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Roma medievale

Roma medievale
Per Roma medievale si intende la storia della citt di Roma in et medievale, dal 476 al 1492.

Storia
Eruli ed Ostrogoti
La caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 non cambi molto le cose per Roma. Gli Eruli di Odoacre e
quindi gli Ostrogoti di Teodorico continuarono, come gli imperatori che li avevano preceduti, a governare l'Italia da
Ravenna. L'amministrazione della citt era affidata al Senato, da lungo tempo privato dei suoi originari poteri, e
sempre maggiore importanza acquistava il Papa, che in genere veniva da una famiglia senatoria. Durante il regno di
Teodorico venivano ancora restaurati gli edifici pubblici cittadini a cura dello stato.
Il regno ostrogoto in Italia fu caratterizzato da molti risultati positivi, come il ristabilimento di parte dell'antica
prosperit dell'Italia e la conquista di vari territori dell'ex Impero romano d'Occidente, come la Provenza, il Norico e
la Pannonia. Il sistema statale tardo-romano non venne abolito: le cariche civili (come i governatori civili delle
province, i vicari delle diocesi e il prefetto del pretorio) continuarono ad essere esercitate da cittadini romani,
sebbene la loro autonomia fosse limitata da un funzionario goto detto "conte". Teodorico, nonostante fosse di fede
ariana, come del resto il suo popolo, si dimostr tollerante nei confronti dei suoi sudditi romani e cattolici.
Deceduto Teodorico (526), il trono fu ereditato dal nipote Atalarico
sotto la reggenza della madre Amalasunta; perito anche Atalarico in
tenera et, Amalasunta fu costretta a condividere il trono con Teodato
(534).[1] Nel frattempo (527) era asceso sul trono dell'Impero romano
d'Oriente un nuovo ambizioso imperatore, Giustiniano I, che ambiva
alla riconquista dei territori che un tempo appartenevano alla pars
occidentis. Conclusa una pace con la Persia (532), Giustiniano decise
di riconquistare l'Africa, finita in mano ai Vandali: la spedizione,
affidata al generale Belisario, si risolse con un successo e con
l'annessione dell'Africa vandalica all'Impero. Nel frattempo
Giustiniano strinse relazioni amichevoli con Amalasunta, con cui
sembra avesse avviato trattative per la cessione dell'Italia all'Impero.[]
Teodato (qui raffigurato in una moneta antica)
Le tendenze filo-bizantine di Amalasunta erano per osteggiate da
depose la reggente ostrogota Amalasunta, alleata
di Giustiniano che ebbe cos un pretesto per
parte dei Goti e nel 535 Teodato, messosi d'accordo con la frangia
dichiarare guerra al nuovo re ostrogoto.
anti-bizantina dei Goti, organizz un colpo di stato con cui rovesci ed
esili Amalasunta in un'isola del Lago di Bolsena; quest'ultima venne
poi strangolata per ordine di Teodato quello stesso anno.[] Giustiniano, alleato di Amalasunta, colse il pretesto per
dichiarare guerra ai Goti.

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Roma bizantina
Tra la guerra greco-gotica, iniziata a Roma con la presa del generale
Belisario nel 536, e l'alleanza di papa Stefano II con il re dei Franchi
Pipino il Breve stipulata alla met dell'VIII secolo, la citt fu sotto il
dominio dell'Impero bizantino, mentre l'amministrazione e il
mantenimento della citt furono assunti dal papa, che progressivamente
si conquist una sempre maggiore autonomia. Grande figura di questo
periodo fu papa Gregorio Magno, che tra la fine del VI secolo e gli
inizi del VII riorganizz l'amministrazione pontificia, le attivit
ecclesiastiche nella citt e i possedimenti terrieri che consentivano alla
Chiesa di farsi carico dell'assistenza ai cittadini.
La guerra gotica
Roma nel Medioevo

Nel 536 la citt fu presa dal generale bizantino Belisario, che


nell'ambito del tentativo di riconquista della maggior parte dei territori
dell'antico Impero Romano d'Occidente da parte dell'imperatore d'Oriente Giustiniano I, aveva invaso l'Italia nel
tentativo di riunirla all'Impero romano. Belisario, dopo aver fatto fortificare Cuma e Napoli,[2] si diresse verso Roma
dove, nel dicembre 536, venne acclamato come un liberatore, e gli furono aperte le porte nonostante la presenza delle
guarnigioni di Ostrogoti in citt.[] Il capitano della guarnigione gota, Leutari, venne inviato a Costantinopoli per
consegnare le chiavi della Citt Eterna a Giustiniano.[] La liberazione di Roma dai barbari venne festeggiata con i
Saturnali, e Belisario decise di marciare oltre sottomettendo anche citt come Narni, Perugia e Spoleto.[]
Assedio di Roma (537-538)
Per approfondire, vedi Assedio di Roma (537-538).

Vitige, re degli Ostrogoti, non era comunque disposto ad arrendersi e preparava la riconquista di Roma: a due miglia
dalla citt Bizantini e Goti combatterono una battaglia che vide prevalere i primi, i quali uccisero pi di mille nemici
e li costrinsero alla fuga.[3] Si diffuse il timore, poi rivelatosi infondato, che Belisario fosse morto in battaglia:[3] in
realt il generale era stato solo ferito.[3] Tuttavia i Goti non si arresero e tornarono ad assediare la citt: lassedio dur
per un anno ma fall,[4] ed i Goti furono costretti a ritirarsi con gravi perdite (si dice che circa 1/3 dellesercito goto
and distrutto).[]
Essendo in inferiorit numerica (5.000 bizantini contro 30.000 goti), Belisario decise di attuare la sua tattica
preferita, ovvero evitare di affrontare per quanto possibile in uno scontro aperto il nemico ma piuttosto rinserrarsi in
una fortezza ben protetta e logorare il nemico assediante conducendo azioni di guerriglia.[5] La tattica funzion e nel
18 giorno di assedio un assalto alle mura da parte dei Goti fu respinto infliggendo al nemico pesanti perdite; da quel
momento in poi i Goti non osarono pi assaltare le mura, preferendo piuttosto cercare di spingere il nemico alla resa
per fame, bloccando i rifornimenti alla citt assediata con l'occupazione di Porto (il porto di Roma). La superiorit
della flotta imperiale su quella gota permise comunque alla citt di ricevere rinforzi e rifornimenti anche nei
momenti peggiori.[5]
Durante lassedio della citt il popolo pat la fame e la carestia per il progressivo esaurirsi delle riserve di cibo;
Belisario cerc di fare quello che pot per soddisfare i bisogni dei Romani ma rigett con disdegno la proposta di
capitolare al nemico.[6] Prese delle severe precauzioni per assicurarsi la fedelt dei suoi uomini: cambiava due volte
al mese gli ufficiali posti a custodia delle porte della citt,[6] ed essi venivano sorvegliati da cani e da altre guardie
per prevenire un eventuale tradimento.[][7] Quando venne intercettata una lettera che assicurava al re dei Goti che la
Porta Asinaria sarebbe stata segretamente aperta alle sue truppe,[] Belisario band numerosi senatori e convoc nel

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suo ufficio (Palazzo Pinciano) papa Silverio e gli comunic che per decreto imperiale non era pi Papa e che era
stato condannato allesilio in Oriente.[8][7] Al posto di Silverio venne nominato papa Vigilio, che aveva comprato la
nomina a Papa per 200 libbre doro.[8] Belisario nel fare ci obbediva agli ordini dellimperatrice Teodora che voleva
un Papa contrario alle tesi propugnate al Concilio di Calcedonia.[8]
Belisario chiese urgentemente all'Imperatore nuovi rinforzi in quanto le truppe che aveva non erano sufficienti per
soggiogare l'Italia:[][9]
Secondo i vostri ordini, sono entrato nei domini dei Goti, e ho ridotto alla vostra obbedienza lItalia, la Campania, e la citt
di Roma. [] Fin qui abbiamo combattuto contro sciami di barbari, ma la loro moltitudine pu alla fine prevalere. []
Permettetemi di parlarvi con libert: se volete, che viviamo, mandateci viveri, se desiderate, che facciamo conquiste,
mandateci armi, cavalli e uomini. [] Quanto a me la mia vita consacrata al vostro servizio: a voi tocca a riflettere, se []
la mia morte contribuir alla gloria e alla prosperit del vostro regno.
(Belisario)

Giustiniano rispose alle richieste del suo generale inviando in Italia 1.600 mercenari tra slavi e unni, sotto il
comando dei generali Martino e Valente; in seguito vennero inviati anche 3.000 isauri e pi di 2.000 cavalli[], e tutti
questi rinforzi si riunirono a Roma. Sentendosi pi sicuro, Belisario continu ad attuare la sua tattica di logoramento,
inviando di volta in volta piccoli reggimenti di arcieri a cavallo fuori le mura a combattere brevi scontri contro il
nemico, raccomandando loro di tenersi a distanza dal nemico usando solo frecce e di tornare dentro le mura non
appena queste fossero finite. Grazie alla superiorit degli arcieri a cavallo bizantini, contro i quali i mal equipaggiati
e appiedati arcieri goti non potevano competere, i Bizantini uscirono complessivamente vincitori nei 69
combattimenti svoltisi fuori le mura nel corso dell'assedio.[10]
I Goti, successivamente, tentarono di bloccare l'arrivo di rifornimenti alla citt assediata bloccando la via Appia e la
via Latina; nonostante i Romani, oppressi dalla fame, pregassero il generale di affrontare i Goti in campo aperto per
porre fine all'assedio e, con esso, alle loro sofferenze, Belisario decise di non tentare azioni rischiose, essendo
conscio che ben presto sarebbero giunti da Bisanzio nuovi rinforzi; per risolvere il problema del cibo, invi il suo
segretario Procopio a Napoli con l'incarico di procurarsi alimenti da trasportare nella Citt Eterna, missione che ebbe
successo e non fu ostacolata dai Goti. La mancata opposizione dei Goti fece comprendere a Belisario che anch'essi
erano esausti per il lungo assedio, per cui decise di adoperare una nuova tattica: diede ad alcuni suoi soldati il
compito di assalire i convogli dei Goti e prese altre misure per fare in modo che credessero di essere assediati non
meno dei loro nemici.[11] Ben presto anche i Goti soffrirono la fame e furono colpiti da una carestia. Nel frattempo
ulteriori rinforzi raggiunsero Roma, ingrossando le fila dell'esercito di Belisario.
I Goti decisero di negoziare allora la pace, proponendo ai Bizantini la cessione della Sicilia in cambio della fine delle
ostilit.[12] Belisario, pur rifiutando le offerte dei Goti, permise ai loro ambasciatori di parlare con Giustiniano, che
concesse una tregua di tre mesi durata poi per tutto linverno.[]
Durante la tregua, Belisario decise di creare un diversivo in modo che i Goti levassero l'assedio:[13] egli infatti ordin
a Giovanni, nipote di Vitaliano, di conquistare il Piceno, provincia che conteneva molte ricchezze e che era stata
sguarnita dai Goti per tentare la presa di Roma.[14] Vitige, venuto a conoscenza che Giovanni aveva conquistato il
Piceno e concentrato le sue ricchezze nelle mura di Rimini, decise di togliere l'assedio. Dopo un anno e nove giorni
di assedio, i Goti si ritirarono quindi dalle mura della Citt Eterna.[13]
Belisario provedette quindi a conquistare il resto dell'Italia, espugnando Ravenna nel 540 e catturando il re Vitige.
Giustiniano, ritenendo la guerra ormai conclusa, richiam Belisario in Oriente. In realt gli Ostrogoti si
riorganizzarono, e, sotto la guida di re Totila, sottomisero tra il 541 e il 544 molte regioni del sud Italia, tra cui
Napoli, e aveva inoltre l'appoggio della popolazione, inasprita dall'eccessivo fiscalismo bizantino (Giustiniano aveva
inviato in Italia, immediatamente dopo la partenza di Belisario, un esattore (logoteta) rapace di nome Alessandro
detto Forficula ("forbicella").[15]

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Assedio di Roma del 546

Presunto ritratto di Belisario in un


mosaico della Basilica di San Vitale
a Ravenna.

Per approfondire, vedi Assedio di Roma (546).

