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Elettrostatica
2.1
Introduzione
Come `e ben noto, i fenomeni elettrostatici sono noti sin dallantichit`a. Gli studi
sistematici e con metodo scientifico, tuttavia, risalgono al XVIII secolo con gli
esperimenti di Coulomb. Nei corsi di base lintroduzione allelettromagnetismo parte
proprio dagli esperimenti da lui condotti per determinare la forza reciprocamente
esercitata da due cariche puntiformi. Lo studio di tale interazione conduce, come
sappiamo, alla definizione dellidea di campo elettrostatico e di potenziale che per
una carica puntiforme assumono la seguente forma:
1 q
r,
40 r2
1 q
.
=
40 r
E=
(2.1)
(2.2)
Un campo ed un potenziale siatto prende il nome di campo e di potenziale coulombiano. Nel precedente Cap.1 abbiamo applicato i principali operatori dierenziali
alla funzione 1/r. Da essa, con banali modifiche possiamo ricavare il potenziale coulombiano definito in eqn. 2.2. Da quanto discusso nel precedente capitolo, possiamo
facilmente desumere che:
q
r
= E,
40 r2
q
2 = E = (r)
0
=
(2.3)
(2.4)
25
26
Capitolo 2. Elettrostatica
Dove, (r) come `e noto, `e la delta di Dirac centrata nellorigine. Lespressione q(r)
denota una carica puntiforme q centrata nellorigine. Pertanto, la precedente equazione (2.4) denota il legame tra una carica sorgente puntiforme e il campo risultante
e rappresenta una delle equazioni dellelettrostatica. In particolare possiamo concludere che, per una carica puntiforme, le equazioni che determinano le propriet`a
del campo risultano:
E = ,
q
E = (r)
0
(2.5)
(2.6)
(2.7)
Tale equazione, assieme alla (2.6), definisce le propriet`a del campo di una carica puntiforme. In modo analogo e sfruttando ancora gli strumenti sviluppati nel
precedente capitolo, possiamo riscrivere le suddette equazioni mediante relazioni
integrali. In particolare, lintegrazione su una superficie S arbitraria della (2.7),
conduce, attraverso il teorema di Stokes alla seguente equazione:
!
E t ds = 0,
(2.8)
S
2.2
27
Assumiamo che la carica contenuta in una porzione elementare sia almeno dello
stesso ordine del volume elementare. Ci`o garantisce che se adesso consideriamo il
limite
Q
.
lim
0
esso ha senso e converge sicuramente verso un limite finito o nullo.6 Loperazione
di limite suddetta definisce una funzione regolare (r) del punto in cui degenera il
volume . Tale funzione regolare prende il nome di densit`
a volumetrica e permette
di determinare la carica contenuta in un volume qualunque.
La funzione densit`
a definita precedentemente permette di descrivere distribuzioni
28
Capitolo 2. Elettrostatica
lasciando la carica Q
n (r) = n(r).
` evidente che che al crescere di n la successione non
rappresentata in Fig. 2.1. E
converge. Al contrario il suo integrale nel volume n `e uguale alla carica contenuta
nel volume e pari a 1:
"
n (r)d = 1,
se 0 n .
n
La successione n (r) converge7 definendo una particolare funzione8 identicamente nulla eccetto nel punto r = 0, mentre il suo integrale su qualunque volume
che contenga tale punto `e diverso da zero e pari alla carica contenuta nel volume.
Tale particolare funzione, che abbiamo gi`a discusso nel capitolo precedente, `e nota
come distribuzione di Dirac e si indica con (r). Tra le propriet`a della distribuzione
di Dirac, `e utile ricordare la seguente, nota come propriet`
a di campionamento:
"
F (r)(r r0 )d = F (r0 ),
se r0 .
29
a/2
b/2
c/2
"a/2
dx
dx
"b/2
c0
a/2
"a/2
a/2
"b/2
b/2
b/2
dy
"c/2
(x, y, z)dz
c/2
"c/2
c0
c/2
(2.11)
p(z)dz .
(2.12)
Dovendo lultimo integrale rimanere finito e non nullo per c 0, allora la funzione
definisce una delta di Dirac, cioe p(z) = (z). Il processo di contrazione trasforma
cos` lo strato piano in un foglio piano di dimensioni ab. La distribuzione della
carica sul foglio `e descritta dalla funzione regolare . La distribuzione volumetrica,
al contrario `e singolare ed assume la forma seguente:
(x, y, z) = (x, y)(z).
(2.13)
30
Capitolo 2. Elettrostatica
x=-a/2
x=a/2
y=b/2
Figura 2.3. Lo strato piano dopo la contrazione della dimensione z degenera in una porzione di piano (foglio) di dimensioni ab. Su tale foglio ritroviamo
distribuita la carica con densit`
a .
metrica fuori dal piano `e evidentemente uguale a zero, non esistendo carica al di
fuori del piano. Non appena attraversiamo il piano rileveremo una carica finita
q = xy concentrata in un volume nullo. Tale circostanza come sappiamo
viene descritta formalmente con la funzione .
z=c/2
y=-b/2
x=a/2
x=-a/2
z=-c/2
y=b/2
31
densit`
a sia (x, y, z) = f (x)g(y)(z). In maniera analoga, la carica totale contenuta
nel volume risulta:
"a/2
"b/2
"c/2
f (x)dx lim
g(x)dy
(z)dz.
