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18-06-2013
16:50
Pagina 1
Estratto
COSTANTINO I
ENCICLOPEDIA COSTANTINIANA
SULLA FIGURA E LIMMAGINE
DELLIMPERATORE
DEL COSIDDETTO EDITTO DI MILANO
313-2013
volume primo
isbn 978-88-12-00171-2
ISTITVTO DELLA
ENCICLOPEDIA ITALIANA
FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI
ROMA 2013
Federico Guidobaldi
con maggiore specificit, resta per il problema dellindividuazione degli eventuali punti di inizio e di
conclusione entro i quali gli inevitabili periodi
debbono essere contenuti.
Il criterio che, con maggior frequenza, stato
seguito per stabilire il limite superiore e il limite
inferiore dellintervallo cronologico individuato
caso per caso, stato quello di far coincidere tali
limiti con personaggi chiave o anche con eventi
chiave della storia, che cos vengono evidentemente penalizzati, poich del primo limite non si
inquadrano i precedenti culturali e del secondo non
si considerano gli esiti.
Cos, quando si studia let imperiale romana
da Augusto a Costantino, come spesso si propone,
linquadramento dei due personaggi scelti come
iniziale e terminale risulta incompleto.
In effetti al criterio che pone momenti culturali importanti agli estremi di un determinato intervallo cronologico dovrebbe forse essere preferito
quello che pone tali momenti al centro di un periodo
i cui limiti sono pi sfumati e si trovano a una
certa distanza cronologica dallepoca dellattivit
del personaggio chiave stesso, in modo che si possano prendere nella giusta considerazione il tessuto
culturale precedente e quello successivo, per valutare sia linnovazione da lui apportata sia lincidenza
di questultima nellet successiva.
Probabilmente questo il motivo per cui oggi
si stanno moltiplicando gli studi monografici che
pongono al centro e non pi ai margini le figure
pi significative della storia e della cultura artistica.
Anche Costantino, da sempre relegato a punto di
partenza o di arrivo di parabole storiche, non di
rado in senso negativo, divenuto oggetto di un
certo numero di analisi approfondite: queste, tuttavia, prendono in considerazione soprattutto laspetto politico-religioso del suo lungo regno1 piuttosto che quello relativo alla nuova cultura artistica
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sia nelle due terminazioni laterali. Sarebbe auspicabile un saggio archeologico per accertare la decorazione pavimentale, che poteva essere in opus sectile a grande modulo, come frequente a Roma in
quel tipo di edifici. Un rivestimento a incrustationes marmoree decorava i tratti di muri superstiti
(si vedono i caratteristici fori per le grappe) e
doveva estendersi anche alle pareti perimetrali
perdute.
Il modulo delle cortine laterizie ancora ispezionabili coerente con let costantiniana e comunque, pur in assenza di documenti specifici, gli studiosi sono concordi nellattribuire a Costantino questa
grande struttura: anche se lepoca precisa non si pu
determinare, sembra probabile che il complesso e
quindi anche questaula fosse stato allestito piuttosto presto per ospitare la famiglia imperiale e lo
stesso Costantino, ma soprattutto sua madre elena,
a Roma. Questultima mor nel 33040, ma dal 326327 aveva soggiornato per lunghi periodi in Palestina e, pi in generale, in Oriente: quindi risiedette
nella vecchia capitale e nel nuovo Palatium pi probabilmente nel periodo compreso tra la vittoria di
ponte Milvio e i vicennalia di Costantino41.
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oggi completamente spogliate della loro decorazione, a cui si accedeva dalle quattro nicchie aperte
due a est e due a ovest del decagono. Linsieme
era dunque assai movimentato nellarticolazione
planimetrica, con netta prevalenza del curvilineo
sul lineare, in completa rottura con la tradizionale
ortogonalit di base dellarchitettura classica.
Laltissimo livello progettuale che risulta dalla
struttura architettonica trova ampie conferme nella
decorazione interna delledificio, che era la pi lussuosa che si possa immaginare poich ogni superficie era ricoperta da incrustationes marmoree oppure
da mosaici.
I rivestimenti in marmo, su pi registri, si estendevano dagli zoccoli allattacco della cupola, la quale,
come le altre superfici concave (catini absidali nelle
nicchie), era rivestita da mosaici che, come risulterebbe da alcune tessere a suo tempo osservate in
situ, potevano avere un fondo azzurro.
