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I PROTAGONISTI

Romolo,
il fondatore dellUrbe
La figura leggendaria di Romolo, inserita
a sua volta nel pi vasto epos di Enea
e dei suoi discendenti, conferiva alla
nascita e al destino di Roma una solida
veste razionale, che dava opportuna
spiegazione a molti degli aspetti della
complessa storia mitico-religiosa di Roma.
Gi gli storici romani ne riferiscono
i particolari con molto scetticismo. Tuttavia
qualcosa di vero, nel vasto complesso delle
narrazioni fantastiche intorno al fondatore
dellUrbe, nato dalla stirpe regale
di Albalonga discendente da Iulo, cresciuto
insieme al fratello da una lupa, divenuto re
di Roma dopo il fratricidio e infine assunto
tra gli dei con il nome di Quirino,
deve esserci. Cos, ad esempio,
la cronologia tradizionale per
la fondazione di Roma, fissata dagli
antichi alla met dellVIII secolo a.C.,
ASCENDENZE ILLUSTRI
Romolo e Remo erano ritenuti figli di Marte, il dio della guerra,
e, come discendenti dalla casa reale di Albalonga, vantavano la
discendenza da Iulo, figlio di Enea, e tramite lui dalla dea Venere.
La gens Iulia, che pretendeva di discendere anchessa dai re di
Albalonga, coltivava con
particolare cura le leggende
di Enea e di Romolo,
entrambi considerati come
progenitori ed entrambi
celebrati da Cesare e da
Augusto con lerezione di un
tempio a Venere genitrice
e di statue nel Foro.

Leroe ferito
Affresco di Ercolano
che raffigura Enea ferito.
Gli accanto il figlio Ascanio,
fondatore di Albalonga
e capostipite della gens Iulia.
Lultima fatica di Enea
Con il duello tra Enea e Turno, re dei Rutuli, si conclude l Eneide,
il poema di Virgilio dedicato alleroe troiano. Dopo aver sconfitto il rivale,
promesso sposo di Lavinia, figlia del re Latino, Enea potr sposare
la fanciulla e divenire il successore designato del regno laziale. A fianco,
Enea vince Turno, particolare di un dipinto di Luca Giordano (1632-1705).

coincide con quanto ci viene restituito


dalle scoperte archeologiche sul Palatino,
i cui primi insediamenti di capanne
risalgono proprio a quel periodo. In ogni
caso, al di l dei dubbi sui particolari,
gli antichi Romani consideravano molte
delle imprese attribuite a Romolo
dallistituzione del Senato allincontro-scontro
con i Sabini, che port al ratto delle donne
della trib vicina e infine, per intercessione
delle stesse rapite, allalleanza tra le due
stirpi come accertati fatti storici, a cui
far risalire le basi delle propria identit
nazionale. E, dal nome assunto da Romolo
come dio, portavano con orgoglio il nome
collettivo riservato ai soli cittadini romani
di antica origine di Quiriti.
Il pap di Romolo
Questa statua di Marte, dio della
guerra, fa parte di un gruppo
marmoreo di et adrianea
(120-140 d.C.).

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I PROTAGONISTI

I PADRI DELLA PATRIA:


CAMILLO E SCIPIONE
Un protagonista dai contorni ancora semileggendari e un generale, uomo
politico e intellettuale ormai pienamente illuminato dalla luce della storia:
questi i due padri della patria della Roma repubblicana.

a figura di Camillo fissata nella storia


nella teatrale posa tramandata
dallagiografia latina, mentre irrompe
tempestoso sulla scena del pagamento
del tributo romano a Brenno,
re dei Galli devastatori dellUrbe,
proclamando sprezzante:
Non auro sed ferro
recuperanda est patria
(Non con loro ma

con il ferro delle armi si salva la patria).


La sua iniziativa risollev lorgoglio quirite,
galvanizz le sconfitte legioni romane,
le port alla vittoria contro gli invasori
e fece di lui il riconosciuto secondo
fondatore di Roma. Tuttavia
il personaggio che sta dietro a questa
stereotipata, e forse non del tutto
veritiera, immagine era molto pi
complesso. Camillo fu un abile
Linflusso della Grecia
Lepoca di Scipione fu caratterizzata
dalla scoperta del mondo greco, della
sua cultura e delle sue opere darte.
Lala pi conservatrice del Senato,
capeggiata da Catone, considerava
questa contaminazione un potenziale
pericolo per lintegrit dei costumi
romani. A fianco, Afrodite al bagno,
copia romana da un originale
greco (III sec. a.C.).

Il carisma
di un leader
Pur senza
rivestire
particolari
magistrature,
Scipione
lAfricano
(a fianco)
ebbe a Roma
uninfluenza
pari a quella
di un re, tanto
da lasciare
intravedere
linsufficienza
delle strutture
repubblicane a
resistere a forti
personalit
politiche.

La conquista di Veio
Posta sulla riva occidentale del Tevere,
a soli 20 chilometri da Roma, Veio era una
delle principali citt etrusche. Furio
Camillo la espugn con uno stratagemma:
fece scavare una galleria sotto le mura,
permettendo a un gruppo di soldati
di penetrare in citt e di aprire
le porte allesercito romano.
Sopra, testa di fanciullo in terracotta
proveniente da Veio (V sec. a.C.).

