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de Rome
Riassunto
Per cercare di individuare il ruolo della scuola sestiana nella prospettiva indicata dal Colloque vengono prese in esame tutte
le figure dei filosofi aderenti alla scuola : dal fondatore Quinto Sestio e dal figlio Sestio Nigro fino ai seguaci Papirio Fabiano,
Lucio Crassicio Pasicle, Cornelio Celso, senza trascurare n coloro che furono variamente influenzati dalla scuola di Sestio
(Caio Albucio Silo e il filosofo Seneca) n coloro che mostrano un certo grado di conoscenza dei princpi della scuola (Seneca
retore e Sozione).
Dall'analisi dei dati di cui disponiamo non siamo in grado di ricavare nulla circa il latino filosofico dei Sestii, perch i due Sestii
scrissero in greco, nulla ci pervenuto di Crassicio e gli scritti che possediamo di Fabiano e di Celso appartengono per il primo
alla sua attivit di declama tore e per il secondo al periodo in cui aveva ormai abbandonato la scuola sestiana.
ITALO LANA
1 - Premessa
In questo Colloque dedicato a La langue latine, langue de
la philosophie la scuola sestiana e chi stato invitato a trattarne
vengono a trovarsi in una posizione del tutto particolare, perch
degli scritti che i membri della scuola composero nessuno ci
pervenuto - e anche i frammenti veri e propri sono scarsissimi e
brevissimi (constano di una di poche parole); inoltre il fondatore
della scuola e il figlio che ne fu continuatore scrissero le loro opere
in greco, non in latino. Ancra : dei testi latini di aderenti alla
scuola, Crassicio, Fabiano e Celso, come vedremo, non possiamo
avvalerci perch non si sono conservati perch furono composti
quando non ancora quando non pi i loro autori si professavano
sestiani.
L'affermazione lapidaria del filosofo Seneca : Sextiorum nova
et Romani roboris seda (Nat. Quaest. 7.32.3) che si chiarisce con
l'altra asserzione egualmente senecana riferita al fondatore della
scuola : Graecis verbis Romanis moribus philosophantem (ep. 59.7),
delinea in maniera esatta la realt della scuola quale fu voluta dal
suo fondatore. Una scuola filosofica nuova, sia perch altra
rispetto alle scuole filosofiche ben note dell'antichit e affermate
da secoli sia perch era la prima volta che una scuola filosofica
romana - la prima, in ordine di tempo - usando la lingua greca
esprimeva i mores romani, qualificati secondo la categoria
tradizionale romana del robur (saldezza, energia morale). Ma, per quello
che ho detto, non siamo neppure in grado di verificare come la
lingua greca fosse stata piegata, nell'uso che ne fece la scuola, a
rendersi espressione del robur dei mores romani.
Una situazione, dunque, difficile, per il relatore : al quale
compete soltanto di ripercorrere - brevemente, in considerazione della
durata assegnatagli per la relazione - le vicende della scuola, dei
suoi aderenti e delle loro opere e di dimostrare che i testi latini di
coloro che aderirono alla scuola non possono essere usati per
qualificare il loro latino come lingua della filosofia.
La tirannia del tempo limitato sar meno pesante perch il
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re che Sestio fosse nato non dopo il 70. Quando Cesare gli offre un
posto in senato, evidentemente la scelta radicale della vita filosofica da parte di Quinto Sestio non era ancora generalmente nota in
Roma, altrimenti Cesare non lo avrebbe invitato ad entrare nel vivo
della vita politica, assumendovi responsabilit. Dunque gli inizi
della scuola sembrano potersi fissare negli anni intorno alla morte del
dittatore.
Quanto esattamente dur la scuola non siamo in grado di dire.