Mancava invece completamente, nellintero complesso o, almeno, nelle parti ispezionabili attualmente, la tradizionale decorazione architettonica che
prevedeva linserimento negli interni di mensole,
architravi, lesene, cornicioni, pilastri o colonne non
portanti addossate, timpani su nicchie e finestre, etc.
La decorazione era dunque affidata interamente
ai rivestimenti policromi in marmo e mosaico, articolati secondo motivi forse solo geometrici nelle
incrustationes e naturalistici e/o figurati nel mosaico.
Le pareti restavano lisce ma movimentate dalla policromia, che non impediva lo scorrere della luce.
Questultima, non ostacolata da aggetti, facilitava
la lettura delle composizioni policrome.
Per quanto riguarda la cronologia specifica,
qualcosa di pi preciso si potr ricavare dagli scavi
attualmente in corso. Per ora, tuttavia, la presenza
di due fasi costruttive e la complessit stessa della
realizzazione suggeriscono di ipotizzare tempi piuttosto estesi, che possono quindi aver occupato lintera et costantiniana.
nella sua parte pi oggettiva, che quella della planimetria49, permette unanalisi della struttura che
evidenzia la complessit del progetto e lassoluta
originalit della realizzazione, almeno per larea del
santuario vero e proprio. Lintero edificio, che si
sviluppa per una lunghezza di oltre 140 m, infatti
articolato in tre parti. Una, quella a est, che anche
la pi estesa, una basilica a cinque navate con abside
a ferro di cavallo inclusa in una spessa muratura che
non ne segue il profilo. La lunghezza del corpo
interno supera i 50 m che, aggiungendo latrio irregolare che precede il portico colonnato dingresso
con la sua scalinata, giungeva a 85 m circa. Il modello
per la chiesa vera e propria probabilmente quello
della basilica lateranense che, come vedremo, decisamente precedente; tuttavia la struttura absidale,
ricavata allinterno di un blocco murario e quindi
non estroflessa, piuttosto originale per quellepoca, anche se ha evidenti riferimenti alla tradizione
architettonica pi antica. La parte centrale del complesso condizionata fortemente dalla funzione che
doveva assumere (quella di collegamento tra i due
blocchi estremi) e dalla presenza fuori asse di un
altro luogo di devozione, cio il tratto del monte
Calvario in cui si presume sia avvenuta la crocifissione; per questo motivo la pianta di questa parte
centrale del complesso, largo circa 40 m, ci mostra
un cortile colonnato su tre lati (triportico) di forma
quadrilatera irregolare, con lambiente devozionale
incluso nellangolo sud-est e con un enorme ingresso
nel lato ovest, ove si apriva il vero e proprio luogo
del sepolcro. La parte architettonicamente pi insolita e del tutto originale dellinsieme strutturale
, tuttavia, certamente il blocco ovest, che si articola intorno a un colonnato circolare del notevole
diametro di 20 m circa, aperto verso est (verso il
cortile), e sul quale si impostava una cupola, forse
di forma conica. Il grande colonnato circolare era
circondato per circa 200 da un muro concentrico,
del diametro di oltre 32 m, che per lo racchiudeva
solo in parte (era di fatto poco pi che semicircolare). In esso si aprivano tre grandi nicchie semicircolari a nord, ovest ed est.
Grandi finestrati si trovavano su questa parete
esterna, conservata tuttora per una certa altezza,
ma la gran parte della luce doveva essere fornita da
finestrati posti sul tamburo del corpo centrale, sui
quali, per, non si possiedono dati.
Molto interessante e, almeno per quanto si sa,
mai replicata la sovrapposizione, alla met anteriore est della rotonda, di un corpo rettangolare che
fa da raccordo con il cortile secondo una soluzione
di non facile inquadramento anche dal punto di
vista della statica: ne risulta una pianta del tutto
particolare nella quale la rotonda sembra proporsi
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totale di resti superstiti della parte superiore delledificio originario, che fu precocemente sostituito
dalla costruzione paleocristiana successiva, databile, a quanto sembra, nellarco del V secolo piuttosto che nel VI, come pure spesso si era ipotizzato. Resta invece ben documentato e ancora in
parte esistente il pavimento della nave centrale in
mosaico policromo, certo non del pi prezioso opus
sectile, ma comunque di alto livello qualitativo dal
punto di vista redazionale.
