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religiosi
del Cinquecento
La diffusione delle religioni in Europa durante il XVI secolo
Mallocci Giulia
3°SB Liceo Scientifico G. Brotzu
Indice
1. Fattori politici, economici e religiosi alla base della Riforma protestante ............................................. 3
1.1 La corruzione morale della Chiesa .................................................................................................. 3
2. Martin Lutero e la Riforma protestante ................................................................................................ 4
2.1 Il distacco dalla Chiesa di Roma ...................................................................................................... 4
2.2 Il principio del “servo arbitrio” ....................................................................................................... 4
2.3 Il principio della “giustificazione per sola fede” ............................................................................. 5
2.4 Il principio del “libero esame” ........................................................................................................ 5
2.5 Il principio del “sacerdozio universale dei fedeli” e la posizione di
Lutero riguardo i sacramenti ................................................................................................................ 5
2.6 La scomunica e la condanna di Lutero ............................................................................................ 6
3. Ribellioni sociali, economiche e religiose .............................................................................................. 8
3.1 La rivolta dei cavalieri ..................................................................................................................... 9
3.2 La rivolta dei contadini ................................................................................................................... 9
3.3 Gli anabattisti ............................................................................................................................... 10
3.4 Lo scontro tra l’impero e i principi protestanti e la pace di Augusta ............................................ 10
4. Zwingli e Calvino, la diffusione della Riforma ...................................................................................... 11
4.1 Zwingli e la svalutazione del culto religioso ................................................................................. 11
4.2 Calvino e la ricchezza come segno della predilezione divina ........................................................ 11
4.3 La comunità calvinista di Ginevra ................................................................................................. 12
4.4 Calvinismo e sviluppo del capitalismo .......................................................................................... 12
4.5 Il calvinismo nei confronti degli altri movimenti religiosi ............................................................. 12
5. Lo scisma anglicano ............................................................................................................................. 13
5.1 La Riforma in Inghilterra ............................................................................................................... 13
5.2 L’atto di Supremazia e le persecuzioni ......................................................................................... 13
6. Personaggi importanti ......................................................................................................................... 15
7. Note ..................................................................................................................................................... 18
8. Bibliografia ........................................................................................................................................... 18
9. Sitografia .............................................................................................................................................. 18
2.4 Il principio del “libero esame”
Lutero rivendicava il principio del “libero esame”, per cui ogni fedele ha diritto di leggere direttamente
le Sacre Scritture, dono di Dio per la salvezza dell’uomo, in quanto tutti potevano essere capaci di
comprenderle e intenderle secondo la propria coscienza, senza dover seguire le interpretazioni ufficiali
della Chiesa. Tuttavia fino al XX secolo la Bibbia rimase inaccessibile ai fedeli perché rigorosamente
scritta in latino. Lutero si impegnò nella traduzione delle Sacre Scritture in tedesco; ciò implicava che i
fedeli fossero in grado di leggere, per questo Lutero dette impulso alle scuole popolari2, innalzando i
livelli di alfabetizzazione della popolazione. Quest’ultima insieme alla diffusione dei testi sacri e alla vo-
lontà di propaganda, incrementò la produzione libraria e la pubblicazione delle opere a stampa, stimo-
lando lo sviluppo dell’editoria.
2.5 Il principio del “sacerdozio universale dei fedeli” e la posizione
di Lutero riguardo i sacramenti
Se per salvarsi l’uomo non aveva bisogno delle opere e per interpretare le Sacre Scritture non era ne-
cessaria nessuna guida, non c’era bisogno della Chiesa quale istituzione intermediaria tra l’uomo e Dio:
tutti i fedeli erano, dunque, sacerdoti. Per Lutero, la Chiesa era un’istituzione umana, non divina:
l’autorità del papa perdeva, così, ogni valore. Gli unici sacramenti riconosciuti da Lutero erano il batte-
simo e l’eucarestia, perché menzionati nel Vangelo, pur non accettando la dottrina della transustan-
ziazione3 in confronto alla quale egli proponeva quella della consustanziazione. Lutero riconosce il bat-
tesimo come sacramento, come promessa di Dio, come mezzo attraverso il quale vengono perdonati i
peccati per tutta la vita dell’uomo. Ma, al tempo stesso, sosteneva che la Chiesa avesse limitato la sua
efficacia introducendo altre vie per la remissione dei peccati quali le opere di soddisfazione e la peni-
tenza, considerata come la seconda tavola della salvezza; l’esperienza penitenziale ha introdotto nella
vita della Chiesa e dei fedeli i voti, gli ordini monastici, i pellegrinaggi, le indulgenze, ecc. Per Lutero
ogni buon cristiano poteva accoppiarsi sessualmente (cioè può contrarre matrimonio) senza che que-
sto pregiudicasse il suo rapporto con Dio. Inoltre, nessuna adorazione veniva riconosciuta alla Madon-
na e ai santi.
