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RELAZIONI INTRENAZIONALI

Prof. Alessandro Colombo

INFORMAZIONI
Programma del corso:

I parte: cosa sono le relazioni internazionali; caratteri e disciplina della politica


internazionale degli ultimi quattro secoli (funzionamento e fragilit).

II parte: criteri utili a comprendere un sistema politico internazionale:


Potere, e sua distribuzione (ineguale);
Cultura: modo in cui gli attori comunicano e interagiscono, somiglianze e
differenze;
Storia: uso politico della memoria;
Spazio: rilevanza dei luoghi, sia nelle interazioni che nei conflitti (v.
inadeguatezza di concetti come geografia universale).

III parte: analisi della situazione odierna, e della rilevanza su di essa delle vicende
storiche passate.
Materiale (per frequentanti):

Scritto: appunti (o volendo manuale, ma lui sconsiglia) + 2 testi a scelta tra:


Waltz, Teoria della politica internazionale: neorealista classico americano, teoria
statica;
Gilpin, Guerra e mutamento nella politica internazionale: pu in qualche modo
essere ricondotto al neorealismo; teoria dinamica centrata sul tema del mutamento; autore
americano;
Bull, La societ anarchica: australiano ma membro della scuola britannica; offre
un problema diverso che riguarda la politica internazionale moderna, in termini
problematici: larchitettura westfaliana ancora in salute o no? Quali sono le possibili
alternative?;
Schmitt, Il nomos della terra: tedesco; tratta un problema simile a Bull ma con
una prospettiva diversa: offre una ricostruzione della storia delle relazioni internazionali
moderne, che si pone il problema della sopravvivenza o meno del sistema internazionale
westfaliano. La soluzione pi radicale: parabola del sistema internazionale moderno
considerata conclusa.

Orale: 1 testo a scelta tra:


Colombo, La sfida americana: Europa, Medio Oriente e Asia: testo sulla politica
estera americana dellamministrazione Bush (in particolare: guerra contro lIraq; area del
Caucaso, come cambiata con laumento della resistenza russa alla penetrazione
americana; cambiamenti in Asia centrale il testo qui fa riferimento a convinzioni
superate-);
Huntington, Lo scontro delle civilt, testo sul conflitto delle civilt (il libro mal
fatto, la tesi discutibile);
Munkler, Imperi: il dominio del mondo dallAntica Roma agli Stati Uniti,
discutibile perch avventato il paragone storico tra Usa e Impero Romano; c per la
tendenza degli usa a vedersi come sostitutivi degli imperi del passato, nel senso di
pacificatori dellordine mondiale;
Panebianco, Guerrieri democratici: le democrazie e la politica di potenza:
problema della pace democratica e analisi comparata della politica estera di alcune
democrazie, come influenzata dalla struttura interna degli stati.
Esame:

Lesame orale si pu sostenere anche allappello immediatamente successivo.

Si pu scegliere, per ogni argomento, 1 tra 2 domande possibili (3 domande in


tutto: 1 sugli appunti + 1 per il primo libro + 1 per il secondo libro).

Primo appello: 2 aprile (scritto), 16 aprile (orale); gli altri dovrebbero essere sul sito.

Orari:

Ricevimento: luned e marted, h 16.30 18.00.

(7 gen. 2009) da vanessa


INTRODUZIONE
Il termine relazioni internazionali comprende al suo interno molti aspetti: dal
commercio, alleconomia, al turismo.
Relazioni politiche internazionali = riguarda il rapporto tra pace e guerra; si instaura
una relazione continua; si intersecano sempre nel contesto materiale.
Pace e guerra possono essere separate nel contesto cerimoniale, dal punto di vista
simbolico/ giuridico (dichiarazioni di guerra, conferenze di pace). Tuttavia siamo abituati a
situazioni di guerra effettiva, se pur non dichiarata o velata da eufemismi (es. guerra
umanitaria). Questa situazione confusa anche dovuta al fatto che non siamo dotati di
criteri per stabilire se vi sia pace o guerra (v. anche tema della proporzionalit della
relazione).
Il sistema internazionale in cui ci troviamo non ancora stato definito in positivo: si
parla di sistema post bipolare, con una definizione in negativo che lo differenzia dal
sistema bipolare degli anni 45-90 (il sistema della guerra fredda, caratterizzato da
immobilit garantita dalla presenza di blocchi contrapposti di sfere di influenza).
In altre parole, sappiamo da dove veniamo, ma non dove siamo n cosa sar del
sistema tra 10 anni.
Caratteristiche del sistema internazionale odierno:

Crisi del sistema di controllo: in atto una crisi del sistema di controllo, le agenzie
non funzionano.

Crisi di legittimit continua e lacerante: la comunit internazionale, costantemente


spaccata, non pi in grado di stabilire la legittimit degli stati (es. il Consiglio di
Sicurezza dellONU non si opposto alla guerra in Iugoslavia).

Passaggio dal principio di uguaglianza degli stati (nei diritti, non del potere) a quello
americano di supremazia delle democrazie.

Passaggio da un sistema internazionale eurocentrico alla centralit degli USA, a


seguito della Guerra Fredda.
(12 gen. 2009) da vanessa
Questioni fondamentali analizzate nel corso:

Quali sono le caratteristiche distintive della politica internazionale (come si distingue


la politica internazionale da quella interna)?

Una volta definito un contesto internazionale, quali elementi ci consentono di


distinguerlo da un altro?

Cosa definisce il contesto internazionale del XXI secolo? Come stata la sua
evoluzione?
Iniziamo dalla prima questione: quali sono le caratteristiche distintive della politica
internazionale (in cosa diversa dalla politica interna):

Criterio/principio organizzativo della sfera politica internazionale.

La riflessione moderna (ultimi 4 secoli: Hobbes, Spinoza, Rousseau, fino ad


oggi) individua una dicotomia tra sistema politico con governo e sistema politico privo di
governo, o anarchico; il sistema internazionale appartiene alla seconda categoria.

Stato (per Weber) = agenzia che ha il monopolio della violenza legittima


(della coercizione); per contro, ogni soggetto diverso dallo stato privo di questa
possibilit.

Sistema internazionale = pluralismo di soggetti internazionali gelosi dei loro


diritti (compreso quello di fare la guerra).
Anarchia = ha un duplice significato:

comunemente, mancanza di governo,

ma anche caos (qualunque cosa pu accadere ovunque e in qualunque


momento).

Lanarchia internazionale la prima definizione, non necessariamente la


seconda: spesso anche in un contesto anarchico si hanno aspettative sul futuro; anarchia
internazionale non da confondersi con disordine.
Com possibile trovare ordine nellanarchia? (domanda che lega i libri con
soluzioni diverse)

Coercizione (Weber);

Garanzia su possesso e propriet (Hobbes);

Garanzia sul rispetto delle promesse, in termini di tempo, oggetto e


interpretazione;

Garanzia dellofferta di beni pubblici come prestazioni che corrispondono le


entrate fiscali.
Cos allora un contesto internazionale? Un contesto in cui ci si procura da soli
le risorse per la sopravvivenza. La condanna allautodifesa non significa autarchia,
significa il formarsi di alleanze: si sommano le proprie difese, le proprie forze, con una
perdita s di parte della libert, ma che costituisce comunque un incentivo che tanto pi
forte quanto pi lo stato debole (es. la presenza dellItalia in Afghanistan si spiega come
pagamento dellalleanza con gli Usa).
Nellambiente politico internazionale gli attori sono dominati dalla continua
incertezza sulle intenzioni altrui (percepiamo azioni pacifiche o aggressive?); si tratta di un
problema sia presente che futuro. (es. guerra in Georgia di questestate; allargamento
Nato percepito dalla Russia). Il dilemma della sicurezza comporta il rischio di innescare
competizioni che avrebbero potuto essere evitate (es. si teme un altro per il passato o
perch forte, ci si arma di conseguenza, e cos si arma anche laltro, e questo per me
la conferma che voglia attaccare).
La cooperazione uno dei temi rilevanti del dibattito: perch si coopera se c
anarchia? Nella cooperazione anarchica ci si allea, per con la sensazione dellinganno
(percentuale altissima nei momenti di guerra).

Le alleanze hanno valore esclusivo: servono ad unire stati (che si includono)


contro altri (che si escludono).

Linganno pu essere anche il rovescio della medaglia (es. Italia che nelle 2
guerre passa al fronte opposto), oppure pu non dare laiuto promesso.

Le alleanze non includono i sistemi di sicurezza internazionali (hanno un


loro codice).

Qual la forma di competizione tipica, politica, per laccesso.


conseguenza diretta dellanarchia: la guerra e la sua possibilit ineliminabile
(non vuol dire che sia onnipresente: ci possono essere, e ci sono stati, lunghi periodi di
pace, non necessariamente buona pace).

La guerra una delle possibili soluzioni di conflitti, non lunica (si pu avere
soluzione politica dei conflitti anche con la diplomazia), ma la guerra la forma di
competizione politica specifica dellarena internazionale, e che la differenzia da quella
interna (si compete anche accumulando ricchezze, o sul terreno linguistico: la guerra il
modo estremo).
La guerra non un semplice incidente, o fallimento, ma svolge specifiche
funzioni, sia se combattuta che se minacciata.

Funzione conservatrice dello status quo: sanzionare, punire le violazioni dei


diritti (necessaria in assenza dellagenzia statale). La guerra costituisce una punizione
sociale anche quando non scoppia: sia nelle relazioni tra amici (si pu minacciare
qualcuno nel caso di possibile abbandono dellalleanza, es. Usa rinfacciano laiuto a
Europa o Giappone) sia tra nemici (perch d una marcia in pi a chi dispone delle risorse
militari per alzare il livello della competizione; anche se parlare di superiorit militare come
anacronismo).

Cambiare lo status quo: ottenere mutamenti (anche questo potrebbe


avvenire pacificamente, ad esempio tramite lideologia e il diritto internazionale, ma per
ora non lo si prevede).

Ottenere laccesso al potere: guerra come strumento per ottenere il


mutamento pi importante, come prova in cui si decide chi deterr gli status futuri (nelle
guerre tipiche) o lo status per eccellenza (nelle guerre per legemonia). Es. la pace di
Westfalia il punto dinizio della costituzione del successivo ordine internazionale (politico,
economico, ideologico).

Quali sono gli attori fondamentali dei sistemi politici internazionali.


Gli attori della politica internazionale sono innanzitutto gli stati, ma anche le
organizzazioni internazionali governative e non, le chiese, ecc. Gli stati meritano tuttavia
un posto a parte: sono gli attori fondamentali, soprattutto sono pi importanti in una
dimensione centrale: quella della pace e della guerra (loro prerogativa).
(da marco)
INTRODUZIONE
Tra la pace e la guerra c' una relazione continua, non possibile distinguerli
completamente. Mentre una volta c'era il cerimoniale di dichiarazione di guerra ora non c'
pi.
Caratteristiche fondamentali dei sistemi internazionali (in che cosa la politica
internazionale diversa dalla politica interna):

Principio organizzativo: qual il sistema e per che cosa si caratterizza?


Qual il principio organizzativo del sistema internazionale? La risposta
dicotomica per tradizione: contrapposizione tra sistemi politici con governo e senza
governo.
Il principio organizzativo del sistema internazione odierno lanarchia, intesa
come assenza del monopolio dell'uso legittimo della violenza da parte di
un'organizzazione. un ambiente di soggetti sovrani plurimi, ognuno dei quali mantiene
ed geloso della propria autonomia.
Una delle prerogative dei soggetti internazionali quella di fare la guerra.
L'anarchia internazionale non intesa come Caos, mancanza di ordine e regole. Mentre
nel nostro sistema internazionale diamo per scontate un'infinit di cose (es Gli Stati Uniti
sono il paese pi potente di tutti). Quali sono le conseguenze dell'anarchia? Che cosa

manca in un sistema politico senza governo? Il monopolio della violenza legittima per
prima cosa. Manca l'assicurazione sulla stabilit della propriet, nessuno impone di
rispettare la propriet. La garanzia sul tempo, nel tempo manca qualcuno che imponga il
rispetto delle intenzioni e delle promesse (mancanza di inganni).
In questo contesto tutti i soggetti sono condannati all'autodifesa; tutti sono in
dubbio sulle intenzioni degli altri. Data la struttura dei sistemi internazionali si vengono
spesso a creare conflitti che si potrebbero evitare: due soggetti che inizialmente non
hanno intenzioni ostili innescano facilmente un comportamento competitivo (es. guerra
fredda; confronto India-Pakistan).
In un sistema internazionale anarchico si innescano anche meccanismi di
cooperazione ( pi difficile e pi problematico ma possibile). Come si fa a innescare la
cooperazione nonostante il disincentivo del sistema anarchico? I motivi sono:

Paura dell'inganno (degli alleati, v. rovesciamento frequente delle alleanze


-la percentuale di tradimento nella storia esorbitante-).

Valutazione dei vantaggi propri e degli alleati (quanto guadagno e quanto gli
alleati dall'alleanza?): si comincia a temere che accrescere il potere degli alleati non sia
una grande idea.

Forma di competizione: tutti i sistemi politici sono competitivi e tutti hanno delle
regole per gestire la competizione.
La forma della competizione tipica la guerra: se tutti sono condannati
all'autodifesa la possibilit della guerra inevitabile.
Molto pi della guerra la possibilit di essa che sta alla base della
competizione: influenza le relazioni tra nemici (ovviamente chi ha la potenza militare
minaccia) e le relazioni tra amici (chi tiene il potere militare pu minacciare di abbandono
gli alleati).
Si compete anche in altri modi (es. accumulando ricchezza, cultura, risorse,
terreno linguistico e tanti altri fattori): la guerra il modo pi estremo, e anche pi
funzionale.
Le funzioni della possibilit della guerra sono quelle di sopperire alle mancanze
del sistema: serve a imporre e a conservare le promesse e la difesa, sanzionare l'illecito
internazionale. La guerra pu servire inoltre a cambiare lo status-quo, creare cambiamenti.
La guerra pu essere utilizzata per ottenere l'accesso al potere (v. guerre per l'egemonia).

Attori fondamentali: chi sono gli attori dei sistemi politici interni e internazionali.
Stati ed enti non governativi, gruppi di pressione, religioni organizzate.
Soltanto gli stati hanno la prerogativa di fare la guerra.
(13 gen. 2009) miei
POLITICA INTERNAZIONALE
Abbiamo visto che la politica internazionale si differenzia dal contesto anarchico, che
sua caratteristico modo di competizione la possibilit della guerra, e che gli attori
fondamentali sono gli stati: tale importanza data dal ruolo che ricoprono nella
dimensione centrale della pace e della guerra (oggi non assistiamo alla fine della politica
interstatale, come si vorrebbe intendere parlando di globalizzazione: essa si avr solo
quando attori statali e non statali vedranno legittimato allo stesso modo luso della
violenza; es. questione israelo-palestinese, in cui Israele legittimato alluso della violenza
in quanto stato, mantre per la Palestina ,attore non statuale, si parla di atti terroristici in
una politica internazionale non interstatale sarebbero riconosciuti come atti terroristici
Hiroshima e Nagasaki).

Politica internazionale = politica in cui i protagonisti fondamentali sono gli stati,


proprietari di un pezzo di globo, il territorio (v. rappresentazione abituale del globo come
una successione di stati).

Internazionale vs. globale: noi siamo abituati a considerare come politica


internazionale una politica su scala planetaria, ma non cos.

Prospettive future: sistema multipolare vs. unipolare tesi contrapposte che hanno
in comune la convinzione che il sistema internazionale rester un sistema globale, che il
sistema globale dunque sia fatto di gerarchie.
Politica internazionale = carattere interstatale + carattere globale.

Distorsioni diffuse:
Entrambi sono storicamente eccezionali (il nostro un contesto senza
precedenti nella storia): la politica internazionale di cui parliamo un modello che
unassoluta eccezione storica.
Il sistema internazionale eccezionale anche perch recente (circa 100 anni), e
dunque reversibile (non detto che il sistema interstatale e globale sia continuo e scontato
in futuro).
Almeno una parte dellinstabilit che viviamo dovuta alla crisi interna di questo
modello eccezionale e recente (crisi dellegemonia americana o crisi dellarchitettura
interna del sistema? Domande a cui non siamo in grado di rispondere).

Com creata lequiparazione tra politica interstatale e globale e perch in crisi il


sistema? Cos la globalit del sistema attuale? Dove sono i nodi critici?
Carattere interstatale
Carattere interstatale della politica internazionale: sempre esistita una relazione tra
stato e attori internazionali (anche se ieri erano pi forti di oggi), ma la politica
internazionale diventata interstatale nella relazione pace-guerra (monopolio della
dimensione statale).

Questo monopolio inizia con la conferenza di Westfalia del 1648 (data


convenzionale di inizio del sistema interstatale moderno; infatti si parla di sistema statale
westfaliano).
La conferenza di Westfalia segna la fine della guerra dei Trentanni, e cio della
grande conflagrazione europea comune.
Altre ragioni: fine del lungo ciclo delle guerre civili di religione (che vedono la
mobilitazione permanente di fazioni transnazionali, in si combatteva per principi che erano
indifferenti ai legami di cittadinanza o sudditanza dettati dagli stati).
Viene sconfitto lunico grande progetto praticabile di riunificazione (imperiale)
dello stato europeo (perdita dellimpero asburgico): subentra una volta per tutte lepoca del
pluralismo degli stati (si passa dal valore dellunit a quello del pluralismo, visto come
garanzia; v. idea del confine come riparo mentre oggi visto come limite-).
Ragione dellambiguit delletichetta di W.: W. nel pieno del processo di
espansione dellEuropa.

Solo il sistema delle polis greche pu essere considerato in qualche misura simile
al nostro (insieme a qualche altra eccezione storica fuori dallEuropa).
Elementi di eccezionalit del modello di convivenza interstatale odierno:

Anarchia (Waltz): modello popolato di attori che non riconoscono fonti di autorit
superiori (v. concetto di sovranit: il re imperatore nel suo territorio, non chiede la

legittimazione a nessuno che sia superiore a lui; il concetto di sovranit somiglia a quello
greco di autonomia).
Tutti gli altri modelli avevano almeno una fonte di legittimit comune, anche solo
formale.
Lanarchia un prodotto storico recente, che ha avuto enormi difficolt ad
affermarsi: conflitto tra stati e autorit imperiale e religiosa (es. 2 anni dopo la scoperta
dellAmerica, nel 1494, Spagna e Portogallo si spartiscono il nuovo mondo tramite un
accordo siglato sotto lautorit del papa: coesistenza tra principi diversi, non ancora un
definitivo smarcamento dellautorit degli stati dalle altre autorit).
Questo aspetto tornato in questione nel corso del 900, passando dallessere
considerato valore a radice di tutti i problemi (v. evocazione del governo mondiale come
soluzione di tutti i conflitti).

Indifferenziazione funzionale delle parti (Waltz): gli stati, sebbene si differenzino in


termini di regime politico e distribuzione del potere, svolgono le stesse funzioni (non c
divisione funzionale o dei poteri). Questo il segreto della politica interstatale: per
appartenere alla comunit interstatale occorre avere la stessa forma politico-giuridica.
Anche questo un elemento di eccezionalit: fino a met 800 cerano attori
diversi dagli stati (v. imperi, anche se spesso di carattere spurio, pi simili a stati espansi
che a veri e propri imperi tradizionali; citt-stato; Chiesa, in epoca medievale).
La decolonizzazione stata la fine del dominio diretto dellEuropa, ma anche il
vertice dellimpatto europeo sul resto del mondo.

Rappresentazione, concezione, esperienza dello spazio: territori omogenei


sottoposti a giurisdizione, separati dagli altri tramite linee di confine.
Questo si discosta dalla maggior parte dellesperienza storica: il controllo degli
stati non viene meno oltre una linea formale detta confine, ma scompare gradualmente (vi
sono spazi vuoti e spazi di competenza duplice).
V. distinzione politica interna- politica internazionale distinzione guerra-guerra
civile (es. guerra in Iugoslavia anni 90: dibattito sul fatto che fosse una guerra civile per
chi simpatizzava per la Serbia- o internazionale per chi simpatizzava per gli altri stati,
sostenendo che erano riconosciuti- la definizione fu possibile solo al termine della
guerra, grazie a categorie politiche).
Carattere globale
Oggi assistiamo ad un richiamo frequente alla globalit: il sistema internazionale ha (e
non pu non avere) globalit. Questa lenta equiparazione ancora pi eccezionale di
quella di prima: non ci sono affatto precedenti storici di sistema planetario globale.

Prima: 2 tratti rilevanti:


Prima del 500 esistevano contemporaneamente una pluralit di sistemi regionali
preglobali, diversi dal punto di vista organizzativo e sostanzialmente di relazioni tra loro
(esistevano sintesi transnazionali e convivenze internazionali ampie Usa, Cina, Asia-;
cerano scambi ma le relazioni non avevano un tratto cos marcato da far pensare a un
unico sistema transnazionale). coesistenza di pluralit di sistemi internazionali
preglobali.
Il sistema europeo merita un posto a parte, perch dallespansione di questo
sugli altri, da unincorporazione, e non dallintegrazione tra tutti, che nasce il sistema
globale odierno (il sistema internazionale attuale non altro che la globalizzazione del
sistema internazionale europeo). Processo lentissimo: alcuni pezzi del sistema
rispondono alle norme da 400 anni, altri da 50 (e questo produce effetti diversi in termini di

legittimit e di efficienza; v. gran parte dei conflitti di oggi nascono da queste profonde
radici storiche).
Periodizzazione di questo processo di espansione (discutibile, per grandi tappe):

Fine 400-primi 500 et delle scoperte, delle conquiste. Non si conclude subito
col dominio economico-politico-giuridico dellEuropa: alla fine del 600 il dominio non va
oltre lo spazio atlantico (America incorporata sotto il dominio europeo), non include quello
pacifico (c una penetrazione europea molto discontinua: lungo le coste delloceano
indiano e pacifico si insediano piccole basi militari e commerciali).

1650-1850 anche lAsia viene incorporata, passando da imperialismo informale a


formale. La globalit incentrata sullEuropa (conflitti europei vengono esportati).
Contemporaneamente inizia il processo di emancipazione dal dominio diretto dellEuropa
(da parte dellAmerica).

1850-1950 lincorporazione del globo nella politica internazionale di ascendenza


europea diventa perfettamente compiuta (v. lotta per lAfrica come manovra conclusiva di
dominio del mondo): da qui ogni guerra diventa inequivocabilmente mondiale. tuttavia
una fase paradossale perch, parallelamente al raggiungimento dellapice del dominio
europeo sul resto del mondo, iniziano a subentrare i primi stati non europei (es. impero
ottomano nel 1856 viene ammesso a pieno titolo, una volta distrutta politicamente, nei
calcoli internazionali; Usa rientra nel gioco politico internazionale come grande potenza;
Giappone si allea con Gb e Russia e partecipa alla repressione della rivolta dei boxers
-importante anche perch pone una questione fondamentale: alla fine della I gm chiede
che nello statuto della Societ delle Nazioni sia sancito il principio delleguaglianza
razziale, principio che non venne accettato perch ancora lEuropa non poteva reggerlo
cambia la natura della globalizzazione internazionale) inizio della fine
delleurocentrismo.

1950-oggi sistema internazionale pienamente globalizzato dal punto di vista


politico e militare (v. II gm) e istituzionale (v. istituzioni di carattere universale, valenza del
diritto internazionale in tutto il globo dimensione soggetta a critica da Schmitt). Si
completa poi linclusione di una quantit di stati non europei (nel 1960 il numero di stati
africani e asiatici superiore al numero di stati di ascendenza europea). Luniversalit
della guerra fredda (ultima grande vicenda occidentale) controbilancia le conseguenza
della colonializzazione: nasce da una delle questioni centrali che stiamo vivendo (conflitto
di legittimit dellimpatto delleredit occidentale sul resto del mondo; v. rivoluzione
iraniana del 75: fu detta fuori del diritto internazionale, e gli iraniani a loro volta risposero
che era perch si trattava di un diritto a loro estraneo).
(da marco)
RAPPRESENTAZIONE DELLAMBIENTE INTERNAZIONALE / SISTEMA INT
ECCEZIONALE
Parlando di relazioni internazionali, molte cose vengono date per scontate: ci sono
degli attori che sono gli stati, che hanno dei territori definiti e tutto il mondo suddiviso in
questo modo; si tende inoltre ad avvicinare i concetti di internazionale e globale, nel senso
che la politica internazionale su scala globale.

In realt, il carattere interstatale e globale della politica non ha precedenti nella


storia (si tratta di una eccezione storica); tutto ci che eccezionale e recente anche
reversibile (non affatto detto che noi ci troveremo a lungo in un sistema interstatale).


Il periodo di crisi e instabilit del sistema internazionale dovuto al collasso
progressivo del sistema della globalizzazione?
Elementi di eccezionalit del sistema internazionale moderno:

La politica Interstatale.
Le relazioni internazionali non sono soltanto interstatali, ci sono sempre stati
attori trans-nazionali. sempre avvenuto che altri attori internazionali facessero sentire il
loro peso.
Nelle relazioni di tipo pace-guerra, invece, la pluralit degli stati ha conquistato il
monopolio della politica internazionale. Questo monopolio databile con la nascita del
sistema moderno o Westfaliano, convenzionalmente riconosciuta nel 1648. Questa data
segna la fine della guerra dei Trentanni, ovvero dellultima guerra civile di religione, una
guerra tra grandi stati che chiude la fase di riunificazione dell'Europa imperiale. Quindi si
entra nel periodo di pluralismo: la divisione dell'Europa diventa un valore.
Per capire se e quanto tiene il modello moderno internazionale dobbiamo
analizzare l'anarchia internazionale che al momento vige nel sistema internazionale.
Nessuno ora riconosce una fonte di legittimit superiore allo stato, la sovranit.

L'anarchia.
Sullanarchia stiamo giocando una partita culturale.
Da Waltz: Gli stati, anche se non si assomigliano molto, fanno tutti la stessa
cosa; non c' una divisione dei poteri nella politica internazionale. Questo un altro
elemento di eccezionalit: per tutta la storia ogni ente internazionale non faceva la stessa
cosa, imperi, stati, religioni. Oggi si andati verso un'omogeneizzazione degli attori. Con
la decolonizzazione si abbandona il dominio occidentale diretto ma si lascia lo stato.

Suddivisione degli spazi tra gli stati.


Nella maggioranza della storia il territorio e il potere degli attori sono sovrapposti
e rarefatti, spazi vuoti e spazi di frontiera. Elemento distintivo dell'epoca moderna invece
il confine: la differenza tra interno ed esterno, la possibilit di distinguere una giurisdizione
da un'altra (es. confine india-pakistan, disegnato dalla potenza coloniale inglese e che non
avvertito come confine della popolazione).
Anche la lenta equiparazione tra politica internazionale e politica globale una cosa
recente.

Ovviamente prima del 500 esistevano una pluralit di sistemi internazionali regionali
pre-globali e privi di rapporti reciproci. Tra questi sistemi internazionali, quello europeo
merita un posto a parte perch il sistema attuale non nasce dalla fusione di tutti i sistemi
ma dell'esportazione forzata del nostro sistema internazionale.

La globalizzazione non stata certo omogenea, l'espansione dellEuropa in tappe:


A fine 1400 si apre con le conquiste e le scoperte; fino al 1600 l'espansione non
va oltre allo spazio atlantico, l'America incorporata sotto il dominio diretto dell'Europa.
Una seconda fase di incorporazione tra il 1650 e il 1850. In questa fase storica,
anche l'Asia viene progressivamente incorporata, imperialismo formale (caso indiano).
Tutti i conflitti che girano il mondo sono i bisticci europei in giro per il mondo come nella
guerra dei sette anni. Contemporaneamente i segni opposti, i primi segni di
decolonizzazione. L'emancipazione dell'America incrina debolmente la centralit europea
in quanto ormai quei paesi sono di cultura europea.
Dal 1850 al 1950 la fase paradossale dell'incorporazione del globo nel modello
europeo con la zuffa per l'Africa di fine 800. Da questo momento in poi qualsiasi conflitto
tra le forze europee diventa mondiale. Nascono anche i paesi non europei che saranno
destinati ad avere un ruolo internazionale. Cominciano a svilupparsi grandi potenze non

europee che cambieranno l'eurocentrismo. Giappone e Stati Uniti. Il Giappone si mette al


pari con le potenze europee senza averne la cultura.
Nella seconda met del 900 il sistema internazionale pienamente globalizzato,
economicamente, militarmente, istituzionalmente. In tutto il globo vale lo stesso diritto
internazionale (Smith contrario). Nascono le questioni di oggi: riconoscimento culturale,
l'impatto di attori non occidentali. L'universalit della guerra fredda stata l'ultima grande
vicenda occidentale europea.
Secondo al prof il sistema Westfaliano non ancora consolidato fuori dall'Europa, poi
c' anche un altro versante che ci riguarda: la presa dello stato sulla politica si
indebolito. Negli ultimi 100 anni gli stati han perso potere politico, basta guardare l'ultima
crisi finanziaria si diffusa l'idea che l'economia sfugge al controllo dello stato e dei
confini. Si accompagna a questo una crisi di legittimit dello stato.

(14 gen. 2009) inizio appunti miei


Abbiamo visto i due tratti forti di eccezionalit del nostro sistema internazionale:
interstatalit e globalit.
La ragione fondamentale per la quale occorre tenere a mente che ci troviamo
allinterno di un sistema eccezionale che ci permette di spiegare alcune importanti
caratteristiche del sistema.

Reversibilit: siccome non cerano prima, non detto che questi tratti ci saranno
poi (in parte).

Alcuni elementi di crisi del nostro contesto storico: possiamo chiederci se una
parte delle fragilit istituzionali che avvertiamo fuori dallEuropa non siano il prodotto del
mancato consolidamento di questo sistema internazionale; tutte le caratteristiche di questo
sistema, infatti, si sono impiantate altrove solo da pochi decenni, e questo spiega in parte
la crisi a cui soggetto (es. anarchia: rifiuto della divisione della casa dellIslam in stati e
percezione del pluralismo come fatto esogeno, coloniale, da abolire al fine di riunificare
la casa dellIslam; idea di confine: idea che, anche in Europa, si andata consolidando
con fatica per secoli, e in alcuni stati ancora problematica, esistono ancora conflitti che
chiamano in gioco la rappresentazione dello spazio di popolazioni nomadiche, cui non
appartiene il concetto di confine se non come soglia di attraversamento v. confine tra
Pakistan e Afghanistan, confine coloniale disegnato ai tempi dalla Gran Bretagna, che non
viene avvertito dalle popolazioni che vi abitano- in diversi contesti storici, stiamo
vivendo una crisi di consolidamento del sistema westfaliano fuori dallEuropa).
Laltra faccia della possibile crisi di westfalia che, se vero che non siamo
ancora usciti dallorizzonte interstatale, anche vero che si assistito a una perdita
progressiva della presa dello stato sulla politica (v. crisi finanziaria di questestate, modo di
pensare allevoluzione della crisi nei prossimi mesi). quindi una crisi di effettivit.
A questa si accompagna una crescente crisi di legittimit: la convivenza
interstatale prima (v. Schmitt) era basata sulla separazione tra gli stati; oggi viviamo un
contesto giuridico e politico in cui prevale lidea che la sovranit degli stati possa venire
messa in discussione in virt di una serie di istituti internazionali (questione
dellequiparazione tra politica nazionale e internazionale).

COSA SONO LE RELAZIONI INTERNAZIONALI: LA DISCIPLINA


Ci chiederemo in cosa consiste la teoria contemporanea delle relazioni internazionali,
dove e quando nasce, e come si sviluppa (si sviluppa in parallelo con la politica
internazionale degli ultimi anni).
SCARTO TRA OGGETTO DI STUDIO E DISCIPLINA
C unambiguit semantica molto forte nelluso del termine relazioni internazionali: se
da una parte studia ci che avviene nel mondo, dallaltra, come ogni scienza sociale,
opera selettivamente nella realt scegliendo cosa studiare e cosa scartare.
La teoria delle relazioni internazionali innanzitutto una disciplina molto recente,
contemporanea: ha una data dinizio convenzionale nel 1919, anno di istituzione della
prima cattedra di politiche internazionali (anche se si tratta in realt della branca
contemporanea di una riflessione che c sempre stata; v. Tucidide).

[Waltz] La teoria contemporanea delle relazioni internazionali ha accettato in toto il


paradigma moderno westfaliano delle relazioni internazionali: ha ristretto lorizzonte di
studio alla politica internazionale moderna, e le sue categorie sono inutilizzabili in altri
contesti storici.

Sebbene sia nata nel 1919, la fase di sviluppo della disciplina successiva al 1945:
ulteriore restringimento (c una enorme sproporzione tra lo studio dei fatti accaduti prima
della guerra e dopo; si occupa quasi esclusivamente del 900).
La disciplina non si sviluppata in un ovunque astorico e aspaziale, ma
sostanzialmente negli USA e a partire dagli USA (anche se non esclusivamente), tanto
che il grande studioso europeo offa arriv a scrivere che questa disciplina una scienza
americana.
Questo americanocentrismo vale per moltissime scienze sociali negli ultimi decenni:
riflette la forza delle universit americane nonch della lingua inglese, ma anche la
centralit degli USA nelle relazioni politiche internazionali (come nel 1919 era nata
nellallora centrale Inghilterra).
Ha inoltre diverse conseguenze sulla riflessione teorica:

Carattere estremamente parziale della disciplina:


Centralit dei problemi posti dallopinione pubblica e dai decision maker
americani (v. prevalenza della guerra fredda sulla decolonizzazione: concentrazione sul
mutamento che poteva riguardare gli Usa, cio lascesa e il declino delle grandi potenze).
Rimozione delle vicende non riguardanti gli Usa: cos come sono state
privilegiate le faccende riguardanti gli Stati Uniti, sono state clamorosamente rimosse altre
vicende, che non li riguardavano; questa conseguenza si rivela ancora pi costosa della
precedente in termini di comprensione del mondo attuale (es. possiamo dire con certezza
che per gli storici futuri la vicenda principale del 900 sar la fine della centralit
dellEuropa, non la guerra fredda o lo scontro tra capitalismo e socialismo, che sono
invece le vicende cui oggi dedicata pi attenzione).

Distorsione prospettica, che qualunque attore opera sulla percezione della realt,
aggravata dalleccezionalit (e dalla consapevolezza della propria eccezionalit)
dellattore Usa rispetto agli altri del sistema.
Ragioni della eccezionalit:

Potere di cui dispone: chi guarda la realt da una posizione di forza la vede in
un modo molto diverso da chi la guarda da una posizione di debolezza (caratteristica che
propria di tutti i sistemi dominanti in determinati contesti storici).
Isolazionismo americano: propria della cultura politica e dellesperienza
storica americana lidea di poter scegliere se e quanto impegnarsi negli affari internazionali
(es. 11 sett 2001: non fu solo una violazione dellinvulnerabilit, ma anche di una abitudine
allinvulnerabilit; la costruzione dello scudo antimissile risponde alla necessit di
ricostruire, subito dopo la violazione, il mito della impenetrabilit, della separatezza del
territorio americano dal mondo). Le altre potenze del passato (Francia, Germania, Russia)
avevano invece lidea della dannazione di non potere uscire dal recinto della politica
internazionale. In questo la prospettiva americana non somiglia a nessuna altra, e per
questo la disciplina cos come ora rischia di fornire unimmagine fortemente deformata.
DIVERSI APPROCCI ALLO STUDIO DELLA DISCIPLINA
Vediamo come si articolata nel tempo la politica delle relazioni internazionali, quali
sono stati i principali approcci nello studio.
Pu essere ripartita in molti modi al suo interno, ma qui seguiamo un criterio
temporale: esso pi efficace perch consente di guardare non un approccio accanto
allaltro in modo astorico, ma la successione degli approcci come successione di
problemi, di traumi che hanno avvantaggiato ogni volta approcci diversi.
Primo approccio: lIdealismo
La disciplina nasce nel 1919, lanno successivo alla fine della grande guerra, come
prodotto tipico della cultura, dei traumi, dei problemi, delle colossali disillusioni della
prima guerra mondiale (la cattedra istituita fu intitolata al presidente americano Wilson, e
il primo docente a insegnare International policy fu uno dei pi classici esponenti
dellidealismo).

La prima gm produce nel mondo intellettuale e nelle opinioni pubbliche un radicale


ripensamento del ruolo della guerra nella politica internazionale.
Limmagine precedente (v. I e VIII libro della guerra di Klausevitz??) era
racchiusa nella razionalit burocratica e militare del tempo: la guerra, sebbene luogo
della violenza, non , grazie allintelligenza dello stato, luogo di violenza ottusa (la violenza
posta sotto il controllo dello stato).
La memorialistica della I gm mostra che gi nel corso della guerra questa
immagine viene stravolta: dalle lettere dei soldati passa lidea della guerra come automa,
che sfugge al controllo delluomo e opera come se avesse una propria volont,
inconoscibile per di pi. Lidea che la guerra possa essere uno degli strumenti normali
nella politica estera inizia a subire un processo di indebolimento (guerra e diplomazia non
pi come due strumenti della stessa razionalit). Questa idea genera i primi grandi
negoziati per la riduzione degli armamenti, lo sviluppo della disciplina giuridica per gli
accordi di pace (v. accordo Briand Kellog), i movimenti pacifisti: prevale lidea di evitare la
guerra a tutti i costi.

Lidealismo un prodotto di questo clima culturale: il tessuto connettivo di tutti


questi progetti di riforma radicale della convivenza internazionale, di eliminazione della
guerra. Questo segna anche il problema fondamentale dellidealismo, la grande questione
storica alla quale lidealismo chiamato a rispondere: come ottenere la PACE,

leliminazione della guerra intesa come patologia dalla politica internazionale (lanalogia tra
guerra e malattia diventa dominante).

Questo implica che, come con ogni malattia, la disciplina cerca di curarla, si chiede
dove poter operare per eliminare la guerra dalle relazioni internazionali. Si possono
individuare 3 possibili risposte non mutualmente esclusive a questa domanda:
Problema della politica come tale: le relazioni internazionali sono divise tra loro
secondo la dimensione cui appartengono. Le relazioni internazionali sono in se bellogene,
mentre c un altro tipo di relazione che consente di vivere lambiente internazionale come
ambiente pacifico: le relazioni economiche (Questa concezione ereditata dal secolo
borghese dell800 e dalla tradizione illuminista). Commercio come concetto cooperativo,
che consente di entrare in comunicazione indipendentemente dalle proprie identit (v.
Conquista e usurpazione di Benjamin Costant, del 1814: opposizione tra guerra e
commercio posta in termini radicali, afferma lidea che il commercio rende anacronistica la
guerra perch se investo in un altro paese non ho interesse a fare guerra con quel paese
perch colpisco il mio stesso investimento, la guerra diventa un cattivo affare). Questo
conduce alla retorica dellinterdipendenza economica come elemento debellizante della
politica internazionale. Per debellare la guerra dobbiamo renderla un pessimo affare, e
lunico modo legare tutti i paesi in una rete di interdipendenza economica.
Struttura del contesto internazionale (risposta liquidatoria dellanarchia): quello
che fa si che il contesto internazionale sia bellogeno la sua struttura anarchica;
dobbiamo pertanto reinventare un governo mondiale, creare unagenzia che tolga agli stati
il diritto di fare la guerra (si collega agli avvenimenti successivi alla prima gm).
Qualit dei singoli stati: non sono i contesti ma gli stati ad essere bellogeni, e la
causa fondamentale della guerra la natura di questi stati. Viene ripresa la grande
polemica kantiana in favore dei regimi democratici: dobbiamo eliminare i paesi che
portano la guerra, unanarchia internazionale buona se gli stati sono democratici. La
polarit tra stati che vogliono o meno fare la guerra (v. ripresa in modo caricaturale
dalamministrazione Bush; i neoconservatori non son che degli iperrealisti, e non a caso
vengono dalla sinistra libertaria americana). La pace un prodotto della natura dei regimi
politici. La democrazia la chiave (v. politica estera americana in Medio Oriente, che
punta a trasformare dallesterno i sistemi politici interni; politica seguita dai paesi europei
nei paesi balcanici negli anni 90: il vero obiettivo era abbattere Milosevich). Questa
soluzione al problema guerra dallidealismo continua a pesare enormemente col nostro
modo di guardare ai problemi internazionali.