(2.14)
q = lim
a0
a/2
b0
b/2
c/2
(2.15)
Anche in questo caso bisogna evidenziare che la discussione pu`o essere generalizzata
ad una distribuzione lineare qualunque.
2.3
Come abbiamo avuto modo di vedere nel capitolo 1 tale vincolo sul campo impone
che esso discenda da un potenziale scalare. La seguente legge consente di connettere il campo alle sorgenti, nel modo seguente.
32
Capitolo 2. Elettrostatica
Legge di Gauss Assegnata una distribuzione continua di cariche (Q),
Q e il volume in cui la carica `e contenuta, il flusso del campo
elettrostatico E attraverso la sua frontiera `e uguale alla carica contenuta
nel volume :
"""
""
1
dS =
d.
(2.17)
E n
0
Tali leggi permettono di definire una coppia di equazioni integrali la cui soluzione permette la determinazione del campo stesso. Come vedremo, la manipolazione di tali equazioni `e immediata solo quando le configurazioni delle sorgenti sono
altamente simmetriche, ovvero quando il campo dipende da una sola variabile9
Come noto 0 = 8.86 1012 [F/m] `e la costante dielettrica nel vuoto. Lintegrale al secondo membro delleq. (2.17) rappresenta la carica totale contenuta
nel volume . Scopo dellelettrostatica `e quello di determinare il campo elettrico
E a partire dalla conoscenza delle sue sorgenti. Analogamente a quanto fatto in
precedenza, `e facile riscrivere le equazioni (2.16),(2.17) in forma locale sfruttando i
teoremi di Stokes e Gauss, rispettivamente.10
E = 0;
E=
.
0
(2.18)
(2.19)
2.3.1
33
2.4
;
0
2 = .
0
E () =
(2.20)
(2.21)
(2.22)
E : R3 R3 .
elettrostatica ci`
o corrisponde allassenza di cariche nel punto considerato, i.e. = 0.
34
Capitolo 2. Elettrostatica
x
+
y
+
z
x
+
y
+
z
=
x
y
z
x
y
z
2
2
2
+
+
.
2 =
x2
y 2
z 2
(2.23)
(2.24)
r +
+
z.
r
r
z
(2.26)
` evidente che il ruolo delle componenti del vettore operando F `e assunto dalle
E
componenti del vettore simbolico e, pertanto:
*
+
* +
1
1
1
2
() =
+
+
r
,
(2.27)
r r
r
r r
z z
*
+
1 2
2
1
r
+ 2
+
.
(2.28)
=
r r
r
r 2
z 2
2.4.1
1 dq(Q)
,
40 r
(2.29)
35
"""
1
=
(Q) [4(P Q)] d =
(2.32)
40
(P )
=
.
0
(2.33)
Si osservi che nella derivazione della (2.33)`e stata sfruttata la propriet`a del laplaciano di 1/r. Infine va anche notato che 2 opera solo su 1/r che dipende dalla
variabile P mentre dipende solo dalla variabile Q. Si riconosce subito che il potenziale (2.30) `e la soluzione dellequazione di Poisson riferita ad una qualunque
distribuzione di carica estesa ad una regione finita dello spazio. Infine, vale la pena
osservare che il potenziale suddetto soddisfa anche alla condizione di regolarit`a al-
36
Capitolo 2. Elettrostatica
2.4.2
Come trattare il problema fondamentale dellelettrostatica se il dominio in cui determinare il campo non `e lintero spazio ma un suo sottoinsieme finito? Tale condizione `e molto pi`
u realistica dal momento che la conoscenza delle sorgenti `e sempre
limitata ad una regione finita e non a tutto lo spazio. Tale limitazione apre una
fondamentale domanda:
Quali sono le condizioni che ci permettono di determinare il campo in una
regione finita conoscendo ivi le sorgenti?
Una risposta soddisfacente a tale questione viene oerta dalla formulazione del
seguente problema, noto come problema di valori al contorno per lequazione di
Laplace/Poisson.
Si consideri a tal proposito una regione finita al cui interno `e assegnata una carica
con densit`
a , qualsiasi, come illustrato in Fig. 2.7. Vedremo tra poco che lo sforzo
richiesto consiste nello specificare il valore del potenziale incognito sulla frontiera
che in qualche modo tiene in conto gli eetti della carica esterna al volume. In
particolare, mostreremo che la determinazione univoca di un campo elettrostatico
37
, P ,
0
[]Q1 = f (Q),
,
= g(Q),
n Q2
C 0 (),
2 =
1 2 = .
(2.34)
(2.35)
(2.36)
(2.37)
(2.38)
(2.39)
(2.40)
"
%
!! $
#
2 + d =
dS,
n
(2.41)
38
Capitolo 2. Elettrostatica
Seconda identit`
a di Green
Se adesso scambiamo il ruolo delle funzioni e , si ottiene lidentit`
a nella
forma seguente:
%
!!!
