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La Paura nellIlluminazione e nello Zen

di the Wanderling

http://www.angelfire.com/electronic/awakening101/zen-fear.html
(Trad. di Aliberth Meng)

Aldil delle cose del mondo accademico, religioso e filosofico, tre test clinici
determinano comunemente la morte cerebrale e quindi, di conseguenza, la morte:

Il primo, un normale elettroencefalogramma, o EEG, che misura le onde


cerebrali. Un EEG piatto denota il non-funzionamento della corteccia cerebrale - il
guscio esterno del cervello.

Secondo, alcuni ascoltatori hanno evocato come esempio potenziali clic suscitati
dalle orecchie misurano la funzionalit del tronco del cervello. Lassenza di tali
potenziali indica la non-funzione del tronco cerebrale.

Terzo, la documentazione della mancanza del flusso sanguigno al cervello un


marcatore per una generalizzata mancanza della funzione cerebrale.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------"Cera una volta un saggio di nome Niu T'ou-Fa-Yung (Gozu Hoyu, Niutou
Farong Fa-jung) (594-657), che viveva in un tempio solitario su unalta montagna. Un
giorno, venne a fargli visita un monaco errante, T'ao Hsin, il quarto Patriarca Cinese
del Lignaggio Ch'an. Successe che mentre i due stavano parlando, un leone selvatico
che si trovava l vicino, rugg e T'ao Hisn, che era pienamente Illuminato, sobbalz. FaYung allora disse: "Vedo che ancora con te..." riferendosi ovviamente alla sua
istintiva "passione" di paura. Poco dopo, in un momento in cui non era osservato, T'ao
Hsin tracci il carattere Cinese di Buddha sulla roccia su cui Fa-Yung usava
abitualmente sedersi. Quando il saggio fece di nuovo per sedersi, egli vide il sacro
Nome ed esit a mettersi seduto. Ed allora T'ao Hsin disse: "Anchio vedo che ancora
con te!"
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il "caso pubblico" (koan) di cui sopra, una delle mie storie Zen preferite, tant'
che esso ha una rilevanza enorme nel mio documento sullIlluminazione nellera
moderna, Dark luminosity. Vi sono qui due persone, un Patriarca Zen pienamente
Illuminato, e l'altra, una persona profondamente spirituale e gi arrivata al Risveglio,
eppure entrambi, non diversamente da tutti noi, persone laiche pur se similmente
dedite alla ricerca, hanno "quella cosa (cio, la paura) ancora con loro!".
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il CHING-TE CH'UAN TENG-LU
Il caso presentato qui sopra stato estratto da un certo numero di fonti di quel
tempo, spesso ripetute che in qualche modo derivano dalla fonte originaria, il Chingte Ch'uan Teng-lu, che stato compilato durante lEra Ching-te , ed considerato il
testo pi antico e pi influente del Teng-lu ("La Trasmissione della lampada").
Assemblato da Tao-Yuan, del lignaggio di Fa Yen Wen I (885-958), il testo fu presentato

