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RIPETIZIONE
COME VARIAZIONE
Lunico vero viaggio verso la scoperta non Una delle arti che pi condizionano e rappresenconsiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma tano il nostro presente, dove si fa uso continuo
nellavere nuovi occhi.
di queste pratiche della ripetizione, il mondo
Marcel Proust del cinema, chiudiamo dunque, con una piccola
finestra a caccia di remake, citazioni e cloni.
Il fenomeno della ripetizione caratterizza ogni
aspetto del nostro quotidiano, dalla mitosi cellulare nella sfera microscopica, ai cicli del giorno
con le sue routines (colazione, pranzo e cena),
a quelli dellanno con le stagioni e della vita con
il suo continuo districarsi tra nascita e morte.
Siamo talmente immersi in fenomeni ripetitivi e guidati da ritmi iterativi che il tutto quasi si
dissolve in un magma indistinto. La ripetizione
uno strumento mutevole, soggetto a diverse
interpretazioni ed usi. Nella prima parte (cos la
ripetizione?) ricorderemo quanto questo sia un
formidabile strumento educativo, limitazione
dei gesti e dei suoni, il comportamento base
allo scopo di imparare qualcosa, ma anche stilistico se consideriamo luso nel linguaggio.
In Ripetizione, differenza invece, sonderemo
il valore di ripetizione come differenza, analizzando brevemente la pratica della poesia epica
nellantica Grecia. Una ripetizione ciclica, dove la
versione simile ma non uguale alla sua precedente. Ed proprio la differenza che rende la
ripetizione uno strumento creativo. La differenza infatti, porta all invenzione, senza di essa,
ogni parte rimarrebbe la stessa, generando
semplicemente una replica.
Nella parte successiva (Ripetizione, identicit)
emerger il ruolo che ha avuto la tecnologia nel
condizionare il concetto di ripetizione, e trasformarlo da strumento creativo, a strumento di
alienazione che ci forma e deforma.
In Originalit, creazione si cerca di individuare
i caratteri della creativit contemporanea, una
creativit dove non ha pi senso il concetto di
origine, ma tutto spinto per un diverso dove la
copia di qualcosa genera un altro.
Dalla pratica dei Kata, alla recitazione dei mantra,
nella cultura orientale si vive in modo pi sereno
lidea di ripetizione. Nella cultura occidentale,
spesso, ripetizione sinonimo di noia, una vera
e propria sequenza di azioni programmate, una
sorta di gabbia, per una societ sempre alla
ricerca della novit. Il nostro strumento principe
per la ricerca di novit il remix, la rimessa in
ciclo con nuova formattazione (Re-cycle, remix: Il talento del computer): grazie alla forte
espansione dei mezzi informatici stiamo vivendo una ridefinizione del concetto di ripetitivit in
chiave creativa. Mentre nellesperienza classica
dove c una continuit con la tradizione, il nostro contemporaneo c pi unidea di copia e incolla, al fine di creare dei Frankenstein culturali.
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Nel cinema.
Il cinema stesso nasce come un mezzo in grado
di replicare la realt cos da poterla rendere accessibile e visibile al pubblico di ogni stato sociale e di ogni luogo geografico. Le cosiddette
vedute (cos come lo stesso movimento di
macchina, sperimentato in primis da Eugne
Promio, operatore per i Lumire) sviluppate
dal cinema delle origini, si ponevano come vere
e proprie fotografie in movimento ed erano
in grado di mostrare agli spettatori panorami
(come le piramidi degitto) e scenari che mai
avrebbero potuto vivere in prima persona. Il cinema si incarna quindi sin dalla sua nascita, come
un occhio clonato della realt, poco importa se
attraverso copie fedeli di essa o se semplicemente attraverso lutilizzo di possibili narrazioni
inventate; ogni fotogramma in movimento di
per s un gi visto e gi vissuto (anche solo
dalloperatore che riprende la scena). Ogni inquadratura impressa su pellicola rimane sempre
e comunque una replica montata o riproposta di
qualcosa di precedentemente accaduto.
Ogni cosa viene vissuta, rivista e riproposta pi
volte; persino in una registrazione a presa diretta
la copia filmata delloriginale comunque una
replica riprodotta di quello che accade.
La caratteristica di riproporre elementi gi esistenti tuttavia legata non solo alle caratteristiche
modali del mezzo cinematografico, ma anche
agli stessi contenuti che esso mostra allo spettatore. Spesso il cinema si avvalso infatti di rivisitazioni letterarie o teatrali, trasportate sullo schermo grazie ad alcuni adattamenti per rendere il
testo compatibile con il mezzo audiovisivo.
