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Prologo
Attitudine allEquanimit
Una verit: la Via di Mezzo
Le Quattro Nobili Verit
Motivazione: la Compassione
Prima Nobile Verit
Seconda Nobile Verit
Terza Nobile Verit
Quarta Nobile Verit
Vacuit, Nirvana e Illuminazione
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Prologo
Desidero ringraziarvi per il vostro interesse verso lo studio e la pratica del
Dharma e, in particolare, ringraziare gli organizzatori di questo incontro, la
seconda volta che sono, con voi, a Torino e mi rallegro nel constatare che avete
dedizione alla pratica e auspico che ci possa essere di beneficio ad altri.
E un bene che vi sia una comunit di Dharma che favorisca lincontro di persone
desiderose di conoscere, di discutere, di scambiarsi esperienze ed idee, di
confrontare la quotidianit della vita con il Dharma, ed positivo anche per me
che ho cos la possibilit di condividere con voi le mie opinioni ed esperienze,
perch vivere insieme il significato del Dharma un grande aiuto reciproco.
Si diviene consapevoli di come non esista un'unica realt in grado di appagare
tutti, ma come invece siano necessarie pi condizioni per poter soddisfare le
diversit che costituiscono la vita degli esseri senzienti.
Il Buddhismo tibetano una delle condizioni che pu portare nella vita
interiore delle persone una soddisfazione vera e profonda.
Spesso incontro persone che, volendo essere felici, inseguono un obiettivo
particolare, credendo che il suo possesso appagher ogni loro desiderio, ma
questo falso, unillusione, un errore.
Ogni tradizione spirituale possiede tutti gli elementi e le capacit per aiutare
lindividuo a realizzare pienamente la propria vita, indicando il corretto cammino
verso la felicit, per necessario che la persona ne comprenda
intelligentemente gli insegnamenti e le qualit, integrandole nellesistenza
quotidiana.
E importante saper cogliere ci che vi di buono in ogni tradizione spirituale.
Che significa buono in questo contesto?
Buono ci che ognuno di noi riconosce essere consono al suo modo di essere,
alle sua personalit, alla sua crescita; buono tutto ci che pu essere colto e
integrato nellesistenza per il miglioramento della vita propria e altrui.
Sarebbe un grave errore giudicare le tradizioni religiose dicendo questa buona
e questaltra no, oppure, questo aspetto positivo e questo negativo,
perch non possibile formulare un giudizio oggettivo.
Noi siamo in grado soltanto di esprimere unopinione soggettiva, sapendo che
cosa buono per noi, quale tradizione ci pi vicina, quale percorso possiamo
seguire per arricchire le qualit interiori.
Un determinato cibo, ad esempio, non di per s n buono n cattivo, questa
informazione pu essere rilevata soltanto se messa in relazione con lindividuo
che lo mangia, si vedr allora che lo stesso cibo risulter essere ottimo per uno,
pessimo
per
laltro
e
indifferente
per
un
terzo.
Domanda:
E difficile, di fronte alle realt orribili che ci presenta il mondo, non dividere in
negativo o positivo, come possiamo considerare neutre azioni tanto distruttive?
In questo caso bene procedere all analisi profonda delle due verit; la prima
la verit convenzionale, o relativa, e la seconda la verit ultima, definitiva, o
verit assoluta.
Ogni realt esistente presenta questi due aspetti. Da un punto di vista relativo la
guerra negativa, ma poniamoci la domanda: negativa in assoluto? anche la
guerra ha delle qualit. La rabbia considerata negativa, ma la collera
assolutamente negativa? A questi assoluti possiamo rispondere: No.
Dobbiamo comprendere profondamente la realt delle cose; la guerra
transitoria, non esiste in maniera assoluta, finisce, cambia; questa qualit o
caratteristica della guerra, la sua transitoriet, positiva, quindi non possiamo
dire che in assoluto la guerra sia negativa.
Tutti abbiamo problemi e spesso siamo tristi, depressi, ma il saper vedere le
qualit positive dei problemi e la loro reale natura, cio che sono transitori e
impermanenti, ci ridona fiducia rallegrandoci.