allimperatore Chen-Tsung della dinastia Sung del Nord nel 1004, e pubblicato sotto il
suo patronato imperiale nel 1011. Composto di trenta fascicoli, narra
cronologicamente la vita e gli insegnamenti delle principali figure associate con il
Buddismo Ch'an, dai leggendari Buddha e gli antichi Patriarchi agli eredi del lignaggio
Fa-yen nel X secolo - , 52 generazioni e 1701 persone. Esso consiste di 1700 "casi
pubblici", che vennero chiamati kung-an, o Koan, ognuno contenenti i dialoghi Ch'an
tra i maestri e alcuni loro discepoli. La fonte primaria per quasi tutti gli autenticati
"pubblici casi" che sono giunti fino a noi, come quelli trovati nella Raccolta della
Roccia Blu e nel Mumonkan, proprio il Ching-te Ch'uan Teng-lu. Vedi fonte nella
nota (1)
Niu T'ou-Fa-Yung era un Maestro Ch'an che visse nella prima parte del 7 secolo
(594-657). Dopo aver fatto notevoli studi sul Confucianesimo e sulla Storia Cinese,
abbracci il Buddismo. In seguito, egli and a vivere unesistenza come eremita in una
grotta sul Monte Niu-T'ou. Qui trascorreva le sue giornate nel tradizionale modo
Buddista e svilupp una tale condizione di compassione e santit che si dice che gli
uccelli venissero a mettere fiori ed altre cose nelle sue labbra quando egli era seduto a
pregare o meditare. Dopo aver sentito T'ao Hsin dire, "Vedo che ancora con te!" FaYung divenne pienamente illuminato. Egli sarebbe morto e sparito via in tutta la sua
santit, rimanendo ignoto nelle stori e cronache Zen, se il Quarto Patriarca non avesse
avuto la chance di andare a fargli visita. (2)
Fatta eccezione per il raro esempio sopra citato, la paura, il cui significato tradotto
con il termine Buddista del sanscrito klesha, non viene molto raffigurata nella
letteratura classica Zen, sulla strada per l'illuminazione, e di certo, non come tema
principale. Il fatto che non ne sono sicuro, credo che sia perch nella maggior parte
delle situazioni storiche che sono giunte fino a noi, i monaci coinvolti erano
direttamente sotto l'egida del Maestro che poteva trattare con la paura come
inspiegabile. Contemporaneamente, poich la paura non proveniva dalleterno o dalla
storia gi fino alle masse, la maggior parte delle persone nel mondo moderno che
oggigiorno promulgano o ricercano il sentiero dellIlluminazione, probabilmente non
considerano la paura come un fattore. Tuttavia, per me, esso una garanzia diretta
alla sua stessa autenticit. Perch? A causa della mia esperienza personale. Qui sotto
c una mia citazione da un'intervista di alcuni anni fa, che io uso prevalentemente nei
miei corsi di Dharma:
"Sotto i suoi auspici, quando ero un giovane ragazzo ancora al liceo, io fui assistito e
guidato nella partica del Samadhi e, infine, nel Samadhi Profondo. C un punto in cui
uno giunge l dove non era mai arrivato. Poco prima di quel punto c una delle pi
spaventose esperienze che si possano mai immaginare. Io non volevo lasciarmi andare
perch avevo paura di "non essere in grado di tornare". Ripensandoci, mi ricordo della
paura di ci che mi poteva accadere se "qualcuno avesse preso il mio corpo" per
esempio ... pensando forse che io ero "morto". E' come se tu fossi effettivamente
morto".
La citazione si riferisce ai miei primi tentativi di studio-e-pratica sotto il mio
mentore-maestro Guy Hague che, a sua volta, aveva studiato sotto il grande saggio
Indiano Sri Ramana Maharshi, e che nel processo si era risvegliato alla grazia ed alla
luce del Maharishi. Mentre studiavo sotto questo mio Mentore, egli, osservando che
dopo diversi anni non avevo fatto molti progressi, predispose che io studiassi sotto il
maestro Zen Yasutani Hakuun Roshi. Questi mi spieg anche troppo, senza per quel
successo che si era sperato. Perch io potessi avere successo, sembrava che vi fosse
solo il ricorso al mio Mentore, il quale si concentr esclusivamente su di me, se non
altro per sbarazzarsi di me quanto prima. Egli poi opt per una via di mezzo tra il suo
lato Indiano ed il lato Zen delle cose. Sapendo che quando ero pi giovane io avevo
incontrato l'Americano Franklin Merrell-Wolff, un uomo noto per aver avuto un grante
risultato - la Realizzazione Spirituale, un incontro che mi avvolse completamente di

