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INFORMAZIONI
Programma del corso:
III parte: analisi della situazione odierna, e della rilevanza su di essa delle vicende
storiche passate.
Materiale (per frequentanti):
Primo appello: 2 aprile (scritto), 16 aprile (orale); gli altri dovrebbero essere sul sito.
Orari:
Crisi del sistema di controllo: in atto una crisi del sistema di controllo, le agenzie
non funzionano.
Passaggio dal principio di uguaglianza degli stati (nei diritti, non del potere) a quello
americano di supremazia delle democrazie.
Cosa definisce il contesto internazionale del XXI secolo? Come stata la sua
evoluzione?
Iniziamo dalla prima questione: quali sono le caratteristiche distintive della politica
internazionale (in cosa diversa dalla politica interna):
Coercizione (Weber);
Linganno pu essere anche il rovescio della medaglia (es. Italia che nelle 2
guerre passa al fronte opposto), oppure pu non dare laiuto promesso.
La guerra una delle possibili soluzioni di conflitti, non lunica (si pu avere
soluzione politica dei conflitti anche con la diplomazia), ma la guerra la forma di
competizione politica specifica dellarena internazionale, e che la differenzia da quella
interna (si compete anche accumulando ricchezze, o sul terreno linguistico: la guerra il
modo estremo).
La guerra non un semplice incidente, o fallimento, ma svolge specifiche
funzioni, sia se combattuta che se minacciata.
manca in un sistema politico senza governo? Il monopolio della violenza legittima per
prima cosa. Manca l'assicurazione sulla stabilit della propriet, nessuno impone di
rispettare la propriet. La garanzia sul tempo, nel tempo manca qualcuno che imponga il
rispetto delle intenzioni e delle promesse (mancanza di inganni).
In questo contesto tutti i soggetti sono condannati all'autodifesa; tutti sono in
dubbio sulle intenzioni degli altri. Data la struttura dei sistemi internazionali si vengono
spesso a creare conflitti che si potrebbero evitare: due soggetti che inizialmente non
hanno intenzioni ostili innescano facilmente un comportamento competitivo (es. guerra
fredda; confronto India-Pakistan).
In un sistema internazionale anarchico si innescano anche meccanismi di
cooperazione ( pi difficile e pi problematico ma possibile). Come si fa a innescare la
cooperazione nonostante il disincentivo del sistema anarchico? I motivi sono:
Valutazione dei vantaggi propri e degli alleati (quanto guadagno e quanto gli
alleati dall'alleanza?): si comincia a temere che accrescere il potere degli alleati non sia
una grande idea.
Forma di competizione: tutti i sistemi politici sono competitivi e tutti hanno delle
regole per gestire la competizione.
La forma della competizione tipica la guerra: se tutti sono condannati
all'autodifesa la possibilit della guerra inevitabile.
Molto pi della guerra la possibilit di essa che sta alla base della
competizione: influenza le relazioni tra nemici (ovviamente chi ha la potenza militare
minaccia) e le relazioni tra amici (chi tiene il potere militare pu minacciare di abbandono
gli alleati).
Si compete anche in altri modi (es. accumulando ricchezza, cultura, risorse,
terreno linguistico e tanti altri fattori): la guerra il modo pi estremo, e anche pi
funzionale.
Le funzioni della possibilit della guerra sono quelle di sopperire alle mancanze
del sistema: serve a imporre e a conservare le promesse e la difesa, sanzionare l'illecito
internazionale. La guerra pu servire inoltre a cambiare lo status-quo, creare cambiamenti.
La guerra pu essere utilizzata per ottenere l'accesso al potere (v. guerre per l'egemonia).
Attori fondamentali: chi sono gli attori dei sistemi politici interni e internazionali.
Stati ed enti non governativi, gruppi di pressione, religioni organizzate.
Soltanto gli stati hanno la prerogativa di fare la guerra.
(13 gen. 2009) miei
POLITICA INTERNAZIONALE
Abbiamo visto che la politica internazionale si differenzia dal contesto anarchico, che
sua caratteristico modo di competizione la possibilit della guerra, e che gli attori
fondamentali sono gli stati: tale importanza data dal ruolo che ricoprono nella
dimensione centrale della pace e della guerra (oggi non assistiamo alla fine della politica
interstatale, come si vorrebbe intendere parlando di globalizzazione: essa si avr solo
quando attori statali e non statali vedranno legittimato allo stesso modo luso della
violenza; es. questione israelo-palestinese, in cui Israele legittimato alluso della violenza
in quanto stato, mantre per la Palestina ,attore non statuale, si parla di atti terroristici in
una politica internazionale non interstatale sarebbero riconosciuti come atti terroristici
Hiroshima e Nagasaki).
Prospettive future: sistema multipolare vs. unipolare tesi contrapposte che hanno
in comune la convinzione che il sistema internazionale rester un sistema globale, che il
sistema globale dunque sia fatto di gerarchie.
Politica internazionale = carattere interstatale + carattere globale.
Distorsioni diffuse:
Entrambi sono storicamente eccezionali (il nostro un contesto senza
precedenti nella storia): la politica internazionale di cui parliamo un modello che
unassoluta eccezione storica.
Il sistema internazionale eccezionale anche perch recente (circa 100 anni), e
dunque reversibile (non detto che il sistema interstatale e globale sia continuo e scontato
in futuro).
Almeno una parte dellinstabilit che viviamo dovuta alla crisi interna di questo
modello eccezionale e recente (crisi dellegemonia americana o crisi dellarchitettura
interna del sistema? Domande a cui non siamo in grado di rispondere).
Solo il sistema delle polis greche pu essere considerato in qualche misura simile
al nostro (insieme a qualche altra eccezione storica fuori dallEuropa).
Elementi di eccezionalit del modello di convivenza interstatale odierno:
Anarchia (Waltz): modello popolato di attori che non riconoscono fonti di autorit
superiori (v. concetto di sovranit: il re imperatore nel suo territorio, non chiede la
legittimazione a nessuno che sia superiore a lui; il concetto di sovranit somiglia a quello
greco di autonomia).
Tutti gli altri modelli avevano almeno una fonte di legittimit comune, anche solo
formale.
Lanarchia un prodotto storico recente, che ha avuto enormi difficolt ad
affermarsi: conflitto tra stati e autorit imperiale e religiosa (es. 2 anni dopo la scoperta
dellAmerica, nel 1494, Spagna e Portogallo si spartiscono il nuovo mondo tramite un
accordo siglato sotto lautorit del papa: coesistenza tra principi diversi, non ancora un
definitivo smarcamento dellautorit degli stati dalle altre autorit).
Questo aspetto tornato in questione nel corso del 900, passando dallessere
considerato valore a radice di tutti i problemi (v. evocazione del governo mondiale come
soluzione di tutti i conflitti).
legittimit e di efficienza; v. gran parte dei conflitti di oggi nascono da queste profonde
radici storiche).
Periodizzazione di questo processo di espansione (discutibile, per grandi tappe):
Fine 400-primi 500 et delle scoperte, delle conquiste. Non si conclude subito
col dominio economico-politico-giuridico dellEuropa: alla fine del 600 il dominio non va
oltre lo spazio atlantico (America incorporata sotto il dominio europeo), non include quello
pacifico (c una penetrazione europea molto discontinua: lungo le coste delloceano
indiano e pacifico si insediano piccole basi militari e commerciali).
Il periodo di crisi e instabilit del sistema internazionale dovuto al collasso
progressivo del sistema della globalizzazione?
Elementi di eccezionalit del sistema internazionale moderno:
La politica Interstatale.
Le relazioni internazionali non sono soltanto interstatali, ci sono sempre stati
attori trans-nazionali. sempre avvenuto che altri attori internazionali facessero sentire il
loro peso.
Nelle relazioni di tipo pace-guerra, invece, la pluralit degli stati ha conquistato il
monopolio della politica internazionale. Questo monopolio databile con la nascita del
sistema moderno o Westfaliano, convenzionalmente riconosciuta nel 1648. Questa data
segna la fine della guerra dei Trentanni, ovvero dellultima guerra civile di religione, una
guerra tra grandi stati che chiude la fase di riunificazione dell'Europa imperiale. Quindi si
entra nel periodo di pluralismo: la divisione dell'Europa diventa un valore.
Per capire se e quanto tiene il modello moderno internazionale dobbiamo
analizzare l'anarchia internazionale che al momento vige nel sistema internazionale.
Nessuno ora riconosce una fonte di legittimit superiore allo stato, la sovranit.
L'anarchia.
Sullanarchia stiamo giocando una partita culturale.
Da Waltz: Gli stati, anche se non si assomigliano molto, fanno tutti la stessa
cosa; non c' una divisione dei poteri nella politica internazionale. Questo un altro
elemento di eccezionalit: per tutta la storia ogni ente internazionale non faceva la stessa
cosa, imperi, stati, religioni. Oggi si andati verso un'omogeneizzazione degli attori. Con
la decolonizzazione si abbandona il dominio occidentale diretto ma si lascia lo stato.
Ovviamente prima del 500 esistevano una pluralit di sistemi internazionali regionali
pre-globali e privi di rapporti reciproci. Tra questi sistemi internazionali, quello europeo
merita un posto a parte perch il sistema attuale non nasce dalla fusione di tutti i sistemi
ma dell'esportazione forzata del nostro sistema internazionale.
Reversibilit: siccome non cerano prima, non detto che questi tratti ci saranno
poi (in parte).
Alcuni elementi di crisi del nostro contesto storico: possiamo chiederci se una
parte delle fragilit istituzionali che avvertiamo fuori dallEuropa non siano il prodotto del
mancato consolidamento di questo sistema internazionale; tutte le caratteristiche di questo
sistema, infatti, si sono impiantate altrove solo da pochi decenni, e questo spiega in parte
la crisi a cui soggetto (es. anarchia: rifiuto della divisione della casa dellIslam in stati e
percezione del pluralismo come fatto esogeno, coloniale, da abolire al fine di riunificare
la casa dellIslam; idea di confine: idea che, anche in Europa, si andata consolidando
con fatica per secoli, e in alcuni stati ancora problematica, esistono ancora conflitti che
chiamano in gioco la rappresentazione dello spazio di popolazioni nomadiche, cui non
appartiene il concetto di confine se non come soglia di attraversamento v. confine tra
Pakistan e Afghanistan, confine coloniale disegnato ai tempi dalla Gran Bretagna, che non
viene avvertito dalle popolazioni che vi abitano- in diversi contesti storici, stiamo
vivendo una crisi di consolidamento del sistema westfaliano fuori dallEuropa).
Laltra faccia della possibile crisi di westfalia che, se vero che non siamo
ancora usciti dallorizzonte interstatale, anche vero che si assistito a una perdita
progressiva della presa dello stato sulla politica (v. crisi finanziaria di questestate, modo di
pensare allevoluzione della crisi nei prossimi mesi). quindi una crisi di effettivit.
A questa si accompagna una crescente crisi di legittimit: la convivenza
interstatale prima (v. Schmitt) era basata sulla separazione tra gli stati; oggi viviamo un
contesto giuridico e politico in cui prevale lidea che la sovranit degli stati possa venire
messa in discussione in virt di una serie di istituti internazionali (questione
dellequiparazione tra politica nazionale e internazionale).
Sebbene sia nata nel 1919, la fase di sviluppo della disciplina successiva al 1945:
ulteriore restringimento (c una enorme sproporzione tra lo studio dei fatti accaduti prima
della guerra e dopo; si occupa quasi esclusivamente del 900).
La disciplina non si sviluppata in un ovunque astorico e aspaziale, ma
sostanzialmente negli USA e a partire dagli USA (anche se non esclusivamente), tanto
che il grande studioso europeo offa arriv a scrivere che questa disciplina una scienza
americana.
Questo americanocentrismo vale per moltissime scienze sociali negli ultimi decenni:
riflette la forza delle universit americane nonch della lingua inglese, ma anche la
centralit degli USA nelle relazioni politiche internazionali (come nel 1919 era nata
nellallora centrale Inghilterra).
Ha inoltre diverse conseguenze sulla riflessione teorica:
Distorsione prospettica, che qualunque attore opera sulla percezione della realt,
aggravata dalleccezionalit (e dalla consapevolezza della propria eccezionalit)
dellattore Usa rispetto agli altri del sistema.
Ragioni della eccezionalit:
Potere di cui dispone: chi guarda la realt da una posizione di forza la vede in
un modo molto diverso da chi la guarda da una posizione di debolezza (caratteristica che
propria di tutti i sistemi dominanti in determinati contesti storici).
Isolazionismo americano: propria della cultura politica e dellesperienza
storica americana lidea di poter scegliere se e quanto impegnarsi negli affari internazionali
(es. 11 sett 2001: non fu solo una violazione dellinvulnerabilit, ma anche di una abitudine
allinvulnerabilit; la costruzione dello scudo antimissile risponde alla necessit di
ricostruire, subito dopo la violazione, il mito della impenetrabilit, della separatezza del
territorio americano dal mondo). Le altre potenze del passato (Francia, Germania, Russia)
avevano invece lidea della dannazione di non potere uscire dal recinto della politica
internazionale. In questo la prospettiva americana non somiglia a nessuna altra, e per
questo la disciplina cos come ora rischia di fornire unimmagine fortemente deformata.
DIVERSI APPROCCI ALLO STUDIO DELLA DISCIPLINA
Vediamo come si articolata nel tempo la politica delle relazioni internazionali, quali
sono stati i principali approcci nello studio.
Pu essere ripartita in molti modi al suo interno, ma qui seguiamo un criterio
temporale: esso pi efficace perch consente di guardare non un approccio accanto
allaltro in modo astorico, ma la successione degli approcci come successione di
problemi, di traumi che hanno avvantaggiato ogni volta approcci diversi.
Primo approccio: lIdealismo
La disciplina nasce nel 1919, lanno successivo alla fine della grande guerra, come
prodotto tipico della cultura, dei traumi, dei problemi, delle colossali disillusioni della
prima guerra mondiale (la cattedra istituita fu intitolata al presidente americano Wilson, e
il primo docente a insegnare International policy fu uno dei pi classici esponenti
dellidealismo).
leliminazione della guerra intesa come patologia dalla politica internazionale (lanalogia tra
guerra e malattia diventa dominante).
Questo implica che, come con ogni malattia, la disciplina cerca di curarla, si chiede
dove poter operare per eliminare la guerra dalle relazioni internazionali. Si possono
individuare 3 possibili risposte non mutualmente esclusive a questa domanda:
Problema della politica come tale: le relazioni internazionali sono divise tra loro
secondo la dimensione cui appartengono. Le relazioni internazionali sono in se bellogene,
mentre c un altro tipo di relazione che consente di vivere lambiente internazionale come
ambiente pacifico: le relazioni economiche (Questa concezione ereditata dal secolo
borghese dell800 e dalla tradizione illuminista). Commercio come concetto cooperativo,
che consente di entrare in comunicazione indipendentemente dalle proprie identit (v.
Conquista e usurpazione di Benjamin Costant, del 1814: opposizione tra guerra e
commercio posta in termini radicali, afferma lidea che il commercio rende anacronistica la
guerra perch se investo in un altro paese non ho interesse a fare guerra con quel paese
perch colpisco il mio stesso investimento, la guerra diventa un cattivo affare). Questo
conduce alla retorica dellinterdipendenza economica come elemento debellizante della
politica internazionale. Per debellare la guerra dobbiamo renderla un pessimo affare, e
lunico modo legare tutti i paesi in una rete di interdipendenza economica.
Struttura del contesto internazionale (risposta liquidatoria dellanarchia): quello
che fa si che il contesto internazionale sia bellogeno la sua struttura anarchica;
dobbiamo pertanto reinventare un governo mondiale, creare unagenzia che tolga agli stati
il diritto di fare la guerra (si collega agli avvenimenti successivi alla prima gm).
Qualit dei singoli stati: non sono i contesti ma gli stati ad essere bellogeni, e la
causa fondamentale della guerra la natura di questi stati. Viene ripresa la grande
polemica kantiana in favore dei regimi democratici: dobbiamo eliminare i paesi che
portano la guerra, unanarchia internazionale buona se gli stati sono democratici. La
polarit tra stati che vogliono o meno fare la guerra (v. ripresa in modo caricaturale
dalamministrazione Bush; i neoconservatori non son che degli iperrealisti, e non a caso
vengono dalla sinistra libertaria americana). La pace un prodotto della natura dei regimi
politici. La democrazia la chiave (v. politica estera americana in Medio Oriente, che
punta a trasformare dallesterno i sistemi politici interni; politica seguita dai paesi europei
nei paesi balcanici negli anni 90: il vero obiettivo era abbattere Milosevich). Questa
soluzione al problema guerra dallidealismo continua a pesare enormemente col nostro
modo di guardare ai problemi internazionali.
riformarla in toto nel termine pi radicale possibile: progetto di eliminazione della coppia
attorno ala quale aveva ruotato tuta la riflessione politica del passato: la coppia anarchia
(nazionale)-guerra (e sua ineliminabilit). Questo il progetto, e in gran parte il contenuto,
dellidealismo.
