per la comunit agricola organizzata,
mentre la salvezza si connette, grazie all'azione del Cureta e alla risco
perta della connessione tra e sorgenti, al mondo degli e
degli animali domestici; fondamento di quella che Diomos, Megan
eira e Zeus Polieus cos bene rappresentano.
Il senso dell'impresa di Euthymos, cos strettamente legata a que
sta di Eurybatos, appare allora chiaro. Secondo la versione locrese la
vicenda della offerta al demone che minacciava la vita della
comunit, l'intervento di Euthymos, l'eliminazione del daimon, le noz-

Arkas assicurano l'identit di questa Meganeira con la figlia di Krokon citata da Apollodoro anche se collo Hercher bisognasse identificarla con la Metaneira citata da Paus., I,
14, 2.
ho il riferimento alla Locride occidentale, generico nell'accenno ai come fon
datori
di Sibari in Italia (Ant. Lib., Met., Vili, 7), si fa pi preciso ove si tiene conto col
Papathomopoulos (Antoninus Liberalis, Les Mtamorphoses, Parigi, 1968, p. 87, n. 9) del
fatto che un demiurgo omonimo del padre di Eurybatos, torna in una iscrizione
da Galaxidi (IG IX, I1, 335) e che ancora alla Locride occidentale rimanda la menzione
della , dal momento che i Cureti erano tradizionalmente localizzati in Etolia (II.
IX 529, 532, 549, 551, 589; Daimachos, F 1 Jac; Ephoros, fr. 122 Jac; Strabo X, 3, 1,
462/3; 3, 6, 465; 3, 8, 466-467) tra Pleurone e Calidone. Infine proprio della Locride
occidentale il recupero di tradizione etoliche (Oldfather, RE XII, 1, col. 1179-81).
141 Questa funzione quella dei Cureti etolici, zii materni di Meleagro e suoi collabo
ratorinella caccia al cinghiale, tipica prova iniziatica a carattere probatorio : M. Dtienn
e,
in Problmes de la terre en Grce ancienne, Parigi, 1973, p. 303. Cf. in generale
M. liade, Forgerons et alchimistes, Parigi, 1977, p. 85 ss.
142 P. Vidal-Naquet, // cacciatore nero e l'origine dell'efebia ateniese, in // mito. Guida
storica e critica, a cura di M. Dtienne, Bari, 1975, p. 66 s. e n. 58.
143 Ant. Lib., Met., Vili, 4.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

873

ze, sono un rito di transizione da a legittima sposa che, in


quanto vissuto sullo sfondo di un contrasto tra l'animalit del demone,
ferino e notturno, e la tranquillit della comunit liberata, contempo
raneamente
un rito di rifondazione della comunit stessa.
Qualche altra osservazione pu essere allora fatta a proposito di
questa liberazione rifondazione di Temesa. Il momento pi significa
tivo
di questo atto il di Euthymos con la di
Temesa144. Euthymos in questa vicenda , come si vide, controparte
qualificata del daimon, in quanto connesso al culto del Kaikinos; il
pugile che ha concluso la serie delle sue imprese olimpiche ma dal
momento che, per affrontare il demone, 145 anche il guerriero rivestito delle sue armi. La cosa non
priva di significato : Eurybatos si fa portare nella grotta al posto del
e nel suo abbigliamento; e quanto al modo con cui egli affronta la
belva, egli non fa altro che afferrarla, trascinarla fuori e precipitarla
gi dalle rocce : l'inganno e lo scontro corpo a corpo sembrano le sue
armi146. L'armamento, quindi, tratto specifico di Euthymos. Esso
rimanda al suo rapporto con un fiume di frontiera, lungo il quale
necessariamente si esaltano le virt militari dei Locresi147 e all'episodio
stesso della conquista locrese di Temesa148; ma soprattutto rimanda
alla qualificazione atletico-militare dell'aristocrazia locrese, quale le ne
cropoli
locresi chiaramente evidenziano, con la duplice presenza nei
corredi dello striglie e delle armi149. In questo senso Euthymos il pi
puro rappresentante dell'aristocrazia locale, se ai pregi atletici e militar
i
unisce anche privilegi di natura divina. Si pu inoltre aggiungere che
egli, come il collega olimpionico Euthykles150, si trova a vivere la crisi
di Locri nella prima met del V sec.151 : una crisi che, come Callimaco
'
decisamente sottolinea nel caso di Euthykles, opera di un

144 Paus., VI, 6, 9-10; Sud., s.v. .


145 Paus., VI, 6, 9-10; Sud., Le.
ho ant. Lib., Met., Vili, 6. Anche questo particolare ben si addice ad un rito di inizia
zione giovanile : cf. ViDal-Naquet, art. cit., p. 56 ss.
147 Cf. Thuc, III, 99.103, 3, 115, 5; F GR H 577 fr. 2.
148 Strabo, VI, 1, 5, 253.
149 L. Cerchiai, Sesso e classi di et nelle necropoli greche di Locri Epizefiri, in La
mort, les morts dans les socits anciennes, Cambridge, 1982, p. 292 s.
150 Moretti, Olympionikai, cit., n. 180.
151 Cf. M. Torelli, / culti di Locri, in Atti del XVI Conv. di studi sulla M. Grecia,
Taranto 1976, Napoli, 1977, p. 180 ss.

874

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

152, e prevede l'inserimento dell'oracolo delfi


co
che decreta onori divini per la sua statua. La vicenda di Euthykles,
olimpionica, investito di pubbliche funzioni, onorato con statue, insigni
to
da Delfi di onori divini, vissuto in anni vicini a quelli di Euthymos,
ha molti punti di contatto con quella di Euthymos e, sopra tutto, ha per
noi il pregio di sottolineare il valore e filoaristocratico e polemico di
vicende le quali si concludono con la concessione di onori divini per
personaggi che si trovano proprio in quel momento a subire i sospetti
del . La qualificazione aristocratica e conservatrice di Euthymos
ne risulta cos ancora pi evidenziata.
Ad un tal personaggio, quindi, si attribuiscono nozze con una
di Temesa e in una tradizione che, come si visto, di chiara
origine locrese. Questo vuoi dire che alla in questione si attr
ibuisce
una qualificazione adeguata al suo partner. Ne derivano due
ordini di implicazioni. La fanciulla doveva essere ritenuta di origine
aristocratica e parificata alle donne della aristocrazia locrese, cui Eut
hymos
poteva legittimamente aspirare : donne dell'aristocrazia locrese
da cui nascevano i privilegi politici, economici e sociali del ceto dirigent
e
della citt153. Il senso ultimo della vicenda di Euthymos , dunque,
coerente con la ipotesi dell'annessione di Temesa a Locri : si tratta in
altri termini, di una integrazione dell'aristocrazia locale in quella di
Locri, con tutto ci che ne consegue nel piano politico, economico e
sociale.
Partendo da questo dato ci si pu rendere conto anche di un parti
colare che distingue nettamente la vicenda delfica da quella temesana.
Se infatti la sostituzione di una vera e propria belva al demone con
indosso una pelle di lupo il ricorso ad una iniziazione maschile invece
che femminile, rientrano in uno sforzo di razionalizzazione e normaliz
zazionedella vicenda temesana, questo non pu dirsi della sostituzione
del mare alla sorgente come elemento acquatico entro cui si realizza
. Tra le due realt non vi possibile conciliazione. La belva
che si trasforma nella sorgente viene in certo senso recuperata; il
demone che si inabissa nel mare infecondo scompare per sempre.
La rifondazione di Temesa si presenta dunque in termini di rottura
rispetto al passato; una liberazione definitiva da un demone che non

152 Fr. 85, 6.


153 D. Musti, Problemi della storia di Locri Epizefiri, in Atti del XVI Conv., cit.,
p. 37 ss.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

875

una fiera, ma da una pelle di fiera solo rivestito; che non vive in
una grotta, ma ricompare una volta l'anno nel suo tempio ; che alla fine
scompare inabissandosi per sempre nel mare come a sottolineare che
la normale vita della comunit e dei suoi passa attraverso l'annu
llamento definitivo del demone.
Ora se noi rivolgiamo l'attenzione a quanto la storia di Poltes
intende sottolineare, il senso di questa correzione appare perfettamente
chiaro. Le analogie gi sottolineate con la vicenda dei prigionieri di
Alalia e con quella di Palinuro servono a far intendere che al fondo del
rito instaurato a Temesa in nome di Polites, v' l'esigenza del rispetto
dei diritti dello straniero-greco. Nei casi citati per questa l'esigenza
valorizzata sotto la specie del rispetto per i prigionieri e per i naufraghi
indifesi. Nel caso di Polites c' invece dell'altro. La punizione inflitta
alla comunit indigena si realizza nell'offerta annuale entro il di
una e di una all'eroe-daimon, lapidato per aver, da
ubriaco, preso colla forza una locale. Quel che, dunque, si
vuoi vedere riconosciuto da questa comunit indigena il diritto del
al vino e alla donna : quel diritto appunto che nell'ambito
dell'emporio, antica veniva assicurato attraverso e 154,
ma che in et arcaica veniva realizzato con l'opportuna valorizzazione
di culti e riti nei quali la prostituzione aveva un suo posto155.
L'offerta annuale di una e una a colui che in
maniera privilegiata rappresentava il con le sue esigenze ha da
questo punto di vista una sua perfetta giustificazione. La quale si com
prende
ancor meglio se si tiene presente che, compiuta l'identificazione
della Temesa brttia con quella omerica, questa veniva considerata un
luogo di commercio. N va trascurato, infine, che la cerimonia in que
stione
avveniva nell'ambito di un rito di rifondazione Capodanno, i
quali di regola cadevano tra l'epoca del raccolto e quello della semin
a156, epoca in cui appunto cadeva la cerimonia compiuta da quel Diomos che, come si visto, viene richiamato nel rituale delfico. Ora que
sto appunto il periodo migliore per la navigazione, secondo Esiodo157,

ss).