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I PROTAGONISTI

uomo politico, capace di ottenere per


ben sei volte limperium consolare,
un generale astuto e deciso, che guid
Roma alla prima vittoria decisiva contro
una grande citt etrusca, Veio, e una figura
carismatica in grado di sedare un conflitto
con la sola maest della sua presenza.
Ma fu anche uomo chiacchierato
e discusso, di cui si diceva che avesse
intascato ampia parte dellimmenso bottino
del saccheggio di Veio e che avesse osato
paragonarsi a Giove Ottimo Massimo,
la divinit suprema del pantheon romano:
accuse che gli meritarono la pena
dellesilio, da cui solo lemergenza
dellinvasione gallica lo trasse. Tuttavia
i suoi meriti sorpassarono nella memoria
romana i suoi eventuali peccati, se vero
che gli fu innalzata (evento straordinario
per lepoca) una statua nel Foro e che
la sua figura fu equiparata, nella
considerazione dei cittadini, a quella
di Romolo.

Generale innovatore
e intellettuale grecizzato
Con lesclusione di Giulio Cesare, genio
supremo in guerra come nella politica e
nella letteratura, Publio Cornelio Scipione
fu il pi grande generale di Roma.
Seppe prendere in mano le legioni
demoralizzate dalle dure sconfitte inflitte
da un altro fuoriclasse dellarte della

guerra, il cartaginese Annibale, e portarle


alla vittoria su vari fronti. La decisiva
battaglia di Zama (202 a.C.), che pose fine
alla seconda guerra punica, valse a
Scipione il soprannome di Africano,
con cui pass alla storia.
Ma questo personaggio non eccelse solo
in guerra: fu anche un grande aristocratico,
orgoglioso esponente di una famiglia
intorno a cui gravitava tutta la politica
romana, e un intellettuale di vasta
e vigorosa preparazione, che introdusse
a Roma le idee, la lingua e la cultura
del mondo greco. Da questa politica,
destinata a diventare tradizionale
per la sua famiglia, nacque la civilt
classica come noi la conosciamo,

Lultima dimora
Il sarcofago pi antico della tomba degli Scipioni
(a fianco) appartiene a Lucio Scipione Barbato.

IL SEPOLCRO DEGLI SCIPIONI


Lungo la Via Appia, poco prima di Porta San Sebastiano, conservata
la tomba familiare degli Scipioni, mantenutasi quasi integra grazie
allimmensa fama della famiglia, che ne fece un monumento famoso
e visitato gi nellantichit. La gens Cornelia, cui appartenevano
gli Scipioni, era lunica tra le grandi famiglie romane a praticare
linumazione invece della cremazione. Si sono cos conservati
numerosi sarcofagi, sistemati in loculi scavati nel tufo, le cui
interessanti iscrizioni gettano una commovente luce di umanit
sugli esponenti della grande dinastia. Celebre lepitaffio su uno
di questi sarcofagi, tra i pi semplici: Questa pietra racchiude
saggezza e molte virt e una vita breve. Per conseguire i pi
grandi onori manc a colui che qui riposa la vita, non il valore.

Scena di saccheggio
Rilievo di unurna raffigurante il saccheggio
di un tempio da parte di guerrieri galli
(IV sec. a.C.).

fusione di pensiero greco e di pragmatismo


romano. Ma il filoellenismo di Scipione
gli attir le ire dellala tradizionalista
del Senato, che scaten contro il grande
generale una tambureggiante campagna
di accuse che ne infangavano la figura
e mettevano in dubbio la sua correttezza,
costringendolo ad affrontare un processo
pubblico. Sdegnato e amareggiato,
il vincitore di Annibale si ritir nella
propria villa di Literno, in Campania,
dove risiedette fino alla morte.

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I PROTAGONISTI

I GRACCHI,
MARIO E SILLA
Mentre si espandeva allesterno, arrivando a dominare tutto il bacino
del Mediterraneo, Roma fu travagliata da sempre pi feroci contrasti interni,
in parte derivanti proprio dai grandi cambiamenti provocati dalle conquiste.

uesto scenario turbolento fu


il campo dazione di vari personaggi
i Gracchi, Caio Mario, Lucio Cornelio
Silla che a turno tentarono di imporre
alla societ romana, oltre che il proprio
dominio, la visione della vita di cui
erano portatori.

Aristocratici rivoluzionari
Tiberio Sempronio Gracco e suo fratello
Caio provenivano da una delle grandi
famiglie aristocratiche dellUrbe. La loro
madre, Cornelia, era figlia di Scipione
lAfricano. I loro precettori (scelti dalla
Esercito personale
Mario e Silla
disponevano di un
vero e proprio esercito
personale, che
foraggiavano
con i proventi delle
campagne militari.
Sopra, bassorilievo
raffigurante due
legionari allattacco.

Lo sfruttamento
dellager publicus
L ager publicus,
costituito dalle terre
confiscate ai popoli
vinti, era destinato
in parte al pascolo
e in parte
allagricoltura.
Nella foto, mosaico
con scene campestri
proveniente
da Cesarea.

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I PROTAGONISTI

madre, perch il padre era morto quando


i due fratelli erano ancora piccoli) erano
due tra i pi celebri intellettuali greci
dellepoca, loratore Diofane di Mitilene
e il filosofo Blessio di Cuma. Ma i privilegi
non nascosero ai loro occhi i difetti della
societ in cui vivevano. Il problema
maggiore era la progressiva scomparsa
della classe dei piccoli proprietari terrieri,
spina dorsale dellesercito, falcidiata dalle
continue guerre e schiacciata dalla
concorrenza dei latifondi coltivati con
manodopera servile. Questa situazione
spinse Tiberio Gracco a candidarsi,
nel 133 a.C., al tribunato della plebe e,
una volta eletto, a presentare unincisiva
legge di riforma agraria che prevedeva
la distribuzione ai cittadini meno abbienti
di lotti dellager publicus, cio
dellimmenso patrimonio fondiario dello
Stato, fino a quel momento affittato a poco
prezzo ai membri delle grandi famiglie
senatorie. La legge fu ostacolata in ogni
modo dai ceti conservatori, che alla fine
organizzarono luccisione stessa di Tiberio.
Dieci anni dopo, il fratello Caio riprese
la lotta, candidandosi anchegli al tribunato,
ripresentando le leggi agrarie
e conducendo lo scontro con una durezza
e una spregiudicatezza che Tiberio
non aveva avuto.
Ma il risultato fu
analogo, e port alla