paura, - a tal proposito, il mio Mentore mi invi dal quasi ignoto, anonimo, ma
pienamente risvegliato "Maestro Zen Americano" di nome Alfred Pulyan. E fu in quegli
anni, mentre seguivo Yasutani insieme alla guida di Pulyan, in cui essi mi assistevano
--- che per la prima volta in una approfondita ricerca sperimentai la paura ad un tale
livello. Io avevo gi sperimentato la paura a livello spirituale da ragazzo almeno due
volte, ma stavolta era assai diverso. Essa ora aveva una tale intensit, profondit ed
insight interiore, da farmi sentire un senso di disperazione, e la differenza era che
avevo la sensazione di non poterla sfuggire come in precedenza. La mia prima
esperienza riassunta nel libro: The Meeting; An Untold Story of Sri Ramana, e la
seconda, insieme con Merrell-Wolff. Il mio mentore, che conosceva Sri Ramana sotto
cui aveva studiato, mi disse delle paure di Ramana nella sua giovent, quando egli
stava approcciando il primo stadio del Risveglio, da cui le seguenti parole, tratte dal
sito di Sri Ramana Maharshi, strettamente analoghe:
Un giorno, come di consueto, egli si trovava al primo piano della casa di suo zio, in
uno stato di profonda riflessione. La sua salute era buona. Ma tutto ad'un tratto, egli fu
preso da un brivido freddo di paura. Si sentiva come se stesse morendo, compenetrato
da una totale paura della morte. Cercando di evitare che questa sensazione lo
indebolisse, egli cominci a pensare a ci che avrebbe dovuto fare. Egli disse a se
stesso: 'Ora la morte si avvicina. Io sto morendo. Che cos' la morte? Questo corpo
andr perduto'. Poi egli rilasci completamente il suo respiro, chiuse le sue labbra e gli
occhi, stette cos come un morto, e cominci a riflettere: 'Ora il mio corpo morto.
Essi porteranno via questo corpo, immobile, sul luogo della cremazione e lo
bruceranno. Ma io posso davvero morire con questo corpo? Io sono solo questo mero
corpo? Il mio corpo ora immobile. Eppure, io ancora so il mio nome. Mi ricordo dei
miei genitori, zii, fratelli, amici e tutti gli altri. Ci significa che ho una conoscenza
della mia individualit. Se cos, l"Io" che in me non soltanto il mio corpo,
uno spirito immortale'. Cos, come in un lampo, arriv una nuova realizzazione.
Al momento, pi che la citazione di cui sopra riguardante Fa-Yung e T'ao Hsin, e la
storia circa Sri Ramana, entrambre dal mio Mentore riportate alla mia attenzione nel
tentativo di alleviare la mia ansia, io non avevo sentito parlare di una tale paura lungo
il Sentiero. Nessuno me ne aveva parlato, ed in nessuna parte ne avevo letto. Fino ad
allora era emersa scarsa conoscenza del soggetto.
Nella sua autobiografia, Bernadette Roberts, ex-suora, madre, casalinga, e autrice de
L'esperienza del Non-S parla della paura e come viene sperimentata sul cammino.
Essa era stata in una pratica di meditazione in un vicino monastero ed aveva spesso
avuto l'esperienza di completo silenzio, come previsto nel Samadhi profondo. In
precedenza, lei scrisse che tale esperienza aveva suscitato in lei timore e paura, quasi
una paura di non poter ritornare. Ma, in un particolare pomeriggio, mentre la sua
meditazione stava per finire: "... ancora una volta c stato un silenzio onnipervasivo,
ed ancora una volta ho atteso l'assalto della paura che lo rompesse. Ma questa volta la
paura non giunta.... All'interno, tutto era fermo, silenzioso e immobile.
Nellimmobilit, non ero consapevole del momento in cui la paura e la tensione
dellattesa erano svanite. Per, io continuavo ad attendere un movimento non di me
stessa, e quando nessun movimento si presentato, sono semplicemente rimasta in
una grande quiete".
Christopher Titmuss, un insegnante di meditazione Vipassana Buddista di una certa
fama, parlando della paura dice in Abiding in Unshakable(Dimorare nella Quiete
Immobile): Nel mondo della meditazione seduta/camminata/in piedi, uno pu e vuole
eliminare ogni paura, ed preziosamente importante riconoscere che la sensazione, la
consapevolezza, e l'esperienza di non aver paura, e il modo che lo dimostra, almeno
quello pi profondo di cui abbiamo sentore, di essere senza paura. Riconoscendola,
potrebbe esserci pi paura nella mente, ma anche periodi e momenti di non-paura. E,
talvolta, anche agire malgrado la paura pu importare molto, perch diventa paura