154 Pollux IX, 34.


155 Torelli, / culti, cit., p. 152 ss.; Id., Storia degli Etruschi, Bari, 1981, p. 148 ss.
156 W. Burkert, Homo necans, Berlino-New York, 1972, trad. it. Torino, 1981, p. 113.
157 Hes., Op., 663 ss. e comm. del West (Hesiod, Works and Days, Oxford, 1978, p. 313

876

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

mentre il ritorno annuale nella buona stagione , come diceva Piato


ne158, la caratteristica prima di quella specie di uccelli migratori che
sono i naviganti a fin di lucro presso citt straniere.
In queste condizioni chiaro che l'integrazione di Temesa entro un
contesto agrario, conservatore ed autarchico, come quello locrese159,
impediva il recupero di una marginalit che si atteggiasse alle forme
dell'eroe-daimon Polites. Essa comportava, infatti, l'istituzionalizzazio
ne
in forma di del rapporto di scambio con l'esterno oltre che
la riduzione della comunit a circondario pastorale controllato dal cul
todel daimon. Col che si realizzava una doppia negazione del modello
locrese : sia in quanto modello autarchico ed agricolo di , sia in
quanto e non circondario. Questo spiega il rifiuto di integrare
dialetticamente nella comunit il demone, e la correzione apportata
con la storia di Eurybatos : l'antagonista in quel caso dialetticamente
recuperato non era un daimon, solo rivestito da una pelle di fiera e
vivente in un tempio, ma una fiera a tutti gli effetti. Il senso ultimo
delle due vicende, vissute entro un'unica matrice locrese, per identi
co
: si pu integrare una liberata dalle fiere, ma non un'oxa su cui insediato un daimon col suo tempio e i suoi
La tradizione locrese, dunque, coerente e, in specie nella diretta
interpretazione della storia di Temesa, particolarmente polemica con
chi in precedenza ha gestito questo centro, Crotone e in particolare
Sibari. Alla prima infatti, risaliva, attraverso la tradizione della coloniz
zazione focidese, la pretesa di aver realizzato a Temesa una comunit
agricola nel pieno senso del termine. A Sibari, poi, stando alla ,
risaliva un tentativo di recupero del daimon travestito da lupo, se
vero che ad esso si affiancava una dal nome di Lyka fonte del
lupo, la quale ripeteva il rapporto tra il e la anch'essa. D'altro canto sempre in quel rito locro-focidese, interpre
tazionecome si vide, del rito temesano, il ruolo negativo del era
affidato a una belva ma appunto anche : si suggeriva
cos in qualche modo che il e relativo aveva stretti rap
porti con Sibari. Suggerimento, di cui un'altra traccia si pu rinvenire
nella confusa notizia dell'esistenza di una in Italia 160.

158 Plato, Leges, XII, 592 D-.


159 MusTi, le.
160 Schol. Ar. Pax, 758.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

877

Infine, ed l'elemento pi importante, nella tradizione callimachea


v' una precisa sottolineatura del fatto che Temesa deve a Locri e solo
ad essa la liberazione dal che il modo in cui si realizza il suo
asservimento alla realt non cittadina dell'allevamento e del rapporto
commerciale con l'esterno. A Delfi Eurybatos col suo opportuno inter
vento impedisce che la comunit possa instaurare un rapporto con la
fiera fondato sulla ciclica ripetizione dell'offerta, a Temesa questo non
accade. Una volta che si manifestata l'ira di Polites e l'oracolo ha pre
scritto
l'offerta annuale, il stato pagato per tutto il periodo di
tempo compreso tra questo evento iniziale e l'arrivo finale di Euthymos. Questo dicono chiaramente la dieghesis161, Strabone162, Pausania e
la Suda163, Eliano164.
In conclusione per tutto il periodo anteriore alla conquista locrese
e fin dall'et dei nostoi, il rito di rifondazione di Temesa s'era, per
Locri, fondato sul conseguenza della colpa dei barbari locali.
Se c'erano, quindi, tradizioni, come quella focidese ripresa da Crotone
circa una colonizzazione greca ed agricola di Temesa, queste tradizioni
erano da respingere del tutto piuttosto erano da ridimensionare,
perch Temesa, fino alla conquista locrese, era rimasta una realt non
cittadina, non agricola e neppure interamente greca. Questo valeva
anche a limitare il valore della tradizione su una colonizzazione etolica
di Temesa a proposito della quale tuttavia qualche ulteriore precisazio
ne
non fuor di luogo.
La tradizione, alternativa rispetto a quella di Temesa di Mente e di
Polites e pi recente165, si ha in realt qualche motivo per ritenere che
non fosse del tutto sgradita a Locri. Le tradizioni mitiche della Locride
occidentale prevedono l'integrazione di elementi etolici e in particolare
di quel Toante166, al quale viene connessa la colonizzazione etolica di
Temesa. A Locri e a all'Etolia viene connessa la stessa fondazione di
Locri Epizefirii 167 ed Eurybatos, come si vide, un locrese dell'Etolia-

161 IV, 6 ss.


. 162VI, 1, 5,253.
163 VI, 6, 8-9 Sud., s.v. .
164 Vili, 18.
165 Vedi sopra p. 856.
166 Toante era connesso alla Kuretis, in quanto signore di Pleurone e Calidone (//., II,
638; XIII, 216, 216 ss.); Paus., X, 38, 4 ne ricorda la valorizzazione presso i Locresi di
Amfissa. Vedi anche sopra n. 140.
167Conon, fr. 1, 3 Jac.

878

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

Kuretide che viene ad agire entro un contesto delfico-focidese. Strabone, infine, ricorda questa colonizzazione etolica di Temesa subito dopo
la fondazione ausone e conclude il racconto con la notizia della conquis
ta
locrese e della liberazione della citt ad opera di Eythymos168 : e
come l'unico a citare questa colonizzazione etolica e solo questa,
anche l'unico a connettere l'azione di Euthymos alla conquista locrese.
Sembra logico dedurne che questa tradizione etolica era l'unica che,
dati i rapporti tra Etolia e Locride occidentale, poteva essere recepita
da una tradizione locrese, sia pure entro i limiti di un precedent
e
la rifondazione locrese vera e propria e pur sempre condizionato
dalla compresenza dei al demone. Evidentemente le tradizioni
vinicole di Temesa non dispiacevano ai Locresi, sottolineavano tra
l'altro i limiti della colonizzazione focidese-cerealicola , ma non ba
stavano
a dare a Temesa la piena autonomia e dignit di polis : il vino
poteva anche servire ad inebriare qualche altro Polites o, come a Sibari, poteva servire ad alimentare le esportazioni169.
6 - La possibilit di verifica della versione forzosamente tenden
ziosadella tradizione locrese offerta dalla restante documentazione,
non locrese, relativa al rapporto Crotone-Temesa. Si tratta della serie
delle monete crotoniati interessanti Temesa; dalle notizie, che, indire
ttamente,
la tradizione pitagorica fornisce circa la posizione di Temesa
nell'ambito dell'organizzazione pitagorica dell'impero crotoniate; e na
turalmente,
dalla tradizione sulla colonizzazione focidese da Licofrone
connessa in maniera privilegiata a Crotone.
La documentazione pi ricca e dettagliata quella numismatica 170.
Essa particolarmente significativa circa la posizione di Temesa rispet
to
a Crotone. Temesa costantemente oggetto di una monetazione di
impero, che a partire dalla vittoria di Crotone su Sibari e fino alla met
del V sec, vede la leggenda TE e/o il tipo dell'elmo sempre
accompagnati dal simbolo del tripode e, per tutta la serie degli incusi,
anche dalla leggenda 9PO. A questo dato se ne aggiungono altri che
vedono Crotone particolarmente interessata al ruolo di Temesa nell'am-

