You are on page 1of 3

LA MORTE DEL LETTORE - Analisi sul racconto più breve del mondo

di Ag APOLLONI

(Traduzione in lingua italiana di Brunilda Ternova ©)

Quaranta anni fa Roland Barthes, leggendo “Sarrasine” di Balzac annunciò la morte dell’autore
nella letteratura: “il prezzo della nascita del lettore non può essere che la morte dell’Autore”. Ma, se
siamo d’accordo con il poststrutturalista Jacques Derrida, il quale sostiene che non vi è nulla al di
fuori del testo, conveniamo che è il lettore ad essere morto. Diventiamo parte di questa processione
funebre analizzando la storia più corta del mondo!

Il modo epico della narrazione, dalle origini fino


ad oggi, ha prodotto di solito delle opere
voluminose. Di solito nelle opere epiche
vengono narrati grandi eventi e lunghe storie.
Tali sono, ad esempio, i poemi epici di Omero,
le saghe scandinave, il romanzo “Guerra e
pace”. La novella, essendo una forma piccola e
semplice rispetto al romanzo, in genere non
confonde le linee della narrazione e si concentra
su un personaggio o sulla storia di un
personaggio. Mentre il racconto, essendo una
forma più piccola rispetto alla novella, come è
noto, non rappresenta una lunga storia, ma un
momento culminante del protagonista o
semplicemente illustra un’idea interessante in
poche pagine. Ma all’interno del racconto è stata prodotta una forma ancora più breve. Questa
forma è il miniracconto (racconto breve).

Uno dei grandi maestri dei piccoli racconti è lo scrittore del Guatemala, Augusto Monterroso (1921-
2003), il quale per la sua maestria di scrittura si è aggiudicato grandi titoli nazionali e internazionali.
Conosciuto come uno scrittore che si è opposto alla dittatura di Jorge Ubicos, dopo la caduta della
dittatura, ha ricoperto cariche politiche. Ma, soprattutto, è conosciuto come l’autore del racconto più
corto al mondo, “Il Dinosauro”, definito da Mario Vargas Llosa “il racconto più corto e il migliore
del mondo”.

L’Universo narrativo in una frase

Il racconto “Il Dinosauro” (“El dinosaurio”), pubblicato in “Obras completas (y otros cuentos)”, nel
1959, è un racconto costruito su una sola frase: “Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba
allí”. Questo racconto è stato tradotto così in lingua inglese: “When [s]he awoke, the dinosaur was
still there”, mentre in lingua albanese sembrerebbe così: “Kur ai (ajo) u zgjua, Dinosauri ishte ende
aty” (ita. “Quando lui (lei) si svegliò, il dinosauro era ancora lì”) o più brevemente (per evitare il
genere come nell’originale): “Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì”.

Traduzione in italiano di Brunilda Ternova e-mail: bru_ternova@yahoo.it


Così tutto il testo (in originale) contiene quarantadue (42) caratteri, che formano una frase
indicativa, che si divide con una virgola e finisce, naturalmente, con un punto. Il modo indicativo di
questo racconto è, infatti, “l’unico modo narrativo” (G. Genette), in generale.
Anche se troppo corto, questo racconto ha tutti gli elementi narrativi per trasmettere un messaggio
artistico.
Prendendo in prestito la terminologia (e la classificazione) di Gérard Genette, per prima cosa
possiamo identificarlo con ciò che Platone chiamava modo narrativo puro, dal momento che qui
parla il narratore senza dare la parola ai personaggi. Poi il submodale: narrazione in terza persona
(eterodiegetico – il soggetto che parla non si implica negli eventi per i quali parla). Appartiene
altrettanto al racconto del genere. E’ classificabile nel sottogenere del racconto fantastico. Di
conseguenza, il focalizzatore (l’occhio narrativo) è esterno (esteriore), vede a distanza e da una
prospettiva neutrale.
Il vocalizzatore (lo propongo come termine che riguarda il sintagma “voce narrante”) è una voce
narrante sconosciuta. Cioè questo testo è una narrazione (diegesi), e non un “racconto” (mimesi).
Egli racconta (ingl.: telling) a proposito del passato e non fa vedere (ingl.: showing) nulla del
presente. Il vocalizzatore si indirizza alle orecchie e non agli occhi. Proprio la combinazione tra il
focalizzatore con il vocalizzatore presenta la situazione narrativa.
Ne “Il Dinosauro” abbiamo due caratteri opposti che possiamo dividere in positivo e negativo.
Visto che il mondo è antropocentrico siamo inclini a considerare positivo (protagonista) l’essere
umano (maschio o femmina non si capisce, ma non ha importanza) che si risveglia, mentre negativo
(antagonista) chiamiamo il dinosauro che “era ancora lì”.
Appare evidente che il tempo dell’evento sia il passato (quando si svegliò, era), e che lo spazio (lì)
resti indefinito per il lettore. Non vediamo l’intera storia, ma solo una scena (qualcuno si sta
svegliando e un dinosauro è ancora là!). Tuttavia, questa scena dimostra che siamo nel bel mezzo di
una trama (qualcosa è successo prima, qualcosa succederà in seguito!) e fa presagire una azione (o
l’uomo tenterà di fuggire, o di scontrarsi, o, infine, di riconciliarsi con il Dinosauro).

