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segnavia raccoglie gli scritti a tema di Luca Rando e Nicola


Sguera, amici da anni insieme lungo la via. Tali parole sono,
per lappunto, segnavia.
I volumetti sono tirati in un numero limitato di copie (mai
pi di 50) e distribuiti in occasione della presentazione. Successivamente saranno resi disponibili on line in formato pdf.

Il volumetto stato stampato in proprio presso Grafiche


Iuorio, Via Rummo 37, Benevento, in 50 copie, nel gennaio
2016.

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La vita degli animali

(L.R.)

Mi interessano le vicende in cui uno stato di


privazione ci costringe a sentire pi intensamente,
a pensare in modo inconsueto, ad agire senza
margini di scelta, a usare gli spiccioli, le energie
residue (E. Albinati)

Questo testo nato pi di 10 anni fa. Lo riporto qui con


minimi cambiamenti visto che il nucleo del pensiero espresso
ancora oggi per me valido, anzi, ulteriori approfondimenti
e letture mi hanno convinto ancor di pi della correttezza
della scelta vegetariana fatta ormai trent'anni fa.
1. singolare come si incontrino certi libri e taluni
autori.
Ho letto per la prima volta J. M. Coetzee, romanziere e
critico letterario sudafricano riservato e distante (premio
Nobel per la letteratura nel 2003) nel dicembre 2001.
Mi trovavo a Bergamo dove mia moglie, alla ricerca del
miraggio dellentrata in ruolo, si era trasferita da
Potenza. Nei giorni liberi da impegni per entrambi,
quando io da Melfi, dove insegnavo, la raggiungevo dopo
ore di macchina o di treno, trascorrevamo il tempo
girando per la provincia o nella citt vecchia. A volte, tra
cinema e paesaggi montani, ci fermavamo anche in
libreria. L, appunto nel dicembre 2001, tra i tanti libri,
scovo un titolo che mi attira: La vita degli animali di J.
M. Coetzee (per una strana coincidenza insieme comprai
anche Del mangiare carne di Plutarco dellAdelphi, che
lessi nel viaggio di ritorno in treno fino a Potenza).

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Io mi domando con stupore in quale circostanza e con
quale disposizione spirituale luomo tocc per la prima volta
il sangue e sfior con le labbra la carne di un animale morto;
e imbandendo mense di corpi morti e corrotti diede altres il
nome di manicaretti e di delicatezze a quelle membra che
poco prima muggivano e gridavano, si muovevano e
vivevano (Plutarco).
2. Sono vegetariano ormai da quasi due terzi della mia
vita (ho 48 anni) e in qualche modo lesserlo a un certo
punto diventata per me unabitudine: la scelta era stata
lunga e travagliata (cercare di far accettare la mia scelta
ai familiari la cosa pi difficile, astenermi dalle carni di
animali quella pi semplice) dopo alcune letture e
discussioni con amici. Trovare quel (quei) libro era, in
qualche modo ricercare le radici della mia scelta,
verificare la tenuta delle mie posizioni, del mio mondo
interiore.
Lessere vegetariano non mai stato per me scelta
religiosa, non credo nella reincarnazione, n stata scelta
salutista. stata, piuttosto, scelta morale e, in qualche
misura, politica. Non fare agli altri quello che non
vorresti fosse fatto a te. Ma quali altri? Tutti, tutti gli
esseri viventi. Nel rapporto tra gli uomini e gli animali
intravedevo quello tra uomo e uomo (violenza,
oppressione, sopraffazione). Era la mia una protesta
contro un modello economico e sociale che comporta
degrado. Protesta contro un antropocentrismo che gi
Plutarco attaccava con queste parole:

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Ma voi, uomini doggi, da quale follia e da quale assillo
siete spronati ad aver sete di sangue, voi che disponete del
necessario con una tale sovrabbondanza
3. Per tornare al libro (pubblicato per la prima volta
nel 1999): Coetzee immagina che una scrittrice, Elizabeth
Costello, sia invitata allAppleton College a tenere due
conferenze su un tema a sua scelta. Sorprendentemente
ella pronunzia due discorsi sul maltrattamento degli
animali (i due discorsi suddividono il libro in due parti
che hanno per titolo: I filosofi e gli animali e I poeti e
gli animali). Ovviamente la discussione provoca
difficolt di rapporti (sia con i familiari che con i colleghi)
che portano la scrittrice ad assumere atteggiamenti
sempre pi intransigenti verso i suoi ascoltatori
spingendola ad affermare una sorta di rapporto tra lo
sterminio degli animali e quello perpetrato contro gli
ebrei nei campi di sterminio (Lorrore scaturisce dal
rifiuto da parte degli assassini, e di tutti gli altri, di
immaginarsi al posto delle vittime. [] In altre parole
hanno chiuso i loro cuori. Nel cuore risiede una facolt,
lempatia, che talvolta ci permette di condividere lessere
di unaltra persona. [] Ogni giorno ha luogo un nuovo
olocausto, e tuttavia, a quanto vedo, il nostro essere
morale non ne viene neppure scalfito. Non ci sentiamo
contaminati).
Il libro non ha un vincitore: le posizioni della Costello
sono spesso efficacemente contraddette da altri
personaggi. Ma lo scopo di Coetzee non quello di