Il culto luterano
Consustanziazione
La consustanziazione è una dottrina luterana che afferma che il pane e il vino
nell’eucarestia sono trasformati, al momento della consacrazione, nella sostanza del
corpo e del sangue di Cristo, pur mantenendo immutato il loro aspetto esteriore. Per
Lutero, il corpo e il sangue di Cristo sono presenti “in”, “con” e “sotto” il pane e il vino.
Nega che il pane e il vino siano diventati il corpo e il sangue di Cristo, ma afferma che il
corpo e il sangue di Cristo sono accanto al pane e al vino. Il corpo e il sangue di Cristo so-
no presenti, ma non in modo esclusivo, ciò non esclude la presenza reale del pane e del
vino: il pane e il vino coesistono insieme con il sangue e il corpo di Cristo. Il suo pensiero
evidenzia che una sostanza penetra l’altra. Si può dire che il pane e il vino rimangono
nella loro consistenza, formando un’unità sacramentale con il corpo e il sangue di Cristo:
si tratta di un’unita di coesistenza legata però unicamente all’atto, al momento della ce-
lebrazione. Di conseguenza, tale presenza è limitata dal momento della consacrazione fi-
no al momento della consumazione del sacramento. Quindi, Lutero ha mantenuto l’idea
della Chiesa secondo la quale il corpo e il sangue di Cristo sono presenti in modo fisico,
reale negli elementi.
Lutero riuscì a creare un vasto movimento anticat-
tolico che determinò il distacco dalla Chiesa di Ro-
ma di quasi tutta la Germania settentrionale: ciò
avvenne grazie all’appoggio dei principi tedeschi, i
quali avrebbero incamerato i beni ecclesiastici e al-
lentato i vincoli di dipendenza dall’imperatore (le-
gato alla Chiesa).
Lutero alla dieta di Worms. Per via del rifiuto di Lutero di ritrattare le sue tesi,
l’8 maggio 1521 Carlo V proclama l’Editto di Worms, con il quale le tesi lute-
rane vengono ufficialmente condannate e perseguitate in tutti i territori
dell’Impero.
Lutero brucia pubblicamente la bolla
papale Exurge Domine e i volumi di
diritto canonico il 3 gennaio 1520. Il
3 gennaio dell'anno seguente, la bol-
la Decet Romanum Pontificem sancì
la sua scomunica.
3.1 La rivolta dei cavalieri
La separazione dalla Chiesa di Roma permise
ai principi tedeschi di incamerare i beni ec-
clesiastici; i primi a volerne trarre vantaggio
furono i Ritter, cavalieri tedeschi socialmente
ed economicamente decaduti. Esclusi dalla
guerra, i Ritter stavano perdendo la loro
principale fonte di reddito e il loro prestigio
sociale, oltre al loro ruolo politico che i prin-
cipi tedeschi avevano limitato nel tempo. Co-
sì i Ritter aderirono alla Riforma nel tentativo
di ripristinare l’antico ordine feudale in
Germania e impossessarsi dei beni della
Chiesa. Guidati dall’umanista Ulrich von Hut-
ten e dal cavaliere Franz von Sickingen, ven-
nero sconfitti nel 1523 sul campo di battaglia
dai grandi principi feudali i quali, sentendosi
maggiormente tutelati nei loro interessi, si
erano coalizzati a difesa dell’ordine religioso
e politico costituito. In occasione della rivolta Rivolta dei cavalieri del XVI secolo in Germania
dei cavalieri Lutero si schierò con i principi,
abbandonando i due capi ribelli, che lo ave-
vano protetto precedentemente.
3.2 La rivolta dei contadini
Le ribellioni dei contadini sono una serie di lotte contadine che prendono spunto dalle idee ri-
voluzionarie di un seguace di Lutero, Thomas Münzer, inneggianti all’uguaglianza sociale. Alle
origini delle ribellioni popolari è la situazione sociale nelle campagne tedesche, sulle quali gra-
vano il potere signorile, il dominio personale della feudalità, la limitazione dei diritti dei vassalli
e i rapporti di servitù, gli abusi e l’estensione del dominio feudale anche nelle terre comuni.
