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[Giurisprudenza]

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Fattibilit giuridica e fattibilit economica, sindacato del giudice,


mancanza del bene oggetto del privilegio e legittimazione di
qualunque interessato all'opposizione
Corte di cassazione, Sez. I, Sentenza 6 novembre 2013, n. 24970. Pres.
Rordorf, rel. De Chiara.
Concordato preventivo - Fattibilit - Sindacato del giudice Verifica diretta del presupposto - Distinzione tra fattibilit
giuridica e fattibilit economica.
La fattibilit, intesa come prognosi di concreta realizzabilit del piano
concordatario, presupposto di ammissibilit del concordato, sul
quale il giudice deve pronunciarsi esercitando un sindacato che non
"di secondo grado", che non si esercita, cio, sulla sola completezza e
congruit logica dell'attestazione del professionista di cui allarticolo
161, comma 3, L.F., ma consiste nella verifica diretta del presupposto
stesso, con la precisazione che la fattibilit si distingue in fattibilit
giuridica, intesa come non incompatibilit del piano con norme
inderogabili, e fattibilit economica, intesa come realizzabilit nei
fatti del medesimo.

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Concordato preventivo - Sindacato sulla fattibilit giuridica Natura sostanzialmente illimitata - Fattibilit economica Natura prognostica e opinabile con margini di errore Sindacato riservato ai creditori.
Mentre il sindacato del giudice sulla fattibilit giuridica non ha
particolari limiti, quello sulla fattibilit economica richiede, invece,
valutazioni prognostiche fisiologicamente opinabili e comportanti un
margine di errore, nel che insito anche un margine di rischio del
quale ragionevole siano arbitri i soli creditori, in coerenza con
l'impianto generale prevalentemente contrattualistico dell'istituto del
concordato.
Concordato preventivo - Profilo della fattibilit economica
riservato al giudice - Assoluta e manifesta non attitudine del
piano a raggiungere gli obiettivi prefissati - Realizzazione
della causa concreta del concordato.
Con riferimento alla fattibilit economica, individuabile un solo
profilo su cui si esercita il sindacato officioso dal giudice (fermo,
ovviamente, il controllo della completezza e correttezza dei dati
informativi forniti dal debitore ai creditori, con la proposta di
concordato e i documenti allegati, ai fini della consapevole
espressione del loro voto): quello della verifica della sussistenza o
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meno di unassoluta, manifesta non attitudine del piano presentato


dal debitore a raggiungere gli obbiettivi prefissati, ossia a realizzare
la causa concreta del concordato, individuabile caso per caso in
riferimento alle specifiche modalit indicate dal proponente per
superare la crisi mediante una sia pur minimale soddisfazione dei
creditori chirografari in un tempo ragionevole (causa in astratto).
Concordato preventivo - Fattibilit economica - Catalogo di
elementi prognostici e valutativi riservati ai creditori.
Nell'ambito del concordato preventivo, appartengono al profilo della
fattibilit economica e sono, quindi, sottratti al sindacato del giudice
in ragione del carattere valutativo e prognostico aspetti quali: a) la
mancanza di impegni cogenti da parte delle banche per l'apporto di
nuova finanza dopo l'omologazione; b) il forte deficit patrimoniale che
ha comportato la totale perdita del capitale in itinere; c) la mancanza
di garanzie circa le previste dismissioni di determinati beni immobili;
d) la mancanza di copertura del fabbisogno concordatario per un
determinato periodo mediante le risorse previste nel piano. Il
carattere valutativo dei rilievi sub a) e c) , infatti, evidente, non
comportando la mancanza di impegni cogenti o la mancanza di
garanzie necessariamente l'esclusione in futuro dell'apporto della
nuova finanza o della vendita degli immobili al prezzo sperato; ma
anche i rilievi sub b) e d) si sostanziano nella prognosi di un
andamento negativo della futura attivit.