La datazione delledificio dovrebbe essere pi
o meno coincidente con quella del Santo Sepolcro
e la fase progettuale dovrebbe cadere allinterno
dellultimo decennio del regno di Costantino probabilmente poco prima del 330 , mentre per la
dedicazione si indica in genere la data del 339.
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Non si pu essere precisi sulla datazione di questo edificio; gli ultimi rilevamenti delle strutture e
delle successioni stratigrafiche fanno pensare a una
collocazione nella tarda et costantiniana, forse con
conclusioni dopo il 337.
sia per la sua ambientazione in un angolo del Velabro a ridosso del Palatino, ove si trovano pure la
chiesa altomedievale di S. Giorgio in Velabro e il
severiano arco degli Argentari, certamente larco
Quadrifronte, detto di Giano, che viene spesso identificato con lArcus divi Constantini, registrato nei
cataloghi regionari61. Si tratta di un tetrapilo (fig.
VI 17) che doveva probabilmente monumentalizzare lincrocio tra due strade e che frequente nelle
citt tardoantiche, pur se in uso anche in epoche
precedenti.
Lattribuzione a Costantino, basata anche su
plausibili criteri stilistici, non viene in genere posta
in discussione, anche se la tendenza pi recente
quella di ritenere che il monumento sia stato edificato dai figli di Costantino in onore del padre62.
Il monumento stato certamente privato di un
importante elemento della sua decorazione con la
perdita delle statue che, con ogni probabilit, erano
installate nelle sue trentadue nicchie, ma esso resta
pur sempre imponente, e doveva esserlo ancor di
pi quando esisteva una sopraelevazione che fu
demolita in tempi moderni perch ritenuta una torre
medioevale.
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per la presenza della navata anulare colonnata, struttura ignota allarchitettura classica e testimoniata
soltanto, probabilmente in epoca di poco precedente, nel Santo Sepolcro di Gerusalemme, che
potrebbe essere il riferimento ideale, pur nella sua
diversa articolazione, per il mausoleo di Costantina.
Per quanto riguarda la datazione, difficile
dubitare che il monumento fosse completo alla
morte della stessa Costantina (354) che vi fu ben
presto traslata, ed altrettanto certo che fu annesso
alla grande basilica circiforme di S. Agnese (cfr.
supra), certamente edificata da Costantino.
Gli scavi recenti, eseguiti in corrispondenza
dellatrio biabsidato68, hanno mostrato che un altro
mausoleo, forse a tricora, precedette questo, assai
maggiore di dimensioni. Tutto fa pensare dunque
che, sebbene la sua costruzione possa essere iniziata verso la fine del regno di Costantino, il mausoleo che ancora si conserva, e del quale si conserva
anche il testo delliscrizione dedicatoria, sia stato
terminato durante la prima parte del regno di
Costanzo II.
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Milano. S. Simpliciano
In genere lenorme chiesa cruciforme a navata
unica intitolata assai pi tardi a S. Simpliciano, il
vescovo che resse per pochi anni la cattedrale di
Milano (397-401) dopo S. Ambrogio, stata considerata edificio post-ambrosiano, pur senza alcuna
prova oggettiva e nonostante la sua struttura architettonica, praticamente identica a quella dellaltrettanto grandiosa (e anche un po pi grande) aula di
Treviri (cfr. supra). Solo recentemente si invece
proposta per questa chiesa lidentificazione con la
Basilica Portiana citata da Ambrogio quindi a lui
preesistente e indicata tra le righe come propriet
imperiale71: in questo studio si avanzata una datazione generica ad et costantiniana (intesa fino a
Costanzo II incluso)72.
Le considerazioni allora addotte sembrano tuttora valide e lidentit dellarchitettura con quella
di Treviri fa pensare insistentemente a momenti di
stretto contatto culturale tra le due sedi imperiali
alternative della parte settentrionale dellImpero
dOccidente.