Qual limmagine della violenza, della guerra nellidealismo? Lidealismo rifiuta il


concetto stesso di sicurezza nazionale, trattandolo come un elemento di carattere
infernale, di conflitto permanente, perch fa pensare alla sicurezza come a un gioco a
somma zero (quello che guadagno io in termini di sicurezza lo perdi tu, pi ho potere nei
tuoi confronti pi sono sicuro, ma pi tu sei insicuro nei miei confronti). Per sradicare
questo meccanismo si investe sul meccanismo della sicurezza collettiva (v. societ delle
nazioni allora, Onu oggi): la sicurezza di ciascuno parte della sicurezza di tutti gli altri,
non c contrapposizione ma cooperazione, tutti vigilano perch non ci siano soprusi su
altri, perch non venga riprodotta la sicurezza di uno (v. guerra contro Saddam per
linvasione del Qwait).
La guerra possibile a una condizione: che sia un meccanismo di sanzione .
Collettiva della comunit internazionale contro i violatori (v. produzione di eufemismi
: operazioni di polizia internazionale, guerra di pace)

Qual limmagine della storia del tempo, proposta dallidealismo? unimmagine


radicalmente progressiva: presupposto che nella storia delle relazioni internazionali
necessaria una trasformazione radicale; non deve essere sempre la stessa, dobbiamo

riformarla in toto nel termine pi radicale possibile: progetto di eliminazione della coppia
attorno ala quale aveva ruotato tuta la riflessione politica del passato: la coppia anarchia
(nazionale)-guerra (e sua ineliminabilit). Questo il progetto, e in gran parte il contenuto,
dellidealismo.
II approccio: realismo. (anche se sopravvive in parte anche lidealismo).

Anche questo nasce per effetto di un colossale trauma storico: il fallimento dei
progetti anche istituzionali dellidealismo precedente (fallimento delle politiche di
appeacement, meccanismi di sicurezza collettiva nei confronti delle grandi potenze).
Dimostra di non essere in grado di mantenere la premessa fondamentale di evitare una
nuova guerra (II gm come screditamento definitivo dei progetti idealisti). Anche dopo
lidealismo tenta di ripartire (v. nascita dellONU e idea che le grandi potenze vittoriose
avrebbero potuto gestire insieme questo sistema). Quando anche questo rilancio fallisce si
afferma il realismo (v. scoppio della guerra fredda e fallimento di qualunque modo di
regolazione internazionale).
La grande questione storica che viene posta al realismo non ottenere la pace ad
ogni costo (muove dalassunto che la guerra ineliminabile) ma evitare le guerre
che possono essere evitate e vincere quelle che non possono, come evitare le
guerre che non opportuno combattere (es. come far funzionare la dissuasione
nucleare). In base al cambiamento del problema cambiano tutte le soluzioni e tutto
il linguaggio.
Il realismo rimette al centro delle riflessioni la questione politico-militare, che
resta preponderante sulla questione economica in una situazione di anarchia
internazionale (la crisi militare costituisce un lampo di luce sulla realt, svelando tutto).
Secondariamente, Recupera il concetto di sicurezza nazionale. Non possono
funzionare i sistemi di sicurezza collettiva (funziona solo per le piccole potenze o i paesi
minori, non le grandi potenze o i loro alleati, perch quando queste entrano in gioco i
sistemi di sicurezza collettiva si fanno da parte). Si concepisce comunque 1 forma di
cooperazione, e cio il fenomeno delle alleanze (forme di cooperazione esclusiva, a
differenza dei sistemi di sicurezza internazionale).
Infine, (v. ragione del fallimento di Bush) il realismo oppone in modo durissimo
alla sensibilit del discorso idealista una totale indifferenza per le caratteristiche interne
degli attori (v. Waltz aspetti riduzionistici): quello che conta come distribuito il potere
(occorre essere parimenti o pi potenti per imporsi su uno stato). Non basta esportare la
democrazia, perch il sistema crea sicurezza indipendentemente dalle caratteristiche dei
paesi.
(19 gen. 2009)

Molto a lungo il discorso egemone, principalmente per onnipresenza della guerra


fredda. Il realismo lapproccio giusto per combatterla, ma soprattutto perch la teoria
giusta per spiegarla e capirla (v. corsa agli armamenti: sembravano rientrare nelorizzonte
concettuale del realismo per lidea che la sicurezza collettiva non funziona, per garantirsi
una sicurezza personale si perseguono obiettivi personali; lunica forma efficace la
formazione di alleanze). Spiega anche lomissione gravissima delle relazioni internazionali:
Waltz fa cenno alla dimensione dello scontro ideologico (non solo di potere) tra le 2
potenze, Aron ne fa un tratto fondamentale. Negli anni 60 questo tratto va in secondo
piano, ci si interessa alla distribuzione del potere e non alla struttura di uno stato.

Altri tratti fondamentali:

Immagine della guerra: per lidealismo il problema la guerra e come


combatterla, lunico uso legittimo della violenza di tipo sanzionatorio collettivo
Il realismo recupera limmagine della violenza precedente alla 2 gm, ne tiene
conto ma insiste sulla necessit di non farsi illusioni: la guerra una presenza
costante, ineliminabile (come lanarchia internazionale). la guerra resta una
forma specifica di competizione propria del sistema internazionale (finch non ci
sar un governo mondiale). Recupero della guerra su 2 fronti:

Singole politiche estere: la guerra uno strumento della politica estera; non
serve solo a sanzionare collettivamente qualche violatore, ma a perseguire linteresse
nazionale, legittima quando no ci sono strumenti migliori (La guerra extrema ratio,
ricorso di ultima istanza). Sembra essere, per la nostra cultura, una formula permissiva,
che accetta la guerra. In realt allo stesso tempo un forte elemento di costrizione: alla
guerra si pu ricorrere SOLO quando in gioco linteresse nazionale, ma per nessuna
altra ragione. Waltz e altri autori realisti si sono opposti a tutte le guerre degli ultimi anni
(Iugoslavia, Iraq, perplessit sulla guerra in Afghanistan) perch sono guerre stupide
perch inutili, inutili perch non coerenti con linteresse nazionale americano (linteresse
americano non in gioco quando in gioco il regime interno iraqeno! Non c nessuna
ragione per esportare la democrazia).
Questa una delle principali rotture interne allamministrazione Bush (padre
vs. figlio: il padre aveva amministrazione repubblicana coerente con questa
idea; il figlio, conservatore, si discostato da questa visione, con lidea che
la guerra si possa fare anche per migliorare il mondo). Questo diverso
approccio ha impatto anche sul modo di fare la guerra: entrambi hanno
condotto la guerra contro lIraq (stesse condizioni generali). Qualche giorno
prima della prima guerra usc un articolo di Kissinger che disse prima di
cominciare la guerra dobbiamo avere chiari gli obiettivi. La ragione dichiarata
chiaramente falsa (violazione del diritto internazionale). La ragione molto
pi seria: importanza del golfo persico e presenza, li, di un attore tropo forte
(Saddam) che rischia di conquistare legemonia politica-diplomatica di quel
territorio. Lobiettivo allora quello classico del discorso idealista: riportare
lIraq al giusto peso, in modo che no sconvolga la nazione. Allora ci sono 2
rischi : concludere la guerra troppo presto (lasciando lIraq troppo forte;
occorre insistere finch il potere non ridimensionato; questo rischio era
chiaro) e concluderla troppo tardi (Iraq lasciato troppo debole, con la
conseguenza che si rafforzer troppo l0iran, come la dinamiche della
regione). Lamministrazione di Bush padre segue alla lettera questa
raccomandazione, come no fece bush figlio.
Immagine del tempo: anche qui, rappresentazione specularmente opposta a
quella delidealismo (=auspicabilit di una cesura vs. continuit, immutabilit della politica
internazionale).
Questo tema sato declinato in modi totalmente diversi:

Dscorsi realisti di met 900: findare questo dogma su una antropologia


pessimista: la politica internaz resta sempre uguale perch fondamentalmente luomo
malvagio, e in mancanza di n governo che lo costringa a no esserlo fa si che la guerra e la
paura della guerra no siano eliminabili.

Declinazione piu sofisticata, che diventa dominante conla diffusione


dellanalisi sistemica dlella pol int: findarsi sul carattere strutturale della politica internaz in
quanto ambiente sociale anarchico, in cui non potremo mai essere certi su cosa pensano
gli altri.

Il discorso realista resta dominante per molto tempo, senonch gia allepoca del
bipolarismo e a maggior ragione oggi inizia a essere sfidao (con efficacia diversa) da
alcune repliche, che sono reazioni a grandi vicende a grandi traumi storici dle 900.

La prima replica si diffonde meno che altrove nelle relazioni internazionali (pesa il
carattere americanocentrico della disciplina): met anni 60: replica delle teorie radicali, o
neomarxiste. Il contesto storic degli anni 60 fa i conti anche con la vicenda della
decolonizzazione, cui si rivolgon queste teorie (molto piu che alla guerra fredda):
disincanto, scoperta evidente che il raggiungimento dellindipendenza dal dominio formale
delle potenze occidentali, non rea sufficiente, restavano altri segmenti di dominio
informale. Si propongono di spiegare che cosa tenga in piedi larchitettura delle
disuguaglianze internaz, una volta venuto meno il dominio formale territoriale. Mettere al
centro questo problema significa introdurre un ulteriore elemento di trasversalit: da un
lato acettano il discorso idealista (occorre quardare alle relazioni economiche piu che
poltiche), dallaltro le relazioi economiche cambiano totalmente di segno (interdipendenza
economica non come promessa di armonia, ma come luogo del conflitto), in questo senso
c vicinanza col discorso realista (per comprendere il contesto sociale bisogna guardare a
dove il conflitto, chi soddisfatto e chi no, le diseguaglianze). Spezzare il rapporto di
diseguaglianza su cui si fonda il sistema capitalistico mondiale (il sistema mondo di
wallerstein la diseguaglianza). Qui vengono le soluzioni:
Rivoluzioni (o la rivoluzione nel suo complesso)
Opzione dello sganciamento (per ottenere lo sviluppo ecnomico occorre uscire
dal capitalismo mondiale, che un sistema di riproduzione delle disuguaglianze, se vi
entro sono spacciato).
Al di la delle socuzioni, questa teoria ci da contributi utili anche oggi:
Complica la rappresentazione della poli nt del 900: al centro della
rappresentazione del mondo c il conflitto nord-sud, o centro-periferia (dicotomia aricchita
da una semiperiferia piu fluida), non piu logica est ovest. Questa immagine ci interessa
perch viviamo nel periodo di totale esaurimento dela dicotomia est ovest, percui le tracce
di questa teoria sno rintracciabili.
Per studiare il sistema mondo (wallerstein) queste teorie reintroducnono una
dimensione di lungo periodo, che era una vittima del discorso idealismo (centrato su cosa
avrebbe potuto essere finalmente, una volta emendato il sistema dal passat) e realismo
(irrilevante, perch la pol internazionale immutabile). Lungo periodo come chiave di
lettura necessaria per capire perch il sitema mondo si regge strutturalmente su questa
disuguaglianza va ricostruire tuta la vicenda (formazione e consolidamento delle
disuguaglianze). Non ci sono relazioni di potere nuove e fragili, il tessuto delle
disuguaglianze precedeva i sistemi coloniali (altrimenti sdarebbero scomparse).
LA vicenda la stessa di westfalia, ma guardata attraverso il rapporto
delleuropa con il resto del mondo.
Per linteresse che hanno alla decostruzione del sistema capitalistico mondiale,
pongono il prblema dei rapporti inevitabili tra conflitti interni e internazionali. Individuano
dei luoghi di connessione: v. teoria latino amreicana della dependencia v. anche
cambiamento nella terminologia non piu interdipendenza), in cui gioca un ruolo
importante la borghesia compra dora (soggetto interno, beneficiario dellordine economico
e sociale; ma anche parte organica del sistema capitalistico, deve il proprio ruolo
llesistenza del sist int nel suo complesso! allora il conflitto interno diventa
internazionale, perch colpisce lordine internazionale; anche viceversa ogni conflitto
internazionale contro la borghesia indebolisce i singoli soggett). V. regimi islamici oggi:
attaccano gli americano per colpire la monarchia saudita corrotta (i regimi apostati della
regione) e viceversa.

Considerazioni finali sulla fortuna di questo approccio: occupano un posto


marginale nel dibattito (che si svolge principalmente nelle universit, che hanno
poco interesse per queste tematiche), entrano in crisi negli anni 80 per 2 processi
storici:
Successo delle tigri asiatiche, paesi che si sviluppano enormemente adottando
la soluzione opposta rispetto a quella proposta: linserimento a tutto tondo nel sistema
capitalistico mondiale.
Fallimento colossale dei regimi comunisti (fine anni 80 primi 90): sconfitta
clamorosa e caduta di quello che sembra essere stato un castello di carte (mancanza di
movimenti colletivi in senso contrario: problema di legittimazione molto forte, ch mette in
crisi lauspicio di una transizione da capitalismo a socialismo).
Marginalit e processi mettono da parte queste teorie, che cercano di recupera
spazio con la crisi finanziaria (vedete che il meccanismo non funziona?),
controbilanciato da un secondo approccio.

Approccio anni 70 che definiremo isituzionalismo liberlae: tema centrale sono le


istituzioni e coloritura ideologica il liberalismo.
Questa sfida nasce nel pieno del dibattito politico e culturale euroamericano (perch
quasi tutti gli studiosi sono liberali, si occupano soprattutto di quello che hann sotto
gli occhi cio relazioni eur-usa).
Argomentazioni (che restano oggi al centro del dibattito, che possiamo dunque
definire forte quanto il realismo se no di piu):
Constatazione (che cresce allontanandosi dalla guerra fredda) che larghissima
parte delle rel int in eur e usa non riguardano piu negli anni 70 le tematiche della sicurezza
e della guerra che ossessionano i realisti (v. anche opinioni pubbliche sfiancate dalle
guerre), ma le relazioni internazionali di scambi economici e culturali (una nozione che si
va diffondendo quelll di interdipendenza complessa: le relazioni internazionali che
concretamente viviamo in europa sono essenzialmente tra di noi, sono pacifiche, solo tra
eur e usa sono conflittuali ma non concepiscno cmq la guerra; serie infinita di relaizoni
economiche commerciali turistiche culturali, in cui isoggetti non sono solo stati ma anche
organizzazioni intergovernative).
Preoccupazione (che cera durante la guerra fredda? importante perch gia
riemersa) di un possibile imminente (forse gia in atto) declino americano. Allora
sembravano deboli, mentre sembrava forte il blocco sovietico (v. insuccessi americani
militari in vietnam a inizio anni 70, scandalo watergate, fallimento , impotenza verso
ilnuovo attivismo sovietico nei paesi dellest e con missili in europa; gli atati uniti non
replicano; rivoluzione iraniana del 79).
Questi aspetti aprono lo spazio nel quale si sviluppa il discorso.
Decidono di spostare il tema, di dividersi i compiti: non guerra fredda (la
studiano i realisti, ocn guerra e paura) ma interdipendenza complessa (tutte le relazioni
che interessano i governi e le opinioni pubbliche in eur e usa).
Il problema che cosa succede a questo sistema se lamerica entra davvero
indeclino. Il sistema star in piedi o meno? Per i realisti, alora e oggi, se gli usa entrano in
crisi tutto il sistema capitalistico (dettato dagli usa) va in crisi (la stabilit egemonica). Gli
istituzionalisti liberali non ne sono convinti (robert coane intitola il suo testo after
egemony), sono piu ottimisti: se anche il sistema del dopo guerra fredda stato messo in
piedi dagli usa, queste istituzioni possono stare in piedi lo stesso perch a questo punto
sono sufficientemente mature e autonome; hanno bisogno di grandi potenze che
cooperano tra di loro (grande fiducia in obama affinchp rilanci il tessuto delle rel int, con
usa che cooperino con gli altri sneza sormontarli).
Cosa si aspettano dalle istituzioni? (Differenza tra anarchia internazionale con o
senza istituzioni):


Grazie alle istituzioni si abbassano i costi di accordi internazionali (si sa gia
chi sono gli interlocutori, le procedure su come trattare, sistema di accordi gi esistente su
cui procedere).

Vivere allinterno di una istituzione non cancella ma diminuisce il rischio


dellinganno che c in un sistema di anarchia, perch c fiducia (posso stringere accordi
contando sul fatto che verranno rispettati).

La fiducia non basta, ma c il fato che vivendo allinterno di una istituzione si


bada molto di pi ai costi futuri di ci che si guadagna sul breve periodo: se frego il mio
partner, pagher successivamente in termini di reputazione eprhc se ne ricorder lui e
tutti gli altri che son dentro il sistema; inoltre quelllo che guadagno pagher su altri tavoli
pesano di piu le considerazioni di lungo periodo.
Il confronto tra realismo e istituzionalismo liberale centrale oggi nella disciplina.
Questioni centrali:

Esiste una dimensione dominante nelle relazioni internazionali?


I realisti dicono di si (dimensione militare),
gli istituzionalisti dicono di no.

Esiste una sola gerarchia del potere nellambiente internazionali? O tante gerarchie
quante sono le dimensioni del potere internazionale?
I realisti dicono di si (gerarchia del potere militare; per questo definiamo il
sistema di oggi come unipolare e quello di ieri come bipolare-),
gli istituzionalisti dicono di no (lo stesso contesto storico pu essere unipolare
sula dimensione militare e multipolare su terreno economico commerciale, anche culturale
pluralit di gerarchie).

Quanto contano le istituzioni?


Per gli istituzionalisti molto (al punto da modificare il modo in cui i singoli attori
calcolano le proprie mosse),
per i realisti nulla (danno limpressione di contare, ma solo perch sono il
prodotto di una determinata distribuzione del potere, se cambia questa le istituzioni si
sfasciano).
Manca allappello un ultimo approccio: il costruttivismo.

Ist liberlai e realisti sono daccordo sugli assunti di fondo del sistema internazionale:
anarchico, dallanarchia derivano conseguenze rilevanti per gliattoi, epr comprendere la
poli nt e le singole pol ester occorre considerare gli stati come egoisti razionali (calcolano
in modo egoistico i propri comporrtamnenti; secondo i realisti porta al problema della
sicurezza; sec gli ist le istituzioni servono perch al loro interno gli attori calcolano i prorpi
comportamenti in modo diverso).

I costruttivisti entranoin gioco su questo ultimo aspetto:

il costruttivismo diventa un approccio molto forte nel corso delgi anni 90: c un
trauma:
da una lato culturale -diffusione del post-modernismo in architettura, arti,
scienze sociali, storia, e infine rel int: fine delle narrazioni, epoca di metiicciato, ecc.
questa corrente culturale, o sensibilit (piu diffusiva) ,nel campo delle rel int si incontra con
il discorso della costruzione e decostruzione continua della realt, v. dopo
sgretolamento dellunione sovietica: grande imprea di costruzionee
decostruzione della realt, dove tutto va ripensato.

Il costruttivismo mette laccento sul ruolo delle istituzioni (v. istituzionalismo): dopo il
collasso dellordine bipolare, come reinventare lordine? Attraverso le istituzioni (quali ue,
ma ce ne vogliono altre). Danno ancora pi importanza alle ist: non sono solo arenen in
cui gli attori si comportano in modo diverso, ma cambiano lidentit stessa degli attori (non

immutabili). Si tratta di plasmare, decostruire e ricostruire le identit degli attori (con la ue


gli stati hanno cambiato le loo identit, il modo in cui icittadini pensano le proprie identit)
ruolo costitutivo delle istituzioni.

I cost arrivano a scrivere che quello che vale per gli interessi vale anche per
lanarchia (Alexander Gwen, maggior esponente: lanarchia qello che gli stati fanno
dellanarchia). Lanarchia non costringe gli attori ad essere egoisti e paurosi, ma pu
produrre altruisti generosi.

Il costr sembra ricongiungersi cos allidealismo (critica forte al costr, di non essere
stato propositivo);

linguaggio dominante in europa in questi anni (v. annate degli anni 90 e oggi di due
riviste europee importanti: Millennium e European journal pf International relations).

2 temi centrali:
Fattori culturali come potenzialmente bellogeni, centrali, criticano real e ist per la
scarsa importanza data ai fattori culturali.
Importanza degli attori non statuali: non partono dal presupposto stato-centrico
dei realisti e istituzionalisti liberali, ma centralit degli individui e degli attori subnazionali.
Dibattito oggi:

Istituzionalismo liberali vs. razionalismo (dicono piu o meno le stese cose)

Costruttivismo vs. razionalismi (centralit del fattore culturale, argomento principale


del dibattito di rel int che sar).

LA POLITICA INTERNAZIONALE
Abbaimo visto gli aspetti comuni della poli nt in ogni contesto, per capire come si
distingue dalla politica estera,
Ora la domanda : come distinguere n contesto internazionale da un altro. Cosa
occorre guardare per comprendere come fatto un contesto internaz, diversamente dagli
altri?

Abbiamo una conoscenza intuitiva di questo (sappiamo che il conti nt oggi diverso
da quello della guerr fredda), appare evidente che si in un cont nt nuovo; in questi casi
che fondamentale analizzare il contesto. Da 15 anni a questa parte tutti i governi sono
alle prese con questa questione: capire come fatto il contesto internazionale oggi, per
sapere quali obiettivi porsi.

Per trovare dei criteri occorre innanzitutto porsi le domande giuste. Quali sono le
cose basilari che occorre sapere per capire cos un conti nt?
1 criterio: potere; prediletto da realisti e radicali, ma che cmq on pu mancare in alcuna
riflessione teorica.

Metterlo per primo non significa che sia lunico e che gli altri ne siano solo
maschere: il potere centrale ma non tutto. Lo mettiamo per prima perch senza
sapere la distribuzione del potere (e chi ne soddisfatto e chi no) impossibile capire un
contesto internazionale. Il riconoscimento del potere come dimensione primaria c da
sempre nella riflessione politica, soprattutto internazionale (perch una situazione di
mancanza di governo che possa controllare gli abusi e ricalibrare le disuguaglianze di
potere, le diff sono destinate inevitabilmente a pesare di pi.
Proprio il potere al centro della riflessione di Tucidide, ed centrale nei testi di
Waltz e Gilbin.

Qual il ruolo del potere nella politica internaizonale?


Il potere spiega perch nella vita internazionale c semrpe qualche forma di
ordine, perch in un sistema anarchico la prima e pi elementare fonte di ordine int la
disuguaglianza di potere. Gli attori sono formalmente uguali, ma non hanno lo stesso
potere di fare queste cose.
C una differenza essenziale tra anarchia di Hobbes (stato di natura) e
anarchia internazionale: la prima invvibile non solo per mancanza di governo
ma anche per eguaglianza (per Hobbes, luguale possibilit di uccidersi; es.
anche il piu debole attravero linganno puo uccidere il piu forte). Lanarchia
internazionale caratterizzata solo da mancanza di governo, non mai assoluta
eguaglianza (la vulnerabilit di diversi stati non mai uguale). Inoltre, la
vulnerabilit non illimitata: lincubo dellordine internazionale dopo l11 sett
dovuto al timore della uguaglianza tra gli stati.
il potere fa si che in ogni governo ci sia qlc tipo di ordine dettato dalla
diseguaglianza.
La disuguaglianza di potere fa si che abbiamo sempre aspettative
inconsapevoli: nella politica internazionale non contano tutti ma solo un piccolo gruppodi
soggetti, e questa consapevolezza a liello di decisione poltiche consente un enorme
risparmio cognitivo (basta tenere conto di 4-5 attori). Persino nel piccolo gruppo dei
protagonisti della poli nt sappiano che solo pochi contano, sappiamo quale conta di piu (v.
perch ci aspettiamo tutti qualcosa da obama).

La diseg di potere fa si che il paese pi forte detti condizioni di costrizioni per


tutti gli altri; questo vincolo non vale per lo stato pi forte, che libero (v. amm. Bush: ha
eretto a caposaldo della propria politica il rapporto tra strapotere e libert di azione). Per i

deboli questo si traduce in vincoli imposti da altri, promessa delle ricompense e terrore
delle punizioni (hobbes) il linguaggio delle disuguaglianze di potere, degli stati pi forti
(degli usa oggi).
La diseg. Nella distribuzione di potere non spiega solo perch c sempre una
certa quantit di ordine, ma spiega anche la cosa che ci interessa d pi, cio perch al
mutare della distribuzione di potere, i sistemi internazionali sono diversi. Lordine int
cambia secondo la distr del potere. La distr del potere la prima cosa che diff un sist int
da un altro (v. sist int del prima 45 e dopo 45; guerra fredda e oggi il potere distribuito
diversamente: nel 1930 le superpotenze erano 5, poi 2, oggi 1).
Tripartizione proposta da Aron (e ripresa da Bobbio) su come pu essere
distribuito il potere:

Impero: condizione in cui esiste un attore nettamente superiore agli altri


(distribuzione del potere di tipo rigidamente gerarchico): lattore superiore impiega la
propria superiorit per annullare la sovranit di tutti gli altri. Esiste una sola fonte di
autorit o legittimit, che gli altri soggetti politici riconoscono.

Egemonia: condivide con limpero lesistenza di un attore molto


preponderante rispetto agli altri, pi potente e dunque pi prestigioso (La pace
rigorosamente gerarchica). La differenza che legemone non impiega lo strapotere per
annullare le altre sovranit, ma c un controllo gerarchico informale in cui le sovranit
sono rispettate, legemone getta vincoli e limiti (generalmente sulla politica estera, talvolta
sulla conduzione delle vicende interne).

Pace o ordine di equilibrio: lequilibrio come pace non gerarchica, un piccolo


gruppo di grandi potenze (non c mai assenza di gerarchia! Lequilibrio interno al
gruppo!) in cui il potere si equivale e si bilancia.
Limpero stato la condizione preponderante nel passato, ma negli ultimi secolo
si sono susseguiti gli altri 2 modelli. Un caso dubbio quello dellunione
sovietica: v. principio della sovranit limitata che riconosce il diritto
dellintervento del paese maggiore. Altra quella attuale degli stati uniti:
tradizionalmente unegemonia, tra laltro continuamente centrata sula differenza
tra egemonia e impero (siamo un caso storico di superpotenza che non impiega
il proprio potere per cancellare gli altri); tuttavia ultimamente diventata pi
pervasiva, come se pretendesse un intervento legittimo di tipo internazionale, un
diritto di vigilanza democratica sullordine interno degli altri paesi (confusione, in
cui chi ostile definisce gli usa un impero e chi amico una egemonia; la
formulazione pi di successo dei primi Impero di Hurt e Negri). Una domanda
centrale su Obama come porter avanti questo processo (v. considerazione
che limpero costoso).
Vediamo dunque il rapporto tra egemonia ed equilibrio.

Legemonia ( la forma pi semplice da analizzare perch: 1 legemone non


un governo ma come se lo fosse, perch esercita uninfluenza sugli altri stati; 2 noi
viviamo in un contesto egemone).

Legemonia pu avere diverse dimensioni, innanzitutto spaziali.


Egemonie regionali: unione sovietica sulleuropa orientale; usa sul continente americano;
germania su europa come egemonia fallita. Legemonia globale non pu che essere
marittima (implica il controllo degli spazi comuni, del luoghi che consentono il passaggio
da un continente alaltro, cio gli oceani): v. oggi condizione di dominio da parte degli usa
degli oceani e dello spazio aereo (la conquista del dominio dellaria la prima cosa che
fanno gli americani quando entrano in guerra con qualcuno; solo loro sono in grado di
farlo). Gli usa hanno aggiunto un terzo spazio comune: lo spazio extraatmosferico. I
soggetti egemoni che nella storia hanno il controllo d questi spazi sono stati Inghilterra e
usa.


Quale il rapporto tra egemonia e ordine internazionale? Cosa fa
legemone regionale nella propria regione e globale nel sistema int? Legemone getta
vincoli, prestatore di ordine econmico e politico, entra in gioco come arbitro in ogni
conflitto (v. usa negli ultimi 15 anni: son stati lultima parola, in senso militare, in tutte le
situazioni di crisi globale, es. guerra in bosnia: sanzionano alcuni comportamenti e ne
approvano altri; sonoi protagonisti continui dela democrazia, v. firma delle paci degli ultimi
anni sempre negli usa. Gli usa son ossessionati dalla paura che lorgoglio di questo ruolo
egemonico li condanni alla paura del ruolo desolante e autodistruttivo di pompieri del
mondo, paura di trovarsi di fronte a problemi che non possono risolvere. Al quaeda gioca
sul fatto di continuare ad aprire fronti, costringendo lamerica ad intervenire su troppe
questioni, a scegliere se fare tutto da soli dissanguandosi o litigare con gli alleati perch
facciano di pi. Se questo ci che legemone fa, allora la prognosi di fine degli ordini
egemonici : il declino dellegemonia comporta il declino dellordine internazionale (v.
esempio storico, al quale gli usa guardano continuamente, del declino contemporaneo e
parallelo dellegemonia bitannica e dellordine che era fondato su di essa: al declino
relativo delling altri crescono pi velocemente, usa ger giapp- succedono le sfide
soggetti si permettono di sfidare la gb v. leggi navali tedesche, scontri diplomatici avviati
dagli usa-). Gli usa temono oggi il proprio declino come lo temevano alla fine degli anni
70. declino egemonia = declino ordine.

Lequilibrio (o pace per Aron) la distribuzione del potere pi chiaramente


diversa da quella egemonica: anzich un soggetto che getta ordini a tutti gli altri soggetti ,
ordine e pace sono il prodotto del bilanciamento di potere tra gli attori (balance of power=
equilibrio di potenza): le principali sono grossomodo equivalenti in potere, o meglio
nessuna potenza ha abbastanza potere da essere in grado di unificare il sistema (se
anche una pi forte delle ltre, le altre tutte insieme devono essere tanto forti da
equilibrare la prima).

Lequilibrio diventa il codice esplicito dellordine in europa tra 700 e 800;


alla base di tutte le dichiarazioni di pace, al fine di ottenere equilibrio (diversamente da
come afferma Waltz, equilibrio non naturale ma risultato di riflessione e consapevolezza,
intellettuale e diplomatica).

Lequilibrio come codice (risultato e convenzione) ha un precedente


importante: metafora della bilancia, impiegata in europa nel 400 = prassi diplomatica che
vuole che i piatti dela bilancia siano sempre in equilibrio tra loro affinch ci sia ordine
interanazionale. Questa metafora stata ispirazione di una delle prasi pi ripetitive nella
politica int: formazione di coalizioni egemoniche, alleanze tra soggetti che temono lo
strapotere di altri (es. alleanze antiasburgiche nella guerra dei 30anni; antifrancesi
allepoca di Luigi XIV; ogni qualvolta emerge una strapotenza, con la chiara intenzione di
sopraffare gli altri paesi, questi si buttano insieme sul piato pi leggero della bilancia per
riequilibrare).

Questa idea stata il codice ripetitivo ricorrente della Gran Bretagna per
tutta let moderna e contemporanea (GB autodefinitasi come potenza riequilibratrice
dellordine nel continente). La GB si butta nel continente prendendo liniziativa di stringere
la coalizione antiegemonica.

Mentre nellordine egemonico lordine internazionale tende ad andare in


crisi quando legemone si indebolisce, qui il momento di crisi proprio quello in cui un
attore diventa troppo forte (es. esperienza innescata dallunificazione della Germania nel
1870: cambia totalmente la struttura di potere dellequilibrio europeo, che si reggeva
sullequilibrio delle forze e su un vuoto politico al centro del continente la Germaniadisponibile per le necessit di riequilibrio degli altri paesi).


Occorre non confondere equilibrio e uguaglianza: lequilibrio sempre tra
poche potenze, gli altri paesi non contano (politica internazionale ha natura sempre
oligopolistica).

Equilibrio non come mantenimento dello status quo, ma richiede anzi


spesso il sacrificio dello status quo: perch resti lequilibrio sono necessari adattamenti
(es. caso pi clamoroso: spartizione della Polonia tra fine 700 inizio 800. la Polonia era
una strapotenza, e viene completamente smantellata per effetto di 3 successive spartizioni
tra impero zarista impero asburgico e prussia: queste spartizioni sono legittimate proprio
dallesigenza di ristabilire lequilibrio europeo).

La logica dellequilibrio cambia in modo radicale a seconda del numero di


attori in equilibrio tra loro (in particolare 2 eq. Bipolare- o pi eq. Multipolare-: 2 forme di
equilibrio che producono 2 sistemi internazionali completamente diversi).

Relazione egemonia-equilibrio:

Ci offrono 2 modi diversi di guardare la politica internazionale e


ricostruirne la storia: Walt e Gilpin sono riconducibili allapproccio realista. Gilpin interpreta
la pol int alla luce dellegemonia, e la storia del 900 la storia dellegemonia americana.
Waltz invece interpreta la poli nt come una storia di equilibrio, talvolta bipolare talvolta
multipolare. 2 modi totalmente diversi di vedere la storia.

Sono due modi di interpretare la storia stesse delle relazioni


internazionali.

Essa pu essere interpretata come una serie di tentativi egemonici


falliti (v. libro di Ludwig Dehio equilibrio o egemonia: storia vista dal continente): la
storia del continente europeo degli ultimi 4 secoli tentativo da parte di alcuni a
conquistare continenti (napoleone, germania guglielmina, ecc), seguito dalla formazione di
alleanze antiegemoniche, e dal ritorno allequilibrio dopo il fallimento della superpotenza.

Un altro modo di interpretare, che prevale in tutta la storiografia e


politologia britannica e soprattutto americana, speculare al primo (storia vista dal
mare): la storia internazionale degli ultimi 4 secoli una successione di egemonie
marittime (portoghese, olandese nel 600, britannica, americana).
Queste 2 interpretazioni hanno convissuto! Equilibrio nel continente
europeo e egemonie marittime. Obiettivo della potenza marittima tenere
diviso il continente, al fine di non creare una grande isola unita.
Sostegno della causa Irlandese in gran bretagna da parte di Germania e
Francia per spaccare la potenza. Lobiettivo della potenza continentale
creare una piccola isola.

La successione tra equilibrio ed egemonia dipende si dalla distribuzione


del potere, ma anche dai cambiamenti culturali: in Europa ad esempio ci sono culture
politiche che hanno prediletto lequilibrio (divisione del continente come valore) e altre che
hanno prediletto legemonia (divisione come problema). La teoria dellUE sostiene che lo
spezzettamento sia un problema, ma le ragioni di questo spezzettamento sono proprio che
molto a lungo nella teoria politica europea la divisione stata assunta come valore
fondamentale dellEuropa. stato il segreto dellEuropa come il dispotismo orientale (che
infatti ha la concezione opposta). Oggi il confine visto come un ostacolo (alla
circolazione, alla transazione) ma molto a lungo stato visto come un riparo (v. dopo le
guerre di religione).

Oggi c ancora una sensibilit diversa tra Europa e USA, e spiega in


parte le diverse preferenze sul futuro del sistema internazionale. Anche allinterno degli
USA, una parte del pensiero vuole che il dominio da parte di una potenza sia un male,
perch il pi forte pu abusare del proprio potere e non pu essere in questo frenato e
bilanciato (sorta di paura di se stesso o meglio rischio di intrappolamento: paura che la
mancanza di bilanciamento li conduca a fare troppe cose, molto delle quali inutili; v.

ragione fondamentale dellopposizione americana, fortissima, a Bush: lui ha scavalcato la


differenza tra guerre di necessit giuste- e guerre di scelta inutili-; ha impegnato gli usa
in una serie di guerre evitabilissime e che si sono rivelate distruttive per lequilibrio fiscale
dellegemonia americana. Ma c unaltra ragione alla base di questa fazione: la legittimit
dellegemonia: gli USA sono convinti di avere avuto il ruolo di paese pi forte, ma anche
pi rispettato e pi amato, e per questo possono usare il soft-power anzich lhard-power
militare, ricorrendo pi al fascino che esercitano che alla forza; alcuni addirittura temevano
che la troppa potenza acquisita nella guerra fredda fosse negativa perch attirava il
sospetto degli altri paesi, perch chi ha troppo potere prima o poi ne abusa, e anche se
non ne abusa viene visto dagli altri come se ne abusasse v. dichiarazione dei padri
fondatori); c per anche unaltra idea, quella che questo valga per tutti tranne che per
lAmerica, perch lAmerica un paese virtuoso, e se non controbilanciata un vettore di
virt universale.

Ricapitoliamo (escludendo limperialismo): il potere, nei diversi contesti


internazionali, pu essere distribuito in 3 configurazioni possibili strapotere di una (sistemi
unipolari), equilibrio tra 2 (sistemi bipolari) e equilibrio tra pi di due (sistemi multipolari).

Quello che ci interessa quali sono le conseguenze della diversa


distribuzione di potere? Il cambiamento della politica internazionale! Come cambia? Per
rispondere a questa domanda disponiamo di uno strumento concettuale forte: concetto di
sistema (politico internazionale).

Lanalisi sistemica si sviluppa nelle relazioni internazionali allinizio degli anni


50 (lunga se rapportata alla vita breve della teoria contemporanea delle relazioni
internazionali, che dunque stata n gran parte teoria dei sistemi). Waltz nel bene e nel
male il libro pi importante della teoria contemporanea delle rel int, a probabilmente il
punto darrivo dellanalisi sistemica (perch mostra il massimo che pu dare, e ci che
invece non pu dare).

Perch si diffonde lanalisi sistemica?

Ragione di carattere endogeno: prima di essere impiegata nelle rel int e


nelle scienze soc, comunemente impiegata nelle scienze naturali, e con grande
successo.

Ragione di carattere storico: il concetto di sistema, che si fonda sullidea


che le parti siano in collegamento tra di loro e che ci che avviene in un punto abbia
collegamento su altri punti, che ci sia interconnessione sempre pi stretta tra le parti,
giusto per parlare di un contesto internazionale che diventa sempre pi integrato e
interdipendente (da un pdv sia strategico che economico; v. seconda met 900 come
apice di interconnessione in tutti i campi, soprattutto strategica oggi non c pi- dettata
dal timore di tutti i paesi di poter cadere vittime di una guerra nucleare).

