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LANGOLO DEL

VECCHIO
Emilio Gallo

IL LIBRO MALEDETTO

Quella mattina Pietro si sentiva male.


Si era svegliato presto allo spuntare dellalba . Insieme a lui la madre. Lei gli
prepar la colazione. Giovanna, sua moglie, fece manifesto il suo rifiuto
rimanendo a letto.
La notte appena trascorsa non era stata precisamente una notte damore ma di
lite.
Pietro pensava di investire il capitale fino allora risparmiato nellapertura di una
librera, ma sua moglie era opposta energicamente, Cos i due sposi avevano
dormito in posti separati: lei, nel letto matrimoniale, lui, sul divano. La madre
cerc di riconciliarli, ma tutto fu vano. Mentre andava al lavoro Pietro
soppesava i pro e i contro dellinvestimento .Lalternativa, proposta dalla moglie,
di aprire un salone di bellezza, non la scartava, ma era pi incline alla librera.
I libri erano la sua passione.
Passione che coltivava con un fanatismo quasi eroico per non dire stoico.
Sacrificava allacquisto di un libro anche il denaro destinato a un paio di scarpe.
E questo contrariava molto sua moglie.
E come!
Erano trascorsi cinque anni da quando aveva incominciato a lavorare nella
Biblioteca Municipale. Dietro consiglio di Giovanna aveva risparmiato i
soldi,destinati allacquisto settimanale dei libri, poich ne poteva leggere quanti
voleva senza spendere niente. Quando comunic alla moglie il suo desiderio di
aprire una librera, questa, and su tutte le furie. Non era da meno!
Il ricordo delle sofferenze e penurie patite per colpa della passione del marito
era ancora fresco. In casa cerano allincirca duemila volumi che Pietro e solo
lui curava religiosamente. Cercare di convincere Giovanna fu inutile.Al posto
della libreria, sua moglie propose lalternativa del salone di belleza, pi pratico e
remunerativo. Ciascuno sostenne la propria tesi e finirono dormendo in posti
separati. Al ritorno a casa,Pietro pensava che avrebbe persuaso sua moglie
con altri argomenti. Almeno cos pensava.
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Almeno!
La scoperta di quel giorno cambi il corso degli eventi.

Dobbiamo far notare che Pueblo Viejo (Paese Vecchio) era un paese
dimenticato dagli uomini e da Dio. L unica strada per arrivarci era una vecchia
via mulattiera tracciata nei tempi dei conquistadores. conosciuta da tutti nel
secolo scorso come passaggio obbligato per attraversare la frontiera, agli inizi
di questo secolo poco a poco era passata nel dimenticatoio dei pianificatori di
autostrade ed aeroporti. Furono dei padri missionari che costruirono la chiesa e
la biblioteca. Questa nacque con laccumularsi dei libri degli stessi missionari e
a quelli dei viandanti premurosi che li lasciavano in donazione. Con la
costruzione della scuola il flusso dei libri e materiale letterario divenne regolare,
ma tardavano ad arrivare. Sempre cera un volontario (fra cui Pietro) che
andava al capoluogo regionale per portarne di nuovi.
Non tutti avevano dimenticato Pueblo Viejo (non cera sulla mappa). Dio si
ricordava ogni tanto al mandare i suoi sacerdoti a predicare il vangelo.
Non cera radio, non cera televisione. Solo i giornali arretrati ed i libri
mantenevano il contatto con la civilt.
Quel giorno Pietro decise di mettere ordine nello scaffale pi antico della
biblioteca, quandolo vide.

Nascosto, come se non volesse mostrarsi agli occhi indiscreti del pubblico
stava un libro. Il Libro.
Pieno di polvere. Non era stato letto da anni. Lo spolver con estrema cura e
delicatezza. Lesse il titolo o piuttosto cerc di leggerlo. Non riusciva a capire i
caratteri strani stampati sul dorso e sulla copertina.
Il grado di istruzione di Pietro arrivava fino alla quinta elementare, quindi non
era in grado di decifrare quegli strani caratteri che aveva davanti. Consult il
catalogo. Il Libro non compariva nellinventario. Chiese al bibliotecario. Costui
non sapeva della sua esistenza e purtroppo aveva lo stesso grado distruzione
di Pietro. Aveva avuto il posto non per merito ma per raccomandazione politica.
Il giovane port Il Libro a casa. Cerc fra i suoi duemila volumi per vedere se
trovava qualcosa rassomigliante. Invano!

Lo mostr agli amici. Nessuno sapeva. Lunico in grado di svelare il mistero del
Libro sarebbe stato il parroco
Ma costui era morto il mese prima ed il suo successore, sebbene Dio lo aveva
spedito via espresso, non era ancora arrivato.
La notizia si sparse in un baleno: Pietro aveva un libro stampato con strani
caratteri che nessuno sapeva decifrare.
A Pueblo Viejo le persone pi importanti e rispettate erano tre: Il sindaco, il
parroco e lo stregone. Questultimo faceva da taumaturgo, faccendiere e
naturalmente parlava con laldil. I paesani, nonostante la presenza di quattro
medici, andavano a consulta con lui e facevano quattro chiacchiere con gli
antenati.
Non si poteva concepire la vita a Pueblo Viejo senza lo stregone.
Naturalmente la notizia del Libro, con L maiuscola come ga lo denominavano,
arriv alle sue orecchie.
Voleva vederlo. And a casa di Pietro.
Cos ebbe inizio la fine.

Il giovane con un certo tremore mostr il Libro con L maiuscola.


Lo stregone lo esamin con cura. Lo vide al dritto e al rovescio. Lo colp sotto e
sopra. Lo apr. Lo chiuse. Lo ritorn al padrone. Allarmato incroci le dita e
sput per terra. IL verdetto fu lapidario: Era un libro di Satana scritto nella sua
lingua. Bisognava disfarsene il pi presto possibile se no, gravi sciagure che
non hanno nome avrebbero colpito Pietro, la sua famiglia ed il paese intero. Il
giovane si rese conto che il vecchio stregone, nella sua ignoranza (era
analfabeta) parlava di cose vane e superstiziose. Voleva bruciare il Libro
inmediatamente. Pietro non lo permise.
Arrivarono alle mani. Il vecchio stregone usc malconcio dalla casa maledicendo
Pietro ed i suoi occupanti. La sua autorit era stata interdetta ed umiliata.
Questo non aveva perdono degli spiriti. Presto si sarebbe incaricato di
recuperare la dignit perduta.
E come lo fece!

Il Libro con L maiuscola si trasform dalla notte al mattino nel Libro Maledetto
con L ed M maiuscole.
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Pueblo Viejo si divise in due parti. Uno, la maggioranza, volevano bruciare il


libro inmediatamente. Gli altri, una esigua minoranza, volevano portarlo al
capoluogo regionale perch fosse esaminato e sve lato il mistero.
In casa di Pietro, causa la maledizione dello stregone, scoppi unaltra volta la
bufera. Giovanna, superstiziosa come nessuno, timorosa delle conseguenze,
lottava per prendergli il Libro. Voleva bruciarlo lei stessa. La madre, angosciata,
cercava di calmare gli animi.
Non ebbe esito.
Esito ebbero i paesani che avevano circondato minacciosamente la casa.
Pietro ritrov la calma. Usc a parlare con i paesani infuriati al comando del
vecchio stregone.
Non ci fu modo di intendersi. Intervenne il sindaco. Accordarono che Pietro
avrebbe consegnato il Libro Maledetto in meno di quattro ore, tempo necessario
per preparare la ceremonia di purificazione del paese e bruciare il Libro nella
pubblica piazza. Il giovane accett. Non aveva altra scelta. Voleva guadagnare
tempo. In quattro ore avrebbe cercato il modo di uscire dal paese e portare il
Libro al capoluogo con il favore e la protezione delle tenebre. Non pot farlo.
Giovanna lo denunzi al vecchio stregone.

La turba, inasprita, fiaccole in mano accorse minacciosamente.


Intimarono a Pietro di consegnare il Libro. Il giovane rifiut con fermezza. A
questo punto (non si pot chiarire bene), forse il vento port delle scintille sul
tetto di legno, dicevano alcuni, forse per noncuranza di uno dei paesani che
portava una fiaccola, dicevano altri, lincendio distrusse tutto.
Nella casa morirono Pietro e sua madre. Abbracciati, in mezzo a loro stava il
Libro Maledetto con L ed M maiuscola. Il fuoco dur tutta la notte. Visto da
lontano sembrava unenorme pira di quelle che si fanno nelle feste patronali
dove la gente tuttintorno balla, mangia e beve fino allalba.
Allalba rimasero solo le ceneri.
Nel centro di quello che era stato il salotto trovarono due corpi carbonizzati:
Pietro e sua madre.
In mezzo a loro, quasi intatto, un p bruciacchiato, il Libro Maledetto.

Terrorizzata la gente si allontan a pi non posso. Alcuni si chiusero in casa,


nel bagno, sotto chiave, facendo scongiuri di ogni specie. Avevano paura che il
Libro li contagiasse con il suo male.
Il Sole era gi alto sulla cupola celeste. La gente aveva paura di uscire di casa.
Avevano paura di avvicinarsi alla casa in cenere, anche se,per dare cristiana
sepoltura a due corpi carbonizzati, avrebbero dovuto farlo.
I pochi coraggiosi discutevano, in piazza col vecchio stregone, per trovare una
soluzione allarduo problema.
Dio gliela diede.
Montato su una mula bianca, faceva il suo ingresso nel paese, per la strada
principale, il nuovo parroco. Costui non si immaginava unaccoglienza cos
calorosa.
Nei registri della curia Pueblo Viejo appariva come un paese senza Dio, aptico
in materia di religione, afferrato tenacemente ai suoi lari, superstizioso pi in l
dellimmaginabile.
Tutti parlarono allo stesso tempo.
Il povero parroco non capiva. Solo riusc a captare tre parole: Libro Maledetto,
Satana, fuoco.
Una potente voce di tenore fece zittire la multitudine. Tutto il paese era acorso.
Nel silenzio generale la bocca di Giovanna spieg quello che era successo.
Inmediatamente fu portato al luogo dove sorgeva la casa.
Vide tutto.
Ammutol dorrore quando vide i cadaveri non ancora sepolti
Si inginocchi.
Prese il Libro.
Molti caddero in ginocchio e fecero il segno della croce.
Il parroco riconobbe lopera massima dellantichit: LIliade di Omero scritta in
greco.
Efu il Dies irae.
Il dito del Signore non si contenne, lanci anatemi e pene dellinferno a destra
e a sinistra. Il giorno del giudizio universale era cominciato. Tutti quanti caddero
in ginocchio, piangevano e si contorcevano dal do lore presi da non so quale
pena dellinferno. Alla fine lira del Signore si plac.

Il parroco spieg ci che era il Libro Maledetto con L ed M maiuscola. Fece un


breve riassunto del contenuto.
Giovanna, presa dal dolore, si lanci sui corpi amati e li bagn di lacrime. Era
tardi.
Troppo tardi.
Factum consumatum est.

Mai nel paese un funerale era stato tanto suntuoso. Mai i dolenti furono tanti.
Vollero punire il colpevole .Ma il vecchio stregone, aiutato dagli spiriti, era
scomparso. Molti dissero che Satana se lera portato in un altro paese.
Quella notte il parroco, ripensando i successi del giorno, con amara irona
constatava che le fiamme di Troia, a distanza di secoli, mietevano ancora
vittime innocenti.

PLACIDUM CAPUT EXTULIT UNDA

Placidum caput extulit unda.....Non pot continuare a leggere.I suoi occhi si


riempirono di lacrime. Questi enigmatici versi di Virgilio li avrebbe ricordati per
sempre.

Tempo addietro, Roberto era arrivato al paese come professore incaricato di


letteratura. In citt aveva lasciato una vita di lusso e di comodit. Tutti, genitori,
amici ed amanti, si erano opposti a quella nomina in quel paese tanto lontano e
distante dalla civilt.
Quando lesse sui giornali che stavano cercando un professore in lettere, non
esit a presentare la sua candidatura. Incredibile dictu! Il Ministero di
Educazione, la cui burocraza competeva in velocit con le tartarughe, gli diede
la nomina lo stesso giorno. Doveva presentarsi alla sua nuova scuola in uno
spazio di tempo minore di cinque giorni. che non cera unaltro candidato ed il
posto era vacante gi da un anno. Nessuno voleva andare. Quanta ragione!

Il viaggio fu lungo e faticoso Attravers valli e montagne sconosciute ma alla


fine arriv. Il paese riposava in una immensa valle attraversata da un fiume che
fluiva argenteo e che impression tanto il giovane da farglielo battezzare col
nome di un altro pi famoso: lEfrates.
Questo nome gli era sempre piaciuto, forse perch era un fiume bblico, forse
perch sulle sue rive era sorta lalba della civilt o semplicemente perche lo
deliziava il suono della parola: Efrates.

Il paese non arrivava alle cinquemila anime. Tutti gli abitanti si dedicavano a
coltivare la terra e lo facevano con tale devozione che da lontano il posto
sembrava un giardino degno dell Eden.Solo le case con i loro tetti rossi
contrastavano con tanto verde e largenteo fiume.Naturalmente, laccoglienza
fu calorosa
Tutti erano contenti di vedere un professore di letteratura cos giovane. I suoi
colleghi, in verit, aspettavano un uomo anziano vicino allet della pensione.
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Nessuno accettava una nomina tanto lontano dalla citt capitale dove si poteva
fare una carriera pi brillante. Let media dei professori era di 60 anni; Roberto
ne aveva 27. Lo stupore fu enorme.
Dopo il ricevimento , si install nella casa che il municipio gli cedette grazie alla
nomina ottenuta. La casa sorgeva su un promontorio vicino al fiume, appena
fuori paese. Non troppo lontano. In cinque minuti poteva arrivare camminando a
scuola. Una sola cosa not ed incominci ad inquietarlo: lubicazione della
casa.Troppo vicina al fiume, il suo fiume: lEfrates.

Una settimana pass.


Tutti gli abitanti della valle volevano bene a Roberto. Lo consideravano un
vecchio amico che era andato nella capitale a passare le vacanze ed era
ritornato.
I suoi alunni, dodici in totale, erano molto studiosi, apprendevano con facilit.
Merito di Roberto. Per lui linsegnamento era una vera vocazione. Lo faceva
con passione ed amore. Spiegava le sue lezioni in forma semplice con parole
che tutti potevano capire. Spesso lui stesso si interrompeva per spiegare il
significato di questa o quella parola in modo che tutti ne sapessero il significato.

La vita trascorreva dolce e serena tra le sue lezioni, le chiacchiere dei contadini
amici intorno ai fal e la lettura dei suoi libri preferiti a casa. Ma la
preoccupazione inziale incominci, di nuovo, a creargli una leggera angoscia.
Ogni volta che tornava a casa, prima di entrare, contemplava il fiume ,il suo
fiume: lEfrates.
Vedeva la sua argentea placidit alla luce della luna. Sentiva come le sue
acque serene gli entrassero nelle vene e lo cullassero fino a quando non si
addormentava. Ma linquietudine rimaneva. Parl dei suoi timori con i contadini.
Questi lo tranquillizzarono. Dalla fondazione del paese il fiume non era stato
fonte di alcuna preoccupazione. Tutti lo amavano Fertilizzava i campi in modo
incredibile. Permetteva di fare due raccolti lanno. La prosperit del paese
dipendeva esclusivamente dal fiume. Nessuno ricordava che avesse mai rotto
gli argini. Per questa ragione, tutte le case, ad eccezione della Chiesa e della
scuola, erano costruite vicino alla riva. Ne domand il nome. Nessuno seppe
dirglielo.
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Lo chiamavano semplicemente Il fiume.

Quella notte dorm senza preoccupazioni.


Il giorno seguente era Sabato. Festa patronale. Non cera scuola.
Roberto leggeva il suo libro preferito: LEneide di Virgilio.
Quando arriv al verso: Placidum caput extulit unda...., Toc,toc,toc, bussarono
alla porta. Apr.
La visione angelicale di una ragazza snella dagli occhi azzurri lo paralizz per
brevi secondi. Angela, approfittando del fatto che i paesani erano impegnati
nella preparazione della la festa patronale, aveva deciso di far visita al giovane
professore. Roberto, ripresosi della sorpresa cos inaspettata, la invit ad
entrare.
Angela, timidamente con gli occhi bassi, entr nel salotto. Una occhiata
fulmnea le fece notare che in quella casa mancava la presenza di una mano
femminile. Sorrise nel vedere il disordine ordinato che la circondava.

Durante la conversazione, apparentemente frvola, Angela confess con un


candore arrossato che non sapeva leggere e scrivere e gli sarebbe stata molto
grata se glielo avesse insegnato. Roberto accett con entusiasmo.Si
accordarono che lei sarebbe venuta tutti i sabati e che dopo aver fatto puliza e
messo in ordine la casa, lui le avrebbe impartito le lezioni. Il giovane professore
non voleva essere in alcun modo ricambiato ma Angela fu irremovibile: Sarebbe
stato il suo modo di retribuirgli le lezioni. Andarono insieme alla festa patronale.
I due giovanni si innamorarono a prima vista.
Quella sera, prima di addormentarsi, il professore ricord i versi di
Virgilio:Placidum caput extulit unda.... e giusto in quel momento era apparsa
Angela come se fosse stata lei a sorgere dalle onde e mostrare la sua placida
testa.
LEfrates rimase nelloblo. Per il momento!

Con pazienza settimana dopo settimana insegn ad Angela a leggere e


scrivere. E settimana dopo settimana lamore non confessato cresceva. Fu la
giovane a decidere. Su un candido foglio scrisse le parole magiche: -Ti amo -

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Abbracci e baci ardentemente il professore che, timido per natura, non senza
poche difficolt, la fece sua.
Quella sera lEfrates cull il sonno di due anime innocenti che avevano
scoperto lamore. Decisero di sposarsi durante la prossima festa patronale.
Mancava un mese.
Il fidanzamento di Roberto ed Angela fu accolto come una benedizione da tutti
gli abitanti della valle. Inmediatamente incominciarono i preparativi. Tutto il
paese si era autoinvitato.

Si pulirono le strade, si ritinteggiarono le case, nella piazza fu posto un nuovo


lastricato, perfino si presero accordi per un coro ed un organo per la Messa
Maggiore nella chiesa. Lo stesso fiume Efrates sembrava partecipare all
allegra generale con i suoi mormorii.
Sembrava!
Arriv il giorno delle nozze.
Roberto attravers le strade ornate di fiori e si diresse alla Chiesa. Non ebbe da
aspettare molto. Le grida di gioia della gente gli ndicarono che la fidanzata, pi
bianca e pi risplendente che mai, stava arrivando.
Alluscita della chiesa ebbero inizio i festeggiamenti. I novelli sposi, tra una
pioggia di fiori e di riso, si diressero verso un palco appositamente costruito,
dove, con un ballo solenne, diedero inizio alla festa.
Lontano, allorizzonte, oscure nuvole cariche di pioggia si stavano avvicinando
alla valle.
Erano le sei del pomeriggio. La festa stava nel suo apogeo, quando
incominciarono a cadere le prime gocce. Prima sporadicamente, poi sempre pi
fitte. Alcuni ricordarono lantico adagio: Sposa bagnata, Sposa fortunata.
Quando la pioggia incominci a cadere pi forte, tutti si ritirarono in casa.Tutti
avevano la speranza che smettesse presto. Tutti volevano ricominciare a
festeggiare. A tutti si oppose lEufrates, il grande fiume.
Linquietudine di Roberto fu placata dalle carezze di Angela. Fecero lamore. I
sensi si calmarono e le inquietudini scomparvero. Dopo un p i due sposi,
abbracciati, dormivano profondamente. Sopra di loro la pioggia cadeva.
Un tuono assordante svegli Roberto. Era lora quarta. La pioggia continuava.
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Angela dormiva. Sembrava un angelo. Mai un nome fu pi appropiato. Non


potendo riconciliare il sonno, and in salotto a leggere un libro. Riprese quello
di Virgilio, e...quando lesse il verso Placidun caput extulit unda..., successe
linevitabile: lEfrates strarip.

Le acque infuriate da un forte vento inondarono tutto.


Lunica cosa che Roberto pot distinguere in quel marasma fu la testa di Angela
che emergeva dalle onde chiedendo aiuto. Nuot a pi non posso ma non riusc
a raggiungerla. Il giovane riusc ad afferarsi ad un trave e tra le lacrime vide
scomparire il caro volto dagli occhi azzurri.
LEfrates, il pacifico fiume, che per anni aveva cullato il paese si era
trasformato in un mostro devastatore.
Il mattino dopo, le uniche cose che erano rimaste in piedi erano la chiesa e la
scuola. Roberto era fra i superstiti. La trave era stata provvidenziale. Di
cinquemila solo trecento si erano salvati. Questa fu la morte della valle. I
sopravvissuti emigrarono in altri posti.
Ancora oggi si pu ascoltare il suono delle campane mosse dal vento e il
viandante ignaro pu osservare una scuola vuota in attesa dei suoi alunni.

Nella capitale, Roberto raramente legge il libro di Virgilio. I suoi occhi si


riempiono di lacrime quando arriva al fatdico verso: Placidum caput extulit
unda.

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JUTIRLA
(Nomina non consecuentia rerum sunt)

Mi scuso con gli amanti del latino ma la frase corretta Nomina consecuentia
rerum sunt.
Si chiamava Jutirla.
Lui stesso, molte volte, si domand quale fosse il significato del suo nome.
Perch quello e non un atro? Per colmo di male di genere femminile. Sentiva
sempre imbarazzo, quando obbligato a presentarsi, sussurava il suo nome .Per
questa ragione si presentava come J. Perez. Tanta era lostinazione nel
nascondere il proprio nome dietro la lettera J che molti lo avevano
soprannominatoluomo Jota.

Era successo che al momento della sua nascita, i suoi genitori, stanchi di porre
nomi comuni ai loro figli (Jutirla era lultimo di dodici), sorteggiarono le sette
lettere con quali avevano deciso di battezzare lultimo nato. Risultato: Jutirla.
Il nome piacque ai suoi genitori per il modo in cui si pronunciava. Lontano erano
dallimmaginare i problemi senza fine che quel nome cos strano ed originale
avrebbe creato al piccolo neonato.
Durante linfanzia non ebbe problemi. Tutti lo consideravano qualcosa di tenero
ed originale. Il bambino era molto vivace. La sua curiosit insaziabile. Jutirla
osservava i suoi fratelli studiare ed era affascinato dai loro libri.
Il padre lo not.
Con amore e pazienza spiegava al pargolo il significato delle fotografe, disegni
e lettere. La semenza diede buoni frutti.

Jutirla, a cinque anni, sapeva il significato di molte parole. Impar a leggere e


scrivere. Quando gli arriv il momento di andare a scuola si stava cimentando
con le quattro operazioni.

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Il maestro not lavanzato stato di apprendimento del bambino e decise di


impartirgli una educazione speciale. Meglio sarebbe stato non lavesse fatto!
I compagni di classe lo isolarono completamente..
Purtroppo,quando si appena saliti su un gradino pi alto rispetto agli altri ed
ascendiamo ad un livello superiore, questi reagiscono in modo che uno ritorni al
luogo anonimo dal quale era partito e, se non riescono nel loro intento,
lisolamento totale.
Ma il nostro piccolo non si perse danimo. Solo, studi ed impar pi di tutti. La
stessa storia si ripet alle medie, al liceo e allUniversit. Qui lo stesso giorno
conobbe il disonore e lamore.

Frequentava il quinto anno di medicina.


Molti colleghi e professori lo consideravano un nuovo e brillante Ippocrate. Ma
non tutti!
Quella mattina, durante la lezione di patologa, aveva avuto una discussione
con il professore. Non era daccordo con la diagnosi di una malatta. Il
Professore, o per invidia o per gelosa professionale, vedeva di malocchio il
fatto che un suo alunno, ancora non laureato, opinasse in modo da contraddirlo
e mettesse in dubbio la sua lunga esperienza professionale .Il Professore opt
per ridicolizzare Jutirla usando il suo nome: Che Jutirlinate stai opinando?
Faresti meglio a tacere.
Il giovane abbandon laula fra le risate e lo scherno dei colleghi.
Pianse.
Smise di piangere e...la vide.

Maria Cisneros, dai profondi occhi verdi e corpo elegante, stava cercando la
nuova ubicazione dellaula di chirurga. Lei domand. Lui laccompagn. Nel
breve

tempo

che

dur

la

camminata

due

giovani

simpatizzarono

vicendevolmente.Lei lo invit a studiare a casa sua. Lui accett. Lamore, non


confessato cinse i cuori dei due giovani. Da quel giorno Jutirla non intervenne
pi nelle discussioni in classe. Si isol volontariamente. Unica consolazione,
Mara.

Ma non per questo cessarono gli scherzi e le burle.


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La tanto famigerata parola Jutirlinate cominci a prender fama in tutta


lUniversit ed altrove. In alcuni circoli sociali si era soliti denigrare qualcosa o
qualcuno indicandola come una Jutirlinata. E ci fu persino qualcuno che
,seriamente, voleva farne loggetto di una tesi di laurea..
Luomo J, come ormai avevano iniziato a chiamarlo, era indifferente a tutto ed a
tutti. Mara, dagli occhi verdi, lo consolava con i suoi splendidi seni. I due si
laurearono con il massimo dei voti et summa cum laude.

Trovarono lavoro nella migliore clinica della capitale.


Un immediato successo premi Jutirla. Molti lo ammiravano e, stimolati,
seguivano il suo esempio. Molti lo invidiavano e gli complicavano la vita. Il
successo ha sempre il suo prezzo.
Entro lanno Jutirla divenne famoso. Non cera malatta che non sapesse
curare. Per i suoi pazienti era un dottore che faceva miracoli: curava
lincurabile. Per i suoi colleghi era un egocentrico pericoloso che bisognava
ostacolare ad ogni costo. Unica consolazione Mara, con la quale si era
sposato.

Fu la morte di un bambino, dovuta ad una malformazione cardiaca, che lo


spinse

a decidere di riprendere la facolt di chirurga. Riusc a conciliare il

lavoro con i nuovi studi. Ma non lamore!


Studiava fino a tardi la notte, causando cos i primi malesseri nel suo
matrimonio. Questo ritmo di vita, tre anni pi tardi, lo port al divorzio. Sua
moglie si sentiva trascurata. E ne aveva tutte le ragioni.
Mara accett la corte sfacciata di un collega di Jutirla. Quando questi se ne
rese conto, era tardi ,troppo tardi. Il male era fatto. Non ebbe pi altra scelta
che accettare i fatti. Si lasciarono da buoni amici. Ci gli permise dedicare pi
tempo allo studio. Riusc nello scopo. Fu nominato capo cardiologo. La cima
era stata raggiunta.
Ma il vento soffia sulle cime non nelle radici.
Nuovamente si trov isolato, ma rispettato. I suoi colleghi riconoscevano i suoi
meriti ed ogni tanto lo consultavano.
La sua fama oltrepass le frontiere del paese.

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Allestero era considerato come uno dei chirurghi pi preparati ed audaci nel
suo campo. Operava quando gli altri davano il caso per perso.Trapiantava cuori
come se stesse cambiando i pistoni della sua macchina.Pubblicava libri.
Teneva conferenze.
Diede alla clinica Curatrix, dove lavorava, una fama internazionale. Si
manteneva aggiornato su tutto ci che riguardava la chirurga cardiovascolare.
Con la sua esperienza apport nuove conoscenze.
Luomo J aveva trionfato. Ma non del tutto!
Un giorno fece unosservazione a Mara, che non aveva partecipato ad un
seminario da lui condotto.
Gli insulti non detti ai tempi della separazione emersero a fior di pelle. La
peggiore offesa fu pronunciata da Mara.- Va a fare Jutirlinate da un altra
parte.Jutirla zitt.
Lantica ferita si era aperta. In unattimo intorno a lui vide il deserto.
Quando il corso degli umani eventi decide della vita di un uomo doloroso.
Loffesa di Mara Cisneros, adesso nemica giurata, gli diede la soluzione:
sarebbe andato a fare Jutirlinate da unaltra parte. Alea iacta est.

Con la scusa di fare un corso di specializzazione in una conosciuta Universit


del Nord, rinunzi al suo lavoro. Troppo tardi Mara comprese il male inflitto al
suo ex marito, adesso ex amico che non avrebbe rivisto mai pi. Almeno per un
lungo tempo!
Quando Jutirla present il passaporto allufficiale di dogana del paese del Nord,
costui non capiva come era scritto il suo nome. Nonostante gli sforzi, lufficiale
seguiva a non capire.
Il pragmatismo che caratterizza gli abitanti del Nord risolse il problema. Il suo
nome fu trascritto come Joe Tirla Perez. Non ci aveva mai pensato , ma se
avesse cambiato nome quante angosce e sofferenze si sarebbe risparmiato.

Il doctor Joe, cos lo chamavano, si distinse subito fra i suoi colleghi.Questi lo


stimolavano ad andare avanti nelle sue ricerche. Che differenza col paese
nato.
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Nella sua terra adottiva,lAmerica, trov unaltra volta lamore.


