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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO
Author(s): Louis Cellauro
Source: Saggi e Memorie di Storia dell'Arte, No. 22 (1998), pp. 55, 57-128
Published by: Fondazione Giorgio Cini Onlus
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/43140099
Accessed: 18-07-2016 14:20 UTC
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Louis Cellauro

PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI


DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO

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edizioni del commentario latino di Guillaume

INTRODUZIONE

Philandrier, pubblicato senza il testo di Vitruvio nel 1544


La traduzione italiana e il commento del De

e nel 1545. Inoltre, l'epitome vitruviana compilata da

Architectura di Vitruvio - l'unico trattato di architettura

Diego de Sagredo e conosciuta con il titolo Medidas del

giunto fino a noi dall'antichit- apparsi nel 1566 per i tipi

Romano o, nella versione francese, Raison d'Architecture

dell'editore veneziano Francesco Marcolini, rappresenta-

Antique extraicte de Vitruve, riscosse un notevole succes-

no la pi sontuosa e significativa delle opere pubblicate

so e venne ristampata dieci volte tra il 1526 e il 1556.

dal patrizio, umanista e matematico veneziano Daniele


Barbaro (1514- 1 570) (1). Una seconda edizione rivista e

te nel 1547 e completata dopo nove anni, Barbaro pot

leggermente ampliata, bench di formato pi piccolo, fu

avvalersi dell'attiva collaborazione di Andrea Palladio,

pubblicata nel 1567 da Francesco de' Franceschi, che


nello stesso anno diede alle stampe anche un'edizione
latina dell'opera. Il programma rinascimentale di riscoperta dei testi letterari e scientifici del mondo classico

che non solo disegn le incisioni pi importanti ma forn

includeva anche i De architectura libri decern di Vitruvio,

antico, i templi, la basilica romana, e la sua ricostruzione

e Daniele Barbaro fu, tra gli studiosi rinascimentali, uno

della voluta ionica. Nel Rinascimento vi erano gi stati

dei principali ispiratori, patroni e artefici di questa risco-

altri esempi di collaborazione tra architetti e umanisti, il

perta e dell'opera di traduzione, emendamento, com-

pi significativo dei quali era stato indubbiamente quel-

mento e illustrazione del testo da cui fu accompagnata. Il

lo di Raffaello e Fabio Calvo nel secondo decennio del

Nella preparazione dell'opera, iniziata probabilmen-

anche il prezioso contributo delle sue conoscenze


archeologiche. Nel riconoscere il contributo di Palladio,
Barbaro cita in particolare i suoi studi sul teatro romano

trattato attrasse l'interesse degli eruditi e architetti uma-

Cinquecento. La padronanza delle lingue greca e latina e

nisti perch enunciava con grande chiarezza i principi


dell'architettura antica, che potevano trovare importanti

la profonda conoscenza del mondo classico e della matematica, facevano di Daniele Barbaro il curatore ideale di

applicazioni nella progettazione architettonica dell'epo-

Vitruvio. La mancanza di una sufficiente esperienza nei

ca. L'attrazione esercitata su Barbaro dall'opera di


Vitruvio si inseriva nel pi vasto interesse degli architetti

campi dell'architettura e dell'archeologia lo spinse tuttavia a ricercare la collaborazione di Palladio, i cui lavori di

e dei mecenati rinascimentali per l'architettura antica,

architettura, a detta di Barbaro, non avevano nulla da

che a sua volta rispecchiava il generale interesse per il

invidiare a quelli degli antichi. All'epoca della sua colla-

passato classico che caratterizz il Rinascimento. La


splendida edizione di Barbaro del 1556, bench prece-

borazione con Barbaro, Palladio aveva gi acquisito una

duta da altre edizioni di Vitruvio, e in particolare da quel-

gi progettato numerosi edifici. Sin dai tempi della sua

le di Fra Giocondo (1511) e Cesare Cesariano (1521),


segna il culmine della tradizione rinascimentale degli

to a un attento studio dell'opera di Vitruvio (come dimo-

studi vitruviani(2). Dall'invenzione della stampa fino al

strano alcuni studi giovanili su Vitruvio rinvenuti tra i

1556, vi erano state in effetti dieci edizioni del testo lati-

suoi disegni(3)) e, grazie a queste doti, che lo ponevano

no (incluse tre ristampe dell'autorevole edizione illustra-

molto al di sopra di un semplice illustratore, pot forni-

profonda conoscenza dell'architettura classica e aveva


collaborazione con Gian Giorgio Trissino, si era dedica-

ta del 1511 di Fra Giocondo), tre traduzioni in italiano,

re a Barbaro preziose indicazioni architettoniche e

una in francese e una in tedesco. Vi furono anche due

archeologiche per il suo commentario.

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Louis

Cellauro

1. LE XILOGRAFIE DELL'EDIZIONE MARCOLINI

formare un anfiteatro. L'emblema di Marcolini, raffigu-

DEL 1556: PATERNIT E STILE

rante la verit come figlia del tempo e stampato accanto


al colofone (p. [302]), raffigurato in un elaborato carti-

L'edizione vitruviana di Barbaro del 1556 un ampio

in folio (42,5 cm. x 29cm.), un formato molto simile a

glio nel verso dell'ultima pagina del libro, come nei libri

III e IV di Serlio, pubblicati sempre da Marcolini nel


1540 e nel -1537. L'incipit di ciascun libro ornato da

quello dell'edizione vitruviana di Como, pubblicata nel


1521 da Cesare Cesariano, e leggermente pi grande di

magnifiche, grandi iniziali xilografate, raffiguranti vedu-

quello del Libro appartenente all'Architettura di Labacco,

te di diverse citt, mentre ciascun capitolo inizia con let-

pubblicato a Roma nel 1552 (4 lem. x 28,5 cm.). Il volu-

me comprende 302(4) pagine e 131 xilografie, le cui

tere di dimensioni pi piccole, sul modello di quelle


create da Gabriele Giolito. Giolito svilupp con grande

dimensioni variano da 25 x 36 mm. a 426 x 500 mm. Vi

accuratezza l'idea di far corrispondere ogni iniziale con

sono otto illustrazioni a doppia pagina. Quindici fogli

una divinit mitologica(5); cos, in questo alfabeto

sono stampati come tavole, recto e verso. Alle pagine 21,

A=Amalthea, E=Euro, G=Ganimede, L=Leda,

71 e 85, le tavole originali sono state sostituite da altre

M=Meleagro, N=Nettuno, P=Persefone. I disegni ese-

recanti alcune correzioni e incollate sulle precedenti. Le

guiti da Giolito per la realizzazione di iniziali del tipo di

tavole alle pagine 39, 69, 71, 78, CXXV e CXXVII sono

quelle presenti nel Vitruvio di Barbaro, sono ispirati in

dotate di risvolti estensibili.

genere a incisioni gi esistenti; la Leda, per esempio,

L'edizione vitruviana di Barbaro del 1556 si apre con


un frontespizio architettonico; il titolo dell'opera inserito nella parte superiore di un arco sovrastante una figu-

copiata da un'incisione di Agostino veneziano, e il


Quinto Curzio da una di Raimondi.
Come afferma lo stesso Barbaro, le pi importanti

ra femminile eretta e recante uno scettro, che pu essere

incisioni della sua edizione di Vitruvio furono disegna-

identificata con la Regina virtus , data la sua somiglianza

te da Palladio, dal che si deve dedurre che la prepara-

con quella cos chiamata, presente nell'emblema di

zione dell'opera coinvolse anche altri artisti. Scrive

Domenico de' Franceschi, curatore dell'edizione del

Barbaro:

1570 dei Quattro Libri di Palladio. Sull'attico dell'arco

... ne i disegni delle figure importanti io ho usato l'ope-

sono collocate le allegorie dell'Aritmetica, della

re di M. Andrea Paladio Vicentino, il quale ha con incre-

Geometria, della Musica e dell'Astronomia [il

dibile proffitto tra quanti io ho conosciuto di vista, & per

Quadrivio], discipline che Vitruvio considerava indispensabili alla formazione dell'architetto (cat. n. 1). Il

fama, per giudicio d'huomini eccellenti, acquistato gran

verso del frontespizio occupato da un'incisione a piena

gli alzati, & de i profili, come nello seguire, & fare molti

nome si ne i sottilissimi, & vaghi disegni delle piante, de

pagina (370 x 263 mm.), rappresentante due uomini

& superbi edificij, si nella patria sua come altrove &

(quello con la corona pu essere identificato con

publici, & privati che contendono con gli antichi danno

Archimede, mentre l'uomo seduto con in mano un com-

lume a moderni & daranno meraviglia a quelli che verrano(6).

passo potrebbe essere un'immagine dello stesso Vitruvio


raffigurato con i lineamenti di Daniele Barbaro) , tra edi-

Sono sicuramente attribuibili a Palladio le illustrazioni

fici in rovina ed esempi di strumenti e macchinari

di carattere architettonico dei libri I-VI del De Architectura

descritti da Vitruvio (cat. n. 2) . La xilografia completa-

di Vitruvio, che presentano numerose analogie con altri

ta nella parte superiore da un cartiglio e dal blasone di

disegni dell'architetto vicentino, compresi quelli dei

Barbaro ed ripetuta alla fine del volume, a p. [301] , con

Quattro Libri. Le tecniche grafiche impiegate nell'edizione

l'aggiunta del registro in una targa in alto. A p. [296]

di Barbaro del 1556 - e in particolare l'uso costante della

stata inserita una nota aggiuntiva sul capitello ionico, con

proiezione ortogonale nella rappresentazione degli spacca-

un'illustrazione esplicativa a piena pagina a p. [297] (cat.

ti, la combinazione di prospetto e sezione nello stesso dise-

n. 75). Alla fine del volume (pp. [298-299]) stata

gno, l'assenza di ombreggiatura, come nel primo dei

aggiunta un'illustrazione dei teatri rotanti di Curione,

Quattro Libri , e l'uso di colonne "trasparenti" per permet-

basata sulla descrizione di Plinio il vecchio (H N,


XXXVI, XXIV, 116-120) e dotata di tavole gemelle gire-

tere la visione delle cornici dei portali - si devono considerare come tracce evidenti della mano di Palladio. Delle 74

voli (cat. n. 76). Le figure illustranti il teatro greco e quel-

xilografe presenti nei primi sei libri dell'edizione del 1556,

lo romano, contenute nel libro V, sono ripetute qui per

descritte nel catalogo, 70 possono essere sicuramente attri-

dimostrare come i due teatri potessero essere ruotati per

buite a Palladio sulla base di analogie stilistiche(7).

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Nulla di certo sappiamo invece degli altri artisti che

di Vitruvio, Franco venne incaricato di dipingere la pala

collaborarono alla preparazione delle xilografie. Selva(8)

dell'altare della cappella di famiglia a San Francesco

(1814) fu il primo a suggerire il nome di Giuseppe Porta

della Vigna(15), e potrebbe aver collaborato alla realizza-

come autore delle statue e dei rilievi ornamentali che

zione di alcune xilografie. Daniele Barbaro e Paolo

decorano i disegni architettonici di Palladio, e di alcune

Veronese potrebbero essersi conosciuti nel 1551, in occa-

particolari figure (pp. 4, 268 e 269). Casali(9) gli attribui-

sione della prima commessa veneziana del pittore, l'ese-

sce anche le figure A2v, S8v e Tir, a cui il catalogo

cuzione della pala dell'altare della cappella della famiglia

Martini(10) aggiunge A6v, A7r, C2v, R5r e R6r. Barbaro


cita Porta, "Nobile Pittore", nella sua nota relativa al

Giustinian, sempre a San Francesco della Vigna(16). I

capitello ionico. Giuseppe Porta(11), conosciuto anche

Giustinian erano infatti strettamente imparentati con i


Barbaro, tramite il matrimonio di Marc'Antonio

come Salviati il giovane (1520-70), era nato a

Barbaro, fratello di Daniele, con Giustiniana

Castelnuovo della Garfagnana, in provincia di Modena.

Giustiniani. Inoltre, secondo Sansovino, Daniele

Rimasto orfano in tenera et, fu adottato dal pittore fio-

Barbaro aveva fornito il programma iconografico degli

rentino Francesco de Rossi, meglio noto come Cecco

affreschi per i soffitti delle stanze del Consiglio dei Dieci

Salviati a causa della protezione accordatagli dal

(1553-55), realizzate da Veronese e dai suoi aiutanti.

Cardinale Salviati. Nel 1539 Giuseppe accompagn il

Il progetto per le illustrazioni di una nuova e aggior-

suo maestro a Venezia, citt dove rimase per il resto della

nata edizione di Vitruvio era stato formulato intorno alla

sua carriera, a parte un breve ritorno a Roma. Come pit-

met del Cinquecento dall'umanista Claudio Tolomei in

tore, Giuseppe Porta conosciuto soprattutto per i

una lettera del 1542, indirizzata a Agostino de' Landi e

dipinti e gli affreschi da lui eseguiti nella Libreria di San

pubblicata nel 1547 a Venezia, quando Daniele Barbaro

Marco a Venezia e in molte chiese e residenze private, e

aveva gi iniziato a lavorare alla sua edizione. E' addirit-

che gli valsero le lodi di Tiziano. Come Marcolini e

tura probabile che i due studiosi si siano incontrati nel

Daniele Barbaro, anche egli fu un grande appassionato di

1547, durante il viaggio a Padova e Venezia compiuto


dall'umanista senese in occasione della pubblicazione

matematica0 2). Subito dopo il suo arrivo a Venezia,


Giuseppe Porta cominci a intagliare maiuscole decora-

delle sue Lettere a Venezia. Nella sua lettera, Tolomei par-

te per le edizioni di Marcolini, e realizz, firmandola con

lava del bisogno di una nuova serie di illustrazioni, che

il suo nome per esteso, la grande xilografia per il fronte-

avrebbero dovuto riprendere quelle dell'edizione di

spizio dell'opera pi importante di Marcolini, Le Sorti ,

Vitruvio pubblicata da Fra Giocondo nel 1511, miglio-

pubblicata nel 1540(13). Egli fu anche probabilmente l'i-

rando lo stile dei disegni ed emendandone gli errori sulla

deatore del centinaio di illustrazioni di minori dimensio-

base dei progressi compiuti nell'interpretazione del testo.

ni, contenute nello stesso libro. Porta continu a lavora-

Occorreva inoltre inserire alcune nuove illustrazioni per

re nella bottega di Marcolini e nel 1552 pubblic la sua

completare l'edizione di Fra Giocondo. Scriveva Tolomei:

Regola di far perfettamente col compasso la voluta et del

Onde in questi ultimi tempi Fra Giocondo Veronese

capitello ionico..., pubblicata sempre da Marcolini e

per giova a questa bella arte fece in Vitruvio molte figu-

dedicata a Daniele Barbaro(14). Le statue e i rilievi orna-

re, lequale si veggono stampate, di che esso merita

mentali aggiunti ai disegni architettonici, come pure la

somma lode, havendo con l'ingegno, e fatiche sue molto

tavola allegorica stampata sul verso del foglio A2, raffi-

agevolato l'intendimento di questo autore. Ma perche

gurante due uomini circondati da rovine e da esempi di

nessuna cosa fumai insieme incominciata, e finita, ne uno

strumenti e macchinari descritti da Vitruvio, presentano

occhio solo pu vedere ogni cosa perfettamente: pero

numerose analogie con l'opera xilografica di Porta.

non meraviglia, se in alcune figure erro Giocondo, e

Non c' dubbio che la bottega di Marcolini costituis-

se un importante centro di produzione di xilografie e

meno meraviglia ancora s'egli trapasso molti luoghi


senza farvi la figura, liquali per maggior intelligenza n'ha-

che, come dimostra la diversit di stile delle illustrazioni

vrebben certamente bisogno. Da questi mossi costoro

del Vitruvio del 1556, vi lavorassero numerosi disegnato-

hanno animo rinovar tutte le figure disegnando le con pi

ri e intagliatori, oltre a Palladio. Tra gli artisti figurativi

bella gratia, e finezza che sara possibile, emendando quelle

che potrebbero essere stati utilizzati direttamente da

dove havesse errato Giocondo, e aggiungendone in vari j

Barbaro o da Palladio per i suoi disegni vi erano, oltre


Giuseppe Porta, Battista Franco e Paolo Veronese. Nel

luoghi molte altre, chora non vi sono, le quali cose porgon

grande aiuto a l'intendimento di questo autore [il corsivo

periodo in cui Barbaro stava preparando la sua edizione

mio](18).

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Louis

Questo programma, certamente noto a Daniele

Cellauro

essa permetteva di mostrare la larghezza dei muri, le

Barbaro, fu scrupolosamente seguito da Palladio nelle

sporgenze ("sporti") e le rientranze di tutte le parti di un

sue illustrazioni del Vitruvio di Barbaro. Le nuove illu-

edificio. Utilizzando la sciographia, un architetto poteva

strazioni riprendono in effetti molto da vicino quelle dell'edizione del 1511 di Fra Giocondo, a cui Palladio fa

presentare tutte le parti interne di un edificio progettato,

costantemente riferimento. Solo due illustrazioni posso-

parti interne di un corpo. Questa tecnica richiedeva tut-

no essere messe in relazione con l'edizione di Como del

tavia grandi capacit di riflessione e giudizio e molta pra-

1521 (la pianta del teatro romano e quella della casa


greca, quest'ultima pubblicata solo nella versione latina
del 1567). Le xilografie di Fra Giocondo, per quanto

tica, poich, a differenza del prospetto frontale, della

classiche ed erudite nel loro contenuto, appaiono piuttosto rozze e sommarie nella forma. Le illustrazioni di

come i disegni anatomici di un medico mostravano le

pianta e della prospettiva, il compito di rappresentare le


sporgenze e le rientranze, come pure le dimensioni delle
cornici, dei capitelli, delle basi, dei gradini e cos via, era
affidato interamente alla sezione (20). La definizione di

gnate con grande perizia, e gli edifici antichi descritti da

sciographia fornita da Barbaro implicava l'uso della


proiezione ortogonale, che viene infatti regolarmente

Vitruvio vi sono rappresentati su una scala molto pi

impiegata da Palladio nelle sue sezioni di edifici antichi.

Palladio, al contrario, sono molto pi dettagliate e dise-

ampia. Palladio dimostra di aver assimilato perfettamen-

L'impiego della proiezione ortogonale nello sviluppo di

te le tecniche illustrative e le convenzioni grafiche utiliz-

una sezione era necessario, a detta di Barbaro, per garan-

zate nelle illustrazioni delle pi recenti e lussuose pub-

tire un'accurata rappresentazione delle dimensioni di un

blicazioni di architettura, quali il Libro appartenente


all'Architettura di Labacco, pubblicato nel 1552(19), la

distorcono i rapporti di grandezza tra le diverse parti.

traduzione illustrata del De re aedificatoria di Leon

edificio, dato che le rappresentazioni prospettiche

nel 1550, e i libri III e IV dell'opera di Serlio, pubblicati

Questa tecnica venne sviluppata probabilmente in un


primo momento da Bramante e perfezionata nel corso
del secondo decennio del Cinquecento dai suoi allievi

rispettivamente nel 1540 e nel 1537 da Francesco

Antonio da Sangallo il giovane e Raffaello, che la utiliz-

Marcolini.

zarono nei loro disegni di edifici antichi e moderni.


Questo metodo di rappresentazione degli edifici viene

Battista Alberti, eseguita da Cosimo Bartoli e pubblicata

Nella sua ricostruzione degli edifici antichi, Fra


Giocondo si era limitato in molti casi a fornirne solo la

descritto da Raffaello in una lettera a Leone X, scritta tra

pianta, senza aggiungere il prospetto o la sezione. Il pro-

il 1513 e il 1519(21), e fu pubblicato per la prima volta in

cedimento seguito usualmente da Palladio prevedeva al

Italia nel 1540, nel libro III dell'opera di Serlio, che con-

contrario la presentazione dell'edificio antico nei suoi tre

tiene numerose sezioni di edifici che utilizzano la proie-

aspetti principali: primo, una pianta dell'edificio, corri-

zione ortogonale per descrivere gli spazi interni (per es.,

spondente alla definizione vitruviana di ichnografia,

fogli XL, XLIII). Palladio potrebbe averne appreso i

secondo, i prospetti dei muri esterni, comprendenti parte

principi da Antonio da Sangallo il giovane durante uno

delle decorazioni scultoree, disegnati in proporzione


accanto alla pianta e corrispondenti alla definizione

dei suoi primi soggiorni a Roma, anche se questa tecnica


era certamente nota anche a Giulio Romano, Serlio e

vitruviana di orthographia ; e, terzo, la sezione dei muri

Sanmicheli, che ebbero probabilmente dei contatti con

interni retrostanti, corrispondente alla definizione di

Palladio al tempo della gara per la progettazione della

sciographia fornita dallo stesso Daniele Barbaro. Questo

Basilica Vicentina. Come Antonio da Sangallo il giovane,

termine, tradotto in italiano con "profilo" (sezione), non

Palladio proveniva dalle fila degli artigiani e, diversa-

presente nei manoscritti di Vitruvio pervenutici, ma

mente da Bramante, Raffaello, Peruzzi o Serlio, che ave-

veniva proposto da Barbaro in sostituzione di scaeno-

vano iniziato le loro carriere come pittori, non aveva stu-

graphia. Quest'ultima, intesa da Barbaro come scienza

diato le tecniche del disegno prospettico durante il suo

dell'ottica e del disegno prospettico, era tuttavia da lui

apprendistato professionale. Tuttavia egli fornisce una

considerata utile all'architetto solo nei casi in cui era

rappresentazione prospettica di una trabeazione dorica

necessario utilizzare accorgimenti di carattere ottico


nella progettazione di un edificio o nell'architettura tea-

con mutuli e delle modanature delle cornici dei portali in


stile dorico, ionico e corinzio, descritte da Vitruvio nel

trale, in cui l'elemento prospettico delle scene era parte

libro IV, seguendo le tecniche illustrative utilizzate nei

integrante dell'edificio completo. Barbaro descrive in

libri III e IV di Serlio per la rappresentazione dei detta-

questo modo la grande utilit della sezione o sciographia :

gli architettonici.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 61

Nel Vitruvio di Barbaro, le ricostruzioni degli edifici

senza quasi totale di ombreggiature, rappresenta una

antichi di Palladio sono realizzate generalmente con una

novit rispetto alle precedenti pubblicazioni di architet-

tecnica mista, una met in prospetto e l'altra met in

tura, come i libri III e IV di Serlio e il Libro appartenente

sezione. Questo tipo di rappresentazione compare occa-

all'Architettura di Labacco, pubblicato nel 1552, le cui

sionalmente nei libri III e IV di Serlio (fogli XXVII, XL,

illustrazioni mantengono un pi spiccato carattere pittorico, dovuto a un uso costante del chiaroscuro. Tuttavia,

CLI) e deriva da una tecnica illustrativa utilizzata nei tac-

61 verso; Codice Corner fol. 39 recto) ampiamente cir-

questa scelta di stile sar in parte riconsiderata nelle edizioni latina e italiana del 1567, dove la reintroduzione

colati nel Rinascimento tra gli architetti e in particolare

delle ombreggiature in numerose tavole, oltre che nei

tra quelli veneti. Palladio se ne serve nel suo disegno del

disegni della nuova serie di xilografie attribuite a


Palladio, dimostra un certo ripensamento rispetto allo

cuini di disegni (per es. Codice Mellon fol. 41 recto; fol.

tempio rotondo presso il Tevere(22) (coli. Cornell), e in


quello del tempio di Marte Ultore, nel Foro di Augusto
(RIBA: Palladio XI/22)(23).

stile semplice e severo dell'edizione del 1556.


Nel Vitruvio di Barbaro, molte ricostruzioni di antichi

In una nota relativa al tempio anfiprostilo, Daniele

edifici, attribuibili a Palladio, li mostrano in uno stato di

Barbaro fornisce chiare indicazioni sullo stile grafico che

decadenza, con le pietre che vacillano e le erbacce che

desiderava fosse adottato nelle illustrazioni architettoni-

fuoriescono dalle crepe, quasi che si trattasse di autenti-

che della sua edizione di Vitruvio:

che rovine di antiche costruzioni. In ci, Palladio seguiva

Figurando la pianta, &lo impie, & alcuna volta il profilo, & i lati lascieremo le ombre, e solamente con linee

il modello stabilito da Philandrier nelle illustrazioni al

operando, proponeremo gli esempi adornandone qual-

volta nel 1544, e da Serlio nel libro III, dedicato alle anti-

suo commentario a Vitruvio, pubblicato per la prima

che parte, con diverse maniere di tagli, acciocch si sap-

chit romane, pubblicato da Marcolini nel 1540, per la

pia quali ornamento qual membro si convenga, & oltra

rappresentazione di prospetti parziali di edifici antichi e

i corpi intieri delle fabriche in forma conveniente faremo

delle trabeazioni classiche. La scelta di Palladio di rap-

da per se partitamente ogni membro di pi commoda,

presentare gli edifici antichi come rovine dimostra anche

maggior misura, di modo che ogni parte si potr con la

l'accrescersi di un interesse di tipo romantico per le rovi-

sesta misurare, & le figure nostre seranno come Sacme,

ne in quanto tali, che aveva iniziato a diffondersi intorno

che serviranno a tutti i fabricatori. Lascieremo d'empir i

alla met del Cinquecento con la pubblicazione del libro

fogli di figure minute, & facili, & non affatremmo la

di Hieronimus Cock sulle rovine romane (26), le cui illu-

quantit, & la sottilit delle figure adombrate, & in iscor-

zo, & in prospettiva, perche la nostra intenzione e, dimo-

strazioni furono utilizzate da Barbaro per la decorazione


della sua villa di Maser. In alcuni casi, non molto fre-

strare le cose, & non insegnare a dipignere(24).

quenti, Palladio sceglie di ricostruire gli edifici descritti

Le illustrazioni di Palladio per l'edizione Barbaro del


1556 di Vitruvio seguono scrupolosamente le indicazioni

da Vitruvio mediante schemi semplici e astratti, definiti

da una semplice linea di contorno, privi di portali e di

del curatore, come mostrano l'assenza di ombreggiature,

indicazione dei materiali. In altri casi, gli edifici sono

l'uso sistematico delle sole linee di contorno e l'indica-

invece ricostruiti interamente nella loro condizione origi-

zione sommaria della decorazione scultorea delle trabea-

nale, con una chiara raffigurazione di ogni dettaglio

zioni, raffigurata solo su una parte di esse. Quest'ultima

architettonico, inclusa l'indicazione dei materiali utilizza-

tecnica era ampiamente utilizzata nei taccuini di schizzi

ti nella costruzione, dell'ornamentazione scolpita e delle

rinascimentali, come per esempio il Codice Corner (per

statue acroteriali . Questa combinazione di romanticismo

es. fol 61 recto). Sulla scelta di questo stile grafico da

e di obiettivit scientifica del disegno, che caratterizza le

parte di Barbaro e di Palladio potrebbero aver influito le


illustrazioni del celebre trattato di Leon Battista Alberti,

illustrazioni di Palladio per il Vitruvio di Barbaro, un

l'opera moderna pi frequentemente citata nei commen-

che ritroviamo gi, per esempio, nel taccuino di schizzi di

atteggiamento tipico dell'archeologia del Rinascimento,

tari di Barbaro. In quest'opera, redatta intorno alla met

Giuliano da Sangallo, iniziato nel 1465 a Roma e conser-

del Quattrocento, Alberti sottolineava la differenza tra il

vato attualmente in Vaticano (27).

modo di disegnare dei pittori e quello degli architetti, a

Non stato ritrovato alcun disegno originale delle

cui era consigliato di evitare l'uso della prospettiva e


delle ombreggiature (25). Lo stile grafico adottato da

xilografie delle edizioni di Barbaro del 1556 e del 1567,

Palladio nel Vitruvio di Barbaro, caratterizzato da un'as-

i manoscritti preparatori del testo italiano, conservati

n tra i disegni di Palladio che ci sono pervenuti, n tra

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Louis

nella Biblioteca Marciana di Venezia. E' probabile che

Cellauro

avrebbero avuto una grande importanza nei successivi

siano stati tutti consumati per la produzione delle xilo-

sviluppi dello stile architettonico del loro autore.

grafie, come fa ritenere la penosa descrizione delle tec-

Palladio fu anche il primo illustratore di Vitruvio a for-

niche utilizzate dagli incisori fornitaci da Philibert de

nire cinque differenti immagini dell'atrio della casa

l'Orme: "Gli incisori hanno l'abitudine di bagnare e a


volte perfino di bollire le illustrazioni [disegnate] ,

romana, ricostruito sia in pianta, sia in sezione (30). Nel


relativo commento, Barbaro definisce l'atrio come una

prima di incollarle sulle matrici lignee per eseguire l'in-

delle parti principali della casa romana, quella attorno

cisione"^. Nel pubblicare questo brano, Dinsmoor

alla quale ruotavano tutti i membri minori dell'edificio,

giunge a questa conclusione: "dato che il procedimento


di incollatura sui legni esigeva la completa distruzione

giungendo alla conclusione che i termini atrium e cavum

dei disegni, evidente che non c' alcuna speranza di


ritrovare i disegni originali di un libro pubblicato in

mini indicavano infatti la sala all'ingresso della casa, con


questa differenza, che il termine cavum aedium si riferiva

quest'epoca" (29).

alla parte centrale scoperta, mentre la parola atrium desi-

aedium si riferivano allo stesso ambiente. Entrambi i ter-

Alcune illustrazioni di Palladio sono collegate al testo

gnava la zona coperta che la circondava(31). L'edizione di

mediante un indice di lettere, che crea un complicato

Barbaro del 1556 fornisce anche un'interpretazione

sistema di riferimenti incrociati tra il testo scritto e l'ap-

nuova e aggiornata della basilica di Vitruvio a Fano - la

parato illustrativo. Grazie a questo sistema, il testo e le

prima ricostruzione di questo edificio in accordo con il

figure vengono a formare un insieme perfettamente inte-

testo di Vitruvio che sia stata pubblicata - la quale, tutta-

grato. L'edizione vitruviana di Barbaro segue in ci il

via, potrebbe essere stata forse suggerita dal disegno

modello di alcune illustrazioni dei libri III e IV di Serlio,

della stessa basilica di Giovanni Battista da Sangallo, mai

e quello di alcune innovative pubblicazioni di anatomia,

dato alle stampe e inserito nella sua copia dell' editio prin-

come il De Humani corporis Fabrica di Andrea Vesalio,

ceps di Sulpicio da Veroli, pubblicata tra il 1486 e il 1492.

pubblicato a Basilea nel 1543. In altri casi, le diverse parti

Entrambe le ricostruzioni mostrano una basilica a tre

delle illustrazioni sono contraddistinte da lettere, che

navate, scandita da colonne monumentali affiancate da

rimandano a un indice contenenti i relativi termini archi-

pilastri (parastaticae) , che sorreggono un piano superio-

tettonici latini, greci e italiani, posto nella pagina a fron-

re. Infine, altre illustrazioni collegate agli studi vitruviani

te o al di sopra dell'illustrazione stessa. Questo espedien-

di Barbaro e do Palladio non furono pubblicate nelle

te pedagogico - impiegato in modo sistematico nelle edi-

edizioni del 1556 e del 1567, ma furono inserite da

zioni latina e italiana del 1567 - era stato introdotto da

Palladio nel proprio trattato di architettura, i Quattro

Fra Giocondo nella sua edizione di Vitruvio del 151 1, ed

Libri dell'Architettura, pubblicati nel 1570. Si tratta di

era stato occasionalmente utilizzato da Serlio. Anche

illustrazioni riguardanti la fattoria romana e gli oeci,

Andrea Vesalio aveva fatto ricorso a questo tipo di dida-

compreso Y oecus aegyptius, che non erano mai stati ricostruiti in nessuna edizione di Vitruvio.

scalie nelle sei tavole pubblicate senza titolo a Venezia


nel 1538, ma note come le Tabulae Anatomicae Sex,
quando era Professore di chirurgia alla Facolt delle arti

dell'universit di Padova (1537-42), dove Barbaro comp


i suoi studi.

Le illustrazioni di Palladio alle edizioni di Barbaro

Le tavole di Palladio sono estremamente accurate e

seguono scrupolosamente le indicazioni di Vitruvio.