Secondo un punto di vista convenzionale, relativo, senzaltro possiamo dire che
un evento negativo, ma dobbiamo anche andare oltre e valutare la sua verit
assoluta e allora vediamo che, in assoluto, non negativo. Persino di fronte a
tragedie come la guerra dobbiamo saper mantenere la nostra capacit di
osservare la realt cos com, in modo neutrale.
Possiamo cambiare quello che succede nel mondo? No
Possiamo affermare che questa o quella guerra sono state causate da queste o
quelle persone? No, perch quanto succede nel mondo, anche le guerre, la
risultanza della connessione ed evoluzione di diverse condizioni, una realt che
con i nostri sforzi non possiamo cambiare.
Ad esempio nellattuale questione Israeliana Palestinese un Palestinese
uccide in un attentato suicida 1, 5, 10 persone, ci tragico e crea molta
sofferenza, gli israeliani rispondono con una rappresaglia pesante che produce
altra sofferenza. Oppure, un altro caso un aereo precipita e muoiono 150
persone. Un terremoto tremendo devasta unintera regione .a chi diamo la
colpa? Quando qualcuno muore a causa di un attentato si attribuisce in modo
semplicistico la colpa allattentatore materiale, ma di fronte ad eventi naturali chi
si pu incolpare? Nessuno. Questi esempi ci mostrano che, in ogni realt non
esiste un vero colpevole, la percezione errata nellosservatore confuso e agitato
che non vede i colori e le sfumature, sa distinguere solamente il bianco o il nero.
Anche le guerre sono un evento naturale in quanto accadono a causa del
concatenarsi di pi condizioni che producono questo effetto.
Quindi vedete quale immensa differenza c tra la realt nella sua essenza e la
realt manipolata dalla percezione dei vari soggetti.
Allora, se nella Via di Mezzo una persona comprende questi due piani, assoluto
e relativo e li applica alla realt esterna, come si pone di fronte alla guerra, non
interviene? Io ho sempre avuto questa difficolt con il Buddhismo, mi difficile
equilibrare i due aspetti, sapere che esiste un altro modo di percepire la realt,
diversa da come appare; e poi c il karma e limpegno affinch queste cose non
avvengano. Cosa devo fare, stare ferma e osservare? La via di mezzo significa
tanta filosofia che poi nel concreto non ci potr servire a nulla se lasciata su un
piano puramente teorico e superficiale.
Domanda:
Credo ci sia un altro fattore che noi occidentali non consideriamo mai e che
invece importantissimo, ed quello della nostra responsabilit personale. In
ogni realt mondiale, nelle guerre e in tutte le situazioni frutto di un
concatenarsi di fattori, noi tutti siamo responsabili, anche nel conflitto tra Israele
e Palestina nessuno innocente.
Lama:
Si, oggi si tende a pensare che la nostra responsabilit sia limitata alla necessit
di prendere una posizione e che solo cos sia possibile giungere ad una
soluzione, in realt proprio con questo atteggiamento si aggravano i problemi e
si contribuisce a creare ed aumentare la sofferenza.
Domanda:
Questo dunque un altro elemento determinato dallinterdipendenza
delle cause?
Lama:
Naturalmente, poich esiste linterdipendenza esistono le soluzioni ai problemi,
e poich esistono linterdipendenza e le soluzioni possibili ad ogni problema,
ciascuno pu influire sulla concatenazione nella ricerca delle soluzioni stesse.
Ma dov realmente il problema per noi?
Di fronte a un problema ci sentiamo responsabili e dobbiamo trovare una
soluzione, e fin qui tutto va bene, ma immediatamente nasce lerrore nella
valutazione, nel giudizio, che ci induce a prendere posizione considerando la
verit relativa come se fosse assoluta. Tale attitudine errata aggrava la
situazione e ci rende ancora pi confusi, allontanandoci dallinsegnamento del
Buddha Shakyamuni che, invece, ha indicato chiaramente che per trovare
soluzioni occorre mantenere il distacco emotivo, la neutralit in cui, mancando il
giudizio, non c n positivo n negativo assoluti, non c prendere posizione,
c davvero la possibilit di trovare la soluzione.