II approccio: realismo. (anche se sopravvive in parte anche lidealismo).
Anche questo nasce per effetto di un colossale trauma storico: il fallimento dei
progetti anche istituzionali dellidealismo precedente (fallimento delle politiche di
appeacement, meccanismi di sicurezza collettiva nei confronti delle grandi potenze).
Dimostra di non essere in grado di mantenere la premessa fondamentale di evitare una
nuova guerra (II gm come screditamento definitivo dei progetti idealisti). Anche dopo
lidealismo tenta di ripartire (v. nascita dellONU e idea che le grandi potenze vittoriose
avrebbero potuto gestire insieme questo sistema). Quando anche questo rilancio fallisce si
afferma il realismo (v. scoppio della guerra fredda e fallimento di qualunque modo di
regolazione internazionale).
La grande questione storica che viene posta al realismo non ottenere la pace ad
ogni costo (muove dalassunto che la guerra ineliminabile) ma evitare le guerre
che possono essere evitate e vincere quelle che non possono, come evitare le
guerre che non opportuno combattere (es. come far funzionare la dissuasione
nucleare). In base al cambiamento del problema cambiano tutte le soluzioni e tutto
il linguaggio.
Il realismo rimette al centro delle riflessioni la questione politico-militare, che
resta preponderante sulla questione economica in una situazione di anarchia
internazionale (la crisi militare costituisce un lampo di luce sulla realt, svelando tutto).
Secondariamente, Recupera il concetto di sicurezza nazionale. Non possono
funzionare i sistemi di sicurezza collettiva (funziona solo per le piccole potenze o i paesi
minori, non le grandi potenze o i loro alleati, perch quando queste entrano in gioco i
sistemi di sicurezza collettiva si fanno da parte). Si concepisce comunque 1 forma di
cooperazione, e cio il fenomeno delle alleanze (forme di cooperazione esclusiva, a
differenza dei sistemi di sicurezza internazionale).
Infine, (v. ragione del fallimento di Bush) il realismo oppone in modo durissimo
alla sensibilit del discorso idealista una totale indifferenza per le caratteristiche interne
degli attori (v. Waltz aspetti riduzionistici): quello che conta come distribuito il potere
(occorre essere parimenti o pi potenti per imporsi su uno stato). Non basta esportare la
democrazia, perch il sistema crea sicurezza indipendentemente dalle caratteristiche dei
paesi.
(19 gen. 2009)
Singole politiche estere: la guerra uno strumento della politica estera; non
serve solo a sanzionare collettivamente qualche violatore, ma a perseguire linteresse
nazionale, legittima quando no ci sono strumenti migliori (La guerra extrema ratio,
ricorso di ultima istanza). Sembra essere, per la nostra cultura, una formula permissiva,
che accetta la guerra. In realt allo stesso tempo un forte elemento di costrizione: alla
guerra si pu ricorrere SOLO quando in gioco linteresse nazionale, ma per nessuna
altra ragione. Waltz e altri autori realisti si sono opposti a tutte le guerre degli ultimi anni
(Iugoslavia, Iraq, perplessit sulla guerra in Afghanistan) perch sono guerre stupide
perch inutili, inutili perch non coerenti con linteresse nazionale americano (linteresse
americano non in gioco quando in gioco il regime interno iraqeno! Non c nessuna
ragione per esportare la democrazia).
Questa una delle principali rotture interne allamministrazione Bush (padre
vs. figlio: il padre aveva amministrazione repubblicana coerente con questa
idea; il figlio, conservatore, si discostato da questa visione, con lidea che
la guerra si possa fare anche per migliorare il mondo). Questo diverso
approccio ha impatto anche sul modo di fare la guerra: entrambi hanno
condotto la guerra contro lIraq (stesse condizioni generali). Qualche giorno
prima della prima guerra usc un articolo di Kissinger che disse prima di
cominciare la guerra dobbiamo avere chiari gli obiettivi. La ragione dichiarata
chiaramente falsa (violazione del diritto internazionale). La ragione molto
pi seria: importanza del golfo persico e presenza, li, di un attore tropo forte
(Saddam) che rischia di conquistare legemonia politica-diplomatica di quel
territorio. Lobiettivo allora quello classico del discorso idealista: riportare
lIraq al giusto peso, in modo che no sconvolga la nazione. Allora ci sono 2
rischi : concludere la guerra troppo presto (lasciando lIraq troppo forte;
occorre insistere finch il potere non ridimensionato; questo rischio era
chiaro) e concluderla troppo tardi (Iraq lasciato troppo debole, con la
conseguenza che si rafforzer troppo l0iran, come la dinamiche della
regione). Lamministrazione di Bush padre segue alla lettera questa
raccomandazione, come no fece bush figlio.
Immagine del tempo: anche qui, rappresentazione specularmente opposta a
quella delidealismo (=auspicabilit di una cesura vs. continuit, immutabilit della politica
internazionale).
Questo tema sato declinato in modi totalmente diversi:
Il discorso realista resta dominante per molto tempo, senonch gia allepoca del
bipolarismo e a maggior ragione oggi inizia a essere sfidao (con efficacia diversa) da
alcune repliche, che sono reazioni a grandi vicende a grandi traumi storici dle 900.
La prima replica si diffonde meno che altrove nelle relazioni internazionali (pesa il
carattere americanocentrico della disciplina): met anni 60: replica delle teorie radicali, o
neomarxiste. Il contesto storic degli anni 60 fa i conti anche con la vicenda della
decolonizzazione, cui si rivolgon queste teorie (molto piu che alla guerra fredda):
disincanto, scoperta evidente che il raggiungimento dellindipendenza dal dominio formale
delle potenze occidentali, non rea sufficiente, restavano altri segmenti di dominio
informale. Si propongono di spiegare che cosa tenga in piedi larchitettura delle
disuguaglianze internaz, una volta venuto meno il dominio formale territoriale. Mettere al
centro questo problema significa introdurre un ulteriore elemento di trasversalit: da un
lato acettano il discorso idealista (occorre quardare alle relazioni economiche piu che
poltiche), dallaltro le relazioi economiche cambiano totalmente di segno (interdipendenza
economica non come promessa di armonia, ma come luogo del conflitto), in questo senso
c vicinanza col discorso realista (per comprendere il contesto sociale bisogna guardare a
dove il conflitto, chi soddisfatto e chi no, le diseguaglianze). Spezzare il rapporto di
diseguaglianza su cui si fonda il sistema capitalistico mondiale (il sistema mondo di
wallerstein la diseguaglianza). Qui vengono le soluzioni:
Rivoluzioni (o la rivoluzione nel suo complesso)
Opzione dello sganciamento (per ottenere lo sviluppo ecnomico occorre uscire
dal capitalismo mondiale, che un sistema di riproduzione delle disuguaglianze, se vi
entro sono spacciato).
Al di la delle socuzioni, questa teoria ci da contributi utili anche oggi:
Complica la rappresentazione della poli nt del 900: al centro della
rappresentazione del mondo c il conflitto nord-sud, o centro-periferia (dicotomia aricchita
da una semiperiferia piu fluida), non piu logica est ovest. Questa immagine ci interessa
perch viviamo nel periodo di totale esaurimento dela dicotomia est ovest, percui le tracce
di questa teoria sno rintracciabili.
Per studiare il sistema mondo (wallerstein) queste teorie reintroducnono una
dimensione di lungo periodo, che era una vittima del discorso idealismo (centrato su cosa
avrebbe potuto essere finalmente, una volta emendato il sistema dal passat) e realismo
(irrilevante, perch la pol internazionale immutabile). Lungo periodo come chiave di
lettura necessaria per capire perch il sitema mondo si regge strutturalmente su questa
disuguaglianza va ricostruire tuta la vicenda (formazione e consolidamento delle
disuguaglianze). Non ci sono relazioni di potere nuove e fragili, il tessuto delle
disuguaglianze precedeva i sistemi coloniali (altrimenti sdarebbero scomparse).
LA vicenda la stessa di westfalia, ma guardata attraverso il rapporto
delleuropa con il resto del mondo.
Per linteresse che hanno alla decostruzione del sistema capitalistico mondiale,
pongono il prblema dei rapporti inevitabili tra conflitti interni e internazionali. Individuano
dei luoghi di connessione: v. teoria latino amreicana della dependencia v. anche
cambiamento nella terminologia non piu interdipendenza), in cui gioca un ruolo
importante la borghesia compra dora (soggetto interno, beneficiario dellordine economico
e sociale; ma anche parte organica del sistema capitalistico, deve il proprio ruolo
llesistenza del sist int nel suo complesso! allora il conflitto interno diventa
internazionale, perch colpisce lordine internazionale; anche viceversa ogni conflitto
internazionale contro la borghesia indebolisce i singoli soggett). V. regimi islamici oggi:
attaccano gli americano per colpire la monarchia saudita corrotta (i regimi apostati della
regione) e viceversa.
Grazie alle istituzioni si abbassano i costi di accordi internazionali (si sa gia
chi sono gli interlocutori, le procedure su come trattare, sistema di accordi gi esistente su
cui procedere).
Esiste una sola gerarchia del potere nellambiente internazionali? O tante gerarchie
quante sono le dimensioni del potere internazionale?
I realisti dicono di si (gerarchia del potere militare; per questo definiamo il
sistema di oggi come unipolare e quello di ieri come bipolare-),
gli istituzionalisti dicono di no (lo stesso contesto storico pu essere unipolare
sula dimensione militare e multipolare su terreno economico commerciale, anche culturale
pluralit di gerarchie).
Ist liberlai e realisti sono daccordo sugli assunti di fondo del sistema internazionale:
anarchico, dallanarchia derivano conseguenze rilevanti per gliattoi, epr comprendere la
poli nt e le singole pol ester occorre considerare gli stati come egoisti razionali (calcolano
in modo egoistico i propri comporrtamnenti; secondo i realisti porta al problema della
sicurezza; sec gli ist le istituzioni servono perch al loro interno gli attori calcolano i prorpi
comportamenti in modo diverso).
il costruttivismo diventa un approccio molto forte nel corso delgi anni 90: c un
trauma:
da una lato culturale -diffusione del post-modernismo in architettura, arti,
scienze sociali, storia, e infine rel int: fine delle narrazioni, epoca di metiicciato, ecc.
questa corrente culturale, o sensibilit (piu diffusiva) ,nel campo delle rel int si incontra con
il discorso della costruzione e decostruzione continua della realt, v. dopo
sgretolamento dellunione sovietica: grande imprea di costruzionee
decostruzione della realt, dove tutto va ripensato.
Il costruttivismo mette laccento sul ruolo delle istituzioni (v. istituzionalismo): dopo il
collasso dellordine bipolare, come reinventare lordine? Attraverso le istituzioni (quali ue,
ma ce ne vogliono altre). Danno ancora pi importanza alle ist: non sono solo arenen in
cui gli attori si comportano in modo diverso, ma cambiano lidentit stessa degli attori (non
I cost arrivano a scrivere che quello che vale per gli interessi vale anche per
lanarchia (Alexander Gwen, maggior esponente: lanarchia qello che gli stati fanno
dellanarchia). Lanarchia non costringe gli attori ad essere egoisti e paurosi, ma pu
produrre altruisti generosi.
Il costr sembra ricongiungersi cos allidealismo (critica forte al costr, di non essere
stato propositivo);
linguaggio dominante in europa in questi anni (v. annate degli anni 90 e oggi di due
riviste europee importanti: Millennium e European journal pf International relations).
2 temi centrali:
Fattori culturali come potenzialmente bellogeni, centrali, criticano real e ist per la
scarsa importanza data ai fattori culturali.
Importanza degli attori non statuali: non partono dal presupposto stato-centrico
dei realisti e istituzionalisti liberali, ma centralit degli individui e degli attori subnazionali.
Dibattito oggi:
LA POLITICA INTERNAZIONALE
Abbaimo visto gli aspetti comuni della poli nt in ogni contesto, per capire come si
distingue dalla politica estera,
Ora la domanda : come distinguere n contesto internazionale da un altro. Cosa
occorre guardare per comprendere come fatto un contesto internaz, diversamente dagli
altri?
Abbiamo una conoscenza intuitiva di questo (sappiamo che il conti nt oggi diverso
da quello della guerr fredda), appare evidente che si in un cont nt nuovo; in questi casi
che fondamentale analizzare il contesto. Da 15 anni a questa parte tutti i governi sono
alle prese con questa questione: capire come fatto il contesto internazionale oggi, per
sapere quali obiettivi porsi.
Per trovare dei criteri occorre innanzitutto porsi le domande giuste. Quali sono le
cose basilari che occorre sapere per capire cos un conti nt?
1 criterio: potere; prediletto da realisti e radicali, ma che cmq on pu mancare in alcuna
riflessione teorica.
Metterlo per primo non significa che sia lunico e che gli altri ne siano solo
maschere: il potere centrale ma non tutto. Lo mettiamo per prima perch senza
sapere la distribuzione del potere (e chi ne soddisfatto e chi no) impossibile capire un
contesto internazionale. Il riconoscimento del potere come dimensione primaria c da
sempre nella riflessione politica, soprattutto internazionale (perch una situazione di
mancanza di governo che possa controllare gli abusi e ricalibrare le disuguaglianze di
potere, le diff sono destinate inevitabilmente a pesare di pi.
Proprio il potere al centro della riflessione di Tucidide, ed centrale nei testi di
Waltz e Gilbin.
deboli questo si traduce in vincoli imposti da altri, promessa delle ricompense e terrore
delle punizioni (hobbes) il linguaggio delle disuguaglianze di potere, degli stati pi forti
(degli usa oggi).
La diseg. Nella distribuzione di potere non spiega solo perch c sempre una
certa quantit di ordine, ma spiega anche la cosa che ci interessa d pi, cio perch al
mutare della distribuzione di potere, i sistemi internazionali sono diversi. Lordine int
cambia secondo la distr del potere. La distr del potere la prima cosa che diff un sist int
da un altro (v. sist int del prima 45 e dopo 45; guerra fredda e oggi il potere distribuito
diversamente: nel 1930 le superpotenze erano 5, poi 2, oggi 1).
Tripartizione proposta da Aron (e ripresa da Bobbio) su come pu essere
distribuito il potere:
Quale il rapporto tra egemonia e ordine internazionale? Cosa fa
legemone regionale nella propria regione e globale nel sistema int? Legemone getta
vincoli, prestatore di ordine econmico e politico, entra in gioco come arbitro in ogni
conflitto (v. usa negli ultimi 15 anni: son stati lultima parola, in senso militare, in tutte le
situazioni di crisi globale, es. guerra in bosnia: sanzionano alcuni comportamenti e ne
approvano altri; sonoi protagonisti continui dela democrazia, v. firma delle paci degli ultimi
anni sempre negli usa. Gli usa son ossessionati dalla paura che lorgoglio di questo ruolo
egemonico li condanni alla paura del ruolo desolante e autodistruttivo di pompieri del
mondo, paura di trovarsi di fronte a problemi che non possono risolvere. Al quaeda gioca
sul fatto di continuare ad aprire fronti, costringendo lamerica ad intervenire su troppe
questioni, a scegliere se fare tutto da soli dissanguandosi o litigare con gli alleati perch
facciano di pi. Se questo ci che legemone fa, allora la prognosi di fine degli ordini
egemonici : il declino dellegemonia comporta il declino dellordine internazionale (v.
esempio storico, al quale gli usa guardano continuamente, del declino contemporaneo e
parallelo dellegemonia bitannica e dellordine che era fondato su di essa: al declino
relativo delling altri crescono pi velocemente, usa ger giapp- succedono le sfide
soggetti si permettono di sfidare la gb v. leggi navali tedesche, scontri diplomatici avviati
dagli usa-). Gli usa temono oggi il proprio declino come lo temevano alla fine degli anni
70. declino egemonia = declino ordine.
Questa idea stata il codice ripetitivo ricorrente della Gran Bretagna per
tutta let moderna e contemporanea (GB autodefinitasi come potenza riequilibratrice
dellordine nel continente). La GB si butta nel continente prendendo liniziativa di stringere
la coalizione antiegemonica.
