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Movimenti

religiosi
del Cinquecento
La diffusione delle religioni in Europa durante il XVI secolo

Mallocci Giulia
3°SB Liceo Scientifico G. Brotzu

Giulia Mallocci 02/16 1


Movimenti religiosi del ‘500

Indice
1. Fattori politici, economici e religiosi alla base della Riforma protestante ............................................. 3
1.1 La corruzione morale della Chiesa .................................................................................................. 3
2. Martin Lutero e la Riforma protestante ................................................................................................ 4
2.1 Il distacco dalla Chiesa di Roma ...................................................................................................... 4
2.2 Il principio del “servo arbitrio” ....................................................................................................... 4
2.3 Il principio della “giustificazione per sola fede” ............................................................................. 5
2.4 Il principio del “libero esame” ........................................................................................................ 5
2.5 Il principio del “sacerdozio universale dei fedeli” e la posizione di
Lutero riguardo i sacramenti ................................................................................................................ 5
2.6 La scomunica e la condanna di Lutero ............................................................................................ 6
3. Ribellioni sociali, economiche e religiose .............................................................................................. 8
3.1 La rivolta dei cavalieri ..................................................................................................................... 9
3.2 La rivolta dei contadini ................................................................................................................... 9
3.3 Gli anabattisti ............................................................................................................................... 10
3.4 Lo scontro tra l’impero e i principi protestanti e la pace di Augusta ............................................ 10
4. Zwingli e Calvino, la diffusione della Riforma ...................................................................................... 11
4.1 Zwingli e la svalutazione del culto religioso ................................................................................. 11
4.2 Calvino e la ricchezza come segno della predilezione divina ........................................................ 11
4.3 La comunità calvinista di Ginevra ................................................................................................. 12
4.4 Calvinismo e sviluppo del capitalismo .......................................................................................... 12
4.5 Il calvinismo nei confronti degli altri movimenti religiosi ............................................................. 12
5. Lo scisma anglicano ............................................................................................................................. 13
5.1 La Riforma in Inghilterra ............................................................................................................... 13
5.2 L’atto di Supremazia e le persecuzioni ......................................................................................... 13
6. Personaggi importanti ......................................................................................................................... 15
7. Note ..................................................................................................................................................... 18
8. Bibliografia ........................................................................................................................................... 18
9. Sitografia .............................................................................................................................................. 18



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Movimenti religiosi del ‘500

1. Fattori politici, economici e religiosi alla base della


riforma protestante

1.1 La corruzione morale della Chiesa
Nel corso dei secoli, la corruzione del clero, il nepotismo1 e la bassa preparazione teologica dei sacer-
doti avevano contribuito ad appannare il prestigio morale della Chiesa. Molti sacerdoti trasgredivano
apertamente il celibato ecclesiastico e si dedicavano alla gestione del proprio patrimonio piuttosto che
alla cura spirituale dei fedeli e molti vescovi non risiedevano neppure nella propria diocesi, bensì a Roma
o alla corte di un re. Anche a causa di questi abusi ecclesiastici nascerà un movimento di protesta che
prenderà il nome di Riforma protestante. Al centro della questione della Riforma, che univa in sé aspira-
zioni di carattere religioso, economico e politico, vi era Roma, la cui autorità per i principi tedeschi e i
sovrani dei nuovi stati nazionali doveva limitarsi all’ambito spirituale.

L’ampia capacità d’azione in campo politico ed economico del Indulgenze


papato, non solo nelle proprie terre ma anche in quelle degli alti Le indulgenze, ottenibili attra-
stati, dove il pontefice riscuoteva pesanti tasse facendone conflui- verso un’offerta in denaro a so-
re i provenienti nelle proprie casse, rappresentava una grave limi- stegno delle opere della Chiesa,
tazione delle autonomie locali e del potere statale. Anche il ten- sono le remissioni della pena da
tativo di Carlo V, alleato di Roma, di unificare l’impero viene per- scontare in Purgatorio. La dot-
cepito dai poteri locali tedeschi come una limitazione della loro trina delle indulgenze affermava
autonomia. Un altro fattore a rendere sgradito il papato era la che Gesù e i santi avevano crea-
vendita delle indulgenze: il Papa aveva infatti la possibilità di an- to un tesoro di indulgenze di cui
nullare completamente o in parte le pene da scontare in Purgato- il papa e il suo clero potevano
usufruire, così da rimettere le
rio. I fedeli credevano che attraverso l’esborso di una somma di
proprie pene che avrebbero do-
denaro si potesse salvare non solo la propria anima ma anche vuto scontare in Purgatorio. Ini-
quella dei parenti defunti. Le critiche sorte contro Roma si fecero zialmente venivano concesse in
ancora più pressanti quando Leone X Medici utilizzò le indulgenze occasioni speciali ad esempio il
per finanziare la costruzione della cupola di San Pietro; di questo Giubileo; col tempo vennero
approfittarono i vescovi tedeschi, i quali trattennero una parte de- concesse anche a coloro che
gli introiti. La Chiesa dette sempre più importanza alle pratiche contribuivano con il proprio de-
esteriori che all’approfondimento interiore della fede e, per man- naro alla costruzione di ospeda-
tenere il controllo sui fedeli, negò il dialogo ai movimenti di ri- li, cattedrali, opere pubbliche. A
forma spirituale che rivendicavano maggiore autonomia per i fe- tale dottrina la Chiesa del tempo
deli nella preghiera attraverso la lettura individuale della Bibbia. aggiunse delle false credenze, si
era in seguito diffusa la creden-
za che esse potessero cancellare
oltre alle pene canoniche, quel-
le dei fedeli e attraverso
l’esborso di una somma di dena-
ro anche quelle dei loro parenti
defunti. Così la pratica si con-
vertì in puro e semplice com-
mercio; furono proprio le scor-
rettezze teologiche alla base
delle indulgenze ad offrire a Lu-
tero il pretesto per ribellarsi
contro la Santa Sede.