Domanda: Quindi, se non ho capito male, la discriminazione una qualit che bisogna
sviluppare per vedere i fenomeni nella loro interdipendenza, ma poi
necessario non lasciarsi intrappolare nella tentazione di esprimere giudizio
scambiando, sotto una forte spinta emotiva, la realt relativa per quella
assoluta, e quindi creando ulteriori problemi?
Lama:
Si, sono daccordo.
Domanda: Una persona che ha sbagliato ad affrontare una situazione problematica perch
vi entrata con forte giudizio provocando solo guai, si accorge dellerrore e
tenta con ogni mezzo di cambiare atteggiamento senza per riuscirvi perch
ormai ha perso ogni credibilit, come pu rimediare?
Lama:
Meditazione, solo con la meditazione. Prima si medita per cambiare la situazione
e poi nellequanimit. Non si possono soddisfare tutti, ci sar sempre qualcuno
scontento, ci che possiamo e dobbiamo fare mantenere sempre un
atteggiamento equanime.
Domanda:
Nel caso in cui noi stessi siamo gli attori di una controversia in una
divergenza di opinioni e le due volont sono in contrasto, come dobbiamo
comportarci? difendere la nostra opinione per il nostro bene o lasciare prevalere
lopinione dellaltro per il suo bene?
Lama:
E molto semplice: fare il bene degli altri il miglior modo per fare il bene a se
stessi, e si ottiene un doppio beneficio, quello di beneficare gli altri e se stessi.
Quando si vuole imporre la propria opinione si sbaglia comunque, se invece si
rispetta lopinione degli altri si rispetta anche la propria e ci porta il massimo
beneficio.
Perch siamo nati nellesistenza umana? Per portare beneficio agli altri, la
naturale condizione dellessere umano, e se si vien meno alla naturale capacit
di fare il bene degli altri allora si arreca danno anche a se stessi perch si agisce
in modo contrario alla natura stessa dellesistenza umana.
Domanda:
Lama:
Del terzo livello parleremo pi avanti, per oggi terminiamo qui e concludiamo la
giornata meditando e recitando insieme la preghiera di dedica dei meriti per il
benessere
di
tutti
gli
esseri
senzienti.
Motivazione: La Compassione
La radice della pratica del Dharma la motivazione. Il Dharma dipende
dallintenzione che guida la nostra azione; la motivazione determinante nella
possibilit di trasformazione di ogni azione della vita in Dharma.
Alla domanda relativa a ci che motivazione del Dharma e ci che non lo la
risposta davvero semplice: ogni azione altruistica una motivazione dharmica,
mentre ogni attitudine egoistica non lo .
La mente altruistica articolata su tre livelli:
1. il primo la Compassione e la Gentilezza Amorevole;
2. il secondo la Compassione Illimitata e la Gentilezza Amorevole Illimitata;
3. il terzo la Grande Compassione e la Grande Gentilezza Amorevole.
Tre livelli di mente altruistica che ci portano ad azioni positive.
Il primo livello, <della compassione e della gentilezza amorevole>, innato in
ogni essere senziente, parte naturale e fonte di speranza e incoraggiamento.
Tutti, anche i pi piccoli, possiedono in s questa qualit naturale, dunque
doveroso avere sempre grande rispetto, senza distinzioni, per ogni essere. E
importante essere consapevoli dellesistenza di questa qualit in noi perch solo
avendone coscienza siamo in grado di scegliere se utilizzarla o meno, essa esiste
in noi comunque ed essenziale riconoscerla.
Se ignoriamo la presenza in noi della naturale capacit di compassione e di
gentilezza amorevole e non la sviluppiamo, ci arrechiamo un grave danno perch
questa qualit la fonte della nostra felicit, nel presente e nel futuro.
Quando ci sentiamo felici soffermiamoci ad osservare se abbiamo
consapevolezza della presenza della compassione e, in caso affermativo, siamo in
pace con noi stessi, completamente rilassati, perch necessario alcuno sforzo
per ottenerla essa insita nella natura di ognuno, il nostro tesoro pi vero, e
possiamo rivolgerla a chiunque.