168 VI, 1, 5, 253.


169 Tim., F 50 Jac.
170 La documentazione relativa viene esaminata e discussa nelle relazioni di A. Stazio
e N. Parise negli Atti del Convegno Temesa e il suo territorio (Atti del Colloquio PerugiaTrevi 1981, Taranto, 1982, p. 93-101 e 103-118), che uniche, grazie alla cortesia dei due
relatori, ho potuto consultare ed utilizzare fin dal momento della prima stesura di queste
pagine.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

879

bito della propria . Le monete crotoniate relative a Temesa si tr


ovano
costantemente associate a quelle della stessa Crotone171, e le due
serie di emissioni sono, per tutto il periodo degli incusi, strettamente
intrecciate fra loro quanto a tipi e leggende. Inoltre, pur rientrando
Temesa in precedenza nella sfera di influenza sibarita (si pensi alla
), Crotone la annette alla propria diretta sfera di influenza,
lasciando nella sfera sibarita solo Laos e Pandosia. Si aggiunga che
almeno fino al 460, quando inizia l'attivit numismatica di Terina172, la
presenza numismatica di Crotone nell'area in questione affidata uni
camente
alle sue emissioni per Temesa. Ve n' dunque, a sufficienza
per intuire che il ruolo di Temesa nell'ambito delp di Crotone fu di
primaria importanza.
La tradizione pitagorica almeno indirettamente conferma. Se noi
consideriamo la presenza di eterie pitagoriche nell'area pi direttament
e
soggetta all'pxf\ pitagorica, talune circostanze immediatamente
emergono. Sibari riceve monete di impero da Crotone, ma ha una sua
nutrita eteria pitagorica173 e si vede anche, attraverso le monete croto
niate interessanti Laos e Pandosia, riconosciuta una sua sfera di inte
ressi. Si noti in proposito che neanche Laos e Pandosia hanno un'eteria
pitagorica loro propria. Nell'ambito della crotoniate-pitagorica
avere, dunque, un'eteria significa avere una parvenza di autonomia :
Sibari, che ha questa eteria, ha non solo, come si vide una sua ricono
sciuta sfera di influenza, ma anche viene considerata pitagoricamente
liberata e non conquistata174. Temesa non ha alcuna eteria pitagorica;
si trova rispetto a Crotone nello stesso rapporto in cui sono Laos e Pan
dosia rispetto a Sibari in cui si trova Terina, colonia di Crotone,
rispetto alla madrepatria, dal momento che neppure questo centro,
emanazione di Crotone sul Tirreno, possiede un'eteria. La tradizione
pitagorica, in altri termini, documenta la diretta dipendenza di Temesa
dalp di Crotone.
Quanto alla funzione che Crotone assegnava in questa area tirreni
ca
a Temesa, qualcosa attraverso la documentazione numismatica e,
indirettamente, attraverso la tradizione pitagorica affiora. L'egemonia
crotoniate-pitagorica ebbe una sua dimensione emporica. La eudaimo171 P. Guzzo, Klearchos, 1976, p. 39.
172 K. Schefold, M.H., 22, 1965, p. 25 s. Sulla possibilit di una zecca a Hipponio, vedi
le riserve di Stasio, Atti, p. 98.
173 Jam., V.P., 267, p. 144, 20; 145, 2 Deubner.
174 Aristox., fr. 17 W. Cf. Porph., VP 21 = Jam., VP., 33.

880

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

nia crotoniate dipese, secondo Polibio, dallo sfruttamento delle sue


risorse portuali175; Pitagora regol pesi e misure176 e i pitagorici ebbero
un interesse al 177. Agli stateri di impero a partire dagli inizi
del V sec. Crotone fece seguire monetine d'alleanza, intese ad agganciar
e
la moneta di Crotone a quelle di Agrigento, Siracusa, Imera, Regio,
Atene, Corinto178. In questo ambito avevano avuto una loro prima valo
rizzazione
i commerci in area tirrenica. Ad un primo momento in cui
Crotone si muove sulla scia di Sibari e si riconnette ai mercati punici ed
etruschi179, ne segue un'altro in cui il rapporto piuttosto con Atene,
Elea, e le citt calcidesi, ed in cui iniziano le coniazioni di Terina in
rapporto con quelle della filocrotoniate Elea di Parmenide180.
La stretta dipendenza di Temesa da Crotone e l'interesse monetario
di Crotone per Temesa si inquadrano in tutto questo e dimostrano
come Temesa sia stata il tramite privilegiato di Crotone sul Tirreno.
Mancanza di autonomia e funzione commerciale di Temesa appaiono,
da questo punto di vista come due facce di una stessa realt. Il giudizio
locrese sulla condizione di Temesa in mano achea era, almeno fino a
questo punto, esatto.
Ma la situazione non era rimasta priva di sviluppi. A partire dal
460 comincia, come si detto, la valorizzazione di Terina, in una con la
valorizzazione dei rapporti con Elea, Atene, Siracusa. Temesa vede
ridotto il suo ruolo emporico a vantaggio di Terina, la quale comincia
quella ascesa che nello spazio di un secolo la porter a diventare la
potenza egemone del vecchio golfo Lametino181. Parallelamente le mo
nete crotoniato-temesane denunciano una crescita di Temesa. La le
ggenda
TE fa la sua comparsa sul dritto degli incusi a tondello spesso182;
sul rovescio continua la vecchia tradizione, ereditata dagli incusi a ton
dello largo, che vuole la leggenda TE affiancata da leggenda e simbolo
di Crotone183. Ma poi mentre cominciano a comparire le frazioni, gli

175Polyb. X, 1, 6.
176 Aristox., fr. 23 W.
177 Sud., s.v. .
178 Cf. A. Mele, La Megale Hellas pitagorica, in Atti XXI Conv. M. Grecia Taranto 1981,
Napoli, 1982, p. 76 ss.
179 Ibid., p. 71 ss.
180 Ibid., p. 75 ss.
181 R. Spadea, Klearchos, 1979, p. 22 ss.
182 Stazio tipo i = Parise tipo f.
183 Cf. Stazio tipi a, b = Parise tipi i, 1.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

881

stateri a doppio rilievo, di met V sec.184, ultima manifestazione del


controllo di Crotone su Temesa, vedono comparire la leggenda TEM sul
dritto e sul rovescio 185 ; vedono sul dritto unicamente presente il tripode
di Crotone, ma affiancato dagli schinieri, ai quali corrisponde nel rove
scio il tipico elmo di Temesa186. La leggenda di Crotone scomparsa e
Temesa straripa imponendo la propria leggenda e i propri simboli. Si
rompe l'intreccio stretto con la monetazione di Crotone e parallelament
e
si sottolineano componenti di natura militare.
Il significato ultimo di un tale processo ci pare chiaro. Declina la
funzione emporica di Temesa; la comunit utilizza anche frazioni e,
quindi, si articola al suo interno; si impone un ruolo militare di Temes
a,
che il modo attraverso cui nella polis classica si manifesta l'aut
onomia politica e il fondamento agricolo della polis. il terreno adatto
alla valorizzazione della colonizzazione focidese, una colonizzazione
agricola, opera dei compagni dei fratelli Schedios, 'l'uomo del combat
timento ravvicinato' et Epistrophos, 'l'uomo dei commerci', discendent
i
di Naubolos 'colui che spinge la nave in mare'; ma anche il terreno
su cui si innesta l'integrazione nel suo seno di una aristocrazia agricolomilitare come quella di Locri. Per questo rispetto, dunque, la tradizione
locrese tendenziosa, ma non priva di agganci con quella che effettiv
amente
stata la condizione finale di Temesa sotto Crotone.
Quanto al rituale praticato nel periodo della dominazione crotoniate, esso dovr aver posto il rapporto con e le sue attivit, piut
tosto in termini di recupero e integrazione che in quelli di totale rifiu
to;va da s naturalmente, dopo quanto abbiamo detto a proposito del
ridimensionamento del ruolo commerciale di Temesa, che l'integrazio
ne
in questione si muoveva piuttosto nel senso della subordinazione alle
realt di tipo politico-militare ed agrario che andavano maturando
nell'antico centro ausone.
7 - La storia achea di Temesa tuttavia non soltanto crotoniate,
ma ancora sibarita, secondo che ci che dalla descritta da Pausania si deduce.
I personaggi di questo quadro si dividevano, secondo la descrizione
di Pausania, in tre gruppi e primo era il gruppo acquatico, col Sibari
, il fiume Kalabros, la fonte Lyka. Qualche parola sar ora il

184 A. Mele, Megale Hellas, cit., p. 76, che tiene conto anche dei rilievi di N. Parise.
185 Stazio tipo a = Parise tipo i.
186 Stazio tipo b = Parise tipo 1.