Era una infermiera. Dai profondi occhi verdi e corpo elegante e per giunta di
nome Mary. Questa volta non trascur lamore.
Fu proposto persino per un premio Nobel.
Da sua moglie ebbe due figli. Amorosamente li educ, come i suoi genitori
avevano fatto con lui.Uno divent un eccellente scrittore di romanzi e laltro un
famoso architetto.
Sembra che sia destino che i figli prendano cammini diversi dal padre. Gli anni
passarono. Doctor Joe invecchi serenamente in compagnia di sua moglie e
figli. La vita nel Nord gli aveva dato ci che il suo paese nato gli aveva negato.
Pensionato, per consiglio dei suoi colleghi, visitava le sale operatorie ed aiutava
nelle operazioni difficili. Un evento inaspettato cambi per la seconda volta il
suo destino: la morte di Mary. Il fulmneo attacco al cuore no n gli diede tempo di
intervenire.
Per consiglio dei figli e dei colleghi si prese delle lunghe vacanze. La nostalga
del paese nato gli fece prendere la decisione di tornare.
Quarantanni erano passati.

I cambiamenti erano evidenti e parlavano da soli.


La clinica Curatrix era scomparsa.Un albergo di lusso occupava il suo posto. I
pochi amici che aveva erano morti. Mara era ancora viva e conservava ancora
lo sguardo dai profondi occhi verdi e il corpo elegante. Lei lo riconobbe a
stento.
Quantum mutatus ab illo!
Non poteva credere che davanti ai suoi occhi aveva il famoso chirurgo Joe per i
nordamericani e Jutirla per i nativi.
Nonostante let Joe conservava una energa insospettata anche per lui..
La prima cosa che fece Mara fu chiedergli scusa per il male fatto quarantanni
prima. Il soffrire passa, ma laver sofferto no, diceva Leon Blum. Ma il tempo
aveva lenito le amarezze e le offese patite. Accett le scuse.
Mara gli raccont cosa era successo in sua assenza Lanno dopo la sua
partenza, tutta lorganizzazzione della clinica Curatrix, che con tanto sforzo era
riuscito mettere in piedi, era andata a rotoli. Regnava unanarcha totale. Il tasso
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di mortalit ,nonostante lo sforzo di alcuni volenterosi, crebbe pericolosamente.


Non rimase altra alternativa che chiudere. Molti dei suoi colleghi, tra cui Mara,
andarono a lavorare negli ospedali pubblici. Qu sprecarono i loro talenti a
favore di un posto di potere. Che differenza con il Nord!
Con laiuto di Mara, che era rimasta vedova, apr un consultorio di medicina
generale.
Lesito torn a sorridergli. Le amarezze puntualmente arrivarono.
Il Collegio Medico intraprese una campagna diffamatoria che ebbe il suo
culmine quando un ex collega di Jutirla, in un intervista ad un giornale, parl
della Jutirlinizzazione della medicina e dei i rischi che correva la gente con quel
tipo di medicina.
La ferita torn a sanguinare Sarebbe stata lultima volta!
Il vecchio Joe chiuse il consultorio e, questa volta insieme a Mara, fece ritorno
al Nord. Visse altri cinque anni. Durante questo tempo ricevette un senza fine di
riconoscimenti e medaglie, tante che la povera Mara non sapeva cosa
fare.Tanto erano coperte le pareti di casa, che faticava a trovare altro spazio.
La morte lo colse quando aveva ottanta anni. Di l a poco lo segu Mara.
.
Sono passati molti anni. Ancora oggi su una lpide in un cimitero del Nord si
pu leggere in buono spagnolo : SE LLAMABA JUTIRLA.

18

COGITO ERGO SUM


O
SUM ERGO COGITO

La pioggia inizi a cadere allalba e continu per tutto il giorno.Dallintensit con


cui

cadeva, sembrava

che

non dovesse

mai

smettere.

Il bollettino

meteorologico aveva comunicato che erano gi caduti 6mm di pioggia e che le


precipitazioni sarebbero aumentate.
Sembrava che quella mattina tutto il cielo piangesse. Simn Andrade, capo di
poliza del paese, arriv di cattivo umore in ufficio. Semplicemente in quel
giorno di pioggia non aveva alcuna voglia di lavorare. Mentre esaminava i
bollettini delle novit, era stata una notte tranquilla in paese, uno richiam la
sua attenzione.
Due zingari avevano rapito due bambini piccoli ed erano spariti senza lasciare
alcuna traccia. Si temevano altri rapimenti..
Linformazione descriveva i due piccoli e dava particolari molto vaghi sui
rapitori.
Poco immaginava ci che stava per accadere !
Il giornale del mattino riport la notizia in prima pagina.
Il panico dilag nel paese. Almeno in buona parte. In tutte le case dove cerano
bambini.
Il telefono non smetteva di squillare nellufficio di Simn. Era difficile convincere
la gente che non doveva avere alcun timore.
Il rapimento era avvenuto in un paese molto distante ed era improbabile che gli
zingari tornassero a commettere lo stesso delitto nella regione.
Pot pi la paura.
Un clima di caccia alle streghe si impossess del paese. Almeno in buona parte
di esso.
Verso mezzogiorno, mentre la pioggia continua a cadere incessante, arrivarono
in paese una coppia di giovani. Lei, snella e curvilinea. Lui, alto e muscoloso.
Ana Trejo e Jos Mujica, studenti di sociologa, era no in vacanza. In tutti i paesi
nei quali si fermavano cercavano di conoscerne usanze e tradizioni. Era un
modo di alternare le vacanze con lo studio.
19

Presero alloggio nellunico albergo del paese.


Quando si tolsero gli impermeabili, tutto il personale dellalbergo pot notare
labbigliamento un p originale che indossavano.
Ana calzava stivali alti, sui quali scendeva una lunga gonna gialla ,che lasciava
intravedere le forme curvilinee delle quali era dotata. Sopra la gonna, una blusa
rossa con ricami trasparenti metteva in rilievo due floridi seni che invitavano al
peccato. Sopra la blusa il regalo di unaltro paese: una collana di denti di tigre
che divideva i seni in forma simmetrica e sembrava volesse addentarl per poi
mangiarli quasi fossero un frutto proibito.La dorata capigliatura della giovane
finiva in due lunghe trecce e ciascuna aveva un piccolo fermaglio a forma di
aquila.
Jos calzava due stivali corti, portava un paio di blue jeans alquanto scoloriti,
una camicia a quadri ed un fazzoletto rosso al collo.
A prima vista sembravano due zingari vagabondi.
Il direttore dellalbergo mand immediatamente un cameriere ad avvertire il
commissario Andrade, mentre i due giovani si avviavano a pranzare, ignari e
tranquilli, nel ristorante annesso allalbergo. Durante il pranzo, Jos ed Ana
incominciarono a discutere sul cogito ergo sum di Descartes. Qu, possiamo
affermare, cominci la tragedia.
-Tutto, prima di essere, stato pensato : Cogito ergo sum.- No -, replic Ana, - prima bisogna essere e poi pensare : Sum ergo cogito.Particolarmente sono daccordo con Ana. Se non sono non posso pensare.
E questo nonostante i filosofi idealisti,Hegel in testa facciano riferimento a
Descartes come il non plus ultra della verit.
La cameriera che li serviva non era dotta in filosofa e in latino ancora meno.
Lunica cosa che pot capire della conversazione fu una distorsione del cogito
ergo sum.
Colti sono, diceva Jos.
Sono colti, diceva Ana.
Sembrava che i due giovani insistessero su queste parole
La cameriera inform il direttore che, nuovamente, invi un cameriere ad
avvertire il comissario Andrade. Costui, la prima volta aveva rimandato indietro
il giovane con il seguente messaggio : - Dite al direttore di non fare il cretino e

20

di trattare bene gli ospiti Il cameriere ritorn con il secondo messaggio : - E


continua con questa stoltezza ..Va bene ! Verr pi tardi
Intanto la notizia si era sparsa come la polvere.
La presenza di due giovani zingari nellalbergo cominci a riscaldare gli animi e
pi ancora quando li videro passeggiare per le srade del paese, nonostante la
pioggia.
Di recente era stato restaurato un monastero del secolo XVI che si trovava un
p fuori del paese. Limportanza delledificio non risiedeva nella sua imponente
architettura neoclassica, ma in una Pala situata nel refettorio dei monaci.
Questa rappresentava una Vergine nera con un bambino bianco nel suo
grembo. Nuda, la vergine. Nudo, il bambino.
Limmagine aveva generato un culto che aveva travalicato le frontiere nazionali
.Qui arrivarono i due giovani, un poumidi e intirizziti dalla pioggia.
Il padre guardiano li rifocill con una tazza di cioccolata calda e fece loro da
Cicerone. Spieg lorigine del monastero e del pittore della Pala, la cui
immagine, soltando a vederla, inteneri va il cuore ai credenti e non credenti. Si
parlava anche di qualche miracolo. Era in processo una richiesta perch licona
venisse riconosciuta dalla madre chiesa e poterle cos assegnare un altare
nella cappella del monastero.
Fuori, la pioggia cadeva sempre pi forte. I govani rimasero a cena con il padre
guardiano. Appena la pioggia diminu di intensit, ritornarono in albergo
Qui li aspettava il capo di poliza Simn Andrade ed insieme a lui un folto
gruppo di gente timorosa degli zingari rapitori di bambini.
Simn aspett che i giovani si ritirassero nelle loro camere e qui, da solo, li
raggiunse. Si identific. In breve raccont ci che la loro presenza aveva
suscitato nel paese. Li interrog. In breve i due ragazzi gli chiarirono in cosa
consistesseroi loro studi ed gli apparenti vagabondaggi di paese in paese. Si
salutarono amichevomente come vecchi conoscenti.
Alla gente che aspettava fuori, quasi la met del paese, Simn rifer i particolari
dellinterrogatorio-intervista.
La gente, tranquillizzata, si disperse. Ma non tutti rimasero tranquilli!
Di ritorno in ufficio, Simn trov un telegramma in cui si richiedeva la sua
presenza nel paese vicino per aiutare a risolvere un furto di bestiame.

21

Ana e Jos erano un p sconcertati dal fatto che la loro semplice presenza
avesse creato tanto timore nel paese. Confonderli con degli zingari e per giunta
criminali. Era il colmo. Risero della mentalit paesana. Fecero lamore.
Ana pi intensamente di Jos. Lei non sapeva , ma lo avrebbe fatto per lultima
volta.
Il telegiornale della sera precipit gli eventi. Lannunciatore disse che i due
zingari erano stati visti nei pressi della frontiera e che si dirigevano verso il
paese.
I pi agitati, in totale 20 persone, decisero di agire, pu per timore che per
coraggio. Andarono al posto di poliza. Simn non era ancora tornato. Loro
stessi avrebbero fatto giustizia (la decisione fu unanime).Si diressero
allalbergo.
La pioggia cadeva a dirotto. Il bollettino metereologico dava pioggia anche per il
giorno successivo.
Nellalbergo i giovani dormivano il sonno dellamore. Non ebbero tempo di
svegliarsi. Dal sonno dellamore passarono al sonno della morte.
Simn Andrade, capo della polica, ritorn un p tardi, molto tardi. Non gli
rimase che constatare la morte della coppia. Inutile cercare i colpevoli :
nessuno aveva visto, nessuno aveva sentito.
iovani e le stavano velando sotto la Pala che rappresentava una Vergine nera
con un bambino bianco nel suo grembo. Nuda, la vergine. Nudo, il bambino.
Mai un funerale fu cos sontuoso, nonostante la persitente pioggia .
Sembrava che Do piangesse. Il giorno dopo sulla scrivana di Simn Andrade
cera il seguente bollettino, in seguito trasmesso per radio e riportato dai giornali
:
Avevano catturato i due zingari, che, poi ,non risultarono essere tali. Erano
semplicemente due genitori angosciati ,che fuggivano insieme ai figlioletti dalla
tiranna dei nonni. Nonni che li avevano denunciati facendoli apparire come
zingari.
.
Tutti accorsero alla capella del monastero o meglio nel refettorio trasformato
per loccasione. I monaci avevano riscattato le salme dei due giovani e le
stavano velando sotto la Pala che rappresentava una Vergine nera con un

22

bambino bianco nel suo grembo. Nuda, la vergine. Nudo, il bambino. Mai un
funerale f cos suntuoso, nonostante la persitente pioggia .
Sembrava che Do piangeva.
nico dolente sincero fra tutti i presenti.

23

A.A.A. CERCASI

A.A.A. Cercasi domestica, giovane, per aiutare a vivere un uomo


solitario. Scrivere a Paese Vecchio, casella postale 132-

La curiosit uccise il gatto, dice il proverbio.


Maria Urbano, lesse lavviso, apparso per una settimana consecutiva su un
giornale capitolino.
Lo strano avviso non era di quelli che si inviano alla posta del cuore.
Semplicemente veniva richiesta una casalinga e non una compagna di buona
presenza, bella ed onesta per iniziare o continuare insieme la vita, come
recitano , invece, tutti gli avvisi sentimentali.
Cerc lubicazione di Paese Vecchio sulla mappa. Non lo trov.
Chiese informazione agli amici e conoscenti.. Nessuno sapeva.
Lunico modo di conoscere Paese Vecchio era rispondere allavviso.
Maria Urbano, segretaria esecutiva, si considerava una buona casalinga e
inoltre aveva una buona presenza. Non per niente il suo corpo sinuoso e
aggraziato era desiderato da ogni maschio che la guardava.
Decise di rispondere allavviso.
Non le sarebbero dispiaciute delle vacanze.
Cos pensava!

A Paese vecchio lavviso era stato messo da Efran Urbano.


Efran era arrivato al paese cinque anni prima come professore di letteratura.
La vicinanza di Paese Vecchio con la frontiera favoriva i commerci e faceva
prosperare gli affari, sia per gli abitanti che per i nuovi arrivati.
Cos un anno dopo aveva deciso di lasciare linsegnamento e di aprire un
negozio di elettrodomestici.
Gli andava bene.
Ma non del tutto!

24

Efran era considerato una persona un p stramba. Sognatore, dicevano alcuni.


Matto da legare, dicevano altri. Gli piaceva declamare versi a qualsiasi ora del
giorno e della notte. Quando stava solo, coloro che lo vedevano da lontano,
dicevano che parlava con laria e che per questo doveva essere matto, non del
tutto, ma un poco. Quando era in compagnia recitava sempre versi di questa o
quella famosa poesa scritta da questo o quel famoso poeta . Per questi motivi
era considerato un romantico sognatore.
Nelle notti di luna piena, larte declamatoria di Efran non aveva freni n
inibizioni. La sua voce si udiva fino ad un chilometro di distanza. Anche per
questo dicevano che era matto da legare.
E questa era anche la ragione principale per cui non riusciva a trovare alcuna
compagnia femminile con la quale trascorrere la vita.
Quando apr il negozio di elettrodomestici si rese conto che non poteva
continuare a vivere solo. Aveva bisogno di una moglie o di una domestica
Opt per la seconda soluzione

I suoi rapporti con le paesane erano pressoch inesistenti. Non ebbe successo
neanche nella ricerca di una semplice domestica. Semplicemente la fauna
femminile aveva paura delle sue apparenti pazze. Fu per questo motivo che
aveva deciso di porre lavviso economico sul giornale della capitale
Solo aveva bisogno di una domestica.
Quando i paesani lessero lannuncio, risero di lui. La consideravano una pazza
in pi.
Maria Urbano non pensava pi a Paese Vecchio, n a quelluomo sconosciuto
che aveva bisogno di una giovane domestica. Quella sera, di ritorno a casa,
trov sul pavimento la lettera
La posta era in ritardo di quindici giorni, ma, rispetto alla media dei
ritardi,normalmente di due o tre mesi, quella era una fortuna inaspettata
Efran aveva risposto immediatamente. Nella missiva le spiegava come
arrivare a Paese Vecchio.
Era semplice.
Bisognava prendere un aereo fino ad una conosciuta citt della frontiera e poi
prendere un autobus che lavrebbe condotta a destinazione .
25

Alla lettera era allegato un assegno che le avrebbe permesso di intraprendere il


viaggio e comperare qualche vestito nuovo, come consigliava il mittente.
Maria Urbano rimase sbalordita per la fiducia del tale Efran Urbano.
Esamin lalbero genealogico degli Urbano. No, non aveva alcun parente
chiamato Efran e men che mai in quel Paese Vecchio.
Decise di andare.
Lo avrebbe fatto per una settimana, avrebbe conosciuto questo tale Efran
Urbano e sarebbe ritornata alla sua ben amata capitale. Perch, come dicono,
la capitale la capitale, il resto sono montagne e serpenti.
Quando Mara Urbano arriv a Paese Vecchio si sorpresero tutti, inclusa lei
stessa.
Si sorprese il paese intero :nessuno avrebbe mai creduto che Efran potesse
trovare una domestica cos bella.
Si sorprese Efran perch non credeva che una cos bella ragazza, con occhi
color caff e corpo aggraziato, rispondesse allavviso economico.
Si sorprese Maria perch sperava che Efran fosse un uomo anziano e non un
belluomo dagli occhi azzurri.
Possiamo affermare, cognita re, che lamore nacque a prima vista. Solo era
questione di tempo perche si manifestasse. E si manifest.
Anche se non al principio!
Quando Maria Urbano esamin la casa, not che non era stata pulita da mesi.
Si spavent.
Voleva fuggire.
Un profondo sguardo azzurro la trattenne In tre giorni la casa torn come
nuova, ordinata e con odore di bucato. Efran, per ringraziamento, improvvis
alcuni versi:
Tu
stella mattutina
che illumini la vita
Tu
color desti allombre
ed al cor amor
Maria Urbano rimase sorpresa alludire versi cos belli. Nessuno prima di allora
lo aveva mai fatto.
26

Efran Urbano si sorprese per i bei versi. Era la prima volta che lo faceva.
Lamore trov il posto che gli spettava.
Maria Urbano decise di restare. Voleva aiutare a vivere questuomo solitario
che cercava una giovane domestica
Domand ad Efran il perch dellavviso economico. Lui stesso non seppe
spiegarsi bene. Sempre era stato solo, nonostante tutti gli sforzi che aveva fatto
per trovare una compagna .C era qualcosa che si interponeva fra lui e Paese
Vecchio che non riusci va a capire e che lo manteneva isolato.
Maria Urbano, dopo una settimana, cap il perch.
Glielo fece intendere Paese Vecchio.
La presenza della giovane domestica cre invidia nel paese.
Soprattutto tra le donne
Adesso tutte volevano essere la domestica di Efran. Volevano allontanare
lintrusa con la cui bellezza non volevano confrontarsi.
Ma anche tra gli uomini.
Tutti volevano strappare ad Efran quella bellezza dagli occhi color caff e dal
corpo aggraziato.
Le donne le raccontavano le cose pi strampalate sul conto di Efran. Volevano
degradarlo ai suo occhi. Gli uomini, sfrontatamente le offrivano mari e
montagne. Volevano che abbandonasse Efran.
Maria reag con larma che pi duole a tutti : lindifferenza.
Ci furono cambiamenti in Efran.
Per consiglio di Maria, non declamava pi versi : li scriveva. Distinse i propri
dagli altri. In meno di quindici giorni compose cinquanta poese. Le altre, quelle
non sue, le trascriveva ugualmente.
Efran non era pi solo.
Paese Vecchio lo not ed aspettava.
Aspettava la luna piena!

Come abbiamo detto, la luna piena faceva si che Efran declamasse o, meglio,
urlasse i suoi versi. A Mara avevano detto che si trasformava in un uomo lupo
che ululava alla luna.
La luna piena arriv.

27

Efran non resistette alla tentazione. Usc nel patio a declamare versi. I suoi
strilli acuti spaventarono due gatti sul tetto ardente.
Non solo i gatti.
Maria Urbano si svegli col batticuore. Usc nel patio. Non poteva controllare il
lupo mannaro. Ci riusc con lunica arma a sua disposizione: lamore.
Abbracci e baci con forza il lupo mannaro , lo abbracci e lo port dentro.
Lamore fu ardente.
I due gatti ritornarono sul tetto..
La prossima luna piena, sarebbe stata la loro luna di miele.
Maria Urbano aveva trionfato. Paese Vecchio era stato sconfitto.
Durante lanno Efran Urbano pubblic il suo primo libro di versi. Il successo fu
folgorante. Ora il suo nome era conosciuto ed ammirato in tutto il paese e
anche allestero. Il negozio di elettrodomestici fu chiuso. Paese Vecchio si
vanagloriava perch fra i suoi abitanti cera un poeta famoso.

Qualcuno si ricord che il successo di Efran era cominciato quando un giornale


della

capitale

aveva

pubblicato

un

avviso

economico.

Ancora

oggi

alcuni,soprattutto le interessate, possono leggere una strano avviso che recita


cos :- A.A.A. Cercasi domestica ,giovane, per aiutare a vivere un uomo
solitario. Scrivere a Paese Vecchio casella postale

28

WACHAU

In un recondito e nascosto luogo dellAmazzonia viveva una tribu indigena di


origine sconosciuta
Possiamo affermare, cognita re, che in questa regione lhomo civicus non ha
mai messo piede. Fortunati gli indigeni!
ben saputo che dove arriva la nostra civilt, questa, al suo passaggio
distrugge ogni cosa.
In questa tribu sconosciuta il culto dei morti era una leggenda fra il magico e
lincredibile.
La morte era rappresentata da una bellsima donna. Snella ,dai capelli neri
molto lunghi,con profondi occhi grigi e la pelle bianca. Un po pallida come
dicevano glindigeni.
Questi quando si sentivano prossimi a morire, la vedevano arrivare.
Nuda, avvolta dalla lunga capigliatura. Si avvicinava, li abbracciava ed insieme
partivano per lultima dimora come se fossero stati due innamorati. Laria, un
po fredda che circondava la sua presenza, era temuta al principio; poi, una
volta stabilito il contatto con la bella apparizione, la paura svaniva per dar luogo
ad unallegria incontenibile.

Wachau era uno dei pochi fortunati mortali che poteva vederla e continuare
con vita.
Il nostro homo civicus avrebbe detto che era dotato di poteri paranormali molto
sviluppati.
Il nostro homo indianus lo considerava ,invece, benedetto dagli Dei che gli
avevano dato in dono un potere meraviglioso : vedere ci che agli altri era
normalmente proibito e concesso solo nei brevi momenti prima di morire.
Wachau aveva visto per la prima volta la bellsima donna allet di cinque anni,
in occasione della morte di suo nonno, dal quale aveva eredidato il proprio
nome. Quando la vide, le and incontro correndo, ma il freddo che la
circondava fren la sua corsa.
29

Le parl.
Il dialogo fu breve.
-

Chi sei?-

Sono la nuova vita.-

Chi stai cercando ?

Sto cercando Wachau.

-Sono io.-

La bella e fredda donna sorrise al piccolo indgeno per la sua audacia nel fare
domande. Con voce materna gli spieg :
-

No, piccolo mio, ancora non arrivata la tua ora. Sono venuta per tuo
nonno Wachau. Ha gi compiuto i suoi doveri di questo mondo.-

Dove lo porti? Io gli voglio molto bene. Non fargli del male.-

Lo porto alleterna dimora e,in quel posto, non gli sar fatto alcun male.
Da oggi, ti prometto che mi vedrai ogni volta che verr a cercare uno dei
tuoi. Non ti avvicinare per troppo a me e non toccarmi mai,anche solo
per sbaglio, perch mi vedr costretta a portarti via con me, anche contro
la mia volont.

Il piccolo Wachau la lasci passare


Con stupore vide come abbracciava il no nno e come, mano nella mano,
iintraprendevano il cammino del non ritorno.
Il piccolo raccont tutto ai suoi genitori.
Fu portato alla presenza del sommo sacerdote.Sacerdote, non stregone come
direbbe lhomo civicus.
Da quel giorno Wachau entr a formar parte di quelli che sono stati benedetti
dagli Dei.
Il sommo sacerdote lo inizi al mondo dellesoterico e del magico. Gli impart
anche lezioni di medicina..
Un giorno, non molto lontano, Wachau sarebbe stato il sucessore naturale del
sommo sacerdote.Sacerdote, non stregone come direbbe lhomo civicus.
Quel giorno il giovane avrebbe compiuto la sua luna numero 216 ( allincirca 18
anni). Secondo lusanza, per entrare nel mondo dei cacciatori, e quindi degli
adulti, doveva uccidere una tigre o qualche animale ugualmente feroce,

30

completamente da solo,senza alcun aiuto La ricerca lo port molto lontano dal


suo villaggio.
Ebbe successo
Riusc ad uccidere un felino di due anni.
Era entrato nel mondo degli uomini.
Il problema, ora, era trovare la strada del ritorno. Era molto distante dal suo
villaggio e si sentiva disorientato. Con la preda sulle spalle, si diresse,
istintivamente, verso il fiume, quando la vide.
Nuda, coperta dalla lunga capigliatura, bella come mai, la fredda donna gli
veniva incontro.
Il suo corpo di uomo adolescente si turb di fronte a tale tentatrice visione.
In tentatione, veritas!
-

Per favore, cedimi il passo. La tua ora non ancora arrivata.-

Voleva farla sua, ma il freddo fren i suoi impulsi.


-

In questo momento mi desideri con il desiderio di un uomo. Non posso


amarti come vuoi, piccolo mio, per te sarebe la morte. Cedimi il passo. -

Questa volta lordine fu imperativo


Le diede il passo.
Not che andava sola. La vide scomparire lungo il fiume.
La pioggia, che allimprovviso cominci a cadere, non lasciava presagire niente
di buono. Lo straripamento del fiume fu cos violento che tutto veniva trascinato
via al suo passaggio.
Lindigeno si aggrapp ad un legno. Questo gli salv la vita.
Il villaggio scomparve. Tutti morti. Lui era lunico superstite.
Da lontano distinse la bella fredda donna che camminava insieme ai suoi.
Camminavano sullacqua. Non avevano peso. Le anime non hanno peso.
Cerc di raggiungerla e chiederle spiegazioni. Il fango glielo imped.
Impotente, pianse sconsolato.
Con dolore si addentr nella foresta. Qualche giorno, promise a se stesso,
avrebbe chiesto il resoconto alla bella fredda donna che,da quel giorno,
incominci ad odiare con tutta la sua anima.
E lo avrebbe fatto!
Ma la sua ora non era arrivata!
31

Vag per tre giorni e tre notti. Il quarto giorno arriv ad un villaggio di indigeni
Pemones.
Moriva di fame !
Come una tigre famelica si precipit sul cibo posto sulla brace.
Come una tigre lo braccarono.
Il pronto intervento di un padre missionario gli salv la vita.
Gli diedero da mangiare. Divor tutto quello che pot.
Durante il fiero pasto il sacerdote non smetteva di parlargli. Whachau non
capiva. Il Pemn era una lingua strana. Solo ascoltava strani suoni ed
inflessioni gutturali. Ripetute volte ascolt lo stesso suono accompagnato dallo
stesso gesticolare. Il sacerdote voleva sapere a quale tribu appartenesse cos
avrebbe potuto aiutarlo a ritornare.
Disse il suo nome: Wachau.
Nessuno aveva mai sentito parlare della sua tribu. Il sacerdote prese sotto la
sua protezione lindigeno che si integr subito nel nuovo ambiente.

In breve tempo impar la lingua indgena e non indgena.


Assimil le usanze indigene e non indigene.
La sua conoscenza delle erbe e piante medicinali e naturalmente il suo fiuto per
la caccia lo portarono al grado di sommo sacerdote.
Lincontro con lhomo civicus non fu del tutto gradevole.
Lo vestirono, poteva passare ,era gradevole fino ad un certo punto.
Lo calzarono, non poteva passare , era molto sgradevole.
Lo educarono, poteva passare, la lettura e la scrittura gli fecero conoscere un
mondo nuovo.
Lo evangelizzarono, poteva passare e non poteva passare, rimase nella va di
mezzo.
In medio stat virtus.
Non aveva mai visto tanti santi e tanti dei riuniti tutti insieme in un solo luogo:
la chiesa.
Solo si chiedeva come riuscissero ad ascoltarlo quando lui si trovava nella
foresta .Misterius fidei.
Vedendo una scena della resurrezione rimase affascinato da una figura vestita
di nero, con unenorme falce nella mano destra.
32

la morte, cos la rappresentiamo.- Fu la risposta del missionario

Non cera paragone con la bella donna fredda.


Sorrise con amarezza. La ricord. Il suo piccolo qualche giorno lavrebbe
affrontata.
Qualche giorno!
In breve tempo da homo selvaticus si trasform in homo civicus.
Con difficolt il selvaticus coabit con il civicus. Ma non lannull.
Al nuovo homo civicus piaceva leggere e studiare in profondit.
In breve tempo il missionario non seppe pi cosa insegnargli. Decise di portalo
nella Capitale.
Superando il breve trauma con la citt meccanizzata, Wachau fece il suo
ingresso allUniversit.
Nela facolt di medicina perfezion le sue conoscenze e ne impar di nuove .
Quel giorno la vide.
Snella e splendente come mai la bella donna, vestita di bianco, gli veniva
incontro.
Lhomo civicus si trasform in homo selvaticus.
Il pronto intervento di alcuni colleghi ferm lirreparabile.
Seduta sul pavimento, con la blusa di ricami trasparenti strappata Belkis Prez,
piangendo, implorava che la smettesse di farle del male.
La somiglianza con la sua vecchia amica era straordinaria.
Ma non del tutto!
Laltra era circondata da unaura fredda. Questa era calda.
Laltra aveva occhi grigio ferro. Questa occhi grigi umani e profondi.
Umilmente chiese scusa. Cerc di spiegare il suo comportamento. No n pot.
Belkis lo guard con disprezzo e si allontan.

Il secondo incontro fu meno violento.