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Concordato preventivo - Mancanza del bene oggetto del
privilegio - Irrilevanza - Natura pattizia della limitazione di
cui all'articolo 160, comma 3, L.F.
Il principio, secondo il quale la mancanza, nel compendio
patrimoniale del debitore, del bene gravato da privilegio non
impedisce, a differenza che nel fallimento, l'esercizio del privilegio
stesso, con la conseguenza che il credito va soddisfatto integralmente,
deve considerarsi applicabile anche nel concordato preventivo
riformato dal Decreto Legislativo n. 169 del 2007, che ha introdotto la
facolt per il proponente di limitare la soddisfazione dei creditori
privilegiati alla sola parte del loro credito che troverebbe capienza
nell'ipotesi di liquidazione del bene gravato (L.F., articolo 160, comma
3 riformato). Tale possibilit , infatti, configurata dalla legge come
l'effetto di un patto concordatario, con la conseguenza che, in
mancanza di una proposta che dia luogo a un tale patto, non pu che
farsi applicazione della regola generale di cui si detto.
Concordato preventivo - Opposizione alla omologazione Legittimazione di qualunque interessato - Legittimazione di

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soggetti aventi interesse diretto e attuale a contrastare il


giudizio di omologazione.
Legittimato all'opposizione di cui all'articolo 180, comma 2, L.F. non
soltanto il creditore ma anche "qualunque interessato", locuzione,
questa, riferibile non soltanto a soggetti diversi dai creditori, ma
anche a creditori non dissenzienti come coloro che non abbiano votato
favorevolmente alla proposta per non aver preso parte all'adunanza
fissata per il voto, o perch non convocati o perch non ammessi al
voto o, infine, perch astenuti: tali soggetti, infatti, prospettano
l'interesse diretto e attuale al giudizio per contrastare l'omologazione,
in riferimento al trattamento loro riservato, al di l e in aggiunta a
chiunque altro, a qualunque titolo, abbia interesse ad opporsi.
(Massime a cura di Franco Benassi - Riproduzione riservata)

omissis
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Il Tribunale di Lucca neg l'omologazione del concordato preventivo
con continuit aziendale proposto il 31 marzo 2011 dalla (omissis)
s.p.a., osservando:
che il credito per contributi di euro 6.942.040,00, pi interessi di euro
1.047.825,90, vantato dal (omissis), considerato chirografario dalla
debitrice, godeva invece del privilegio di cui all'articolo 2758 c.c.,
comma 1, invocato dal creditore, oppostosi all'omologazione; sicch
mancava la provvista necessaria per il suo soddisfacimento;
che comunque andava rilevata d'ufficio, pur non avendo l'opponente
sollevato la relativa questione, la non fattibilit del concordato stesso,
poich il commissario giudiziale aveva evidenziato, nel suo parere finale
ai sensi della L.F., articolo 180, comma 2, la mancanza di impegni
cogenti da parte delle banche quanto all'apporto di nuova finanza dopo
l'omologazione; un deficit patrimoniale di oltre 850.000 euro registrato
nei primi dieci mesi del 2011, con conseguente totale perdita del
capitale in itinere; la mancanza di garanzie circa le previste dismissioni
di due immobili; la mancanza di copertura del fabbisogno
concordatario nel quinquennio 2011-2015 mediante le risorse previste
nel piano.
Con separata sentenza il Tribunale dichiar quindi il fallimento della
societ.
Il reclamo proposto da quest'ultima avverso entrambi i provvedimenti
stato accolto dalla Corte d'appello di Firenze, la quale ha revocato la
dichiarazione di fallimento osservando:
che al credito per contributi del (omissis), soggetto di diritto privato,
non poteva essere riconosciuto il privilegio speciale di cui all'articolo
2758 c.c., comma 1, non trattandosi di tributi indiretti ed essendo
comunque l'invocato privilegio privo di oggetto, dato che un produttore
di imballaggi, come la (omissis), per definizione si disfa dei beni su cui

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dovrebbe gravare il privilegio con l'atto di immissione in commercio dei