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indicare la ragione o i torti rispetto alla problematica
affrontata, piuttosto quello di porlo, il problema, di
porre domande e dubbi su un modo di comportarsi: gli
animali hanno diritti? Hanno coscienza? Siamo liberi di
usarli per i nostri fini? Siamo liberi di ucciderli?
Proprio per questo il libro concluso da quattro
riflessioni su forma e contenuto delle conferenze di
Coetzee/Costello. Le riflessioni sono della teorica della
letteratura Marjorie Garber, del filosofo Peter Singer,
della studiosa delle religioni Wendy Doniger e della
primatologa Barbara Smuts. I quattro, dai loro diversi
punti di vista, affrontano il rapporto tra uomini e
animali.
La sofferenza sofferenza, non importa di che specie sia
lessere che la subisce. (P. Singer)
4. Se uccidere un animale un male, ovvio, per, che
non arrivo a dire che sia un male assoluto. Non
pensabile porre gli animali al di sopra delluomo (come
dice Singer: il valore che si perde quando si vuota un
recipiente dipende da cosa cera dentro quando era pieno,
e nellesistenza umana c di pi che nellesistenza di un
pipistrello). Ma non neanche pensabile trattare gli
animali come cose (forse dovremmo imparare il loro
linguaggio, saperli ascoltare, impareremmo anche ad
ascoltare di pi i nostri simili). Gli animali hanno pagato
caro il nostro desiderio di avere tutto in qualunque
momento a un prezzo irrisorio, scrive J. Safran Foer in

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Se niente importa. Perch mangiamo gli animali? Dalla
lettura di quest'ultimo libro acquistano significato anche
le parole della Costello sullo sterminio degli animali, per
la vividezza e la forza con la quale vengono raccontate le
condizioni in cui sono fatti vivere gli animali negli
allevamenti intensivi, la morte di quelli pi deboli, le loro
sofferenze.
E alla fine di tutto, in fondo
Noi sappiamo che essi moriranno, e per questa ragione
male ucciderli. (W. Doniger)
[2015]

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Senza idillio

(N.S)

1. Diario
21 gennaio 1984
[...]. Alle 5 io e pap siamo andati alla Casa del cane
per fare visitare i due bellissimi gatti siamesi che
Antonella Tresca ci ha regalati l8 gennaio [...]. Poveri
gatti: chi sa come hanno sofferto. In fondo, la loro
sofferenza fisica non ha neanche il valore di catarsi
spirituale; chi sa perch sono stati creati se la loro vita si
conclude con la morte dei corpi [...].
17 novembre 1984
Io non ho un sentimento della natura, come si dice,
idilliaco: quello che fu di Virgilio e di tanti poeti latini,
quello che stato di Hlderlin e di tanti poeti romantici.
Io mi sento estasiato di fronte alla straordinaria bellezza
di un tramonto rosato, di fronte a un campo verde che
limmagine della gioia, di fronte alla campagna bagnata
e, dunque, malinconica, ma vedo anche il dolore di quegli
animali che trascorrono la loro inutile vita in gabbia,
vedo il dolore che nelle grida di un maiale, nella cui
pancia si infila una lama tagliente, vedo la morte che,
incessante, rende partecipe se stessa di tutti gli esseri,
vedo il cane che crudele dilania il gatto indifeso, il gatto
crudele che gioca col topo e lo dilania. Dicono: questo il
cammino della natura, questa la selezione delle specie,

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ma io dico. e quale sar la ricompensa per mille dolori che
i miliardi di esseri che sono esistiti, i miliardi che esistono
e i miliardi che forse esisteranno hanno patito, patiscono
e patiranno? Sono lacerato continuamente dalla mia
aspirazione alla vita e il continuo contatto che ho con la
morte. Anche quando mangio spaghetti alla carbonara
soffro. La sofferenza di ogni essere la mia sofferenza, la
morte di ogni essere la mia morte.
26 novembre 1984
[Per la prima volta ho disertato la messa
volontariamente].
Come un Essere perfetto potrebbe creare esseri
destinati inutilmente a soffrire e a gioire? Io non posso
credere in questo Dio, e se anche fossi certo della sua
esistenza, non potrei venerarlo perch sarebbe un Dio di
morte e non di vita. [...] Il dolore ha lasciato il posto
allamara constatazione che siamo polvere e che polvere
torneremo, ubbidendo alle esigenze di una Natura che
non riesco neanche ad odiare.
4 gennaio 1985
Da tre settimane non mangio carne. A me la carne
piace, ma se la mangiassi ancora morte entrerebbe in
me... ne ho gi troppa.

