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Non sussiste il delitto di calunnia se emerge che la volont calunniosa dell'imputato sia

"incerta" in funzione dell'esercizio del suo diritto di difesa, ed in relazione alla particolare
dinamica che ha caratterizzato lo sviluppo dei fatti. (In omaggio a tale principio, la Suprema
Corte ha ritenuto insussistente il reato di calunnia in capo al difensore, il quale, nel ricorso
depositato avanti il giudice di pace, ha attribuito ai due agenti la redazione di un falso
ideologico, consistito nell'affermazione che i due verbalizzanti "non avevano accertato de visu e
personalmente la condotta stradale attribuita all'imputato stesso".)
CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. VI PENALE - SENTENZA 19 dicembre 2012, n.49635 Pres. Di Virginio est. Lanza

Ritenuto in fatto e considerato in diritto

G..R. e C.F. , parti civili ricorrono ai soli effetti civili, a mezzo del loro difensore avverso la
sentenza 21 aprile 2011 della Corte di appello di Milano che, in riforma della sentenza di condanna
13 maggio 2009 del G.U.P. presso il Tribunale di Lecco, ha assolto G.D. dall'accusa di calunnia in
loro danno per difetto del dolo, dovendosi attribuire la falsa incolpazione alle deduzioni ed alla
leggerezza dell'avvocato difensore, il quale, nel ricorso depositato avanti il giudice di pace, aveva
sostanzialmente attribuito ai due agenti la redazione di un falso ideologico, consistito
nell'affermazione che i due verbalizzanti 'non avevano accertato de visu e personalmente la condotta
stradale attribuita all'imputato stesso'.
Da ci il proscioglimento e la revoca delle statuizioni civili.
I motivi di impugnazione e le ragioni della decisione di questa Corte.
Con un primo motivo di impugnazione viene dedotta dalle parti civili inosservanza ed erronea
applicazione della legge, nonch vizio di motivazione sotto il profilo della scorretta interpretazione
dell'art. 368 cod. pen. tenuto conto che l'esposizione dell'imputato, al suo difensore, di una
circostanza non solo non vera ma calunniosa (falso ideologico dei pubblici ufficiali) integra l'azione
esecutiva e la soggettivit tipica del delitto di calunnia.
Con un secondo motivo si lamenta l'argomentazione della Corte di appello che, pur affermando la
riferibilit alla parte ricorrente del contenuto dell'atto, descritto nell'impugnazione, l'ha limitata al
solo significato storico dei fatti narrati e non alla loro qualificazione giuridica, nella specie ritenuta
frutto dell'iniziativa del difensore e dovuta allo slancio difensivo del professionista.
Entrambi i motivi, tra loro correlati, non hanno fondamento e vanno quindi rigettati.
La Corte di appello di Milano, all'atto della vantazione dell'elemento soggettivo, il quale da corpo
alla falsa prospettazione che integra il delitto di calunnia, ha ritenuto 'incerta' la volont calunniosa
dell'imputato' in funzione dell'esercizio del suo diritto di difesa, ed in relazione alla particolare
dinamica che ha caratterizzato lo sviluppo dei fatti.
La corte distrettuale infatti ha ritenuto di assolvere il G. ex art. 530 capoverso cod. pen. 'a fronte di
una certa leggerezza professionale e di una dubbia responsabilit penale dell'imputato'.
Tale giudizio, espresso con coerenza e rispetto alle emergenze processuali, non in questa sede
sindacabile sotto il profilo della violazione di legge o del vizio di motivazione, tenuto anche conto
della correttezza dell'assunto della corte distrettuale, in punto di non sicura riferibilit soggettiva al

G. delle improprie valutazioni giuridiche, svolte unilateralmente dal suo difensore, nel ricorso al
Giudice di pace.
I ricorsi pertanto, nella verificata tenuta logica e coerenza strutturale del provvedimento impugnato,
risultano infondati e le parti proponenti vanno condannate ex art. 616 C.P.P. al pagamento delle
spese del procedimento.

P.Q.M.
Rigetta i ricorsi e condanna i ricorrenti, ciascuno, al pagamento delle spese
processuali.

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