La vendita delle indulgenze

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2. Martin Lutero e la riforma protestante



2.1 Il distacco dalla Chiesa di Roma
Nel 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero affisse alla porta
della cattedrale di Wittenberg un documento contenente le
famose “95 tesi” con lo scopo di esporre le sue teorie riguardo
le indulgenze e avviare una pubblica discussione
sull’argomento; invece che una discussione accademica tra
teologi nacque una protesta generalizzata. Lutero non era il
primo ad accendere delle polemiche sulla questione delle in-
dulgenze, ma tutti quelli che ci avevano provato prima di lui
erano incappati in sanzioni disciplinari da parte della Chiesa. Le
95 tesi di Lutero ebbero un vantaggio dalla loro: la stampa, che
permetteva di diffondere con estrema rapidità le opinioni e di
amplificare le polemiche suscitate da queste ultime. Le tesi,
inizialmente in latino, vennero tradotte in tedesco e raccolte in
brevi opuscoli, i quali in breve fecero il giro della Germania. Vi-
sto il successo delle sue idee, nel 1520 pubblicò diverse opere:
Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca, nella quale nega-
va al papa l’autorità di occuparsi delle questioni terrene e poli-
tiche e quindi di dare ordini ai principi tedeschi. Della cattività
babilonese della Chiesa, nella quale proponeva l’abolizione di
tutti i sacramenti esclusi il battesimo e l’eucarestia, gli unici
che compaiono nelle Sacre Scritture; affermava il sacerdozio Martin Lutero, monaco agostinia-
universale ovvero che non vi fosse una distinzione tra sacerdoti e
no (1483-1546)
laici e che ogni credente può interpretare le Sacre Scritture senza
l’opera di mediatori come i preti cattolici. Della Libertà del cristiano, nella quale affermava che la fede
è lo strumento principale della salvezza per gli uomini. Del papato romano, nella quale sosteneva la
tesi che il papa e le sue interpretazioni delle Sacre Scritture non sono superiori alle Scritture stesse.

2.2 Il principio del “servo arbitrio”


Per Lutero l’uomo era incapace di ricevere la grazia divina e di otte-
nere la salvezza della propria anima attraverso le opere, in quanto
incomparabilmente piccolo in confronto all’infinita grandezza di Dio.
L’uomo era così debole che non gli si poteva riconoscere il libero ar-
bitrio: in seguito al peccato originale, il suo animo era totalmente
dominato da Dio o da Satana. Nel 1525 Erasmo da Rotterdam pub-
blicò uno scritto denominato De libero Arbitrio dove affermava che
la fede si basava sulla ragione e sulla libera scelta dell’uomo. Poco
tempo dopo Lutero replicò scrivendo De servo Arbitrio dove affer-
mava che l’uomo è schiavo delle passioni e lo stesso Dio ha creato il
potere temporale donandogli la spada, per tenere a freno le nostre
passioni, in breve la ribellione contro l’Autorità e come ribellarsi a
Dio.
De Servo Arbitrio, opera di
Martin Lutero

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2.3 Il principio della “giustificazione per sola fede”


Il punto centrale della dottrina luterana è la giustificazione per sola fede: la salvezza non è qualcosa
che si possa guadagnare con le opere, ma viene concesso da Dio per immeritata benignità a coloro che
manifestano fede. Dicendo che Dio giustifica l’uomo Lutero intende “giustificati” in senso letterale: es-
sere resi giusti da ingiusti che siamo per natura. Quindi le opere non potevano liberare l’uomo dal pec-
cato e solo Dio poteva salvare l’uomo. Questo, tuttavia, toglieva qualsiasi valore alle pratiche religio-
se (pellegrinaggi, indulgenze, culto delle reliquie, dei santi, della Vergine) e di conseguenza anche
all’opera dei sacerdoti, incaricati di regolarne l’applicazione e lo svolgimento.


2.4 Il principio del “libero esame”
Lutero rivendicava il principio del “libero esame”, per cui ogni fedele ha diritto di leggere direttamente
le Sacre Scritture, dono di Dio per la salvezza dell’uomo, in quanto tutti potevano essere capaci di
comprenderle e intenderle secondo la propria coscienza, senza dover seguire le interpretazioni ufficiali
della Chiesa. Tuttavia fino al XX secolo la Bibbia rimase inaccessibile ai fedeli perché rigorosamente
scritta in latino. Lutero si impegnò nella traduzione delle Sacre Scritture in tedesco; ciò implicava che i
fedeli fossero in grado di leggere, per questo Lutero dette impulso alle scuole popolari2, innalzando i
livelli di alfabetizzazione della popolazione. Quest’ultima insieme alla diffusione dei testi sacri e alla vo-
lontà di propaganda, incrementò la produzione libraria e la pubblicazione delle opere a stampa, stimo-
lando lo sviluppo dell’editoria.