solo quando blocca lazione. Quindi, anche se il corpo genera molta ansia e sensazioni
dolorose, le sensazioni nel corpo, pur sgradevoli come sono, non fanno paura. La
paura quando non si pu rispondere. Se un Buddha sta camminando lungo la strada
e un enorme rottweiler gli salta addosso: garantito, che ci saranno parecchie
sensazioni spiacevoli nel corpo e nello stomaco - che per non creano paura. La paura
quando si generano il panico e la preoccupazione, la paura quando paralizzante,
quando uno esitante su ci che deve fare. Anche i Buddha hanno sensazioni
spiacevoli.
Tony Parsons autore di The Open Secret in cui egli descrive la sua esperienza di
Risveglio, riporta la seguente citazione in risposta ad un seguace, nel corso di un
forum di domande-e-risposte, prima fase di uno dei migliori commenti che io abbia
mai visto scrivere in materia di Illuminazione e relativa realizzazione della stessa:
Abbiamo tutti un profondo anelito ma anche una profonda paura della scoperta di ci
che siamo, e cos la mente elabora un qualunque modo possibile per evitare questa
scoperta. Il modo pi efficace in cui essa (la mente, o lego) evita il Risveglio di
cercarlo. Noi siamo gi ci che siamo. Ma la nostra mente ha paura di lasciarsi andare
ed ha ancora un 'idea che qualcosa di speciale dovrebbe accadere.
Suzanne Segal in Collision with the Infinite scrive ci che segu il suo iniziale
insight nella Consapevolezza: Andando a casa, dopo esser scesa dallautobus, io
senti come se una densa "nube di consapevolezza" mi seguisse in tutto il corpo. La
nube era un testimone situato dietro ed a sinistra del corpo, e completamente
separato da corpo, mente ed emozioni. Questo testimone era costante, e cos era la
paura, la paura di una completa dissoluzione fisica. Quella testimonianza continu per
diversi mesi, anche durante il sonno, ed io dovetti sopportare la paura, insieme ad un
forte stress, trovando sollievo in lunghe e frequenti dormite.
In seguito, dopo l'approfondimento della sua esperienza di Risveglio, Suzanne Segal
scrive ancora: In realt, tuttavia, la presenza della paura significa solo che la paura
presente, e nulla di pi.
Poi, in un'intervista pubblicata nel libro Il Risveglio in Occidente, cos coontinua: La
prima risposta che la mente ha per questa esperienza totalmente inafferrabile, di
assoluto terrore, ma il terrore non cambia l'esperienza in un momento. In altre parole,
quel terrore non riporta indietro il punto di riferimento. Non c un s personale, ma
nulla si blocca; le funzioni continuano a funzionare proprio come prima. Anzi, meglio di
prima. Parlare era ancora parlare, e camminare era ancora camminare.
Per quanto riguarda Suzanne Segal, i lettori possono trovare qualcosa sul seguente
link,
anche
di
un
certo
interesse:http://www.angelfire.com/realm/bodhisattva/segal.html.
Nel loro primo incontro di meditazione, Sri Ramakrishna, seduto in profondo
Samadhi, tocc con il suo piede destro, in modo davvero leggero, il suo diciottenne
discepolo ed erede nel Dharma Swami Vikekananda. Immediatamente, Vikekananda
speriment ci che segue, detto con le sue parole:
"Io vidi ad occhi aperti che tutte le cose della stanza, insieme con le pareti, stavano
velocemente e vorticosamente girando, e svanivano in una regione sconosciuta, ed il
mio Io, insieme con l'intero universo, per cos dire, stava anchesso svanendo in un
grande vuoto che divorava il tutto. Poi mi senti travolto da terribile paura. Io sapevo
che la distruzione dellIo la morte, ed ora sentivo che la faccia della morte stava l
davanti a me, assai vicino, a portata di mano. Incapace di controllare me stesso, gridai
ad alta voce, dicendo: 'Che cosa mi avete fatto?'- Rumorosamente ridendo a queste
sue parole, Sri Ramakrishna tocc Narendra Vivekananda con la sua mano e disse:

