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ste ultime e il nucleo centrale si trova il terreno spoglio delle Ben presto i cimiteri tendono a saturarsi. Spazi che prece-
tombe comuni. Il cimitero, nella sua struttura e nella rigida dentemente riuscivano, grazie al veloce turn-over dei corpi, a
separazione delle aree, riproduce, in una immagine atempo- s o d d i s f a re le esigenze di città demograficamente stabili,
rale, la società dei vivi con le sue divisioni di censo. cominciano ad essere insufficienti e a richiedere ampliamenti
Questi cimiteri, benché dall’inizio del secolo ricadano nel e nuove soluzioni.
dominio e nelle competenze dell’amministrazione comunale, Con l’espandersi delle città, le periferie lambiscono e ben
mantengono intatta tutta la precedente connotazione di luogo presto circondano e inglobano nel tessuto urbano i cimiteri
sacro e religioso. La sacralità, già affermata dalla centralità che solo cento anni prima ne erano stati allontanati. Le inu-
della cappella, viene esaltata dalla simbologia dei monumen- mazioni e le tumulazioni perpetue hanno definitivamente
ti funebri, ove Resurrezioni e Pietà si alternano ad angeli colmato tutti gli spazi che era possibile occupare all’interno
piangenti ed a ieratiche, ma non di meno sensuali, figure fem- delle mura cimiteriali. Cimiteri che, a volte per secoli, erano
minili coperte di veli. stati in grado di sopperire ai bisogni della città debbono esse-
Con questi cimiteri nasce e si generalizza la proprietà indi- re raddoppiati o chiusi all’ingresso di nuove salme nel volge-
viduale e permanente del luogo della sepoltura. Quello che re di soli venti o trenta anni.
precedentemente era un esclusivo diritto dei nobili e un rico- Le soluzioni adottate sono di diverso tipo: dopo aver edifi-
noscimento per pochi uomini illustri, si estende a fasce sem- cato negli ultimi spazi disponibili colombari a più piani, si
pre più ampie della popolazione. Con la proprietà del sepol- progetta, se possibile, il raddoppio del cimitero esistente o si
cro nasce il desiderio di abbellirlo, di progettarlo durante la decide per la costruzione ex novo di un secondo o terzo cimi-
vita, di renderlo un monumento perenne. I più abbienti edifi- tero. Il raddoppio è la soluzione più semplice e facilmente
cano cappelle familiari all’interno dell’area cimiteriale, le accettata dalla collettività: la contiguità con il vecchio cimite-
tombe individuali vengono impreziosite da marmi pregiati e ro non crea problemi d’accettazione o di cambiamento d’im-
statue. Le cappelle familiari, spesso di stile neogotico, man- magine di un luogo geografico.
tengono l’aspetto di chiese in miniatura: un piccolo altare con Anche architettonicamente questi ampliamenti spesso non
crocifisso e vasi per fiori, uno o due inginocchiatoi, nomi ed sono che una riproduzione delle linee e dei criteri tipologici
epitaffi dei defunti sulle pareti ed un pesante cancello che ne del cimitero esistente o un proseguimento delle modificazio-
chiude l’accesso. All’esterno, in lettere d’ottone, il nome della ni che si sono apportate sulla struttura di base dall’Ottocento
famiglia e l’eventuale titolo nobiliare. Con la proprietà peren- in poi. Tra le cappelle di famiglia che, addossate alle mura
ne del luogo della sepoltura non solo si mantiene l’indivi- perimetrali, circondano l’intero spazio cimiteriale, si apre un
dualità, ma si esalta anche l’appartenenza ad una famiglia, ad varco che immette nel nuovo cimitero. L’ingresso principale
una classe sociale. resta l’originario e questo secondo spazio resta un’appendice
del precedente. I criteri di edificazione restano in parte simili
3. Con il passare degli anni e l’aumento del numero delle ai precedenti, in parte sono modificati. Gli spazi adiacenti alla
tombe di proprietà, i terreni e gli spazi destinati alle tumula- nuova cintura esterna sono destinati alle cappelle familiari,