Quindi, se ci riferiamo alla scena di Claude Bremond, in questo miniracconto abbiamo una
eventualità che non rivela se ci sarà il passaggio all’azione o meno.
In realtà, l’unica parola che muove la prosa (che mostra l’azione) è il verbo “despertó” (si svegliò)
il quale anche se nasconde il genere (chi si sveglia?), e addirittura la specie (possiamo solo supporre
che chi si sveglia sia un essere umano!), non nasconde ciò che è essenziale: l’azione.
Solo se lo vediamo nel suo contesto, capiamo che questo verbo ha portato il dramma e avverte del
rischio. L’addormentato, così come i morti, non riconosce il rischio. Ma quando lui “si sveglia”,
immediatamente si confronta con il rischio. Il primo messaggio che deriva da questo racconto può
essere: “la vita è una sfida”, o “svegliarsi vuol dire affrontare dei rischi”. L’altro messaggio
potrebbe essere: “se non agisci (dormi), il male non scompare (è ancora lì)”. Ma la “différance” di
Derrida ci avverte che “quello che l’autore ha scritto” (il testo) e “ciò che l’autore voleva dire” (il
messaggio) non si sovrappongono, perciò cercare il messaggio esatto che voleva dare l’autore è uno
spreco di tempo.
Il dinosauro taglia il risveglio subito dopo la virgola e, con tutto il terrore che rappresenta, si trova
nel bel mezzo della frase (del racconto). Anche se nel passato è stato un essere reale, lui dà al
racconto la dimensione fantastica, poiché l’immaginazione che abbiamo di lui supera i limiti
dell’animale comune. Così, mentre prima della virgola avevamo il protagonista, dopo la virgola
abbiamo l’antagonista. Diciamo antagonista perché riteniamo che il dinosauro possa mangiare
“l’essere umano”, e non viceversa. Vale a dire, il lettore istintivamente si posiziona nel lato del
“debole”, o dal lato della sua specie. In seguito, dopo il nome “dinosauro”, con il verbo “era” si
annota e si distingue il passato seguito dall’avverbio “ancora”, il che dimostra che il dinosauro è
vivo e davanti alla faccia del protagonista. Se si rimuovesse l’avverbio non avremmo alcun
argomento per sapere se il dinosauro è vivo o morto. Ma lui “era ancora lì”, il che significa che non
era andato via. Mentre l’avverbio di luogo (lì) è il modo migliore per distinguere il narratore dal

Traduzione in italiano di Brunilda Ternova e-mail: bru_ternova@yahoo.it


lettore. L’uditore, oppure il lettore fittizio (narratario), sa dov’è quel posto ecco perchè il narratore
dice semplicemente “lì”. Così, l'autore ha creato un mondo narrativo (di finzione), ha chiuso la
porta per non far entrare nessun essere reale, poi ha inghiottito la chiave ed è morto.

Il testo viene letto anche quando non lo leggiamo

A differenza del positivismo francese che studiava l’autore per comprendere il testo, Roland
Barthes “ ha ucciso” l’autore per lasciare il testo ai lettori. Questo parere venne assolutizzato dai
“ricezionisti” (H.R. Jauss, W. Iser, S. Fish , ecc.), e Umberto Eco lo rese più sottile introducendo il
Lettore Modello – prodotto simultaneamente al testo – con cui il lettore si proietta nella testa
dell’autore.

Ma, dal momento che l’autore viene ucciso e viene lasciato in vita il lettore, resta inteso che
l’interpretazione del testo avviene di sfuggita. Il raccoglimento nel testo viene fatto solo quando
vengono dichiarati morti sia l’autore che il lettore. Questa doppia morte condiziona la piena vita
del testo, perché “non c’è nulla al di fuori del testo” (il n’y a pas de hors texte), diceva Derrida
negando alla parola la possibilità della rappresentazione del riferimento. In questo caso, “non c’è
nulla al di fuori del testo” significa “né l’autore, né il lettore, né mondo reale”.
Il testo narrativo è un mondo di finzione, dove non può entrare nessun essere reale. Nel testo ci sono
eventi, personaggi e altri elementi narrativi. L’autore non si rivolge al lettore, ma il narratore al
narratario. Così, la vita del testo dovrebbe essere la morte del lettore.
Con i termini narratore (narrateur) e narratario (narrataire), anche se non lo dice in modo deciso,
Genette si oppone al concetto di Barthes uccidendo “il futuro” del testo (il lettore). Secondo lui, i
narratore e il narratario sono esseri di finzione all’interno del racconto. Come tali, possono
comunicare tra di loro.
Il concetto del narratario rovescia il concetto del lettore e promuove il mondo intratestuale
(all’interno del testo), cioè il mondo fittizio che ha chiuso la porta ad ogni essere reale. Questo non
vuol dire che è stata respinta l’opinione che “i testi parlano gli uni agli altri” (U. Eco), ma si insiste
sulla tesi che il racconto può leggere se stesso. Il testo può dialogare con altri testi, ma il fittizio non
ha ragione per aprire le porte davanti alla realtà. Il testo, appena si produce non serve più né
all’autore e nemmeno al lettore. Il testo legge sé stesso – questa è l’'utopia che gli scrittori hanno
cercato fin dall’inizio!
Ecco dove trovano “Il dinosauro” di Monterroso, che non ti prende più di tre secondi di lettura, tutti
quelli che sono pigri a leggere. Ma, forse, presupponendo che ci sono lettori che non hanno voglia
di perdere anche quei secondi di lettura, l’autore inventa il narratario per salvare la sua narrazione.
L’avverbio “lì” del racconto di Monterroso dichiara morto il lettore.

Attenzione! Il dinosauro che è seduto di fronte al “Protagonista” sta masticando qualcosa. Non
stupitevi se l’edizione delle notizie iniziasse con questa notizia: “Con rammarico vi informiamo che
il Dinosauro ha mangiato il lettore!”

Traduzione in italiano di Brunilda Ternova e-mail: bru_ternova@yahoo.it

You might also like