medesimi costituente il presupposto contributivo;
che neppure poteva riconoscersi al (omissis) il privilegio speciale di cui
all'articolo 2758 c.c., comma 2, quanto al credito di rivalsa IVA sui
predetti contributi, sia perch la relativa richiesta non era stata
formulata con l'atto di opposizione, sia per l'incapienza del privilegio
per le stesse ragioni indicate a proposito del privilegio speciale di cui
all'articolo 2758 c.c., comma 1;
che la pretesa del (omissis) di essere inserito nella classe dei creditori
chirografari strategici, ossia "essenziali per la realizzazione del piano"
(dei quali era prevista la soddisfazione in percentuale maggiore degli
altri) era inammissibile non avendo il creditore votato sulla proposta
concordataria e non potendo, dunque, essere considerato dissenziente;
che la contestazione della convenienza del concordato, da parte del
medesimo creditore opponente, era meramente astratta e teorica;
che il Tribunale aveva errato nel sindacare la fattibilit del concordato,
valutazione non consentita al giudice essendo riservata ai soli creditori,
nella specie compiutamente informati e dunque consapevoli di ogni
possibile criticit dell'attuazione del concordato;
che non sussisteva alcun deficit di consapevolezza da parte del ceto
creditorio al momento della votazione, posto che gli elementi
evidenziati dal commissario nel suo parere finale altro non erano che
una riconsiderazione delle criticit gi riferite in precedenza ai
creditori, in particolare evidenziando l'aumento dell'entit dello
sbilancio fra attivit e fabbisogno concordatario.
Il curatore del fallimento ha proposto ricorso per cassazione con tre
motivi di censura. Un ulteriore ricorso, con sei motivi, stato proposto
dal (omissis), il quale ha anche presentato, sul ricorso del curatore,
controricorso contenente ricorso incidentale per cinque motivi
(riproducenti i primi cinque motivi del suo precedente ricorso). La
(omissis) ha resistito al ricorso del curatore con controricorso
contenente anche ricorso incidentale condizionato per un motivo, cui il
curatore ha a sua volta resistito con controricorso; la medesima societ
ha altres resistito al primo ricorso presentato dal (omissis) con
controricorso contenente anche ricorso incidentale condizionato per un
motivo, cui il (omissis) ha resistito con controricorso. Tutte le parti
hanno anche presentato memoria.

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MOTIVI DELLA DECISIONE
1. - I ricorsi iscritti ai nn. 18248/2012 R.G. e 18272/2012 R.G., con i
rispettivi ricorsi incidentali, tutti rivolti avverso la medesima sentenza,
vanno previamente riuniti ai sensi dell'articolo 335 c.p.c..
2. - Va inoltre dichiarata l'inammissibilit del ricorso incidentale del
(omissis), proposto dopo la proposizione di ricorso autonomo da parte
del medesimo ricorrente e dunque inammissibile per l'intervenuta
consumazione del diritto d'impugnazione (tra le pi recenti, Cass.

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2568/2012, 27898/2011, 1825/2007, 5207/2005, la prima e l'ultima


rese a sezioni unite).
Va altres accolta l'eccezione, formulata dalla (omissis) nella memoria,
d'inammissibilit del controricorso del (omissis) al ricorso incidentale
proposto dalla (omissis) medesima nel controricorso sul ricorso
autonomo del consorzio. L'atto, invero, risulta notificato soltanto il 25
ottobre 2012, dunque oltre il doppio termine di venti giorni (articolo
370 c.p.c., comma 1) dalla notifica del ricorso incidentale, avvenuta il 3
agosto 2012, considerato che ai procedimenti di impugnazione di
sentenza dichiarativa di fallimento, come quello di cui trattasi, non si
applica la sospensione feriale dei termini (Legge 7 ottobre 1969, n. 742,
articolo 3 e Regio Decreto 30 gennaio 1941, n. 12, articolo 92).
3. - Il ricorso (principale) della curatela si articola, come detto, in tre
motivi. I primi due, tra loro connessi, possono essere trattati
congiuntamente.
Con il primo motivo, denunciando violazione della L.F., articolo 180,
commi 1, 2 e 4 e L.F., 173, u.c., si censura la sentenza impugnata nella
parte in cui nega la sussistenza del potere del tribunale di rilevare
d'ufficio, in sede di omologazione, il difetto di fattibilit del piano
concordatario.
Con il secondo, denunciando violazione della L.F., articolo 173, u.c. e
L.F., articolo 182, comma 2, si critica, a dichiarato completamento della
censura precedente, l'omessa considerazione, da parte della Corte
d'appello, dei rilievi negativi in punto di fattibilit formulati dal
commissario giudiziale nelle relazioni depositate nel corso del
procedimento.
La medesima questione del potere di valutazione della fattibilit del
concordato spettante d'ufficio al tribunale in sede di omologazione
viene proposta anche con il sesto motivo del ricorso autonomo del
(omissis), che dunque va esaminato assieme alle censure della curatela
appena richiamate.
3.1. - I motivi di cui si tratta sono infondati.
Sulla questione della rilevabilit d'ufficio del difetto di fattibilit del
piano concordatario si sono pronunciate, in epoca posteriore al
deposito dei ricorsi ora in esame, le Sezioni Unite di questa Corte con la
sentenza n. 1521 del 2013, sicch la successiva discussione tra le parti che non contestano le enunciazioni delle Sezioni Unite si spostata
sull'applicazione di tali enunciazioni al caso di specie.
Le Sezioni Unite premettono che anche la fattibilit, intesa come
prognosi di concreta realizzabilit del piano concordatario,
presupposto di ammissibilit del concordato, sul quale il giudice deve
pronunciarsi esercitando un sindacato che non "di secondo grado",
non si esercita, cio, sulla sola completezza e congruit logica
dell'attestazione del professionista di cui alla L.F., articolo 161, comma
3, ma consiste nella verifica diretta del presupposto stesso; distinguono,
quindi, tra fattibilit giuridica, intesa come non incompatibilit del
piano con norme inderogabili, e fattibilit economica, intesa come
realizzabilit nei fatti del medesimo.