zioni non permanenti divengono sempre più limitati. ma il totale degli spazi interni viene destinato alla costruzio-
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ne di colombari disposti in file parallele e solitamente alcuni esempi particolari, i cimiteri realizzati hanno ripercor-
perpendicolari all’asse centrale che inizia dalla nuova porta so in grandi linee le idee e i principi ispiratori dei cimiteri del
d’accesso. Non esiste più, o è molto limitato, il terreno desti- secolo precedente. Ritroviamo l’alto muro di cinta (lo
nato a tombe singole, l’idea del “condominio” ha preso il prescrivono le norme edilizie generali) privo di modanature,
sopravvento sulla proprietà individuale da quando la scarsità una entrata monumentale con pesante cancellata in ferro, il
ha reso i terreni cimiteriali preziosi. viale alberato che conduce alla cappella e all’ossario centrale,
Ma non sempre la soluzione dell’ampliamento del cimitero le cappelle di famiglia disposte lungo il perimetro, ecc. Unico
esistente è realizzabile. Il cimitero è ormai il più delle volte elemento di novità la costruzione su più piani dei colombari.
immerso nel tessuto urbano. Circondato da edifici, non può Questi, divenuti ormai per la maggior parte della popolazio-
più espandersi e potrebbe restare come elemento architetto- ne il solo luogo dove collocare i propri morti, comportano per
nico, vincolato e protetto, di un modo di concepire la morte e loro natura e forma una standardizzazione non ancora accet-
il rapporto tra i vivi e i morti. Non più luogo del ricordo o del tata. La fantasia, l’affetto e la volontà di distinzione trova
culto di defunti ormai lontani nel tempo, ma importante infatti poche possibilità di espressione nella limitata scelta del
momento della storia dell’arte e dell’architettura, come tale colore e del tipo di marmo e delle lampade perpetue. Lo spa-
conservato e protetto almeno nelle sue espressioni più valide. zio per le iscrizioni permette solo una frase di poche parole.
Quando non è possibile ampliare il cimitero esistente, si è La possibilità di arricchire con decorazioni ed altri elementi
costretti a realizzarne di nuovi altrove. Ma il pro g ressivo spazi quadrati di sessanta centimetri di lato rende ardua, se
espandersi delle città costringe a dislocarli in aree sempre più non impossibile, la «personalizzazione» delle tombe.
distanti dal centro, e questo non è accettato di buon grado. L’ a- Ma già cominciano a intravvedersi nuove forme di riappro-
vere i propri morti sepolti in due luoghi distanti comporta priazione degli spazi comuni all’interno degli edifici-colom-
delle scelte e spesso delle rinunce a cui non ci si adatta in pochi bari. Nel cimitero Flaminio di Prima Porta a Roma i colomba-
anni. La visita ai defunti è spesso una sola nell’anno, e in quel- ri sono stati edificati seguendo la tendenza della progettazio-
l’occasione si vorrebbe poterli visitare tutti. Inoltre, avere i pro- ne delle «case in linea» — edilizia «democratica» per le classi
pri cari separati in cimiteri lontani mentre il nostro affetto e il cui è destinata — già sperimentata, anche se con esiti non
ricordo li considera uniti, provoca non poco sconcerto. certo entusiasmanti, per l’edilizia popolare. Colombari posti
Alle difficoltà di ordine emotivo e culturale bisogna poi in rigida sequenza, paralleli l’uno all’altro, con una possibilità
aggiungere che la vicinanza di un cimitero alla propria abita- di sviluppo della serie che in alcuni casi è quasi di un chilo-
zione non è gradita e le zone circostanti subiscono un decre- metro. Un’immagine che, se nell’edilizia popolare era avvi-
mento nel valore commerciale. Il cimitero non è solo un lente, qui, in un ambiente spoglio e privo di colori, diviene
luogo, è una zona; la sua immagine identifica spazi molto più terrificante.