882

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

caso di spendere a proposito di questo fiume Calabro. Si tratta di fiume


non altrimenti noto sul cui esatto nome grava qualche dubbio. Il nome
viene dato da un gruppo di codici tutti dipendenti dal codice
Riccardianus gr. 29 (XV sec, R) che risale attraverso il Palatinus gr. 56
(a. 1490, Pt) al pi antico dei codici di Pausania a noi pervenuto, il Marcianus gr. 413 (a. 1450, V) che per conserva la lezione , lad
dove i due codici migliori, il Laurentianus 56, 11 (a. 1485, F) e il Parisinus gr. 1410 (a. 1490, P) danno la lezione . In questa situazio
ne
la Rocha Pereira, come lo Spiro, accetta la lezione . In
verit le lezioni - sono dal punto di vista fonico
equivalenti : dal momento che uno stesso suono danno la pronuncia
semivocalica della , e quella aspirata del . La lezione ,
invece, nasce dalla manifesta giustapposizione del valore fonico e di
quello grafico della : una giustapposizione che si pu spiegare solo
pensando che il copista abbia prima trascritto il suono e poi successiva
mente
abbia trascritto il segno effettivamente presente nel testo. Ne
deriva che anche nel codice pi antico la lezione doveva essere .
I codici migliori, tuttavia, dal punto di vista della trascrizione del
testo sono F e che danno . D'altro canto la lezione

quella tenuta presente negli scoli ai vv. 852-54 di Licofrone. In


questi scoli si cerca di spiegare il valore dell'aggettivo ; lo si
fa pensando che esso sia da riferire alla Temesa omerica, facendone
per una nella Japigia , abitata da barbari
. Tutto ci nell'ambito di un'interpretazione razionalistica e
quindi adriatica del viaggio del re dei Tafii, collocati tradizionalmente
nelle coste dell'Acarnania 187 e strettamente collegati con Itaca188. La
cosa non isolata : riappare negli scoli all'Odissea (v. 184) e in Eustazio,
nel commento al v. 185, e comporta l'identificazione della Temesa omer
ica con Brindisi, la quale per essere nella Japigia , per
effetto del solito scambio -, nella . Alla base di questa tradi
zione ci sono, quindi, due accostamenti, quello di Temesa alla
e quello di Temesa ad una particolare citt della come era
Brindisi. Il primo accostamento trova evidentemente un aggancio nella
presenza di un fiume interpretato come accanto a Temesa;

187 Hes., fr. 193, 16-18 M.W.


188 Od., I, 180 ss; 417 ss.; XIV, 452; XVI 426.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

883

l'altro trova un aggancio nella comune origine etolica dei due centri189.
Si aggiunga che, nell'ambito della spedizione del Molosso, che combatt

successivamente contro Japigi e Bruttii, le tradizioni etoliche di Brind


isivennero utilizzate190 e si pu supporre che lo fossero anche quelle
di Temesa, nel cui retroterra191, tra Pandosia e l'Acheronte, il condottie
ro
greco mor 192. Una spia in questo senso il fatto che Eustazio, a pro
posito
di Odissea, I, 183 richiama appunto una citazione di Didimo rela
tiva alla spedizione del Molosso.
Quel che dunque a proposito di Brindisi, come dice Eustazio
, tradizione che si viene elaborando in seno a quella erudizione
ellenistica che alla base degli scoli omerici, del commento di Eustazio
e degli scoli a Licofrone. Ma c' forse di pi. Quando Licofrone, che
rifiuta l'identificazione della Temesa Brttia con la Temesa di Mente e
di Polites, fa andare Menelao tra gli Japigi e gli fa offrire ad Atena un
193, senza aver incluso Cipro come tappa del viaggio
di Menelao, probabile che egli, da quel poeta doctus che , volesse
appunto dire quel che i suoi esegeti hanno percepito : alludere alla tra
dizione
brindisina su Temesa, pur senza farla esplicitamente propria.
La conclusione in ogni modo chiara. La tradizione brindisina si
andata formando gi in et ellenistica e, se uno degli elementi su cui
basata la connessione - bisogner allora credere
che la connessione sia nata come connessione -,
quest'ultima essendo la forma normale del nome in et ellenistica e
romana.
Chiarito questo punto si pu ora tentare l'interpretazione del comp
lesso
di figure presenti nella . Le figure appaiono raggruppate
in tre gruppi : il gruppo acquatico (Sybaris, Kalabros, Lyka) ; quello di
Temesa ed Hera; e tra i due ( ) il demone nero e spaventoso,
rivestito dalla pelle di lupo e denominato Alybas.
La dialettica del rito delfico-focidese di Eurybatos in qualche
modo presente. V' un daimon che conserva caratteri ferini : la pelle
del lupo e il suo aspetto nero e spaventoso. V' una fonte che stando al

189 Trog.-Justin, XII, 1, 7. Cf. Heracl. Lemb., Pol., 56.


190 Trog.-Justin., XII, 2, 5 ss.
191 Strabo, VI, 1, 5, 253; Plin, N.H., III, 72-73.
192 Liv., Vili, 24; Trog. Just., XII, 2, 3-4 e 14; Strabo VI, 1, 5, 256. Cf. anche A. M.
Biraschi, Atti cit., p. 34 e 36 s.
193 Lycophr., Alex., 854.
194 P. Wuilleumier, Tarente, Parigi, 1968, p. 15 s.

884

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

suo nome ripete il rapporto tra il di Delfi e la che scaturi


sce
dal suo e ne prende anche il nome.
V' un fiume , che ripete nella sua qualifica quella di
Eurybatos che e , laddove Alkyoneus e :
,
infatti, nella visione pitagorico-crotoniate e per questo verso
achea, un tra i 20 e i 40 anni, esponente di una classe d'et inte
rmedia tra e 195.
Il Eurybatos figlio di Euphemos e questi compare come
figlio di Poseidon196 e di Eurota197, del quale compare anche come
nipote198. D'altra parte egli del fiume Axios199. Si tratta, quindi,
di un strettamente connesso al mondo delle acque, fiumi in par
ticolare.
Nella strettamente congiunto al Sybaris il
fiume Kalabros ( ).
Analogie molto strette esistono anche col rito di Temesa, come ev
idenziato
dalla vicenda di Euthymos. Quel che nel rito delfico era solo
un , diviene nel rito temesano un eroe e un
l'Alybas della . Euthymos passava per figlio del Kaikinos e veniva
rappresentato a Locri come divinit fluviale imberbe e giovanile : come
200. Nella il appariva come
. Non v' dubbio, quindi, che nella si allude oltre che al pas
sato acheo-sibarita di Temesa, al rito che lo caratterizzava. Non sar
allora casuale, se Temesa femminile e fa gruppo con Hera, la
grande divinit achea201 quella nel culto della quale Pitagora faceva
confluire la sua predicazione alle matrone di Crotone202.
Nel complesso l'impressione che se ne ricava che attraverso la
intera serie delle personificazioni sia possibile recuperare l'interpretazione di un rito di fondazione, dove Temesa ha il ruolo della ,
Sybaris quello di Euthymos, Alybas quello di Polites e del , la
fonte Lyka quello della fonte Sybaris, mentre Hera rappresenta la cor
nice religiosa entro cui il rito si compie.

195 Aristox., fr. 35 W.


196 Hes., fr. 253 M.W.
197 Schol. Pind. P., IV, 15.
198 Tzetz., Lycophr., 886.
199 Ant. Lib., Met., Vili.
zoo vedi sopra p. 865.
201 Vedi sopra p. 866.
202 Trog.-Justin., XX, 4, 1 1 ; Jam., VP, 56.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

885

Se ci esatto una serie di osservazioni si impongono, topografiche


prima, ma soprattutto politiche. Da un punto di vista topografico pare
chiaro che una volta accettata l'interpretazione rituale prima proposta,
la fonte Lyka deve essere ricercata nella chora di Temesa, ma non il
fiume Kalabros che, rivestendo rispetto a Sybaris la stessa funzione
dell'Axios del Kaikinos, deve essere ricercato nella zona di provenien
za
di Sybaris. L'ipotesi della Zancani Montuoro che sia il
nome pi antico dell'Aisaros, ipotesi fondata su precisi riscontri topo
nomastici203,
abbastanza soddisfacente, anche perch, confluendo
l'Esaro nel Coscile, l'idea di un Kalabros di cui il Sybaris sia pote
va
ancor meglio prendere corpo.
Da un punto di vista pi specificamente politico, occorre chiedersi
che tipo di rapporto con Sibari questo rituale ponesse in essere. Sybaris
gioca in relazione a Temesa il ruolo di Euthymos; un ruolo che riman
da
alla conquista e all'integrazione; un ruolo che risulta ancora pi sot
tolineato
nel caso di Sybaris, fiume che dava il nome alla citt. N fa
difficolt l'ipotesi di un eventuale matrimonio Sybaris-Temesa, tenuto
conto del fatto che per Sibari esiste preciso ricordo di liberalit in fatto
di concessione di cittadinanza204 e che l'intervento di Hera suggerisce
anch'esso uno sbocco matrimoniale per il rapporto Sybaris-Temesa.
Il legame d'altro canto, Alybas-Lyka e relativo recupero dell'a%a come connessa alla sorgente d'acqua, lascia intravedere, come nel
caso di Delfi, una valorizzazione degli di Temesa; tanto pi, poi,
se Alybas con la sua pelle di lupo e il suo aspetto appare la figura pi
vicina al di Delfi. Questo recupero ripropone il legame con le
attivit pastorali dialetticamente legate al lupo e, nella misura in cui si
esprime non con un vero e proprio , ma con un travestito
da , ripropone il legame con le attivit che la locale cultura
pastorale collegava aH'a%aTia : le attivit, per intenderci, di natura
commerciale ed emporica. Anche il nome Alybas, sembra scelto appos
ta
per suggerire tale legame. Da un lato infatti per il legame con Metabos, richiamava realt acheo-italiche di Metaponto e Priverno205, bene
adatte a rendere l'incontro di tradizioni achee ed ausoni a Temesa;
dall'altro richiamava un toponimo omerico occidentale, che si voleva in

203 P. Zancani Montuoro, PP 154-155, 1974, p. 70; cf. Atti M.G. 1968-69, p. 15 s.
204Diod., XII, 9, 2. Ma cf. A. Mele, in Storia della societ italiana, I, 1, Milano, 1981,
p. 277.
205 vedi sopra p. 864 s.