Il secondo livello, <della compassione illimitata e della gentilezza amorevole
illimitata>, richiede invece uno sforzo, un impegno da parte nostra. In essa sono
inclusi anche i nostri nemici, accoglie tutti gli esseri che possiamo percepire e
questo anche il suo limite, perch coloro di cui non abbiamo conoscenza ne
sono esclusi. E realmente una compassione illimitata, con un limite, perch non
ancora assoluta, non ancora la grande compassione.
Il terzo livello, <della grande compassione>, include tutti gli esseri, senza
eccezioni, ed causa immediata di Bodhicitta, risveglia automaticamente il
Bodhicitta.
La consapevolezza dei tre livelli di compassione permette che essi siano trasfusi
nella quotidianit della vita.
La compassione si distingue ancora in tre categorie:
1. la compassione rivolta agli esseri senzienti;
2. la compassione rivolta alla natura impermanente degli
esseri senzienti;
3.la compassione rivolta alla natura vuota
degli esseri senzienti.
I tre livelli di compassione visti prima, naturale, illimitata e grande,
appartengono alla prima categoria, quella rivolta agli esseri senzienti.
La seconda categoria, la compassione rivolta alla natura impermanente degli
esseri senzienti, ci mostra chiaramente la natura impermanente degli esseri e
scende pi in profondit.
Lama:
Risposta:
Lama:
Risposta:
Lama:
Domanda:
Lama:
Domanda:
Lama:
3.Vajrayana.
Lattitudine del sentiero Hinayana consiste nel non avere attaccamento al
proprio corpo concentrandosi sulla pratica meditativa, privi di ogni
preoccupazione per il proprio corpo e attaccamento ad esso.
Nel sentiero Mahayana si dedica completamente il proprio corpo agli altri;
prendendolo in considerazione, ma non in modo egoistico, bens con la
motivazione profonda di essere di beneficio agli altri esseri. Ad esempio in una
preghiera della pratica del Bodhisattva ci si auspica di essere come pesci in modo
da poter sfamare gli altri, dedicandosi completamente a ogni essere. Questa la
pratica del Bodhisattva.
Domanda:
Ieri hai detto che siamo nati per essere di beneficio agli altri, vorrei
capire meglio cosa intendevi esattamente. Gli esseri senzienti sono nati tutti con
questo scopo, e poi nel cammino ne perdono la consapevolezza?
Lama: Si, siamo nati con questo scopo che inscindibilmente legato allobiettivo
ultimo di raggiungere lilluminazione. Lessere nati in una condizione umana ci d
le maggiori possibilit per ottenere lilluminazione che, a sua volta, realizzabile
solo attraverso una mente altruistica. Per questo lessere nati nella condizione
umana significa dedicarsi agli altri, essere loro di beneficio, praticare il Dharma,
per questo ieri ho detto: noi siamo nati per servire gli altri.
Il Bodhisattva ha un cuore grande che offre completamente agli esseri senzienti e
questa una via per uscire dalla sofferenza. Il nostro corpo sofferenza, ma
Domanda:
Lama:
Domanda:
Lama:
Domanda:
Lama:
Tutto ci che produce sofferenza parte della seconda nobile verit: la causa
della sofferenza, del Dukkha, dunque tra la prima e la seconda nobile verit non vi
una grande differenza e la si trova solo nella modalit di osservazione della
sofferenza: nel primo modo descriviamo la sofferenza cos com, nel secondo
guardiamo alla sofferenza vedendone le cause.
Esistono fenomeni che rientrano nella prima nobile verit, ma non nella seconda,
che possono essere considerati sofferenza, ma non causa di sofferenza. Un
esempio dato dalle terre pure cos spesso rappresentate nel buddhismo;
presupponiamo di credere nella loro esistenza e vediamo che appartengono alla
dimensione della prima nobile verit, la sofferenza, ma non aderiscono alla
seconda nobile verit, non sono causa di sofferenza. Le terre pure sono nella
dimensione del Samsara, quindi se anche le raggiungiamo, ci troviamo ancora nella
prima nobile verit della sofferenza, siamo nel Samsara, non nel Nirvana.