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Il sindacato del giudice sulla fattibilit giuridica non ha particolari


limiti; la fattibilit economica, invece, intrisa di valutazioni
prognostiche fisiologicamente opinabili e comportanti un margine di
errore, nel che insito anche un margine di rischio, del quale
ragionevole siano arbitri i soli creditori, in coerenza con l'impianto
generale prevalentemente contrattualisitico dell'istituto del concordato;
di conseguenza le Sezioni Unite, con riferimento alla fattibilit
economica, individuano un solo profilo su cui si esercita il sindacato
officioso dal giudice (fermo, ovviamente, il controllo della completezza
e correttezza dei dati informativi forniti dal debitore ai creditori, con la
proposta di concordato e i documenti allegati, ai fini della consapevole
espressione del loro voto): quello della verifica della sussistenza o meno
di una assoluta, manifesta non attitudine del piano presentato dal
debitore a raggiungere gli obbiettivi prefissati, ossia a realizzare la
causa concreta del concordato, individuabile caso per caso in
riferimento alle specifiche modalit indicate dal proponente per
superare la crisi mediante una sia pur minimale soddisfazione dei
creditori chirografari in un tempo ragionevole (causa in astratto). Di
fronte alla manifesta irrealizzabilit del piano, invero, non c' da
affettuare valutazioni o da assumere rischi di sorta.
Ed appunto sul carattere manifesto della non fattibilit economica del
piano proposto dalla (omissis), secondo i rilievi del commissario
giudiziale, che fanno leva i ricorrenti per censurare la decisione della
Corte d'appello che ha negato al Tribunale il relativo potere di
sindacato officioso.
Sennonch la tesi dei ricorrenti non confermata dall'esame di quei
rilievi. Essi si sostanziano, infatti, come si riferito in narrativa, a) nella
mancanza di impegni cogenti da parte delle banche per l'apporto di
nuova finanza dopo l'omologazione; b) nel deficit patrimoniale di oltre
850.000 euro registrato nei primi dieci mesi del 2011, con conseguente
totale perdita del capitale in itinere; c) nella mancanza di garanzie circa
le previste dismissioni di due immobili; d) nella mancanza di copertura
del fabbisogno concordatario nel quinquennio 2011-2015 mediante le
risorse previste nel piano. Il carattere valutativo dei rilievi sub a) e c)
evidente, non comportando la mancanza di impegni cogenti, di cui al
primo, o la mancanza di garanzie, di cui al secondo, necessariamente
l'esclusione in futuro, rispettivamente, dell'apporto della nuova finanza
o della vendita degli immobili al prezzo sperato; ma ugualmente
chiaro anche quanto ai rilievi sub b) e d), che si sostanziano in
definitiva nella prognosi, bench argomentata, di un andamento
negativo della futura attivit della (omissis).
4. - Con il terzo motivo del ricorso del curatore si sostiene, denunciando
violazione della L.F., articolo 180, commi 1 e 2 e vizio di motivazione,
che in ogni caso, contrariamente a quanto affermato dalla Corte
d'appello, vi sarebbe stato un rilevante difetto d'informazione dei
creditori prima del voto, in quanto nel motivato parere espresso dal
commissario nel giudizio di omologazione erano contenute indicazioni
nuove e pi gravi rispetto a quelle gi le espresse nella precedente
relazione.