ampi della sua grandezza, diviene un riferimento nelle indi- All’interno di queste costruzioni un lungo corridoio su un
cazioni toponomastiche. Un terzo ordine di problemi riguar- lato del quale si aprono ampi vani dove, disposti su sei file
da l’architettura e l’urbanistica interna del nuovo cimitero. sovrapposte, sui due lati perpendicolari al corridoio, si trova-
Nella seconda metà del XX secolo in Italia, se si escludono no i loculi. Una vetrata chiude il terzo lato del vano verso l’e-
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sterno. In parecchi di questi vani, che raccolgono circa 180 dopoguerra in poi assumono, al contrario, aspetti sempre più
loculi ognuno, forme di sottoscrizioni promosse dai parenti standardizzati, le tombe divengono sempre più anonime, la
dei «condomini» hanno portato alla realizzazione di molte- sostituzione della tumulazione in terra con i loculi nei colom-
plici forme di «abbellimento»: l’ingresso è stato chiuso con bari, oltre che una necessità, diviene una imposizione ed un
porte o inferriate, sulla vetrata esterna sono state poste tende indirizzo pedagogico verso un culto più discreto e casalingo,
e cortine, sul pavimento una guida, al centro del vano un alta- più legato al ricordo che non al luogo della sepoltura. La
re in marmo con vasi di fiori, candelabri, piccole copie della morte e la sua simbologia vengono messi in ombra. Coeren-
Pietà di Michelangelo, ecc., si è cercato di fare di ogni vano temente ai valori e agli ideali di una società geograficamente
una sorta di cappella condominiale, in alcuni casi forse ecces- mobile, viene scoraggiato ciò che rimane statico e vincolato al
sivamente fastose. Si assiste ad una forma di recupero del- passato. Una società proiettata verso il futuro tende a recide-
l’individualità, anche se in forme e modi diversi dai prece- re i legami individuali con il passato.
denti ottocenteschi, dovuti in larga parte ai vincoli di una edi- Nella progettazione cimiteriale alcuni progetti si sono
lizia standardizzata al massimo. La fuga dall’anonimato, cui distinti nella ricerca di soluzioni decisamente innovative
sembrerebbero essere destinati i morti collocati nei colomba- rispetto alle tipologie tradizionali. Dall’analisi di quanto rea-
ri, si esplica dunque attraverso addobbi e abbellimenti. Non lizzato in questo settore dell’architettura, o anche solamente
potendo personalizzare la tomba, si personalizza il vano, il ideato e presentato a concorsi, si possono trarre alcune inizia-
condominio, si individua il luogo dove riposa il proprio caro li e sommarie indicazioni. La prima è che le soluzioni propo-
attraverso l’indicazione delle modifiche apportate e dei segni ste appaiono fortemente differenziate per il carattere sia dei
che lo rendono diverso dagli altri. singoli edifici sia dell’intero complesso cimiteriale. La secon-
da è quella di unitarietà e globalità di ciascun complesso
4. Attualmente, nella cultura euro-mediterranea, convivono cimiteriale. Il cimitero trasmette una immagine globale e defi-
immagini del cimitero, del sepolcro e del rapporto con il nitiva, chiuso ad ogni possibile intervento successivo sia
defunto differenti e spesso contrastanti. architettonico che scultoreo.