'Adesso calmati. Questo non deve essere fatto subito. Esso passer nel corso del
tempo'. "
Phil Servadio nel suo lungo ma ottimo ed eccellente articolo on-line GRADUALISMO
RADICALE: Un Giornale di Risveglio, in cui documenta per un periodo di pi di un anno
e mezzo la sua esperienza di Risveglio, scrive nella sezione di Lunedi 20 marzo:
Durante la serata ho cominciato a sentirmi sempre pi misterioso, quasi paranoico
e impaurito. L'energia nel mio corpo si stava intensificando a un livello tale da farmi
sentire a disagio e aldil del mio controllo. Cominciai ad avere una sensazione di
panico, che solo raramente avevo sentito nei Satsang, quando le cose sono realmente
intense. Ma stavolta, era molto pi grande, travolgente. Mi sentivo spaventato, non
sapendo che cosa sarebbe accaduto in seguito. Quando mi sedetti per la meditazione
serale, tutto quello che sentivo era paura. Qualunque forma di libert sperimentata,
sarebbe stata superata e travolta da un'enorme ondata di consecutiva paura.
Apprezzo questo paragrafo. Servadio ha catturato l'esperienza della paura nel
processo di Risveglio in modo eloquente. Ogni volta che lo leggo, esso mi riporta ai
tempi di esperienze simili (citate in precedenza, sopra, ma non proprio in maniera cos
eloquente) sotto l'egida del mio mentore.
Carlos Castaneda nel suo libro The Teachings of Don Juan: A Yaqui Way of
Knowledge, cita le parole dello sciamano-stregone che era stato discepolo di
un Diablero e di cui lo stesso Castaneda fu poi disceplo, Don Juan Matus:
"Il primo nemico di un uomo di conoscenza la paura. Un nemico terribile e
traditore, difficile da superare. Rimane nascosto in ogni angolo del Sentiero, furtivo ed
in attesa. E se l'uomo, terrorizzato dalla sua presenza, fugge, questo suo nemico avr
posto fine alla sua ricerca. Una volta che un uomo ha sconfitto la paura, libero da
essa per il resto della sua vita, perch, anzich la paura, egli avr acquisito la
chiarezza di mente che cancella la paura".
Alcune persone sostengono abbastanza onestamente che Buddhismo e
Sciamanesimo non hanno per la maggior parte alcun collegamento. Significa che
tracciare un'analogia tra di essi sarebbe come voler creare una linea sottile di un
pratico nulla, e che introdurre commenti sul soggetto della paura di Castaneda
potrebbe essere non del tutto adeguato. Tuttavia, la coincidenza delle caratteristiche e
delle sorprendenti somiglianze tra gli adepti Buddisti e lo Sciamanesimo degli
Sciamani fu studiata e descritta in maniera assai accurata dallo studioso di
Sanscrito Mircea Eliade nella sua monografia, Shamanism: Archaic Techniques of
Ecstacy. Per esempio, labilit dell Arhat relativa alle sei forme di conoscenza dei
Vittoriosi che comprende non solo capacit simili a quello dello Sciamano-Nuvola di
apparire e scomparire a volont, ma anche il caso spesso citato nel Buddismo Zen dal
Venerabile Pindola Bharadvaja, in cui il venerato Arhat stato ammonito dal Buddha
perch volava e compiva atti miracolosi davanti ai fedeli.
Anche se un p 'fuori tema', in relazione a Fear in Enlightenment and Zen, per
alcuni chiarimenti a quanto sopra, se avete letto il mio articolo Zen, the Buddha and
Shamanism potrete ricordare che si apre con il seguente paragrafo:
"Il termine Sciamano, utilizzato a livello internazionale, ha origine dalla
lingua manch-tangu, ed arrivato nel vocabolario etnologico tramite il Russo. La
parola
origina
da shaman (xaman),
derivata
dal
verbo scha-,"conoscere",
quindi, sciamano significa qualcuno che sa, che conosce, un saggio. Ulteriori
indagini etnologiche dimostrano che la vera origine della parola Sciamano si pu far
derivare inizialmente dal Sanscrito, poi attraverso la mediazione Buddista-Cinese
nel manch-tangu, che sta ad indicare una connessione molto pi profonda, anche se