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4.1. - Il motivo inammissibile.


La Corte d'appello ha esaminato tale rilievo e l'ha disatteso escludendo
la sussistenza del difetto d'informazione al momento della votazione, in
quanto gli elementi evidenziati dal commissario nel suo parere finale
(corrispondenti a quelli, sopra indicati, in base ai quali il Tribunale
aveva negato la fattibilit del concordato) erano soltanto una
riconsiderazione, aggravata, delle criticit gi riferite ai creditori.
A fronte di questa statuizione - in fatto - di sostanziale trascurabilit del
novum riferito dal commissario nel suo parere finale, sarebbe stato
necessario articolare (ove ne fossero esisititi i presupposti) una pi
compiuta censura di vizio di motivazione.
5. - Con il primo motivo del ricorso (autonomo) del (omissis) si
censura, per violazione dell'articolo 2758 c.c., comma 1, la negazione
del privilegio ivi previsto al credito del ricorrente per contributi non
versati dalla debitrice.
5.1. - Il motivo infondato.
L'articolo 2758, comma 1, cit., prevede un privilegio speciale mobiliare
per il credito dello Stato per tributi indiretti. La Corte d'appello ha
quindi motivato la propria decisione osservando che il contributo
ambientale (omissis), invece, non dovuto allo Stato, n configura un
tributo indiretto. La differenza, infatti, fra tributi diretti e indiretti
consiste in ci, che i primi colpiscono direttamente il reddito o il
patrimonio del contribuente, i secondi colpiscono atti giuridici o
materiali quali manifestazioni indirette o mediate di capacit
contributiva. Invece il contributo (omissis), legato alla produzione di
imballaggi e parametrato alla quantit, al peso e alla tipologia del
materiale di cui essi sono costituiti (Decreto Legislativo 30 aprile 2006,
n. 152, articolo 224, comma 3, lettera h), non il segno indiretto di una
capacit reddituale, bens il segno diretto della immissione
nell'ambiente di rifiuti di un certo tipo.
Il ricorrente non contesta la definizione dei tributi indiretti data dalla
Corte d'appello, ma osserva che anche l'immissione di imballaggi sul
mercato nazionale indice mediato di capacit contributiva,
nonostante la parametrazione del contributo alla quantit, peso e
tipologia dei materiali impiegati: analoga parametrazione "alle quantit
e qualit medie ordinarie di rifiuti prodotti per unit di superficie..."
infatti presente nella "tariffa integrata ambientale" (o "TIA 2",
introdotta dal Decreto Legislativo n. 152 del 2006, articolo 238, che ha
sostituito la "tariffa d'igiene ambientale", o "TIA 1", di cui al previgente
Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, articolo 49), costituente "il
corrispettivo per lo svolgimento del servizio di raccolta, recupero e
smaltimento dei rifiuti solidi urbani" (Decreto Legislativo n. 152 del
2006, articolo 238, comma 1), alla quale pure riconosciuta (sia nella
prima che nella seconda versione) natura tributaria. Insiste, quindi,
sulla natura "paratributaria" del contributo (omissis) e sul carattere
pubblico della funzione esercitata dal consorzio quale organo indiretto
della pubblica amministrazione nello svolgimento del pubblico servizio
di raccolta e smaltimento dei rifiuti, invocando perci l'applicazione
estensiva o anche analogica della norma che prevede il privilegio.

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Pu rispondersi che non giova al ricorrente l'analogia con la richiamata