L'aderenza delle illustrazioni al testo rispecchia l'atteggiamento di Barbaro, che voleva che illustrazioni fornissero una ricostruzione fedele dell'architettura vitruviana,

so nell'interpretazione di Vitruvio rispetto alle preceden-

basata su approfondite ricerche filologiche e archeologiche. Al contrario di altri editori di Vitruvio, come

ti edizioni di questo autore, e rappresentano lo splendi-

Cesariano, Philandrier e Martin, Barbaro non ritiene

del 1556 e del 1567 mostrano un considerevole progres-

do culmine della tradizione illustrativa rinascimentale

quindi necessario inserire un'illustrazione dell'ordine

dell'opera vitruviana. Rispetto all'edizione di Fra

composito, del tutto sconosciuto a Vitruvio. Inoltre nelle

Giocondo del 1511 e alle successive edizioni di Vitruvio,

sue edizioni le ricostruzioni degli edifici di ordine dorico

Palladio aggiunse molte nuove illustrazioni, come la

e ionico descritti da Vitruvio utilizzano costantemente

sezione e il prospetto della casa romana, ricostruita per la

l'abaco dorico vitruviano, che sporge solo di due modu-

prima volta con un portico con frontone, la sezione del

li e un sesto dal corpo della colonna e la base ionica vitru-

teatro romano descritto da Vitruvio e il prospetto della

viana (composta da un toro superiore, una scozia, un

scaenae frons dello stesso teatro, tutte ricostruzioni che

doppio astragalo e un'altra scozia situata immediatamen-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 63

te al di sopra di un plinto) di cui, come osserva Palladio,

ridisegnare tutte le illustrazioni della nuova edizione

non si conosceva alcun esempio antico, fornendo cos

vitruviana.

un'ulteriore dimostrazione della sua scrupolosa fedelt al

Palladio venne tuttavia sicuramente incaricato di

testo latino. Barbaro sottolinea tuttavia ripetutamente

eseguire una nuova serie di disegni per le nuove edi-

che Vitruvio non considerava le proprie indicazioni come

zioni del 1567. Bench nei riconoscimenti delle nuove

regole ferree e inamovibili, ma piuttosto come linee

edizioni non sia menzionata la collaborazione di

guida, che gli architetti intelligenti potevano modificare,


come raccomandava lo stesso Vitruvio, a seconda delle

Palladio, le tecniche grafiche della nuova serie di xilo-

necessit, tenendo conto delle condizioni visive e topo-

grafie presentano numerose analogie con le tavole dei


Quattro Libri; inoltre Palladio pubblic senza quasi

grafiche. Questo anche indubbiamente lo spirito che ha

nessun cambiamento nel suo trattato le ricostruzioni

guidato Palladio nel suo lavoro di ricostruzione degli edi-

della casa greca e del Foro romano, apparse per la

fici antichi, come suggerisce lo stesso Barbaro nel suo

prima volta nelle edizioni del 1567. L'edizione italiana

commento alla tavola contenente la sezione del teatro

in quarto dei commentari di Barbaro include una serie

romano, dove si spiega'che la figura in questione si allon-

di nuove ricostruzioni di edifici descritti da Vitruvio,

tana dalle indicazioni date da Vitruvio nell'altezza delle

che non compaiono nell'edizione Marcolini, come gli

colonne del colonnato superiore della cavea, in confor-

atri tetrastilo, tuscanico, displuviato e testudinato, raf-

mit al principio dell'adattabilit delle regole a specifiche

figurati in pianta e in sezione, il bagno romano, la pale-

condizioni visive e topografiche, sostenuto dallo stesso

stra greca e il foro romano. L'edizione latina comprende anche una ricostruzione in pianta della casa greca,

Vitruvio(32).

che non compare nelle edizioni italiane del 1556 e del


1567. Inoltre, la pianta della citt romana contenuta
II. LE XILOGRAFIE DELLE EDIZIONI DE'

nell'edizione Marcolini, con i suoi bastioni fortificati

FRANCESCHI DEL 1567 (LATINA E ITALIANA)

tipicamente rinascimentali, sostituita da una ricostru-

La maggior parte delle xilografie contenute nelle


edizioni del 1567 sono copie in formato ridotto delle

zione pi aderente al testo originale e dotata di torri


rotonde al modo antico. L'esecuzione di queste nuove
illustrazioni e delle rare tavole modificate con l'aggiun-

illustrazioni del 1556, con alcune omissioni, associa-

ta dell'ombreggiatura, molto simile a quella delle

zioni su un'unica xilografia di soggetti presentati separatamente nell'edizione del 1556 e anche con qualche

figure contenute nel secondo, nel terzo e nel quarto dei

aggiunta. E' evidente che Barbaro ha cercato di confe-

tardi (le illustrazioni del libro I sono prive di ombreg-

rire alle pagine un aspetto pi grafico e organizzato


con l'impiego delle tecniche di ombreggiatura, la standardizzazione del loro formato e una maggiore attenzione alla disposizione dei disegni e dei diagrammi al
loro interno. Le copie in formato ridotto delle xilogra-

Quattro Libri, che furono pubblicati solo tre anni pi

giature e sono pi simili a quelle dell'edizione


Marcolini di Vitruvio del 1556).

CONCLUSIONI

fie del 1556 per le nuove edizioni vennero eseguite da


un certo Giovanni Chrieger (Johannes Krger) (33). Il

Il valore principale dell'opera di Barbaro legato

nome di questo maestro di origine tedesca, e presumibilmente ancora tirocinante, compare per la prima

per noi al ruolo che essa svolse nel successivo sviluppo

volta nelle cronache veneziane intorno alla met degli

con Barbaro contribu certamente alla maturazione dei

dello stile architettonico di Palladio. La collaborazione

anni sessanta del Cinquecento, associato a quello di

primi studi vitruviani di Palladio, avvenuti sotto la

Francesco de' Franceschi. La prima opera pubblicata


a Venezia con le sue xilografie e di cui ci sia giunta
notizia, l'edizione di Serlio del 1566, dedicata a

guida di Gian Giorgio Trissino, come dimostra l'evolu-

Daniele Barbaro e stampata da Francesco de'

zione della sua produzione architettonica a partire


dalla met degli anni cinquanta del Cinquecento, cio
in corrispondenza con la fase di maggior impegno della

Franceschi. Si pu presumere che questo tecnico della

sua collaborazione con Barbaro. Palladio, che sin dai

xilografia fosse in grado di eseguire da solo la maggior

primi anni della sua attivit professionale aveva scelto

parte del lavoro di conversione da un formato in folio


a uno in quarto, risparmiando a Palladio la fatica di

Vitruvio "per maestro e guida "(34), condivideva quasi


certamente l'atteggiamento di Barbaro verso questo

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Cellauro

autore, che gli lasciava un margine di manovra suffi-

classica, come il frontone, le colonne e alcuni dettagli

ciente a consentirgli, da un lato, di attribuire la massima autorevolezza al testo antico e, dall'altro, di mante-

degli ordini, quali i triglifi, i dentelli e i mutuli, erano

nere una certa autonomia e di non trasformarsi in un

pedissequo seguace di Vitruvio. Di conseguenza,

costruzioni in legno(35). Palladio deve probabilmente a


Vitruvio la sua concezione flessibile delle regole archi-

Palladio pu mostrarsi pi fedele a Vitruvio nelle ricostruzioni di edifici antichi realizzate per l'edizione di

tettoniche, che possono essere modificate a seconda


dei luoghi e delle necessit, con il ricorso a correzioni

Barbaro, di quanto non appaia nella propria attivit di


architetto. Ci appare evidente, per esempio, nell'uso

ottiche per risolvere specifici problemi visuali. Anche il

costante nelle edizioni di Barbaro della base ionica

vitruviana e dell'abaco dorico vitruviano, sporgente


solo per due moduli e un sesto, che non utilizz mai

derivati da alcune caratteristiche delle primitive

metodo di calcolare l'ampiezza degli intercolunni sulla


base del diametro di una colonna e la regola della riduzione di un quarto dell'altezza delle colonne degli ordini sovrapposti, sono di origine vitruviana.

negli edifici progettati personalmente. Molti dei grandi

L'importanza della proporzione negli edifici proget-

temi architettonici palladiani, tuttavia, sono gi presen-

tati da Palladio rappresenta un altro lascito di Vitruvio,

ti nelle sue illustrazioni del Vitruvio: la ricostruzione

che le attribuisce un ruolo centrale nella sua teoria archi-

del teatro antico, utilizzata pi tardi come base per la

tettonica. Infine, Palladio ha fatto propri i sei atteggiamenti mentali dell'architetto vitruviano, cio ordine, sim-

progettazione del Teatro Olimpico; le colonne monumentali affiancate da pilastri che sostengono un piano
superiore, impiegate nella Villa Sarego e presenti in

metria, euritmia, disposizione, ornamento e distribuzio-

ne, che rappresentavano secondo Barbaro la fonte di

molti disegni dei Quattro Libri ; e la casa con un porti-

tutto ci che di eccellente era stato realizzato in architet-

co con frontone, derivata quasi certamente dalla teoria

tura. Attraverso Vitruvio, che a sua volta si era larga-

vitruviana della storia dell'architettura, secondo l'inter-

mente ispirato alle fonti greche, i concetti inerenti alla

pretazione che ne aveva dato Barbaro, secondo la quale


alcuni dei pi importanti elementi dell'architettura

teoria architettonica greca si trasmisero nella teoria e


nella pratica architettonica di Palladio.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 65

CATALOGO DELLE XILOGRAFIE

1. Frontespizio, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

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Cellauro

2. Allegoria dell'Architettura, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del


1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

3. Prospetto parziale del portico persiano, dall'edizione Marcolini di


Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

I. LE XILOGRAFIE DELL'EDIZIONE MARCOLINI

Quadrivio], discipline che Vitruvio considerava indi-

DEL 1556, LIBRI I-VI

spensabili alla formazione dell'architetto. Tra le mezze

colonne dell'arco sono visibili a sinistra un'allegoria


dell'Architettura (la figura con in mano un compasso) e

1. FRONTESPIZIO p. [1], fig. 1.

a destra una figura bifronte che sorregge una sfera armillare, di difficile identificazione.

L'edizione vitruviana di Barbaro del 1556 si apre con

L'arco trionfale una versione leggermente modifica-

un frontespizio architettonico; il titolo dell'opera inse-

ta dell'arco dei Gavii a Verona, progettato nel primo

rito nella parte superiore di un arco sovrastante una figu-

secolo d.C. da Lucius Vitruvius Cerdo, un liberto appar-

ra femminile eretta e recante uno scettro, che pu essere

tenente alla stessa famiglia di Vitruvius Pollio, che in

identificata con la Regina virtus, data la sua somiglianza

epoca rinascimentale veniva confuso a volte con l'autore

con quella, cos chiamata, presente nell'emblema di

dei De architectura libri decern, come accade nel De ori-

Domenico de' Franceschi, responsabile dell'edizione del

gine et amplitudine civitatis Veronae di Saraina, pubblicato a Verona nel 1540(36).

1570 dei Quattro Libri di Palladio. Sull'attico dell'arco

sono collocate le allegorie dell'Aritmetica, della


Geometria, della Musica e dell'Astronomia [il

Questa illustrazione l'unica, tra quelle attribuibili a ;

Palladio, a far uso di tecniche di ombreggiatura. '

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 67

2. ALLEGORIA DELL'ARCHITETTURA p. [4], flg. 2.


Il verso del frontespizio occupato da una xilografia
a pagina intera (370 x 283 mm.), raffigurante due uomini circondati da edifici e da esempi di strumenti e macchine descritti da Vitruvio (37). L'uomo in piedi con una

corona pu essere identificato con Archimede, mentre

l'uomo seduto con in mano un compasso potrebbe rappresentare Vitruvio con le fattezze di Daniele Barbaro.

L'incisione allude alla tripartizione dell'architettura, enunciata da Vitruvio nell'introduzione al De architectural l' Aedi ficatio, libri I-VIII, a cui si riferiscono le
rovine di edifici e il fusto di una colonna raffigurato in

primo piano; la Gnomonica , cio la fabbricazione di


strumenti per misurare il tempo, discussa da Vitruvio .
nel libro IX, rappresentata da una sfera armillare
(un'allusione all'astronomia), un sestante, il quadrante dell'orologio ad acqua di Ctesibio, secondo la ricostruzione contenuta nel libro IX del Vitruvio di

Barbaro, e da una meridiana appesa su una torre


rotonda visibile sullo sfondo; la Machinado, che tratta

degli strumenti meccanici, rappresentata in primo


piano da una gru, una tenaglia, una carrucola, una
testuggine (una macchina bellica antica che aveva lo
scopo di colmare i fossati per permettere lo sfonda-

mento delle mura di una citt assediata) e da un


modello in miniatura di un tympanum o ruota ad
acqua, che serviva a sollevare l'acqua, tutti apparecchi
descritti da Vitruvio nel libro X. Gli strumenti musi-

cali visibili sotto lo scrittoio a cui seduto l'uomo con

la barba e il compasso, alludono al ruolo della musica


nell'educazione dell'architetto e nel disegno architettonico. L'importanza della matematica e della tecnologia nell'architettura simboleggiata dalla raffigurazio-

ne allegorica dello scienziato greco Archimede con in


mano la corona di Gerone (la sua scoperta della legge
del galleggiamento dei corpi menzionata da Vitruvio
nel libro IX, prefazione, 9-12). La xilografia comprende inoltre un cartiglio posto alla sommit del foglio e
il blasone di Barbaro, ed ripetuto alla fine del volume, (p. [301]), con l'aggiunta del registro in una targa
in alto.

La xilografia stata attribuita da Selva, Casali e dal


catalogo Martini, sulla base di considerazioni stilisti-

che, a Giuseppe Porta, che probabilmente anche


l'autore delle statue e dei rilievi ornamentali presenti
nelle incisioni attribuite a Palladio. Vengono unanime4. Barbaro prigioniero, Museo Archeologico Nazionale, Napoli (foto:
Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Soprintendenza archeologica delle provincie di Napoli e Caserta, Napoli).

mente attribuiti a Porta anche i legni delle pagine 268


e 269, ai quali il catalogo Martini aggiunge quelli 16v,
A7r, C2v, R5r e E6r.

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Cellauro

3. PROSPETTO PARZIALE DEL PORTICO

PERSIANO p. 12, fig. 3.

L'ordine persiano un'invenzione cinquecentesca,


basata sulla descrizione vitruviana di un portico esistente

a Sparta, caratterizzato da statue di persiani addossate


alle colonne (I, i, 6)(38). Esso figurava gi nell'edizione di
Fra Giocondo (1511) e venne ripetuto nelle edizioni successive. Cesariano, per esempio, ma anche Jean Martin,

inseriscono un'illustrazione dell'ordine persiano nelle


proprie edizioni. Le figure nell'edizione di Barbaro, tut-

tavia, non derivano da queste ultime, ma sono basate


sulle statue di prigionieri barbari, che all'epoca, secondo

quanto scriveva Philandrier nel 1544, si trovavano nel


palazzo dei Colonna a piazza SS. Apostoli, e attualmente
sono conosciute come i Prigionieri Farnese e conservate

nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli (figg. 4-5).


Il Philandrier osserva nelle sue Annotationes che

Vitruvio doveva riferirsi a statue di "barbari" simili a

queste nella sua descrizione del "portico persiano", dove


erano utilizzate per sostenere la trabeazione (39). Oltre che

nella ricostruzione di Barbaro, le statue figurano con lo


stesso ruolo anche nel Parallle de l'architecture antique
et de la moderne di Frart, pubblicato nel 1650(40).

Le caratteristiche architettoniche del portico nel-

l'edizione di Barbaro riflettono la profonda conoscenza dei monumenti romani di Palladio. I dadi

incurvati, per esempio, utilizzati anche da Raffaello


nella Loggia di Villa Madama, erano ripresi dall'arco
di Portogallo a Roma, distrutto nella seconda met
del Seicento (1662), sotto il pontificato di Alessandro
VII, da Carlo Fontana(41). La scelta di raffigurare la
costruzione come un rudere, ripetuta in molte altre
ricostruzioni di Palladio nella stessa opera, segue la
convenzione stabilita da Serlio nel libro III, pubbli-

cato nel 1540, nella rappresentazione di prospetti


parziali dei monumenti antichi e delle trabeazioni
classiche.

4. PROSPETTO PARZIALE DEL PORTICO DELLE

CARIATIDI p. 13, fig. 6.


L'illustrazione di Palladio una ricostruzione del portico delle cariatidi, basata su un passo di Vitruvio (libro
I, i, 5) in cui viene sottolineata l'importanza che la storia

doveva assumere nell'educazione enciclopedica dell'architetto. Durante il Rinascimento, esistevano molte statue antiche chiamate cariatidi, come risulta dal catalogo

5. Barbaro prigioniero, Museo Archeologico Nazionale, Napoli (foto:


Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Soprintendenza archeologica delle provincie di Napoli e Caserta, Napoli) .

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 69

7. Composizione architettonica con persiani e cariatidi di Marcantonio


Raimondi (foto: The British Museum) .

queste ultime, n da statue antiche conosciute nel


Rinascimento, ma si basano su una stampa di
Marcantonio Raimondi, datata ca. 1520-1524, che raffi-

gura una composizione architettonica con persiani e


6. Prospetto parziale del portico delle cariatidi, dall edizione Marcolini
di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

cariatidi (fig. 7). Le cariatidi di Raimondi servirono pro-

babilmente da modello a quelle del Vitruvio di Barbaro,


anche se queste ultime sono fornite di capitelli corinzi e
non ionici.

delle statue antiche redatto da Ulisse Aldroandi, Delle


statue antiche che in tutta Roma in diversi luoghi, & case

si veggono , pubblicato nel 1556(42). La pi celebre era,

5. PIANTA DI UN TEMPIO IONICO DIPTERO

tuttavia, un frammento romano di Aspasia, proveniente

OCTASTILO, A ILLUSTRAZIONE DELLA

da un portico con cariatidi vicino al tempio di Marte

DEFINIZIONE VITRUVIANA DI ICHNOGRAFIA p.

Ultore, ben documentato dai disegni cinquecenteschi di

21, fig. 8.

Giuliano da Sangallo e Baldassare Peruzzi e dagli schizzi

del Codice Corner e del Codice Destailleurs. Il portico

La xilografa presenta la pianta di un tempio ionico dip-

con cariatidi figurava gi nell'edizione di Vitruvio di Fra

tero octastilo sistilo, per illustrare la definizione vitruviana di

Giocondo e riappare nelle edizioni successive, comprese

ichnographia, che corrispondeva alla prima delle tre "idee" di

quelle di Cesariano (1521) e Jean Martin (1 547) (43). Le

ricostruzione grafica o "disposinone". L'interpretazione del

figure dell'edizione di Barbaro non derivano tuttavia da

termine presentava poche difficolt: esso si riferisce infatti

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Louis

Cellauro

zione di sciographia fornita da Barbaro.

L'interpretazione del termine orthographia, come


quella di ichnographia, non presentava particolari diffi-

colt: questa tecnica serviva semplicemente a mostrare


l'altezza e l'aspetto esteriore degli edifici in questione. IY
termine sciographia, come stato precisato pi in alto,

corrispondeva invece all'emendamento, proposto dallo


stesso Barbaro, della definizione vitruviana di scaenographia, che era correttamente intesa dagli studiosi del
Rinascimento - a cominciare da Fra Giocondo - come

un disegno prospettico(44). Barbaro traduce sciographia

con sezione ("profilo"), elencandone i numerosi vantaggi: essa consente di mostrare lo spessore dei muri, le

sporgenze ("sporti") e le rientranze di ciascun membro

dell'edificio, le dimensioni di cornici, capitelli, basi e


cos via. Come dimostrano le illustrazioni di Palladio, il

concetto implicava l'uso della proiezione ortogonale,


costantemente utilizzata da Palladio nelle sezioni dise-

gnate per l'edizione Marcolini. Barbaro concedeva tuttavia che la scaenographia o "prospettiva" (che indicava
sia il disegno prospettico, sia la scienza dell'ottica, men-

tre nel Rinascimento per designare l'ottica si utilizzava

il termine latino perspectiva) era indispensabile all'architetto per effettuare aggiustamenti ottici rispondenti

alle condizioni visive e nel campo dell'architettura tea-

trale, dove l'elemento prospettico della scena era parte


8. Pianta di un tempio ionico diptero octastilo, a illustrazione della
definizione vitruviana di Ichnographia, dall'edizione Marcolini di
Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

semplicemente alla pianta di un edifcio e serve a illustrare,


oltre alla larghezza e alla profondit di un edifcio la disposi-

zione delle sue diverse parti. Questa tecnica era stata illustrata per la prima volta nell'edizione di Fra Giocondo del
151 1. La pianta riprodotta anche nel libro III, in relazione

alla discussione delle diverse tipologie di templi.

integrante dell'edificio. Anche se servono a dare un'im-

magine pi chiara del progetto per Daniele Barbaro, i


modelli non corrispondono alla definizione di Vitruvio.

All'obiezione che neanche il "profilo" corrispondeva


alla definizione di Vitruvio, Barbaro risponde che la
sezione possiede un'utilit molto maggiore di quella del
disegno prospettico e che, di conseguenza, se la definizione di Vitruvio corrispondeva veramente al disegno
prospettico, allora egli avrebbe voluto che si portassero

a quattro le idee della "disposinone".

7. VEDUTA PROSPETTICA DELLA TORRE


6. SEMISEZIONE/SEMIPROSPETTO DI UN

TEMPIO IONICO DIPTERO OCTASTILO,


A ILLUSTRAZIONE DELLA DEFINIZIONE

VITRUVIANA DI ORTHOGRAPHIA E DELLA

ROTONDA DELLA CITTA' ROMANA p. 32.


Vitruvio suggerisce nel De architectura (I, v, 1-8) di
costruire torri di forma rotonda, per permettere l'avvi-

DEFINIZIONE DI SCIOGRAPHIA DI BARBARO

stamento del nemico in tutte le direzioni. Le torri dove-

pp. 22-23, fig. 9.

vano essere poste alla distanza di un tiro di freccia l'una

dall'altra, e le mura difensive dovevano essere separate

La figura mostra un semiprospetto corrispondente

dalle torri da passaggi di legno amovibili, in modo tale

alla definizione vitruviana di orthographia ed affianca-

da impedire al nemico di invadere l'intera cerchia mura-

ta da una semisezione trasversale, illustrante la defini-

ria, dopo aver stabilito una testa di ponte su un singolo

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 71

9. Semiprospetto/Semisezione di un tempio ionico diptero exastilo a illustrazione della definizione vitruviana di ortographia e di quella di sciographia di Barbaro, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

tratto della stessa. Con questo espediente, ciascuna

prospetto del teatro romano, la sezione frontale parziale

torre poteva essere isolata e trasformata in una roc-

della basilica e della trabeazione ionica) . Lo stile di questa

caforte, anche quando fosse stata completamente cir-

illustrazione, caratterizzato dalla presenza di abbellimenti

condata dal nemico. Un secondo vantaggio delle torri

pittorici e dall'uso della prospettiva e delle ombreggiature,

rotonde o poligonali rispetto a quelle quadrate, era

in aperto contrasto con le raccomandazioni formulate da

quello di non presentare angoli suscettibili di essere

Barbaro nel libro III. Molto probabilmente l'incisione non

abbattuti dagli arieti.

opera di Palladio, ma fu forse eseguita da Giuseppe Porta,

Quest'illustrazione della torre antica rispetta le indicazioni di Vitruvio quanto alla forma, circolare, dell'edifcio.

Nell'edizione di Fra Giocondo era gi stata inserita un'im-

a cui si attribuisce la paternit di alcune tavole dell'edizione


Marcolini.

Nelle edizioni De' Franceschi del 1567, questa illustra-

magine della torre romana come descritta da Vitruvio , che


serv da modello all'incisione dell'edizione Marcolini.

zione romanticheggiante sostituita da una nuova ricostru-

L'edifcio appare logorato dal tempo, secondo l'atteggia-

rio. Bench appaia disegnata in prospettiva, la xilografa

mento romantico verso i monumenti antichi allora preva-

sicuramente opera di Palladio, che era stato incaricato di

lente, riscontrabile anche in altre ricostruzioni contenute in

eseguire una nuova serie di disegni per queste nuove edi-

questa edizione di Vitruvio (per esempio, il portico delle

zioni e di rivedere alcune delle illustrazioni contenute in

cariatidi, il portico dei persiani, i prospetti frontale e late-

quella precedente. L'immagine della torre riflette una mag-

rale del tempio ionico pseudodiptero eustilo, la sezione e il

giore aderenza al testo di Vitruvio, rispettando per esempio

zione della torre romana, raffigurata nel suo stato origina-

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72

Louis

10. Pianta ideale di una citt romana con fortificazioni rinascimentali,

dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca


Hertziana, Roma).

l'indicazione dell'autore di collegare le mura alla torre per


mezzo di un passaggio di legno amovibile.

Cellauro

1 1 . Pianta ideale di una citt romana orientata secondo le regioni dei

venti, dall'edizione di Fra Giocondo di Vitruvio del 1511 (foto:


Bibliothque Municipale, Lione, Rs. 105582).

Fra Giocondo fu il primo a realizzare una pianta ideale


della citt romana orientata secondo le regioni dei venti, sim-

boleggiate da un ottagono (fg. 11). La pianta inserita nella


sua edizione non comprende le mura difensive e le torri ed

8. PIANTA IDEALE DI UNA CITT ROMANA CON

ricostruita solo in parte, limitandosi alla raffigurazione di tre

FORTIFICAZIONI RINASCIMENTALI p. 18, fg. 10.

plateae, intersecate ad angolo retto da altrettanti angiporti.


Tutte le strade sono orientate verso i "punti morti" situati tra

Nel libro I, v, 1-8, Vitruvio raccomanda in primo

le regioni dei venti, come raccomanda Vitruvio. Il commen-

luogo di dotare la citt di una pianta rotonda, in modo

to a margine di Fra Giocondo spiega come i venti si disper-

da essere pi facilmente difendibile dagli attacchi ester-

dano agli angoli contrassegnati dalle lettere a, b, c e d(45).

ni. Una citt circondata da mura di forma irregolare

La ricostruzione di Palladio pi completa di quella

poteva essere conquistata pi facilmente, perch la pre-

fornita da Fra Giocondo e raffigura - invece di un'antica

senza di angoli impediva ai difensori di avere una visione

citt romana rotonda e fortificata, con le torri rotonde

completa dei movimenti dei nemici. Per rafforzare ulte-

descritte da Vitruvio - una citt ideale del Rinascimento,

riormente le difese, le fondamenta dovevano sporgere ad


angolo retto dalle mura, come i denti di un pettine o di

di forma poligonale e dotata di bastioni difensivi, anche


se al suo centro Palladio ha inserito un foro romano, con

una sega.

un tempio e una basilica posti uno di fronte all'altra.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 73

furono sostituite da spessi parapetti, perforati dalle feritoie

per i cannoni. Le torri furono dapprima livellate all'altezza


delle mura, e in seguito sostituite da solidi bastioni che sporgevano verso l'esterno rispetto alle mura, venendo a formare

delle piattaforme adibite all'uso dell'artiglieria pesante.

Con l'aiuto di nuove ed efficaci illustrazioni (che comprendevano un risvolto sollevabile per spiegare la costruzio-

ne di un bastione) Barbaro mantenne il principio dell'inclusione dell'architettura militare in quella civile, sostenuto da
Vitruvio, aggiornandolo alle esigenze della sua epoca.

Nelle edizioni De' Franceschi del 1567, la pianta della


citt romana dotata di fortificazioni moderne dell'edizio-

ne Marcolini sostituita da una ricostruzione pi confor-

me al testo vitruviano. La pianta di Palladio (fig. 12),


pubblicata nel 1567, non esattamente circolare, bens
ottagonale, mentre i bastioni dell'illustrazione precedente sono sostituiti da torri rotonde. I dettagli relativi alla
costruzione delle mura difensive riflettono l'interpretazione che Barbaro e Palladio davano del termine vitru-

viano serrae dentes, che essi ritenevano giustamente


dovesse riferirsi alla figura formata dai muri trasversali di

rinforzo inseriti ad angolo retto all'interno della cerchia

muraria. Questa interpretazione rappresentava una


novit rispetto a quella di Fra Giocondo, il quale credeva
che il termine indicasse la figura formata da una rete di
contrafforti obliqui disposti lungo la cerchia muraria.

12. Pianta ideale di una citt romana con torri rotonde e pianta parziale della cerchia muraria, dall'edizione latina De' Franceschi di
Vitruvio del 1567 (foto: Bibliothque Municipale, Lione,).

9. PIANTA DI UN BASTIONE p. 19.


Sia l'edizione Marcolini, sia quella latina del 1567, inclu-

dono la pianta di un bastione, una costruzione che sporgeAnaloghe piante di citt ideali fortificate appaiono anche

va verso l'esterno rispetto alle mura principali di una for-

ne I Quattro primi libri di Architettura di Pietro Cataneo,

tezza o di una citt fortificata e aveva la forma di un penta-

pubblicati a Venezia nel 1554 (v. per es. fol. liv, 12v,
13v)(46). L'ottagono simboleggiante le regioni dei venti
nella pianta di Fra Giocondo inserito da Palladio al

gono irregolare, sviluppata dagli ingegneri militari italiani

centro del suo disegno.

quelli della Fortezza da Basso di Firenze, costruita nel 1534,

L'edizione di Daniele Barbaro del 1556 rappresenta il


primo serio tentativo di valutare fino a che punto le norme
relative alle fortificazioni, contenute nel testo di Vitruvio, fos-

tra la fine del quindicesimo secolo e l'inizio del sedicesimo.

I primi bastioni poligonali pienamente sviluppati furono


cio circa venti anni prima della pubblicazione dell'edizione vitruviana di Barbaro(47).

La presenza in questa edizione dell'illustrazione di un

sero divenute obsolete in seguito alla diffusione delle armi da

bastione rinascimentale al posto dell'obsoleta torre

fuoco e dello sviluppo del bastione. Per aumentare la resi-

rotonda di Vitruvio dimostra che l'opera era concepita

stenza i colpi di cannone delle strutture difensive, sin dalla

dal suo curatore pi come un manuale a uso degli archi-

met del Quattrocento si era iniziato a costruire le mura

tetti della sua epoca che come un trattato accademico che

dotandole di una leggera inclinazione dal basso verso l'alto e

esplorasse dal punto di vista filologico e archeologico il

a rinforzarle all'interno con un massiccio terrapieno, che si

tipo di architettura descritto da Vitruvio. L'illustrazione

concludeva in alto con un cammino sufficientemente ampio

comprende un risvolto che pu essere sollevato per spie-

da consentire la manovra dei pezzi di artiglieria; le merlature

gare la costruzione di un bastione dotato di casematte

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Louis

13. Pianta del tempio in antis, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del


1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

Cellauro

14. Piante dei templi in antis e prostilo, dall'edizione di Fra Giocondo

di Vitruvio del 1511 (foto: Bibliothque Municipale, Lione, Rs.


105582).

(con il risvolto alzato) e di contrafforti inseriti ad angolo

origine poteva essere rivestita di stucco o marmo. Un muro

retto all'interno delle mura del bastione.

costruito in questo modo era del ttto simile esteriormente a

un muro costruito interamente di mattoni. Questa tecnica,


oggi nota con il nome di opus testaceum era del tutto ignota

10. MATTONI TRIANGOLARI ROMANI p. 45.


Quest'illustrazione, probabilmente di Palladio nell'edi-

a Vitruvio, che descrive solo la preparazione di mattoni cotti

al sole. L'illustrazione di Palladio non si basa dunque sul


testo dell'autore latino ma sui commentari sui mattoni e sugli
studi sulle antiche tecniche di costruzione di Barbaro.

zione Marcolini di Vitruvio mostra come un mattone qua-

drato potesse essere sezionato diagonalmente per formare


quattro mattoni triangolari. Non vi sono molti esempi a

11. OPUS RETICULATUM E OPUS INCERTUM p. 50.

Roma di muri portanti costruiti interamente di mattoni.


Tuttavia, i costruttori erano soliti rivestire le facce esterne dei

Nel libro II, viii, 1, Vitruvio afferma che esistevano

muri con mattoni triangolari e riempirne l'interno con detri-

solo due stili di muratura: l'opus reticulatum, general-

ti e calcestruzzo. L'estremit pi larga del mattone rimaneva

mente utilizzato ai tempi di Vitruvio, e il modo antico,

verso l'esterno, ed oggi generalmente visibile, anche se in

chiamato opus incertum. Lopus incertum era formato da

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 75

15. Pianta del tempio prostilo/anfiprostilo, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

pietre non squadrate con giunzioni irregolari, mentre l'o-

si potevano costruire muri utilizzando mattoni interi e mezzi

pus reticulatum era composto da blocchi accuratamente

mattoni, appare anch'essa basata sulla corrispondente illu-

squadrati e collocati con estrema precisione a un angolo

strazione di Fra Giocondo. La xilografa mostra un muro

di quarantacinque gradi, in modo tale che le loro giuntu-

isodomum (c), un muro pseudoisodomum (f), un muro

re venissero a formare un reticolato di linee oblique. Uno

emplecton (h) , e una muratura con diatoni (g) , ovvero bloc-

dei primi esempi databili di muratura a cui possibile

chi trasversali di lunghezza uguale allo spessore del muro,

applicare il termine reticulatum il Teatro di Pompeo,

visibili su entrambi i lati e colleganti le tre sezioni del muro.

costruito e dedicato nell'anno 55 a. C.

La xilografia mostra entrambi gli stili di muratura,


raffigurati in prospettiva, ed basata su quella inserita da

Tutti questi tipi di muratura antica erano stati descritti da


Vitruvio e illustrati da Fra Giocondo, le cui xilografe servirono da base alle illustrazioni dell'edizione di Barbaro.

Fra Giocondo per la sua edizione del 1511.

13. PIANTA DEL TEMPIO IN ANTIS p. 68, fig. 13.


12. MATTONI GRECI E VARI TIPI DI MURATURA

Nel secondo capitolo del terzo libro, Vitruvio descrive

ANTICA p. 53.

sette tipi di piante di templi: il tempio in antis, il prostilo, l'an-

Secondo Vitruvio (II, iii, 3) esistevano mattoni didoron, tetradoron e pentadoron. Un didoron era lungo un
piede (cio quattro palmi), e largo mezzo piede. Il tetra-

doron era un mattone quadrato largo quattro palmi, il


pentadoron cinque palmi. Il primo, afferma Vitruvio, era
impiegato negli edifici privati e il secondo in quelli pub-

blici. Questi diversi tipi di mattoni seccati al sole sono


illustrati da Fra Giocondo, e anche da Palladio nell'edi-

fprostilo, il perptero, il diptero, lo pseudodiptero e l'ipetro.


Vitruvio inizia la sua trattazione dalle norme relative

al tempio in antis, che risultano di difficile interpretazione, a causa sia dell'oscurit del testo, sia della scarsit

degli esempi sopravvissuti. Vitruvio comincia dicendo


che i greci chiamavano questo tipo di tempio naos en
parastasin, e ne fornisce la seguente descrizione:
In antis erit aedes, cum habebit in fronte antas parie-

zione Marcolini. Vitruvio afferma che i mattoni pi gran-

tum qui cellam circumcludunt et inter antas in medio

di potevano essere tagliati a met (II, iii, 4).


L'illustrazione di Palladio, in cui si mostra in che modo

catum, quae in hoc libro fierit p rescripto (48)

columnas duas supraque fastigium symmetria ea conlo-

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Louis

Cellauro

adunque, della facciata dinanzi, & della fronte del


Tempio, nella quale sone ne gli anguli le pilastrate & contraforti quadrati, & nel mezo le colonne, che sportano in
fuori, sopra le quali il frontispicio (50)

Fra Giocondo fu il primo a realizzare una pianta del


tempio in antis (fig. 14), che si deve considerare come un
apprezzabile tentativo di ricostruzione di questa tipologia. Essa si presenta come un rettangolo dotato di antae
o pilastri che ne serrano gli angoli. Al centro di uno dei
due lati minori si trova un'apertura fiancheggiata da due
colonne che coprono altrettanti pilastri.

La plausibilit di tale ricostruzione dimostrata dal


fatto che essa fu adottata da Palladio nell'illustrazione

eseguita per l'edizione di Barbaro. Barbaro afferma che


la pianta stata disegnata "...con le ragioni imparate da
Vitruvio", data l'assenza di resti archeologici. Essa differisce dalla pianta di Fra Giocondo solo per la presenza di

antae anche nella facciata posteriore, e nell'assenza dei


pilastri dietro le colonne che fiancheggiano l'entrata.