Lamore dom il cuore dellhomo selvaticus.
Un anno dopo lincidente, Belkis e Wachau convolarono a giuste nozze.
La vecchia amica non dimentic Wachau.
Stava uscendo dalla sala operatoria, quando la vide.
Come la prima volta le corse incontro
Come la prima volta il freddo lo fren.
33

Si limit a riprenderla duramente:


-

Cosa fai qui? Questo non il tuo posto. Perch ti sei portato via il mio
villaggio ? Per quelle persone non era ancora arrivata la loro ora,
specialmente i bambini.-

Come stai piccolo mio ? Vedo che hai fatto progressi.- Replic lei,
educata e gentile.

Perch sono qui ? Vengo a cercare una paziente indigena che si trova
nella stanza sul fondo. Non solo la tua tribu crede in me. Ce ne sono
altre. Perch mi sono portato via il tuo villaggio ? Non volevo farlo. Anche
a me i bambini causarono dolore. Ma se ben ricordi fu madre natura che
decise per me. Chiedo scusa per il dolore che ti ho arrecato.-

Wachau pianse. Volle abbracciarla.


Lei, fermamente, glielo imped.
-

No, piccolo mio, la tua ora non arrivata.-

Le diede il passo. Pot osservare sul suo viso un sorriso di ringraziamento che
lui ricambi.

Il tempo trascorse senza alcun incidente. Wachau e Belkis, circondati dai nipoti,
non chiedevano altro alla vita.
Accadde una notte.
Lattacco di cuore di Belkis, non diede tempo per alcun intervento. Wachau,
disperato, si stava togliendo la vita. Quando..
La bella e fredda donna apparve in un lampo che inond la stanza dei coniugi.
Wachau la vide come lultima speranza.
- Non ti chiedo di cambiare niente. Solo voglio essere portato via insieme a lei.Dicendo questo, and incontro alla bella fredda donna e la baci. Costei, suo
malgrado, accompagn i due coniugi alleterna dimora.

34

LAURA

Dallalto colle, bianca come nessunaltro bianco, la chiesa dominava tutto.


Era stata costruita nel secolo XVI .
La costruzione era tanto perfetta e aveva attraversato i secoli cos bene che
sembrava fosse stata appena inaugurata

Ma, quella che a prima vista

sembrava pittura bianca, non era tale.


Il candido colore proveniva dalle stesse rocce con le quali era stata costruita
Ancora oggi tutto ledificio viene considerato un mistero archeologico.
La simmetria delle rocce perfettamente squadrate e Intagliate rimane un
mistero. Quali mezzi erano stati usati ,non solo per lavorarle, ma anche per
trasportarle? Le loro dimensioni ed il loro peso sono considerevoli.
Sebbene la sua costruzione fosse datata al secolo XVI, come testimoniano gli
archeologi, molti sollevano dubbi sullesattezza della data Lipotesi pi
accreditata rimane quella che la chiesa sia stata costruita su un antico tempio
precolombiano dedicato al dio sole. e, posteriormente, trasformato in chiesa dai
padri missionari. Gi un enigma di per s. Ma al suo interno presente un altro
enigma. Questo ancora pi misterioso Romantico e magico insieme: La Pala
dellAltare Maggiore.

Questa rappresenta una Vergine nuda seduta su delle rocce che,

in atto

materno,con la mano sostiene il suo seno destro e con le dita il capezzolo rosa
e turgido in attesa della bocca del bambino da allattare. Le gambe, leggermente
incrociate, promettono la cima del cielo.
Alla sinistra della Vergine c una sorgente di acque cristalline. Un tenue colore
azzurro accentuava ancora di pi la sensualit della madre senza bambino. S,
il grembo preparato per accoglierlo e allattarlo vuoto.
La rappresentazione cos reale da far sembrare che le acque stiano per
straripare e la Vergine parlare.

Leggiamo le cronache della chiesa :

35

Agli inizi del secolo scorso, il parroco di turno aveva commissionato a un pittore,
del quale non si conosce il nome, la decorazione dellaltare Maggiore.
Laura, donna di eccezzionale bellezza (solo il suo nome registrato), serv da
modella
Pittore e modella lavorarono in una grotta. Questa era stata scoperta dalla
giovane su una montagna vicina La sorgente di acque cristalline, la tenue luce
azzurra, le rocce offrivano un fondo magico e romantico insieme
Laura convinse il pittore a trasferisrsi sul posto e lavorare l. Lei stessa insistette
nel posare nuda seduta sulle rocce.
Laria dai riflessi azzurri ,cos tiepida e accogliente, invitava alla tentazione ed al
peccato..
Tentazione ci fu.
Ma non il peccato!
Le sedute di lavoro duravano due ore al giorno. Trascorso questo tempo
entrambi ritornavano al paese.
Il decoro prima di tutto.
Laura conosceva molto bene i paesani. La sua reputazione poteva essere
compromessa
Per la tela era diverso : i paesani vi avrebbero visto la Vergine,non lei.
Cos ragionava Laura.
Il pittore anonimo ragionava in modo dverso
Appena laveva vista nuda, seduta sulle rocce, fin dal primo giorno si era
innamorato
Ma era timido.
La tentazione era davanti a lui. Ma il timore di un rifiuto lo frenava.
Non sarebbe stato cos per molto, per !
Quel giorno erano terminate le sedute di lavoro. Solo mancava di dipingere il
bambino.
-

Ne troveremo uno in paese.-

Furono le sue ultime parole. Il pittore anonimo perse il timore.


In ginocchio, le dichiar il suo amore.
Lei, nuda, dallalto delle rocce rimase,immobilizzata dalla sorpresa.
In tentazione, veritas.

36

Laura cedette allamore del pittore ma, mentre stava scendendo,scivol e colp
la testa sulle rocce. La morte fu istantanea . Dopo tre giorni i paesani trovarono
la tela. Copriva pietosamente il corpo esanime.
Del pittore anonimo non si seppe pi nulla. Era scomparso.
La tela, nonostante le proteste del parroco, fu messa sullaltare Maggiore. Mai
si era vista una Vergine cos sensuale e provocante : nuda, seduta sulle rocce,
a sostenere un bambino che non cera. Furor populi, voluntas populi.
Qui finiscono le cronache della chiesa. Qui comincia la leggenda.
Trascorso un mese dai tristi avvenimenti, lanima in pena della giovane modella
fu vista nel paese.
Era notte di luna piena.
Nuda, circondata da una tenue luce azzurra, Laura attraversava il paese,
entrava in chiesa, contemplava a lungo la sua immagine , usciva e scompariva
misteriosamente nella grotta.
In poco tempo tutti gli abitanti del paese la videro.
Tutti meno uno.
Il sacerdote non riusciva a convincere il paese della fatuit delle apparizioni. Nel
frattempo il culto alla nuova Vergine oltrepassava le frontiere del paese e della
valle.
Accadde un Venerd Santo.
La messa cantata era al suo apogeo.
Silenzio.
Il sacerdote invit i fedeli a recitare il padrenostro. Ma, non si sa per quale
motivo, allimprovviso il sapore del pane della preghiera si mischi con un coro
invisibile, che intonava un De profundis e molti udirono una voce profonda che
usciva dalla pala dellaltare Maggiore:
-

Non pacem habeo, si iustitia non est, vae gentibus.-

Tutti ascoltarono, meno uno.


Il sacerdote contempl impotente i suoi fedeli, coro compreso, uscire di corsa
dalla chiesa.
Negli anni seguenti non accadde pi niente. Il tempo forgi la leggenda. La
memoria ritenne la maledizione.

37

Poco immaginava il suo tragico destino, Laura Montenegro quando quel giorno
di primavera arriv al paese.
Studentessa di archeologia, le avevano assegnato una tesi di laurea proprio
sulla nostra candida e misteriosa chiesa.
Di eccezionale bellezza, turb la vista ,e non solo la vista, a non pochi paesani.
Entr nel tempio.
Rimase affascinata dalla rappresentazione della pala dellaltare Maggiore.
Vedere se stessa e vedere la Vergine fu un tuttuno. Lunica differenza rispetto
allimmagine era che lei, Laura, era vestita.
I pochi fedeli presenti, attoniti, notarono la rassomiglianza.
Tutti, meno uno.
Il sacerdote ruppe lincanto magico della muta contemplazione.
-

Buon giorno. Posso esserle utile?-

Laura Montenegro scese dai gradini dell altare Maggiore, si present al padre
Jorge Colmenares e gli spieg il motivo della sua visita. Il sacerdote le
consegn una copia delle cronache della chiesa.
-

Nel paese ce qualcuno che pu aiutarla, si chiama Franco Grisanti,


professore di lettere nel liceo municipale, sono parecchi anni che studia
le origini e i misteri della chiesa.-

Padre Jorge accompagn la giovane alluscita. Mentre tornava in sagresta,


pos gli occhi sulla tela edimpallid.
-

No, Signore, non permettere che accada di nuovo.-

Il Signore, nellalto della cupola, stava parlando con Ela e non prest
attenzione alla preghiera del suo servo.
Laffresco della cupola rappresentava il Signore riunito in assemblea con tutti i
suoi profeti. Naturalmente il suo autore ne era stato il pittore anonimo.

Franco Grisanti stava traducendo alcuni versi di Virgilio : Speluncam Dido dux
et Troianus eandem deveniunt...
-

Buon giorno.-

La penna rimase nellaria


Muto, lui
Muta, lei.
-

Qui ci sono gli esami, professore.- La segretaria ruppe lincanto.


38

Amore a prima vista ? Bene, se non lo era, la passione a prima vista li avvicin.
Franco le fece vedere documenti, piani, manoscritti Le raccont aneddoti ,
tradizioni, costumi.
Parl anche degli scavi fatti per indagare il mistero delle antichissime origini
dellintero complesso. Scavi che, per, non avevano dato risposte certe.
Laura chiese informazione sulla Pala dellaltare Maggiore .
-

Il vero e storicamente certo nelle cronache che le ha consegnato Padre


Jorge. Il resto leggenda.- In breve le riassunse quello che le cronache
non raccontavano sul fantasma, le apparizioni e la maledi zione.

Il paese concluse ha una immaginazione troppa fervida.-

Forse non tutto il paese.


Buona parte, per, ne era convinto.
Tutti avevano sentito parlare la perfetta somiglianza della ragazza con Laura.
Tutti andarono al tempio a verificarla
Buona parte dei paesani temeva la maledizione.
Le voci cominciarono a circolare. La maledizione guadagn terreno e la
rimanente parte del paese che non credeva si lasci convincere . Dopo una
settimana tutti credevano.
Tutti meno tre.
Il sacerdote, per il fatto stesso di essere tale
Il professore di lettere ,perch era considerato il suo amante e confidente.
Linteressata, per essere loggetto della loro morbosa attenzione.
Un mese pass. Tutto era tranquillo. Le acque ancora si mantenevano nel loro
argine.
Ma non per molto!
Il lavoro di Laura Montenegro progrediva con laiuto di Franco Grisanti e Padre
Jorge e la giovane sperava di completare la tesi prima di Pasqua.
Mancavano quindici giorni.
Quella mattina di primavera il sole scaldava il cuore degli umani e non umani.
Franco invit Laura a fare una passeggiata vicino alle montagne che
circondavano la valle. Avevano incominciato a scalare la montagna pi vicina,
quando un improvviso temporale si scaten ,annunciando la stagione delle
piogge. Cercarono un rifugio e lo trovarono.
39

Solus cum sola Dido ad speluncam pervenit.-

La grotta era di fronte a loro.


-

Cosa hai detto? Leco non mi fatto capire.-

Franco non rispose. Era ammutolito.Con il dito ndice le mostr la fantastica


scoperta.
La tenue luce azzurrata, lacqua cristallina, le rocce. Il fondo rappresentato con
tanta veridicit nella Pala dellaltare Maggiore.
Laria cos azzurrata, cos trepida ed accogliente invitava alla tentazione ed al
peccato.
Tentazione ci fu.
Peccato, no.
Non lo consideravano tale.
Laura Montenegro si tolse i vestiti. Nuda si sedette sulla roccia e riprodusse
fedelmente la scena della Pala. Le braccia si apersero ed accolsero la bocca
avida del giovane professore. La sorgente di acque cristalline cull il sonno
riparatore degli amanti. Ritornarono al paese quando gi i primi pallidi lampioni
illuminavano il lastricato.
La notte appena incominciava.
La tragedia appena incominciava.
La scoperta della grotta non pass inosservata. Il paese spiava ogni passo di
Laura Montenegro.
In una riunione di pochi scelti, si decise di rapire Laura e portarla alla frontiera
dove sarebbe stata abbandonata con lordine di non tornare pi. Queste erano
le intenzioni.
Almeno lo erano!

Quella mattina di Venerd Santo, Laura decise di andare sola alla grotta. Lo
considerava un pellegrinaggio in omaggio allillustre vittima rappresentata nella
Pala dellaltare Maggiore.
Nuda, seduta

sulle

rocce,

con gli

occhi

chiusi

ne

fece

rivivere

limmagine,mentre le acque cristalline mormoravano cullandola


Lincantesimo fu breve.
Quando apr gli occhi rimase muta di terrore. Di fronte a lei quattro paesani in
atteggiamento poco amichevole la osservavano. Le sue mani non sapevano
40

cosa coprire per primo, se il ventre tentatore o il turgido seno. Indietreggi.


Scivol ebatt la testa sulle rocce. La morte fu istantanea. La stessa scena si
era ripetuta identica in tutti i particolari.
Franco Grisanti, verso mezzogiorno, preocupato per lunga assenza della
giovane, trov il corpo esanime. Al vederlo cap tutto. La Maledizione si era
presa la sua vittima.

Lo stesso Venerd Santo alle tre del pomeriggio si celebrarono i funerali.


Tutti accorsero in chiesa.
Unaltra volta cambi il sapore del pane del padrenostro.
Laura, dallalto della tela sorrise al cadavere di Laura Montenegro.
Tutti videro.
Tutti chinarono la testa in segno di riverenza.
Tutti meno due.
Padre Jorge e Franco Grisanti, unici dolenti sinceri

41

LETTERA ALLA BEFANA

Tutto era cominciato come un gioco.


Natale.
Nestor Medina, meccanico di professione, invit i suoi due bambini a scrivere
una lettera alla Befana. Questa, promise, avrebbe portato i giocattoli che il
Bambino Ges aveva dimenticato.
I figli, Emilio e Fabio, non se lo fecero ripetere due volte. E cos scrissero
Cara Befana:
Vogliamo una sola cosa: un abbraccio ed un bacio della mamma
Emilio e Fabio.
Consegnarono la lettera a Nestor che,commosso,pianse tristemente.
Cinque anni prima, Maria, sua moglie, era morta di una malatta incurabile. I
bambini non si erano mai abituati al fatto che la loro madre non cera pi e che
non sarebbe mai tornata.
Affinch non perdessero lillusione, lemozione era profonda, promise ai bambini
che il mattino seguente avrebbe imbucato la lettera e disse loro che dovevano
aspettare fiduciosi la risposta.

Mancavano tredici giorni alla Befana. Avrebbe pensato a qualcosa che avrebbe
fatto cambiare idea ai bambini: Emilio e Fabio, di otto e sette anni
rispettivamente.
La loro et rispecchiava i terremoti che erano.
I bambini andarono a letto contenti.
Nestor non riusciva a prendere sonno. Non trovava alcuna soluzione al
problema.
Decise di uscire.

42

Laria fredda della notte lo schiaffeggi in pieno volto. Deambul senza una
meta fissa. In alcune case ancora festeggiavano il Natale. Senza accorgersi
arriv davanti alla chiesa.
Era chiusa.
Sulla facciata della chiesa cera una nicchia dove era situata una statua della
Vergine con il Bambino. I suoi occhi si posarono sulla sacra immagine. Dal
profondo dellanima usc una preghiera:
-

Signora ,aiutatemi.-

Il giovane meccanico, con timore e stupore, not che la fredda statua prese
vita, si mosse eparl:
-

Vedr cosa posso fare.-

Poi lo conged con un dolce sorriso.


Incredulo medit a lungo.
Non credeva nei miracoli.
Un amico interruppe il filo dei suoi pensieri e lo invit a bere un bicchierino. Ne
bevve uno e poi un altro e poi un altro e poiil miracolo pass nelloblo.
Il mattino dopo, i bambini, con il padre ancora stordito dagli effetti del vino,
andarono ad imbucare insieme a lui la lettera.
Sarebbe ritornata al mittente con la seguente nota: Destinatario Sconosciuto.
Questo era la prassi.
Era!
Un miracolo .era in gestazione.
Con i bambini Nestor passeggi nella piazza del paese, fermandosi ogni tanto
di fronte alla chiesa.a guardare la statua della Vergine situata nella sua nicchia
Cercava un ricordo che gli sfuggiva.
Le campane chiamarono alla messa Maggiore. Entrarono.
Si sedettero nel terzo banco evicino a loro prese posto una bella e snella
donna con occhi color caff.
La guardarono.
Continuarono a guardarla.
Lei arross.
Lingresso del saceredote diresse gli sguardi verso laltare.
Emilio e Fabio si misero al lato della misteriosa signora. Emilio a destra e Fabio
a sinistra.
43

Lei sorrise.
Loro la presero per mano.
Nestor lasci fare.
La sconosciuta era il vivo ritratto di Mara, eccetto per la pelle color caff come
quello degli occhi. Quando si scambiarono il segno della pace, Nestor, per brevi
secondi, trattenne la sua mano. Lei, caldamente strinse la sua e lo gratific con
un sorriso. I bambini la baciarono.
Ite, missa est. Dominus vobiscum.
La messa era finita.

Berta Maldonado era arrivata da sei giorni nel paese. Cercava lavoro come
cuoca. Nestor glielo offr. Avrebbe potuto cominciare quel giorno stesso
preparando il pranzo.
Lei accett.
Durante il cammino verso casa il giovane meccanico la prese per mano. Emilio
e Fabio alternavano con laltra.
Lui, involontariamente, strinse.
Lei, caldamente, rispose.
Cupido li aveva attraversati da cuore a cuore, bambini di mezzo.
Il miracolo incominciava.
Berta, allentrare in casa, si comport come padrona e signora.
Mand il padre e i bambini nel salotto. Lorrore della cucina scomparve in un
ora, e i profumi del pane del padrenostro svegliarono la fame. Come buona
madre fren i bambini. Come buona moglie cacci il marito dalla cucina.
-

Fuori. Non vi voglio vedere qui dentro.-

Lordine fu imperativo.
Tutti obbedirono : nessuno voleva incorrere nellira del dito indice.
Berta Maldonado aveva pensato di rimanere nel paese non pi di due mesi. Era
il suo costume. Cambiava con frequenza residenza. Ma quando serv i piatti,
sent che la piccola famiglia era la sua famiglia.
Decise di rimanere.
Il miracolo si era appena compiuto.
Appena!
Durante il pranzo, i bambini, da bravi terremoti, ne fecero delle loro.
44

Berta, rimprover e corresse. Come una perfetta madre.


Anche Nestor ricevette la sua parte.
-

Non sporcare la tovaglia, usa il tovagliolo.- Rimprover come una buona


moglie.

Bambini a dormire e tu aiutami con i piatti.-

Il dito indice non diede luogo a replica.


Lordine fu imposto in casa.
Mentre aiutava ad asciugare i piatti, Nestor, senza volerlo, urt lievemente la
spalla di Berta.
Questa, inaspettatamente, lo abbraci e lo baci ardentemente.
Quella notte fra Berta e Nestor non ci furono segreti La pelle color caff serv
come cuscino.
IL miracolo si era avverato.
Mancava un particolare!

Il giorno della Befana, il sacerdote benedisse la nuova famiglia appena formata.


Nestor pos gli occhi sulla statua della Vergine con il bambino. Not che
sorrideva. Ricord la notte di Natale, sorrise e la ringrazi.
La Signora aveva mantenuto la sua promessa
Quella sera , mentre metteva a letto i bambini, Berta fu bagnata dalla luna
piena. Per brevi minuti, la sua pelle color caff fu bianca. I bambini baci arono
ed abbracciarono la mamma.
Questo, il particolare che mancava.

P.S.: La carta non ritorn al mittente. Anche se non lo crederete, arriv al suo
destinatario.. L fu gestito il miracolo che sarebbe culminato nel giorno della
Befana.

45

I QUATTRO GENTILUOMINI DELLAPOCALISSI

I quattro amici in occasione della loro cena annuale, usanza inveterata che nel
paese consideravano una tradizione, si riunirono alle Streghe di Macbeth.
La riunione si celebrava ogni 31 ottobre ,ormai da qui ndici anni.
In paese, quel giorno, cessava qualunque attivit, importante o meno che fosse,
in attesa che dai quattro punti cardinali della repubblica i quattro uomini
arrivassero.
I quattro prendevano alloggio in un albergo con annessa trattoria chiamata le
Streghe di Macbeth. Portavano come segno distintivo un cappello e una
cappa nera. Sul collo della cappa bordata in lettere bianche la parola MORS ,
morte in latino.
Nel paese li avevano soprannominati i quattro gentiluomini dellApocalissi (Non i
cavalieri perch non portavano alcuna calamit).
Arrivavano a distanza di cinque minuti uno dallaltro (Questo fu cronometrato).
Il secondo arrivato era ricevuto con una leggera inclinazione della testa ed il
cappello nero portato allaltezza del petto.
Si sedevano sempre allo stesso posto e allo stesso tavolo. Poi chiedevano del
vino rosso ed una cena luculliana.
La celebrazione durava fino allalba.
Appena il sole sorgeva, andavano al cimitero, salutavano maestosamente i
morti, ritornavano a pranzare, riposavano e partivano ognuno con diverso
destino fino alla prossima riunione fra un anno.
Vediamo di conoscere da vicino i quattro gentiluomini dellApocalissi ed il
perch di tutto quello che abbiamo descritto.

46

Quindici anni prima, Mario Gonzales, ingegnere meccanico, Oscar Landaeta,


professore di letteratura, Raul Antillano, medico chirurgo e Simon Pocaterra,
avvocato, si laureavano.
Decisero di festeggiare levento in forma originale. Mario lanci lidea. Tutti
accettarono.
Nella guida culinaria della nazione trovarono un trattoria con un nome esotico e
strano : Le streghe di Macbeth situata nel nostro paese.
Con berretto e toga viaggiarono ed arrivarono al posto desiderato. Avevano
pagato un affitto troppo alto per le toghe, cos decisero che le avrebbero
restituite due giorni pi tardi. Durante la cena decisero che tutti gli anni si
sarebbero riuniti nello stesso paese e nella stessa trattoria.
La cappa nera ed il cappello (idea di Mario), lanno seguente sustituirono la
toga ed il berretto.
La cerimonia della riverenza (unaltra volta Mario) la presero da un libro di
cavalleria.
Per ultimo (sempre Mario) anagrammarono le iniziali dei loro nomi e li fecero
bordare in lettere bianche sul collo della cappa :MORS, morte in latino.
La notte dei defunti (non Mario) sugger il saluto dei vivi ai morti recitando il
Dies irae.
Questo, in riassunto, linizio goliardico dei quattro gentiluomini dellApocalissi.
Ma questanno la riunione avrebbe preso una svolta inaspettata.
Mario fu il primo ad arrivare.
Not che linsegna oscillante che rappresentava le streghe era stata restaurata.
Puntualmente a distanza di cinque minuti arrivarono Oscar, Raul e Simon. La
MORS era al completo.
Mario la vide entrare, gli altri si voltarono.
Snella, con un corpo sinuoso, bionda, occhi azzurri e passi che sembrava
lievitassero.
Vestiva di azzurro.
In silenzio prese una sedia e si sedette insieme a loro.
La MORS non usciva dal suo stupore.
La cena era appena cominciata. Le offrirono da bere. Si presentarono.
Domandarono. Non rispose.
47

Poi, con un sorriso sulle labbra, parl:- Vi aspetto questa notte, a mezzanotte,
nel cimitero. Non mancate.
In seguito, si alz, mise la sedia al suo posto ed usc dalla trattoria.
I quattro domandarono alloste chi fosse la giovane vestita di azzurro che era
appena uscita
Loste li guard incredulo. Nessuno era entrato dopo di loro.
Gli mostrano la sedia.
Quale sedia? Il locale era affollato.
I paesani, pur di vederli, riempivano il ristorante cinque minuti prima del loro
arrivo.
Non insistettero.
-

Bene, non ci resta altro che mangiare ed andare allappuntamento.


Mancano due ore alla mezzanotte. Prosit!.-

Oscar alz il suo bicchiere di vino e tutti i presenti risposero al suo brindisi.
Quando uscirono, Mario not che una delle Streghe di Macbeth gli stava
facendo locchiolino.
Sar il vino, pens.
Non era il vino!
Attraversarono il paese. Leco dei loro passi sul seciato li oltrepass.

Era notte di streghe.


Tutto era possibile.
Con timore attraversarono le porte del cimitero. Con apprensione lessero
sullarco del portone :- Hic dies mihi, cras tibi.La misteriosa dama li stava aspettando seduta su una delle tombe. Il vento
giocava con il suo vestito azzurro, scoprendo a tratti due gambe che invitavano
amorire.
Si fermarono in semicerchio di fronte a lei.
La MORS non parl. Rimase boccheggiante in muta contemplazione.
Lei parl.
Un gufo fece sentire il suo canto. Uuhh, uuhh, uuhh.
-

Benvenuti. In questo momento ognuno di voi si sta domandando chi


sono io, da dove vengo, perch voi mi vedete e gli altri no e perch vi ho
dato un appuntamento nel cimitero.Ma, soprattutto, cosa voglio da voi.48

Un altro gufo apparve e fece sentire il suo canto. Uuhh, uuhh, uuhh.
-

In vita fui la bella donna che state vedendo. Sono un fantasma.


Non come gli altri.
Mi hanno dato il potere di materializzarmi in carne ed ossa una volta
lanno. Questo il giorno in cui lo faccio.Mi chiamo Beatriz Losada. Sono
morta ormai 200 anni fa. Vivevo in una dimora non molto lontana da qui,
con i miei genitori ed una sorella. Stavo per sposarmi con il mio
fidanzato. Si chiamava Mario, come te

Mario ricevette un gradito sorriso pieno damore.


-

Il giorno delle nozze usc presto dalla sua casa per venirmi a prendere.
Non arriv.
Scomparve nel bosco. Non si seppe pi nulla di lui.
Non solo scomparve lui, ma anche il suo seguito.
Il mio cuore non sopport il dolore ed una settimana dopo questa tomba
ricevette il mio corpo.
Nella mia nuova vita lho incontrato insieme al suo seguito. Una
cinquantina in tutti. Non ho potuto abbracciarlo. Ogni volta che ho
tentato, svaniva.
Mi raccont quello che gli era sucesso: mentre attraversavano il bosco
uno slittamento di rocce li seppell e fino a quando

le loro ossa non

saranno trovate, non lo potr abbracciare.I singhiozzi si unirono al canto dei gufi. Uuhh, uuuu.
- Ogni anno, nella notte delle streghe, mi materializzo e cerco qualcuno
vivo che mi possa aiutare.
Se lo fate, Io sar il vostro premio. Altri lo hanno tentato e non hanno
avuto successo. Avete due giorni di tempo. Accettate? Un altro gufo si un ai due precedenti.
Ci fu un piccolo concerto per basso e gufo in do Maggiore.
Era lora in cui animali e uomini sognano fiduciosi che il mattino porti loro cose
nuove e miglori.

Mario fu il primo a muoversi.


Lei appoggi il capo sulla sua spalla e pianse sconsolatamente. Il tocco del suo
petto era eccitante. Il suo corpo, tutta una tentazione.
49

Il giovane promise di aiutarla. Lei gli pos un bacio sulla guancia e mentre lo
facevalalba, che stava ormai sorgendo, fece svanire la meravigliosa visione.
Mario abbracciava laria tersa del primo mattino.
-

Dies irae, dies illa

Solvet saeculum in favilla

Teste David cum Sibylla.-

Cos fu rotto il silenzio dalla voce di Oscar che declamava il dies irae.
Ritornarono alla trattoria in silenzio.
Fecero colazione.
Mentre la facevano, chiesero alloste informazione su Beatriz Losada.
-

Lamento che questanno gli scelti siate stati voi. Lho immaginato quando
avete domandato se qualcuno era entrato ieri notte ,e quando siete usciti
prima del tempo.
Anchio un anno fui prescelto. Non ho avuto successo meglio che
dimentichiate. E una fatuit come afferma il sacerdote.-

Questa ragione convinse Raul , Oscar e Simn di desistere.


Mario, no.
Labbraccio era stato tanto caldo. Il bacio cos dolce. Disse addio ai suoi amici,
che non riuscirono a convincerlo a desistere .
Il giovane gentiluomo dellApocalisse, da solo, inizi la sua ricerca.
Il paese, curioso, vide come un giovane , con cappa e cappello nero, percorreva
le sue strade. Si fermava, domandava, ritornava a camminare.
Tutti aiutarono in quel che potevano.
La soluzione gliela diede un contadino.
-

Nel bosco c un sentiero che porta alla dimora dei Losada. Vada di l.-

Mario si inoltr nel bosco. Trov il sentiero.


Duecento anni di polvere e rovine lo guardavano indiffere nti.
Ritorn nel bosco.
Aveva deciso di abbandonare la ricerca quandoscoppi un temporale.
Tov rifugio in una caverna vicina
La poca luce che si filtrava illumin alcune ossa. Le esamin. Aveva trovato i
corpi seppelliti dallo slittamento.
Pieno di giubilo notific la scoperta.
50

Accorse tutto il paese.