886

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

qualche modo connettere col di Odisseo206, ben adatto quindi ad


alludere al rapporto Temesa-Odisseo e a quello stesso di Mente con
Odisseo, Itaca e Temesa.
In altri termini il rapporto Temesa-Sibari, come il confronto con le
tradizioni rituali focidesi suggerisce, si poneva in termini di assunzione
nell'ambito dello sviluppo di un'economia agricola, delle antiche tradi
zioni emporiche e pastorali, giustificando cos la posizione critica della
tradizione locrese d'Italia.
A ben intendere, tuttavia, il senso della tradizione sibarita soccorre
la sottolineatura di tutto quanto lo divide dalla successiva tradizione
locrese, rispetto alla quale la differenza non sta solo nel riconosciment
o
di un positivo rapporto con la pi antica realt di Temesa, ma anche
nel rifiuto della storia di Poltes. Alybas non Polites : una personalit

mitica del tutto autonoma. Un rapporto di esso con Polites potrebbe


recuperarsi solo se si pensasse che e siano realt analo
ghe. , infatti, il morto, in quanto inaridito, lo scheletro207 e,
quindi, ove l'equivalenza di cui sopra reggesse, un daimon denominato
perci stesso alluderebbe al morto : allusione che a Temesa vor
rebbe
dire immediatamente Polites. Ma questa equivalenza viene rifiu
tata. Il nome tradito e non , sia nella Suda, sia nei
codici, dove il nome, pur corrompendosi, rimasto pur sempre .
D'altro canto la tradizione riflessa nella acheo-sibarita; la
tradizione riflessa da Polites focea e in ultima analisi ionica. Polites
il compagno di Odisseo che nell'isola di Circe, sedotto dalla voce e dal
risonar del telaio della maga, spinge i compagni verso colei che non sa
se donna dea, accetta con loro il vino di Pramno offerto dalla maga e
finisce con i compagni mutato in porco, laddove ad altri era capitato di
esserlo in lupi leoni208 : succube, dunque, del vino e di una donna e
ridottosi, perci, a livello animalesco, come poi nell'episodio di Temesa.
Il comportamento noncurante di Odisseo verso il compagno morto e la
reazione del morto trovano invece, riscontro nella vicenda di Elpenore,
altro compagno di Odisseo morto nell'isola di Circe in conseguenza del
la sua ubbriachezza, lasciato insepolto da Odisseo che, incontratolo

206 Od., XXIV, 304. Cf. Schol. ad he. e Apoll., Lex., 24, 18.
207 C. Lawson, C/. R., 1926, 52 ss.; G. Pugliese Carratelli, Archiv. Glott. ital, XXXIX,
1954, p. 78 ss.; G. Roux, REA, 1960 p. 5 ss.
208 Od., X, 135 ss.; 203 ss. 251 ss.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

887

nell'Ade, si vede richiesto da lui di sepoltura, affinch non divenga per


lui motivo d'ira divina209 : episodio in cui si trovano, come nell'episodio
temesano, associati ubriachezza, morte, trascuratezza da parte di Odisseo, ira per un tale comportamento.
Punto di partenza della vicenda di Temesa , dunque, il racconto
omerico, una volta per che l'isola di Circe e il viaggio nell'Ade sono
come Temesa collocati sul Tirreno : condizione che Pausania e la Suda
sottolineano esplicitamente. Si presuppone, cio, compiutamente defi
nito l'orizzonte calcidese del viaggio di Odisseo, dallo Stretto alle Eolie,
alla Campania, al Circeo, in zone tutte di influenza calcidese. Orizzonte
che si conferma ove si guardi pi da vicino alla dislocazione dei culti
connessi ai compagni di Odisseo : oltre allo heroon di Polites a Temesa,
Yheroon di Drakon a Laos210, il culto di Baio in Campania211, quello di
Elpenore al Circeo212. Si tratta di una rotta tirrenica e costiera che ha il
suo fulcro nella localizzazione dell'Averno nell'agro cumano e di Circe
al Circeo. La storia di Temesa in quanto storia di Polites si colloca quind
i,
in quest'ottica ionico-calcidese.
Su questo filone si innesta il rapporto della storia di Temesa con
quello dei prigionieri di Alalia e di Palinuro, dove, come a Temesa l'ira
divina si rivolge sui locali, mentre nel caso di Elpenore minacciava di
rivolgersi verso lo stesso Odisseo, reo di trascuratezza verso il compa
gno
morto. Si tratta di un innesto che possibile ancora verificare sul
terreno, se all'insediamento zancleo-calcidese a Metauros213, corrispond
e,
a settentrione e lungo la stessa rotta, prima il Portus Parthenius
Phocensium, tra Laos e Clampetia214, e quindi, Elea. Temesa stessa,
d'altra parte, secondo una confusa notizia di Solino, era stata fondazio
ne
ionica215.
In queste condizioni, la sostituzione di Alybas a Polites non affat
to
casuale ma coerente con l'ispirazione della . Ne scaturisce la
possibilit di una ulteriore precisazione dell'interpretazione achea di
Temesa. Essa costituisce negazione della primitiva funzione emporico-

209 Od., X 555; XI, 51 ss.


210Strabo, VI, 1, 1, 253.
211 Strabo, V, 4, 6, 245.
212 Theophr., H.P., 5, 83 ; Scylax, 6.
213 Solin., II, 11.
214 Plin., N.H., III, 72.
215 Solin., II, 10.

888

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

pastorale di matrice ionico-focea, in quanto achea e in quanto valorizzatrice anche della funzione degli .
8 - La conclusione cui siamo ora pervenuti , quindi, quella di una
Temesa legata all'eroe-daimon Poltes e quindi ad una sua condizione
emporico-pastorale in ambito ionico, calcidese e foceo. Su questo punto
qualche ulteriore osservazione per possibile.
La funzione e l'organizzazione di Temesa in rapporto 3
deve essere stata precedente all'epoca in cui cominciano ad organizzars
i
i cos detti emporii : l'ultimo quarto del VII e gli inizi del VI sec.216.
Tutto ci per un motivo preciso, che quando in tali empori si sviluppa
no
culti e rituali connessi alla prostituzione, questo avvenne di regola
nel nome di Afrodite217. A Temesa, invece, 'aition del rito si riporta a
un eroe-daimon locale. Questo sar un altro modo per dire che Temesa
non fu vera polis, perch tutta incentrata nella sua storia sul culto di
un eroe e non di una divinit. Ma questo vorr anche dire che la prati
ca
e il rito in questione non poterono qui organizzarsi ex-novo, liber
amente, ma vennero condizionati da una preesistente realt locale che
gi prevedeva qualcosa del genere. Insomma le pratiche documentate
tra fine VI e inizi V sec. a Temesa rappresentavano una realt pi anti
caed era quanto la tradizione, fin dall'et arcaica, voleva, come si vide,
sottolineare connettendole al mondo dei , ai barbari Ausoni e ad
una comunit di tipo pastorale-commerciale, la cui esistenza ed attivit
risaliva ad epoca anteriore alla colonizzazione greca dell'Italia meridio
nale
tirrenica. E se poi si riflette al ruolo che il lupo ha in ambito itali
co, mitico, culturale, pastorale; se si riflette all'importanza che dovette
avere il ambito enotrio, se Oinotros era tra l'altro connesso a Lykaon218,
questa conclusione si rafforza e con essa la conclusione che, considerat
a
in tutte le sue implicazioni, la storia dell'eroe di Temesa un p la
storia di questo centro dall'et precoloniale alla classica in altri ter
mini
la lunga storia dell'ellenizzazione di un centro indigeno.
A.M.