Vista la situazione disperata, nel 544 Belisario fu nuovamente inviato in Italia. Il generale organizz la spedizione a
sue spese e, con un esercito di 4.000 uomini tra Traci e Illirici, sbarc ad Otranto riuscendo a liberarla dall'assedio
goto;[16] tuttavia la scelta sbagliata della sede da cui condurre le operazioni militari, Ravenna,[17] influenz
negativamente il proseguimento della guerra: l'antica capitale dell'Impero d'Occidente era infatti poco adatta in
quanto lontana da Roma e dal mezzogiorno d'Italia, che bisognava liberare dai Goti di Totila. A influenzare
negativamente la guerra contribuirono anche gli scarsi rifornimenti di uomini e mezzi, dovuti alla gelosia di
Giustiniano; per la carenza di denaro Belisario fu costretto a depredare gli Italici, causando tra le altre cose la resa di
Spoleto, che venne consegnata ai Goti da Erodiano a cui Belisario aveva chiesto dei soldi giungendo persino a
ricattarlo con ogni sorta di minacce.[18] Sempre per lo stesso motivo, Belisario fu costretto di viaggiare da una
postazione all'altra facendo il periplo per mare, non potendo affrontare una battaglia via terra contro i Goti per la sua
inferiorit numerica.
Nell'estate del 545 Belisario scrisse all'Imperatore la seguente lettera:[19]
Sono arrivato in Italia senza uomini, cavalli, armi, o soldi. Le province non possono fornire entrate, sono occupate dal
nemico; e il numero delle nostre truppe stato ridotto da larghe diserzioni ai Goti. Nessun generale potrebbe aver successo
in queste circostanze. Mandatemi i miei servitori armati e una grande quantit di Unni e di altri Barbari, e inviatemi del
denaro.

Con questa lettera Belisario invi a Giustiniano Giovanni; quest'ultimo, tuttavia, invece di tornare subito con i
rinforzi, si ferm nella capitale per alcuni mesi sposando la figlia di Germano, un patrizio bizantino.[19] Nel
frattempo Totila stava soggiogando la Toscana e il Piceno.
Verso la fine del 545 Belisario lasci Ravenna e si diresse a Durazzo dove invi all'Imperatore richieste di
rinforzi,[20] e venne qui raggiunto dai generali Giovanni e Isacco intorno al 546; Belisario decise quindi di spingersi
via mare a Roma mentre Giovanni sarebbe sbarcato in Calabria e lo avrebbe raggiunto nella citt via terra. Giunto a
Porto, Belisario rimase l in attesa di Giovanni ma quest'ultimo, dopo aver soggiogato Puglia, Calabria, Lucania e
Bruzio, decise di non spingersi fino a Roma per la presenza dei Goti a Capua. Secondo la Storia segreta di Procopio
il rifiuto di Giovanni di raggiungere Belisario a Roma sarebbe dovuto ai suoi timori di venire assassinato da
Antonina, moglie di Belisario ed amica dell'imperatrice Teodora, a sua volta ostile allo stesso Giovanni.[21]

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Nel mentre il re ostrogoto pose l'assedio a Roma dopo aver espugnato Assisi e Spoleto; Roma era difesa dal generale
Bessa, il quale per si arricchiva a spese della popolazione vendendo le scorte di cibo a carissimo prezzo: di
conseguenza molti Romani soffrirono la fame e molti, per la disperazione, abbandonarono la citt.[22] Belisario,
giunto a Porto, a pochi passi da Roma, tent di portare provviste in citt cercando di superare con uno stratagemma
ingegnoso gli sbarramenti goti piazzati sul fiume Tevere, ma proprio quando il suo piano stava per funzionare al
generale giunse la notizia che Isace, a cui era stata affidata la difesa di Porto, era stato vinto dai Goti: temendo che a
causa della sconfitta di Isace Porto, importantissima strategicamente come punto di riparo, fosse stata occupata dai
Goti, Belisario ordin ai suoi uomini di abbandonare il piano e di ritornare in fretta a Porto per cercare di salvarla;
quando scopr che Porto era ancora in mano imperiale e che per un falso allarme aveva fatto fallire il suo piano,
Belisario per lo sconforto si ammal.[23] Nel frattempo le truppe a presidio di Roma, poich erano mal pagate,
aprirono a tradimento le porte della citt a Totila, il quale vi fece ingresso il 17 dicembre 546. Le offerte di pace di
Totila tramite il prelato Pelagio (futuro papa) furono per rifiutate da Giustiniano che rispondeva di "trattare
direttamente con Belisario"; Totila minacci di distruggere la citt ma a fargli cambiare idea giunse una lettera di
Belisario che gli intim di non deturpare la bellezza di Roma.[24] Totila con generosit risparmi la citt e
momentaneamente si ritir da essa, perdendola in tal modo pochi mesi pi tardi: dopo aver recuperato Spoleto,
Belisario decise infatti di marciare contro Roma, rioccupandola e ricostruendo parzialmente le mura abbattute da
Totila.[25] Nonostante non avesse ancora sostituito le porte della citt, distrutte dai Goti, riusc a respingere un primo
assalto di Totila che aveva tentato invano di reimpadronirsi della citt;[25] ottenuto questo successo, il generale
ricostru le porte e sped le chiavi della citt a Giustiniano.
La sconfitta inflitta loro da Belisario demoralizz i Goti, che dovettero dunque essere rincuorati con un'orazione da
Totila. Belisario quindi, sapendo quanto Antonina e Teodora fossero amiche, invi sua moglie a Costantinopoli per
ottenere dall'Imperatrice ulteriori aiuti: tuttavia al suo arrivo Antonina scopr che Teodora era morta (28 giugno
548).[26] Con i rinforzi Belisario tent di liberare Rossano dall'assedio dei Goti ma il suo sbarco venne impedito dal
nemico.[26] Il generale decise quindi di tornare a Roma, affidando l'esercito a Giovanni e a Valeriano; una volta in
citt venne richiamato a Costantinopoli dall'Imperatore, persuaso a farlo da Antonina[26] (secondo la Storia Segreta
invece fu Belisario stesso a chiedere di ritornare a Costantinopoli).[21]
Questo fu il giudizio di Procopio sulla seconda campagna in Italia di Belisario:
Belisario fece un ben vergognoso ritorno dalla sua seconda missione in Italia. In cinque anni non riusc mai, come ho
detto nei precedenti libri, a sbarcare su un tratto di costa che non fosse controllato da un suo caposaldo: per tutto questo
tempo continu a bordeggiare le coste. [...]

Presa di Roma
Approfittando dell'assenza di Belisario, Totila assedi nuovamente
Roma, difesa da Diogene: questi garant agli abitanti della citt il
rifornimento di grano, che venne fatto seminare all'interno delle mura
in modo che non soffrissero la fame neanche quando i Goti
conquistarono Porto.[] Tuttavia il tradimento dei malpagati soldati
isaurici segn per l'ennesima volta la capitolazione della citt: il 16
gennaio 550 Totila, messosi d'accordo con essi, ordin a parte dei suoi
di suonare le trombe mentre il resto dell'esercito fu posto in prossimit
della Porta San Paolo; quando i Bizantini udirono suonare le trombe,
Porta San Paolo nel XVIII secolo. Da qui nel 550
Totila entr in Roma occupando la citt.
accorsero subito verso la zona da dove veniva il suono pensando che i
Goti stessero attaccato l, mentre i traditori indisturbati aprirono la
porta San Paolo ai Goti di Totila.[] Pochi sopravvissero al massacro dei Goti, anche se parte dei soldati bizantini
riuscirono a rinserrarsi nel mausoleo di Adriano, dove resistettero all'assalto goto per due giorni; Totila propose ai
soldati bizantini o di andarsene indenni senza armi e cavalli dalla citt oppure di entrare nel suo esercito: i soldati,

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tranne il loro comandante, optarono per la seconda opzione.[]
Totila, insediatosi a Roma, cerc di non comportarsi da nemico vittorioso dandosi da fare per ripopolarla e portarla
all'antico splendore;[] tuttavia la guerra aveva inferto colpi mortali alla citt, con la distruzione di statue e monumenti
(utilizzati per gettarli dalle mura contro i nemici oppure per la ricostruzione di chiese o per rinforzare le porte) e il
crollo demografico della popolazione (passata da 100.000 abitanti di inizio VI secolo a non pi di 30.000 alla fine
della guerra gotica).[27] Totila tent quindi di negoziare la pace con Giustiniano, inviando un messo romano di nome
Stefano a Costantinopoli, ma l'Imperatore rifiut;[] il re goto decise quindi di stringere alle strette il nemico,
espugnando dapprima Civitavecchia e successivamente Taranto e Rimini.[]
Campagne di Narsete e vittoria bizantina
Nel 551 Narsete ottenne di nuovo il comando delle operazioni in Italia:[28] radun un esercito imponente, senza farsi
molti scrupoli di arruolare con generosi donativi barbari Unni, Gepidi, Eruli, Longobardi e Persiani fra le sue
schiere;[] l'esercito di Narsete radunatosi a Salona arriv quindi a comprendere all'incirca 30.000 uomini.[] Totila
reag ai preparativi di Narsete ripopolando Roma con una parte dei cittadini e dei senatori tenuti in cattivit in
Campania e affidando agli stessi senatori il compito di provvedere alla difesa della citt;[][29] successivamente ordin
alla flotta gota (di 300 navi) di saccheggiare la Grecia e Corf, intercettando in questo modo alcuni dei rifornimenti
destinati all'esercito di Narsete.[][29] Infine decise di conquistare la strategicamente importante citt di Ancona: in
questo per egli fall perch la flotta gota che assediava la citt insieme all'esercito terrestre, a causa della relativa
inesperienza dei Goti nella guerra in mare rispetto agli imperiali, sub una completa disfatta in una battaglia navale
presso Sena Gallica; non pi supportati dalla propria flotta, i Goti dovettero quindi levare l'assedio.[][30] Totila,
contrario ad ogni resa, ordin allora l'invasione della Sardegna e della Corsica, che ebbe buon esito in quanto la flotta
bizantina inviata dall'Africa venne sconfitta dai Goti presso Cagliari.[][31]
Terminati i preparativi nella primavera del 552 Narsete da Salona part per l'Italia, cercando di raggiungerla via terra
non avendo abbastanza navi a disposizione per giungervi via mare.[][32] Gli eserciti di Totila e Narsete si scontrarono
in campo aperto nella battaglia di Tagina (Gualdo Tadino), detta dei Busta Gallorum: dopo un'accesissima battaglia
gli imperiali, sfruttando un attacco imprudente dei Goti (che li espose ai dardi degli arcieri imperiali), ebbero
nettamente la meglio sul nemico, infliggendogli gravissime perdite; Totila riusc a fuggire ferito, ma mor nelle
immediate vicinanze in un luogo chiamato Caprae, corrispondente all'attuale frazione di Caprara, dove tuttora esiste
un sito chiamato "Sepolcro di Totila".[33]
Dopo la battaglia decisiva, Narsete conged i guerrieri mercenari longobardi al suo seguito, perch si
abbandonavano al saccheggio delle citt (al punto di "violare le donne nei templi"), affrettandosi quindi a rispedirli
alle loro sedi (anche se Paolo Diacono, egli stesso appartenente a tale stirpe, nella sua Historia Langobardorum, non
fa menzione dell'episodio pur essendo un religioso).[34] Affid quindi i Longobardi al generale Valeriano e al nipote
di lui Damiano, ordinando loro di vigilare affinch, durante il loro ritorno in Pannonia, non commettessero atti
iniqui.[34] Mentre Valeriano, fatti ritornare i Longobardi nelle proprie terre, tent di espugnare Verona invano a
causa dell'opposizione delle truppe franche a presidio delle Venezie, e gli Ostrogoti eleggevano a Pavia un nuovo re,
Teia, gli imperiali si reimpadronivano di Narni, Perugia e Spoleto, giungendo infine ad assediare Roma:[34] grazie a
una sortita di Dagisteo, i Bizantini riuscirono infine a costringere alla resa i Goti che ancora occupavano la citt.[34]
Qui si inserisce il celebre commento di Procopio, che mise in evidenza come la vittoria bizantina si rivelasse invece
un'ulteriore disgrazia per gli abitanti di Roma: i barbari arruolati nelle file di Narsete si abbandonarono al saccheggio
e al massacro, e lo stesso fecero i fuggitivi Ostrogoti mentre si apprestavano a lasciare dalla citt; inoltre il nuovo re
goto Teia, alla notizia della caduta della citt in mano imperiale, per rappresaglia fece giustiziare diversi figli di
patrizi in sua mano.[35]

Roma medievale

Mentre i Bizantini si impadronivano anche di Porto e Petra Pertusa,


Teia tent senza successo di stringere un'alleanza con i Franchi.[35]
Narsete, nel frattempo, invi truppe ad assediare Civitavecchia e
soprattutto Cuma, dove era custodito il tesoro dei Goti;[35] Teia,
allarmato, raccolse le truppe che aveva a disposizione e part per la
Campania.[35] Nella conseguente battaglia dei Monti Lattari,
combattuta nell'ottobre 552 presso il Vesuvio, i Goti si batterono
accanitamente ma alla fine Teia fu ucciso e, dopo una disperata
resistenza, i suoi guerrieri si arresero e si sottomisero a Bisanzio. Teia
fu l'ultimo re dei Goti.

Battaglia dei monti Lattari tra Romani e Goti


(l'equipaggiamento anacronistico).