2.5 Il principio del “sacerdozio universale dei fedeli” e la posizione
di Lutero riguardo i sacramenti
Se per salvarsi l’uomo non aveva bisogno delle opere e per interpretare le Sacre Scritture non era ne-
cessaria nessuna guida, non c’era bisogno della Chiesa quale istituzione intermediaria tra l’uomo e Dio:
tutti i fedeli erano, dunque, sacerdoti. Per Lutero, la Chiesa era un’istituzione umana, non divina:
l’autorità del papa perdeva, così, ogni valore. Gli unici sacramenti riconosciuti da Lutero erano il batte-
simo e l’eucarestia, perché menzionati nel Vangelo, pur non accettando la dottrina della transustan-
ziazione3 in confronto alla quale egli proponeva quella della consustanziazione. Lutero riconosce il bat-
tesimo come sacramento, come promessa di Dio, come mezzo attraverso il quale vengono perdonati i
peccati per tutta la vita dell’uomo. Ma, al tempo stesso, sosteneva che la Chiesa avesse limitato la sua
efficacia introducendo altre vie per la remissione dei peccati quali le opere di soddisfazione e la peni-
tenza, considerata come la seconda tavola della salvezza; l’esperienza penitenziale ha introdotto nella
vita della Chiesa e dei fedeli i voti, gli ordini monastici, i pellegrinaggi, le indulgenze, ecc. Per Lutero
ogni buon cristiano poteva accoppiarsi sessualmente (cioè può contrarre matrimonio) senza che que-
sto pregiudicasse il suo rapporto con Dio. Inoltre, nessuna adorazione veniva riconosciuta alla Madon-
na e ai santi.

Il culto luterano

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Consustanziazione
La consustanziazione è una dottrina luterana che afferma che il pane e il vino
nell’eucarestia sono trasformati, al momento della consacrazione, nella sostanza del
corpo e del sangue di Cristo, pur mantenendo immutato il loro aspetto esteriore. Per
Lutero, il corpo e il sangue di Cristo sono presenti “in”, “con” e “sotto” il pane e il vino.

Nega che il pane e il vino siano diventati il corpo e il sangue di Cristo, ma afferma che il
corpo e il sangue di Cristo sono accanto al pane e al vino. Il corpo e il sangue di Cristo so-
no presenti, ma non in modo esclusivo, ciò non esclude la presenza reale del pane e del
vino: il pane e il vino coesistono insieme con il sangue e il corpo di Cristo. Il suo pensiero
evidenzia che una sostanza penetra l’altra. Si può dire che il pane e il vino rimangono
nella loro consistenza, formando un’unità sacramentale con il corpo e il sangue di Cristo:
si tratta di un’unita di coesistenza legata però unicamente all’atto, al momento della ce-
lebrazione. Di conseguenza, tale presenza è limitata dal momento della consacrazione fi-
no al momento della consumazione del sacramento. Quindi, Lutero ha mantenuto l’idea
della Chiesa secondo la quale il corpo e il sangue di Cristo sono presenti in modo fisico,
reale negli elementi.

2.6 La scomunica e la condanna di Lutero


Il 15 giugno 1520 Leone X condannò il riformatore e richiese
formalmente la ritrattazione dei suoi errori con la bolla Exurge
Domine. Lutero bruciò pubblicamente il documento papale e
per tutta risposta il 3 gennaio 1521 il pontefice lo scomunicò.
Carlo V convocò Lutero nell’aprile dello stesso anno in una die-
ta a Worms per ottenere una pubblica ritrattazione da parte
del monaco; quando quest’ultimo si rifiutò, l’imperatore lo mi-
se al bando, condannò la sua dottrina come eretica e vietò nei
territori imperiali ogni discussione o pubblicazione contraria
alla chiesa di Roma. I sostenitori di Lutero, temendo per la sua
incolumità, lo rapirono durante il viaggio di ritorno da Worms a
Wittenberg su iniziativa di Federico III di Sassonia. La prima
edizione della Bibbia tradotta in tedesco da Lutero durante la
sua permanenza nel castello di Wartburg vide la luce a Witten-
berg nel 1534 presso l’editore Hans Luft.

Bolla papale Exurge Domine


Lutero riuscì a creare un vasto movimento anticat-
tolico che determinò il distacco dalla Chiesa di Ro-
ma di quasi tutta la Germania settentrionale: ciò
avvenne grazie all’appoggio dei principi tedeschi, i
quali avrebbero incamerato i beni ecclesiastici e al-
lentato i vincoli di dipendenza dall’imperatore (le-
gato alla Chiesa).

La Bibbia tradotta da Lutero in tedesco


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Lutero alla dieta di Worms. Per via del rifiuto di Lutero di ritrattare le sue tesi,
l’8 maggio 1521 Carlo V proclama l’Editto di Worms, con il quale le tesi lute-
rane vengono ufficialmente condannate e perseguitate in tutti i territori
dell’Impero.


Lutero brucia pubblicamente la bolla
papale Exurge Domine e i volumi di
diritto canonico il 3 gennaio 1520. Il
3 gennaio dell'anno seguente, la bol-
la Decet Romanum Pontificem sancì
la sua scomunica.

