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Da simbolo di ribellione, di
identità razziale e sottoculturale,
a strumento della porno-
globalizzazione. Non a caso, i
baggy pants sono divenuti
celebri grazie ad artisti e
personaggi del porno-star-
system. Ad esempio, grazie
all’attore Mark Wahlberb,
quando all’inizio della sua
carriera vestiva i panni, molto
calati, del rapper Marky Mark. Poi sono stati celebrati e cavalcati anche dalle grandi firme
della porno-moda, come Calvin Klein e Tommy Hilfiger.
I baggy pants sono un emblema della schizofrenia porno-culturale: mentre, da una parte,
la porno-omologazione annulla completamente la valenza
anti-conformista dello stile originario, dall’altra, si tende a
criminalizzare i giovani, addossando loro la colpa della
diffusa immoralità liberamente propagandata dalla porno-
pubblicità e dalla porno-comunicazione di massa. In
America, dove per tutelare il sacrosanto Primo
Emendamento la pornografia, che circola liberamente e
massicciamente su Internet, è consumabile da tutti, minori
compresi, il sindaco di Delcambre, un piccolo paese della
Louisiana, ha fatto approvare una legge che prevede una
multa di 500 dollari o 6 mesi di carcere per tutti coloro che
vengono trovati a circolare indossando pantaloni a vita
bassa e mostrando i boxer o le mutande. Mostrare le
mutande equivale a deturpare il decoro urbano (la stessa
accusa che viene rivolta ai graffitari). È il succo del discorso
del consigliere comunale di Atlanta, Martin, che ha dato il via
alla bozza di legge per “punire l'esposizione pubblica di
biancheria maschile o femminile” nella sua città. «L'iniziativa è mirata ad aiutare i ragazzi
a capire: non credo si rendano conto che i baggy pants sono un messaggio che arriva
direttamente dalle prigioni, mentre le lunghe T-shirt che vi indossano sopra sono la divisa
degli spacciatori di droga», spiega lo stesso Martin, «quando la polizia li ferma, non
possono certo lamentarsi di essere presi di mira e discriminati: si discriminano da soli». Gli
attivisti dei diritti civili si stanno ribellando a queste direttive di legge, considerandole
“anticostituzionali”, in quanto sarebbero “una chiara violazione della libertà di
espressione”. Porno-liberalismo contro porno-puritanesimo.
«È un’epidemia che sta diventando una vera preoccupazione», dice ancora Martin,
secondo cui il fenomeno deve essere combattuto in prima istanza a livello locale, «i
bambini piccoli li vedono e li vogliono anche loro, ma non devono pensare che vestirsi a
metà sia una cosa giusta […] l’esposizione indecente in pubblico di biancheria intima,
maschile o femminile, sarà punita dalla legge». Il principio è lo stesso del divieto di avere
rapporti sessuali in pubblico o comportamenti indecenti. Ai trasgressori sarà applicata una
multa, molto salata nel caso di reiterazione, mentre non è chiaro se e quando si debba
ricorrere all’arresto. «Vogliono anche vietare di indossare i reggiseni da mare o magliette
troppo succinte se una persona fa sport in luoghi pubblici», spiega Debbie Seagraves,
direttore dell’Associazione Americana per le Libertà Civili (ACLU) della Georgia, secondo
cui la legge ha un preciso fondamento discriminatorio, «è un provvedimento a sfondo
razzista che impone comportamenti volti a emarginare e ghettizzare solo una certa parte
della popolazione». Per l’attivista dei diritti civili, questa legge, come ogni provvedimento
che impone un codice di abbigliamento, non sopravvivrà se impugnata dinanzi a una
corte, «perché non potrà mai essere applicata in modo non discriminatorio», dal momento
che colpisce esclusivamente una tradizione della cultura giovanile afro-americana. «E poi -
si chiede - come stabilire quanto un pantalone deve essere calato e quanta parte di
biancheria possa essere in vista?». Per Martin, anche lui di origine afro-americana, le
questioni razziali non c’entrano nulla. «L’obiettivo è aprire un dibattito sulla questione».