Le stesse dimensioni della nave unica (inclusa
labside) 67 m 27 m circa per unaltezza di 30
m circa a Treviri, 63 m 22 m circa per unaltezza
di 20 m circa a S. Simpliciano suggeriscono una
sorta di replica in scala ridotta (soprattutto per la
larghezza e laltezza) ma con laggiunta di un transetto (fig. VI 6) che sarebbe, con quello di S. Pietro e, forse, quello di S. Anastasia a Roma, tra i pi
antichi e precederebbe, sulla struttura cruciforme,
quello della basilica Apostolorum di Milano, di sicura
committenza ambrosiana.
Dato che la caratteristica struttura dellinvolucro esterno risulta replicata solo sporadicamente e,
comunque, in edifici costantiniani (soprattutto gli
horrea), sembra logico, fino a concrete e oggettive
prove contrarie, considerare di et costantiniana
questo eccezionale edificio milanese.
Aule absidate
La presenza di absidi su uno dei lati corti di
aule di forma rettangolare si riscontra gi in epoca
tardorepubblicana, soprattutto in ninfei e allinterno di complessi termali (calidaria); pi tardi questo tipo di aula si diffonde, oltre che negli edifici
gi citati, anche in ambito abitativo e in strutture
di funzione pubblica come le basiliche civili. Ma
in epoca flavia e forse gi in epoca neroniana
che troviamo aule absidate di rappresentanza nellambito delledilizia abitativa imperiale, come ad
esempio nella Domus Flavia del Palatino. Questo
modello passer poi nel repertorio abitativo anche
in seguito allintroduzione, nel II secolo d.C., della
moda del letto tricliniare a ferro di cavallo (stibadium), che comporter una funzione mista tricliniare e/o di rappresentanza di questo tipo di
ambiente e lo far includere costantemente nelle
progettazioni delle residenze imperiali e, di riflesso,
in quelle di alto livello abitativo73.
Quanto alla diffusione, per, si deve constatare
che, mentre nella piena et imperiale gli esempi
sono limitati, anche se spesso monumentali, nellet tardoantica e forse proprio a partire dallet
costantiniana le aule absidate sono sempre pi frequenti e inevitabili nei palazzi imperiali, nelle
grandi domus urbane e nelle ville suburbane dellaristocrazia. In parallelo, per traslato, sono adottate,
anche con varianti di volumetria maggiore, nelle
nuove basiliche cristiane cos come nelle grandi sale
di udienza di tipo pubblico.
Gli esempi di Roma, Treviri, Milano e delle
altre grandi citt menzionate bastano a mostrare
limprovvisa popolarit che questo tipo architettonico acquist nellet di Costantino nellambito sia
pubblico che privato, sia civile che religioso.
Le nuove articolazioni delle planimetrie:
dalle residenze imperiali alledilizia abitativa
dellaristocrazia
Labside semicircolare delle aule non lunico
elemento che arricchisce e movimenta le planimetrie degli edifici tardoantichi. frequente, in quellepoca, la presenza, allinterno di complessi edilizi
di una certa articolazione, di altri ambienti di forme
ancora pi insolite, a base curvilinea o poligonale
complessa.
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vero che i monumenti pi importanti, in particolare quelli di uso pubblico, tendono a contenersi, almeno sulle linee generali, nellambito dei
tradizionali criteri di ortogonalit tipici delle epoche precedenti, ma anche vero che, gi nei pi
grandi santuari come le basiliche circiformi con
annessi mausolei, la variet delle forme e delle composizioni evidente e lo ancor pi nei due grandi
martyria della Palestina, nei quali si sperimentano
soluzioni in cui la componente innovativa decisamente predominante.
La variet e linnovazione si ritrovano ancor pi
manifestamente quando si passa alledilizia residenziale imperiale, dove la creativit domina sulla
tradizione e gli ambienti assumono forme del tutto
insolite, molto articolate e con prevalenza di elementi curvilinei o poligonali che si compongono
secondo assialit differenziate lasciando spesso spazi
intermedi del tutto irregolari.