"tariffa", dato che essa infatti non un tributo indiretto, bens una
"tassa di scopo" e il privilegio che le compete quello riconosciuto
dall'articolo 2752 c.c., u.c., ai tributi degli enti locali (da ult. Cass.
2320/2012). E poich esclusivamente la qualifica di tributo indiretto
rileva agli effetti dell'invocato articolo 2758 c.c., comma 1, l'esclusione
di essa, correttamente argomentata dalla Corte d'appello, rende
superfluo interrogarsi sulla natura "paratributaria" o meno del
contributo (omissis); tanto pi che l'articolo 2758, comma 1, cit.,
assicura il privilegio esclusivamente allo Stato e non certo a soggetti
privati, qual pacificamente il (omissis). N infine, pu esservi spazio
per una interpretazione estensiva o analogica della norma codicistica,
considerati i chiari limiti lessicali della stessa e la mancanza di identit
di ratio tra le due fattispecie che si vorrebbe disciplinare
uniformemente.
Il rigetto del motivo sotto il profilo esaminato assorbe la questione,
pure sollevata dal ricorrente, della rilevanza della capienza o meno del
privilegio in relazione al suo oggetto (gli imballaggi, dei quali in ipotesi
il produttore si disfa, alienandoli, col porre in essere il presupposto per
l'applicazione del contributo), sulla quale la Corte d'appello ha basato
una seconda, autonoma ratto di rigetto della richiesta del privilegio
stesso.
6. - Tale questione resta tuttavia rilevante con riferimento alla analoga
ratio a base del rigetto della domanda subordinata di riconoscimento
del privilegio sul credito di rivalsa IVA, ai sensi dell'articolo 2758 c.c.,
comma 2, ratio contestata dal (omissis) con il secondo motivo di
ricorso. Con il quale il ricorrente, denunciando violazione della predetta
norma, sostiene che l'eventuale incapienza non rileva agli effetti del
riconoscimento del privilegio in favore del creditore concordatario.
6.1. - Il motivo fondato.
Questa Corte, con la recente sentenza n. 12064 del 2013, ha gi accolto
tale tesi con riferimento alla disciplina del concordato preventivo
anteriore alla modifica della L.F., articolo 160, introdotta dal Decreto
Legislativo 12 settembre 2007, n. 169, affermando che in quel contesto
normativo, caratterizzato dalla inapplicabilit al concordarto
preventivo della L.F., articolo 54 (non richiamato dall'articolo 169) e
dalla condizione essenziale e indefettibile dell'integrale pagamento dei
creditori privilegiati, la mancanza nel compendio patrimoniale del
debitore del bene gravato da privilegio non impedisce, a differenza che
nel fallimento, l'esercizio del privilegio stesso, con la conseguenza che il
credito va soddisfatto integralmente (e, correlativamente, il orditore
non ammesso al voto sulla proposta di concordato). Ci in
considerazione della particolarit del privilegio di essere una qualit del
credito riconosciuta dall'ordinamento in ragione della sua causa.
ben vero, peraltro, che la coeva Cass. 8683/2013 sembra accogliere la
tesi opposta; in realt, per, essa non affronta ex professo la questione,
poich detta tesi era data per scontata gi nella sentenza impugnata e
fra le parti, le quali discutevano soltanto della sussistenza o meno della

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prova della presenza dei beni oggetto del privilegio speciale nel
patrimonio del debitore concordatario.
Ad avviso del Collegio l'orientamento espresso nella sentenza
12064/2013 (e seguito anche nella sentenza resa nella camera di
consiglio del 25 settembre 2013 sui ricorsi nn. 4648 e 8688 del 2007)
resta valido anche per il concordato preventivo come riformato dal
Decreto Legislativo n. 169 del 2007, che ha introdotto la facolt per il
proponente di limitare la soddisfazione dei creditori privilegiati alla
sola parte del loro credito che troverebbe capienza nell'ipotesi di
liquidazione del bene gravato (L.F., articolo 160, comma 3 riformato).
Tale limitazione, invero, configurata dalla legge come l'effetto di un
patto concordatario; dunque in mancanza di una proposta che dia
luogo a un tale patto - come nel caso che ci occupa - non pu che farsi
applicazione della regola generale.
7. - Con il terzo motivo si censura poi, denunciando violazione della
L.F., articoli 183 e 18, l'ulteriore, autonoma ratio della esclusione, da
parte della Corte d'appello, del privilegio del credito di rivalsa IVA,
ossia l'asserita tardivit della relativa questione, posta dal creditore, in
violazione dell'articolo 345 c.p.c., soltanto in sede di reclamo e non gi
in precedenza con l'atto di opposizione all'omologazione.
7.1. - Anche tale motivo fondato, alla stregua della giurisprudenza di
questa Corte, secondo la quale il reclamo, ai sensi della L.F., articolo 18,
avverso la sentenza dichiarativa del fallimento ha carattere devolutivo
pieno, onde non trovano ad esso applicazione i limiti previsti dagli
articoli 342 e 345 c.p.c., per l'appello (Cass. 9174/2012, 8227/2012,
5257/2012, 22546/2010).
8. - Con il quarto motivo si censura, denunciando violazione della L.F.,
articolo 180 e vizio di motivazione, la statuizione d'inammissibilit
della pretesa del ricorrente di essere inserito, al pari di altri, nella classe
dei creditori chirografari strategici, giustificata dalla Corte d'appello
con l'incomprensibile rilievo che, non avendo il (omissis) votato sulla
proposta di concordato, non poteva "essere considerato creditore
dissenziente e come tale legittimato ad una opposizione motivata sulla
base di una errata inclusione in una classe chirografaria invece che in
un'altra classe chirografaria".
8.1. - Il motivo fondato. Condivisa, invero, la valutazione
d'incomprensibilit della motivazione della statuizione censurata, va
ribadito che legittimato all'opposizione anche "qualunque interessato"
(L.F., articolo 180, comma 2), locuzione riferibile non soltanto a
soggetti diversi dai creditori, ma anche a creditori non dissenzienti
come coloro che non abbiano votato favorevolmente alla proposta per
non aver preso parte all'adunanza fissata per il voto, o perch non
convocati o perch non ammessi al voto o, infine, perch astenuti: tali
soggetti, infatti, prospettano l'interesse diretto e attuale al giudizio per
contrastare l'omologazione, in riferimento al trattamento loro riservato,
al di l e in aggiunta a chiunque altro, a qualunque titolo, abbia
interesse ad opporsi all'omologazione (Cass. nn. 13284 e 13285 del
2012).