Si è già detto dell’idea ispiratrice dei cimiteri ottocenteschi: Tra i progetti realizzati, o solamente proposti, alcuni
rispondevano all’esigenza sentita e diffusa della visita ai appaiono essere decisamente innovativi: sono i cimiteri di
defunti, espressione di un legame, pubblicamente espresso, Parabita (Lecce), di S. Cataldo (Modena), di Urbino e di Civi-
tra i vivi e i morti. La morte era riconosciuta dalla società con tacastellana in Italia e di Igualada in Spagna.
tutti i suoi rituali e simboli: dai cortei funebri ai vestiti da
lutto, dal culto della memoria agli annunci di morte. 5. Il cimitero di Parabita. Situato sul dorso di una collina da cui
Questo rapporto con la morte è ancora oggi presente in lar- si domina un’ampia distesa è stato realizzato sulla base del
ghi strati della popolazione, anche se di età sempre più anzia- progetto di Alessandro Anselmi e di Paola Chiatante vincito-
na, e si esprime attraverso la cura della tomba, nella ricerca di re del concorso internazionale bandito nel 1972 dalla Regione
materiali e di addobbi particolari, nella cura dei fiori e delle Puglia. Nato dall’esigenza del raddoppio del preesistente
piante ornamentali. L’architettura e l’edilizia cimiteriale dal cimitero, divenuto insufficiente, il nuovo progetto non si
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pone alcun intento di adattamento o di richiamo a quanto già del culto dei defunti come momento della riflessione sulla
esistente: unico rapporto con questo è il varco di accesso, vita e nel cimitero il luogo ove lasciare che il tempo rimargini
marginale rispetto al nuovo cimitero che risulta chiuso e com- la ferita procurata dalla morte di chi si è amato. Questa imma-
pleto in sé. gine è coerente con una società, quella salentina, che ha anco-
ra un rapporto tenace con la morte, che la riconosce e le attri-
buisce uno spazio nella vita quotidiana, che la pubblicizza
attraverso i cortei funebri e la proclama nelle espressioni del
cordoglio e del lutto, ma diventa ambigua e contraddittoria in
altri contesti maggiormente urbanizzati.
Oggi, infatti, gran parte delle espressioni materiali e simbo-
liche del lutto appaiono, nelle società metropolitane occiden-
tali, in via di estinzione se non definitivamente scomparse.
Manifestazioni, che pur avevano avuto per secoli una precisa
funzione e collocazione all’interno di un orizzonte culturale
condiviso, sono state abbandonate o appaiono spora-
dicamente come relitti di modelli culturali legati a modi e
forme di produzione superati. La stessa tendenza può essere
individuata, anche se in forma attenuata, per tradizioni meno
L’impressione generale è di un monumento, di una scultu- arcaiche. Si pensi ai necrologi sulle pagine dei giornali, alle
ra che si staglia nitida al sommo della collina verso il cielo. Le partecipazioni spedite per posta in buste bordate di nero o
fughe verso l’alto di ogni linea della struttura dell’ossario affisse nelle strade. Lo stesso abito da lutto o le fasce ed i bot-
riportano alla mente il complesso dell’osservatorio astrono- toni neri, usanze ancora vive negli anni cinquanta, sembrano
mico di Jaipur, e forse è proprio questa l’immagine che qui si venir meno in una società che tende a favorire la separazione
percepisce: il cimitero come punto di fuga tra la terra e gli netta tra gli ambiti del privato e del pubblico della vita. Il
spazi celesti, luogo da cui partire per un viaggio di medita- messaggio che attraverso l’insieme di queste espressioni
zione e trascendimento. In questo cimitero-monumento i veniva trasmesso non trova più uditori.
corpi che andranno a riempire i loculi e le urne diverranno L’abitudine al riserbo per tutto quanto concerne la sfera del
parte della struttura, della scultura. dolore fa apparire irreale, se non assurda, la richiesta di soli-
Non è più il singolo individuo deceduto che viene qui ricor- darietà espressa attraverso l’abbigliamento a lutto. Non è
dato e mantenuto alla memoria attraverso la sua celebrazione possibile usare nei confronti del congiunto forme di compor-
ed esaltazione, è la Morte e la sua consapevolezza a venir glo- tamento che rispettino la particolare condizione psicologica
rificata. Non un invito alla visita ai defunti e al pellegrinaggio che sta attraversando, né probabilmente la persona in lutto si
alle tombe, ma una riflessione laica sulla morte. Permane in aspetta altro che stereotipate espressioni di condoglianza.