Questa crisi della società signorile portò i contadini ad avanzare progetti di riforma, ad esempio
i Dodici Articoli dei ribelli della Svevia, dove chiedevano che l’elezione del parroco fosse affidata
agli stessi fedeli. La predicazione del Vangelo, nel clima della Riforma protestante, non fu la
causa della rivoluzione del 1525, ma nel diritto divino i contadini trovavano l’ideologia che ce-
mentò e sostenne le loro azioni. Tra gli obiettivi dei rivoltosi c’erano la formazione di una fede-
razione di leghe su base corporativa ispirate al Vangelo, la sottrazione di prerogative politiche
alla nobiltà, l’abbattimento della struttura per ceti e l’espropriazione di beni ecclesiastici e reli-
giosi. Lutero in un primo intervento tentò di mediare tra i contadini e i signori esortandoli alla
pace, ed in particolare sostenne che i contadini dovessero assoluta obbedienza ai re perché il
Vangelo condanna qualsiasi forma di ribellione ed ogni autorità terrena era voluta da Dio. Lute-
ro non riteneva compito della religione mutare l’ordine sociale, riteneva opportuno che cia-
scuno mantenesse il proprio ordine nella società: la sua visione era dunque conservatrice. Tut-
tavia, quando il conflitto s’inasprì egli condannò le masse di rivoltosi nel suo scritto Contro le
Masnade Rapaci e Assassine dei Contadini, ed esortò i principi a reprimere ferocemente le ri-
bellioni. Il 15 maggio 1525 nella battaglia di Frankenhausen i contadini furono sconfitti dai cava-
lieri dei duchi, Münzer fu giudicato come eretico, torturato e ucciso e circa centomila contadini
massacrati.
Nella teologia cristiana la dottrina della predestinazione comprende un aspetto universale e uno indivi-
duale, ovvero il fatto che Dio abbia preordinato dall’eternità tutto ciò che accade nella storia; la scelta
da parte di Dio di un numero determinato di persone destinate all’eterna beatitudine e di altre abban-
donate invece al peccato e alla pena eterna. Questo secondo concetto è stato assai dibattuto nel corso
dei secoli dai teologi a partire da Sant’Agostino, soprattutto in epoca medievale, finché ritorna in auge
con la Riforma. Lutero, Zwingli e Calvino sostengono tutti la predestinazione individuale considerando la
Chiesa come comunione degli eletti, ovvero coloro che sono stati prescelti per la salvezza. La dottrina
della predestinazione mortifica però il ruolo del libero arbitrio. Secondo Lutero e soprattutto Calvino,
infatti, gli uomini fanno il bene o il male non perché lo vogliono, ma perché così sono predestinati da
Dio, che, nella sua imperscrutabile provvidenza, si serve del bene o del male per confondere i malvagi e
rassicurare i virtuosi. E’ la dottrina della doppia predestinazione che assegna il primato alla grazia, alla
quale l’eletto non può sottrarsi e per la quale è portato ad agire nell’osservanza dei divini sacramenti, a
seguire la propria vocazione ad adempiere ai propri compiti e a raggiungere un successo pratico.
Giulia Mallocci 02/16 11
Movimenti religiosi del ‘500
4.4 Calvinismo e sviluppo del capitalismo
Nei Paesi in cui si era diffuso il calvinismo, sin dalla fine del Cinquecento, le attività imprenditoriali
erano più fiorenti di quelle sviluppate nei Paesi strettamente legati alla religione cattolica (ad esem-
pio, l’Italia). Secondo il sociologo tedesco Max Weber, la mentalità calvinista permise lo sviluppo del
capitalismo in quanto fu la prima ad accettare l’idea per cui il denaro andava considerato come mer-
ce universale in grado di produrre altro denaro. Secondo Calvino era una bestemmia contro Dio di-
sapprovare la ricchezza e la sua ferrea etica vietava di sprecare il denaro in beni effimeri o troppo lus-
suosi, per cui i guadagni dovevano essere costantemente
reinvestiti, determinando quell’accumulazione tipica delle
economie capitalistiche.
4.5 Il calvinismo nei confronti degli altri
movimenti religiosi
Un episodio emblematico di questo clima d’intolleranza fu la
condanna a morte del teologo spagnolo Michele Serveto, il
quale si era recato a Ginevra per un sulla confronto questione
della Trinità5, dopo essere stato condannato come eretico dal-
la Chiesa cattolica. Il rogo di Michele Serveto fu oggetto di cri-
tiche da parte degli altri protestanti ma Calvino si difese af-
fermando che mostrarsi tolleranti nei confronti degli eretici
equivale a schierarsi dalla parte dell’eresia. Tuttavia, Calvino
cercò sempre un accordo globale tra le correnti della Riforma: nonostante il suo pensiero improntato al-
Giulia Mallocci 02/16 12
Il rogo di Michele Serveto
Movimenti religiosi del ‘500
la mediazione e alla ricerca di un compromesso da tutti accettabile egli riuscì a trovare un punto di fu-
sione solo con lo zwinglianesimo.