Decisero che la caverna poteva servire da tomba. Il sacerdote celebr la messa
dei difunti.
-

Rquiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat ei, amen.-

Quella notte il canto di tre gufi festeggi lincontro di Beatrice con


Mario.Uuhh,uuhh,uuhh. Canto per gufo solista e coro in do Maggiore.
La luna piena li illumin e mantenne il segreto su ci che vide.
-

Amami come mai, non come gli angeli che nec nubent, nec nubentur, ma
come un uomo-

Si amarono.
Solo la luna potrebbe descriverci cosa sia successo ma, come ho detto,
mantiene tutto in segreto. Solo possiamo affermare che successeTutto.
Un poco prima dellalba Beatriz abbracci Mario per lultima volta.
-

Grazie di tutto. Conta sul mio aiuto.-

E sorridendo scomparve, lasciando in mano di Mario un velo azzurro. Unico


ricordo di un amore venuto dallaldil.

Beatriz mantenne fede alla sua promessa.


Il giovane gentiluomo dellApocalisse aveva ultimato un progetto nuovo per
produrre Allumina tabulare a basso costo.
Quella mattina arriv a Puerto Ordaz con nel portadocumenti un progetto ed
una vita nuova.
Un consorzio di banche nazionali ed estere, incredibile dictu, approv il progetto
e diede i crediti necessari. Mario poteva incominciare quando voleva.
Quando Beatriz Moncada

si present per il posto di segretaria vacante, il

giovane gentiluomo dellApocalisse pens che stava sognando.


La rassomiglianza con leterea Beatriz Losada era straordinaria.
Anche lei, come laltra, vestiva di azzurro
Seduta di fronte a lui, Mario not due gambe incrociate che invitavano
amorire.
Gli altri gentiluomini dellApocalisse stentavano a credere a ci che vedevano.
Beatriz Moncada, coperta con un velo azzurro (quello di Beatriz Losada),
pronunzi il fatidico s a distanza di due mesi.
51

Il 31 Ottobre la MORS torn a riunirsi, come al solito, nella trattoria-albergo Le


Steghe di Macbeth. Oscar, Raul e Simon accorsero con la segreta speranza
che succedesse qualcosa di analogo allanno .precedente.
Non sucesse!
-

che ci sono cose dice Amleto tra il cielo e la terra che la nostra
piccola filosofa non pu intendere.-

52

ITE, MISSA EST

Il monastero si ergeva alto e solenne sulla montagna pi alta della valle.


La torre del campanile sembrava toccare la cima del cielo. La sua maestosit
dominava per molti chilometri nei dintorni. Era come se la grazia divina lavesse
posto l .
Da lontano i viandanti notturni, con luna o senza, sentivano la sua presenza.
Guardavano la sagoma protettrice e rendevano grazie al Signore.
Gli abitanti della valle si sentivano grati ed orgoliosi. Si consideravano eletti e
benedetti sotto la sua protezione ed attribuivano la prosperit della valle
allombra protettrice.
Il monastero non nacque come monastero. Allorigine era un castello, costruito
nel dodicesimo secolo. Ultimo bastione contro le invasioni dei barbari. Tre
secoli dopo lordine francescano ne prese possesso, costru la chiesa ed il
campanile, che ancora oggi possiamo ammirare.

I monaci portarono prosperit alla valle: Insegnarono ai paesani a coltivare la


terra, ad allevare il bestiame, a costruire e migliorare le loro case, commerciare
i prodotti. Tutto nel pu profondo rispetto cristiano di amore verso il prossimo.
Almeno questa era lintenzione!
Si arrivava al monastero attraverso un sentiero che bordeggiava la montagna
fino ad arrivare in cima.
Vari terremoti lhanno distrutto in alcuni punti.
Successive amministrazioni comunali hanno promesso di aggiustare la va.
Vox flauti.
Il sentiero si interrompe alla prima curva. Solo uno sperimentato alpinista pu
percorrerlo.
Nonostante tutto il monastero ed il suo campanile conservano la loro maest e
dallalto del cielo continua a benedirci.
Nel trascorso della storia servito come albergo per i viandanti e come rifugio
per i perseguitati. Fu in questi tempi che si origin la storia, che tuttora si
ricorda con certo timore ed ammirazione.
53

Correva lanno 1415.


Inverno.
Principio di Dicembre.
La neve copriva quasi completamente il sentiero che portava alla rocca
Lascensione era quasi impossibile.
Quasi!.
Lora del Vespero era gi suonata. I monaci erano riuniti nel refettorio
aspettando la cena.
La campana del monastero suon con furore ed insistenza snervante
Quando il padre guardiano apr il portone, la famiglia si scontr con il monaco e,
correndo, entrarono in chiesa. Si fermarono di fronte allaltare Maggiore ed in
ginocchio cominciarono a pregare frenticamente.
LAbate comprese. Solo lInquisizione incuteva tale paura. Non era la prima
volta che affrontava il Supremo Tribunale.
Questa sarebbe lultima volta.
Diede ordini di accogliere e confortare i pellegrini, che benedisse:
-

Dominus vobiscum, qui siete al sicuro, domani vi aspetta una lunga


giornata.-

E lo fu.
La famiglia che fuggiva dallInquisizione era composta da quattro persone :
padre, madre e due figlie.
Erano i Conti Luzardi.
Tutto era incominciato durante una suntuosa festa che il Conte Michele aveva
dato per festeggiare il suo nuovo titolo.
Tra gli invitati cera il parroco della chiesa di San Rocco, considerata, dai
Luzardi, propriet della famiglia: lavevano costruita.
Come noto i parroci e le persone affiliate alla chiesa erano gli occhi e le
orecchie

dellInquisizione.

Dovevano

riferire

al

Tribunale

qualunque

avvenimento o mancanza in cui potevano incorrere i fedeli.


Il parroco era risentito con il nuovo Conte per il vassallaggio al quale lo
assoggettava. Non era niente da meno, dipendeva in tutto dal Conte.
Durante la cena il vino corse abbondante ed in quantit sempre crescenti.
54

Tutti bevevano, senza limite alcuno.


Tutti, meno uno.
In vino veritas.
Fu proprio il Conte Michele Luzardi a causare la propria rovina.
-

Se non fosse per la legge : homo hominis lupus, foemina foeminae


lupior.-

La frase incompleta, pap. intervenne Teresa, la figlia maggiore.

Ti manca dire la parte finale: sacerdos sacerdotis lupissimus.-

Tutti risero.
Meno uno.
Le orecchie dellInquisizione presero nota.
LInquisitore ascolt con un sorriso sinistro il racconto dettagliato delle ingiurie
pronunciate (e dellorgia con messa nera che ebbe luogo) durante la festa dei
Conti Luzardi.
Il potente giudice aveva trovato il modo di impossessarsi delle terre del Conte
MIchele. Costui si era rifiutato di cedergli il terreno dove costruire la sua nuova
sede.
-

Grazie fratello, sarai ricompensato con una promozione. Ite, missa est.
Dominus vobiscum.-

Et cum spiritu tuo, fratello giudice.-

Il giorno dopo nevicava.


Teresa, molto presto, and alla chiesa di San Rocco. Portava il soliti doni
Natalizii per il parroco.

La primogenita del Conte era considerata la donna pi bella della valle. La fama
della sua bellezza aveva valicato le frontiere ed alcuni principi erano interessati
in lei.
Quella mattina, bella come mai, vestita di bianco come colomba, entr in
chiesa.
Era splendida e un principe sarebbe venuto la notte di Natale a chiedere la sua
mano.
La fredda penombra ricevette il suo corpo snello e sensuale e fu lunica che si
accorse della sua presenza. Prima di andare in sagresta a cercare il parroco,
Teresa si inginocchi in un banco a pregare il Santo Patrono.
55

Tre banchi pi avanti, due sinistre ombre , che si fondevano con la penombra,
parlavano sibilando. Non volevano che il segreto prendesse volo ed uscisse tra
la gente
Teresa, involontariamente, ascolt parte della conversa zione:
-

Non ti sembra, fratello giudice, che i fumi del potere hanno aumentato
larroganza di Michele Luzardi,adesso che Conte ?.-

Non ti preoccupare, fratello monsignore, (era stato promosso) a quei suoi


fumi dar il gusto di salire in cielo, un giorno prima di Natale. Lamento
che anche il corpo di Teresa sar suo alimento. Come vorrei averlo tra le
mie braccia!.-

Fratello giudice, se oggi li arrestiamo, i tuoi desideri saranno soddisfatti. -

Si udirono dei passi.


I fedeli arrivavano per il servizio mattutino della messa.
I sinistri personaggi scomparvero dietro la sagresta, non senza salutare il
Signore che, dallalto dellaltare Maggiore, li segnalava con il dito ndice.
Implacabile.
Pi tardi avrebbe fatto giustizia.
E come la fece!.

Pallida come il suo candido vestito, Teresa usc dalla chiesa, non senza prima
salutare il Signore che, dallalto dellaltare Maggiore, le sorrise.
In casa scoppi in lacrime. Raccont alla famiglia ci che aveva ascoltato in
chiesa.
-

Andremo a chiedere rifugio al monastero. LAbate la nostra salvezza.


Bisogna avere calma e comportarci come se niente fosse accaduto e
tutto andr bene.-

Le istruzioni del Conte Michele furono eseguite alla lettera.


Senza premura uscirono di casa. Ciascuno portava una borsa con i doni per i
monaci (i loro averi pi cari e denaro sufficiente).
Attraversarono il paese.
Si incontrarono con conoscenti e parenti. Salutarono e conversarono con
perfetta naturalezza. Un poco prima di cominciare lascensione alla rocca il
monsignore ed il grande inquisitore gli andarono incontro
-

Dominus vobiscum, vedo che siete carichi.56

Sono doni per i monaci, monsignore.-

Attenti alla neve, ne caduta molta lass.-

Lavremo, monsignore. Di ritorno passeremo a visitarla Dominus


vobiscum.-

Et cum spiritu tuo.- risposero in coro il grande inquisitore ed il


monsignore.

Costoro gi avevano previsto tutto. Al ritorno, la famiglia Luzardi sarebbe stata


arrestata. La visita al monastero ritardava i loro sinistri designi solo di un paio
dore. Intanto potevano prendere possesso dei beni e tesori della famiglia.
E lo fecero.
Lascensione alla montagna fu lenta e penosa. Era caduta tanta neve.
Quando il corso degli umani eventi obbliga un uomo a cambiare il suo destino, il
cambio doloroso. Noi resistiamo Non vogliamo. Necesse oblige.
Lunica cosa che ci resta sono i ricordi, e la speranza che, un giorno, tutto torni
ad essere come prima.
Vana illusione.
In fondo allanima ci rendiamo conto che qualcosa muore per sempre.
Addio valli e montagne.
Addio cari parenti ed amici.
Un giorno ritorneremo.
Un giorno,forse.
Cos alla fine del giorno, allora del Vespro, come abbiamo detto, arrivarono al
monastero.
LAbate Giorgio Micozzi era il pi giovane dei monaci a coprire una carica cos
importante.
Ricordiamo che nelle abbaze si decideva il destino dellurbe e dellorbe allora
conosciuti.
Se non fosse stato Abate, Giorgio Micozzi laico, sarebbe stato un dux di eserciti
vittoriosi.
Non temeva il Grande Inquisitore. Costui temeva LAbate
E come!
In unoccasione labate Giorgio aveva quasi lanciato linquisitore nellabisso.
Lintervento degli altri monaci lo aveva impedito, appena in tempo.
57

Per questa ragione il giudice del Supremo Tribunale si manteneva il pi lontano


possibile dal monastero.
Labate ascolt per bocca di Teresa tutto ci che era avvenuto.
Il suo sdegno andava in crescendo.
Il suo cuore svegli allamore.
Non lo aveva sperimentato fino ad allora.
Non ne aveva avuto il tempo. Aveva fatto il suo ingresso al monastero come
novizio a dodici anni.
Teresa lo svegli allamore.
Il suo cuore era confuso. Gli avevano detto che i sacerdoti ed i monaci non
potevano amare. Il voto di castit glielo proibiva.
Gli avevano detto !
LAbate li tranquillizz. Da oggi in avanti sarebbero stati sotto la sua
protezione. Abbracci e benedisse ogni membro della famiglia. Quando arriv il
turno a Teresa, si intrattenne un p di pi. Non era lui. Era Teresa che stringeva
fortemente.
Il messaggio fu ricevuto.
Quella notte, in un cella del monastero, mentre gli altri dormivano, la luce
tremula di una candela illuminava timidamente due corpi vergini, che si
amavano. Licona di San Francesco, unico testimone, li benedisse e mantenne
il segreto.
Intanto a valle gli eventi precipitavano.
La casa dei Luzardi, occupata dalla guardia armata, era stata sottomessa ad un
sistematico saccheggio.
Il monsignore era fra i primi.
Il Grande Inquisitore fremeva per lattesa.
Il conte e la sua famiglia tardavano molto.
I suoi timori che lodiato abate trattenesse i pellegrinii diventarono certezza
quando la notte copr la valle ed il mondo.
La salita alla rocca era stata vigilata da due guardie. Dopo la famiglia,
nessunaltro era salito. Furioso, si sfog con due vittime innocenti. Fece
arrestare due parenti lontani dei Luzardi e li tortur per avere conspirato contro
la chiesa.
Teresa gli stava scappando dalle mani.
58

Ebbene, avrebbe affontato unaltra volta il temuto ed arrogante Abate. Teresa


era un bene troppo prezioso . Non poteva lasciarlo andare.
Arriv lalba.
Quella mattina la valle ricevette un bagno tiepido di raggi solari.
Il Signore accarezzava il mondo e gli uomini, prima della nascita di suo figlio.
Mancavano tre giorni al Natale
Tutto il paese era stato messo sottosopra. Qualcuno, in segreto, scommetteva
su chi avrebbe vinto il duello fra linfuriato Inquisitore e labate.
Il giudice del Supremo Tribunale aspett fino a mezzogiorno. Diede le ultime
disposizioni al monsignore e , con un forte contingente armato, intraprese
lascensione alla rocca
Unaltra volta la campana del monastero suon con violenza ed insistenza
snervante.
Il padre guardiano apr il portone.
-

Dominus vobiscum. Sollecito unaudienza con lAbate.-

Et cum spiritu tuo. Solo. I soldati restano fuori.-

Il dito ndice del padre guardiano fu implacabile. Chiuse il portone e condusse al


Grande Inquisitore in chiesa.
-

Dominus vobiscum, Reverendo Abate.-

Et cum spiritu tuo. Per che cosa vieni giudice? Perch turbi la pace del
mio ritiro Se ben ricordo, vi ho proibito di mettere piede su questo suolo,
pena la morte.-

Il Grande Inquisitore, timoroso per il ricordo poco gradevole, us il

pu

persuasivo e commovente dei toni.


-

Perdona se ho interrotto le tue preghiere. Sono venuto a cercare alcuni


pellegrini, che ieri sono saliti per portarti dei doni.Poich non li ho visti
ritornare, sono preoccupato per la loro sorte.-

La risposta fu dura, insolitamente dura , perfino per lAbate Giorgio.


-

So a quali pellegrini ti riferisci. Sono sotto la mia protezione. Abbastanza


danno hai fatto. Se non fosse per questo santo luogo , dove ogni violenza
proibita, ga labisso avrebbe ricevuto il tuo corpo. Ite, missa est.-

Il Grande Inquisitore impallid, ma non cedette.


-

Permettimi di passare la notte insieme ai mie uomini qui nel monastero.


Fuori sta nevicando, e scendere a valle con le tenebre pericoloso.59

Usque tandem abutere patientiam meam, inquisitor! Se non abbandoni


adesso il monastero, chiesa o no, labisso ti aspetta.-

LInquisitore si infuri, macedette


-

Va bene. Hai vinto. Ma non per sempre. Voglio quei pellegrini. Verr con
un ordine papale. Non ti potrai negare.-

Usc correndo dalla chiesa e dal monastero. Temeva che lAbate lo lanciasse
nellabisso.
Abyssus abyssum invocat.
La notte incominciava.
Labate pens che il Grande Inquisitore aveva ragione : a un ordine papale
non avrebbe potuto opporsi.
Non cera tempo da perdere. Doveva agire quella stessa notte.
Sarebbe fuggito dal monastero con la famiglia Luzardi. S, non avrebbe
abbandonato Teresa. Lamore umano aveva prevalso sullamore divino.
Quando era stato costruito il castello, gli abitanti, timorosi di un lungo assedio,
avevano scavato nel ventre della montagna una rete di sottopassaggi la cui
uscita conduceva allaltro lato della frontiera. Qu lInquisizione non aveva alcun
potere. Era un paese di eretici.
Almeno cos lo consideravano!
Di fronte ad unassamblea di monaci increduli, Giorgio Micozzi rinunci alla sua
carica e nomin come Abate il padre guardiano. Non solo, rinunci allabito ed
al sacerdozio ma in pi annunzi le sue prossime nozze con Teresa Luzardi.
Avvert del pericolo i confratelli. Lui avrebbe abbandonato il monastero dopo
lultima cena insieme.
-

Dopo aver celebrato le nozze.- Tuon il padre guardiano. Il suo primo


ordine come Abate.

E fu obbedito!
Mai un ite,missa est fu pronunciato in forma cos emotiva.
I pi emozionati erano pap e mamma Luzardi. Non aspettavano di dare in
matrimonio la loro primogenita ad un uomo che tutti consideravano in odore di
santit. Questo, dopo la ceremonia scomparve, adesso lodore era di uomo.
Lentrata ai sottopassaggi era molto ben nascosta sotto laltare Maggiore.
Dallalto il Signore benedisse i fuggitivi.
60

Come aveva promesso, il Grande Inquisitore ritorn, un giorno prima di Natale,


con un ordine papale.
Cerc invano.
And su tutte le furie. Minacci i monaci con larresto e conseguente tortura.
Meglio non lavesse fatto!
Lex padre guardiano, adesso Abate lo alz in volo. E ben poteva : la sua
statura superva di 20 centimetri quella del Grande Inquisitore. Questi,
nellincomoda posizione, ascolt la tuonante minaccia dellAbate:
-

Se osate toccare uno dei fratelli qui presenti, non uscirete vivo da questo
luogo. Da oggi in avanti vi proibito mettere piede sulla rocca.
L Abate Giorgio stato molto clemente con voi. Non vaspettate lo

stesso trattamento da me. Ite, missa est.In volo lo port fuori dal monastero, e lo lasci cadere sul sentiero che portava
a valle.
Il Grande Inquisitore scese in tempo record. Cos lo registrarono le cronache
del tempo.
Lamentiamo di non avere il registro del tempo impiegato.
La nuova famiglia Luzardi riprese a vivere in un paese libero di Inquisitori e
Monsignori.
Il Signore, come aveva promesso dallaltare Maggiore, fece giustizia.
Tardi, ma la fece.
Lanno seguente Il Grande Inquisitore ed il Vescovo (ex-parroco, exmonsignore : le promozioni avevano avuto la durata di una meteora) furono
decapitati nella pubblica piazza.
In cos gran numero erano stati ingiustizie e abusi che la giustizia umana forz
la giustizia divina.
Quel giorno, senza preavviso, mentre gustavano la passeggiata mattutina, il
Grande Inquisitore ed il Vescovo furono circondati da una multitudine
silenziosa. Senza saper come, quando e perch una falce brill sotto i raggi del
sole. Quando la multitudine si disperse, sul posto rimasero due tronchi senza
testa.
Non ci furono pi inquisitori e vescovi.
61

La chiesa temeva di perdere una parrocchia che sempre era stata devota.
Questi i fatti.
Immediatamente sorsero leggende ed aneddoti, che tutti evocano quando il
vento muove le campane del maestoso campanile, il cui rintocco ricorda la voce
dellAbate Giorgio MIcozzi : - Dominus vobiscum. Ite, missa est.-

62

LA STANZA N 27

Nome e cognome: Elvia Moncada. Paziente : 6018. Prognosi : Riservata.


Cos recitava il cartellino ai piedi del letto della stanza N 27 dellospedale Mater
Domini.
Il pallido corpo si confondeva con il mare di lenzuola bianche che lo circondava.

Un anno fa, arrivava al paese il nuovo sacerdote Don Giuseppe Duarte.


Il suo primo uffizio fu quello di dare lestrema unzione ad un cugino di Elvia,
morto per una malatta incurabile.
Alto, bruno, con il mare oceano nei suoi occhi, vestito di grigio ferro, sembrava
un personaggio di mistero venuto dallaldil.
Elvia, insegnante di lettere, sent la sua presenza solo nel cimitero. Fu
ipnotizzata dalla sua calda e sonora voce.
- Dies irae, dies illa
Solvet saeculum in favilla
Teste David cum Sibilla
Mentre il sacerdote continuava la preghiera, gli occhi marrone scuro di Elvia lo
radiografavano con intensit.
-

Quant bello e sensuale, se non fosse prete mi sposerei con lui

Confess al suo trepido cuore.


-

Non pu e non deve essere. il dolore che altera le mie emozioni.-

Confess alla sua mente razionale.


Don Giuseppe Duarte non sfugg gli occhi marrone scuro che lo radiografavano
senza piet. Il pallore di Elvia metteva in risalto ancora di pi la sua bellezza e
sensualit.
-

Quant bella e sensuale, se non fossi prete mi sposerei con lei.-

Confess al suo trepido cuore.


-

Non pu e non deve essere. la presenza della morte che altera le mie
emozioni.-

Confess alla sua mente razionale.


Cosciente del suo fascino, il sacerdote sapeva resistere ad ogni tentazione.
63

In tentatione, veritas.
Era il suo credo
-

Dona eis rquiem et libera nos ab tentatione. Amen.-

Solo Elvia, attenta alla sua voce, not linsolito finale della preghiera dei difunti.
I suoi occhi marrone scuro naufragarono nel mare oceano del sacerdote
quando questi strinse le sue man, in condoglianze per il difunto. Le calde mani
si intrattennero un poco pi dellusuale.
Il messaggio inconfondibile dellamore era stato trasmesso , e ricevuto,
reciprocamente.
Quella notte Elvia non dorm.
Che fare?
Amare il sacerdote era come scalare la montagna pi alta del mondo. Non gli
rest altro che confessarsi al Signore, non senza prima chiedere scusa:
-

Nelle tue mani raccomando i miei tempi. Fiat voluntas tua sicut in caelo
et in terra.-

Quella notte Don Giuseppe non dorm.


Lhumana veritas aveva riempito il suo cuore. La divina veritas brillava per
lassenza.
Che fare?
Amare la giovane dagli occhi marrone scuro era impossibile. Il suo abito non
glielo permetteva. Non gli rest altro che confessarsi alla Madre del Signore,
non senza prima chiedere scusa:
-

Nelle tue mani raccomando i miei tempi. Sustinuit anima mea in verbo
Eius.-

Le due preghiere salirono al cielo. Ciascuna arriv al suo interlocutore. Questi


sorrisero con indulgenza.
Lhumana veritas prendeva il posto della divina veritas.
Da quel giorno Elvia Moncada frequent con fervore la chiesa. Lei che
raramente lo faceva.
Seduta sullultimo banco, coperta con uno spesso velo, guardava con intensit
loggetto del suo amore.
Sembrava una beata in odore di santit.
Don Giuseppe Duarte, sebbene non la distinguesse, sentiva la sua presenza.
64

Che fare?
-

Usque tandem, Domine?-

Usque tandem, Mater?-

Gli interpellati, unaltra volta, sorrisero con indulgenza.


Fuori dal paese cera una casa coloniale abbandonata. Era stata costruita nel
secolo scorso dal conte M***. In un pricipio era una casa modesta con cinque
stanze. Da buon patriarca, il conte aveva una numerosa prole legittima ed
illegittima e non voleva che questa vivesse dispersa per tutta la valle. Cos,
insieme alla prole, crebbe anche il numero di stanze, via via

annesse alle

cinque primitive ,tanto che oggi se ne possono contare quaranta. Con il passare
del tempo il numero di inquilini diminu e, di conseguenza, molte stanze furono
chiuse, e trascurata cos la loro manutenzione. Lultimo dei discendenti del
conte M*** usava solo tre stanze.
Costui, a differenza del fondatore, non era molto benvoluto ed amato dai suoi
paesani. Li tirannizava e terrorizzava, imponendo sempre nuovi tributi e
continui oltraggi. Lultimo di questi sarebbe stata la sua rovina.
Voleva portarsi a letto una giovane sposa. Il ius primae noctis era stato rieditato
per suo uso e consumo.
Il paese si ribell.
Lo inseguirono fino a casa. L lo uccisero ed incendiariono il luogo.
Il fuoco distrusse solo le tre stanze che usava lultimo discendente del conte
M***. Ledificio rimase vuoto. Nessuno volle abitarlo.
Fantasmi di ogni specie e genere lavevano scelto come residenza abituale.
Il vento, come fantasma in capo ne faceva delle sue. Quando soffiava forte si
introduceva per i buchi e le finestre della vecchia casa, facendola vibrare con
una sinfona di rumori e voci che terrorizzava gli abitanti del paese. Quando il
tetto cadde, cessarono i rumori e le voci.
Ma un fantasma rimase.
Molti giurarono di aver visto, nelle notti senza luna, lultimo erede del conte
M***, avvolto nelle fiamme, girovagare per le stanze della casa diroccata
Questa, nonostante lincuria ed il deterioramento, ancora conservava qualcosa
della maest e splendore di una volta.
65

Qui aveva il suo rifugio segreto Elvia Moncada, insegnante di lettere.


Nella sua prima incursione aveva scoperto una stanza , contrassegnata con il
numero 27. A differenza di molte altre, questa conservava ancora le pareti
intatte. Nel centro cera un letto di pietra. Sulla parete destra , un affresco
rappresentava Amore e Psiche. La scena, sebbene un pooffuscata, non poteva
esser pi esplicita. Sopra il capezzale del letto ,cera una nicchia con un icona
della Vergine con il bambino ed una piccola lampada dolio. Ancora funzionava.
Laccese.
Il tenue splendore invitava a fare allamore.
Non lo fece.
Non aveva con chi farlo
Il lume, mentre attraversava lintera casa, fu visto da lontano da alcuni paesani
che diedero avviso al paese del fantasma avvolto in fiamme dellultimo erede
del conte M***.

Quella sera Elvia and al suo rifugio.


Voleva riflettere, pensare,capire.
Ogni volta che aveva un problema, o si sentiva depressa, il rifugio le offriva la
soluzione adeguata.
Questa volta il dilemma era arduo.
La soluzione tardava ad arrivare.
Non molto lontano dalla casa, Don Giuseppe seppelliva uno dei padroni della
valle il cui ultimo desiderio era stato quello che la sua ultima dimora fosse ai
piedi della quercia dove aveva conosciuto la sua amata moglie.
Quando Don Giuseppe rimase solo, quale miglior posto per riflettere, pensare,
capire, se non sotto la quercia?
Le prime ombre della sera lo incontrarono vicino allalbero e gli svelarono un
tenue splendore proveniente dalla casa.
In tentatione veritas.
Non senza timore, si diresse verso la casa. Entr senza far rumore.
Arriv alla stanza numero 27 e.la vide.
In ginocchio, pregava licona della Vergine con il bambino. Il tenue splendore
della lampada dolio invitava a fare allamore.Lhumana passio vinse la divina
passio.Si amarono intensamente. La soluzione al dilemma era arrivata.
66

Ma non del tutto!


Il canto di un gufo li svegli.
IL dilemma prendeva proporzioni non previste.Che fare ?Chiesero alla notte ed
al tempo di fermarsi.Questa volta gli interpellati non ascoltarono.
Decisero di amarsi in segreto.
La stanza numero 27 divent il loro nido damore.

Si erano amati su un duro letto di pietra.


Ad ogni appuntamento, Elvia abbelliva la stanza con un nuovo elemento. Una
tenda color arancione, posta allentrata senza porta, complet la decorazione.
Solo la mancanza di tetto ricordava che la stanza numero 27 era situata nella
casa abbandonata. Il resto, bene poteva essere, la stanza di un albergo.
E, alla fine, lo sarebbe diventata.
Due volte a settimana la lampada ad olio della stanza numero 27 emanava un
tenue splendore che invitava a fare lamore.
Nonostante tutte le precauzioni, gli amanti vennero scoperti.
Elvia, i giorni dellappuntamento, si scusava con la madre che sarebbe arrivata
tardi perch doveva correggere o preparare i nuovi compiti di letteratura.
Una di quelle notti di letteratura, lamore di madre port a scuola la cena
affinch la povera figlia non soffrisse la fame.
Il bidello spieg allincredula madre che Elvia, tutti i giorni, usciva alle sei del
pomeriggio, come tutti gli altri insegnanti.
Mamma Moncada non si scompose.
Avrebbe aspettato la prossima sessione di compiti per seguire sua figlia.
Non ebbe da aspettare molto.
Due giorni dopo Elvia le annunci che doveva correggere i compiti fino a tardi.
Quando vide la figlia entrare nella vecchia casa, not un tenue splendore, che
lassenza del tetto non poteva occultare.
Con timore pens che il fantasma in fiamme dellultimo erede del conte M*** si
fosse impossessato di sua figlia.
I timori svanirono quando, di fronte alla tenda color arancione, vide due ombre
nude che si cercavano freneticamente.
Una, la riconosceva, era sua figlia. Avrebbe apettato fuori per conoscere laltra.
Non ebbe da aspettare molto
67

Il bacio di commiato, alluscita della casa, fu interrotto bruscamente dagli insulti


di mamma Moncada..
-

Che disonore! Ma non finisce cos, reverendo. Pagher ben caro


questaffronto.-

Con questa minaccia, e trascinando via sua figlia in pianto, ritorn al paese.
Lo scandalo non si pot nascondere. Due paesani che dormivano sotto la
quercia ne furono testimoni involontari.
Il giorno seguente tutto il paese sapeva.
La messa no ebbe fedeli femminili.
Don Giuseppe not sguardi curiosi, gelosi e perfino ostili. La casa dei Moncada
non apr in tutto il giorno. La vergogna del disonore si era abbattuto su di essa.
Il sacerdote cerc di visitarle.
Inutile.
Il portone non si apr.