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9. - Con il quinto motivo del ricorso (omissis) si censura, infine, per


violazione della L.F., articolo 146, comma 2, la statuizione con cui
stata disattesa la ragione di opposizione costituita dal difetto di
convenienza del concordato, osservando che in caso di fallimento si
sarebbe potuto esercitare azione di responsabilit nei confronti degli
organi della societ debitrice che avevano prelevato dai clienti e
indebitamente omesso di versare al (omissis) il contributo ambientale
previsto dalla legge.
9.1. - Il motivo inammissibile.
La Corte d'appello ha motivato la propria statuizione sul rilevo del
carattere meramente astratto e teorico della prospettazione, da parte
del (omissis), della maggior convenienza del fallimento rispetto al
concordato, atteso che, nella dichiarata prospettiva di un'azione di
responsabilit nei confronti degli amministratori proponibile nel caso
di fallimento, l'unico fatto concreto indicato a fondamento della stessa ossia l'asserita riscossione del contributo (omissis) senza il successivo
versamento al consorzio - non configurava un danno risarcibile nei
confronti della societ.
Il ricorrente replica che il danno era costituito dal maturare di interessi
sulle somme indebitamnente non versate al consorzio, nonch i
possibili pregiudizi non patrimoniali in termini di perdita di
reputazione. Sennonch una siffatta replica si risolve, piuttosto che
nella dichiarata censura di violazione di legge, in una vera e propria
critica di merito che rimanda all'accertamento di fatti (quali, ad
esempio, l'eventuale eccedenza degli interessi passivi rispetto ai
vantaggi dell'autofinanziamento, o la effettivit del danno
reputazionale) non consentito in sede di legittimit.
10. - I due ricorsi incidentali della (omissis), condizionati
all'accoglimento, rispettivamente, del ricorso del curatore fallimentare
e del sesto motivo del ricorso autonomo del (omissis), sono assorbiti a
causa del rigetto delle censure di cui ai corrispondenti ricorsi principali.
11. - In conclusione la sentenza impugnata va cassata in relazione alle
censure accolte, con rinvio al giudice indicato in dispositivo, il quale si
atterr al principio di diritto sopra enunciato al par. 6.1 e provveder
sulla ragione di opposizione di cui al par. 8, nonch sulle spese del
giudizio di legittimit.

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P.Q.M.
La Corte, riuniti i ricorsi, rigetta il ricorso principale della curatela
fallimentare e dichiara inammissibile il corrispondente ricorso
incidentale del (omissis); accoglie il secondo, il terzo e il quarto motivo
del ricorso autonomo di quest'ultimo, ne rigetta il primo e il sesto
motivo e ne dichiara inammissibile il quinto; dichiara assorbiti i ricorsi
incidentali della (omissis) s.p.a.; cassa la sentenza impugnata e rinvia,
anche per le spese, alla Corte d'appello di Firenze in diversa
composizione.

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