Le ripercussioni politiche della protesta di Lutero


Le idee di Lutero avevano creato una vera e propria trasformazione culturale e
politica in Germania. Ciò avvenne per una particolare arretratezza dell’allora na-
zione tedesca rispetto alle altre monarchie. In quel periodo si aveva la formazione
di sovranità regionali coincidenti con i grandi ducati, anche se ostacolata dalla pre-
senza di troppe autonomie cittadine, piccole sovranità della Chiesa e dispersi po-
teri feudali, l’entità tedesca era data solo dall’autorità imperiale. Inoltre si aveva-
no dei problemi finanziari a causa del troppo denaro proveniente dalla Germania
che arrivava in Italia, a causa del papa, e le polemiche sollevate da Lutero per que-
sto argomento furono assecondate da molti principi tedeschi. Di tutti questi pro-
blemi si sarebbe dovuto parlare alla dieta di Worms. Lutero era appoggiato anche
dalla piccola nobiltà dei cavalieri (i Ritter), che aspiravano ad impossessarsi dei be-
ni ecclesiastici.

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3. Ribellioni sociali, economiche e religiose


Capannelli di preti, contadini, cavalieri, nobili nullatenenti o ricchi op-


portunisti in attesa di una rivolta preannunciata

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3.1 La rivolta dei cavalieri
La separazione dalla Chiesa di Roma permise
ai principi tedeschi di incamerare i beni ec-
clesiastici; i primi a volerne trarre vantaggio
furono i Ritter, cavalieri tedeschi socialmente
ed economicamente decaduti. Esclusi dalla
guerra, i Ritter stavano perdendo la loro
principale fonte di reddito e il loro prestigio
sociale, oltre al loro ruolo politico che i prin-
cipi tedeschi avevano limitato nel tempo. Co-
sì i Ritter aderirono alla Riforma nel tentativo
di ripristinare l’antico ordine feudale in
Germania e impossessarsi dei beni della
Chiesa. Guidati dall’umanista Ulrich von Hut-
ten e dal cavaliere Franz von Sickingen, ven-
nero sconfitti nel 1523 sul campo di battaglia
dai grandi principi feudali i quali, sentendosi
maggiormente tutelati nei loro interessi, si
erano coalizzati a difesa dell’ordine religioso
e politico costituito. In occasione della rivolta Rivolta dei cavalieri del XVI secolo in Germania
dei cavalieri Lutero si schierò con i principi,
abbandonando i due capi ribelli, che lo ave-
vano protetto precedentemente.


3.2 La rivolta dei contadini
Le ribellioni dei contadini sono una serie di lotte contadine che prendono spunto dalle idee ri-
voluzionarie di un seguace di Lutero, Thomas Münzer, inneggianti all’uguaglianza sociale. Alle
origini delle ribellioni popolari è la situazione sociale nelle campagne tedesche, sulle quali gra-
vano il potere signorile, il dominio personale della feudalità, la limitazione dei diritti dei vassalli
e i rapporti di servitù, gli abusi e l’estensione del dominio feudale anche nelle terre comuni.
Questa crisi della società signorile portò i contadini ad avanzare progetti di riforma, ad esempio
i Dodici Articoli dei ribelli della Svevia, dove chiedevano che l’elezione del parroco fosse affidata
agli stessi fedeli. La predicazione del Vangelo, nel clima della Riforma protestante, non fu la
causa della rivoluzione del 1525, ma nel diritto divino i contadini trovavano l’ideologia che ce-
mentò e sostenne le loro azioni. Tra gli obiettivi dei rivoltosi c’erano la formazione di una fede-
razione di leghe su base corporativa ispirate al Vangelo, la sottrazione di prerogative politiche
alla nobiltà, l’abbattimento della struttura per ceti e l’espropriazione di beni ecclesiastici e reli-
giosi. Lutero in un primo intervento tentò di mediare tra i contadini e i signori esortandoli alla
pace, ed in particolare sostenne che i contadini dovessero assoluta obbedienza ai re perché il
Vangelo condanna qualsiasi forma di ribellione ed ogni autorità terrena era voluta da Dio. Lute-
ro non riteneva compito della religione mutare l’ordine sociale, riteneva opportuno che cia-
scuno mantenesse il proprio ordine nella società: la sua visione era dunque conservatrice. Tut-
tavia, quando il conflitto s’inasprì egli condannò le masse di rivoltosi nel suo scritto Contro le
Masnade Rapaci e Assassine dei Contadini, ed esortò i principi a reprimere ferocemente le ri-
bellioni. Il 15 maggio 1525 nella battaglia di Frankenhausen i contadini furono sconfitti dai cava-
lieri dei duchi, Münzer fu giudicato come eretico, torturato e ucciso e circa centomila contadini
massacrati.