Secondo Seneca essa inter initia sua, cum magno impetu coepisset,
extincta est (N.Q. 7.32.3). La notizia inserita in un contesto in cui
il filosofo deplora la decadenza la scomparsa di scuole filosofiche nel suo tempo (siamo verso il 64), che vengono meno sono
venute meno per mancanza di capiscuola di continuatori : egli
elenca gli academici, gli scettici, i pitagorici, i sestiani (non gli
stoici, naturalmente : c'erano, allora, vivi e/o operanti in Roma, oltre a
Seneca, Trasea Peto, Musonio Ruf o, Anneo Cornuto e altri ; non
siamo in grado di dire perch taccia di altre scuole : d'altra parte egli
parla di tante - tot - scuole f ilosof iche, non di tutte ). Si noter
nell'elenco delle scuole scomparse la variano e la gradano : nullum
antistitem reliquerunt ... ; quis est qui tradat ... ; praeceptorem non
inverni ... ; inter initia sua . . . extincta est. Ogni espressione, quindi,
non da prendere alla lettera.
Di qui si ricava che, comunque, la scuola sestiana dur poco, a
confronto di altre scuole ben pi antiche, ma non pochissimo in
assoluto. Seneca esagera dicendo che essa si estinse quando era
appena nata (la presenta come un fenomeno momentaneo,
addirittura). In realt, come vedremo, dur alcuni decenni : il tempo di
almeno due generazioni, poich della scuola furono a capo sia
Sestio padre sia Sestio figlio (testimonianza di Claudiano Mamerto7). L'evento che ne segn lo sfaldamento e forse senz'altro la
fine non ci espressamente segnalato dalle fonti : ritengo che sia
stato il decreto di Tiberio contro gli alienigena sacra, del 19 d.C.8.
La scuola sarebbe dunque durata un sessantennio : all'incirca dal
40 a.C. al 19 d.C. Ma quando si spense era forse gi in decadenza
(perch si possa asserire questo vedremo fra poco).
Delle vicende della vita di Sestio padre, fondatore della scuola,
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Cestius] Albucium quod haec non tamquam particulas incurrentes in quaestionem tractasset, sed tamquam problemata philosophumena.
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3 - Sestio Nigro
Come Sestio padre cos il figlio, Sestio Nigro13, scrisse in greco
(Plin. N.H., I (XII), p. 46.2 Mayhoff) un'opera, di medicina, che si
intitolava (Erot., p. 94.2 Klein, s.v. ), Sulla
materia (medica) : essa sicuramente si leggeva ancora ai tempi di Galeno. Ad essa Plinio nella Naturalis Historia attinse ripetutamente per
i libri 12-16, 20-30, 32-34 (lo cita ripetutamente Nigro nei libri 16,
20 (due volte), 28, 29, 32). Plinio lo definiva diligentissimus medicinae (32.26). Della sua vita nulla sappiamo, salvo (forse) che fior
intorno all'I d.C. Conosciamo il nome di un suo amico, Giulio
Basso (lo testimonia Celio Aureliano, scrittore africano di medicina del
III sec. d.C. (?),Acut. morb. 3.16.134 Amman), anch'egli medico
(nominato da Scribonio Largo, 121), che si trovava d'accordo con
Nigro in certe pratiche terapeutiche (Aurei., /. e). Nigro aderiva
alla scuola medica di Asclepiade di Prusa in Bitinia, attivo a Roma
nel I sec. a.C. (Galeno, De simpl. med. temp, et fac, VI pr. XI 794
Khn, lo definisce asclepiadeo). Asclepiade nel curare le malattie
puntava essenzialmente sulla dieta e su pratiche igieniche (suo
motto era : tuto celeriter iucunde). Egli era una figura eminente tra
i medici della scuola empirica, la quale rinunziava alla ricerca del13 Tutte le testimonianze su vita, opere e dottrine di Sestio Nigro sono
raccolte dall'Oberto nella tesi cit., p. 108-118 (. anche p. 98).
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4 - L. Crassicio Pasicle
Dei discepoli del fondatore della scuola conosciamo con
sicurezza, oltre al figlio e a Fabiano, di cui fra poco diremo, L.
Crassicio Pasicle, il grammatico divenuto famoso per il suo commento
alla Zmyrna di Elvio Cinna ; teneva una scuola (di grammatica)
fiorente in Roma (Suet., de gramm. 18 : quest' l'unica fonte sicura su
Crassicio). Sembra che lo si possa identificare con il Crassicio
definito da Cicerone, Phil. 13.2.3, conlusor et sodalis del triumviro M.