14. PROSPETTO DEL TEMPIO IN ANTIS p. 69.


Come nel caso di molti altri edifici antichi descritti da

Vitruvio e ricostruiti da Fra Giocondo nell'edizione del

1511, in quest'ultima non presente il prospetto corrispondente alla pianta. Il prospetto palladiano del tempio
in antis il primo a essere stato pubblicato in un'edizione

di Vitruvio, ed quindi attribuibile interamente a lui. La


sua ricostruzione mostra la facciata di un tempio corinzio
16. Piante dei templi anfprostilo e perptero, dall'edizione di Fra
Giocondo di Vitruvio del 1511 (foto: Bibliothque Municipale, Lione,
Rs. 105582).

dotato di pilastri ai due angoli e di un frontone sorretto


dalle due colonne che fiancheggiano l'entrata in stile ionico, mentre il tetto a quattro spioventi. Il tempio poggia

sopra un piccolo stereobate e non su un crepidoma o su


un podio, elementi architettonici costantemente presenti

Traducendo in antis con "faccia in pilastri" e antae


con "pilastrate", Barbaro volge cos in italiano il testo di
Vitruvio:

Il Tempio di faccie in pilastri, sar quando egli hauer


nela fronti i pilastri et i pareti che rinchiudeno il Tempio,

& tra i pilastri nel mezo due colonne, & sopra quello il
frontispicio fatto con quella convenienza di misure, che
si dir in questo libro (49)

Nel commento relativo a questo brano vengono forniti ulteriori dettagli sull'aspetto del tempio. Scrive Barbaro:

In antis, cio faccia in pilastri, perche Ante si chia-

nelle ricostruzioni dei templi di maggiori dimensioni ese-

guite da Palladio per l'edizione di Barbaro.


La facciata del Redentore, realizzata dal Palladio

negli anni 1576-77 e caratterizzata dalla presenza di


pilastri angolari e di semicolonne interne che sorreggono il frontone, pu essere considerata come un tentativo di utilizzare il vocabolario del tempio in antis,
secondo la ricostruzione dell'edizione Marcolini.

Il disegno della facciata del tempio in antis riporta


chiaramente ogni dettaglio architettonico, nonostante la

mancanza di qualsiasi indicazione relativa ai materiali.


L'illustrazione uri buon esempio dello stile grafico sem-

mano le pilastrate, che sono nelle cantonate della faccia-

plice e severo auspicato da Barbaro nei suoi commenta-

ta, che in greco sono dette Parastade. Il primo aspetto

ri, e in particolare nella totale assenza di ombreggiature.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 77

Prostylos omnia habet quemadmodum in antis,


columnas contra antas angulares duas supraque epistylia a, quemadmodum et in antis, et dextra ac sinistra in
versuris singula.

Palladio poteva dunque affermare nei Quattro Libri


che non vi erano resti di templi prostili, pur identificando i templi di Pola come appartenenti a questa tipologia.

Nella sua pianta, Palladio segue la ricostruzione di

Fra Giocondo, che praticamente identica a quella


del tempio in antis , con l'aggiunta di colonne di fronte e a fianco delle antae. Si tratta, come ha osservato

Campbell, di un'interpretazione plausibile delle parole "columnas autem contra antas angulares", intese da
Fra Giocondo e Barbaro nel senso di "colonne fron-

teggianti le antae angolari", invece di "colonne ango-

lari opposte alle antae", come aveva voluto dire


Vitruvio(51).

16. PROSPETTO DEL TEMPIO PROSTILO/

ANFPROSTILO p. 71.
Il prospetto del tempio prostilo/anfiprostilo mostra

un tempio corinzio, ricostruito con un rivestimento di

stucco imitante l'opus isodomum, e un frontone esteso


all'intera facciata, con la trabeazione che si interrompe al

di sopra delle colonne. Le parole di Vitruvio "et dextra


ac sinistra in versuris singula", che si riferiscono alla svolta laterale dell'architrave, sono intese da Palladio nel
17. Pianta del tempio perptero, dall'edizione Marcolini di Vitruvio
del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

senso di questa interruzione della trabeazione al di sopra


delle colonne laterali.

Il tempio anfprostilo, come quello in antis , poggia su

un piccolo stereobate invece che su un crepidoma o su


15. PIANTA DEL TEMPIO PROSTILO/

ANFIPROSTILO p. 70, fig. 15.


Anche questa pianta, che serve a Palladio per illustrare
sia il tempio prostilo, sia quello anfprostilo, basata su quel-

un podio, elementi architettonici comuni alla maggior

parte dei templi greci e romani. In questo Barbaro e


Palladio furono probabilmente influenzati dalle incisioni

alquanto sommarie contenute nell'edizione di Fra


Giocondo, che omette di illustrare le piattaforme.

la precedentemente realizzata da Fra Giocondo (fg. 16).


Barbaro, come la maggior parte degli interpreti rinascimentali di Vitruvio, pensava che il tempio anfprostilo fosse dota-

to di due facciate identiche, ma commette l'errore di porre


un'entrata anche al centro del muro posteriore della cella.

Bench all'epoca fossero visibili i resti di alcuni tem-

17. PIANTA DEL TEMPIO PERIPTERO p. 72, fig. 17.


La descrizione vitruviana del tempio perptero pi
chiara e anche in epoca rinascimentale esistevano alcuni
resti facilmente accessibili di edifici di questo tipo, come

pli prostili e anfiprostili, molti degli interpreti di

i due templi presso San Nicola in Carcere, avidamente

Vitruvio non riuscirono a identificarli come tali, a causa

studiati dagli architetti del Cinquecento.

della descrizione fornita dall'autore latino:

Per disegnare la sua pianta del tempio perptero,

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Louis

18. Pianta e prospetto di tre templi a San Nicola in Carcere, da II libro

appartenente all'Architettura, Roma, 1552 (foto: Bibliothque

Cellauro

19. Semipianta del tempio ipetro dall'edizione Marcolini di Vitruvio del


1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

municipale, Lione, Rs. Est 22900(2)).

Palladio parte ancora una volta da quella realizzata da


Fra Giocondo (fig. 16), che segue molto da vicino le

piattaforma fornita di gradini su tutti e quattro i lati,

un elemento utilizzato generalmente nei templi greci e

norme di Vitruvio. La cella disegnata da Fra

non in quelli romani, che di regola venivano collocati

Giocondo, tuttavia, pi lunga del doppio quadrato


indicato da Vitruvio nel quarto libro dela sua opera

su un podium. Come abbiamo precedentemente osser-

(IV, iv, 1) e il tempo appare privo del pronao.

taforma su cui poggiavano i templi da lui ricostruiti,

Giocondo, come faranno Barbaro e Palladio, aggiunge un'entrata nel muro posteriore della cella. La pianta di Palladio mostra invece un tempio completo di
pronao e opistodomo, ovvero uno spazio alle spalle
della cella corrispondente al pronao. L'opistodomo
un elemento tipico dei templi peripteri, che per non

mentre la maggior parte dei templi raffigurati da


Giovanni Battista da Sangallo poggiano su un crepi-

menzionato da Vitruvio. Nessuno dei due templi


peripteri di San Nicola in carcere, uno dei quali ionico e l'altro dorico ed entrambi noti a Barbaro e a

Palladio (tra i disegni di quest'ultimo si trova un'immagine del tempio dorico di San Nicola in carcere),

dotato di opistodomo. Bisogna inoltre notare che


Palladio ha raffigurato questo tipo di tempio collocandolo su uno stilobate o un crepidoma, cio una

vato, Fra Giocondo non indica affatto il tipo di piat-

doma. La presenza di quest'ultimo elemento nella


ricostruzione del tempio perptero di Palladio appare

tuttavia derivata dalle piante del tempio di Marte


Ultore e dei tre templi di San Nicola in carcere, eseguite da Antonio Labacco e pubblicate nel 1552 nel
suo Libro appartenente all'Architettura, dove per la
prima volta fanno la loro apparizione in un'opera a
stampa delle ricostruzioni di templi poggiati su stilobati (fig. 18). Non esistono a Roma resti di alcuno stereobate a gradini secondo il modo greco, e l'idea di
questo tipo di piattaforma fu trasmessa probabilmen-

te agli architetti del Rinascimento dalla lettura di

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 79

Vitruvio, che nel libro II, iv, 4 menziona l'esistenza di

ma la parte di mezo scoperto senza tetto, & ha l'intrate

templi forniti di gradini su ogni lato. Vitruvio fornisce

delle porte dinanzi & di dietro, l'esempio non in Roma,

anche alcune norme per la realizzazione dei gradini,

ma in Atene di otto colonne nel tempio di Giove

che dovevano essere sempre in numero dispari e


dovevano avere un'altezza compresa tra i dieci pollici
(ca. 24,66 cm.) e i nove pollici (ca. 22,20 cm.). Barbaro
osserva nel suo commentario che i gradini costruiti al
suo tempo non rispettavano pi queste misure e

Olimpico.

lamenta la loro mancanza di imponenza. Scrive


Barbaro:

Barbaro lamenta nel suo commentario l'assenza di

esempi antichi di questo tipo. L'unico monumento romano identificato nel Rinascimento come esempio di questa

tipologia era il tempio di Serapide sul Quirinale, ricostruito in questa forma da Palladio nel libro IV dei

Quattro Libri. La pianta contenuta nel Vitruvio di

Deono essere i gradi non pi alti di dieci parti d'un


piede, n meno di nove... ma a di nostri si fanno minori,
il che non laudarei, perche poi non hanno grandezza, se

Barbaro mostra un tempio diptero, dotato di dieci colonne sulla fronte e diciannove colonne lungo i lati, e collo-

cato su un ampio podio.

bene fussero pi commodi alla salita(52).

20. PROSPETTO DEL TEMPIO PERIPTERO p. 78.


18. PIANTA DEL TEMPIO DIPTERO p. 73.
Il disegno lo stesso precedentemente utilizzato per

illustrare la definizione vitruviana di ichnographia


(pianta) e pubblicato nel libro I. Palladio fornisce un'unica pianta per il tempio diptero e per quello pseudodiptero, anche se nel capitolo successivo egli sceglie di
ricostruire il tempio eustilo ionico nella forma pseudodiptera.

Nella pianta sono visibili un alto podio, otto colonne sulla fronte e diciassette colonne lungo i lati del
tempio.

Il prospetto del tempio perptero nella ricostruzione di Palladio mostra la facciata di un tempio ionico,
sistilo, esastilo, poggiato su una piattaforma a gradini
o crepidoma, e corrisponde esattamente alla pianta di
questo tipo di tempio, illustrata in precedenza. Le basi
delle colonne ioniche, formate da un toro superiore,
una scozia, un doppio astragalo e una seconda scozia
immediatamente al di sopra del plinto rispecchiano le
indicazioni di Vitruvio e costituiscono una prova ulteriore della stretta aderenza al testo vitruviano delle

ricostruzioni contenute nell'edizione di Barbaro

L'intercolunnio sistilo. La pianta di Palladio corrisponde alla traduzione di Vitruvio di Barbaro:

L'aspetto di due ordini, che Dpteros detto, ha


dinanzi, & dietro otto colonne & d'intorno la cella ha

due ordini di colonne, come il Tempio Dorico di


Quirino, & lo Ionico di Diana Efesia fatto da
Ctesifonte(53).

(Palladio non utilizza mai questo tipo di base nei suoi


progetti). I capitelli ionici sono imitati da quelli del
tempio di Saturno nel Foro romano, a cui Palladio si
riferisce nei Quattro Libri con il nome di tempio della
Concordia. La trabeazione ionica include un fregio
convesso, analogamente all'illustrazione della trabeazione ionica contenuta nel libro III dell'edizione di
Barbaro.

Il tempio rappresentato in maniera schematica,


19. SEMIPIANTA DEL TEMPIO IPETRO p. 75, fg. 19.
La caratteristica principale del tempio ipetro, come

escludendo le figure acroteriche, l'indicazione dei mate-

riali e la decorazione scolpita, ed un buon esempio di

quella semplicit di stile auspicata da Barbaro nei suoi


commentari.

dice il suo nome, quella di essere aperto verso l'alto. Il


tentativo di Barbaro di tradurre il relativo passaggio di
Vitruvio (IV, ii, 8) recita come segue:

Il sotto aere, & scoperto, detto hypetros, di dieci

21. SEMIPROSPETTO/SEMISEZIONE DEL TEM-

PIO IPETRO pp. 80-81, fig. 20.

colonne per testa, & nel resto simile al dipteros, & nella

parte di dentro tiene doppio ordine di colonne in altezza


rimote da i pareti al circuito, come il portico de i peristili,

Il prospetto del tempio ipetro si presenta nella


ricostruzione di Palladio come un tempio picnostilo

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Louis

Cellauro

20. Semiprospetto / semisezione del tempio ipetro, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

decastilo di ordine composito, di altezza pari a dieci

da Vitruvio in un altro passaggio (V, i, 3).

diametri di una colonna. Si tratta, insieme a quella del

Questo tipo di tempio era definito nei commenta-

tempio in antis, dell'unica ricostruzione di un edificio

ri di Barbaro "bellissimo & grandissimo "(54) e decora-

antico descritto da Vitruvio a utilizzare l'ordine com-

to da nicchie e statue. "Esser doveva, per ogni inter-

posito, che non descritto dall'autore latino in quan-

colunnio, un nichio con la sua figura, si di dentro

to a lui sconosciuto. La trabeazione del tempio inclu-

come di fuori "(55). Palladio ricostruisce il tempio ipe-

de un fregio convesso e una cornice a modiglioni. La

tro con statue acroteriche, nicchie decorate da statue

decorazione scolpita delle modanature della trabea-

e la statua della divinit, in questo caso Giove, raffi-

zione viene raffigurata solo su una parte di essa,

gurata in piedi su un piedistallo al centro della cella.

secondo la convenzione generalmente seguita nel

Il portale del pronao viene mostrato, come spesso

Rinascimento nell'esecuzione degli schizzi di edifici (v.

avviene nel Vitruvio di Barbaro, attraverso una colon-

per es. il Codice Corner). La cella ipetrale raffigura-

na "trasparente" ed di tipo ionico, mentre importale

ta con un ordine sovrapposto (corinzio sopra corin-

dell'opistodomo, visibile nella sezione, in stile

zio); l'altezza delle colonne dell'ordine superiore tre

corinzio.

quarti di quella dell'ordine inferiore, come raccoman-

Nelle edizioni De' Franceschi del 1567, l'illustra-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 81

21. Pianta del tempio ionico eustilo pseudodiptero con parapetto, dal-

l'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca

22. Semiprospetto del tempio ionico eustilo pseudodiptero con para-

petto, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto:

Bibliotheca Hertziana, Roma) .

Hertziana, Roma).

zione stata completamente ridisegnata da Palladio,


con l'indicazione dei materiali (mattoni ricoperti da
un manto di stucco) , statue ai lati del podio e un bassorilievo raffigurante un sacrificio sul frontone. Nella
cella, le colonne corinzie dell'ordine inferiore sono

22. DIAGRAMMA ILLUSTRATIVO


DI UN METODO PER COSTRUIRE L'ENTASI

DI UN FUSTO DI COLONNA p. 82.


Nei libri III, v, 14, e IV, iii, 10, Vitruvio menziona

sostituite da colonne ioniche. L'aspetto generale della

Tentasi o curvatura del fusto delle colonne negli ordini

ricostruzione, e in particolare dell'ornamentazione

ionico e dorico, ma non descrive il metodo per costruir-

scultorea e della statua di culto, visibile attraverso il

la. Alla fine del libro, tuttavia, aveva aggiunto una for-

pronao della cella, sembra ispirarsi ad alcune monete


romane, come un sesterzio di Tiberio raffigurante il

zione dei primi manoscritti - che spiegava il modo di rag-

tempio della Concordia, ben noto grazie alle pubblicazioni dell'antiquario Enea Vico.

mula illustrata - andata perduta al momento della trascri-

giungere il risultato voluto (III, iii, 13).


Nel libro III, iii, 12, Vitruvio consiglia di assottigliare

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Louis

le colonne verso l'alto con un grado diverso, da un sesto

(0,166) a un ottavo (0,125) del diametro della base, a


seconda della loro altezza (da dodici a cinquanta piedi) .
Anche nei monumenti antichi accessibili in epoca rinascimentale, Tentasi delle colonne supera raramente un
ottavo del diametro della base, e non quasi mai inferio-

re a un sesto (per es., l'ordine dorico del Teatro di

Cellauro

piede, & posamento... detto anche Stereobata"(57).


Aggiunge che la sua ampiezza dovrebbe essere maggiore di quella dell'edificio sovrastante, e che la forma a
gradini preferibile a quella a scarpa. Scrive Barbaro:
"Deve si avertire, che i buoni antichi, se ben facevano

il basamento pi largo della fabrica di sopra, non per


lo facevano a scarpa: ma di modo di gradetti, come ci

Marcello: 0,200, ordine dorico del Colosseo: 0,077, ordi-

mostra la figura... "(58). Nell'edizione vitruviana di

ne ionico del tempio di Saturno: 0,182, ordine ionico del

Como del 1521, l'illustrazione di Cesariano relativa alle

tempio della Fortuna Virile: 0,125, ordine corinzio del

fondamenta dei templi include sia uno stereobate a

portico del Pantheon: 0,106, ordine corinzio del tempio

scarpa, sia uno a gradino. Palladio utilizz occasional-

della Sibilla a Tivoli: 0,133, ordine corinzio del tempio di

mente nei suoi edifici lo stereobate a gradini illustrato

Faustina: 0,133, ordine corinzio del tempio di Vesta:

nel Vitruvio di Barbaro, come, per esempio, nella Villa

0,117, ordine composito dell'arco di Tito: 0,117, ordine

Foscari sul Brenta.

composito dell'arco di Settimio Severo: 0,117). Un sesto

anche il grado di assottigliamento consigliato da


Vignola, in tutti i tipi di ordine, eccetto il tuscanico. Nei

24. PIANTA DEL TEMPIO IONICO PSEUDODIPTE-

suoi commentari, Barbaro non specifica la natura della

RO EUSTILO CON PARAPETTO p. 85, fg. 21.

curva dell'entasi, lasciando alla discrezione e all'abilit


dell'architetto il compito di deciderne l'ampiezza. Scrive
Barbaro:

Il titolo di questa pianta "Pianta del tempio con il


poggio [parapetto]" e serve a illustrare, con i prospetti

Dela gonfiatura, che si fa nel mezzo delle colonne,


acciocch la sia dolce, & tenera, & che gentilmente si
volga, noi non havemo da Vitr[uvio] altro, che una pro-

frontale e laterale, l'oscuro passaggio di Vitruvio sugli


scamilli impares (III, iv, 5):

Sin autem circa aedem extribus lateribus podium

messa, & certo io credo, che cio stia pi presto in discret-

faciendum erit, ad id constituatur, uti quadrae, spirae,

tione, & destrezza che in arte, overo in regola, perche

trunci, coronae, lysis ad ipsum stylobatam quierit sub

Vitr[uvio] ci promette la figura solamente nel fino del

columnarum spiris coveniant*. Stylobatam ita oportet


exaequari, uti habeat per medium adiectionem per sca-

libro (56).

Giocondo illustra nella sua edizione un'entasi che

parte dalla base del fusto, secondo il metodo prevalente nell'architettura romana. Nel disegno di Palladio,
invece, la diminuzione o rastremazione delle colonne

applicata a partire dal secondo terzo del fusto, secondo


il metodo generalmente adottato dagli architetti moderni. Il diagramma mostra anche un metodo per tracciare

la curva di assottigliamento. L'illustrazione, tuttavia,


una copia in scala ridotta del metodo illustrato da Serlio
nel libro IV, pubblicato nel 1537. Barbaro traduce enta-

sis in italiano come "aggiunta", "gonfiatura" o "rastremamento".

millos impares; si enim ad libellam dirigetur, alveolatum


oculo videbitur.

Il brano viene volto cos in italiano da Barbaro:

Ma s'egli si vorr fare il poggio da tre lati, bisogner


guardere, che i quadretti, le base, i tronchi, le cornici &
le gole convenghino col piedistalo ch' sotto le spire delle

colonne. Et a questo modo bisogna, che il piedistalo sia


pareggiato, che egli per mezo l'aggiunta per gli scamilli
impari; perche se egli fusse drizzato a linea, egli si vederebbe con l'occhio il letto, & il cavo(59).

Come la maggior parte dei commentatori rinascimentali, Barbaro traduce stylobatam con "piedistalo",
una lettura che ritorna anche in altri punti della sua traduzione, come nel libro III, iv, 2-3 e nel IV, viii, 1, nei

23. VEDUTA PROSPETTICA DI UNO STEREOBA-

quali il termine adoperato da Vitruvio al plurale ( sty -

lobata). Francesco di Giorgio Martini nel Codice

TE A GRADINI p. 83.

Magliabecchiano, il primo a indicare con questo nome


Riferendosi alla discussione vitruviana delle fonda-

("stilobata") il disegno di un piedistallo(60). Cos, il ter-

menta dei templi (III, iv, 1-3), Barbaro definisce lo stereobate come il "muretto, che sotto le colonne, come

petto - una lettura che ricorre anche nel libro V, vi, 6,

mine podium tradotto come "poggio", ovvero para-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 83

Sono in questo tempio degni di avvertenza i piedistili


posti sotto le colonne del Portico; percioche... in tutti gli

altri tempij antichi si veggono le colonne che arrivano


fino a terra, n io ne ho veduto alcun altro che habbia i
piedestilli(62).

Palladio sceglie di dare a questo tempio ionico eustilo


un ordinamento pseudodiptero, che non era stato illustrato

in precedenza nella sezione dedicata ai templi. La sua pian-

ta segue, come quella di Fra Giocondo, le indicazioni di


Vitruvio nel numero delle colonne, otto per quindici, ma
Giocondo commette l'errore di lasciare un solo intercolunnio tra la cella e le colonne sulla fronte e sul retro, pur man-

tenendo la giusta distanza di due intercolunni tra le colonne laterali. Un'altra importante differenza rispetto alla pian-

ta di Fra Giocondo data dalla presenza, nella pianta di


Palladio, di coppie di colonne, in numero di quattro per cia-

scun lato, poste tra le antae del pronao e dell' opistodomo e


i portici esterni, dovute a un'errata interpretazione dell'in-

dicazione di Vitruvio "quaternas columnas medianas in


fronte et postico "(63). Barbaro definisce il tempio pseudo-

diptero come "falso alato", una traduzione adottata anche


da Cesariano nei suoi commentari.

Sui due lati del tempio, Palladio ha disegnato una


balaustra tra i piedistalli delle colonne, che forma un
parapetto (poggio). L'oscuro termine scamilli impares (64), che oggi si ritiene si riferisca agli accorgimento
23. Prospetto laterale parziale del tempio ionico eustilo pseudodiptero
con parapetto, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto:
Bibliotheca Hertziana, Roma) .

nel brano relativo al prospetto della scaenae frons del


teatro romano. Nei commentari di Barbaro il termine

poggio utilizzato anche per indicare lo stereobate nel

libro III o il piedistallo nel libro VI, capitolo VI, dove


si afferma che le colonne dell'oecus corinzio dovrebbe-

consistente nell'aumentare leggermente l'altezza degli


stilobati verso il centro, utilizzato in alcuni templi
greci, tra cui il Partenone, per contrastare l'effetto otti-

co che fa s che una lunga superficie perfettamente


orizzontale appaia avvallata al centro, era invece interpretato da Barbaro nel senso dell'effetto prodotto dalla
sporgenza dei piedistalli e dalla rientranza delle balaustre. Scrive Barbaro:

Deono i piedestali uscir del poggio, & questa risalita


Vitr[uvio] chiama aggiunta, & la parte del poggio, che si
ritira addietro, detta alveolato... Le caselle del poggio...

ro essere "poste... sopra il poggio a modo d'alcuni


Tempij, secondo che egli [Vitruvio] ha detto nel

separato da i piedestali? che vengono in fuori, & non vanno

terzo" (61). Il piedistallo, in effetti, non era un elemento

continuando, ma rompeno la drittura del poggio (65).

comune nell'architettura sacra romana, a parte alcune


eccezioni, la pi nota delle quali il tempio augusteo di
Minerva ad Assisi, il cui esempio si riflette nei gradini
posti tra i piedistalli delle colonne e conducenti al pavi-

perche non si possono dire camilli ciascuno di que spacij,

L'interpretazione di Barbaro deriva molto probabilmente da quella di Cesariano, che suggerisce un'interpretazione molto simile degli scamilli impares{66' Scamillus,
un diminutivo di scammum (sgabello o gradino) pu esse-

mento rialzato del tempio, visibili nella pianta disegna-

re anche tradotto, scrive Barbaro, con "scabello" "perche

ta da Palladio per il Vitruvio di Barbaro. Del tempio di

i piedistali sono come scabelli traversi". Sia Cesariano, sia

Assisi, Palladio scrive che era l'unico esempio di tempio

Giovan Battista da Sangallo chiamano "scabelli" i piedi-

con piedistalli a lui noto:

stalli, piuttosto che stylobati.

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Louis

Cellauro

um.

imam

25. Prospetto laterale di un tempio a illustrazione degli scamilli impares,


eseguito da Cesare Cesariano, dall'edizione di Como di Vitruvio del

1511 (foto: Bibliothque Municipale, Lione, Rs. 28251).

esempi tra i monumenti antichi, e rappresentano un'ulteriore dimostrazione della stretta aderenza di Palladio al
testo di Vitruvio. La trabeazione semplice, liscia e priva di

dentelli, di altezza pari a un quinto delle colonne. La fac-

ciata presenta un portale ionico, visibile attraverso una


24. Prospetto di un colonnato con balaustra, a illustrazione degli dal-

l'edizione di Fra Giocondo di Vitruvio del 1511 (foto:

Bibliothque Municipale, Lione, Rs. 105582).

colonna "trasparente", senza alcun restringimento verso


l'alto, come stabilito dall'autore latino per i portali di altez-

za superiore ai 30 piedi. Sopra l'ingresso visibile un arco


di scarico, derivato dalle osservazioni dei monumenti anti25. SEMI PROSPETTO DEL TEMPIO IONICO

chi effettuate da Palladio. A differenza di molte ricostru-

PSEUDODIPTERO EUSTILO CON PARAPETTO

zioni di edifci antichi contenute in questa edizione, i cui

p. 80 fig. 22.

muri appaiono costruiti di mattoni ricoperti da uno strato

di stucco, questo tempio si presenta come un esempio di

Il tempio poggia su un piccolo stereobate e negli spazi


tra i piedistalli delle colonne ioniche sono ricavati degli sca-

opus isodomum greco, caratterizzato da pietre regolari


disposte in corsi di altezza uguale.

lini che conducono al livello del pavimento, come nel dise-

gno del tempio della Minerva ad Assisi, eseguito da


Palladio (RIBA, XV/ 10 recto). L'altezza dei piedistalli un

quarto delle colonne, la stessa proporzione, dice Barbaro,


utilizzata nel Colosseo. L'altezza delle colonne ioniche

26. PROSPETTO LATERALE PARZIALE DEL


TEMPIO EUSTILO PSEUDODIPTERO CON

PARAPETTO p. 87, fig. 23.

pari a nove diametri e l'ampiezza dell'intercolunnio pari


esattamente a due diametri e un quarto. Questo interco-

La xilografia illustra il significato dell'oscuro termine

lunnio eustilo definito da Barbaro "giusta colonnatura",

scamilli impares (la parola scamilli si trova solo in

"che ragionevolmente & con diletto comparte i vani"(67).

Vitruvio) e mostra un lato del tempio con quattro colon-

La base delle colonne corrisponde a quella dell'ordine ioni-

ne poste su piedistalli collegati da una balaustra forman-

co vitruviano, ricostruito nel libro III, di cui non restano

te un parapetto ("poggio"). Il tema era stato precedente-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 85

26. L'ordine dorico, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto:


Bibliotheca Hertziana, Roma).

mente illustrato da una xilografa di Fra Giocondo, utilizzata come base da Palladio per il suo disegno (fg. 24).
Anche in Fra Giocondo presente la balaustra che collega i piedistalli delle quattro colonne, contrassegnati dalla

27. Soluzioni alternative per la sporgenza dell'abaco dorico, dalla tra-

duzione francese di Jean Martin di Vitruvio, del 1547 (foto:

Bibliothque Municipale, Lione, AK 450/32).

lettera b, che corrisponde nella legenda agli "stylobata",


mentre la lettera a corrisponde agli "scamilli". Cesariano
interpreta il brano in modo molto simile, con l'unica dif-

ferenza che nella sua illustrazione lo spazio tra i piedistalli occupato da un parapetto pieno {podium ) , invece

che da una balaustra (fg. 25). Seguendo l'esempio di


Cesariano e di Giovanni Battista da Sangallo, Barbaro

L'edifcio raffigurato come un rudere, secondo la


convenzione stabilita da Serlio nel libro III, pubblicato
nel 1540, per la rappresentazione di prospetti parziali dei
monumenti antichi.

interpreta il termine scamilli nel senso dell'effetto pro-

dotto dalla sporgenza dei piedistalli e dalla rientranza

27. SCHIZZI PROSPETTICI DEGLI ELEMENTI

della balaustra.

DELLE BASI ATTICA E IONICA p. 88.

La trabeazione disegnata da Palladio presenta una


sporgenza pari a quella dei piedistalli rispetto ai lati del

tempio, conformemente a quanto raccomanda Barbaro


nel suo commentario:

Questi schizzi prospettici del listello, del plinto, del


toro, della scozia, dell'astragalo e dell'apofige, cio degli
elementi architettonici che formano le basi attica e ioni-

Voleva Vitr[uvio]... che i piedistali uscissero oltra il

ca, sono derivati da quelli precedentemente apparsi nel-

poggio, ma pero, che di tutti i membrelli del piedestale,

l'edizione francese dell'opera Medidas del Romano di

rispondessero i membrelli del poggio, che era ritirato pi

Diego de Sagredo, pubblicata nel 1537 con il titolo

a dentro, il che considerando, egli ci fa avvertiti, che

Raison d'architecture antique extrakte de Vitruve. Le successive edizioni francesi sono datate 1539, 1542, 1550 e

poniamo i capitelli di modo, che rispondino con le risali-

te loro a quelle aggiunte da basso, accioche nello archi-

1555. E' interessante notare come Daniele Barbaro,

trave corrispondino i membri con la loro ragionevole

durante la preparazione della sua edizione di Vitruvio,

misura alla parti di sotto (68).

abbia consultato una delle edizioni francesi delle

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Louis

Cellauro

oiico

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28. Soluzioni alternative per la sporgenza dell'abaco dorico, dalle

Regole generali di Architettura di Serlio del 1537 (foto:

Bibliothque Municipale, Lione, Rs. 27580).

Medidas e ne abbia studiato la terminologia architettonica, come dimostrano le sue citazioni di termini architet-

tonici francesi tratti da quest'opera: "Francesi chiamano

il cavetto contrabozel... Quadra, & listella, & filette in


Francese" (69).

'

I diversi elementi sono contrassegnati nell'illustrazio-

ne da lettere che rimandano ai corrispondenti nomi in


latino, greco, italiano e, in due casi, in francese ( contrabozel e filet) e sono stampati con una legenda delle lettere in fondo alla pagina.

29. L'ordine dorico, dall'edizione latina De' Franceschi di Vitruvio del


1567 (foto: Bibliothque Municipale, Lione).

28. 29. BASE E CAPITELLO DELL'ORDINE TUSCA-

della colonna alla base. Infine, il capitello deve essere

NICO pp. 89-90.

diviso in senso orizzontale in tre parti, la prima delle quali

La descrizione vitruviana dell'ordine tuscanico

l'abaco, la seconda l'echino o "ovolo", la terza l'ipotrachelio con l'apofige.

molto meno particolareggiata di quella degli ordini cano-

Sopra le colonne poggia una serie di travi di legno

nici, e si limita ad alcune indicazioni sulle proporzioni

connesse tra loro ( trabes compactiles) , di grossezza pari a

modulari della base e sull'altezza complessiva della

quella dell' ipotrachelio della colonna. Sopra le travi si

colonna e del capitello. Secondo Vitruvio (IV, vii, 2-4) , le

trovano le parti terminali dei travetti (mutuli) che spor-

colonne dell'ordine tuscanico devono avere un diametro

gono verso l'esterno per una lunghezza pari a un quarto

pari a un settimo della loro altezza e un entasi pari a un

di colonna.

quarto del diametro della colonna alla base. Le basi


devono avere un'altezza pari a mezzo diametro e devono

Una ricostruzione dell'ordine tuscanico era gi contenuta nell'edizione di Vitruvio di Fra Giocondo, anche se

essere dotate di un plinto circolare ("Habeant spirae

priva della trabeazione. La base della colonna di forma

earum plinthum ad circinum"), alto la met della base,

rotonda, secondo le indicazioni di Vitruvio. Il capitello,

con un toro e un'apofige di altezza pari a quella del plin-

con il suo echino a forma di ovolo, uguale a quello del-

to. L'altezza del capitello deve essere di mezzo diametro.

l'illustrazione del capitello dorico, ma senza la gola

La larghezza dell'abaco deve essere uguale al diametro

modanata al di sopra dell'abaco(70).

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 87

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31. La trabeazione ionica, dall'edizione di Fra Giocondo di Vitruvio del

1511 (foto: Bibliothque Municipale, Lione, Rs. 105582).


30. La trabeazione ionica, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556
(foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

Pochi anni dopo, nell'edizione di Como del 1521,


curata da Cesare Cesariano, veniva fornita una nuova
ricostruzione dell'ordine tuscanico, con un plinto correttamente cilindrico e un elaborato capitello, molto simile

fasce e di elaborate modanature.

Infine, una quarta illustrazione dell'ordine tuscanico


fu inserita nella traduzione francese di Vitruvio, illustra-

ta con disegni dello scultore Jean Goujon e pubblicata


nel 1547, dove per manca la ricostruzione della trabeazione.

les di Vitruvio, Cesariano la immagina formata da travi di

La disposizione dei diversi elementi nella xilografia


inserita nelle edizioni De' Franceschi del 1567, appare
ricalcare quella di Jean Goujon, che mostra in un'unica
figura il prospetto del capitello e della base e la pianta
della base circolare. La ricostruzione di Palladio segue

legno connesse tra loro e da mensole sporgenti (i mutuli

fedelmente le indicazioni di Vitruvio e la base e il capi-

di Vitruvio) .

tello appaiono molto simili a quelli della precedenti edi-

a quello di Fra Giocondo. Cesariano, tuttavia, ricostru


anche la trabeazione, assente nell'edizione di Fra
Giocondo; seguendo la descrizione delle trabes compacti-

Il libro IV di Serlio, pubblicato nel 1537, contiene

alla trabeazione. L'illustrazione divisa in due parti, con

zioni. Palladio tuttavia migliora la ricostruzione della


trabeazione proposta da Cesariano, rendendola molto
pi somigliante a quella effettivamente descritta da
Vitruvio. In confronto a Serlio, la trabeazione appare

una versione pi semplice a sinistra e una pi ornata sulla

molto semplificata, essendo composta semplicemente da

destra, con l'aggiunta di un architrave fornito di due

un architrave formato da travi connesse o mortasate tra

anch'esso un'illustrazione dell'ordine tuscanico, che

per non risponde alle indicazioni di Vitruvio relative

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32. Veduta prospettica della trabeazione dorica con mutuli, dall'edizione Marcolini
di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

loro e sormontata da una stretta banda, in pratica una


gronda da cui sporgono, per una lunghezza pari a un
quarto delle colonne, le parti terminali dei travetti o
mutuli. Questa trabeazione fu utilizzata da Palladio
nella ricostruzione del prospetto del tempio tuscanico

trattato di architettura di Walther Hermann Ryff, Der

(cat. n. 59).