questo cimitero una continuità con la sensibilità romantica Sono scomparsi o stanno scomparendo i divieti e gran parte
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degli obblighi legati al lutto, la morte è pubblicamente can- re stato al centro di aspre polemiche per due decenni.
cellata e nascosta, è oscena e come tale non rappresentabile. Collocato sulla sommità di una collina tondeggiante, pro-
Non è casuale che quanto è rimasto delle usanze tradizio- spiciente la città di Urbino ed adiacente al vecchio cimitero
nali sia veicolato quasi esclusivamente da donne anziane, divenuto insufficiente, si sviluppa completamente al di sotto
figure marginali nel più generale contesto economico-produt- del piano del terreno ed è totalmente invisibile a chi non vi sia
tivo. La società di oggi tende ad espellere la morte nelle sue immediatamente vicino, discreto, come nella tradizione
rappresentazioni pubbliche più evidenti, la scomparsa di un iconografica umbro-marchigiana
individuo non può interrompere altro che per un breve L’insieme del cimitero, come molte delle sculture dell’auto-
momento la continuità della vita della comunità, la morte e i re, è un crepaccio che graffia il dorso curvo della materia per
suoi segni si mimetizzano e si nascondono. La sua sconve- mostrarne l’interno.
nienza la fa diventare oggetto di vergogna e di censura, la Simile alle necropoli etrusche scavate nella roccia, ma anche
«pornografia» della morte prende il posto occupato dal sesso al Gretto di Burri a Gibellina, il cimitero non si impone alla
nell’età vittoriana. Al culto della tomba si sostituisce il più vista, deve essere cercato. Ritorno alla Madre Terra, luogo del
discreto culto del ricordo in casa, le lacrime e il pianto sono silenzio, dell’oscurità, del raccoglimento, che accoglie i morti
interpretate come frutto di una crisi di nervi e di un carattere come semi posti nelle viscere della terra, catacomba aperta,
debole, il lutto diviene una malattia da cui si deve guarire nel cimitero sepolto,... queste ed altre letture sono state fatte del
più breve tempo possibile e chi ne è colpito viene isolato, progetto di Pomodoro, sia in termini elogiativi che aspra-
posto in quarantena. Nel passaggio da una società in cui il mente critici. Nell’insieme del dibattito su questo progetto,
culto dei morti era esaltato, all’attuale in cui tutto si svolge che è stato straordinariamente ampio, appare significativa
come se nessuno morisse, sono solo i cimiteri, e negli anni l’assenza ad ogni accenno di analisi al rapporto con la morte
recenti gli altarini posti nei luoghi di incidenti stradali, a e tra i vivi e i morti sotteso nell’ideazione di questo cimitero.
segnalare la presenza di una morte che altrimenti è nascosta A mio avviso, il progetto di Pomodoro segna il definitivo
allo sguardo e alla coscienza. abbandono del modello di architettura cimiteriale romantica.
Il cimitero di Parabita, suggestivo nella sua architettura, Si pone come momento di demarcazione tra due cicli di edi-
appare, una ultima espressione di una concezione esaltatrice lizie cimiteriali e di “rappresentazioni collettive della morte”:
della morte, un ultimo tentativo di ricollocarla in uno spazio tra quella romantica ottocentesca e quella della «morte
che in altre parti d’Italia già non le appartiene più. dimenticata». Non a caso, proprio intorno a questo progetto
L’indubbio fascino di questo cimitero fa vibrare remote si sono addensate lodi, critiche e dibattiti che ne hanno impe-
corde emotive che la razionalità stenta a riconoscere ed accet- dito la realizzazione. Vi è una forte resistenza a veder concre-
tare. L’ambiguità è in noi o nel cimitero? tizzati definitivamente, attraverso un cimitero nascosto,
atteggiamenti che, se pur praticati individualmente, non sono
6. Il cimitero di Urbino è un progetto di Arnaldo Pomodoro con ancora accettati ideologicamente. Difficilmente un
gli architetti Trevisi e Zini nel 1973. Non è stato realizzato, pur amministratore locale avrà il coraggio di autorizzare la rea-
essendo risultato vincitore del concorso pubblico, dopo esse- lizzazione di un cimitero che nasconde alla vista il ricordo di
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chi è passato, nei due significati del termine. Tutto questo non la cui sommità è posta alla quota dell’uliveto circostante.