A favore delle classi meno abbienti


Caio Gracco non si preoccup soltanto
della riforma agraria. Promulg, tra le altre,
una legge frumentaria, che istituiva
la vendita mensile di frumento ai poveri
a un prezzo politico, e una legge militare,
che imponeva allo Stato di fornire
gratuitamente lintero equipaggiamento
ai soldati. Sopra, un cippo
con le leggi dei Gracchi (II sec. a.C.).

morte anche del secondo Gracco, che


prefer suicidarsi piuttosto che arrendersi ai
suoi avversari. Tuttavia il problema restava,
e la strada dei Gracchi sarebbe stata battuta
in futuro da altri grandi uomini politici,
come Mario e Cesare.

Lesercito come leva


per il potere politico
Allinizio del I secolo a.C. luso della
violenza era ormai stabilmente entrato
nella lotta politica romana. Era solo
questione di tempo prima che allo scopo
venisse usato lo strumento pi
devastante, lesercito. Il passo fu
attuato da Caio Mario, un abilissimo
generale proveniente da Arpino, nel
Lazio. Dal momento che per
colmare i ranghi delle sue legioni
non era sufficiente lafflusso sempre
pi ridotto di piccoli proprietari
terrieri, egli apr le porte
dellesercito ai cittadini capite censi,
cio nullatenenti, attirati sotto le armi
Il corredo del legionario
Questo elmo bronzeo di et tardo-repubblicana
reca uninscrizione con i nomi di due legionari
e delle rispettive centurie.

dalle prospettive di carriera e bottino.


Questo nuovo esercito, riorganizzato anche
nella struttura e nelle tattiche, si rivel
invincibile: ma era una forza fedele non
pi alla Repubblica, bens al generale,
da cui dipendeva per il suo sostentamento
durante il servizio e per lassegnazione
di terre al momento del congedo. E Mario
infatti la us per combattere i suoi
avversari politici del ceto aristocratico,
guidando per la prima volta legioni romane
contro lo Stato. A sua volta Lucio Cornelio
Silla, luogotenente di Mario divenuto suo
acerrimo avversario ed esponente
del partito aristocratico, impieg le truppe
arruolate per le campagne in Oriente come
strumento per abbattere i seguaci di Mario
e conquistare il dominio su Roma, sancito
dalla sua nomina a dittatore. La democrazia
romana era ormai agli sgoccioli. E Giulio
Cesare, nipote di Mario, ne avrebbe tratto
le conseguenze.

Il trionfo
di Silla
Questo denario
di Silla raffigura
probabilmente
il dittatore stesso in trionfo su una quadriga.
Diventato lunico padrone di Roma, Silla stil
le famigerate liste di proscrizione, mandando
a morte migliaia di avversari politici.

COMBATTONO E MUOIONO
PER LA RICCHEZZA DI POCHI
Le tristi condizioni delle classi povere
di Roma sono efficacemente descritte
in questo passo di un discorso di Tiberio
Gracco, riportato (e forse abbellito)
da Plutarco: Le fiere che sono in Italia
hanno le tane e ciascuna di esse ha un
proprio giaciglio e un proprio rifugio;
mentre, a coloro che combattono
e muoiono per lItalia, non concesso nulla
se non laria e la luce, sono senza casa n
ricovero e vengono costretti a vagabondare
con i figli e con le mogli combattono
e muoiono per la ricchezza di pochi.

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I PROTAGONISTI

I FONDATORI DELLIMPERO:
CESARE E AUGUSTO
Intorno alla met del I secolo a.C. la Repubblica agonizzava tra scontri di fazioni,
crisi sociale e ambizioni personali. Emerse allora uno dei pi grandi uomini
della storia, Caio Giulio Cesare, che abbozz le linee della nuova struttura
destinata a reggere la societ romana per i secoli successivi: il Principato,
a cui il nipote ed erede di Cesare, Ottaviano Augusto, diede consistenza,
solidit e radicamento.

aio Giulio Cesare, uomo di sovrana


ironia e di aristocratico buon gusto,
avrebbe probabilmente arricciato il naso
allorch il suo erede adottivo, Caio Giulio
Cesare Ottaviano Augusto, si fregi del
titolo di Divi filius, figlio di un dio, asceso
al cielo dopo luccisione a opera di Bruto
e degli altri congiurati. Tuttavia riusc a fare
tante, ben riuscite e spesso impossibili
cose nel corso della sua vita (100 al 44 a.C.)
da rendere verosimile la sua origine divina.
Nato da una schiatta che faceva risalire
le sue origini ai re di Albalonga, e tramite
essi a Enea e alla dea Afrodite, ma
impoveritasi nel tempo, riusc poco
alla volta, con genio e volont, a far girare
intorno a s lintera storia del mondo.
Gaudente dalle mani bucate, donnaiolo
impenitente, aristocratico raffinato e perfino
schizzinoso, seppe essere soldato

Privilegio imperiale
Questo denario con il ritratto di Giulio Cesare
fu la prima moneta romana con leffigie
di una persona vivente.

coraggiosissimo, generale ispirato e geniale,


scrittore di razza, uomo politico di abilit
suprema, spregiudicato e al tempo stesso
concreto. Fu pontefice massimo, conquist
la Gallia, sbarc in Britannia, travolse in
una guerra civile Pompeo, considerato
condottiero insuperabile, impresse in pochi
anni il suo sigillo in ogni campo,
Le idi di Marzo
Cesare fu ucciso il 15 marzo del 44 a.C.
da 23 pugnalate, di cui una sola mortale.
Il dittatore cadde riverso ai piedi della statua
di Pompeo, allinterno della curia fatta
costruire proprio dal suo nemico di un tempo.
Lepisodio rievocato in questo dipinto
di Vincenzo Camuccini (1771-1844).