31. BASE ATTICA p. 91.

Furnembsten, notwendigsten der gantzen Architectur...,

pubblicato nel 1547 a Norimberga.

Nel libro III, v, 1-2, Vitruvio formulava le norme per


30. PIANTA DELLE TRABES COMPACTUES DEL

la costruzione della base attica, composta da una scozia

TEMPIO TUSCANICO E DI ALTRI TIPI

collocata tra due tori (quello inferiore pi largo). A dif-

DI MORTASE p. 90.

ferenza della base ionica vitruviana, la base attica era

impiegata in molti monumenti antichi accessibili gi in

Sulla sinistra di questa xilografia inserita una


pianta delle trabes compactiles o travi mortasate, che
formano l'architrave del tempio tuscanico. Secondo
Vitruvio (IV, vii, 4) queste travi connesse devono avere
uno spessore pari a quello dell'ipotrachelio e devono

epoca rinascimentale.

Secondo Vitruvio, la sua altezza, compreso il plinto,

deve essere pari alla met del diametro della colonna, e


la sporgenza ( ecphora ) deve equivalere a un sesto della

larghezza. La larghezza della base attica deve essere

essere connesse tra loro per mezzo di perni e mortase,

pari a una volta e mezza quella della colonna, di fronte

in modo da lasciare uno spazio di due pollici (ca. 5

e di lato. L'altezza della parte superiore della base,

cm.) tra loro.

compresi i due tori e la scozia, deve essere pari ai due


terzi della larghezza della colonna, mentre il terzo
rimanente deve essere lasciato al plinto. Escludendo il

Questa ricostruzione fornisce a Palladio l'opportunit di illustrare diversi tipi di mortase. Nelle edizioni
De' Franceschi del 1567, Palladio aggiunse nella parte

plinto, l'altezza rimanente doveva essere divisa in quat-

inferiore dell'illustrazione una copia di una xilografia raf-

tro parti, una delle quali andava a formare il toro supe-

figurante una griglia di travi connesse tra loro, presa dal

riore e le tre rimanenti dovevano essere divise a met

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 89

33. Veduta prospettica della trabeazione della Basilica Aemilia, dal


Codice Corner, fol. 61 recto (foto: per cortesia del Trustees of Sir
John Soane's Museum).

tra il toro inferiore e la scozia o trochilus, con i suoi

34. Prospetto del portale corinzio, dall'edizione Marcolini di Vitruvio


del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

li e un sesto. L'altezza del capitello deve essere divisa in


tre parti, una delle quali andr a formare l'abaco con la

listelli {quadris).
La ricostruzione di Palladio segue fedelmente le indi-

cazioni di Vitruvio e comprende l'illustrazione di un


metodo - non descritto da Vitruvio - per costruire l'apo-

sua cimasa, la seconda l'echino con gli anelli e la terza l'ipotrachelio o collarino.

Nel suo commentario, Barbaro propone di apporta-

fge del fusto della colonna, di grande utilit per gli

re alcune modifiche ai parametri forniti da Vitruvio. A

architetti dell'epoca.

suo parere, sarebbe stato preferibile conferire una mag-

I termini utilizzati da Barbaro nel suo commentario

(apofige).

giore sporgenza all'abaco e una larghezza maggiore di


quella indicata al capitello, che rischiava altrimenti di
apparire troppo piccolo. Barbaro suggerisce quindi di
adottare una larghezza di due moduli e due quinti, cor-

32. L'ORDINE DORICO p. 92, fig. 26.

conosciuti: "La larghezza [del capitello] tutta la grossezza della colonna & di pi un sesto per parte secon-

relativo alla base attica sono i seguenti: listelli (listelli),

bastone (toro), cavetto (scozia), orlo (plinto) e cimbia

rispondente a quella dei monumenti antichi allora

do Vitruvio. Ma nell'antico [per esempio, nel Teatro di


Secondo Vitruvio (IV, iii, 4) il diametro di una colon-

Marcello] si truova, & riesce meglio un quinto per

na dorica deve misurare due moduli e la sua altezza, capi-

parte"(71). Nell'illustrazione di Palladio - come in tutte

tello compreso, quattordici; l'altezza del capitello deve

le altre ricostruzioni di edifici utilizzanti l'ordine dori-

essere pari a un modulo, e la sua larghezza a due modu-

co contenute nel Vitruvio di Barbaro, per esempio, il

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Louis

Cellauro

tempio dorico sistilo tetrastilo, il tempio sistilo esasti-

ste dell'architrave, devono avere una larghezza di

lo, il portale dorico e la basilica romana - la sporgenza

mezzo modulo.

dell'abaco di due moduli e un sesto, il che dimostra


come Barbaro fosse intenzionato a fornire attraverso le
illustrazioni della sua edizione una fedele ricostruzione

dell'architettura vitruviana. La questione della sporgenza dell'abaco dorico viene risolta in modi diversi da
Jean Martin, nella sua traduzione francese del 1547 di
Vitruvio (fig. 27), e da Serlio, nelle sue Regole generali

di architettura, pubblicate nel 1537 (fig. 28) in cui le


proporzioni vitruviane dell'abaco vengono affiancate a

(viii) I capitelli dei triglifi devono misurare un sesto di


modulo.

(ix) La corona deve sporgere al di sopra dei capitelli


dei triglifi per due terzi di modulo e deve essere terminata da una cimasa dorica in alto e da una seconda in
basso.

(x) La corona, cimase comprese, deve avere l'altezza


di mezzo modulo.

(xi) Alla base della corona, le viae e le file delle gut-

quelle tratte dai monumenti antichi.

tae, devono essere disposte in modo da avere sei guttae

In questa xilografia di Palladio, come in tutte le


rappresentazioni di edifici dorici antichi contenute nel
Vitruvio di Barbaro, che prendono a modello gli ordini dorici del Teatro di Marcello e del tempio di San
Nicola in carcere, l'ordine dorico rappresentato
senza la base. A questo proposito, Barbaro scrive: "il
dorico non ha basa propria, ma alcuna fiata se le d la

per lungo e tre per largo.

basa attica "(72).

L'illustrazione della trabeazione dorica eseguita da


Palladio segue per lo pi queste indicazioni e raffigura la
trabeazione e parte del frontone, secondo una modello di

rappresentazione grafica inaugurato da Fra Giocondo


nella sua edizione di Vitruvio. la ricostruzione mostra

anche l'intradosso della corona, derivato dall'illustrazione della cornice dorica del Teatro di Marcello, contenu-

Nelle edizioni De' Franceschi del 1567, l'illustrazione

dell'ordine dorico di Palladio pubblicata nella preceden-

ta nelle Annotationes di Guillaume Philandrier, pubblicate per la prima volta a Roma nel 1544.

te edizione sostituita da una nuova xilografia, in cui l'a-

baco ha una sporgenza corrispondente a quella suggeri-

ta da Barbaro (ca. due moduli e due quinti), al posto


della misura indicata da Vitruvio, con l'aggiunta di una

34. LA BASE IONICA SECONDO

LA DESCRIZIONE DI VITRUVIO p. 94.

base attica, che, secondo Barbaro, poteva essere utilizzata per le colonne doriche (fig. 29) .

Nel libro III, iv, 3 Vitruvio formula le regole per la


costruzione della base ionica, che formata da un toro

superiore, una scozia, un doppio astragalo e una seconda

33. LA TRABEAZIONE DORICA p. 93.

scozia al di sopra di un plinto. Questa base ionica vitru-

viana era gi stata correttamente illustrata da Fra


Secondo Vitruvio, la trabeazione dorica regolata dai

Giocondo nel 1511 e da Serlio nel 1537. Le ricostruzio-

ni di edifici ionici, eseguite da Palladio per l'edizione

seguenti rapporti:

(i) L'altezza dell'architrave, comprese la taenia e le

Marcolini (i templi diptero, perptero e pseudodiptero

guttae , deve essere pari a un modulo, ovvero equivalente

eustilo, oltre al portale ionico) utilizzano sempre la base

alla met del diametro inferiore della colonna.

ionica vitruviana, della quale in realt mancava qualsiasi

(ii) L'altezza della taenia pari alla settima parte di un


modulo.

esempio nei monumenti antichi accessibili in epoca rinascimentale. Palladio se ne serve nelle sue illustrazioni per

(iii) Le guttae devono essere sospese al di sotto della

fedelt al testo latino, ma non la adott mai nei suoi edi-

taenia per la lunghezza di un sesto di modulo, compreso

fici, non avendola mai ritrovata negli edifici antichi da lui

il listello.

studiati (73). Ne esistono tuttavia alcuni esempi in edifici

(iv) Lo spessore dell'architrave deve essere pari all'i-

potrachelio della colonna.


(v) I triglifi devono avere un'altezza di un modulo e

mezzo e una larghezza di un modulo.

(vi) Le metope devono avere un'altezza pari alla loro

rinascimentali progettati da altri architetti. Sanso vino,

nell'ordine ionico minore della Libreria, Gian Giorgio


Trissino a Cricoli, Vignola nel cortile del palazzo di
Caprarola, Alessi nella facciata di palazzo Marino e
Bertani nel portale rigorosamente vitruviano della sua
casa di Mantova, seguono tutti scrupolosamente le indi-

larghezza.

(vii) Le semimetope, collocate alle estremit oppo-

cazioni di Vitruvio (74).

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 91

mvdm tmi U forti di dmtrt bAjfm *

35. Portale del Pantheon (foto: Istituto Centrale per il Catalogo e la


Documentazione, Roma).

35. IL CAPITELLO IONICO p. 95.

36. Sezione longitudinale parziale della basilica romana, dall'edizione


Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

quattro parti e mezza sotto l'abaco. Il punto che divide


queste quattro parti e mezza dalle rimanenti tre e mezza

Secondo Vitruvio (III, v, 5-8), per calcolare la lun-

rappresenta il centro dell'occhio della voluta. A questo

ghezza e la larghezza del capitello ionico bisogna aggiun-

punto, occorre tracciare un cerchio completo, di diame-

gere una diciottesima parte al diametro maggiore del

tro pari a una di queste otto parti, intorno al centro della

fusto della colonna; il capitello con le volute deve avere

voluta, in modo da consentire il disegno dei quadranti

un'altezza pari alla met di diciannove parti, ovvero nove

della voluta. Vitruvio fornisce anche un metodo per dise-

parti e mezza, mentre l'altezza del capitello senza volute

gnare la voluta, che gli studiosi rinascimentali non riusci-

deve essere pari a un terzo del diametro della colonna.

rono tuttavia a interpretare, essendo andate perdute le

L'altezza del capitello deve essere quindi divisa in nove

illustrazioni che lo accompagnavano al momento della

parti e mezza, e si devono tracciare delle linee, chiamate

trascrizione dei primi manoscritti.

cathetoe da Vitruvio e catheti nelle edizioni di Fra

L'illustrazione di Palladio una fedele ricostruzione

Giocondo e di Barbaro, a partire dall'abaco per ciascun

del capitello ionico descritto da Vitruvio. Al termine del

angolo delle volute, in direzione perpendicolare all'orlo

volume pubblicato nel 1556 venne aggiunto un metodo

dell'abaco. Delle nove parti e mezza che formano l'altez-

rinascimentale per il tracciato della voluta.

za del capitello, otto sono occupate dalla voluta, e il rima-

nente dall'abaco. Occorre quindi tracciare un'altra linea


verticale, a una distanza pari a una parte e mezza dall'or-

36. LA TRABEAZIONE IONICA p. 98, fig. 30.

lo dell'abaco con la sua cimasa. Queste linee devono poi


essere divise in modo tale da lasciare uno spazio pari a

Nel libro III, v, 8-12, Vitruvio formula le regole per

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Louis

Cellauro

la costruzione della trabeazione ionica, affermando in

tetto ed era preferibile non inserirli nei frontoni, per

primo luogo che gli architravi, a causa di considerazioni di carattere ottico, devono essere proporzionati

rispetto verso le loro origini. Barbaro osserva tuttavia


che un simile uso era sanzionato dagli esempi antichi e

all'altezza delle colonne; per esempio, se l'altezza delle

doveva pertanto essere considerato ammissibile.

colonne compresa tra i dodici e i quindici piedi, quel-

Scrive Barbaro:

la dell'architrave deve essere pari alla met dell'ampiezza della colonna alla base; se le colonne sono alte dai

Vitr[uvio] adunque biasima per opinione de gli antichi i dentelli, o modioni [mutules] fatti per gli frontispi-

quindici ai venti piedi, occorre dividerne l'altezza in

cij, perche rappresentano quelli i cantieri [travi principa-

tredici parti, per ottenere quella dell'architrave; se sono

li] o gli asser [travetti] , & non venendo i cantieri verso la

alte dai venti ai venticinque piedi, occorre dividerne

fronte, & non sportando gli asser, non possibile fare in

l'altezza in dodici parti e mezzo, per ottenere quella del-

que luoghi i dentelli, o i modiglioni, dove non si ha


rispondenza con alcuna cosa. Ma la usanza ha vinto la
ragione sin dal tempo di Vitr[uvio] perche nelle opere
antiche tutto l'giorno si vedono, & dentelli, & modioni

l'architrave; se infine sono alte dai venticinque ai trenta

piedi, occorre dividerne l'altezza in dodici parti, per


ottenere quella dell'architrave.

La larghezza della faccia dell'architrave che poggia


sul capitello deve essere pari al diametro della colonna
sotto il capitello, mentre la faccia superiore deve essere

nelle teste de i Frontispicij, & pare, che tale ornamento


stia bene, tutto che non ci sia ragione(75*.

Palladio assegna inoltre alla trabeazione ionica un fre-

pari al diametro inferiore del fusto. La sua cimasa deve

gio convesso, bench Vitruvio non lo menzioni esplicita-

essere alta un settimo dell'altezza dell'architrave e spor-

mente nel capitolo pertinente. Per esempio, l'illustrazio-

gere di altrettanto. Lo spazio rimanente dopo aver esclu-

ne della stessa trabeazione contenuta nell'edizione di

so la cimasa, deve essere diviso in dodici parti, tre delle

Giocondo, comprende un fregio piatto. Il primo esempio

quali formeranno la fascia inferiore, quattro quella

di fregio ionico convesso in un edificio rinascimentale si

mediana e cinque quella superiore. L'altezza del fregio al

trova nella Loggia di Villa Madama, progettata alla fine

di sopra dell'architrave deve essere minore di un quarto

del primo decennio del Cinquecento da Raffaello. La

di quella dell'architrave. La sua cimasa deve essere alta

ricostruzione dell'artista deve molto alla traduzione di

un settimo del fregio e deve avere un'uguale sporgenza.

Vitruvio, eseguita da Fabio Calvo per suo uso personale.

Al di sopra del fregio, i dentelli devono avere un'altezza

In una nota marginale apposta alla sezione sulla trabea-

pari a quella della fascia mediana dell'architrave e un'u-

zione ionica del manoscritto della traduzione conservato

guale sporgenza. Tra i dentelli bisogna lasciare uno spa-

alla biblioteca di Monaco, si legge: "nota che parla del

zio largo la met della loro altezza e profondo due terzi

fregio pulvinato"(76). Questa affermazione pu essere

della loro larghezza; la cimasa sovrastante deve avere

messa a confronto con la frase: "in li fregi pulvinati e nelli

un'altezza pari a un sesto di quella dei dentelli. La cornice con la sua cimasa, ma senza la sima, deve essere alta

ionici architravi", che compare nel libro I della sua tra-

quanto la fascia mediana dell'architrave. La sporgenza


della cornice con i dentelli deve essere pari all'altezza

ionico viene fatto anche nel commentario latino a

Vitruvio di Philandrier, che fu pubblicato per la prima

compresa tra il fregio e la parte superiore della cimasa

volta a Roma nel 1544 e potrebbe essere servito da base

della cornice. Infine Vitruvio afferma che l'altezza del

a Palladio.

timpano deve essere calcolata dividendo l'intero fronte

duzione^. Il collegamento tra fregio convesso e ordine

La disposizione degli elementi nella xilografia, che

della cornice dall'estremit esterne delle cymatia in nove

mostra una trabeazione e parte di un frontone, segue il

parti, una delle quali dovr essere posta al centro per

modello stabilito da Fra Giocondo (fig. 31).

ottenere il punto pi alto del timpano.

In un trattato separato sugli ordini architettonici,

Nel 1567, quest'illustrazione stata modificata in


rispetto a quella dell'edizione Marcolini con l'aggiunta

incluso nel suo commentario, Barbaro si limitava a

delle ombreggiature, dando prova di un certo ripensa-

parafrasare Vitruvio, senza suggerire modifiche alle

mento rispetto allo stile semplice e severo adottato nelle

sue indicazioni, come aveva fatto invece nel caso dei

incisioni del 1556.

capitelli dorico e corinzio. L'illustrazione di Palladio


segue scrupolosamente il testo latino, se si eccettua

sezione sulla trabeazione ionica, Barbaro si serve dei

l'inclusione di dentelli nei lati inclinati del frontone.

seguenti termini: cimasa ( cymatium ), fregio (fregio), goc-

L'autore latino raccomanda di non farlo, poich i den-

ciolatoio (corona) , frontispicio (frontone) , dentello (den-

telli riproducevano in realt le asseres o i travetti del

telli) , gola (sima) e quadricelli (acroteri) .

Nella traduzione e nel commentario relativo alla

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 93

37. MODELLO GRAFICO DI UN METODO DI

(i) Il rapporto tra l'altezza dell'intero capitello e il

COSTRUZIONE DELLA CONCAVIT

diametro inferiore della colonna che lo sostiene deve

DELL'ABACO DEL CAPITELLO CORINZIO p. 99.

essere di 1:1.

(ii) Il rapporto tra l'altezza dell'abaco e l'altezza del


Secondo Vitruvio, le fronti dell'abaco del capitello

capitello deve essere di 1:7.

(iii) L'altezza del capitello (escluso l'abaco) deve

corinzio devono rientrare di un nono della larghezza del-

l'intera fronte dell'abaco. Lo schema che accompagna il

poter essere ripartita in tre parti uguali, due delle quali

commento di Barbaro mostra un semplice metodo geo-

destinate alle due serie di foglie e una alla voluta.

metrico di costruzione della concavit dell'abaco decisa-

(iv) Il rapporto tra il diametro inferiore del ca-

mente analogo a quello descritto da Serlio nel Quarto

pitello e quello superiore della colonna deve essere di

Libro dato alle stampe nel 1537.

1.1.

Nel suo commento, Barbaro suggerisce alcune modifiche alla normativa stabilita da Vitruvio. Egli osserva che

38. PIANTA DEL CAPITELLO CORINZIO p. 99.

il rapporto 1:1 indicato da Vitruvio tra l'altezza del capitello corinzio e il diametro inferiore della colonna appa-

Vitruvio indica (IV, i, 11-12) il rapporto 2:1 tra la dia-

re troppo ridotto se viene raffrontato agli esempi antichi,

gonale dell'abaco e l'altezza del capitello corinzio; da


questa proporzione si deduce che il lato dell'abaco equi-

rivelando cos di aver attentamente studiato i rapporti

proporzionali dei monumenti antichi: "il capitello

vale alla radice di due moltiplicata per il diametro, vale a

Corinthio alto quanto il diametro della colonna, &

dire a 1,414 per il diametro. L'illustrazione di Palladio

secondo Vitruvio s'include l'Abacco; ma in molte opere

rispetta rigorosamente le norme indicate a questo riguardo da Vitruvio. Gli architetti rinascimentali, tuttavia,

l'abaco di pi, & ha molto del buono "(79). Come affer-

ricorrevano a diverse soluzioni per costruire gli angoli

in buono stato di conservazione conosciuti nel

dell'abaco in rapporto al quadrato in cui quest'ultimo

Rinascimento non rispettavano la normativa stabilita da

veniva inscritto. Nella prima, gli angoli venivano indivi-

Vitruvio. Wilson Jones(80) ha riscontrato i seguenti rap-

duati all'interno del quadrato; nella seconda, erano

porti tra l'altezza del capitello corinzio e il diametro infe-

ma Barbaro, la maggior parte dei capitelli corinzi romani

sovrapposti a quelli del quadrato, e nella terza, collocati

riore della colonna: 1,27, in un primo tipo di Tempio

al di fuori del quadrato. Philandrier afferma che le norme

rotondo sulle rive del Tevere; 1,32, in un secondo tipo di

enunciate da Vitruvio - secondo cui la diagonale dell'a-

Tempio rotondo sulle rive del Tevere; 1,13, nel tempio di

baco equivale al doppio dell'altezza del capitello o del


nel caso in cui gli angoli dell'abaco venivano sovrapposti

Marte Ultore; 1,09, nel Tempio di Castore; 1,20, nel


Tempio di Vespasiano; 1,13, all'interno del Pantheon;
1,10, nel portico del Pantheon; 1,125, nel Tempio di

diametro inferiore della colonna - erano rispettate solo

a quelli del quadrato 78. Nella sua illustrazione,

Adriano; 1,12 nel Tempio di Antonino e Faustina. Il solo

Palladio, seguendo l'esempio di Sagredo, costruisce gli

edificio romano conosciuto nel Rinascimento in cui

angoli dell'abaco all'interno del quadrato in cui quest'ul-

venga rispettata con una certa approssimazione la

timo veniva inscritto: la diagonale quindi misura meno

normativa vitruviana il Tempio della Sibilla di Tivoli,

del doppio del diametro, contravvenendo cos alle norme

dove il rapporto tra l'altezza del capitello e il diametro

stabilite da Vitruvio.

inferiore della colonna 0,97.

Questo schema del capitello corinzio molto simile a

Secondo Barbaro, il rapporto tra l'altezza del capitel-

quello che Palladio disegn per i Quattro Libri, pubbli-

lo corinzio e il diametro inferiore della colonna deve

cati venticinque anni pi tardi.

quindi essere di 1:1,1/7 (1:1,143), una proporzione che


conferisce una maggiore snellezza al capitello descritto
da Vitruvio.

39. PROSPETTO DEL CAPITELLO CORINZIO

p. 100.

La xilografia del capitello eseguita molto probabilmente dal Palladio, tuttavia, non segue i suggerimenti di

quest'ultimo, ma rispetta, al contrario, le norme di


SecondoVitruvio (IV, i, 11-12), la costruzione del

Vitruvio, che indica il rapporto 1.1 tra l'altezza del capi-

capitello corinzio deve essere basata sulle seguenti

tello e il diametro inferiore. Qui l'altezza del kalathos

norme:

uguale al diametro superiore della colonna che lo sostie-

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Louis

Cellauro

ne, ed ripartita in tre parti uguali, due delle quali desti-

spettiva. Ma quando nome nome di parte, egli riguarda

nate alle due serie di foglie e una alle volute. Come nel

la pratica, & suol fare cose meravigliose, dimostrando ne

caso del capitello dorico, la ricostruzione di Palladio

i piani polittii rilievi, le distanze, il fuggire, & lo scorcio

sembra suggerire che Barbaro si proponeva di ricostrui-

delle cose corporali: per nel terzo libro al secondo capo

re fedelmente nelle illustrazioni le strutture architettoni-

vuole Vitruvio, che le colonne de i portici, che stanno su

che descritte da Vitruvio.

le cantonnate sieno pi grosse, che quelle, che nel mezzo

Come nell'edizione del 1551 di Fra Giocondo, la tra-

trasposte sono: percioche lo aree circostante diminuisce,

beazione corinzia, che secondo Vitruvio era identica

& leva la vista, & mangia diro cosi della grossezza delle

a quella ionica, qui non viene illustrata. Barbaro, tuttavia,

colonne angulari & nel fine del detto libro comanda, che

suggerisce di inserire nella trabeazione corinzia un fregio

tutte le membra sopra i capitelli, come sono Architravi,

a faccia piana che avrebbe sostituito il fregio a faccia con-

Fregi, Gocciolatoi,

vessa della trabeazione ionica cos come era stata rico-

Frontispicij siano inclinati per la duodicesima parte

struita da Palladio: "L'Architrave, fregio & gocciolatoio,

ciascuno delle fronte sua; & questo solo per la veduta,

scrive Barbaro, si pu fare come l'Ionico, ovvero in luogo

come si dir. Vuole altrove che le colonne canellate appa-

del fregio gonfio dello Ionico, farlo piano, et ne gli fron-

rino pi grosse, che le schiette. & in somma la pittura

tispicji servare il modo istesso"(81).

delle Scene tutta posta in questa parte di prospettiva,

dal che ne prende il nome, & si chiama Sceno-

grafia..."^.
40. SCHEMA GRAFICO RELATIVO ALLA

NECESSIT DI INCLINARE IN AVANTI LE

MEMBRATURE SUPERIORI p. 102.

41. ILLUSTRAZIONE DELLA SCANALATURA

IONICA ESEGUITA CON LA SQUADRA


Nel tredicesimo paragrafo del quinto capitolo del

DA FALEGNAME p. 102.

terzo libro, Vitruvio indica le regole da seguire per com-

pensare gli effetti della visione prospettica, raccoman-

Nell'illustrare il quattordicesimo paragrafo del quin-

dando di inclinare in avanti di un dodicesimo della loro

to capitolo del terzo libro del testo di Vitruvio, Palladio,

altezza le membrature superiori dei templi, vale a dire

rispettando scrupolosamente le regole indicate dall'auto-

archiravi, fregi, cornici, tympana, frontoni e acroteria.

re, dota di ventiquattro scanalature la colonna ionica e

Nelle edizioni del testo di Vitruvio date alle stampe nel

raffigura la squadra da falegname che, come raccomanda

Rinascimento, quest'esigenza viene messa in luce in


diverse illustrazioni. Il tema venne affrontato per la

Vitruvio, doveva poter essere inserita nelle scanalature. Il


metodo di costruzione delle scanalature che richiedeva

prima volta nel commento di Cesariano (fol.LX recto), a

l'impiego della squadra da falegname fu illustrato per la

cui in seguito si richiamarono Martin (fol. 4 2 r), Ryff (fol.

prima volta da Giocondo. Tuttavia, nell'eseguire questa

CXXVIIV) e, in una forma semplificata, lo stesso

illustrazione, Palladio si richiama a quella contenuta nel

Barbaro.

quarto libro di Serlio, dato alle stampe a Venezia nel

Gli argomenti a favore della necessit delle correzio-

1537. Entrambe le illustrazioni descrivono infatti il piano

ni ottiche si basavano sul presupposto che le dimensioni

di un quarto di colonna e non il piano della semicolonna

apparenti degli oggetti fossero determinate dall'angolo

raffigurata nell'edizione di Giocondo. Nelle sue note a

visivo e che quindi, osservato da angoli visivi uguali, un

questo brano, Barbaro commenta le parole strix, stria e

oggetto desse l'impressione di avere le stesse dimensioni.

ancones , impiegate da Vitruvio per descrivere le scanala-

Le regole indicate da Vitruvio per compensare gli effetti

ture, cos come il metodo attraverso il quale, secondo

della visione prospettica servivano ad assicurare che tutte

l'autore, queste ultime venivano costruite:

le parti di un edificio alto apparissero prive di distorsio-

ni. Barbaro sottolinea nel suo commento l'importanza

La canalatura della colonna fatta ad imitazione delle

della prospettiva (intesa sia come scienza dell'ottica, sia

falde delle vesti femminili. In questa si deve intendere la

come disegno prospettico) nella formazione dell'architet-

significazione d'alcuni vocaboli, & poi il modo di for-

to, che solo grazie al suo studio avrebbe potuto imparare

marli giustamente. Il primo quello che Vitr[uvio] schia-

a inserire correzioni ottiche:

"... per necessario che lo Architetto habbia la pro-

ma Strix: il secondo quello, che detto stria: il terzo,


Ancones. Strix adunque il cavo, e il canale istesso. Stria

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 95

37. Sezione frontale della basilica romana, dall'edizione Marcolini di


Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

lo spacio, che tra un cavo e l'altro, detto pianuzzo.


Ancones sono le braccia della squadra, la quale fatta da
due regule, che da Vitr[uvio] sono dette ancones, perche

fanno come un gomito, che in greco anchon si chiama.


Siano adunque i canali ventiquattro cavati in semicircolo, provati con l'angulo della squadra, che tocchi il fondo

del cavo nel mezzo, & con le braccia, che tocchino gli
anguli de i quali si saperebbe a punto, quando noi sapessimo bene la gonfiatura della colonna(83).

38. Pianta della basilica costruita da Vitruvio a Fano dall'edizione

Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

42. VEDUTA DI TETTI LIGNEI DESTINATA A


ILLUSTRARE LE ORIGINI DELLE

CARATTERISTICHE DELL'ORDINE IONICO E DI

QUELLO DORICO p. 106.

Allo stesso modo, dalle sporgenze delle assicelle (asseres), ebbero origine, secondo Vitruvio, i dentelli dell'or-

dine ionico. Barbaro commenta cos questo brano: travi


longitudinali ( tempia ) e assicelle ( asseres ).

Nella parte superiore di questa xilografia raffigura-

Nella parte inferiore della xilografia raffigurato un

to il tetto destinato a coprire uno spazio limitato descrit-

architrave ligneo che sostiene travi {trabes), travicelli

to da Vitruvio nel primo paragrafo del secondo capitolo

{tigna) e tavole {axes) .

del quarto libro, costituito da una trave maestra (columen) e da travi oblique ( cantherii ) sporgenti dai bordi

Questa struttura fu illustrata per la prima volta da Fra


Giocondo che indubbiamente la fonte dell'incisione di

estremi dei cornicioni.

Palladio. Nel relativo commento (84), Daniele Barbaro d

Nella parte inferiore raffigurato il tetto destinato a

coprire uno spazio pi ampio che, secondo Vitruvio era

gli equivalenti italiani dei termini impiegati da Vitruvio


per designare le componenti degli impianti lignei: co lu-

costituito non solo da columen e cantherii, ma anche da

men viene tradotto con " colmello", capreoli, con "tra-

travi traverse ( transira ) e puntoni ( capreoli ) e, al di sopra

versi" o "chiavi"; transtra, con "tempiali" o "travetti";

delle travi oblique o cantherii, da poste al di sopra del-

cantherii, con "cantieri" e asseres, con "legni" o "morel-

l'architrave, e le metope dagli spazi intertrabali. I mutuli

li" la cui larghezza, secondo Barbaro, doveva essere di

che si trovano sotto le cornici dei templi dorici derivava-

quattro pollici (10 cm. circa).

no dalle sporgenze delle travi oblique (cantherii).

Secondo Vitruvio (IV, ii, 2-6), gli impianti lignei ven-

L'origine dei triglifi e dei mutuli dell'ordine dorico anda-

nero imitati dai maestri dell'arte dello scalpello che ini-

va quindi ricercata nell'imitazione degli impianti lignei.

ziarono a costruire templi in pietra e in marmo. Il fron-

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Cellauro

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' '&i^^Sk'.'.
39. Semiprospetto/semisezione trasversale della basilica costruita da Vitruvio a Fano, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto:
Bibliotheca Hertziana, Roma) .

tone ( fastigium ) derivava dal timpano del tetto ligneo. I


triglifi furono mutuati dalle travi ( trabes )

... potremo benissimo sapere la origine de li ornamenti, che nelle opere di pietra sono stati introdutti da

i grandi Architetti, & con che ragione s'habbiano a


fare... Hora ci espone come da quelle parti [del tetto],
& dalle opere di legno son, stati transferiti gli ornamenti nelle opere di pietr o .di 'marmo: come nelle
opere Doriche i Triglifi & i Modioni, & nelle Ioniche i
dentelli: & dice che i Triglifi sono stati fatti ad imitazio-

della cornice. Gli Architetti adunque nelle opere di

pietra hanno trasportato quelle invenzioni, & hano


fatto gli Triglifi, & le Metope, cio gli spacij tra uno tri-

glifo, & l'altro, che rappresentano le divisioni d'un tri-

glifo all'altro, come da un trave all'altro. Similmente i


mutuli, o modioni sono stati presi nelle opere Doriche

di pietra dalle opere di legname. Questi rappresentano


gli sporti de i canterij sotto le cornici, come i Triglifi

rappresentano gli sporti delle travi sopra


l'Architrave(85).

ne delle teste delle travi, le quali prima sportavano fuori


de i pareti, & poi erano tagliate a drittura de i pareti, &
perche non facevano bella vista, erano investite di tavo-

43. VEDUTA PROSPETTICA DELLA TRABEAZIO-

lette- dipinte con cera, di quel modo, che hoggi di pare-

NE DORICA CON MUTULI p. 108, (fig. 32).

no i Triglifi con que

canali, & con que pianuzzi, che si vedono, che pare,

che que canali siano fatti per ricevere le acque cadenti

In questa xilografia raffigurata la trabeazione dori-

ca con mutuli, menzionata da Vitruvio nel terzo para-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 97

grafo del secondo capitolo del quarto libro a proposito


della teoria secondo cui gli elementi architettonici del-

44. SCHEMI GRAFICI DELL'ORDINE

l'ordine dorico e di quello ionico erano in origine costi-

TRIGLIFI NEL TEMPIO DORICO DIASTILO

tuiti da materiale ligneo. Secondo Vitruvio, i mutuli deri-

TETRASTILO ED ESASTILO p. 110.

DI DISPOSIZIONE DELLE METOPE E DEI

vavano dalle sporgenze delle travi oblique ( cantherii )


delle antiche costruzioni lignee, in seguito trasposte in

Nel terzo paragrafo del terzo capitolo del quarto

strutture di marmo o pietra. Parafrasando Vitruvio,

libro, Vitruvio enuncia le regole in base alle quali dispor-

Daniele Barbaro scrive: "... i mutuli, o modioni sono

re le metope e i triglifi del tempio dorico diastilo tetrasti-

stati presi nelle opere Doriche di pietra dalle opere di

lo ed esastilo, affermando che la fronte del tempio nel

legname. Questi rappresentano gli sporti de i canterij

caso del tetrastilo deve essere divisa in ventisette parti e

sotto le cornici "(86).

nel caso dell'esastilo in quarantadue parti. Una di queste

La prima edizione del testo di Vitruvio in cui viene

parti sar il modulo, i cui multipli determineranno l'arti-

raffigurata la trabeazione dorica con mutuli quella

colazione dell'intera costruzione. L'autore inoltre afferma

commentata da Guillaume Philandrier, data alle stampe

che la lunghezza delle metope angolari deve corrisponde-

nel 1552 a Lione da De Tournes.

re alla met di quella di un triglifo.