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22 gennaio 1985
La vita linno pi bello alla morte.
Io di solito con il rasoio mi taglio la barba, loro, invece,
depilano la rosea pelle di un porco morto. Sono venuto
dalla serena contemplazione della vita nella natura, e
davanti casa mia ho ammirato in tutto il suo splendore la
morte nella natura. Come si fa ad avere un sentimento
idilliaco della natura quando le grida di migliaia di essere
mi straziano.
Le montagne in lontananza erano azzurre e bellissime.
I fringuelli nascosti allietavano la campagna ridente.
Le nuvole allorizzonte si addensavano minacciose.
Le colombe volavano al sole.
E intanto unaltra tragedia si consumava con le lame
affilate che straziavano la pelle. Io, intanto, vuoto di
pensiero, fissavo lorologio che, indifferente, diceva:
Anche per te verr il momento che chiuderai gli occhi e
mai pi li riaprirai.
Un dio maledetto sei, un dio di morte: Condoglianze
sentite per la morte del vostro caro Maiale, si augura alla
signoria vostra di farne salsicce prelibate e zamponi
sopraffini. Vostra Natura.
Che stronzi gli uomini, che pensano di avere un destino
diverso da quello dei conigli.
Quando il nulla cre il mondo, sulla volta dellUniverso
apparve questa epigrafe: Tutto ci che ora , destinato
a soffrire; tutto ci che soffre, destinato a finire.
Che cos la vita se non un abisso di dolore senza alcun
appiglio.

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Sederono intorno ad un tavolo e ruminarono.
Affondarono le fauci nella carne di un grasso maiale,
bevvero vino stagionato e risero a crepapelle (sputando
cibo dalla bocca per la foga delle risate). Dal mento col
il sugo e le mani unte si infilarono furtivamente (anche se
non troppo) nelle corpose cosce della nobildonna romana.
Laltra mano intanto infilava nella bocca (ancora
profumata di menta?) la coscia appetitosa di una gallina.
Allontaniamoci da questo volgare banchetto.
Andarono in una delle grandi camere della grande tenuta
di campagna. La donna si spogli e lui le infil nella bocca
(ancora piena di patate e maiale) il cazzo. Lo sperma le
scorre in bocca, come il Lete nellInferno. La sua lingua
impertinente cerca ancora, lui gliene d sempre di pi, fin
quando i suoi occhi non si chiuderanno in attesa di
rivedere i fasti della sua splendida vita, cos piena di
interessi e gioie.
I sogni non volano pi sulle ali del gabbiano, anchessi
sono precipitati, gi nel mare del nulla; ora si avviano
negli abissi imperscrutabili di quel mare; io, intanto, li
aspetto nel fondo di quegli abissi che da tempo ho
toccato, nellattesa di ricongiungermi a loro e godermi lo
spettacolo di quelle abissali grazie, cos nere, cos belle.
Le mie lacrime si confondono con lacqua, che non filtra
pi la luce del sole. Il mio pianto solo una tetra melodia,
conforto di piccoli pescecani e nobili polipi dormienti.
Siamo quattro miliardi di stronzi alla ricerca di un
impossibile perch.

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2. La mia storia
Mi ha fatto una certa impressione rileggere alcune
pagine del Diario che, in maniera altalenante, mi
accompagna dal 1984, che considero un anno chiave della
mia esistenza, con tutte le sue novit. Eppure, al netto di
una saggezza che naturalmente porta con s let,
ritrovo in quel ragazzo di diciassette anni, la stessa
persona che ora sta scrivendo. Ritrovo lintreccio di
problemi che ancor oggi mi interpellano e una visione
della sessualit che mescola condanna e tentazione.
Certo, quel ragazzo aveva letto solo qualche libro (ad
esempio, per quel che poteva capirne, Il mondo come
volont e rappresentazione) e, soprattutto, aveva poca vita,
poca esperienza alle spalle. Era tutto aneliti, conati,
aspirazioni. Eppure, ripeto, quel ragazzo sono io, sono
ancora io nella tensione, non nelle idee, che sono molto
cambiate nel tempo. In quelladolescente , che
poco si riconosceva nelle pratiche dellepoca e preferiva i
boschi e la solitudine a Piazza Risorgimento, in
quelladolescente cresciuto nellAssociazione cattolica di
S. Anna, con linseparabile amico Luca, la questione
animale, sorta per empatica compassione nei confronti
di uccelli, gatti e maiali, si intrecci inevitabilmente alla
questione Dio, scardinando lapparentemente
granitico blocco di certezze prodotto dal suo ambiente
familiare. Si Deus est unde dolor?. Era la sofferenza
insensata dellanimale ad interpellarmi, che si intrecciava
ovviamente con i minimi accadimenti biografici (la morte

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di gatti amati, la visione di un passero congelato nella
neve, la fuga nei boschi per non ascoltare lo straziante
grido di dolore del maiale sgozzato...). La mia scelta
vegetariana fu graduale, anche per renderla accettabile
in una famiglia in cui il consumo della carne era normale
e mai messo in discussione. Non ebbi maestri n alcuno
con cui parlarne, se non Luca, che poco dopo mi fu sodale
anche in questo. Questa scelta mi rese ancora pi
rispetto ai miei coetanei, in un momento in cui la mia
identit era ancora in costruzione. Sicuramente quella
scelta ha contributo in maniera decisiva a far s che
divenissi ci che ero. Non mi addentro nella complessa
questione del destino e della libert. So solo che laver
scelto, quando di solito si pensa solo a come riempire il
cuore bisognoso damore, di non uccidere esseri viventi,
pur avendo un rispettabile trascorso di assassino di
lucertole e carnivoro da combattimento, mi ha reso ci
che sono anche adesso. Dopo quella scelta, istintiva,
empatica, emotiva, cercai di dare un fondamento di
pensiero, iniziai a leggere libri (ricordo in particolare I
diritti degli animali trovato su una bancarella allinterno
della Sapienza), a discutere con chiunque mi capitasse a
tiro dellargomento, nella foga del neofita che oggi mi fa
tanto sorridere. Anche perch, bisogna dirlo, il
vegetariano a tavola piacevole oggetto di lazzi e
provocazioni di ogni tipo (che oggi sono transitate su
Facebook).
Momento alto di questa storia (che ha a che fare con
la mia vocazione testimoniale) fu il matrimonio, in cui