La terra pura si trova nella prima nobile verit, ma non un luogo che produce
sofferenza, mancando dunque le condizioni di essere causa di sofferenza, non
nella seconda nobile verit. Si nella condizione di Dukkha, ma non nella
condizione di causa di Dukkha. A volte la spiegazione delle Terre Pure assomiglia a
quella del Paradiso cristiano, nel senso che quando si raggiunto questo luogo non
si regredisce.
Un altro esempio di fenomeno che rientra nel Dukkha, ma non causa di Dukkha,
lo stato di ultima rinascita, dellultimo corpo che si ha prima di raggiungere il
Nirvana, prima dellottenimento dellilluminazione. Questo corpo appartiene alla
prima nobile verit, ma non alla seconda, perch non produrr pi nessuna causa
di Dukkha e non dovr pi rinascere.
Sono pochi i fenomeni che appartengono alla prima nobile verit ma non alla
seconda, mentre possiamo affermare con sicurezza che tutto ci che parte della
seconda nobile verit anche parte della prima.
Osservando queste due nobili verit vediamo che vi sono tre possibili
combinazioni:
1) Fenomeni che appartengono alla prima nobile verit, Dukkha;
2) Fenomeni che appartengono ad entrambe le due nobili verit, Dukkha e causa di
Dukkha;
3. Fenomeni che non appartengono a nessuna delle due nobili verit, non sono n
Dukkha n causa di Dukkha.
Sintetizzando potremmo affermare che la prima e la seconda nobile verit sono
due diversi aspetti di uno stesso fenomeno, il Dukkha, la sofferenza.
Credo per opportuno aprire una parentesi e soffermarci sulla questione delle
Terre pure perch c molta confusione in proposito.
Nelle scritture Buddhiste si descrivono molte terre pure: la Terra pura di
Avalokiteshvara, la Terra pura di Amitabha, la Terra pura di Tara, la Terra pura di
Maitreya e cos via. Anche noi praticanti, nel futuro, avremo la nostra Terra pura,
ma allora che cos questa Terra Pura? Un tempo il Tibet era la Terra pura di
Avalokiteshavara, infatti il termine Potala significa la Terra pura di
Avalokiteshvara e probabilmente in origine il Potala era localizzato in territorio
indiano. C poi la Terra pura del Buddha Amitabha, che Sukhavati, e la Terra
pura del Buddha Avalokiteshvara che Tushita, e la Terra pura di Kalachacra, che
la notissima Shambala. E la Terra pura di Tara come si chiama? Qualcuno
conosce il suo nome? E la stessa Terra pura di Avalokiteshvara, sono insieme nel
Potala.
E difficile spiegare questi concetti, generalmente le persone pensano che la Terra
pura sia ...un qualche cosa in un altro posto.... che, appena raggiunto,
rappresenta la salvezza. Alcuni ritengono che morendo in combattimento nella
guerra di Shambala, si sar salvi. La guerra di Shambala sarebbe lultima guerra,
cos come prima ci sono state le guerre sante cristiane, islamiche ora tocca ai
Buddhisti, no? Queste descrizioni sembrano davvero fantascienza e non devono
assolutamente essere recepite letteralmente, sono leggende che appartengono
ad una determinata cultura e letteratura ma possono generare una grande
confusione nelle persone.
Abbiamo poi la Terra pura di Maitreya Tushita che in alcune spiegazioni viene
descritta come un edificio, un monastero, circondato da una citt che ha lo stesso
nome, Tushita, rappresenta quindi due luoghi distinti e solo entrando nel
monastero si salvi.
Questi esempi servono a far comprendere come sia possibile creare le descrizioni
pi fantasiose, ma le Terre pure non sono altro che la purezza della mente.