Laspetto di Cesare
Ecco il lato umano di Cesare secondo
Svetonio: Si dice che fosse di alta statura,
di carnagione chiara, ben proporzionato
e di fibra robusta Non sopportava
di essere calvo, soprattutto perch si era
accorto che suscitava le canzonature
dei suoi avversari.

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I PROTAGONISTI

Ricostruzione del
tempio di Marte Ultore
Al centro del Foro di Augusto
sorgeva il tempio di Marte Ultore
(Vendicatore), nel quale
si riuniva il Senato per decidere della
pace e della guerra e per accogliere le legazioni
straniere che venivano a Roma a fare atto
di sottomissione o a sottoscrivere alleanze.

dallurbanistica alla riforma del calendario.


Per abbatterlo fu necessario il pugnale
delluomo che amava come un figlio (e
forse lo era), Bruto. Ma la sua opera aveva
ormai indicato la strada da percorrere:
la sostituzione della Repubblica, con le sue
magistrature dalla durata annuale, incapaci
di governare un complesso pi vasto
dellEuropa attuale, con un potere imperiale
in grado di progettare e portare a termine
disegni coerenti e di ampio respiro.

Il timido autocrate
Quando il prozio Cesare, che in
mancanza di discendenti diretti lo aveva
nominato suo figlio adottivo ed erede,
cadde sotto i pugnali dei congiurati, Gaio
Ottavio ora Caio Giulio Cesare
Ottaviano aveva solo diciotto anni, una
salute cagionevole e un aspetto timido
e fragile. Sembrava, nonostante ladozione
prestigiosa, il meno dotato e importante
dei tre uomini (lui stesso, Marco Antonio

La moglie
di Augusto
Testa in
basalto
di Livia, terza
moglie di
Augusto, che
svolse un ruolo
di primo piano
sia accanto al
marito, sia accanto
al figlio, limperatore
Tiberio, dal quale
fu divinizzata dopo
la morte (29 d.C.).

UNA ROMA TUTTA NUOVA


Augusto esercit un enorme influsso non
solo sulla politica ma anche sullarchitettura
di Roma. Fece erigere molti monumenti
pubblici e religiosi, apr piazze, innalz
teatri e le prime terme stabili della capitale:
tutti interventi improntati a un classicismo
elegante e severo che era il marchio
di fabbrica dellarchitettura imperiale.
Anche i materiali di costruzione
cambiarono: al travertino, al tufo e alla
terracotta si sostitu il raffinato marmo
apuano (o lunense, come si diceva allora,
perch estratto vicino alla citt di Luni).

ed Emilio Lepido) che si spartirono


il potere. Eppure riusc a emergere come
trionfatore finale, sconfiggendo ad Azio,
nel 31 a.C., la flotta di Antonio e della
regina dEgitto Cleopatra. Da quel
momento comincia la storia imperiale
romana. Ottaviano dett infatti le basi
della struttura politica destinata
a governare il mondo mediterraneo
per mezzo millennio: unautocrazia
fortemente basata sul potere militare
ed esaltata dalla divinizzazione
del principe. Fu lui a creare molte delle
realt che poi avrebbero condizionato
le epoche successive: il corpo
dei pretoriani, guardia del corpo
del sovrano; lesercito permanente,
totalmente di mestiere; una burocrazia
basata su liberti, in sostituzione di quella
di nomina senatoriale; lutilizzo
sistematico delle arti come strumenti
di esaltazione e legittimazione del potere.
Diede ossa e muscoli allimprovvisazione
di Cesare. Non c dubbio che il titolo
di Augusto, laccresciuto (ma noi
diremmo forse il sommo, il grande)
sia stato ampiamente meritato.

In corazza da guerra
Pur non mostrando una particolare
attitudine per larte della guerra, Augusto,
qui raffigurato nelle vesti di comandante,
introdusse importanti riforme in campo
militare: tra queste listituzione di un esercito
permanente, il cui assetto rimase invariato
fino alla meta del III secolo d.C.

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I PROTAGONISTI

LA VERTIGINE DEL POTERE:


MESSALINA E NERONE
La parabola della dinastia giulio-claudia segue un andamento destinato
a diventare quasi rituale per le grandi famiglie imperiali romane:
un regime illuminato e tollerante, via via sostituito da unautocrazia
sempre pi sfrenata nei giochi di potere e nei comportamenti privati,
fino a provocare la reazione dellesercito.

aleria Messalina divenne, giovanissima,


la terza moglie di Claudio, quarto
imperatore della dinastia giulio-claudia.
Bellissima, intelligente e audace, aveva un
immenso ascendente sullanziano e timido
consorte, che non sapeva negarle nulla.