Occorre non confondere equilibrio e uguaglianza: lequilibrio sempre tra
poche potenze, gli altri paesi non contano (politica internazionale ha natura sempre
oligopolistica).
Relazione egemonia-equilibrio:
completamente altri, inserire cose che non ci sono (i concetti teorici, v. il concetto stesso di
sistema). parsimonia.
Ora si riesce a rispondere alla domanda (ci sono vari modi) di prima
(differenze tra 1930 e 1950): nel 50 c una sola grande competizione ideologica
internazionale; nel 50 ci sono 2 grandi ideologie in conflitto tra di loro; waltz risponde in un
altro modo (coerentemente con le ragioni di parsimoniosit): anni 30 sistema multipolare,
anni 50 bipolare.
Le alleanze
Definizione amico-nemico.
Unipolare: usa come unica potenza. Vediamo uno dei paradosso della condizione
attuale: sembra assomigliare pi al bipolarismo, mentre richiama molto di piu il
multipolarismo nel suo funzionamento. Il grado di incertezza esasperato.
V. tormento americano degli ultimi anni (domanda che si pone ogni attore
quando entra in un nuovo sitema internazionale): da dove vengono le minacce
fondamentali alla mia sicurezz anaz? Quali sono le partite e i competitori fondamentali?
Qui ci son le radici di due elle caratteristiche dominanti della politica estera americana
delgi ultmi 15 anni (e su cui si giudicher la presidenza obama):
Waltz parla di politica estrea capricciosa, senza orientamento strategico
definito, proprio perch si ha troppa libert e troppa forza (leccesso di forze un
problema), il rischio della pol estera americana sar la ricerca continua di nuovi obiettivi,
nuovi nemici; si pensi anche al modo di ragionare di commentatori e uomini politici: sar
linizio di una nuova guerra fredda? Si ricerca sempre il nuovo competitore.
Multipolari: la guerra pu essere di tipi molto diversi (v. diff macroscopica in termini
di intensit tra guerre napleaoniche e del 700, o tra Igm e guerre limitate dell800), ma c
una caratteristica comune: proprio perch le potenze giocano contemp su molti tavli,
tendendo a non investirvi tutto, c spazio per guerre limitate tra le grandi potenze. In altre
parole, non solo le grandi potenze possono combattere gerre brevi con poste limitate con
potenze piccole, ma si scontrano spesso tra di loro snez necessariamente inescare una
guerra generale.
800: assenza totale di guerre generali (secolo pacifico in confronto al 900), ma
frequenza di guerre localizzate (. Guerra di cirmea, che coinvolge molti ma rimane li;
impero asburico; francia vs germania umiliazione per la francia, ascesa per la germania,
ma anche in questo caso la guerra non significa guerra europea; 1878 turchia vs. russia
limpero ottomano come potenza discendente ma lo stesso important, ma non diventa
guerra generle).
La guerra diviene paradossalmente una sorta di ammortizzatore, pu servire a
correggere la distribuzione di potere e terriotorio senza pregiudicare il sistema int
nel suo complesso.
Bipolari: lo spazio per guerre limitate tra le uniche 2 grandi potenze si chiude
totalmente. escalation significava timore di non essere in grado di controllare la scalata
dalla guerra limitata alla guerra generale, e da un certo momento in poi la consapevolezza
che qualunque scontro ditretto tra le superpot avrebbe rischiato di tracinare lintero
sistema nello steso vortice (
data simbolo: 62 crisi di cuba: chiarissimo che uno scontro su un pezzo del
tutto marginale del sistema int, s una posta cos limitata, nel sistema guerra fredda non
avrebbe potuto essere limitato.
Questo produce una serie di conseguenze:
Le uniche guerre combattibili diventano quelle che non coinvolgono direttamente
le superpotenze, anzi la guerra diventa uno dei contrassegni inequivocabili della
condizione periferica.
Periodicamente le superpotenze vengono coinvolte direttamente in conflitti
armati (usa Vietnam, Russia Afghanistan) ma imparano la regola aurea: se una
coinvolta, laltro per intromettersi deve farlo per procura. Non c spazio per lo scontro
diretto, ma si pu fare indiretta finanziando i nemici del nemico
Multipolarismo: anche qui i gruppo delle grandi potenze resta relativamente
pivcocolo (poli nt sempre oligopolistica). Non solo, chiaro a tutti quale sia questo
numero: esiste una gerarchia del potere e del prestigio che sostanzialmente evidente
(es. belgio inconfondibile con francia nell800). C una soglia di accesso alta. Senonch la
soglia, per quanto alta, si pu raggiungere e superare (es. entrata tra 1860-70 di 2 nuove:
germania e italia generosamente riconosciuta-, e riusc a entrambe di superare la soglia)
perch giocavano sulla competizione tra le grandi potenze esistenti.
Prodotto del carattere anarchico del sistema internaz, per questo un grnde
elemento di continuit (e che a maggior ragione varia molto).
Alleanza = (tra le tante def, la piu semplice, proposta da Arnold Walkers)
promessa di mutua assistenza militare. Tutti termni della def forniscono informazioni
importnati.
Promessa esplicita: non siamo alleati quando forniamo o riceviamo assistenza,
ma quando la promettiamo esplicitamente (non c intuizione ma patto). Nella natura
stessa delle allenze c un sottinteso temporale rivolto al futuro. Elemento centrale la
credibilit (es. questo dubbio ha prodotto quansi tutte le tensioni delgi ultimi anni
nellalleana atlantica; v. dissociazione di De Gaulle, che rimporovera piu di tutto proprio la
credibilit degli usa: quando urss lanci lo sputnik gli auropei cominciarno a dubitare della
promessa americana ci difenderanno anche a costo di pregiudicare la propria
incolumit?-).
Militarit dellassistena: distingue le alleanze ad tutte le altre forme di
cooperazioni internazionali (le allenze hanno a che far con la possibilit della guerra).
Esse sono state travolte dalla corrente eufemistica di fine 900: oggi taccionp sulla natura
militare, si definiscono sistemi pacifici, ma no nhanno senso se non in senso militare.
Questo un elemento che da forza sta diventando debolezza dellalleanza atlantica: ha
deciso dopo la gf di trasformarsi totalmente in un sistema di sicurezza collettivo, come
grande paniere europeo cui prima o poi saranno ammessi tutti; questa promessa stata
presa sul serio dalle opinioni pubbliche soprattutto dai paesi dellest-, e cos abbiamo
visto lallargamento, non certo come sistema di sicurezza collettivo ma come alleanza, che
non sar mai aperta a tutti cfr. allurss-. Questa differenza d percezioni crea problemi (lo
vedremo piu avanti).
Vediamo gli elementi fondamentali dei passaggi tra diversi sistemi:
dinteresse). Le alleanze in altre parole sono strutturalmente flessibili (si fanno e si disfano
continuamente). Questo conferisce anche il problema centrale: questione parallela alle
alleanze il rovesciamento delle alleanze. Il rischio di rottura, perch si decide di fare
diversamente, fa si che la pol delle alleanze sia dominata dalla commisurazione tra 2
rischi: intrappolamento e abbandono. Per evitare il rischio di essere abbandonati,
dimostrando di essere un buon alleato, si ha lincentivo a seguire lalleato nei suoi conflitti
e nelle sue difficolt per risultare fedeli. Il rischio per finire intrappolati in conflitti che
non interessano solo per salvare lalleato. Per ridurre questo rischio si pu adottare una
politica di prudenza nei confronti dellalleato, per si aumenta il rischio dellabbandono,
lalleato pu dubitare di noi e farcela pagare nel prossimo conflitto (es. Negli ultimi anni si
rimproverata allamm bush una cosa legittima: bush si pone contro la nato, affermando
che le alleanze devono essere coalizioni di volenterosi, la missione che detta la
coalizione, e o viceversa rumsfield-. Questa posizione, dichiarata indecorosa dagli altri,
in realt un ritorno alla normalit della politica internazionale).
Sistemi bipolari: cambiamento drastico. Non c possibilit di rovesciare
lallenza, non c alcun grado di flessibilit, raramente si liberi di scegliere se entrare o
no, una volta dentro non si pu uscire per entrare nellaltra, anzi non si pu uscire affatto
(es. occasione finale dellintervento sovietico in ungheria, quando usc dal patto di
varsavia). Non a caso le alleanza vennero rinominate: il passaggio da grande potenza a
superpotenza parallelo al passaggio da alleanza a blocco (esprime la totale chiusura di
qualunque margine di flessibilit). Paradosso: data le rigidit degli schieramenti, da
contrappunto c una crescente flessibilit di strategie; non c il rischio di essere
abbandonati, e questo comporta che gli alleati hanno avto margini di libert inimmaginabili
nella scelta delle loro plitiche (es. 56 crisi di suez: gb e fr sanno che gli usa non sono
daccordo con la loro politica verso legitto di nasser, e sanno che attaccandolo avranno
lopposizione usa; malgrado ci lo attaccano, perch sperano di giocare con gli usa una
politica di gioco compiuto. Ma gli usa intervengono insieme allurss dicendo a fr e gb di
ritirarsi, umiliando pubblicamente i propri alleati. Queste 2 cose nei sistemi multipolari
avrebbero significato la fine dellalleanza; qui invece si da per scontato che qualunque
cosa accada lalleanza rester in piedi, perch gli alleati non hanno alternative). C
grande azzardo ma anche il rischio dellintrappolamento (es. de gaulle sulla crisi di cuba
62: gli usa sono stati liberi di decidere, noi eropei non abbiamo avuto parola. Ma se la crisi
fosse andata diversamente, sarebbe stata leuropa a subire la guerra nucleare: si sarebbe
stati intrappolati).
Sistemi unipolari: si rivela anche qui una condizione paradossale, ibrida. Esiste
un forte incentivo ad allearsi col pi forte, ma qui c un problema che deriva dalla
configurazione stessa del sistema: non c pi un interesse indubbio, un obbligo, da parte
del piu forte a dare ai paesi piccoli e medi quello che chiedono. La promessa non pi
credibile, perch non nellinteresse strategico del piu forte mantenerla (es. nella gf era
nellinteresse usa mantenere il dominio sulleuropa occidentale). Questa stata la prima
volont dichiarata dallamm bush: non c piu alcuna ragoine di sentirci costrtti ad
occuparci di ci che riguarda gli europei.
Sistemi multipolari: gli interessi non sono sempre condivisi, ma qui si possono
scambiare (es. ger: interesse fondamentale lopposizione allimpero asburgico) ..
Sistemi bipolari: (es. dialettica ei rapporti tra alleati nei 2 blocchi) gli alleati non
condividevano tutti gli interessi, cerano interessi che ciascun alleato perseguiva per conto
propri (es. suez: linghilterra e fr doveva mantenere il suo impero coloniale). Qui ci che
viene messo in comune ci che tutti gli alleati considerano il piu importante (es. gf: tutti
gli alleati concordano sul contenimento dellurss). Linteresse comune il piu importante, e
questo rende piu facile sacrificare gli interessi secondari.
Sistemi unipolari: cambiamento molto significativo, perch bisogna essere
accorti verso le promesse, che fa si che lalleanza atlantica non sia affatto la stessa di
sempre (come dicono tutti i governi membri). V. formula di apertura dei vertici nato:
riconoscimento del principio costitutivo dellalleanza la sicurezza indivisibile, quella di
uno la sicurezza di tutti gli altri; le cose erano effettivamente cos; ma nel contesto
unipolare gli alleati si scambiano interessi diversi. Quello che oggi gli alleati chiedono agli
usa una massa di interessi diversi (es. partecipazione alla guerra del golfo del 61: non
per propri interessi, ma per avere in cambio qualcosa di diverso dagli usa, ognuno una
cosa diversa). Il venagli di richieste rivolte agli usa si va costantemente ampliando, e
questo un problema enorme per gli usa, perch devono soddisfare alleati che chiedono
cose diverse e speso in contraddizione (es. arabia saudita vs. israele, pakistan vs. india,
serbia vs. croazia, ecc). per reazione gli usa lanciano continuamente iniziative
diplomatiche (es. pakistan, negoziato di pace in medi oriente oggi), perch hanno
interesse di comporre questi conflitti, perch lunico modo per non dover soddisfare
richieste contraddittorie.
Struttura organizzativa delle alleanze (le alleanze sono diverse quanto a grado di
istituzionalizzazione):
Sistema multipolare: alleanze flessibili, tendenti a sciogliersi a scopo raggiunto.
Ecco perch sono fino in fondo promesse: non hanno alcuna struttura organizzativa.
questa la condizione normale delle alleanze. Noi siamo abituati allalleanza atlantica, che
in realt molto atipica come alleanza, perch permanente, ha burocrazia, ecc. (es.
alleanze durante la 2 gm: non esistevano comandi integrati, e questo ha pesato sulle
vicende militari: gli alleati non dovevano consultare gli altri prima di agire iniziativa italiana
nei balcani-).
Waltz: nel suo libro questa dimensione assente, e lui lo dice: se voi cercate una
teoria che tenga conto del mutamento dovete cercarla da unaltra parte; fa unanalisi
essenzialmente statica.
Vista oggi, questa scelta pu sembrare assurda: sviluppare una teoria delle
relazioni internazionali che non comprende il tema del mutamento. Questo tema entra a
partire dagli anni 70. Come si spiega? Relazionando contesto storico con elaborazione
teorica: in quel contesto storico (guerra fredda) il mutamento appariva impensabile.
Quando scriveva Waltz (79) lidea che il sistema bipolare potesse venire meno era
impensabile, perch lunico modo in cui poteva avvenire era una guerra nucleare tra le
due superpotenze (fine del bipolarismo avrebbe coinciso con la fine del sistema
internazionale, o peggio con la fine dellumanit).
Noi viviamo nella condizione opposta: sappiamo molto poco dellattuale contesto
internazionale (nonostante tutti i criteri: potere tempo spazio cultura), ma quello che
sappiamo che proprio un sistema internazionale di mutamento (opposto al bipolarismo:
binomio escalation-immutabilit). Nel dibattito degli ultimi 15 anni il termine pi usato
forse transizione: espressione che mette al centro della nostra comprensione della realt
attuale il tempo, il mutamento.
Non un caso che e teorie che si sviluppano dagli anni 70 si concentrano sul tema
dellascesa e del declino delle grandi potenze egemoni.
V. testo di Paul Kennedy: pone questo tema guardando alla GB, ma volendo
mettere luce su ci che sta accadendo agli usa.
V. testo di Gillpin: molto pi ricco di altre riflessioni su questo tema a lui
contemporanee, perch non si occupa solo di ascesa e declino delle grandi potenze
(anche se il tema centrale), sa che c molto di pi; consapevole che questo solo un
tipo di mutamento internazionale, ma ce ne sono altri. Ha un problema teorico-politico:
come rallentare (perch evitare impossibile) il declino? Sa che il problema dellAmerica
ora questo. Fa la scelta opposta a Waltz: anzich teorizzare nel vuoto storico, guarda al
comportamento che hanno avuto le grandi potenze in passato per affrontare il declino. Il
riferimento storico anche qui la GB (al cui declino succeduta lAmerica).
Da allora diventa il problema centrale della politica estera americana (v. Nixon,
Clinton, G. Bush, lo sar anche per Obama): come gestire una condizione egemonica che
inevitabilmente tende a entrare in declino? Come renderla economicamente sostenibile?
G. Bush, allinizio della sua carriera, ha lobiettivo di tagliare gli impegni
americani allestero, essendo pi selettivo.
Obama pone la questione in termini diversi: cercare di coinvolgere il pi
possibile gli altri nei costi dellegemonia, ridistribuire meglio i costi dellegemonia.
Nel libro di Gillpin vengono analizzati 3 tipi diversi di mutamento (per natura e per
intensit):
Es. 89-91: cambio del governo stesso del sistema internazionale, da bipolare a
unipolare.
Mutamenti di questo tipo avvengono quasi sempre tramite la guerra. La guerra
che va a mettere in gioco il governo del sistema (la cui posta in gioco chi
governer il sistema, in nome di quali principi) non una guerra normale, una
guerra generale o per legemonia, chi vince prende tutto. Guerre di questo tipo
sono lequivalente internazionale della rivoluzione; sono guerre costituenti, o guerre
fonte (Bobbio) dellordinamento successivo.