Il concetto di sistema si sviluppa per rispondere alla domanda per


eccellenza della fine anni 40: in che cosa diverso il sistema int di oggi da quello del
1930-35? Tale domanda aveva un sottinteso pi crudo: meglio o peggio? pi stabile o
pi instabile? Pi o meno pacifico? ( questo che conta alla fine, per lopinion pubblica ma
anche per i paesi). Non un caso che larghissima parte dello studi delle rel int si incentra
proprio su questa questione (se il bipolarismo fosse pi o meno bellogeno del
multipolarismo).

Come affronta la teoria dei sistemi la questione della maggiore o minore


bellogenit dei contesti internazionali? Waltz:

Primo passaggio: occorre lasciare il terreno descrittivo e spostarsi su


quello di costruzione di una teoria esplicativa. Per spiegare qualunque realt occorre
allontanarsi dal dato descrittivo: occorre selezionare elementi e trascurarne

completamente altri, inserire cose che non ci sono (i concetti teorici, v. il concetto stesso di
sistema). parsimonia.

Secondo passaggio: occorre capire cosa selezionare e cosa tralasciare.


Occorre scegliere il sistema analitico (sistema internazionale) e trascurare tutto ci che si
trova a livello del singolo attore (elementi riduzionistici: es. regime politico dei singoli
attori, personalit dei leaders, ecc: elementi che so che contano, ma dal punto descrittivo
e non per la mia spiegazione).

Terzo passaggio: occorre considerare che lelemento fondamentale


dellanalisi la distribuzione del potere nei vari contesti storici: essa costruisce un campo
di forza che agisce sugli attori, come essi si trovassero a giocare giochi diversi (le
mosse che possono far vincere in un contesto, es. sist multipol, fanno perdere in un altro,
es sist bipol). V. errore degli usa, che continua a usare le mosse che erano vincenti in un
contesto bipolare oggi.

Ora si riesce a rispondere alla domanda (ci sono vari modi) di prima
(differenze tra 1930 e 1950): nel 50 c una sola grande competizione ideologica
internazionale; nel 50 ci sono 2 grandi ideologie in conflitto tra di loro; waltz risponde in un
altro modo (coerentemente con le ragioni di parsimoniosit): anni 30 sistema multipolare,
anni 50 bipolare.

La diff, il passaggio tra sist multipol e bipol quella di cui ci occuperemo,


considerando per anche il contesto unipolare (quello in cui viviamo).
DIFFERENZE BIPOL MULTIPOL
La condizione storicamente normale stata quella multipolare (dal 1648, Westfalia, al
1945), anche se sono variati il numero e lidentit delle grandi potenze in gioco (ma
sempre tra 5-7 potenze).
Il sistema bipolare dopo il 45 era una condizione completamente nuova nel contesto
internazionale moderno, che pu essere considerata una eccezione storica.
Questo maggiormente vero nel caso del sistema unipolare (v. ci sono state
strapotenze marittime, ma cerano anche continentali; gb non mai stata forte come li
sono ora gli usa). Dato: le spese che gli USA destinano alla ricerca in campo militare sono
superiori a quelle di tutti gli altri attori messi insieme (questo proietta la superiorit militare
degli usa nel futuro). Fino a qualche anno fa consideravamo gli USA preponderanti sul
terreno nucleare ma non militare convenzionale; quando decisero di entrare in guerra
contro lIraq si aspettavano di vincere a costi umani altissimi. Lesperienza degli ultimi 5
anni ci ha insegnato che la superiorit militare passata da terreno nucleare a
convenzionale; questo un pericolo per la conduzione comune delle guerre (gli altri paesi
non riescono a collaborare nella guerra, ma solo per occupare i territori).
(26 gen. 09)
Per rispondere alla domanda (passaggio da sistemi bipolari a multipolari) 4 criteri, che
hanno in comune il fatto di non mancare mai in ogni contesto internazionale, ma che
mutano al mutare della distribuzione del potere:

Definizione dellamico e del nemico

La guerra (Un elemento di continuit, che tutta

Rapporto continuo tra uguaglianza e disuguaglianza

Le alleanze
Definizione amico-nemico.

Schmitt ha scritto, relativamente a questa coppia: le categorie del politico si connotano


con la capacit di produrre amicizie e inimicizie. Tutte le unit politiche definiscono
una sfera interna ed esterna con regole diverse.
Quando si agisce politicamente, la prima cosa che si fa identificare un soggetto o un
gruppo di soggetti come nemico, e successivamente per contrastare quel soggetto si
raggruppano una serie di amici (es. polarizzazione delle 2 coalizioni che si confrontano
in Italia, in cui lunico collante che tiene unite le coalizioni la definizione del nemico;
pi la coalizione eterogenea pi cresce lesigenza di polarizzare le inimicizie verso
lesterno).
Come cambia la def nei sistemi?

Sistemi multipolari: la scelta di amico e nemico largamente indeterminata


es. sistema ottocentesco, ma anche del primo 900: le grandi potenze non sono
costrette a scegliere dal sistema internaz, ma hanno una certa libert di scelta tutti la
hanno, tutti sanno che gli altri la hanno-; es. GB nellultimo quarto dell800, grande potenza
europea e globale, giocava varie partite o tavoli strtegici: 1) quella del mantenimento
dellequilibrio europeo tenere il continente europeo diviso-, mantenimento del proprio
impero mantenere la continuit in termini di vie di comunicazione tra isola britannica e
india, cuore dellimpero coloniale-, 3) la corsa allafrica. Sono 3 tavoli su cui la GB trova
competitori diversi: 1) la Germania potenza da riequilibrare, come era stata riequilibrata
in passato la francia-, 2) la Russia zarista, con cui si incrocia in Afghanistan, 3) la Francia
corsa per appropriarsi di uqanto pi spazio possibile. ci si chiede quale tra le partite sia la
pi importante, ed una scelta della GB quella di individuare la ger come sfidante principale
a seguito di . solo allora che la GB compone le alleanze con gli altri che erano
nemici francia, russia, e addirittura giapone-.) . anche nel periodo infrabellico, con un
multipolarismo malato, non chiaro quali debbano essere gli allineamenti fondamentali,
perch tutte le grandi potenze riprendono il gioco diplomatico multipolare valutando la
possibilit di allearsi con chiunque altro (v. tentaazione inglese di avvicinarsi alla ger in
funzione antisovietica): ci s cinterroga su quale sia la scelta pi opportuna, sapendo che
tutti sanno che ci si sta interrogando; nessuno pu essere sicuro delle scelte altrui.
In un sistema internaz le variabili da considerare sono molte (ciascuna potenza
deve considerare contem piu potenze) essendo incerta sulle azioni delle altre
potenze che sta guardando. Che valore dare a questo numero alto di variabili?
Waltz sostiene che fosse il male del multipolarismo, per lincertezza che rpoduce.
La maggior parte degli studiosi internazionali diceva il contrario: proprio perch crea
incertezza buono, perch crea prudenza.

Bipolari: v. esperienze del sistema post bellico (guerra fredda). Il grado di


indeterminatezza minimo, perch ci sono solo 2 grandi potenze: ciascuna delle 2 sa che
laltra lunico attore nel sistema in grado di porle una minaccia mortale.
Usa fine anni 40: entrando nel nuovo sist int si chiedono da dove pu venire la
minaccia fondamentale ai loro interessi, e trovano la risposta nella struttura del sistema
(lunica era lurss). Chi si opponeva alla guerra del vietnam lo faceva non per smettere la
lotta contro lurss, ma perch riteneva fosse inutile.

Unipolare: usa come unica potenza. Vediamo uno dei paradosso della condizione
attuale: sembra assomigliare pi al bipolarismo, mentre richiama molto di piu il
multipolarismo nel suo funzionamento. Il grado di incertezza esasperato.
V. tormento americano degli ultimi anni (domanda che si pone ogni attore
quando entra in un nuovo sitema internazionale): da dove vengono le minacce
fondamentali alla mia sicurezz anaz? Quali sono le partite e i competitori fondamentali?
Qui ci son le radici di due elle caratteristiche dominanti della politica estera americana
delgi ultmi 15 anni (e su cui si giudicher la presidenza obama):


Waltz parla di politica estrea capricciosa, senza orientamento strategico
definito, proprio perch si ha troppa libert e troppa forza (leccesso di forze un
problema), il rischio della pol estera americana sar la ricerca continua di nuovi obiettivi,
nuovi nemici; si pensi anche al modo di ragionare di commentatori e uomini politici: sar
linizio di una nuova guerra fredda? Si ricerca sempre il nuovo competitore.

Secondo problema della pol americana, portato alleasperazione da amm


bush, stat la ricerca continua di formule di semplificazioni globali in grado di surrogare la
fine della guerra fredda (c quacuno in grado di sostituire la guerra fredda?). il sostituto
strategico e ideologico, in grado di unificare il sistema internazionale nel suo complesso
perch ovunque c la stessa partita il terrorismo. C una dichiarazione globale di
inimicizia e una chiamata globale di amicizia. Questa narrazione non ha retto perch la
guerra globale contro il terrore cercava nel congtesto internaz piu coernza di uqanta ne
possa offrire; il contesto indeterminato e dobbiamo adattarci a viverci, perch qualunque
tentativo di renderlo chiaro fallisce perh la mossa vincente in un gioco diventa sbagliata
in un altro (non si puo pi giocare come nel gioco bipolare).
La guerra.
Un elemento di continuit cos forte cambia lo stesso volto col variare dei contesti, in 2
dimensioni principali: la frequenza e lintensit.

Multipolari: la guerra pu essere di tipi molto diversi (v. diff macroscopica in termini
di intensit tra guerre napleaoniche e del 700, o tra Igm e guerre limitate dell800), ma c
una caratteristica comune: proprio perch le potenze giocano contemp su molti tavli,
tendendo a non investirvi tutto, c spazio per guerre limitate tra le grandi potenze. In altre
parole, non solo le grandi potenze possono combattere gerre brevi con poste limitate con
potenze piccole, ma si scontrano spesso tra di loro snez necessariamente inescare una
guerra generale.
800: assenza totale di guerre generali (secolo pacifico in confronto al 900), ma
frequenza di guerre localizzate (. Guerra di cirmea, che coinvolge molti ma rimane li;
impero asburico; francia vs germania umiliazione per la francia, ascesa per la germania,
ma anche in questo caso la guerra non significa guerra europea; 1878 turchia vs. russia
limpero ottomano come potenza discendente ma lo stesso important, ma non diventa
guerra generle).
La guerra diviene paradossalmente una sorta di ammortizzatore, pu servire a
correggere la distribuzione di potere e terriotorio senza pregiudicare il sistema int
nel suo complesso.

Bipolari: lo spazio per guerre limitate tra le uniche 2 grandi potenze si chiude
totalmente. escalation significava timore di non essere in grado di controllare la scalata
dalla guerra limitata alla guerra generale, e da un certo momento in poi la consapevolezza
che qualunque scontro ditretto tra le superpot avrebbe rischiato di tracinare lintero
sistema nello steso vortice (
data simbolo: 62 crisi di cuba: chiarissimo che uno scontro su un pezzo del
tutto marginale del sistema int, s una posta cos limitata, nel sistema guerra fredda non
avrebbe potuto essere limitato.
Questo produce una serie di conseguenze:
Le uniche guerre combattibili diventano quelle che non coinvolgono direttamente
le superpotenze, anzi la guerra diventa uno dei contrassegni inequivocabili della
condizione periferica.
Periodicamente le superpotenze vengono coinvolte direttamente in conflitti
armati (usa Vietnam, Russia Afghanistan) ma imparano la regola aurea: se una
coinvolta, laltro per intromettersi deve farlo per procura. Non c spazio per lo scontro
diretto, ma si pu fare indiretta finanziando i nemici del nemico

La consapevolezza che non c spazio per la guerra limitata (perch innesca


lescalation) ha una ricaduta pacifica, non solo perch ispira un principio ferreo di
prudenza (Waltz). Una serie di conflitti vengono congelati (es. Slovenia e Croazia
pongono la questione della successione solo allinizio degli anni 90, perch prima non
cera spazio per aprire contenziosi).
Regola (politica e giuridica) della intangibilit dei confini e delle sfere dinfluenza,
non come risultato di una maturazione culturale ma come conseguenza del rischio
dellescalation (v. non intervento a favore degli insorti ungheresi nel 56, o di un ipotetico
scontro tra sloveni e croati prima del 90).

Unipolare: osservazioni che derivano dalla comprensione teorica e dalla breve


esperienza storica (15-18 anni di unipolarismo). Il paese pi forte, e i suoi alleati pi stretti,
non ha forze controbilancianti sul terreno militare (v. bilancio per la difesa degli usa pari al
50% di tutta la spesa degli altrip paesi, pi dei 14 paesi che li seguono nella gerarchia del
potere militare, destitano alla ricerca militare piu di quanto fanno tutti gli altri paesi
niente di simile nella storia delle relazioni inte moderne). Questo significa (lezione di bush)
che luso della forza da parte dellunica potenza non solo praticabil, ma parsimonioso:
appare come il mezzo piu parsimonioso per ottenere i mutamenti voluti. Adll89 ad oggi gli
usa hanno ricorso lala forza una volta ogni 2 anni, il che non soprprendente perch non
ci sono altre grandi potnze in grado di sanzionare i paesi pi forti (che si pu fare o
controbilanciando direttamente, o innescando leffetto equo tu combatti li io combatto
qui). La guerra torna simile a quel che era nel sist mult: qualcosa di praticabile (panama,
iraq, somalia 93, bosnia 94, bombardamento afgh e sudan del 96, iugos 99, afg 2001 e
iraq 2003). La guerra limitata torna ad essere possibile, cambiando tuttavia in modo
radicale la propria forma. La forma della guerra riflette il carattere ineguale del sistema:
basta guardare alla distribuzione delle vittime, per capire in controluce cosa significa
lunipolarismo. V. differenza con la guerra in europa: la distribuzione on mai uguale (c
chi perde) ma neanche mai cos disuguale, cos abissale.
Altro elemento che rispeto al passato facilita luso della forza (il sist unip
altismamente bellicoso) che viene meno quello che ha sempre costituito nella storia
della guerra il problema centrale che trattiene i governi dalla decisione di ricorrere alla
forza: il rischio della sconfitta. Klausevitz: guerra come azzardo, perch quando si decide
di giocare non si sa se si vince o si perde, si sa cos poco che tra le attivit umane quella
somiglia di piu a un gioco dazzardo, ed il principale elemento di cautela che entra in
gioco. In un sist unipol, questo azzardo, questo timare della sconfitta, viene totalmente
meno. Il contenuto dei dibattiti che i paesi piu forti (superpot o alleati) aprono prima di
decidere se ricorrere alluso della forza: la domanda classica vincer o perder?, oggi
unaltra quanto costosa sar la mia vittoria?. (v. scontro con saddam nel 91: la
domanda che sconvolgeva era quella sul costo, in termini di vittime, della guerra; v. anche
99 guerra alla iugoslavia per ingerenza umanitaria in Kosovo: si decise per ingerenza,
perch il principio umanitario era buono, ma non iniziativa militare di terra, perch non
costasse troppo; israele oggi: deve fare la guerra per soddisfare lopinione pubblica e
vincere le elezioni, ma questo avverr solo se il costo non sar troppo elevato ed prorpio
questo lobiettivo di hamas non vincere,ma rendere costosa la sconfitta-).
La diseguaglianza.
Significa quella soglia che in tutti i contesti int separa il piccolo gruppo delle grandi
potenze, degli attori essenziali, da tutti gli altri. chiaro in tuti i contesti int che tutti gli
attori no npesano allo steso modo (v. risparmio cognitivo). Come cambia il rapporto ta
n stati nel complesso e n. stati che contano? Come si sposta la soglia di accesso al
gioco principale?


Multipolarismo: anche qui i gruppo delle grandi potenze resta relativamente
pivcocolo (poli nt sempre oligopolistica). Non solo, chiaro a tutti quale sia questo
numero: esiste una gerarchia del potere e del prestigio che sostanzialmente evidente
(es. belgio inconfondibile con francia nell800). C una soglia di accesso alta. Senonch la
soglia, per quanto alta, si pu raggiungere e superare (es. entrata tra 1860-70 di 2 nuove:
germania e italia generosamente riconosciuta-, e riusc a entrambe di superare la soglia)
perch giocavano sulla competizione tra le grandi potenze esistenti.

Bipolare: apparve chiarissimo che la soglia di accesso al rango di grande potenza si


alza bruscamente (v. solo le parole usate al tempo erano rappresentative della presenza
di un salto, v. superpotenze anzich grandi potenze: eistenza di un ulteriore discrimine
tra potenze diverse),
poi ulteriormente elevata dallavvento delle armi nucleari.
Altra ragione: urss e usa sono in conflitto su tutto, sul governo del sistema ma
hanno almeno un elemento di accordo: obiettivo di evitare comunque lirruzione di un
terzo. La collusione si espresse in un regime internazionale di non proliferazione elle armi
di distruzione di massa. Era un accordo collusivo tra le superpot, che richiedeva la loro
vigilanza comune. Questo sistema oggi in crisi perhc c solo una potenza, che non
pu chiaramente vigilare da sola.
Ultima conseguenza di questo gioco delle disuguaglianze (anche una delle
ragioni della crisi di coesione ue): lo strapotere tra le 2 potenze tale che tutte le altre
differzne di potere finisono per no ncontare pi nulla (v. differenze di potere tra stati
europei). Oggi le differenze di potere contano molto di pi, e la ue in crisi non solo
perhc si allargata, ma perch le relazioni tra i paesi fondatori sono acmbiate, prima
beneficiavano dellassenza di diff di potere e ora ne soffrono.

Unipolare: la soglia di ccesso al rango si alza ancora (ius consapevoli e


periodicamente orgogliosi): non c nessuno che possa minimamente avvicinasi al loro
potere, da qui ad almno 30 nni (consapevolezza consolidata). La cina si sta sforzando, ma
se le va bene ci arriver tra 30 anni.
Questo comporta la sicurezza di non poter essere raggiunti, ma dallaltro lato
produce un paradosso (di cui si son nutrite tutte le sfide al potere americano delgi ultimi 30
anni): dopo lesperienza catastrofica di saddam (che tenta di opporre alllo strapotere usa il
suo potere tradizionale, principale arsenale della regone mediorientale, e che viene
spazzato vi in un mese al costo irrisorio di 300 perdite di uci 150 per fuocp amico). I
competitori degli us hanno imparato a non rincorrere gli usa cercando di colmare lo
svantaggio, ma a portare la competizione dove lo strapotere inutilizzabile (v. oggi
competizione schizofrenica: usa la portano a livelli tecnologici semrpe piu alti, gli altri
smepre pu bassi, es. terrorismo suicida).
Le allenze

Prodotto del carattere anarchico del sistema internaz, per questo un grnde
elemento di continuit (e che a maggior ragione varia molto).

Vantaggi e svantaggi commisurat quando si stringe o si decide di continuare


allenza:
vantaggio = aumento della propria sicurezza. Vale a maggior ragione per i paesi
che no possono provvedere da se alla sicuezza di cui hano bisogno (v. italia.).
svantaggio= perdere parte della propria libert di azione, vincolarsi, in diversa
misura a volte olto alta.
Quando si decise s come per quanto allearsei questi due elemnti vanno
continuamente commisurati.


Alleanza = (tra le tante def, la piu semplice, proposta da Arnold Walkers)
promessa di mutua assistenza militare. Tutti termni della def forniscono informazioni
importnati.
Promessa esplicita: non siamo alleati quando forniamo o riceviamo assistenza,
ma quando la promettiamo esplicitamente (non c intuizione ma patto). Nella natura
stessa delle allenze c un sottinteso temporale rivolto al futuro. Elemento centrale la
credibilit (es. questo dubbio ha prodotto quansi tutte le tensioni delgi ultimi anni
nellalleana atlantica; v. dissociazione di De Gaulle, che rimporovera piu di tutto proprio la
credibilit degli usa: quando urss lanci lo sputnik gli auropei cominciarno a dubitare della
promessa americana ci difenderanno anche a costo di pregiudicare la propria
incolumit?-).
Militarit dellassistena: distingue le alleanze ad tutte le altre forme di
cooperazioni internazionali (le allenze hanno a che far con la possibilit della guerra).
Esse sono state travolte dalla corrente eufemistica di fine 900: oggi taccionp sulla natura
militare, si definiscono sistemi pacifici, ma no nhanno senso se non in senso militare.
Questo un elemento che da forza sta diventando debolezza dellalleanza atlantica: ha
deciso dopo la gf di trasformarsi totalmente in un sistema di sicurezza collettivo, come
grande paniere europeo cui prima o poi saranno ammessi tutti; questa promessa stata
presa sul serio dalle opinioni pubbliche soprattutto dai paesi dellest-, e cos abbiamo
visto lallargamento, non certo come sistema di sicurezza collettivo ma come alleanza, che
non sar mai aperta a tutti cfr. allurss-. Questa differenza d percezioni crea problemi (lo
vedremo piu avanti).
Vediamo gli elementi fondamentali dei passaggi tra diversi sistemi:

Numero dei membri:


Sistemi multipolari: proprio per la continua coesistenza di diversi tavoli, le grandi
potenze possono creare alleanze flessibili, diverse a seconda del tavolo su cui stanno
giocando. Grado molto elevato di creativit (es. sistema bismarkiano, con una rete di
alleanze a geometria variabile, con attori diversi interessati a cose diverse).
Sistemi bipolari: estrema semplificazione; questi sistemi tendono a produrre 2
grandi sistemi di alleanze (es. esperienza del bipolarismo della seconda met del 900:
Patto Atlantico vs. patto di Varsavia + altre alleanze collegate a queste, anche se non
altrettanto coese, che ruotano attorno ai 2 poli principali).
Sistema unipolare: possiamo dire meno, ma una cosa la tendenza da parte di
tutti gli attori medi e piccoli a saltare sul carro del pi forte. Gli usa esprimono questa
capacit di attrazione in termini culturali, in realt i termini sono di potere (significa
ottenere vantaggi nei rispettivi conflitti; es. chi ha vinto i conflitti balcanici chi per primo
riuscito ad allearsi; momenti unipolari importanti: coalizione definita per la prima volta
come comunit internazionale 1971 contro saddam, coalizzarono un numero di attori
senza precedenti, tutti fecero in modo di partecipare, anche mandando contingenti
simbolici, anche paesi marginali africa, mujaheddin afghani che ancora combattevano in
afghanistan- compresero che il sistema int comportava una sorta di prestazione comune
allegemone; altra lalleanza globale contro il terrorismo: gli usa dopo il 2001 chiamarono
intorno a se tutta la comunit internaz, e anche qui tutti gli attori percepirono la necessit
per mostrare solidariet, non pagare i costi dellabbandono, avere opportunit di regolare i
conti contro i propri vicini es. india in kashmir, israele per palestina ecco perch la
guerra con la palestina oggi percepibile come guerra la terrore, russia per ceceni
ecco perch allora non ci furono denunce-).

Grado di flessibilit delle alleanze:


Sistemi multipolari (che dal pdv storico la norma): le alleanze sono
normalmente ad hoc costruite in vista di un obiettivo, e con laccordo spesso esplicito
che si sciolgano una volta raggiunto lobiettivo (sono dichiaratamente dei matrimoni

dinteresse). Le alleanze in altre parole sono strutturalmente flessibili (si fanno e si disfano
continuamente). Questo conferisce anche il problema centrale: questione parallela alle
alleanze il rovesciamento delle alleanze. Il rischio di rottura, perch si decide di fare
diversamente, fa si che la pol delle alleanze sia dominata dalla commisurazione tra 2
rischi: intrappolamento e abbandono. Per evitare il rischio di essere abbandonati,
dimostrando di essere un buon alleato, si ha lincentivo a seguire lalleato nei suoi conflitti
e nelle sue difficolt per risultare fedeli. Il rischio per finire intrappolati in conflitti che
non interessano solo per salvare lalleato. Per ridurre questo rischio si pu adottare una
politica di prudenza nei confronti dellalleato, per si aumenta il rischio dellabbandono,
lalleato pu dubitare di noi e farcela pagare nel prossimo conflitto (es. Negli ultimi anni si
rimproverata allamm bush una cosa legittima: bush si pone contro la nato, affermando
che le alleanze devono essere coalizioni di volenterosi, la missione che detta la
coalizione, e o viceversa rumsfield-. Questa posizione, dichiarata indecorosa dagli altri,
in realt un ritorno alla normalit della politica internazionale).
Sistemi bipolari: cambiamento drastico. Non c possibilit di rovesciare
lallenza, non c alcun grado di flessibilit, raramente si liberi di scegliere se entrare o
no, una volta dentro non si pu uscire per entrare nellaltra, anzi non si pu uscire affatto
(es. occasione finale dellintervento sovietico in ungheria, quando usc dal patto di
varsavia). Non a caso le alleanza vennero rinominate: il passaggio da grande potenza a
superpotenza parallelo al passaggio da alleanza a blocco (esprime la totale chiusura di
qualunque margine di flessibilit). Paradosso: data le rigidit degli schieramenti, da
contrappunto c una crescente flessibilit di strategie; non c il rischio di essere
abbandonati, e questo comporta che gli alleati hanno avto margini di libert inimmaginabili
nella scelta delle loro plitiche (es. 56 crisi di suez: gb e fr sanno che gli usa non sono
daccordo con la loro politica verso legitto di nasser, e sanno che attaccandolo avranno
lopposizione usa; malgrado ci lo attaccano, perch sperano di giocare con gli usa una
politica di gioco compiuto. Ma gli usa intervengono insieme allurss dicendo a fr e gb di
ritirarsi, umiliando pubblicamente i propri alleati. Queste 2 cose nei sistemi multipolari
avrebbero significato la fine dellalleanza; qui invece si da per scontato che qualunque
cosa accada lalleanza rester in piedi, perch gli alleati non hanno alternative). C
grande azzardo ma anche il rischio dellintrappolamento (es. de gaulle sulla crisi di cuba
62: gli usa sono stati liberi di decidere, noi eropei non abbiamo avuto parola. Ma se la crisi
fosse andata diversamente, sarebbe stata leuropa a subire la guerra nucleare: si sarebbe
stati intrappolati).
Sistemi unipolari: si rivela anche qui una condizione paradossale, ibrida. Esiste
un forte incentivo ad allearsi col pi forte, ma qui c un problema che deriva dalla
configurazione stessa del sistema: non c pi un interesse indubbio, un obbligo, da parte
del piu forte a dare ai paesi piccoli e medi quello che chiedono. La promessa non pi
credibile, perch non nellinteresse strategico del piu forte mantenerla (es. nella gf era
nellinteresse usa mantenere il dominio sulleuropa occidentale). Questa stata la prima
volont dichiarata dallamm bush: non c piu alcuna ragoine di sentirci costrtti ad
occuparci di ci che riguarda gli europei.

Questo ha unaltra conseguenza (v. oggi in Afghanistan): questo riproduce


un grado di flessibilit usa, di diminuire i propri impegni (es. in conseguenza di una crisi
economica), e come sempre al crescere della flesiblit dellalleato aumenta la rigidit delle
politiche che si attuano allinterno dellalleanza: se sappiamo che lalleat libero di
abbandonarci, dobbiamo fornirgli continuamente prove di fedelt (es. gioco dellalleanza
oggi: non si possono ritirare i contingenti dalliraq o dallafghanistan! Non sono certo li per
democratizzare!! Ma per dire siamo disposti a pagare il prezzo di partecipazione
allalleanza).

Grado di omogeneit degli interessi:

Sistemi multipolari: gli interessi non sono sempre condivisi, ma qui si possono
scambiare (es. ger: interesse fondamentale lopposizione allimpero asburgico) ..
Sistemi bipolari: (es. dialettica ei rapporti tra alleati nei 2 blocchi) gli alleati non
condividevano tutti gli interessi, cerano interessi che ciascun alleato perseguiva per conto
propri (es. suez: linghilterra e fr doveva mantenere il suo impero coloniale). Qui ci che
viene messo in comune ci che tutti gli alleati considerano il piu importante (es. gf: tutti
gli alleati concordano sul contenimento dellurss). Linteresse comune il piu importante, e
questo rende piu facile sacrificare gli interessi secondari.
Sistemi unipolari: cambiamento molto significativo, perch bisogna essere
accorti verso le promesse, che fa si che lalleanza atlantica non sia affatto la stessa di
sempre (come dicono tutti i governi membri). V. formula di apertura dei vertici nato:
riconoscimento del principio costitutivo dellalleanza la sicurezza indivisibile, quella di
uno la sicurezza di tutti gli altri; le cose erano effettivamente cos; ma nel contesto
unipolare gli alleati si scambiano interessi diversi. Quello che oggi gli alleati chiedono agli
usa una massa di interessi diversi (es. partecipazione alla guerra del golfo del 61: non
per propri interessi, ma per avere in cambio qualcosa di diverso dagli usa, ognuno una
cosa diversa). Il venagli di richieste rivolte agli usa si va costantemente ampliando, e
questo un problema enorme per gli usa, perch devono soddisfare alleati che chiedono
cose diverse e speso in contraddizione (es. arabia saudita vs. israele, pakistan vs. india,
serbia vs. croazia, ecc). per reazione gli usa lanciano continuamente iniziative
diplomatiche (es. pakistan, negoziato di pace in medi oriente oggi), perch hanno
interesse di comporre questi conflitti, perch lunico modo per non dover soddisfare
richieste contraddittorie.

Struttura organizzativa delle alleanze (le alleanze sono diverse quanto a grado di
istituzionalizzazione):
Sistema multipolare: alleanze flessibili, tendenti a sciogliersi a scopo raggiunto.
Ecco perch sono fino in fondo promesse: non hanno alcuna struttura organizzativa.
questa la condizione normale delle alleanze. Noi siamo abituati allalleanza atlantica, che
in realt molto atipica come alleanza, perch permanente, ha burocrazia, ecc. (es.
alleanze durante la 2 gm: non esistevano comandi integrati, e questo ha pesato sulle
vicende militari: gli alleati non dovevano consultare gli altri prima di agire iniziativa italiana
nei balcani-).

Altra caratteristica strutturale che, oltre che le leggere, le alleanze sono


anche eguali: le potenze alleate hanno potenza simile.
Sistema bipolare: (es. lalleanza atlantica non tra eguali, nonostante la
formulazione da il diritto di veto a chiunque-) tra gli attori alleati c una inequivocabile
ineguaglianza: i soggetti non possono promettersi alleanza militare reciproca (es. leuropa
non puo promettere a usa di proteggerli!), un patto di garanzia (gli usa si assumono
lonere della sicurezza europea). unalleanza costitutivamente ineguale, in cui i membri
si scambiano una promessa non di mutua assistenza ma di protezione contro ubbidienza
(limitazione di sovranit).

Non solo: le alleanze sono istituzionalmente tuttaltro che leggere, fragili:


sono altissimamente istituzionalizzate. (es. patto atlantico non come alleanza ad hoc, che
aveva laccordo implicito dellautoscioglimento, a si presenta come alleanza permanente;
per questo si trasforma nel giro di un anno da promessa in macchina organizzativa
NATO-; a questa trasformazione che si oppone De gaulle).
Sistema unipolare: mischia caratteri degli altri 2. dal bipolarismo mutua il
carattere di ineguaglianza (un paese nettamente piu forte, solo uno ha la possibilit di
proteggere gli altri e non viceversa; es. subito dopo lattacco 9-11 la nato offr assistenza
agli usa secondo articolo 5 lattacco a uno obbliga tutti gli altri alla difesa comune- e gli
usa risposero non ci interessa non prendiamoci in giro. Lo fecero come manifestazione di

autonomia). Dal multipolarismo mutua il grado di flessibilit delle alleanze: alleanza


atlantica non pi come blocco permanente; anche se gli usa hanno deciso di tenerla,
lhanno svuotata dallinterno; ora un paniere organizzativo da cui trarre volta per volta gli
alleati che servono, paniere multilaterale da cui trarre alleanze unilaterali.
28 gen. 09
LA DIMENSIONE TEMPORALE
Cosa occorre guardare per cogliere le caratteristiche (e dunque le differenze) dei
sistemi internazionali? Finora abbiamo guardato alla dimensione del potere, al criterio
della sua distribuzione, che fondante del concetto di sistema internazionale.
Nelle ultime lezioni abbiamo visto come la distribuzione del potere influisce sullo
svolgimento della politica internazionale nei vari contesti storici.
Tuttavia la distribuzione del potere non tutto, vanno considerate altre dimensioni.
Quella che cominceremo a considerare oggi la dimensione temporale. Lespressione
sistema post-bipolare dice pochissimo, ma porta il segno di una distinzione storica. La
dimensione temporale, per noi che dobbiamo comprendere prima di tutto il nostro contesto
storico, non pu non contare.

Waltz: nel suo libro questa dimensione assente, e lui lo dice: se voi cercate una
teoria che tenga conto del mutamento dovete cercarla da unaltra parte; fa unanalisi
essenzialmente statica.

Questa riflessione ci consente di dire in che cosa un sistema internazionale di un


tipo diverso da un sistema internazionale di un altro tipo (comparazione statica di sistemi
internazionali), ma non come si passa da uno allaltro, come avviene la transizione.

I sistemi internazionali di cui abbiamo parlato finora operano in un totale vuoto


storico; per di pi, adottando come unico criterio la distribuzione del potere, non siamo in
grado di dire come si formato storicamente un determinato sistema.

Vista oggi, questa scelta pu sembrare assurda: sviluppare una teoria delle
relazioni internazionali che non comprende il tema del mutamento. Questo tema entra a
partire dagli anni 70. Come si spiega? Relazionando contesto storico con elaborazione
teorica: in quel contesto storico (guerra fredda) il mutamento appariva impensabile.
Quando scriveva Waltz (79) lidea che il sistema bipolare potesse venire meno era
impensabile, perch lunico modo in cui poteva avvenire era una guerra nucleare tra le
due superpotenze (fine del bipolarismo avrebbe coinciso con la fine del sistema
internazionale, o peggio con la fine dellumanit).

Noi viviamo nella condizione opposta: sappiamo molto poco dellattuale contesto
internazionale (nonostante tutti i criteri: potere tempo spazio cultura), ma quello che
sappiamo che proprio un sistema internazionale di mutamento (opposto al bipolarismo:
binomio escalation-immutabilit). Nel dibattito degli ultimi 15 anni il termine pi usato
forse transizione: espressione che mette al centro della nostra comprensione della realt
attuale il tempo, il mutamento.

Per questa ragione introdurremo come primo elemento, dopo il potere, la


dimensione temporale.
Primo aspetto: il tema del mutamento
Il tempo si presenta prima di tutto sul terreno politico in forma di mutamento.

Nellambito della teoria contemporanea delle relazioni internazionali (per quanto


riguarda il mainstream americano) c assenza di questo tema fino agli anni 70, dopodich
si inizia. Perch gli americani si accorgono della rilevanza di questo tema nella stessa
epoca in cui si pone il problema delle istituzioni, cio quando gli usa sono investiti
dallossessione del loro declino.
Le teorie del mutamento nascono e si sviluppano negli usa come un tentativo di
razionalizzare questa paura. LAmerica in declino o no se la , cosa succeder?

Non un caso che e teorie che si sviluppano dagli anni 70 si concentrano sul tema
dellascesa e del declino delle grandi potenze egemoni.
V. testo di Paul Kennedy: pone questo tema guardando alla GB, ma volendo
mettere luce su ci che sta accadendo agli usa.
V. testo di Gillpin: molto pi ricco di altre riflessioni su questo tema a lui
contemporanee, perch non si occupa solo di ascesa e declino delle grandi potenze
(anche se il tema centrale), sa che c molto di pi; consapevole che questo solo un
tipo di mutamento internazionale, ma ce ne sono altri. Ha un problema teorico-politico:
come rallentare (perch evitare impossibile) il declino? Sa che il problema dellAmerica
ora questo. Fa la scelta opposta a Waltz: anzich teorizzare nel vuoto storico, guarda al
comportamento che hanno avuto le grandi potenze in passato per affrontare il declino. Il
riferimento storico anche qui la GB (al cui declino succeduta lAmerica).

Da allora diventa il problema centrale della politica estera americana (v. Nixon,
Clinton, G. Bush, lo sar anche per Obama): come gestire una condizione egemonica che
inevitabilmente tende a entrare in declino? Come renderla economicamente sostenibile?
G. Bush, allinizio della sua carriera, ha lobiettivo di tagliare gli impegni
americani allestero, essendo pi selettivo.
Obama pone la questione in termini diversi: cercare di coinvolgere il pi
possibile gli altri nei costi dellegemonia, ridistribuire meglio i costi dellegemonia.
Nel libro di Gillpin vengono analizzati 3 tipi diversi di mutamento (per natura e per
intensit):

1) pi frequente e meno intenso (cosa non casuale) mutamento di interazione,


che avviene allinterno di uno stesso contesto internazionale senza andare ad intaccare la
distribuzione del potere
es. guerre limitate, che non scardinano il sistema ma spostano leggermente gli
equilibri, lordinamento territoriale (es. Germania 1866 sconfigge limpero asburgico: la
configurazione del sistema multipolare non collassa, ma cambia totalmente la geopolitica
dellEuropa centrale, fa salire di molto il potere e il prestigio di un attore Germania- e
diminuire quelli di un altro impero asburgico-);
es. formazione o crisi di unalleanza, che pu spostare gli equilibri (es.
sgretolamento progressivo del sistema bismarkiano; formazione delle 2 alleanze che si
sarebbero scontrate nella I gm);
es. nascita o disgregazione degli stati, frequentissima in sistemi multipolari e
assente in quelli bipolari (ci sono periodi in cui il tasso di natalit e mortalit di stati
altissimo, altri in cui no);
es. rivoluzione bolscevica del 1917: cambia il modo di pensare la politica (e in
particolare quella internazionale).

2) mutamento che investe direttamente la gerarchia del potere in un sistema


internazionale, cambia la struttura del sistema, segnando il passaggio da un tipo a un altro
Es. 1945: dal sistema multipolare centrato sullEuropa e dominato da 5-6 grandi
potenze, a sistema bipolare dominato da 2 sole grandi potenze.

Es. 89-91: cambio del governo stesso del sistema internazionale, da bipolare a
unipolare.
Mutamenti di questo tipo avvengono quasi sempre tramite la guerra. La guerra
che va a mettere in gioco il governo del sistema (la cui posta in gioco chi
governer il sistema, in nome di quali principi) non una guerra normale, una
guerra generale o per legemonia, chi vince prende tutto. Guerre di questo tipo
sono lequivalente internazionale della rivoluzione; sono guerre costituenti, o guerre
fonte (Bobbio) dellordinamento successivo.