Tuttavia la guerra non era ancora finita del tutto: non solo alcune
fortezze gote sparse per la penisola, infatti, ancora rifiutavano la resa, ma gli Ostrogoti che avevano rifiutato di
abbassare le armi avevano inviato un'ambasceria al re dei Franchi Teodobaldo, chiedendogli sostegno militare contro
i Bizantini;[36] il re dei Franchi, tuttavia, rifiut di intervenire direttamente nel conflitto pur non impedendo a due
comandanti alemanni del suo esercito, Butilino e Leutari, di invadere la penisola alla testa di un'orda
franco-alemanna comprendente, secondo almeno Agazia, ben 75.000 guerrieri (cifra che sembra comunque
esagerata).[][37] Narsete ricevette la notizia dell'invasione franco-alemanna mentre era alle prese con l'assedio di
Cuma, che gli stava provocando diversi problemi, e reag lasciando una piccola parte dell'esercito a continuare
l'assedio della citt mentre egli con il grosso dell'esercito si diresse verso nord, non solo per respingere la nuova
minaccia ma anche per sottomettere le fortezze gote che ancora resistevano nella Tuscia.[] Terminata la
sottomissione della Tuscia, Narsete ordin ai suoi soldati di ritirarsi nei propri quartieri invernali per poi
ricongiungersi a Roma nella primavera successiva, e si diresse a Ravenna dove risiedette a Classe;[38] qui ricevette la
notizia della resa di Cuma e della conquista del tesoro dei Goti,[39].
Per approfondire, vedi Battaglia del Volturno (554).

Dopo aver messo in fuga un esercito franco-alemanno di 2.000 uomini nella


primavera del 554, Narsete ritorn a Ravenna e da qui si diresse verso Roma;[40]
rimase nella citt, dove si era riunito tutto l'esercito, fino all'estate del 554,
addestrando i suoi uomini in modo che potessero migliorare le loro abilit
combattive.[41] Nel frattempo i franco-alemanni, giunti ormai nel Sannio, si
erano divisi in due gruppi: uno, condotto da Leutari, raggiunse Otranto per poi
ritornare in nord Italia; l'altro invece, condotto da Butilino, raggiunse lo Stretto di
Messina. Entrambi gli eserciti compirono saccheggi ed uccisioni: i Franchi,
tuttavia, a differenza degli Alemanni, non saccheggiarono gli edifici religiosi in
quanto cristiani.[] Mentre l'esercito di Leutari tornava nel nord Italia venne
sconfitto presso Pesaro dagli Imperiali; i superstiti trovarono rifugio nella
Venezia in mano franca dove per molti morirono di dissenteria. Butilino,
Uomo tradizionalmente identificato
speranzoso di diventare re dei Goti una volta vinti i Bizantini, giunto allo Stretto
con Narsete, dal mosaico raffigurante
di Messina decise di dirigersi in Campania per affrontare Narsete; accampatosi a
la corte di Giustiniano nella Basilica
Capua, Butilino, forte di 30.000 uomini seppur in parte colpiti dalla dissenteria,
di San Vitale, a Ravenna.
si prepar allo scontro con Narsete: i due eserciti si scontrarono dunque nella
battaglia del Volturno in cui ebbe la meglio il generale bizantino, che distrusse l'esercito franco costringendolo al
ritiro.[] Questa vittoria, che pose fine alle grandi operazioni militari della guerra gotica, venne celebrata da Narsete a
Roma.[]

Roma medievale
Condizioni di Roma dopo la guerra gotica
Le conseguenze della guerra si fecero sentire sull'Italia per alcuni secoli, anche perch la popolazione, per non essere
coinvolta, aveva abbandonato le citt per rifugiarsi nelle campagne o sulle alture fortificate meglio protette, portando
a compimento quel processo di ruralizzazione e di abbandono dei centri urbani iniziato nel V secolo.[42] Anche se le
cifre delle vittime riportate da Procopio sono forse esagerate,[43] si pu stimare che buona parte della popolazione
italiana fosse stata decimata dagli assedi, dalle carestie e dalla peste.
I ripetuti assedi avevano devastato la citt e grandemente ridotto la popolazione che agli inizi del secolo contava
ancora ca. 100.000 abitanti e che adesso si era ridotta a non pi di 30.000 persone. Gran parte degli antichi edifici
pubblici era in rovina, mentre l'abitato si era spostato principalmente nella zona del Campo Marzio e di Trastevere,
presso il fiume.
Giustiniano I (527-565) garant sussidi a Roma per mantenere le costruzioni pubbliche, gli acquedotti e i ponti, ma
questi, nello scenario di un'Italia impoverita dalle recenti guerre, non erano sempre sufficienti. Giustiniano I protesse
inoltre gli studiosi di varie discipline e ripristin teoricamente il Senato, che rimase tuttavia sotto la supervisione di
un prefetto e altri ufficiali, dipendenti dalle autorit bizantine a Ravenna e venne pi tardi sostituito da un consiglio
consultivo costituito dalle famiglie pi importanti. L'antica aristocrazia romana aveva in gran parte spostato le sue
residenze presso le corti di Costantinopoli o di Ravenna ed era subentrata una nuova aristocrazia formata da
funzionari bizantini o della corte papale. Vennero anche costruite nuove chiese, in genere caratterizzate da elementi
orientali (Santi Quirico e Giulitta, Santi Apostoli, San Giovanni a Porta Latina)
Se alcune fonti propagandistiche parlano di un Italia florida e rinata dopo la conclusione del conflitto,[44] la realt
doveva essere ben diversa.[] I tentativi di Giustiniano di combattere gli abusi fiscali in Italia risultarono vani e,
nonostante Narsete e i suoi sottoposti avessero ricostruito, in tutto o in parte, numerose citt distrutte dai Goti,[45]
l'Italia non riusc a recuperare la sua antica prosperit.[] Nel 556 papa Pelagio si lament in una lettera al vescovo di
Arelate delle condizioni delle campagne, cos desolate che nessuno in grado di recuperare;[] proprio a causa della
situazione critica in cui versava lItalia, Pelagio fu costretto a chiedere al vescovo in questione di inviargli i raccolti
dei patrimoni pontefici nella Gallia meridionale, oltre a una fornitura di vesti, per i poveri della citt di Roma.[46] A
peggiorare le condizioni del paese, gi provato dal fiscalismo bizantino, contribu inoltre un'epidemia di peste che
spopol l'Italia dal 559 al 562; ad essa, inoltre, fece poi seguito anche una carestia.[47]
Anche Roma fatic, nonostante i fondi promessi, a riprendersi dalla guerra e l'unica opera pubblica riparata nella
citt di cui si ha notizia il ponte Salario, distrutto da Totila e ricostruito nel 565.[] La guerra rese Roma una citt
spopolata e in rovina: molti monumenti si deteriorarono e dei 14 acquedotti che prima della guerra fornivano acqua
alla citt ora solo uno, secondo gli storici, rimase in funzione, l'Aqua Traiana fatto riparare da Belisario.[] Anche per
il senato romano inizi un irreversibile processo di declino che si concluse con il suo scioglimento verso l'inizio del
VII secolo: molti senatori si trasferirono a Bisanzio o vennero massacrati nel corso della guerra.[][42] Roma, alla fine
della guerra, contava non pi di 30.000 abitanti (contro i 100.000 di inizio secolo) e si avviava alla completa
ruralizzazione, avendo perduto molti dei suoi artigiani e commercianti e avendo accolto al contempo numerosi
profughi provenienti dalle campagne.[42] Il declino non coinvolse, tuttavia, tutte le regioni: quelle meno colpite dalla
guerra, come la Sicilia o Ravenna, non sembrano aver risentito in misura rilevante degli effetti devastanti del
conflitto, mantenendo la propria prosperit.[42]

Roma medievale
Invasione longobarda
Stando a ci che scrive Paolo Diacono, l'imperatore Giustino II, intorno al 568, ricevette le proteste degli abitanti di
Roma, che sostenevano, a causa del rapace fiscalismo, che era meglio sottostare alla dominazione gota piuttosto che
a quella greca e minacciavano, in caso di mancata rimozione di Narsete, di consegnare Roma e l'Italia ai Barbari[48].
Liberaci dalla sua mano, oppure, senza fallo, consegneremo la citt di Roma e noi stessi ai Barbari

Quando Narsete lo seppe, disse:


Se male mi sono comportato con i Romani, male possa io ricevere.

L'Imperatore si adir con Narsete e lo destitu, sostituendolo con Longino che ricevette la carica di Prefetto del
pretorio d'Italia. Narsete, ricevuta tale notizia, e adiratosi con l'Imperatore, decise di ritirarsi a Napoli da dove scrisse
ai Longobardi, invitandoli a invadere l'Italia. Alboino accett l'invito; dopo essersi alleato con i Sassoni, Alboino e
tutto il suo popolo abbandonarono la Pannonia per andare a stabilirsi in Italia.[49]
La storia del tradimento di Narsete narrata da Paolo Diacono tuttavia priva di fondamento storico.[50] Gli storici
moderni ritengono pi probabile che i Longobardi abbiano invaso l'Italia piuttosto perch pressati dall'espansionismo
degli Avari.[51] Secondo alcune congetture non verificabili i Longobardi potrebbero stati invitati in Italia dal governo
bizantino con l'intenzione di utilizzarli come foederati per contenere eventuali attacchi franchi.[] Secondo la
tradizione riportata da Paolo Diacono, il giorno di Pasqua del 568 Alboino entr in Italia. Sono state avanzate varie
ipotesi sui motivi per cui Bisanzio non ebbe la forza di reagire all'invasione:[]
la scarsit delle truppe italo-bizantine
la mancanza di un generale talentuoso dopo la rimozione di Narsete
il probabile tradimento dei Goti presenti nelle guarnigioni che, secondo alcune ipotesi, avrebbero aperto le porte
ai Longobardi
l'alienazione delle genti locali per la politica religiosa di Bisanzio
la possibilit che potrebbero essere stati i Bizantini stessi a invitare i Longobardi nel Nord Italia per utilizzarli
come foederati
una pestilenza seguita da una carestia aveva indebolito l'esercito italo-bizantino
la prudenza dell'esercito bizantino che in genere, invece di affrontare subito gli invasori con il rischio di farsi
distruggere l'esercito, attendeva che si ritirassero con il loro bottino e solo in caso di necessit interveniva.
Cos negli anni settanta del secolo i Longobardi posero la loro capitale a Pavia conquistando tutto il Nord della
Penisola tranne le coste della Liguria e del Veneto. Al Centro e al Sud si formarono invece i ducati longobardi di
Spoleto e Benevento, i cui duchi fondatori (Zottone a Benevento e Faroaldo a Spoleto) non sembrerebbero essere
venuti in Italia con Alboino, ma secondo alcune congetture - ora divenute maggioritarie - sarebbero arrivati in Italia
gi prima del 568, come foederati al servizio dell'Impero rimasti in Italia dopo la guerra gotica; solo nel 576, dopo il
fallimento della spedizione contro i Longobardi del generale bizantino Baduario,[52] i foederati Longobardi di
Spoleto e Benevento si sarebbero rivoltati a Bisanzio, formando questi due ducati autonomi.[53] Dopo la formazione
dei due ducati longobardi meridionali, ora Roma era apertamente minacciata e nel 579 fu essa stessa assediata; il
senato romano invi richieste di aiuto all'Imperatore Tiberio II, ma questi - essendo impegnato sul fronte orientale non pot far altro che consigliare al senato di corrompere col denaro i duchi longobardi per spingerli a passare dalla
parte dell'Impero e combattere in Oriente al servizio di Bisanzio contro la Persia, oppure di comprare un'alleanza con
i Franchi contro i Longobardi.[54]

Roma medievale

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Intorno al 580, stando alla Descriptio orbis


romani di Giorgio Ciprio, sembra che Tiberio II
divise in cinque province o eparchie l'Italia
bizantina e Roma entr a far parte dell'eparchia
Urbicaria, comprendente i residui possedimenti
bizantini in Liguria, Alpi Cozie, Tuscia,
Valeria, Piceno, e l'estremo Nord della
Campania. Tale riforma amministrativa
dell'Italia sembra motivata, secondo Bavant,
dalla
necessit
di
riorganizzare
l'amministrazione dell'Italia in modo da
mantenere i territori residui minacciati dai
Longobardi rendendoli in grado di respingere i
loro attacchi; essendo fallito, infatti, ogni
tentativo (compresa la spedizione di Baduario)
per sloggiarli e prendendo dunque atto che per
ora non era possibile risospingere al di l delle
alpi la nazione longobarda, fu introdotto con la
riforma il sistema dei tratti limitanei,
anticipando la riforma dell'Esarcato, che fu
realizzata alcuni anni dopo.[55] Nel 584 ca. fu
istituito infine l'esarcato, portando alla
soppressione dell'eparchia Urbicaria. Il primo
L'Italia nel 580, suddivisa in eparchie, secondo Giorgio Ciprio. Cartina basata
esarca di cui si ha notizia potrebbe essere stato
sulla ricostruzione di PM Conti, non esente da critiche.
Decio,[56], un patrizio citato in un'epistola del
584 di Papa Pelagio forse identificabile[57] con l'innominato esarca citato nella medesima epistola (la lettera
ambigua)[58]: nella medesima lettera si comprende come la situazione a Ravenna fosse disperata perch viene
affermato che l'exarchus non pot portare aiuto a Roma contro i Longobardi in quanto gi a stento riusciva a
difendere Ravenna.
Maurizio (582 - 602) diede un nuovo corso al conflitto alleandosi con il re dei Franchi Childeberto II (579-595). Le
armate franche invasero i territori dei Longobardi nel 584, 585, 588 e 590.
Le riforme di papa Gregorio I
Per approfondire, vedi Papa Gregorio I.