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dando lavallo al rito religioso, sebbene con dispensa
vescovile per me in quanto ateo ebbi da mia moglie
lautorizzazione a predisporre una cena vegetariana per
gli ospiti.
Come docente non ho mai cercato di fare proseliti. Pur
incuriosendo i miei alunni, quando emergeva la mia
scelta, non ho mai creduto che la scuola fosse il luogo per
portare avanti questa battaglia. So che a molti attivisti
per i diritti animali pu sembrare una scelta di comodo,
ma io sono convinto che il lavoro primario, ancora tutto
da fare, sia una tabuizzazione culturale dello
sfruttamento sugli animali. Anche perch sono convinto
che tutte le svolte dellumanit siano precedute da
avanguardie consapevoli. Certo, si potrebbe obiettare che
sin dallantichit (orientale e occidentale) ci sono state
pratiche vegetariane, ma esse erano incardinate su
metafisiche difficilmente condividibili dallintera
umanit (la metempsicosi). Purtroppo era ed necessario
che, un po per volta, si ampli quella capacit empatica
cui Rifkin ha dedicato un magnifico libro. Le scoperte
delle neuroscienze (in particolare la funzione dei
cosiddetti neuroni-specchio) mostra come sia
totalmente erronea la dicotomia natura/cultura su cui si
reggono la maggior parte delle argomentazioni contro il
vegetarianesimo. La prima obiezione che muove, infatti,
lonnivoro : luomo nato carnivoro. Al di l della facile
obiezione fondata sul confronto fra la dentatura di un
animale carnivoro e quella umana, mi interessa, invece,
mostrare come luomo abbia mostrato, nel corso dei
millenni, una straordinaria capacit evolutiva che ha

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modificato radicalmente la sua natura. Anzi, direi che
lunico tratto rimasto uguale delluomo nel tempo
proprio la capacit di evolvere, e questo sia livello
filogenetico che ontogenetico.
3. Diario II
5 maggio 2014
Sono sicuramente giorni importanti in cui sta
accadendo qualcosa, come il portato di riflessioni
sottotraccia. La svolta vegan ha qualcosa di epocale,
nella storicizzazione della mia vita, che predilige
evidentemente le decadi. Trentanni dopo la scelta
vegetariana, con una coerenza vanificata solo dalla
debolezza della volont ho escluso latte e uova dalla
dieta. Ne parlo avvertendo la profonda trasformazione
psicofisica che questa scelta, troppo a lungo rinviata, sta
producendo. Come sempre il senso di fame... Le rinunzie
sono davvero tante. I dolci, in particolare. La pizza,
almeno nelle sue varianti pi appetitose per me. Molti
formaggi.
7 giugno 2014
Ho sempre fame: il veganesimo una sfida vera.
14 giugno 2014
La scelta vegana molto impegnativa. Senso di fame

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frequente e tristezza nel vedere cibi che ho molto amato
nella mia vita...
4. Come prosegue la storia...
Dunque, da un anno e mezzo, dopo un onorata vita da
vegetariano, divoratore di formaggi e dolci, durante una
corsa ho maturato la consapevolezza che potevo farcela a
rendere assolutamente coerente la mia scelta del 1984,
rimasta a met del guado per debolezza. Il
vegetarianesimo, per quanto scelta nobile, finge di non
vedere che non basta non uccidere, in linea di principio,
ma necessario eliminare tutte le precondizioni di una
vita spaventosa per gli animali: la detenzione in
condizioni orribili e la tortura fisica. Questo vale
soprattutto per gli animali detenuti in allevamenti
intensivi, siano galline o mucche o maiali. La serialit
della morte (Ford imit il concetto di catena di
montaggio da una fabbrica di insaccati...) porta con s
anche una serie inaudita di dolore.
Sollecitato in rete, ho scritto: Provo a dire cosa vuol
dire essere vegan, dopo trentanni circa di
vegetarianesimo e due circa di veganesimo. Prima di
tutto dico che ci vuole un certo equilibrio spirituale per
fare questa scelta, che io strutturalmente non ho, pieno
come sono di desideri che non invecchiano quasi mai con
let, con un cavallo nero nellanima che mi tira sempre
verso il basso. Allora, mi sono detto, sar let, come uno
scatto di anzianit sul lavoro, che mi ha donato un po di
saggezza e datomi la forza di essere fedele allaspirazione