Nel caso delle residenze imperiali si possono
prendere in considerazione, tra gli esempi citati, il
complesso del cosiddetto tempio di Minerva
Medica, nel quale si proposto di vedere un settore privato della residenza imperiale del Sessorium74, oppure ledificio di via brisa a Milano, ritenuto anchesso parte del palazzo imperiale della
citt75. Ma le testimonianze pi tangibili di questa
tendenza alla massima variet e articolazione delle
planimetrie le troviamo nelledilizia residenziale di
alto livello, sia nelle domus urbane di moltissime
citt tardoantiche sia nelle ville che in quel periodo
fiorirono in tutte le zone dellImpero76.
che la chiudeva allinterno di un pi esteso complesso, e cos anche il S. Simpliciano. Questa soluzione era dunque diffusa e dava una connotazione
insolita anche al paesaggio urbano tardoantico che,
come mostrano alcune rappresentazioni in avori,
sculture e mosaici, era assai pi movimentato da
aule e cupole di quanto non lo fosse nelle rappresentazioni di epoche pi antiche.
Proprio le cupole, elementi emergenti molto caratteristici, furono predilette dagli imperatori-costruttori: come Nerone e Adriano, anche Costantino riserv
loro una particolare attenzione. Nel repertorio qui
proposto sono gi presenti alcuni monumenti dotati
di grandi cupole, ancora in parte conservati o documentabili, come il cosiddetto tempio di Minerva
Medica, i mausolei di Costantina ed elena, il Santo
Sepolcro, le terme di Costantino e, forse, la Nativit
di betlemme e il battistero lateranense. A questi si
potrebbero aggiungere anche le terme di Agrippa,
con cupola centrale da 25 m di diametro, certamente
tardoantica (forse conclusa sotto Costante e Costanzo
II)78, e il calidarium delle terme di Caracalla: la sua
enorme cupola, la seconda a Roma per dimensioni
con i suoi 34 m di diametro, fu quasi certamente ricostruita da Costantino dopo un probabile crollo79. Si
tratta di strutture molto grandi, di diametro spesso
superiore ai 20 m, alle quali si potrebbe forse aggiungere quella un po minore (14 m circa) del cosiddetto
tempio di Romolo, attribuito con buoni motivi a Massenzio ma di cui attestata la conclusione con modifiche da parte di Costantino80. Linsieme comunque impressionante e, sebbene le cupole siano ben
documentate anche in epoca precedente, specialmente
nelle terme e nei mausolei, quelle in cui lintervento
costantiniano certo risultano davvero numerose,
soprattutto se a esse si aggiungono gli altri edifici con
simile copertura che si diffusero poi a Roma e certamente anche in altre aree dellImpero81 nelledilizia privata, sia abitativa sia funeraria.
Finestrati
Presenti proprio nelle parti emergenti, e anche
nelle pareti di zone meno alte degli edifici di et
costantiniana, le serie di ampie finestre di quellepoca si distaccano tipologicamente da quelle di et
classica, normalmente rettangolari, tendenti al quadrato e con architrave solo leggermente incurvato.
A partire dal IV secolo, infatti, le finestre diventano in prevalenza di forma rettangolare con culminazione ad arco semicircolare, assumono proporzioni anche enormi e sono disposte spesso in
sequenza assai ravvicinata82.
Finestrati arcuati addirittura abnormi si trovano nella basilica di Massenzio e pongono lalternativa tra lipotesi di un intervento di Costantino
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Archi su colonnati
I colonnati sormontati da archi, che gradualmente
sostituiscono i classici colonnati architravati, vanno
annoverati fra le strutture architettoniche che, sebbene esistenti nel periodo romano imperiale e forse
anche prima (almeno concettualmente), sono utilizzate sporadicamente nellantichit, mentre in et tardoantica, e soprattutto costantiniana, entrano a far
parte delle caratteristiche pi specifiche dellarchitettura sia dei grandi interni sia degli esterni84.
I colonnati architravati erano, infatti, la soluzione preferita anzi, quasi esclusiva per i portici, le fronti e i periboli dei templi e, in generale,
per le partizioni interne degli edifici monumentali
di et greco-romana. Solo in un secondo tempo, e
soprattutto in ambito romano, a questo tipo di struttura fu affiancata quella a serie di pilastri (spesso
con semicolonne) e arcate, con funzioni analoghe,
ma con lesclusione degli edifici templari. Questi
binomi, pilastri con archi e colonne con architravi,
predominarono comunque per tutta let imperiale,
come si pu vedere a Roma, ad esempio, nel Tabularium, nel teatro di Pompeo, nella basilica Giulia
e nel Colosseo per i primi, e in tutti i templi conservati, nelle basiliche Ulpia ed emilia, nei peristili e nei porticati per i secondi.