Per circa due secoli Roma rimase tuttavia sotto il formale dominio bizantino, esercitato da carthularii o duces che
risiedevano negli antichi palazzi imperiali del Palatino, mentre il comandante militare dovette avere la propria sede
nella parte alta dei Mercati di Traiano, che conserv anche in seguito il carattere di fortificazione. Il papa si
assumeva in misura sempre maggiore il compito di provvedere all'amministrazione della citt.
La Chiesa andava inoltre man mano assorbendo i maggiori possedimenti che erano stati dell'aristocrazia senatoria e
in parte erano passati all'amministrazione bizantina. La creazione di una rete organizzativa cittadina e di nuove
istituzioni religiose destinate alla cura ed alla difesa degli abitanti, fu in particolare opera di papa Gregorio I (590 604).
Il papa Gregorio I istitu una dicastero legale, costituito da laici (defensores sotto la guida di un primicerius),
affiancato ai sette dicasteri costituiti da funzionari ecclesiastici e retti da diaconi. Un nunzio rappresentava

Roma medievale
permanentemente la Chiesa romana presso la corte dell'imperatore bizantino. La Chiesa si era assunta i compiti civili
dell'approvvigionamento della citt, attraverso i prodotti delle vaste tenute in suo possesso, amministrati
centralmente, e la manutenzione degli edifici pubblici. L'assistenza ai cittadini era assicurata da una rete di diaconie,
centri che si occupavano della distribuzione dei viveri e del ricovero di pellegrini, poveri e ammalati: pur gestite
dalla Chiesa, servite da comunit monastiche e dotate di oratori, erano rette da funzionari laici (pater diaconiae) e
svolgevano compiti civili (Santa Maria in Cosmedin, San Giorgio al Velabro, San Teodoro, Basilica di Santa Maria
in Via Lata).
Si moltiplicarono i monasteri, che si installavano in antiche domus donate dai proprietari, e lo stesso papa Gregorio I
ne fond uno sulle propriet della sua famiglia al Celio. Le comunit monastiche furono di grande importanza nella
Chiesa, come consiglieri diplomatici, teologi e missionari, ma anche per il funzionamento dei centri assistenziali e la
custodia dei sepolcri dei martiri.
Roma aveva sofferto di una disastrosa inondazione del Tevere nel 589, seguita da una pestilenza nel 590. A
quest'ultima si riferisce la leggenda dell'avvistamento dell'angelo che rinfoderava la spada fiammeggiante, all'origine
dell'attuale nome di Castel Sant'Angelo, mentre l'appena eletto papa Gregorio I passava in processione per implorare
la fine dell'epidemia.
Nel 591, inoltre, il duca di Spoleto, Ariulfo, appena asceso al ducato, inizi a condurre una politica espansionistica a
danni dei Bizantini, conquistando le citt del corridoio umbro che collegava Roma con Ravenna e assediando la
Citt Eterna stessa, da cui si ritir solo dopo aver estorto alla citt assediata un tributo; nel frattempo anche Napoli
era minacciata dai Longobardi di Benevento. L'esarca non intervenne in aiuto di Roma, nonostante le richieste di
aiuto di Papa Gregorio, il quale, dopo l'assedio, scrisse all'arcivescovo di Ravenna, Giovanni, lamentandosi per il
comportamento dell'esarca, che ...rifiuta di combattere i nostri nemici e vieta a noi di concludere la pace.[59] Papa
Gregorio, infatti, vista la latitanza del potere imperiale, cerc di negoziare la pace con i Longobardi, in modo da
alleviare le sofferenze alla popolazione romana: iniziava cos l'attivit politica e temporale della chiesa di Roma.
Nel 592 Romano, venuto a conoscenza che Papa Gregorio era in
trattative con il ducato di Spoleto per una pace separata, si mosse
per rompere le trattative, un po' perch non tollerava
l'insubordinazione del Pontefice, che stava trattando con il nemico
senza alcuna autorizzazione imperiale, un po' perch concludere la
pace in quel momento avrebbe riconosciuto il corridoio umbro in
mani longobarde, cosa che l'esarca non intendeva che accadesse.
Nel luglio 592, quindi, l'esarca, partendo da Ravenna, raggiunse
via mare Roma e dalla Citt Eterna part alla riconquista delle citt
del Corridoio umbro: dopo una breve campagna, riusc a
riconquistarle.[60] Questa campagna, come previsto, ruppe le
trattative di pace che Papa Gregorio aveva avviato con i
Longobardi, provocando un ulteriore peggioramento dei rapporti
con il pontefice, che si lament in seguito del comportamento
dell'esarca, che aveva impedito che si giungesse a una tregua
senza alcun costo per l'Impero con i Longobardi. La campagna
di Romano non gener per solo lo sdegno del pontefice, ma
anche la reazione di re Agilulfo, che da Pavia marci in direzione
Papa Gregorio Magno fu uno degli oppositori alla
di Perugia, dove giustizi il duca longobardo traditore Maurisione,
politica dell'esarca Romano.
reo di aver consegnato la citt all'Impero, e poi assedi Roma
(593), da cui si ritir solo dopo aver estorto un tributo di 5.000 libbre d'oro.[61]
Papa Gregorio Magno continu ad insistere per una pace, cercando di convincere lo scolastico di Romano, Severo, a
convincere l'esarca a firmare una tregua con i Longobardi,[62] ma senza alcun risultato apprezzabile; anzi, i suoi

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Roma medievale
tentativi subirono la disapprovazione dell'Imperatore Maurizio.[63] Le trattative di pace non andarono avanti, perch
sempre ostacolate dall'esarca Romano, la cui malizia persino peggiore delle spade dei Longobardi, tanto che i
nemici che ci massacrano sembrano dolci in comparazione con i giudici della Repubblica che ci consumano con la
rapina...[64] (cos scrisse Papa Gregorio Magno al vescovo di Sirmio nella prima met del 596), e, nel 596, alcuni
affissero su una colonna a Ravenna uno scritto satirico insultante il Pontefice e la sua politica per il raggiungimento
della pace, il quale volle scomunicare gli autori del gesto.
Dopo la morte di Romano (596), divenne esarca Callinico, il quale si mostr molto pi malleabile del predecessore.
Con lui, grazie alla mediazione di papa Gregorio, si arriv nel 598 ad un trattato di pace, seppur "armata", di durata
biennale, con il re longobardo Agilulfo.[65] Nel 601, tuttavia, l'esarca approfitt della ribellione dei duchi longobardi
del Friuli e di Trento, catturando la figlia del re insieme ad altri familiari. I Longobardi reagirono prontamente e
conquistarono Mantova, Cremona, Padova e Monselice.[66]
Nel 603 Smaragdo ritorn al governo di Ravenna e appoggi nuovamente il Papa nella lotta contro gli scismatici
tricapitolini. Il nuovo esarca, non potendosi attendere aiuti da Oriente, non pot far altro che stringere una tregua
contro i Longobardi che venne rinnovata di anno in anno fino alla fine del regno di Agilulfo.[67] Nel frattempo, nel
604, mor Papa Gregorio Magno.
Roma nel VII e VIII secolo
Lo sviluppo del Papato
La posizione del papato si rafforz ancora sotto il regno dell'usurpatore Foca (602 - 610), che ne riconobbe il primato
sopra il patriarca di Costantinopoli e decret papa Bonifacio III (607) "capo di tutte le Chiese". Il Pantheon nel 609
fu donato al papa Bonifacio IV e trasformato in una chiesa (Santa Maria Rotonda), primo tempio pagano trasformato
in chiesa nella citt, ed unico ancora per altri due secoli. In onore dell'Imperatore Foca fu inoltre eretta una colonna
nel foro romano nel 608.
Durante il VII secolo, Roma sub fortemente l'influenza bizantina e vide un massiccio afflusso di ufficiali e religiosi
bizantini da altre parti dell'Impero (anche in seguito all'ondata di profughi che si erano rifugiati a Roma in seguito
all'espansione araba): all'interno della stessa Chiesa romana le pi alte cariche erano rivestite da personaggi di
origine orientale, in gran parte di lingua greca, e la stessa elezione del papa era sottoposta all'approvazione imperiale.
Vennero dedicate numerose chiese a santi orientali e i mosaici, i dipinti e gli elementi architettonici dell'arredo delle
chiese seguivano i modelli artistici di Costantinopoli; si diffuse il culto delle reliquie dei corpi dei martiri,
precedentemente diffuso in Oriente, ma disapprovato a Roma.
Tra il VI e il VII secolo l'espansione del Cristianesimo in occidente aveva portato a un costante flusso di pellegrini
nella capitale e si moltiplicarono gli ospizi e le diaconie dedicati alla loro accoglienza, spesso costruiti lungo le
strade di accesso ai santuari. Le donazioni e il soggiorno costituirono un'importante fonte di entrate per l'economia
cittadina. Nuovi santuari in parte interrati furono costruiti intorno alle tombe pi venerate (San Lorenzo e
Sant'Agnese Basilica dei Santi Nereo e Achilleo presso le catacombe di Domitilla). Nella Basilica di San Pietro
venne costruita intorno alla tomba una cripta semi-anulare che assicurava l'ordinato scorrere dei pellegrini.
La rivolta dell'esarca Eleuterio
Nel 615 Roma fu visitata dall'esarca Eleuterio, che fu ricevuto calorosamente da Papa Adeodato; l'esarca aveva
appena represso una rivolta a Ravenna che aveva ucciso il suo predecessore e stava recandosi a Napoli per
sopprimere un'ulteriore insurrezione scoppiata nella citt partenopea.[68] Dopo aver tentato con insuccesso di
combattere con i Longobardi, venendo sconfitto ripetutamente dal duca Sundrarit e costretto a pagare un tributo di
500 libbre d'oro, Eleuterio decise nel 619 di usurpare la porpora, proclamandosi Imperatore romano d'Occidente:
secondo lo studioso Bertolini, l'intento dell'esarca ribelle era quello di ridare all'Italia un impero indipendente, pari
di rango allimpero in Oriente,[] anche se non si pu escludere, come sostiene T.S. Brown, che le sue ambizioni
contemplassero soltanto l'instaurazione, nell'Italia bizantina, di un governo autonomo.[] Poco tempo dopo aver

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assunto la porpora, Eleuterio si rec dall'arcivescovo di Ravenna Giovanni IV, con ogni probabilit per farsi da lui
incoronare (all'epoca era prassi che un nuovo imperatore fosse incoronato da un ecclesiastico)[69]; l'arcivescovo,
tuttavia, evit di prendersi questa responsabilit, forse temendo l'ira di Eraclio nel caso l'usurpazione fosse stata
repressa; consigli[70], piuttosto, Eleuterio di recarsi a Roma per farsi incoronare nell'antica Caput Mundi,[71] o dal
papa (secondo Ravegnani)[69] o dal senato romano (secondo Bertolini).[] Eleuterio, reputando valido il consiglio,
inizi i preparativi per il viaggio.[72] Secondo lo studioso Classen, si trattava della prima marcia di incoronazione a
Roma della storia del mondo.[73] Giunto nei pressi di Castrum Luceoli con i pochi che lo accompagnavano, l'esarca
ribelle fu ucciso da soldati fedeli a Eraclio[74].
La questione monotelita
Per approfondire, vedi Monotelismo.