I contesti internazionali sono diversi tra loro non solo per come il potere
staticamente distribuito, ma anche a seconda che la distribuzione sia costante o entri in
discussione (alcune potenze entrano in declino, altre crescon; questo ha reso instabile il
sistema di fine 800: sia allinizio che alla fine c multipolarismo, ma alla fine sono chiari i
segni di sgretolamento, perhc ci sono paesi in decliono GB- e altri che stanno
crescendo _ger, usa, giapp-: il numero degli attori non mutato, ma il tipo di distribuzione
del potere tra di loro comincia a entrare in una fase di sgretolamento).
Cos risolve Gillpin il problema della stabilit: il dibattito teorico finora ha sbagliato a
porsi il problema in termini di comparazione statica tra sistemi (sono pi stabili
questi o quelli?); in realt la stabilit muta allinterno dello stesso sistema.
Es: fine 800 primo 900: esempio storico di grande rilievo.
Guerra del Peloponneso: Gillpin riprende la spiegazione di Tucidide: siamo
allinterno di un sistema bipolare, ma la guerra non deriva dalla struttura del sistema ma
del fatto che il polo pi potente (Sparta) vede che Atene sta crescendo , e attacca (sorta di
guerra preventiva). in gioco la relazione di potere tra i 2 attori principali. Avviene una
redistribuzione del potere tutta interna alla configurazione strutturale del sistema, che
induce una delle due parti a far saltare la solidit del sistema.
Fine anni 80: si stava materializzando una situazione di questo tipo: ascesa di
Gorbaciov, appare evidente che urss in declino irreversibile. Il sistema bipolare entra in
una fase di massima instabilit: si diffonde il timore di come reagir lurss (accetter la
sconfitta o reagir alla redistribuzione del potere che la vede perdente con una
rimilitarizzazione della politica estera). Il merito di Gorbaciov stato riconoscere che la
partita era finita, e non reagire.
Altra ragione il fatto che i 3 tipi di mutamento convivono continuamente nel nostro
attuale contesto storico (contesto successivo alla frattura del triennio 89-91), per questo lo
si chiama contesto di transizione.
Contesto di continui e quasi incontrollabili mutamenti di interazione (anche oggi
ci aspettiamo un aumento di essi). Una successione di guerre piccole per intensit (=
numero delle vittime militari e civili). Nel bipolarismo le guerre erano periferiche ,negli
ultimi 15 anni gli attori maggiori hanno riacquistato consuetudine alluso della forza
(mutamento di interazione molto profondo, che riguarda anche la sfera delle culture
politiche). Questi mutamenti hanno cambiato i rapporti tra stati ma anche la struttura
geopolitica dellEuropa.
Es. cambiamento del regime politico interno di diversi attori, che ha portato a
cambiamenti di politica estera.
Es. nascita continua di nuovi stati, e rischio di collasso di sempre nuovi stati.
Pochi temi hanno avuta attenzione come i failing states (stati al collasso), perch
comporta un vuoto politico per gli stati vicini.
Il nostro contesto vive le conseguenze del mutamento di governo del sistema
internazionale. Per noi europei il sistema dopo guerra fredda, ma questa espressione
fa perdere rilevanza a questo termine: siamo in un contesto di dopoguerra! E questa
natura pesa enormemente sulle questioni di oggi, che sono le questioni tipiche di
qualunque dopoguerra.
Nei rapporti con gli stati le democrazie non sono affatto pi pacifiche, non vero
che non fanno le guerre n che sono meno propense a iniziarle (sono al primo posto tra
paesi iniziatori di guerre negli ultimi 150 anni).
Dalle democrazie ci si aspetta piuttosto che non si facciano le guerre tra di loro
(propensione relativa alla pace).
Nei confronti degli altri tipi di stati sono invece molto propensi alla guerra, (v.
espressione stato canaglia), es. iran: dal 79 in poi le guerre sono state solo subite!
(dalliraq col sostegno di tutti i principali paesi); liran lunico che ha subito luso continuo
di armi di distruzione di massa.
Ci siamo abituati a considerare che certi stati esistono (Francia, GB, Spagna,
ecc.), e continueranno ad esserci (aspettativa fortissima) e altri non esistono e pertanto
non esisteranno mai (es. Bretagna al posto della Francia?).
I sistemi di recente costituzione non consentono queste aspettative>: il tasso di
natalit e mortalit degli stati altissimo (es. Kosovo tra 10 anni: non sappiamo cosa sar,
anche oggi stato riconosciuto da pochissimi stati; lo immaginiamo indipendente o come
protettorato internazionale permanente?; es. Palestina: non sappiamo se esister uno
stato palestinese o no non sappiamo chi saranno gli attori).
Dopo II gm c a decolonizzazione, con cui nascono tutti i sistemi regionali di
cui parliamo oggi (v. sistemi regionali africano ecc).
Dopo guerra fredda: nascono 25 nuovi stati e 2 nuovi sistemi regionali (Asia
centrale e Caucaso, che hanno 15 anni e sono nati da un fallimento).
Conseguenze del diverso modo di formazione dei sistemi interstatali:
Alcune si desumono dalle relazioni degli ultimi msi tra Europa, federazione ucraina,
georgia, ecc.
Altre differenze che pesano sono quelle di carattere simbolico: ogni unit
politica riflette la propria identit in tutti gli elementi simbolici (edifici pubblici, lingua
comune, ecc); questo perfettamente funzionale allunit, ma diventa un disastro ne
momento i n cui linsieme viene meno e le parti cercano di costruirsi identit separate. Ci
che avviene una rinominalizzazione, o al cambio di capitale (perch quello era un centro
imperiale riconosciuto e riconoscibile), o al ambio di lingua (es. togliere il cirillico e tornare
al proprio alfabeto): cercare di porre un discrimine simbolico che distingua la propria
identit da quella degli altri. Quando gli stati cercano di crearsi proprie identit sono
intralciati dalle identit precedenti (es. caso intrattabile dellidentit dei paesi arabi:
Saddam Hussein: da un lato c unidentit comune basata su una serie di memorie e
invenzioni lingua comune, memoria storica in larga parte comune, ecc-, quando viene
tradita la promessa inglese si formano tanti stati il cui problema principale crearsi identit
separate io iracheno come posso distinguermi da un qwaitiano? Io israeliano da un
palestinese?-; qui che nascono grandi conflitti). La risposta elementare sarebbe quella
del nazionalismo arabo, che per implica negare la identit dei singoli stati; questo si
cerca di farlo ricorrendo al passato preislamico, al proprio percorso storico anche molto
indietro nel tempo (es. Egitto riprende il passato faraonico; OLP che parla di nazione
palestinese e non pi di arabi di palestina).
Per definire i limiti di uno spazio politico ci sono diversi criteri, ma possiamo usare
per ora quello proposto da Aron: fanno parte di un sistema internazionale regionale tutti gli
attori che sono suscettibili di essere coinvolti in una guerra in quella regione.
Riassunto: abbiamo visto come lorigine dei sistemi internazionali continui a pesare sul
loro funzionamento; abbiamo guardato ad alcuni elementi che differenziano le origini di
alcuni sistemi; abbiamo visto le conseguenze che pesano in termini di instabilit su sistemi
regionali di nuova formazione:
(vista ieri)
Centralit della dimensione del potere nella teoria dei sistemi, nella distinzione tra
sistemi diversi nella politica internazionale. Questa teoria dei sistemi, che opera in totale
vuoto storico (non concepisce il mutamento), opera anche in un assoluto vuoto geografico
(non si sa dov il sistema). Non ha senso porsi questo problema perch il concetto di
sistema puramente teorico, non deve quindi riflettere una realt storica, ma essere
impiegato per spiegarla (Waltz: quando si parla di passaggio tra sistema multipolare e
unipolare non si dice dove stiano le potenze in questione).
Questa dimensione non pu pi essere ignorata:
Nellattuale contesto storico, diversamente da quello della guerra fredda, conta
enormemente il luogo in cui gli attori sono collocati: si riconosce che essere in un posto o
in un altro cambia (es. Italia: quando si interroga su come e dove fare politica estera, il
primo criterio impiegato la localizzazione della propria area di interesse, seconda della
provenienza dei propri principali problemi. LItalia mette al primo posto in questo i paesi di
vicinanza geografica v. presenza continua dellItalia nei Balcani-. Questo pesa
enormemente sulla politica italiana, sulle sue relazioni internazionali, sui suoi partner altri
paesi delleuropa meridionale, Francia e Spagna-).
Ci porremo varie questioni. La prima sul posto che ha avuto la dimensione spaziale
nella teoria delle relazioni internazionali.
Per un lungo periodo storico per lo spazio stato messo al centro delle riflessioni
sulla politica internazionale. Lo spazio infatti, insieme al potere, largomento centrale
della politica internazionale.
La prima interpretazione sui rapporti di potere quella di Tucidide tra Sparta e
Atene. Prima di farlo per egli riprende brevemente la storia greca, e afferma che la storia
di tutte le relazioni politiche internazionali una storia di talassocrazie (di egemonie
marittime).
Anche la storia europea moderna una storia tra potenze marittime e potenze
di terra (anche tuttora, v. USA come potenza marittima; URSS come potenza
continentale).
Com possibile che dopo tanta enfasi la dimensione spaziale sia stata
abbandonata nella seconda met del 900? Diverse ragioni:
Ragione di carattere politico-ideologico: reazione al modo in cui era stata trattata
nella prima met del 900 (es. lespressione geopolitica tuttoggi viene utilizzata
normalmente in Francia, ma non in Germania).
Ragione che ha a che fare con lo sviluppo tecnologico (in particolare militare):
con lintroduzione dellaviazione, la tradizionale coppia terra-mare sembra perdere
significato, relativizzata dalla nuova dimensione aerospaziale.
C, nel nostro modo di guardare la politica internazionale in termini di
interdipendenza, una indifferenza degli scambi economici alla dimensione spaziale (pi
linterdipendenza di tipo economico, pi perde rilevanza la dimensione spaziale).
Tutte queste ragioni sono venute meno con la fine del sistema internazionale
bipolare, e hanno fatto che la dimensione spaziale tornasse ad essere rilevante.
Perch ci interessa la dimensione spaziale? (considereremo alcuni elementi di
tensione):
In parte costruendo reti, in parte istituzioni, in parte narrazioni comuni, ogni contesto
internazionale produce le proprie regioni, spostandone i confini. Le regioni non sono entit
fisse.
Es. allepoca della guerra fredda il continente europeo viveva una condizione di
assoluta semplificazione: coesistenza di 2 grandi regioni senza precedenti storici (europa
occidentale e europa orientale), chiaramente divise dalla cesura della cortina di ferro. Con
la fine della guerra fredda queste regioni sono totalmente scomparse, mentre stimo
assistendo alla rinascita di contesti regionali (alcuni preesistenti alcuni nuovi; v. si parla di
europa centrale) che ahnno una serie di dinamiche proprie.
Es. il medio oriente attuale diverso da quello della guerra fredda: i confini che
cerano (finiva prima della Turchia, che voltava le spalle alloriente per chiudere col
passato ottomano) sono saltati (la Turchia tornata ad essere un attore mediorientale, v.
negoziati tra siria e israele). Con la fine delunione sovietica poi il medio oriente ha perso
tutto il confine orientale (si parla di greater middle east), con la conseguenza che le
questioni sono diventate pi sfumate e ambigue.
La produzione di regioni un fatto competitivo: si compete duramente per creare
certe regioni piuttosto che altre.
Es. disgregazione della Iugoslavia dopo la guerra fredda: sloveni e croati
impiegarono, tra gli altri argomenti (v. ruolo fondamentale dellaspetto simbolico) cera
quello di andarsene dai balcani, perch volevano rompere con la iugoslavia, perch la loro
era una storia di paesi del sud delleuropa centrale e non dei balcani.
Es. cosiddetto regionalismo asiatico: competizione forte da qlc ano tra processi
di regionalizzazione puramente asiatici (ASEA costituire istituzione regionale che
comprenda gli attori asiatici del pacifico) e processi che insistono sul carattere pacifico
della regione(APEC; vogliono includere paesi quali Australia, ecc). questi processi si
rifanno a diverse concezioni storiche.
Es. 2 tentativi (uno fallito) di costruzione di regioni:
lopinione della Germania di allargare sono a Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria. Solo
dopo i paesi dellEuropa meridionale (Francia e Italia) insistettero perch fosse esteso a
Slovenia e Romania (volevano un segnale forte di allargamento anche verso il sud).
Spazio come luogo della guerra e, contemporaneamente, luogo dei diritti
Spazio come luogo della guerra: Le guerre hanno sempre avuto come posta in gioco il
controllo dello spazio (non solo palco ma anche obiettivo del combattimento).
Lo spazio il luogo del controllo politico, e questo vero anche oggi, checch ne
dica la teoria politica (es. differenza tra strapotere americano vs. potenze del passato: gli
USA governano il potere mondiale ma non controllano pi dal punto di vista territoriale lo
spazio). Sebbene sia continuamente ripetuto che oggi lo spazio conti meno, questo
falso: le guerre continuano a essere combattute per il controllo dello spazio (es. questione
palestinese: la dimensione culturale non lelemento fondamentale e continuo del conflitto
cera anche prima di Hamas-, ma il controllo e la distribuzione della terra e non del
territorio! una definizione politico-giuridico della terra, ma qui la questione non il
territorio ma la terra, nel senso pi elementare della parola, come luogo nel quale si vive,
di risorse, terreno coltivabile, case, ecc-; es. guerre balcaniche combattute sulle rovine
della federazione iugoslava: alla base non c una distinzione territoriale, ma una
questione pi concreta e cio la distribuzione della terra allo spostamento del fronte
corrispondeva una cessione di beni, case, raccolti, ecc-; es. Kashmir: conflitto tra India e
Pakistan su un pezzo di spazio; es. guerra Iran Iraq per la conquista di una provincia).
Se questo vero, perch lo spazio cos spesso la posta in gioco dei conflitti? La
ragione fondamentale il fatto che lo spazio il contenitore di beni e risorse non solo
materiali di cui diversi attori vogliono appropriarsi (e possono farlo solo espropriando
laltro).
Quali sono queste risorse, cosa contiene lo spazio di cis rilevante per gli attori?
nuovi stati che si formano dalla disgregazione iugoslava si risolve attingendo alle identit
precedenti a Milosevic resta di essere serbo, ai kosovari di essere albanesi-. In questa
questione il Kosovo importante per entrambi: luogo di elezioni per il nazionalismo sia
serbo che albanese).
(solo delle grandi potenze) sfere di influenza: grande spazio per Schmitt
come versione 800esca delle sfere di influenza, con cui intende qualcosa come spazio
vitale per la politica tedesca nazionalsocialista. Lidea di grande spazio tedesca non una
eccezionalit storica, ma propria di tutte le grandi potenze del passati e del presente, che
hanno una tendenza a riflettere il proprio potere e il proprio prestigio in luoghi esterni a s
(v. contemporanea sfera di coprosperit giapponese aveva la stessa logica: grande spazio
attorno al Giappone che gli assicura sopravvivenza). Ma allepoca di questi grandi spazi
cera un altro grande spazio, lemisfero occidentale della prospettiva americana. Questa
pretesa viene formulata anche 15 anni fa dalla federazione russa: dopo la disgregazione
dellUrss la federazione adott un codice geopolitico fondato sullidea che il mondo non
fondata su un interno e un esterno. Distinguono ulteriormente esterno lontano (che segue
traiettorie proprie, mai stato parte della sfera di influenza proprie) e esterno vicino (come i
territori ex sovietici e dellex patto di Varsavia; lesterno vicino pur sempre esterno e
indipendente, ma su quei paesi c un tipo di interesse maggiore, come cortile di casa,
come lAmerica centrale per gli USA).
rapporto imprescindibile tra norma e spazio. S. insiste sul fatto che qualunque diritto nasce
da un radicamento spaziale specifico, nasce e non ha senso al di fuori di quello spazio; in
modo particolare qualunque diritto internazionale nasce da un .. giuridica che
lappropriazione della terra: prima si occupa una terra (atto primordiale senza il quale non
esiste il diritto) e poi la si divide (si opera una operazione giuridica).