!! $
"
#
dS.
(2.42)
2 + d =
n
Sottraendo membro a membro le equazioni (2.41) e (2.42) otteniamo la seguente seconda identit`
a di Green, nota anche come Teorema di Green:
%
!!!
!! $
" 2
#
2 d =
dS.
(2.43)
n
n
, in ,
0
= F (x, y),
2 =
&
[(P )]P 1
'
(P )
n
= G(x, y),
(2.44)
(2.45)
(2.46)
P 2
Dimostriamo il teorema ipotizzando per assurdo che esistano due soluzioni distinte,
definite nel dominio , che indichiamo come 1 (x, y) e 2 (x, y). Allora la funzione
u = 1 2 soddisfa al seguente problema omogeneo:
2 u = 0,
[u(P )]P 1 = 0,
,
u(P )
= 0,
n P 2
in ,
(2.47)
(2.48)
(2.49)
39
(2.52)
2 = , in ,
0
,
(P )
= G(x, y),
(2.53)
n P
40
Capitolo 2. Elettrostatica
2.5
Funzione di Green
1 1
,
40 r
(2.54)
(r )( (r r ))
d
0
40 r
,
-+
""" *
(r )
1 1
1
d
(r)
0
40 r
0
"""
(r )
1
d
(r)
40
r
"""
1
1
(r )
(r) =
d +
40
r
40
+
"" *
= dS (2.55)
n
n
+
"" *
= dS (2.56)
n
n
+
"" *
= dS (2.57)
n
n
+
"" *
1 1
dS .(2.58)
n r
r n
16 Essa in realt`
a rappresenta una equazione integrale.
Classica, p. 38 cit.
Cfr.
41
Funzione di Green
Definiamo come funzione di Green, il potenziale soluzione del seguente problema17 :
(r r )
0
GD (r , r ) = 0.
2 GD (r, r ) =
(2.59)
(2.60)
(r , r ) = f (r ),
2 (r, r ) =
(2.61)
(2.62)
possiamo scrivere:
%
!!!
!! $
"
#
GD
G
dS .
(r )2 GD GD (r, r )2 d =
D
n
n
(2.63)
(r) =
(r )GD (r, r )d 0 f (r ) GD (r, r ) dS .
n
(2.64)
42
Capitolo 2. Elettrostatica
soddisfa allequazione di Laplace ed alla condizione al contorno:
& '
1
1
.
(r , r ) =
40 r r
(2.68)
1 1
.
40 r
(2.69)
In alcuni casi particolari basta una sola carica per soddisfare alla condizione
al contorno. A tale carica si d`
a il nome di carica immagine. Alcuni esempi li
esamineremo nel seguito.
Consideriamo adesso un problema con condizioni al contorno di tipo Neumann, come descritto nel seguito:
(r )
0
(2.70)
(r , r ) = g(r ),
n
(2.71)
2 (r, r ) =
!!
1
GN
(r, r )dS =
,
(2.73)
n
0
0
e
perci`
o
assumiamo
=
,
dove
A
`
e
larea
della
superficie
n
n
0 A
chiusa . Lequazione (2.63) si riscrive pertanto come:
!!!
%
!! $
"
#
GN
(r )2 GN GN (r, r )2 d =
G
dS ,
N
n
n
(2.74)
43
(r) =
!!!
(r )GN (r, r )d +
!!
!!
1
(r )dS 0 g(r )GN (r, r )dS .
A
(2.75)
Si osservi che nellequazione precedente il potenziale incognito non si pu`
o
esprimere come funzione esplicita di tutti gli altri dati del problema, dal momento che compare nel secondo membro dellequazione. Fortunatamente,
tale termine (il valor medio di sulla superficie ) `e una costante non nota
a priori. Se ricordiamo che il nostro interesse `e orientato al calcolo del campo
elettrostatico, tale costante `e del tutto ininfluente 18 .
P
r
-q
r''
-D
+q
r'
D
V=0
18 Si potrebbe erroneamente pensare che essendo tale costante del tutto ininfluente ai fini del
N
= 0, eliminando cos` a priori il valor medio
calcolo del campo, si sarebbe potuto assumere G
n
di . Scegliere in questo modo la condizione al contorno su GN modifica tuttavia la funzione GN
e conduce ad un campo elettrico che non soddisfa alla legge di Gauss!
44
Capitolo 2. Elettrostatica
2.5.1
1 1
,
40 r
ove (r, r ) `e un potenziale armonico nella regione in cui `e presente la carica puntiforme unitaria. Ci`
o comporta che esso pu`o intendersi come il potenziale generato
da una distribuzione di cariche poste al di fuori della regione di interesse in cui
la carica puntiforme q `e collocata, come rappresentato nella Fig.2.5.
Con riferimento al sistema di coordinate illustrato in figura, `e semplice valutare
il potenziale delle due cariche. In particolare:
(r) =
(r) =
q
1
q
1
0
=
,
2
40 |r r |
40 (x D) + (y a)2 + z 2
q
1
q
1
0
=
.
2
40 |r r |
40 (x + D) + (y a)2 + z 2
(2.76)
(2.77)