ora trascurata, tra il primo Buddismo e lo Sciamanesimo in generale. In Pali esso


schamana, in Sanscrito sramana, tradotto come "asceta, monaco" o qualcosa di
simile. Il termine intermediario Cinese scha-men".
Ed ora, per una maggiore intuizione... E vero che il tema principale di questo articolo
la paura, soprattutto per come essa si relaziona allesperienza di Illuminazione.
Tuttavia, ora viene proposta una visuale aggiuntiva, spesso trascurata, anche se
estremamente interessante, per quanto riguarda un altro importante aspetto che
talvolta ha negativi effetti su una persona che percorre il Sentiero.
Qualche paragrafo pi indietro, in una frase di Tony Parsons, colorata in giallo, si
legge: "Il modo pi efficace in cui (l'ego, o mente) evita il Risveglio di cercarlo". Vale
a dire, palesemente cercare o volere lIlluminazione, sostanzialmente blocca il
processo di Risveglio dal portare il pieno frutto, come descritto negli antichi testi. Il
desiderare o volere lIlluminazione lostacolo maggiore, e per me esso stato,
inizialmente, un ostacolo molto pi grande della paura, poich la paura si dispiega
molto pi tardi nel processo, mentre il desiderio o il volere cerano fin dall'inizio. Sulla
seconda pagina dellaltro mio articolo: Zen Enlightenment: The Path Unfolds cos ho
scritto:
"Io sedevo sempre a bocca aperta poich mi raffiguravo che in India doveva essere
stato cos, l in alta montagna, con laria fresca e rarefatta a mordere le nostre narici
ed a riempire i polmoni gi verso il basso nel profondo piccolo sacco daria. Con il sole
che irrompe sulle cime delle vette e con la nostra mente che esplode, ma non esplode;
di essere un tutto, ma non il tutto. Io lo volevo, io volevo che la mia mente esplodesse
in un brillante lampo di illuminazione".
Come la frase di Tony Parsons, io scrivo che lo volevo, ho voluto che la mia mente
esplodesse. E questo il problema, il VOLERLO. Il mio Mentore mi dedic molto tempo
cercando di riorientare, ridi-mensionare e alleviare il mio forte desiderio o voglia. La
voglia mi ha spinto a praticare, ma la voglia di avere o possedere, non era nientaltro
che lEgo guidato dal lato Samsarico delle cose, quasi il contrario, lopposto totale di
ci che realmente l'Illuminazione.
Quanto sopra lho riportato per sottolineare che lessere "guidati" pu inibire il
proprio progresso, e la necessit di riorientare se stessi. Bisogna sempre considerare
lintenzione e la motivazione. Ci che il vostro reale ed effettivo scopo finale ripulisce
lintenzione. Non preoccupatevi del risultato finale o della quantit di merito che pu
esservi in esso. Qualsiasi azione con l'obiettivo di meriti personali come intenzione o
risultato, non importa quanto minuscolo, vi porter allerrore rispetto al risultato.
Tuttavia, per me, non era semplicemente il venir guidato ci che bloccava il MIO
accesso - piuttosto era un qualcosa un po pi complicato di questo, e completamente
avvolto dalla paura. Paura non della perdita dellego, ma che scaturiva da qualche
altra fonte.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------NOTE: La Trasmissione della Lampada: Antichi Maestri - Vedi anche: Antenati
Zen
La storia della Trasmissione della Sapienza (In un articolo di Mahendranath Dadaji, che
apparve per la prima volta nella rivista Valori, titolo Indiano degli anni70 che ora non
c pi).
Secondo la biografia di Niu T'ou-Fa-Yung (Fa-jung) nel Hsu Kao-seng Ch'uan, egli fu
della famiglia Wei e nativo di Yen-ling nel Jun-Chou, oggi Chen-chiang, nella parte