La rivisitazione cinematografica di progetti gi
esistenti (compresi fumetti, graphic novels e
videogiochi ecc..) non tocca tuttavia solo testi
letterari, teatrali o ispirati a fatti realmente accaduti; spesso il cinema copia da se stesso
riproponendo un progetto identico ad uno precedente variandone alcuni elementi (attori, paese
di produzione, colonna sonora ecc..) o semplicemente incollando contenuti di varie pellicole
in uno stesso testo, formando cos una sorta di
collage di ispirazioni e citazioni.
Prendendo come esempio Blood Story (Let
Me In) film americano del 2010 diretto da Matt
Reeves, semplice notare come il film USA sia
un fedele remake (o forse sarebbe pi esatto
definirlo un clone) della pellicola svedese Lasciami Entrare (Lt den rtte komma in) diretta
da Tomas Alfredson nel 2008. Questa catena
di replica non si ferma per al lavoro di Alfredson poich lo stesso film svedese Lasciami Entrare basato dallomonimo libro di John Ajvide
Lindqvist.
Lesempio di Lasciami Entrare solo uno tra i
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gi visto in precedenza (dalla tuta gialla di Beatrix che rievoca la tuta di Bruce Lee in Game of
Death (Lultimo combattimento di Chen, 1978);
alla tecnica dellesplosione del cuore con cinque
colpi delle dita ritrovabile in Cinque dita di violenza (Tian xia di yi quan, 1972) di Chang-hwa
Jeong). Tarantino cos fortemente inserito in
una dinamica di collegamenti ipertestuali che
arriva a citare addirittura se stesso, facendo
suonare il cellulare di un suo personaggio in
Grindhouse a prova di morte con la canzone
Twisted Nerve di Bernard Herrmann. La scena
rimanda ovviamente al suo Kill Bill che a sua volta richiama il film Twisted Nerve di Roy Boulting.
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REPETITION
AS VARIATION
The only real trip to discovery consists not in most, where theres a continuous use of these particular the Aranda, its revealed a real core of
seeking new landscapes but in having new eyes repetition practices, is the cinema world, we ceremonies that foresaw the ritual repetition
Marcel Proust
close then with a little window hunting for remakes, quotes and clones.
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In the movie.
The cinema was born as a mean to repeat reality
in order to make it approachable to the public of
every social class and from every place.
The views (as the machine movement that
was experienced by Eugne Promio who was
Lumire operator) developed in the cinema at
its beginning, were real moving pictures and
they were able to show the audience some
landscapes (like Egypt Pyramids) and scenarios
that otherwise it would not have been possible
to see in real life.
Since its birth the cinema personifies itself as a
cloned eye of the reality, it is not important if it
is through faithful copies of it or simply through
the use of possible invented stories; each moving frame its already seen, already lived
(even only by the operator who films the scene).
Each framing impressed upon a film remains
always and anyway a repetition or a propose of
something previously happened.
Everything is seen, and proposed again many
times; also in a direct take recording the filmed
copy of the original is anyway a repetition of
what is happening.
The characteristic to reproduce already existing
elements is tied not only to the inner characteristics of the cinematographic mean but also to
the contents that it shows to the audience.
The cinema has often used literary or theatrical reviews transported on the screen thanks to
some arrangements in order to make the text
compatible with the audiovisual mean.
The cinematographic review of already existing
projects (included comics, graphic novels and
videogames etc..) does not touch only literary or
theatrical texts or texts inspired to really happened facts but often the cinema copies from
itself proposing again a project exactly alike a
previous one varying only some elements (actors, production nation, music etc..) or simply
gluing the contents of different films in just
one text creating a sort of inspiration and quote
collage.
Taking for example the American movie of 2010
Blood Story (Let Me In) directed by Matt Reeves
it is easy to note that the American movie is a
faithful remake (or more precisely a clone) of
the Swedish film Let me in (Lt den rtte komma in) directed by Tomas Alfredson in 2008.
This repeating chain does not end with Alfredsons work because the swedish movie Let me
in is based on the same name novel by John
Ajvide Lindqvist.
The example of Let me in is one of many that
can show how easy it is to find links of copy of
copy in the cinematographic mechanism.
The so called shot-for-shot remake (that implies
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ripetizione
come variazione
2012
Text / Mirko Daneluzzo & Mirco Bianchini
Film critic / Francesca Bonettini
Traslator / Elena Braida
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