A quel tempo si conoscevano due antichi frammenti

Nel suo commento Barbaro osserva che i due tipi di

di trabeazione dorica con mutuli. Il primo in origine

tempio che qui Vitruvio riconduce al genere diastilo pre-

faceva parte della facciata laterale della Basilica Aemilia,

sentano un intercolunnio corrispondente a due volte e tre

demolita poco dopo il 1500 da Bramante, i cui blocchi di

quarti e non al triplo del diametro di una colonna. Egli

marmo furono in seguito riutilizzati nella costruzione del

spiega questa contraddizione sostenendo che bench si


fosse mostrato estremamente preciso nell' indicare la

palazzo del Cardinale Adriano Castellesi nel Borgo


Vaticano, l'attuale palazzo Giraud-Torlonia. Prima della

misura dell'intercolunnio eustilo, Vitruvio non aveva

loro distruzione, i frammenti dell'edificio in rovina furo-

affermato che l'intercolunnio diastilo dovesse necessaria-

no riprodotti nei disegni di numerosi architetti del

mente equivalere al triplo del diametro di una colonna.

Rinascimento, i pi dettagliati e completi dei quali sono

Secondo Barbaro, i principi enunciati per il tetrastilo e

quelli eseguiti da Giuliano da Sangallo, che occupano un

l'esastilo potevano essere applicati anche all'octastilo e al

intero foglio del famoso Codex Vaticanus Barberinianus

decastilo.

Latinus 4424. Questo tipo di trabeazione raffigurato

Nello schema grafico del tempio dorico diastilo tetra-

anche nel Codice Corner, che risale a una data preceden-

stilo, Palladio inserisce undici triglifi, dieci metope e due

te al 1514 (fol. 61 recto) (87) (fig. 33).

metope angolari, lascia un triglifo e due metope nell'in-

Un analogo frammento di trabeazione dorica, rin-

tercolunnio laterale e due triglifi e tre metope nell'inter-

venuto da Bramante nelle fondamenta di San Pietro, fu

colunnio centrale, la larghezza del quale (corrispondente

raffigurato da Serlio nel Quarto Libro, pubblicato nel

al quadruplo del diametro di una colonna) maggiore di

1537: "la cornice segnata B, scrive Serlio, fu trovata nei


fondamenti di San Pietro, e Bramante la fece sotterra-

quella prescritta da Vitruvio. Nello schema grafico del


tempio diastilo esastilo appaiono diciasette triglifi e sedi-

re nel medesimo luogo, tutti i membri erano d'un


pezzo, et era di altezza da sei piedi antichi ...".

delle metope e dei triglifi nell'intercolunnio analoga a

L'illustrazione di Palladio sembra derivare da quella di

quella del tetrastilo.

ci metope oltre alle metope angolari. La disposizione

Serlio, anche se alcuni elementi decorativi tra cui, ad

esempio, i rosoni delle viae della cornice e il bucranio

del fregio sono disegnati sul modello dei frammenti

45. SCHEMI GRAFICI DELL'ORDINE

delle rovine della Basilica Aemilia. Bench non fosse

DI DISPOSIZIONE DELLE METOPE E DEI

pi visibile, ai tempi del Palladio la Basilica Aemilia


era ben conosciuta grazie ai taccuini di disegni che
conobbero una larga diffusione tra gli architetti del

TRIGLIFI NEL TEMPIO DORICO SISTILO

Rinascimento.

TETRASTILO ED ESASTILO p. 111.


Nel settimo paragrafo del terzo capitolo del quarto

Questa xilografia una delle rare illustrazioni del-

libro Vitruvio enuncia anche le norme relative all'ordine

l'edizione Marcolini in cui venga impiegata la prospet-

di disposizione delle metope e dei triglifi nel tempio

tiva.

dorico sistilo tetrastilo ed esastilo, nei templi cio in cui

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40. Sezione longitudinale e prospetto laterale della basilica costruita da Vitruvio a Fano, di Giovanni Battista da Sangallo, dalla copia di Sangallo
dell'editio princeps di Sulpicio da Veroli, Biblioteca Corsiniana e Lincei (foto: The Conway Library, Courtauld Institute of Art, Londra).

l'intercolunnio corrisponde al doppio del diametro di

delle metope e dei triglifi nei templi dorici sono conte-

una colonna. La fronte del tempio tetrastilo deve poter

nuti nei disegni di Antonio da Sangallo basati sul testo di

essere divisa in diciannove parti e mezzo e quella dell'e-

Vitruvio.

sastilo in ventinove parti e mezzo.


Nel modello grafico del tempio sistilo tetrastilo ese-

guito da Palladio appaiono otto triglifi, sette metope e

46. PIANTA DI UNA COLONNA DORICA

due metope angolari, la cui lunghezza corrisponde alla

IN CUI VIENE ESEMPLIFICATO IL METODO

met di quella di un triglifo. Come nel precedente sche-

DI COSTRUZIONE DELLE SCANALATURE

ma, in corrispondenza degli intercolunni laterali appaio-

DORICHE DESCRITTO DA VITRUVIO p. 111.

no un triglifo e due metope e in quello centrale, la cui lar-

ghezza corrisponde al triplo del diametro di una colonna,

Nell'illustrazione in cui sono raffigurate le scanalatu-

due triglifi e tre metope. Nello schema del tempio esasti-

re della colonna dorica, Palladio rispetta rigorosamente

lo, la fronte di quest'ultimo divisa in dodici triglifi e

le norme di costruzione delle scanalature enunciate da

undici metope ed dotata di due metope angolari.

Vitruvio nel nono paragrafo del terzo capitolo del quarto

Analoghi schemi grafici dell'ordine di disposizione

libro. Secondo l'antico autore, le colonne doriche dove-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 99

vano essere dotate di venti scanalature (gli scapi delle


colonne del Partenone, ad esempio, presentano venti

Carcere, noti anche a Palladio (un disegno del tempio


dorico conosciuto nel Rinascimento col nome di

scanalature). Questa forma era ottenuta disegnando in

"Tempio della Piet" figura tra le opere grafiche di

corrispondenza di ogni scanalatura un quadrato della


stessa larghezza della scanalatura. Quindi il centro del

Palladio che ci sono pervenute, RIBA, VIII/5 e XI/6), e

conferenza che intersecava gli angoli del quadrato.

illustrati nel Libro appartenente all'Architettura di


Antonio Labacco, dato alle stampe nel 1552, quattro
anni prima della pubblicazione del Vitruvio di Barbaro.

L'area ricurva formata dai punti di intersezione della cir-

Nel suo commento Barbaro scrive:

quadrato veniva fatto coincidere con il centro di una cir-

conferenza con uno dei lati del quadrato determinava la

Solevano gli antichi distinguere lo Antitempio, detto

concavit della scanalatura. La prima illustrazione cor-

pronao, con alcune ale di muro, che secondo Strabone si

retta di questo metodo fu quella che apparve nell'edizio-

chiamano pteromata. Queste ale venivano verso le fronti

ne di Fra Giocondo pubblicata nel 1511, primo punto di

di una parte, & dall'altra della cella: ma in alcuni Tempij

riferimento della xilografia di Palladio.

Nelle ricostruzioni degli edifici dorici eseguite da Pal-

non pervenivano alle fronti compitamente, ma terminavano in alcuni pilastri, o ante che si dica, grosse quanto le

ladio per l'edizione di Barbaro, non appaiono mai colonne

colonne: & se tra l'una ala di muro & l'altra era grande

dotate delle scanalature caratteristiche di quest'ordine e gli

spacio, si potevano a quel filo de i pilastri tra mezzo due

scapi raffigurati sono privi di scanalature. Nell'architettura

colonne per fermezza: & cos era separato il pronao dal

rinascimentale le scanalature doriche vennero illustrate

portico. Cos si trovano le piante dei tre tempij appresso


il Theatro di Marcello (88).

molto raramente, forse perch non figuravano in nessuno


degli antichi monumenti allora conosciuti.

48. PROSPETTO DEL TEMPIO DORICO


47. PIANTA DI UN TEMPIO DORICO

PROSTILO TETRASTILO p. 113.

PROSTILO TETRASTILO DESTINATA

ALL'ILLUSTRAZIONE DEL QUARTO


CAPITOLO DEL QUARTO LIBRO
DEDICATO ALLA DISPOSIZIONE DELLA

CELLA E DEL PRONAO p. 1 12.

Nell'elevazione del tempio prostilo tetrastilo disegnata da


Palladio, il colonnato dorico segue il ritmo che Vitruvio defi-

nisce picnostilo, in cui la distanza tra le colonne corrisponde


alla misura di un diametro e mezzo. Conformemente alle
indicazioni di Vitruvio, le colonne sono alte quanto sette dia-

La pianta disegnata da Palladio rispetta scrupolosa-

metri e, come gli antichi esempi dorici del teatro di Marcello

mente le indicazioni di Vitruvio, secondo cui la lunghez-

e del tempio dorico di san Nicola in Carcere, sono prive di

za del tempio deve misurare il doppio della relativa lar-

base. Le caratteristiche di questo tempio, cos come degli altri

ghezza. La lunghezza della stessa cella eccede di un quar-

edifci dorici descritti da Vitruvio e ricostruiti da Palladio,

to la relativa larghezza e le rimanenti tre parti spettano al

concordano con l'illustrazione dell'ordine dorico del terzo

pronao che si estende fino alle antae dei muri.

libro dell'edizione Marcolini del testo di Vitruvio. L'abaco

Questa pianta estremamente interessante, e persi-

no sorprendente, perch rappresenta un tempio indi-

dei capitelli dorici presenta una sporgenza di un modulo e un


sesto, in conformit alle indicazioni di Vitruvio piuttosto che

scutibilmente riconducibile al genere prostilo tetrastilo,

a quelle di Barbaro, che nel suo commento suggerisce una

molto diverso dalla prima versione del tempio prostilo

sporgenza pari a un diametro e due quinti di una colonna. Le

eseguita da Palladio. Nel commento, Barbaro confessa


che solo la conoscenza di alcuni templi antichi e di "...

figure dell'acroterio sono dello stesso genere di quelle raffi-

alcune cose, che vengono da buoni dissegnatori" gli


avevano consentito di comprendere a fondo questa
sezione. Quindi prosegue riconoscendo che, alla luce

sesterzio dell'et di Traiano in cui rappresentato il tempio


di Honos, menzionato da Barbaro nel suo commento e cono-

delle indicazioni fornite in questo brano da Vitruvio, le

Enea Vico.

cellae dei templi descritte nel terzo libro del De archi-

gurate su alcune monete romane e, in particolare, su un

sciuto nel Rinascimento grazie agli scritti dell'antiquario

Nelle edizioni De' Franceschi del 1567, questa tavola

tectura si rivelano troppo lunghe. Tra i templi dotati di

appare rielaborata attraverso l'introduzione di tecniche

un pronao che Barbaro ci informa di aver potuto esa-

di ombreggiatura che sembrano derivare dalle illustrazio-

minare figurano i tre templi presso San Nicola in

ni contenute nel terzo e nel quarto libro di Serlio. Ci

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41. Sezione frontale e prospetto della basilica costruita da Vitruvio a


Fano, di Giovanni Battista da Sangallo, dalla copia di Sangallo dell'editio princeps di Sulpicio da Veroli, Biblioteca Corsiniana e Lincei

42. Pianta del teatro romano, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del


1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

(foto: The Conway Library, Courtauld Institute of Art, Londra) .

dimostra che a trent'anni circa dalla data della loro pub-

fosse quasi del tutto distrutto. Tuttavia, nelle illustrazio-

blicazione, i lavori di Serlio erano ancora una fonte d'i-

ni del Libro appartenente all'architettura di Antonio

spirazione per Palladio.

Labacco, i tre templi sono dotati di un pronao. Il tempio

dorico di san Nicola in Carcere raffigurato anche nel


Terzo Libro di Serlio, pubblicato nel 1540, ma in questa
49. PIANTA DI UN TEMPIO PERIPTERO CON

PRONAO p. 114.

ricostruzione l'edificio privo del pronao.

Nelle edizioni del 1567, questa tavola accompagnata dal prospetto di un tempio dorico esastilo con colon-

Questa pianta, identica a quella presentata nel terzo

ne prive di base che non fu pubblicato nel 1556.

libro, mostra un tempio sistilo esastilo con pronao e opistodomo che esemplifica le norme enunciate da Vitruvio

in riferimento alla disposizione della cella e del pronao

50. PROSPETTO DELLA PORTA DORICA p. 118.

nelle piante dei templi. Probabilmente questa pianta


riproduce l'articolazione del tempio dorico di San Nicola

Nel sesto capitolo del quarto libro, Vitruvio enuncia

in Carcere, cos come viene descritta nel commento di

le norme di costruzione delle porte dei templi dorici,

Barbaro. In realt, sembra che questo tempio non fosse

ionici e attici, queste ultime confuse da Barbaro con le

affatto dotato di un pronao e che al tempo del Palladio,

porte corinzie. Le porte dei templi erano state illustrate

cos come nel 1554, anno in cui Barbaro visit Roma,

per la prima volta da Fra Giocondo, e le loro ricostru-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 101

zioni grafiche, basate sul testo di Vitruvio, appaiono

51. PROSPETTO DELLA PORTA IONICA p. 119.

anche nel Quarto Libro di Serlio, pubblicato nel 1537, e


nella traduzione italiana del De re aedificatoria eseguita

Nella ricostruzione di Palladio, la porta ionica raf-

da Cosimo Bartoli, la prima edizione illustrata del tratta-

figurata tra due colonne ioniche, le cui basi corrispon-

to dell'Alberti, data alle stampe nel 1550. Tutte queste

dono alla descrizione della base ionica di Vitruvio e che

edizioni erano note a Barbaro e a Palladio.

presentano un intercolunnio sistilo, in cui la distanza tra

Palladio ricostruisce le porte degli antichi templi


descritti da Vitruvio tra due colonne, corrispondenti
all'intercolunnio centrale del portico del tempio, uno

beazione, priva di dentelli ma dotata di modiglioni sotto

schema illustrativo che ritroviamo sia nei trattati di Serlio

delle colonne, e rispetta le regole formulate da Vitruvio

che in quelli di Cosimo Bartoli.

in relazione agli ordini sovrapposti della scaenae frons


del teatro romano. A sinistra dell'illustrazione si pu

La porta dorica raffigurata tra due colonne dori-

le colonne equivale alla misura di due diametri. La trala corona, presenta un'altezza pari a un quinto di quella

che prive di base ed sormontata da un'alta corona, i

osservare la restituzione grafica dettagliata, disegnata in

cui limiti superiori si trovano, come prescrive il testo di

prospettiva, delle modanature del supercilium, dell' hy-

Vitruvio, sulla stessa orizzontale di quelli dei capitelli

perthyrum e della corona della porta ionica, che ripren-

delle colonne del pronao. La luce dell'apertura misura

de il modello di illustrazione dei dettagli architettonici,

quasi la met (542) dell'altezza della porta, conformemente alle indicazioni di Vitruvio. Gli antepagmenta o

definito da Serlio nel Quarto Libro. A destra, si scorge

stipiti ("erte" nella traduzione di Barbaro) non sono


perfettamente verticali, ma presentano una lieve con-

gnata in prospettiva, dei pannelli dei battenti, ornati di

trazione verso l'alto, in accordo con le norme di costru-

schizzo della mensola che Vitruvio associa alla cornice

la ricostruzione dettagliata, anche in questo caso dise-

modanature a S. Sopra a quest'ultima vi un piccolo

zione delle porte di altezza inferiore a 30 piedi enun-

della porta ionica, analogo a quello che appare nell'illu-

ciate da Vitruvio. Secondo l'antico autore, infatti, le

strazione della porta ionica apparsa nella traduzione italiana del De re aedificatoria di Alberti di Cosimo Bartoli,

porte alte meno di 16 piedi dovevano restringersi alla

piedi, la parte superiore doveva contrarsi di un quarto

pubblicata nel 1550, in cui dietro a due colonne "trasparenti" si scorgono anche gli stipiti dell'arco della
porta, una convenzione rappresentativa adottata anche

dell'architrave e in quelle alte tra 25 e 30 piedi, di un

da Palladio nelle illustrazioni eseguite per il Vitruvio del

sommit di una misura corrispondente a un terzo della

larghezza dell'architrave; in quelle alte tra 18 e 25

ottavo dell'architrave. I lati delle aperture pi alte di 30

1556 e impiegata per la prima volta da Serlio nel Quarto

piedi dovevano invece, secondo Vitruvio, essere perLa cornice esterna della porta dorica ornata di una

Libro, pubblicato nel 1537, anche in questo caso nell'illustrazione della porta ionica. Palladio fece ricorso a
questa convenzione rappresentativa non solo in molte

cimasa lesbia, di un astragalo ("tondino"), ed raffigura-

illustrazioni del Vitruvio di Barbaro, ma anche in un

ta da Palladio in un'illustrazione dettagliata disegnata in

disegno autografo in cui rappresentata l'elevazione del

prospettiva. La larghezza della cimasa corrisponde a un

Tempio di Augusto a Pola (Vicenza, Museo Civico,

sesto di quella della cornice, conformemente alle regole

pendicolari.

enunciate da Vitruvio. L'altezza della parte orizzontale

1950, inv. D-28).


Nell'illustrazione di Palladio, la sommit della corona

della cornice - il supercilium o "sopralimitare", nella tra-

della porta ionica non si trova sulla stessa orizzontale dei

duzione di Barbaro - uguale a quella degli stipiti della

limiti superiori dei capitelli delle colonne. Barbaro rite-

sommit della porta. Il fregio ( hypertyrum ) inciso in

neva che le regole stabilite da Vitruvio per la porta dori-

corrispondenza della sommit accanto a una cimasa


dorica, definita "cavetto" da Barbaro, e a un astragalo

quella corinzia, e precisa "ne si deve credere, che la porta

lesbio che, secondo quest'ultimo era "uno mezo tondino


overo ovoletto, si come il Philandrier, lavorato di basso

rilievo "(90). La corona sul fregio sormontata da una


cyma recta o gola dritta ed allineata ai limiti superiori

ca non dovessero essere applicate alla porta ionica e a


Ionica habbia la cornice come la Dorica a pari de i capitelli, perche Vitruvio] non lo dice"(90).

Applicando scrupolosamente le regole dettate da


Vitruvio, Palladio conferisce alla luce dell'apertura della

dei capitelli delle colonne del portico. Il battente incor-

porta ionica un'ampiezza pari a una parte e mezzo delle

niciato da riquadri lignei diviso da due pannelli rettan-

due parti e mezzo in cui stata divisa la relativa altezza.

golari disposti in senso verticale.

In riferimento a questa norma, Barbaro cita il commento

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Louis

di Philandrier al trattato di Vitruvio, dato alle stampe per

Cellauro

sentati frontalmente, e le loro strutture architettoniche,

la prima volta nel 1544, in cui venivano proposte alcune

cos come le loro peculiarit, sono scrupolosamente rico-

modifiche alle indicazioni relative alla luce dell'apertura

struite. In questi casi, dietro al colonnato frontale appaio-

dell'autore. L'umanista francese suggerisce di conferire

no spesso alti portali quasi sempre socchiusi.

all'apertura una larghezza equivalente a una sola parte


delle due parti e mezzo in cui divisa l'altezza della colon-

na, per evitare "che'l lume da basso sta pi largo del vano
di mezo tra le colonne, il che fa brutto vedere, & difet-

52. PROSPETTO DELLA PORTA CORINZIA p. 120,


fg. 34.

toso "(91). Secondo Barbaro, tuttavia, un'apertura la cui


larghezza fosse conforme alle indicazioni di Philandrier,
sarebbe risultata troppo stretta e mal proporzionata.
Seguendo le indicazioni del testo di Vitruvio, Palladio

Vitruvio non d molte informazioni sulla porta attica;


in questo caso, infatti, l'autore si limita a osservare che le

porte attiche devono rispettare le stesse proporzioni di

ricostruisce gli stipiti della porta ( antepagmenta ) e la cor-

quelle doriche (IV, iv, 6). Nel suo commento, Barbaro

nice dell'architrave ( supercilium ) inserendovi tre faseie

afferma che qui l'aggettivo attico impiegato da Vitruvio

divise da astragali privi di decorazioni e sulla parte ester-

na della cornice raffigura una cimasa, la cui larghezza

per designare l'ordine corinzio: "Atticurges parola


usata da Vitr[uvio] & pare che intenda il Corinzio, per

corrisponde a un sesto di quella dell'architrave. A destra

quanto si vede nel fine del presente capo"(92).

e a sinistra dell'architrave sono raffigurate le mensole

Come nella porta ionica, qui la sommit della corona

(ancones, prothirides, o "cartelle" nella traduzione di

non allineata ai limiti superiori dei capitelli corinzi del

Barbaro) che, conformemente alle indicazioni di

portico. La cornice dell'illustrazione di Palladio una

Vitruvio, presentano una larghezza corrispondente a due

versione leggermente modificata di quella della porta del

terzi di quella dell'architrave e che alla base sono di un

Pantheon. Quest'ultima (la cui altezza misura 38 piedi e

quarto pi esili che alla sommit. Al di sopra dell'archi-

undici pollici) non si contrae, conformemente alle norme

trave, 'hyperthyrum o "fregio" nella traduzione di

enunciate da Vitruvio in relazione alle porte pi alte di 30

Barbaro, sormontato da una cimasa e da un ovolo privo

piedi, verso l'alto. Come nelle illustrazioni delle porte

di decorazioni e, come nella porta dorica, la corona

dorica e ionica, qui invece Palladio introduce una lieve

completata da una cyma recta o gola dritta.

contrazione verso l'alto, presupponendo che la porta raf-

Nel ricostruire le porte dei templi descritti da Vitruvio,

Palladio raffigura anche i dettagli dei pannelli dei batten-

figurata sia alta meno di 30 piedi.

La cornice della porta corinzia illustrata da Palladio

ti, illustrati per la prima volta da Fra Giocondo, ma omessi da Serlio e da Cosimo Bartoli, dimostrando cos di aver

presenta due faseie (e non tre, come quella del Pantheon)

attentamente studiato la configurazione degli antichi bat-

parte esterna della cornice raffigurata una cimasa deco-

tenti. Oltre al portale e ai battenti del Pantheon, presi a

rata, come quella del Pantheon, con un motivo vegetale.

modello nell'illustrazione della porta corinzia del Palladio,

Sopra il supercilium, Xhypertyrum o fregio sormontato,

nel Rinascimento erano noti altri due antichi portali con

come quello della porta dorica, da una cimasa dorica

separate da astragali ornati di modanature e spirali. Sulla

battenti ancora conservati a Roma che Palladio potrebbe

(definita "cavetto" nell'interpretazione di Barbaro) e da

aver esaminato. Il primo era quello della Curia, i cui bat-

una cimasa lesbia o ovolo decorato con figure di uova e

tenti durante il papato di Alessandro VII erano stati tut-

dardi. La corona completata da un astragalo e da una

tavia smontati e installati nel pronao della chiesa del


Laterano, dove furono rimodellati e allargati per poter

cyma recta o gola dritta.

In questa illustrazione i battenti sono rigorosamente

essere inseriti nell'apertura. L'altro era quello

basati sul modello di quelli della porta del Pantheon (fg.

dell'Heron eretto nel Foro romano da Massenzio e dedi-

35). In quest'ultima, ogni battente presenta un pannello

cato a suo figlio Romolo: il quale fu leggermente modificato nel 1632 durante alcuni lavori di restauro. Inoltre

quasi quadrato dotato di una doppia cornice nella parte


superiore, e uno rettangolare nella parte inferiore. I bat-

le offerto dagli sfondi di molti noti bassorilievi di scene

tenti sono affiancati a destra e a sinistra da due pilastri


scanalati riconducibili all'ordine dorico, sormontati da

sacrificali e di processioni, tra cui, ad esempio, i rilievi

una trabeazione costituita da un fregio piano e da una

aureliani, in cui sono raffigurati numerosi templi. In un

cornice. Nella parte superiore dell'arco della porta, al di

certo numero di questi bassorilievi, i templi sono rappre-

sopra della trabeazione, vi una grande apertura incor-

Palladio avrebbe potuto conoscere l'interessante materia-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 103

niciata da una struttura lignea divisa da cinque montanti

un'ampia navata {la media aedes) (b), accompagnata su

di bronzo in sei rettangoli allungati coperti da grate squa-

entrambi i lati da tre vani ( cellae minores) , i cui muri divi-

mate. Nella restituzione grafica di Palladio, i pilastri dori-

sori sono attraversati da corridoi. L'interpretazione di

ci che affiancano i battenti, sono trasformati in pilastri

Fra Giocondo parzialmente basata su quella di Alberti,

corinzi, e il pannello a grata della parte superiore (che

che disegn la pianta di un templm etruscum in cui

serviva ad assicurare la ventilazione dell'ambiente anche

lungo ciascun lato della navata appaiono tre cappelle

quando le porte erano chiuse) trasformato in un pan-

analoghe a quelle della Basilica di Costantino.

nello rettangolare pieno (93).

In questa pianta, Palladio segue le indicazioni di


Vitruvio per quanto riguarda le proporzioni dell'insieme,
che risultano corrette, ma non rappresenta le cellae mino-

53. VEDUTA DI UN TETTO DESTINATA

res menzionate dall'autore. Contrariamente a molte della

A ILLUSTRARE IL TERMINE TERTIARIUM p. 121.

ricostruzioni di antichi edifici eseguite da Palladio per il

Vitruvio di Barbaro, la pianta del tempio etrusco non


Lo scopo di questa xilografia quello di illustrare il

sembra derivare da Fra Giocondo, bens da Giovanni

significato del termine tertiarium, impiegato da Vitruvio

Battista da Sangallo che esegu una pianta del tempio

in riferimento alla descrizione del tempio tuscanico.

etrusco per la sua copia dell' editio princeps di Sulpicio da

Secondo l'interpretazione di Barbaro, questo termine

Veroli. Sangallo prolung i muri della cella, in modo da

designava un tetto sostenuto da una capriata di legno:

allineare le ante alla fila interna delle colonne, invece di

Per terzera, che tertiarium detta, intende Vitr[uvio]

tutta quella legatura, o incatenatura che partendosi dal


colmo si allarga in forma triangolare, & contenuta dalle

chiavi, i traversi, & rende la forma compiuta, & intiera


del coperto(94)".

farle coincidere con gli angoli della cella. Barbaro adott


questa disposizione, ma solo perch riteneva che il testo

di Vitruvio fosse corrotto. Egli infatti pensava che nel

passaggio "duae mediae e regione parietum, qui inter


antas et mediam eadem fuerint . . . " , il pronome relativo

qui dovesse essere sostituito col femminile quae riferito

Questa xilografia non stata eseguita da Palladio, ma


la copia invertita di quella contenuta nelle Annotationes

di Philandrier, date alle stampe nel 1552 a Lione da De

Tournes. Essa appare solo in questa edizione ampliata e

alle colunnae e che quindi Vitruvio intendesse affermare


che le colonne dovevano essere disposte tra le antae e il

centro del tempio. Nel passaggio citato, invece, qui era


riferito a parietes ; in questo caso quindi si leggeva che le

rivista del commento dell'umanista francese, nella quale

due colonne dovevano essere allineate ai muri tra le antae

furono inserite nuove illustrazioni. Ci dimostra che

e il centro del tempio(96).

Barbaro utilizz l'edizione di De Tournes pubblicata solo


quattro anni prima del suo lavoro sul testo di Vitruvio.

Tuttavia, nei suoi disegni Palladio omette le cellae


laterali che Giovanni Battista da Sangallo aveva rappre-

sentato come una serie di piccoli vani comunicanti tra


loro attraverso delle porte, e raffigura invece una grande

54. PIANTA DEL TEMPIO ETRUSCO p. 122.

cella divisa da due colonne, il cui lungo asse perpendicolare all'asse centrale del tempio.

Nel settimo capitolo del quarto libro, Vitruvio afferma che il rapporto tra la lunghezza e la larghezza del tem-

pio etrusco deve essere di 6:5 e che la lunghezza deve


essere divisa in due parti uguali, una da destinare al pro-

55. PIANTA DEL TEMPIO ROTONDO

MONOPTERO p. 124 [128].

nao e l'altra alle celle. La larghezza deve essere divisa in


dieci parti, quattro delle quali spettano alla cella centrale

Nel ottavo capitolo del quarto libro, Vitruvio descri-

e tre a ognuna delle due celle laterali. Nel pronao, le due

ve i templi rotondi; secondo l'autore, questi ultimi pote-

colonne centrali di quella che potrebbe essere definita

vano essere peripteri, vale a dire dotati di colonne dispo-

una facciata tetrastila devono essere disposte sulla stessa


orizzontale dei muri che dividono le cellae5'

ste attorno alla cella, o monopteri, cio con un anello di


colonne, ma senza cella.

quella disegnata da Fra Giocondo che lo dot di un largo

Le prime piante conosciute dei templi rotondi


monopteri e peripteri sono quelle disegnate da Fra

portico (c) posto di fronte a una cella che presenta

Giocondo, in cui le circonferenze che abitualmente rap-

La prima pianta conosciuta del tempio etrusco

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104

Louis

Cellauro

43. Pianta del Teatro Berga di Palladio, RIBA, X/l recto (foto: British Architectural Library, Royal Institute of British Architects, Londra).

presentano le colonne sono sostituite da rettangoli; ci

secondo e terzo paragrafo del quarto capitolo del terzo

dimostra che il loro autore riteneva che le colonne pog-

libro (98), in cui Vitruvio afferma che le colonne poggiano

giassero su piedistalli.

su stilobati, l'uso del plurale indusse, a partire da

Nelle piante in cui Palladio rappresenta i templi

Francesco di Giorgio, la maggior parte dei commentato-

rotondi monopteri e peripteri, le colonne poggiano su

ri rinascimentali a trarre la conclusione che stilobata

piedistalli e sono molto simili a quelle di Fra Giocondo.

significasse piedistalli.

Nella pianta del tempio monoptero appare un anello for-

E' interessante osservare che in quelli che probabil-

mato da dodici colonne che poggiano su un piano rialza-

mente sono i primi disegni di Palladio basati sul testo di

to e una scalinata di diciassette gradini ( tribunal ) . Come

Vitruvio, entrambi i tipi di tempio, poggiano su uno sti-

tutti i commentatori rinascimentali di Vitruvio, Barbaro

lobate continuo, simile non a una piattaforma, ma a un

nella sua traduzione fraintende il significato della forma

parapetto, con un'interruzione in corrispondenza di un

plurale stilobata(97), impiegata con grande disinvoltura da

intercolunnio che consentiva di accedere all'interno del

Vitruvio per designare una forma singolare, e la traduce

tempio (RIBA, X/4 verso e VIII/6).

in italiano con "piedistali". Come abbiamo gi precisato,

Nelle edizioni De' Franceschi, Palladio presenta una

lo stilobate designava un certo tipo di di piattaforma che

variante della pianta del tempio monoptero, in cui la sca-

costituiva la base del tempio, e Vitruvio lo usa in questo

linata del tribunal formata da nove e non da diciassette

senso in IV, viii, 1, nell' affermare che l'altezza delle

gradini, modificando le proporzioni dell'insieme dello

colonne dei templi monopteri deve essere uguale alla lar-

spazio incluso nell'anello di colonne in rapporto alla lar-

ghezza esterna del loro stilobate. In questo brano e nel

ghezza del tribunal.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 105

56. PROSPETTO DEL TEMPIO ROTONDO

anche le illustrazioni di Sangallo, in cui entrambi i tipi di

MONOPTERO p. CXXV [123].

tempio poggiano su piedistalli, e il monoptero ha una


copertura a cupola, mentre il perptero presenta una

Omessi nell'edizione di Fra Giocondo, i prospetti dei


templi rotondi monopteri e peripteri sono invece illustrati nel Vitruvio di Barbaro. Qui le colonne sono ricon-

cupola sostenuta da un tamburo piuttosto tozzo e, anche


in questo caso, termina con un lucernario piramidale.
Nel 1567 Palladio inser nelle edizioni De'

ducibili all'ordine corinzio, conformemente alle indica-

Franceschi una nuova tavola del tempio rotondo perp-

zioni di Vitruvio, secondo cui il diametro delle colonne

tero, in modo da riunire in un unico disegno una semi-

deve corrispondere a un decimo della loro altezza, inclu-

pianta, un semiprospetto e una semisezione trasversale.

so il capitello e la base. Il tempio monoptero viene dota-

Questa tavola si distingue dalla precedente anche per

to di una cupola, che Barbaro prende a prestito dal tem-

l'inserimento dell'indicazione dei materiali da costruzio-

pio perptero, giustificando la sua introduzione sulla base

ne (muratura in mattoni rivestita di stucco) e di scanala-

delle prove fornite da alcune antiche monete in cui era

ture nelle colonne corinzie. Palladio modific anche la

raffigurato il Tempio di Vesta, dal momento che Vitruvio

cupola del tempio, inserendo alcuni gradini alla sua base

non specifica la forma del tetto del tempio monoptero. Il

e conferendo al lucernario una forma non pi piramida-

modello della cupola, sostenuta da gradini e dotata di un

le ma cilindrica.

oculus alla sommit, deriva da quello del Pantheon.


59. SEMIPROSPETTO E SEMISEZIONE

57. PIANTA DEL TEMPIO ROTONDO PERIPTERO

TRASVERSALE DEL TEMPIO ETRUSCO

p. CXXVI [124].

p. CXXVIII [126].

Come abbiamo gi osservato, la pianta del tempio

La semplice e severa immagine offerta qui da

rotondo perptero disegnata da Palladio per il Vitruvio

Palladio la prima ricostruzione erudita del prospetto

di Barbaro sembra essere stata eseguita sul modello di

e della sezione del tempio etrusco apparsa in un'edizio-

quella di Fra Giocondo. Conformemente alle indicazioni

ne stampata del testo di Vitruvio, preceduta solo da

di Vitruvio, il tempio poggia su un crepidoma di due gra-

alcuni disegni non pubblicati del Codice Mellon e dalla

dini, e il muro della cella rientra, rispetto al bordo dello

copia dell' editio princeps del testo vitruviano di

stilobate, di circa un quinto della larghezza del tempio.

Sangallo.

Nella pianta del tempio appaiono diciotto colonne e una

Nella ricostruzione di Palladio, il tempio etrusco pog-

cella munita di finestre, il cui modello va ricercato in

gia su un crepidoma di tre gradini, che tuttavia non

quello della cella del tempio rotondo di Tivoli.

appare nella relativa pianta, che mostra un tempio tetrastilo dall'intercolunnio areostilo, proprio delle "maniere

di que templi" che, secondo Barbaro, erano "basse, lar58. SEMIPROSPETTO E SEMISEZIONE

ghe, humili"(100). Le colonne dotate di basi e capitelli

TRASVERSALE DEL TEMPIO ROTONDO

sono analoghe a quelle raffigurate da Palladio nell'illu-

PERIPTERO p. CXXVII [125].

strazione dell'ordine tuscanico descritto nel terzo libro.