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delladolescente che fui: non far soffrire altri esseri
senzienti. Il resto, in fondo, accademia. La seconda cosa
che vorrei dire [...] che mentirei a me stesso e a lui se
dicessi che ci sono cibi che non mi mancano. Mentre da
vegetariano provavo profonda repulsione fisica per la
carne e qualunque cosa fosse stata viva, il sapore della
mozzarella di bufala un oasi nel deserto. C bisogno, in
questo caso, di un surplus di volont. Insomma, come la
monogamia. Detto questo, ho notato una straordinaria
metamorfosi fisica. Ho bisogno di dormire meno (e dormo
meglio), quando gioco a pallone ho risorse di fiato
pressoch illimitate.
In mezzo, dunque, e non posso non notarlo mentre lo
scrivo, c stata una rivoluzione nel mio rapporto con il
mondo. Ladolescente che empaticamente divenne
vegetariano lo fece tuttuno con la negazione del Dio della
sua infanzia. Gli sembrava una scelta disperata, una
rivolta contro lingiustizia di una Natura matrigna o di
un funesto Demiurgo. Luomo maturo che, dopo anni,
decide di cancellare cappuccini e Mont Blanc dalla sua
vita, si riconciliato con il cosmo, nel quale intravede,
sotto forma di speranza pi che di fede, un filo rosso, non
tanto guidato dallalto ma intessuto nella stessa sostanza
di cui sono fatti gli alberi, i cani e gli uomini. E lo chiama
Dio, senza neanche bisogno di pregarlo perch lo
riconosce in un filo derba e nel volto amico di un cavallo.
Senza certezza, senza fedi... Sola spe. Ancora, sempre. Ma
di questo parleremo in Deus lanno prossimo... [19842015].

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Dopo un sogno
Non chiedono vendetta
i corpi di animali maciullati sull'asfalto,
ma solo un occhio non
indifferente al dolore del mondo.
Ne ho viste sulle strade
membra spezzate di gatti incoscienti e cani
abbandonati, al volo scontrati
contro auto veloci
che avranno come segno
un graffio - un po di sangue.
No. Non chiedono vendetta
ma solo unattenzione - un amore? di diversa natura. Forse solo
una cura altruista della vita
intorno all'uomo.

(L.R)

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Ora

(N.S.)

Grazie per lo scroscio dacqua, inquinata.


Grazie per il frinire dei grilli, divorati.
Grazie per il canto duccelli, gelati.
Che sia il mio abitare luogo illume,
soglia incerta doscuro e chiarit.
Aperti gli occhi, il cuore accordato,
con carit e virt guerriera,
fra dedizione e decisione.
Quanto il mondo richiede
sia il tuo lavoro quotidiano.
Mercede non attendere. Sei il pi inutile
servo. E non ambire erede.
Qui ed ora, abita lattimo.
[In bicicletta, il d 28 dicembre 2012. Ora prima]

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Animal

(L.R)

1. Anima. Nella profondit degli occhi vedevo la sua


anima che mi parlava di affetto, di dolore, di perdita. Il
mugolio saliva dal profondo. Trattenuto fino a quel
momento esplose come un grido. Era una richiesta a cui
non potevo rispondere, non pi.
Nei lunghi giorni estivi precedenti quel momento
eravamo stati tanto insieme, troppo forse, C'
un'abitudine nel condividere giorno dopo giorno le ore,
che fa credere che quei momenti non finiranno mai, che
l'affetto, l'amore, le carezze dureranno per sempre. Non
cos, non mai cos.
Un uomo, un ragazzo se ne fa una ragione, l'inverno
riporta i ritmi della vita, la routine quotidiana spegne il
ricordo del sole estivo, delle corse, dell'odore dell'erba,
tanto pi per me che vivevo in citt, nel ventre
accogliente della bestia, alle prese con i primi umori
dell'adolescenza.
Ma lei... Lei non poteva rassegnarsi. Lei che sarebbe
rimasta l, per sempre. Questo diceva quel grido, tutto il
rimpianto per ci che era andato perduto, tutto l'amore
che, nonostante tutto, continuava immutato, E niente
sarebbe pi stato come prima, anche se fossi tornato
l'anno seguente e quello dopo ancora.
Piangeva? Non so dirlo, perch a quel punto Yuba
venne chiusa da mio nonno nella stanza in basso, da dove
prosegu il suo guaito, il suo pianto disperato. Nella notte
in cui stavamo partendo, nel silenzio della villa, quel
pianto era atto d'accusa all'abbandono. Ma quale