Sono sufficienti 50 anni (met 500) perch questa linea sia sostituita da una
completamente diversa. Stabilita da nuovi protagonisti (GB, che insieme ala Francia sta
guadagnando posizione su Spagna e Portogallo). Le nuove linee globali (amity lines) sono
molto pi moderne: vengono stabilite tra le nuove potenze europee, che trattano tra loro
senza cercare pi alcuna legittimazione papale. Cambiano logica: non pi si proietta fuori
una divisione infra europea, S: le definisce come agonali perch prescrivono il fondamento
del modo europeo di pensare la globalit: dicono che le regole che valgono da una parte
non valgono dallaltra (da una parte diritto internazionale europeo v. dichiarazioni di
guerra, trattati per definire gli scambi di territori-, dallaltra tutto possibile v.
espressione beyond the line: oltre la demarcazione tutti i limiti nella competizione
vengono meno, c lo stato di natura di Hobbes, diventa possibile fare qualunque cosa
anche tra le potenze europee che non vivono stabilmente l). La misurazione centrata
sulleuropa, la separa dal mondo, ma crea 2 ordinamenti contrapposti.
Dovremo interrogarci sullevoluzione della nostra globalit, perch stiamo
assistendo a una sua ridislocazione (gli USA fanno fatica ad affrontarla, come unico paese
che possono fare una politica globale devono gestire questa trasformazione, v. tentativo
dela nuova amministrazione che deve cogestire questa amministrazione con gli alleati
perhc lunico modo in cui pu gestirla). Laltra ragione per cui importante ricordare
quest fasi che occorre ricordarsi dove quando e come avvenuto limpatto delleuropa
sul resto del mondo, per capire le dinamiche e gli sviluppi attuali dei paesi.
Prima fase di globalizzazione del sistema europeo: non un processo
omogeneo e universale dallinizio, ma discontinuo (fino alla fine del 700 sono pochi i pezzi
di spazio extraeuropeo inclusi nel sistema globale; la carte non minimamente globale,
ma al massimo atlantica euroamericana, con qualche propaggine nelloceano indiano e
pacifico filippine-).
Quella globalizzazione non somiglia alla nostra globalizzazione: una
proiezione di quello che avviene in Europa; le altre regioni non sono autonome ma
incorporate (guerra dei 7 anni come prima guerra mondiale della storia: viene combattuta
in vari continenti ma sempre dagli stessi 2 attori, Francia e GB).
nel corso dell800 che limpatto si trasforma in modo radicale: limpatto di
universalizza, si passa dal dominio costiero al dominio territoriale in profondit (piena
subordinazione), si passa da colonialismo informale a dominio formale (v. GB sullIndia);
altro indicatore delleccezionalit di questo impatto che fina ad allora le relazioni tra
Europa e altri paesi si ha penetrazione ma non imposizione delle proprie condizioni (sono i
governanti locali a imporre le condizioni, le gerarchie a cui gli europei possono muoversi;
v. sistema delle capitolazioni che coordina i rapporti economici: prima sono gentili
concessioni fatte dallimpero ottomano, poi diventano momenti di erosione del potere
dellaltro). nel corso dellottocento che i rapporti occidente-mondo nascono filosofie di
discriminazione esplicita dei non europei (pretesa di superiorit culturale e talvolta razziale
degli europei).
A fine 800 cambia qualcosa: lEuropa domina tutto, incorpora quasi totalmente il
mondo (con leccezione del continente americano), ma vi compresenza di spinte
contraddittorie molto significative:
manca di un linguaggio comune; c qualcosa che tiene insieme tutti i conflitti sociali
odierni (es. Chiapas, ecc) ma gli attori coinvolti non sanno cosa sia. Nel 900 invece tutti gli
attori che operavano erano convinti di stare combattendo lo stesso conflitto con le stesse
parole. Questo era il senso delle Internazionali, come fenomeno straordinario di
globalizzazione.
Tutta la politica internazionale del 900 stata una continua internai zone tra
dinamiche locali e globali (es. guerra fredda il massimo della globalizzazione strategica:
contesto strategico comune, se la guerra fosse scoppiata avrebbe investito tutto. Tuttavia
le dinamiche globali hanno continuato a incontrarsi con dinamiche regionali: quando gli
USA hanno armato il pakistan, lIndia lo avvertiva come una minaccia per la sua locale
guerra con il pakistan, non ne percepiva le dinamiche globali ma quelle locali. Gli USA
cercavano di imporre lo steso schema dappertutto patto mania degli anni 50: tentativo di
riprodurre la NATO regionalmente in tutte le regioni v. sud est asiatico, mediorientale nel
55: patto di Baghdad antisovietico. In realt questo distrugge il tessuto regionale, il trattato
non funziona perch i conflitti nella regione mediorientale erano altre e il tentativo di
impiantare una logica esterna non funziona, produce insurrezioni e colpi di stato).
Area regionale = no possiamo definirne i confini, ma posiamo definirle con una serie di
elementi: pezzo del sistema internazionale in cui la rete delle interdipendenze pi stretta
rispetto alle reti che continuano al di fuori dellarea; le relazioni tra gli attori sono pi fitte
(es. programmi per la circolazione dei saperi in Europa). Come si crea unarea regionale?
(come si stringono questi rapporti). Individuiamo 3 dimensioni:
Grado di continuit:
ci sono contesti internazionale in cui, senza assorbire completamente le identit
degli attori, tra i diversi sistemi regionali esistono forti elementi di continuit (es. sistema
internazionale bipolare: le diverse regioni restavano in parte autonome, ma solo in parte
perch avevano cose comuni: presenza degli stessi 2 attori ovunque veniva proiettata
lostilit globale tra di essi, i sistemi regionali erano autonomi ma subordinati alla vicenda
globale, gli allineamenti contavano fino l).
In altri il grado di continuit diminuisce o si erode del tutto (es. oggi: le
dinamiche regionali comprendono conflitti linguaggi e allineamenti diversi: non c
ideologia comune in medi oriente e America latina nonostante a stessa avversione contro
gli USA nel bipolarismo parlavano la lingua del socialismo misto a pacifismo-; questo
costituisce un problema per gli USA in quanto unico a poter giocare un ruolo fondamentale
in tutte le regioni: prima giocavano ovunque la stessa partita, oggi la partita globale non
c pi e per esercitare un ruolo globale devono esercitare tante partite quante sono le
aree regionali forte impiego di risorse militari e ideologiche, non possono parlare ovunque
di guerra al terrore v. errore di Bush estrema semplificazione-).
Modalit di collegamento tra le aree regionali (rilevante perch data per scontato
per molto tempo, ma tornata problematica oggi):
Centralit di una regione: un sistema internazionale collegato dal centro di
irradiazione di una regione che prevale sulle altre (es. guerra fredda: il grado di continuit
era dettato dalla prevalenza di una regione sulle altre; la globalizzazione stata
fortemente asimmetrica finora, ed stato questo a renderla possibile). Le 3 guerre globali
nel 900 (prima, seconda e guerra fredda) hanno avuto in comune la consapevolezza che
la guerra sarebbe stata vinta da chi avrebbe vinto in Europa. Dobbiamo per immaginarci
anche un sistema in cui non c una regione che detta la continuit alle altre: anzich uno
spostamento di centro (dallatlantico al pacifico) pu accadere una mancanza di centro,
una vera ridislocazione geopolitica che genera sicurezza. Lalterit culturale si tinge di
angoscia perch non viene osservata come gioco ma fatta propria da un soggetto che non
pi debole, che pu penetrare e plasmare.
DIMENSIONE IDEOLOGICA E CULTURALE
Li usiamo per ora come sinonimi perch hanno a che fare con la manipolazione di
valori e simboli, con fattori ideazionali (manipolazione delle idee).
Ma cosa centra questa dimensione? Per parlare della dimensione del potere ci
affidavamo alla teoria dei sistemi (e in particolare a Waltz). Waltz decide per parsimonia di
trascurare tute le dimensioni che non centrano con la distribuzione del potere, definendole
riduzionisti che (perch hanno a che fare con le caratteristiche interne degli attori natura
del regime politico, natura della cultura- che no conta con lanalisi che vuole fare). Questo
un sacrificio sorprendente, pi che del fatto che si operi in un vuoto storico e temporale
lanalisi di Waltz non percepibile il cambiamento perch non cambia la distribuzione del
potere, il sistema resta multipolare, ma avremmo una comprensione molto parziale; es. se
ci interessa solo la distribuzione del potere e dunque la successione di tipi di sistemi,
limmagine del 900 si incentra su 2 date: 45 multipolare a bipolare e 89 bipolare a
unipolare, e ci perdiamo 1917, 1933, la differenza tra prima e seconda gm: ci perdiamo i
sovraccarico ideologico e di conflitti di legittimit senza cui la politica internazionale non
pu essere compresa).
Terzo elemento: possibilit e facilit della comunicazione tra paesi simili dal punto
di vista ideologico e talvolta linguistico, perch non c il problema della traduzione in
senso lato, linguistico ma anche culturale (la stessa parola in un altro contesto acquista
altri significati, es. negli ultimi anni nel mondo arabo c grande richiesta di democrazia.
Questo stato uno degli argomenti portati da giustificazione a Bush per le sue politiche.
Ma risultato evidente che lopinione pubblica araba intende per democrazia non la
democrazia liberale, ma semplicemente il diritto di poter votare i propri rappresentanti, e
va dunque contro le elites non elette, che sono difese garantite e armate dagli USA). Il
problema della traduzione rende in un contesto come il nostro (eterogeneo) insostenibili le
relazioni. Democrazia per noi la democrazia liberale, e qualunque alternativa ad essa in
europa uscita screditata del 900. nel sistema internazionale della guerra fredda la parola
democrazia non ha avuto un significato univoco ma stato anzi il cuore del conflitto
ideologico (democrazia liberale vs. popolare) competizione ideologica sul richiamo alla
democrazia, che apriva il conflitto (anzich risolverlo come oggi).
Conseguenze ( giusta questa ripartizione?? Chiedi a Laura!!):
(forma della guerra) Ultima distinzione tra i 2 tipi di sistemi ( quella che emerge
con pi chiarezza perch pi devastante): la guerra cambia totalmente forma (non la
frequenza, ma proprio la sostanza). Entra in gioco la possibilit di porre limiti alla guerra, di
trasformare la guerra stessa in una istituzione: Aron: nella storia della politica
internazionale la guerra, la violenza, compare a volta come una istituzione regolamentata
(guerre 700esche, son guerre di manovra, in cui da u certo momento in poi si riesce a
evitare il confronto diretto) e altre volte come furia ceca (guerre civili di religione, 900
europeo). V. anche passaggio da guerre feudali a guerre comunali: si passa da una
ritualizzazione estrema della violenza (almento dal pdv immaginario) a esperienza della
violenza come massacro puro. Cosa cambia dal pdv dellespressione della violenza da un
sistema allaltro?
Cambiano tutte le determinazioni fondamentali:
Sistemi eterogenei: non c mai vera pace, la relazione tra assoluti estranei
di guerra permanente (non vuol dire combattimento permanente ma che quando non si
combatte si sta prendendo una pausa). V. questione pace-guerra in medioriente: hamas
non vuole firmare una pace (israele propone una tregua trentennale, che riconosce la non
violenza ma non la pace, e dunque lassoluta estraneit).
Restrizioni alluso della violenza (buone regole): una volta che si a in guerra,
anche legittimamente, non lecito fare tutto. Il diritto internazionale si sempre sforzato di
determinarle (non colpire civili, non usare certi tipi di armi). Queste restano, quello che
cambia il grado di tenuta di queste restrizioni nel passaggio da un sistema allaltro.
Eterogeneit: si va in guerra per non avere mai pi relazioni con lui, la posta
in gioco lannientamento politico (es. II gm, guerra fredda). Ma allora lidea che laltro
meriti il nostro stesso diritto appare implausibile fin dallinizio (v. reazione di stupore
davanti all11 settembre, a livello di vittime era la stessa cosa che in un contesto di guerra
bombardare le citt, ma qui colpiva discriminatamente obiettivi civili perch manca
totalmente il riconoscimento dellaltro).
Uso della violenza?:
Eterogeneit: pace come momento della resa dei conti (es. repubblica di
Weimar paga le conseguenze della guerra della Germania guglielmina). La guerra in un
sistema eterogeneo una guerra fino in fondo.
Semplicit o meno della distinzione tra guerra civile e guerra internazionale
(caratteristica principale):
Non significa essere uguali: nei sistemi internazionali omogenei non ci sono
soggetti che si somigliano in tutto, ch si riconoscono come perfettamente uguali; piuttosto i
soggetti pur riconoscendosi non uguali riconoscono che tra di loro ci sono tratti comuni
significativi, tali da stringere tutti in una cornice comune.
Es: sistema internazionale greco classico, 5 4 sec ac: un sistema pluralistico
composte da citt stato diverse, consapevoli e gelose della loro diversit (politica,
genetica, ecc). tuttavia in questa diversit c sempre la consapevolezza di appartenere ad
una civilt comune.
Es: sistema internazionale moderno westfaliano: sistema internazionale
pluralistico composto da stati diversi (da una punto di vista linguistico, culturale), anche qui
gelosi della propria diversit. Questi soggetti, pur non essendo uguali tra loro, avvertono
comunque un legame di somiglianza (tranne nei momenti di rottura interna, v. dopo).
Omogeneit e eterogeneit non sono 2 opposti, ma posti lungo un continuum: i
sistemi internazionali possono essere pi o meno omogenei o pi o meno
eterogenei.
La prima e pi importante, che al centro della riflessione di Aron (uomo del 900, e
che non riesce a smarcarsene), lappartenenza ideologica (somigliarsi dal pdv di ci che
si ritiene politicamente giusto, avere regimi politici simili, ispirarsi allo stesso principio di
legittimit). Aron ha in mente questo perch lEuropa dopo la rivoluzione bolscevica e
dopo la rivoluzione nazionalsocialista, dopo queste 2 rotture non c pi traccia di
omogeneit alinterno delEuropa. Anche allepoca della rivoluzione francese il sistema
internazionale diventa eterogeneo perch emerge un conflitto ideologico. Quello che
guarda Aron la rottura interna a una civilt: non scontro di civilt alla Huntigton (v. guerra
fredda come guerra civile occidentale), viene smarrito il senso dellappartenenza comune
(v. linguaggio: si rimprovera allaltro di essere barbaro, segno di non riconoscimento di
unappartenenza a una civilt comune). 2 particolarit:
Quando leterogeneit si insidia nel cuore stesso di una cultura, quello che
subentra uno scontro sulleredit di quella cultura (chi il legittimo erede? V. scontro tra
comunismo e liberalismo, e per certi versi anche nazionalsocialismo, come scontro su chi
fosse il legittimo erede della cultura occidentale; v. anche scontro sul termine progresso:
chi il depositario del progresso? Anche sul termine modernit). Eterogeneit
ideologica come scontro sulleredit (nello scontro di Huntigton non c niente di simile: i
radicali islamici che combattono contro gli USA non combattono nello stesso modo dei
comunisti negli anni 60, il patrimonio simbolico totalmente altro e non ha niente in
comune con quello del nemico, c una comunicazione quasi autistica tra i 2; v. messaggi
di Obama e Bush rivolti alle proprie opinioni pubbliche, non a quelle altrui, perch non
sarebbero stati capiti, diversamente da quanto succedeva negli anni 60).
Lappartenenza ideologica una scelta, manifestamente e apertamente.
mediata da altre cosa (appartenenza di classe, etnica, ecc), ma entro certi limiti, che
possono essere anche molto ampi: una scelta di abbracciare una certa ideologia. Viene
introdotta una dimensione che stata centrale nel 900: dimensione della reversibilit di
questa scelta: come si scelto di appartenere si pu scegliere di abbandonare lideologia
(abiura, che pu essere individuale v. crisi individuale- o abiure collettive v. oggi nella
nostra societ).
Ultima cosa importante, che pesa su molti conflitti (v. quello israelo-palestinese),
la memoria. Su questo si fa una serie infinita di confusioni. Siamo sempre stati abituati a
declinare il termine al singolare, e cos non capiamo cosa significa la memoria nella via
sociale. paradossale parlare allo stesso tempo di memoria e di multiculturalismo, perch
ciascuna cultura ha la propria memoria; il problema di un mondo multiculturale proprio
quello, se non di creare una memoria comune, almeno di conciliare le proprie diverse
memorie. La memoria dal pdv politico pu dare esiti diversi: portare riconciliazione (v.
chiusura delle guerre civili in Africa, costruendo una memoria comune di ci che
avvenuto), ma pu anche essere luogo di unirrimediabile lacerazione.
Da dove viene la memoria? in parte prodotto dellappartenenza culturale:
ciascuna civilt ha la propria memoria (v. nostro modo di periodizzare la storia, che
significa mettere in risalto certe cose e nasconderne altre, ammettere periodi di glorie e di
catastrofi). Tuttavia la memoria no solo un prodotto culturale, ma anche delle esperienze
individuali e collettive (es. vicenda della decolonizzazione non ha alcun peso sulla nostra
memoria collettiva: la dimensione post coloniale totalmente rimossa dalla comprensione
della maggior parte dei conflitti odierni; es. guerra fredda: fuori dallEuropa ha avuto un
grado di pervasivit infinitamente inferiore, era da prendere in considerazione ma non era
lunica cosa che contava).