Al di sopra dell'architrave, formata da due travi conIl prospetto del tempio rotondo perptero mostra
colonne corinzie che poggiano su piedistalli ( stylobata),

giunte ( trabes compactiles) , sono raffigurati i mutuli che

sporgono in avanti di una misura corrispondente a un

la cui altezza corrisponde a un terzo di quella delle

quarto dell'altezza delle colonne e alle sporgenze, lungo

colonne. La cella ha una porta corinzia che presenta una

i lati longitudinali del tempio, delle travi congiunte del

lieve contrazione verso l'alto. La cupola poggia su un

tetto. I mutuli appaiono anche sulla fronte e sui lati lon-

tamburo piuttosto tozzo e, come prescrive Vitruvio nella

gitudinali del tempio. Palladio inserisce i mutuli (in que-

sua descrizione, termina con un lucernario piramidale

sto caso non menzionati da Vitruvio) anche lungo i lati

che Barbaro riusc a ricostruire analizzando le immagini

obliqui del timpano, che nel suo disegno corrispondono

raffigurate su alcune monete romane (99)

alle sporgenze delle travi longitudinali ( templa o "tem-

Le xilografie dedicate all'illustrazione dei templi


monopteri e peripteri nel Vitruvio di Barbaro ricordano

piali", nella traduzione di Barbaro). Barbaro paragona


questo tipo di tetto a quello del cavum aedium / atrio,

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106

Louis

Cellauro

prima pianta del tempio composto, che si distingue dalla

sua ricostruzione del tempio tuscanico per l'aggiunta,


raccomandata da Vitruvio, di colonne ai lati del pronao.

Palladio ha utilizzato questa pianta come punto di partenza nella sua ricostruzione di questo tipo di tempio. In

quest'ultima, tuttavia, le colonne si prolungano fino ai


lati della cella, invece di interrompersi all'altezza del pronao, le colonne dell'intercolunnio centrale della pianta di
Fra Giocondo vengono omesse e la cella completamente aperta. Nel suo commento Barbaro scrive:

Altri aggiungevano alle spalle delle Antitempio tre


colonne per parte [Fra Giocondo]. Altri anche ne i lati

del tempio seguivano con lo istesso ordine di colonne.


Altri aprivano la cella & la riducevano a maggior lar-

ghezza facendo i pareti appresso le colonne


[Palladio] (102).

61. PIANTA DELLA BASILICA ROMANA

p. 132 [136].
Ad eccezione della facciata laterale della basilica

Aemilia, demolita nel primo decennio del sedicesimo


secolo, nel Rinascimento la conoscenza della basilica
antica rimase quasi esclusivamente letteraria. La ricostruzione di Palladio sembra richiamarsi alla prima pianta di

questo tipo di costruzione, quella disegnata da Fra


Giocondo. La pianta di Palladio mostra un edificio ret44. Pianta della casa romana, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del
1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

tangolare, la cui larghezza equivale alla met della relativa lunghezza, in accordo con le precisazioni di Vitruvio,

secondo cui la larghezza della basilica non doveva essere


inferiore a un terzo n superiore alla met della lunghez-

tuscanico: "fa un largo piovere & simile a quello, che

za. L'ampia navata centrale accompagnata da entrambi

egli [Vitruvio] dir del cavedio Toscano nel sesto

i lati da navate laterali, la cui larghezza pari a un terzo

libro "(101).

di quella della navata centrale (V, i, 5) . Sul lato opposto a


quello dell'entrata raffigurato un abside - locus tribu-

nalis - articolato in aediculae e nicchie, ai lati del quale


60. PIANTA DEL TEMPIO COMPOSITO

appaiono due scaloni che portano al piano superiore

p. 126 [130].

della basilica. I muri longitudinali della costruzione sono

dotati di nicchie destinate a ospitare le statue, rappreLa pianta del tempio tuscanico composito disegnata da

sentate nella sezione longitudinale della basilica.

Palladio si basa sulla descrizione dei templi compositi offer-

ta da Vitruvio in IV, viii, 4-6, in cui viene incluso anche il

tempio pseudoperiptero. Vitruvio afferma che il tempio

62. SEZIONE LONGITUDINALE DELLA BASILI-

composto tuscanico presenta le stesse proporzioni del

CA ROMANA p. 133 [137], fig. 36.

tuscanico, ma con una diversa disposizione. Un'importante


variante rispetto al tuscanico era rappresentata dall'aggiunta di colonne a sinistra e a destra del pronao.

Spetta a Fra Giocondo il merito di aver disegnato la

Nella sezione longitudinale di Palladio, la basilica


romana ricostruita in muratura rivestita di stucco e in

rovina. La sezione mostra una delle due navate laterali

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 107

contenenti statue che poggiano su alti piedistalli. Ai lati

della navata centrale sono rappresentate le due navate


MOMMI M9d%MIF

laterali, la cui larghezza equivale, come prescrive il testo


di Vitruvio, all'altezza delle colonne del piano inferiore.

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La basilica coperta da un grande tetto sostenuto da


un'impalcatura di legno. La galleria al di sopra delle
navate laterali presenta un parapetto che divide le due
file sovrapposte di colonne, la cui altezza pari a tre
quarti di quella delle colonne superiori e che, secondo
Vitruvio, serviva da schermo protettivo a coloro che si

trovavano al primo piano. Nella ricostruzione di


Palladio, appaiono colonne doriche al piano inferiore e
colonne ioniche al piano superiore. Le colonne doriche
sono prive di base e assomigliano a quelle del Teatro di
Marcello e del tempio dorico di San Nicola in Carcere,

mentre le basi delle colonne ioniche non rispettano le


regole stabilite da Vitruvio, distinguendosi cos da tutte
le altre ricostruzioni del Vitruvio di Barbaro in cui illu-

strato l'ordine ionico. Secondo Vitruvio, infatti, le

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colonne del piano superiore dovevano essere di un quar-

to meno alte di quelle del piano inferiore, una regola


enunciata anche in un altro passaggio (V, i, 3). Nel suo
commento, tuttavia, Barbaro precisa che se l'ordine
delle colonne superiori degli ordini sovrapposti era
diverso da quello delle colonne inferiori (ad esempio,
ionico su dorico) e se le prime dovevano essere di un
quarto meno larghe delle seconde, l'altezza delle colonne superiori doveva necessariamente risultare inferiore a

45. Pianta della casa romana di Fra Giocondo, dall'edizione di Fra

Giocondo di Vitruvio del 1511 (foto: Bibliothque Municipale,


Lione, Rs. 105582).

un quarto dell'altezza delle colonne inferiori, dal


momento che i diversi ordini presupponevano differenti proporzioni:
Ben dovemo avvertire che l' primo ordine era Dorico,
il secondo Ionico & il terzo Corintho, & che non seguita,

che accompagnano la navata centrale, al di sopra della

che se le colonne di sotto sono la quarta parte pi grosse

quale appare la galleria, sul cui parapetto poggiano le


colonne ioniche dell'ordine superiore. I muri esterni

delle colonne di sopra, che anche siano in altezza maggiori la quarta parte, perche se la colonna Dorica di sotto,

della navata laterale presentano un insieme di niccchie in

di piedi quattro di diametro essendo Dorica, sar alta

cui sono collocate le statue. Siamo in presenza della


prima illustrazione della sezione della basilica romana

piedi ventiotto. La di sopra, che sar Ionica, se bene sar

descritta da Vitruvio apparse in un'edizione a stampa del

un quarto meno grossa della Dorica, cio tre piedi, non


sar pero un quarto minore, d'altezza della colonna di

De Architectura nel Rinascimento (Fra Giocondo ne

sotto, perche sar di otto Diametri & mezo che sono

aveva solo illustrato la pianta) .

piedi ventiquattro, & mezo [sic 25,5](103).

In questa sezione frontale che occupa due intere


63. SEZIONE FRONTALE DELLA BASILICA

ROMANA pp. [138-139], fig. 37.

pagine sono illustrati anche gli stipti delle porte degli sca-

loni posti ai lati del locus tribunalis ricostruiti secondo lo


stile corinzio che, tuttavia, non rispettano la regola for-

mulata da Vitruvio in base alla quale le porte meno alte

La sezione frontale di Palladio mostra un'ampia


navata che termina con un abside articolato in aediculae

di 30 piedi dovevano presentare un restringimento verso


l'alto.

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108

Louis

64. PIANTA DELLA BASILICA COSTRUITA DA

VITRUVIO A FANO p. 135 [141], (fig. 38).


L'unica impresa compiuta da Vitruvio nel campo del-

Cellauro

Palladio, situato all'interno dello stesso tempio di


Augusto, invece di essere disposto, come di consueto,
lungo uno dei lati minori della basilica ("Item tribunal

quod est in ea aede"). Conformemente al testo di

l'architettura civile (nel corso della sua carriera, egli si

Vitruvio, quest'ultimo ha la forma di un segmento circo-

dedic prevalentemente alla manutenzione delle macchi-

lare inferiore a un semicerchio. Gli scaloni che portano al

ne belliche da getto e dell'artiglieria su incarico di

piano superiore della basilica si trovano lungo il muro

Ottaviano, il futuro imperatore Augusto) fu quella relativa alla costruzione della basilica di Fanum Fortunae, l'at-

Augusto e sono esterni all'edificio.

longitudinale della navata che fronteggia il tempio di

tuale Fano, una cittadina della costa adriatica (V, i, 619)(104) Barbaro, che potrebbe aver visitato questo sito

nel corso del suo viaggio a Roma, compiuto forse nel

65. SEMIPROSPETTO E SEMISEZIONE

periodo compreso tra febbraio e maggio del 1554, scrive

TRASVERSALE DELLA BASILICA COSTRUITA DA

"era a mio giudizio una ben disposta Basilica, & doveva

VITRUVIO A FANO p. 136-137 [142-143], (fig. 39).

havere del grande. Hora non ci sono di quella vestigij


apparenti" (105). La basilica costruita da Vitruvio, infatti,

Il semiprospetto della basilica di Vitruvio rappre-

venne demolita da San Nicola da Tolentino nel XIII

sentato dal retro, dal lato opposto a quello del tempio di

secolo(106).

Augusto e mostra l'edificio ricostruito in muratura rivestita di stucco. In accordo col testo di Vitruvio, le navate

La prima pianta di questa basilica quella che compare nell'edizione di Fra Giocondo, data alle stampe nel

del portico sono pi basse della navata centrale per assi-

1511, ma si tratta, molto probabilmente, della restituzio-

curare un'efficace illuminazione attraverso gli intercolun-

ne grafica a cui si riferiva Tolomei affermando, in una let-

ni. La sezione longitudinale della navata e del vicino por-

tera redatta nel 1542, che molte delle ricostruzioni di Fra

tico mostra il prospetto in proiezione ortogonale della

Giocondo dovevano essere emendate alla luce dei pro-

facciata del tempio di Augusto. L'intercolunnio definito

gressi compiuti dall'epoca della loro esecuzione nel

dalle colonne - ricostruite con proporzioni corinzie -

campo dell'interpretazione di Vitruvio. In effetti, la pian-

segue il ritmo eustilo in cui, secondo Vitruvio, la distan-

ta di Fra Giocondo rivela un'incomprensione di fondo

za tra le colonne uguale a due volte e un quarto il loro

del testo, mentre la ricostruzione di Palladio deve molto

diametro. Al di sopra di queste colonne non si scorge una

all'opera di reinterpretazione del De archtitectura, com-

normale trabeazione di marmo, ma travi composte da tre

piuta all'inizio degli anni quaranta dall'Accademia della

travetti di due piedi congiunti tra loro ( compactis trabes)

virt di Claudio Tolomei.

che servono da sostegno verticale a pilastrini di mattoni

Nella ricostruzione di Palladio, la basilica fatta

{pilae), alti tre piedi e larghi quattro piedi, posti in cor-

costruire da Vitruvio presenta una pianta a forma di T ,

rispondenza dei capitelli. Su questi ultimi, infine, si tro-

che include anche il tempio dedicato ad Augusto, situa-

vano altre travi composte da travetti di due piedi ( trabes

to al centro e disposto perpendicolarmente a uno dei

everganeae). A proposito di quest'insolita trabeazione


Barbaro scrive: "erano levate quelle parti, cio fregi,
architravi, cornici, & gli adornamenti: & in luogo loro

muri longitudinali della vera e propria basilica. In questa

pianta le indicazioni di Vitruvio vengono scrupolosamente rispettate, come dimostra la navata rettangolare di

120 piedi per 60 sostenuta da diciotto colonne monumentali alte 50 piedi e larghe 5 piedi. Al centro della
navata vengono omesse due colonne, per non impedire,

erano le travi everganee, i pilastrelli, & le travi di legname"^.


Al piano inferiore, le colonne corinzie monumentali

sono affiancate da pilastri alti venti piedi, larghi due

in base alle indicazioni di Vitruvio, la vista del pronao del

piedi e mezzo e profondi un piede e mezzo, che sosten-

tempio di Augusto (C), che poggia su una piccola piat-

gono il piano superiore balaustrato. Al piano superiore,

taforma composta da tre gradini. La navata circondata

altri pilastri, alti diciotto piedi, sostengono il tetto del

da un portico a due piani, lungo 20 piedi, e le colonne

portico.

sono affiancate da pilastri (parastaticae) alti 20 piedi, lar-

Secondo Vitruvio, la navata era coperta da una testu-

ghi 2 piedi e mezzo e profondi 1 piede e mezzo, che

do ; Barbaro e Palladio ritenevano che questo termine

sostengono il piano superiore della basilica. Il locus tri-

designasse un tetto a spioventi sostenuto da un'impalca-

bunalis, contrassegnato con la lettera D nella pianta di

tura lignea piuttosto che un tetto a volta, un 'interpreta-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 109

46. Sezione longitudinale parziale della casa romana, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

zione che si basava sulla loro ricostruzione del tetto del

66. PROSPETTO PARZIALE DEL TEATRO

cavun aedium / atrio testudinato pubblicata nell'edizione

ROMANO p. 152 [158].

del 1567.

della basilica di Fano fedele al testo di Vitruvio apparsa in

Come dimostrano i tre ordini sovrapposti di semicolonne e quello dei pilastri compositi che coronano

La ricostruzione di Palladio la prima interpretazione


un'edizione a stampa nel Rinascimento. Sembra, tuttavia,

l'intera struttura, il prospetto esterno del teatro roma-

che questa restituzione grafica sia stata influenzata dai dise-

no basato sul modello del prospetto a quattro ripia-

gni della basilica eseguiti da Giovanni Battista da Sangallo

ni del Colosseo. Le semicolonne sono incassate nelle

e inseriti nella sua copia dell' editio princeps di Sulpicio da

arcate di ogni piano. Tra i pilastri del quarto piano

Veroli, oggi conservata presso la Biblioteca Corsini di

figurano le aste di sostegno del velario che copriva il

Roma (Figg. 40-41). Barbaro e Palladio potrebbero aver

teatro.

preso visione di questi disegni nel periodo compreso tra

Nelle edizioni De' Franceschi del 1567, quest'illu-

febbraio e maggio del 1554, durante il loro soggiorno

strazione sostituita da un disegno pi originale, che

romano, dal momento che Sangallo, la cui morte risale al


1548, aveva lasciato i suoi manoscritti vitruviani alla

Palladio esegu basandosi sui suoi studi dei teatri e


degli anfiteatri romani, in particolare dell'arena di

Compagnia della Misericordia dei Fiorentini di Roma, affi-

Verona.

dandole il compito di pubblicarli.

Le colonne di ordine gigante, che secondo la tradu-

zione di Barbaro "...accreschino et la magnificenza

67. SEMISEZIONE TRASVERSALE DEL TEATRO

della spesa [magnificentia] , et la dignit dell'opera [auc-

ROMANO p. 153 [159].

toritate] "(108), associate ai pilastri furono una formula

privilegiata nel corso della maturit di Palladio, che li

Secondo Vitruvio (V, iv, 4) , la cavea superiore dove-

impieg a Villa Sarego a Santasofia de Pedemonte e in

va terminare con un colonnato, il cui tetto doveva esse-

molti progetti non realizzati, pubblicati nei Quattro


Libri. Anche nella facciata di Palazzo Valmarana si pu

re situato sulla stessa orizzontale del muro retrostante al

individuare il tentativo di utilizzare il vocabolario

dotandolo di monumentali colonne corinzie a cui confe-

impiegato da Vitruvio nella descrizione della basilica di

risce un'altezza uguale alla met di quella del teatro. Nel

Fano.

suo commento, Barbaro precisa che in questa illustra-

palcoscenico. Palladio ricostruisce questo portico

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Cellauro

Vicenza, di cui, al tempo del Palladio, erano ancora visi-

bili le rovine. Come dimostra un suo disegno autografo

(RIBA X/l recto), Palladio aveva effettuato una serie di


misurazioni in questo sito(109) (fig. 43) e nel Vitruvio di

Barbaro ne ripropose la scaenae irons o proscenio, che


presentava tre aperture inserite all'interno di nicchie arti-

colate da colonne parzialmente incassate. Nel suo commento Barbaro riconosce:

. . .vero , che nella pianta del latino, nella scena haveno

fatto le porte, & in ciascuna uno triangulo versatile, per


accompagnare di prospettiva la facciata di mezo, & haveno
congiunto a diverso modo la scena del theatro latino; come

che questo si possa fare in pi modi. Il che ci ha piaciuto


come convenientissima forma, essendo stati avvertiti dalle
ruine d'uno antico Theatro, che si trova in Vicenza tra gli
horti, & le case d'alcuni cittadini, dove si scorgono tre gran

nicchi della scena, la dove noi havemo poste le tre porte, &
il nicchio di mezo bello, & grande{110).

Nella pianta del teatro romano dell'edizione di


Vitruvio curata da Barbaro, Palladio ripropose quasi
inalterato il suo disegno del Teatro Berga, limitandosi ad

aggiungere una fila di vani e un colonnato dal ritmo


ampio all'edificio scenico, basato sul modello di quello
del Teatro di Pola, illustrato da Serlio nel trattato pubblicato nel 1540 e che concorda con la descrizione di

Vitruvio. Come nel disegno autografo della pianta del


teatro vitruviano (RIBA X/4 recto), nella ricostruzione
47. Semiprospetto della casa romana, dall'edizione Marcolini di
Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca Hertziana, Roma).

eseguita per il Vitruvio di Barbaro, Palladio dimostra


come ottenere la disposizione delle diverse parti del teatro, disegnando una circonferenza all'interno della quale

sono inscritti quattro triangoli equilateri che insistono


zione Palladio contravviene alle norme relative all'altez-

sulla circonferenza in punti equidistanti. I triangoli sono

za delle colonne enunciate da Vitruvio, mostrandosi sen-

inscritti all'interno della circonferenza della cavea e non

sibile alle esortazioni dell'antico autore, secondo cui era

in quella dell'orchestra (un procedimento seguito da

necessario dar prova di una certa flessibilit nell'appli-

Antonio da Sangallo nella sua ricostruzione degli antichi


teatri in UA 1107r e UA 1132r e dallo stesso Palladio

care le regole a luoghi e condizioni visive particolari. Lo

cavea fu impiegato da Palladio anche nella progettazione del Teatro Olimpico e deriva dalla descrizione di un

nella sua pianta del teatro greco), o all'interno della


media cavea (sull'esempio di Fra Giocondo), in base allo
schema applicato da Cesare Cesariano nel Vitruvio di

portico in relazione alla cavea superiore del teatro roma-

Como, dato alle stampe nel 1521(111)

schema del colonnato che sovrasta le gradinate della

no di Vitruvio.

Nella pianta di Palladio, dietro alle tre aperture della


scaenae frons, sono raffigurate anche le periactoi o pan-

nelli scenici triangolari, sulle cui facce, come precisa il

68. PIANTA DEL TEATRO ROMANO p. 154 [160],

testo di Vitruvio, erano dipinte scene satiresche, comiche

e tragiche. Pi recenti indagini archeologiche hanno

fig. 42.

dimostrato che Palladio e Barbaro avevano frainteso il

L'illustrazione della pianta del teatro romano esegui-

testo di Vitruvio, e che lo scenario non si trovava all'in-

ta da Palladio per il Vitruvio di Barbaro, corrisponde

terno, n, come credeva Palladio, dietro a alle aperture

esattamente alla planimetria del teatro romano Berga di

della scaenae frons, ma accanto a queste ultime.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 1 1 1

69. SEMIPROSPETTO DELLA SCAENAE FRONS

71. PIANTA DELLA CASA ROMANA p. 167 [175],

DEL TEATRO ROMANO pp. 156-157 [162-163].

fig. 44.

Secondo Vitruvio, l'altezza del podio {podium o "pog-

Nel Rinascimento, la conoscenza dell'antica domus

gio" nella traduzione di Barbaro) della frontescena deve

romana era quasi esclusivamente letteraria. Per informar-

equivalere a un dodicesimo del diametro dell'orchestra. Sul

si sull'architettura domestica dell'antica Roma, gli uma-

podio, le colonne, inclusi i capitelli e le basi, devono essere

nisti, i mecenati e gli architetti ricorrevano a una grande

alte un quarto del diametro dell'orchestra e la trabeazione,

variet di fonti letterarie. Tra queste la pi importante era

un quarto dell'altezza delle colonne. L'altezza del parapet-

indiscutibilmente il sesto libro del trattato di Vitruvio,

to (pluteum ) superiore, incluse la base e la cornice, deve

quasi esclusivamente dedicato alla domus romana. I

misurare la met di quella del podio. Le colonne del para-

primi tentativi di comprendere a fondo la terminologia

petto devono essere di un quarto pi basse di quelle del

impiegata da Vitruvio nella descrizione della casa roma-

podio e l'altezza della trabeazione deve corrispondere a un

na, risalgono agli umanisti del quindicesimo secolo e, in

quinto di quella delle colonne.

particolare, ad Alberti, Flavio Biondo, Niccol Perrotti e

La ricostruzione di Palladio segue queste norme e

Francesco Maria Grapaldi, che nel 1494 diede alle stam-

sti (corinzio su corinzio), bench Vitruvio menzioni la

pe un'opera estremamente utile, dedicata alle diverse


parti in cui erano divise le case antiche, De partibus

possibilit di inserire un terzo ordine di colonne di un

aedium, che Barbaro potrebbe aver conosciuto. Si tratta-

quarto pi basse di quelle intermedie. In quest'illustra-

va, in definitiva, di un glossario delle parole che designa-

zione, la frontescena articolata da colonne parzialmen-

vano le diverse parti delle case antiche, in cui ogni termine era illustrato con brani scelti di antichi autori, tra cui

mostra una scaenae irons dotata di due ordini sovrappo-

te incassate, uno schema che Palladio aveva gi sperimentato nei disegni del Teatro Berga in cui apparivano

figuravano Virgilio, Varrone, Servius, Festo, Plinio e

tre aperture inserite in profonde nicchie. Questo schema,

Vitruvio(112).

che prevedeva un vasto programma scultoreo, fu impiegato da Palladio come punto di partenza nella progetta-

La casa romana descritta da Vitruvio era composta da


un vano d'accesso ( vestibulum ) che portava alla parte pi

zione del Teatro Olimpico. Dietro alle aperture ad arco

importante dell'antica domus , l'atrio. Sullo stesso asse del

della frontescena appaiono le periactoi, o macchine sce-

vestibolo era disposto il tablinum , che si apriva su un peri-

niche triangolari che, nell'illustrazione di Palladio,

stilio colonnato. L'atrio era il centro della casa, attorno al

mostrano una scena tragica.

quale erano disposti gli altri vani, stanze da letto, sale da


pranzo ( triclinia ), exedrae, oeci, pinacoteche e magazzini.
Nella sua ricostruzione della casa romana, Palladio

70. PIANTA DEL TEATRO GRECO p. 168 [166].


Nella sua ricostruzione della pianta del teatro greco,

Palladio mostra come ottenere l'ordine di disposizione

segue scrupolosamente la descrizione e le precisazioni di


Vitruvio. Un vestibolo colonnato, inserito all'interno del

corpo dell'edificio e contrassegnato con la lettera T ,


porta a un grande atrio corinzio, dotato al centro di un

delle diverse parti del teatro disegnando tre quadrati all'in-

cavum aedium , contrassegnato con la lettera O, e ai lati di

terno dell'orchestra (un procedimento diverso da quello

due file di sei monumentali colonne che definiscono le

impiegato nella ricostruzione della pianta del teatro roma-

alae. Nel commento di Barbaro i termini cavum aedium

no che si basava sull'inscrizione di quattro triangoli nella


cavea) che insistono sulla sua circonferenza in punti equi-

e atrio, vengono entrambi impiegati in riferimento al


vano aperto che si trovava all'ingresso della casa, ma

distanti. Come prescrive il testo di Vitruvio, il palcoscenico

mentre l'espressione cavum aedium indica l'apertura cen-

disegnato lungo il lato del quadrato pi vicino alla scena,

trale, la parola atrium designa l'area coperta da cui era

in corrispondenza del punto in cui quest'ultimo interseca la

circondato(113). Nel suo commento, Barbaro afferma che

circonferenza orchestrale. La scaenae frons, al centro della

l'atrio era una delle parti pi importanti della casa, attor-

quale appare una sola nicchia profonda, simile a quelle del

no alla quale erano disposte tutte i vani minori e, citando

Teatro Berga, rettilinea. Al contrario del teatro romano, il

Alberti, lo paragona al foro(114). All'atrio succede il tabli-

teatro greco ricostruito da Palladio non presenta un colon-

num di forma quadrata, contrassegnato con la lettera Y,

nato retrostante all'edifcio scenico, ma solo una periactos

che termina con absidi dotate di nicchie e che si apre su

dietro alla porta centrale della scaenae frons.

un peristilio le cui proporzioni corrispondono, come pre-

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48. Vedute prospettiche di antichi camini rinvenuti a Perugia, Baia e Civitavecchia, dall'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556 (foto: Bibliotheca
Hertziana, Roma).

scrive Vitruvio, al rapporto di 2:3. Ai lati del peristilio

magnificenze(116) ... questo nome di Triclinio usato da

sono disposte due lunghe stanze rettagolari identificabili

Vitr[uvio] parlando delle Sale, & non fa differenza tra

con i triclinia o sale da pranzo(115). Lungo l'asse del peri-

quelle stanze, che egli chiama Oeci, e quelle che sono


Triclini nominati: pero io direi, che Oeci sono triclini

stilio disposta la basilica, contrassegnata con la lettera


Z, che Vitruvio non menziona nella sua descrizione della

casa romana. Nel suo commento, Daniele Barbaro specifica e definisce le rispettive funzioni dei triclinia , delle
exedrae, delle pinacothecae e degli oeci :

Il nome del Triclinio, che era dove si cenava, detto da


tre letti, sopra i quali stesi col comito riposandosi man-

grandi, & Triclini oeci piccoli^ 17).

Nella ricostruzione di Palladio appaiono anche molti


diversi tipi di scale, incluse due scale dritte, due scale a

chiocciola semplice che portano al piano superiore della

basilica e due grandi scale a chiocciola del tipo che


Bramante costru nel 1504 nel Palazzo Vaticano, e elogia-

giavano, non pero vi dormivano... Oeci sono le stanze

to da Barbaro nel secondo capitolo del nono libro. Le

dove si facevano i conviti, & le feste, & dove le donne

lavoravano, & noi le potemmo nominare Sale, o Salotti.

due stanze quadrate ai lati del tablinum, sono coperte da


una volta a crociera, un elemento architettonico che

Essedra io chiamerei la Sala, o il luogo della audienza, &

Palladio mutu dai suoi studi delle thermae romane,

dove su'l mezo giorno dormiva la state, & era luogo


che ivi erano, Pinacotheca era luogo, dove eran le tavole

applicandolo all'illustrazione dell'antica architettura


domestica. A eccezione dei triclinia, la maggior parte
delle stanze di questa ricostruzione della casa romana

dipinte, overo le scritture, & questi luoghi cio le

presentano una forma quadrata.

Essedre, le Pinacotheche & i Triclini erano fatti magnifi-

La pianta disegnata da Palladio si basa su quella che


Fra Giocondo esegu per la sua edizione del testo di

sopra i giardini grande, & spazioso detto cos dalle sedi,

camente, ornati di pitture, di colonne, di stucchi, & altre

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 113

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49. Vedute prospettiche di antichi camini rinvenuti a Perugia, Baia e

Civitavecchia, di Francesco di Giorgio Martini, dal Codice


Magliabecchiano II. I. 141, fol. 12 verso, Biblioteca Nazionale

Centrale, Firenze (foto: Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze).


Per concessionedel Ministero per i Beni e le Attivit culturali.

Vitruvio, pubblicata nel 1511 (fig. 45). Le due piante,


infatti, sono molto simili. Fra Giocondo aveva rico-

struito la casa romana dotandola di un grande vestibo-

lo colonnato (a), a cui succedeva un atrio corinzio


lungo e stretto (b) diviso in tre ali da due file di colon-

ne e affiancato da una serie di piccole celle. L'atrio


porta al peristilio (c) , al centro del quale era raffigura-

to il cavum aedium (d). Dopo il peristilio, sullo stesso


asse dell'atrio, appariva una basilica (e) che terminava
con un locus tribunalis (f) .

Palladio, tuttavia, inserisce nella sua ricostruzione un

50. Pianta del foro romano, dall'edizione latina De' Franceschi di


Vitruvio del 1567 (foto: Bibliothque Municipale, Lione).

tablinum che non compare in quella di Fra Giocondo. La


basilica, contrassegnata con la lettera K, ai cui lati si esten-

dono due logge colonnate aperte e che nella pianta di Fra


Giocondo si trova sul retro della casa, viene invece riproposta da Palladio come, del resto, i giardini quadrati ai lati

dell'atrio, contrassegnati con la lettera Q nella sua pianta


e con la lettera M in quella di Fra Giocondo.

Nel suo commento a questa illustrazione della casa

agli atri un rapporto proporzionale tra larghezza e lunghezza di 3:5, di 2:3 o uguale a quello esistente tra il lato

e la diagonale del quadrato. Nella sua ricostruzione


Palladio sceglie di ricorrere al rapporto proporzionale di

2:3, conferendo all'atrio una larghezza di 53 piedi e 6


pollici (15,836 m.). Seguendo scrupolosamente le indica-

romana, Daniele Barbaro menziona le misurazioni effet-

zioni di Vitruvio, Barbaro afferma che ogni ala deve esse-

tuate per ricostruire l'atrio, indicando la scala dell'intero

re larga 8 piedi (2,368 m.), vale a dire la met dell'atrio e

complesso. Vitruvio divide gli atri in base alla loro lun-

il tablinum, 22 piedi (6,51 m.), cio due quinti dell'atrio.

ghezza, a partire dalla quale era possibile determinare la

larghezza delle alae, l'altezza dell'atrio e le dimensioni


del tablinum, nelle seguenti classi: tra i 30 e i 40 piedi, tra

72. SEZIONE PARZIALE LONGITUDINALE

i 40 e i 50 piedi, tra i 50 e i 60 piedi e tra gli 80 e i 100

DELLA CASA ROMANA pp. 168-169 [176-177] fig. 46.

piedi. Barbaro volle ricostruire uno dei pi grandi atria


descritti da Vitruvio, la cui lunghezza misurava 80 piedi
(23,68 m.). Vitruvio raccomandava inoltre di conferire

La sezione parziale - una delle tre illustrazioni dedi-

cate alla casa romana - ricostruita lungo l'asse dell'a-

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trio, del tablinum e del peristilio. L'atrio presenta dodici

scala del piano inferiore ionica, mentre quella del piano

colonne corinzie monumentali che sostengono una tra-

superiore corinzia. Entrambi sono disegnate in base

beazione dello stesso ordine e una grata di travi di legno

alle regole enunciate da Vitruvio nel quarto libro, e pre-

che formano i lacunaria. L'intercolunnio segue il ritmo

sentano la contrazione verso l'alto che l'antico autore

definito da Vitruvio picnostilo, in cui la distanza tra le


colonne, alte dieci metri, misura un diametro e mezzo. I

prescrive per le porte di altezza non superiore a 30 piedi


(8,88 m.).

capitelli sono leggermente pi snelli di quelli prescritti da


Vitruvio, e simili per forma a quelli pervenutici dall'anti-

chit e a quelli descritti da Barbaro nel terzo libro. Le

73. SEMIPROSPETTO DELLA CASA ROMANA p.

basi delle colonne corinzie sono di stile attico e presenta-

170 [178], fig. 47.

no una modanatura concava tra due tori. Nel suo com-

mento a questa illustrazione, Daniele Barbaro afferma

Questa illustrazione a piena pagina della facciata

che, conformemente alle indicazioni di Vitruvio, l'altezza

della casa romana, in cui quest'ultima rappresentata in

dell'atrio equivale a tre quarti della relativa lunghezza,

rovina e ricostruita in muratura rivestita di stucco, la

che misura 60 piedi (17,76 m.) e che l'altezza delle colon-

prima pubblicata in un'edizione rinascimentale del testo

ne corinzie, inclusi i capitelli e le basi, misura 53 piedi e

di Vitruvio ed probabilmente il pi significativo contri-

16 pollici (16.082). Egli precisa che, per quanto sorprendente, l'altezza delle colonne trova un riscontro nelle

buto di Palladio agli studi vitruviani di Barbaro. Fra


Giocondo aveva gi illustrato una pianta della domus
romana, che serv da punto di partenza a Palladio, ma
senza ricostruirne la facciata. Non sappiamo neppure
come Giocondo avrebbe rappresentato il prospetto del

testimonianze letterarie e, a questo proposito, cita un


brano di Plinio il Vecchio (H N, XXXVI, ii, 6) in cui
l'autore afferma che Marco Scauro aveva riutilizzato nell'atrio della sua casa al Palatino alcune colonne monu-

mentali - alte 38 piedi - provenienti dal palcoscenico di


un teatro provvisoriamente costruito a Roma in cui figuravano ben 360 colonne:

vestibolo colonnato, anche se nella sua pianta quest'ultimo sembra molto simile a quello di Palladio.