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abbandono se anch'io ero straziato? Io, che non avevo mai
avuto un cane (se non un cucciolo di cane lupo per un
breve periodo prima di regalarlo a mio zio, Katmandu
l'avevamo chiamato), io che non avevo mai avuto un
gatto o un pesce rosso...
No, in citt, nelle strette stanze di una famiglia
numerosa non poteva trovare posto un animale. Non solo
per noi, come ripeto oggi anche ai miei figli, ma anche per
lui. Un animale deve essere libero di correre, di vivere
all'aria aperta, non recluso in un appartamento. Eppure,
come oggi mio figlio, io quell'aspetto proprio non lo
capivo. L'avrei voluto portare con me, condividere i miei
pomeriggi, abbracciarla.
Mentre la macchina si allontanava, al grido di Yuba
rispose il verso del cuculo ed un singhiozzo. Poi pi nulla.
2. La macchina correva su una strada percorsa tante
volte. La serata era stata piacevole, eravamo stati a
Caserta per uno spettacolo. I pensieri lievi, le chiacchiere
liete nel ritorno notturno a Benevento. Nessun pensiero
grave pesava sugli animi, nessuna rabbia o violenza nelle
nostre parole. Si scherzava, come altre volte. Sul sedile di
dietro Enzo sonnecchiava.
Fu un attimo: un cane fermo, in mezzo alla strada,
bloccato dalle luci improvvise dei fari, guardava senza
potersi allontanare, senza voce, nel silenzio, nessun
avvertimento urlato. C'era solo quel no ripetuto di
Domenica che mi sedeva a fianco.
Avrei potuto fare qualunque cosa: frenare, sterzare,
anche solo rallentare. Niente di tutto questo, solo

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guardare quel cane urtare dolcemente la macchina in
corsa e solo dopo fermarmi, inutilmente, quando tutto 20
era gi avvenuto, quando non c'era pi niente da fare se
non guardare quel corpo sull'asfalto e maledire la mia
incapacit.
In silenzio sono risalito in macchina, in silenzio sono
ripartito. Rimaneva indietro una macchia di sangue
sull'asfalto, un'ombra scura a bordo strada. Nei pensieri
il ricordo di un altro cane che guaiva [2015].

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Se niente importa...

(L.R)

Sono vegetariano dal 1986.


Non fu una scelta semplice e scontata. Ritrovo nei diari
del tempo i dubbi, la sfiducia, le paure che
accompagnarono quella scelta. L'Ottantasei fu un anno
di svolta: l'universit, la fede, l'alimentazione, il politicosociale. Lentamente prendevano piede in me quelle scelte
che poi mi avrebbero accompagnato negli anni seguenti.
Diventare vegetariano fu una di quelle. Tutto nacque
dalla scelta di Nicola, ma ci volle pi di un anno di letture
e riflessioni prima di approdare in modo consapevole alle
mie scelte di vita. Tra il rifiuto del mangiar carne e
improvvise cadute figlie non tanto di debolezza quanto di
senso di inutilit del tutto, pass tutto il 1985 e parte del
1986. Una volta fatta quella scelta non sono pi tornato
indietro, consapevole che fosse nata non da una esigenza
salutista ma dall'orrore di uno stile di vita. Se all'inizio la
scelta era stata emozionale, per un sentimento di
condivisione di sofferenza, in seguito la scelta diventata
etica, contro un modello di sviluppo, contro una
concezione del vivere che considera animali e uomini
come oggetti, come cose da usare. Gli animali hanno
pagato caro il nostro desiderio di avere tutto in
qualunque momento a un prezzo irrisorio (Jonathan
Safran Foer, Se niente importa. Perch mangiamo gli
animali?, Guanda, 2010). Tutto solo una questione di
soldi: il maggior guadagno non tiene conto della

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sofferenza degli animali, della sofferenza degli uomini.
Questo che segue un dialogo tra l'io di ieri, ancora
incerto e dubbioso sulla strada da intraprendere, ed il
testo di Jonathan Safran Foer che ho letto l'anno scorso.
Da bambini impariamo il significato della sofferenza
dalle interazioni con altri esseri viventi, sia umani, specie i
nostri familiari, sia animali. La parola sofferenza implica
sempre l'intuizione di un'esperienza condivisa con altri, di
un dramma condiviso. (Jonathan Safran Foer)
Intorno gli alberi sono vuoti, scossi dal vento e dalla
pioggia, si abbassano e si piegano con tremendi scricchiolii.
Il dolore proviene da ogni pianta oggi, da ogni roccia
frantumata, da ogni fiore schiacciato Un uccellino morto
su un muretto, piccolo pappagallino con le zampine
rattrappite a cercare di fermare una vita che non c' pi. Gli
occhi spenti, le piume sparse Ecco quello che dice la
natura, morte. [] Piango per l'uccellino, una buca poi
ricoperta. [] Tutto urla, intorno, tutto geme e ride
beffardo (9/2/1986).
Le malattie imperversano sempre; la sofferenza sempre
la regola; gli animali sono sempre e solo un articolo, un peso;
la morte invariabilmente crudele. Sono somiglianze che
contano pi delle differenze. (Jonathan Safran Foer)
Eppure basta un gatto morto a farmi ripiombare nella
pi nera angoscia e tutti i propositi sono dimenticati Dio,
quale Dio? E guardo negli occhi un gatto ancora vivo e rivedo