Il papato venne inoltre coinvolto nelle numerose dispute teologiche che agitavano l'impero. Sotto l'esarca Isacio
(625-643) si ebbe un nuovo inasprimento delle tensioni con la Chiesa romana: Eraclio, in quegli anni, aveva infatti
promulgato l'Ekthesis, cio un editto con cui l'imperatore interveniva nelle dispute cristologiche sancendo la duplice
natura umana e divina del Cristo, ma l'unicit della sua volont, il Monotelismo. Il provvedimento aveva incontrato
gravi resistenze in Occidente e Isacio reag in materia brutale. Nel 640, sfruttando il malcontento dei soldati per i
forti ritardi della paga, il chartularius Maurizio istig i militari a fare rappresaglia contro il Pontefice, accusato di
aver sottratto il compenso dovuto, e quindi, dopo tre giorni di assedio, fu sequestrato il tesoro della Chiesa romana
custodito nel Laterano.[75] Poco dopo arriv a Roma anche Isacio, che band alcuni ecclesiastici, fece l'inventario del
tesoro sequestrato e lo invi in parte a Costantinopoli ad Eraclio e parte lo tenne per s.[76] In seguito (intorno al
642), Isacio dovette fronteggiare la rivolta a Roma dello stesso Maurizio, che ottenne l'appoggio dei soldati nelle
fortezze circostanti accusando l'esarca di avere l'intenzione di usurpare la porpora.[77] Isacio invi il sacellario e
magister militum Dono nella Citt Eterna per sedare la rivolta,[77] missione coronata dal successo: Maurizio,
abbandonato dai suoi stessi uomini, fu catturato in una chiesa di Roma detta Ab Praesepe[77] e, per ordine dell'esarca,
decapitato a Cervia e la sua testa esposta al circo di Ravenna.[78] Gli altri prigionieri, messi in carcere in attesa di
conoscere la loro pena, si salvarono grazie all'improvviso decesso dell'esarca (avvenuto, secondo la testimonianza
ostile del Liber Pontificalis, per intervento divino), che determin la loro liberazione.[78] possibile che Isacio sia
stato ucciso dai Longobardi durante la battaglia dello Scultenna nel 643 (si veda pi sotto).[]
Morti Eraclio e i suoi immediati successori e diventato imperatore Costante II, questi eman in materia religiosa il
Typos, con il quale aboliva l'editto eracliano, ma allo stesso tempo vietava le discussioni cristologiche.[] La Chiesa
romana si oppose e papa Martino I condann il Monotelismo e i due editti imperiali. Costante invi allora due
esarchi con l'incarico di arrestare il papa: dapprima Olimpio, il quale resse l'esarcato per un paio di anni, fallendo la
propria missione e morendo a causa di una pestilenza mentre si apprestava ad affrontare gli arabi in Sicilia, in
seguito Teodoro Calliopa, il quale marci su Roma e riusc ad arrestare il Papa e portarlo a Costantinopoli nel
654.[79] Martino, dopo essere stato incarcerato e aver subito pesanti umiliazioni, venne accusato di alto tradimento
dal Senato e fu condannato a morte. La condanna fu per sospesa da Costante II e la pena di morte commutata in
esilio perpetuo a Cherson.
Nel 663, Roma vide nuovamente sul proprio suolo un imperatore dopo due secoli, con la visita di Costante II. In tale
occasione l'imperatore si occup di spogliare gli antichi edifici da tutto il metallo facilmente asportabile, per gli
armamenti da usare contro i musulmani: ne fecero ad esempio le spese le tegole di bronzo dorato della copertura del
Pantheon. L'approvvigionamento di cibo della citt dipendeva in larga parte dalle tenute di propriet papale in varie
regioni dell'Impero bizantino.
Sotto il successore di Costante II, Costantino IV, i rapporti tra la Chiesa Romana e Costantinopoli, deterioratesi
durante il regno di Costante, migliorarono: l'Imperatore infatti revoc tra il 676 e il 678 l'autocefalia (cio la
separazione della Chiesa Ravennate dalla giurisdizione del Papa), stabilita da Costante nel 666 nel tentativo di

Roma medievale
togliere poteri alla Chiesa, e nel 680 con il Sesto Concilio Ecumenico convocato dall'Imperatore venne condannato il
monotelismo.[80] Sempre nel 680 venne sottoscritto un trattato di pace con il regno longobardo con il quale per la
prima volta i Bizantini riconoscevano ai Longobardi il possesso dei territori da essi occupati in Italia.[]
I papi di origine greca
Nell'ultima met del VII secolo e la prima met dell'VIII, i papi sono di solito di origini greca o orientale, ma questo
non vuol dire che fossero arrendevoli con l'Imperatore: anzi, diversi di questi papi si opposero con fermezza alla
politica religiosa imperiale.
Con Giustiniano II i rapporti con il Pontefice romano tornarono a deteriorarsi a seguito delle decisioni adottate dal
Concilio Trullano in antitesi con il culto occidentale, riguardanti il matrimonio del clero e il digiuno del sabato.
Dopo l'opposizione di papa Sergio I, l'imperatore invi il protospatario Zaccaria per catturarlo e portarlo a
Costantinopoli, similmente a quanto successo a Martino I alcuni decenni prima.[] Alla notizia, gli eserciti italiani si
opposero e lo stesso Zaccaria fin per chiedere protezione al Pontefice, nascondendosi addirittura sotto il suo letto.[]
L'esarca sembra che non avesse preso parte a quest'operazione, molto probabilmente perch la carica era al momento
vacante.
Nel 701 divenne esarca Teofilatto, contro cui si rivoltarono gli eserciti italiani, per motivi ignoti, forse per
motivazioni di natura economica.[] In difesa dell'esarca, in quel momento a Roma, si schier Papa Giovanni VI, che
riusc a calmare i ribelli, permettendo all'esarca di raggiungere Ravenna.[] Nel frattempo, nel 702, ebbe luogo
un'offensiva da parte dei longobardi del duca beneventano Gisulfo che conquist tre citt del Lazio (Sora, Arpino e
Arce), minacciando la stessa Roma; il Papa riusc a spingerlo al ritiro, ma le tre citt conquistate rimasero in mano
longobarda.[]
Nel 709 Giustiniano II, ripreso il potere (e divenuto noto come Rinotmeto, naso mozzo, per la mutilazione subita
durante la precedente deposizione) nel 705, si inser nella disputa tra le chiese romana e ravennate dovuta alla
volont della seconda di sottrarsi al predominio della prima, alleandosi con il pontefice romano e ordinando una
feroce repressione nei confronti dell'Arcivescovo di Ravenna, con lo scopo di mantenere l'appoggio papale e
vendicarsi del ruolo dell'arcivescovo avuto all'epoca di Zaccaria e di Teofilatto. L'Imperatore ordin a Teodoro,
stratego della Sicilia, di raggiungere Ravenna con la flotta, appoggiata anche da navi venetiche e illiriche, per
compiere la spedizione punitiva. Costui, una volta approdato, invit numerosi aristocratici locali in un banchetto in
senso di amicizia, ma questi furono arrestati e portati a Costantinopoli, dove vennero tutti uccisi meno l'Arcivescovo.
Poco tempo dopo, a Ravenna tra il 710 e il 711, la popolazione insorse e l'esarca Giovanni Rizocopo fu trucidato,
ma, nonostante il grave episodio, non ebbe luogo nessuna repressione perch frattanto l'imperatore Giustiniano era
stato definitivamente deposto e i successori si mostrarono pi concilianti.
Nel 711/713 fu invece la popolazione di Roma a rivoltarsi, a causa dell'appoggio al monotelismo da parte del nuovo
imperatore Filippico: alla rivolta ader persino il dux bizantino di Roma, Cristoforo, per cui Filippico fu costretto ad
inviare un nuovo duca, Pietro, nel tentativo di sopprimere la rivolta.[] L'esercito e il popolo romano, condotto dal
duca ribelle Cristoforo, riusc per a sconfiggere in battaglia Pietro e le milizie rimaste fedeli all'Imperatore.[]
Quando nel 713 Filippico fu detronizzato a causa di una rivolta, il nuovo imperatore Anastasio II abol il
monotelismo e invi a Roma un nuovo esarca, Scolastico, il quale riusc a porre fine all'insurrezione promettendo
che nel caso la rivolta fosse cessata gli abitanti di Roma non sarebbero stati puniti per l'insubordinazione; Scolastico,
inoltre, nomin duca di Roma il Pietro gi citato in precedenza.[]
Questi continui episodi di rivolta dimostrano come a partire dalla seconda met del VII secolo, le tendenze
autonomistiche delle aristocrazie locali e il sempre maggior ruolo politico temporale della Chiesa di Roma avessero
portato ad un progressivo indebolimento dell'autorit imperiale in Italia.

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L'iconoclastia e il distacco di Roma dall'Impero


Per approfondire, vedi Iconoclastia.

Nel 726 l'Imperatore Leone III proib il


culto delle immagini sacre, ma questo
provvedimento trov una dura opposizione
in Italia. Nel 727, papa Gregorio II si rifiut
di accettare il decreto dell'imperatore Leone
III che stabiliva l'iconoclastia. Leone cerc,
senza successo, di imporre l'iconoclastia a
Roma con la forza militare, confisc le
tenute papali in Sicilia e trasfer le aree
precedentemente ecclesiastiche all'interno
dell'impero al patriarca di Costantinopoli:
Roma
era
quindi
completamente
abbandonata a se stessa. Gi in fermento per
l'aumento delle tasse, gli eserciti della
Venezia marittima, della Pentapoli e
dell'Esarcato si ribellarono ed elessero loro
capi. Inoltre questi erano sul punto anche di
nominare un antimperatore, ma papa
Gregorio II, messosi a capo degli insorti,
riusc in parte a frenarli, poich contava
ancora sull'Impero d'Oriente per difendersi
dai longobardi. Non riusc ad evitare per
I possedimenti italici nel 744.
che l'esarca Paolo venisse assassinato dai
rivoltosi.[81] Una flotta fu inviata dalla
Sicilia per vendicare Paolo, ma venne distrutta dalle milizie ravennati.
Nel 728 divent esarca Eutichio. Il nuovo esarca giunse quindi a Napoli, da dove ord un attentato (poi fallito) alla
vita del papa, Gregorio II.[82] Successivamente, si volse verso i Longobardi: riusc, infatti, a corrompere re
Liutprando, dal quale strapp la promessa di un appoggio contro Gregorio II, in cambio del sostegno militare
bizantino nella sottomissione dei ducati di Spoleto e di Benevento all'autorit del re. Mentre Eutichio veniva a capo
delle rivolte che infuocavano l'esarcato, tuttavia, il papa riusc ad incontrare Liutprando e a portarlo nuovamente
dalla propria parte.[] Le truppe romane intervennero per sedare la rivolta nella Tuscia romana dell'usurpatore Tiberio
Petasio, ma ci non bast per migliorare i gi tesi rapporti tra Papa e Impero. Nel 730 l'Iconoclastia divenne dottrina
religiosa e gli adoratori delle immagini cominciarono pertanto ad essere perseguitati. Il nuovo pontefice, Gregorio
III, condann la dottrina, con la conseguenza che Leone confisc alla Chiesa molte propriet in Calabria e Sicilia.[]
In ogni modo, Eutichio, conscio della propria fragilit e visti tutti i tentativi di arrestare o uccidere il Papa fallire a
causa dell'opposizione delle truppe esarcali, decise prudentemente di stabilire buone relazioni con il Papa, facendogli
dei doni ed evitando di applicare i decreti iconoclasti.[]
Il re longobardo Liutprando tent di approfittare del contrasto teologico e propose alla Chiesa un'alleanza, che non
venne tuttavia accettata. Fu tuttavia donato al papa Gregorio II il territorio di Sutri nel 728, che costitu il primo
nucleo dello Stato pontificio.
Il papato era appoggiato da un nuovo ceto di proprietari terrieri, legati alle istituzioni ecclesiastiche e di varia origine
(antiche famiglie romane, Longobardi e Bizantini), ormai romanizzati, che permisero la creazione di una milizia

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locale (exercitus), costituita inizialmente dalle scholae nazionali, che radunavano i residenti di varie nazionalit, le
corporazioni di mestiere e le associazioni rionali. La milizia insieme al clero e al populus (i capi delle grandi
famiglie) contribuiva alle elezioni papali.
A Roma, intanto, Gregorio III, nel 739, aveva appoggiato i duchi di Spoleto e Benevento contro Liutprando,
spingendo quest'ultimo ad invadere il centro Italia: l'esarcato e il ducato di Roma ne furono devastati, e Liutprando
occup il corridoio umbro, restituito solo tre anni dopo.[83] Nel 743, mentre a Roma saliva al soglio pontificio
Zaccaria, re Liutprando progettava di riconquistare Ravenna, e attacc l'esarcato impossessandosi di Cesena.
Eutichio, sentendosi direttamente minacciato, chiese aiuto a Papa Zaccaria, il quale si rec di persona a Pavia per
convincere il sovrano a restituire all'esarca i territori conquistati in quell'anno: riusc nel suo intento.[84]
Papa Zaccaria (741-752) organizz il territorio intorno alla citt, fondando le prime domus cultae, vere e proprie
aziende agricole facenti capo alla Chiesa, che assicuravano l'approvvigionamento della citt.
Liutprando mor nel 744: gli succedettero prima
Ildeprando e poi Ratchis. Quest'ultimo interruppe le
campagne di conquista dei suoi predecessori e firm
una pace con l'esarcato.[] Nel 749, tuttavia, invase la
Pentapoli e assedi Perugia; il Papa lo convinse a
ritirarsi ma al suo ritorno venne deposto dalla fazione
longobarda contraria alla pace con Bisanzio, che
elessero re Astolfo.[] Questi, riorganizzato e rafforzato
l'esercito,[85] pass immediatamente all'offensiva
contro i territori italiani ancora soggetti (anche se pi di
nome che di fatto) all'Impero bizantino. Nel 750 invase
da nord l'Esarcato occupando Comacchio e Ferrara;
nell'estate del 751 riusc a conquistare l'Istria e poi la
stessa Ravenna, capitale e simbolo del potere bizantino
in Italia.[] Si insedi nel palazzo dell'esarca, che venne
parificato al palazzo regio di Pavia come centro del
regno longobardo.[86]
I territori bizantini in Italia dopo la caduta dell'esarcato, nel 751, ad
opera di Astolfo.