3) ancora pi intenso, e pertanto ancora meno frequente, merita laggettivo epocale


(non la sua definizione, vanno cercate sul libro). Segna il passaggio non dal governo del
sistema a un altro, ma da un modello di convivenza internazionale ad un altro; cambia il
modo stesso di concepire la politica e la convivenza internazionale.
Es. passaggio da convivenza medievale a moderna: cambia la natura degli
attori (da entit varie a stati), la loro convivenza (confini).
Una volta ogni tanti secoli pu avvenire anche questo: lo dice perch capisce che
occorre chiedersi se un mutamento di questo tipo in qualche misura non i riguardi:
la parabola discendente che stiamo vivendo riguarda solo legemonia americana, o
tutte le categorie politico-giuridiche della modernit? Post-moderno infatti significa
post-statuale!
Perch ci interessa questa tripartizione? questo tema?

I contesti internazionali sono diversi tra loro non solo per come il potere
staticamente distribuito, ma anche a seconda che la distribuzione sia costante o entri in
discussione (alcune potenze entrano in declino, altre crescon; questo ha reso instabile il
sistema di fine 800: sia allinizio che alla fine c multipolarismo, ma alla fine sono chiari i
segni di sgretolamento, perhc ci sono paesi in decliono GB- e altri che stanno
crescendo _ger, usa, giapp-: il numero degli attori non mutato, ma il tipo di distribuzione
del potere tra di loro comincia a entrare in una fase di sgretolamento).
Cos risolve Gillpin il problema della stabilit: il dibattito teorico finora ha sbagliato a
porsi il problema in termini di comparazione statica tra sistemi (sono pi stabili
questi o quelli?); in realt la stabilit muta allinterno dello stesso sistema.
Es: fine 800 primo 900: esempio storico di grande rilievo.
Guerra del Peloponneso: Gillpin riprende la spiegazione di Tucidide: siamo
allinterno di un sistema bipolare, ma la guerra non deriva dalla struttura del sistema ma
del fatto che il polo pi potente (Sparta) vede che Atene sta crescendo , e attacca (sorta di
guerra preventiva). in gioco la relazione di potere tra i 2 attori principali. Avviene una
redistribuzione del potere tutta interna alla configurazione strutturale del sistema, che
induce una delle due parti a far saltare la solidit del sistema.
Fine anni 80: si stava materializzando una situazione di questo tipo: ascesa di
Gorbaciov, appare evidente che urss in declino irreversibile. Il sistema bipolare entra in
una fase di massima instabilit: si diffonde il timore di come reagir lurss (accetter la
sconfitta o reagir alla redistribuzione del potere che la vede perdente con una
rimilitarizzazione della politica estera). Il merito di Gorbaciov stato riconoscere che la
partita era finita, e non reagire.

Altra ragione il fatto che i 3 tipi di mutamento convivono continuamente nel nostro
attuale contesto storico (contesto successivo alla frattura del triennio 89-91), per questo lo
si chiama contesto di transizione.
Contesto di continui e quasi incontrollabili mutamenti di interazione (anche oggi
ci aspettiamo un aumento di essi). Una successione di guerre piccole per intensit (=
numero delle vittime militari e civili). Nel bipolarismo le guerre erano periferiche ,negli
ultimi 15 anni gli attori maggiori hanno riacquistato consuetudine alluso della forza

(mutamento di interazione molto profondo, che riguarda anche la sfera delle culture
politiche). Questi mutamenti hanno cambiato i rapporti tra stati ma anche la struttura
geopolitica dellEuropa.

Es. una delle correnti di mutamento pi continue il cambiamento degli


allineamenti internazionali. Siamo vittima di un fraintendimento dellamministrazione Bush:
non una politica di isolamento americano, anzi hanno costruito una rete infinita di
alleanze bilaterali in tutto il mondo (non pi blocchi, ma non che va da solo!): reticolato di
alleanze speciali in tutte le regioni del sistema internazionale (es. india oggi al centro di
tutti i tentativi diplomatici e strategici dei maggiori paesi; Bush riuscito nel
riavvicinamento, ed forse uno dei maggiori successi della sua politica; anche Urss e
Cina la corteggiano; alleanza strategica tra Turchia e Israele nel 96).

Es. guerre fallite (es. Iraq, Afghanistan)

Es. cambiamento del regime politico interno di diversi attori, che ha portato a
cambiamenti di politica estera.

Es. nascita continua di nuovi stati, e rischio di collasso di sempre nuovi stati.
Pochi temi hanno avuta attenzione come i failing states (stati al collasso), perch
comporta un vuoto politico per gli stati vicini.
Il nostro contesto vive le conseguenze del mutamento di governo del sistema
internazionale. Per noi europei il sistema dopo guerra fredda, ma questa espressione
fa perdere rilevanza a questo termine: siamo in un contesto di dopoguerra! E questa
natura pesa enormemente sulle questioni di oggi, che sono le questioni tipiche di
qualunque dopoguerra.

Es. necessit di ripensare da zero le proprie relazioni reciproche: lurss dava


un ordine, per quanto indecente, e quando venuto meno le relazioni tra gli attori hanno
dovuto essere ripensate ( questa la ragione dellallargamento!).
Sarebbe ingenuo dire che larchitettura statuale moderna sia venuta meno, ma
non ci sono dubbi hce nellattuale contesto internaz ci sono pezzi di ordinamento politico e
giuridico estranei allarchitettura moderna ( gi entrata in tensione).

Es. tensione permanente: apre spazi di incoerenza nel sistema


internazionale, e dunque spazi di opportunismo (le incoerenze tra norme vengono usate
facilmente in modo strumentale). Conflitto permanente degli ultimi anni tra sovranit e
ingerenza (lidea westfaliana di stato nasce da bisogno di limitare le guerre civili di
religione, ma oggi questa motivazione non appare pi sufficiente e occorre considerare
principi, norme, aspettative in disaccordo radicale tra di loro v. tema del precedente: il
Kosovo un precedente usabile per giustificare la Georgia? Gli altri stati rispondono di no,
che era uneccezione) spazio per tensioni e spaccature radicali nella comunit
internazionale; si spaccata perch non condivide i principi costitutivi della politica
internazionale.
(2 feb. 09)
Domande:

Sistema unipolare strutturalmente debole, per varie ragioni, tra cui la pi


importante il costo elevato (v. discorso della trappola dellegemone: si impegna in
questioni che non lo riguardano come garante delordine, senza aiuti rilevanti).

Nei rapporti con gli stati le democrazie non sono affatto pi pacifiche, non vero
che non fanno le guerre n che sono meno propense a iniziarle (sono al primo posto tra
paesi iniziatori di guerre negli ultimi 150 anni).
Dalle democrazie ci si aspetta piuttosto che non si facciano le guerre tra di loro
(propensione relativa alla pace).

Nei confronti degli altri tipi di stati sono invece molto propensi alla guerra, (v.
espressione stato canaglia), es. iran: dal 79 in poi le guerre sono state solo subite!
(dalliraq col sostegno di tutti i principali paesi); liran lunico che ha subito luso continuo
di armi di distruzione di massa.

Secondo aspetto: Le origini dei sistemi internazionali


Aspetto totalmente trascurato nella politica internazionale attuale: proprio perch c
mutamento, i sistemi internazionali hanno diverse origini.
Indipendentemente da come un sistema internazionale costruito, esso il prodotto di
un processo storico particolare. Due sistemi bipolari, per Waltz identici, possono in realt
funzionare molto diversamente se si son formati in modo divero. Dobbiamo guardare alla
genealogia non per un puro interesse storico, ma perch il processo storico continua a
pesare sul loro funzionamento.

Questo a maggior ragione rilevante perch pensando al contesto storico attuale


vediamo come questo il prodotto estremamente recente di una seria di processi. In
Europa il prodotto della catastrofe geopolitica della fine della Guerra Fredda.

Altra ragione che la teoria contemporanea delle relazioni internazionali uno


degli ultimi monumenti alloccidente centrismo delle relazioni internazionali, perch il
prodotto di studiosi occidentali per il 90%. Questa matrice euro americana fa si che
abbiamo una visione distorta dellattuale contesto internazionale: il contesto regionale
dellEuropa occidentale e dellAmerica del nord non somigliano affatto a tutti gli altri sistemi
regionali, ma sono eccezionali. Ragioni di eccezionalit sono varie, ma ci concentreremo
sulle origini.
La nostra regione il prodotto storico di vicende molto diverse da quelle avvenute negli
altri paesi. Lassetto attuale dellEuropa no dimostra una maggiore intelligenza (siamo
democratici e non bellicosi) ma riflette una conformazione storica totalmente anomala (non
siamo il modello! Al contrario siamo lanomalia). Almeno 3 aspetti di anomalia:

La prossimit o lontananza dellorigine.


Il sistema interstatale europeo ha circa 400 anni (sistema westfaliano), che non
sono pochi se confrontati con la vicinanza dalle origini degli altri sistemi regionali.
Sistema interstatale americano: ha 200 anni circa (dalla dichiarazione di
indipendenza).
Al di fuori di questi 2 casi tutti gli altri sistemi interstatali si sono formati negli ultimi
50-70 anni (es. Caucaso: relazioni tra Russia Georgia Armenia Azerbaigian: questi
paesi hanno 15 anni di vita, non si pu paragonare a uno di 400 anni nel
considerarne la bellicosit).
Dallinterno delunione europea vediamo il 900 come un periodo di integrazione
internazionale (perch cos stato in Europa); in realt la storia del 900 stata lesatto
opposto di questo: serie continua di ondate di disgregazione territoriale ( il secolo della
disgregazione).
Sistemi interstatali di recente formazione sono insiemi di stati di recente
formazione, quindi instabili per definizione. I meccanismi identitari non possono essere
innescati senza conflitto: il sistema interstatale recente un conglomerato di stati
problematici, sono quasi stati (sovranit giuridica ma non empirica).

Ci siamo abituati a considerare che certi stati esistono (Francia, GB, Spagna,
ecc.), e continueranno ad esserci (aspettativa fortissima) e altri non esistono e pertanto
non esisteranno mai (es. Bretagna al posto della Francia?).
I sistemi di recente costituzione non consentono queste aspettative>: il tasso di
natalit e mortalit degli stati altissimo (es. Kosovo tra 10 anni: non sappiamo cosa sar,
anche oggi stato riconosciuto da pochissimi stati; lo immaginiamo indipendente o come
protettorato internazionale permanente?; es. Palestina: non sappiamo se esister uno
stato palestinese o no non sappiamo chi saranno gli attori).

Il grado di autonomia dellorigine.


La carta geografica dellEuropa occidentale e centrale, non immaginiamo che
sia cos per via di ineluttabili confini naturali (gli stati che esistono dovevano esistere), ma
per un gioco arbitrario e casuale (fatto di guerre, matrimoni, alleanze) che stato giocato
in Europa da attori europei. dunque un prodotto casuale ma autonomo.
Al di fuori delleuropa, la seconda cosa che cambia che questri sistemi
regionali sono anchessi casuali, ma se sono cos non stato per un gioco autonomo di
giocatori locali, ma per il continuo intervento di giocatori regionali: origini connotate da un
grado pi o meno alto (generalmente altissimo) di eteronomia (es. Balcani: prodotto di una
serie di conferenze internazionali in cui gli attori locali non hanno praticamente avito voce).
Le linee geografiche sono dettate dallesterno, spesso ricalcano i confini dei vecchi imperi
coloniali. Questo fatto allunga su tutte le determinazioni di questi sistemi unaccusa di
illegittimit: ci che dettato dallesterno viene avvertito o rifiutato come illegittimo proprio
perch esogeno (es. guerra del golfo 91: nel 90 Saddam decide di invadere il Qwait, anzi
di cancellarlo; le ragioni sono tante, tra cui levocazione di una questione di legittimit: il
qwait non esiste perch da 200 anni stato difeso da flotte inglesi e americane, un
prodotto coloniale; la guerra condotta nel 91 dagli usa col sostegno dellonu aveva lo
scopo di ristabilire il principio di intangibilit dei confini, ma dallaltro lato confermava
laccusa di saddam: il confine del qwait poteva stare in piedi solo in virt di un costante
intervento militare esterno. Es. continuo rifiuto da parte di Hamas, dellIran e di diversi altri
attori di riconoscere lo stato di Israele: Ahmadinejad e Bin Laden, 2 personaggi cos
diversi, dicono che non ha diritto di esistere perch un prodotto del mandato inglese, un
prodotto coloniale, ha tanto diritto di esistere quanto ne aveva la Rhodesia: qui i carattere
esogeno delle origini acquisisce un peso rilevante). I conflitti che hanno a che fare con il
diritto di esistere sono devastanti, ma dobbiamo capire che sistemi internazionali di questo
tipo producono conflitti di legittimit di questo tipo.

Il modo in cui si andato formando il sistema interstatale.


Traiettoria storica dellEuropa occidentale: a met 600 (westfalia) gli attori politici
europei (dotati di sovranit) erano circa 600, molti molto piccoli. Ora abbiamo un numero
ristretto di stati rilevanti (4-5) Il modo di formazione un processo di progressiva
concentrazione dello spazio e del potere. Questo significa anche che stato una storia di
successi (i sopravvissuti, politiche di accorpamento territoriale riuscite). Macchiavelli
notava questo, criticando lItalia che arrivata in ritardo con lunificazione.
Tutte le altre regioni si sono formate nel modo opposto: balcani, medio oriente
ecc sono il prodotto di fallimenti di grandi sintesi territoriali, prodotto di disgregazioni
anzich di sintesi La storia del 900 la storia di formazione di sistemi interstatali, i quali
si sono formati dalla disgregazione di imperi (se vogliamo strappare la storia del 900 alla
retorica eurocentrica). Ondate di disgregazione:

V. balcanizzazione: nascono stati sulle rovine di un impero

Dopo la I gm (e la disgregazione uno dei risultati comuni delle guerre del


900! Non il contrario, non hanno creato modelli di integrazione) collassano gli imperi
centrali (asburgico, zarista, germanico, ottomano) e nascono nuovi sistemi interstatali.


Dopo II gm c a decolonizzazione, con cui nascono tutti i sistemi regionali di
cui parliamo oggi (v. sistemi regionali africano ecc).

Dopo guerra fredda: nascono 25 nuovi stati e 2 nuovi sistemi regionali (Asia
centrale e Caucaso, che hanno 15 anni e sono nati da un fallimento).
Conseguenze del diverso modo di formazione dei sistemi interstatali:

Alcune si desumono dalle relazioni degli ultimi msi tra Europa, federazione ucraina,
georgia, ecc.

La prima conseguenza paradossale che i sistemi sorti recentemente da processi


di sintesi imperiale soffrono di un eccesso di interdipendenza. Paradossale perch
dallinterdipendenza ci aspettiamo la pace, mentre qui un problema.
Questo eccesso di interdipendenza conseguenza del fatto che questi sistemi
vengono dal collasso di imperi o federazioni: qualunque unit politica che voglia stare in
piedi produce e poggia sullinterdipendenza (economica, di comunicazione, di trasporti, di
simboli lingue, edifici che si somigliano-, ecc); nel momento in cui lunit politica si
frantuma i segmenti di continuit diventano un problema

v. le reti materiali che restano ferrovie, autostrade, linee telefoniche-: es. la


rete ferroviaria asburgica nasceva dallintento di collegare le tre principali citt dellimpero,
e quando questo viene meno i nuovi stati si trovano una rete che li collega a un altro stato
ma non li collega internamente; una sorta di contraddizione interna; es. la stessa cosa
avviene per le reti telefoniche: le reti telefoniche africane erano costruite sulla piramide
imperiale francese, spesso si doveva passare per Parigi; es. questione energetica tra la
federazione russa e paesi ex sovietici: tutti questi paesi continua a dipendere dalla
federazione russa perch il sistema era stato progettato per lunione sovietica).

Altre differenze che pesano sono quelle di carattere simbolico: ogni unit
politica riflette la propria identit in tutti gli elementi simbolici (edifici pubblici, lingua
comune, ecc); questo perfettamente funzionale allunit, ma diventa un disastro ne
momento i n cui linsieme viene meno e le parti cercano di costruirsi identit separate. Ci
che avviene una rinominalizzazione, o al cambio di capitale (perch quello era un centro
imperiale riconosciuto e riconoscibile), o al ambio di lingua (es. togliere il cirillico e tornare
al proprio alfabeto): cercare di porre un discrimine simbolico che distingua la propria
identit da quella degli altri. Quando gli stati cercano di crearsi proprie identit sono
intralciati dalle identit precedenti (es. caso intrattabile dellidentit dei paesi arabi:
Saddam Hussein: da un lato c unidentit comune basata su una serie di memorie e
invenzioni lingua comune, memoria storica in larga parte comune, ecc-, quando viene
tradita la promessa inglese si formano tanti stati il cui problema principale crearsi identit
separate io iracheno come posso distinguermi da un qwaitiano? Io israeliano da un
palestinese?-; qui che nascono grandi conflitti). La risposta elementare sarebbe quella
del nazionalismo arabo, che per implica negare la identit dei singoli stati; questo si
cerca di farlo ricorrendo al passato preislamico, al proprio percorso storico anche molto
indietro nel tempo (es. Egitto riprende il passato faraonico; OLP che parla di nazione
palestinese e non pi di arabi di palestina).

Il terzo elemento di interdipendenza, che rende difficile a volte impossibile


recidere i rapporti con coloro coi quali si convissuto, sono le popolazioni stesse: la
popolazione allinternodi ununit politica, che lo decida il centro o no, si mischia (si
prevede che sia destinata a durare). Nel momento in cui lunit politica viene meno
avviene la catastrofe (che stata la grande catastrofe del 900, v. pulizie etniche) perch
emerge lidea di stato e nazione che richiede una perfetta consonanza delle 2 cose. Le
minoranze portano con s precise radici identitarie, e costituiscono una minaccia per i
nuovi stati. Le soluzioni adottate sono sempre state catastrofiche; la pi pulita stata forse
quella tra Grecia e Turchia alla fine dellimpero ottomano: Grecia e Turchia decisero di

scambiarsi le popolazioni per far corrispondere le idee di stato e nazione. La soluzione


pi usata tuttavia quella della pulizia etnica, e del suo esito genocida.
(3 feb. 09)
Domanda: Come si possono definire i limiti di un sistema internazionale regionale?

Per definire i limiti di uno spazio politico ci sono diversi criteri, ma possiamo usare
per ora quello proposto da Aron: fanno parte di un sistema internazionale regionale tutti gli
attori che sono suscettibili di essere coinvolti in una guerra in quella regione.
Riassunto: abbiamo visto come lorigine dei sistemi internazionali continui a pesare sul
loro funzionamento; abbiamo guardato ad alcuni elementi che differenziano le origini di
alcuni sistemi; abbiamo visto le conseguenze che pesano in termini di instabilit su sistemi
regionali di nuova formazione:

(vista ieri)

Sistemi internazionali sorti recentemente e da un processo di disgregazione


tendono ad innescare un processo di disgregazione senza fine (resta possibile dividere
anche lunit appena sorta). Gli attori che rivendicano indipendenza scoprono che al loro
interno ci sono altri stati che vorrebbero la secessione(v. processo a cascata della
disgregazione iugoslava, sovietica -v. georgia, Kosovo-). Le minoranze divise in piccoli
stati possono scoprire di essere pi minoranze di quanto non fossero in precedenza,
sotto uno stato pi ampio (perch nello stato nazionale la pressione del gruppo
maggioritario molto pi forte; e perch gruppi che non si sentirebbero forti davanti a uno
stato enorme, si sentono forti a mobilitarsi davanti a un soggetto pi piccolo:
abbassamento della soglia di mobilitazione).

Deficit cronico di legittimit (dietro ai confini si vede ancora la potenza precedente).


( il primo?).

Contestazione dellesistenza stessa del sistema interstatale come pluralistico: idea


che quello spazio debba restare unitario (es. macroscopico: nazionalismo arabo o
radicalismo islamico: esso tra le prime cose rifiuta la distinzione in stati dellEuropa
orientale, la casa dellislam deve restare unita, v. idea del califfato come spazio unitario
che riprenda i confini dellimpero ottomano superando gli elementi rimasti dalla
dominazione europea, che rende tutti gli stati della regione illegittimi).
LA DIMENSIONE SPAZIALE
Anche questa dimensione stata molto trascurata, totalmente rmosa anche da Waltz.

Centralit della dimensione del potere nella teoria dei sistemi, nella distinzione tra
sistemi diversi nella politica internazionale. Questa teoria dei sistemi, che opera in totale
vuoto storico (non concepisce il mutamento), opera anche in un assoluto vuoto geografico
(non si sa dov il sistema). Non ha senso porsi questo problema perch il concetto di
sistema puramente teorico, non deve quindi riflettere una realt storica, ma essere
impiegato per spiegarla (Waltz: quando si parla di passaggio tra sistema multipolare e
unipolare non si dice dove stiano le potenze in questione).
Questa dimensione non pu pi essere ignorata:

Dopo la Guerra fredda lo spazio geo-politico della massa euroasiatica stato


totalmente sconvolto (rinate vecchie regioni, ecc).


Nellattuale contesto storico, diversamente da quello della guerra fredda, conta
enormemente il luogo in cui gli attori sono collocati: si riconosce che essere in un posto o
in un altro cambia (es. Italia: quando si interroga su come e dove fare politica estera, il
primo criterio impiegato la localizzazione della propria area di interesse, seconda della
provenienza dei propri principali problemi. LItalia mette al primo posto in questo i paesi di
vicinanza geografica v. presenza continua dellItalia nei Balcani-. Questo pesa
enormemente sulla politica italiana, sulle sue relazioni internazionali, sui suoi partner altri
paesi delleuropa meridionale, Francia e Spagna-).
Ci porremo varie questioni. La prima sul posto che ha avuto la dimensione spaziale
nella teoria delle relazioni internazionali.

Lo spazio per lei non c nella teoria dei sistemi.

Per un lungo periodo storico per lo spazio stato messo al centro delle riflessioni
sulla politica internazionale. Lo spazio infatti, insieme al potere, largomento centrale
della politica internazionale.
La prima interpretazione sui rapporti di potere quella di Tucidide tra Sparta e
Atene. Prima di farlo per egli riprende brevemente la storia greca, e afferma che la storia
di tutte le relazioni politiche internazionali una storia di talassocrazie (di egemonie
marittime).
Anche la storia europea moderna una storia tra potenze marittime e potenze
di terra (anche tuttora, v. USA come potenza marittima; URSS come potenza
continentale).

La polarit terra-mare, centralit della dimensione spaziale, diventa quasi


unideologia tra fine 800 e inizio 900: diventa una sorta di pseudoscienza o ideologia
politica, che quella tedesca. In quel contesto ci sono buone ragioni per questa
ossessione per lo spazio: avvengono mutamenti a livello spaziale di grande entit (es.
ultima corsa imperialistica allAfrica; vera globalizzazione del sistema internazionale
perch cambia la scala della competizione-).
Si diffondono visioni contrapposte del primato: ci sono studiosi che sostengono
la superiorit delle potenze continentali (destinate a vincere perch conquisteranno tutta la
massa eurasiatica condannando le potenze marittime a declinare perch non avranno
attracchi su tutta la regione) e altri di quelle marittime (quello che conta il controllo dei
mari e degli oceani, perch permette di strangolare le potenze continentali; idea diffusa
soprattutto negli USA, e che costituisce ancora oggi il cardine delle politiche di sicurezza
USA).
La geopolitica tedesca fa un passo in pi: dalimportanza dello spazio finisce per
concludere nel senso di un assoluto determinismo spaziale: parla di vocazioni
geopolitiche: le politiche estere sono dettate dalla collocazione spaziale (idea dello
spazio vitale come prodotto tipico del determinismo geografico).

Com possibile che dopo tanta enfasi la dimensione spaziale sia stata
abbandonata nella seconda met del 900? Diverse ragioni:
Ragione di carattere politico-ideologico: reazione al modo in cui era stata trattata
nella prima met del 900 (es. lespressione geopolitica tuttoggi viene utilizzata
normalmente in Francia, ma non in Germania).
Ragione che ha a che fare con lo sviluppo tecnologico (in particolare militare):
con lintroduzione dellaviazione, la tradizionale coppia terra-mare sembra perdere
significato, relativizzata dalla nuova dimensione aerospaziale.
C, nel nostro modo di guardare la politica internazionale in termini di
interdipendenza, una indifferenza degli scambi economici alla dimensione spaziale (pi
linterdipendenza di tipo economico, pi perde rilevanza la dimensione spaziale).

Allepoca della guerra fredda le differenze spaziali contavano davvero molto


meno: il conflitto era tra 2 grandi attori e aveva un carattere nucleare: la dimensione
spaziale era irrilevante!

Tutte queste ragioni sono venute meno con la fine del sistema internazionale
bipolare, e hanno fatto che la dimensione spaziale tornasse ad essere rilevante.
Perch ci interessa la dimensione spaziale? (considereremo alcuni elementi di
tensione):

Lo spazio un luogo di continua manipolazione da parte degli attori ( qualcosa su


cui gli attori operano continuamente, producendolo),

ma dallaltro lato anche un ingombro, un limite, un vincolo (essere in un posto o in


un altro di per se diverso; v. modo di praticare la geopolitica in Francia tema della
manipolazione, spazio come determinato- o in Germania spazio come determinante per
gli attori; la posizione centrale obbliga ad allargarsi-).
Spazio come luogo di manipolazione
Qualunque attore politico produce continuamente il suo spazio (v. sintesi imperiali):
produrre uno spazio significa costruire una certa rete di comunicazioni, disseminare lo
spazio di simboli tramite cui possa riconoscersi come appartenenti ad un luogo comune,
cancellare i passati che devono essere rimossi (v. ricostruzione barocca di Praga da parte
dellimpero asburgico), spostare la capitali o le citt simbolo (v. Turchia di Ataturk subito
dopo limpero ottomano: ricostruisce unidentit nazionale secolare dimenticando il
califfato, spostando la capitale da Istambul ad Ankara).
Una produzione dello spazio continua avviene anche nelle relazioni internazionali:

Ogni contesto internazionale produce le proprie reti di comunicazione e


disgiunzione, mettendo insieme dei punti e allontanandone altri (es. sistema europeo: una
carta autostradale del 1980 restituisce in filigrana lEuropa della guerra fredda grandi reti
autostradali da una parte, ma non collegate allaltra; poi corridoi trans europei come primo
elemento della ricostruzione post guerra fredda, per ricreare la rete di congiunzione;
attorno a questi corridoi si sono giocate competizioni perch le reti di congiunzione sono
allo stesso tempo di disgiunzione per le zone che non vengono toccate; es. egeo e mar
nero e baltico: la comunicazione che non passata dalla federazione iugoslava stata
costruita un po pi a est, e ha fatto si che crescesse linteresse strategico di paesi come
Bulgaria e Romania).

In parte costruendo reti, in parte istituzioni, in parte narrazioni comuni, ogni contesto
internazionale produce le proprie regioni, spostandone i confini. Le regioni non sono entit
fisse.
Es. allepoca della guerra fredda il continente europeo viveva una condizione di
assoluta semplificazione: coesistenza di 2 grandi regioni senza precedenti storici (europa
occidentale e europa orientale), chiaramente divise dalla cesura della cortina di ferro. Con
la fine della guerra fredda queste regioni sono totalmente scomparse, mentre stimo
assistendo alla rinascita di contesti regionali (alcuni preesistenti alcuni nuovi; v. si parla di
europa centrale) che ahnno una serie di dinamiche proprie.
Es. il medio oriente attuale diverso da quello della guerra fredda: i confini che
cerano (finiva prima della Turchia, che voltava le spalle alloriente per chiudere col
passato ottomano) sono saltati (la Turchia tornata ad essere un attore mediorientale, v.
negoziati tra siria e israele). Con la fine delunione sovietica poi il medio oriente ha perso
tutto il confine orientale (si parla di greater middle east), con la conseguenza che le
questioni sono diventate pi sfumate e ambigue.


La produzione di regioni un fatto competitivo: si compete duramente per creare
certe regioni piuttosto che altre.
Es. disgregazione della Iugoslavia dopo la guerra fredda: sloveni e croati
impiegarono, tra gli altri argomenti (v. ruolo fondamentale dellaspetto simbolico) cera
quello di andarsene dai balcani, perch volevano rompere con la iugoslavia, perch la loro
era una storia di paesi del sud delleuropa centrale e non dei balcani.
Es. cosiddetto regionalismo asiatico: competizione forte da qlc ano tra processi
di regionalizzazione puramente asiatici (ASEA costituire istituzione regionale che
comprenda gli attori asiatici del pacifico) e processi che insistono sul carattere pacifico
della regione(APEC; vogliono includere paesi quali Australia, ecc). questi processi si
rifanno a diverse concezioni storiche.
Es. 2 tentativi (uno fallito) di costruzione di regioni:

Tentativo USA di creare un emisfero occidentale, che tuttora fa parte dei


codici geopolitici della politica americana. Esso America (Nord e Sud visto da
prospettiva americana), ed un Loro spazio. Era inesistente fino a inizio 800, quando fu
inventata e costruita con successo.

Tentativo middle-Europe: una invenzione prima dellimpero asburgico, poi


Germania, poi tra loro in competizione. Questa regione non trova un proprio spazio politico
e fallisce.
Es. allargamento dellUE come processo di costruzione di una regione: ha avuto
una serie di passaggi complicati politici economici e culturali. La sfida di oggi inclusione
o esclusione della Turchia (se accetter costruir una nuova idea di regione europea).
(4 feb. 09)
Riassunto: ragioni per cui la dimensione spaziale interessa qualsiasi contesto
internazionale. Le vediamo attorno a 2 elementi di tensione: spazio come luogo di
continua manipolazione da parte degli attori, che producono politicamente lo spazio, e
spazio come vincolo (nonostante la globalizzazione).
Spazio come vincolo
Concetto di vocazione geopolitica del determinismo geografico: attori con politiche
diverse a seconda della posizione. Questo eccessivo, ma criticare il determinismo
geografico dell0epoca (tedesca) non cancella il fatto che la collocazione spaziale ha
pesato continua a pesare.
Perch pesava e continua a pesare? Elementi della connessione tra dimensione
spaziale e contesto internazionale (o politica estera degli attori, vista dal punto di vista dei
singoli):

Coppia insularit-continentalit: (v. USA, GB vs. Germania, Russia):


Insularit:

linsularit tradizionalmente (soprattutto a fine 800) stata considerata una


condizione che ha avuto effetti anche sul tipo di sviluppo interno, sulla conformazione
istituzionale degli stati. Un possibile legame (storicamente fondato) tra condizione
insulare e debolezza, esiguit dello stato (es. GB fino alla prima gm non ha bisogno di un
esercito permanente). Non possedere un grande esercito significa non necessitare di un
grande apparato fiscale.

Dal punto di vista della politica estera, la conseguenza che la potenza


insulare pu decidere se e quanto impegnarsi nella politica internazionale degli altri paesi

(es. retorica dellisolamento della GB e dellisolazionismo USA, come opzioni prettamente


insulari poter non partecipare al gioco sapendo che il gioco li risparmia-).

Ma linsularit ha anche una condizione: non significa semplicemente stare


fisicamente su un isola, ma anche essere in grado di controllare il mare che sta attorno
allisola; allora linsularit diventa un fatto politico (v. enfasi sul sea power come elemento
strategico centrale delle politiche estere americane e britanniche; gli USA hanno un
problema cronico ad esercitare il controllo territoriale, che tendono a lasciare agli alleati,
proprio perch sono preparate a controllare il mare e dei litorali; tutto lascia pensare che la
lezione che gli USA trarr dallIraq sar di evitare imprese di quel tipo perch non sono
consone alla loro preparazione). Questo spiega anche lestrema sensibilit di USA e GB
prima alle ingerenze di altre potenze nella questione dei mari (es. flotta tedesca; es. modo
degli USA di guardare all11 sett: trauma maggiore perch un paese non abituato a
invasioni interne).

Insularit giapponese come esempio ideale di trasformazione di una


insularit fisica in politica (tramite formazione di una flotta di tipo regionale, mentre quella
degli USA aveva come obiettivo il dominio di tutto loceano pacifico le 2 politiche erano
destinate a scontrarsi).
Lopposto vale per le potenze continentali, sia per quanto riguarda le politiche
interne che estere.

Lo sviluppo interno: le grandi potenze continentali europee, che hanno


sempre saputo di avere al confine altre potenze minacciose, hanno sempre dovuto dotarsi
di eserciti permanenti, e dunque un drenaggio continuo delle risorse fiscali dello stato (v.
ancient regime: apparato fiscale invasivo e apparato di polizia sufficientemente forte da
farlo rispettare; v. storiografia fine 800: conia lespressione stato potenza: nella nostra
condizione siamo condannati a essere sempre pronti alla mobilitazione, sempre in
vedetta per la Francia; mito 900esco della mobilitazione totale, degli stati come macchine
da guerra pronti in ogni momento a mobilitarsi). Uno stato leggere o appare
politicamente insostenibile.

Politica estera: le potenze continentali (v. Germania e Russia) si sono


sempre trovate ad avere avversari significativi a tutti i confini (es. Russia di Putin: Nato,
India, Cina). La percezione dellambiente internazionale opposta rispetto a quella
insulare: incubo dellaccerchiamento (anzich splendido isolamento). Russia e Germania
sono grandi potenze, e proprio per questo queste conclusioni valgono a maggior ragione
per i paesi pi piccoli e deboli: v. testo di Bib Miseria dei piccoli stati sulla percezione
Ungherese nel periodo infrabellico (ma anche oggi e anche di altri paesi) di una
vulnerabilit assoluta. Per questo lallargamento della Nato per loro diversa dalla nostra:
come garanzia di sicurezza nel senso originario del termine.

Coppia (ancora pi intuitiva) vicinanza-lontananza (v. ieri): la decisione su dove


intervenire spesso ricade su paesi vicini.
v. ipersensibilit italiana di ci che avviene nei Balcani: decisione su come
intervenire in Kosovo tra 98 e 99: la Nato trov un consenso molto difficile, per sfumature
di interesse e sensibilit diverse tra i paesi. I pi cauti furono non a caso Grecia e Italia:
erano interessatissime a ci che avveniva in Kosovo, ma preoccupassimo del rischio che
andasse male, per cui avrebbero subito conseguenze pesantissime, da esempio a livello
di immigrazione. La diversa sensibilit deriva dalla diversa percezione geografica.
Politiche comuni della UE: alcuni paesi sono pi interessati alle politiche
continentali e altri alle politiche mediterranee (lidentit mediterranea si aggiunge a quella
europea).
Allargamento della Nato: son entrati quasi tutti. Lallargamento fu in realt una
decisione molto controversa, e la decisione fu presa solo 3-4 anni dopo la fine della
guerra. La seconda questione fu a chi allargare: il primo giro di allargamento (97) segu

lopinione della Germania di allargare sono a Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria. Solo
dopo i paesi dellEuropa meridionale (Francia e Italia) insistettero perch fosse esteso a
Slovenia e Romania (volevano un segnale forte di allargamento anche verso il sud).
Spazio come luogo della guerra e, contemporaneamente, luogo dei diritti
Spazio come luogo della guerra: Le guerre hanno sempre avuto come posta in gioco il
controllo dello spazio (non solo palco ma anche obiettivo del combattimento).

Lo spazio il luogo del controllo politico, e questo vero anche oggi, checch ne
dica la teoria politica (es. differenza tra strapotere americano vs. potenze del passato: gli
USA governano il potere mondiale ma non controllano pi dal punto di vista territoriale lo
spazio). Sebbene sia continuamente ripetuto che oggi lo spazio conti meno, questo
falso: le guerre continuano a essere combattute per il controllo dello spazio (es. questione
palestinese: la dimensione culturale non lelemento fondamentale e continuo del conflitto
cera anche prima di Hamas-, ma il controllo e la distribuzione della terra e non del
territorio! una definizione politico-giuridico della terra, ma qui la questione non il
territorio ma la terra, nel senso pi elementare della parola, come luogo nel quale si vive,
di risorse, terreno coltivabile, case, ecc-; es. guerre balcaniche combattute sulle rovine
della federazione iugoslava: alla base non c una distinzione territoriale, ma una
questione pi concreta e cio la distribuzione della terra allo spostamento del fronte
corrispondeva una cessione di beni, case, raccolti, ecc-; es. Kashmir: conflitto tra India e
Pakistan su un pezzo di spazio; es. guerra Iran Iraq per la conquista di una provincia).

Se questo vero, perch lo spazio cos spesso la posta in gioco dei conflitti? La
ragione fondamentale il fatto che lo spazio il contenitore di beni e risorse non solo
materiali di cui diversi attori vogliono appropriarsi (e possono farlo solo espropriando
laltro).
Quali sono queste risorse, cosa contiene lo spazio di cis rilevante per gli attori?

Materiali: agricole (v. questione palestinese o balcanica), materie prime (v.


corsa allAfrica, petrolio in medio oriente anche se no vero che spiega tutti i conflitti nel
medio oriente-; acqua lo diventer sempre pi in futuro-, v. caso diplomatico derivante
dalla costruzione di dighe da parte di Ataturk).

Strategiche (tipo particolare di risorse materiali): spazi che di per se non


sarebbero rilevanti (privi di risorse significative) ma che sono rilevanti perch consentono
la comunicazione verso spazi che hanno queste caratteristiche, spazi che sono di
passaggio verso quello che importa (es. Valtellina del 600 come luogo di comunicazione
tra domini italiani e le fiandre dellimpero asburgico: centrali ai fini del controllo dellEuropa
stessa; es. Afghanistan oggi: centrale per la lotta britannica verso lIndia e per la lotta
russa verso i mari interni, v. durezza della reazione russa alla provocazione georgiana
causata da 2 ragioni: la prima per ammonire USA e Nato riguardo alla questione
dellinclusione dellUcraina nella Nato, la seconda perch pur non contenendo risorse
rilevanti uno dei luoghi centrali di passaggio del petrolio dal Mar Caspio allEuropa -gli
Usa hanno optato per la costruzione di un oleodotto-).

Simboliche (es. caso pi ovvio e pi macroscopico quello di Gerusalemme:


ha valenza simbolica immensa per tutte le parti in conflitto). La differenza che il grado di
disponibilit dello spazio diminuisce: ciascuna parte afferma di non avere il diritto di
togliere quello spazio alla sua comunit, al suo popolo, alla sua identit (es. caso di Ebron:
comunit di 400 coloni israeliani difesi da migliaia di militari israeliani; da un punto di vista
strategico non ha senso, ma la questione qui non strategica ma simbolica; es. caso del
Kosovo negli anni 90: un po come lAfghanistan per il livello strategico, perch tra 2
stati che vanno ricostruendo la propria identit: la federazione iugoslava era fondata su
doppia identit, sovietica e degli stati del sud, e il problema di ricostruzione identitaria dei

nuovi stati che si formano dalla disgregazione iugoslava si risolve attingendo alle identit
precedenti a Milosevic resta di essere serbo, ai kosovari di essere albanesi-. In questa
questione il Kosovo importante per entrambi: luogo di elezioni per il nazionalismo sia
serbo che albanese).