216 A. Mele, // commercio greco arcaico. Prexis ed emporte, Napoli, 1979 p. 97 ss.;
M. Torelli, // commercio greco in Etruria tra Vili e il VI sec. a.C, in Atti del seminario II
commercio greco nel Tirreno in et arcaica, Salerno 1977, Salerno, 1981, p. 77 s.
217 M. Torelli, Storia degli Etruschi, Bari, 1981, p. 148 s.
218 Paus. Vili, 3, 5. Per la trasformazione in lupi dei figli di Lycaon cf. G. Piccaluga,
Lykaon, Roma, 1968 p. 55.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

889

EPEO E LO STATUTO ARTIGIANO NELL'OCCIDENTE GRECO

II mio caso non pu formar sistema cos coerente come la ricerca e


la lucida esposizione di Mele ha fatto e soprattutto non dispone di una
evidenza cos ricca come quella di cui disponeva Mele. Io mi son posto
il problema della leggenda di Epeo e me lo son posto prima di tutto a
partire da testimonianze archeologiche che la hanno gi richiamata.
Son mosso, cio, dal cosiddetto cerchio reale di Paola Zancani Montuoro, a Francavilla, nel quale ella non ha trovato un cadavere ma ha
trovato degli strumenti di lavoro : un'ascia di ferro del tipo skeparnon e
non pelekys, ossia con la penna perpendicolare al manico e non paralle
la
al manico, cio un'ascia da falegname, da mastro d'ascia, che serve a
pulire il legno, come le sgorbie; e poi uno scalpello, pi una serie di
elementi metallici di ferro e di bronzo, dei quali uno, che ella chiama
un pugnale di ferro con attacco eneo alla impugnatura, con una
lama di 25-30 cm., della stessa lunghezza dello scalpello. La Signora
Zancani lo paragona ad una spada della tomba 87 219. Anche se vorrei
sentire il parere degli archeologi, a me il paragone non sembra calzare
perfettamente e ho un dubbio che si tratti anche in questo caso di un
terzo strumento per il lavoro ligneo, una specie di punteruolo, non
saprei come chiamarlo altrimenti; probabilmente un suo restauro po
trebbe
portare a un tipo di restauro simile a quello che stato eseguito
per lo scalpello e che fotografato nella stessa pubblicazione220. Se allo
strumento si applica un manico di legno come allo scalpello, diventa un
altro arnese da falegname, e forse crea una maggiore coerenza del cor-

219 Cfr. P. Zancani Montuoro, La leggenda di Epeo, in Atti e memorie della Societ
Magna Grecia, NS XV-XVII (1974-75), p. 93-106, spec. p. 99-102, 102-104.
220 Cfr. fig. 21 a p. 101 e tav. XLI. La Zancani ha dubitato anch'essa inizialmente trat
tarsi di altro strumento; e ritiene anche ora che nell'esemplare della T. 87 sia da ricono
scereun'arma simile con qualche variante. Per quell'esemplare, P. Zancani Montuoro,
Necropoli. I Tre notabili enotrii dell'VIII sec. a.C, ibidem, p. 69-71 con fig. 17 e
tav. XXVIII, a ; XXXIII, e ; XXXI, a-b.

890

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

redo, perch sembra strana quest'arma, proprio se paragonata alla


tomba 87, che ha un puro corredo da guerriero.
Il ritrovamento di questa tomba ha creato alla Zancani Montuoro
l'immediato richiamo alla leggenda di Epeo e noi non possiamo dubita
re
che siamo di fronte a una tomba indigena, quindi la Zancani ha
dovuto pensare che i Greci, vedendo un cenotafio o, in altri casi, tombe
mi pare difficile che fossero sparsi cenotafi per tutta la costa son
stati richiamati al ricordo di Epeo, immaginando la sua venuta
nell'area. La spiegazione lascia naturalmente un p perplessi, bench
anche a detta di colleghi archeologi che ho consultato, la datazione pu
forse scendere alla met dell'VIII a.C, rispetto a quella della Zancani
che la vede quasi anteriore all'inizio del secolo in rapporto agli altri
tumuli che sono accanto. Credo che il contesto resti un contesto indige
no,
fino a una prova contraria, che anzi sarei lieto mi si venisse a dare.
Perch l'analogia di rituale, essendo pur quello di una tomba vuota, a
me venuto di farla immediatamente con le tombe piene, di quelle
pitecussane, rare ma esistenti, che presentano l'eccezione nel tardo geo
metrico
1 e nel tardo geometrico 2 : inumazione di individui non adulti
con arnesi di lavoro e ceramica di impasto, e di individui cremati adult
i,
ma sempre solo con ceramica di impasto. Nei due casi in cui la cera
mica di importazione, la ceramica di impasto di livello migliore e
non esistono arnesi221. Io mi trovo intanto di fronte al parallelismo di
rituale funebre para-funebre, tra il cerchio reale di Francavilla e
queste attestazioni, attestazioni che giustamente gi Mele ha ricondotto
ad un ambiente sia dell'Odissea che di libri dell'Iliade stessa, e ad Esiodo222, dove noi assistiamo a questa stretta associazione tra i ceramisti e
i tektones, i carpentieri. A Ischia essa attestata nella ceramica di impas
to
nella tomba, sul luogo di Francavilla addirittura attestata dal dub-

221 Per tutto questo cfr. G. Bchner, in Contribution l'tude de la socit et de la


colonisation eubennes (Cahiers du Centre Jean Brard, II), Napoli 1975, p. 72-73; D. RidGEWAY, in La cramique grecque ou de tradition grecque au VIIIe sicle en Italie centrale et
mridionale {Centre Jean Brard, Napoli, 1982, imminente) : dell'estr. anticipato, p. 3, e 7
con tav. 2.
222 Cfr. A. Mele, // commercio greco arcaico. Prexis ed emporte (Cahiers du Centre Jean
Brard, IV), Napoli, 1979, p. 69-71 che contiene gi la menzione di Epeo, e la giusta osser
vazione del progressivo colmarsi del distacco tra classe guerriera e ceti artigiani attraver
so
l'emergenza del ricco proprietario contadino, dall'Iliade omerica ad Esiodo.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

891

bio stratigrafico, se quel cerchio reale coevo della fornace che ha


demolito, sorgendo, immediatamente posteriore alla fornace esistent
e,
fino al punto che grossi lastroni di argilla della fornace hanno servi
to
di copertura al tumulo del cerchio reale223.
Ecco allora, se noi pensiamo adesso, in un contesto rituale funebre
quasi, al problema che ci pone la tradizione su Epeo, esso ci si pre
senta
immediatamente come quello dello statuto dell'artigiano greco
indigeno, nelle correnti coloniali che approdano a Pitecusa come sulla
costa ionica. Per Pitecusa abbiamo gi detto abbastanza perch io ci
torni ulteriormente, e si sono sottolineate sia clientele artigiane greche,
sia legami con clientele artigiane non greche, ma non necessariamente
indigene, e talvolta addirittura semitiche. Si tratta di valutare il rapport
o
che ci pu essere tra queste strutture che assegnano uno statuto
intermedio tra l'aristocratico guerriero (o il ricco proprietario contadi
no)
e il mendicante (ptochos) al tekton e di domandarsi quale tradizione
ha alle spalle un tale statuto emergente, sia dalla realt della testimo
nianza archeologica, sia poi dall'intera leggenda su Epeo.
Se esaminiamo infatti la leggenda di Epeo e non sto a leggervi le
fonti una per una egli Yhippotekton, il costruttore del cavallo di
Troia, ed il tekton, anche l'ingegnere idraulico della spedizione tro
iana,
il tecnico per eccellenza, e con polivalenza il costruttore di daidala, quali che siano, come il bel libro di Franoise Frontisi-Ducroux224 ci
ha mostrato. Questo lavoro ci ha fornito anche tutta la serie lessicale di
termini tecnici greci che non indicano la serie di operazioni a ciclo,
legate pi in particolare appunto ai tektones e ai tektonon daidala :
abbattere l'albero, con l'ascia di bronzo (pelekys chalkeos), raffinare
questo legno con lo skerpanon euxoon, lo strumento che gi abbiamo
nominato, e poi tagliarlo in tavole, e piallarlo, infine l'aggiustaggio vero
e proprio con l'aiuto di altri elementi e strumenti, i cavicchi per i buchi
di succhiello, la colla e cos via. Non sto a dettagliare tutto quanto que
sto ciclo produttivo che tra l'altro viene a legarsi poi anche, come

223 Cfr. P. Zancani Montuoro, La leggenda di Epeo, cit., p. 95.


224 Cfr. F. Frontisi-Ducroux, Ddale. Mythologie de l'artisan en Grce ancienne (Parigi
1975), con due accenni ad Epeo (p. 24 e 140), come primo inventore, carpentiere, archi
tetto e scultore di xoana (che richiedono, dunque, gli stessi strumenti per il lavoro sul
legno). Per il ciclo produttivo dall'hylotomos al costruttore polivalente, con pluralit di
materie prime, citato di seguito nel testo, v. p. 56-57, 60-62.