Messalina ne approfitt largamente,


perseguitando cittadini innocenti al solo
scopo di impadronirsi delle loro ricchezze
e intrecciando relazioni amorose sempre
pi sfrenate e sfacciatamente esibite,
fino a un matrimonio-farsa con un
giovane, Gaio Silio, la cui unica qualit
evidente era di essere luomo pi bello
dellImpero. Fu la goccia che fece
traboccare il vaso e spinse limperatore
a reagire, ordinando luccisione della
moglie e del suo amante.
Messalina fu sostituita da unaltra
moglie giovanissima, Agrippina,
che non le fu certo da meno
n come protagonista di scandali
n come orditrice di intrighi
politici: anzi, arriv ad avvelenare
il maturo consorte per spianare
lascesa al trono del figlio
prediletto, Nerone. E tuttavia
fu Messalina a passare alla storia
come archetipo dellimperatrice
scandalosa e dissoluta.
I figli di Messalina
Dal matrimonio tra Messalina
e Claudio nacquero due figli, Ottavia
e Britannico. La prima, sposa infelice
di Nerone, sar ingiustamente
accusata di adulterio; il secondo
perder la vita nel primo di una serie
di efferati delitti ordinati da Nerone.
A fianco, Messalina e Britannico.

Testa di Nerone
Testa in bronzo di Nerone proveniente dalla
Cilicia (I sec. d.C.). Limperatore era eccentrico
anche nel taglio dei capelli, che portava
pi lunghi del normale e a volte con boccoli
inanellati dal taglio scalato.

Parenti serpenti
Agrippina Minore (sopra), quarta moglie
di Claudio, si sbarazz del marito ricorrendo
allarma usuale negli intrighi di corte, il veleno.
Quindi pose sul trono il figlio Nerone che,
insofferente alla sua tutela, la fece uccidere
da un sicario.

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I PROTAGONISTI

Il martirio di Pietro e Paolo


Pietro e Paolo, qui raffigurati in un affresco
delle catacombe di San Gennaro a Napoli,
furono tra le vittime della spietata persecuzione
di Nerone, anche se la data esatta e le modalit
del martirio non sono facili da ricostruire.
Alcune fonti parlano del 64 d.C. per Pietro, altre
collocano ambedue i martiri nel 67; Tertulliano
parla semplicemente di crocifissione per Pietro;
scrittori pi tardi narrano di crocifissione
a testa in gi per il principe degli apostoli
e di decapitazione per Paolo.

Il dispotismo
di un giovane viziato
I primi anni di regno di
Nerone (54-68 d.C.) furono
caratterizzati da un governo
equilibrato ed efficiente, sotto
la direzione di due eccellenti
collaboratori, il prefetto del
pretorio Afranio Burro
e il filosofo Lucio Anneo
Seneca. Morto Burro nel 62 d.C.
e ritiratosi a vita privata Seneca,
la situazione peggior
rapidamente, sia nella vita
privata, con lesilio e poi
luccisione della prima moglie
dellimperatore, Ottavia, sostituita da
Poppea, sia nella sfera pubblica, dove
acquist triste fama il nuovo prefetto del
pretorio, Tigellino. Si ebbero processi
sommari, confische di beni, congiure
vere o presunte stroncate nel sangue
e una feroce persecuzione dei cristiani,
Un imperatore stonato
La musica, la poesia, il teatro erano
le vere passioni di Nerone. Fin da ragazzo
compose versi e da imperatore
si esercit fino allo sfinimento
nel canto per il quale
sembra fosse negato
e nello studio della cetra,
strumento che appare
in questa scultura
raffigurante Apollo
citaredo.

additati come colpevoli del disastroso


incendio che nel 64 d.C. devast unampia
parte di Roma. Sul piano militare le cose
non andarono meglio, con scacchi in
Armenia, rivolte in Britannia e una furiosa
sollevazione ebraica in Palestina. Finch,
nel 68 d.C., le legioni della Gallia e della
Spagna si ribellarono. La rivolta di Giulio
Vindice in Gallia venne repressa, ma
quella di Sulpicio Galba e Salvio Otone
nella Penisola Iberica ebbe successo.
Nerone, abbandonato da tutti, si fece
uccidere da uno schiavo. La gloriosa
dinastia di Giulio Cesare, la prima a
comandare sullImpero di Roma, era finita.
LA GRANDE PERSECUZIONE
Durante il regno di Nerone avvenne
la prima grande persecuzione dei cristiani,
minoranza non amata ma fino a quel
momento ampiamente tollerata nellImpero.
La ragione fu probabilmente contingente:
Nerone, accusato (quasi certamente a torto)
del catastrofico incendio del 64 d.C., aveva
bisogno di trovare un capro espiatorio su
cui riversare laccusa, e scelse questa setta
piccola e disprezzata. La persecuzione
fu di spietata e belluina crudelt. I cristiani,
secondo il racconto dello storico Tacito,
coperti di pelli ferine, vennero dilaniati
dai cani e, al tramonto del sole, arsi vivi
con le fiaccole notturne. Nerone offr i suoi
giardini per quello spettacolo, come se si
trattasse di un gioco circense; e in abito
da auriga si mescolava alla plebe oppure
sedeva su un cocchio.