Quando non si condivide la memoria spesso non si condivide neanche la
cornice di ci che si sta vivendo.
Es. conflitto arabo israeliano: uno degli esempi per eccellenza di come sia
difficile negoziare non solo perch manca la volont delle parti spiegazione di comodo
data dalla stampa-, ma perch le 2 parti interpretano gli eventi alla luce di 2 memorie
totalmente diverse, e che racchiudono 2 tra le memorie pi importanti del 900: Israele,
come noi, percepisce la storia attraverso la memoria della Shoa; il modo arabo la
percepisce attraverso la memoria della colonizzazione, dunque Israele non il paese dei
sopravvissuti ma la retroguardia delloccidente. Su questo non c composizione, una
divergenza fino ad oggi totalmente irrimediabile.
Es. minoranze russe nei paesi baltici, o in molte repubbliche ex sovietiche:
una minoranza tale quando non ha lo stesso accesso alle comodit. La prospettiva dei
paesi ospitanti la memoria storica della dominazione russa, tramite cui le minoranze
vengono percepite come retroguardie della vecchia maggioranza, oppressiva.
Questione israelo palestinese: una delle trappole mortali dei negoziati che
tutte 2 le parti si percepiscono come minoranze, come il soggetto debole e vulnerabile,
non solo perch non concordano sul tempo ma soprattutto sullo spazio della propria
vicenda: i palestinesi che vivono sotto occupazione israeliana percepiscono se stessi
naturalmente come una minoranza. Il confine spaziale del conflitto il confine
deloccupazione o dello stato di israele, e in questi confini non c dubbio che israele sia la
maggioranza. Il problema che israele ha una visione diversa: a israele non interessa una
pace separata con i palestinesi, perch il loro problema con tutto il mondo arabo, il
problema lintera regione, e nellintera regione israele la minoranza. Altra percezione
quella di Bin Laden: il confine del conflitto il mondo, perch il conflitto quello coloniale
tra occidente e oriente: allora io come musulmano sono minoranza (israele solo un
pezzo dellassedio). Tra queste non c una prospettiva giusta, se no quella de conflitto
delle prospettive, che pesa enormemente sul negoziato: se non si sa chi il pi forte non
si sa a chi spetta la prima concessione.
continente europeo: perch avviene nei paesi in cui la nazione ha preceduto lo stato, idea
di creare uno stato comune per tutti gli slavi del sud: si parte dalla comunanza etnica e si
ricava la concezione di stato-nazione).
Es. inclusione o meno della turchia nella UE: chi non vuole farla entrare dice che la
turchia non ha mai fatto parte di una cultura europea, e pertanto non pu fare parte di una
unione europea, questo un discorso puramente culturalista che viene sempre proposto
(v. Sarkozy). Poi c la contro risposta costruttivista: la turchia diventa europea nel
momento in cui entra nellUE, perch lidentit culturale p il prodotto del processo di
integrazione, e non viceversa.
24 feb. 09
LA DIMENSIONE ISTITUZIONALE
Breve sunto, perch oggi toccheremo lultimo criterio di distinzione dei sistemi
internazionali tra loro. Finora abbiamo visto 4 criteri:
Dimensione temporale;
Cos come abbiamo distinto sistemi negli altri criteri (unipolari, bipolari, multipolari;
globali, pre-globali; regionale, globale?; omogenei, eterogenei), vediamo che si pu
avere dimensione istituzionale pi o meno densa. Un modo di esprimere questo viene da
uno studioso inglese contemporaneo: anarchie mature e immature (matura anarchia
internazionale mediata dalla presenza di istituzioni efficaci). Vediamo infatti che ci sono pi
o meno istituzioni e che contano pi o meno sul comportamento degli attori.
Criterio pi complesso perch:
Quando sono trasversali ai rapporti di potere non funzionano (v. Onu quando
cerca di dettare la propria volont agli Usa).
Idealisti (subito dopo la I gm): le istituzioni sono fondamentali nella vita
internazionale, necessaria una governance della globalizzazione, le istituzioni vanno
create e fatte maturare, ma a condizione che si crei unautorit centrale. Dobbiamo fare
funzionare le istituzioni quindi dobbiamo creare un governo.
Sono entrambe discutibili e rozze. Non vero che il contesto debba avere un
governo affinch esistano istituzioni (questa la storia degli stati degli ultimi 200 anni). Si
sa invece che una serie di sistemi sociali hanno avuto istituzioni pur non avendo avuto un
governo (v. societ arcaiche senza stato, possedevano istituzioni ma non autorit centrale,
funzionano sulla base di altri meccanismi anche sanzionatori quali vergogna, pressione
sociale del gruppo; v. anche resistenza del mondo giuridico europeo allidea che il diritto
europeo debba essere posto: la polemica si apre nel momento in cui Napoleone esporta in
tutta Europa il codice napoleonico diritto posto- con lidea di creare un diritto il pi
razionale possibile; a questa idea si contrappone la scuola storica del diritto v. soprattutto
Germania- che sostiene lidea di un diritto che si crea da s immagine continuamente
proposta immagine di come si traccia un sentiero: si sa che c, si segue, ma nessuno
ha deciso di tracciarlo l, p il prodotto di una serie di comportamenti che si sono ripetuti).
Non esiste inconciliabilit tra anarchia e istituzioni. Questo il tema comune di 2 testi
(Schmitt e Boulle) molto diversi per diversa formazione degli autori; entrambi ascrivibili alla
corrente realista, ma non hanno niente a che vedere col realismo di Waltz perch per loro
il carattere pi fondamentale della storia delle rel int degli ultimi secoli stata proprio la
presenza delle istituzioni in un contesto anarchico (v. titolo ossimorico di Boulle la societ
anarchica).
Sono consapevoli che c differenza tra potere mediato dalle istituzioni e potere
nudo e crudo. Il problema fondamentale come sia stato possibile, al di l del ruolo
indubbio del potere, che lanarchia internazionale abbia somigliato cos poco allo stato di
natura di Hobbes? Cos che li discosta? Non solo la diseguaglianza di potere (v. Hobbes,
perch altrimenti ad ogni scostamento si avrebbe la catastrofe); ci sono segmenti di
continuit che non sono riconducibili nel potere ma nella societ anarchica (per Boulle) o
istituzione dello ius pubblico europeo (per Schmitt).
Le istituzioni ci sono, ma dove sono? Non guardano allOnu (tardiva e irrilevante); le
istituzioni che hanno dato forma alla vita internazionale sono altre (una principale pi altre
istituzioni, anchesse oggi in crisi ma che hanno avuto ruolo centrale nella politica
internazionale degli ultimi secoli).
Primo gruppo di istituzioni maturate negli ultimi secoli, che ha come obiettivo
preservare il sistema degli stati nel suo complesso (cio evitare lo spettro della monarchia
universale, nel linguaggio politico del 600): in questo senso sia Schmitt che Boulle a
differenza di Waltz ritengono che lequilibrio sia stata unistituzione internazionale (e non
un gioco di pesi e contrappesi, una sorta di mano invisibile nella politica). Equilibrio come
codice esplicito della diplomazia europea, risultato assolutamente intenzionale, principio di
fondo del proprio gioco diplomatico (v. da pace di Utrecht in poi tutte le grandi paci
Istituzione per eccellenza per Schmitt, che consente alla societ di allontanarsi in
modo pi decisivo dallo stato di natura: istituzioni dirette a limitare la competizione (non
eliminarla, sarebbe stupido pensarlo). Limitare la competizione fondamentale perch
un contesto sociale possa operare. La competizione non ha limiti solo nella stato di natura
di Hobbes. Per S. il problema primo di qualunque diritto internazionale la limitazione
della violenza, su di esso che il diritto internazionale si gioca la sua dignit. La sua
immagine dello ius publicum europeo troppo buona, ma comunque vedremo come viene
operato questo tentativo.
Per Schmitt lo ius publicum proprio razionalizzazione e umanizzazione
della guerra.
Quello che importante da capire, perch ci troviamo nel pieno di una deistituzionalizzazione della guerra, che la guerra si un portato dellanarchia
internazionale, ma allo stesso tempo anche il punto di massima istituzionalizzazione
della vita internaizonale.
Ma come si pu confinare la violenza? Il diritto internazionale moderno ha
trovato un modo efficace di rispondere alle 3 domande relative al confinamento della
violenza (fuori da quello spazio si al riparo):
Anche una volta che si ricorre legittimamente, che cosa si ha diritto di fare in
guerra? Qualunque cosa per sconfiggere il nemico (per imporre la nostra volont sulla
sua, v. Klausevitz), o ci sono comunque oggeti e soggetti hcew non si possono colpire?
S. definisce la guerra moderna come guerra non discriminante = in cui
entrambe le parti (entrambi gli stati) hanno eguali diritti indipendentemente dalle loro
ragioni (rimozione del problema giustizia, o della giusta causa, che ha condannato a
secoli di guerre civili di religione; a questo si oppone la nozione di nemico giusto, cio
non che ha ragione ma che ha eguale diritto).
(v. ius in bellum: diritto in guerra) S. insiste sul fatto che non vero che il
diritto cessa di operare in guerra, ma nel momento in cui scoppia la guerra nasce un
nuovo diritto (diritto di pace vs. diritto di guerra).
Il diritto internazionale: va considerato comunque come una creazione di grande
rilevanza, a maggior ragione perch sviluppato come lo abbiamo noi non si ritrova in
nessun altro sistema internazionale del passato, un tessuto giuridico molto fitto.
Societ: concetto introdotto dalla scuola inglese (v. Bull). ulteriore ma presuppone
il sistema (non si escludono): non si pu avere societ senza sistema (ma si pu avere
viceversa). Il sistema evolve, e passa da rete di interdipendenza a luogo di istituzioni;
una sorta di maturazione, ma sempre reversibile (pu perdere i propri elementi societari e
regredire a livello di puro e semplice sistema).
Innanzitutto le istituzioni non possono essere trattate tutte allo stesso modo: quelle
con grado di maturazione maggiore e pi consolidate pesano anche sui soggetti forti (es.
diplomazia: lamministrazione Bush, che parla di istituzioni come di lacci, in una sorta di
dichiarazione esplicita di diritto alla violazione, non ha mai rapito ambasciatori iraniani,
perch listituzione diplomatica sentita molto forte per alcune istituzioni il tessuto di
restrizioni abbastanza evoluto).
Non solo: il fatto che una norma venga periodicamente violata non sufficiente a
togliere la giuridicit della norma. Ci che importa la rpesenza o meno del senso della
violazione: in un sistema maturo si pu violare la norma, ma occorre nascondere la propria
violazione, o cercare pretesti; ci si sente comunque vincolati a spiegare il proprio
comportamento. Questa una differenza enorme rispetto a un contesto in cui questo
vincolo non c.
La crisi degli ultimi 100 anni viene da 2 momenti opposti, 2 problemi opposti:
Da un lato, fuori dellEuropa occidentale, un grave problema di
istituzionalizzazione della vita internazionale che deriva dal fatto che le istituzioni
costitutive in quelle regioni non sono ancora consolidate (problema aperto di
consolidamento delle istituzioni del sistema internazionale moderno). Pare ci sia un
processo di inversione del consolidamento (es. corno dafrica: non solo collassata la
Somalia, ma tutto ci che ci aspetteremmo da una societ internazionale non funziona; ma
anche in Medioriente: negoziati non sono una rete di rapporti diplomatici tra stati che
convivono e si riconoscono reciprocamente, non c scambio di rappresentanze
diplomatiche, non c riconoscimento reciproco, non si pu muoversi da un paese allaltro)
il consolidamento della societ internazionale in queste aree non ancora avvenuto, il
che non sorprendente perch nella stessa Europa ha richiesto 3-4 secoli (es. idea di
confine ancora faticava ad essere avvertito nel 700).
Dallaltro, la crisi istituzionale del 900, il tessuto istituzionale che aveva
consentito di far maturare il sistema in societ entrato progressivamente in crisi nella
stessa Europa. Nel corso del 900 c stata una crisi radicale delle istituzioni della
convivenza internazionale (v. Bull e Schmitt: partono entrambi da questa constatazione,
crisi irreversibile delle istituzioni dalla prima guerra mondiale S. pi radicale-). Le
istituzioni che sono entrate in crisi sono quasi tutte (esempi pi macroscopici):
La neutralit: ha perso in effettivit (es. quando la neutralit viene violata),
ma soprattutto ha perso il proprio ruolo perch ha cominciato ad apparire non plausibile (v.
Schmitt: viene da una nazione che ha appena perso 2 guerre mondiali; vede nella crisi
della neutralit il punto di convergenza di una serie di processi storici, ma uno degli
elementi che ne segnano la fine lintroduzione da parte di Usa di forme di neutralit
qualificate: attori neutrali che per favoriscono una parte v. legge affitti e prestiti: gli Usa
non erano neutrali! pretendevano la neutralit ma non stavano ai doveri dei neutrali-). La
ragione fondamentale per cui la neutralit appare anche intollerabile che richiede come
presupposto lindifferenza etica, il fatto che si possa assistere mentre altri combattono
legittimamente. La guerra viene sempre pi avvertita come scontro tra Bene e Male: la
posizione del neutrale diventa insostenibile (v. modo di percepire la neutralit della
Svizzera: ha preteso di essere neutrale come la sarebbe stata nel 700, ma ora non ne
aveva il diritto).
Per eccellenza stata spazzata via listituzione della guerra limitata: sono
state dette falsit incredibili dopo l11 sett 2001. non c nulla di inaudito, stato una
pallida replica di ci che era accaduto in tutte le guerre del 900 (uccisione di civili c
sempre stata come operazione militare preordinatamente rivolta verso di loro solo
ultimamente sono errori- OPPORTUNISMO INTELLETTUALE PENOSO NON
INCLUDERE HIROSGHIMA E NAGASAKI; LA STORIA DEL 900 UNA STORIA DI
GUERRE TERRORISTICHE, CHE HANNO ADOTTATO IL BOMBARDAMENTO
PREORDINATO DI CIVILI COME REGOLA FONDAMENTALE. Si massacrava
sistematicamente i prigionieri, saltava la distinzione tra pace e guerra e la dichiarazione di
guerra, venuto meno il monopolio degli stati sulla violenza (non solo Bin Laden, ma tutto
il 900!).
senza passare dal suo esercito ci si basava sulle nozioni di guerra di Klausevitz, e lui
questo non lo poteva immaginare-).
Terza spiegazione (v. libro di Schmitt) riflette il concetto di nomos (= unit di
ordinamento e localizzazione: il diritto tale solo in uno spazio definito). La
destrutturazione dello ius publicum europeum inizia gi dal 1980, e si scatena fino in fondo
in occasione della I gm, e la ragione che esso perde sempre di pi il proprio
radicalmente spaziale, cessa di essere nomos. V. processo di universalizzazione del diritto
internazionale: ingenuo pensare che un diritto europeo che diventa universale possa
vivere il proprio successo! In realt muore proprio perch perde il rapporto con il proprio
recinto spaziale, diventano norme puramente astratte (es. istituto del riconoscimento
internazionale: riconoscimento laccertamento della ricorrenza di una fattispecie se
vengono soddisfatte condizioni il riconoscimento avviene- ma questo astratto; allinterno
del recinto, riconoscimento era una dichiarazione collettiva da arte dei soggetti interni che
il nuovo stato non spaccava lordinamento complessivo, che poteva sostenerlo; allora era
riconoscimento concreto, e dunque vero diritto). La societ internazionale moderna muore
per effetto della propria universalizzazione (v. White, lontanissimo da S., parla di deriva
ellenistica: il tentativo di universalizzare il mondo greco ne rappresenta lautodissoluzione).
La societ internazionale moderna e il suo diritto vivono la crisi del 900 anche
perch nel corso del 900 la politica internazionale vive una crisi di omogeneit culturale e
ideologica. La societ internazionale europea precedente era maturata sullo sfondo di una
cultura comune e non sopravvive alla prova dellirruzione delleterogeneit (es. rivoluzione
russa).