Antonio. Doveva appartenere alla stessa generazione di Sestio
padre. I suoi rapporti con il triumviro Antonio sembrano confermati
dal fatto che tra i suoi allievi Svetonio nomina espressamente Iullo
Antonio, figlio del triumviro. Ad un certo momento Crassicio, come
dice Svetonio16, chiuse improvvisamente la scuola e pass alla
scuola del filosofo Q. Sestio. Come mai - e quando - avvenne la
sua conversione alla filosofia? L'Oberto ritiene che il fatto si possa
collocare nel 30 a.C, in conseguenza della morte del triumviro17;
io ho cercato di provare che ci dovette invece avvenire nel 2 a.C,
in coincidenza con la rovina di Iullo Antonio padre coinvolto negli
scandali di Giulia Maggiore18.
Qualunque sia stata la causa precisa del suo abbandono degli
studi filologici per la filosofia, da sottolineare che il passaggio
avvenne repente. Una conversione lungamente (ci probabile)
preparata si rese manifesta di colpo, improvvisamente, provocando
un cambiamento radicale di vita. Non ci risulta nulla dell'attivit
svolta da Crassicio da quando divenne sestiano, n sappiamo se
come sestiano avesse scritto qualche opera.
5 - Papirio Fabiano
Eccoci a Papirio Fabiano : finalmente un sestiano che scrive in
latino. Fu discepolo del fondatore della scuola, di cui era molto pi
giovane, dal momento che pot essere ascoltato da entrambi i
Seneca, padre (il quale nelle Controv. 2. praef. 5, si dichiara molto
pi anziano di lui) e figlio, i quali costituiscono anche le due fonti
pi importanti, insieme a Plinio il V., per la conoscenza di lui e dei
suoi scritti. A quanto pare (cfr. Sen., controv. 2.4.12), poich gi
declamava verso il 17 a.C, doveva essere nato non dopo il 35. La
sua vita si estese almeno fino al secondo decennio della nostra ra,
16 Svet., I.e. : dimissa repente schola transiti ad Q. Sextii philosophi sectam.
17 Tesi cit., p. 56-58.
18 Nello studio cit. (. . 1) sulla scuola sestiana, p. 217-224.
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perch Seneca filosofo attesta di avere ascoltato sue lezioni filosofiche, lasciando di lui e del suo impegno filosofico un giudizio
incisivo : lo caratterizza come uno non ex his cathedrariis philosophis
sed ex veris et antiquis (brev. 10.1); effettivamente vir egregius et
vita et scientia et, quod post ista est, eloquentia quoque (ep. 40.12).
Proveniva anch'egli dalle scuole di retorica ma non risulta che
sia mai stato retore di professione. Il suo passaggio di campo
(significativamente Seneca padre usa per lui il verbo transfugere, 1. e,
5) dall'esercizio abituale della declamazione alla filosofia sestiana
fu una scelta meditata e graduale, al punto che anche quando
ormai si era fatto sestiano continu - almeno per un certo tempo a frequentare un retore, ad esserne in qualche misura discepolo e a
tenere qualche declamazione (ma, eo tempore, . . . eloquentiae studebat non eloquentiae causa, 1. e. 5).
Credo che nell'attivit di Fabiano si possano, sulla traccia di
Seneca padre, che a lui dedica la prefazione al secondo libro delle
Controversiae, distinguere tre momenti, nei quali :
1) discepolo esclusivamente del retore Arellio Fusco, di
tendenza asiana;
2) ormai divenuto discepolo di Sestio (ha abbandonato
Arellio Fusco), ma segue le lezioni del retore Rubellio Blando (habuit et
Blandum rhetorem praeceptorem . . ., apud Blandum diutius quam
apud Arellium Fuscum studuit, sed cum iam transfugisset, cio dopo
aver abbandonato la retorica per la filosofia);
3) non si dedica pi alla retorica ma solo alla filosofia (sed nec
. . . diu declamationibus vacavit).