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3.3 Gli anabattisti


Un movimento che spinse alle estreme conseguenze le rivendicazioni
di Münzer fu quello degli anabattisti. Essi negavano la validità del
battesimo dei bambini: sostenevano che i
neonati fossero incapaci di esprimere una
libera scelta e quindi proponevano il bat-
tesimo degli adulti. Essi ritenevano che lo
Stato non avesse competenze religiose e
che la Chiesa fosse semplicemente una
comunità di credenti. Le dottrine fonda-
mentali degli Anabattisti furono definite
nel 1527 nella Confessione di
Confessione di
Schleitheim. Questo movimento, propa-
Schleitheim, documento
gatosi rapidamente dalla Svizzera alla
nel quale sono definite
Germania centro-meridionale, fu con-
le dottrine fondamentali
dannato sia dai cattolici che dai luterani e
anabattiste
in diverse zone della Germania fu repres-
so con le armi. Il battesimo degli adulti, fon-
damento dell’anabattismo

3.4 Lo scontro tra l’impero e i principi protestanti e la pace di Augusta
Nel 1531 i protestanti, ovvero i seguaci di Lutero (chiamati così in segui-
to alla loro protesta contro la presa di posizione ostile assunta
dall’imperatore nella Dieta di Spira del 1529), si unirono politicamente e
militarmente nella Lega di Smalcalda, preparandosi allo scontro armato
con l’imperatore, saldamente contrario alle teorie luterane. Fu il trattato
di Augusta firmato nel 1555 a riportare la pace tra i principi protestanti
riuniti nella Lega di Smalcalda e l’imperatore; da allora venne riconosciu-
ta l’esistenza in Germania della religione cristiana cattolica e di quella
luterana. Si infranse così l’unità del mondo cristiano realizzata nel Me-
dioevo. La pace stabilì anche il principio della libertà religiosa con una
limitazione: il diritto di scelta della fede religiosa venne riservato esclu-
sivamente al sovrano; la sua decisione era quindi vincolante per i suddi-
ti, sulla base del principio del cuius regio, eius religio secondo cui ognu-
no doveva praticare la fede professata dal sovrano del luogo, creando
uno stretto legame tra autorità politica e fede religiosa. Inoltre, la pace
Il trattato di Augusta, pace di Augusta consentì ai sovrani convertiti al protestantesimo prima del
tra principi protestanti e 1552 di incamerare i beni ecclesiastici presenti nelle loro terre.
l’imperatore

Cuius regio, eius religio


Espressione latina traducibile come “di chi è il regno sia la religione” con cui la pace di Augusta del 1555 sancì
l’obbligo da parte dei sudditi di seguire le scelte religiose dei loro sovrani. Si affermava così la coesistenza,
all’interno dei confini dell’Impero, del luteranesimo e del cattolicesimo, e la libertà confessionale dei principi
tedeschi. Applicato dapprima negli stati tedeschi e poi in tutta Europa, indusse molti scrittori politici a vedere
nel cuius regio eius religio uno strumento utile a mantenere la pace religiosa.

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4. Zwingli e Calvino, la diffusione della Rifor-


ma

4.1 Zwingli e la svalutazione del culto religioso
A Zurigo intorno al 1520 aveva intrapreso un’intensa attività riformatrice il sacerdote Huldrych Zwingli, il
quale aspirava al totale rinnovamento religioso e morale della vita cristiana e desiderava recuperare il
messaggio originario di Cristo senza la mediazione della Chiesa, culti, sacramenti e cerimonie. Il progetto
di Zwingli riguardava una maggiore democratizzazione della vita civile attraverso la partecipazione diret-
ta alla gestione della comunità da parte dei fedeli. Zwingli morì nel 1531 per essere rimasto fedele alle
sue idee durante gli scontri tra protestanti e cantoni rimasti fedeli al cattolicesimo, scontri che terminaro-
no con la battaglia di Kappel che vide la sconfitta dei protestanti.

4.2 Calvino e la ricchezza come segno della predilezio-
ne divina
Giovanni Calvino, teologo e commentatore delle Scritture, con la sua azione rifor-
matrice trasformò Ginevra nella capitale morale del protestantesimo. La sua opera
più famosa fu l’Istituzione della religione cristiana (1536); una parte rilevante dei
suoi scritti è costituita da opere polemiche indirizzate sia contro la Chiesa Cattolica
sia contro gli intellettuali atei e i razionalisti. Nelle sue opere Calvino attacca
l’astrologia, il culto delle reliquie, dei morti e dei santi, tanto che alla sua morte scel-
se di essere sepolto in una tomba anonima per non diventare oggetto di culto. Cal-
vino si differenziava da Lutero sia per la diversa sensibilità religiosa che derivava dal-
la sua formazione umanistica, sia dalla visione più fredda, sistematica e razionale
della vita. Al centro del pensiero calvinista vi era la dottrina della predestinazione,
secondo cui Dio decide liberamente chi salvare e chi condannare; per attenuare il
rigore di questa teoria, che toglieva all’uomo ogni responsabilità in vista della salvezza, Calvino esaltò il valo-
Istituzione della reli- re delle opere dei fedeli, lodando l’impegno civile e il lavoro umano come strumenti
gione cristiana, testo per glorificare Dio. Così il successo economico e la ricchezza si trasformavano, nella
teologico di Calvino visione calvinista, in segni della predilezione divina.