Ultima ragione della crisi della societ e diritto internazionale la progressiva
alterazione della distribuzione del potere. Il sistema era stato multipolare (sanzione e
controllo reciproco), poi crisi radicale del multipolarismo del 900 fino a ingabbiarsi nei 2
sistemi di alleanze precedenti alla II gm, poi sistema bipolare, e infine avvento del sistema
unipolare, che dal pdv del diritto e della societ internazionale il pi terribile perch c
un soggetto che volendo non pi vincolato alle norme comuni, esso per definizione
sfugge alla capacit di controllo e sanzione di tutti gli altri (v. auto rappresentazione
dellamm. Bush: Usa come paese custode della costituzione internazionale, ma proprio
per questo esterno ad esso, al di sopra del diritto).
2 mar. 09
Abbiamo visto la crisi delle istituzioni nel corso del 900. ne abbiamo trascurata una:
una sorta di erosione interna del tessuto istituzionale, che oltre ad essere una crisi di
effettivit ha costituito anche una profonda crisi di legittimit.
stati offrono beni pubblici, ma di fronte allemergere di alcuni questioni danno limpressione
di non essere pi in grado di offrirli separatamente-).
Un altro pezzo della crisi la crisi di legittimit che investe questa societ subito
dopo la I gm: esperienza in cui la societ internazionale e il suo diritto non funzionano, non
riescono a mantenere le promesse; la trasformazione culturale delle I gm oggi avvertibile
in modo pi raffinato: ad entrare in crisi non solo lidea di guerra (come strumento
legittimo della democrazia, come strumento limitato agli stati coinvolti) ma tutte le
istituzioni della societ internazionale moderna (es. diplomazia segreta, che esce
dissacrata dalla I gm v. pubblicazione bolscevica dei trattati segreti-).
Ultimo colpo, forse mortale, alla legittimit cos come era pensata prima,
quello inferto dalla II gm: esperienza dellolocausto e degli stermini totalitari in generale.
Ci che avviene colpisce la societ internazionale nel fondamentale principio di sovranit
(idea che la sovranit debba essere lultima parola, il principio della non ingerenza, idea
che per avere ordine occorre rimuovere il problema della giustizia) crisi di implausibilit
(v. fatto che tuttoggi, quando si dovuta operare una violazione del principio di sovranit
guerra del Kosovo del 99: manca autorizzazione dellOnu-, per legittimarla si rievoc
lolocausto: sta avvenendo un genocidio, pertanto le norme che vietano lingerenza
devono essere sospese: vengono messi da un lato il rispetto del diritto, dallaltro lappello
a un principio di legittimit superiore; v. libro di Waltzer del 77 Guerre giuste e guerre
ingiuste: riflessione etico politica sulla guerra de Vietnam, nuova edizione nel 2000, in cui
dice di non averlo toccato salvo un problema: quello dellintervento: oggi il problema che
le opinioni pubbliche si trovano il problema di quando giusto intervenire malgrado la
sovranit di qualcunaltro).
Questa la corrente di erosione della legittimit, e qui avviene uno scarto radicale
nella storia del 900: per far fronte da un lato alle nuove emergenze, dallaltro
allinadeguatezza generale, nascono un numero impressionante di nuove istituzioni (900
secolo di proliferazione istituzionale, cos intensa che quando parliamo di istituzioni
internazionali non pensiamo alla diplomazia o alla guerra o alle conferenze internazionale,
ma allOnu, Banca Mondiale, Ue, che hanno in comune il fatto di essere recentissime:
queste hanno tolto quasi totalmente la consapevolezza che anche prima del 900 cerano
diverse istituzioni e non un deserto istituzionale; piuttosto siamo vivendo un passaggio tra
tipi diversi di istituzioni).
Tipi di istituzioni negli ultimi 15 anni, diversissime tra loro:
non muovono tanto dal principio di sovranit quanto dal bisogno avvertito di
una progressiva erosione della sovranit (ci che siamo abituati ad aspettarci da
unistituzione che funziona che viva della disponibilit degli stati di cedere porzioni di
sovranit; v. varo dellEuro)
Specificatamente alle nuove istituzioni (quelle cresciute nel corso del 900),
possiamo dire che non sono ancora consolidate (che non vuol dire che non possano
maturare), non hanno ancora raggiunto un grado di maturazione tale da poterci consentire
aspettative ragionevoli sul futuro: la riproduzione delle aspettative il compito pi
importante delle istituzioni, e queste istituzioni permettono aspettative deboli (v. questione
dei diritti umani: c consapevolezza collettiva, ma non c un regime che consente a chi
vive queste situazioni di aspettarsi un intervento della comunit internazionale).
Il primo risultato che si ottiene un indebolimento delle aspettative (si apre spazio per
opportunismo degli attori: si attinge di volta in volta a pezzi diversi dellordinamento, es.
sottrazione di quote di sovranit allIraq, di controllo territoriale ecc. in particolare furono
stabilite zone di non-volo, controllate dalle aviazione dei paesi vincitori, il sud a protezione
degli Sciiti e il nord protezione dei Curdi. La zona nord fece si che le rivendicazioni curde
crescessero anche in Turchia, che chiesero alla comunit internazionale una protezione
simile a quella dei loro simili Iraqeni. Lamministrazione Usa rispose dicendo che la
questione curda in Turchia rientrava pienamente dalla sovranit turca, e valeva il principio
di non ingerenza!; altro caso ancora pi imbarazzante si pose nel 98 con la questione del
Kosovo nei Balcani: ultimi mesi del 98 la comunit internazionale decide una forma di
ingerenza in Kosovo a protezione degli albanesi; in particolare lOsce riesce a ottenere il
diritto di installare una missione di 2000 osservatori con il compito di vigilare che le truppe
non colpiscano gli albanesi. Negli stessi anni sulla logica di un precedente lallora
presidente palestinese Arafat chiese alla comunit internazionale di inviare in Palestina
2000 osservatori nello stesso numero c uso esplicito del precedente Kosovaro-. La
comunit di uovo si trov a dire di no dopo aver detto di si casi come questi tendono a
produrre continuamente un conflitto di legittimit, e tendono a indebolire il senso della
violazione se il tessuto di norme debole o lacerato allinterno anche il senso della
violazione pu essere aggirato).
Introduzione sulla politica estera.
Il passaggio da questo tema a quello della politica estera radicale dal punto di
vista teorico. Abbiamo finito con oggi di rispondere alla domanda come possibile
distinguere un contesto internazionale da un altro, con quali criteri (dalla distribuzione del
potere al grado di maturit del tessuto istituzionale).
Ora cambieremo livello analitico: finora contesto internazionale, da ora attori che
popolano il contesto internazionale (singoli stati e singoli decisori politici): allinterno di un
contesto qualunque esso sia, come operano gli attori? Parleremo di politiche estere, non
di politica internazionale (della politica che ogni attore fa nel contesto internazionale).
La domanda fondamentale sar: stati diversi fanno politiche estere diverse oppure
no? E in particolare vero o no che gli stati democratici si comportano diversamente da
tutti gli altri stati? (lidea che le democrazie siano migliori non solo la proprio interna ma
anche nella conduzione della politica estera insita non solo nella amministrazione Bush,
ma anche nella nuova amm. Obama e nelle amm. europee).
(3 mar. 09)
Concludiamo la parte sulla politica estera tra oggi e domani.
Parlare di politica esterna significa cambiare la prospettiva, o meglio il livello analitico.
Dagli anni 50 (fase di sviluppo attuale della disciplina) si iniziato a distinguere 2 livelli
analitici di studio delle relazioni internazionali:
Politica estera = (tanti modi di definirla) una politica pubblica (come sanit, istruzione,
ecc); occorre vedere cosa ha di specifico rispetto alle altre politiche pubbliche (vediamo le
differenze macroscopiche dato il poco tempo):: elementi di specificit:
Strumenti della politica estera: strumenti tipici della politica estera sono la forza e la
diplomazia (di cui la politica estera una combinazione). Esse sono nella politica estera
quello che guerra e pace sono ella politica internazionale nel suo complesso (riflesso
interno delloscillazione tra guerra e pace).
Considerazione importante: forza e diplomazia non sono mutualmente
esclusive: la politica estera una combinazione (storicamente variabile) delle 2; da un lato
minaccia e anche uso della forza possono fare parte dellattivit diplomatica (es. costante
storica della GB: prassi di mostrare la bandiera davanti alle flotte di altre nazioni?;
succedersi continuo di manovre aeronavali americane nel golfo persico davanti alle coste
iraniane: ricorda che si sta trattando, ma c anche la possibilit di fare altro), dallaltro
anche nel pieno di ostilit militari i canali diplomatici raramente si interrompono (es. mai
interrotti durante I gm, II gm, tutti i grandi conflitti degli ultimi 20 anni: esempio pi
eclatante la questione israelo-palestinese: fasi continue di conflittualit estrema ma con
canali diplomatici aperti; Usa considerano lIran uno stato canaglia, ma lo considerano
continuamente nelle proprie questioni diplomatiche ed economiche).
degli anni 60-70: problema del grado di autonomia dei problemi dal contesto
internazionale: essi nascono da difetti di sviluppo o dallarchitettura complessiva della
guerra fredda? V. alcune interpretazioni dello stragismo, e del terrorismo anni 60, viste
talvolta come prodotto endogeno altre come prodotto del contesto di guerra fredda).
contro lIraq; perse contro Bush perch questo fece la stessa promessa, dicendo che
erano stati i democratici a dissanguare il paese facendo cose inutili; anche Obama ha fatto
questa promessa, che vince sempre perch fa pensare al risparmio, ma ora destinata a
crescere data la crisi).
Classica domanda di politica estera: perch gli Usa hanno invaso lIraq nel 2003?
Varie risposte, ci dobbiamo chiedere come ci si giunti.
Ci mettiamo al posto degli stati uniti e ci chiediamo cosa avremmo avuto in
mente: personificazione + identificazione, che a sua volta presuppone che tutti gli attori
agiscano in modo razionale, o meglio con lo stesso nostro codice di razionalit. La
spiegazione per noi c nel momento in cui troviamo un motivo che a noi risulta razionale.
Questo il modello prevalente nelle scienze sociali, e nel modo di spiegazione
di giornali e attori politici. Questo modello si fonda per su 2 finzioni (non necessariamente
da condannare, perch condizioni per un linguaggio efficace):
Razionalit: gli attori di fronte a problemi simili calcolano le loro mosse con
processi simili.
Il modello dellattore razionale spesso lunica possibilit che abbiamo noi di
spiegare le decisioni politiche (non possiamo sapere chi le ha prese e come ci arrivato):
fare come se una interpretazione parsimoniosa e spesso efficace.
Non abbiamo accesso a fonti interne del gruppo decisionale che ha preso
quelle decisioni, per cui lunico modo di arrivare ad una spiegazione applicare il modello
che abbiamo visto.
Il modello dellattore razionale per non risponde alla nostra domanda, chi
prende in concreto le decisione. Ci sono 2 modi di rispondere, che partono dalla
constatazione esplicita delle 2 finzioni precedenti.
II modello: non solo guardare dentro la scatola nera dello stato (confutando
la finzione della unitariet), ma anche mettere in discussione la finzione della razionalit.
Se si vogliono comprendere i processi decisionali, occorre studiarli come processi non
razionali; occorre anzi guardarne le patologie, che fanno si che gli attori non decidano
affatto come attori razionali ma sulla base di una serie di pregiudizi e interpretazioni
sbagliate della realt, le patologie dei pensieri di gruppo (spirale conformistica, per cui
tutte le informazione che contraddicono il quadro iniziale vengono scartate; v.
esagerazione della propria importanza) (es. studi sulle personalit dei leader Hitler e
Stalin- suggeriscono che parte delle decisioni politiche on va spiegata in termini di
razionalit ma di idiosincrasie o addirittura patologie; es. frattura tra Obama e McCain:
formazioni molto diverse: McCain aveva combattuto una guerra, e questa esperienza
aveva formato la sua visione del mondo nel bene e nel male v. rifiuto della tortura-;
Clinton e Obama non hanno esperienza della guerra, e questo segna un modo di guardare
il rapporto tra minacce e guerra che i qualche misura diverso senza parlare di
pacifismo-; es. articolo di fine anni 90 di Kissinger in cui si pone la domanda, continua
negli anni 90 e che spiega certe rigidit della decisione di Bush, sul perch la politica
estera Usa degli anni 90 sia stata cos discontinua. Linterpretazione di K. che a
differenza degli anni precedenti, il gruppo decisionale attuiale comprende generazioni
diverse con diverse esperienze della politica: Bush padre ha combattuto la I gm e vissuto
la guerra fredda, molti sono reduci della guerra fredda -molti hanno combattuto in
Vietnam-, e poi ci sono uomini pi giovani che non hanno vissuto esperienze di minaccia
allAmerica. Questa era una forzatura, ma con elementi interessanti; es. europeo il
cosiddetto antiamericanismo degli ultimi anni: lantiamericanismo di oggi diversissimo da
quello prima fascista poi comunista italiano. La differenza il fastidio verso larroganza
americana propria dellantiamericanismo di oggi, che nasce da unesperienza
completamente diversa: motivo della riconoscenza verso gli Usa, dovuta perch ci hanno
salvato da II gm e guerra fredda. Questa riconoscenza destinata ad invecchiare man
mano che si allontana lesperienza della guerra; destinata a non funzionare pi come
elemento di continuit nel rapporto transatlantico- v. perch ancora molto sentita dai
paesi dellex unione sovietica, pi recentemente aiutati dagli Usa-).
impossibile controllare un territorio cos vasto, evoco lo spettro del Vietnam: ci vollero 5
anni prima di ampliarlo).
Seconda questione: sistemi politici diversi hanno politiche estere diverse? E in
particolare i regimi democratici fanno politiche estere peculiari? (domanda che avvicina la
riflessione delle relazioni internazionali a quella della scienza politica).
Possiamo innanzitutto dire quello che gi ci aspettiamo, e cio che cos come nella
conduzione delle politiche pubbliche in generale anche nella conduzione della politica
estera i regimi imprimono nelle decisioni che prendono i propri caratteri fondamentali.
Questo vale per tutti i tipi di regimi (anche non democratici,
v. differenza tra regimi autoritari e totalitari: i primi, caratterizzati dal fatto di
essere fondati sulla smobilitazione e non avere unideologia dominante, tendono a fare
politiche estere molto prudenti in quanto vi vedono un rischio di indebolimento; lopposto
vale per i sistemi totalitari, in condizione di mobilitazione permanente, che per di pi si
ancora in una grande ideologia comuni; questo fa si che anche la politica estera sia
militante.
V. sistemi democratici: si pone con maggior chiarezza il tema del rapporto
permanente tra determinanti interne e internazionali; v. contraccolpi elettorali.
Anche su questo possiamo fare alcune constatazioni, basate sui dati che ci
dicono come sono andate le guerre nel tempo. La prima, incontrovertibile, che non
vero che le democrazie come tali siano in assoluto pi pacifiche di altri regimi. Anzi, le
serie storiche ci dicono che le democrazie sono state tra i regimi politici pi bellicosi (al
vertice stanno GB e Usa).
Per quanto tagliato dall11 settembre, resta il contesto sorto nel passaggio dal
sistema bipolare a quello unipolare (triennio 89-91, dalla caduta del muro al collasso
dellUrss).
Vedremo che ci sono buone ragioni per sostenere la seconda risposta, tutte le
vicende di cui si parla nascono l. La discontinuit c nell11 settembre, ma non cos
radicale da segnare la fine di un contesto. A questa domanda non hanno risposto allo
stesso modo Europa e America, e questa una delle principali ragioni del dissenso:
LEuropa d la seconda risposta, perch su questo continente che la fine del
bipolarismo ha avuto enormi conseguenze.
Gli americani invece parlano di un contesto di dopo dopo-guerra fredda:
tendenza a considerare il dopo-guerra fredda come una breve parentesi (anni 90).
Lamministrazione Bush chiama il nuovo sistema internazionale il sistema della guerra
globale al terrore. Occorre vedere se lamministrazione Obama far propria questa
periodizzazione o meno (possiamo per ora dire che sembra che laccento sulla guerra al
terrore stia rapidamente declinando, anche degli ultimi 2 anni dellamministrazione Bush).
Perch diciamo che un contesto eccezionalmente instabile? Indichiamo i tratti pi
eclatanti di questa instabilit, sapendo che sono tratti che stanno diventando una
percezione comune ultimamente (v. crisi):
Negli ultimi 20 anni caduta continua delle capacit di previsione sul futuro: il nostro
contesto sta vivendo una crisi radicale di prevedibilit (non parallelo con contesto
anarchico).