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L'Imperatore Costantino V tent di


recuperare l'esarcato con la forza della
diplomazia inviando ambasciatori presso
Astolfo nel tentativo di spingerlo a restituire
i territori conquistati all'Impero, ma
ovviamente l'ambizioso re longobardo non
era disposto a rinunciare alle sue conquiste e
ambiva a conquistare anche Roma,
minacciando apertamente il Papa, da cui
pretendeva che il ducato romano pagasse un
tributo di tanti soldi d'oro quanti erano gli
abitanti del ducato; quando nel 753 il re
longobardo occup la fortezza di Ceccano,
in territorio romano, il Pontefice, vista ogni
negoziazione congiunta con l'Impero fallire
e constatato che l'Impero d'Oriente non
poteva fornirgli concreti aiuti militari, decise
di rivolgersi ai Franchi, all'epoca governati
La donazione effettuata da Pipino il Breve delle terre dell'Esarcato di Ravenna al
da Pipino il Breve.[87] Nel gennaio del 754 il
papa Stefano II: tradizionalmente questo momento considerato la nascita dello
Papa si rec in Francia, incontrandosi con re
Stato della Chiesa.
Pipino a Ponthion. Il re franco accett la
richiesta di aiuto del pontefice e i due
concordarono la spartizione dell'Italia tra Papato e Franchi: al Papa sarebbe spettata, in caso di sconfitta dei
Longobardi, tutta l'Italia a sud della linea che va da Luni a Monselice, ai Franchi l'Italia a nord della suddetta linea di
spartizione della Penisola.[88] Ottenuto l'assenso alla spedizione da parte dei nobili franchi nel corso di una dieta a
Quertzy il 14 aprile del 754, Pipino discese una prima volta in Italia nell'agosto 754, sconfiggendo Astolfo nei pressi
di Susa e costringendolo a cedere alcuni territori che le fonti non precisano quali fossero. Astolfo, tuttavia, non
recedette dai suoi piani bellicosi e nel 756 invase di nuovo il ducato romano, espugnando Narni e assediando Roma:
Papa Stefano II sollecit di nuovo l'aiuto di Pipino, che discese in Italia nello stesso anno, sconfisse di nuovo i
Longobardi e costringendo Astolfo a cedere Esarcato e Pentapoli al Papa invece che all'Impero.[89] I Bizantini
ovviamente protestarono e, tramite due messi inviati presso il re franco, lo pregarono di restituire l'Esarcato al
legittimo padrone, ovvero l'Impero d'Oriente; ma Pipino rispose negativamente, congedando i due ambasciatori.[90]
Nacque cos il potere temporale dei Papi e il primo embrione dello Stato della Chiesa.

Il papato e il Sacro Romano Impero


Come gi detto, l'indebolimento dell'impero bizantino e la minaccia dei Longobardi, spinsero il papa all'alleanza con
i Franchi: il tentativo di renovatio imperii ("rinnovamento dell'impero") produsse una rinascita cittadina e
successivamente un lungo periodo di contrasti tra Papato e impero, che attravers diverse fasi. Nel 753, in seguito
alle minacce dei Longobardi, che andavano eliminando la presenza bizantina in tutta l'Italia, papa Stefano II si alle
con Pipino il Breve re dei Franchi, proclamato "patrizio dei Romani" ("patricius Romanorum", titolo in teoria
spettante al vicer bizantino) e difensore dei diritti di san Pietro. Dopo aver sconfitto i Longobardi, li costrinse a
cedere l'esarcato al Papa: inizi cos il potere temporale dei Papi e il primo embrione dello Stato della Chiesa. Papa
Adriano I si impegn in un'intensa opera di consolidamento e rinnovamento cittadino, e, dopo un periodo di
decadenza e lotte, che vide la prevalenza delle famiglie dei duchi di Spoleto e dei Crescenzi, le riforme di papa
Gregorio VII e la nascita di un ceto cittadino, fortemente legato alle istituzioni ecclesiastiche spesso orgogliosamente
consapevole del grande passato e del ruolo storico della citt.

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L'et carolingia
Per approfondire, vedi Pax Nicephori.

Il Papato, i Franchi e Desiderio


Nel 757, nel frattempo, era diventato re longobardo Desiderio, il quale era riuscito a detronizzare il suo predecessore
Ratchis grazie al supporto del Papa e dei Franchi, ai quali aveva tuttavia promesso di cedere al Papa tutte le
conquiste di Liutprando in caso di vittoria.[91] Nel frattempo, Papato e Franchi fecero s che al ducato di Spoleto e
Benevento venissero eletti duchi autonomi dal re longobardo. Deceduto per Papa Stefano II, il Papato affront una
momentanea crisi interna, e di ci ne approfitt Desiderio, il quale rifiut di mantenere la parola data, non
consegnando al Papa le terre promesse, e, alleandosi con l'Imperatore d'Oriente contro Papato e Franchi, ricondusse
sotto la propria influenza i ducati di Spoleto e Benevento (758). Conscio tuttavia di dover fare qualche concessione
al Papato per non dover affrontare i Franchi, tuttavia, Desiderio nel 757 cedette al Papa le citt di Ferrara e Faenza e
la Pentapoli, continuando per a conservare gran parte dei territori che avrebbe dovuto cedere al Papato. Non
ottenendo l'appoggio desiderato dai Franchi contro Desiderio, nel 763 Papa Paolo I firm un trattato con re Desiderio
che permise ai Longobardi di conservare anche i territori promessi al Papa ma che si erano rifiutati di cedere.[92]
Nel 768, essendo deceduto Papa Paolo I, re
Desiderio tent addirittura di imporre al
soglio pontificio un papa filo longobardo: un
esercito spoletino condotto dal prete
Valdiperto, su ordini di re Desiderio, marci
su Roma e impose come Papa il
filolongobardo Antipapa Filippo, il cui
pontificato tuttavia non dur pi di un
giorno, a causa della crescente ostilit degli
oppositori, che lo deposero e nominarono
nuovo papa Stefano III.[93] Nel frattempo,
essendo deceduto re Pipino, tra i Franchi
scoppi una guerra civile tra i figli di
Pipino, Carlomanno e Carlo Magno, che si
concluse solo nel 771 con il trionfo di Carlo
Magno. Inoltre la madre di Carlo Magno,
Beltrada, era convinta che i Franchi
Carlo Magno conferma a papa Adriano I le donazioni del padre Pipino il Breve.
dovessero costruire una rete di alleanze con
i principali stati europei in modo favorevole
ai Franchi o per mantenere la pace in Europa, e, a tal fine, Carlo Magno fu spinto al matrimonio combinato con la
figlia di re Desiderio, nonostante le proteste di Papa Stefano III, che non poteva permettere che i Franchi, il suo
maggior alleato, si potessero alleare con i Longobardi, il suo peggior nemico.[94] Nel 771 re Desiderio si erse
addirittura a difensore del Papato contro la fazione dei Franchi favorevole a Carlomanno: marci su Roma e aiut il
Papa ad annientare i sostenitori di Cristoforo, un ecclesiastico che intendeva invitare Carlomanno ad invadere l'Italia
per rafforzare la propria posizione ai danni del Papa e di Carlo Magno.[95]
Nel 771 tuttavia Carlo Magno riusc a vincere la guerra civile contro Carlomanno e, diventato sovrano unico dei
Franchi, decise di ripudiare la figlia di Desiderio, rompendo l'alleanza con i Longobardi ed ergendosi di nuovo a
difensore del Papato. Nel 772 sal al soglio pontificio, inoltre, Papa Adriano I, il quale era anti-longobardo. Avendo
il nuovo papa intimato a Desiderio di consegnargli i territori un tempo promessi, il re longobardo reag con la guerra,
invadendo Esarcato e Pentapoli e penetrando nel Lazio: ci a cui Desiderio mirava era costringere il Pontefice a

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impartire l'unzione regale ai figli di Carlomanno, il che avrebbe provocato una guerra civile nel regno dei Franchi.[96]
Il Papa invoc per l'aiuto di Carlo Magno, che, sceso in Italia nel 774, sconfisse definitivamente l'ultimo re
longobardo Desiderio e conquist il regno longobardo, che un a quello franco, divenendo da allora Re dei Franchi e
dei Longobardi.
L'incoronazione di Carlo Magno
I rapporti tra Carlo Magno e Adriano I
sono stati ricostruiti dalla letteratura
delle missive epistolari che i due si
scambiarono per oltre un ventennio.
Molte volte, Adriano cercava di
ottenere l'appoggio di Carlo riguardo
alle frequenti beghe territoriali che
minavano lo Stato Pontificio. Una
lettera datata 790 contiene le lamentele
del
pontefice
nei
riguardi
dell'arcivescovo ravennate, Leone, reo
di avere sottratto alcune diocesi
dell'Esarcato. Durante la sua terza
visita a Roma nel 787, Carlo Magno
venne raggiunto da un'ambasceria del
Duca di Benevento, capeggiata dal
figlio Grimoaldo. Lo stesso duca,
Regno di Carlo Magno, dopo la sconfitta degli avari (791).
Arichi, implorava l'Imperatore franco
di non invadere il ducato minato dalle
mire espansionistiche di Adriano I che intendeva cos annettersi i territori a sud del Lazio. Carlo Magno in un primo
momento mosse guerra al ducato di Benevento ma in seguito alla morte dello stesso Duca e del figlio, l'Imperatore si
decise a liberarne il secondogenito Romualdo e a reinsediarlo nel regno. Probabilmente Carlo Magno non voleva
compromettere i precari equilibri nell'Italia meridionale. Papa Adriano I ne fu talmente risentito che i rapporti tra i
due si raffreddarono irrimediabilmente. Alla morte del pontefice nel 795, quando la notizia gli fu riferita, il sovrano
scoppi in pianto ed il suo biografo Eginardo ci assicura che il cordoglio era sincero.

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Assunse la tiara Papa Leone III che dovette immediatamente


vedersela con la famiglia del defunto Adriano I, che ne
contestava l'elezione. La guerra sotterranea tra i Palatini e i
nipoti dell'ex-pontefice scoppi nel 799.
Mentre Leone guidava una processione per le vie di Roma, i
due nobili Pascale e Campolo guidarono la rivolta:
assaltarono la funzione e accecarono il papa, staccandogli
anche un pezzo di lingua. Secondo il Liber Pontificalis i suoi
sostenitori lo salvarono e a stento ripararono sul monte
Celio. La notte stessa apparve in sogno al papa san Pietro
che gli restitu la vista e l'udito. Carlo Magno allora lo invit
a stretto giro di posta a Paderborn, sua residenza estiva in
Vestfalia. Secondo alcuni storici durante questi colloqui
riservati che il re franco propose al papa di incoronarlo
imperatore essendo gi di fatto padrone di gran parte
dell'Europa. In cambio si prodig per far cadere le accuse
mosse al pontefice dalla nobilt romana.
Immediatamente prima dell'incoronazione, nella settimana
dei preparativi (nel dicembre dell'800), il re franco costitu
un'assemblea composta da nobili franchi e vescovi per far
papa Leone III.
conoscere le conclusioni della commissione d'inchiesta
riguardo ai due ribelli, Pascale e Campolo. Ufficialmente la
sua venuta a Roma aveva lo scopo di dipanare la questione tra il papa e gli eredi di Adriano I. Al termine della
seduta, i due vennero condannati a morte - pena in seguito commutata nell'esilio - e Leone III fu riconosciuto
legittimo rappresentate al soglio pontificio.

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Nella messa di Natale del 25 dicembre 800 a
Roma, il papa Leone III incoron Carlo
Magno imperatore romano d'Occidente,
titolo che non era pi in uso in Occidente
dalla abdicazione di Romolo Augusto il 4
settembre 476, con la caduta dell'impero
romano d'Occidente.