Avalokiteshvara rappresenta la compassione, Maitreya lamorevole gentilezza,
Amitabha la benevolenza, Tara lazione del Buddha. Queste Divinit protettrici, le
immagini illuminate, sono la raffigurazione simbolica delle qualit intrinseche allo
stato dellilluminazione. La Terra pura significa la Mente pura, la Terra la Mente.
Tentare di spiegare la terra pura davvero difficile, un argomento a cui bene
accostarsi con prudenza, da approfondire con calma, riflessione attenta e
cautela. Troppe persone iniziano a praticare visualizzando la Terra pura, e poi si
confondono e si perdono perch non affatto chiaro in quale direzione si diriga la
loro pratica.
Riprendendo la spiegazione della seconda nobile verit, la causa di Dukkha,
dobbiamo osservare ci che ha la potenzialit di produrre sofferenza, riconoscere
ci che ne ha la capacit. La causa della sofferenza normalmente individuata
nel karma e nelle emozioni conflittuali.
Con karma si intende unazione derivante da un atto volontario che produce
effetti; principalmente si tratta di unazione mentale che genera unazione
verbale che, a sua volta, determina unazione fisica.
Lazione mentale, lattivit mentale distinta in tre tipi:
3. ODIO
Lignoranza fondamentale, indicata nel Buddhismo come causa prima del
Samsara, il suo creatore. Dallignoranza derivano attaccamento e odio.
Lignoranza di per s non n positiva n negativa, appartiene ad uno stato
neutro, ma se a causa dellignoranza noi percepiamo una realt come piacevole
nasce lattaccamento e se, viceversa, la percepiamo come repulsiva nasce lodio.
Lignoranza paragonabile ad una mente sonnolenta, assopita, non in grado di
emettere giudizi di per s, ma ci che scaturisce da essa crea i condizionamenti
del giudizio che distingue ci che piace e ci che non piace. Gli oggetti che
attraggono provocano attaccamento e quelli che respingono generano lodio.
Cos si crea la sofferenza, articolata nelle tre modalit conosciute:
Questa la seconda nobile verit, la causa della sofferenza. Quando una realt
appare piacevole, buona, positiva, immediatamente in noi sorge lattaccamento
che causa sofferenza, esso stesso sofferenza, e quando unaltra realt presenta
aspetti spiacevoli brutti, cattivi, negativi in noi nasce avversione, che causa di
sofferenza, sofferenza. In entrambe le situazioni siamo immersi nella dimensione
della sofferenza ed davvero difficile venirne fuori perch non sappiamo
riconoscerle come sofferenza e causa di sofferenza. Solo gli esseri nobili, esseri che
hanno raggiunto unelevata realizzazione spirituale, gli Arya, sono in grado di
individuare e comprendere le due verit e per questo esse vengono chiamate
nobili verit, o nobili realt.
E necessario, al fine di poter comprendere le cause della sofferenza, conoscere e
riflettere sulla concatenazione dei Dodici anelli dellorigine interdipendente. Al
primo posto troviamo il nostro dio, lignoranza, il creatore del samsara;
dallignoranza sorgono le azioni volitive che determinano degli effetti, cio karma.
Come si determina questo processo?
Allignoranza le cose appaiono piacevoli o spiacevoli, se piacevoli sorge
lattaccamento che produce lazione del volere, se spiacevoli nasce lavversione,
che determina lazione del respingere. Questa lazione volitiva, o karma, che
scaturisce dallignoranza e che lascia limpronta nel nostro continuum mentale
determinando il terzo anello, quello della coscienza.
Le impronte lasciate nella coscienza mentale matureranno solo quando
incontreranno le circostanze e le condizioni favorevoli per il loro sviluppo,
condizioni favorevoli che si trovano nellottavo e nel nono anello e sono
rispettivamente lavere desiderio - bramosia e attaccamento - voler afferrare.
Queste due condizioni danno molta energia al terzo anello, quello della coscienza.
Dallincontro dellimpronta depositata nella coscienza con le condizioni favorevoli,
al loro maturare cio il desiderio e lattaccamento, nasce il decimo anello, quello
del divenire. Anche il divenire unazione volitiva, ma assai pi potente di quella
prodotta nel secondo anello, il karma, e ingenera un risultato immediato, la causa
diretta che da origine alla rinascita.