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I PROTAGONISTI

GLI IMPERATORI FILOSOFI:


ADRIANO E MARCO AURELIO
Equilibrati nellesercizio del potere, colti e amanti delle arti, delle lettere,
della filosofia e al tempo stesso abili e talvolta spietati generali:
gli imperatori scelti per adozione nel II secolo rappresentano il punto
pi alto della parabola imperiale romana.

lcune fonti storiche sostengono


che Traiano ebbe molte esitazioni
a nominare erede e successore il suo
giovane congiunto Adriano, che aveva
vedute assai diverse dalle sue
in molti campi. Appena salito
al trono, infatti, questultimo
abbandon le tre province
orientali Assiria, Mesopotamia,
Armenia che Traiano aveva
annesso allImpero, facendogli
raggiungere la sua massima
estensione. Era una chiara
manifestazione del suo
desiderio di mantenere
la pace in tutto il mondo,
abbandonando con grande
disappunto di militari e
mercanti la politica espansiva
del predecessore. Per contro
si dedic a uninedita politica
di viaggi lungo tutte le province
dellimmenso dominio romano, per
conoscerne di prima mano problemi
e possibilit e per risolvere sul posto,
ove possibile, le questioni in sospeso:
unattivit che doveva trovare
espressivo ricordo nella stupenda
villa che limperatore costru presso
Tivoli, dove fece riprodurre dai suoi
architetti gli edifici che pi lo avevano
impressionato durante le sue
peregrinazioni.
Adriano era una personalit contraddittoria
e complessa: amante della Grecia ma fiero
sostenitore della superiorit romana,
mecenate avveduto e curioso e al contempo
Adriano, instancabile viaggiatore
Dal 121 al 134 (con una breve interruzione
nel 127 per tornare a Roma), Adriano,
qui raffigurato in un busto marmoreo,
viaggi ininterrottamente per lImpero.
Ovunque lasci benefici, opere pubbliche,
novit amministrative.

Cronaca di guerra
La Colonna Antonina fu eretta per ricordare
le vittorie di Marco Aurelio sui Sarmati
e i Marcomanni. Il suo lungo fregio spiraliforme
inizia con il passaggio delle truppe romane
sul Danubio e si dispiega in un crescendo
di scene di battaglia, allocuzioni
dellimperatore, distruzioni di case, esecuzioni
di prigionieri e sottomissioni di barbari.

generale sperimentato, conoscitore profondo


della macchina burocratica dellImpero
ma impaziente di ogni lungaggine, amante
appassionato (etero e omosessuale:
al suo favorito Antinoo eresse una splendida
citt lungo il Nilo) e verseggiatore non
secondario. A lui dobbiamo una delle pi
toccanti e serene meditazioni poetiche sulla
morte: Animula vagula blandula, hospes
comesque corporis, quae nunc abibis in
loca (Tenera anima vagabonda, ospite
e compagna del corpo, in quali luoghi
mai stai per andare). Il suo regno non
fu senza ombre, ma rappresenta comunque
uno dei vertici della civilt romana.

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I PROTAGONISTI

Marco Aurelio:
un filosofo sul trono
Il regno migliore di tutti i tempi: cos
pass alla storia lepoca di Marco Aurelio
(161-180 d.C.). Fu un imperatore colto,
saggio, equilibrato e competente,
che considerava la filosofia la propria
professione e un ingrato compito
il regnare. Eppure proprio in quel
luminoso periodo molti storici vedono
linizio del declino dellImpero.
Dopo cinquantanni di pace, alle frontiere
esplosero gravissimi problemi, che
minacciarono di polverizzare il confine
orientale e quello danubiano e costrinsero
limperatore a una serie di estenuanti
campagne militari. I legionari di rientro
da una di queste campagne, quella contro
i Parti, furono linvolontario veicolo
di unepidemia di peste che si diffuse
in tutto lImpero. Questo flagello falci
secondo alcuni storici circa met della
popolazione, con conseguenze a catena:
attivit produttive in caduta libera, crollo
delle entrate, mancanza di reclute per
lesercito, terre abbandonate e incolte.
E mentre le decimate legioni tentavano
di tamponare le invasioni germaniche
sul fronte danubiano, le truppe in Oriente
si ribellarono proclamando imperatore
il loro comandante Avidio Cassio.
Quello che Marco Aurelio, morendo
a Vienna nel marzo del 180, lasci
al successore era un impero squassato
fin dalle fondamenta.

Sacrificio agli dei


Questo rilievo rappresenta Marco Aurelio che
sacrifica davanti al tempio di Giove. Nonostante
le professioni di tolleranza, limperatore
non fu tenero con i cristiani che si rifiutavano
di rendere omaggio agli dei, atto che equivaleva
a rinnegare lo Stato romano.

I ricordi dellimperatore
Marco Aurelio, qui raffigurato in un busto
in oro, ci ha lasciato una preziosa eredit,
i Ricordi, unopera letteraria
in cui, accanto al racconto autobiografico,
emerge il rigoroso codice morale al quale
limperatore cerc di attenersi per tutta la vita.

LET DEI GRANDI MONUMENTI


Adriano e Marco Aurelio ci hanno tramandato alcuni tra i pi famosi
monumenti della storia romana: la Villa Adriana di Tivoli, il mausoleo
di Adriano a Roma (nucleo dellattuale Castel SantAngelo), la statua
equestre di Marco Aurelio (collocata poi da Michelangelo in piazza
del Campidoglio), la Colonna Antonina (eretta anchessa da Marco
Aurelio in onore del padre Antonino Pio) nellomonima piazza
di Roma, di fronte a palazzo Chigi. Sono testimonianze dello
splendido periodo vissuto nel corso del II secolo dallarte,
e in particolare dallarchitettura di Roma, giunta ormai ai vertici
della propria capacit tecnica e delle proprie possibilit espressive.
Ponte e Castel SantAngelo
Nel 134 d.C. Adriano inaugur un ponte sul Tevere, chiamato Elio,
che congiungeva il suo mausoleo con la citt di Roma. Quel ponte
esiste ancora, seppur rimaneggiato, ed chiamato SantAngelo,
lo stesso nome del castello costruito sulla struttura del mausoleo.