Il giorno seguente, il giovane sacerdote fu visto abbandonare il paese con


lautobus delle dieci.
Molti affermavano che il vile uomo, dopo aver sedotto la pi bella e desiderata
giovane del paese, labbandonava alla sua sorte.
Don Giuseppe Duarte aveva preso lunica decisione che avrebbe risolto il
dilemma in forma equilibrata e giusta : rinunciare allabito.
Lautobus lo portava alla capitale regionale. Qui spieg al suo vescovo la sua
humana veritas ed una settimana dopo ritorn.
Mamma Moncada rifer alla figlia i pettegolezzi e i non pettegolezzi del paese.
Lo svergognato se nera andato lasciandola sola.
Depressa, la giovane inger una forte dosi di barbiturici.
Cos, Elvia Moncada, si convert nella paziente numero 6018, con prognosi
riservata, dellospedale Mater Domini.
I dottori disperavano di mantenerla viva. La paziente non rispondeva ad alcun
trattamento. Mai una volont di morire fu cos forte.
Come abbiamo detto, dopo una settimana ritorn Giuseppe Duarte.
Quantum mutatus ab illo!
Vestiva un completo azzurro londinense. Nella mano destra aveva un portafogli
di pelle di cammello. Aveva un aspetto estrermamente professionale.
68

Seppe ci che era successo.


Entr nella stanza numero 27 dellospedale Mater Domini. Sorrise di fronte alla
coincidenza dei numeri. Elvia, nel suo pallore mortale, era pi bella che mai.
La baci.
Il bacio svegli alla vita una giovane la cui prognosi riservata le concedeva solo
un giorno in pi di esistenza.
Mai una volont di vivere fu cos forte.
Il recupero fu rapido. Dopo un mese usc dallospedale Mater Domini,
accompagnata dal Dr. Giuseppe Duarte, imprenditore in cerca di affari.
Giuseppe la port alla vecchia casa. Elvia ammutol. La stavano restaurando.
Lintenzione era di farne un albergo a cinque stelle che, a fine anno, venne
inaugurato.
La valle si riemp di turisti. Tutti volevano alloggiare nellalbergo Conte M***.
La ragione era un libro che, in breve tempo, fu il pi letto a livello nazionale , e
gi si stavano preparando edizioni in altre lingue.
Titolo : Amori e disamori del Conte M***. Autrice : Elvia Duarte.
Non tutte le avventure e peripezie del difunto conte erano vere. La feconda
fantasa dellautrice le faceva sembrare reali.
Solo una stanza, nel lussuoso albergo a cinque stelle, non si poteva riservare.
Questa conserv lo stato originale : il letto di pietra, la parete di Amore e Psiche
(restaurata con i colori primitivi), la nicchia con

licona della Vergine ed il

bambino ed infine la lampada ad olio che emanava una tenue splendore che
invitava a fare lamore. Destinata alluso esclusivo dei proprietari.
Era la stanza numero 27.

69

Virgo Inviolata

Il museo di Belle Arti era sorto allinizio del secolo, grazie al ricco latifondista
Don Giuseppe Murillo.
La passione per larte si svegli in lui quando fece il suo primo viaggio nel
vecchio continente.
A Roma, sulla via Appia antica, attrasse la sua attenzione la statua di una
matrona romana.
Gli sembr cos bella che cerc di comprarla.
La voleva solo per lui.
Non riuscirono a persuaderlo che la statua non era in vendita. Come patrimonio
artistico, non si poteva vendere perch era patrimonio di tutti i turisti.
Don Giuseppe Murillo non si diede per vinto.
Lo sorpreso, di notte, mentre cercava di togliere la statua dal suo piedestallo.
Lintervento del console laiut a liberarsi dal carcere.
Visto e considerato che non poteva ottenere loriginale, ne commission una
copia e diede istruzioni di spedirla al paese, nel suo latifondo.
Cos fece con molte altre opere darte. Non solo statue, anche pitture. Tutto era
imballato e spedito verso questa parte dellAtlantico.
Ordin dodici copie di statue famose e compr cinquanta dipinti. Di questi solo
quattro erano originali. Nello specifico : un Murillo ( che, tra laltro, gli piacque
poich aveva il suo stesso cognome), un Van Gogh, un Manet ed un Renoir.
Di ritorno al latifondo dispose tutto in modo che ogni statua o dipinto trovassero
il loro habitat naturale.
Involontariamente aveva creato un piccolo museo.
La collezione, con il tempo, and aumentando, fino al punto che molte opere
non riuscivano pi ad essere disimballate. Mancava lo spazio dove collocarle
Questo fu linizio della formazione del museo. Fu costruito su tre piani.
Al pianterreno, statue e dipinti del vecchio continente: molte le riproduzioni,
pochi gli originali.
70

Al primo piano, statue e dipinti del paese : poche le riproduzioni, molti gli
originali.
Il secondo piano, chiamato attico per le grande finestre inclinate del tetto, era
diviso in tre sezioni: scuola di scultura e pittura, biblioteca e sala magica.
In questa sala sostavano le opere che arrivavano al museo fino a che uno
studio ed un analisi pi approfondita non le destinavano ad una delle sale dei
piani inferiori. Qui si mescolavano opere di diverse epoche, originali o no, e di
diversi paesi.
Il museo finanziava anche gli studi di giovani promesse locali, e alcune loro
opere figuravano nel catalogo.

La morte di Don Giuseppe Murillo fu un duro colpo per il museo. Fin con
lessere chiuso per mancanza di fondi.
Linerzia e labbandono deteriorarono, se non del tutto, buona parte delle opere,
originali e non.
Grazie alle promesse elettorali del governatore di turno il museo fu restaurato.
Con molto sforzo e dedizione da parte di alcuni ex-alunni, il piano terreno ed il
primo piano furono ristrutturati interamente.
Il secondo piano, lattico, che un tempo fu lalma mater del museo, fu chiuso per
mancanza di fondi. Questi solo bastavano a pagare le spese di manutenzione,
e gli stipendi di tre intendenti ed un guardiano.
Degli intendenti uno solo era un vero esperto e conoscitore di arte: Antonio
Ascanio.
Gli altri due non ne avevano la minima conoscenza. Erano stati impiegati per
laiuto prestato al governatore nelle passate elezioni.

Antonio amava restare a lavorare fino a tardi la notte.


In solitudine, gli piaceva percorrere le varie sale.
Quanto spoglie apparivano
Le ultime acquisizioni erano rappresentate da due dipinti di cattivo gusto: opera
di qualche pittore domenicale , che aveva favorito il governatore nelle ultime
elezioni.
Affinch il museo potesse riacquistare il suo antico splendore sarebbe stato
necessario restaurare pi di duecento opere.
71

Antonio Ascanio faceva limpossibile. I fondi erano scarsi.


Lattico serviva da deposito ad opere che oramai non potevano pi essere
recuperate. Quando si presentava questo caso, se si trattava di quadri,
ritagliava le zone della tela ancora in buono stato,se , invece, le opere
danneggiate erano statue, asportava le parti rovinate.
Cos nasceva una piccola opera darte che andava a riempire un vuoto in una
delle sale.
Se qualche visitatore chiedeva informazioni
Antonio, inventava il nome di un qualche

sullopera e sul suo autore,

artista sconosciuto,vissuto in un

periodo non molto ben preciso della storia dellarte, un nome il pi delle volte
dal suono strano, poich gli artisti, secondo la cultura popolare , hanno tutti dei
nomi fuori dal comune.. Prima di chiudere, lanterna in mano, gli piaceva
percorrere le sale.
La considerava lora migliore per osservare le opere. Queste, bagnate dal
fascio di luce del sole al tramonto, mettevano allo scoperto le loro intimit
lasciandosi accarezzare dal suo morbido splendore.
Quella notte, lavor fino a tardi nellattico.
Aveva messo la cornice ad una delle sue piccole opere darte, di autore
sconosciuto di un perodo oscuro della storia dellarte .
Quando spense le luci, la luna piena inond lattico, conferendolgli unatmosfera
magica ed indefinita, dove tutto era possibile.
E fu possibile!
Pass di fronte alla sala magica.
Mai aveva prestato attenzione alla statua, coperta da uno scolorito lenzuolo
bianco.
Allimprovviso la vide.
Una leggera brezza, sorta da non si sa dove, alz leggermente il panno.
Il poco che pot osservare, svegli la sua curiosit.
Mai si era preoccupato per la statua, semplicemente la considerava un altro
oggetto irrecuperabile, di nessun valore artistico.
Scopr la statua.
Ci che vide gli mozz il fiato.

72

Era un belissimo nudo di donna. Si ergeva con le braccia in alto e le mani


giunte. Il viso ovale guardava dal profondo delleternit, con infinita tristezza.
Poco mancava perch si movesse o parlasse. La disposizione del resto del
corpo faceva pensare che la bellissima donna stesse eseguendo un passo di
danza.
La guard a lungo.
Emozionato recit:
Come sono belli i tuoi piedi
nei sandali, figlia di principe!
Le curve dei tuoi fianchi sono come monili,
opera di mani dartista.
Il tuo ombelico una coppa rotonda
che non manca mai di vino drogato.
Il tuo ventre un mucchio di grano,
circondato da gigli.
I tuoi seni come due cerbiatti,
gemelli di gazzella.
(Cantico dei Cantici, 7:2,7:3,7:4)

Continu a guardare lungamente.


Torn a coprirla con lo scolorito lenzuolo bianco.
Quella notte sogn di lei.
Il giorno dopo lavor con fervore. Esamin accuratamente tutti gli archivi.
Niente.
Torn a riesaminarli altre due volte.
Niente, assolutamente niente.
Cosa molto strana, poich il defunto Don Giuseppe Murillo annotava
accuratamente ogni acquisizione, con il nome dellautore e luogo di
provenienza. Si astenne dal domandare ai suoi non-colleghi. Sapeva in anticipo
la risposta.
La notte lo trov assorto nella contemplazione della statua : era bella,
incredibilmente troppo bella.
Ritorn a recitare:
Come sei bella, amica mia, come sei bella!
73

Gli occhi tuoi sono colombe,


dietro il tuo velo.
.
.
E la chioma del tuo capo come la porpora.
(Cantico dei Cantici, 4:1,7:6)
A te manca solo la parola. Adesso capisco Michelangelo.
Esamin accuratamente la statua. Lungamente laccarezz e torn a
riaccarezzarla.
Osserv il piedestallo.
La prima notte non laveva notato. Pot leggere, intagliato in lettere gotiche:

Virgo Inviolata
Quella notte ritorn a sognare di lei.
Il giorno dopo lavor con fervore. Esamin accuratamente tutti i libri di Storia
dellArte.
Niente.
Torn ad esaminarli altre due volte.
Niente, assolutamente niente.
Nessun artista aveva scolpito una Virgo Inviolata. Cos, unaltra la notte lo trov,
di nuovo, in muta contemplazione.Gli occhi tristi della statua, velati dalleternit,
sembravano piangere. Le parl teneramente, con il cuore in mano :
Quanto sei bella e quanto sei graziosa,
o amore, figlia di delizie!
La tua statura rassomiglia a una palma
e i tuoi seni ai grappoli.

mi siano i tuoi seni come grappoli duva


e il profumo del tuo respiro come pomi.
Il tuo palato come vino squisito,
che scorre dritto verso il mio amore
74

(Cantico dei Cantici, 7:7,7:8,7:9,7:10)

Senza rendersene conto,pos un bacio sulla bocca semiaperta, sensuale, della


statua.
Quando, accadde..
La Virgo Inviolata rispose al bacio e labbracci singhiozzando.
Il desiderio fu pi forte.Si amarono in silenzio.
Lalba li trov addormentati. Un raggio di sole, discolo come suol esserlo un
bimbo, li svegli.
Antonio ancora non si rendeva conto dellaccaduto. Fu lei che parl e gli narr
la sua triste storia.

Si chiamava Maria. Figlia di un principe del lontano Oriente. Viveva tranquilla in


casa sua con i genitori e due fratelli.
Un giorno il sultano fu loro ospite.
Costui rimase preso dalla sua bellezza. Si innamor.
I genitori arrivarono ad un accordo. Conoscevano la fama di conquistatore del
sultano, che ripudiava pi donne di quelle che aveva nel suo harem.
Lo temevano.
Irascibile e capriccioso, faceva cadere teste a destra e a sinistra. Nesssuno
osava contrariare i suoi desideri, per piccoli che fossero.
Concordarono che Mara sarebbe vissuta per un tempo prudenziale a corte e,
se il Sultano avrebbe continuato ad essere innamorato, si sarebbero potute
celebrare le nozze.
La corte ricevette con entusiasmo la nuova arrivata.
Mai una donna cos bella aveva fatto il suo ingresso

nellharem. Tutti si

aspettavano che la grazia e la tenerezza della giovane potesse cambiare


lanimo irascibile del Sultano.
Tutti, meno una.
Giulia.
Anche lei, quando arriv a corte, aveva suscitato le stesse commozioni e
aspettative. Adesso si vedeva rilegata al secondo posto.

75

Laffronto maggiore lo ricevette quando il Sultano affid Maria alle sue cure.
Doveva insegnarle lars amandi.
Obbed.
Non voleva incorrere nellira del Sultano. Costui si considerava il successore di
Allah. Elira di Allah temibile.
Ricorse allaiuto del Gran Visir, zio suo. Questi, oltre ad essere consigliere del
Sultano, era un potente stregone. Segreto che solo Giulia conosceva. Anche se
molti sospettavano: nessuno riusciva a capire come un semplice palafreniere, in
breve tempo, fosse arrivato in cima alla scala del potere.
Anche il Gran Visir vedeva svanire i suoi sogni di potere. Giulia e solo Giulia
doveva essere la padrona del cuore delluomo pi potente della terra, dopo di
Allah, Allah permettendo.
Intanto a corte, Maria brillava di luce propria. In breve tempo il cuore
dellonnipotente, dopo Allah sintende, Sultano fu conquistato.
La data delle nozze fu fissata il giorno in cui nacque il Profeta, secondo dopo il
Sultano e terzo agli occhi di Allah, Allah permettento naturalmente.
Lo stesso giorno delle nozze, larduo lavoro del Gran Visir diede i suoi frutti.
Aveva creato una pozione che trasformava le persone in statue di pietra.
La consegn a Giulia,che doveva darla a Mara come regalo di nozze , prima
che i novelli sposi si ritirassero nella loro camera nuziale. Solo doveva
assicurarsi che la sposa bevesse la pozione.
Pochi minuti prima dellora fatale, Giulia consegn a Mara un elisir damore
cos potente che, se lo avesse preso prima di fare lamore con il Sultano, costui
non lavrebbe mai ripudiata.
Mara ringrazi Giulia, e fece come indicato.
Allora prevista, i novelli sposi si ritirarono nella camera nuziale.

Il Sultano chiese alla sua bella moglie di ballare la danza dei sette veli. Quando
il settimo velo cadde, la pozione fece effetto.
Il corpo meraviglioso rimase petrificato.
Un urlo di terrore arriv alle orecc hie degli altri convitati.La temibile ira di Allah
si era scatenata! I pi famosi maghi e stregoni del regno furono consultati.
Invano.
Le loro teste caddero senza misericordia.
76

Non solo le loro!


Le cronache dellepoca contarono millecinquecentosessantanove condanne a
morte.
I genitori, addolorati, riscattarono la statua che era stata la loro filglia e la
portarono a casa. Qui fu sistemata su un piedestallo di marmo e vestita come
una principessa. Aveva tutti gli attributi per esserlo. Solo mancava il soffio di
vita perch continuasse la danza interrotta.
Questo tarderebbe secoli ad arrivare!
Mara non fu lunica statua.
In breve tempo lonnipotente Sultano, secondo dopo Allah, fu la seconda statua.
Lo trovarono petrificato nel bagno. La sua statua fu fatta a pezzi. Mani anonime
vendicavano cos anni di continui crimini ed oltraggi.
Il Gran Visir e grande stregone non perdon nemmeno la nipote. Giulia rimase
petrificata mentre faceva lamore con lamante di turno.
Altre statue seguirono: cortigiani ed ufficiali che si opponevano ai disegni del
Gran Visir, nuovo Sultano, primogenito di Allah, senza nessuna offesa per
Allah, Allah permettendo.
Ma Allah fece giustizia!
Non ebbe piet del suo primogenito.
Un giorno trovarono il corpo decapitato del Gran Visir nei giardini del palazzo.
La sua testa coronava una statua senza testa.
Poco tempo dopo la morte del primogenito di Allah, che Allah lo tenga nel suo
inferno, un venerabile anziano fu ospite della casa di Mara.
La principessa di pietra, con lo sguardo delleternit negli occhi, fu osservata a
lungo dallanziano che, sconsolatamente, incominci a piangere.
Ai genitori, angosciati, spieg laccaduto.
Vostra figlia stata trasformata in una statua da un potente maleficio, che non
posso combattere perch superiore alle mie forze. Solo pu ritornare allo stato
normale se un giovane innamorato, che senta per lei il pi puro amore, la
baciasse.
Quando si seppe la notizia, molti giovani pretendenti fecero il tentativo
Inutile.
77

Il corpo di pietra invitava al peccato.


Mossi dalla lussuria baciavano ardentemente la statua. Un gelido bacio era la
loro risposta. Il tempo pass. Tutti i personaggi di questa triste storia si
mescolarono con la polvere del deserto.
Correva lanno 1715.
Un giovane avventuriero italiano, Donato Colleoni, scopr la statua e la port a
Roma nella sua residenza.
Il giovane Donato non si stancava di ammirare la statua. Invano cerc fra le
donne romane qualcuna che le somigliasse. Non esisteva alcuna.
Innamorato della sua statua, Donato Colleoni, un giorno, senza accorgersi, la
baci. La statua ritorn alla vita. Ma il cuore del giovane non resse.
Mor sorridendo fra le bracce di Mara che , nel suo dolore, chiese ad Allah di
ritornarla alla dura pietra.
EdAllah esaud la sua preghiera.
Fu Donato che fece scolpire liscrizione sul piedestallo
Le cronache del tempo registrarono la morte di Colleoni Donato, patrizio
romano, come quella di un giovane pervertito che passava le notti amando una
statua di pietra, sul cui piedestallo si poteva leggere

Virgo Inviolata
Altri giovani, con il passare del tempo, sinnamorarono della statua. Nessuno
scopr il segreto. Si limitavano ad osservarla.
Finalmente la Virgo Inviola ta fu trovata da Don Giuseppe Murillo nello
scantinato di una vecchia casa romana. Gi esperto nel trafugare opere darti,
la imball e linv al suo museo personale.
Fin qui lodissea della Virgo inviolata.
Adesso lasciamo che Mara con le proprie parole continui a raccontare :
il Signore anziano che mi port qui sent le stesse emozioni di molti. Ma si
limitava ad osservarmi. Io sentivo che i suoi sentimenti erano puri, ma niente
potevo fare per comunicargli il segreto.
La prima notte che ti ho visto , seppi che eri la mia ultima speranza. Ascoltare
quei versi di amore stata la cosa pi emozionante della mia vita. Per favore,
amami e non essermi infedele. Allah ti sapr ricompensare.
78

Allah, nella sua misericordia, li benedisse e li un per sempre.


Grande Allah!
Ancora oggi, nel museo, chiuso per mancanza di fondi, nellattico della sala
magica, esiste un piedestallo con la seguente iscrizione

Virgo Inviolata

79

STORIA DI UN FANTASMA VERO

Notte fonda.
La luna illumina di un grigio ferro le strade deserte del paese.
Il silenzio regna padrone e signore. Solo i lampioni illuminano con una pallida
luce le strade deserte.
Quando il campanile della chiesa suona le nove di sera, le ultime luci si
spengono. I pochi viaggiatori sprovveduti, non trovando rifugio, lasciano con
premura il paese.
Qualche volta il silenzio viene rotto dallululare di un cane, che subito smette,
impaurito dalleco del suono; quando il campanile suona la mezzanotte, le
ombre delle case corrono velocemente a nascondersi. A questora, quando il
sonno concilia gli uomini con il mondo, succede.
Il lastricato delle strade rimanda leco di un rumore metallico di scarpe chiodate.
Un velo azzurro lascia intravedere la bellezza e lo splendore del corpo della
snella dama. Nella sua mano destra porta una borsa da cui, cos affermano i
pochi testimoni, estrae oggetti di forma strana che al toccarli spruzzano fiamme
avvolgenti.
Cos lavevano visto.
Cos lo ripetevano.
Cos lo giuravano.
Cos!

La splendida donna, mora con occhi color caff, coperta con il velo azzurro,
passeggia lentamente per le strade deserte del paese, curando che leco delle
sue scarpe chiodate si sparga per ogni angolo del paese. Quando arriva in
piazza si ferma, posa la borsa sulla panchina pi vicino, estrae le scarpe di
ballerina, inizia alcuni passi di danza classica e, fondendo il suo corpo bruno
con la notte, scompare.
80

Chi ? Perch incute tanta paura ai paesani che rimangono chiusi in casa
tremando pr la loro vita?.
il fantasma di Rachele che cerca vendetta.
Cos lo avevano visto.
Cos lo ripetevano.
Cos lo giuravano.
Cos!

Tutto accadde cinque anni fa.


La nuova scuola di danza classica apriva le sue porte. Essendo lunica in tutta
la valle, molte giovani si iscrissero e tra queste Rachele, giovane mora con
occhi color caff.
Quella notte Rachele si intrattenne un po pi del solito con le sue amiche. A
mezzanotte, borsa in mano, usc dalla scuola di danza.
La notte era tiepida e bella.
Mentre attraversava la piazza solitaria non pot resistere alla tentazione. Pos
la borsa sulla panchina pi vicina. Calz le scarpette nuove ed esegu i nuovi
passi di danza.
La luna sorrise al corpo agile che sembrava volare nellaria tiepida, ma non pot
fare niente quando vide piombare a terra la snella figuretta fulminata da un
attacco al cuore. Il suo corpo cadde sula panchina vicino alla borsa. Cos la
trovarono al mattino.
Un mese pass.
Unaltra giovane fu trovata morta nella stessa posizione di Rachele. Questa
volta la luna asstette impotente allo stupro e successivo omicidio della
sfortunata giovane. Il colpevole o i colpevoli fino ad oggi non sono stati trovati.
Non si sa come e perch si attribu la colpa al fantasma di Rachele che per
motivi sconosciuti si era vendicato col sangue della giovane collega (anche lei
frequentava la scuola di danza).
Un altro mese pass.

La notte era tiepida e bella.


Irene, professoressa di chimica, cugina di Rachele non pot resistere alla
tentazione.
81

Pos la borsa sulla panchina pi vicina. Calz le scarpette nuove ed esegu i


nuovi passi di danza.
Mentre il suo corpo si librava nellaria, un paesano leggermente ubriaco la
prese al volo.
Irene, con una spinta, si liber dellabbraccio. Il paesano ebbro colp la testa
sulla panchina, rimanendo svenuto.
La luna vide come due passi chiodati correvano velocemente sul lastricato.
Nella fretta, la borsa fu dimenticata sulla panchina vicino allebbro. Accanto al
suo corpo inanimato, giacevano le scarpette bianche di danza classica.
Luomo si svegli mentre ascoltava gli ultimi passi metallici.
Cerc nella borsa.
Oltre agli oggetti personali di una dama, cera una busta di zolfo.
Irene, il giorno dopo, doveva fare un esperimento di chimica per i suoi alunni.
Poco prima di andare alla scuola di danza aveva comperato lo zolfo in farmacia.
Il frustrato stupratore vuot il contenuto della borsa sul pavimento. La busta di
zolfo si ruppe. Cercava dei fiammiferi per accendere una sigaretta.
Li trov.
Le fiamme leggermente azzurrate bruciarono un poco la faccia e parte delle
mani.
-

E giusto quando lo stavo prendendo a volo il dannato fantasma


scomparve, come se lo fosse portato va il diavolo. Vedete come mi ha
bruciato la faccia e le mani.-

Nessuno dubit.
La borsa, le scarpette, lintenso odore di zolfo corroboravano la storia.
-

Se arrivate ad ascoltare dei passi metallici, meglio correre a


nascondersi. Il fantasma accompagnato dal diavolo vi viene incontro..-

Questa avvertenza suggell e rubric la presenza del fantasma di Rachele,


dannata a vagare in compagna del diavolo.
La paura, comprensibile in tutti, fece che le case del paese spegnessero le luci
alle nove di sera.
Il silenzio e la luna rimasero padroni assoluti delle strade.
Quasi!

82

Irene, ricuperatasi dallo spavento, torn a suo favore la superstizione del


paese.
Gli diede pi mistero al fantasma coprendosi con un velo azzurro. In caso che
qualche ritardatario la vedesse, aveva sempre a sua disposizione una bustina
di zolfo che non mollava nemmeno quando il suo corpo si librava nellaria
fondendosi con la notte.
Cos la bella donna con occhi color caff e corpo snello gioiva della danza nella
piazza del paese. Ogni tanto qualche gatto era testimone involontario. Il suo
miagolo dava musica alla danza. Danza con gatto in Do Maggiore. Allegro ma
non troppo.
Nelle notti tiepide la luna poteva osservare il corpo nudo di Irene che si univa
alle ombre. Non cerano occhi indiscreti. Tutti dormivano il sonno degli angeli.
Quasi.

Raffaele, professore di matematica, era arrivato al paese cinque mesi prima Lo


stesso giorno gli comunicarono lesistenza del fantasma, e lo avvertirono di non
uscire dopo le nove di sera, pena la morte o qualcosa di peggio.
Tmido per natura, il giovane dai profondi occhi verdi, sinnamor di Irene la
prima volta che la vide nel liceo. Non osava guardarla negli occhi. Lei nemmeno
lo notava. Lo considerava un essere insignificante.
Raffaele desiderava intensamente vincere le proprie inibizioni per riuscire ad
usare con lei un comportamento elegante e modi brillanti.
Elegante e brillante lo era.
Ma solo quando beveva.
.

Il giovane professore era solito, dopo una giornata di lavoro, al calare della
notte, frequentare i bar del paese. In questo ambiente era considerato un uomo
brillante dalla conversazione interessante.
In vino veritas
Gli effetti del vino facevano scomparire la sua naturale timidezza. I clienti
abituali lo consideravano un Don Giovanni nato. Al suo fianco si fermavano
sempre due cameriere.
Quella sera era solo.
83

Cos lo volle e lo diede ad intendere alle due compiacenti dame che


rispettarono il suo desiderio.
Pensava ad Irene. I suoi occhi color caff. Il suo corpo snello dal seno
provocante.
Naturalmente Irene non frequentava i bar.
Accese lultima sigaretta prima di uscire. Il cerino scintillante illumin la
tristrezza del suo viso. Assomigliava a un micio appena abbandonato dal
padrone.
Lo stato dassedio tacito e acettato volontariamente da tutto il paese si
avvicinava.
Il fantasma non perdonava
Cos dicevano!

Ebbro, con una bottiglia in mano, usc dal bar.


Laria fresca della notte lo rianim un poco .Deambul senza una meta. Nella
piazza si addorment sotto una panchina, con accanto la bottiglia di vino vuota.
I dodici tocchi di campana lo svegliarono.
E fu allora che la vide.
La misteriosa dama, nuda con scarpette bianche si librava nellaria. Tale era la
sua grazia che sembrava volare quale uccello in ce rca di cibo. Non pot
distinguere il viso della sconosciuta, ma i suoi lineamenti gli erano stranamente
famigliari. Quado il campanile suon luna, la danza ebbe termine.
In breve tempo un suono metallico di scarpe chiodate si allontan veso il fondo
del lastricato.
Raffaele usc dal suo nascondiglio. Non voleva essere visto.
Gli avevano parlato del fantasma. Lo considerava mera superstizione.
Poi vide la bottiglia di vino vuota. Doveva essere stato leffetto del vino.
Quasi.
La notte seguente, sobrio, ritorn alla piazza.
Aspett.
Irene non comparve,
Sarebbe stata assente per quindici giorno. Era andata a fare un corso di
aggiornamento nella capitale. Decisamente era stato leffetto del vino.
Ma, al ritorno di Irene, il fantasma fece la sua solita apparizione.
84

Raffaele, come al solito, ebbro deambulava, bottiglia in mano, senza una meta
fissa.
Quando sbocc nella piazza, involontariamente, il corpo nudo con le scarpette
bianche arriv tra sue braccia.
La sorpresa fu mutua.
Raffaele la prese per la vita.
Irene, attratta dai profondi occhi verdi, lasci ogni resistenza.
I due sudavano copiosamente.
Irene per la danza eseguita.
Raffaele per lemozione.
In breve tempo successe Tutto.
Si, Tutto.
La luna sorrise ai due corpi, che la notte ricopriva ,con a fianco la borsa aperta.
Lamore nato quella notte, grazie al fantasma di Rachele, perdur.
Dopo un mese si sposarono.
Irene non danza pi nella piazza. Rachele ha smesso di terrorizzare il paese.
Raffaele non frequenta pi i bar : il fantasma di Rachele lo trattiene in casa.
Il paese ha perso il timore per il fantasma e la vita notturna ritornata.
Alcune volte, qualche paio di scarpe chiodate ricorda il fantasma di Rachele,
ma la gente sorride.

