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Nei dialoghi della vecchiaia, che nel loro insieme costituiscono la terza fase del
pensiero platonico, troviamo un approfondimento delle sue idee. Qui si può notare una
delle maggiori capacità di Platone: la grande capacità di mettersi continuamente in
discussione, capacità acquisita da Socrate. Il Platone di questo periodo, che viene
chiamato “ultimo Platone”, si pone principalmente due problemi:
1. come dev’essere il mondo delle idee?
2. come va concepito il rapporto tra le idee e le realtà naturali?
Queste due questioni vengono esaminate rispettivamente nel Sofista e nel Timeo.
Nel Parmenide Platone si interroga sulla consistenza della teoria delle idee. Il
problema fondamentale che emerge nel Parmenide è il confronto con la logica di
Parmenide. Il principio fondamentale di Parmenide è l’eleatismo per cui “l’essere è e
non può non essere, il non essere non è e non può essere” se preso alla lettera
distruggerebbe la teoria delle idee, infatti secondo questa tesi l’essere è unico ma le
idee sono molteplici perciò non sono. Ma nonostante la contraddizione data dal
principio dell’eleatismo Platone non volle rinunciare alla sua teoria delle idee e decise
allora di rinunciare al principio eleatico. Questo fu ciò che fece nel Sofista, opera
nella quale avviene il decisivo scontro con la tesi di Parmenide e che si conclude con un
vero e proprio “parmenicidio”.
Platone elaborò una teoria per spiegare come le idee possano esistere e comunicare
tra loro, questa teoria è chiamata la teoria dei “generi sommi”, cioè degli attributi
fondamentali delle idee: l’essere, l’identico, il diverso, la quiete e il movimento.
1. Ogni idea esiste, perciò è e rientra nella prima categoria, quella dell’essere.
2. Ogni idea è identica a sè stessa e rientra anche nella seconda categoria, quella
dell’identico
3. Ogni idea è identica a sé ma diversa dalle altre e quindi rientra nella terza
categoria, quella del diverso
4. le idee possono stare in sé e quindi in quiete, categoria della quiete
5. oppure possono comunicare con le altre e quindi essere in movimento, categoria
del movimento
nel terzo punto si giunge ad un punto culminante della critica a Parmenide da parte di
Platone. Secondo Platone infatti vi è un errore di fondo nella filosofia di Parmenide:
quello di confondere il diverso con il nulla. In Platone troviamo anche una rivalutazione
degli errori: l’errore non consiste nel pronunciare il nulla ma nel dire le cose
diversamente da come stanno in realtà.
Platone durante la sua vecchiaia cerca di dare una ridefinizione del concetto di essere
e arriva alla tesi per cui l’essere è possibilità. Questo significa che secondo Platone
esiste tutto ciò che è in grado di entrare in un campi di relazione qualsiasi. Tale
definizione non si applica però solo alle idee, ma bensì anche alle cose naturali e
all’uomo; ciò può avvenire grazie alla generalizzazione che Platone applica alle sue tesi
nell’età senile e che sarà poi la base dell’ontologia aristotelica.
2. La dialettica
La dialettica per Platone è la suprema scienza delle idee, essa consiste nel
determinare quali idee si connettono e quali no e nel precisare i vari modi in cui più
idee possono essere messe in relazione. Nel Fedro la dialettica viene presentata come
la tecnica del discorso filosofico che si divide in due parti:
1. determinazione e definizione di una certa idea
2. divisione dell’idea nelle sue varie articolazioni interne
La tecnica dialettica consiste nel definire un’idea mediante successive identificazioni
e diversificazioni, attraverso un processo “dicotomico”, che avanza dividendo per due
un’idea fino a giungere ad un’idea indivisibile.
La dialettica di Platone si distingue da quella di Aristotele poiché la dialettica
platonica:
• si costituisce su base ipotetica
• tende a strutturarsi come una ricerca inesauribile aperta a nuove acquisizioni
Inizialmente Platone poneva l’idea del bene al vertice della gerarchia delle idee.
Nell’età senile anche questo aspetto della filosofia di Platone cambia; infatti egli
riprese in esame l’idea del bene nel Finebo dove cerca di stabilire che cosa è il bene
per l’uomo. La vita umana è un misto tra quella divina e quella animale: un misto tra
l’esercizio dell’intelligenza e la ricerca del piacere. L’unico modo per arrivare al bene
per se stessi è riuscire a stabilire una giusta proporzione tra intelletto e piacere.
Platone cerca di risolvere questo problema con le leggi matematiche ritenendolo un
problema di misura. Da tutto ciò Platone crea una tavola dei valori in cui troviamo una
nuova gerarchia:
Nell’ultimo periodo della sua filosofia Platone cerca di sciogliere il dualismo tra il
mondo delle idee e quello reale, il risultato di questo tentativo è il Timeo nel quale si
parla del problema cosmologico dell’origine e della formazione dell’universo. Così
sforzandosi di capire il rapporto tra la scienza e l’opinione Platone creò un mito: il mito
del demiurgo. Il demiurgo è una sorta di artefice dell’ordine dell’universo, che si trova
tra il mondo delle idee e quello imperfetto, ed è dotato di intelligenza e di volontà.
Secondo il mito all’inizio il mondo era solo caos o come lo chiama Platone lo chòra
(luogo o necessità), ma il demiurgo essendo amante del Bene decise di plasmare il
mondo a immagine e somiglianza delle idee, inoltre per renderlo ancora più simile a
quello delle idee (eterno) il demiurgo creò il tempo che Platone definisce “immagine
mobile dell’eternità”. Ma l’opera del demiurgo era limitata dalla materia che si
ribellava e che perciò è responsabile delle imperfezioni del nostro mondo, perciò tutto
ciò che vediamo di negativo al mondo è dovuto alla materia e alla necessità.
Platone parla della storia in un dialogo successivo, il Crizia. Egli interpreta la storia
come regresso da una mitica epoca primordiale, dicendo che la felicità risiede al
periodo precedente alla fondazione della civiltà
Ilenia Meloni