892

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

mostra bene la Frontisi, con altre risorse e materie prime, che non sono
solamente il legno, ma predominantemente il legno.
Ora, se noi continuiamo ad esaminare la tradizione su Epeo, ci tr
oviamo
immediatamente di fronte al brano di Licofrone (Alex. vv. 93050), a quello dello Pseudo-Aristotele (Mir. ause, 108) su una citt in Ita
lia chiamata Gargaria (= Lagaria) presso Metaponto, in cui egli ha
dedicato nel santuario di Atena Eilenia (ovvero Ellenia dove la lezione
dei codici facilior) gli arnesi di lavoro, con un mito che qui non ci
interessa, per l'epiteto. E Epeo, oltre che in questi due passi fondament
ali
poi torna, come tutti voi sapete, sia nella tradizione sulla fondazio
ne
di Lagaria, sia in un'altra pi tarda ancora su Metaponto, che pro
babilmente
da porsi in rapporto con la conquista di Lagaria da parte di
Metaponto e con l'ascrizione di tradizioni mitiche e cultuali originarie
di Lagaria a Metaponto225.
Chi Epeo quando noi lo andiamo a considerare, a prescindere
dallo statuto artigiano che si delineato? Epeo soprattutto l'eroe focidese per eccellenza, il tekton focidese che appartenuto alla spedizione
troiana (anche se i tardi libri dell'Iliade lo dipingono, come tutti sanno,
vigliacco, non atleta e non aristocratico, e quindi sono gi segnati dal
deterioramento dello statuto dell'artigiano), ma egli direttamente il
figlio di Panopeo, che noi troviamo appunto connesso alla citt di
Panopea e alle altre nel Catalogo delle navi dell'Iliade, alle altre dico
dei Focidesi a Troia, e quindi va a inquadrarsi nel quadro della Focide, il cui nome risalirebbe appunto a Foco, padre di Panopeo e di Criso,
e quindi indicherebbe la vecchia zona che andava collocata tra il Par
naso e la costa, ad un certo stadio. Come ci dicono le fonti, della terra
focidese, quanta di questa intorno a Titorea e a Delfi, noto che prese
nome da un uomo di Corinto, Foco figlio di Ornitio, e quindi c' tutta
una genealogia che ci riconduce da Epeo al blocco focidese226.
In Occidente questo blocco focidese lo troviamo poi allargato fino
alla Sicilia, a Segesta con Aigesto il Troiano delle fonti di Strabone227,

225 Cfr. Trogo in Giust., Hist, phil, XX, 2, 1 con Strab. VI, 1, 14 C 263 su Lagaria; e
Vell. Pat. I, 1 su Epeo a Metaponto.
226 Tutta la genealogia mitica di Epeo mette l'accento sulla Focide, nei suoi diversi
stadi di estensione. Hom. //. XXIII, 665; Asio fr. 5 Kinkel (= Paus. , 29, 3-4); . anche
HoM. //. II, 517 ss. spec. 520 con Schol. gr. ad Hom. IL, II, 520; Eusth., Comm. ad Hom. Il,
520; e Paus. II, 4, 3; X, 1, 1.
227 Cfr. Apollod. 244 fr. 167 Jacoby e Timeo in Strab. VI, 1, 3 C 254 (cfr. anche

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

893

ma forse gi nel brano di Tucidide (VI, 2, 3) su Troiani e alcuni Focidesi all'origine degli Elimi di Erice e Segesta, che si spesso letto in un
altro modo, ma che stato anche letto e si pu leggere in quest'altra
maniera. Tutta questa tradizione focidese, che a Metaponto noi trovi
amo
in et tardiva, come attestato attraverso la leggenda di Epeo, noi
la ritroviamo nella stessa Metaponto in un'et forse meno tardiva,
quando andiamo a leggere il brano di Strabone sulla sua
ne 228
Dopo le varie proposte di Timeo e di Antioco, noi troviamo l'att
estazione
di Eforo che non necessariamente troppo tarda, se si tien
conto anche di certe filiazioni di fonti che potrebbero in Eforo stesso
portarci addirittura attraverso Filisto, fino a Ellanico delle Sacerdot
esse
di Era e quindi alla tradizione del santuario di Hera Argiva. Non
dimentichiamo che con i Sibariti ci sono i Trezeni dell'Argolide che
vengono in Occidente, e quindi possono essersi radicate nell'ambito
acheo tradizioni argoliche note. Noi troviamo in Eforo che il fondatore
di Metaponto fu Daulio, il tiranno di Crisa presso Delfi229. Ora, questa
tradizione guasta, in un certo senso, che ha subito un processo omeo-

Lycophr. Alex., 911 ss.; Ps. Arist. Mir. ause, 107) che, accanto alle tradizioni su Filottete
in Italia meridionale, contengono la notizia sulla spedizione da lui inviata in Sicilia con
Aigestos. Non escluso che la tradizione tucididea (da Antioco?, il quale potrebbe essere
la fonte di Timeo : cfr. F. Lasserre, in Strabon, Gographie, t. Ill, Paris 1967, p. 128 . 4)
che ha (molto vicina all'omerico del Catalogo) che
potrebbe far scartare l'identificazione con i Focei, pi comune presso i moderni (cfr.
L. Braccesi, in Storia della Sicilia I (Napoli, 1979), pp. 78 ss. e note a p. 84 ss. spec. n. 74,
che seguendo I'interpretazione di Tucidide che lega ai Troiani i Focei ne svaluta la test
imonianza
come atticizzante e tardiva, eliminando ogni relazione con Antioco, ex silentio).
228 Cfr. Strab, VI, 1, 15 C 264-265.
229 La tradizione sui Pilii a Metaponto probabilmente timaica (cfr. F. Lasserre, cit.,
p. 227, n. 7 ad 1.) e non risale affatto ad Antioco, come non risale a costui la notizia su
una distruzione (cos vorrebbe, ma a torto, G. F. Maddoli, / Sanniti a Metaponto. Un capitolo di storia lucana arcaica, in La parola del passato, XXIX, 1974, p. 237243 ; v. contra E. Lepore, Problemi di storia metapontina, in Metaponto. Atti del XIII Conv.
di St. sulla Magna Grecia (Napoli, 1974), p. 307-308 : buona analogia Strab. VI, 1, 6 C 258
sull'etimo di Reggio, che risale a Timeo). Ad Antioco invece chiaramente tutto il resto,
fino alla citazione di Eforo : 555 F 12 Jacoby. Per Eforo, 70 F 41 Jacoby. Per la linea
storiografica Eforo-Filisto-Ellanico, cfr. J. A. De Waele, Acragas Graeca I. Historischer
Teil ('s-Gravenhage, 1971), p. 69 ss., 85 ss.

894

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

statico di incomprensione e trasformazione sfociata nella interpretazione facile di Daulios (o Daulieus, come abbiamo in altre tradizioni),
come tiranno di Crisa. In realt c' una genealogia che lo fa figlio di
Tiranno, accanto a Criso anch'egli figlio di Tiranno, genealogia concor
rentecon quella di Foco, Panopeo e Criso. E questo Daulio, che secon
do
una tradizione avrebbe appunto fondato Metaponto, come Panopeo
per Panopea, come Criso per Crisa, l'eponimo della citt Daulide230.
Ora, la cosa interessante che la Volksetymologie che noi troviamo
in uno scolio ad Omero dell'Iliade231 , e che quindi non interessa in
quanto realt ma in quanto struttura mentale dell'etimologia stessa, e
del mito etimologico ad essa legato, ci dice: Crisa, pianura della
Locride, come dicono i pi nella zona di Delfi chiamata cos da Criso,
figlio di Tiranno e di Asterodea, figlia di Dioneo. Daulide invece citt
della Focide e fu chiamata cos da Daulieo, figlio di Tiranno e di Crestone, perch piena di alberi, infatti gli antichi chiamavano daulon,
folto, un paese boscoso.
singolare che ai due poli di queste genealogie della tradizione
mitica di fondazione, noi troviamo i boschi. I boschi di Daulide focidesi, i boschi della Sila (p.es. in Dionigi di Alicarnasso, nei Dialoghi di
Seneca, addirittura nella Volksetymologie dei Lucani nella tradizione
antica, dai boschi e dalla creta)232. E siamo arrivati alla cultura mater
iale che sottende tutto questo e alla esportazione di tecnologie : p.es. la
tecnologia del legno che i nostri maestri, storici dell'architettura, Or
landos,
Roland Martin ed altri, ci insegnano poggiare su due elementi
fortemente compenetrati, e che nel rituale funebre abbiamo gi visti

230 Gi cos J. Brard, La colonisation greque de l'Italie mridionale et de la Sicile (Par


igi, 1957), v. trad. ital. La Magna Grecia (Torino, 1963), p. 174-175, 332. Il processo omeostatico tuttavia che ha trasformato il figlio di Tiranno e fratello di Criso in tiranno di
Crisa, deve appartenere ad una societ ormai familiarizzata con le tirannidi (p. es. argoliche?), anteriore alla prima guerra sacra e dunque almeno di VII secolo a.C, se pu
richiamarsi a Crisa (e alla zona di Delfi) senza alcun timore di disonore ed empiet; non
va confuso con un errore di Eforo di Strabone, ma attesta piuttosto tradizione antica
(di Argolide, via Ellanico?). Per i processi omeostatici in relazione alla societ e le geneal
ogiein tradizioni orali cfr. Literacy in traditional societies, ed. by J. Goody, Cambridge,
1968, p. 27-67.
231 Cfr. Schol. gr. Horn. II. II, 520.
232 Cfr. Dion. Hal., XX, 15; Sen. Dial. IX, 2, 13; Paul, ex Fest. 106, 18 Lindsay.