Dottrina della predestinazione

Nella teologia cristiana la dottrina della predestinazione comprende un aspetto universale e uno indivi-
duale, ovvero il fatto che Dio abbia preordinato dall’eternità tutto ciò che accade nella storia; la scelta
da parte di Dio di un numero determinato di persone destinate all’eterna beatitudine e di altre abban-
donate invece al peccato e alla pena eterna. Questo secondo concetto è stato assai dibattuto nel corso
dei secoli dai teologi a partire da Sant’Agostino, soprattutto in epoca medievale, finché ritorna in auge
con la Riforma. Lutero, Zwingli e Calvino sostengono tutti la predestinazione individuale considerando la
Chiesa come comunione degli eletti, ovvero coloro che sono stati prescelti per la salvezza. La dottrina
della predestinazione mortifica però il ruolo del libero arbitrio. Secondo Lutero e soprattutto Calvino,
infatti, gli uomini fanno il bene o il male non perché lo vogliono, ma perché così sono predestinati da
Dio, che, nella sua imperscrutabile provvidenza, si serve del bene o del male per confondere i malvagi e
rassicurare i virtuosi. E’ la dottrina della doppia predestinazione che assegna il primato alla grazia, alla
quale l’eletto non può sottrarsi e per la quale è portato ad agire nell’osservanza dei divini sacramenti, a
seguire la propria vocazione ad adempiere ai propri compiti e a raggiungere un successo pratico.


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4.3 La comunità calvinista di Ginevra


Al contrario di Lutero, il quale aveva approvato ogni
azione dei principi tedeschi, Calvino non escluse la
possibilità di ribellarsi alle autorità se queste si al-
lontanavano dalla legge di Dio. Per evitare che ciò
accadesse, nel 1541, egli creò una comunità in cui il
potere politico si fondeva con quello religioso: gli
anziani avevano il compito di controllare la condotta
morale e l’ortodossia religiosa dei cittadini e dei
magistrati che governavano la comunità insieme ai
pastori. Le Ordinanze ecclesiastiche stabilivano i di-
vieti e gli obblighi dei vari funzionari, dei pastori, dei
diaconi, dei dottori della fede e dei fedeli. In questo Membri della comunità calvinista di Ginevra
ordinamento autonomo elaborato da Calvino erano
previsti quattro uffici: quello di pastore, il più elevato perché aveva la suprema autorità;
di dottore per l'insegnamento della teologia; di diacono per provvedere agli ospedali e all'assistenza;
e, infine, di anziano, come già detto, con compiti di vigilanza dei costumi su ciascuno dei quartieri del-
la città. Gli anziani e i pastori riuniti formavano il concistoro, il tribunale morale della nuova Chiesa.
Furono bandite tutte le attività considerate immorali (alcol, gioco d’azzardo, balli, spettacoli ecc.) e fu
imposto un rigido sistema di censura per evitare la diffusione di idee diverse da quelle approvate dal-
la religione calvinista. Si trattava di uno stato confessionale4 nel quale vigeva una forte intolleranza,
in cui persino la partecipazione al culto pubblico era un obbligo imposto dallo Stato, che ne puniva la
trasgressione con l’allontanamento dalla comunità.


4.4 Calvinismo e sviluppo del capitalismo
Nei Paesi in cui si era diffuso il calvinismo, sin dalla fine del Cinquecento, le attività imprenditoriali
erano più fiorenti di quelle sviluppate nei Paesi strettamente legati alla religione cattolica (ad esem-
pio, l’Italia). Secondo il sociologo tedesco Max Weber, la mentalità calvinista permise lo sviluppo del
capitalismo in quanto fu la prima ad accettare l’idea per cui il denaro andava considerato come mer-
ce universale in grado di produrre altro denaro. Secondo Calvino era una bestemmia contro Dio di-
sapprovare la ricchezza e la sua ferrea etica vietava di sprecare il denaro in beni effimeri o troppo lus-
suosi, per cui i guadagni dovevano essere costantemente
reinvestiti, determinando quell’accumulazione tipica delle
economie capitalistiche.


4.5 Il calvinismo nei confronti degli altri
movimenti religiosi
Un episodio emblematico di questo clima d’intolleranza fu la
condanna a morte del teologo spagnolo Michele Serveto, il
quale si era recato a Ginevra per un sulla confronto questione
della Trinità5, dopo essere stato condannato come eretico dal-
la Chiesa cattolica. Il rogo di Michele Serveto fu oggetto di cri-
tiche da parte degli altri protestanti ma Calvino si difese af-
fermando che mostrarsi tolleranti nei confronti degli eretici
equivale a schierarsi dalla parte dell’eresia. Tuttavia, Calvino
cercò sempre un accordo globale tra le correnti della Riforma: nonostante il suo pensiero improntato al-
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Il rogo di Michele Serveto
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la mediazione e alla ricerca di un compromesso da tutti accettabile egli riuscì a trovare un punto di fu-
sione solo con lo zwinglianesimo.

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5. Lo Scisma anglicano

5.1 La Riforma in Inghilterra


Oltre che dalla riforma luterana e dalle sue nume-
rose correnti che si vennero a formare, sempre nel
XVI secolo, il mondo cristiano venne scosso dallo
Scisma anglicano. Parliamo di scisma6 e non di ere-
sia7 in quanto quella che si verificò fu una separa-
zione dalla Chiesa di Roma e creazione di una chie-
sa autonoma che conservava riti e dogmi della
Chiesa Cattolica. La causa scatenante dello Scisma
fu la respinta da parte di papa Clemente VII della
richiesta di divorzio di Enrico VIII. Quest’ultimo, re
d’Inghilterra dal 1509 al 1547, nello scontro tra lu-
terani e cattolici si era schierato dalla parte di que-
sti ultimi scrivendo un’opera in difesa dei sette sa-
cramenti. Tuttavia egli mirava ad esercitare un
controllo assoluto sul clero e impossessarsi dei
beni della chiesa e trovò occasione di realizzare le
sue aspirazioni quando il papa respinse la sua ri-
chiesta di divorzio.