(solo delle grandi potenze) sfere di influenza: grande spazio per Schmitt
come versione 800esca delle sfere di influenza, con cui intende qualcosa come spazio
vitale per la politica tedesca nazionalsocialista. Lidea di grande spazio tedesca non una
eccezionalit storica, ma propria di tutte le grandi potenze del passati e del presente, che
hanno una tendenza a riflettere il proprio potere e il proprio prestigio in luoghi esterni a s
(v. contemporanea sfera di coprosperit giapponese aveva la stessa logica: grande spazio
attorno al Giappone che gli assicura sopravvivenza). Ma allepoca di questi grandi spazi
cera un altro grande spazio, lemisfero occidentale della prospettiva americana. Questa
pretesa viene formulata anche 15 anni fa dalla federazione russa: dopo la disgregazione
dellUrss la federazione adott un codice geopolitico fondato sullidea che il mondo non
fondata su un interno e un esterno. Distinguono ulteriormente esterno lontano (che segue
traiettorie proprie, mai stato parte della sfera di influenza proprie) e esterno vicino (come i
territori ex sovietici e dellex patto di Varsavia; lesterno vicino pur sempre esterno e
indipendente, ma su quei paesi c un tipo di interesse maggiore, come cortile di casa,
come lAmerica centrale per gli USA).

I tratti comuni di questi spazi sono:

Carattere contemporaneamente difensivo (perch ciascuna grande


potenza rivendica il proprio diritto su quegli stati in termini di vulnerabilit nazionale) e
offensivo (perch in tutti quegli stati le grandi potenze rivendicano una sorta di diritto di
controllo, giustificato da dichiarati fini difensivi: devono trattare le sovranit di questi spazi
in modo diverso dagli altri). Entra in gioco la costituzione giuridica di questi spazi: in modo
pi o meno esplicito sono fondati sulla dichiarazione di un diritto di intervento, rivendicato
e praticato. A questo diritto si collega laltro elemento centrale: il divieto di intervento da
parte delle altre grandi potenze (questo spazio mio, v. dottrina Monroe; v. carattere quasi
cerimoniale della continuazione dellembargo a Cuba, perch Cuba ha violato questa
norma aprendosi alla penetrazione di una grande potenza altra dal dominio americano); v.
acquisizione della politica del peace-keeping dopo la 2 gm da parte della Russia
sullEuropa dellest).

Questi grandi spazi diventano periodicamente luogo di attrito e


transizione tra diverse egemonie (es. ex unione sovietica: quale deve essere la sfera di
influenza su questi spazi? cos che i russi vedono lallargamento della Nato, come una
ingerenza nelle sue sfere di influenza, nel tentativo di sottrarle).
(9 feb. 09)
Conclusione sulle tensioni che riguardano la dimensione spaziale: in che senso i
contesti internazionali possono essere meglio compresi considerando lo spazio?

Spazio come luogo contemporaneament di guerra e di diritto:


Guerre, non come combattute nello spazio ma per lo spazio (controllo dello
spazio come questione centrale della politica internazionale).
Spazio come luogo dei diritti
Tema del rapporto spazio e diritto: Schmidt Il nomos della terra.

Nomos: per parlare dellordinamento giuridico moderno decide di impiegare la


parola nomos. Non significa semplicemente norma, ma nella parola stessa c il senso del

rapporto imprescindibile tra norma e spazio. S. insiste sul fatto che qualunque diritto nasce
da un radicamento spaziale specifico, nasce e non ha senso al di fuori di quello spazio; in
modo particolare qualunque diritto internazionale nasce da un .. giuridica che
lappropriazione della terra: prima si occupa una terra (atto primordiale senza il quale non
esiste il diritto) e poi la si divide (si opera una operazione giuridica).

La relazione spazio-diritto va in 2 sensi:


Lo spazio crea una forza vincolante sugli attori, che gli suggerisce un modo di
convivere. Quando parla delesperienza moderna come europea dice che lo ius pubblicum
europeum diritto europeo perch nasce in per e vincolato dallo spazio europeo. Gli stati
europei sentono il bisogno di inventare unistituzione perch scoprono di essere vincolati
al continente come allinterno di un recinto (da cui non possono uscire), e dunque di
avere un forte incentivo ad avere relazioni regolate tra di loro (ecco il senso del concetto di
forza vincolante dellordinamento spaziale).
Diritto int europeo come Nomos della terra: la prima operazione dopo
lappropriazione la misurazione della realt, stendere una rete di determinazioni spaziali
riconoscibili da tutti. Esse sono le determinazioni che riguardano il continente europeo; la
misura per eccellenza il concetto stesso di territorio: lo spazio politico viene pensato
come una successone di spazi omogenei separati da una linea precisa che chiamiamo
confine. Questo un modo tuttaltro che intuitivo di vivere lo spazio (normalmente lo
spazio si attraversa).
Laltra faccia del diritto internazionale, altra ragione per la quale il dir int europeo
nasce tra 500 e 600, che abbiamo in quei secoli let delle scoperte (approdo europeo in
tutti i continenti). Questo comporta, proprio per la relazione per cui nessun diritto vero se
non nel giusto luogo, lo spaesamento radicale di tutte le categorie giuridico-politiche
precedenti, che non sono in grado di pensare questo spazio. Quando si impone la
prospettiva oceanica nasce lesigenza di un nuovo diritto, di un nuovo nomos della terra, di
nuovi parametri di misurazione della terra: nel momento in cui si scopre questo immenso
retroterra, linimitabilit del rapporto con gli oceani, nasce la necessit di un pensiero per
linee globali; Nasce qui la necessit di pensare la globalit.
Questa frattura, che la frattura della modernit (modernit = globalizzazione;
la globalizzazione si impone allora non adesso!), ci permette di capire levoluzione interna
di questo ordinamento politico giuridico vedendo come cambiano le linee globali. Scmhidt
individua 3 linee globali, di radicalit crescente, 3 modi di pensare il rapporto europa
(luogo dorigine)-mondo:

1494 trattato di tordesillas: 2 anni dopo la scoperta dellamerica, Spagna e


Portogallo (le 2 potenze coloniali) si incontrano per dare una misura, per spartirsi il nuovo
mondo (trattato in base al quale oggi si parla il portoghese in Brasile e lo spagnolo negli
altri paesi). Si pone il problema giuridico della misura spaziale del nuovo mondo. 2
caratteristiche vanno tenute in considerazione:

Le linee sono proiezioni dellEuropa fuori dallEuropa, senza sforzo di


comprendere dallinterno il nuovo spazio.

Il trattato ancora in parte allinterno del nomos precedente, perch


sentono la necessit di farlo accettare dallautorit del papa: il titolo di legittimit del
trattato ancora la fonte di legittimit dellordinamento precedente.

Sono sufficienti 50 anni (met 500) perch questa linea sia sostituita da una
completamente diversa. Stabilita da nuovi protagonisti (GB, che insieme ala Francia sta
guadagnando posizione su Spagna e Portogallo). Le nuove linee globali (amity lines) sono
molto pi moderne: vengono stabilite tra le nuove potenze europee, che trattano tra loro
senza cercare pi alcuna legittimazione papale. Cambiano logica: non pi si proietta fuori
una divisione infra europea, S: le definisce come agonali perch prescrivono il fondamento
del modo europeo di pensare la globalit: dicono che le regole che valgono da una parte

non valgono dallaltra (da una parte diritto internazionale europeo v. dichiarazioni di
guerra, trattati per definire gli scambi di territori-, dallaltra tutto possibile v.
espressione beyond the line: oltre la demarcazione tutti i limiti nella competizione
vengono meno, c lo stato di natura di Hobbes, diventa possibile fare qualunque cosa
anche tra le potenze europee che non vivono stabilmente l). La misurazione centrata
sulleuropa, la separa dal mondo, ma crea 2 ordinamenti contrapposti.

Terza misurazione rivoluzionaria: dottrina Monroe. Il nuovo governo degli


USA (il primo a uscire dalla colonizzazione, aspetto che viene percepito dagli altri paesi
coloniali) deve essere al riparo dalla politica europea: le potenze europee devono uscire
da tutto il continente americano. Ribaltamento clamoroso, segnato come decisivo della
rottura dellordinamento eurocentrico precedente. Per la prima volta a pensare alla
globalit non lEuropa ma lAmerica contro lEuropa (il soggetto a tracciare la linea un
altro). Il significato resta lo stesso della linea precedente: una linea dellamicizia
rovesciata, che vuole lAmerica fuori dalle logiche bellogene europee. Nasce unidea di
superiorit anche etica del continente americano, che rivendica il fatto di essere il nuovo
mondo: non immaturo ma non ancora contaminato (contrapposto a vecchia Europa: che
non riesce a liberarsi dei suoi mali, prima di tutti la bellogenit). La dottrina Monroe una
dottrina di isolamento dalla contaminazione dellEuropa.
Lo spazio nei contesti internazionali: quali elementi ci permettono di caratterizzarli e
distinguerli
Dimensioni esterne del contesto internazionale
Come si considerano i contesti internazionali riguardo allo spazio?

Qual lestensione spaziale di un contesto internazionale. Aron: se vogliamo


comprendere una congiuntura dobbiamo sapere come distribuito il potere ma anche
quali sono le dimensioni della scacchiera diplomatica; c differenza tra la politica
internazionali puramente europea di 3 secoli fa e quella su scala globale di oggi (pi attori,
pi pesi sulla bilancia europea). Ci sono contesti storici in cui appare evidente che le
dimensioni della scena diplomatica stanno cambiando; in questi contesti tutti i calcoli sulla
politica internazionali diventano pi incerti (es. sistema internazionale tra fine 800 e inizio
900: chiaro che la scala della politica internazionale sta cambiando, e appare chiaro che
ci che poteva essere soddisfacente nel vecchio gioco destinato a non esserlo pi nel
nuovo gioco; v. angoscia per la crescita di Urss e Usa, retorica sul pericolo giallo
totalmente irrealistico, ma che celava la consapevolezza che bisognava tener conto di
fattori di cui non si era tenuto conto fino ad allora-; la Germania vive questa compressione
pi di altri, v. espressione welt politik politica globale; si diffonde curiosit-paura su tutto
ci che aviene fuori dalleuropa).

Cogliere questo aspetto ci consente di mettere in forma problematica il rapporto tra


globale e internazionale. Non sono sinonimi. Come si andata formando la globalit?
Ci sono diversi tipi di globalit. La domanda giusta : che tipo di globalit la nostra?
Cosa la tiene insieme oggi? C consenso su ci che cera prima della globalit. La nascita
di questo processo (fine 400) vede il pianeta diviso in sistemi internazionali preglobali: c
una pluralit di sistemi internazionali (europa, subcontinente indiano, centrato intorno alla
Cina, uno o pi nel mondo islamico, pezzi del continente americano e africano; il sistema
europeo, quello che si afferma, non somiglia ad alcuno di questi, che hanno in comune il
fatto di essere concentrati sul principio di una fonte di legittimit e autorit comune
imperiale- che quando veniva meno creava consenso sul fatto che andasse ricostruita
improntati a un principio di ordine gerarchico, opposto a quello europeo di anarchia
internazionale).


Dovremo interrogarci sullevoluzione della nostra globalit, perch stiamo
assistendo a una sua ridislocazione (gli USA fanno fatica ad affrontarla, come unico paese
che possono fare una politica globale devono gestire questa trasformazione, v. tentativo
dela nuova amministrazione che deve cogestire questa amministrazione con gli alleati
perhc lunico modo in cui pu gestirla). Laltra ragione per cui importante ricordare
quest fasi che occorre ricordarsi dove quando e come avvenuto limpatto delleuropa
sul resto del mondo, per capire le dinamiche e gli sviluppi attuali dei paesi.
Prima fase di globalizzazione del sistema europeo: non un processo
omogeneo e universale dallinizio, ma discontinuo (fino alla fine del 700 sono pochi i pezzi
di spazio extraeuropeo inclusi nel sistema globale; la carte non minimamente globale,
ma al massimo atlantica euroamericana, con qualche propaggine nelloceano indiano e
pacifico filippine-).
Quella globalizzazione non somiglia alla nostra globalizzazione: una
proiezione di quello che avviene in Europa; le altre regioni non sono autonome ma
incorporate (guerra dei 7 anni come prima guerra mondiale della storia: viene combattuta
in vari continenti ma sempre dagli stessi 2 attori, Francia e GB).
nel corso dell800 che limpatto si trasforma in modo radicale: limpatto di
universalizza, si passa dal dominio costiero al dominio territoriale in profondit (piena
subordinazione), si passa da colonialismo informale a dominio formale (v. GB sullIndia);
altro indicatore delleccezionalit di questo impatto che fina ad allora le relazioni tra
Europa e altri paesi si ha penetrazione ma non imposizione delle proprie condizioni (sono i
governanti locali a imporre le condizioni, le gerarchie a cui gli europei possono muoversi;
v. sistema delle capitolazioni che coordina i rapporti economici: prima sono gentili
concessioni fatte dallimpero ottomano, poi diventano momenti di erosione del potere
dellaltro). nel corso dellottocento che i rapporti occidente-mondo nascono filosofie di
discriminazione esplicita dei non europei (pretesa di superiorit culturale e talvolta razziale
degli europei).
A fine 800 cambia qualcosa: lEuropa domina tutto, incorpora quasi totalmente il
mondo (con leccezione del continente americano), ma vi compresenza di spinte
contraddittorie molto significative:

Irrompono potenze non europee: USA (di cultura ancora europea) e


soprattutto Giappone (vera eccezione, che scardina il carattere occidentale centrico del
sistema internazionale; sconfigge la Cina e poi la Russia, si allea con le principali potenze
europee GB-).

Lespansione europea finora non concordata ma competitiva (come


sottoprodotto della competizione interna alleuropa), ma nel 1900 avviene la grande
repressione comune della rivolta dei Boxer: un grande contingente internazionale viene
impiegato contro la rivolta xenofoba in Cina. Questo condominio un segno di debolezza
non di forza (la reazione c e va amministrata).

Si ha poi la piena globalizzazione delle relazioni internazionali: (la


globalizzazione la storia del 900: un tessuto di segmenti del 900).

Globalizzazione strategica: il 900 il secolo di guerre mondiali non come


proiezioni di guerre europee (ci sono attori significativi che combattono non essendo
europei).

Globalizzazione ideologica: i conflitti sociali e politici in tutte le regioni,


diversamente da oggi, vengono declinati con linguaggi comuni (v. socialista e comunista,
fattore straordinario di unificazione politica e strategica, che ha consentito di dare lo stesso
linguaggio a tutti i conflitti).

Globalizzazione politica: oggi abbiamo si uninfinit di attori internazionali,


ma non sono tutti portatori di conflitti. Nel 900 c stata una coppia amico-nemico
universale, un modo di raccordare tra loro tutti i conflitti sociali. Negri: la moltitudine

manca di un linguaggio comune; c qualcosa che tiene insieme tutti i conflitti sociali
odierni (es. Chiapas, ecc) ma gli attori coinvolti non sanno cosa sia. Nel 900 invece tutti gli
attori che operavano erano convinti di stare combattendo lo stesso conflitto con le stesse
parole. Questo era il senso delle Internazionali, come fenomeno straordinario di
globalizzazione.

Globalizzazione culturale: oggi si dice che si diffusa la sensibilit


dellappartenenza a un mondo comune (diritti umani, questione ambientale). Il 900 ha
avuto questo fenomeno ma in termini diversi: sono state le guerre il vettore di
globalizzazione culturale. Le guerre mondiali sono state vissute (e non guardate tramite
internet) da persone da tutte le parti del mondo, e partecipare significava rischiare. Sono
inoltre il grande vettore delle istituzioni internazionali del 900, che vi nascono dentro,
perch la globalit della guerra incentiva soluzioni altrettanto globali.

Ci dovremmo chiedere a che punto la globalit: cresciuta anche politicamente e


strategicamente? O sta venendo meno?
(10 feb. 09)
Dimensioni interne del contesto internazionale
Ogni contesto internazionale formato da sottospazi (sottosistemi per la teoria dei
sistemi, aree regionali) distinti ma collegati.

Tutta la politica internazionale del 900 stata una continua internai zone tra
dinamiche locali e globali (es. guerra fredda il massimo della globalizzazione strategica:
contesto strategico comune, se la guerra fosse scoppiata avrebbe investito tutto. Tuttavia
le dinamiche globali hanno continuato a incontrarsi con dinamiche regionali: quando gli
USA hanno armato il pakistan, lIndia lo avvertiva come una minaccia per la sua locale
guerra con il pakistan, non ne percepiva le dinamiche globali ma quelle locali. Gli USA
cercavano di imporre lo steso schema dappertutto patto mania degli anni 50: tentativo di
riprodurre la NATO regionalmente in tutte le regioni v. sud est asiatico, mediorientale nel
55: patto di Baghdad antisovietico. In realt questo distrugge il tessuto regionale, il trattato
non funziona perch i conflitti nella regione mediorientale erano altre e il tentativo di
impiantare una logica esterna non funziona, produce insurrezioni e colpi di stato).
Area regionale = no possiamo definirne i confini, ma posiamo definirle con una serie di
elementi: pezzo del sistema internazionale in cui la rete delle interdipendenze pi stretta
rispetto alle reti che continuano al di fuori dellarea; le relazioni tra gli attori sono pi fitte
(es. programmi per la circolazione dei saperi in Europa). Come si crea unarea regionale?
(come si stringono questi rapporti). Individuiamo 3 dimensioni:

Condivisioni di linguaggi comuni; societ transnazionale sviluppata (v. legami


transnazionali sviluppatisi in Europa, condivisione di memorie e visioni, la rilevanza di certi
problemi ma non il modo in cui vengono risolti-).

Esistenza di istituzioni specificamente regionali (v. proliferazione istituzionale negli


ultimi decenni). Alcune hanno carattere universale, altre regionale (es. Mercosur per
America Latina, ASEA per sudest asiatico) esprimono lidentit della regione e la
proiettano verso lesterno (non solo auto identificazione, ma proiezione allesterno di una
identit).

Elemento decisivo (perch): suscettibilit di essere coinvolti in guerre che sono


specificamente regionali. Si sa dallinizio chi pu essere coinvolto e chi no (ci si pu
sbagliare, ma non di molto). un elemento decisivo perch pu esserci anche in assenza
degli altri 2 (es. medi oriente: non esiste societ transnazionale comune esistono

linguaggi e memorie diverse, la circolazione dei beni impossibile-, non esistono


istituzioni che racchiudano tutti gli attori della regione lega araba include solo i paesi
arabi, lega islamica anche non li comprende tutti, non previsto lingresso di Israele nella
NATO-; tuttavia il medi oriente considerato un sistema regionale, perch legato dalla
possibilit della guerra successione di guerre arabo israeliane, tensione continua tra Iran
e Israele-, fattore contemporaneamente di divisione e unione).
Come possono essere organizzate le relazioni tra i diversi attori? Consideriamo pochi
elementi che sono pi che mai centrali (perch in trasformazione):

Grado di continuit:
ci sono contesti internazionale in cui, senza assorbire completamente le identit
degli attori, tra i diversi sistemi regionali esistono forti elementi di continuit (es. sistema
internazionale bipolare: le diverse regioni restavano in parte autonome, ma solo in parte
perch avevano cose comuni: presenza degli stessi 2 attori ovunque veniva proiettata
lostilit globale tra di essi, i sistemi regionali erano autonomi ma subordinati alla vicenda
globale, gli allineamenti contavano fino l).
In altri il grado di continuit diminuisce o si erode del tutto (es. oggi: le
dinamiche regionali comprendono conflitti linguaggi e allineamenti diversi: non c
ideologia comune in medi oriente e America latina nonostante a stessa avversione contro
gli USA nel bipolarismo parlavano la lingua del socialismo misto a pacifismo-; questo
costituisce un problema per gli USA in quanto unico a poter giocare un ruolo fondamentale
in tutte le regioni: prima giocavano ovunque la stessa partita, oggi la partita globale non
c pi e per esercitare un ruolo globale devono esercitare tante partite quante sono le
aree regionali forte impiego di risorse militari e ideologiche, non possono parlare ovunque
di guerra al terrore v. errore di Bush estrema semplificazione-).

Modalit di collegamento tra le aree regionali (rilevante perch data per scontato
per molto tempo, ma tornata problematica oggi):
Centralit di una regione: un sistema internazionale collegato dal centro di
irradiazione di una regione che prevale sulle altre (es. guerra fredda: il grado di continuit
era dettato dalla prevalenza di una regione sulle altre; la globalizzazione stata
fortemente asimmetrica finora, ed stato questo a renderla possibile). Le 3 guerre globali
nel 900 (prima, seconda e guerra fredda) hanno avuto in comune la consapevolezza che
la guerra sarebbe stata vinta da chi avrebbe vinto in Europa. Dobbiamo per immaginarci
anche un sistema in cui non c una regione che detta la continuit alle altre: anzich uno
spostamento di centro (dallatlantico al pacifico) pu accadere una mancanza di centro,
una vera ridislocazione geopolitica che genera sicurezza. Lalterit culturale si tinge di
angoscia perch non viene osservata come gioco ma fatta propria da un soggetto che non
pi debole, che pu penetrare e plasmare.
DIMENSIONE IDEOLOGICA E CULTURALE
Li usiamo per ora come sinonimi perch hanno a che fare con la manipolazione di
valori e simboli, con fattori ideazionali (manipolazione delle idee).
Ma cosa centra questa dimensione? Per parlare della dimensione del potere ci
affidavamo alla teoria dei sistemi (e in particolare a Waltz). Waltz decide per parsimonia di
trascurare tute le dimensioni che non centrano con la distribuzione del potere, definendole
riduzionisti che (perch hanno a che fare con le caratteristiche interne degli attori natura
del regime politico, natura della cultura- che no conta con lanalisi che vuole fare). Questo
un sacrificio sorprendente, pi che del fatto che si operi in un vuoto storico e temporale

(aveva delle ragioni, v. convinzione dellimpossibilit del cambiamento), mentre


sorprendete che un uomo del 900 trascuri la dimensione ideologica, che stata una delle
dimensioni portanti della politica internazionale del 900 (mentre lui lo tratta come puro
scontro tra grandi potenze). Il prof suggerisce di vedere questa altra dimensione.
Aron: scrive negli anni 60 (prima di Waltz), dalla Francia, scrittore molto impegnato
nella lotta politica, ha una storia da tipico uomo del 900 (ebreo francese che studia in
germania negli anni 30, scappa dalla germania e per tutto il periodo postbellico vive la
guerra fredda in prima persona come militante schierato non pu non interessargli la
dimensione ideologica: non c solo una tensione tra poteri, ma un sovraccarico ideologico
che non ha niente a che vedere con la realpolitik e la diplomazia ottocentesca (Urss
diverso da Russia zarista, germania hitleriana diversa da quella di bismark).
Si chiede cos occorre guardare per comprendere un contesto internazionale: guardare
la distribuzione del potere, lestensione della scena diplomatica, ma anche quanto gli attori
che si confrontano nella scena si somigliano. Dobbiamo dunque aggiungere unaltra
coppia (bipoalre-multipolare?, globale-preglobale): omogeneit-eterogeneit dei sistemi
internazionali.

Sistemi internazionali omogenei: gli attori si somigliano e sono consapevoli e


talvolta orgogliosi di somigliarsi. Somigliarsi = avere simile la forma istituzionale (tutti stati),
il regime politico simile, principio di legittimit cui rispondere ,lingua o almeno cultura (es.
sistema europeo del 700: quasi tutti sono stati, hanno principio di legittimit dinastico,
sono monarchie, consapevoli di appartenere a un retaggio culturale e storico comune
appartenenza ala repubblica diplomatica deuropa, Voltaire?-).

Eterogenei: gli attori non si somigliano, sono consapevoli e orgogliosi di non


somigliarsi.
Es. rivoluzione francese: introduce un soggetto (la francia rivoluzionaria) che
non somiglia ne vuole somigliare agli altri : introduce un conflitto di legittimit, la guerra
non per lappropriazione di territori ma per labbattimento di un regime politico illegittimo
(chi vince non diventa semplicemente pi forte, ma cambia la costituzione del paese
sconfitto). questo che contraddistingue le guerre napoleoniche da quelle precedenti.
Rivoluzione bolscevica del 1917: Urss non interpretabile come impero zarista
con una nuova veste; ci sono elementi di continuit, ma non solo. Il senso di estraneit si
impone anche qui dallinizio: il nuovo governo sovietico non adotta una strategia mimetica
(v. primo atto diplomatico come pubblicazione dei trattati segreti che regolavano linizio
della guerra; questa violazione puntava allautocelebrazione di s come soggetto
incommensurabile, che non centra niente). La replica degli USA dellepoca (depositaria
della normalit internazionale) fu che con quel governo non era possibile trattare perch
non si comporta in modo normale.
Terzo moment (non avvertito allora, ma oggi si): rivoluzione islamica in iran nel
79: la domanda che fu posta dalla stampa era semplicemente chi tra USA e Urss ne
avrebbe beneficiato, o chi cera dietro Komeini (KGB o CIA?). domande stupide! Anche qui
c da subito una rivendicazione radicale di estraneit (v. sequestro dei diplomatici
americani nella loro ambasciata; la violazione del diritto internazionale che vuole
manifestare la propria diversit dal contesto). Questa eterogeneit non stata ancora
riassorbita.
Cosa possiamo aggiungere alla comprensione dei sistemi internazionali affrontando
questa dimensione?

La differenza tra omogeneit e eterogeneit ci permette di comprendere la storia


dei sistemi internazionali, le fratture che sono intervenute (es. 1789 riv francese: con

lanalisi di Waltz non percepibile il cambiamento perch non cambia la distribuzione del
potere, il sistema resta multipolare, ma avremmo una comprensione molto parziale; es. se
ci interessa solo la distribuzione del potere e dunque la successione di tipi di sistemi,
limmagine del 900 si incentra su 2 date: 45 multipolare a bipolare e 89 bipolare a
unipolare, e ci perdiamo 1917, 1933, la differenza tra prima e seconda gm: ci perdiamo i
sovraccarico ideologico e di conflitti di legittimit senza cui la politica internazionale non
pu essere compresa).

La distinzione tra omogeneit e eterogeneit ci consente di rispondere in modo


diverso alla domanda centrale del dibattito: cosa rende pi o meno stabile un contesto
internazionale? Waltz rispondeva una certa distribuzione di potere (bipolare pi che
unipolare), Gillpin rispondeva introducendo laspetto temporale che la ridistribuzione del
potere crea instabilit (quale che sia la nuova distribuzione). Ora possiamo dare una terza
risposta (che non esclude le altre 2): tipo di somiglianza o dissomiglianza che intercorre tra
gli attori: i sistemi omogenei sono pi stabili.
Ragioni della maggiore stabilit dei sistemi internazionali omogenei: sono varie ragioni
(che si sovrappongono nella realt, ma separate concettualmente e come conseguenze
che producono):

I sistemi omogenei (comunque anarchici) pi facile nutrire aspettative nei


confronti degli altri. V. stato di natura di Hobbes timore delle aggressioni altrui tipico di un
contesto anarchico. Questo non viene meno, ma pi facile interpretare le mosse degli
altri perch somigliano a se stessi, attribuiamo loro le stesse intenzioni che assumeremmo
al loro posto (modello dellattore razionale, si assume che gli altri abbiano una logica simile
alla nostra). Questa era la logica della realpolitik: gioco che si giocava su una scacchiera
diplomatica che prevedeva lassunto che gli altri ragionassero come noi (una minaccia
fatta allaltro viene presa sul serio, le alleanze fatte con altri vogliono nuocere a noi)
proiezione delle proprie intenzioni sugli altri. Allepoca di Aron le cose iniziano a cambiare:
egli scrive allinizio della guerra fredda, e dice che applicando la stessa grammatica della
realpolitik allUrss faremmo un disastro perch lUrss diversa da noi, in quanto grande
potenza ideologica (quanto di ci che fa lUrss specificamente sovietico, e quanto
sarebbe fatto da qualunque Urss?). Waltz scrive dopo Stalin, durante Kruscev (carismatici)
e Breznev (non carismatico affatto): si perde via via la dimensione ideologica e lUrss era
tornata ad essere una grande potenze. Lamministrazione Bush ha legittimato il ricorso ala
guerra preventiva in vari modi, tra cui sfruttare il passaggio da omogeneit a eterogeneit:
talvolta si trova a scriver in modo nostalgico dellUrss (vorrebbe usare la deterrenza verso
terroristi e rock states stati canaglia- come la usava verso lUrss, ma questo era possibile
perch si assomigliavano sempre di pi, e anche lUrss condivideva lidea di evitare rischi
evitabili; ora non possibile perch la razionalit di terroristi e rock states diversa, forse
non c affatto,non sono normali, non danno limpressione di non voler evitare rischi di
cosa si pu minacciare un terrorista suicida?? Anche gli stati canale assumono rischi-).
Quando si da per scontato di vivere un sistema eterogeneo, la possibilit di calcolare le
proprie mosse sulla base delle aspettative delle mosse altrui impossibile.
(11 feb. 09)

Secondo elemento: pi facile farsi promesse reciproche (v. agenda).

Terzo elemento: possibilit e facilit della comunicazione tra paesi simili dal punto
di vista ideologico e talvolta linguistico, perch non c il problema della traduzione in
senso lato, linguistico ma anche culturale (la stessa parola in un altro contesto acquista
altri significati, es. negli ultimi anni nel mondo arabo c grande richiesta di democrazia.

Questo stato uno degli argomenti portati da giustificazione a Bush per le sue politiche.
Ma risultato evidente che lopinione pubblica araba intende per democrazia non la
democrazia liberale, ma semplicemente il diritto di poter votare i propri rappresentanti, e
va dunque contro le elites non elette, che sono difese garantite e armate dagli USA). Il
problema della traduzione rende in un contesto come il nostro (eterogeneo) insostenibili le
relazioni. Democrazia per noi la democrazia liberale, e qualunque alternativa ad essa in
europa uscita screditata del 900. nel sistema internazionale della guerra fredda la parola
democrazia non ha avuto un significato univoco ma stato anzi il cuore del conflitto
ideologico (democrazia liberale vs. popolare) competizione ideologica sul richiamo alla
democrazia, che apriva il conflitto (anzich risolverlo come oggi).
Conseguenze ( giusta questa ripartizione?? Chiedi a Laura!!):

(Concezione della neutralit) Nei sistemi internazionali omogenei pi facile


trovare lo spazio per creare luoghi neutrali, possibile trovare soluzioni alla competizione.
V. diritto internazionale (spazio neutrale per eccellenza) nasce per sottrarre qualcosa alla
competizione che noi ci aspettiamo dallanarchia internazionale. La condizione di
funzionamento di una norma giuridica nel sistema uninterpretazione comune (unico
modo per averla omogeneit culturale, dato che non esistono agenzia di interpretazione
di norme). Nei contesti eterogenei ci sono continuamente conflitti di interpretazione (v.
guerra fredda: lon diventa la cassa di risonanza dei conflitti, il luogo di conflitto per
eccellenza; es. riconoscimento degli stati: vecchia istituzione del diritto internazionale, ma
perch possa avere effetto regolatore della competizione internazionale necessario che
gli attori concordino sullesistenza di una fattispecie statale. Negli ultimi 50 anni le 2 parti
riconoscevano solo mici e non nemici, il riconoscimento cade vittima del conflitto politico).

(grado di riconoscimento reciproco) I sistemi internazionali omogenei rendono


possibile il riconoscimento reciproco: con laltro posso avere conflitti dinteressi (che
possono anche condurre alla guerra), ma finch ho la consapevolezza della somiglianza
(legittimit, regime, cultura) possibile e plausibile riconoscere laltro come portatore di
eguali diritti. In un sistema eterogeneo invece gli attori si confrontano con soggetti
totalmente diversi da s: la prima cosa che entra in questione se laltro oltre che diverso
da me meriti davvero gli stessi diritti. Il riconoscimento della legittimit della reciproca
esistenza diventa a dir poco problematico <(v. guerre civili di religione: si combatte per
una verit, e chi non la abbraccia non pu avere i nostri diritti). Questo avviene per tutto il
900, il conflitto ideologico e valoriale radicale impediva il riconoscimento, anzi on si poteva
affermare il proprio valore senza negare quello dellaltro (v. rapporto Ger Urss, v.
coesistenza USA Urss come effetto di deterrenza, non come vero riconoscimento
reciproco).
La tripartizione di prima escludeva gli stati canaglia (rock states)= attori che non
meritano il riconoscimento. Il non riconoscimento si estrinseca con lesplicita sottrazione a
questi stati dei 2 strumenti tipici della politica internazionale: guerra e diplomazia (non
hanno diritto di sedere ai tavoli dei negoziati, non hanno diritto di procurarsi le armi per la
propria autodifesa); non possibile il riconoscimento completo della sovranit.

(forma della guerra) Ultima distinzione tra i 2 tipi di sistemi ( quella che emerge
con pi chiarezza perch pi devastante): la guerra cambia totalmente forma (non la
frequenza, ma proprio la sostanza). Entra in gioco la possibilit di porre limiti alla guerra, di
trasformare la guerra stessa in una istituzione: Aron: nella storia della politica
internazionale la guerra, la violenza, compare a volta come una istituzione regolamentata
(guerre 700esche, son guerre di manovra, in cui da u certo momento in poi si riesce a
evitare il confronto diretto) e altre volte come furia ceca (guerre civili di religione, 900
europeo). V. anche passaggio da guerre feudali a guerre comunali: si passa da una
ritualizzazione estrema della violenza (almento dal pdv immaginario) a esperienza della

violenza come massacro puro. Cosa cambia dal pdv dellespressione della violenza da un
sistema allaltro?
Cambiano tutte le determinazioni fondamentali:

Sist omogeneni: se si confrontano sistemi omogenei possibile una chiara


distinzione tra pace e guerra. Proprio perch ho relaizoni continue con lavversario, ne
riconosco legittimit piena, mi difficile distinguere tra i 2 momenti. C spazio per la pace,
la guerra una sorta di ecceione.

Sistemi eterogenei: non c mai vera pace, la relazione tra assoluti estranei
di guerra permanente (non vuol dire combattimento permanente ma che quando non si
combatte si sta prendendo una pausa). V. questione pace-guerra in medioriente: hamas
non vuole firmare una pace (israele propone una tregua trentennale, che riconosce la non
violenza ma non la pace, e dunque lassoluta estraneit).
Restrizioni alluso della violenza (buone regole): una volta che si a in guerra,
anche legittimamente, non lecito fare tutto. Il diritto internazionale si sempre sforzato di
determinarle (non colpire civili, non usare certi tipi di armi). Queste restano, quello che
cambia il grado di tenuta di queste restrizioni nel passaggio da un sistema allaltro.

Omogeneit: appaiono plausibili, non voglio fare cose mostruose a un


soggetto che mi somiglia con cui ricomincer ad avere relazioni (la guerra una
parentesi!).

Eterogeneit: si va in guerra per non avere mai pi relazioni con lui, la posta
in gioco lannientamento politico (es. II gm, guerra fredda). Ma allora lidea che laltro
meriti il nostro stesso diritto appare implausibile fin dallinizio (v. reazione di stupore
davanti all11 settembre, a livello di vittime era la stessa cosa che in un contesto di guerra
bombardare le citt, ma qui colpiva discriminatamente obiettivi civili perch manca
totalmente il riconoscimento dellaltro).
Uso della violenza?:

Omogeneit: luogo comune della subordinazione della guerra alla pace: in


quel contesto (quale?) la guerra era pensata come qualcosa che dovesse produrre un
equilibrio superiore (v. prassi di re immettere al pi presto il nemico sconfitto nel gioco
diplomatico, perch quel ruolo impartante nella ricostruzione dellequilibrio). Caso
paradigmatico: Francia post guerre napoleoniche: la Francia porta la guerra in europa per
20 anni, viene sconfitta nel 1815 e viene riammessa a pieno titolo nel 1918 senza sanzioni
ne umiliazioni pubbliche (perch si ritiene che sia utile).

Eterogeneit: pace come momento della resa dei conti (es. repubblica di
Weimar paga le conseguenze della guerra della Germania guglielmina). La guerra in un
sistema eterogeneo una guerra fino in fondo.
Semplicit o meno della distinzione tra guerra civile e guerra internazionale
(caratteristica principale):

Omogeneit: semplice: guerra civile si ha con collasso o colpo di stato;


internazionale si ha con relazioni esterne tra paesi, ognuno combatte per il propri stato
perch c identificazione completa (non c conflitto fedelt, non ci sono altre fonti di
riferimento ideologico).

Eterogeneit: la prima cosa che salta questa distinzione. Aron lo teme


molto: in un sistema eterogeneo entra in gioco il patto di fedelt tra lo stato e i propri
cittadini, perch avviene continuamente che un gruppo senta pi forte lappartenenza a
unideologia che a uno stato (quindi timore della fedelt dei propri cittadini, v. espressione
novecentesca quinta colonna; timore di avere il nemico in casa pugnalata alle spalle) v.
timori della GB dopo lattentato nella metropolitana.
(23 feb. 09)

Abbiamo visto le differenze fondamentali tra sistemi omogenei e eterogenei. Abbiamo


visto perch ci si aspetta che siano preferibili, perch pi stabili i sistemi omogenei. Oggi
introduciamo alcune complicazioni in questo discorso, che sono rilevanti dal punto di vista
teorico e anche storico politico.
Prima complicazione: abbiamo parlato come se lespressione omogeneit fosse di
significato univoco. In realt essere simili pu voler dire molte cose; cosa significa
concretamente? O almeno cosa non significa?

Non significa essere uguali: nei sistemi internazionali omogenei non ci sono
soggetti che si somigliano in tutto, ch si riconoscono come perfettamente uguali; piuttosto i
soggetti pur riconoscendosi non uguali riconoscono che tra di loro ci sono tratti comuni
significativi, tali da stringere tutti in una cornice comune.
Es: sistema internazionale greco classico, 5 4 sec ac: un sistema pluralistico
composte da citt stato diverse, consapevoli e gelose della loro diversit (politica,
genetica, ecc). tuttavia in questa diversit c sempre la consapevolezza di appartenere ad
una civilt comune.
Es: sistema internazionale moderno westfaliano: sistema internazionale
pluralistico composto da stati diversi (da una punto di vista linguistico, culturale), anche qui
gelosi della propria diversit. Questi soggetti, pur non essendo uguali tra loro, avvertono
comunque un legame di somiglianza (tranne nei momenti di rottura interna, v. dopo).
Omogeneit e eterogeneit non sono 2 opposti, ma posti lungo un continuum: i
sistemi internazionali possono essere pi o meno omogenei o pi o meno
eterogenei.

Dal pdv politico un elemento in part facilita la percezione della somiglianza:


lirruzione o incombenza di un soggetto che si riconosce come pi diverso degli altri,
lalterit viene vissuta come radicale rispetto a tutte le altre alterit (es. persiani rispetto ai
greci).
Seconda complicazione (v. questioni di peso anche oggi): cosa chiamiamo in causa
quando parliamo di omogeneit? Cos che i soggetti hanno in comune? Le risposte
possibili sono diverse, ci sono diverse cose che si possono o meno avere in comune.