85

MAIA

Quella sera Giulio tard molto pi del previsto nellapplicare il mosaico a taselli.
Uno di un insieme di tre che aveva trovato esplorando una casa in rovina, fuori
dal paese.
La passione del giovane per i mosaici era incominciata quando, bimbo, il padre
gliene aveva regalato uno che rappresentava Biancaneve. Da allora era
diventato il suo passatempo favorito.
Il piacere di applicare un mosaico era tale come se fosse una propria creazione.
Limmagine che si formava non aveva importanza. Solo lui riusciva a dargli un
contorno ed un significato.
Amava comprare le composizioni pi strane e sofisticate. Perfino le ordinava
allestero. Ne aveva collezionato diecimila di tutti i colori , forme e
rappresentazioni, dalle pi semplici alle pi complicate.
Quella mattina, per istinto, entr nella casa in rovina

Una nuvola di polvere festeggi il suo ingresso.


Apr gli stipetti di un armadio consunto dal tempo. In un angolo, nascoste quale
bambine timide, cerano tre scatole impolverate. Le apr.
Sorpresa!
Riconobbe i familiari taselli componibili, incredibile dictu, ancora in buono stato,
come se fossero nuovi.
Il primo mosaico che compose rappresentava una statua di Michelangelo: La
Piet. Era evidente che il suo padrone amava larte. Ma cera qualcosa
nellimmagine che lasciava intravedere unaltra cosa .
Era come leggere tra le linee.
Bisognava scoprirlo.
Compose il secondo mosaico.
Il Mos di Michelangelo fece atto di presenza.
Quel qualcosa continuava a chiamarlo di nascosto.
Complet il terzo mosaico.
86

Questa volta apparve il Davide di Michelangelo


E quel qualcosa di indefinito continuava ad aleggiare tra i mosaici
Per caso dispose i tre mosaici in forma verticale: primo La Piet, secondo il
Mos e terzo il Davide. Quel qualcosa era palpabile, ma non visibile. Guard a
lungo il trittico cos composto. Stanco si alz dalla scrivana. Mentre si dirigeva
in cucina, diede una sguardo fugace alla composizione.
Quel qualcosa apparve in tutto il suo splendore e bellezza.
Si avvicin.
Quel qualcosa scomparve.
Misur la distanza.
Esattamente a un metro di distanza quel qualcosa era visibile.
Ci che distingueva Giulio era limmagine di una bellsima donna mora, il cui
corpo tentatore era distribuito nel seguente modo: nel viso, dallovale perfetto,
splendevano profondi occhi verdi e i capelli erano ondulanti. Parte del busto, dai
seni a forma di melone si sovrapponevano alla Piet. Il rimanente dei seni ed il
ventre provocante, con un esuberante monte di Venere , si sovrapponevano al
Mos. Le gambe lunghe e snelle si sovrapponevano al Davide e posavano nel
suo piedestallo.
Il corpo splendente e tentatore della bella donna si librava dolcemente nellaria,
come se stesse danzando.
Sul piedestallo del Davide lesse la seguente iscrizione:
Maia sum, perveniat mihi in Petri domo
Compose il trittico secondo le restanti cinque combinazioni. Leffetto non era lo
stesso.
Solo nella prima combinazione quel qualcosa nascosto tra le linee si mostrava
alla vista.
I mosaici avevano svelato il loro mistero.
Ne cominciava un altro.

Guard a lungo Maia.


La sconvolgente idea che la donna in questione esistesse, accarezz il suo
cuore.
E non solo questo.
87

Quella notte sogn con Maia.


La bella donna usciva dal trittico, cresceva fino ad essere normale, si
approssimava e si rendeva dolcemente alle sue braccia.
Ascolt chiaramente una voce profonda e sensuale: - Maia sum, perveniat mihi
in Petri domo.Lalba lo trov che stava parlando: - Non mi lasciare, non mi lasciare.-

Decise di andare a cercare Maia o qualche donna che le somigliasse.


La sua mente razionale gli diceva che tutto era un nosenso. Era una utopa
cercare una immagine vivente.
Il suo cuore diceva tutto il contrario.
Non poteva resistere alla tentazione, per utopica che fosse.
Ritorn alla casa in rovina Non trov alcun indizio che potesse aiutarlo.
Cerc nel catasto.
La

vecchia

casa

era

stata

costruita

da

Pietro

Duarte, professione

commerciante, nel 1931.


Il nome Pietro, Petrus in latino, accese una piccola lampadina sulloscuro
oggetto del desiderio.
Domand agli anziani del paese se sapevano qualcosa sulla famiglia Duarte.
Gli comunicarono che Pietro Duarte, moglie e figlia, erano vissuti nel paese fino
a dieci anni prima. Se ne erano andati in un paese vicino alla frontiera.
Purtroppo, nessuno ricordava il suo nome.
La frontiera era grande e lungo di essa cerano almeno quindici paesi, senza
contare quelli circostanti.
La sua mente razionale gli diceva di desistere.
Il suo cuore diceva tutto il contrario.
Dopo tutto era solo unimmagine, bella e tentatrice, ma solo unimmagine.
Opt per visitare i quindici paesi pi vicini. Se non la trovava, avrebbe desistito
da ogni ricerca.
Spes, ultima spem.

Notte profonda.
Giulio si trovava nelle vicinanze del paese numero tredici; disanimato,
transitava a passi stanchi su un sentiero illuminato da una falce di luna calante.
88

Il sentiero gli ricord i versi di Antonio Machado che recit ad alta voce:Caminante no hay camino, se hace camino al andar.- un breve eco gli
rispose. Innalz una preghiera al Signore:
-

Signore fa che questo cammino sia un po meno tortuoso e facci uscire


dal pantano in cui spesso ci troviamo e per ultimo Signore fa che il calice
che beviamo sia un po meno amaro. Io credo che non chiedere molto.-

La preghiera avanz alcuni passi, gir a sinistra e fu ascoltata dagli orecchi di


una medium in piena seduta spiritica, con quattro consultanti intorno ad un fal.
-

Avvicinati forestiero, gli spiriti ti vogliono parlare.-

Giulio si ferm di colpo. Intimorito si avvicin al fal.


Lordine era stata imperativo.
I quattro consultanti gli fecero posto. Lo splendore delle fiamme conferiva ai
cinque visi un alone tetro e magico insieme Solo si ascoltava il crepitare delle
fiamme ed il respiro timoroso degli astanti.
La seduta spiritica ebbe inizio.
Gli spiriti non si fecero aspettare.
Il viso della medium cambi totalmente. Giulio, incredulo, temeva per la sua
vita. Il nuovo aspetto del viso era identico a quella di Maia.
Lo spirito gli parl con lo stesso tono di voce che aveva ascoltato in sogno.
-

Sono a Paese Nascosto. Mi troverai al Roegina Coeli.-

Non ebbe tempo di domandare. Lo spirito di Maia scomparve per dare posto ad
un altro. Una volta finita la seduta spiritica la medium gli comunic:
-

Paese Nascosto si trova a due giorni di viaggio da qui. Vai verso Nord.-

Solo, di fronte al fal, pensava allaccaduto. Gli spiriti erano lontani dal suo
intendimento. Mai aveva creduto in loro. Nonostante lincontro, accese una
seconda lampadina sulloscuro oggetto del desiderio
Si addorment profondamente
Lalba accarezz soavemente la sua faccia e lo svegli.
La sua mente razionale gli diceva che non doveva credere negli spiriti. Sono
frutti dellimmaginazione.
Il suo cuore diceva tutto il contrario.
Due giorni dopo faceva il suo ingresso a Paese Nascosto.
Era situato in una profonda valle.
89

Lunica va per arri varci era un vecchia strada mulattiera.


Di qui il suo nome.
Grazie ai contrabbandieri, Paese Nascosto offriva ai suoi abitanti gli stessi
servizi di una capitale di stato, e forse anche di pi.
Era terra di nessuno.
Imperava la legge del pi forte. Essendo terra di nessuno, i contrabbandieri
(erano l80% degli abitanti) nel bene e nel male rappresentavano la legge e
lordine.
Erano la legge, perch avevano nella loro mani la nomina delle autorit e del
consiglio comunale al completo.
Erano lordine, perch niente si faceva senza il loro consenso.
In un certo modo questo favoriva il paese: case ben costruite, strade lastricate a
lucido, piazze meravigliose. Paese Nascosto sembrava essere uscito da un
racconto di favole.
Favorito dalla sua ubicazione, invogliava i contrabbandieri ad investire i loro
guadagni nel posto, migliorando cos la qualit di vita degli abitanti.
Non esistevano indigenti. Lindigenza era unoffesa.
Se gli abitanti del paese avessero dovuto contare su lerario municipale per il
mantenimento dei sevizi pubblici, laspetto del paese sarebbe stato ben altro. In
cambio il sindaco e le auorit ignoravano le continue violazioni della legge. I
frequenti crimini non erano mai puniti a Paese Nascosto. Tutti ne erano
coscienti. Il benessere aveva un alto costo sociale. Era naturale vedere gente
camminare con la pistola alla cintola come nel Far West.

Nel centro del paese si trova una bella piazza coloniale, in cui spicca una
rotonda che ricorda una costruzione degli antichi templi greci.
L sotto la sua cupola si facevano e si disfacevano i contratti, i baci degli amanti
risuonavano dolcemente, le voci assomigliavano ad un bel canto. Leco
trasmetteva i suoni come tenui sussurri.
Giulio si sedette su una panchina vicina alla rotonda.
Tre splendide donne attraversarono il tempio. Il riverbero del sole gli imped di
distinguere i volti dai bei lineamenti.

90

Leco port a Giulio, contemplativo, le seguenti parole: - Domani vado alla


capitale, ritorno fra una settimana.- Il giovane rimase di stucco; leco gli aveva
trasmesso la voce di Maia.
Corse verso la rotonda.
Troppo tardi.
Vide come una strada laterale ingoiava tre eleganti giovani dal corpo snello e
tentatore.
Laveva trovata?
La sua mente razionale non dubit.
Il suo cuore non disse il contrario.
Leco aveva acceso una terza lampadina sulloscuro oggetto del desiderio
Questo non era poi tanto oscuro. Doveva solo aspettare una settimana e
avrebbe conosciuto Maia.
I giorni che seguirono furono di ricerca.
Domand per la Roegina Coeli. Nessuno sapeva, perfino il nome gli era strano
ed estico.
Visit il cimitero.
Era come il paese: bello ed ordinato.
Una statua di bronzo di una vergine nuda attrasse la sua attenzione.
- Stravaganza di qualche contrabbandiere.- pens,- a nessuno occorre mettere
su una tomba una donna nuda.Losserv attentamente. Il nudo di bronzo eraera Maia.
Con stupore lesse liscrizione:
Qui giace Maia, il pi bel fiore del paese

1920 1980
Era morta da dieci anni .Laveva trovata nella sua casa di pietra.
La vergine di bronzo spense di colpo le tre lampadine sulloscuro oggetto del
desiderio.
Ultima spem : il ritorno della voce che aveva ascoltato nella rotonda.
Questa tardava ad arrivare.
La sua mente razionale gli diceva che anche questa era unillusione.
Il suo cuore non pot obiettare, cerano evidenze troppo forti.
Lultima spem era morta.
Ma non del tutto!
91

Paese Nascosto sedusse Giulio; anche lui intravedeva una possibilit facile di
arricchimento.
Rimase.
Trov lavoro nellospedale come aiutante di manutenzione. Questo lavoro umile
laiutava a sbarcare il lunario mentre cercava nuove pospettive.
Il giorno meno pensato le tre lampadine illuminarono loscuro oggetto del
desiderio e fecero cortocircuito. Poco manc che anche il cuore di Giulio
andasse in cortocircuito.
Quel giorno la vide.
Camminava per il corridoio dellospedale con una tuta bianca. Il tesserino la
identificava come medico ostetrico. Quando le pass vicino la perfor con i suoi
occhi neri.
Solo con gli occhi.
Non parl. Non poteva.
Sentiva che gli mancava il fiato.
Maia Duarte, medico ostetrico, si sent lacerata dallo sguardo cos tagliente. La
porta della stanza 207 interruppe la penetrazione.
Giulio aspett.
La dottoressa, nel vedersi nuovamente perforata, laffront: - Non si permetta
mai di guardarmi in quella forma cos oscena. Altrimenti, sar costretto a
trovarsi un altro lavoro.Non ci fu replica.
Con passo agile la tuta bianca, che faceva risaltare ancora di pi il corpo
scultoreo, entr in una delle sale operatorie.
Non cera dubbio.
Era lei.
Stessa voce, stesso corpo , anche se vestito.
La sua mente razionale si arrese.
Il suo cuore tutto il contrario.
Loscuro oggetto del desiderio era stato illuminato e svelato.
Maia Duarte, medico ostetrico, era abituata agli sguardi lascivi ma non cos
laceranti.

92

La sua mente razionale le diceva che non doveva scendere al livello di un


insignificante inserviente
Il suo cuore le diceva tutto il contrario.
La lacerazione era stata dolce e profonda
Decise di evitare laiutante di manutenzione il pi possibile. Almeno per qualche
tempo!.
La rudezza del primo incontro consigli Giulio ad aspettare unoccasione
migliore. Questa si present la settimana dopo.
Quella notte Maia usc un poco tardi dallospedale. Tre parti di ultima ora.
Giulio usc tardi. Doveva mettere in ordine le sale operatorie.
Mentre il giovane attraversava la piazza, dalla rotonda una voce conosciuta
gridava chiedendo aiuto: due uomini avevano intercettato Maia. Volevano
violarla.
Senza pensarlo due volte Giulio affront i due malviventi. Se un paesano
avesse osservato la scena non sarebbe intervenuto, o avrebbe chiamato le
autorit. Questa era la legge di Paese Nascosto: se qualcuno si trovava in
difficolt doveva contare solo su se stesso.
I due malviventi, vedendosi minacciati, e impauriti dallestremo coraggio del
giovane, desistettero e si diedero alla fuga.

Maia, seduta sul pavimento, mezzo nuda, piangeva.


Giulio laiut ad alzarsi.
Labbraccio fu forte e prolungato. Il giovane sent leccitante strofino dei seni sul
suo petto. Il suo omero assorb stoicamente il mare di lacrime.
-

Grazie per avermi salvato. Per favore non guardare, non voglio che mi
vedi cos.-

Giulio gli diede la sua camicia e laccompagn a casa.


Si scus.
-

Non avevo intenzione di offenderla quel giorno. Se mi concede un p del


suo tempo domani potr spiegarle tutto.-

Lei, timidamente, lo conged con un bacio nella guancia.


-

Venite domani pomeriggio, cos parleremo di tutto.-

93

Il giorno seguente Giulio si present con i mosaici a taselli. Le spieg tutto dal
principio ed mont il trittico. Limmagine nuda di Maia risplendeva come mai.
Lei spieg: - mia madre. I tre mosaici li mand a fabbricare mio padre in Italia.
Seppe che qualcuno li faceva con effetti speciali e mand a sovrimprimere
limmagine nuda della mamma. La s ua passione per i mosaici non aveva limiti.
Li conservo qu, in casa.- Gli mostr una biblioteca intera.- Di ritorno dalla
capitale, mi sono fermata al paese, cercavo quelli che hai tovato. Pap si
chiamava Pietro. Mor sulle montagne. I suoi amici lammazzarono per toglierli il
contrabbando. Con la piccola fortuna che aveva accumulato mia madre ed io
vivevamo bene. Ho potuto frequentare la Scuola di Medicina. Dopo la laurea la
mamma mor di una malatta incurabile. Un anno fa ho mandato a fare la statua
di bronzo che hai visto nel cimitero. Non ho altra foto della mamma. La mdium
aveva ragione quando ti ha detto che mi avresti incontrato al Roegina Coeli.
Lospedale prima di essere quello che oggi era lunica maternit della zona e
dintorni e si chiamava Maternit Roegina Coeli. Anche oggi se guardi bene il
frontespizio potrai vedere alcune delle lettere che gli diedero il nome.

La notte trov due corpi che si fondevano teneramente ed insistentemente.


Un anno dopo arriv dallItalia un trittico di mosaici a taselli. Le stesse statue.
La stessa sovrimpressione. Unica modifica: le lettere nel piedestallo del Davide,
dove si pu leggere:
Maia sum, perveniat mihi in Julii domo

94

NON PREVALEBUNT

Ci sono momenti nella vita di un uomo in cui tutto sembra perduto.


come se comiciassimo ad attraversare un tunnel senza uscita. Non
sappiamo quando arriver la luce. Lunica cosa che ci spinge ad andare
avanti la certezza,cos stato scritto , che una rosa rossa, di notte, non
diventa nera, sempre rossa. Con questa certezza nel cuore, poco a
poco, cominciamo a intravedere piccole scintille di luce, che, pian piano,
aumentano fino a trasformarsi in un sole nuovo e brillante che ci
riconforta di tutte le sofferenze ed umiliazioni subite. lalba del nuovo
uomo che nasce in noi, pi fiducioso e con pi esperienza per affrontare
una nuova notte dei tempi.-

Cos scriveva nel suo diario Eugenio Gonzales, quella piovosa notte. Lultimo
amore gli aveva bruciato le ali.
E come!
Non voleva sapere pi di donne, almeno per un tempo.
Nelle occasioni in cui il mondo gli veniva addosso, Eugenio, oltre a scrivere sul
diario, ripeteva mentalmente varie volte(minimo tre) la celebre frase latina Non
prevalebunt. La cosiderava una formula di esorcismo. Come lo faceva era tutto
un rito: giungeva il dito pollice, lindice ed ilmedio della mano sinistra, ripeteva la
frase tre volte consecutive mentre chiudeva gli occhi.
Il rito durava allincirca dieci secondi.
Non prevalebunt, Non prevalebunt, Non prevalebunt.
Eugenio Gonzales, di professione Ingegnere, intravide la prima luce nellUfficio
Progetti.
Primo, ascolt la sua voce.
-

Buon giorno, signore, le posso offrire un caff.-

Secondo, la vide.
Un sorriso stereotipato dei freddi occhi grigio ferro lo ricevette.
Terzo, la osserv a lungo.
95

Il vestito scollato copriva un corpo di puledra selvaggia. E che corpo!


La maggiore attrazione: i capelli neri lunghi fino alle anche.
-Grazie.Il freddo sguardo grigio ferro non concesse altra replica.
Osserv che si sedeva con eleganza mostrando con noncuranza delle gambe
che invitavano al peccato. Era bella e malvagia come suol esserlo un angelo
caduto.
Nel suo sguardo not il brillo di disprezzo ed orgoglio caratteristico in ogni bella
donna cosciente che, per arrivare alla cima ,si offre al miglior offerente.
E laveva raggiunta!
Era padrona del 25% del pacchetto azionario dellUfficio Progetti.
La presenza opportuna del socio maggioritario addolc i lineamenti dellangelo
caduto.
Con il socio discusse i preliminari del progetto e la sua approvazione. Il
contratto fu firmato.
Quando si conged, una mano senza peso, gli diede ad intendere che lei non
era pane per i suoi denti. Eugenio si sent infastidito.
Mai prima lo avevano disprezzato in quel modo.
Giunse le tre dita, chiuse brevemente gli occhi, e ripet mentalmente :
-

Non prevalebunt, Non prevalebunt, Non prevalebunt.-

Ancora non sapeva il suo nome.


Non si preoccup di saperlo.

Decise di ignorare la bella ed attraente donna.


Bella e malvagia come suol esserlo un angelo caduto.
I due si ignoravano vicendevolmente.
Durante le valutazioni del progetto il bellangelo caduto non dissimulava la sua
ostilit. Semplicemente non sopportava la sua presenza.
Quella notte aveva preparato lultima valutazione. Il giorno seguente sarebbe
stato lultimo in cui avrebbe visto lagelo caduto, bello e malvagio.
Meno male!
Non tanto.
Stanco usc a fare una passeggiata.
96

La notte era trepida e serena.


Camminava lento. Le strade semideserte del paese gli ritornavano leco dei
suoi passi.
Di lontano distinse una figura conosciuta.
Langelo bello e malvagio vestito con unampia gonna, sotto la luce di un
lampione, aspettava un taxi. Il corpo di puledra selvaggia era tutto una
tentazione . Lei not che lui si avvicinava. Un taxi si ferm. Sospir con sollievo.
Non desiderava un incontro con linsignificante ingegnere.
Mentre si apprestava a prendere il taxi, una brezza , discola, alz lampia gonna.
Eugenio pot intravedere un ventre tentatore coperto da un leggero pizzo
bianco trasparente che invitava al peccato. E le gambe? Che gambe!
Non ricordava di aver visto qualcosa di simile.
Langelo Caduto, visibilmente molestato, sal sul taxi che ruggendo si allontan.
Egli le sorrise.
Ella gli diresse uno sguardo assassino.
Fu il primo sorriso spontaneo che Eugenio Gonzales diede alla bella donna,
bella e malvagia come suol esserlo un angelo caduto.
Questincontro fortuito indic al giovane ingegnere che il tunnel era finito e si
trovava in piena luce. Era possibile che larrogante donna avesse fatto breccia
nel suo cuore?
Si, laveva fatta!
Ringrazi il bello e malvagio angelo caduto che laverlo portato di nuovo alla
luce.
Non necesariamente doveva avere una relazione con lei. Il lungo e tenebroso
letargo dei suoi sentimenti era finito.
Questo era quello che importava.
Con il sole nellanima, il giorno seguente, consegn lultima valutazione.
-

Laura, per favore, consegnate al signore il dovuto.-

La bella donna, bella e malvagia come suol esserlo un angelo caduto ,obbed al
socio maggioritario. Mentre consegnava lassegno, due occhi verdi le sorrisero
teneramente.
Laura, infastidita, ricevette il messaggio non richiesto di un amore in panne.

97

Eugenio finalmente seppe il suo nome. Nellascoltarlo si ricord di un altra


donna : quella cantata da Dante: Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna
mia quandella altrui saluta .
Che differenza. Luna era lopposto dellaltra.
Seppe controllare le fiamme del suo cuore.
Archivi Laura fra le cose che non furono e che non avrebbero potuto essere.
Almeno per un tempo!
Quella notte scrisse nel suo diario una preghiera alla Vergine.
Tu virginum corona
Tu mihi pacem dona
Tu consolare affectus
Unde suspirat cor.
Il giorno meno pensato incontr Laura.
Una notte, un lampione della piazza illumin tenuemente alcuni tremanti
singhiozzi.
Seduta su una panchina Laura piangeva. Il bello e malvagio angelo caduto
soffriva. Eugenio, commosso, le si avvicin e le domand:
-

Si sente male? Posso aiutarla in qualcosa?-

La reazione della bella donna, bella e malvagia come suol esserlo un angelo
caduto, fu violenta. Senza pronunziare parola, schiaffeggi il giovane e si
allontan correndo.
Offeso ma controllato Eugenio giunse le tre dita e recit ad alta voce:
-

Non prevalebunt, Non prevalebunt, Non prevalebunt.

Leco riemp tutta la piazza, si avvi per la strada principale, raggiunse gli
orecchi sprovveduti della bella fuggitiva e si perse nelle strade laterali.

I giorni trascorrevano nella solita rutine. Nessun contrattempo da registrare sul


diario. Altri versi furono trascritti:
Fulget amica dies,
iam fugere et nubila et procellae.

Brilla amico giorno, se ne sono andate le nuvole e le tempeste.


Evidentemente il sole splendeva su Eugenio. La notte dei tempi era stata pi
corta del previsto.
98

Il giovane ingegnere non si poteva lamentare. Gl affarii andavano bene e


qualche volta lo si poteva vedere in compagna femminile.- Diversione senza
compromesso.- Cos scriveva nel suo diario. Per Laura la notte dei tempi
appena cominciava. Il suo corpo di puledra selvaggia non produceva i dividendi
sperati. Erano molti gli amanti nella sua vita. Aveva una lunga lista di attesa.
Lamentabilmente in quella lista mancava lAmore.
Quel giorno Eugenio invit a pranzo un cliente in un ristorante di lusso.
Per casualit, Laura in compagna di alcune amiche pranzava nello stesso
posto. Si sedettero ad un tavolo di distanza.
Eugenio, di spalle, non not la presenza di Laura.
Laura, di spalle , non not la presenza di Eugenio.
La luce difusa dellambiente era complice.
Laura, involontariamente, ascolt la conversazione dei due uomini. Riconobbe
la voce dellaltro commensale: anche lui era cliente dellUfficio Progetti.
Ad un certo punto parlarono di lei. Mi sembra strano che non frequenti Laura.
Qui tutti la conoscono. una donna affascinante. Sa usare molto bene i suoi
incantesimi. Cos ottiene quello che vuole. Se vuoi concludere qualcosa con lei,
la inviti in posti come questi ed in due per tre te la sei servita su un vassoio
dargento. Costa caro, ma credimi vale la pena. , come si dice una Messalina
di lusso. Lunico inconveniente che devi metterti in lista di attesa. Uno non sa
quando si stanca dellamante di turno.-

Non credo che sia come tu dici- replic Eugenio Pu darsi che sia una
Messalina di lusso. Ma nei suoi occhi grigio ferro ho potuto notare un
grido disperato damore. Non solo fisico ma di qualcuno che sappia
comprenderla, ascoltarla, guidarla, darle appoggio. Nonostante tutti i suoi
amanti lei sola e soffre.-

Lentamente una lacrima tracci un solco sul bel viso di Laura. Eugenio aveva
denudato la sua anima.

Il mattino presto Eugenio Gonzales ricevette una inaspettata chiamata


telefonica.
-

Buon giorno, ingegnere potrebbe passare nelllUfficio Progetti per


analizzare un nuovo lavoro. Per favore, faccia presto a venire.-

99

Il giovane si sorprese. Cosa voleva la bella e malvagia Laura? Bella e malvagia


come suol esserlo un angelo caduto. Senza perder tempo and allUfficio
Progetti.
Quando entr, Laura gli and incontro e labbracci fortemente, piangendo.
Era sola
Eugenio non usciva dal suo stupore.
Lentamente accarezz la sua lunga capigliatura; avvicin il viso pieno di lacrime
e lo baci.
Il nudo corpo di puledra selvaggia, sul pavimento tappezzato, vibr con tutta la
sua violenza e fece suo il corpo tremante di Eugenio. Laura, donna bella e
malvagia come suol esserlo un angelo caduto, era sua .
Trai singhiozzi gli chiese perdono e lo preg di non abbandonarla, gli sarebbe
stata fedele per sempre.
Laura, donna bella e dolce come suol esserlo un angelo mantenne la
promessa. Anche lei impar a giungere le tre dita ed a ripetere mentalmente:
Non prevalebunt, Non prevalebunt, Non prevalebunt.

100

TENEBRAE FACTA SUNT

Tenebrae facta sunt.


Cala la notte.
Il suo accogliente manto copre il mondo come se fosse una gigantesca coperta.
Per alcuni l'ora del deso, altri piangono aspettando un domani migliore.
Ad vesperum demorabitur fletus, ad matutinum laetitia.
La pallida argentea luna illumina la faccia della terra e le conferisce un aere
magico carico di emozioni dove tutto possibile. In queste ore che invitano al
riposo ed alla pace, il cuore degli uomini pi sensibile e ricettivo. quando noi
uomini ci sentiamo p uniti coperti dalla stessa speranza sognando un mattino
pi luminoso. Lamentabilmente i sogni muoiono con l'alba.
Non sempre!
Qualcuno continua.

Bruno Torres, intendente del Museo delle Belle Arti, gustava passeggiare,
lanterna in mano, per i corridoi delle sale. Soleva sorprendere i dipinti e le
statue nei loro momenti pi intimi. Cos scopriva nuovi particolari che la luce del
sole sembrava nascondere.
Ogni qualvolta illluminava il quadro catalogato come numero 218, pittore
anonimo, percepiva sempre la stessa intensa emozione.
La tela rappresentava una bella dama dal viso ovale , capigliatura bionda
ondulata, intensi occhi azzurri. Il corpo slanciato, vestito di rosso, emanava una
intensa sensualit, messa ancor pu in risalto dallampia scollatura che lasciava
intravedere un seno esuberante.
La dama, seduta su una sedia di velluto verde, aveva nella sua mano destra un
libro aperto. Scritto fra le due pagine: Tenebrae facta sunt. Nella mano sinistra
una lente dingradimento si posava sul cinturone dove si poteva leggere:
Foemina noctis sum.
Le due frasi latine conferivano un certo aere di mistero alla bella dama anonima
dipinta da un pittore anonimo.
Bruno Torres si era abituato a salutare la notte con Tenebrae facta sunt.
-

Perch dama della notte?-

101

La domanda se la poneva da quando il quadro fu acquisito in unasta di tele


rare e sconosciute di pittori anonimi, due anni prima La scheda del dipinto
diceva che era stato fatto fra il 1800 ed il 1850. Origine ed autore sconosciuti.
Lultimo propietario era stato un tale Ramn Jimnez a nome del quale era
stato fatto il pagamento corrispondente. Illustre sconosciuto per Bruno Torres .
La luce della lanterna faceva risaltare ancora di pi la bellezza della misteriosa
dama.
-

Tenebrae facta sunt, a domani mia bella foemina noctis.-

Bruno aveva esaminato accuratamente gli archivi ed i libri darte del museo con
la speranza di trovare qualche informazione al riguardo. Tra i pittori anonimi e
non anonimi non cera qualche dipinto simile al N 218.
Era unico.
In unoccasione la notte lo scopr mentre baciava la bocca semiaperta della
foemina noctis. Le sue labbra ricevettero il sapore della polvere inumudita.
-

Non lei. il modello di bellezza che rappresenta. Adesso capisco il


perch dellamore platonico. meglio che prenda delle vacanze.-

E lo fece.
Due strani incidenti nellaeroporto della capitale svelarono, se non del tutto,
parte del mistero della foemina noctis.
Stava nella sala dattesa quando la vide.
La bella dama era il ritratto vivente del quadro N 218.Quando il conturbante ed
elegante tacco a spillo fu vicino, involontariamente esclam : - Ave, foemina
noctis.La dama reag con violenza : lo schiaffeggi. Due iracondi occhi azzurri lo
minacciarono:
-

Lasciatemi in pace se no chiamo un poliziotto .-

Bruno, sconcertato, rimase pietrificato nel suo sedile. Al lato suo un anziano,
sorridente lo rimprover. Cos non si agisce, giovanotto, deve avere un p pi
di rispetto con le dame.-

Non sintrometta negli affari altrui, vecchio stupido.-

Lanziano ricevette loffesa e fece silenzio.