5.2 L’Atto di Supremazia e le per-


secuzioni
Dopo il rifiuto del pontefice Enrico VIII fece dichia-
rare il matrimonio nullo dai vescovi inglesi e per
questo fu scomunicato. Nel 1534 indusse il parla-
mento ad approvare l’Atto di Supremazia in base al
quale il re era proclamato capo della Chiesa d’Inghilterra. Soppresse i
conventi e rese obbligatorio l’uso della lingua inglese nelle pratiche del
culto. Conservò riti e dogmi del cattolicesimo come i sette sacramenti il
culto della Vergine e dei santi e proibì la lettura individuale della Bibbia. In
seguito aggiunse degli aggiustamenti di orientamento luterano ad esempio
l’abolizione del celibato dei sacerdoti. Enrico VIII mantenne anche la strut-
tura gerarchica della Chiesa Cattolica; sarà Elisabetta I, la figlia avuta con
Anna Bolena a modificarla nel 1562 ponendone a direzione l’arcivescovo di
Canterbury mentre il sovrano diventava protettore della chiesa persegui-
tando chiunque non aderisse alla riforma, ad esempio Thomas More. A
causa delle persecuzioni, nel Seicento molti puritani8 cominciarono a tra-
sferirsi in Nord America, dove fondarono le prime colonie.

Enrico VIII, re d’Inghilterra

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I padri fondatori della Riforma protestante


Michele Serveto
Thomas Münzer, capo della rivolta
dei contadini

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6. Personaggi importanti

Leone X
Giovanni De Medici, nato l’11 dicembre 1475 a Firenze, figlio di
Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini, fu destinato dal padre alla
carriera ecclesiastica e nominato cardinale all'età di soli tredici
anni. Ricevette una raffinata istruzione umanistica; tra il 1489 e
il 1491 studiò teologia e diritto canonico a Pisa. Governò con il
fratello Giuliano a Firenze. Nel 1492 vestì le insegne cardinalizie
e iniziò a partecipare alle vicende ecclesiastiche. Era a Firenze
quando nel 1494 ebbe luogo la caduta dei Medici e fu procla-
mata la Repubblica; Giovanni riuscì a fuggire, e dopo un periodo
all'estero si trasferì nel suo palazzo a Roma, nel 1500.

Fu eletto papa, assumendo il nome di Leone X, nel 1513 in una situazione politica difficile: in
Inghilterra regnava re Enrico VIII, Spagna e Francia lottavano per il dominio della penisola;
Leone X cercò di mantenere buoni rapporti con entrambe le potenze per mantenere la pro-
pria indipendenza e rafforzare il dominio dei Medici sulla città di Firenze e nel resto dell'Ita-
lia. Qui prese parte alle vicende politiche dello Stato della Chiesa riuscendo infine, alla testa
di truppe alleate al papa, ad entrare in Firenze nel 1512 e ristabilire la signoria della sua fa-
miglia. Troppo assorbito dalla sua attività politica, Leone X trascurò il suo mandato di papa.
Concluse nel 1517 il Concilio luteranese, ma fu debole e incerto nei confronti della ribellione
e della riforma del monaco tedesco Martin Lutero. Leone X pubblicò la bolla Exurge Domine
con la quale minacciava di scomunicare Lutero. Amante del lusso e della bellezza, fu un papa
umanista che protesse la cultura e gli artisti ma la sua passione per le bellezze mondane fu
giudicata dai suoi contemporanei eccessiva. Morì a Roma nel 1521.

Giovanni Calvino
Jean Cauvin nacque a Noyon il 10 luglio 1509. Tra il 1529 ed il
1533 avvenne in lui una maturazione che lo portò fuori dal catto-
licesimo. Nel 1534 Francesco I scatenò la caccia ai rinnovatori e
Calvino si rifugiò in Svizzera, a Basilea. Nel 1541 si stabilì a Gine-
vra, dove organizzò la sua Chiesa. Egli fondò la sua teologia sul ri-
conoscimento della sovranità assoluta di Dio, che regge con la
sua provvidenza la vita del creato e determina il corso degli av-
venimenti. Giovanni Calvino morì a Ginevra il 27 maggio 1564 di
stenti fisici e morali.

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Enrico VIII
Enrico VIII Tudor nacque a Greenwich il 28 giugno 1491. Fi-
glio del re Enrico VII Tudor e della regina Elisabetta di York,
in tenera età ottenne numerosi titoli: a tre anni divenne Co-
nestabile del Castello di Dover, Lord Guardiano dei Cinque
Porti e duca di York e negli anni successivi Conte Maresciallo
e Lord Luogotenente. Alla morte del fratello Arturo, Enrico
diventò l'erede al trono d'Inghilterra e il padre decise di farlo
sposare con Caterina d'Aragona, ormai vedova. Prima di far
unire in matrimonio i due, il re Enrico VII volle chiedere
al papa Giulio II una dispensa in modo tale da dimostrare fi-
no all'ultimo che il precedente matrimonio tra Caterina e il
figlio defunto non era stato consumato. L'obiettivo del re era
quindi quello di dimostrare che il matrimonio tra la vedova
ed Enrico sarebbe stato legittimo. Giulio II consegnò la bolla,
consentendo la celebrazione del matrimonio reale.