La prima e pi importante, che al centro della riflessione di Aron (uomo del 900, e
che non riesce a smarcarsene), lappartenenza ideologica (somigliarsi dal pdv di ci che
si ritiene politicamente giusto, avere regimi politici simili, ispirarsi allo stesso principio di
legittimit). Aron ha in mente questo perch lEuropa dopo la rivoluzione bolscevica e
dopo la rivoluzione nazionalsocialista, dopo queste 2 rotture non c pi traccia di
omogeneit alinterno delEuropa. Anche allepoca della rivoluzione francese il sistema
internazionale diventa eterogeneo perch emerge un conflitto ideologico. Quello che
guarda Aron la rottura interna a una civilt: non scontro di civilt alla Huntigton (v. guerra
fredda come guerra civile occidentale), viene smarrito il senso dellappartenenza comune
(v. linguaggio: si rimprovera allaltro di essere barbaro, segno di non riconoscimento di
unappartenenza a una civilt comune). 2 particolarit:
Quando leterogeneit si insidia nel cuore stesso di una cultura, quello che
subentra uno scontro sulleredit di quella cultura (chi il legittimo erede? V. scontro tra
comunismo e liberalismo, e per certi versi anche nazionalsocialismo, come scontro su chi
fosse il legittimo erede della cultura occidentale; v. anche scontro sul termine progresso:
chi il depositario del progresso? Anche sul termine modernit). Eterogeneit
ideologica come scontro sulleredit (nello scontro di Huntigton non c niente di simile: i
radicali islamici che combattono contro gli USA non combattono nello stesso modo dei
comunisti negli anni 60, il patrimonio simbolico totalmente altro e non ha niente in
comune con quello del nemico, c una comunicazione quasi autistica tra i 2; v. messaggi

di Obama e Bush rivolti alle proprie opinioni pubbliche, non a quelle altrui, perch non
sarebbero stati capiti, diversamente da quanto succedeva negli anni 60).
Lappartenenza ideologica una scelta, manifestamente e apertamente.
mediata da altre cosa (appartenenza di classe, etnica, ecc), ma entro certi limiti, che
possono essere anche molto ampi: una scelta di abbracciare una certa ideologia. Viene
introdotta una dimensione che stata centrale nel 900: dimensione della reversibilit di
questa scelta: come si scelto di appartenere si pu scegliere di abbandonare lideologia
(abiura, che pu essere individuale v. crisi individuale- o abiure collettive v. oggi nella
nostra societ).

La seconda cosa che pu essere pi o meno comune, introdotta da Huntigton nel


suo articolo del 93 (dopo guerra fredda) la cultura. la fine dela guerra fredda la fine
della fse occidentale delle relaizioni internazionali; anzi pi precisamente guardando una
prospettiva di lungo periodo, le guerre del 900 sono guerre mondiali nate da una guerra
civile occidentale; dora in poi si vedr il rapporto tra cultura occidentale e la altre culture il
sistema internazionale di fine 900 sar radicalmente eterogeneo, e dunque
massimamente disordinato. Radicalmente perch la differenza tra civilt non come la
differenza ideologica, perch non prodotto di una scelta: la differenza di civilt grava su
di noi, ci rende non liberi, non c spazio per abiure e fuoriuscite dalla propria civilt. La
revisione di unappartenenza di questo tipo infinitamente pi complessa che luscita da
unappartenenza ideologica (v. nichilismo di Nietzche: mi scontro con il dio ma cmq
allinterno di una cultura). Siamo usciti da uneterogeneit e entrati in uneterogeneit
ancora pi grave: prima era ideologico e ora culturale.
Ecco perch ideologia e cultura non sono la stessa cosa.

Ultima cosa importante, che pesa su molti conflitti (v. quello israelo-palestinese),
la memoria. Su questo si fa una serie infinita di confusioni. Siamo sempre stati abituati a
declinare il termine al singolare, e cos non capiamo cosa significa la memoria nella via
sociale. paradossale parlare allo stesso tempo di memoria e di multiculturalismo, perch
ciascuna cultura ha la propria memoria; il problema di un mondo multiculturale proprio
quello, se non di creare una memoria comune, almeno di conciliare le proprie diverse
memorie. La memoria dal pdv politico pu dare esiti diversi: portare riconciliazione (v.
chiusura delle guerre civili in Africa, costruendo una memoria comune di ci che
avvenuto), ma pu anche essere luogo di unirrimediabile lacerazione.
Da dove viene la memoria? in parte prodotto dellappartenenza culturale:
ciascuna civilt ha la propria memoria (v. nostro modo di periodizzare la storia, che
significa mettere in risalto certe cose e nasconderne altre, ammettere periodi di glorie e di
catastrofi). Tuttavia la memoria no solo un prodotto culturale, ma anche delle esperienze
individuali e collettive (es. vicenda della decolonizzazione non ha alcun peso sulla nostra
memoria collettiva: la dimensione post coloniale totalmente rimossa dalla comprensione
della maggior parte dei conflitti odierni; es. guerra fredda: fuori dallEuropa ha avuto un
grado di pervasivit infinitamente inferiore, era da prendere in considerazione ma non era
lunica cosa che contava).
Quando non si condivide la memoria spesso non si condivide neanche la
cornice di ci che si sta vivendo.

Es. conflitto arabo israeliano: uno degli esempi per eccellenza di come sia
difficile negoziare non solo perch manca la volont delle parti spiegazione di comodo
data dalla stampa-, ma perch le 2 parti interpretano gli eventi alla luce di 2 memorie
totalmente diverse, e che racchiudono 2 tra le memorie pi importanti del 900: Israele,
come noi, percepisce la storia attraverso la memoria della Shoa; il modo arabo la
percepisce attraverso la memoria della colonizzazione, dunque Israele non il paese dei
sopravvissuti ma la retroguardia delloccidente. Su questo non c composizione, una
divergenza fino ad oggi totalmente irrimediabile.


Es. minoranze russe nei paesi baltici, o in molte repubbliche ex sovietiche:
una minoranza tale quando non ha lo stesso accesso alle comodit. La prospettiva dei
paesi ospitanti la memoria storica della dominazione russa, tramite cui le minoranze
vengono percepite come retroguardie della vecchia maggioranza, oppressiva.

Si parla di globalizzazione democratica e demos globale e costruzione di


una memoria globale: qualche anno fa c stata loccasione di costruirla (conferenza di
Durban, Sudafrica): conferenza sul razzismo, che aveva tra gli obiettivi quella di cercare di
costruire una memoria comune. Si conclusa senza un documento comune, ciascuno ha
scritto il suo, e questo solo 5 anni fa. Questo un indicatore molto forte di eterogeneit.
Quando si ha la possibilit e non si riesce a usarla, perch ci sono delle differenze
profonde persino di questo tipo astratto.
Questa difficolt di convergere sulla memoria ha un corrispondente spaziale: in
queste situaione dio non concordanza sul tempo, su ci che avvenuto, sul processo
storico che ha portato alla situazione, non si riesce a concordare neanche sullo spazio del
conflitto.

Questione israelo palestinese: una delle trappole mortali dei negoziati che
tutte 2 le parti si percepiscono come minoranze, come il soggetto debole e vulnerabile,
non solo perch non concordano sul tempo ma soprattutto sullo spazio della propria
vicenda: i palestinesi che vivono sotto occupazione israeliana percepiscono se stessi
naturalmente come una minoranza. Il confine spaziale del conflitto il confine
deloccupazione o dello stato di israele, e in questi confini non c dubbio che israele sia la
maggioranza. Il problema che israele ha una visione diversa: a israele non interessa una
pace separata con i palestinesi, perch il loro problema con tutto il mondo arabo, il
problema lintera regione, e nellintera regione israele la minoranza. Altra percezione
quella di Bin Laden: il confine del conflitto il mondo, perch il conflitto quello coloniale
tra occidente e oriente: allora io come musulmano sono minoranza (israele solo un
pezzo dellassedio). Tra queste non c una prospettiva giusta, se no quella de conflitto
delle prospettive, che pesa enormemente sul negoziato: se non si sa chi il pi forte non
si sa a chi spetta la prima concessione.

Es. serbi che vino in Kosovo, assediati: loro si percepiscono come


minoranza perch il confine, lo spazio del conflitto che vivono, lo collocano in Kosovo, li
loro sono minoranza. I kosovari vedono il Kosovo come la minoranza uscita
dalloppressione, di cui i serbi sopravvissuti sono la retroguardia.
Finora ci siamo chiesti cosa significa omogeneit. Resta una questione che dal punto
di vista teorico e politico di grande rilevanza, e cio come si produce questa somiglianza:
un dato di fatto (come sembra suggerire H. col concetto di civilt) o una costruzione
sociale?
Questo problema il tema centrale del costruttivismo: la letteratura politologica degli
ultimi 15 anni ha insistito proprio sul carattere di costruzione sociale delle narrazioni
comuni.
Tuttavia non sfugge il rapporto tra questo problema e il problema delappartenenza
nazionale: quando parliamo di identit nazionale, dove vediamo lorigine di questa
identit? Si nasce appartenendo o si sceglie di appartenere? Possiamo individuare 2
grandi percorsi (v. libro uscito a fine anni 80 primi 90, in cui nascevano nuove identit
nazionale: Smith Lorigine etnica delle nazioni; Smith propone 2 modelli e si riallaccia
a una lunga tradizione che vuole leistenza di 2 percorsi):

Modello etnico, o orientale, alla nazione: la nazione il prodotto della


politicizzazione di una identit precedente, fondata sulla comunanza storica, religiosa, di
principi comuni, e da un certo momento in poi viene attivata politicamente sotto forma di
nazione (es. concetto di nazione tedesca dell800; nazioni della parte orientale del

continente europeo: perch avviene nei paesi in cui la nazione ha preceduto lo stato, idea
di creare uno stato comune per tutti gli slavi del sud: si parte dalla comunanza etnica e si
ricava la concezione di stato-nazione).

Percorso civico-territoriale, o occidentale, alla nazione: simboleggiato dalla Francia


e soprattutto dagli USA. Non fa pi derivare lidentit nazionale da una comunanza etnica,
ma da un patto (plebiscito quotidiano di Renard, una sorta di carta dei diritti e dei doveri:
idea che chiunque pu diventare francese).
Il caso USA ancora pi evidente: sarebbe stato impossibile costruire lidentit
sullappartenenza etnica, eppure c grande senso di identit nazionale; qui c un
progetto di appartenenza comune, tra laltro clamorosamente riuscito.
Un caso ancora pi interessante quello della Turchia di Ataturk, dopo la prima
gm: la repubblica turca si pone immediatamente un problema di identit, perch viene
dopo lo sgretolamento dellimpero turco: cosa significa essere turco nel momento in cui
non c pi limpero turco? La prima soluzione quella etnica: ricostruire la turchia come
la nazione delle popolazioni turchiche etnicamente turche. Era una soluzione semplice,
ma impraticabile per 2 ragioni: da una lato cerano popolazioni di origine turca fuori dalla
turchia (caucaso, asia centrale); laltro problema era la presenza dei curdi nel proprio
territorio, e non poteva escluderli. La scelta operata dunque rigorosamente civicoterritoriale: sono turchi tutti coloro che vivono allinterno della repubblica turca.
La nazione pu essere costruita, reinventata, immaginata, o creata da
unappartenenza etnica precedente. Questo vale sia per la memoria che epr la cultura.
La memoria in parte grava su di noi, ma in parte prodotto della nostra manipolazione;
qualunque soggetto politico reinventa continuamente la propria memoria (v.
inconciliabilit israelo palestinese non un contesto immutabile).
Laltra questione che interessa toccare riguarda le cultura, le appartenenze culturali. La
cultura secondo Huntigton un peso del passato, qualcosa che non siamo liberi di
ridiscutere (tratta il problema, ed convinto che nonostante i tentativi, v. turchia, non sia
possibile). In realt la questione pi complessa.

Es. inclusione o meno della turchia nella UE: chi non vuole farla entrare dice che la
turchia non ha mai fatto parte di una cultura europea, e pertanto non pu fare parte di una
unione europea, questo un discorso puramente culturalista che viene sempre proposto
(v. Sarkozy). Poi c la contro risposta costruttivista: la turchia diventa europea nel
momento in cui entra nellUE, perch lidentit culturale p il prodotto del processo di
integrazione, e non viceversa.
24 feb. 09
LA DIMENSIONE ISTITUZIONALE
Breve sunto, perch oggi toccheremo lultimo criterio di distinzione dei sistemi
internazionali tra loro. Finora abbiamo visto 4 criteri:

Distribuzione del potere;

Dimensione temporale;

Dimensione spaziale o geopolitica;

Aspetto culturale e ideologico.


Resta un ultimo criterio, pi complesso, che ha rapporti con gli altri: la dimensione
istituzionale (le istituzioni della societ internazionale).


Cos come abbiamo distinto sistemi negli altri criteri (unipolari, bipolari, multipolari;
globali, pre-globali; regionale, globale?; omogenei, eterogenei), vediamo che si pu
avere dimensione istituzionale pi o meno densa. Un modo di esprimere questo viene da
uno studioso inglese contemporaneo: anarchie mature e immature (matura anarchia
internazionale mediata dalla presenza di istituzioni efficaci). Vediamo infatti che ci sono pi
o meno istituzioni e che contano pi o meno sul comportamento degli attori.
Criterio pi complesso perch:

La parola istituzioni richiede evidentemente una definizione; la definizione di scuola,


che si imposta, e che si applica di pi allespressione regime internazionale (ma sono
sinonimi): insieme di principi, norme, regole e procedure decisionali sul quale convergono
le aspettative degli attori in un determinato ambito delle relazioni internazionali; sulle quali
finiscono per convergere le aspettative di tutti.
In un sistema anarchico difficile avere aspettative sul comportamento degli
altri (e viceversa): le istitFuzioni servono ad affrontare questo problema; si decidono
insieme principi norme e regole alle quali ci si impegna ad attenersi (non vuol dire che non
c spazio per violazioni, ma che chi commette violazioni sa di commetterla, e accetta la
sanzione cui andr incontro).
1.
Vi sono vari tipi di istituzioni: non solo formali (Onu), ma anche informali (v.
protocollo di Kioto per lemissione dei gas serra): si decide insieme sulla base di una
valutazione pi o meno comune del fenomeno. Altri esempi (tutti sono drammaticamente
in crisi) sono il regime internazionale del commercio internazionale (costruito per evitare
lincubo del protezionismo, che si creino blocchi commerciali contrapposti, fattori bellogeni
non auspicabili nel sistema; si cerca di vietare di imporre barriere ai prodotti degli altri);
sistema internazionale di non proliferazione (tipica istituzione nel senso che intendiamo,
che vieta agli attori di acquisire armi di un certo tipo); pi recente il regime che vieta
produzione e commercializzazione di mine anti-persona.
Come cambia il ruolo delle istituzioni dal contesto politico interno a quello
internazionale? Che le istituzioni contino nella vita politica interna si sa (in una certa
politologia si ritiene che studio della politica = studio delle istituzioni; si studia la politica
tramite lo studio delle istituzioni politiche), ma il problema pi complesso e controverso
nellarena internazionale. Qui a prima vista ci si trova di fronte a una contraddizione: da un
lato evocazione continua delle istituzioni, dallaltro anarchia, mancanza di governo.
possibile lefficacia di istituzioni in assenza di governo?

Da almeno 200 anni siamo abituati a considerare le istituzioni, e il diritto stesso,


come il prodotto di un sistema di governo (positivismo giuridico = diritto posto, posto da
qualcuno). Questo il fondamento delle 2 posizioni che sono le pi estreme sul dibattito
sulle istituzioni, ma che condividono la stessa premessa:
Realisti: in un sistema internazionale anarchico le istituzioni ci sono ma non
contano nulla. Waltz: le istituzioni hanno 2 esiti possibili:

Se assecondano il potere funzionano (dunque non sono loro a funzionare


ma i rapporti di potere sottostanti, sono maschere, ed per questo che funziona cos
bene la Nato, perch gli Usa vogliono che funzioni).

Quando sono trasversali ai rapporti di potere non funzionano (v. Onu quando
cerca di dettare la propria volont agli Usa).
Idealisti (subito dopo la I gm): le istituzioni sono fondamentali nella vita
internazionale, necessaria una governance della globalizzazione, le istituzioni vanno
create e fatte maturare, ma a condizione che si crei unautorit centrale. Dobbiamo fare
funzionare le istituzioni quindi dobbiamo creare un governo.

Entrambe presuppongono il legame inevitabile tra istituzioni e governo.


Sono entrambe discutibili e rozze. Non vero che il contesto debba avere un
governo affinch esistano istituzioni (questa la storia degli stati degli ultimi 200 anni). Si
sa invece che una serie di sistemi sociali hanno avuto istituzioni pur non avendo avuto un
governo (v. societ arcaiche senza stato, possedevano istituzioni ma non autorit centrale,
funzionano sulla base di altri meccanismi anche sanzionatori quali vergogna, pressione
sociale del gruppo; v. anche resistenza del mondo giuridico europeo allidea che il diritto
europeo debba essere posto: la polemica si apre nel momento in cui Napoleone esporta in
tutta Europa il codice napoleonico diritto posto- con lidea di creare un diritto il pi
razionale possibile; a questa idea si contrappone la scuola storica del diritto v. soprattutto
Germania- che sostiene lidea di un diritto che si crea da s immagine continuamente
proposta immagine di come si traccia un sentiero: si sa che c, si segue, ma nessuno
ha deciso di tracciarlo l, p il prodotto di una serie di comportamenti che si sono ripetuti).
Non esiste inconciliabilit tra anarchia e istituzioni. Questo il tema comune di 2 testi
(Schmitt e Boulle) molto diversi per diversa formazione degli autori; entrambi ascrivibili alla
corrente realista, ma non hanno niente a che vedere col realismo di Waltz perch per loro
il carattere pi fondamentale della storia delle rel int degli ultimi secoli stata proprio la
presenza delle istituzioni in un contesto anarchico (v. titolo ossimorico di Boulle la societ
anarchica).
Sono consapevoli che c differenza tra potere mediato dalle istituzioni e potere
nudo e crudo. Il problema fondamentale come sia stato possibile, al di l del ruolo
indubbio del potere, che lanarchia internazionale abbia somigliato cos poco allo stato di
natura di Hobbes? Cos che li discosta? Non solo la diseguaglianza di potere (v. Hobbes,
perch altrimenti ad ogni scostamento si avrebbe la catastrofe); ci sono segmenti di
continuit che non sono riconducibili nel potere ma nella societ anarchica (per Boulle) o
istituzione dello ius pubblico europeo (per Schmitt).
Le istituzioni ci sono, ma dove sono? Non guardano allOnu (tardiva e irrilevante); le
istituzioni che hanno dato forma alla vita internazionale sono altre (una principale pi altre
istituzioni, anchesse oggi in crisi ma che hanno avuto ruolo centrale nella politica
internazionale degli ultimi secoli).

Istituzione che entrambi mettono la vertice (perch risponde alla domanda


principale: che requisito occorre per essere parte, soggetto, della societ o del diritto?) il
principio di sovranit. Esso istituzione perch:
Aspetto centrale, che rientra nella crisi dellamministrazione Bush, che la
sovranit ha in s un principio di reciprocit: sovranit non significa dire io sono sovrano
ma io sono sovrano e tu sei sovrano, godiamo delle stesse prerogative: costituisce la
soglia di accesso politico-giuridica allaccesso alla societ (e pone quelli che non arrivano
alla soglia tutti sullo stesso piano). Non intuitivo perch richiede di riconoscere la
reciprocit anche a chi non sopportiamo per i principi di cui portatore (v. ragione per cui
emerge in quel momento, come necessit di non mettere pi in gioco la giustizia nel
momento in cui non c pi consenso sul suo contenuto sostantivo).

Differenza rispetto a Hobbes (e Waltz): attore chi ha sufficiente potere da


poter influire sugli altri; nella societ internazionale moderna il potere non mai stato
sufficiente: si dovevano avere le carte in regola con listituzione della sovranit.

Primo gruppo di istituzioni maturate negli ultimi secoli, che ha come obiettivo
preservare il sistema degli stati nel suo complesso (cio evitare lo spettro della monarchia
universale, nel linguaggio politico del 600): in questo senso sia Schmitt che Boulle a
differenza di Waltz ritengono che lequilibrio sia stata unistituzione internazionale (e non
un gioco di pesi e contrappesi, una sorta di mano invisibile nella politica). Equilibrio come
codice esplicito della diplomazia europea, risultato assolutamente intenzionale, principio di
fondo del proprio gioco diplomatico (v. da pace di Utrecht in poi tutte le grandi paci

vengono sottoscritte in nome del principio di equilibrio). Equilibrio: gruppo di istituzioni


esplicitamente diretto a conservare il sistema e preservarlo dallo spettro della monarchia
istituzionale.

Secondo gruppo di istituzioni dirette non a preservare ma ad amministrare il


sistema. Il problema si pone in modi diversi:
sistema delle conferenze internazionali: una consuetudine, che si cristallizza,
a riunirsi tutti quando qualcosa avviene che chiama in causa lordinamento nel suo
complesso; la consuetudine conosciuta in anticipo, si sa gi che si dispone di uno
strumento (V. fine della guerra russo-turca, conferenza che corregge i risultati della guerra;
v. questione coloniale).

Altro gruppo di istituzioni diretto ad assicurare la comunicazione (non c nello


stato di natura, n nel sistema di Waltz: niente impone agli attori di istituire un meccanismo
di comunicazione permanente). Il sistema internazionale moderno inventa listituzione
della diplomazia: ha precisamente il ruolo di mantenere in collegamento permanente gli
attori (v. sistema delle ambasciate permanenti, inventato nel 500; v. sistema delle
immunit diplomatiche); non vengono n d anarchia ne da governi, sono istituzioni
inventate.

Istituzione per eccellenza per Schmitt, che consente alla societ di allontanarsi in
modo pi decisivo dallo stato di natura: istituzioni dirette a limitare la competizione (non
eliminarla, sarebbe stupido pensarlo). Limitare la competizione fondamentale perch
un contesto sociale possa operare. La competizione non ha limiti solo nella stato di natura
di Hobbes. Per S. il problema primo di qualunque diritto internazionale la limitazione
della violenza, su di esso che il diritto internazionale si gioca la sua dignit. La sua
immagine dello ius publicum europeo troppo buona, ma comunque vedremo come viene
operato questo tentativo.
Per Schmitt lo ius publicum proprio razionalizzazione e umanizzazione
della guerra.
Quello che importante da capire, perch ci troviamo nel pieno di una deistituzionalizzazione della guerra, che la guerra si un portato dellanarchia
internazionale, ma allo stesso tempo anche il punto di massima istituzionalizzazione
della vita internaizonale.
Ma come si pu confinare la violenza? Il diritto internazionale moderno ha
trovato un modo efficace di rispondere alle 3 domande relative al confinamento della
violenza (fuori da quello spazio si al riparo):

Chi ha legittimamente diritto di ricorrere alla forza, e a quali condizioni? Nello


stato di natura di H. questa domanda improponibile (chiunque), ma occorre limitare la
titolarit del ricorso alluso della violena in un contesto internazionale ordinato.

Anche una volta che si ricorre legittimamente, che cosa si ha diritto di fare in
guerra? Qualunque cosa per sconfiggere il nemico (per imporre la nostra volont sulla
sua, v. Klausevitz), o ci sono comunque oggeti e soggetti hcew non si possono colpire?

Che cosa la guerra? Domanda fondamentale, perch il nostro ocntesto


particolarmente sfortunato e comprensibile anche tramite questo: non disponiamo pi di
una nozione di guerra, non siamo in grado di distinguerla dalla pace, non c
interpretazione condivisa.
Risposte.

(V. ius ad bellum: chi ha diritto?) il sistema internazionale moderno ha


risposto con la risposta pi semplice (perch pi univoca) possibile: (v. S. : il diritto
internazionale moderno classico perch capace di porre chiare distinzioni): gli stati. Lo
ius bellum attributo fondamentale della sovranit. Ma come funziona la relazione iussovranit-statalit?


S. definisce la guerra moderna come guerra non discriminante = in cui
entrambe le parti (entrambi gli stati) hanno eguali diritti indipendentemente dalle loro
ragioni (rimozione del problema giustizia, o della giusta causa, che ha condannato a
secoli di guerre civili di religione; a questo si oppone la nozione di nemico giusto, cio
non che ha ragione ma che ha eguale diritto).

Qui comincia il silenzio di S.: la guerra non discriminante allo stesso


tempo discriminante al massimo grado se guardiamo alle relazioni degli stati con gli altri
soggetti: tutti i soggetti diversi dagli stati non hanno diritto qualunque sia la loro giusta
causa; esclusi dalla societ, dal diritto, dalla guerra.

(v. ius in bellum: diritto in guerra) S. insiste sul fatto che non vero che il
diritto cessa di operare in guerra, ma nel momento in cui scoppia la guerra nasce un
nuovo diritto (diritto di pace vs. diritto di guerra).

Questo diritto impone restrizioni ai combattenti, persino sui campi di


battaglia (non tutto ci che in proprio potere lecito n degno fare). Disciplina i
comportamenti sui campi di battaglia. In ogni contesto storico vengono indicate cose
indegne (es. no uso della balestra, no proiettili diretti a procurare sofferenze inutili, no uso
di armi chimiche v. eccezione di truppe irachene vs. iraniane, con la comunit
internazionale che non ha alzato un dito, ed uno dei motivi per cui ora lIran si rifiuta di
ascoltare gli altri stati-). Questo tentativo di porre restrizioni potrebbe essere riassunto con
lespressione codice cavalleresco che vincola i combattenti al rispetto delle buone regole.

Lo ius in bellum non significa solo questo: anche il tentativo di separare il


campo di battaglia dai luoghi diversi; confinare la violenza sui campi di battaglia,
preservando gli altri spazi.

Obiettivo centrale stato preservare degli uomini: creare attorno alla


battaglia una rete di immunit. Questo obiettivo ha significato la distinzione tra combattenti
e non. equilibrio dellestraneazione: il non combattente rinuncia al diritto di portare le
armi, e in cambio ha pieno diritto ad essere risparmiato. In questo senso
razionalizzazione per S. umanizzazione: guerra come attivit specifica dei militari, da
cui gli altri restano esclusi.

Ultima questione spesso trascurata nella riflessione sulla guerra; noi


avvertiamo oggi che qualunque prescrizione di prima (ius ad e ius in bellum)
presuppone una chiara definizione di che cosa sia bellum.

Come la guerra si distingue da tutte le altre forme di violenza. Ci che


deriva dallanarchia internazionale di H. non la guerra ma la violenza, di cui la guerra
solo un pezzo, in forma interstatale e giuridica.

Come la guerra si distingue dalla pace: fondamentale affinch si abbia


ordine internazionale, il nostro problema oggi.
(25 feb. 09)
Concludiamo la parte sui criteri, concludendo il discorso sulle istituzioni.
Ieri guardavamo alle istituzioni dirette a limitare la competizione. Viviamo in un
contesto storico particolarmente sfortunato per un processo di de-istituzionalizzazione
della guerra; non lo avvertiamo a sufficienza, perhc le ultime guerre erano sempre tra un
soggetto forte e uno debole: allora la de-istituzionalizzazione della guerra non appare iin
tute le sue conseguenze. Questa tuttavia una sorta di ipoteca che pesa sul futuro del
nostro contesto istituzionale, nel caso in cui dovessimo capitare in guerra.
Altre istituzioni importanti che servono a limitare la competizione:


Il diritto internazionale: va considerato comunque come una creazione di grande
rilevanza, a maggior ragione perch sviluppato come lo abbiamo noi non si ritrova in
nessun altro sistema internazionale del passato, un tessuto giuridico molto fitto.

Istituzione collegata, grande e che bene richiamare in quanto anchessa in crisi,


listituzione della neutralit. Esso si discosta parecchio dal contesto anarchico alla Hobbes:
nello stato di natura non c posto per la neutralit, il gioco incombe su tutti. Neutralit
un tessuto di diritti e doveri: il paese che dichiara la propria neutralit (in una guerra o
come status permanente) gode di certi diritti e si assume certi doveri (dovere di non
immischiarsi in guerra, favorendo una delle due parti; questo aspetto che salta nel corso
del 900).
Il concetto di societ internazionale (che emerso nella lezione scorsa) diverso da
quello di sistema internazionale:

Sistema: richiede lesistenza di relazioni permanenti tra le parti, presuppone una


rete di interdipendenze. Requisito di appartenenza possibilit di influire e essere
influenzati dai comportamenti degli altri. il concetto preferito nella politologia
nordamericana degli ultimi 50 anni (tramite cui si guardato alla politica internazionale).

Societ: concetto introdotto dalla scuola inglese (v. Bull). ulteriore ma presuppone
il sistema (non si escludono): non si pu avere societ senza sistema (ma si pu avere
viceversa). Il sistema evolve, e passa da rete di interdipendenza a luogo di istituzioni;
una sorta di maturazione, ma sempre reversibile (pu perdere i propri elementi societari e
regredire a livello di puro e semplice sistema).

Il rapporto tra sistema e societ significativo da pdv diacronico e sincronico:


diacronico perch vi sono pi sistemi internazionali, che in certi contesti sono
anche societ e in altri no (v. sistema westfaliano si); perch il sistema evolva in societ
necessario un fondo comune culturale (requisito che va diminuendo);
Sincronico: non tutti coloro che fanno parte del sistema fanno parte della
societ, sono ammessi nella societ (es. posto dellimpero turco nella storia moderna:
esso parte del sistema europeo, ne combatte le guerre e fa parte delle macchinazioni
diplomatiche, ma solo nel 1856 quando viene ammesso nel sistema internazionale
europeo ha un riconoscimento formale, entra anche nella societ europea; questa
appartenenza la lente tramite cui la Turchia vede la propria esclusione dallunione
europea). Lo stato canaglia, evocato continuamente nei documenti strategici americani,
uno stato che per eccellenza fa parte del sistema, ne al centro (il suo comportamento
ossessivamente tenuto in considerazione); ma lespressione canaglia significa che non
ammesso alla comunit internazionale (pi forte ancora di societ).
Quanto pesano le istituzioni nella vita internazionale?

Abbiamo risposte liquidatorie (v. realismo americano: le istituzioni non contano


nulla), ma saremmo ingenui se negassimo che la vita delle istituzioni in un ambiente
anarchico molto pi complessa che nella vita politica interna. Questo perch i principi, le
procedure che costituiscono le istituzioni possono essere violate pi facilmente in un
contesto internazionale, soprattutto dai paesi pi forti (cosa che i soggetti forti in un
contesto politico interno). Ci non significa che bisogna tornare alla risposta realista.

Innanzitutto le istituzioni non possono essere trattate tutte allo stesso modo: quelle
con grado di maturazione maggiore e pi consolidate pesano anche sui soggetti forti (es.
diplomazia: lamministrazione Bush, che parla di istituzioni come di lacci, in una sorta di
dichiarazione esplicita di diritto alla violazione, non ha mai rapito ambasciatori iraniani,
perch listituzione diplomatica sentita molto forte per alcune istituzioni il tessuto di
restrizioni abbastanza evoluto).


Non solo: il fatto che una norma venga periodicamente violata non sufficiente a
togliere la giuridicit della norma. Ci che importa la rpesenza o meno del senso della
violazione: in un sistema maturo si pu violare la norma, ma occorre nascondere la propria
violazione, o cercare pretesti; ci si sente comunque vincolati a spiegare il proprio
comportamento. Questa una differenza enorme rispetto a un contesto in cui questo
vincolo non c.

In un contesto sociale istituzionalizzato si pu decidere, sulla base di un calcolo


strategico, di operare una violazione anche clamorosa (v. Germania), ma quando lo si
decide occorre tenere conto delle conseguenze che avr quella violazione (es. quando la
Germania immagina la guerra futura mette in conto la guerra europea, sa che operando
quella violazione gli altri saranno tutti contro. Una discontinuit importante
dellamministrazione Bush la dottrina della guerra preventiva (introdotta nel 2002
National security strategy): lo sforzo argomentativo quello di nascondere violazione; si
sforza di dire che non c niente di nuovo, che si recupera un vechio srteumento del diritto
internazionale (che non vero! Non ha niente a che vedere con la legittima difesa
preventiva!): ci che importante che lamm. Bush si senta di proteggersi dietro un
pretesto. Anche la decisione di adottare le bugie esplicite per legittimare luso della forza
contro lIran: irrilevante che lamm. Abbia deciso di mentire, non non ci siamo trovati
nello stato di natura di H. perch proprio decidendo di mentire gli Usa hanno deciso di
mantenere un rapporto con la societ internazionale.
SDA
Questione che richiama temi gi incontrati in scienza politica. Quando parliamo di
istituzioni e assetti istituzionali, parliamo di qualcosa che viene instaurato, ha bisogno di
tempo per consolidarsi, e a un certo punto entra in crisi (v. tema della democrazia:
transizione instaurazione consolidamento crisi). Questo avviene nel tessuto istituzionale
internazionale: questo tessuto ha avuto una fase di transizione (convivenza medievale e
moderna) si lentamente consolidato e negli ultimi anni ha cominciato ad entrare in crisi.

La crisi degli ultimi 100 anni viene da 2 momenti opposti, 2 problemi opposti:
Da un lato, fuori dellEuropa occidentale, un grave problema di
istituzionalizzazione della vita internazionale che deriva dal fatto che le istituzioni
costitutive in quelle regioni non sono ancora consolidate (problema aperto di
consolidamento delle istituzioni del sistema internazionale moderno). Pare ci sia un
processo di inversione del consolidamento (es. corno dafrica: non solo collassata la
Somalia, ma tutto ci che ci aspetteremmo da una societ internazionale non funziona; ma
anche in Medioriente: negoziati non sono una rete di rapporti diplomatici tra stati che
convivono e si riconoscono reciprocamente, non c scambio di rappresentanze
diplomatiche, non c riconoscimento reciproco, non si pu muoversi da un paese allaltro)
il consolidamento della societ internazionale in queste aree non ancora avvenuto, il
che non sorprendente perch nella stessa Europa ha richiesto 3-4 secoli (es. idea di
confine ancora faticava ad essere avvertito nel 700).
Dallaltro, la crisi istituzionale del 900, il tessuto istituzionale che aveva
consentito di far maturare il sistema in societ entrato progressivamente in crisi nella
stessa Europa. Nel corso del 900 c stata una crisi radicale delle istituzioni della
convivenza internazionale (v. Bull e Schmitt: partono entrambi da questa constatazione,
crisi irreversibile delle istituzioni dalla prima guerra mondiale S. pi radicale-). Le
istituzioni che sono entrate in crisi sono quasi tutte (esempi pi macroscopici):

La diplomazia: la maturit di questa istituzione ha raggiunto il proprio


massimo prima della I gm (v. diplomazia segreta dopo la I gm era la diplomazia);


La neutralit: ha perso in effettivit (es. quando la neutralit viene violata),
ma soprattutto ha perso il proprio ruolo perch ha cominciato ad apparire non plausibile (v.
Schmitt: viene da una nazione che ha appena perso 2 guerre mondiali; vede nella crisi
della neutralit il punto di convergenza di una serie di processi storici, ma uno degli
elementi che ne segnano la fine lintroduzione da parte di Usa di forme di neutralit
qualificate: attori neutrali che per favoriscono una parte v. legge affitti e prestiti: gli Usa
non erano neutrali! pretendevano la neutralit ma non stavano ai doveri dei neutrali-). La
ragione fondamentale per cui la neutralit appare anche intollerabile che richiede come
presupposto lindifferenza etica, il fatto che si possa assistere mentre altri combattono
legittimamente. La guerra viene sempre pi avvertita come scontro tra Bene e Male: la
posizione del neutrale diventa insostenibile (v. modo di percepire la neutralit della
Svizzera: ha preteso di essere neutrale come la sarebbe stata nel 700, ma ora non ne
aveva il diritto).

Per eccellenza stata spazzata via listituzione della guerra limitata: sono
state dette falsit incredibili dopo l11 sett 2001. non c nulla di inaudito, stato una
pallida replica di ci che era accaduto in tutte le guerre del 900 (uccisione di civili c
sempre stata come operazione militare preordinatamente rivolta verso di loro solo
ultimamente sono errori- OPPORTUNISMO INTELLETTUALE PENOSO NON
INCLUDERE HIROSGHIMA E NAGASAKI; LA STORIA DEL 900 UNA STORIA DI
GUERRE TERRORISTICHE, CHE HANNO ADOTTATO IL BOMBARDAMENTO
PREORDINATO DI CIVILI COME REGOLA FONDAMENTALE. Si massacrava
sistematicamente i prigionieri, saltava la distinzione tra pace e guerra e la dichiarazione di
guerra, venuto meno il monopolio degli stati sulla violenza (non solo Bin Laden, ma tutto
il 900!).

Istituzione della sovranit: S. capisce che finita, ma la risposta moderna


che principio costitutivo della societ internazionale la sovranit, entrata in crisi
nellultimo periodo. Chi il titolare ultimo? Gli stati o singoli individui anche al di sopra
degli stati? V. amm. Bush: tutti gli stati nella stessa misura oppure no? Questa stata
loffensiva culturale dellamministraizone Bush, basata su pagine e pagine della sinistra
europea e americana. La risposta delamm. Bush sar stati democratici e no democratici
meritano davvero gli stessi diritti oppure no? Oltre la sovranit va aggiunto anche
lelemento della democrazia.

Crescente crisi di effettivit di queste istituzioni. Va almeno accennato alle ragioni di


questa crisi (varie interpretazioni, non mutualmente esclusive).
La prima e pi ovvia ragione per cui diciamo che la societ internazionale
europeo e il diritto internazionale europeo entrano in crisi che non superano la prima
grande prova del 900, cio la I gm. Essa viene avvertita come una clamorosa e definitiva
manifestazione di inadeguatezza. Esso la prova per cui questi sistemi erano stati
costruiti, e davanti cui dimostrano di non esser in grado di mantenere le proprie promesse.
Non c pi traccia di razionalizzazione. La societ internazionale e le sue istituzioni
escono profondamente screditati (Bull: la storia del 900 la storia del tentativo mai riuscito
pienamente di risollevarsi dopo lincidente della prima gm).
Seconda, offerta dai materialisti (marxisti ma anche realisti), che le istituzioni
della vita internazionali come tutte le istituzioni affondavano le proprie radici in un
determinato stadio di evoluzione dei rapporti economici sociali e delle capacit
tecnologiche. La ragione della crisi che questo tessuto internazionale no resiste al
mutamento economico e tecnologico del 900 (v. trasporti erodono lidea del principio di
sovranit, v. idea di confine, che resta formalmente la stessa cosa ma cambia lesperienza
di confine; v. guerra: impatto dellavvento delaviazione sulle limitazioni alla guerra: il diritto
precedente non contemplava la possibilit dellaviazione di colpire il cuore del nemico

senza passare dal suo esercito ci si basava sulle nozioni di guerra di Klausevitz, e lui
questo non lo poteva immaginare-).
Terza spiegazione (v. libro di Schmitt) riflette il concetto di nomos (= unit di
ordinamento e localizzazione: il diritto tale solo in uno spazio definito). La
destrutturazione dello ius publicum europeum inizia gi dal 1980, e si scatena fino in fondo
in occasione della I gm, e la ragione che esso perde sempre di pi il proprio
radicalmente spaziale, cessa di essere nomos. V. processo di universalizzazione del diritto
internazionale: ingenuo pensare che un diritto europeo che diventa universale possa
vivere il proprio successo! In realt muore proprio perch perde il rapporto con il proprio
recinto spaziale, diventano norme puramente astratte (es. istituto del riconoscimento
internazionale: riconoscimento laccertamento della ricorrenza di una fattispecie se
vengono soddisfatte condizioni il riconoscimento avviene- ma questo astratto; allinterno
del recinto, riconoscimento era una dichiarazione collettiva da arte dei soggetti interni che
il nuovo stato non spaccava lordinamento complessivo, che poteva sostenerlo; allora era
riconoscimento concreto, e dunque vero diritto). La societ internazionale moderna muore
per effetto della propria universalizzazione (v. White, lontanissimo da S., parla di deriva
ellenistica: il tentativo di universalizzare il mondo greco ne rappresenta lautodissoluzione).
La societ internazionale moderna e il suo diritto vivono la crisi del 900 anche
perch nel corso del 900 la politica internazionale vive una crisi di omogeneit culturale e
ideologica. La societ internazionale europea precedente era maturata sullo sfondo di una
cultura comune e non sopravvive alla prova dellirruzione delleterogeneit (es. rivoluzione
russa).
Ultima ragione della crisi della societ e diritto internazionale la progressiva
alterazione della distribuzione del potere. Il sistema era stato multipolare (sanzione e
controllo reciproco), poi crisi radicale del multipolarismo del 900 fino a ingabbiarsi nei 2
sistemi di alleanze precedenti alla II gm, poi sistema bipolare, e infine avvento del sistema
unipolare, che dal pdv del diritto e della societ internazionale il pi terribile perch c
un soggetto che volendo non pi vincolato alle norme comuni, esso per definizione
sfugge alla capacit di controllo e sanzione di tutti gli altri (v. auto rappresentazione
dellamm. Bush: Usa come paese custode della costituzione internazionale, ma proprio
per questo esterno ad esso, al di sopra del diritto).
2 mar. 09
Abbiamo visto la crisi delle istituzioni nel corso del 900. ne abbiamo trascurata una:
una sorta di erosione interna del tessuto istituzionale, che oltre ad essere una crisi di
effettivit ha costituito anche una profonda crisi di legittimit.