Solo rare indicazioni di archi su colonne peraltro anche di dubbia interpretazione si possono
infatti riferire alla prima et imperiale85: allusioni
se ne trovano nella pittura fantastica del secondo
stile pompeiano (Villa dei Misteri) e nelle rappresentazioni su mosaici (navalia) o sulla ceramica
sigillata italica, e casi concreti sono addirittura sporadici (a Pompei su un solo lato del cortile nella
Casa degli Archi). Qualche esempio concreto si pu
individuare anche su scala monumentale a Villa
Adriana (sala rettangolare delledificio con tre esedre e cortili semicircolari con esedre, arcate alternate ad architravi intorno alla piscina del Canopo),
ma questo non pu meravigliare poich quel complesso contiene da solo tante innovazioni quante
quelle apportate da Nerone e Costantino messe
insieme. Realizzazioni vere e proprie, ma limitate
a portici di cortili con minima elevazione al di sopra
delle arcate e con murature in opera quadrata, sono
invece quella di et severiana a Leptis Magna (Portico del Foro) e quella di Diocleziano nel cortileatrio del Palazzo imperiale a Spalato86.
Sembra dunque possibile che il primo esempio
di arcate su colonnati in laterizio e in partizioni
interne con notevole sviluppo in alzato sia quello
realizzato nelle navate laterali della basilica lateranense, del quale Francesco borromini forse
cosciente dellimportanza di quel manufatto ci ha
lasciato uno splendido documento grafico (fig. VI
7) prima di eseguirne, purtroppo, la demolizione,
nel corso della ricostruzione seicentesca della basilica costantiniana.
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Da questo disegno si pu valutare anche leffetto di quella innovativa soluzione che, proprio
per il contenuto spessore dei sostegni con arcate in
laterizio, consente un notevole sviluppo in altezza
mantenendo una grande leggerezza della struttura,
oltre che uninnegabile eleganza e uno slancio verticale: effetti che non si sarebbero certo ottenuti
con pesanti architravi, ai quali tuttavia larchitetto
di Costantino, nella navata centrale, non volle rinunciare, forse non riponendo ancora totale fiducia nella
nuova soluzione applicata nelle navate minori.
Colonnati con arcate furono costruiti, subito
dopo quelli del Laterano, nella basilica vaticana e,
anche l, limitatamente alle navate laterali; ma quel
ritmo architettonico cos gradevole e arioso era ormai
gi entrato nella nuova linea di gusto e fu realizzato
addirittura in forma curvilinea nelle nicchie estroflesse del decagono dellarea sessoriana forse anche
nelle analoghe pentafore estroflesse del calidarium
delle terme del Quirinale e nel colonnato anulare
di S. Costanza. Diverr poi lelemento caratteristico
delle chiese cristiane quando, negli ultimi decenni
del IV secolo, durante il regno di Teodosio, ebbe la
sua pi monumentale realizzazione in forma lineare
nella basilica di S. Paolo fuori le mura.
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per quanto riguarda le proposte tecniche e le elaborazioni progettuali, sulle quali, almeno nei casi
pi importanti, probabile che limperatore o i suoi
familiari o i suoi consiglieri e delegati abbiano poi
operato delle scelte o suggerito degli indirizzi. Si
deve, insomma, restituire agli architetti, rimasti in
gran parte anonimi, un ruolo concreto nellinnovazione costantiniana.
Al committente, tuttavia, va certamente il merito
di aver stimolato la creativit dei progettisti e dei
realizzatori delle opere, non solo alimentando lincremento delle attivit edilizie, ma anche proponendo temi nuovi, vale a dire incaricandoli di ideare
edifici destinati a svolgere funzioni fino ad allora
mai sperimentate, come quelle attinenti alla religione cristiana, oppure commissionando loro la
creazione dellintero tessuto urbanistico per una
nuova citt, come nel caso della sua Costantinopoli.
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Funden in sterreich-Ungarn, Wien 1901), troppo presto messo in disparte da molti studiosi della prima met
del XX secolo, ma seguito nellimpostazione, ad esempio, da A. Bothius, Roman Architecture from Its
Classicistic to Its Late Imperial Phase, Gteborg 1941.
Per laccuratezza e la specificit delle analisi dellarchitettura si deve ricordare lopera di Luigi Crema che, tuttavia, pone Costantino al termine del suo studio e cita le
sue opere non cristiane omettendo quelle cristiane (L.