Questa vicenda esistenziale/culturale si pu caratterizzare
anche secondo le due attivit specifiche, variamente eminenti nel suo
impegno, della retorica e della filosofia : la declamatio (retorica) e
la disputatio/dissertano (filosofica) : la seconda cronologicamente
segue alla prima e dura molto di pi della prima. Nel terzo periodo
della sua vita Fabiano ha trovato la sua vera strada. Seneca padre
lo conobbe sia come retore sia come filosofo, Seneca figlio solo
come filosofo (non lo menziona mai come declamatore e ne
definisce lo stile distinguendolo nettamente dallo stile dei declamatori),
ne ascolt lezioni, ne lesse opere.
lecito dedurre che proprio nella fase filosofica della sua vita
Fabiano avesse incominciato a scrivere opere di filosofia (non
risulta che avesse pubblicato qualcosa, cio declamazioni, nella
prima fase). Se ne conoscono tre :
Libri causarum naturalium, almeno tre (ne possediamo,
conservati da tardi grammatici, 4 brevissimi frammenti testuali);
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19 Seneca padre analizza e descrive lo stile di Fabiano declamatore in Controv. 2, pr., 1-5.
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humilia sed placida, non depressa sed plana ( 8). Non seguiva i
gusti correnti, non assecondava le mode.
Dalle lezioni di filosofia di Fabiano, che aveva ascoltate,
Seneca conserva il ricordo di frasi e parole non solida sed piena . . . ceterum verbis abundabat ( 12); l'uditorio lo ascoltava modeste (ep.
52.11), anche se talvolta scoppiava spontaneo l'applauso.
Naturalmente in questa analisi dello stile dello scrivere filosofico e del disputare di Fabiano, nella quale predomina l'elogio
della pacatezza, della dolcezza, della serenit e dell'equilibrio, basi
della concordanza fra la parola (detta e scritta) e il pensiero, c'
qualcosa che sicuramente di Seneca. Fino a che punto il giudizio
di Seneca corrispondesse esattamente alla realt dello scrivere e
del disputare di Fabiano (d'altronde nel parlarne Seneca precisa
(ep. 100, 12) che si basa su ricordi lontani, non ha riletto
recentemente scritti di Fabiano) non ci dato di verificare, per la
mancanza di una controprova.
6 - A. Cornelio Celso
L'adesione di Celso alla scuola sestiana attestata da Quintiliano che lo elenca nella breve rassegna di scrittori romani di
filosofia : scripsit non parum multa [se. de philosophia] Cornelius Celsus
Sextios secutus, non sine cultu ac nitore (10.1.124)20.
Dal prologo del De haeresibus di Agostino apprendiamo che un
Celso (non c' motivo di dubitare che si tratti del nostro Celso)
espose in sei grossi libri (sex non parvis voluminibus) opiniones
omnium philosophorum qui sectas varias condiderunt (ma vi
trattava anche di allievi e continuatori dei capiscuola). In tale opera si
atteneva al criterio della brevit, limitandosi alla pura
informazione senza addentrarsi in analisi critiche. Tali libri dovevano
costituire una sezione del complesso dell'opera enciclopedica di Celso. Da
Quintiliano, 12.11.24, Celso definito mediocri vir ingenio.
Celso seguace, secondo Quintiliano, dei Sestii nel De medicina
non nomina mai, come si gi detto, Sestio Nigro autore celebrato
del : questo silenzio - si tenga presente che Celso, diligentissimus medicinae (Plin., N.H. 32.26), nomina ben 72 medici
nella sua opera - ha tutto il carattere di una censura (
intenzionale). Di qui si ricava che Celso quando scrive il trattato di medicina
non pi sestiano. Doveva aver abbandonato la secta quando essa
si dissolse per effetto del senatusconsultum tiberiano del 19 d.C.21.
20 Su questo testo di Quintiliano si v. il mio studio cit. (n. 1), p. 225, n. 2.
21 V. sopra, p. Ili, n. 8.
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