Salirono sullaereo.
Bruno Torres constat che gli avevano assegnato un posto vicino al veccho
signore. Imbarazzato si sedette e chiese scusa.
102

I due, giovane e vecchio, trattennero il respiro quando videro sedere, nellala


sinistra due file davanti, la bella dama. Costei guard Bruno con lo stesso
sguardo irato di poco prima. Osservarono come due gambe tentatrici si
accavallassero invitando al peccato. Un altro paio di gambe non tanto gradevoli
coprirono le prime.
Laereo decoll.

Il giovane raccont al vecchio il perch del suo comportamento.


-

Non ti preoccupare, figlio, io sono Ramn Jimnez, ultimo propietario del


quadro. In casa ho un libro che pu aiutarti a svelare il mistero. Adesso
non bisogna perdere di vista la bella dama, perch se ha reagito in quel
modo, qualcosa sa.-

La persero di vista quando sbarcarono. Si era persa nella notte.


-

Tenebrae facta sunt. S anchio saluto la notte in questo modo.-

Il vecchio el il giovane, valigie in mano, penetrarono la notte.


Arrivarono a casa di Ramn Jimnez.
-

Ecco il libro. Spero che ti sia di aiuto.- Quella notte Bruno Torres lesse
fino allalba.

Ad vesperum demorabitur fletus , ad matutinum laetitia.


Il libro non aveva titolo. La copertina era di un colore rosso sangue.
- Lo stregone arriv al paese per via marittima.Con questa breve frase iniziava una lunga storia damore e passione. Era un
romanzo scritto alla fine del secolo scorso. Narrava la vita, gli amori ed i
disamori di una cortigiana chiamata Patrizia Ojeda. Questa femme fatal
lasciava dietro di s una scia senza fine di cuori rotti. Uno di questi cuori,
morendo ai auoi piedi (si era tagliato le vene), la maledisse:
-

Ti voglio far sapere che sono uno stregone potente, non ho usato la mia
arte per conquistare il tuo amore. Ho agito come uomo. Speravo che il
tempo ti facesse cambiare. Non ho mai trovato un cuore cos freddo in
un corpo cos bello. Condanno te e le tue discendenti femmine a cercare
lamore con disperazione fino alla perdizione.-

Qui, bruscamente, finiva il libro, non cerano altre pagine. Erano state strappate.
Era Patrizia Ojeda la donna rappresentata nel quadro?

103

Sulle frasi latine non cera alcuna menzione. La soluzione dellenigma stava
nella bella dama dellaeroporto. Si era sfumata senza lasciare traccia.
Non del tutto!

Un mattino di fronte al dipinto,Bruno Torres come ipnotizzato vide una figura


conosciuta. Era lei.
Sconcertato, non seppe se avanzare o retrocedere. Quando reag fu troppo
tardi. Il conturbante tacco a spillo in brevi secondi lasci il museo.
Il giovane si avvicin al quadro. Con stupore osserv che la frase foemina
noctis sum era scomparsa dal cinturone. Un tenue pastello del colore del
cinturone la copriva. Senza dubbio era stata lei. Era nel paese.
Il pomeriggio non and a la vorare. Cerc la sua misteriosa dama. Invano. Era
tornata a sfumarsi. La notte lo trov seduto su una panchina della piazza. Il
manto di stelle invitava a vivere emozioni intense.
E le ebbe!
Sent avvicinarsi una coppia. I due erano ebbri. La luna lillumin in pieno.
Era lei.
Vestiva di rosso. Portava lo stesso cinturone e pot leggere chiaramente
:foemina noctis sum.
Senza pensarlo due volte and loro incontro.
Il giovane accompagnatore osserv lintruso che si avvicinava. Senza dubbio
aveva cattive intenzioni. Con coraggio laffront. Le sue gambe tentennanti gli
fecero perdere lequilibrio e cadde quanto lungo e supino. .La misteriosa
foemina noctis prese per braccio Bruno Torres: - Non ha importanza. Prtami
con te. Questa notte sar tua.Il giovane non pot fare a meno di ubbidire. Non poteva lasciare sola ed ebbra
la sua foemina noctis. La port a casa sua.
La bella dama appena si manteneva in piedi. Il suo corpo tentatore invitava al
peccato.
Non pecc!
Spogli (che curve ! ) accomod e copr il corpo della giovane nel suo letto. Si
limit a baciarla sulla guancia. Il profumo inebriante lo trattenne un poco. Sent
un forte abbraccio nel collo ed un lungo ed appassionato bacio sigill la sua
104

bocca. La bella e misteriosa dama nel dormiveglia gli sussurr: -Per favore,
sbrigati, ho sonno.- La lasci dormire.
Mentre nella sua stanza Orfeo possedeva la sua foemina noctis, nel salotto,
Bruno Torres esaminava i suoi effetti personali: il vestito rosso, il cinturone.
Nella borsa trov la soluzione.
Un plico di fogli strappati da un libro. Quelli che mancavano. Lultimo foglio era
un dagherrotipo del quadro del museo. Cerc il libro dalla copertina rossa.
Rilesse il romanzo completo.
Lo stregone non era morto.
Quando perse i sensi per labbondante sangue perso (ricordiamo che si era
tagliato le vene), fu aiutato da Patrizia Ojeda. Costei, pentitasi del male recato
dalla sua fatale attrazione, decise di sposarsi con lo stregone, mettendo fine ad
una vita che lavrebbe portata alla perdizione.
Se il libro aveva un finale felice come spiegare il comportamento di questa
nuova foemina noctis?
Un foglio sciolto nella borsa glindic il titolo del ibro: - Tenebrae facta sunt Le incognite e gli interrogativi lo svelarono. Lalba lo trov addormentato sul
vestito rosso.
Urla intense e rumori provenienti dalla sua stanza lo svegliarono bruscamente.
La misteriosa dama allo svegliarsi, nuda, sola, in una stanza sconosciuta,
adirata, gridava e scompigliava tutte le cose. Cercava il suo vestito.
Quando la porta si apr, i due rimasero immobili.
Lei sfidante.
Lui meravigliato.
Il corpo nudo risplendeva in tutta la sua provocante e tentatrice bellezza. In
brevi secondi la giovane si copr con un lenzuolo e si scagli contro Bruno
Torres che stoicamente ricevette la punizione.
Riusc a calmarla. Si sedettero sul letto.
La foemina noctis avvolta dal lenzuolo bianco e con i capelli dorati spettinati era
tutta una tentazione.
Una tentazione sfidante.
Lo sguardo irato dintensi occhi azzurri era molto esplcito al riguardo.

105

Bruno Torres, intendente del Museo delle Belle Arti, le spieg tutto. Lo sguardo
irato scomparve ed una tenerezza di un azzurro intenso, singhiozzando, si
afferr al collo del giovane.
Il candido lenzuolo lasci allo scoperto un seno smagliante come due levigate,
giovani mele.
La foemina noctis chiese scusa e raccont a Bruno la sua triste storia.

Si chiamava Patrizia Ojeda come la protagonista del libro. La donna


rappresentata nel quadro del museo era sua nonna, portavano lo stesso nome.
Un pittore famoso, di passaggio per il suo paese, la not. Le chiese di posare
per farle un ritratto. Mentre il dipinto prendeva forma i due si innamorarono. Una
forte passione li un fin dal principio. Cos erano gli amori della nonna.
Allepoca era di moda un romanzo damore e passione di un autore anonimo il
cui titolo era: Tenebrae facta sunt.
La nonna lesse il libro. Rimase impressionata dalla protagonista la cui
descrizione le rassomigliava. Il pittore, come buon amante, nel primo anno del
loro anniversario, mand ad imprimere una copia personale del libro: aggiunse
il dagherrotipo del quadro, cambi il nome della protagonista con quello di
Patrizia Ojeda e lo fece rilegare con due copertine color rosso sangue.
Modific il dipinto: di sua invenzione, stamp nel cinturone: foemina noctis sum,
aggiunse il libro aperto e scrisse il titolo Tenebrae facta sunt, infine cancell la
sua firma.
Quadro e libro di autori anonimi.
Patrizia Ojeda, nonna, mai era stato elogiata ed amata con tanta passione.
Dalla loro unione nacque Patrizia Ojeda madre. Dopo cinque anni di amore e
passione, il pittore dovette assentarsi per ragioni di lavoro.
Non ritorn.

La nonna rimase con il quadro, i libro e la sua piccola figlia, vivo ritratto di
quando lei stessa era piccola.
Nel suo dolore la nonna strapp le pagine del libro. Considerava che la
maledizione dello stregone era diretta a lei. Pass di amante in amante. Non
riusciva a trovare un sostituto del pittore. Lei stessa confezion il cinturone
simile al dipinto ed incise la frase foemina nostis sum.
106

Ogni volta che usciva in cerca davventura si vestiva di rosso ed indossava il


cinturone fatidico che la marc come una foemina noctis. Non per questo
trascurava la figlia : Patrizia Ojeda madre crebbe sana e forte in un ambiente
sereno e felice.
Il giorno in cui Patrizia madre comp diciotto anni, Patrizia nonna usc di notte.
Conservava ancora il suo fascino che il vestito rosso metteva ancora di pi in
rilievo.
Non ritorn.

Patrizia Ojeda madre la fece cercare dalle autorit. Invano. Si era sfumata nella
notte.
Ponendo in ordine le cose della mamma scomparsa trov nella soffitta il quadro
ed il libro.
Ammir a lungo il dipinto.
Poteva giurare che la modello era lei.
Lesse il libro.
La maledizione dello stregone limpression tanto che incominci a crederci.
Consult altri stregoni per combattere il malefizio che le era stato fatto. Uno di
questi, come buon ciarlatano, le consigli di confezionare un cinturone uguale
al dipinto e le disse che se lavesse indossato ogni influenza maligna sarebbe
scomparsa.
Meglio non lavesse fatto!
La suggestione oper con ancora pi forza.
Una notte, vestita di rosso e cinturone, usc di casa.
Cammin senza una meta fissa.
Entr in un bar. Solo voleva bere una coppa.
La sua bellezza fatale attrasse al suo tavolo pi di uno dei clienti abituali. Il
potere dellalcol ebbe il suo effetto. Cedette alle proposte di uno sconosciuto. Il
mattino seguente si svegli in un albergo di malaffare.
Pianse amaramente.

La maledizione dello stregone si compiva.


Furiosa picchi luomo che laveva sedotto, abbandon il luogo. Con il tempo si
recuper e la maledizione pass nel dimenticatoio.
107

Sembra che i figli ripetano gli errori dei genitori.


Sembra.
Patrizia Ojeda, madre, acett la corte di un giovane pittore di moda. La
differenza con quello della nonna : non la dipinse e non mand ad imprimere un
libro con il suo nome e fotografa.
Ricordiamo che il dagherrotipo era stato sostituito dalla fotografa. I tempi
cambiano, gli esseri umani, no.
Dalla loro unione nacque Patrizia Ojeda, figlia, lattuale. Quando Patrizia comp
cinque anni, il giovane pittore, per ragioni di lavoro, dovette assentarsi.
Non ritorn.
Patrizia Ojeda, madre, nel dolore, ricord quello chera successo a sua madre.
A lei non le sarebbe accaduto.
Giur solennemente.
Non tanto solennemente!
Una notte, vestita di rosso e cinturone, usc in cerca di avventura.
Patrizia Ojeda, madre, pass di amante in amante. Non riusciva a trovare un
sustituto del pittore. La maledizione era reale.
Non per questo trascurava Patrizia Ojeda figlia che crebbe sana e forte in un
ambiente sereno e felice. Costei ,un giorno, scopr la madre che stava uscendo
vestita di rosso e cinturone.
Aspett che ritornasse.
Ritorn.
Tra le lacrime la madre racconto alla figlia le sue afflizioni. Le mostr il dipinto, il
cinturone, il libro.
Nessuno poteva liberarla dalla maledizione dello stregone.
Patrizia figlia non pot aiutarla. La suggestione era p potente.
Un giorno trov, pieno di polvere, in un vendita di libri usati, il libro originale.
Lo diede alla madre che lo lesse ma non cambi.
Lidentificazione di sua madre con la nonna era talmente forte che nella sua
anima vivevano due persone sovrapposte. La ragione non trovava luce.
Tenebrae facta sunt.

108

Il giorno in cui Patrizia figlia comp diciotto anni, Patrizia madre usc di notte.
Conservava ancora il suo fascino che il vestito rosso metteva ancora di pi in
rilievo.
Non ritorn.

Patrizia Ojeda figlia la fece cercare dalle autorit. Invano. Si era sfumata nella
notte.
Ponendo in ordine le cose della mamma scomparsa trov i fogli mancanti del
libro ed il dagherrotipo. Furono le uniche cose che conserv.
Vendette il quadro e regal il libro al suo compratore.
And a vivere in un altro paese. Qui, nella vetrina di un negozio di antichit,
vide il cinturone di sua madre. Lo compr.
La maledizione dello stregone la seguiva.
Decise di cambiare paese unaltra volta. La vita continu il suo corso e tutto
pass al dimenticatoio.
Non del tutto!

Lasciamo che Patrizia figlia continui il racconto.


-

Quando nellaereoporto mi hai chiamato foemina noctis, la maledizione


dello stregone simpossess di me. Pot pi la suggestione. Il passato si
present in forma cinica e crudele. Per questo ti ho schiaffeggiato. Mi
sono controllata abbastanza bene fino a ieri sera quando ho sentito
limperiosa necessit di uscire. Non volevo farlo nel mio paese. Ho una
reputazione da conservare. Cos sono venuta in questo. Durante il giorno
non sapevo che fare. Sono andata al museo. Non mi aspettavo di trovare
il quadro della nonna. Con il pastello ho cacellato liscrizione del
cinturone. Per timore di essere scoperta non ho fatto in tempo con le
parole del libro.
Di notte vestita di rosso e cinturone sono uscita incontro al mio destino,
come soleva dire la mamma. Il resto gi lo sai.-

Abbracci fortemente Bruno Torres e ricominci a piangere.


Il giovane la remp damore. La sua anima affog nel profondo e tenero sguardo
daglintensi occhi azzurri. La notte accomod ed imbocc con candide lenzuola
due corpi felici, fusi in uno solo.
109

Ad vesperum demorabitur fletus, ad matutinum laetitia.

Bruno Torres port il quadro N 218 nel laboratorio. Cancell con cura la frase
restante: Tenebrae facta sunt. Poi bruci il libro dalle copertine color rosso
sangue.
La maledizione dello stregone sorse dalle fiamme, corse per i corridoi del
museo, non trovando un posto dove alloggiare, usc e si dissolse nel brillante
giorno.
Mentre i due giovani si baciavano il quadro N 218 sembrava sorridere loro.
Post nubila Phoebus.

110

IL CENTENARIO

Si ergeva alto e maestoso sulla cima che sovrastava la valle.


Non aveva unet precisa.
La sua ombra dava protezione e sicurezza a chi si avvicinava sotto i suoi rami.
Non chiedeva niente. Offriva tutto quello che poteva.
Nella sua gigantesca chioma albergava ogni tipo di vita, perfino umana,
secondo una leggenda che risale alla notte dei tempi.
Lalbero centenario era stato testimone muto di innumerevoli vicende.
Alcune storiche: nelle sue vicinanze era stata combattuta una battaglia decisiva
che aveva cambiato il destino della nazione.
Alcune tragiche: i suoi forti rami erano stati usati per impiccare uomini e donne
innocenti e non.
Alcune romantiche: molti innamorati avevano fatto lamore sotto la sua ombra
coscienti che il centenario, cos lo chiamavano, non avrebbe mai svelato il loro
segreto.
Una di queste vicende pass dalla storia alla leggenda.

La famiglia Rosato era arrivata nella valle un giorno di primavera. Di origine


sconosciuta, si erano stabiliti nel paese come se ne fossero stati assenti solo da
pochi giorni.
La bellezza di Silvia Rosato, figlia, cattur il paese intero.
La sua pelle, leggermente olivastra, le conferiva unaere magico pieno di
misteri. I suoi intensi occhi verdi, a detta degli intenditori, invitavano al peccato.
Ma lei era il peccato, ad essere daccordo coi padri missionari. La sua sola
presenza era perturbatrice.
Silvia usava internarsi nel bosco. Il contatto con la natura la inebriava.
Quando vide, per la prima volta, il centenario rimase abbagliata dalla sua
maestosit.
Lo contempl a lungo.
-

Quanto sei bello! - afferm stampandogli un bacio sul tronco nodoso.

Il canto di un usignolo rispose alla carezza inaspettata.

111

Da quel giorno Silvia sinttratteneva sotto i rami del centenario e gli confidava i
suoi segreti e non. Si accommiatava abbracciando il pi possibile il tronco che
commosso la profumava di muschio umido.
I lunghi capelli neri pieni di licheni ed il penetrante odore di muschio le crearono
una fama di fattucchiera. Si vociferava che, come Circe, trasformasse gli
uonmini in animali.
In effetti molti sinternavano nel bosco, pochi ritornavano.
Limmensit del bosco era tale che era facile perdersi. I pochi che tornavano, lo
facevano dopo un giorno o due. Si erano inoltrati con lintenzione di incontrare
Silvia, ma senza risultato, poich lei conosceva il bosco meglio di loro.
Quelli che non tornavano, senza rendersene conto, attaversavano tutto il bosco
fino a raggiungere un altro paese. Qui decidevano di rimanere e cercare
fortuna.
Nonostante tutto, la presenza di Silvia turbava anche i missionari.
Era il sogno proibito di tutti, ma la fama di strega li tratteneva dallagire.
Tutti i venerd, allora del vespro, Silvia Rosato entrava in chiesa.
Non assisteva al sevizio religioso della navata centrale. Si introduceva in una
cappella laterale e di fronte ad unicona di San Francesco, fondendosi con la
penombra della cappella, pregava.
Il tremolo delle candele illuminava la sua figuretta conferendole un aere
mgico.
La sua pelle olivastra sembrava unirsi alle ombre che ballavano nella piccola
cupola. Qui, dallalto, il santo di Assisi la benediceva insieme agli uccelli che
svolazzavano intorno.
Silvia parlava con il Santo anche dopo che il servizio religioso era finito. Un
leggero colpo di tosse di uno dei missionari lavvertiva che la chiesa stava per
chiudere.
Ad vesperum demorabitur passio!

Quel venerd fra Giovanni non interruppe con un leggero colpo di tosse la
concentrazione di Silvia. Lodore di muschio umido gli era entrato nel sangue
poich anche dopo la partenza della giovane la cappella tratteneva il suo
aroma. Qui il frate era solito sostare a lungo e, insieme a San Francesco e gli
uccelli, si dilettava del profumo di donna. Involontariamente ascolt la fine della
112

preghiera:- e fa che gli uomini non mi guardino in un modo tanto libidinoso.


Amen.Silvia si santific. Si disponeva ad uscire quando il suo sguardo incontr gli
occhi neri del missionario.
Si guardarono intensamente.
Ognuno leggeva nellanima dellaltro.
Luomo la guardava in forma diversa. San Francesco aveva esaudito la sua
preghiera. Sentiva lamore che gli occhi neri irradiavano facendola fremere fino
alle ossa. Il silenzio un due anime vergini che non osavano confessare lamore
che tanto anelavano.
-

Fra Giovanni -

La voce del sagrestano chiuse di colpo le porte che erano state aperte con
timidezza.
Silvia arrossata in volto, con lo sguardo sul pavimento, usc dalla chiesa. Lagile
e snella figura si fuse con la notte incipiente.

Fra Giovanni continu il sagrestano che si avvicinava- - Cosa le


succede? Perch guarda le ombre della notte? La stavo cercando.
Bisogna andare a portare il vitico ad un moribondo. Stava con
qualcuno? Mi sembrato di vedere unombra uscire dalla chiesa.-

Le sembra che unombra possa entrare in chiesa ed intrattenersi con


me? Andiamo che si fa tardi.-

- Domine mihi pacem dona.- Cos, inavvertitamente, fin la preghiera dei defunti.
Di ritorno, il sagrestano gli fece notare il lapsus linguae.
- Omnes pacem anhelamus.- fu la sua risposta. Una sola ed angosciante
domanda simpadroni della notte del missionario.
Cosa fare?
Silvia, quando usc dalla chiesa, cammin senza una meta fissa.
La luna piena la trov ai piedi dellalbero centenario. Q ui si sedette ed apr la
sua anima allunico compagno che le dava pace e serenit senza chiedere nulla
in cambio.
Cosa fare?

113

Il bosco prese la sua insistente domanda, la fece vibrare di ramo in ramo, di


albero in albero e la port nel cielo stellato dove un orecchio benevolo laccolse.
Silvia si acommiat come usava fare, abbracciando e baciando il nodoso
tronco. Il canto di una civetta rispose alla sua carezza.
Per un periodo non and in chiesa, ma il suo cuore si ribellava.
Il grido damore prendeva volo con le ali della solitudine, arrivava fino alla volta
celeste dove si trasformava in un breve sussurro che, di ritorno, inondava la sua
anima di una infinita tristezza che si rifletteva nellintenso oceano verde dei suoi
occhi che, allo sbordarsi riempiva la sua faccia di lacrime inconsolabili.
Il solo contatto con il centenario leniva le sue ferite e le trasmetteva un senso di
pace e tranquillit ,come suol essere il bosco dopo un temporale.
Ma il temporale si era scatenato.
Non poteva controllarlo.
Come ad Eva, le era proibito mangiare dellalbero della vita.
-

Lasciami provare almeno uno dei tuoi frutti.-

Il centenario raccolse la sua supplica, la port in cielo e la consegn a San


Francesco che sorridente, mentre parlava con gli ucelli, la ricevette.

Silvia ritorn in chiesa.


Quel venerd il timore la trattenne. Voleva arrivare tardi.
E lo fece.
La chiesa era chiusa.
Apparentemente.
Con mano timorosa spinse la porta del santuario. Questa cedette alla lieve
pressione della sua mano. Il tremolo delle candele festeggi con giubilo il suo
ritorno. San Francesco e gli uccelli si allietarono al vederla; mentre pregava il
santo protettore, un leggero singhiozzo usc dalla sua anima, percorse la
navata centrale fino ad arrivarre allAltare Maggiore, dove fu accolto dagli
orecchi di fra Giovanni.
Silvia sent la sua presenza.
Con timore si volt.
Luomo, timoroso, si avvicinava.
Lei non evit il contatto.

114

Il tenero abbraccio diede inizio ad un piccolo incendio. Le fiamme crebbero


ancora di pi quando le due bocche si unirono.
Lentamente due anime incominciarono ad incenerirsi. Silvia riusc a contenere
lincendio.
-

No, qui no!-

Riusc a liberarsi dallabbraccio che la stava convertendo in cenere ed usc


correndo dalla chiesa. Il suo corpo fu protetto dalla notte.

Fra Giovanni, pieno di dolore, domand angosciato al fondatore

della sua

Ordine: - Cosa Fare?La forte domanda percorse la navata centrale, pass di fronte allAltare
Maggiore senza inginocchiarsi ed entr in sagresta; qui fu accolta dagli orecchi
del sagrestano che corse premuroso incontro al frate.
-

Cosa succede? Ha bisogno di qualcosa?-

Ci di cui ho bisogno non di questo mondo, solo il Padre che in cielo


me lo pu dare. Buona notte.-

Da quel giorno il comportamento di fra Giovanni cambi. Disattendeva e non


curava pi alcuno dei suoi doveri. Il sagrestano spesso prendeva il suo posto.
Decise di vigilare il frate.

Contrario alla sua abitudine, dopo il suo deambulare quotidiano, fra Giovanni
sintern nel bosco. Sapeva della fama di fattucchiera di Silvia Rosato.
- Sar il suo cane fedele.- comment ironicamente.
Mentre si avvicinava al centenario ascolt lo sfogo di unanima in pena.
-

Voglio davvero essere una strega e trasformarti nel mio amato.-

Silvia baci ed abbracci il tronco nodoso.


-

Oh! Perch non sei qu?-

Sono qu!-

La giovane si volt. Rimase immobile.


Arrossendo diresse lo sguardo al verde della terra.
Il missionario lentamente si avvicin.
Lintenso oceano verde si dissolse nelle profondit del nero abisso che invitava
al peccato.

115

Le ceneri fumanti dellultimo incontro ripresero vigore. Le fiamme, senza timore,


si librarono nel cielo. Il corpo di pelle olivastra si fuse con il corpo bianco.
La chioma del centenario protesse gli amanti da qualche sguardo indiscreto. Il
danzare degli uccelli accompagn i sospiri ogni volta pi profondi.
Quando le ceneri presero il posto delle fiamme ardenti i due corpi ritornarono
alla loro forma primigenia.
Fra Giovanni riposava sul seno di Silvia. La sua mano destra sosteneva la
coppa inebriante del suo seno sinistro. Il canto di un usignolo li svegli dal
sonno dellamore.
-

Cosa faremo?- domand angosciata Silvia.

Non so, ma credo che il cielo sapr risolvere il nostro problema. Domine
consola affectus unde suspirat cor.-

Silvia in risposta ravviv le ceneri fumanti ed unaltra volta le fiamme si librarono


a cielo aperto.
A pochi metri dalluscita del bosco un intenso ed ardente bacio minacci di
provocare unaltro incendio che fu spento da unincipiente pioggia che
presagiava un imminente temporale.
Il temporale non si fece aspettare.

Il sagrestano aveva visto il frate internarsi nel bosco e lo vide accommiatarsi


dolcemente da Silvia. Promise a s stesso che avrebbe redento fra Giovanni,
uomo in odore di santit e avrebbe condannato alle fiamme dellinferno la
strega impenitente.
La chioma del centenario in quei giorni fior in tutto il suo splendore
lussureggiante.
Manifestava cos la sua felicit e ne rendeva partecipi gli amanti del venerd
dopo vespro e prima di compieta.
Silvia Rosato non andava pi a messa di venerd, ma la domenica alla Messa
Maggiore. Sfidava cos le gelose delle mogli e delle amanti dei paesani che
aspirando lodore di muschio umido si consolavano nei loro sogni proibiti.
Il sagrestano aspettava loccasione propizia per agire.
Questa non tard ad arrivare.
Quel venerd sera il calore era soffocante sia per le persone sia per le cose.

116

Silvia and al bosco. Lombra del centenario la ravviv. Alluscita del bosco
and in chiesa. San Francesco e gli uccelli la ricevettero lietamente. Fra
Giovanni era nella capella.
Senza riparo, i due corpi si unirono in un ardente bacio.
Le fiamme, appena accese, furono spente dal sagrestano.
Il Dies irae ebbe inizio: minacciava Silvia con le fiamme dellinferno, lavrebbe
fatta bruciare sul rogo nella pubblica piazza; ammoniva fra Giovanni con le
pene del purgatorio, un ritiro spirituale lo avrebbe fatto ritornare sulla giusta va.
I due giovani non sapevano come reagire. Immobili ascoltavano le urla
convulse del sagrestano che attrassero lattenzione di alcuni paesani che
passavano di fronte alla chiesa ed il cui numero, poco a poco, and in
crescendo.
Tutti videro e seppero.
Senza batter ciglio accettarono la proposta di bruciare la grande strega nella
pubblica piazza e gi le prime mani si avvicinavano per prendere Silvia Rosato,
strega di professione, quando la natura intervenne.
Un violento terremoto scosse la chiesa ed il paese intero.
I due giovani amanti,approfittando della confusione, riuscirono a scappare.
Il terremoto era durato brevi secondi; il tempo sufficiente per perch nel tronco
del centenario si formasse una fessura a forma di nicchia, profonda un palmo e
larga tanto che un corpo umano vi potesse alloggiarsi comodamente.
Quando gli amanti arrivarono ai suoi piedi la linfa che emanava gi stava
lavorando per rimarginare la ferita. Decisero di salire sullalbero e nascondersi
nella sua frondosa chioma Prima di farlo si tolsero i sandali .
Silvia entr nella nicchia grondante di linfa e teneramente baci il centenario.
-

Non ti preoccupare, con il tempo ti recupererai.-

Il canto di una civetta diede grazie per tanta tenerezza.


La snella figuretta di Silvia rimase stampata nella spessa linfa che emanava
dalla nicchia.
Nel frattempo in chiesa il Dies irae continuava.
-

Dio ha castigato il paese per aver permesso che una strega


corrompesse il suo uomo pi santo; cerchiamola e bruciamola.-

Li ho visti correre verso il bosco.- grid una voce femminile.