Le fonti primarie principali che narrano


l'incoronazione, gli Annales e la Vita Karoli,
sono discordi: la prima dice che Carlo
Magno venne incoronato imperatore
seguendo il rituale degli antichi imperatori
romani, gli venne revocato il titolo di
patrizio ed acquis il titolo di Augusto, poi
venne acclamato imperatore, come accadeva
nell'impero romano d'Oriente; invece la
seconda sostiene che se quella sera Carlo
Magno avesse saputo delle intenzioni del
papa, anche se era una festivit importante,
Carlo Magno incoronato imperatore da papa Leone III.
non sarebbe entrato in chiesa. Quindi,
secondo quest'ultimo documento, Carlo
[97]
Magno venne incoronato imperatore contro la sua volont.
La Vita Karoli racconta di come Carlo Magno non
intendesse assumere il titolo di Imperatore dei Romani per non entrare in contrasto con l'Impero romano d'Oriente
(bizantino), il cui sovrano deteneva il legittimo titolo di Imperatore dei Romani.
Il papa incoron Carlo Magno imperatore per aver un protettore pi vicino che potesse proteggerlo non solo dalle
incursioni degli Arabi e dei Longobardi ma anche da minacce interne (come ad esempio i seguaci di Papa Adriano
che lo avevano aggredito brutalmente).[98] In pi nell'ultimo secolo l'Impero bizantino era caduto nell'eresia con
l'iconoclastia, ovvero la distruzione delle immagini sacre a cui era contrario il Papa; e se era vero che l'Imperatrice
Irene nel 787 aveva abolito l'iconoclastia, era anche vero che il Concilio di Nicea non aveva preso minimamente in
considerazione la richiesta del pontefice di riavere sotto la sua giurisdizione le terre dell'Italia meridionale e l'Illirico,
annesse al Patriarcato di Costantinopoli dall'iconoclasta Leone III per punire l'avverso pontefice; inoltre, anche a
causa di una traduzione imprecisa dei provvedimenti del Concilio di Nicea, Carlo Magno e l'Occidente
condannarono, con il Concilio di Francoforte (794), il Concilio di Nicea, poich ritenevano che i Bizantini fossero
passati nell'errore opposto, ovvero venerare eccessivamente le immagini.[99] Inoltre, mentre avveniva a Roma
l'incoronazione imperiale di Carlo Magno, l'impero bizantino era governato da una donna, Irene, che si faceva
chiamare dai suoi sudditi basileus (imperatore), e non basilissa (imperatrice); il Papa consider il trono vacante in
quanto retto da una donna e questo gli permise di eleggere Imperatore Carlo Magno. L'imperatrice dovette assistere
impotente a ci che stava avvenendo a Roma; ella si rifiut sempre di accettare il titolo di imperatore a Carlo Magno,
considerando l'incoronazione di Carlo Magno ad opera del papa un atto di usurpazione di potere. Carlo, deciso a
unificare Occidente e Oriente, propose a Irene di sposarlo ma le trattative erano appena iniziate quando Irene venne
detronizzata da Niceforo.[100]

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Archeologia del periodo carolingio
Lo Stato pontificio nacque sulla base dei possessi terrieri della Chiesa romana, considerati patrimonio di san Pietro.
Furono istituite amministrazioni e milizie locali che, come l'amministrazione centrale, erano costituite da funzionari
ecclesiastici e laici appartenenti alle medesime famiglie. L'elezione del papa era prerogativa dell'alto clero e degli
ufficiali della milizia, mentre il "popolo" sosteneva i diversi candidati, legati alle grandi famiglie e alle fazioni che
supportavano diverse posizioni. L'inequivocabile potenza che il papato e Roma avevano assunto port a una
riappropriazione di alcune tradizioni dell'antica Roma (per esempio il termine consul-"console" venne utilizzato
accanto ai titoli bizantini di dux-duca e di comes-conte, mentre senatus-senato indicava talvolta l'insieme delle grandi
famiglie).
La citt visse un periodo di rinascita: sotto papa Adriano I, le domus cultae e le diaconie si moltiplicarono, si
restaurarono alcuni degli antichi acquedotti di Roma e le mura, venne costruito un argine sul Tevere per proteggere
dalle inondazioni il portico che conduceva alla Basilica di San Pietro da ponte Sant'Angelo. Le chiese, in particolare
i grandi santuari (i cui tetti furono risistemati con grandi travi di legno offerte dallo stesso Carlo Magno), furono
sistematicamente restaurati. Si inizi a trasferire le reliquie dei martiri dalle catacombe ormai in rovina alle chiese
cittadine.
Sotto papa Leone III venne restaurato e ingrandito il palazzo del Laterano, che rivaleggiava per splendore con i
palazzi imperiali di Costantinopoli.
Il rinnovamento voluto da papi provenienti dalle grandi famiglie romane mirava a far rivivere le grandi tradizioni del
passato romano e cristiano: se le prime chiese costruite conservavano ancora elementi di origine orientale (Santa
Maria in Dominica), successivamente si afferm un modello che si rifaceva alle grandi costruzioni costantiniane e
comprendeva l'utilizzo di grandi decorazioni a mosaico (Santa Prassede, Santa Cecilia in Trastevere, Santi Quattro
Coronati).
Le scorrerie saracene
La rapida disgregazione dell'impero carolingio lasci nuovamente Roma senza difesa. Nella citt si confrontavano le
aspirazioni universali della Chiesa e il potere laico locale delle grandi famiglie, che si intrecciava con il preteso
potere di conferire la dignit imperiale, considerato di diritto appartenente alla citt per il suo glorioso passato. La
debolezza della suprema carica della Chiesa, continuamente messa in gioco con combattute elezioni, davano modo
alle diverse fazioni locali di combattersi fra loro e al sacro romano imperatore o ai potentati che si andavano
formando in Italia centrale (Spoleto, Toscana), di intervenire esercitando la loro influenza.
A queste condizioni si aggiunse nel IX secolo la minaccia degli Arabi: le scorrerie musulmane resero insicuri i
territori fuori dalla cerchia delle mura e spinsero alla traslazione dei corpi dei santi martiri, fino ad allora conservati
nei cimiteri extraurbani dove erano stati sepolti e dove erano sorti dei santuari, nelle chiese cittadine. L'operazione si
svolse soprattutto durante il pontificato di Pasquale II (817-824). La stessa Basilica di San Pietro venne saccheggiata
nell'846 e papa Leone IV fortific di conseguenza il Vaticano con la costruzione delle cosiddette mura leonine
(civitas leonina, 852).
L'ascesa dei duchi di Spoleto, dei Crescenzi e dei Conti di Tuscolo
Nel X secolo il possesso della citt era considerato la base del potere universale, rivendicato sia dagli imperatori del
Sacro Romano Impero, sia dal Papa, sia dalle grandi famiglie o dal popolo romano nel suo complesso, che tendevano
a rivendicare il diritto tradizionale dell'elezione imperiale.
Una grande famiglia romana conquist progressivamente l'effettivo potere sulla citt, controllando sia le cariche
laiche e amministrative cittadine, sia l'elezione dei papi. Il fondatore della dinastia fu Teofilatto, appoggiato dal duca
di Spoleto Alberico, che ne aveva sposato la figlia, Marozia. Quest'ultima successe al padre e al marito, ma venne a
sua volta spodestata dal figlio, Alberico, sotto il cui governo (932-954) la citt pot godere di una relativa
tranquillit.

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Il figlio di Alberico II, che portava significativamente il nome Ottaviano, divenne papa con il nome di Giovanni XII,
ma dovette chiamare in aiuto gli imperatori della dinastia Ottoniana: Ottone I venne incoronato imperatore a Roma
nel 962. Il figlio e successore Ottone II fu l'unico imperatore ad essere seppellito a Roma nel 983. Il figlio Ottone III
venne anch'egli incoronato a Roma nel 996 da papa Gregorio V, suo cugino.
La famiglia dei Crescenzi aveva ottenuto il titolo di "patrizio dei Romani" nel 965 e govern la citt controllando le
cariche sia laiche che ecclesiastiche e occupando la fortezza di Castel Sant'Angelo, allora nota come Castellum
Crescentii. Furono spesso in contrasto con gli Ottoni: Ottone III nel 998 espugn Castel Sant'Angelo e fece
decapitare Giovanni Crescenzio, che gli si opponeva. Una ribellione popolare nel 1001 costrinse quindi alla fuga
dalla citt il giovane imperatore, insieme al papa Silvestro II da lui stesso fatto eleggere, e pose fine al suo tentativo
di ripristinare l'antico Impero romano e un governo universale da parte del papa e dell'imperatore dalla citt di Roma.
Dall'anno successivo il figlio omonimo di Giovanni Crescenzio fu nominato "patrizio dei Romani" e govern la citt
fino alla sua morte nel 1012.
In seguito il potere pass ai conti di Tuscolo, la cui famiglia aveva gi rivestito il papato nel secolo precedente, i
quali elessero una serie di altri papi appartenenti alla famiglia. L'ultimo di essi, papa Benedetto IX, per due volte
venne scacciato e ritorn nuovamente al potere, finch il concilio di Sutri del 1046, voluto dall'imperatore Enrico III,
non destitu tutti i contendenti.
La riforma di Gregorio VII e la lotta per le investiture
I papi seguenti furono in seguito scelti in accordo con l'imperatore e con la determinante influenza di Ildebrando da
Soana, in seguito papa con il nome di Gregorio VII (1073-1085), che intraprese un'opera di moralizzazione interna
della Chiesa e ne ribad il ruolo nella lotta per le investiture contro i Sacri Romani Imperatori (che portarono alle
scomuniche di Enrico IV e all'episodio di Canossa). Questi contrasti determinarono nel 1084 il sacco della citt da
parte delle truppe di Roberto il Guiscardo, giunte a Roma per liberare il papa, assediato in Castel Sant'Angelo
dall'imperatore.
Dopo la morte di Gregorio VII, ripresero le lotte e i contrasti tra la fazione papale (in particolare la famiglia
Pierleoni) e quella imperiale (i Frangipane), con ripetuti e non risolutivi interventi imperiali (Enrico V fu a Roma nel
1111 e nel 1117. Dopo una breve tregua in seguito al concordato di Worms nel 1122, le lotte ripresero, portando alle
contemporanee elezioni di papi e antipapi delle diverse fazioni.
I domini delle grandi famiglie occupavano zone diverse della citt, dove risiedevano in dimore fortificate e dominate
da torri, che costituivano con la loro altezza un segno di ricchezza e potenza. Tra queste i Conti di Tuscolo
(Quirinale, dove furono quindi rimpiazzati dai Colonna) e i Crescenzi (rioni Ponte e Parione, dove in seguito ebbero
sede gli Orsini), i Frangipane (Palatino e Colosseo) e i Pierleoni (rione Ripa, isola Tiberina e Trastevere), e in
seguito i Conti di Segni (Viminale), i Savelli (Aventino e rione Ripa), i Caetani (Quirinale e isola Tiberina), gli
Annibaldi (Colosseo ed Esquilino) e i Capocci (Viminale).
La rinascita del Senato
A Roma, come in altre citt della penisola, si avvertiva il desiderio di una maggiore autonomia e le grandi famiglie
del passato erano progressivamente rimpiazzate da nuove, mentre acquisivano ricchezza e importanza i nuovi ceti
che si occupavano di artigianato e commercio. La popolazione, sulla base probabilmente di una suddivisione
cittadina risalente all'impero bizantino, doveva gi essere organizzata in rioni, ciascuno con la propria milizia e
rappresentati dai propri stendardi nelle cerimonie.
Le spinte autonomistiche cittadine portarono alla renovatio Senatus, ossia al rinnovamento dell'antica istituzione del
Senato, ricreato dal popolo romano nel 1143, in opposizione al potere del papa, delle gerarchie ecclesiastiche e delle
grandi famiglie. La nuova assemblea si componeva di 56 membri (forse 4 per ogni rione cittadino). Il nuovo
organismo, cerc di ritagliarsi un ruolo nella contesa tra papato e impero, ma era privo di un effettivo potere.
Arnaldo da Brescia venne a Roma nel 1145 per sostenere il libero comune. La predicazione di Arnaldo per una