Incapacit totale di prevedere gli eventi pi significativi negli ultimi 20 anni (v. i
due stessi eventi di inizio contesto, crisi gi mondiale del 97, crisi finanziaria attualmente in
corso); i principali attori e osservatori hanno dimostrato di non essere in grado di
prevedere. Ricaduta importante: diffusione di una cultura politica spicciola di insicurezza,
ma nel senso letterale (qualunque cosa pu avvenire in qualunque momento ovunque).
Seconda cosa che non siamo in grado di prevedere come saranno gli
allineamenti internazionali nel breve termine (tra 2-5 anni; es. cina e russia
collaboreranno? A quali condizioni?). Situazione opposta a quella del bipolarismo:
produceva un ordine ferreo, sebbene pessimo (aspettative su tutto); oggi assistiamo a un
continuo rivolgimento delle alleanze (es. fino a qualche anno fa si era convinti che in Asia
centrale vi fosse stata una transizione egemonica da Russia a Usa v. libro di Colombo- ,
mentre ora si appena conclusa la cacciata diplomatica degli Usa dalla regione, con
ritorno della Russia).
Anche su cose pi banali non abbiamo aspettative; Waltz (79) afferma che sono
insensati i criteri distintivi di grandi potenze e potenze meno importanti, perch in
qualunque contesto tutti sanno chi conta e chi no. Oggi non pi cos: sappiamo solo che
gli Usa sono lattore pi importante ma c confusione su chi venga dopo (es. fino agli anni
90 convinzione che gli Usa sarebbero stati sfidati da 2 attori, Ue e Giappone: la prima non
cresciuta dal pdv politico, il Giappone entrato in crisi; ultimamente si punta su Cina,
Russia, Brasile, India). non sappiamo chi saranno i protagonisti della politica
internazionale tra 10 anni; sappiamo solo che ci sono candidati, e ignoriamo se diverranno
o meno grandi potenze.
Non siamo in grado di stabilire quale sia, se c, la vicenda fondamentale alla
luce del quale tutti gli altri conflitti meritano di essere relativizzati, un tavolo pi importante
degli altri, o i tavoli. Questa era la forza esplicativa della nozione di guerra globale al
terrore: tentativo di trovare una nuova formula di semplificazione alla complessit globale;
la vicenda che ha preso il posto della guerra fredda (v. islamo-fascismo: scontro tra
Europa e paesi islamici che si pongono proprio come sostituto del fascismo; un sostituto
che dia chiarezza, o meglio bipolarit, al sistema internazionale). Quella nozione fallita
perch si rivelata non convincente e costosissima. Ci che ora si chiedono gli Usa e
Obama che, non potendo fare tutto, anche a causa della crisi, occorre individuare una
vicenda da mettere in cima alla propria agenda, su cui puntare le risorse, e dunque le altre
vicende da risparmiare (v. viaggio della Clinton in Russia come un capitolo del risparmio).
Altro elemento, ancora pi evidente del primo, la crisi generale del controllo. Il
controllo entra in una relazione di tensione permanente col carattere anarchico della vita
internazionale: non bisogna confondere anarchia e disordine, esistono vettori ordinativi.
Oggi essi sembrano essere quasi totalmente bloccati: abbiamo assistito a una crescente
difficolt di gestione delle crisi, non da parte di attori deboli o con bassa capacit
organizzativa, ma da parte di attori importanti (v. importanza della missione in Afghanistan,
il cui fallimento significherebbe non solo un fallimento della Nato, ma anche la conferma
del fatto che gli attori pi forti, anche quando operano insieme, non sono in grado di
ottenere dagli altri gli obiettivi che si prefiggono; si gioca il prestigio delle capacit
regolative dei paesi forti). Ne vediamo la profondit proprio in questi mesi (v. bilancio degli
otto anni di Bush, sia da parte degli europei che degli stessi americani: fallimento
dellunilateralismo, della pretesa americana di agire, slegato dai lacci, dagli obblighi del
sistema, come soggetto portatore di ordine -la proposta dellunilateralismo non risolve il
problema del fallimento del multilateralismo: entrambi falliscono- .manca un sacco di
roba dio porcoooo. v. crisi finanziaria, impotenza di ogni attore sovranazionale di
gestire ci che sta accadendo).
Il contesto internazionale attuale sta vivendo anche una crisi costante, e crescente,
di legittimit. Viviamo qualcosa di simile a un conflitto istituzionale, cio che ruota intorno
alla domanda fondamentale di quali debbano essere i principi costitutivi dellordine
internazionale. Infatti la comunit internazionale si spacca regolarmente in occasione di
ogni crisi (ovvero dei momenti rivelatori del grado di coesione di un sistema): rivela che gli
attori, anche i principali, non concordano sui principi fondamentali della convivenza
internazionale (v. 99 guerra in Kosovo: Usa e Europa decidono di combattere malgrado
lassenza di una risoluzione dellOnu perch Cina e Urss si oppongono-; altra rottura nel
2003 interna allEuropa). La spaccatura continua si riproduce continuamente (v. esempi
degli ultimi mesi: guerra tra Russia e Georgia, che a sua volta rimanda alla spaccatura sul
riconoscimento del Kosovo Russia: lOssezia sta alla Georgia come il Kosovo sta ala
Iugoslavia-; rottura di fronte alla guerra in Palestina; incriminazione del presidente
sudanese). Questa NON una conseguenza inevitabile di un contesto anarchico!
Perch il nostro un contesto particolarmente disordinato? Ci sono vari modi di
spiegare questa instabilit, ovvero diverse correnti di instabilit, dati dal fatto che tale
instabilit ha profonde ed eterogenee radici storiche. Vi sono 3 principali correnti storiche:
Fine della guerra fredda il nostro contesto di dopo guerra fredda: questo ci
ricorda che, tra le altre cose, un contesto di dopoguerra. Si trova inevitabilmente a fare i
conti con le questioni tipiche di tutti i dopoguerra. Vi ritroviamo alcune caratteristiche che
sono le questioni fondamentali di ogni dopoguerra, di ogni grande dopoguerra (il dopoguerra fredda un grande dopoguerra perch la posta in gioco era legemonia su tutto il
continente occidentale; gli altri grandi dopoguerra sono il 1815 dopo le guerre
napoleoniche-, il 1919 dopo la I gm- e il 1945 dopo la II gm-). Vediamo le caratteristiche
comuni:
Questione di come trattare il nemico sconfitto. Ha visto soluzioni molto diverse
(era un argomento esplicito e centrale nel dibattito della fine degli anni 90). Vediamo quali
sono state le risposte nei casi precedenti di dopoguerra:
1815: cooptare nel pi breve tempo possibile la Francia nel concerto delle
potenze europee (gi nel 1818 la Francia era reinserita), non per questioni umanitarie ma
per un calcolo di realismo politico (il contributo francese era visto come fondamentale alla
ricostruzione dellequilibrio in Europa).
1989?
10 mar. 09
La seconda grande questione che si pone sempre in occasione dei grandi
dopoguerra come trattare gli alleati del nemico, del capofila della coalizione che ha
perso. Non ci dilunghiamo perch nel dopoguerra di oggi ha ricevuto la risposta pi
convincente: politica dellallargamento Ue e dellalleanza atlantica, di cooptazione di tali
paesi nelle due coalizioni vincitrici. Non era una soluzione scontata allinizio degli anni 90
(grande dibattito), i paesi Ue esitano prima di imbarcarsi nella politica di allargamento.
Questo venne deciso nel 94 e inizialmente ai paesi dellEuropa centrale si offr una
soluzione ibrida: accoglimento nellalleanza atlantica, ma non alle condizioni di tutti gli altri
(non erano coperti dallart. 5: attacco a uno intesto come attacco a tutti). La decisione di
allargare fu presa in buona parte per conseguenza dellondata di instabilit che si diffuse
(in forma di guerra nei Balcani, in altri forme nel resto dellEuropa dellest), e malgrado
questi paesi non avessero nulla da aggiungere al potenziale militare dellalleanza. Poi alla
fine degli anni 90 lalleanza da cauta che era stata decide di includere tutti. una
decisione costosa (dal pdv sia politico che economico) ma si rivelata efficace.
Terza questione, oggi particolarmente problematica, come rilanciare lalleanza
vittoriosa. I precedenti storici non lascavano presagire nulla di buono per lalleanza
atlantica: i tentativi di rilancio dellalleanza vittoriosa, con sua trasformazione da alleanza
di guerra a coalizione per mantenimento della pace, fallirono:
policemen); lONU nasce con questo tentativo, che fallisce sul nascere: la coalizione
vittoriosa si sfascia negli ultimi mesi della guerra, definitivamente nei mesi successivi.
Dopo la guerra fredda, aspettativa diffusa era quella della crisi progressiva
della nato per mancanza di un nemico comune. La storia dellalleanza atlantica dall89 a
oggi la storia del tentativo continuo di rilanciarsi: la Nato si diede a met anni 70 un
concetto strategico (interpretazione del proprio ruolo nel contesto internazionale) che resta
intatto fino al 89 (non si pone pi le domande fondamentali); da allora cerca un nuovo
concetto strategico, che si d nel 91; il nuovo viene dato nel 99 (sente il bisogno di
rispondere nuovamente, sente chiaramente linadeguatezza delle risposte date nel 91).
Oggi si pone nuovamente quelle domande (quale deve essere la nuova missione? Prima
era il contenimento dellUrss, oggi possibile trovare un sostituto, e quale?). Al nocciolo di
tutti i tentativi di rilancio c la questione fondamentale di tutti i tentativi precedenti: qual il
mio ruolo nella pace? Lalleanza atlantica dopo l11 settembre ha cercato di ritagliarsi un
ruolo nella lotta globale al terrore (senza alternativa, dato che aveva guida americana), e
per questo si buttata in Afghanistan (ci che rischia di trasformarla in una missione
infinita il fatto che lalleanza atlantica ha esplicitamente detto che quella in Afghanistan
la prova finale, per dimostrare se ha ancora un ruolo e quale ruolo ha. Laggravamento
della guerra in Afghanistan fa si che lalleanza, con quella dichiarazione, vi ci sia
intrappolata: non pu andarsene senza avere ottenuto almeno formalmente qualche
obiettivo, altrimenti perderebbe credibilit davanti ai propri membri).
la grande questione dei dopoguerra unaltra, stata posta tardi e fore per
questo risultata sorprendente. quali regole dare al nuovo ordine internaizonale e se e
come rendere compatibili le nove regole con quelle esistenti.
89: lurgenza di dare nuove norme si posta fin dallinizio, ma stato uno
degli elementi centrali dellamministrazione Bush, e degli intellettuali che vi hanno ruotato
intorno (momento di rifare la costituzione della vita internazionale, perch abbiamo appena
vinto! Dobbiamo approfittarne per ricostruire in meglio tale ordine). Elementi centrali di tale
nuova costituzione (che restano anche dopo Bush):
Quella che legittima le posizioni di molti paesi non occidentali nei confronti
del diritto di ingerenza: contestazione crescente di quella che viene percepita come la
pretesa occidentale alluniversalit.
A questo si collega una diminuzione del grado di legittimit del singolo stato
e degli stati insieme (es. possibilit dello stato di chiedere ai propri cittadini sacrifici
qualunque tipo: prima chiedevano il sacrificio della vita, oggi niente di simile a quella
disponibilit; diffondersi di quelle che vengono definite forme di governance multilivello
idea di attori a diversi livelli che gestiscono relazioni comuni-; evoluzione del diritto
internazionale negli ultimi anni con una serie di correzioni al principio di sovranit e di non
ingerenza -come lidea stessa che un capo di stato possa essere sottoposto a forme di
giustizia penale internazionale, v. Milosevich, Pinochet, Bashir-). Lindebolimento c, ed
fuori discussione.
Siamo partiti dal riconoscimento del contesto attuale come instabile, e abbiamo visto le
ragioni storiche di questa instabilit ( un contesto che si trova a farsi carico di troppe
questioni aperte). Vediamo ora le ragioni strutturali di instabilit, guardando 3 dei criteri
fino ad ora impiegati in astratto: la distribuzione del potere, la riconfigurazione geopolitica
del contesto attuale, la riconfigurazione culturale ideologica. Stesso elemento che tende a
destabilizzare il sistema internazionale attuale, quale che sia il criterio che guardiamo:
tensione tra spinte allunificazione (riassunte nella retorica dellunipolarismo) e spinte alla
diversificazione, su tutti e 3 i terreni. Queste spinte coesistenti sono una delle ragioni
continue dellinstabilit del contesto attuale.
11 mar 09
Ragioni strutturali di instabilit. Cominciamo dal criterio principale: quello della
distribuzione del potere. Come distribuito il potere, o che struttura ha la distribuzione del
potere del sistema attuale. Conosciamo tre forme tipiche da questo punto di vista (sistemi
multipolari, bipolari, unipolari). Parlando del nostro contesto spesso si parla di contesto
post-bipolare: sappiamo qualera la struttura del sistema precedente (la fine del sistema
bipolare pu avere 2 esiti diversi: chiudere un periodo di eccezione storica, ritorno alla
normalit del multipolarismo, v. articolo ritorno al futuro di Mershaimer; laltro possibile
esito una sorta di unipolarismo ottenuto per sottrazione: uno dei 2 poli di potenza
scompare x di pi attraverso unimplosione- e il sistema finisce per essere dominato
dallunica potenza rimasta). Questi 2 esiti sono la centro dei dibattiti da 20 anni a oggi:
alcuni sostengono che il sistema sia destinato a tornare a una configurazione multipolare,
altri sul fatto che il sistema fosse unipolare (soprattutto americani). Il dibattito
continuamente inquinato anche da preferenze politiche (diversi americani hanno sostenuto
che la struttura del sistema fosse unipolare, ed stato ribadito da tutte le amministrazioni
Usa, anche se con diversi linguaggi in modo particolarmente ruvido da Bush, ma in modo
diverso anche da Obama-).
Quali sono le ragioni pi forti per sostenere che il sistema internazionale attuale sia
unipolare? Egemonico (per alcuni imperiale), il cui ordine non deriva dallequilibrio ma
dalla capacit egemonica del pi forte (v. impatto ideologico sullamministrazione Usa:
Clinton parlava dellAmerica come di una nazione necessaria, non nel senso che
legemonia debba essere esercitata in modo unilaterale diverso da unipolare:
unilateralismo un modo di gestione del proprio potere, da soli anzich in
collaborazione con altri: qui la grande differenza tra le diverse amministrazioni, in
particolare tra quella Bush e Obama).
La sicurezza un bene rivolto al futuro, dunque quando parliamo di tipi di sistemi non
guardiamo solo a come oggi ma soprattutto a come possiamo immaginare il sistema
internazionale da qui ai prossimi 10-15 anni. Per questo importante questo dibattito:
perch le decisioni politiche di oggi vengono fatte in base allinterpretazione che si ha
di come sar il sistema in futuro.
Non ha senso, dal pdv teorico, porsi la domanda di quale sia la struttura di
potere del sistema al singolare: ci sono tante strutture di potere quante sono le dimensioni
rilevanti nel sistema internazionale (es. il sistema pu essere unipolare sul piano militare,
bipolare sul piano culturale, multipolare su piano economico).
Non bisogna farsi ingannare dal fatto che la redistribuzione sul terreno non
ancora avvenuta, perch nella storia delle relazioni internazionali lultima che avviene (v.
timore Usa della Cina: da grande potenza economica, se continua cos, diventer anche
grande potenza militare; il precedente storico pi vicino proprio quello Usa: erano
cresciuti dal pdv economico cercando di isolarsi dal contesto politico globale, cercando di
avere una politica estera prudente, e nel momento in cui sono diventati una politica estera
mondiale hanno avuto un ritardo economico e infatti sono usciti dalla Societ delle
Nazioni, infine hanno ceduto e il loro strapotere economico diventato strapotere militare,
perch hanno capito che lo strapotere militare unassicurazione sulla vita; v. importanza
per la Cina di difendere da s le proprie rotte commerciali, perch comprende che da
questo momento in poi lo sviluppo economico senza garanzia militare rischia di diventare
vulnerabile).
guerra Iugoslava, mentre Clinton decide di impegnarsi a fondo in Europa gestendo tutte le
fasi della guerra iugoslava, Bush figlio dichiara che questa fase finita, Obama promette
lopposto e lEuropa torna centrale) il paese pi forte si trova a poter fare continuamente
scelte diverse, come se non subisse limitazioni strutturali, e questo un problema per tutti
gli altri attori perch non si possono avere aspettative significative ( un sistema che lascia
spazio per una infinit di attori).