Andiamo e prendiamola.117

Un esecito di torce penetr nel bosco violando i suoi segreti ntimi. I sogni
scapparono di fronte ad una marcia che incuteva terrore. Le ombre cercavano
rifugio tra le chiome degli alberi.
Le fiamme arrivarono ai piedi del centenario. Qu muti di orrore si fermarono. Ai
piedi del grande albero cerano i sandali dei fuggitivi e la resina mostrava la
sagoma di un corpo snello e tentatore.
-

Vedete, la strega era figlia di questalbero indemoniato. Per questo ha


vissuto migliaia di anni. Lalbero ha aperto le sue viscere e la strega ha
portato con s fra Giovanni. Qui ci sono i loro sandali e limpronta del
corpo maledetto.-

Furioso, il sagrestano introdusse la fiaccola nella ferita ancora fresca. La resina


al contatto con le fiamme, incominci ad espellere un fumo acre e penetrante
che non solo avvolse i presenti ma tutto il bosco.
Atterriti, uscirono dal bosco e riempirono la chiesa .Pregarono per lanima di fra
Giovanni. Che San Francesco, insieme agli ucelli, lo tenesse nella sua gloria.
Amen. Cos ebbe termine il Dies irae.
Gli unici paesani che nottetempo lasciarono il paese, temendo che lira si
scatenasse contro di loro, furono i genitori di Silvia. Si diressero verso un altro
paese per rincominciare le loro vite.
Con la morte nellanima, raccolsero tutto quello che poterono e sinoltrarono nel
bosco; volevano dare unultimo addio a quella che tutti consideravano la tomba
della loro sfortunata figliola.
Il fumo si era gi diradato.
Questa volta la fiamma della fiaccola non produsse panico ai sogni, anzi svegli
la loro curiosit e da buoni anfitrioni guidarono il corteo fino al centenario.
In quel momento Silvia e fra Giovanni stavano scendendo dalla sua chioma
protettrice. Lincontro fu festeggiato dal canto di due civette.
Bonariamente pap Rosato rimprover il missionaro:
-

Bene, giovanotto, che le serva di lezione. Lei sposer mia figlia quando
arriveremo al prossimo paese. Prenda uno dei mie vestiti, le andranno
bene. Non mi sono mai piaciuti i missionari.-

Con il sole nellanima la nuova nascente famiglia sncammin incontro ad


unalba spledente e chiara dove tutto diventava possibile.
118

Fin qui la storia.

La leggenda del centenario indemoniato prese corpo.


Ogni volta che si verificava un crimine nel bosco, ne era ritenuto colpevole il
grande albero che, grazie alleffetto delle fiamme, conservava come cicatrizzato
il ricordo di un corpo snello che in una notte di angoscia gli aveva dato un bacio
damore; forse lunico della sua lunghissima vita.

Tempus fugit.
I personaggi di questa storia si unirono alla polvere dei secoli che li dissolse nel
cielo stellato.
La leggenda cambi.
Un famoso storico del nostro tempo certifica, con documenti seri, che dal
grande albero, nella notte dei tempi era nata una dea che aveva generato una
razza di uomini forti e temerari e che , portata a termine la sua missione
germinatrice, era ritornata a casa in comunione con tutti gli alberi della natura.
Prova di questo era limpronta di un corpo snello stampata nel suo tronco.
Un famoso archelogo, di lingua straniera, certifica che limpronta appartiene ad
un fossile umano di sesso indefinito che potrebbe spiegare lultimo anello
perduto dellevoluzione umana.

Il centenario, indifferente a queste dispute che trascendono il suo essere,


dispensa, come sempre, lombra protettrice della sua chioma dentro la quale,
ogni giorno, gli uccelli innalzano verso il cielo il loro canto alla vita e allamore.

119

LANGOLO DEL VECCHIO

Lo chiamavano langolo del vecchio.


Le anime arrivavano sul posto e si sedevano.
Erano sempre accolte con lamore e la comprensione che un luogo gradevole
emana intorno a s.
Di fronte ad un bicchiere di vino, al principio timidamente, poi via via con
sempre maggior confidenza, i cuori si denudavano di ogni loro zavorra. Alcuni
arrivavano distrutti, si facevano a pezzi e , come per arte di maga, si
ricomponevano e con pi forza ritornavano ad affrontare la vita.
In questangolo arrivava con frequenza Don Abbondio.
Non aveva unet definita.
Al riguardo rispondeva: - Io sono nato con i tempi e morir con loro. Presto
verranno a prendermi.Ogni giorno, al vespro, quando il sapore del pane del Padrenostro invadeva i
focolari delle case, Don Abbondio, con i suoi occhi sornioni, beveva una coppa
di vino scrutando i tempi.
Dellanziano si raccontavano molte cose nel paese: alcuni dicevano che aveva
partecipato a non so quali guerre dindipendenza allaltro lato della frontiera,
altri giuravano che era stato un eroe della rivoluzione di Ottobre nella lontana
Russia. Noi solo possiamo affermare che conosceva molto bene il posto ed i
suoi dintorni.
Da ogni erba o pianta, per molto che sembrassero insignificanti, sole va estrarre
una medicina per questa o quella malatta e per tutte trovava una cura.
Per questattivit paramedica e per la sua abilit di parlare con i tempi, Don
Abbondio era considerato uno stregone molto potente.
Arrivava alla trattora tutte le sere allora del vespro, si sedeva nellangolo e
chiedeva una coppa di vino.
Lo chiamavano langolo del vecchio non perch Don Abbondio soleva sedersi l.
Il posto era frequentato da tutti gli anziani del paese. Fu Giuseppe , il padrone
della trattoria, che lo battezz con quel nome, dopo aver notato la frequenza
con la quale i suoi clienti loccupavano.
120

Questo dipendeva forse dal fatto che una stufa vicina conferiva al luogo un
tepore gradevole che piaceva agli anziani. Il tepore li acarezzava, penetrava nel
loro ntimo e riaffiorava rinvigorendo i corpi stanchi.
Ma langolo non era esclusivo degli anziani. Anche i giovani vi trovavano rifugio
per le loro anime tormentate.
Una di queste anime, dai profondi occhi verdi, inond langolo di una tristezza
infinita. Solo il pianto avrebbe potuto essere la sua cura.
Ma il pianto non arrivava!
Era prigioniero in un labirinto di profondit incerte.
Don Abbondio si sedette e salut comera il suo solito:- Come ti trattano i tempi,
signorina?Rebecca nel suo dolore invocava la vita, ma sembrava che solo la morte le
rispondesse. Cos, quando ascolt la voce dellanziano ,reag duramente.
-

Lasciatemi sola e cercate un altro posto dove fare le fusa.-

Il Signore il mio pastore, niente mi manca.


In verdi prati mi fa riposare
e dove c acqua fresca mi conduce.
(Salmo 23, 1-3)

La dolce e comprensiva voce dellanziano penetr nella sua anima. In risposta,


il pianto represso sgorg come una sorgente dacqua, inond il tavolo e inzupp
il collo e lomero di Don Abbondio che, stoicamente, assorb tutte le sue calde
lacrime. Rebecca si scus.
-

Vieni con me, voglio mostrarti qualcosa.- le disse Don Abbondio

I due uscirono dalla trattora, mano nella mano, sorridendosi. Lanziano la


condusse fino alla piazza del paese; qui le mostr un albero frondoso.
- Vedi, anche lui ha unet indefinita. La vita ancora gli sorride, nonostante il
passare dei tempi.Rebecca abbracci fortemente il vecchio e lo baci.
S, lo baci, per scandalo di alcuni passanti che, in quel momento, stavano
attraversando la piazza. Da quel giorno, i due furono inseparabili.
-

Vecchio satiro!

Puttana!-

Cos sparlavano di loro.


121

Unamica domand a Rebecca cosera quello che lattraeva dellanziano.


-

Lui ha ci che gli altri non hanno: il tempo.-

Parli come lui. Non ti capisco.-

che non vuoi capire. Tutti siamo nel tempo e tutte le risposte che noi
cerchiamo sono nel tempo. In poche parole: lamore non ha et.-

Questo breve dialogo convinse lamica del fatto che Don Abbondio era riuscito
a far infatuare Rebecca usando una strana pozione Lamica ne dedusse che, se
Don Abbondio era in grado di far innamorare di s le persone, allora possedeva
anche il potere di usare la sua pozione per fare del male! Questa versione dei
fatti fu accettata da tutti e, come un serpente, sinsinu in ogni casa ed angolo
del paese, lasciando dietro di s una scia di timore, invidia e gelosa.
Timore che Abbondio invece di curare la gente potesse farle del male.
Invidia, perch Rebecca aveva scelto lanziano come compagno di vita.
Gelosa: il corpo della giovane donna era sognato da molti.

Don Abbondio ringraziava i tempi. I sentimenti e le passioni che i tempi si erano


portati via, ora erano tornati pi vigorosi che mai. Tutti nel paese vedevano di
malocchio la relazione. S ubito, intorno alla coppia, si fece il vuoto. Lunico
amico rimasto era Giuseppe, il padrone della trattoria. Lui comprendeva lamore
tardivo di Abbondio. Laveva visto nascere.
Molte volte Giuseppe sintratteneva con gli amici nellangolo del vecchio. Non
ricordando i tempi, come diceva Abbondio, ma vivendo i tempi. Alcune volte il
sole rosso della sera accompagnava tre figure in cammino verso il campo.
Scendeva su di loro, si posava sui loro cuori, li inondava di un caldo tepore e,
alle prime ombre della notte, li salutava con un arrivederci alla prossima sera.
Rebecca era felice; aveva incontrato in due anziani ci che gli altri erano riusciti
a darle: amore ed amicizia.
Tutti, come abbiamo detto, non vedevano di buon occhio la relazione.
Specialmente uno: Giovanni.
Giovanni era stato lultimo fidanzato. Ed era stato anche lautore involontario
dellincontro tra Rebecca e Don Abbondio nellangolo del vecchio.
Quel giorno il giovane aveva rotto il compromesso e Rebecca aveva trovato
consolazione nella trattoria. Ci che proprio Giovanni non sopportava era il fatto
122

che Rebecca avesse sustituito lui, giovane ed bello con un uomo anziano e
pazzo; ma quello che pi di tutto lo esasperava era il soprannome che gli
avevano affibbiato, parodiando le parole di Abbondio : lo chiamvano Giovanni
senza Tempo.
Il peggio era che non riusciva pi a conquistare unaltra dama. Lultima, senza
una spiegazione, laveva lasciato. Nessuna delle giovani donne del paese
voleva avere relazioni con lultimo fidanzato di Rebecca perch, dicevano, non
si poteva essere certe che Rebecca, ormai trasformatasi in strega ,in un
momento di gelosa, non decidesse di usare i suoi poteri contro di loro. Cos
era pi consigliabile rimanere quiete e non far niente per farla arrabbiare.
Povero don Giovanni!
Per la prima volta, nella vita, stava solo.
Questo non lo poteva sopportare.
Il suo risentimento contro Rebecca andava crescendo. Dava la colpa a lei di
ogni suo male

Tutte le sere Abbondio e Rebecca si dirigevano alla trattoria, prendevano una


coppa di vino in compagna di Giuseppe, sintrattenevano unora e con lultimo
brindisi uscivano dalla trattoria e si avviavano verso il campo. Qu, in un angolo
nascosto, cera una sorgente dacqua che formava un piccolo lago e sotto
lombra protettrice di unalbero senza et, Rebecca appoggiava la testa sul
petto di Abbondio e lasciava che la sua anima si librasse nellaere infinito dove
incontrava la pace tanto anelata.
Quel giorno di luglio il calore era insopportabile. La giovane, sotto lo sguardo
compiacente di Abbondio, si denud e fece un bagno.
Il sole scese suo il corpo voluttuoso e tentatore, e sui capelli ondulanti. Lo
penetr in tutto il suo essere riempiendolo di vita ed ardore.
Ma,da lontano, unombra spiava i due amanti. Era Giovanni che voleva
irrompere nel lago, prendere il corpo ardente di Rebecca e farlo suo. Il timore di
Don Abbondio, stregone senza scrupoli, lo tratteneva.
Ma non per molto!
Giovanni senza Tempo avrebbe apettato unoccasione pi propizia.
Questa si present.

123

Lintenso calore soffocava sia le persone sia le cose.


Rebecca per alleviare la sete di Abbondio, cantando si diresse verso il lago.
Aveva appena riempito il recipiente quando due forti mani lafferrarono,
immobilizzandola.

In mezzo ad una pioggia di improperi e colpi, Giovanni

senza Tempo voleva violarla. Ricevette un forte colpo sulla testa che lo fece
piombare a terra svenuto.. Allintorno una piccola pozza dacqua e frantumi di
una brocca rotta si mischiavano con il sangue appena versato.
Rebecca laveva colpito duramente.

Il vento segu i passi angosciati di Rebecca fino alla casa di Abbondio.


Fra le lacrime raccont laccaduto allanziano.
Don Abbondio non si scompose :
-

I tempi mi stanno chiamando, devo andare. -

Per favore, portami con te. -

Bene, allora andiamo insieme ad incontrarli.-

Nei giorni seguenti i paesani li cercarono dovunque, senza per riuscire a


trovarli.
Solo Giuseppe, quella sera, vide le due figure allontanarsi accompagnate dal
sole. Andavano verso lorizzonte.
Volle raggiungerle.
Quando credette di esserci riuscito, not che erano sfumate con lultimo raggio
di sole.
I tempi se li erano portati via.

Il nostro Giovanni senza Tempo si riprese dalla ferita, ma non dalla solitudine
che, oramai padrona e signora della sua vita ,non lavrebbe pi lasciato..
Don Giuseppe, ogni tanto, volge lo sguardo con tenerezza allangolo del
vecchio.
Ricorda i tempi che furono e che non potranno tornare mai pi.

124

IL LAMPIONE DELLA PANCHINA

La notte era spessa.


Solo poche luci osavano tagliarla.
Una di queste era quella che emanava dal lampione della panchina
Il lampione era situato al lato sinistro dellincrocio che portava al cimitero. La
sua luce sembrava delimitare la soglia fra la vita e la morte.
Erano molti i tristi cortei che scendevano verso il cimitero. Ma al ritorno , lanimo
dei dolenti, al solo vedere il lampione, anche se spento, si rianimava sapendo
che dopo lui, oltre la strada in salita, cera la vita.
Data la sua ubicazione in pendenza verso il cimitero, il comune aveva collocato
una panchina sotto la sua luce Di qui il nome.

I dolenti pi stanchi facevano una sosta, si sedevano, alleviavano le tensioni e


riprendevano il loro cammino.
Disse un saggio, una volta, che la vita e la morte sono come il bianco ed il nero.
Per il paese la vita e la morte erano delimitate dal lampione della panchina che,
sulla strada per il cimitero, segnava la discesa verso la morte e la salita verso la
vita.
Nelle notti senza luna questo paragone prendeva forma con lo spessore della
notte che la sua luce divideva in due met : una del sonno ristoratore e laltra
del sonno senza fine.
Al lampione della panchina non solo arrivavano i dolenti della morte ma anche i
dolenti della vita.
Sembrava essere il loro confessore che sempre da lassoluzione.
Gli parlavano.
Si sfogavano.
Lo insultavano.
Lo colpivano
Questi riceveva tutto quello che era impossibile fare nel confessionale di una
chiesa stoicamente,senza mai alterarsi.

125

Tutto accadde, come dicono i poeti, in una notte senza tempo con un luna un
p bruciata che nulla pot nella sua lotta contro una coltre di nuvole. Solo il
lampione con il tremolio della sua luce dovuto ad un difetto nel circuito,
illuminava a intermittenza la panchina.
Una figura femminile, stanca, arriv portata dai tacchi a spillo fino al lampione.
Carla Daz, segretaria amministrativa, appena seduta scoppi a piangere
amaramente.
La tremolante luce dava pi risalto alle curve singhiozzanti che invitavano al
peccato.
Lentamente la sua ombra si alz e si diresse verso la strada in discesa.
Carla era arrivata al croceva della sua vita.
Gli eventi che lavevano portata al lampione della panchina risalivano ad un
anno prima, con larrivo di Fernando Gmez, ingegnere agrnomo che, grazie
alla propria perizia, dopo aver investito un dicreto capitale, era riuscito a
formare un centro di smistamento dei raccolti che riusciva a collocare a buon
prezzo sui mercati nazionali.
Carla Daz si era presentata nel suo ufficio in cerca del posto di segretaria.
Per lei era stato amore a prima vista.
Fernando Gmez, ingegnere agronomo, la considerava solo una contadina in
pi.
Est mulieribus ars himenei.

Carla, sottilmente, lo circu nella sua rete.


Il caff nel momento giusto.
Il fazzoletto con cui, gentilmente, asciugava il sudore della fronte.
Le gambe incrociate che mettevano in evidenza un ricamo bianco trasparente.
I suggerimenti, sempre accertati, prima di chiudere un contratto.
Carla Daz aveva un talento gli affari ed un corpo per peccare.
Con il tempo Fernando Gmez, ingegnere agronomo, fu del tutto dipendente di
lei nel lavoro; quando Carla mancava, chiudeva lufficio e prendeva un giorno di
riposo.
Ci che doveva succedere, accadde durante le festi patronali.

126

Fernando ancora resisteva alle tentazioni di Carla : non voleva compromettersi


con una contadina. Le feste incominciarono.
Era la prima notte.
Il paese, adornato con i migliori vestiti, si era rovesciato interamente nelle
strade.
Il vino era padrone e signore delle volont. Queste , finalmente, si liberavano nel
centro della piazza e si perdevano tra le strade principali ed i sentieri nascosti ,
anelando la libert tante volte repressa per paura della critica o il rispetto
dellimmagine conservatrice.
Fernando, il patrn, cos lo chiamvano, si ritir presto. Prima di andare a casa
passeggi senza meta fuori del paese. Voleva respirare un p daria pura. La
sua ombra lo precedeva nel cammino, fondendosi con la notte. Gli piaceva
guardare il cielo stellato. Sentiva che la sua anima e luniverso erano in sintonia
: uno in tutto e tutto in uno.
Un poco pi avanti la sua ombra si era fusa con unaltra.
Era Carla.
Il bagno di luna argentata rendeva traslucide le sue curve intime che invitavano
al peccato.
Un vestito bianco, appoggiato sul ramo di un albero, ondeggi a lungo come
bandiera.
La luna presenzi tutto.
Aspett che la bandiera ammainasse.
Non ammain.
Stanca di guardare,la luna si nascose allora dietro un ammasso di nuvole.
Il lampione della panchina ricevette i due amanti. Qui si giurarono eterno
amore.
Lars himenei cant il trionfo.

Fissarono di sposarsi entro sei mesi, il tempo necesario per occuparsi dei
prossimi raccolti e di preparare le carte.
Tutto sarebbe andato come previsto, quando
Quando allorizzonte comparve Mara Sifontes.
Arriv al paese abbagliando tutti con la sua eleganza cittadina. Era una modella
professionista.
127

Alta, corpo da puledra selvaggia e tacchi a spillo smisurati, aveva scelto il


paese per passare le ferie. Lincontro con Fernando fu casuale. Lei usciva da
una boutique. Lui si dirigeva alla banca che era di fianco alla boutique.I due
simpatizzarono vicendevolmente. I giorni che seguirono lo certificarono.
Quando Carla vide Mara Sifontes, modella professionista, nellufficio seppe che
Fernando, il patrn, non era pi suo. Costui si era dimenticato delleterno amore
giurato allombra del lampione della panchina.
Carla, dolorosamente, batt in ritirata.
Mara convinse Fernando a godere insieme a lei, nella capitale, la ricchezza
accumulata.
Il lampione della panchina, come abbiamo detto, ricevette langoscia ed il dolore
di Carla.
Alcuni filosofi dicono che langoscia lo stato ideale delluomo perch in essa
uno trova il suo essere e non pu lasciare di essere.
Dicunt.

Che se la tengano la loro angoscia!


Essere non vivere in angoscia. Essere accettare il bianco e nero della vita
come disse il saggio citato allinizio di questo racconto.
Carla si dispose ad andare incontro alla sua ombra lungo la strada in discesa
verso il cammino del non ritorno.
Appena la notte si fuse con il suo corpo quando si ferm.
Una piccola luce azzurrastra, intermittente, attrasse la sua attenzione.
Era una lucciola.
Si pos su un rosa. Il fiore, illuminato ad intervalli, risplendeva in tutta la densit
del suo rosso sontuoso.
Com scritto : una rosa rossa, di notte , sempre rossa, non diventa nera.
La giovane, affascinata dallo spettacolo meraviglioso della natura, liber la sua
angoscia che correndo sulla strada in discesa and a frantumarsi sullinferriata
del cimitero, dove si dissolse per sempre.
Carla, sollevata, riprese il cammino di ritorno sulla strada in salita La sua ombra
non si fece aspettare. Piena di giubilo le slitt avanti indicandole il cammino
della vita.
128

Con la partenza di Fernando il boom economico del paese sembrava essere


finito.
Ma Carla Daz, segretaria amministrativa, con la sua esperienza, si diede da
fare.. Vinse la resistenza dei latifondisti che non credevano che una giovane
ragazza fosse in grado di districarsi nel labirinto dei vari mercati nazionali.
Lo fece.
Nello spazio di un anno la patrona riusc a riportare il boom economico al
paese. Tutti ammiravano la sua audacia negli affari. Tutti lavrebbero voluta..
Ma Carla Daz , la patrona, era irraggiungibile. Aveva chiuso nel cassetto destro
della scrivana lars himenei.
Non voleva soffrire pi.
La sera,prima di andare a casa. usava fare una breve visita al lampione della
panchina.
Quella notte, da lontano, riconobbe la sagoma di una figura conosciuta: era
Fernando.

Seduto sulla panchina, piangeva sconsolatamente. Lamentava la sua sorte. Il


giovane ingegnere insieme a Mara Sifontes aveva dilapidato la ricchezza
accumulata. Finita questa, Mara laveva distanziato in modo brutale.
Cos fece ritorno al paese.
Nessuno lo not e lui non fece niente per farsi notare. Era tornato per un
incontro finale con il cielo stellato che tanto gusto gli dava guardare.
Lombra di Fernando aspettava sulla strada in discesa, e non aveva intenzione
di ritornare.
Carla, nascosta nella notte, osservava.
Prima con odio: stava pagando il male che avava fatto.
Poi con tenerezza: si accorse che ancora lamava.
Fernando si alz. Andava incontro alla sua ombra che laspettava sullinferriata
del cimitero.
Una volta che la notte prese il suo corpo, Carla lo chiam e gli and incontro. Il
giovane rimase muto ed immobile. Un braccio lo port fino al rosaio illuminato
ad intervalli dalla tenue luce azzura delle lucciole.

129

Anche langoscia di Fernando and a frantumarsi contro linferriata del cimitero


dove si dissolse per sempre.
Mano nella mano, Carla e Fernando si sedettero sulla panchina, sotto la luce
del lampione che diede il suo assenso al rinato e sempre eterno amore

Post nubila, Phoebus

130

IL VOLO DELLA RONDINE

Elena arriv un Sabato.


Lentamente percorse le strade del paese. Ritornava dopo dieci anni di assenza.
I suoi occhi verdi la precedevano con lansia di sapere. Correvano per la srada
principale, si fermavano di fronte ad una casa, a lungo osservavano con
tenerezza, poi velocemente si perdevano fra sentieri e strade secondarie,
evocando ricordi che furono e non torneranno pi.
Nel loro vagare arrivarono fino a una strada senza uscita e bussarono alla porta
azzurra dellultima casa in fondo alla via. Qui accarezzarono il pomello della
serratura e larchitrave ad arco della porta, che una volta aperta, mostr due
fieri occhi neri che domandarono:
-

Cosa desidera?-

Marta, non mi riconosci?, sono Elena.-

Labbraccio, tanto tempo represso, non si fece aspettare.


Si guardarono a lungo.
Come erano cambiate!
Ambedue avevano quindici anni quando Elena se ne era andata. La vita era
stata dura per entrambe.
-

Raccontami, come ti andata allestero?-

Elena taceva.
Gli occhi verdi scrutavano attentamente la casa. Cercavano qualcosa che
potesse dissipare langoscia incipiente. Lo trovarono in un tavolinetto rotondo,
dove, vicino ad una lampada, stava limmagine che dieci anni fa aveva
abbandonata.
-

Mio fratello Roberto fuori paese, andato due settimane fa a


comperare delle vacche ed ancora non ritorna.-

Non cambiato? Ancora mi vuole bene?

S, non ti ha dimenticato. Aspetta il tuo ritorno sin dal giorno in cui sei
andata via.-

Quel giorno la primavera tardava ad arrivare.


131

Una rondine solitaria con dei ramoscelli nel becco si apprestava a costruire il
suo nido damore.
Elena abbandonava il suo e si dirigeva allo sconosciuto Nord con la promessa
di tornare presto.
Aveva intrapeso il viaggio con lintenzione di aiutare una zia malata. Al suo
ritorno, promise a Roberto, avrebbero coronato il loro sogno damore.
La citt del Nord subito streg la bella e sensuale giovane. Sentiva il fascino
delle sue luci e della gente che parlava un altro idioma. Grazie al suo aiuto la
zia guar dalla malattia.
Elena, giorno dopo giorno, ritardava il ritorno. Il fascino della grande citt si era
impadronito del suo cuore. Il suo paese nato,al paragone, era diventato piccolo
e stretto.
Roberto era stato dimenticato.
Le prime lettere erano evasive. Molte rimasero senza risposta.
Roberto, quale albero che si resiste a cadere nonosta nte la furia del temporale,
soffriva in silenzio ed aspettava : Elena, un giorno o laltro, sarebbe tornata.

La giovane si apr cammino nella grande citt. Trov lavoro ed un nuovo amore:
uno dei tanti che avrebbe avuto.
Ma ad ogni amore che finiva, i ricordi riaffioravano nel cuore di Elena.
La terra lontana, la casa, la famiglia eRoberto. Sospirava.
Allora il nodo della nostalgia affogava la sua anima che straripava in lacrime,
quale fiume in piena tempesta. Quando le acque riprendevavano il loro corso
naturale, Elena prometteva di ritornare.
Prometteva!
Lultima delusione amorosa decise per lei. Anche quel giorno era primavera.
Una rondine solitaria con dei ramoscelli nel becco si apprestava a costruire il
suo nido damore.
Osserv

a lungo luccello che, senza stancarsi, volava in cerca di un

ramoscello o di un filo derba. Anche lei volava a pi non posso, ma, a


differenza della rondine che si fermava una volta costruito il nido, lei, no,
continuava il suo volo ubriacante dove il solo limite il cielo.
Ma volare stanca.

132

Quando si ritorna a casa e non si ha qualcuno con il quale parlare e al quale


raccontare i proprii problemi, la disperazione.
La solitudine un carico pesante da portare.
Quando avvertiamo che il peso del nostro essere diventa insostenibile,
cambiamo il corso della nostra vita. Cos come le rondni che ogni primavera,
guidate dallistinto e dal desiderio, ad ali spiegate ritornano a casa, anche Elena
decise di tornare.
Dieci anni erano trascorsi.

Quando Elena vide la fotografa di Roberto, il seno di Marta ricevette un mare di


lacrime represse.
I giorni che seguirono furono sereni.
Elena aiutava in casa. Non si stancava. Solo il viso dellamato le dava un po di
requie.
In silenzio lo guardava a lungo.
-

Non disperare. Non tarder a tornare.

Non tard.
Quel giorno il sole faticava a sorgere. Una leggera nebbia si era impadronita
delle strade del paese.
Due tocchi leggeri ruppero il silenzio della casa, attraversarono il salotto e si
fermarono nella stanza di Marta.
Quando i fieri occhi neri aprirono, incontrarono Roberto. La gioia fu
vicendevole.. In silenzio fece entrare il fratello ed inmediatamente gli prepar la
colazione.
Roberto apr bocca, ma un dito, soavemente lo fece tacere.
-

Non parlare, fa colazione. Ho una sorpresa.- disse Marta in un sussurro.

Roberto fece colazione.


Poi Marta lo prese per mano e lo port nella sua stanza. Piano apr la porta.
Elena dormiva.
Le candide lenzuola coprivano parzialmente un corpo tentatore.
Roberto le accarezz il seno scoperto.
Elena, al sentire un cos dolce contatto, apr leggermente gli occhi, vide
Roberto, pronunzi il suo nome

e rimase immobile. Marta si rese conto

133

dellintensit e del peso del momento. Cos usci, chiudendosi silenziosamente


la porta alle spalle, con il cuore sereno..
Cursum consumatum est.
Quel giorno una rondine volava senza stancarsi da un posto allaltro e
trasportava nel becco un ramoscelli che le sarebbero serviti per costruire il suo
nido damore.

134

INDICE
Il Libro Maledetto

Placidum caput extulit unda

Jutirla (Nominia non cosecuentia rerum sunt)

13

Cogito ergo sum o sum ergo cogito

19

A.A.A.Cercasi...

23

Wachau

28

Laura

34

Lettera alla Befana

41

I quattro gentiluomini dell Apocalissi

45

Ite, missa est

51

La stanza N 27

61

Virgo inviolata

68

Storia di un fantasma vero

77

Maia

83

Non prevalebunt

92

Tenebrae facta sunt

98

Il centenario

108

Langolo del vecchio

117

Il Lampione del banco

122

Il volo della rondine

127

135

136

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