Gli altri anelli della catena sono: il quarto - nome e forma; il quinto - sorgente dei
sensi; il sesto - contatto sensoriale; il settimo - prodursi di sensazioni.
Il quarto, nome e forma, indica semplicemente che si entrati nella vita
successiva; con la rinascita si entra automaticamente nel quinto anello, quello della
sorgente dei sensi che, maturando, diventa contatto, (sesto anello) e il contatto
causa sensazioni, (settimo anello).
Osservando la nostra intera vita vediamo che essa oscilla costantemente tra
queste due realt: contatto sensoriale e sensazione che deriva dal contatto. Perch
una cosa ci piace e laltra no? Produciamo ogni sensazione di attaccamento o
repulsione perch possiamo toccare, vedere, gustare, sentire una determinata
cosa. Contatto - sensazione rappresentano il nostro muoverci nel Samsara.
Possiamo comprendere perch sia cos importante saper rimanere in uno stato
mentale neutro perch solo in questo modo possiamo evitare di diventare schiavi
del meccanismo di contatto - sensazione. Anche di fronte alle cose pi insignificanti
noi ci lasciamo intrappolare dai giudizi: questo vestito mi piace, questaltro non mi
piace oppure questo tessuto mi da sensazioni gradevoli, questaltro sgradevoli.
Contatto e Sensazioni sono causa costante di sofferenza, unaltalena che produce
ininterrottamente sofferenza fino a quando giungiamo allundicesimo anello, quello
della vecchiaia e della morte. Vecchiaia e morte sono intrinsecamente legate a
nome e forma, il quarto anello, che determina la nascita. Possono realizzarsi
vecchiaia e morte solo se vi nascita.
Perch vecchiaia e morte sono collocate in un unico anello? Lundicesimo anello
nascita (ka), il dodicesimo morte (schi), ma non c un anello apposito per la
vecchiaia, perch?
Le scritture indicano chiaramente la risposta che, se riflettete un attimo,
evidente: chi nasce certamente muore, ma non sempre invecchia, pu morire
giovane. La stessa cosa vale per il quarto anello indicato con nome e forma, perch
esistono esseri che hanno un nome, ma non hanno forma.
E fondamentale conoscere la concatenazione degli eventi dimostrata dai dodici
anelli di origine interdipendente. Riassumendo, rileviamo che ci sono due azioni, tre
emozioni conflittuali e i restanti sette anelli che sono Dukkha, sofferenza.
Ovviamente tutti i dodici anelli sono Dukkha, ma questi sette sono particolarmente
espressione di sofferenza.
Soffermandoci a riflettere sulla concatenazione dei dodici anelli si comprende come
si crea il Samsara e come si rimane prigionieri in esso.
I due anelli che costituiscono le azioni volitive sono il secondo - il karma, e il decimo
- il divenire. I tre anelli delle emozioni conflittuali, causa delle azioni volitive, sono:
il primo - lignoranza; lottavo - il desiderio e la bramosia; il nono - lattaccamento e
lafferrare.
Questi cinque anelli si riferiscono alla seconda nobile verit: la causa di Sofferenza,
Dukkha. Gli altri sette sono relativi alla prima nobile verit: sono Sofferenza,
Dukkha.
Domanda:
Puoi ripetere per favore, mi sto confondendo.
Lama:
Karma e Divenire (secondo e decimo anello) determinano le azioni
volitive;
Ignoranza, Desiderio e Attaccamento (primo, ottavo e nono anello) determinano
le emozioni conflittuali.
Tutti e cinque appartengono alla seconda nobile verit e sono causa di
sofferenza.
L anello, nome e forma, si produce nel momento della rinascita che con il
crescere determina lanello della sorgente dei sensi, entrambi sono sofferenza.
Dallincontro delle facolt sensoriali con loggetto scaturisce il contatto che
diviene Dukkha. La sensazione che sorge dal contatto Dukkha. Ad esempio:
ho meditato, mi sento particolarmente bene, rilassato, appagato, sono pervaso
da una sensazione piacevole, che comunque Dukkha. La nascita Dukkha
esattamente come la morte e la vecchiaia.