meridionale della Provincia Kiangsu. Da giovane studi Taoismo e Confucianesimo, ma


poi egli venne deluso da questi sistemi di credenze e si rivolse verso il Buddismo.
Dapprima egli studi sotto un monaco chiamato Kuei Fa-Shih in Mao Shan, a sud-est di
Nanchino, pure in Kiangsu. Egli penetr le dottrine prajna-paramita della Scuola Sanlun e successivamente pratic il sistema meditativo Chih-Kuan (samatha-vipasyana)
della Scuola T'ien T'ai. Dopo che Fa-jung fu diventato un maestro per suo stesso
diritto, si rec a Jun-chou (Nanchino) nel 643 d.C. e si stabil nel Tempio Yu-hsi sul
pendio meridionale del monte Niu t'ou-Shan. Qui visse in isolamento in una grotta,
dietro il tempio vero e proprio; e fu durante questo periodo che si dice che egli fu
visitato da Tao-Hsin e divenne suo discepolo. (fonte)
Bernadette Roberts- L'esperienza del Non-s, ed il Sentiero del Non-s sono stati
originariamente pubblicati da Shambala, rispettivamente nel 1984 e nel 1985, ma
quelle edizioni sono fuori-stampa. Entrambi i libri sono stati ristampati dalla State
University di New York (SUNY) Press nel 1993 e 1991, rispettivamente; tuttavia,
L'Esperienza del Non-s sub una significativa e inspiegabile revisione, inclusa la
perdita della Prefazione scritta per la prima edizione da Thomas Keating, OCSO
KLESHA: Contaminazioni morali e mentali. Le contaminazioni sono compulsivi modelli
di comporta-menti errati per ottenere ego-gratificazione e sicurezza. Esse sono basate
sullignoranza di Shunyata e fanno commettere azioni non-virtuose che danno come
effetti sofferenza ed infelicit per se stessi e gli altri. I tre principali klesha,
denominati I Tre Veleni sono i seguenti: 1) Desiderio bramoso di essere in possesso
di oggetti di cognizione sensoriale che ci piacciono e da includere nella propria egoidentit, nella speranza di ottenere un senso di sicurezza dall "averle come parte di
s". 2) Paura e repulsione, adirati perch ci si vuole sbarazzare di oggetti di cognizione
sensoriale che non si ama e che si vuole escluderli dalla propria ego-identit, nella
speranza di ottenere un senso di sicurezza dal "non averle come parte di s". 3) e qui
per i nostri scopi, ostinata chiusura mentale nei confronti dell apprendimento su tutto
ci che si teme possa minacciare la propria ego-identit e sconvolgere il senso di
sicurezza che si desidera ottenere da esso, ma che non si sicuri di sentire e quindi
necessario tutelare (cio, L'Ego-s e le sue varie ramificazioni).

(Finito di tradurre nel mese di giugno 2008, per conto del Centro Nirvana,
senza scopo di lucro).

http://www.centronirvana.it/ARTICOLichanzen40.htm

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