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

895

compenetrati : legno e argilla, legno e creta233. Credo di aver descritto il


materiale letterario sul quale io non avvento se non delle proposte, che
intanto segnalano uno stretto nesso tra la colonizzazione achea e il gol
fodi Crisa, che mi sembra molto importante perch ci dice anche qual
cosa sui prelievi connessi al movimento acheo. stato detto da Dunbabin che la colonizzazione sulla costa ionica una colonizzazione da
avventura e non pianificata e diretta, politicamente, per lo meno con
strutture organizzate, perch le citt achee della costa settentrionale
del Peloponneso non erano Calcide, Eretria, Corinto234. Forse si
dimenticato troppo che fra le genti greche dei due lati del golfo Corin
zio
vi erano centri come Crisa con un importante retroterra. Da Strabone e da altre fonti sappiamo che i Crisei e i Cirrei erano pirati (e sap
piamo
adesso il significato della pirateria, per il mondo aristocratico e
per quello mercantile), e che si erano fatti ricchi con
(Strab. IX, 3, 4 C 418). Quindi di nuovo, questa
tradizione artigiana va a slittare sul piano dei prelievi fiscali sull'emporia, e sull'emporio, stessa. Il livello certamente quello di uno statuto
ancora privilegiato del tekton e quindi uno statuto di tradizione mice
nea, che ci porta gi fino alla vigilia235 delle fondazioni coloniali.
Quale il rapporto con gli indigeni? Qui si apre un interrogativo cui
non so rispondere, ma al quale attendo forse una risposta dalla discus
sione. Certo in questo caso potremmo pensare a interpenetrazioni con
mondi non strutturati, con gerarchle sociali simili a quelle greche, e
quindi a un incontro tra uno statuto privilegiato del tekton di tradizione
greca, quando i Greci arrivano sulla costa italiana e uno statuto che
ancora ignoriamo del tekton nel mondo enotrio236. Come sul Tirreno
l'incontro insiste sulla tecnologia dei metalli, sullo Ionio (ma forse

233 Cfr. A. K. Orlandos, 7 ' '. . ,


1955; R. Martin, Manuel d'architecture grecque, I (Parigi, 1965), p. 2 ss., 46 ss., 65 ss.
234 Cfr. T. J. Dunbabin, The Western Greeks (Oxford, 1968), p. 23-24.
235 Cfr. anche P. De Fidio, Le categorie sociali e professionali nel mondo omerico, in
Ann. Ist. It. di studi storici, Napoli, II, 1969, p. 45 ss.
236 Mentre si stampa questo contributo la risposta forse gi venuta dall'importante
relazione tenuta al XXII Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto, 7-11 ottobre
1982) da Renato Peroni su Presenze micenee e forme socio-economiche nell'Italia proto
storica,
che vale anche per l'eredit di quelle presenze e la ripresa dei rapporti con
il mondo ellenico.

ETTORE LEPORE-ALFONSO MELE

896

anche nelle zone interne) sembra legato alla tecnologia del legno per
ch i vecchi abitanti come i nuovi arrivati avevano bisogno e si serviva
no
di materiali lignei. Certo il legno non aveva la rilevanza che poi ebbe
nella polis greca, anche coloniale, perch legato alla tektosyne, perch
legato alla espansione edilizia e urbana, alle grandi costruzioni archi
tettoniche,
ma indubbiamente c', se non altro, un parallelismo tra i
due mondi che andr discusso e stretto pi da vicino, anche sulla base
del rapporto tra emporta, colonizzazione e clientele artigiane.
E. L.
Universit di Napoli

Ettore Lepore
Alfonso Mele

INTERVENTIONS
Pier Giovanni Guzzo :
Le relazioni Lepore e Mele riaprono il problema del modo di rapporto tra
Grecia ed Italia nel periodo intermedio tra la fine dell'et del Bronzo e la colo
nizzazione
storica : in quest'ultima farei rientrare, come segni archeologici, i
ritrovamenti pi antichi delle date tramandate per le diverse ktiseis.
Per questo periodo oscuro per definizione, vedrei due generi di proble
mi.
Il primo quello, gi ampiamente dibattuto e sul quale non mi fermer
oltre, dell'effettivo rapporto tra tradizione e realt dei fatti. Il secondo genere
di problemi quello archeologico. Dato per scontato che nei secoli bui si ebbe
una continuit, pur se allentata, di rapporti tra Grecia ed Italia l'identificazione
di questi nella particolare classe della lavorazione del legno e dell'approvvigi
onamento
di metalli la logica conseguenza. Tanto pi che all'assenza, necessar
ia,
archeologica fa riscontro la critica, e la collocazione cronologica, dei miti e
delle tradizioni.
Da quanto conosco dell'evidenza archeologica italiana, il repertorio di
attrezzi da lavoro per il legno, altro, non affatto ampio. Oltre a quelli di
Francavilla, citati da Lepore, ci sono probabilmente scalpelli, in bronzo e ferro,
a Sala Consilina e a Roggiano-Prunetta, in contesto della prima et del Ferro
avanzata.
Costruzioni in legno, cio in assi simili, non sono conosciute. L'uso di
pali, a sezione circolare, attestato in capanne a Torre Mordillo (scavi america-

PRATICHE RITUALI E CULTI EROICI IN MAGNA GRECIA

897

ni) : ma non sembra particolarmente diffuso, mancandone tracce nelle pi


recenti (VII-VI sec.) capanne di Scalea-Petrosa. Non sembra quindi che l'ev
idenza
archeologica faccia trasparire una caratterizzazione costante e diffusa
post mortem dello stato di falegname.
Esistono, tuttavia, falcetti in ferro deposti in tombe, sia a Francavilla sia a
Torre Mordillo : segni, quindi, che la societ enotria della prima et del Ferro
dava significati specifici a determinate attivit, forse non esclusive in vita, ric
onoscendone
l'importanza economica.
Come al solito, l'evidenza archeologica appare piatta e deludente. Tuttavia
esiste, secondo me, una possibilit di aggancio tra quanto proposto da Lepore e
la presenza di strumenti da lavoro in tombe della prima et del Ferro. Taccio
su quanto detto da Mele, perch non abbiamo evidenze archeologiche al riguar
do.
Sarei, cio, propenso a riportare alla fase cronologica dell'VIII sec, in
parallelo all'attestata presenza di importazioni, l'identificazione e la differen
ziazione di individui artigiani, segnati post mortem dai loro strumenti da car
pentieri
e da agricoltori. La sistemazione tipologica del materiale favorevole a
questa delimitazione cronologica. Lo stimolo, e lo sbocco, a tale specializzazio
ne
del lavoro indigeno viene dalla riapertura, dall'intensificarsi, dei rapporti,
e delle relative domande, dei Greci. Infatti il mondo indigeno conosce embrioni
di differenziazioni, a livello di individui, in connessione con la fine del periodo
di contatto miceneo (armamenti di Oppido Mamertina), e dal secondo quarto
dell'VIII sec, cio, se giusto quanto dico, una generazione pi tardi della ri
apertura
dei contatti con i Greci. Tale restrizione cronologica mi pare, a quanto
so, anche favorita per la pi stretta connessione al periodo nel quale si elabora
la maggior parte del patrimonio mitico ed epico dei Greci.
Ettore Lepore :
Io ringrazio Guzzo perch mi permette di aggiungere una notizia che nel
mio discorso rapido avevo taciuto e che invece mi sembra abbastanza import
ante. La aggiungo nonostante ch'essa non vuole avere nessuna aspirazione a
meccanismi combinatori, verso i quali io sono terribilmente diffidente. Ma la
testimonianza aristotelica (Arist., Pol., 1329 b 1 s.) che le classi occupazionali,
in et precedente a Minosse, sono state istituite anche presso gli Enotri. E che
gli Enotri per i quali si cita solo una classe occupazionale, gli agricoltori
conoscevano i syssitia, ed cio erano anche un'aristocrazia guerriera. In genere,
quando esiste una aristocrazia guerriera e degli agricoltori esiste una gerarchia
di classi occupazionali e in queste classi occupazionali esistono certamente del
letechnai.

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