Il principale contributo dato da Palladio allo sviluppo degli studi vitruviani rinascimentali sulla casa romana,

...n ci dovemo meravigliare, se le colonne vengono


cos alte, percioche la magnificenza di quelle case cosi

fu quello di dotarla di un massiccio portico timpanato

ricercava, & proprio la loro altezza, & lungheza, per che

monumentali e da due pilastri angolari, la cui altezza cor-

& Vitr[uvio] dice di sotto {alta Atria} & Vir[gilio] dice

risponde esattamente a quella delle colonne corinzie del-

longa atria. N voglio ricapitulare quello, che dice Plin[io]

l'atrio, che misura 53 piedi e 16 pollici (16,082 m.), ed

picnostilo octostilo, composto da sei colonne corinzie

della grandezza, anzi lussuria delle case de Romani nel

comparabile a quella di ben noti esempi di antichi tem-

trentesimosesto, & nel decimosettimo, & molto copiosa-

pli romani, tra cui, ad esempio, il Tempio di Adriano (50

mente ne parla Budeo [Guillaume Bud] nel terzo &

piedi di altezza colonnare), del Tempio di Castore e


Polluce (50 piedi), del Tempio di Marte Ultore (60

quarto de Asse(118): ben diro per far fede di quello, che io


ho detto dell'altezza delle colonne, cio le venivano a

piedi) , il portico del Pantheon (48 piedi) e il Tempio di

pigliar su le cornici all'altezza del tetto, che Plin[io] dice.

Antonino e Faustina (48 piedi).

Verum esto, indulserint publicis voluntatibus etiam ne

Nel suo commento, Daniele Barbaro non spiega per-

taquerint maximas carum, atque adeo duo de quadrage-

ch in questa ricostruzione della facciata della casa roma-

num pedum lucullei marmoris in Atrio Scauri collocari,

na venga inserita la facciata tipica dei templi. La chiave di

nec clam illud, occultequa; factum est, satisdari sibi damni

quest'enigma va ricercata nel trattato di Palladio, i


Quattro Libri , e, pi precisamente nel brano dedicato

infeti egit redemptor cloacarum, cum in palatium extrahe-

rentur(119). Da queste parole dice il Budeo potemo intendere, che disfatto il Theatro che per un mese solo era stato

all'apologia dell'uso del timpano, in cui l'autore si richiama alla teoria vitruviana della storia dell'architettura,

fabbricato, fossero state trasportate le colonne grandissi-

secondo cui l'architettura classica si era sviluppata a par-

me nell'Atrio della casa di Scauro, la qual'era nel palazzo:


le altezze delle colonne adunque erano grandi. . .(120)
La sezione trasversale mostra anche un tablinum con

tire dalle primitive case in legno e queste ultime quindi


avevano preceduto il tempio trasmettendogli le loro prin-

cipali forme. Secondo questa teoria, il timpano derivav

nicchie contenenti statue, e un peristilio con un ordine

dallo spazio triangolare formato dai tetti lignei a due

sovrapposto di colonne ioniche e corinzie. La porta della

falde, i triglifi, dalle travi (trabes), i mutuli dell'ordine

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51. Piante delle piazze romane e greca, dall'edizione di Fra


Giocondo di Vitruvio del 1511 (foto: Bibliothque Municipale,
Lione, Rs., 105582).

52. Pianta e prospetto del foro romano, dai Quattro Libri


dell'Architettura di Palladio, Venezia, 1570 (foto: Bibliothque
Municipale, Lione, 132347).

dorico, dalle travi oblique (cantherii) e la dentellatura del-

progetti di architettura domestica solo nel 1550, anno in cui

l'ordine ionico, dalle sporgenze delle assicelle (asseres):

gli fu affidato l'incarico di eseguire le pi importanti xilogra-

Io ho fatto in tutte le fabriche di Villa, & anche in

alcune della Citt il Frontespicio nelle facciata dinanti. . .Gli usarono anche gli Antichi nelle loro fabriche,
come si vede nelle reliquie de i Tempij, & di altri publichi

Edificij; i quali, per quello c'ho detto nel proemio del


primo libro, molto verisimile, che pigliassero la invenzione, & le ragioni da gli edifci privati, cio dalle case(121).

Palladio giunse a questa conclusione nel primo periodo

della sua attivit d'architetto, molto probabilmente nel

fe del Vitruvio di Barbaro. Il primo esempio conosciuto di

una facciata con un unico portico timpanato aggettante


quello di Villa Chiericati, progettata per il fratello del committente di Palazzo Chiericati, Giovanni.
Un'attenta analisi della ricostruzione dell'atrio tetrastilo,

illustrata nel Vitruvio di Barbaro pubblicato nel 1567, e di


quella dell'atrio testudinato, pubblicata nel 1570 nei Quattro
Libri, mostra che la formula del portico aggettante dotato di
enormi colonne ammetteva alcune varianti, tra cui il portico

con ordini sovrapposti, e il portico con colonne di ordine


gigante e pilastri adossati (parastaticae) che sostengono il

periodo in cui inizi, sotto la guida di Gian Giorgio Trissino,

piano superiore - una soluzione derivata dal modello della

a dedicarsi agli studi vitruviani, dal momento che i timpani

basilica fatta erigere da Vitruvio a Fano, cos come viene rico-

appaiono gi nei suoi primi progetti di ville. Ma la celebre

struita nell'edizione Marcolini del 1556 (cat. n. 64-65).

formula della facciata-tempio porticata e aggettante che


caratterizza il periodo maturo di Palladio, appare nei suoi

Nella ricostruzione di Palladio, la facciata della casa


romana presenta una porta corinzia disegnata secondo le

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53. Pianta della palestra greca, dall'edizione latina De' Franceschi di


Vitruvio del 1567 (foto: Bibliothque Municipale, Lione).

54. Pianta della palestra greca, dall'edizione di Fra Giocondo di Vitruvio


del 1511 (foto: Bibliothque Municipale, Rs., 105582 Lione).

norme stabilite da Vitruvio nel quarto libro. Dietro a una

Giorgio (fig. 49) nel suo ultimo trattato (manoscritto


conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze

colonna "trasparente" si scorgono gli stipti della porta,

una convenzione rappresentativa adottata anche nelle

Codice Magliabecchiano II. I. 141), esplicitamente

illustrazioni dedicate al tempio ipetro, al tempio ionico

citato da Barbaro nel commento al quarto libro(122). I

pseudodiptero e alle porte corinzia e ionica nel terzo e

disegni del Vitruvio di Barbaro sono una versane leggermente modificata di quelli che appaiono nel folio
12 verso di questo manoscritto in cui sono illustrati

quarto libro. Anche nel suo disegno del Tempio di


Augusto a Pola, oggi conservato presso il Museo Civico
di Vicenza (1950 inv. D-28), Palladio ricorse a quest'espediente grafico, chiara prova della mano dell'autore.

gli antichi camini di Perugia, Baia (questi ultimi


omessi nell'illustrazione di Palladio) e Civitavecchia.
Anche il relativo commento di Barbaro riprende con

lievi varianti il testo di Franceso di Giorgio. Ci


74. VEDUTA PROSPETTICA DI ANTICHI CAMINI

dimostra che tra le numerose fonti a cui ricorse

RINVENUTI A PERUGIA E A CIVITAVECCHIA p.

Barbaro figurava anche una copia dell'ultimo trattato

178 [186], fig. 48.

di Francesco di Giorgio che nel Rinascimento circol


in forma manoscritta. Questa illustrazione di Palladio

Le sezioni prospettiche dei due antichi camini rin-

una delle rare restituzioni grafiche dell'edizione di

venuti a Perugia e a Civitavecchia sono basate su


quelle disegnate nel 1492-95 ca. da Francesco di

Vitruvio curata da Barbaro in cui si faccia uso della

prospettiva.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1 556 E DEL 1 567 DI VITRUVIO 1 1 7

75. SCHEMA GRAFICO DI UN METODO DI

repente circumactis - ut constat, post primos dies etiam

COSTRUZIONE DELLA VOLUTA IONICA p. [295].

sedentibus aliquis - cornibus in se coeuntibus faciebat


amphitheatrum gladiatorumque proelia edebat, ipsum

Questo schema, inserito alla fine del volume, illustra,


secondo Barbaro, il metodo di costruzione della voluta
ionica impiegato da Palladio. Si tratta di un procedimento diverso da quello a cui ricorsero Alberti, Philandrier e

Serlio e molto simile a quello pubblicato da Salviati nel


1552. Nella dedica a Daniele Barbaro, Salviati afferma di

aver inventato questo metodo undici anni prima e di


averne mostrato lo schema a Sebastiano Serlio, che lo
aveva elogiato e si era impegnato a pubblicarlo citando il
nome dell'inventore, senza tuttavia tener fede alla sua
promessa. In seguito un assistente di Salviati si era appro-

priato del disegno e quest'ultimo, temendo di vedersi


sottrarre la sua invenzione, si era deciso a pubblicarlo a
proprie spese.

Secondo il metodo di Salviati e Palladio, bisognava

magis auctoratum populum Romanm circumferens(124).

Barbaro ringrazia in questo passaggio Francesco


Marcolini per la sua collaborazione alla ricostruzione dei
teatri ruotanti di Curio:

Communicando le difficolt, che io haveva con messer Francesco Marcolini ingenioso investigatore di belle
machine, hebbi di lui con mirabile solerzia la invenzione

di due punti, ne i quali si potevano porre i perni, & fare,


che i Theatri nel voltare non si toccassero l'uno, & l'altro. Questi punti per dirla brevemente erano gli estremi
del diametro dell'orchestra. Vero , che in pi luoghi si

dovevano ponere de i ruotoli di bronzo di buona gros-

sezza, accioche i Theatri fussero da quelli portati, &


sostenuti(125).

tracciare una circonferenza il cui raggio doveva equivale-

re a una delle nove parti in cui era stata divisa l'altezza


del capitello. Nello schema grafico di Salviati, il suo diametro verticale coincide con la diagonale di un quadrato
i cui lati sono divisi in due parti uguali e i punti di bise-

II. LE XILOGRAFIE ESEGUITE PER L'EDIZIONE


ITALIANA DATA ALLE STAMPE DA
DE' FRANCESCHI NEL 1567

zione sono collegati da assi, ognuno dei quali diviso in


sei parti uguali. I punti cos individuati servivano a disegnare il quadranti della voluta (123).

77. PIANTA DEL FORO ROMANO p. 210, fig. 50.


Secondo Vitruvio, i fora greci erano progettati a par-

76. ILLUSTRAZIONE DEI TEATRI RUOTANTI DI

CURIONE, SECONDO LA DESCRIZIONE DI PLI-

NIO IL VECCHIO pp. [296-297].


In appendice al Vitruvio di Barbaro inserita la
riproduzione in tavole girevoli dei teatri lignei ruotanti di

Curione descritti da Plinio il Vecchio (H N, XXXVI,


xxiv) . Per esemplificare il movimento rotatorio che consentiva ai due teatri di formare un anfiteatro, vengono

utilizzati gli stessi legni del teatro greco e romano del


quinto libro. A tal fine, a questi due legni, stampati su
pagine a fronte, sono sovrapposte tavole dotate di perni
e quindi libere di ruotare su cui sono impresse le stesse
matrici.

Questa ricostruzione basata su un brano della Storia

naturale (XXXVI, xxix) di Plinio il Vecchio, in cui l'autore afferma:

tire da una pianta quadrata ed erano dotati di doppi


colonnati molto profondi e di file serrate di colonne. I
fora romani, invece, dovevano avere intercolunni pi
ampi che consentissero lo svolgimento di spettacoli gladiatori ed erano progettati in modo che, dividendo in tre
parti la lunghezza, due di queste spettassero alla larghez-

za. Vitruvio inoltre specifica che le colonne superiori


dovevano essere di un quarto pi basse di quelle inferiori, un regola applicata anche agli ordini sovrapposti della
scaenae frons del teatro romano.

Nella sua edizione, Fra Giocondo aveva inserito le


piante del foro, greco e romano (fig. 51) che servirono da

base alla xilografia di Palladio. Nella pianta del foro


romano, Palladio rispetta nelle proporzioni dell'insieme
(2:3) le prescrizioni di Vitruvio e rappresenta una "piazza" centrale, i cui colonnati poggiano su gradini. Quattro
scale a chicciola, aperte su un lato e situate in corrispon-

denza degli angoli, portano al piano superiore. Lungo

Theatra iuxta duo fecit [Curio] amplissima ligno, car-

uno dei lati minori del foro si estende la basilica, con-

dinum singulorum versatili suspensa libramento, in qui-

trassegnata con la lettera G, e sul lato opposto, la curia o

bus utrisque antemeridiano ludorum spectaculo edito

edificio di riunione del senato, contrassegnato con la let-

inter sese aversis, ne invecem obstreperent scaenae,

tera B, che, come prescrive Vitruvio, presenta una pianta

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118

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55. Pianta della casa greca, dall'edizione latina De' Franceschi di


Vitruvio del 1567 (foto: Bibliothque Municipale, Lione).

rritr rff ititi Mifcuifyii riiiili^iwi iiiV * r f pigili?

56. Pianta della casa greca, dall'edizione di fra Giocondo di Vitruvio


del 1511 (foto: Bibliothque Municipale, Lione, Rs. 105582).

quadrata e ai lati del quale si trovano le "piazze" della

romano in cui appaiono ordini sovrapposti (corinzio su

prigione, contrassegnata con la lettera C, e dell'erario,

ionico eustilo). La ricostruzione della pianta e del pro-

contrassegnata con la lettera D. Dietro alla curia rap-

spetto del foro greco invece rappresentata solo nel

presentato l'atrio corinzio, contrassegnato con la lettera

trattato di Palladio.

A, che costituisce l'ingresso del palazzo.


Il foro romano disegnato da Palladio una delle rare
ricostruzioni del Vitruvio di Barbaro di cui sia illustrata

78. PIANTA DEI BAGNI ROMANI DESCRITTI DA

solo la pianta, e apparve per la prima volta nell'edizio-

VITRUVIO p. 264.

ne data alle stampe da De' Franceschi nel 1567.


Palladio ripropose quasi inalterata questa pianta nei
Quattro Libri, pubblicati quattro anni pi tardi, in cui si

In questa pianta, Palladio segue scrupolosamente le


indicazioni contenute nella decozione dei bagni (V, x, 1-

limit a trasformare l'atrio corinzio in un atrio testudi-

5) di Vitruvio e rappresenta un edificio rettangolare, la

nato con un soffitto a volta, che contrasta con la prima

cui larghezza corrisponde a due terzi della relativa lun-

versione dell'atrio testudinato, pubblicata nel 1567, in

ghezza, un rapporto proporzionale che Barbaro definisce

cui quest'ultimo ricostruito con un tetto a spioventi

"sesquiltera" (3:2). Sullo stesso asse del tepidarium, tut-

sostenuto da un'impalcatura di legno (fig. 52). Nei

tavia, un labrum , o conduttura del bacino, sporge dall'e-

Quattro Libri , Palladio complet la sua ricostruzione

dificio che, conformemente alle prescrizioni di Vitruvio,

con l'inserimento di un prospetto parziale del foro

composto da un frigidarium, da un tepidarium dotato di

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 119

un soffitto a volta crociata, e da un laconicum a cupola,

doveva essere sovrapposto al centro di quattro bessales

l'ambiente adibito al bagno secco.

(mattoncini di otto pollici usati per costruire le pilae) ; da

Nel suo commento Barbaro afferma che Vitruvio in

queste regole si deduce che la distanza tra ogni pila dove-

questo brano descrive una versione primitiva del

va misurare all'incirca sedici pollici (410 mm). Vitruvio

bagno romano, priva della magnificenza delle thermae

inoltre afferma che le pilae dovevano essere alte due

imperiali:

piedi(127).

Vitr[uvio] ci accomoda gentilmente nei bagni, &


dice quello, che necessario all'uso, havendo solamen-

costruzione dell'ipocausto formulate da Vitruvio, e nel-

te rispetto al bisogno. Imperoche prima le Therme non

erano in quel pregio, che vennero poi, anzi vi era sola-

mente il bagno destinato alla sanit del corpo. Indi poi


crescendo la lussuria con le ricchezze sotto il nome di

Barbaro commenta dettagliatamente le norme di


l'illustrazione della sezione trasversale di Palladio, l'ipo-

causto con le pilae sormontate dalle tegulae bipedales e


dalla suspensura (o pavimento sospeso) rappresentato
con grande precisione.

Therme edificavano cose magnifiche e grandi, con por-

tichi, boschetti, natatoi, piscine, & altre cose, secondo


le voglie & appetiti de gli imperatori, & de gran perso-

naggi^.

79. SEZIONE LONGITUDINALE DEL BAGNO

ROMANO p. 265.
Questa sezione trasversale mostra un edificio dotato

80. PIANTA DELLA PALESTRA GRECA p. 267,


fig. 53.

Secondo Vitruvio (V, xi, 1-4) la palestra greca era


composta da diversi edifici che formavano un'area quadrata o rettangolare, ed era frequentata da un gran
numero di persone per scopi tra loro molto diversi. In
questi ambienti gli atleti si allenavano e i filosofi e i reto-

di un tetto a spioventi che copre un frigidarium dotato di

ri tenevano le loro discussioni. L'ambiente pi importan-

una volta a botte, un tepidarium a volta crociata e un

te della palestra greca era il peristilio, tre lati del quale

laconicum. Alla sommit di quest'ultimo rappresentato

erano chiusi da colonnati singoli, mentre il quarto lato,

un oculus al quale appeso un clipeo bronzeo ( clypeum )

quello rivolto a sud, era dotato di un doppio portico. I

che, secondo Vitruvio, veniva alzato e abbassato per


regolare la temperatura. In quest'illustrazione appare

divisi in exedrae, ambienti destinati alle discussioni dei

anche il disegno dettagliato di un ipocausto e delle cavit

filosofi e dei retori. Lungo il doppio colonnato, invece, vi

dei muri in cui erano inseriti i tubi in terracotta in cui

era una serie di vani, tra i quali figurava un ephebeum,

passava l'aria calda; questo particolare dimostra che

dove si esercitavano i giovinetti ( ephebi ) ; un coryceum o

Barbaro e Palladio avevano attentamente studiato le anti-

nicchia con sedili, destinata ai giovani uomini; un coni-

lati lungo i quali si ergevano i colonnati singoli erano

che tecniche di costruzione. L'ipocausto e i tubi di terra-

sterium, dove veniva presa la polvere con cui venivano

cotta erano stati illustrati anche nel commentario latino

ricoperti coloro che erano stati cosparsi di olio; un bagno

del Philandrier che de Tournes diede alle stampe a Lione

freddo ( loutros ) , un elaeothesium in cui gli atleti si forni-

vano d'olio; un frigidarium o camera fredda; un propi-

nel 1552.

Vitruvio impiega il termine hypocausis per designare

gneum o forno; una sudatio, ossia il sudatoio; un laconi-

il calore e quello di hypocauston per indicare il luogo in

cum o bagno secco a cupola; e un bagno caldo ( calida

cui si trovava il calorifero sotterraneo (V, x, 2). L'autore

lavati).

d inoltre le istruzioni necessarie alla costruzione del

All'esterno della palestra dovevano esserci tre colon-

calorifero sotterraneo: il pavimento doveva essere rivesti-

nati; il primo di questi dava accesso al peristilio e i due

to di tegulae sesquipedales (mattoni di un piede e sei pol-

che si trovavano alla sua sinistra e alla sua destra delimi-

lici) e essere inclinato verso la bocca del forno (praefur-

tavano i viali per la corsa. Il colonnato rivolto a sud era

nium). Sul pavimentum dovevano essere erette le pilae a

chiamato xystos e ospitava il viale coperto per la corsa in

intervalli tali da consentire la soprapposizione di tegulae

cui gli atleti si allenavano durante l'inverno. Accanto alla

bipedales (mattoncini di due piedi) che formavano il


pavimento sospeso. A causa della loro funzione e della

pista coperta e al doppio portico, da entrambi i lati della

loro posizione i mattoncini bipedales erano a volte chia-

piantagioni o boschetti di platani. Infine, l'area retro-

mati "tubi a ponte", dal momento che ogni loro angolo

stante al xystum doveva essere occupata dallo stadio

palestra vi erano i xysta o paradromides che ospitavano

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120

Louis

dove grandi folle potevano assistere in modo confortevole alle competizioni.


Seguendo scrupolosamente le indicazioni di Vitruvio,

Cellauro

tipi di atrio presentavano un'apertura o "impluvium".


Barbaro riteneva che, in base a questa distinzione, i
diversi cava aedium / atria potessero essere ricondotti a

Palladio articola la sua pianta intorno a un edificio ret-

due grandi categorie, quella delle corti o cortili e quella

tangolare, al centro del quale rappresentato un peristi-

dei vani interamente coperti da un tetto ligneo: "Cavedia

lio quadrato che presenta un doppio portico sul lato

chiama egli questi luoghi, perche veramente sono come

rivolto a sud e un singolo colonnato lungo gli altri tre lati.

cavi delle case. Aulas i greci sogliono nominare questi

Attorno al colonnato singolo sono disposte le exedrae,

luoghi circondati da muri e scoperti nel mezzo, noi cor-

rappresentate come vani rettangolari absidali, e quattro

tili, o corti chiamiamo. Entrate, et cortili quelli, che sono

stanze quadrate a volta crociata, un elemento architetto-

scoperti, entrate quelli che sono coperti" (128).

nico derivato dai suoi studi delle thermae romane, come,

del resto, il grande vano a tre volte crociate sostenute da

Distinguendosi da Fra Giocondo, da Giovanni


Battista da Sangallo e da Cesariano, Palladio presenta
la restituzione grafica di cinque diversi tipi di cavum

colonne, frequentemente rinvenuto nei frigidaria delle


thermae romane, che situato nello stesso settore dell'e-

aedium / atrium, ciascuno dei quali dotato di caratte-

dificio.

ristiche assolutamente originali. Palladio era attratto

Nella pianta di Palladio, i vani che si trovano ai lati del

soprattutto dalla configurazione dell'atrio tetrastilo,

portico meridionale sono: A, Y ephebeum', B, il coryceum',

che con Y oecus tetrastilo o salone - la cui ricostruzione

D, il bagno freddo (frigida lavatici)', E, Y elaeothesium; F, il

non illustrata nelle tre edizioni di Vitruvio curata da

frigidarium o camera fredda; G, il propigneum ; H, la suda-

Barbaro, bens nei Quattro Libri pubblicati nel 1570 -

tio o sudatoio; K, il bagno caldo ( calida lavatio ) e I, il laco-

ispir i vani a quattro colonne frequentemente inseriti

nicum, l'ambiente circolare a cupola adibito al bagno

nelle ville e nei palazzi palladiani, che prevalsero sulla

secco. Uno dei due portici che, secondo Vitruvio, si trova-

voga dell'atrio basilicale a tre navate diffusasi nel

no all'esterno della palestra, contrassegnato con la lette-

primo Cinquecento.

ra N e forma il xystos o viale per la corsa coperto, mentre

La ricostruzione dell'atrio tetrastilo non illustrata

l'altro, contrassegnato con una M, rappresentato, in base

nell'edizione di Vitruvio data alle stampe da Marcolini,

alle indicazioni di Vitruvio, come un doppio portico. In O,

ma in quella pubblicata nel 1567 da De' Franceschi.

i xysta o paradromides sono rappresentati con piantagioni

Questa restituzione grafica mostra un atrio quadrato

di platani. Lungo il lato longitudinale occidentale esterno

con quattro monumentali colonne corinzie che sosten-

alla palestra appare infine un grande stadio semicircolarte

gono un soffitto a cassettoni composto da due travi tra-

con sedili in rilievo sormontato da un colonnato.

indubbiamente da quella disegnata da Fra Giocondo

verse e due travi longitudinali, al centro del quale


appare un'apertura o "compluvium". L'atrio fiancheggiato da una serie di vani rettangolari o quadrati e

(fig. 54), anche se - come in molte altre ricostruzioni del

precede il tablinum , dotato di nicchie in cui si colloca-

Vitruvio di Barbaro basate su quelle di Fra Giocondo -

vano i busti degli avi. Secondo Barbaro, l'atrio tetrasti-

La pianta della palestra greca di Palladio deriva

qui Palladio presenta una pianta pi completa, grazie

lo era "molto forte, n ha molto carico, perche non ci

all'inserimento, ad esempio, dello stadio e dei xysta che

sono gli Interpensivi. Questo cortile non doveva essere

il suo predecessore non aveva ricostruito.

molto grande, imperoche havendo solo quattro colon-

81. PIANTA E SEZIONE TRASVERSALE

ne. & quelle sopra le cantonate, se fusse stato molto


lungo, o largo, gli spacij tra le colonne sarebbero stati
fuori di modo, & la opera non sarebbe ferma (come

DELL'ATRIO TETRASTILO p. 284.

dice Vitru[vio])"(129).

Come la ricostruzione della pianta completa della


Secondo Vitruvio (VI, iii, 1), esistevano cinque tipi di

casa romana, la restituzione grafica dell'atrio tetrasti-

cava aedium/atria o grandi vani d'accesso: il corinzio

lo mostra un vestibulum incassato nel corpo dell'edi-

(che Palladio ricostru nella pianta della casa romana) , il

ficio. I rapporti proporzionali delle colonne dell'atrio

tetrastilo (dotato cio di quattro colonne), il tuscanico, il

sono diversi da quelli delle colonne del vestibolo; ci


dimostra che Palladio pensava a una facciata dotata di

displuviato (in cui le travi di sostegno respingono l'acqua


piovana verso il cortile) e il testudinato o atrio coperto. A

un portico a due piani con ordini sovrapposti, una

eccezione di quella del testudinato, le coperture di tutti i

variante della formula del portico con colonne monu-

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 121

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57. Pianta della casa greca di Cesare Cesariano, dall'edizione di


Vitruvio del 1511 (foto: Bibliothque Municipale, Lione, Rs.
28251).

mentali ricostruito da Palladio nella restituzione gra-

fica della facciata della casa romana, pubblicata nel-

l'edizione di Vitruvio pubblicata da Marcolini nel


1556.

58. Pianta della casa greca di Palladio, dai Quattro Libri dell'Archi-

tettura, Venezia, 1570 (foto: Bibliothque Municipale, Lione,


132347).

Barbaro traduce cos questo passaggio:

I Toscani son quelli, ne i quali le travi, che passano


per la larghezza dell'Atrio hanno alcuni travicelli pen-

denti [interpensiva], & i canali, o collature dell'acqua


[collicias] , che corrono di mezo da gli anguli de i pareti,

82. PIANTA E SEZIONE TRASVERSALE

DELL'ATRIO TUSCANICO p. 285.

e gli anguli delle travi, & anche da gli asser nel mezo del
cavedio detto compluvio sono i cadimenti dell' acque (130).

Barbaro traduce interpensiva con "travicelli penden-

Questa ricostruzione dell'atrio tuscanico di Palladio,


basata sul seguente brano dell'antico autore (VI, iii, 1):

tuscanica sunt, in quibus trabes in atrii latitudine

ti", che a suo parere "erano con una delle loro teste fer-

mate sopra que travicelli, & con l'altra come appogiate


ne gli angoli de i pareti, eranvi poi i lor morelli detti asse-

traiaectae habeant interpensiva et collicias ab angulis

ri .. . sopra essi erano gl'imbrici, & le travelle, & manda-

parietum ad angulas tignorum incurrentes, item asseri-

vano gi l'acqua allargo nel cortile" (131).

bus stillicidiorum in medium compluvium diectus.

Nella relativa restituzione grafica, l'atrio tuscanico

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Louis

appare sormontato da quattro travi principali che forma-

Cellauro

Tra tutte le illustrazioni degli atri pubblicate nell'edi-

no un soffitto a cassettoni, dotate di puntoni [ "travicel-

zione del 1567, quella del testudinato era decisamente la

li pendenti" o interpensiva] e gronde di compluvio che

pi nuova. Distinguendosi nettamente da Cesariano, che

congiungono gli angoli dei muri agli angoli della travatu-

lo aveva immaginato come un cortile con ambulatori a

ra. L'atrio tuscanico era caratterizzato da un tetto incli-

volta, Barbaro riconosce che questo tipo di atrio non era

nato verso il compluvio.

dotato di un'apertura sul tetto, richiamandosi senza dub-

Come il vestibolo della ricostruzione dell'atrio tetra-

stilo, quello dell'atrio tuscanico concepito come un


portico a due piani con ordini sovrapposti, uno schema

bio a Varrone che, nel quinto libro del De lingua latina ,


aveva chiaramente affermato che tutti i cava aedium/ atri

avevano un tetto dotato di un'apertura per il passaggio

pi volte riproposto nelle ville costruite da Palladio negli

della luce, tranne uno, definito per la sua sorprendente

anni cinquanta (v. ad. es. Villa Pisani a Montagnana e


Villa Cornaro a Piombino Dese) .

forma priva di aperture verso il cielo, testudo e paragonato a un guscio di tartaruga:


Cavum aedium dictum qui locus tectus intra parietes

83. PIANTA E SEZIONE TRASVERSALE

DELL'ATRIO DISPLUVIATO p. 286.


Secondo Vitruvio (VI, iii, 2), gli atria displuviati
"sunt, in quibus deliqae aream sustinentes stillicidia reiciunt. Haec hibernaculis maxime praestat utilitate, quod
compluvia corum erecta non obstant luminibus tricliniorum". Barbaro traduce cos questo brano:

I Displuviati son quelli, ne i quali le pendenti travi,

che sostengono l'arca, scacciano l'acque cadenti, Questi


sono di grandissima utilit alle stanze del verno, perche i
loro compluvij dritti, non tolgono il lume a i Triclini(132).

Nell'illustrazione di questo tipo di atrio, Palladio


mostra un cortile scoperto o atrio, contrassegnato con la

lettera C e circondato dalla copertura delle cellae, con-

reliquebatur patulus, qui esset ad communem omnium


usum. In hoc locus si nullus relictus erat, sub divo qui
esset, dicebatur testudo ab testidinis similitude, ut est in
praetorio et castris(134)

Qui Palladio lo rappresenta come un ampio salone


coperto da un tetto a spioventi, con un soffitto a cassettoni e illuminato da aperture situate in alto, contrassegnate con la lettera P.
Barbaro non definisce in modo chiaro lo status dell'a-

trio testudinato. A suo parere, quest'ultimo poteva essere inserito sia in un edificio lussuoso sia, al contrario,

nelle case di persone di bassa condizione: "Pu anche


esser, che questi cavedi fussero di case ordinarie, et di
personne di mediocre conditione, nelle quali non erano
Atrij ne colonnati" (135).

trassegnate con la lettera G e disposte ai lati del cortile,


che respinge l'acqua piovana verso il cortile.

III XILOGRAFIE AGGIUNTE ALL'EDIZIONE


LATINA DATA ALLE STAMPE DA DE'

84. PIANTA E SEZIONE TRASVERSALE

FRANCESCHI NEL 1567

DELL'ATRIO TESTUDINATO p. 287.


Vitruvio afferma (VI, iii, 2) che i cava aedium/atria
testudinati erano impiegati quando non vi erano grandi

spazi da coprire e che consentivano di ricavare spaziose


soffitte al di sopra della travatura, presupponendo cos
che questi tipi di atri fossero interamente coperti. Nel
suo commento, Barbaro osserva:
la quinta maniera si chiama Testudinata fatta in quat-

85. ANTICA BASE ATTICA p. 113.


L'illustrazione dell'antica base attica pubblicata nell'edizione italiana del 1556 e in quella del 1567, nell'edizione latina sostituita da una xilografia che riproduce
un'antica base romana conservata a Roma nel

Rinascimento, e definita composita da Serlio nel Terzo


Libro. Questa base, infatti, presenta rapporti proporzio-

tro pioveri. Penso io, che questi fussero coperti, & che di

nali simili a quelli della base attica, determinati dalla

sopra havessero le sale, & le stanze spaziose, & i palchi

scozia tra due tori, ma si distingue da quest'ultima per la

sostentati da bellissimi colonnati, che dinanzi alle porte

ricchezza dell'ornamentazione. Il plinto infatti decora-

facessero mostra di belle loggie, che per vestibuli servis-

to con un motivo di onde, il toro inferiore con una ghir-

sero, o che nell'entrare havessero colonne compartite a

landa di foglie di lauro e il toro superiore con una rabe-

modo, che dessero grandezza e bellezza(133).

scatura.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 123

Questa illustrazione basata su una xilografia appar-

sa nel Terzo Libro di Serlio, pubblicato nel 1540; ci

stilio sono disposte le stanze da letto e i triclinia (g) che

portano alla prostas (e), affiancata dal thalamus e dal-

dimostra che a trent'anni circa dalla loro pubblicazione,

l' amphitalamus (f). La seconda corte, quella degli appar-

i libri di Serlio erano ancora una fonte d'ispirazione per

tamenti destinati agli uomini o andronites , presenta al

Palladio.

centro un grande oecus (h) circondato da colonnati che


danno accesso a sei spazi ipetri, aperti cio verso il cielo

(K) , contravvenendo cos alle norme stabilite da


86. PIANTA DELLA CASA GRECA p. 227, (fig. 55).

Vitruvio, secondo cui questi ambienti dovevano essere


disposti intorno a un peristilio. Al centro dell'oecus sono

Vitruvio afferma (VI, vii, 1-5) che, al contrario di

rappresentati due triclinia (i) .

posta da due cortili, uno interno, adibito alle donne e

Nell'edizione di Como, data alle stampe nel 1521,


Cesariano aveva presentato un'altra pianta della casa

uno esterno per gli uomini(136). Il primo, a cui si accede-

greca (fig. 57), che una delle poche restituzioni grafiche

va attraverso uno stretto corridoio ai lati del quale si tro-

erudite del testo di Vitruvio e pu essere considerata un

vavano le scuderie e le stanze dei portinai, era chiamato

onesto tentativo di corretta ricostruzione. Questa pianta

gynaeconitis. Esso era circondato su tre lati da un colon-

nato, che dava accesso al soggiorno e ai dormitori delle

piuttosto simile a quella disegnata da Giocondo ed


divisa in due settori principali che corrispondono al

donne della famiglia. Dietro a questo si trovava la prostas

gynaeconitis e agli andronites, ma, a differenza di que-

quella romana, la casa greca non aveva atria ed era com-

o pastas che rientrava rispetto alla corte di una misura

st'ultima, al centro degli appartamenti destinati agli

pari a due terzi della sua larghezza. A destra e a sinistra

uomini presenta un peristilio, e non un oecus e i due tri-

di questo vano erano disposte le stanze da letto, alcune

clinia.

chiamate thalamus, altre amphitalamus. Intorno al peristilio del gynaeconitis vi erano altre stanze da letto.
Accanto all'edificio destinato alle donne vi era un

La ricostruzione della casa greca di Palladio pi

completa di quelle eseguite da Fra Giocondo e da


Cesariano. La sua pianta del gynaeconitis o appartamen-

aveva un peristilio pi sontuoso. Questi ambienti erano

ti delle donne deriva chiaramente da quella di Fra


Giocondo, e mostra le stanze dei portinai (P, cellae

chiamati andronites. Il peristilio presentava un portico

hostiaria) , e le scuderie disposte ai lati di uno stretto cor-

rivolto a sud composto da colonne pi alte, definito

ridoio (+ thirorium) , che porta al peristilio a tre lati degli

rodio dall'antico autore, ed era circondato a nord da tri-

altro grande insieme di fabbricati, che, secondo Vitruvio,

drae. Gli oeci o sale quadrate erano rivolti a sud ed erano

appartamenti delle donne. Sullo stesso asse del vano


d'accesso e del peristilio rappresentata la prostas scoperta (E), ai lati della quale sono disposte le stanze ret-

tanto ampi da poter contenere quattro triclinia e i dome-

tangolari, antithalamus e, in 6 e 7, secondo le didascalie

stici addetti al servizio e ai giochi.