5. Lo Scisma anglicano
Michele Serveto
Thomas Münzer, capo della rivolta
dei contadini
6. Personaggi importanti
Leone X
Giovanni De Medici, nato l’11 dicembre 1475 a Firenze, figlio di
Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini, fu destinato dal padre alla
carriera ecclesiastica e nominato cardinale all'età di soli tredici
anni. Ricevette una raffinata istruzione umanistica; tra il 1489 e
il 1491 studiò teologia e diritto canonico a Pisa. Governò con il
fratello Giuliano a Firenze. Nel 1492 vestì le insegne cardinalizie
e iniziò a partecipare alle vicende ecclesiastiche. Era a Firenze
quando nel 1494 ebbe luogo la caduta dei Medici e fu procla-
mata la Repubblica; Giovanni riuscì a fuggire, e dopo un periodo
all'estero si trasferì nel suo palazzo a Roma, nel 1500.
Fu eletto papa, assumendo il nome di Leone X, nel 1513 in una situazione politica difficile: in
Inghilterra regnava re Enrico VIII, Spagna e Francia lottavano per il dominio della penisola;
Leone X cercò di mantenere buoni rapporti con entrambe le potenze per mantenere la pro-
pria indipendenza e rafforzare il dominio dei Medici sulla città di Firenze e nel resto dell'Ita-
lia. Qui prese parte alle vicende politiche dello Stato della Chiesa riuscendo infine, alla testa
di truppe alleate al papa, ad entrare in Firenze nel 1512 e ristabilire la signoria della sua fa-
miglia. Troppo assorbito dalla sua attività politica, Leone X trascurò il suo mandato di papa.
Concluse nel 1517 il Concilio luteranese, ma fu debole e incerto nei confronti della ribellione
e della riforma del monaco tedesco Martin Lutero. Leone X pubblicò la bolla Exurge Domine
con la quale minacciava di scomunicare Lutero. Amante del lusso e della bellezza, fu un papa
umanista che protesse la cultura e gli artisti ma la sua passione per le bellezze mondane fu
giudicata dai suoi contemporanei eccessiva. Morì a Roma nel 1521.
Giovanni Calvino
Jean Cauvin nacque a Noyon il 10 luglio 1509. Tra il 1529 ed il
1533 avvenne in lui una maturazione che lo portò fuori dal catto-
licesimo. Nel 1534 Francesco I scatenò la caccia ai rinnovatori e
Calvino si rifugiò in Svizzera, a Basilea. Nel 1541 si stabilì a Gine-
vra, dove organizzò la sua Chiesa. Egli fondò la sua teologia sul ri-
conoscimento della sovranità assoluta di Dio, che regge con la
sua provvidenza la vita del creato e determina il corso degli av-
venimenti. Giovanni Calvino morì a Ginevra il 27 maggio 1564 di
stenti fisici e morali.
Enrico VIII
Enrico VIII Tudor nacque a Greenwich il 28 giugno 1491. Fi-
glio del re Enrico VII Tudor e della regina Elisabetta di York,
in tenera età ottenne numerosi titoli: a tre anni divenne Co-
nestabile del Castello di Dover, Lord Guardiano dei Cinque
Porti e duca di York e negli anni successivi Conte Maresciallo
e Lord Luogotenente. Alla morte del fratello Arturo, Enrico
diventò l'erede al trono d'Inghilterra e il padre decise di farlo
sposare con Caterina d'Aragona, ormai vedova. Prima di far
unire in matrimonio i due, il re Enrico VII volle chiedere
al papa Giulio II una dispensa in modo tale da dimostrare fi-
no all'ultimo che il precedente matrimonio tra Caterina e il
figlio defunto non era stato consumato. L'obiettivo del re era
quindi quello di dimostrare che il matrimonio tra la vedova
ed Enrico sarebbe stato legittimo. Giulio II consegnò la bolla,
consentendo la celebrazione del matrimonio reale.