Le istituzioni costitutive della modernit hanno cominciato ad apparire sempre


meno legittime, accettabili.

Questa corrente di crisi di legittimit continua, investe il sistema da diversi angoli:


Il primo: a partire dagli ultimi 2 decenni dell800 si diffonde lidea che gli stati e la
societ internazionale degli stati nel suo complesso non siano pi adeguati ad affrontare i
principali problemi della convivenza internazionale (soprattutto i pi emergenti; es. tentativi
di gestire la crisi degli ultimi mesi). Sembra che la comunit internazionale degli stati non
sia pi in grado di gestire le grandi questioni comuni (es. questione delle comunicazioni
postali e pi tardi delle comunicazioni tout court: comunicazioni che di per se sono
internazionali, e che per poter funzionare hanno bisogno di regolamentazioni comuni
risulta chiaro che soluzioni separate sono inefficaci-; problema ambientale: pi cresce la
sensibilit cresce anche la diffidenza delle capacit degli stati di gestire la situazione
quello che sta avvenendo va ancora nella direzione di aziona separata degli stati, e la
percezione di inadeguatezza cresce anche su terreno economico crisi di efficienza: gli

stati offrono beni pubblici, ma di fronte allemergere di alcuni questioni danno limpressione
di non essere pi in grado di offrirli separatamente-).
Un altro pezzo della crisi la crisi di legittimit che investe questa societ subito
dopo la I gm: esperienza in cui la societ internazionale e il suo diritto non funzionano, non
riescono a mantenere le promesse; la trasformazione culturale delle I gm oggi avvertibile
in modo pi raffinato: ad entrare in crisi non solo lidea di guerra (come strumento
legittimo della democrazia, come strumento limitato agli stati coinvolti) ma tutte le
istituzioni della societ internazionale moderna (es. diplomazia segreta, che esce
dissacrata dalla I gm v. pubblicazione bolscevica dei trattati segreti-).
Ultimo colpo, forse mortale, alla legittimit cos come era pensata prima,
quello inferto dalla II gm: esperienza dellolocausto e degli stermini totalitari in generale.
Ci che avviene colpisce la societ internazionale nel fondamentale principio di sovranit
(idea che la sovranit debba essere lultima parola, il principio della non ingerenza, idea
che per avere ordine occorre rimuovere il problema della giustizia) crisi di implausibilit
(v. fatto che tuttoggi, quando si dovuta operare una violazione del principio di sovranit
guerra del Kosovo del 99: manca autorizzazione dellOnu-, per legittimarla si rievoc
lolocausto: sta avvenendo un genocidio, pertanto le norme che vietano lingerenza
devono essere sospese: vengono messi da un lato il rispetto del diritto, dallaltro lappello
a un principio di legittimit superiore; v. libro di Waltzer del 77 Guerre giuste e guerre
ingiuste: riflessione etico politica sulla guerra de Vietnam, nuova edizione nel 2000, in cui
dice di non averlo toccato salvo un problema: quello dellintervento: oggi il problema che
le opinioni pubbliche si trovano il problema di quando giusto intervenire malgrado la
sovranit di qualcunaltro).

Questa la corrente di erosione della legittimit, e qui avviene uno scarto radicale
nella storia del 900: per far fronte da un lato alle nuove emergenze, dallaltro
allinadeguatezza generale, nascono un numero impressionante di nuove istituzioni (900
secolo di proliferazione istituzionale, cos intensa che quando parliamo di istituzioni
internazionali non pensiamo alla diplomazia o alla guerra o alle conferenze internazionale,
ma allOnu, Banca Mondiale, Ue, che hanno in comune il fatto di essere recentissime:
queste hanno tolto quasi totalmente la consapevolezza che anche prima del 900 cerano
diverse istituzioni e non un deserto istituzionale; piuttosto siamo vivendo un passaggio tra
tipi diversi di istituzioni).
Tipi di istituzioni negli ultimi 15 anni, diversissime tra loro:

settoriali (es. poste) vs. universali (es. Onu)

Regionali vs. universali

Anche quelle senza macchina organizzativa, e che pian piano se ne dotano:


Mercosur in America Latina

Istituzioni che non si tradurranno mai in organizzazioni internazionali: divieto


di produzione e commercializzazione delle mie antipersona.
Tutte queste nuove istituzioni (nuove!) hanno in comune tratti che le
differenziano dalle istituzioni del passato:

hanno grado di consolidamento basso, e

non muovono tanto dal principio di sovranit quanto dal bisogno avvertito di
una progressiva erosione della sovranit (ci che siamo abituati ad aspettarci da
unistituzione che funziona che viva della disponibilit degli stati di cedere porzioni di
sovranit; v. varo dellEuro)

Altro elemento: le due grandi organizzazioni universali (Nato e Onu), che


arrivano a sottrarre agli stati al prerogativa dallo ius belli, sono diverse dalle precedenti
perch evocano un modello di convivenza internazionale opposto: non fondato sul
pluralismo degli stati ma che lo vede come un problema (v. segnale linguistico di questo
passaggio: lespressione societ internazionale progressivamente sostituita

dallespressione societ globale: questo aggettivo non opposto a locale, ma opposto a


internazionale: globale societ universale non pluralistica, non fondata sulla molteplicit
di stati differenti e con confini, ma sul supermanto delle categorie politico giuridiche
moderne in cui aveva senso la distinzione tra interno e internazionale; qui non c pi
spazio per interno e esterno, il globale luogo della confusione, del contagio; v. uso
dellaggettivo postmoderno = tipo di relazioni che sfugge alle categorie politico giuridiche
della modernit, che avevano creato la distinzione tra sfera interna e internazionale, e che
lavevano proiettata nello spazio politico; la guerra globale guerra civile su scala
planetaria; v. globalit della crisi economica).
Cosa comporta lavvento di queste nuove istituzioni (questione mai affrontata in
modo esplicito)? Ci siamo posti sempre la domanda di qual la condizione pi stabile.
Lavvento delle nuove istituzioni ha aumentato o indebolito il grado di stabilit del sistema
internazionale ( pi o meno stabile di 100 anni fa)? V. faziosit nei testi dellesame:

La prima risposta quella che prevale nella teoria contemporanea delle


relazioni internazionali e diritto internazionale, nelle retoriche della Ue: lavvento delle
nuove istituzioni ha comportato un netto progresso istituzionale. 900 come secolo di
crescita istituzionale, di contenimento dellanarchia istituzionale.

Seconda risposta (v. Bull, White): crescita del tessuto istituzionale, ma


diminuzione della qualit complessiva della vita istituzionale: abbiamo assistito ad un
declino istituzionale. Le convinzioni della vita istituzionale vengono meno, hanno un grado
di consolidamento incomparabile rispetto alle altre del passato (v. declino dellistituzione
guerra: non siamo pi in grado di dare forma alla violenza). Il libro di Scmhitt poi da un
bilancio catastrofico: la storia della fine dello ius publicum europeum, 900 come secolo
non di declino ma di collasso istituzionale vero e proprio.
Cosa possiamo dire gi di questa transizione?

Lavvento delle nuove istituzioni non si semplicemente aggiunto


allarchitettura istituzionale precedente: le vecchie e le nuove istituzioni sono inconciliabili
tra di loro (non transizione ma competizione istituzionale). Rispondono a principi diversi,
suggeriscono politiche diverse, e quindi tendono ad entrare in conflitto.

Specificatamente alle nuove istituzioni (quelle cresciute nel corso del 900),
possiamo dire che non sono ancora consolidate (che non vuol dire che non possano
maturare), non hanno ancora raggiunto un grado di maturazione tale da poterci consentire
aspettative ragionevoli sul futuro: la riproduzione delle aspettative il compito pi
importante delle istituzioni, e queste istituzioni permettono aspettative deboli (v. questione
dei diritti umani: c consapevolezza collettiva, ma non c un regime che consente a chi
vive queste situazioni di aspettarsi un intervento della comunit internazionale).

Il problema pi tipico delle istituzioni deboli quello di non riuscire a


paliare le conseguenze delle differenze di potere tra gli attori (che quello che ci
aspettiamo; si dice che le istituzioni sono tanto pi consolidate quanto pi sono in grado di
ridefinire le gerarchie degli attori). Noi abbiamo clamorose diseguaglianze di diritti a
seconda del potere del singolo attore (v. regime internazionale di non proliferazione delle
armi di distruzione d massa: un regime NON dotato di universalit; in realt un regime
di proliferazione selettiva, che autorizza alcuni attori e altri no! V. decisione
dellamministrazione Bush che, mentre esercitava pressioni sullIran per la stessa
questione, dava via libera al nucleare in India; attenzione allerrore dei realisti: sempre
stato cos, ma solo entro erti limiti: le istituzioni hanno un grado di consolidamento a
seconda di quanto riescono a vincolare anche attori forti).

Ultima osservazione che indipendentemente da come andr la transizione


(non si pu dire se si torner a una convivenza interstatale pura o se si andr verso una
societ globale, o ancora se si andr verso un terzo risultato di combinazione) ci troviamo
in una situazione di transizione (=condizione in cui convivono assetti istituzionali diversi).

Il primo risultato che si ottiene un indebolimento delle aspettative (si apre spazio per
opportunismo degli attori: si attinge di volta in volta a pezzi diversi dellordinamento, es.
sottrazione di quote di sovranit allIraq, di controllo territoriale ecc. in particolare furono
stabilite zone di non-volo, controllate dalle aviazione dei paesi vincitori, il sud a protezione
degli Sciiti e il nord protezione dei Curdi. La zona nord fece si che le rivendicazioni curde
crescessero anche in Turchia, che chiesero alla comunit internazionale una protezione
simile a quella dei loro simili Iraqeni. Lamministrazione Usa rispose dicendo che la
questione curda in Turchia rientrava pienamente dalla sovranit turca, e valeva il principio
di non ingerenza!; altro caso ancora pi imbarazzante si pose nel 98 con la questione del
Kosovo nei Balcani: ultimi mesi del 98 la comunit internazionale decide una forma di
ingerenza in Kosovo a protezione degli albanesi; in particolare lOsce riesce a ottenere il
diritto di installare una missione di 2000 osservatori con il compito di vigilare che le truppe
non colpiscano gli albanesi. Negli stessi anni sulla logica di un precedente lallora
presidente palestinese Arafat chiese alla comunit internazionale di inviare in Palestina
2000 osservatori nello stesso numero c uso esplicito del precedente Kosovaro-. La
comunit di uovo si trov a dire di no dopo aver detto di si casi come questi tendono a
produrre continuamente un conflitto di legittimit, e tendono a indebolire il senso della
violazione se il tessuto di norme debole o lacerato allinterno anche il senso della
violazione pu essere aggirato).
Introduzione sulla politica estera.

Il passaggio da questo tema a quello della politica estera radicale dal punto di
vista teorico. Abbiamo finito con oggi di rispondere alla domanda come possibile
distinguere un contesto internazionale da un altro, con quali criteri (dalla distribuzione del
potere al grado di maturit del tessuto istituzionale).

Ora cambieremo livello analitico: finora contesto internazionale, da ora attori che
popolano il contesto internazionale (singoli stati e singoli decisori politici): allinterno di un
contesto qualunque esso sia, come operano gli attori? Parleremo di politiche estere, non
di politica internazionale (della politica che ogni attore fa nel contesto internazionale).

La domanda fondamentale sar: stati diversi fanno politiche estere diverse oppure
no? E in particolare vero o no che gli stati democratici si comportano diversamente da
tutti gli altri stati? (lidea che le democrazie siano migliori non solo la proprio interna ma
anche nella conduzione della politica estera insita non solo nella amministrazione Bush,
ma anche nella nuova amm. Obama e nelle amm. europee).
(3 mar. 09)
Concludiamo la parte sulla politica estera tra oggi e domani.
Parlare di politica esterna significa cambiare la prospettiva, o meglio il livello analitico.
Dagli anni 50 (fase di sviluppo attuale della disciplina) si iniziato a distinguere 2 livelli
analitici di studio delle relazioni internazionali:

Livello di sistema: caratteristiche e peculiarit dei sistemi internazionali

Livello del singolo attore: il sistema internazionale un insieme di interdipendenze


politiche e strategiche tra attori: da ora anzich guardare il contesto guardiamo al
comportamento dei singoli attori.
Questione fondamentale: vero che tutti gli attori si comportano allo stesso modo? Le
condizioni di costrizione (Waltz) sono cos forti da non lasciare alcun margine di libert di
azione agli attori, se pur diversi. Il sottinteso di questa domanda (centrale) se e quanto
vero che gli stati democratici si comportano diversamente dagli altri, o meglio se fanno
politica estera democratica (vedremo entro quali misure plausibile o meno).

Politica estera = (tanti modi di definirla) una politica pubblica (come sanit, istruzione,
ecc); occorre vedere cosa ha di specifico rispetto alle altre politiche pubbliche (vediamo le
differenze macroscopiche dato il poco tempo):: elementi di specificit:

Strumenti della politica estera: strumenti tipici della politica estera sono la forza e la
diplomazia (di cui la politica estera una combinazione). Esse sono nella politica estera
quello che guerra e pace sono ella politica internazionale nel suo complesso (riflesso
interno delloscillazione tra guerra e pace).
Considerazione importante: forza e diplomazia non sono mutualmente
esclusive: la politica estera una combinazione (storicamente variabile) delle 2; da un lato
minaccia e anche uso della forza possono fare parte dellattivit diplomatica (es. costante
storica della GB: prassi di mostrare la bandiera davanti alle flotte di altre nazioni?;
succedersi continuo di manovre aeronavali americane nel golfo persico davanti alle coste
iraniane: ricorda che si sta trattando, ma c anche la possibilit di fare altro), dallaltro
anche nel pieno di ostilit militari i canali diplomatici raramente si interrompono (es. mai
interrotti durante I gm, II gm, tutti i grandi conflitti degli ultimi 20 anni: esempio pi
eclatante la questione israelo-palestinese: fasi continue di conflittualit estrema ma con
canali diplomatici aperti; Usa considerano lIran uno stato canaglia, ma lo considerano
continuamente nelle proprie questioni diplomatiche ed economiche).

Rivolta specificamente allambiente internazionale: politica pubblica indirizzata da


uno stato non al proprio interno ma allesterno. Nel sistema vi sono interdipendenze tra gli
attori, ma anche tra le politiche estere degli attori, che si influenzano a vicenda (es.
scambio tra Putin e Obama: O. ha richiesto il ritiro del progetto di scudo antimissile in
cambio di appoggio nella guerra contro lIran; v. tentativo di definire questa vicenda come
vicenda pi importante, e rilettura delle atre vicende in relazione a questa).
Questa considerazione solleva una delle questioni dominanti della politica
estera: cosa conta di pi (di cosa il prodotto la politica estera) nella presa di decisioni
della politica estera, il gioco politico interno o quello esterno, le condizioni di costrizione
degli attori?

Una soluzione propone il primato della politica estera. Waltz, ma gi a fine


800 incontriamo questo problema in forma paradigmatica, propria della storiografia
tedesca: la politica estera viene spiegata in termini di primato della politica internazionale
(la politica estera il prodotto delle condizioni ambientali). Di questo primato abbiamo 2
versioni:

Debole: idea che la politica estera sia un gioco a se stante. Idea


tipicamente 800esca della politica estera come politica di gabinetto, pensata e gestita da
professionisti; il gioco della politica esterna dominio esclusivo di diplomatici e militari, e
deve restare separata da quella interna. Le caratteristiche interne degli attori non contano
nulla (ogni attore sottoposto a una determinata situazione agisce nello stesso modo); le
differenze tra politiche estere dipende esclusivamente dalle diverse costrizioni ambientali.

forte: idea che le pressioni ambientali non solo determinino la politica


estera, ma anche il modo stesso di organizzazione degli stati al proprio interno (idea di
prevalenza assoluta). Se gli stati hanno caratteristiche specifiche non tanto per
caratteristiche endogene quanto per il loro ruolo nella politica internazionale. Questa
visione si ha nelle teorie nazionalsocialiste, ma anche nelle teorie della dependencia (filo
marxiste, che spiegano la dipendenza dellAmerica Latina come prodotto della gerarchia
internazionale).

Laltra soluzione propone il primato della politica interna:

Versione debole: idea che quali che siano le pressioni dellordinamento


internazionale, quello interno degli stati totalmente autonomo. Le dinamiche
fondamentali degli stati possono essere spiegate guardando allinterno degli stati (es. Italia

degli anni 60-70: problema del grado di autonomia dei problemi dal contesto
internazionale: essi nascono da difetti di sviluppo o dallarchitettura complessiva della
guerra fredda? V. alcune interpretazioni dello stragismo, e del terrorismo anni 60, viste
talvolta come prodotto endogeno altre come prodotto del contesto di guerra fredda).

Versione forte: ribalta la storiografia tedesca di fine 800: se noi vogliamo


comprendere la politica estera dobbiamo osservare la connotazione politica ed economica
del paese che la fa. Anche qui 2 versioni della prevalenza della politica interna (una
fortemente criticata nel libro di Waltz ):

Teorie imperialiste: W. le indica come riduzionistiche

Democrazia: idea che la politica estera di un paese democratico sia


democratica (il carattere democratico spiega il modo di fare politica estera). Il punto
massimo di elaborazione di questa teoria la teoria della pace democratica (o della pace
separata tra democrazie), che vuole che le democrazie non si facciano guerra tra di loro.

Osservazioni su questi 2 primati e sul modo in cui si succedono:

La teoria del primato della politica interna si sviluppano soprattutto nel


corso del 900. nei secoli precedenti domina lidea opposta. la successione non casuale:
le teorie dell800 riflettevano una realt storica effettiva in cui la politica estera era davvero
un gioco separato, e davvero chi faceva politica estera non doveva rendere conto
allopinione pubblica. Questo diventa sempre pi irrealistico nel corso de 900: la possibilit
di separare politica estera e interna diventa per tutti gli attori diplomatica, a causa della
mobilitazione e nazionalizzazione delle masse (ovunque).

Peso della dimensione internazionale e interna cambiano anche


allinterno dello stesso contesto storico a seconda della situazione concreta che si affronta.
Vediamo le 2 situazioni limite:

Condizione disperata (reale o percepita): v. caso dellincendio in una


casa con ununica uscita: non c bisogno di conoscere motivazioni, scelte ideologiche e
culturali degli attori, perch facile aspettarsi che tutti facciano la stessa cosa. Questa
situazione si presenta quando un attore avverte se stesso, a torto o a ragione, in
condizione di assoluta vulnerabilit (es. II gm: anticomunista viscerale come Churchill non
libero di scegliere e perci si allea con lUrss; guerra fredda).

Caso opposto: non estrema necessit, ma assoluta libert di azione


(reale o percepita); perch nettamente pi forte degli altri, perch ha appena vinto una
guerra, perch non avverte lesistenza di competitori significativi. In questa situazione
inevitabilmente le condizioni interne pesano molto di pi: la politica estera viene vista
come possibilit di esportare i propri valori, di plasmare il mondo secondo i propri principi
(v. amministrazione Bush).

Questi sono casi limite, perci generalmente la politica estera non ne


luna ne laltra. Per capire la politica estera occorre guardare alla combinazione di politiche
estere e interne, occorre pensarla come un gioco a 2 livelli (lattore gioca
contemporaneamente sui 2 tavoli; una buona scelta di politica estera non indebolisce i
paese neanche allinterno)

es. esempio di dissociazione, anche nel linguaggio, dato dalla


politica estera russa degli ultimi 15 anni: da l impressione di seguire
contemporaneamente 2 binari: politica estera di acquiescenza, ha ceduto su tutto perch
non ha potuto fare altro, il linguaggio invece mostra che la Russia ha sfidato tutti gli altri
paesi sempre politica giocata contemporaneamente su tavolo internazionale e interno:
accreditava la sua immagine davanti agli attori interni usando questo linguaggio).

Es. Problema rimasto costante dopo la guerra fredda: condizione di


vulnerabilit Usa; quando finita la guerra fredda (e quella condizione), lopinione pubblica
Usa ha chiesto di fare sempre meno fuori e sempre di pi dentro il paese (v. Clinton vinse
perch promise una domestic storm anzich la desert storm che era stata la guerra

contro lIraq; perse contro Bush perch questo fece la stessa promessa, dicendo che
erano stati i democratici a dissanguare il paese facendo cose inutili; anche Obama ha fatto
questa promessa, che vince sempre perch fa pensare al risparmio, ma ora destinata a
crescere data la crisi).

Altro esempio, che spiega perch (anche) difficile il negoziato


israelo palestinese: non si considera a sufficienza il fatto che vale anche per Israele e
Hamas il problema di trovare la migliore combinazione tra determinanti internazionali e
interne. Il negoziato viene descritto come se fosse il gioco diplomatico dell800 (si
incontrano e si fanno concessioni). In realt dallinizio del negoziato le fasi di accelerazioni
del negoziato hanno coinciso con le fasi di segreto del negoziato (quindi operando come
un negoziato dell800). Non che una volta arrivati vicini alla pace qualcuno si tira indietro;
che ogni volta che ci si arriva chi ha negoziato deve andare a dirlo allopinione pubblica,
che spesso non daccordo, e fa resistenza! La politica estera non un gioco puro, ma
una combinazione continua spesso inconciliabile! Arafat era prigioniero delle promesse
fatte al proprio popolo. Allinizio del negoziato si sono proposte cose che non si sarebbero
potute mantenere (si diceva che si avrebbe avuto tutto e ceduto niente).

La politica estera italiana ha sempre fatto fatica a conciliare i 2 tavoli.

Es: guerra in Kosovo come psicodramma per la poltica italiana. Fu


condotta da Dalema, ex comunista, che si trovava in una doppia difficolt: guerra come
rito di iniziazione ad un nuovo tipo di politica estera italiana (fondamentale allinterno, per
dimostrare efficacia del propiro governo e del proprio partito; fondamentale allesterno per
importanza degli alleati, tutti implicati nella guerra, e per zona balcanica stessa come
strategicamente importante). Cera un altro problema interno: problema di tenere insieme
la propria coalizione, gran parte della quale non voleva fare la guerra, e venne convinta
sotto la minaccia di una caduta del governo. Il risultato fu la partecipazione politica
diplomatia e militare alla guerra (importante sia per appoggio logistico che per intervento
diretto). Litalia partecip, ma finse di non partecipare (i nostri aerei partono ma non
bombardano, se tornano senza bombe perch li hanno perse in mare!). il dipartimento
di stato americano ringrazi litali come paese che aveva dato il contributo pi importante
alla guerra (cosa clamorosamente false ma anche molto imbarazzante per litalia).

La tensione tra le due determinanti, interne e internaizonali, pesa su tutti i


paesi (democratici e non), ma nei paesi democratici ha un riflesso istituzionale diverso: la
logica tradizionale 800esca della ragion di stato ha un riflesso di stato in tuttii i paesi
democratici, e cio i servizi segreti e di intelligence. Essi rispondono a una logica diversa
da quella democratica (v. idea che il servizio segreto deviato per natura): non pu avere
una logica di trasparenza democratica, altrimenti si condannerebbe a non poter operare.
La tensione tra trasparenza e sgreto il riflesso della tensione tra oltiica interna e
internaizonale. in grande misura ineliminabile.

V. Panebianco: tratta alcuni dei paradossi che le democrazie


incontrano nella politica estera: in particolare queste 2 logiche.
4 mar. 09
Ci poniamo 2 domande:

Chi fa politica estera?

Gli stati democratici fanno una politica estera peculiare?


Chi fa politica estera. Abbiamo un modo tipico e intuitivo di spiegare la politica estera
degli attori: quando qualcuno prende decisioni di politica estera tendiamo a personificare
gli stati (es. la Germania ha fatto questo).


Classica domanda di politica estera: perch gli Usa hanno invaso lIraq nel 2003?
Varie risposte, ci dobbiamo chiedere come ci si giunti.
Ci mettiamo al posto degli stati uniti e ci chiediamo cosa avremmo avuto in
mente: personificazione + identificazione, che a sua volta presuppone che tutti gli attori
agiscano in modo razionale, o meglio con lo stesso nostro codice di razionalit. La
spiegazione per noi c nel momento in cui troviamo un motivo che a noi risulta razionale.
Questo il modello prevalente nelle scienze sociali, e nel modo di spiegazione
di giornali e attori politici. Questo modello si fonda per su 2 finzioni (non necessariamente
da condannare, perch condizioni per un linguaggio efficace):

Unitariet degli attori: ci immaginiamo gli stati come se fossero soggetti


unitari, come se fosse lo stato stesso a decidere.

Razionalit: gli attori di fronte a problemi simili calcolano le loro mosse con
processi simili.
Il modello dellattore razionale spesso lunica possibilit che abbiamo noi di
spiegare le decisioni politiche (non possiamo sapere chi le ha prese e come ci arrivato):
fare come se una interpretazione parsimoniosa e spesso efficace.

Altro esempio: decisione di Saddam di invadere il Qwait nel 1991.

Non abbiamo accesso a fonti interne del gruppo decisionale che ha preso
quelle decisioni, per cui lunico modo di arrivare ad una spiegazione applicare il modello
che abbiamo visto.
Il modello dellattore razionale per non risponde alla nostra domanda, chi
prende in concreto le decisione. Ci sono 2 modi di rispondere, che partono dalla
constatazione esplicita delle 2 finzioni precedenti.

I modello alternativo fa a meno dellassunto della unitariet degli attori. Se e


quando possiamo dobbiamo andare fino in fondo (guardare gli archivi, sapere i soggetti
specifici che hanno determinate cose v. libri testimonianze-), guardare dentro la black
box dello stato, considerandolo non come attore unitario ma guardando chi dentro lo stato
ha preso la decisione. Cos possiamo studiare la politica estera cos come si studiano le
altre politiche pubbliche. La prima cosa che scopriamo facendo cos che la decisione
viene presa da soggetti, burocrazie, partiti, in competizione tra loro; la decisione non
risultato di un calcolo di un attore razionale, ma il risultato di un gioco di contrattazioni,
opportunismi, percezioni sbagliate; il risultato del fatto che ciascun attore non pensa solo
allo stato ma anche agli interessi propri e della propria organizzazione. Il gioco di
contrattazione non investe solo la decisione come tale ma anche il modo in cui viene
realizzata (es. durante la guerra del Vietnam e del Golfo e contro lIraq, le diverse forze
armate degli Usa hanno giocato una competizione continua tra di loro su chi dovesse fare
cosa, per dimostrare di essere pi importanti delle altre; v. riviste di relazioni internazionali
presentano vari articoli che ruotano intorno alla domanda se laviazione possa fare o meno
da sola.

Si scopre anche che il gioco di contrattazione spesso anche un gioco


di inganni: i diversi gruppi che partecipano alla presa di decisione finiscono per truffare gli
altri (es. modo in cui lintelligence americana attore fondamentale perch raccoglie le
informazioni sulle quali viene presa la decisione- raccoglie informazioni: non detto che
non sia un processo deviato. Decise di leggere la rivoluzione cubana alla fine degli anni
50: la presenza comunista cera ma non era maggioritaria, mentre lintelligence volle dare
allamministrazione questa idea, suggerendo una politica che lavrebbe resa davvero
maggioritaria. Caso pi recente quello della zuffa sullIraq: episodio del non ritrovamento
di armi di distruzione di massa usato a giustificazione dellattacco; qui inizia la polemica tra
amministrazione e intelligence chi ha truffato chi?-; lintelligence ha sbagliato, ha
dimostrato di essere a pezzi. I democratici hanno replicato che lintelligence ha sbagliato
perch gli stato suggerito di sbagliare caso di interazione competitiva).


II modello: non solo guardare dentro la scatola nera dello stato (confutando
la finzione della unitariet), ma anche mettere in discussione la finzione della razionalit.
Se si vogliono comprendere i processi decisionali, occorre studiarli come processi non
razionali; occorre anzi guardarne le patologie, che fanno si che gli attori non decidano
affatto come attori razionali ma sulla base di una serie di pregiudizi e interpretazioni
sbagliate della realt, le patologie dei pensieri di gruppo (spirale conformistica, per cui
tutte le informazione che contraddicono il quadro iniziale vengono scartate; v.
esagerazione della propria importanza) (es. studi sulle personalit dei leader Hitler e
Stalin- suggeriscono che parte delle decisioni politiche on va spiegata in termini di
razionalit ma di idiosincrasie o addirittura patologie; es. frattura tra Obama e McCain:
formazioni molto diverse: McCain aveva combattuto una guerra, e questa esperienza
aveva formato la sua visione del mondo nel bene e nel male v. rifiuto della tortura-;
Clinton e Obama non hanno esperienza della guerra, e questo segna un modo di guardare
il rapporto tra minacce e guerra che i qualche misura diverso senza parlare di
pacifismo-; es. articolo di fine anni 90 di Kissinger in cui si pone la domanda, continua
negli anni 90 e che spiega certe rigidit della decisione di Bush, sul perch la politica
estera Usa degli anni 90 sia stata cos discontinua. Linterpretazione di K. che a
differenza degli anni precedenti, il gruppo decisionale attuiale comprende generazioni
diverse con diverse esperienze della politica: Bush padre ha combattuto la I gm e vissuto
la guerra fredda, molti sono reduci della guerra fredda -molti hanno combattuto in
Vietnam-, e poi ci sono uomini pi giovani che non hanno vissuto esperienze di minaccia
allAmerica. Questa era una forzatura, ma con elementi interessanti; es. europeo il
cosiddetto antiamericanismo degli ultimi anni: lantiamericanismo di oggi diversissimo da
quello prima fascista poi comunista italiano. La differenza il fastidio verso larroganza
americana propria dellantiamericanismo di oggi, che nasce da unesperienza
completamente diversa: motivo della riconoscenza verso gli Usa, dovuta perch ci hanno
salvato da II gm e guerra fredda. Questa riconoscenza destinata ad invecchiare man
mano che si allontana lesperienza della guerra; destinata a non funzionare pi come
elemento di continuit nel rapporto transatlantico- v. perch ancora molto sentita dai
paesi dellex unione sovietica, pi recentemente aiutati dagli Usa-).

Finora abbiamo parlato di esperienze individuali dei singoli attori, ma possiamo


ampliare il discorso alle esperienze collettive: il gruppo di cui si fa parte tramanda e
impone la sua memoria, che in parte diventa nostra memoria e codice di interpretazione
del mondo.
V. uso di precedenti, spesso usati in modo ideologico perch ci si aspetta che
lopinione sia effettivamente modificabile (es. citazione della conferenza di Monaco da
parte della GB sullappeacement: si disse che se Saddam aveva preso il Qwait dopo
avrebbe preso LArabia Saudita; questa considerazione era ingenua, ed lappeacement fu
un modo di incoraggiare lattore aggressivo, non il contrario; es. precedente della sconfitta
in Vietnam: dal pdv americano non solo una sconfitta, ma una lezione determinante di
una guerra che si persa e che non si mai deciso di combattere era il prodotto di una
serie di decisioni incrementate-. Questa immagine negativa ah pesato in due momenti
cruciali del dopo guerra fredda: operazione in Somalia del 93, in cui mettono il loro
prestigio internazionale pur non essendo la Somalia un paese centrale v. show che si
fece dello sbarco-. Gli Usa persero 18 uomini in un giorno la mercato di Mogadiscio, e si
chiesero cosa fare: decisero di rimandare a casa immediatamente il proprio contingente,
anzich aumentarlo, proprio perch temettero la sindrome vietnamita. Laltro caso il
modo dellamministrazione Bush di gestire il dopoguerra in Iraq: gli Usa non aumentano il
contingente per ragioni ,oltre che tecniche ed economiche, che hanno a che fare col
precedente se aumento il contingente, come chiedevano i militari perch per loro era

impossibile controllare un territorio cos vasto, evoco lo spettro del Vietnam: ci vollero 5
anni prima di ampliarlo).
Seconda questione: sistemi politici diversi hanno politiche estere diverse? E in
particolare i regimi democratici fanno politiche estere peculiari? (domanda che avvicina la
riflessione delle relazioni internazionali a quella della scienza politica).

Possiamo innanzitutto dire quello che gi ci aspettiamo, e cio che cos come nella
conduzione delle politiche pubbliche in generale anche nella conduzione della politica
estera i regimi imprimono nelle decisioni che prendono i propri caratteri fondamentali.
Questo vale per tutti i tipi di regimi (anche non democratici,
v. differenza tra regimi autoritari e totalitari: i primi, caratterizzati dal fatto di
essere fondati sulla smobilitazione e non avere unideologia dominante, tendono a fare
politiche estere molto prudenti in quanto vi vedono un rischio di indebolimento; lopposto
vale per i sistemi totalitari, in condizione di mobilitazione permanente, che per di pi si
ancora in una grande ideologia comuni; questo fa si che anche la politica estera sia
militante.
V. sistemi democratici: si pone con maggior chiarezza il tema del rapporto
permanente tra determinanti interne e internazionali; v. contraccolpi elettorali.

Secondo passaggio largomento centrale del libro di Panebianco: analisi


comparata di casi diversi di democrazie, che fanno politiche estere diverse (es. passaggio
da parlamentarismo a presidenzialismo, v. caso storico del passaggio dalla IV alla V
repubblica in Francia, che matura nel pieno della crisi di politica estera data dalla guerra di
Algeria- la nuova amministrazione afferma il fallimento di quella precedente-; es.
cambiamento interno agli Usa prima e dopo la guerra fredda e prima e dopo l11 sett.: il
peso rispettivo di presidente e congresso cambia, nei momenti di crisi il presidente
aumenta il proprio potere; es. cambiamento del sistema dei partiti, dellorganizzazione
interna o la cultura dominante dei singoli partiti, cambiamento della coalizione di governo
che vince le elezioni). Queste sono cose intuitive, le vere questioni sono altre (si pongono
subito, nel momento in cui gli stati repubblicani si iniziano a diffondere a fine 700):
le democrazie sono pi o meno efficienti di altri attori nella conduzione delle
politiche estere? (v. Tocqueville).

Tocqueville aveva torto dicendo che le democrazie sono condannate a non


essere efficienti, perch condannate a scontare tutte le proprie debolezze, perch
dipendono dalla volubilit delle masse (segreto delle democrazie come loro elemento di
debolezza).

La storia dei 2 secoli successivi lo ha smentito: le democrazie si sono


dimostrate attori completamente efficaci (v. Fukuyama: la storia finita perch le
democrazie hanno fatto piazza pulita di tutte le alternative).

Tocqueville sbagliava anche per una questione pi profonda: le democrazie


non erano necessariamente volubili (perch legate alle masse), perch le masse non sono
affatto necessariamente volubili. Le sono molto di pi in paesi autoritari (dove quando si
vuole si pu cambiare lopinione delle masse; es. nessun partito comunista avrebbe potuto
fare un patto come il Molotov Ribbentropp, perch avrebbe perso tutti i voti; es. Libia
cambia sempre politica, passando da capofila di filo africanismo, leader arabo, capofila del
filo americanismo non occorre rendere conto allopinione pubblica, cosa che invece
costringe i governi a un grado di continuit molto maggiore).
le democrazie sono pi o meno pacifiche degli altri attori? (v. Kant).

Esiste su questo una aspettativa molto forte (normalmente si associa al


Trattato per la pace perpetua di Kant): che gli stati democratici siano di per se pacifici (la
ragione di Kant era che in una democrazie chi prende la decisione di fare la guerra, e cio

lopinione pubblica, dovr anche patirne le conseguenze questo costituisce un principio


di responsabilit).

Anche su questo possiamo fare alcune constatazioni, basate sui dati che ci
dicono come sono andate le guerre nel tempo. La prima, incontrovertibile, che non
vero che le democrazie come tali siano in assoluto pi pacifiche di altri regimi. Anzi, le
serie storiche ci dicono che le democrazie sono state tra i regimi politici pi bellicosi (al
vertice stanno GB e Usa).

Una seconda linea per difendere laspettativa kantiana suggerisce che se


vero che le democrazie sono state coinvolte in guerra, non le hanno mai cominciate, le
hanno dovute subire. Anche su questo le serie storiche dimostrano lopposto (propensione
spesso maggiore a cominciare la guerra; v. dottrina della guerra preventiva di Bush, che
sembra innovativa ma sempre tata parte della riflessione strategica nordamericana e
anche israeliana).

Lultima e pi forte difesa la riformulazione attuale del rapporto di Kant:


vero che le democrazie non sono pi pacifiche in assoluto, ma almeno non si fanno la
guerra tra di loro (teoria della pace democratica, o pace separata tra democrazie); sono
pi pacifiche non in assoluto, ma relativamente ai propri rapporti. Questa tesi non
condivisa da tutti, ma molto accreditata nella teoria delle relazioni internazionali, e
questo alla base del modo di fare politica estera di Usa e Europa (v. allargamento
dellalleanza atlantica alla Ue a condizione che i paesi dellEuropa orientale diventassero
democratici: era incentivarli a essere migliori ma anche allargare la sfera della pace
separata; portare democrazia e pace per loro la stessa cosa; questo sottinteso della
giustificazione alla guerra balcanica contro la Iugoslavia). La trasformazione pi
conseguente di questa teoria stata la dottrina Bush: il progetto di grande medi oriente
che venne portato al G8 poco dopo la guerra in Iraq era esplicitamente fondato sul
rapporto pace-democrazia.
9 mar. 09
Riflessioni conclusive sulla questione della pace democratica.