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l'altro con la testa maciullata, il sangue raggrumato A che
serve parlarne? E subito dopo si gioca a pallone, si dimentica
la morte [] E grido e mi dispero e poi vado di l a
mangiare carne, che potrebbe essere anche di quel gatto di cui
poco fa ho pianto la morte, e non cambierebbe niente,
continuerei a mangiarla [] E mangio la carne e non ho
alcun rimpianto, sono soddisfatto di me, del mio stomaco
pieno. La carne fa bene E mi pulisco la bocca piena di
sugo, succo che viene dal sangue dell'animale, e rido e mi
lecco le labbra e ne chiedo ancora E mangio con gusto e
non ne provo schifo E poi torno in camera e piango la
morte del gatto, piango il destino []. Potrei mangiare
anche la carne di un uomo se fossi abituato. E poi sempre
pi di rado mi sovviene del gatto, dell'uomo sotto il ponte, del
cane con la testa sfasciata. [] Per un attimo provo
ribrezzo per la carne che ho mangiato, poi passa: oggi ci sono
bistecche di vitello! (1/3/1986)
Stiamo letteralmente riducendo la biodiversit e la
vivacit della vita marina nel suo complesso. [] Per
ricordare gli animali e l'importanza che ha per me il loro
benessere forse devo perdere alcuni gusti e trovare altri
appigli per i ricordi che un tempo mi aiutavano a
conservare. (Jonathan Safran Foer)
Ci deve essere qualcosa, qualcosa nell'inconscio che ci
spinge a fare determinata scelte, che determina il corso della
nostra vita futura. Esperienze fatte da bambini ormai
radicate dentro di noi, le nostre radici, il nostro substrato su
cui poi tutto il resto cresce e si solidifica, l'humus che fa

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animal
sviluppare i nostri pensieri, che fa maturare le nostre
decisioni. Come si spiegherebbe altrimenti la tua difficolt a
mangiare il pesce pi di ogni altro genere di carne? Un
ricordo: quegli occhi mi guardavano e c'era qualcosa che
gridava di dolore anche se era morto. Quelle mattinate a
pescare, i pesci guizzanti appesi alle lenze e quando, per
togliere l'amo, le viscere se ne venivano con esso Ricordi
tutto questo? Ecco da cosa deriva la tua difficolt. Cos come
per l'urlo del maiale, quell'esplosione di dolore: l'urlo di un
bambino forse pi terribile? No, non l'ho mai sentito,
eppure come se ogni giorno della mia vita l'avessi udito
mentre lo scannavano, ho la scena davanti Un coniglio
ricorda un neonato, e non si riesce pi a mangiare; come gli
animali visti prima vivi, un capretto, un pulcino E tutte
le nostre, le mie paure vengono da l, la vergogna,
l'indifferenza... (24/5/86)
Quanto dev'essere distruttiva una preferenza culinaria
prima di decidere di mangiare qualcos'altro? Se contribuire
alle sofferenze di miliardi di animali che vivono vite
raccapriccianti e (spessissimo) muoiono in modi altrettanto
raccapriccianti non motivo d'ispirazione, che cosa pu
esserlo? Se contribuire al massimo grado alla minaccia pi
seria che il pianeta deve affrontare (il riscaldamento
globale) non sufficiente, che cosa lo ? E se hai la tentazione
di mettere a tacere questi tarli della coscienza dicendo non
ora, allora quando? (Jonathan Safran Foer)
Troppi suicidi, troppe tragedie e non solo di
uomini Quanti animali morti Perch dobbiamo

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animal
mangiare quella carne insanguinata e poi rabbrividire
ascoltando alla radio di trib di cannibali? Perch 25
continuiamo a camminare senza voltarci di fronte ad un
cane morto ed invece il corpo di un uomo ci fa paura, ci
blocca, ci si chiede la ragione della sua morte? Gli animali
sono stati creati in funzione dell'uomo. No, non ci credo,
troppo semplice. [] Il disprezzo per noi stessi a volte pu
essere una buona arma per tentare di cambiare [] Ed
ecco che ritorna il pensiero della carne mangiata dopo tre
giorni, e senza pensare l'addentavo Non dici per che
avevi gi mangiato del pesce, non era carne anch'esso? E le
uova? [] Ma ora confondo. Vomito, sperma, merda e pus,
tutto si mischia con la terra, col fango, con l'acqua e la terra
concimata. Nasceranno frutti che poi mangeremo, irrorati
dal sudore, dal sangue delle bestie, dalle loro carni in
putrefazione lasciate l a marcire. Ed ecco il teschio del cane
in una maschera tremenda di terrore L'attimo prima della
morte. Se il feto capisce che lo si voglia uccidere, perch non
lo dovrebbe capire un pollo? Se delitto uccidere un bambino,
perch non delitto uccidere un uccello, un coniglio, un
pesce? E per vivere come facciamo? Ci dobbiamo forse
mangiare i nostri figli? Gi. Vivere. La salute, il governo,
il lavoro e sempre pi si accumula la fatica e lo schifo.
(10/3/1986)
Si suole dire che gli animali non hanno emozioni e
sentimenti: non c' cosa pi sbagliata di questa. [] Sono
solo deboli rispetto a noi e sono i pi deboli quelli che non ce
la fanno, che si lasciano cadere e trascinare dalla marea,
insensibili, oramai, a tutto. [] un pesce incastrato tra le