Crema, Larchitettura romana, in Enciclopedia Classica,
sez. III, vol. XII, Archeologia: arte romana, tomo I,
Torino 1959, in partic. cap. 6, I tetrarchi da Diocleziano
a Costantino, pp. 569-637). Friedrich Wilhelm
Deichmann lo studioso che ha messo in evidenza in
modo pi coerente gli aspetti innovativi dellarchitettura di Costantino aggiungendo molti spunti inediti (F.W.
Deichmann, s.v. Tardoantico. Architettura, in Enciclopedia Universale dellArte, XIII, Venezia-Roma
1965, coll. 591-619; Id., Die Architektur des konstantinischen Zeitalters, in Antike Kunst, 11 (1968), pp. 112125); per studi relativi allarchitettura delle sole chiese
paleocristiane di Roma, cfr. Corpus basilicarum christianarum Romae di Richard Krautheimer (5 voll.,
Citt del Vaticano 1937-1980, dora in poi indicato
come R. Krautheimer, CBCR), e, pi in generale, R.
Krautheimer, The Constantinian Basilica, in
Dumbarton Oaks Papers, 21 (1967), pp. 115-140; Id.,
The Ecclesiastical Building Policy of Constantine, in
Costantino il Grande. Dallantichit allumanesimo, Atti
del Colloquio sul cristianesimo sul mondo antico
(Macerata 18-20 dicembre 1990), a cura di G.
Bonamente, F. Fusco, Macerata 1993, pp. 509-552;
S.S. Alexander, Studies in Constantinian Church
Architecture, in Rivista di Archeologia Cristiana, 47
(1971), pp. 281-330, e Id., Studies in Constantinian
Church Architecture. II, Topographical Aspects of
Constantinian Church Architecture, in Rivista di
Archeologia Cristiana, 49 (1973), pp. 33-44; H.
Brandenburg, Die konstantinischen Kirchen in Rom.
Staatstragender Kult und Herrscherkult zwischen
Tradition und Neuerung, in ,
Festschrift fr Max Wegner zum 90. Geburtstag, hrsg.
von O. Brehm, S. Klie, bonn 1992, pp. 27-58.
Unanalisi dinsieme estesa sia ai monumenti cristiani
sia a quelli non cristiani si trova in B. Brenk,
Sptantike und frhes Christentum (Propilen-Kunstgeschichte, suppl. 1), Frankfurt a.M. 1977, in partic.
pp. 37-48; F. Guidobaldi, Sulloriginalit dellarchitettura di et costantiniana, in XLII Corso di cultura
sullarte ravennate e bizantina, Ravenna 1995, pp. 419441; Id., Caratteri e contenuti della nuova architettura
dellet costantiniana, in Rivista di Archeologia
Cristiana, 80 (2004), pp. 233-276; fondamentale, pur se
molto sintetico, il catalogo della recente mostra di
Treviri: Konstantin der Grosse. Imperator Caesar
Flavius Constantinus, Ausstellungskatalog, hrsg. von A.
Demandt, J. Engemann, Mainz 2007, che stato preceduto dal convegno: Konstantin der Grosse. Geschichte,
Archologie, Rezeption, Internationales Kolloquium
(Trier 10.-15. Oktober 2005), hrsg. von A. Demandt,
J. Engemann, Trier 2006, allinterno del quale si
segnalano i seguenti contributi dedicati, tuttavia, solo
alla produzione architettonica cristiana: S. de Blaauw,
Konstantin als Kirchenstifter, pp. 143-162, e P.
Liverani, Larchitettura costantiniana, tra committenza
imperiale e contributo delle lites locali, pp. 235-244. Si
deve infine segnalare tra gli studi pi recenti, anche se
di taglio piuttosto divulgativo, un manuale di storia
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FeDeRICO GUIDObALDI
Roma?, in Mlanges de lcole franaise de Rome. Antiquit,
108 (1996), pp. 771-815; M. Barbera, Dagli horti Spei
Veteris al Palatium Sessorianum, in Aurea Roma. Dalla
citt pagana alla citt cristiana (catal.), a cura di S. Ensoli,
E. La Rocca, Roma 2000, pp. 104-112; Id, Il comprensorio di S. Croce in Gerusalemme: novit topografiche e
archeologiche, in Bollettino della Commissione archeologica
comunale di Roma, 111 (2010), pp. 97-110.