A destra e a sinistra dell'edificio a due corti, infine, vi

insieme di fabbricati include i cuhiculae (3) e due triclinia

clini ciziceni, a est dalle biblioteche e a ovest dalle exe-

di Palladio, il posthalamus e il thalamus. Questo primo

erano gli appartamenti degli ospiti con i loro vani d'in-

(5). Gli oeci (y) degli appartamenti delle donne sono

gresso, sale da pranzo e stanze da letto. La vera e propria

disposti lungo entrambi i lati del corridoio (D) che porta

casa e gli appartamenti dei visitatori erano divisi da cor-

al quartiere degli uomini. Contrariamente a Fra


Giocondo e a Cesariano, Palladio ricostruisce anche gli

ridoi chiamati mesaulae.

La prima pianta rinascimentale della casa greca di cui

appartamenti degli ospiti, menzionati da Vitruvio nella

si ha notizia quella eseguita da Fra Giocondo (fig. 56).

descrizione della casa greca, disponendoli lungo entram-

Questa pianta divisa in due settori, il primo dei quali

bi i lati del gynaeconitis da cui sono separati da stretti


corridoi chiamati mesaulae (4) dall'antico autore. I due

disposto intorno a un peristilio, mentre il secondo pre-

senta al centro un grande oecus. Nella pianta di Fra


Giocondo, il vano d'accesso all'edificio costituito da

insiemi di fabbricati che compongono la casa greca sono

uno stretto corridoio (a), ai lati del quale sono rappre-

aperti verso il cielo. La stanza contrassegnata con la let-

sentate le scuderie (c), e le stanze dei portinai (b).

tera C corrispone al vano definito prostas negli apparta-

L'ingresso porta a un gynaeconitis disposto intorno a un

menti degli uomini e si apre su un secondo peristilio.

peristilio (k) e circondato, come prescrive il testo di

Lungo entrambi i lati di questo vestibolo si aprono altre

Vitruvio, da tre colonnati. Lungo entrambi i lati del peri-

due stanze (definite gynaeconides nelle didascalie di

separati da due spazi ipetri (x), vale a dire da due vani

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Louis

Palladio) che avrebbero dovuto trovarsi non negli appar-

Cellauro

NOTE

tamenti degli uomini bens in quelli delle donne.

La pianta della casa greca di Palladio si distingue da

quella di Fra Giocondo soprattutto per l'inserimento


degli appartamenti degli ospiti e per la restituzione grafi-

ca degli appartamenti degli uomini, certamente basata su

(1) D. Barbaro I Dieci Libri dell'Architettura di M. Vitruvio, tradutti et commentati da Mns. Daniele Barbaro, eletto

d'Aquileggia, per Francesco Marcolini, Vinegia, MDLVI. Sulle


edizioni di Vitruvio curate da Barbaro, vedi L. Cellauro,
Daniele Barbaro and his Venetian Editions of Vitruvius of 1556

un'attenta analisi dell'illustrazione di Cesariano. Come in

and 1567, in corso di pubblicazione in "Studi Veneziani", 2000;

quest'ultima, gli andronites o appartamenti degli uomini

R. Mortimer, Catalogue of Books and Manuscripts, pt. II: Italian

sono disposti intorno al sontuoso peristilio (A) menzionato da Vitruvio, lungo un lato del quale appare un por-

tico rodio (8, porticus Rhodica altor), dotato cio di


colonne pi alte di quelle dei colonnati disposti lungo gli
altri tre lati. Ai lati di questo peristilio sono rappresenta-

ti gli oeci e le biblioteche (1. S). Negli appartamenti degli


uomini, due scale a chicciola aperte su un lato portano al

piano superiore. La casa termina con un grande oecus


(Q), ai lati del quale sono rappresentate le pynacothecae
(M, R) e due triclinia ciziceni (N). Il grande oecus , infine,

affiancato da due loggie aperte colonnate (T, V) .

Nell'illustrazione della casa greca di Palladio, gli


appartamenti delle donne sembrano subire l'influenza
della ricostruzione di Fra Giocondo, di cui Palladio si
serv come punto di partenza. Egli corresse, tuttavia, la

sua rappresentazione degli appartamenti degli uomini,

adottando in una certa misura la configurazione della


pianta di Cesariano in cui questa parte dell'edificio includeva il grande e sontuoso peristilio descritto da Vitruvio.
Una variante della pianta della casa greca pubblicata nel
1567, apparve nei Quattro Libri dati alle stampe tre anni

16th-century books, Cambridge (Mass.), Harvard College


Library, 1974, vol. II, n. 547, pp. 765-766; L. H. Fowler, E.
Baer, The Fowler architectural library of the ]ohns Hopkins
University. Catalogue. Johns Hopkins University, Baltimora

1961, n. 407; e L. Ciapponi, Vitruvius, in Catalogus

Translationum et Commentariorum. Medieval and Renaissance

translations and commentaries, a c. di F. E. Cranz, vol. III

(1976), pp. 399-409.


(2) Per quanto riguarda la tradizione degli studi vitruviani nel
Rinascimento, vedi P.N. Pagliara, Vitruvio da testo a canone, in
Memoria del! Antico nel! Arte Italiana, a c. di Salvatore Settis,

vol. III, 1986, pp. 7-76; R. Krautheimer, Alberti and Vitruvius,


in Acts of the Twentieth International Congress of History of
Art, vol. II, Princeton, 1963, pp. 42-53; G. Scaglia, Il Vitruvio
magliabechiano di Francesco di Giorgio Martini, Firenze, 1985;
P. Morachiello, V. Fontana, Vitruvio e Raffaello. Il De
Architectura di Vitruvio nella traduzione inedita di Fabio Calvo

ravennate, Roma, 1975; L. Vagnetti, Per una conoscenza vitruviana, in "Studi e documenti d'architettura", voi. 8 (1978); L. A.
Ciapponi, Fra Giocondo da Verona and his edition of Vitruvius,
in "Journal of the Warburg and Courtauld Institutes", vol. 47

(1985), pp. 72-90; P. Long, The Vitruvian Commentary


Tradition and Rational Architecture in the Sixteenth Century: A

Study in the History of Ideas, tesi di Ph. D., Johns Hopkins

University, Baltimora, 1979; D. Wiebenson, Guillaume

pi tardi (fig. 58) .

Philanders Annotations to Vitruvius, in Les Traits d'architectu-

The Courtauld Institute of Art, Londra.

re de la Renaissance, a c. di J. Guillaume, Parigi, 1988, pp. 6774; C. H. Krinsky, Cesare Cesariano and the Como Vitruvius edi-

tion of 1521 (tesi di dottorato), New York, 1965; e N.


Llewellyn, Diego de Sagredo's Medidas del Romano and the
Vitruvian Tradition, (tesi di M. Phil.), Warburg Institute,
Londra, 1975.

(3) V. G. G. Zorzi, I disegni delle antichit di Andrea Palladio,


Venezia, 1959, pp. 121-22, dove sono elencati otto disegni giovanili di Palladio collegabili ai suoi studi vitruviani: RIBA XI/7

recto: "semiprospetto di un tempio dorico diastilo"; RIBA


XI/7 verso: "trabeazione dorica"; RIBA XI/10 recto: "semi-

Una prima versione di questo saggio era inserita nella mia tesi di Ph.

prospetto di un tempio ionico eustilo"; RIBA XI/ 10 verso


verso: "trabeazione ionica"; RIBA XI/9 recto: "semiprospetto
di un tempio ionico sistilo"; RIBA XI/9 verso: "base e capitello ionici secondo Vitruvio"; RIBA X/4 verso: "prospetto del
tempio rotondo monoptero"; e RIBA VIII/6: "prospetto del

D. al Courtauld Institute of Art. Desidero ringraziare coloro che suc-

tempio rotondo perptero ".

Traduzione di Valentina Palombi e Stefano Salpietro

mia gratitudine va soprattutto a Thrse Ridley e Mark Pobjoy che

(4) 274 pagine numerate (che equivalgono a 284: i numeri di


pagina 39-40 e 125-128, in cifre romane, sono ripetuti due

hanno rivisto la prima stesura del testo. Ringrazio inoltre particolar-

volte; il numero 133 ripetuto tre volte, tra le pagine 156 e 160

cessivamente hanno rivisto il testo per i loro cortesi suggerimenti. La

mente il professore James S. Ackerman, Charles Hope e Paul Davies,

vi sono cinque pagine numerate 156, 157, 167, 168, 169) Vi

che hanno letto il manoscritto inserendovi numerose correzioni e indi-

sono inoltre 18 pagine non numerate.


(5) V. A. F. Johnson, Decorative Initial Letters, Londra, 1931,

cazioni.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 125

pp. 102-103 e A. J. Butler in Bibliographica, vol. I, pp. 428-27.


(6) D. Barbaro Commentari, edizione italiana, 1567, p. 64.
(7) Le illustrazioni n. 2, 7, 27, 53 del catalogo non sono attribuite a Palladio.

(8) G. A. Selva, Delle differenti maniere di descrivere la voluta


Jnica, Padova, 1814, p. 18: "Le statue e i bassirilievi, che ador-

nano le tavole architettoniche della prima edizione del

Vitruvio... si riconoscono pur essere opere del Salviati


[Giuseppe Porta] e tutte sue sono le tavole alle pagine 4, 258,
269".

(9) S. Casali, Annali della tipografia veneziana di Francesco


Marcolini da Forl, Bologna, 1953 (ristampa dell'edizione del
1861, Forl), pp. 265-69.
(10) G. Martini, Bibliothque Joseph Martini, 2 voli., Milano,
1934-35. Cat. parte 2, 1935, n. 201.
(11) Per ulteriori notizie su Porta, v. D. McTavish, Giuseppe
Porta called Giuseppe Salviati, New York e Londra, 1981.
(12) Per un approfondimento dell'attivit di matematica di
Salviati, v. B. Boucher, Giuseppe Salviati, pittore e matematico,
in "Arte Veneta", XXX, 1976, pp. 219-24.

(13) C.L.C. Ewart Witcombe, Giuseppe Portas Frontispiece for


Francesco Marcolini, in "Arte Veneta ", XXXVII, 1983, pp.

basamenti, delle scale, & d'altre cose, pero necessario il profilo; & con queste tre maniere di dispositione l'Architetto s'assicura della riuscita dell'opera, & fa pi certa la sua inventione, &
l'altrui disiderio di far opera lodata, & degna... Questa utilit
del profilo mi muove ad interpretare sciografia & non scenografia... Essendo tanto necessario il profilo & molto pi che la
prospettiva, bisogna considerare bene la detta diffinitione. Io
per me quanto havessi ad intendere in questo luogo la prospettiva, vorrei che fussero quattro le idee della dispositione, per
porvi il profilo, tanto egli mi pare necessario".

(21) Per un approfondimento delle tecniche di disegno di


Raffaello, v. C. Thoenes, Vitruv, Alberti, Sangallo, in Hlle und

Flle. Festschrift fr Tilman Buddensieg, a c. di A. Beyer,


Alfter, 1993, pp. 564-584. Per il testo della lettera, ora nella

Bayerische Staatsbibliothek, Monaco, Codex Ital. 37, v.

Renato Bonelli, Lettera a Leone X, in Scritti Rinascimentali di

architettura, Roma, 1979, pp. 462-84 e C. Thoenes, La lettera


a Leone X, in Raffaello a Roma, Roma 1986, pp. 373-85. V.
anche H. Burns, Raffaello e quell'antiqua architectura, in
Raffaello Architetto, Milano, 1984, pp. 381-408 ; W. Ltz, The
Rendering of Interior in Architectural Drawings of the
Renaissance, in Studies in Italian Renaissance Architecture,

170-74.

Cambridge, 1977, pp. 1-66; A. Nesselrath, Raphael's

(14) In questa operetta, in cui Salviati tra l'altro elogia la


profondit delle conoscenze scientifiche di Barbaro, viene

Archaelogical Method, in Raffaello a Roma, op. cit., pp. 357-73


e idem, Raffaello e lo studio dell'antico, in Raffaello architetto,

descritto un metodo per la costruzione della spirale della volu-

op. cit., pp. 405-409.


(22) Olin Library, Cornell University, Ithaca: Department of
Rare books, Alphabetical map case. Il disegno stato pubblicato in D. Lewis, The Drawings of Andrea Palladio, catalogo della
mostra, Washington, 1981, p. 47.
(23) Pubblicato in D. Lewis, The Drawings of Andrea Palladio,
(v. s., n.22), p. 174 (102 recto).
(24) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 119.
(25) C. Bartoli (a c. di), LArchitettura di Leon Battista Alberti,
Firenze, 1550, II, I, p. 36: "Tra il disegno del dipintore, & quello dello architettore, ci questa differentia, che il dipintore si

ta ionica, basato sull'osservazione di un capitello antico non


finito, dove rimanevano tracce del metodo di costruzione

seguito.

(15) Su questo incarico, v. R. W. Rearick, Battista Franco and the

Grimani Chapel, in "Saggi e Memorie di Storia dell'Arte", 2,


1958-59, pp. 105-39.

(16) Su questo incarico, v. La pala Giustinian a S. Francesco


della Vigna, contesto e committenza, in Nuovi studi su Paolo
Veronese, a cura di M. Gemin, Venezia, 1990, pp. 299-307.
(17) Sul possibile ruolo di Veronese nell'esecuzione delle xilografie dell'edizione Marcolini di Vitruvio del 1556, v. L. Puppi,
Paolo Veronese e l'architettura, in Paolo Veronese. Disegni e
dipinti, Venezia, 1988, pp. 31-32; S. Marinelli, Figure e sfondi:

affatica con minutissime ombre, & linee, & angoli far risaltare di
una tavola piana in fuori i rilievi: & lo architettore non si curan-

do delle ombre [il corsivo mio], fa risaltare in fuora i rilievi

aspetti della pittura veronese alla met del Cinquecento, in


Palladio e Verona, catalogo della mostra, a c. di P. Marini e
idem, Lo spazio ideologico di Paolo Veronese, in Communit,

mediante il disegno della pianta, come quello, che vuole che le


cose sue siano riputate non dalla apparente prospettiva, ma da
verissimi scompartimenti, fondati sulla ragione". V. anche W.

1974, p. 302 e ss.


(18) C. Tolomei, Lettere, ed. 1563, fol. 105 v e 106r.

Ltz, The Rendering of the Interior in Architectural Drawings of

(19) Per ulteriori notizie sul libro di Labacco, v. T. Ashby, Il


libro di Antonio Labacco appartenente ali Architettura, in "La
Bibliofilia", vol. XVI (1914-15), pp. 289-309. Per un approfondimento della carriera di Labacco, v. M. Pepe, I Labacco architetti e incisori, in "Capitolium", 1963, pp. 25-27.
(20) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 30: "La terza idea [della
dispositione] il profilo, detta sciografia, dal quale grande utilit si prende, perche la descrittione del profilo si rende conto
delle grossezze de i muri, de gli sporti, delle ritrattioni d'ogni
membro, & in questo l'Architetto come medico dimostra tutte

(26) H. Cock, Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum


monumenta, Anversa, 1551.

le parti interiori, & esteriori delle opere, & pero in questo uffi-

Interpretations of the Atrium of the Ancient House, in "Journal

cio ha bisogno di grandissimo pensamento, & giudicio, & pratica, come chi, considera gli effetti del profilo, manifesto:
perche la elevatione della fronte, & la maest non dimostra gli

416.

sporti, le ritrationi, le grossezze delle cornici, de i capiteli, de i

ancho Atria, ma per un'altro rispetto, perche Cavedium detto

the Renaissance, (v. s . , n . 2 1 ) , p . 4 .

(27) Biblioteca Apostolica Vaticana, Codex vaticanus


Barberinus Latinus 4424.

(28) Philibert De l'Orme, Premier Tome de l'Architecture,


Parigi, 1567, fol. 106 verso.
(29) W. B. Dinsmoor, The Literary Remains of Sebastiano Serlio,
in "Art Bullettin", XXIV, 1942, p. 83.

(30) Per ulteriori dettagli sull'interpretazione dell'atrium di


Barbaro, v. L. Pellecchia, Architects Read Vitruvius : Renaissance

of the Society of Architectural Historians", LI, 1992, pp. 377-

(31) D. Barbaro, Commentari, cit. I cavum aedia "sono detti

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Louis

rispetto a quella parte che scoperta, et che piove nel mezzo,


Atrium rispetto a quella parte che coperta".

(32) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 255: "Dal profilo del


Theatro posto in forma grande, si comprenderanno molte cose

da noi dichiarite secondo la intentione di Vitr[uvio] benche


nelle altezze delle colonne havemo, alquanto variato, per le ragione, che dice qui sotto [il corsivo mio] " .

(33) D. Barbaro, Commentari, cit., Francesco de Franceschi


snese a i lettori : " . . .ho voluto Begnini Lettori ad utilit comu-

ne, madar in luce l'uno e l'altro Vitruvio, e usare ogni diligenza, per rifarsi in forma commoda, & con figure accuratamente
& diligentemente intagliate dal mio honorato compare & compagno in questa impresa, M. Giovanni Chrieger Alemano". Per
ulteriori notizie su Chrieger, v. U. Thieme, F. Becker (a c. di),
Chrieger (Krger) Giovanni, in Allgemeines Lexicon der bilden-

den Knstler von der Antike bis zur Gegenwart, Lipsia, VI,
1912, p. 533; e P. Passavant, Le Peintre Graveur, 6 voli., Lipsia,
1860-64 (vol. I, p. 151).
(34) A. Palladio, I quattro libri dell'Architettura, Venezia, 1570,
p.5.
(35) D. Barbaro, Commentari, cit., pp. 69-70: "...Vitruvio chiara-

Cellauro

anco un'altra tavola, dove scolpita di mezo rilievo una donna


vestita e cinta con un capitello in testa".
(43) Per un'analisi del portico delle cariatidi e della sua influenza sull'architettura del Rinascimento, v. H Lemonnier, Jean

Goujou et la Salle des Cariatides au Louvre, in "Gazette des


Beaux-Arts", XXXV, 1906, pp. 177-94.
(44) Cfr. E. Frzouls, Vitruve et le dessin d'architecture, in
"Le dessin d'architecture dans les socits antiques ", Actes
du Colloque de Strasbourg 26-28 Janvier 1984, Strasburgo,
1985, pp. 213-229; e P. Gros, Le rle de la scaenographia dans
les projets architecturaux de l'Empire Romain, in "Le dessin
d'architecture dans les socits antiques", op. cit., pp. 23 1 253.

(45) Cfr. G. Hamberg, Vitruvius, Fra Giocondo and the city plan
of Naples. A commentary on some principles of ancient urbanism

and their rediscovery in the Renaissance, in "Acta


Archaeologica", Copenaghen, XXXVI, 1965, pp. 105-125.
(46) Cfr. H. De La Croix, Military Architecture and the Radial
City plan in sixteenth-century Italy, in "Art Bulletin", 1960, pp.
263-90, e idem, The Literature on Fortifications in Renaissance

Italy, in "Technology and Culture ", VI, 1963, pp. 30-50.

mente ci mostra per diversi essempi non solamente l'origine del

(47) J. R. Hale, The Early Development of the Bastion. An

fabricare, ma i modi, & le maniere naturali, che poi sono state

Italian Chronology c. 1450-1534, in Europe in the late Middle


Ages, a c. di J. R. Hale, J. R. L. Highfield e B. Smalley, londra,
1965, pp. 166-94.
(48) Vitr. III, ii, 1 (Granger, vol. I, p. 166).
(49) D. Barbaro, Commentari, cit., pp. 117-119.
(50) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 117.
(51) I. Campbell, Reconstructions of Roman temples made in

pigliate dall'Arte a perfettione delle cose, come sono i tetti pendenti, i colmi, le volte, le colonne, & i loro ornamenti & altre cose,

che sono state dalla naturai necessit alla certezza dell'Arte, per
humana solertia trasportate".

(36) Cfr. G. Schweikhart, Le antiquit di Verona di Giovanni

Caroto, Verona, 1977, p. 37; e H Burns, Le antichit di


Verona e l'architettura del Rinascimento, in Palladio e

Verona, catalogo della mostra, a cura di Paola Marini,


Venezia, 1980, p. 103.
(37) Per ulteriori dettagli sulle macchine e gli strumenti
descritti da Vitruvio, v. D. De Solla Price, Vitruvius Pollio

(Machines and Scientific Instruments), in Dictionary of


Scientific Biography, New York (1970-), supplemento, pp. 519-

21; Idem, Vitruvius Pollio (Sundials), DSB, New York (1970),

supplemento, pp. 519-21; A. G. Drachmann, Ktesibios'


Waterclock and Hero's Adjustable Siphon, in "Centaurus", vol.

XX, n.l (1970), pp. 1-10; e K. D. White, Greek and Roman


technology, Londra, 1984.

(38) Per ulteriori dettagli sul portico persiano, v. C. Picard,

Italy between 1450 e 1600, (tesi di dottorato), Cambridge,


1984, p. 179.
(52) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 136.
(53) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 120.
(54) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 121.
(55) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 121.
(56) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 82.
(57) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 135.
(58) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 135.
(59) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 136.
(60) Francesco di Giorgio Martini, Trattati, a c. di C. Maltese,
vol. 2, p. 224.
(61) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 294.

Vitruve, le portique des Perses Sparte et les origines de l'ordre

(62) A. Palladio, I Quattro Libri dell'Architettura, cit., libro IV,

Persan, in "Acadmie des inscriptions et Belles-Lettres.


Compte Rendu des Sances ", 1935, pp. 215-35.
(39) G. Philandrier, In decern libros M. Vitruvii Pollionis de

cap. 26, p. 103.


(63) I. Campbell, Reconstructions of Roman temples made in

Architectura Annotationes, Roma, 1544, p. 5.

(40) Frart, 1650, pp. 54-55.


(41) G. Matthiae, La demolizione dell'arco di Portogallo, Roma,
1942, pp. 508 e ss.
(42) U. Aldroandi, Delle statue antiche che in tutta Roma in

diversi luoghi, & case si veggono, Venezia, 1562, pp. 221-22:


"Nel giardino del S. Giuliano, che non molto della casa lontano, si veggono nel mezzo di lui quattro statue quasi intiere ;
perche a una manca la testa, & a tutte le mani. Sono vestite &
una di loro ha un vaso in testa, & le chiamano Cariatidi "; p.
226: "Vi una testa d'una donna [nella collezione di Tomaso
Cavallieri], che la chiamano cariatide, che ha un cesto sul
capo"; pp. 240-41 "Vi [nella collezione di Giacomo S. Croce]

Italy between 1450 e 1600, (tesi di dottorato), cit., p. 190


(64) I. Campbell, "Scamilli impares a problem in Vitruvius, in
"Papers of the British School at Rome ", vol. 48 (1980), pp. 17-22.

(65) D. Barbaro, Commentari, cit., pp. 136-39.


(66) C. Cesariano, Di Lucio Vitruvio Pollione de Architectura,

Como, 1521, fol. 57r: "cio per essere in fora il Stylobato [piedistallo] C vel Q, entro lo podio segnato B vel R cosi li sca-

belli quali sono specie di stylobati: per che epsi non solum
hanno la alveolatura: ma la proiectura: & la Contractura...
Vitruvio etiam li pu chiamare scabelli impari: idest che tutti
non teneno una soliditate & continua muraglia ma sono come
vedi in le figura".
(67) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 128.
(68) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 158.

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PALLADIO E LE ILLUSTRAZIONI DELLE EDIZIONI DEL 1556 E DEL 1567 DI VITRUVIO 127

(69) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 141.


(70) Per un approfondimento sul ruolo dell'ordine tuscanico

stituents, duo gradus et stylobata ab imo constituants" .


(98) Vitruvius, III, iv, 2-3: "Extructis autem fundamentis ad

nell'architettura rinascimentale, v. J. S. Ackerman, The

libramentum stylobate sunt conlocandae. Supra stylobatas


columna disponendae".
(99) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 199: "Questo fiore (stimo
io) che fusse a modo di rosa riverscia & che abbracciasse la

Tuscan/Rustic Order. A Study in the Metaphorical Language of

Architecture, in "Journal of the Society of Architectural


Historians", XLII, 1983, pp. 15-34.
(71) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 145.
(72) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 144.
(73) A. Palladio, I quattro libri dell'architettura, Venezia, 1570,
IV, p. 48.

(74) Cfr. H. Burns, Baldassare Peruzzi and Sixteenth-Century

Architectural Theory, in Les Traits d'architecture da la


Renaissance, a c. di Jean Guillaume, Parigi, 1988.
(75) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 171.

(76) V. Fontana, P. Morachiello, Vitruvio e Raffaello. Il "De


architectura "di Vitruvio nella traduzione inedita di Fabio Calvo

Ravennate, Roma, 1975, p. 165. Cfr. anche H. Burns, Raffaello

e quell'antiqua architectura, in Raffaello Architetto (catalogo


della mostra), a c. di C. L. Frommel, S. Ray e M. Tafuri, Milano,

1984, p. 390.
(77) V. Fontana, P. Morachiello, op. cit., p. 80.
(78) Per ulteriori ragguagli sui metodi di costruzione dell'abaco corinzio impiegati nel Rinascimento, v. F. Lemerle, La thorie architecturale la Renaissance: le trac du tailloir corinthien,
in " Annali di Architettura", 6, 1994, pp. 64-72.

(79) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 155.


(80) M. Wilson Jones, Designing the Roman Corinthian Capital,
in " Papers of the British School at Rome", LIX, 1991, pp. 89150.

(103) D. Barbaro Commentari, cit., p. 214.


(104) Per una descrizione moderna della basilica costruita da

Vitruvio a Fano, v. J. Quicherat, La basilique de Fanum construite par Vitruve, in "Revue Archologique", 1878, pp. 23-36;
65-80; e Mlanges d'Archologie et d'Histoire, 1886, pp. 1-29.
(105) D. Barbaro Commentari, cit., p. 217.
(106) Per ulteriori ragguagli v. G. Berardi, Fano Romana,
Basilica di Vitruvio, Fano, 1967, pp. 44-45 a R. Weiss, The
Renaissance discovery of classical antiquity, Oxford, 1969, p. 109.

(107) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 217.


(108) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 217.

(109) Per ulteriori ragguagli sul Teatro Berga, v. Favaretto,


Rilettura dei disegni palladiani del Teatro Berga alla luce delle
nuove ricerche archeologiche, "Bollettino del CISA", 1979, pp.

99-111: F. Franco, Il teatro romano e la genesi del Teatro

Olimpico, in Atti del Convegno Nazionale di Storia del-

(81) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 155


(82) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 14.
(83) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 160-161.
(84) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 167.
(85) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 171.
(86) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 171
(87) Vedi P. W Lehmann, The Basilica Aemilia and S.Biagio at
Montepulciano, " Art Bulletin", vol. LXIV (1982), pp. 124-31.

Per ulteriori ragguagli sul Codice Corner, vedi T. Ashby,


Sixteenth-century drawings of Roman buildings attributed to
Andrea Corner, " Papers of the British School at Rome", Vol. II
(1904), pp. 1-94 .
(88)
(90)
(90)
(91)
(92)
(93)

sommit nel mezo della Tribuna di dentro via, alquale si


apprendevano le cose che per voto si portavano ne i Templij, &
fusse alto quanto il capitello, & terminasse in piramide come si
vede in alcune medaglie di Nerone ".
(100) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 195.
(101) D. Barbaro Commentari, cit., p. 195.
(102) D. Barbaro, Commentari, cit., 1567, p. 200.

D. Barbaro, Commentari, cit., p.


D. Barbaro, Commentari, cit., p.
D. Barbaro, Commentari, cit., p.
D. Barbaro, Commentari, cit., p.
D. Barbaro, Commentari, cit., p.
Per ulteriori ragguagli sull'arco

176.
186
186.
186.
183.
della porta del Pantheon,

l'Architettura (Roma, 1938), 1941, pp. 171-82; e L. Magagnato,


The Genesis of the Teatro Olimpico, in "Journal of the Warburg

and Courtauld Institutes", XIV, 1951, pp. 209-20.


(110) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 259.
(Ill) Vedi A. Cerruti Fusco, La restituzione grafica dei teatri
antichi nei primi decenni del Cinquecento: interesse antiquario,
studi vitruviani e 'invenzioni', in Saggi in onore di Guglielmo de

Angelis d'Ossat, a cura di Sandro Benedetti e Gaetano Miarelli


Mariani, Roma, 1987, pp. 301-12; e W. Ltz, Ricostruzione dei
teatri antichi nei disegni del Cinquecento, in Bollettino del CISA

(1974), pp. 139-40; v. anche H. Gnther, Das Studium des


antiken Architektur in den Zeichnungen der Hochrenaissance,
Tubinga, 1988, pp. 303-12.
(112) Per ulteriori ragguagli sulle ricostruzioni rinascimentali
della casa romana, v. L. Pellecchia, Architects Read Vitruvius:
Renaissance Interpretations of the Atrium of the Ancient House,

cit., pp. 377-416; e PN. Pagliara, La casa romana nella trattatistica vitruviana, in "Controspazio", IV, 1972, pp. 23-37.

vedi K. De Fine Licht, The Rotunda in Rome. A Study of

(113) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 283: i cava aedium:


"...Sono detti ancho Atria, ma per un altro rispetto, perch

(94) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 196.


(95) Per una spiegazione moderna del tempio etrusco descritto
da Vitruvio, v. T. Wiegant, Le temple trusque d'aprs Vitruve,
Monaco, 1884; e A. Boethius, Vitruvio e il tempio tuscanico, in
"St. Etr.", voi. 24 (1955-56), pp. 137-42.
(96) I. Campbell, Reconstructions of Roman temples made in
Italy between 1450 and 1600, op. cit., p. 202
(97) Vitruvius, IV, viii, 1: "Insuper stylobata columnae constituuntur tam altae, quanta ab extremis parietibus est diametros
stylobatarum" e IV, viii, 2: "Sin autem perpteros ea aedes con-

Cavedium detto rispetto a quella parte che scoperta, et che


piove nel mezo, Atrium rispetto a quella parte che coperta".
(114) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 283: l'atrio "...adunque

Hadrian's Pantheon, Aarhus, 1966.

una parte delle principali, nella quale (come dice l'Alberto) come in
un Foro commune concorrono tutti gli altri membri minori.

(115) D. Barbaro, Commentari, cit.: "[Vitruvio] dice che de i


triclini, i quali dover essere di due quadri, cio la lunghezza il
doppio della larghezza".
(116) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 293.
(117) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 294.

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128

Louis

Cellauro

(118) G. Bud, De Asse, Parigi, 1538, fols. LXXXV verso,

con il loro rumore; poi, d'un tratto, i teatri venivano congiun-

LXXXVI recto e LXXXVI verso.

ti - risulta che, passati i primi giorni, l'operazione si faceva


anche mentre qualcuno restava seduto - ed una volta accostate le quattro ali si otteneva un anfiteatro che ospitava i giochi
gladiatori - ma un gladiatore ingaggiato per un gioco ancora
pi rischioso era lo stesso popolo romano, fatto ruotare sospeso in aria - giochi che comportavano rischi minori di quello
che correva il popolo romano quando stava nel teatro mentre

(119) Plinio, Storia Naturale, Torino, 1988, a cura di G. B.


Conte, vol. V, pp. 520-521 "Ammettiamo pure che sia cos, che
abbiano fatto una concessione per le festivit pubbliche. Non
sono per stati zitti anche quando le pi alte di queste colonne
- di ben trentotto piedi e di marmo luculliano - vennero collo-

cate nell'atrio della casa di Scauro? E' questa un'operazione


che non si pot realizzare di nascosto e senza che la gente se ne
rendesse conto (il sovrintendente alle fognature volle che gli
fossero indennizzati i danni eventualmente causati durante il

ruotava".

(125) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 225.


(126) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 262.

trasporto delle colonne fino al Palatino) " .

(127) Per una moderna ricostruzione dell'ipocausto, v. G.

(120) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 290.


(121) A. Palladio, Quattro Libri, cit., Libro Secondo, cap. XVI,
p. 69.
(122) D. Barbaro, Commentari, cit., 1567, p. 301: "Io ho avuto

Brodribb, Roman Brick and Tile, Gloucester, 1987.

in questa materia due cose, prima l'Architetto, che fece il


Palazzo d'Urbino lascia scritto, che la ragione, perche non
havemo gli essempi de i camini antichi.
(123) Per ulteriori ragguagli sulla ricostruzione della voluta ionica
vitruviana nel Rinascimento, v. M. Losito, La ricostruzione della volu-

ta ionica vitruviana nei trattati del Rinascimento, in Mlanges de


l'Ecole Franaise de Rome, Italie et Mditerrane, vol. 105, 1993 - 1,
pp. 133-175; e H. Gunther, Das Studium des antiken Architektur in
den Zeichnungen der Hochrenaissance, cit., pp. 221-230.

(124) Plinio, Storia naturale, ed. Einaudi, Torino, 1988, a cura


di G. B. Conte, p. 667 " [Curione] fece costruire, uno vicino
all'altro, due grandissimi teatri di legno, sospesi entrambi a
cardini ruotanti in ogni direzione: lo spettacolo antimeridiano
dei giochi si teneva nei due teatri orientati in direzione opposta, in modo che le due scene non si disturbassero a vicenda

(128) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 283.


(129) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 288.
(130) D. Barbaro, Commentari, cit., pp. 282-283.
(131) D. Barbaro, Commentari, cit., pp. 283 e 288.
(132) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 283.
(133) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 288.
(134) Varrone, De lingua latina, Torino, UTET, 1974, a cura di
A. Traglia, V, xxxiii "Si dava il nome di cavum aedium (cortile
interno) a quello spazio lasciato fra i muri di una casa, perch
servisse per uso comune di tutti gli inquilini. Se in esso non si
lasciava alcuna parte allo scoperto, prendeva il nome di testudo
(tartaruga) , dalla somiglianza con la tartaruga, come avviene nel
pretorio, negli accampamenti".
(135) D. Barbaro, Commentari, cit., p. 288.
(136) Per una descrizione moderna della casa greca descritta da
Vitruvio v. E Mayence, Vitruve et la maison greque, Mlanges
Charles Moller, Parigi, 1914; e E. Gardner, The Greek House,
"Journal of Hellenic Studies", XXI, 1901, pp. 300-303.

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