“Usa, la crociata contro i jeans calati Sollevali, e rialza la tua immagine", Repubblica, 02
aprile 2010
Barack Obama Weighs In On Sagging-Pants Ordinances: 'Brothers Should Pull Up
Their Pants' 03 novembre 2008
VIDEO: N.Y. State Senator Campaigns Against Sagging Pants 29 marzo 2010
“Trento, preside delle medie vieta i pantaloni a vita bassa”, 02 febbraio 2010)
Il Preside ha ragione, ma se
vale per i giovani, ancor di più
dovrebbe valere per gli adulti.
Che dire allora delle porno-
veline e delle porno-star
televisive che si fanno
immortalare con il fondoschiena
al vento, da Elisabetta Canalis e
Massimiliano Varrese,
passando per la Capotondi, la
Colombari, la Blasi, la Belen,
ecc. ecc., nessuno sembra
scandalizzarsi.
Negli USA, paese in cui il fenomeno ha avuto origine, il sexting è una pratica molto diffusa;
secondo un sondaggio, infatti, il 20% dei ragazzi tra i 16 e i 19 anni lo mette in atto.
Secondo una ricerca inglese, nel paese più di un terzo dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni
hanno avuto a che fare con il fenomeno. In Italia, recentemente, ben 34 persone - di cui 29
minorenni - sono finite nel registro degli indagati con l'accusa di pedopornografia perché
sono state trovate in possesso di foto scattate da una tredicenne che si è autoritratta in
atteggiamenti sessualmente espliciti e poi ha inviato le foto ad amici e conoscenti in
cambio di ricariche per il cellulare. Lo scambio è stato scoperto dai carabinieri di Tolmezzo
(in provincia di Udine), i quali hanno poi raggiunto i 34 indagati e sequestrato cellulari,
chiavette Usb e hard disk. Lì hanno trovato non solo foto ma anche filmati, che la
ragazzina ha inviato loro nel tempo. Negli USA, una 14 enne originaria del New Jersey per
via di alcune foto osè messe online su MySpace, è stata arrestata con l'accusa di
detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. La giovane si è giustificata dicendo
di aver caricato le immagini per farle vedere al suo ragazzo. Il caso ha suscitato numerose
polemiche. Secondo Maureen Kanka, madre di Megan, la ragazzina violentata e uccisa
nel 94 da due molestatori sessuali con seri precedenti alle spalle, che si è battuta per la
promulgazione della legge che consente ai vari stati che l'adottano di pubblicare
informazioni e foto dei condannati per violenza sessuale, «la ragazzina ha bisogno di
aiuto piuttosto che di guai legali nonché di interventi disciplinari e di tutela affinché capisca
che con le sue azioni ha recato danno solo a se stessa». Secondo Ronald Maag, un
legislatore dell’Ohio, «quello di cui questi minori hanno bisogno è una migliore educazione
volta a far capire loro in che modo dei comportamenti simili possano ripercuotersi sulle
loro vite». Le forze dell'ordine sembrano disorientate. Se la prendono con i telefonini, si
scagliano contro le reti di telefonia 3G: «È una tecnologia molto potente e dobbiamo
insegnare ai nostri bambini come le immagini possono essere inoltrate con una velocità
impressionante», riferisce l'ufficiale Campbell Davis, a capo della squadra che nello stato
di Victoria, in Australia, si occupa di contrastare lo sfruttamento dei minori.
A cavalcare la
porno-moda ci ha
pensato Microsoft
con uno spot, che
poi è stata costretta
a censurare, per il
lancio negli Usa dei
nuovi smartphone
“Kin”, in cui si vede
un ragazzo che si
infila il cellulare sotto
la maglietta durante
una festa, scatta una
foto e la invia a
un'amica. La decisione di censurarlo è stata presa dopo le accuse rivolte a Microsoft di
incoraggiare la pratica del sexting. «Microsoft ha cancellato la parte inappropriata del
video di Kin», fa sapere la casa nel suo profilo Twitter, «prendiamo il sexting molto sul
serio e siamo dispiaciuti dell'accaduto».
Ragazzina 13enne inviava foto osé in cambio di ricariche ZEUS News 14-04-2010
Sexting - Wikipedia
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