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Il totalitarismo rappresenta il tratto dominante della storia del Novecento. Esso consiste in
un nuovo modo di condurre la politica che mai era comparso prima, ma che si rivelò vin
cente determinando le sorti di intere nazioni. La nuova politica non considerò più il cittadi
no come singolo, ma lo ritenne parte di un unico soggetto, la massa, a cui era necessario
rivolgersi con mezzi inediti.
La pratica del terrore è uno dei tratti caratteristici dei sistemi totalitari, ed è quello che di
seguito verrà trattato più diffusamente.
Il regime nazista e quello sovietico possono classificarsi quali sistemi totalitari e nonostan
te i molti elementi di divergenza, sia nelle premesse da cui originarono, sia nelle modalità
della loro affermazione, entrambi assunsero il terrore come prassi del proprio potere.
Il ricorso diffuso alle uccisioni di cui si macchiarono i regimi totalitari ha lasciato un’impron
ta dolorosa nella storia, la cui traccia non si cancellerà mai.
L’eliminazione sistematica degli oppositori si rivelò infatti indispensabile ai regimi per salva
guardare la propria sopravvivenza ed essi l’attuarono verso ogni soggetto che mettesse in
discussione la loro autorità e legittimità.
Nonostante quanto appena espresso, ovvero che il terrore fu “un fatto di sopravvivenza”, in
genere si tende a considerare questa pratica come ciò che garantì ai totalitarismi di tener
buona la società, quanto consentì loro di mantenere il potere grazie all’instaurazione di
uno stato di paura che soffocasse le opposizioni.
Ciò descrive certamente una parte della verità, ma non la verità intera. E’ infatti innegabile
che tale componente fosse presente, ma essa si mescolò ad una diffusa e sincera stima
nei confronti dei regimi. Questo aspetto viene connotato da George Mosse nel suo “La na
zionalizzazione delle masse”, opera che ricostruisce la genealogia del sentimento nazio
nale tedesco e permette di comprendere quali profonde radici questo possedesse. Mosse
dimostra come non si possa prescindere da tali radici in una valutazione del fenomeno dei
totalitarismi, e ciò convince dunque a non tratteggiare il terrore solamente quale necessità
di incutere paura nella popolazione, seppure tale aspetto sia di indubbia incidenza.
Precisato che il consenso verso i totalitarismi non fu suscitato solamente dalla pratica del
terrore, in seconda analisi è logico chiedersi come fu possibile che le uccisioni venissero
perpetrate senza che la popolazione si ribellasse.
La natura profonda del consenso, nelle masse sia tedesche che russe, non costituisce una
sufficiente risposta: per comprendere questo aspetto bisogna considerare che i totalitari
smi soppressero le libertà fondamentali e concentrarono l’informazione nelle proprie mani.
Questo atteggiamento scisse lo stato in due entità differenti, una rivolta al popolo, l’altra
costituita dalle alte sfere del potere. Il punto di congiunzione fra le parti era costituito dal
Ministero della Propaganda, il quale rappresentava l’unico filtro fra la realtà dei fatti ed il
popolo. Si rende dunque molto semplice considerare come ogni verità, passando per que
sto anello fondamentale, venisse modificata per rispondere alle necessità del regime.
Il terrore e la repressione politica nei sistemi totalitari.
Il terrore venne così celato dietro una patina aurea che i potenti furono molto abili nel co
struire, ma a distanza di tempo le incancellabili pagine che ne descrivono sono fra le più
buie che la storia conosca.