Per queste ragioni il Buddha ha insistito sulla necessit di conoscere la sofferenza,
aggiungendo che bisogna abbandonare la causa della sofferenza, ma solo conoscendo
i sette anelli che sono Dukkha possiamo abbandonare gli altri cinque che sono causa
di Dukkha, cio le azioni volitive e le emozioni conflittuali. Soltanto cos possiamo
liberarci dal Samsara, uscire dalla catena dei dodici anelli dellorigine interdipendente.
Lama:
Lattaccamento con cui viviamo tutta la nostra vita crea il reame del desiderio
ed proprio questo vivere nel desiderio e nellattaccamento che ci fa essere nel
samsara, mentre ci a cui aneliamo essere liberati, uscire dal samsara e non
rivivere continuamente in esso. Dobbiamo distinguere tra attaccamento e
compassione. I Bodhisattva ritornano volontariamente nel samsara con la
motivazione della compassione, noi invece vi ritorniamo a causa
dellattaccamento; entrambi viviamo nel samsara, ma con differenti motivazioni
che portano ovviamente a risultati diversi, a conseguenze diverse. I Bodhisattva
sono nel samsara con lo scopo di beneficare gli altri esseri senzienti, mentre il
nostro fine di beneficare noi stessi o, al massimo, quei pochi che amiamo. Per
questa ragione soffriamo di timori, di paure, di ansiet e incontriamo
continuamente difficolt e problemi, mentre i Bodhisattva sono liberi da tutto
questo. Quindi il fatto di vivere nel samsara non di per s negativo, ma il
modo con cui lo si vive che ne determina la sostanziale differenza.
Dei cinque Sentieri si tratta nel Sutra del Cuore e il mantra cos recita:
Om Gat Gat Paragat Parasamgat Bodhi Soha
Domanda:
Lama:
Domanda:
Lama:
Posso tentare di dirvi che questo il mio sentiero, il mio tentativo, ma ognuno
deve percorrere il proprio sentiero, porre in atto il proprio tentativo per giungere
alla realizzazione.
E un errore credere che ricevendo iniziazioni, trasmissioni, benedizioni, tutto si
realizzi facilmente e automaticamente, invece necessario lavorare
incessantemente su se stessi. Ognuno totalmente responsabile di s e delle
realizzazioni che ottiene, nessun altro pu sostituirsi a lui.
Praticando in questo modo si pu facilmente intravedere un baleno, avere
unintuizione, una breve visione superficiale della Vacuit della realt esterna, ma
questa non ancora realizzazione della Vacuit, la realizzazione della Vacuit
avviene solo nella realizzazione della Vacuit dellio.
Domanda: In quali occasioni consigliato praticare il Sutra del Cuore?
Lama:
Sempre, in qualsiasi momento, non esistono occasioni particolari n tanto meno
necessario aver ricevuto iniziazioni, trasmissioni e benedizioni, chiunque pu
praticarlo. Sarebbe un errore porre limiti, bisogna evitare che iniziazioni,
trasmissioni e benedizioni diventino un mezzo di potere da esercitare sugli altri, il
Buddha non le ha mai ricevute, si realizzato da se stesso. Il Dharma gi in noi,
ci che a noi resta da fare realizzarlo. Il Dharma di tutti e nessuno ha autorit
sul Dharma. Il Dharma la qualit interiore di ogni essere ed la sorgente della
speranza della liberazione, dellilluminazione.
Bisogna anche essere vigili per non incorrere in facili fraintendimenti, a volte ci
sono persone che dicono: se non seguo le parole del Buddha finir negli inferi,
ma questo scorretto, un grossolano errore, il Buddha mosso dalla
compassione, non manda nessuno allinferno e nemmeno punisce nessuno.
Dobbiamo praticare il Dharma per il bene nostro e di tutti gli esseri, non per
infondate e assurde paure. Il Dharma in noi, nella nostra mente e abbiamo ogni
possibilit
per
praticarlo.