La teoria della pace democratica non afferma pi che le democrazie sarebbero pi


pacifiche in assoluto, ma che hanno una tendenza a non farsi la guerra tra loro. Questa
teoria ha un riscontro empirico forte (nellultimo secolo le democrazie si sono fatte
raramente la guerra tra loro), e dopo la guerra fredda ha avuto una forte traduzione in
termini di politiche (Ue e Usa hanno preso per buona questa teoria, usandola come
ragione fondamentale dellesportazione della democrazia, con e senza le armi: aumentare
il numero delle democrazie on solo per aiutare i paesi ma per aumentare lo spazio della
pace democratica).

una delle teorie pi forti nellambito delle relazioni internazionali, anche se pi


amata dalle correnti liberali e costruttiviste che da quelle realiste (vedremo le contro
spiegazioni realiste delle ragioni della pace democratica).
Il limite fondamentale di queste teorie che una regolarit storica, finch non viene
spiegata, poco significativa (si possono collegare due fatti senza che vi sia un vero
collegamento); perch possa diventare teoria occorre associargli un insieme di
spiegazioni.

Vi sono 2 categorie di ragioni:


Fattore di carattere culturale: la ragione per cui le democrazie non si fanno
guerra tra loro che al loro interno matura una consuetudine politica a regolare i conflitti

mediante procedure istituzionalizzate e non violente. Queste consuetudini valgono tra


democrazie (conflitti esterni risolti come i conflitti interni), e non con altri paesi.
Fattore istituzionale: altri teorici sostengono che la ragione forte della pace
democratica sia la natura istituzionale delle democrazie, e cio il fatto che prendere
decisioni (e in particolare quella estrema dsi ricorrere ala guerra) in democrazia pi
complicato, perch occorre passare tramite meccanismi istituzionali che rappresentano
altrettanti freni; inoltre alla fine di tali meccanismi istituzionali occorre affrontare lopinione
pubbliche, su cui pesano le conseguenze delle decisioni.
Questo un elemento importante, che per si sta indebolendo ultimamente per
2 ragioni principali:

il passaggio da eserciti di costrizione a eserciti di professionisti ha


enormemente indebolito il rapporto guerra-opinione pubblica (non un caso che tale
transizione sia cresciuta parallelamente al crescere di missioni militari allestero; v. Italia
Somalia 92-93: morte di militari di leva fu uno shock culturale, che ha contribuito molto ala
decisione successiva di chiudere la leva e professionalizzare lesperienza del rischio e
della morte).

Laltra ragione per cui i meccanismi istituzionali tendono a operare sempre


meno che funzionano tanto pi quanto pi la guerra venga riconosciuta (nominata o
dichiarata); tutti i paesi occidentali in questi anni si sono abituati al ricorso delluso della
forza presentandola sotto eufemismi, cosicch il controllo democratico istituzionale
indebolito (es. la campagna elettorale scorsa non ha parlato di guerra, sebbene tutti e 2 gli
schieramenti sapevano che lItalia sar coinvolta nella guerra in Afghanistan; es. caso
eclatante dellIraq negli ultimi anni, le compagnie private di sicurezza contractorsaumentano lopacit e linvisibilit della guerra, es. nel sito del dipartimento della difesa
degli Usa dallinizio della guerra viene aggiornato di ora in ora il bilancio delle perdite
americane, in cui per non sono inclusi i contractors).

Credibilit di questa regolarit: forte, ma ha comunque dei problemi:


Il campione di cui disponiamo troppo limitato: le democrazie sono un prodotto
recente e molto esclusivo.
Ci sono eccezioni, che sono piuttosto rilevanti: guerra tra Usa e Gb a inizio 800,
le guerra civile americana, la guerra tra le potenze dellintesa e la Germania guglielmina
nella I gm (era pi democratica dellimpero zarista!), caso della Finlandia nella II gm
(combatte insieme alla Germania, anche se per difendersi dai sovietici).
Problema sollevato dalla critica realista: ci sono altri modi di spiegare i rapporti
pacifici tra democrazie. il fatto che gli stati hce non si sono fatti la guerra sono alleati,
che non si fanno la guerra perch hanno un nemico comune.
Altro problema sollevato dalla critica realista (che anche i teorici della pace
democratica riconoscono): la teoria vale solo per le democrazie consolidate (v. guerra in
Iugoslavia, esplosa dopo che tutti i paesi della confederazione erano per la prima volta
andati a votare).
Lultimo problema, che on riguarda solo la teoria, che la teoria della pace
democratica paradossalmente muove da una nozione di guerra quasi archeologica: per
dire che le democrazie non si aggrediscono con la forza partono da unidea di guerra di
tipo ottocentesco ( vero che non si sono aggredite come nellottocento, ma si sono
aggredite in altri modi; es. stati democratici abbattuti dalla pi grande democrazia: leader
nazionalista iraniano nel 53 abbattuto dagli Usa, abbattimento di Allende in Chile 20 anni
dopo non sono casi di guerra, ma neanche relazioni pacifiche) occorre adattare la
nozione di guerra per poterla cogliere.
Posti questi limiti la teoria comunque quella di maggiore successo.

IL CONTESTO INTERNAZIONALE ATTUALE


Vediamo le peculiarit del nostro contesto internazionale, da non confondere con
quelle del contesto anarchico in generale. Innanzitutto, il nostro contesto istituzionale
eccezionalmente instabile: come possiamo spiegare questa instabilit? Quali fattori?
Premessa: cosa significa nostro contesto internazionale? Periodizzazione minima,
data di inizio del nostro contesto internazionale. una domanda non banale e non
astratta. Si possono dare 2 risposte:

il contesto internazionale sorto dopo il dramma internazionale dell11 settembre


2001.

Per quanto tagliato dall11 settembre, resta il contesto sorto nel passaggio dal
sistema bipolare a quello unipolare (triennio 89-91, dalla caduta del muro al collasso
dellUrss).

Vedremo che ci sono buone ragioni per sostenere la seconda risposta, tutte le
vicende di cui si parla nascono l. La discontinuit c nell11 settembre, ma non cos
radicale da segnare la fine di un contesto. A questa domanda non hanno risposto allo
stesso modo Europa e America, e questa una delle principali ragioni del dissenso:
LEuropa d la seconda risposta, perch su questo continente che la fine del
bipolarismo ha avuto enormi conseguenze.
Gli americani invece parlano di un contesto di dopo dopo-guerra fredda:
tendenza a considerare il dopo-guerra fredda come una breve parentesi (anni 90).
Lamministrazione Bush chiama il nuovo sistema internazionale il sistema della guerra
globale al terrore. Occorre vedere se lamministrazione Obama far propria questa
periodizzazione o meno (possiamo per ora dire che sembra che laccento sulla guerra al
terrore stia rapidamente declinando, anche degli ultimi 2 anni dellamministrazione Bush).
Perch diciamo che un contesto eccezionalmente instabile? Indichiamo i tratti pi
eclatanti di questa instabilit, sapendo che sono tratti che stanno diventando una
percezione comune ultimamente (v. crisi):

Negli ultimi 20 anni caduta continua delle capacit di previsione sul futuro: il nostro
contesto sta vivendo una crisi radicale di prevedibilit (non parallelo con contesto
anarchico).
Incapacit totale di prevedere gli eventi pi significativi negli ultimi 20 anni (v. i
due stessi eventi di inizio contesto, crisi gi mondiale del 97, crisi finanziaria attualmente in
corso); i principali attori e osservatori hanno dimostrato di non essere in grado di
prevedere. Ricaduta importante: diffusione di una cultura politica spicciola di insicurezza,
ma nel senso letterale (qualunque cosa pu avvenire in qualunque momento ovunque).
Seconda cosa che non siamo in grado di prevedere come saranno gli
allineamenti internazionali nel breve termine (tra 2-5 anni; es. cina e russia
collaboreranno? A quali condizioni?). Situazione opposta a quella del bipolarismo:
produceva un ordine ferreo, sebbene pessimo (aspettative su tutto); oggi assistiamo a un
continuo rivolgimento delle alleanze (es. fino a qualche anno fa si era convinti che in Asia
centrale vi fosse stata una transizione egemonica da Russia a Usa v. libro di Colombo- ,
mentre ora si appena conclusa la cacciata diplomatica degli Usa dalla regione, con
ritorno della Russia).
Anche su cose pi banali non abbiamo aspettative; Waltz (79) afferma che sono
insensati i criteri distintivi di grandi potenze e potenze meno importanti, perch in
qualunque contesto tutti sanno chi conta e chi no. Oggi non pi cos: sappiamo solo che
gli Usa sono lattore pi importante ma c confusione su chi venga dopo (es. fino agli anni

90 convinzione che gli Usa sarebbero stati sfidati da 2 attori, Ue e Giappone: la prima non
cresciuta dal pdv politico, il Giappone entrato in crisi; ultimamente si punta su Cina,
Russia, Brasile, India). non sappiamo chi saranno i protagonisti della politica
internazionale tra 10 anni; sappiamo solo che ci sono candidati, e ignoriamo se diverranno
o meno grandi potenze.
Non siamo in grado di stabilire quale sia, se c, la vicenda fondamentale alla
luce del quale tutti gli altri conflitti meritano di essere relativizzati, un tavolo pi importante
degli altri, o i tavoli. Questa era la forza esplicativa della nozione di guerra globale al
terrore: tentativo di trovare una nuova formula di semplificazione alla complessit globale;
la vicenda che ha preso il posto della guerra fredda (v. islamo-fascismo: scontro tra
Europa e paesi islamici che si pongono proprio come sostituto del fascismo; un sostituto
che dia chiarezza, o meglio bipolarit, al sistema internazionale). Quella nozione fallita
perch si rivelata non convincente e costosissima. Ci che ora si chiedono gli Usa e
Obama che, non potendo fare tutto, anche a causa della crisi, occorre individuare una
vicenda da mettere in cima alla propria agenda, su cui puntare le risorse, e dunque le altre
vicende da risparmiare (v. viaggio della Clinton in Russia come un capitolo del risparmio).

Altro elemento, ancora pi evidente del primo, la crisi generale del controllo. Il
controllo entra in una relazione di tensione permanente col carattere anarchico della vita
internazionale: non bisogna confondere anarchia e disordine, esistono vettori ordinativi.
Oggi essi sembrano essere quasi totalmente bloccati: abbiamo assistito a una crescente
difficolt di gestione delle crisi, non da parte di attori deboli o con bassa capacit
organizzativa, ma da parte di attori importanti (v. importanza della missione in Afghanistan,
il cui fallimento significherebbe non solo un fallimento della Nato, ma anche la conferma
del fatto che gli attori pi forti, anche quando operano insieme, non sono in grado di
ottenere dagli altri gli obiettivi che si prefiggono; si gioca il prestigio delle capacit
regolative dei paesi forti). Ne vediamo la profondit proprio in questi mesi (v. bilancio degli
otto anni di Bush, sia da parte degli europei che degli stessi americani: fallimento
dellunilateralismo, della pretesa americana di agire, slegato dai lacci, dagli obblighi del
sistema, come soggetto portatore di ordine -la proposta dellunilateralismo non risolve il
problema del fallimento del multilateralismo: entrambi falliscono- .manca un sacco di
roba dio porcoooo. v. crisi finanziaria, impotenza di ogni attore sovranazionale di
gestire ci che sta accadendo).

Il contesto internazionale attuale sta vivendo anche una crisi costante, e crescente,
di legittimit. Viviamo qualcosa di simile a un conflitto istituzionale, cio che ruota intorno
alla domanda fondamentale di quali debbano essere i principi costitutivi dellordine
internazionale. Infatti la comunit internazionale si spacca regolarmente in occasione di
ogni crisi (ovvero dei momenti rivelatori del grado di coesione di un sistema): rivela che gli
attori, anche i principali, non concordano sui principi fondamentali della convivenza
internazionale (v. 99 guerra in Kosovo: Usa e Europa decidono di combattere malgrado
lassenza di una risoluzione dellOnu perch Cina e Urss si oppongono-; altra rottura nel
2003 interna allEuropa). La spaccatura continua si riproduce continuamente (v. esempi
degli ultimi mesi: guerra tra Russia e Georgia, che a sua volta rimanda alla spaccatura sul
riconoscimento del Kosovo Russia: lOssezia sta alla Georgia come il Kosovo sta ala
Iugoslavia-; rottura di fronte alla guerra in Palestina; incriminazione del presidente
sudanese). Questa NON una conseguenza inevitabile di un contesto anarchico!
Perch il nostro un contesto particolarmente disordinato? Ci sono vari modi di
spiegare questa instabilit, ovvero diverse correnti di instabilit, dati dal fatto che tale
instabilit ha profonde ed eterogenee radici storiche. Vi sono 3 principali correnti storiche:

Fine della guerra fredda il nostro contesto di dopo guerra fredda: questo ci
ricorda che, tra le altre cose, un contesto di dopoguerra. Si trova inevitabilmente a fare i

conti con le questioni tipiche di tutti i dopoguerra. Vi ritroviamo alcune caratteristiche che
sono le questioni fondamentali di ogni dopoguerra, di ogni grande dopoguerra (il dopoguerra fredda un grande dopoguerra perch la posta in gioco era legemonia su tutto il
continente occidentale; gli altri grandi dopoguerra sono il 1815 dopo le guerre
napoleoniche-, il 1919 dopo la I gm- e il 1945 dopo la II gm-). Vediamo le caratteristiche
comuni:
Questione di come trattare il nemico sconfitto. Ha visto soluzioni molto diverse
(era un argomento esplicito e centrale nel dibattito della fine degli anni 90). Vediamo quali
sono state le risposte nei casi precedenti di dopoguerra:

1815: cooptare nel pi breve tempo possibile la Francia nel concerto delle
potenze europee (gi nel 1818 la Francia era reinserita), non per questioni umanitarie ma
per un calcolo di realismo politico (il contributo francese era visto come fondamentale alla
ricostruzione dellequilibrio in Europa).

1919: soluzione opposta: la Germania sconfitta fu sottoposta ad un regime


durissimo di riparazione, costretta a quella che venne definita una pace cartaginese, e
che gi allora fu indicata (v. Keynes) come distruttiva di una successiva pace.

1945: risposta mista: punizione della Germania (divisione, la pi pesante


delle punizioni) ma cooptazione delle 2 parti nei rispettivi sistemi di alleanza.

1989?
10 mar. 09
La seconda grande questione che si pone sempre in occasione dei grandi
dopoguerra come trattare gli alleati del nemico, del capofila della coalizione che ha
perso. Non ci dilunghiamo perch nel dopoguerra di oggi ha ricevuto la risposta pi
convincente: politica dellallargamento Ue e dellalleanza atlantica, di cooptazione di tali
paesi nelle due coalizioni vincitrici. Non era una soluzione scontata allinizio degli anni 90
(grande dibattito), i paesi Ue esitano prima di imbarcarsi nella politica di allargamento.
Questo venne deciso nel 94 e inizialmente ai paesi dellEuropa centrale si offr una
soluzione ibrida: accoglimento nellalleanza atlantica, ma non alle condizioni di tutti gli altri
(non erano coperti dallart. 5: attacco a uno intesto come attacco a tutti). La decisione di
allargare fu presa in buona parte per conseguenza dellondata di instabilit che si diffuse
(in forma di guerra nei Balcani, in altri forme nel resto dellEuropa dellest), e malgrado
questi paesi non avessero nulla da aggiungere al potenziale militare dellalleanza. Poi alla
fine degli anni 90 lalleanza da cauta che era stata decide di includere tutti. una
decisione costosa (dal pdv sia politico che economico) ma si rivelata efficace.
Terza questione, oggi particolarmente problematica, come rilanciare lalleanza
vittoriosa. I precedenti storici non lascavano presagire nulla di buono per lalleanza
atlantica: i tentativi di rilancio dellalleanza vittoriosa, con sua trasformazione da alleanza
di guerra a coalizione per mantenimento della pace, fallirono:

es. istituzione della doppia alleanza da un lato la Santa dallaltro la


Quadruplice, 2 alleanze che avrebbero dovuto garantire lordine della Restaurazione, ma
che entrano in crisi con i moti del 20-21 e saltano definitivamente nel 30;

anche dopo la I gm c il tentativo di tenere in piedi in una forma istituzionale


pi sofisticata lalleanza vincitrice, ma dal nucleo direttivo si sfilano immediatamente gli
Usa, restano Francia e Gb che riescon a rinnovare lalleanza vittoriosa rendentdola di
garanzia, ma non funziona per debolezza dei 2 paesi appena usciti dalla guerra e
soprattutto per la mancanza di accordo (in particolare sul trattamento del nemico sconfitto:
Francia vuole punire gravemente la Germania);

dopo la II gm le cose vanno ancora peggio: lalleanza di guerra si deve


trasformare in custodia armata della pace; vengono varati vari nomi significativi (v. four

policemen); lONU nasce con questo tentativo, che fallisce sul nascere: la coalizione
vittoriosa si sfascia negli ultimi mesi della guerra, definitivamente nei mesi successivi.

Dopo la guerra fredda, aspettativa diffusa era quella della crisi progressiva
della nato per mancanza di un nemico comune. La storia dellalleanza atlantica dall89 a
oggi la storia del tentativo continuo di rilanciarsi: la Nato si diede a met anni 70 un
concetto strategico (interpretazione del proprio ruolo nel contesto internazionale) che resta
intatto fino al 89 (non si pone pi le domande fondamentali); da allora cerca un nuovo
concetto strategico, che si d nel 91; il nuovo viene dato nel 99 (sente il bisogno di
rispondere nuovamente, sente chiaramente linadeguatezza delle risposte date nel 91).
Oggi si pone nuovamente quelle domande (quale deve essere la nuova missione? Prima
era il contenimento dellUrss, oggi possibile trovare un sostituto, e quale?). Al nocciolo di
tutti i tentativi di rilancio c la questione fondamentale di tutti i tentativi precedenti: qual il
mio ruolo nella pace? Lalleanza atlantica dopo l11 settembre ha cercato di ritagliarsi un
ruolo nella lotta globale al terrore (senza alternativa, dato che aveva guida americana), e
per questo si buttata in Afghanistan (ci che rischia di trasformarla in una missione
infinita il fatto che lalleanza atlantica ha esplicitamente detto che quella in Afghanistan
la prova finale, per dimostrare se ha ancora un ruolo e quale ruolo ha. Laggravamento
della guerra in Afghanistan fa si che lalleanza, con quella dichiarazione, vi ci sia
intrappolata: non pu andarsene senza avere ottenuto almeno formalmente qualche
obiettivo, altrimenti perderebbe credibilit davanti ai propri membri).
la grande questione dei dopoguerra unaltra, stata posta tardi e fore per
questo risultata sorprendente. quali regole dare al nuovo ordine internaizonale e se e
come rendere compatibili le nove regole con quelle esistenti.

1815, congresso di Vienna: se vogliamo avere una buona pace dobbiamo


fare nuove regole. Nel congresso di Vienna c un elemento che somiglia al riordino della
vita internazionale oggi: tende ad emergere unidea molto estensiva dellordine
internazionale, che si prende cura anche dellordine interno dei singoli paesi (la
Rivoluzione frnacese insegna che lirruzione di uno stato rivoluzionario costituisce un
problema per quelo stato ma anche per il resto dell0ordine internazionale) occorre rendere
permeabile lordine interno degli altri paesi (infatti viene introdotto un diritto di intervento).

89: lurgenza di dare nuove norme si posta fin dallinizio, ma stato uno
degli elementi centrali dellamministrazione Bush, e degli intellettuali che vi hanno ruotato
intorno (momento di rifare la costituzione della vita internazionale, perch abbiamo appena
vinto! Dobbiamo approfittarne per ricostruire in meglio tale ordine). Elementi centrali di tale
nuova costituzione (che restano anche dopo Bush):

Intervento: non pi nei termini del congresso di Vienna, ma comunque si


parla di diritto di ingerenza umanitaria (ha in comune lidea che ordine interno e
internazionale sono compenetrati).

Proposta esplicita di sostituire l principio di eguaglianza tra stati con


principio di supremazia esplicita delle democrazie (Ordine democratico non nel senso
che tutti son ugual, ma che i democratici hanno pi diritto). Questa proposta, portata avanti
da unamministrazione che sa parlare (v. Obama, anzich Bush), costituisce una sfida
forte: la superiorit delle democrazie unidea diffusa nelle teorie euroamericane (v.
Habermas, che non certo di destra).

Decolonizzazione Innanzitutto, cos stata la rivolta contro loccidente? (v. libro a


cura di Bull e Watson: Lespansione della societ internazionale). La rivolta viene scandita
in 4 fasi della contestazione, significative anche per le diverse conseguenze, eredit, che
lasciano sul nostro contesto e sullordine attuale:

Contestazione della subordinazione razziale: la societ internazionale si


espande ad attori non occidentali ma ancora fortemente discriminante: la prima volta che
si pone questo tema la redazione dello statuto della societ delle nazioni: si chiede che

venga inserito il principio delluguaglianza razziale, da parte del Giappone. Questa


richiesta non viene accolta (lo sar negli anni successivi).

Contestazione della subordinazione politica dei paesi non occidentali agli


occidentali: ecco perch la decolonizzazione solo un pezzo, quello formale, di quella
rivolta (si d alla propria indipendenza la forma di stato).

Contestazione della subordinazione economica: grande disincanto della


globalizzazione, constatazione che avviene gi negli anni 60 che la rottura del legame
formale non sufficiente, e che la subordinazione sostanziale sopravvissuta. Ci son vari
movimenti di promozione di un nuovo ordine internazionale.

Contestazione della subordinazione culturale (in atto): processo di


riappropriazione non solo del controllo politico del propri territorio, ma anche
riappropriazione della propria identit come identit almeno in parte separata
(contestazione della universalit del patrimonio culturale occidentale). Questo il vero
contenuto di ci che Huntigton ha rinominato come conflitto di civilt, che non astorico
ma una resa dei conti sulleredit di 3-4 secoli di rapporti tra occidente e mondo.
Quali sono le conseguenze attuali di tutto questo:

Quella che legittima le posizioni di molti paesi non occidentali nei confronti
del diritto di ingerenza: contestazione crescente di quella che viene percepita come la
pretesa occidentale alluniversalit.

Rivendicazione di eguaglianza di diritti politici ,economici, strategici (v.


Ahmadinejad per legittimare la propria corsa al nucleare: se gli altri si perch io no?
Perch loccidente vuole avere il diritto di dire chi si e chi no?).

Contestazione delle eredit politiche e istituzionali delloccidente: idea che le


eredit che venivano accettate (es. statualit come soglia di accesso: da un lato mi libero
dal dominio occidentale, dallaltro accetto il pi occidentale dei criteri idi inclusione; v.
radicalismo islamico rifiuta lida di stato come tale, perch divide ci che dovrebbe essere
unito).

Diffusione di forme di eccezionalismo culturale e istituzionale: lidea che si va


diffondendo, in modo discontinuo ma periodicamente sollevato, che ciascuna regione
debba stringersi attorno a principi propri, criteri organizzativi propri (es. polemica sui valori
asiatici contrapposti ai diritti umani, o meglio alla loro interpretazione occidentale).
Qualora dovesse procedere, questo potrebbe comportare il rischio della formazione di
blocchi contrapposti coesi, e dunque della formazione di qualche forma di eccezionalismo
culturale.

Indebolimento dei tratti essenziali del modello wesfaliano dellordine internazionale


dello stato come attore centrale, di tutte le categorie legate allo stato (idea di confine, di
sovranit, di non ingerenza). Occorre non fare confusione tra crisi dellordine westfaliano e
2 diversi ordini di fattori: una crisi di instaurazione e consolidamento del modello, e una
crisi di logoramento.
La prima fa riferimento a situazioni in cui il modello westfaliano si appena
instaurato (paesi non occidentali): negli ultimi 15 anni abbiamo visto proliferazione di
failing states (stati al collasso, o definitivamente falliti), che non ha risparmiato la stessa
Europa (anni 90 decennio in cui il collasso della statalit ha investito pezzi importanti quali
Balcani, Albania importante per lItalia, che se la presa a carico quando era su punto
del collasso, come i paesi occidentali si sono presi a carico Bosnia erzegovina,
Macedonia; corno dAfrica appare fuori controllo, la Somalia ha avuto un tentativo di
stabilizzazione negli anni 90 che fallito, il Congo ha subito quella che stata definita la
prima guerra mondiale dellAfrica, collasso dello stato Ruandese, guerra civile in Algeria,
collasso cronico dellAfghanistan, rapporto tra Afghanistan e Pakistan che avrebbe
dovuto essere il baluardo della stabilizzazione dellAfghanistan, e che invece sta
collassando a sua volta-, stato colombiano e messicano narcotraffico-). A questo si

associa un altro elemento, ovvero la proliferazione di ibridi istituzionali: soggetti che


dispongono gi di prerogative tipiche della sovranit, ma senza essere sovrani a pieno
titolo (es. Kurdistan iraqueno, che gode di prerogative sovrane tra cui la pi tipica
controllo del territorio appannaggio delle milizie kurde-; Kosovo, oggi sovrano sebbene
riconosciuto da pochissimi stati, ma per diversi anni stata una creatura giuridica
anomala; autorit nazionale palestinese non pi OLP, ha pezzi di sovranit, anche se
molto pochi-): fuori dalleuropa il consolidamento dellordine westfaliano in fase critica.
Ci sono poi tratti crescenti di logoramento del tessuto westfaliano anche dove
questo consolidato (dove esistono stati o sistemi interstatali di lungo periodo). Questo
processo di indebolimento visto in diversi elementi:

Apparente diminuzione della capacit di controllo degli stati su alcune delle


relazioni pi significative che avvengono nel contesto internazionale (es. totale frattura tra
spazio delle interazioni finanziarie e spazio degli stati con le loro capacit di controllo.

A questo si collega una diminuzione del grado di legittimit del singolo stato
e degli stati insieme (es. possibilit dello stato di chiedere ai propri cittadini sacrifici
qualunque tipo: prima chiedevano il sacrificio della vita, oggi niente di simile a quella
disponibilit; diffondersi di quelle che vengono definite forme di governance multilivello
idea di attori a diversi livelli che gestiscono relazioni comuni-; evoluzione del diritto
internazionale negli ultimi anni con una serie di correzioni al principio di sovranit e di non
ingerenza -come lidea stessa che un capo di stato possa essere sottoposto a forme di
giustizia penale internazionale, v. Milosevich, Pinochet, Bashir-). Lindebolimento c, ed
fuori discussione.
Siamo partiti dal riconoscimento del contesto attuale come instabile, e abbiamo visto le
ragioni storiche di questa instabilit ( un contesto che si trova a farsi carico di troppe
questioni aperte). Vediamo ora le ragioni strutturali di instabilit, guardando 3 dei criteri
fino ad ora impiegati in astratto: la distribuzione del potere, la riconfigurazione geopolitica
del contesto attuale, la riconfigurazione culturale ideologica. Stesso elemento che tende a
destabilizzare il sistema internazionale attuale, quale che sia il criterio che guardiamo:
tensione tra spinte allunificazione (riassunte nella retorica dellunipolarismo) e spinte alla
diversificazione, su tutti e 3 i terreni. Queste spinte coesistenti sono una delle ragioni
continue dellinstabilit del contesto attuale.

11 mar 09
Ragioni strutturali di instabilit. Cominciamo dal criterio principale: quello della
distribuzione del potere. Come distribuito il potere, o che struttura ha la distribuzione del
potere del sistema attuale. Conosciamo tre forme tipiche da questo punto di vista (sistemi
multipolari, bipolari, unipolari). Parlando del nostro contesto spesso si parla di contesto
post-bipolare: sappiamo qualera la struttura del sistema precedente (la fine del sistema
bipolare pu avere 2 esiti diversi: chiudere un periodo di eccezione storica, ritorno alla
normalit del multipolarismo, v. articolo ritorno al futuro di Mershaimer; laltro possibile
esito una sorta di unipolarismo ottenuto per sottrazione: uno dei 2 poli di potenza
scompare x di pi attraverso unimplosione- e il sistema finisce per essere dominato
dallunica potenza rimasta). Questi 2 esiti sono la centro dei dibattiti da 20 anni a oggi:
alcuni sostengono che il sistema sia destinato a tornare a una configurazione multipolare,
altri sul fatto che il sistema fosse unipolare (soprattutto americani). Il dibattito
continuamente inquinato anche da preferenze politiche (diversi americani hanno sostenuto

che la struttura del sistema fosse unipolare, ed stato ribadito da tutte le amministrazioni
Usa, anche se con diversi linguaggi in modo particolarmente ruvido da Bush, ma in modo
diverso anche da Obama-).
Quali sono le ragioni pi forti per sostenere che il sistema internazionale attuale sia
unipolare? Egemonico (per alcuni imperiale), il cui ordine non deriva dallequilibrio ma
dalla capacit egemonica del pi forte (v. impatto ideologico sullamministrazione Usa:
Clinton parlava dellAmerica come di una nazione necessaria, non nel senso che
legemonia debba essere esercitata in modo unilaterale diverso da unipolare:
unilateralismo un modo di gestione del proprio potere, da soli anzich in
collaborazione con altri: qui la grande differenza tra le diverse amministrazioni, in
particolare tra quella Bush e Obama).
La sicurezza un bene rivolto al futuro, dunque quando parliamo di tipi di sistemi non
guardiamo solo a come oggi ma soprattutto a come possiamo immaginare il sistema
internazionale da qui ai prossimi 10-15 anni. Per questo importante questo dibattito:
perch le decisioni politiche di oggi vengono fatte in base allinterpretazione che si ha
di come sar il sistema in futuro.

Argomenti a favore del sistema unipolare:


Elemento che riconduce al modo di parlare di potere delle teorie sistemiche
delle relazioni internazionali: potere come possesso di risorse di potere, in quantit
maggiore rispetto agli altri (non nel senso di influenza, capacit di ottenere dagli altri quello
che si vuole). Laffermazione dei sostenitori dellunipolarismo che sebbene la gerarchia
del potere non mai identica su tutte le dimensioni, ma gli Usa sono gli unici ad avere
potenziali elevati su tutte le dimensioni delle relazioni internazionali (v. dimensioni
economica: Ue, Cina, ma non sono grandi potenze politiche e militari; Russia grande
potenza militare ma non economica; Ue grande potenza civile valori e cultura- ma non
militare).
Argomento considerato desueto fino a qualche anno fa; gli Usa non sono solo
lunico attore che dispone di potenziali elevati di tutti i tipi; tra questi, gli Usa posseggono
una superiorit senza precedenti sul versante militare. Anche se essa (come ha
dimostrato lIraq) non permette di fare tutto, permette di fare cose che con tutte le altre
risorse non si possono fare: in particolare si pu minacciare periodicamente di alzare il
livello della competizione (es. 98 con Iugoslavia, oggi con lIran: gli altri cercano di
strappare concessioni economiche). Questo costituisce una eccezionalit americana (v.
cifre prima: il divario tra Usa e altri dopo la guerra fredda aumentato in modo
esponenziale: prima avevano superiorit notevole su terreno nucleare ma non
convenzionale, ora abissale su terreno convenzionale; il divario tecnologico attuale tra
forze armate e europee tale che fanno sempre pi fatica a operare insieme sul campo di
battaglia, questo suggerisce a Usa proposta di chiara divisione del lavoro: Usa fase
tecnologica, Europa occupazione del territorio, v. Kosovo). Nella superiorit militare usa
c un elemento essenziale: sono gli unici con capacit di proiettare la propria potenza
militare su terreno globale (Russia fa giochi di illusionismo ultimamente mandando navi
davanti allAmerica Latina, ma solo Usa in grado effettivamente di proiettare la propria
potenza militare su tutto il resto del mondo.
Terza ragione a favore dellipotesi unipolare che perch ci possa essere
multipolarismo non basta volerlo, ma necessario che emergano grandi potenze in grado
di porsi su in piede di parit o quasi con gli Usa (o che possano farlo coalizzandosi tra di
loro). Finora di grandi potenze di questa natura non c traccia; i candidati allinizio degli
anni 90 non erano allaltezza (Giappone e Ue), oggi sono altre ma non sappiamo come
usciranno dalla crisi economica in atto (Ue, Cina, Russia); la domanda pi inquietante non
come uscir lAmerica ma come usciranno tutti gli altri!

Ultima e non trascurabile ragione sul livello dellattore (non sistemico) ed il


fatto che la politica stessa degli Usa appare dichiaratamente diretta a preservare il
momento unipolare. un obiettivo che si data a inizio anni 90 e che resta anche oggi.
Significa anche fermare sul nascere le potenze potenziali. La modifica al sistema dovr
passare sopra alle resistenze degli Usa (resistenze forti di un paese forte).

Argomenti a favore dellipotesi multipolare. 2 categorie di ragioni:


Il sistema attuale ha gi tracce significative di multipolarismo (ci sono tratti
anche di unipolarismo, ma questi sono pi significativi). Quali sono i segni di questo:

Non ha senso, dal pdv teorico, porsi la domanda di quale sia la struttura di
potere del sistema al singolare: ci sono tante strutture di potere quante sono le dimensioni
rilevanti nel sistema internazionale (es. il sistema pu essere unipolare sul piano militare,
bipolare sul piano culturale, multipolare su piano economico).

Non solo il sistema non pi compiutamente unipolare in tutte le dimensioni


diverse da quella militare, ma in tutte le altre dimensioni la distribuzione del potere sta
andando a svantaggio degli Usa (avevano pi risorse economiche 20 anni fa che oggi, ci
sono pi competitori e la distanza si va accorciando altra faccia dellangoscia americana
sulla crisi: come sar la distribuzione del potere economico finale? NB il timore sia di
attori troppo forti che di attori troppo deboli, v. inizio 900-).

Non bisogna farsi ingannare dal fatto che la redistribuzione sul terreno non
ancora avvenuta, perch nella storia delle relazioni internazionali lultima che avviene (v.
timore Usa della Cina: da grande potenza economica, se continua cos, diventer anche
grande potenza militare; il precedente storico pi vicino proprio quello Usa: erano
cresciuti dal pdv economico cercando di isolarsi dal contesto politico globale, cercando di
avere una politica estera prudente, e nel momento in cui sono diventati una politica estera
mondiale hanno avuto un ritardo economico e infatti sono usciti dalla Societ delle
Nazioni, infine hanno ceduto e il loro strapotere economico diventato strapotere militare,
perch hanno capito che lo strapotere militare unassicurazione sulla vita; v. importanza
per la Cina di difendere da s le proprie rotte commerciali, perch comprende che da
questo momento in poi lo sviluppo economico senza garanzia militare rischia di diventare
vulnerabile).

Ultima ragione che la crescita di potenziali competitori venga rafforzata e


legittimata da ci che avviene su piano culturale: tendenza alla de occidentalizzazione,
riscoperta di patrimoni culturali separati, tendenza che tende a dare senso allemergere di
un sistema multipolare e non pi centrato su una grande potenza di ascendenza europea
quali gli Usa).
Altri studiosi sostengono che lattuale contesto effettivamente unipolare, ma
strutturalmente instabile e provvisorio (non viviamo in un vero e proprio sistema unipolare
ma in una parentesi multipolare, una fase di transizione verso il multipolarismo tramite
una sorta di transizione unipolare). Questo il gruppo di argomenti pi interessante e pi
forte oggi. perch questo contesto strutturalmente incapace di riprodursi? Per diverse
ragioni, che si intersecano:

Il sistema internazionale unipolare un sistema internazionale caratterizzato


strutturalmente da un altissimo grado di indeterminatezza (contrario della situazione
immediatamente bipolare, e ragione per cui Waltz ha orrore verso il sistema unipolare)
perch difficile individuare la vicenda e gli attori pi importanti. Il paese pi forte, che si
trova ad essere anche il custode della struttura, posto continuamente di fronte allo
stesso problema: qual la mia missione? C una missione prioritaria? C un modo che
mi consente di gestire la complessit del sistema, di sfuggire allincapacit di controllo (v.
ieri). Lalto grado di indeterminatezza si riflesso in un carattere macroscopico della
politica estera americana: tendenza ad oscillare sulle questioni fondamentali (es. Russia,
Cina: competitor fondamentale, Europa: Bush padre lascia allEuropa la questione della

guerra Iugoslava, mentre Clinton decide di impegnarsi a fondo in Europa gestendo tutte le
fasi della guerra iugoslava, Bush figlio dichiara che questa fase finita, Obama promette
lopposto e lEuropa torna centrale) il paese pi forte si trova a poter fare continuamente
scelte diverse, come se non subisse limitazioni strutturali, e questo un problema per tutti
gli altri attori perch non si possono avere aspettative significative ( un sistema che lascia
spazio per una infinit di attori).

Sistema condannato a mettere in trappola il paese pi forte, nello stesso


modo in cui prima o poi sono cadute in trappola tutte le grandi potenze del passato: tutte le
egemonie del passato sono crollate quando hanno rotto lequilibrio aureo tra impegno e
risorse, hanno impiegato per imporsi pi risorse di quanto potessero permettersi (es. GB).
Il sistema unipolare, a differenza di quelli del passato, non d la pi forte la possibilit di
sfuggire a quella trappola: lattore pi forte non pu dividersi i compiti con gli altri paesi (es.
GB il genio della diplomazia britannica scoprire i proprio declino e cedere
progressivamente posizioni a qualcuno dei competitori che ritiene meno pericoloso e ai
propri alleati, ma in quel contesto cerano alleati forti! Cera la possibilit di trovare
qualcuno che riempisse i vuoti della sua egemonia. Oggi non c questa possibilit). Gli
Usa, anche quando hanno cercato di distribuire il proprio potere con altri, non hanno
trovato partner significativi (es. lezione della guerra iugoslava: a inizio anni 90 avevano
deciso di non dissanguarsi e di lasciare autonomia agli alleati europei che erano forti, ma
cos andata cos fuori controllo da mettere a rischio la sopravvivenza della nato, e cos li
hanno costretti a re intervenire). Lidea di Bush in Iraq era convincere gli altri in un altro
modo: vincere, e dunque mostrare agli altri che era dovuto dare il proprio contributo. Il
fallimento dellIraq ha dato ulteriormente forza a questo argomento della trappola.

La condizione unipolare destinata strutturalmente a produrre una crisi


cronica di legittimit. Nel sistema unipolare il paese pi forte i troverebbe sovraesposto
anche sul terreno della legittimit (v. articolo di Waltz dopo la caduta del muro: proprio
perch siamo cos pi forti degli altri siamo destinati a essere guardati con sospetto dagli
altri paesi), e questo aggrava la crisi di solvibilit dellunipolarismo ( pi difficile cogestire i
costi delleconomia con gli altri nel momento in cui la nostra egemonia non appare pi
benigna). Questa la seconda lezione tratta dallavventura iraqena: la percezione
americana da parte del mondo cambiata (negli anni 90 avevano attrattiva culturale e
ideologica senza precedenti, mentre oggi non pi cos). Obama un rilancio clamoroso
dellimmagine egli Usa, per contrasto con Bush (Obama da solo una risorsa culturale, un
portatore di soft power per Clinton)

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