Nel 1509 morì il padre ed Enrico divenne re d'Inghilterra; nello stesso anno sposò Caterina
d’Aragona al fine di rinsaldare i rapporti con la Spagna; ma avendo avuto solo la figlia Maria e
nessun erede maschio nel 1527 decise di sposare la dama di corte Anna Bolena. Dopo avergli
dato la figlia Elisabetta fu accusata di aver usato la stregoneria per costringerlo a sposarla,
d’incesto e di avere degli amanti, per questo fu condannata a morte. Poco dopo l’esecuzione il
re sposò Jane Seymour che gli diede il tanto atteso figlio maschio, morendo subito dopo. Ma
Edoardo non godeva di buona salute e nel 1540 Enrico sposò Anne di Clèves nella speranza di
avere un altro erede maschio. Tuttavia il matrimonio durò poco. La sua quinta moglie fu Cate-
rina Howard, sospettata di avere due amanti e quindi condannata a morte. Enrico nel 1543
sposo la sua sesta ed ultima moglie, Caterina Parr. I due si scontrarono per motivi religiosi in
quanto lei era protestante ed Enrico cattolico. Questa situazione portò a un’ennesima separa-
zione. Enrico morì nel 1547 a causa di una ferita molto grave riportata dopo un incidente.
Tommaso Moro
Thomas More, umanista, scrittore e politico cattolico inglese, fu
grande amico del re Enrico VIII. Nato a Londra il 7 febbraio 1478,
seguì le orme del padre Sir John More, avvocato e giudice di suc-
cesso, intraprendendo anch'egli la professione di avvocato. Fu
Lord Cancelliere d'Inghilterra negli anni tra il 1529 e il 1532, sotto
la monarchia di Enrico VIII e si distinse, oltre che per la sua costan-
te caccia agli eretici e alle loro opere, per i suoi scritti di stampo
umanista. A lui viene attribuito il merito di aver coniato il vocabolo
"utopia", con cui battezzò un'immaginaria isola dotata di una so-
cietà ideale, di cui descrisse il sistema politico nella sua opera più
famosa, "L'Utopia" appunto, pubblicata nel 1516.
La derivazione del termine "utopia" viene dal greco antico, e può letteralmente significare
"luogo inesistente", oppure "luogo bellissimo". Durante la sua vita Moro divenne grande
amico di Erasmo da Rotterdam, che gli dedicò il suo "Elogio della follia". Moro contribuì an-
che alla redazione de "La difesa dei sette sacramenti", polemica contro la dottrina protestan-
te che fa guadagnare a Enrico VIII nel 1521 il titolo di "difensore della Fede" da parte di papa
Leone X. Sia la risposta di Martin Lutero al re che la conseguente "Responsio ad Lutherum"
furono criticate per i loro intemperanti attacchi "ad hominem". E’ ricordato per il suo fermo
rifiuto della rivendicazione di Enrico VIII di proclamarsi capo supremo della Chiesa d'Inghil-
terra: questa decisione mise fine alla carriera politica di Moro conducendolo alla pena capi-
tale con l'accusa di tradimento. Venne processato, poi condannato e incarcerato, quindi giu-
stiziato a Tower Hill il 6 luglio 1535. La testa venne mostrata sul Ponte di Londra per un me-
se; fu la figlia Margaret Roper a recuperarla, dietro pagamento di una tangente.
Note
1
tendenza di alcuni pontefici e vescovi della Chiesa romana ad accordare protezioni e a favorire
con onori, cariche, ricchezze i propri familiari, indipendentemente da meriti e qualità morali
2
scuole per il popolo istituite per combattere l’analfabetismo
3
dottrina della Chiesa cattolica secondo la quale quando un sacerdote ordinato benedice il pa-
ne della Cena del Signore, esso viene trasformato nella vera e propria carne di Cristo (sebbene
mantenga l’apparenza del pane), e che quando benedice il vino, esso viene trasformato nel ve-
ro e proprio sangue di Cristo (sebbene mantenga l’apparenza del vino)
4
stato nel quale una determinata religione gode di una posizione di privilegio
5
unione delle tre persone divine (padre, figlio, spirito santo) che hanno identica sostanza ma
diverse funzioni
6
divisione causata da una discordia fra gli individui di una stessa comunità. In questo caso, se-
parazione dalla Chiesa di Roma e creazione di una chiesa autonoma
7
interpretazione dottrinaria errata secondo la Chiesa romana
8
ovvero i calvinisti, chiamati così perché sostenitori di una chiesa più pura e semplice rispetto
a quella riformata
Bibliografia
Per approfondire (sitografia)
La filosofia di Lutero
I sacramenti
Il sacerdozio secondo Lutero
Lutero e la riforma protestante
La giustificazione per sola fede
La Riforma
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