Nel 1509 morì il padre ed Enrico divenne re d'Inghilterra; nello stesso anno sposò Caterina
d’Aragona al fine di rinsaldare i rapporti con la Spagna; ma avendo avuto solo la figlia Maria e
nessun erede maschio nel 1527 decise di sposare la dama di corte Anna Bolena. Dopo avergli
dato la figlia Elisabetta fu accusata di aver usato la stregoneria per costringerlo a sposarla,
d’incesto e di avere degli amanti, per questo fu condannata a morte. Poco dopo l’esecuzione il
re sposò Jane Seymour che gli diede il tanto atteso figlio maschio, morendo subito dopo. Ma
Edoardo non godeva di buona salute e nel 1540 Enrico sposò Anne di Clèves nella speranza di
avere un altro erede maschio. Tuttavia il matrimonio durò poco. La sua quinta moglie fu Cate-
rina Howard, sospettata di avere due amanti e quindi condannata a morte. Enrico nel 1543
sposo la sua sesta ed ultima moglie, Caterina Parr. I due si scontrarono per motivi religiosi in
quanto lei era protestante ed Enrico cattolico. Questa situazione portò a un’ennesima separa-
zione. Enrico morì nel 1547 a causa di una ferita molto grave riportata dopo un incidente.

Mogli e figli di Enrico VIII

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Tommaso Moro
Thomas More, umanista, scrittore e politico cattolico inglese, fu
grande amico del re Enrico VIII. Nato a Londra il 7 febbraio 1478,
seguì le orme del padre Sir John More, avvocato e giudice di suc-
cesso, intraprendendo anch'egli la professione di avvocato. Fu
Lord Cancelliere d'Inghilterra negli anni tra il 1529 e il 1532, sotto
la monarchia di Enrico VIII e si distinse, oltre che per la sua costan-
te caccia agli eretici e alle loro opere, per i suoi scritti di stampo
umanista. A lui viene attribuito il merito di aver coniato il vocabolo
"utopia", con cui battezzò un'immaginaria isola dotata di una so-
cietà ideale, di cui descrisse il sistema politico nella sua opera più
famosa, "L'Utopia" appunto, pubblicata nel 1516.

La derivazione del termine "utopia" viene dal greco antico, e può letteralmente significare
"luogo inesistente", oppure "luogo bellissimo". Durante la sua vita Moro divenne grande
amico di Erasmo da Rotterdam, che gli dedicò il suo "Elogio della follia". Moro contribuì an-
che alla redazione de "La difesa dei sette sacramenti", polemica contro la dottrina protestan-
te che fa guadagnare a Enrico VIII nel 1521 il titolo di "difensore della Fede" da parte di papa
Leone X. Sia la risposta di Martin Lutero al re che la conseguente "Responsio ad Lutherum"
furono criticate per i loro intemperanti attacchi "ad hominem". E’ ricordato per il suo fermo
rifiuto della rivendicazione di Enrico VIII di proclamarsi capo supremo della Chiesa d'Inghil-
terra: questa decisione mise fine alla carriera politica di Moro conducendolo alla pena capi-
tale con l'accusa di tradimento. Venne processato, poi condannato e incarcerato, quindi giu-
stiziato a Tower Hill il 6 luglio 1535. La testa venne mostrata sul Ponte di Londra per un me-
se; fu la figlia Margaret Roper a recuperarla, dietro pagamento di una tangente.

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Note
1
tendenza di alcuni pontefici e vescovi della Chiesa romana ad accordare protezioni e a favorire
con onori, cariche, ricchezze i propri familiari, indipendentemente da meriti e qualità morali
2
scuole per il popolo istituite per combattere l’analfabetismo
3
dottrina della Chiesa cattolica secondo la quale quando un sacerdote ordinato benedice il pa-
ne della Cena del Signore, esso viene trasformato nella vera e propria carne di Cristo (sebbene
mantenga l’apparenza del pane), e che quando benedice il vino, esso viene trasformato nel ve-
ro e proprio sangue di Cristo (sebbene mantenga l’apparenza del vino)
4
stato nel quale una determinata religione gode di una posizione di privilegio
5
unione delle tre persone divine (padre, figlio, spirito santo) che hanno identica sostanza ma
diverse funzioni
6
divisione causata da una discordia fra gli individui di una stessa comunità. In questo caso, se-
parazione dalla Chiesa di Roma e creazione di una chiesa autonoma
7
interpretazione dottrinaria errata secondo la Chiesa romana
8
ovvero i calvinisti, chiamati così perché sostenitori di una chiesa più pura e semplice rispetto
a quella riformata

Bibliografia

La cattività babilonese della Chiesa, Martin Lutero (1520)


Gli ultimi giorni di Hutten, Conrad Ferdinand Meyer (1872)
Maria la Sanguinaria, Carolly Erickson (2002)
Il grande Enrico. Vita di Enrico VIII, re d'Inghilterra, Carolly Erickson
(2003)
L’etica e lo spirito del capitalismo, Max Weber (1904)


Per approfondire (sitografia)

La filosofia di Lutero
I sacramenti
Il sacerdozio secondo Lutero
Lutero e la riforma protestante
La giustificazione per sola fede
La Riforma
Altri siti linkati nel testo

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