animal
rocce, morto ormai; le onde spostano il suo corpo in una
sembianza di vita che vita non . Sbatte la pinna sugli scogli 26
e dal corpo escono le viscere ed i vermi. [] Eccoli gli
ultimi, i vinti: stanchi si lasciano andare Ma siamo noi,
siamo noi in loro (aprile 1986)
Siamo noi quelli a cui chiederanno a buon diritto: Tu
che cos'hai fatto quando hai saputo la verit sugli animali
che mangiavi? [] Decidere che cosa mangiare (e che cosa
rifiutare) l'atto fondante della produzione e del consumo
che determina tutti gli altri. Scegliere vegetale o animale,
agroindustria o fattoria a gestione familiare, non cambia il
mondo di per s, ma insegnare a noi stessi, ai nostri figli,
alla comunit in cui viviamo e alla nostra nazione a optare
per la coscienza invece che per la comodit pu farlo. Una
delle maggiori opportunit di vivere i nostri valori - o di
tradirli - sta nel cibo che mettiamo nei nostri piatti. E
vivremo o tradiremo i nostri valori non solo come individui,
ma come nazioni. [] Per quanto oscuriamo o ignoriamo
questo fatto, sappiamo che l'allevamento intensivo
inumano nel senso pi profondo del termine. E sappiamo
che la vita che creiamo per gli esseri viventi pi in nostro
potere ha un'importanza profonda. La nostra reazione
all'allevamento intensivo in definitiva un test su come
reagiamo all'inerme, al pi remoto, al senza voce; un test
su come ci comportiamo quando nessuno ci costringe ad
agire in un modo o nell'altro. Essere coerenti non
obbligatorio, ma confrontarsi con il problema s. (Jonathan
Safran Foer)

animal
La sofferenza, il dolore fisico degli animali e delle
persone che ti sono accanto ti portano sempre una pena nel
cuore, uno struggimento, un'angoscia senza voce. allora
che ti rendi conto della miseria delle tue grida, della profonda
pagliacciata, della inutilit dei tuoi lamenti. Di fronte al
dolore degli altri, di tutti gli altri, non si pu fare altro che
chinare la testa e piangere per le proprie ipocrisie. [] E
allora basta, basta parole! (14/6/1986)
Dopo tutto, dal 1986 che sono vegetariano [2015].

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Bibliografia
- S. Castignone (a c. di), I diritti degli animali,
il Mulino, 1985.
- J. M. Coetzee, La vita degli animali, Adelphi,
2000.
- J. M. Coetzee, Elizabeth Costello, Einaudi,
2004.
- Plutarco, Del mangiare carne, Adelphi, 2001.
- J. Rifkin, La civilt dell'empatia. La corsa
verso la coscienza globale nel mondo in crisi,
Mondadori, 2010.
- J. Safran Foer, Se niente importa. Perch
mangiamo gli animali?, Guanda, 2010.

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Note biografiche
Luca Rando nasce nel centro dellItalia l11 febbraio 1967.
Non ha patria se non quella che di volta in volta gli offrono i libri che
legge in solitudine, spesso in campagna, dove arriva dopo lunghe
camminate.
Cresce con due amori, la poesia e il teatro, per malinconico isolamento
il primo, il secondo per ansia di comunit.
Nell'amicizia e nelle associazioni di cui ha fatto (e fa) parte ha trovato
il luogo del pensiero e dell'azione; nella famiglia e nella scuola il luogo
dell'incontro e dell'amore.
Il 1 febbraio 2002 coniuga pensiero e incontro cullando suo figlio.
Oggi quando guarda i figli o i suoi alunni prova un moto di felicit, lo
stesso della domenica mattina ad occuparsi dei beni comuni vicino casa.
***
Nicola Sguera nasce a casa sua il 20 giugno 1967.
Vive un'infanzia senza ombre, se non quelle che la sua fantasia bizzarra
trasforma, di notte, in orchi e vampiri.
Nel 1984 nasce a nuova vita: smette di mangiare carni per empatica
compassione, rompe il patto con il Dio della sua tradizione familiare e conosce la sua futura moglie. Meglio sarebbe non essere mai nati, ripete
spesso.
Il 24 gennaio del 1990 sua madre decide di impartirgli l'ultimo memorabile insegnamento: nella mia fine il tuo inizio.
Nel mercoled delle ceneri del 1998 si inginocchia nuovamente, e prega
un Dio sconosciuto: per la prima volta comprende il senso della parola
amen.
Quando la sera osserva sua figlia, raccolta in un sonno finalmente sereno, e pensa a sua madre, ai suoi alunni, al vino, alla poesia di Char, alle
canzoni di Nick Cave e all'Inter, benedice e s, in fondo, altissimo, non
onnipotente buon Signore, grazie.
Luca Rando e Nicola Sguera hanno animato, insieme, la rosa necessaria, uscita
dal 1993 al 1999. Nicola Sguera ha pubblicato una raccolta di brevi saggi (In quieta
ricerca, Percorsi Editore, 2012) e una raccolta di poesie (Per aspera, Delta 3 Edizioni,
2013).
Insegnano entrambi: il primo Lettere nel Liceo Classico di Potenza, il secondo Filosofia e Storia nel Liceo Classico di Benevento.

segnavia, n. 1, gennaio 2016


LUCA RANDO
La vita degli animali
Dopo un sogno
Animal
Se niente importa

p. 1
p. 16
p. 18
p. 21

NICOLA SGUERA
Senza idillio
Ora

p. 6
p. 17

Bibliografia

p. 28

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