chiaramente espresso, ma letto in trasparenza, dato che il L’immagine richiama immediatamente, anche in questo cimi-
dibattito è stato solo ed esclusivamente imperniato sulle tero, i percorsi tra le tombe della necropoli etrusca di Cerve-
caratteristiche architettoniche e paesaggistiche. (foto,4,5,6) teri. foto 7-10
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cemento grezzo e nelle indicazioni dei progettisti tutti i locu- Il progetto iniziale prevedeva anche che sul binario fosse
li dovevano essere chiusi da una lastra in ferro cor-ten, color collocato un treno dimesso. Una espressione interessantissi-
ruggine, con inciso il solo nome del defunto. ma di scultura concettuale, ma decisamente rifiutata da chi
Le cappelle familiari sono collocate nella parte terminale e doveva collocare al suo interno i propri cari defunti. Dopo
più bassa del complesso cimiteriale, lungo il perimetro di uno solo pochi anni dalla sua ultimazione i binari sono stati rico-
slargo. Nello spazio antistante, lastre di cemento parzialmen- perti da una gettata di cemento e un muro di tufi alto più di
te sollevate o divelte dalle quali ci si aspetta di veder emer- due metri è stato costruito sul marciapiede isolando e nascon-
gere dalla cintola in su Farinata degli Uberti. dendo quasi completamente le strutture sopraelevate. foto
L’immagine del cimitero e la sensazione che i propri morti 22-26
siano corpi da abbandonare in una discarica non sono state
ben accettate dalla comunità della cittadina catalana. Gli abi-
tanti di Igualada hanno imposto al comune di accettare che i
loculi fossero chiusi con lastre tombali in marmo, scelte
secondo gusti individuali, che fossero creati spazi per i vasi
dei fiori e per lampade votive.
Unica tomba che ha mantenuto intatte le indicazioni origi-
narie del progetto è quella in cui è sepolto lo stesso Enric
Miralles, deceduto a soli 45 anni. foto 14,-21
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forma od allusione a simboli religiosi. Il cimitero, spazio sacro so, così legato alla tradizione cimiteriale dall’Ottocento in poi,
nell’immagine e nella cultura occidentale, è pensato, proget- non trova più posto in una edilizia con caratteristiche pre t t a-
tato e realizzato in un’ottica assolutamente laica. mente urbane. Il cimitero è uno spazio pensato ed edificato in
I progetti hanno in comune, oltre all’abolizione di elementi verticale, su più piani, lontanissimo come idea dagli ampi
decorativi e monumentali, anche l’accurata e sistematica limi- spazi verdi ed alberati che lo avevano precedentemente carat-
tazione delle possibilità di intervento e di iniziative indivi- terizzato. Anche l’ultimo elemento che lo identificava e lo face-
duali che possano in qualche modo modificare l’idea iniziale va riconoscere fin da lontano nel paesaggio scompare, cancel-
del progettista. lato alla vista e rimosso dalla vita quotidiana, coerentemente
Il tentativo di contrastare quella corsa alla sontuosità visto- alle altre manifestazioni legate all’«oscenità» della morte.
sa che ha reso tanti cimiteri, tra monumenti e tempietti, una
sorta di mostra permanente delle mode passeggere e delle
Bibliografia
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