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I PROTAGONISTI

LA DIVISIONE DELLIMPERO:
DIOCLEZIANO E COSTANTINO
Per salvare lImpero dalla rovina, Diocleziano prese una decisione drastica:
la divisione del suo immenso territorio in due tronconi. Il successore Costantino
ne trasse le estreme conseguenze, togliendo a Roma il privilegio di capitale.

a trasformazione impressa
da Diocleziano alla struttura imperiale fu
radicale. Per poter difendere efficacemente
i confini e al tempo stesso affrontare le crisi
esterne, Diocleziano associ al trono
il fedele amico Massimiano, cui affid
il controllo dellOccidente, mentre lui
si occupava dellOriente. I due sovrani uniti
riuscirono in breve tempo a ripristinare
lordine, spazzando le bande di fuorilegge

(le bagaudae) che infestavano le province,


mettendo a freno i pirati franchi e sassoni,
rinsaldando le frontiere orientali. Subito
dopo venne intrapresa una completa
riorganizzazione della struttura dellImpero:
un nuovo sistema di successione al trono,
basato su eredi designati (cesari) che
sarebbero a loro tempo succeduti ai sovrani
titolari (augusti); un irrigidimento spietato
delle classi e delle professioni,
Unidea vincente
Comprendendo che i domini di Roma erano
troppo vasti per essere governati da un solo
monarca, Diocleziano ripieg sulla tetrarchia
(dal greco governo di quattro) ed ebbe
ragione: con un imperatore pronto a intervenire
in ogni angolo dellImpero le usurpazioni
divennero pressoch impossibili.
A fianco, particolare di un gruppo scultoreo
raffigurante i tetrarchi.
Il diadema imperiale
Costantino indossa il diadema imperiale
in questo particolare di un mosaico della chiesa
di Santa Sofia a Istanbul, lantica Costantinopoli.

Testa colossale di Costantino


Alla morte di Diocleziano lImpero fu conteso
da sei pretendenti: Massimiano, Massenzio,
Licinio, Galerio, Massimino e Costantino,
che dominava sulle provincie occidentali.
Fu questultimo a prevalere, dopo la decisiva
battaglia combattuta contro Massenzio al Ponte
Milvio, presso Roma, il 28 ottobre del 312.

LE PIETRE DELLIMPERATORE
Luso di pietre preziose, che con i loro
bagliori e riflessi multicolori circondavano
di splendore la figura del sovrano, conobbe
sotto limpero di Diocleziano unenorme
diffusione. Con sottile ironia si diceva che
limperatore pretendeva intarsi di gemme
persino nei calzari, cosa ritenuta infamante,
degna di sovrani dissoluti come Eliogabalo.
Sempre a Diocleziano, e alla sua pretesa
vanit (che era in realt unassai pi politica
volont di esaltare la carica imperiale,
ponendola fuori della portata delle persone
comuni), veniva collegata lintroduzione
come simbolo distintivo del diadema,
originariamente una semplice benda bianca
che cingeva la fronte dei sovrani ellenistici,
trasformata ora in prezioso ornamento
doro e di pietre preziose.

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I PROTAGONISTI

Tomba
di un cristiano
Questo frammento
di lastra sepolcrale,
databile tra la fine
del III e linizio del IV secolo,
raffigura un celebre episodio
del Nuovo Testamento:
la moltiplicazione dei pani.

che costringesse gli abitanti dellImpero


a fornire tasse e prodotti allo Stato anche
a scapito della loro libert economica
e civile; una totale riorganizzazione della
difesa con la creazione di limites, cio di
confini fortificati, virtualmente impenetrabili,
lungo tutto il perimetro imperiale; una lotta
senza quartiere alla religione cristiana,
considerata elemento di disgregazione
della compagine statale. Se la cura
imposta da Diocleziano non fu sufficiente
a risolvere i problemi dellImpero,
consent almeno la sua sopravvivenza
ancora per parecchi decenni.

La resa al cristianesimo
Il complicato sistema di successione messo
a punto da Diocleziano non funzion.
Al ritiro dellimperatore si scaten
immediatamente la lotta tra i successori
designati. Da questa emerse vincitore
Costantino: un imperatore destinato a restare
sul trono per ben un quarto di secolo
e a introdurre nellImpero le modifiche che
ne avrebbero connotato tutta la restante vita,
proiettandosi anche nel lontano futuro.
I cristiani, che avevano appoggiato
Costantino, ricevettero nel 313 piena libert
di culto e un peso rapidamente crescente

nellassetto statale. Roma venne abbandonata


come capitale a favore di una nuova Roma
eretta sul Bosforo, a cavallo tra Europa e
Asia: Costantinopoli, in cui la corte imperiale
si insedi nel 330 e che tramand per oltre
un millennio la tradizione imperiale romana.
SantApollinare in Classe
Edificata nel VI secolo, la basilica
di SantApollinare in Classe, alle porte
di Ravenna, presenta la tipica struttura
delle prime chiese cristiane.
Nella foto, la navata centrale e labside.

LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA


Grazie alla libert di culto concessa
da Costantino, i cristiani ebbero
la possibilit di erigere in piena tranquillit
le loro chiese, fino a quel momento celate
alla vista dei non adepti. Si pose perci
il problema di dare in breve tempo
una forma canonica alledificio di culto:
nacque cos la basilica, una costruzione
che mutuava il nome (e, in parte, la forma)
dalle omonime realizzazioni pagane,
che per svolgevano essenzialmente
funzione di aule giudiziarie. La tipica
basilica paleocristiana,
quale si configur ai tempi
di Costantino, era un edificio
rettangolare a tre
(eccezionalmente a cinque)
navate, con ingresso su uno
dei lati corti e unesedra
(o abside, come venne
chiamata) sullaltro lato
corto. La copertura era
semplicissima, a capriate,
anzich con i sistemi voltati
tipici delle costruzioni
imperiali; un ampio
quadriportico, riservato
ai catecumeni, cio alle
persone non ancora
battezzate, precedeva
ledificio.