40 PLRe I, s.v. Helena 2, pp. 410-411.
41 Non improbabile che lallontanamento di
madre e figlio da Roma sia anche da collegare con limpopolare soppressione di Fausta e Crispo.
42 A. Nibby, Roma nellanno 1838, II, Parte antica,
Roma 1839, pp. 328-336.
43 F. Guidobaldi, Il tempio di Minerva Medica
settore privato del Sessorium Costantiniano, in Rivista
di Archeologia Cristiana, 74 (1998), pp. 485-518.
44 innegabile la presenza di due fontane semicircolari ai due lati esterni est e ovest, ma si tratta di elementi decorativi accessori della sala centrale, che non
ebbe mai strutture idrauliche interne se non quelle che
passavano sotto il pavimento per alimentare gli adiacenti ninfei.
45 P. Palazzo, Resoconto delle indagini svolte nella
primavera del 2006, in M. Barbera, S. Di Pasquale,
P. Palazzo, Roma, studi e indagini sul cd. Tempio di
Minerva Medica, in The Journal of Fasti Online, 91
(2007), pp. 1-21, in partic. 10-21, eprints.bice.
rm.cnr.it/414/1/FOLDeR-it-2007-91.pdf (10 sett.
2012).
46 La proposta di Margareta Steinby di un collegamento, pur se ipotetico, con il periodo tardotetrarchico o, meglio, massenziano (M. Steinby, Lindustria
laterizia di Roma nel tardo impero, in Societ romana e
impero tardoantico, a cura di A. Giardina, II, Roma:
politica, economia, paesaggio urbano, bari 1986, pp. 99164) non sembra aver oggettivi e definitivi sostegni
storici o documentari. Non peraltro credibile che
Massenzio, allora impegnato nella costruzione della
sua enorme residenza suburbana della via Appia e
delle Terme della residenza imperiale ufficiale sul
Palatino, si impegnasse anche nelledificazione di un
altro palatium. Del resto anche laltra ipotesi avanzata,
che vede il monumento come parte di una lussuosa
residenza aristocratica (M. Cima, Gli horti Liciniani.
Una residenza imperiale della tarda antichit, in Horti
romani, Atti del convegno internazionale [Roma 4-6
maggio 1995], pp. 425-452), pur se da me genericamente proposta in via preliminare anche nelle prime e
generali analisi del monumento nellambito dellarchitettura costantiniana, sembra oggi troppo difficile da
sostenere per lassoluta mancanza di confronti stilistici, che invece riconducono insistentemente a una committenza imperiale.
47 V.C. Corbo, Il Santo Sepolcro di Gerusalemme, 3
voll., Jerusalem 1981.
48 eus., v.C. III 30,1; III 32,2.
49 Per gli alzati si hanno in realt pochi dati: solo
parte dellinvolucro esterno della rotonda con le tre
nicchie sopravvissuta fino a una certa altezza conservando anche i finestrati.
50 eus., v.C. IV 40,1-2.
51 Itin. Burdig. 594.
52 Alla prima monografia sulla chiesa, pubblicata
quando gli scavi non erano stati effettuati (L.H.
Vincent, F.M. Abel, Bethlem. Le sanctuaire de la
Nativit, Paris 1914), sono seguite varie indagini negli
anni Trenta del secolo scorso, che sono state pubblicate a
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FeDeRICO GUIDObALDI
Topography - Rivista di topografia antica, 3 (1993),
pp. 77-106, spesso neanche datati in modo definitivo:
basti ricordare soprattutto lArco e la Rotonda di
Galerio e lOttagono come esempi di unarchitettura
piuttosto indipendente.
96 Non si vuole con questo affermare che la policromia fosse assente nei monumenti della piena et imperiale. bisogna ricordare, infatti, che i pavimenti e i rivestimenti marmorei parietali, le pitture e le stesse policromie delle colonne, non sempre di marmi bianchi,
erano in uso in tali edifici sin dallet giulio-claudia e
sempre pi incisivamente presenti nel II e III secolo.
Tuttavia, dato che gli elementi di decorazione architettonica sono sempre aggettanti rispetto alla parete, il
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