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comunit politicamente autonoma ed antipapale lo fece colpire dalla scomunica (1148), ma godendo del favore
popolare, non fu mai perseguitato. Fallita l'esperienza del libero comune, Arnaldo ed i suoi numerosi seguaci, detti
arnaldisti, mirarono alla rinascita imperiale di Roma e si volsero a Federico Barbarossa per convincerlo a scendere su
Roma ed instaurarvi un potere laico opposto a quello del papa. Nel 1152 il papa riconobbe il Comune, ma non pot
godere a lungo della pace perch mor di l a poco.
Dopo la morte di papa Anastasio IV, divenne Papa Adriano IV,
unico inglese che sia mai salito al soglio pontificio. Nel 1155
Adriano IV colp d'interdetto Roma, in seguito al mancato
omaggio dei senatori ed al luttuoso evento di un cardinale
assassinato, e promise di revocare la decisione solo se Arnaldo
fosse stato espulso ed ucciso. Il fuggiasco venne catturato e
consegnato a Federico Barbarossa, giunto a Roma per
l'incoronazione. Arnaldo venne condannato dal tribunale
ecclesiastico, il suo corpo arso sul rogo e le ceneri sparse nel
Tevere, per impedire che i cittadini le recuperassero come reliquie.
Il reale capo d'accusa non fu la predicazione contro l'abuso delle
ricchezze da parte del clero, contro il quale aveva combattuto
ferocemente anche il suo nemico Bernardo di Chiaravalle, bens il
rifiuto assoluto del potere temporale del Papa e della Chiesa; San
Bernardo e gli altri avversari di Arnaldo consideravano tale rifiuto
come eresia. Nel 1167 i Romani furono sconfitti nella battaglia
di Monteporzio da Federico Barbarossa e nel 1188 i Senatori si
Busto di Arnaldo da Brescia al Pincio
pacificarono con il papa Clemente III, che riconobbe una forma di
autonomia comunale alla citt. Nel frattempo la composizione
sociale era mutata: alcune famiglie agiate erano entrate a far parte della nobilt, mentre questa aveva
progressivamente occupato parte dei seggi. Il difficile funzionamento dell'istituzione fece s che da assemblea si
trasformasse in carica singola, che fu rivestita per primo, tra il 1191 e il 1193, da Benedetto Carushomo, e
progressivamente divenne di nomina papale.
I contrasti con la sede papale aumentarono a seguito della lotta tra il papa e Federico II, portando al saccheggio del
palazzo del Laterano nel 1234. Nel 1252 fu chiamato a rivestire la carica di Senatore il forestiero Brancaleone degli
Andal. Questi attu una politica favorevole ai ceti popolari ed ostile alla nobilt (ad es. fece abbattere la sommit di
ben 140 torri) e redasse statuti che fissavano i diritti cittadini. Brancaleone, cacciato nel 1255 e richiamato nel 1258,
mor tuttavia poco dopo.
Nel 1263 per volont di papa Urbano IV, di origine francese, divenne Senatore Carlo d'Angi, fratello del re di
Francia e pretendente al trono di Napoli. Impegnato nella lotta contro gli Svevi, non fu particolarmente gradito alla
nobilt romana.
Il XIII secolo vide inoltre la rivalit delle famiglie Orsini e Colonna, attraverso cui si riproponeva la rivalit tra
papato (appoggiato dagli Orsini) e impero (appoggiato dai Colonna). Papa Niccol III, eletto nel 1277 e appartenente
agli Orsini, spost la sede papale dal palazzo del Laterano al palazzo del Vaticano, pi facilmente difendibile, e si
fece nominare lui stesso Senatore della citt. Dopo la sua morte tuttavia la carica fu ripresa da Carlo d'Angi nel
1285, provocando una rivolta che si concluse con la nomina di papa Onorio IV, della famiglia dei Savelli.
L'ultimo difensore della centralit e universalit della Chiesa fu papa Bonifacio VIII, della famiglia dei Caetani,
rivale dei Colonna, che sub l'umiliazione dello schiaffo di Anagni da Sciarra Colonna.

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Roma medievale

Il papato in Avignone
Il successore di Bonifacio VIII, Clemente V non mise mai piede a Roma, iniziando la serie di pontefici che ebbero la
propria residenza presso la citt francese di Avignone. Fu un periodo di forte decadenza per Roma, la cui economia
si basava in larga parte sulla presenza della corte papale e sui pellegrinaggi.
La rivalit tra gli Orsini e i Colonna non smise di manifestarsi, in particolare in occasione dell'arrivo in citt nel 1312
dell'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, detto anche Arrigo, il quale dovette aprirsi con le armi la strada verso la
Basilica di San Pietro. Papa Giovanni XXII nomin quindi Senatore della citt e suo vicario, il re di Napoli Roberto
d'Angi, che govern la citt per mezzo di funzionari. Nel 1328 giunse a Roma l'imperatore Ludovico il Bavaro, che
venne incoronato da Sciarra Colonna nonostante l'opposizione del papa, causando l'interdetto papale contro la citt.
Nei successivi disordini l'imperatore fu costretto ad asserragliarsi entro le mura del Vaticano. Dopo la sua partenza
Roberto d'Angi riprese la carica di Senatore, che successivamente pass di nuovo allo stesso pontefice, Benedetto
XIII.
Cola di Rienzo e il comune di popolo
Approfittando dell'assenza del papa, nel 1347 il Campidoglio, sede del Senato, venne occupato da Cola di Rienzo, un
popolano che si proponeva di riportare Roma all'altezza del suo nome, ma il cui governo dur solo pochi mesi. Un
suo secondo tentativo nel 1354 si concluse con la sua uccisione durante un tumulto. Il legato pontificio Bertrand de
Deux prov allora a prendere possesso della citt in nome della Chiesa e ad annullare i decreti del Tribuno, ma la
restaurazione non and in porto e nel 1358 la citt si organizz in un libero "comune di popolo"[101], che escludeva i
magnati dalla gestione del potere e limitava l'ingresso dei ceti medi mercantili alle cariche pubbliche in una
proporzione di minoranza di un "cavallerotto" ogni due popolari. Nel 1363 furono redatti i nuovi statuti, di carattere
eminentemente popolare, la cui promulgazione venne fatta il 20 maggio, ovvero nella ricorrenza del discorso che
Cola di Rienzo aveva tenuto ai romani sulla piazza del Campidoglio all'inizio del suo governo, giorno che veniva
ricordato con festeggiamenti pubblici.
Il ritorno del Papa
Quando nel 1377 papa Gregorio XI torn a Roma dopo la cattivit francese, trov una citt in preda all'anarchia a
causa delle lotte tra la fazione nobiliare e quella popolare, e nella quale ormai il suo potere era pi formale che reale.
Seguirono quarant'anni di instabilit, caratterizzati a livello locale dal conflitto di potere tra Comune e papato, e a
livello internazionale dal grande scisma d'Occidente tra papi romani e antipapi avignonesi, alla fine del quale fu
eletto papa, di comune accordo tra le parti, Martino V della famiglia Colonna, unico papa romano del Quattrocento.
Il ritorno suo e dell'istituzione Papale a Roma fu fortemente voluto e ottenuto da Santa Caterina da Siena.[102]
Martino V riusc a portare ordine in citt, ricostituendone l'identit civica ormai perduta, e ponendo le basi della sua
rinascita.[103]

Note
[2] .
[3] .
[4] .
[5] .
[6] .
[7] Procopio, De Bello Gothico, I, 25.
[8] .
[9] Procopio, De Bello Gothico, I, 24.
[10] .
[12] Procopio, De bello Gothico, II, 6
[13] Procopio, De bello Gothico, II, 10
[14] .
[15] Procopio, II, 1;

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Roma medievale
[16] Procopio, De Bello Gothico, III, 10
[17] Procopio, De Bello Gothico, III, 11
[18] Procopio, Storia Segreta, 8
[19] Procopio, De Bello Gothico, III, 12
[20] Procopio, De Bello Gothico, III, 13
[21] Procopio, Storia Segreta, 9
[25] Procopio, De Bello Gothico, III, 24
[26] Procopio, De Bello Gothico, III, 30
[27] Per le cifre degli abitanti, cfr. AA.VV., Il mondo bizantino, I, p. 34; per la distruzione di statue e monumenti per utilizzarli come arma contro
il nemico, cfr. Procopio, La Guerra Gotica, Libro I.
[28] Procopio, IV,21
[29] Procopio, IV,22
[30] Procopio, IV,23
[31] Procopio, IV,24
[32] Procopio, IV,26
[33] Procopio, IV,32
[34] Procopio, IV,33
[35] Procopio, IV,34
[36] Agazia, I,5.
[37] Agazia, I, 6.
[38] Agazia, I, 19.
[39] Agazia, I, 20.
[40] Agazia, I, 22.
[41] Agazia, II, 2.
[42] AA.VV., Il mondo bizantino, I, p. 34.
[43] Procopio, Storia Segreta, 18, stima milioni e milioni di vittime: Laonde io non so, se conti giusto chi dica in Africa essere periti cinque
milioni di persone... LItalia, quantunque lAfrica dessa sia tre volte maggiore, di una assai pi grande quantit duomini fu spogliata: onde
pu argomentarsi il numero, che per le stragi ivi seguite ne per... Col eziandio mand gli estimatori, chiamati logoteti; e ad un tratto scosse e
corruppe tutto. Prima della guerra italica il regno deGoti dalle contrade deGalli protraevasi sino ai confini della Dacia, ove la citt di
Sirmio. Quando l'esercito de Romani era in Italia, i Germani occupavano una gran parte de paesi deGalli e deVenetici... Tutto questo tratto
di terre fu nudo affatto di abitatori, estinti parte per la guerra, parte per le malattie e pestilenze che alla guerra sogliono succedere.
[44] ; Liber Pontificalis, p. 305 (Erat tota Italia gaudiens); Auct Haun. 2, p. 337 ((Narses) Italiam romano imperio reddidit urbes dirutas
restauravit totiusque Italiae populos expulsis Gothis ad pristinum reducit gaudium)
[45] Secondo Mario Aventicense, s.a. 568, Narsete ricostru Milano, distrutta dagli Ostrogoti nel 539, e numerose altre citt. Un'epigrafe () attesta
la ricostruzione, per merito di Narsete, di un ponte di Roma, distrutto dagli Ostrogoti. Narsete, inoltre, secondo la cronaca dei vescovi di
Napoli, ripar le mura della citt partenopea, che erano state danneggiate dagli Ostrogoti di Totila, ampliandole in direzione del porto (Vita di
Atanasio Vescovo di Napoli).
[46] Papa Pelagio, Epistola 4.
[47] Paolo Diacono, II, 4.
[48] Paolo Diacono, II,
[49] Paolo Diacono, II, 7
[56] "Pelagii Papae II, Epistolae", in J. P. Migne (a cura di), Patrologia Latina, Parisii 1878, 72, coll.700-760 (epistola 1).
[57] Pierre Goubert, Byzance avant l'Islam. II, Byzance et l'Occident sous les successeurs de Justinien. 2, Rome, Byzance et Carthage, Paris
1965, pp.75-76.
[58] Secondo Ottorino Bertolini "Appunti per la storia del senato di Roma durante il periodo bizantino", in Ottavio Banti (a cura di), Scritti scelti
di storia medievale, Livorno 1968, I, pp.228-262, Decio non era l'esarca citato nella lettera ma un patrizio romano.
[59] Ravegnani 2004, p. 95.
[60] Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 8.
[61] Ravegnani 2004, p. 98.
[62] Papa Gregorio Magno, Epistole, V,36.
[63] Ravegnani, p. 99.
[64] Papa Gregorio Magno, Epistole, V,42.
[69] Ravegnani 2004, p. 107.
[72] : quod consilium ratum iudicans obaudivit.
[73] P. Classen, Die erste Romzug in der Weligeschichte. Zur Geschichte des Kaisertum im Westen und der Kaiserkrnung in Rom zwischen
Theodosius dem Grossen und Karl dem Grossen, in Historische Forschungen fr Walter Schlesinger, a cura di H. Beumann, Kln-Wien 1971,
pp. 325-347.
[75] in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, Gesta pontificarum Romanorum, p. 175.
[76] in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, Gesta pontificarum Romanorum, p. 176.

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[77] in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, Gesta pontificarum Romanorum, p. 178.


[78] in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, Gesta pontificarum Romanorum, p. 179.
[85] Jarnut, pp. 111-112.
[86] Jarnut, p. 112.
[88] Jarnut, p. 115.
[91] Jarnut, pp. 118-119.
[92] Jarnut, pp. 120-121.
[93] Jarnut, p. 121.
[94] Jarnut, pp. 121-122.
[95] Jarnut, p. 122.
[96] Jarnut, p. 124.
[101] E. Dupr Theseider, Roma dal comune di popolo alla signoria pontificia (1252-1377) (Storia di Roma XI), Bologna 1952.
[102] John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Edizioni Piemme S.p.A., 1989, Casale Monferrato (AL), ISBN 88-384-1326-6
[103] Homolaicus.com (http:/ / www. homolaicus. com/ storia/ medioevo/ rienzo. htm)

Bibliografia
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In greco
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Procopio di Cesarea, Storia segreta
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In latino

Paolo Diacono, Historia Langobardorum


AA.VV., Liber Pontificalis
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Jrg Jarnut, Storia dei Longobardi
Charles Diehl, Etudes sur l'administration byzantine dans l'Exarchat de Ravenne (568-751)
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Portale Medioevo

Portale Roma

Portale Storia

Fonti e autori delle voci

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