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I PROTAGONISTI

GIULIANO LAPOSTATA
E GALLA PLACIDIA
Pur ancora forte ed esteso, lImpero era ormai entrato, nel IV secolo, nella
sua fase di decadenza, che divenne irreversibile nel secolo successivo.
Produsse tuttavia ancora grandi figure, come limperatore Giuliano
e la principessa imperiale Galla Placidia.
Labiura di Giuliano
Giuliano, qui raffigurato con la toga da filosofo
greco e la corona da sacerdote pagano, fu
educato nella fede
cristiana, che abiur
dopo essere entrato
a contatto con
le tradizioni pagane
e il misticismo
neoplatonico.
Per questo fu detto
lApostata.

iuliano, salito al trono per


acclamazione delle legioni galliche
nel 360 d.C., fu un imperatore allaltezza
dei grandi sovrani del II secolo, ai quali
cerc di ispirare la propria opera: Traiano,
Adriano e Marco Aurelio. Avvi una
grandiosa riforma legislativa, fiscale ed
economica dello Stato, che solo la brevit
del suo regno gli imped di condurre a
termine. E tuttavia entr nella storia quasi
solo per il tentativo, da lui compiuto, di
ripristinare lantica religione pagana, che
gli valse lepiteto, con cui universalmente
conosciuto, di apostata. Tale tentativo
Le basiliche pagane
Questo pannello decorativo faceva parte della
basilica annessa alla casa del console Giunio
Basso, costruita nel IV secolo sulla sommit
dellEsquilino a Roma. In tali luoghi
sincontravano gli ultimi rappresentanti
dellaristocrazia pagana dellUrbe.

Limperatrice dei Romani


Su questa moneta bizantina montata a ciondolo
impresso il profilo di Galla Placidia.

si scontr con la resistenza della parte


orientale dellImpero, ormai
profondamente cristianizzata. Ma avrebbe
forse avuto successo, anche per labilit
con cui il sovrano mutu, mettendole al
servizio delle sue idee, varie caratteristiche
della religione cristiana, come il sistema di
elemosine e beneficenza, se Giuliano non
avesse incontrato una repentina morte
durante una campagna contro i Persiani,
nel 363. Con lui scomparve lultimo
imperatore che tent di riallacciarsi
alla tradizione classica di Roma.

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I PROTAGONISTI

Una principessa nella bufera


Galla Placidia, figlia del grande imperatore
Teodosio, visse da involontaria
protagonista gli anni del crollo dellImpero
dOccidente. Nata intorno al 388, fu
educata a Roma, dove si trovava nel 410,
quando la citt fu saccheggiata dai Goti
di Alarico. Questi, abbandonando lUrbe
devastata, portarono con s come
prigioniera la principessa. Per anni
Galla Placidia segu, ostaggio di lusso,
le peregrinazioni dellorda barbarica, fino
a quando il matrimonio con Ataulfo,
cognato di Alarico, diede al tempo stesso
pace ai due popoli Romani e Goti
ferocemente contrapposti e alla giovane
donna, avviando una fusione che si
incarn nel figlio avuto dalla coppia,
battezzato Teodosio come il nonno.
La morte a breve distanza di tempo
del figlioletto e del marito (assassinato
a tradimento), ne rifecero una prigioniera,

LULTIMA COSTRUZIONE ROMANA


O LA PRIMA BIZANTINA?
Il mausoleo di Galla Placidia a Ravenna
(sopra) una piccola costruzione a pianta
cruciforme, dallesterno estremamente
semplice e spoglio, in mattoni a vista.
Linterno, per contro, un trionfo
di colori e di fregi, resi ancora pi
suggestivi dalla luce che filtra dalle lastre
di alabastro poste alle finestre: un contrasto
che, in questa tarda architettura romana,
anticipa con chiarezza e splendore
i caratteri della futura architettura bizantina.

che pot ritornare tra i Romani, alla corte


di Ravenna, solo dopo un cospicuo riscatto
in grano: unicamente, purtroppo, per
maritarsi con lambizioso generale
Costanzo, nei confronti del quale nutriva
una profonda repulsione. Dal matrimonio
nacquero due figli, Onoria e il futuro
imperatore Valentiniano III. Ma Galla
Placidia ne gio ben poco. Sempre pi
ritirata nel palazzo imperiale di Ravenna,
trov conforto nella fede cristiana e nelle
letture religiose. Donna colta, intelligente
e sensibile, fu travolta dai tempi, che
fecero di lei una pedina sullo scacchiere
politico. Eppure fu proprio la fragile
principessa, pur sempre pi concentrata
nei problemi dello spirito, a difendere per
quasi un quarto di secolo la dinastia,
incarnata dal suo erede Valentiniano,
mentre intorno il plurisecolare Impero
crollava sotto le invasioni di Svevi, Vandali,
Parti, Franchi, Unni. Mor a Roma nel 450,
ultima esponente di un mondo alla fine.
Il Cristo buon pastore
Questo mosaico, posto sulla porta dingresso del
mausoleo di Galla Placidia, un capolavoro
dellarte antica. La prospettiva
e i delicati colori creano
lillusione che gli oggetti si
perdano in una misteriosa
lontananza, mentre
su tutto domina,
aureolato doro,
il volto di
Cristo.

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