You are on page 1of 119

F.

Ricci

Appunti per il corso di Analisi Armonica

A.A. 2015-16

Indice
Capitolo 1. Preliminari di analisi funzionale
1. Spazi di Frechet
1.1. Topologia
1.2. Applicazioni lineari
1.3. Teoremi su operatori lineari e forme bilineari
2. Integrazione di funzioni a valori in spazi di Banach
2.1. Integrazione di funzioni continue
2.2. Funzioni misurabili
2.3. Integrale di Bochner

5
5
5
6
7
7
7
8
9

Capitolo 2. Teoria delle distribuzioni


1. Lo spazio D(A) delle funzioni test
1.1. Costruzione di funzioni test
1.2. Topologia di D(A)
2. Distribuzioni
2.1. Esempi
2.2. Operazioni su distribuzioni
2.3. Esempi
2.4. Supporto di una distribuzione
2.5. Ordine di una distribuzione
3. Misure di Borel e distribuzioni
3.1. Richiami di teoria della misura
3.2. Misure come distribuzioni
4. Convoluzione in Rn tra funzioni, misure e distribuzioni
5. Convergenza nel senso delle distribuzioni e identit`a approssimate

11
11
11
12
14
15
15
16
18
19
20
20
22
23
26

Capitolo 3. Distribuzioni temperate e trasformata di Fourier


1. La classe di Schwartz e la trasformata di Fourier
2. Distribuzioni temperate
2.1. Primi esempi
2.2. Operazioni con distribuzioni temperate
3. Teoremi di Paley-Wiener

29
29
33
33
35
37

Capitolo 4. Operatori invarianti per traslazioni


1. Distribuzioni in spazi prodotto e il Teorema del nucleo di Schwartz
2. Operatori invarianti per traslazioni da S a S 0
3. Operatori invarianti per traslazioni tra spazi Lp
4. Cpq per particolari valori di p e q
5. Teorema di Riesz-Thorin
5.1. Inclusioni tra spazi Cpp
5.2. Disuguaglianza di Young
5.3. Insieme caratteristico di una distribuzione

41
41
44
47
48
51
51
52
52

INDICE

6.
7.

5.4. Disuguaglianza di Hausdorff-Young


Dimostrazione del Teorema di Riesz-Thorin
Teorema di interpolazione per famiglie analitiche di operatori

Capitolo 5. Integrazione e derivazione frazionaria


1. Integrazione e derivazione frazionaria in R
1.1. Prolungamento analitico
1.2. Trasformate di Fourier
s
1.3. Combinazioni pari e dispari di I
n
2. Potenziali di Riesz in R
3. Distribuzioni omogenee
4. Spazi Lp -deboli e il Teorema di interpolazione di Marcinkiewicz
5. Stime Lp Lq per operatori di integrazione frazionaria
6. Spazi di Sobolev

57
57
57
59
60
62
65
67
67
68

Capitolo 6.
1.
2.
3.
4.
5.

Nuclei di Calder
on-Zygmund
e moltiplicatori di Mihlin-H
ormander
La funzione massimale di Hardy-Littlewood
Decomposizioni di Whitney e di Calderon-Zygmund
Nuclei di Calder
on-Zygmund
Condizione di Calder
on-Zygmund e limitatezza in L2
Moltiplicatori di Fourier e condizione di Mihlin-Hormander
5.1. Stime ellittiche
5.2. Spazi di Sobolev di esponente p 6= 2
5.3. Integrazione frazionaria di ordine immaginario

53
53
55

Capitolo 7. Integrali oscillanti: stime e applicazioni


1. Integrali oscillanti
2. Trasformate di Fourier di misure lisce su variet`a
2.1. Esempi
2.2. Relazioni tra curvatura e decadimento della tarsformata di Fourier
3. Misure singolari e operatori di convoluzione
4. Teoremi di restrizione della trasformata di Fourier
4.1. Premesse generali
4.2. Misure su superfici: condizione necessaria
4.3. Teorema di restrizione a ipersuperfici con curvatura Gaussiana non nulla
4.4. Teorema di restrizione a paraboloidi
4.5. Disuguaglianza di Strichartz per lequazione di Schrodinger
4.6. Teoremi di restrizione al cono luce
4.7. Disuguaglianza di Strichartz per lequazione delle onde

71
71
73
75
78
87
89
90
90
93
93
101
102
102
104
107
108
109
110
111
113
115
118

CAPITOLO 1

Preliminari di analisi funzionale


1. Spazi di Fr
echet
1.1. Topologia.
Riportiamo brevemente nozioni e risultati principali sugli spazi di Frechet. Per le dimostrazioni ed
eventuali approfondimenti si pu`
o consultare il libro di W. Rudin Functional Analysis.
Su uno spazio vettoriale V (che supporremo complesso, salvo avviso contrario) si consideri una famiglia
numerabile P = {pn }nN di seminorme. Indichiamo con P la meno fine tra tutte le topologie su V che
rendano continua lapplicazione identica i : (V, ) (V, pn ) per ogni n.
Si dice che P `e una famiglia separante di seminorme se per ogni x V esiste n tale che pn (x) > 0.
Supporremo sempre che P sia separante.
Proposizione 1.1. La topologia P gode delle seguenti propriet`
a:
(1) (V, P ) `e separato e localmente convesso;
(2) le intersezioni finite degli insiemi


1
Bn,m = x : pn (x) <
m
formano un sistema findamentale di intorni di 0;
(3) P `e una topologia metrica, nel senso che `e la topologia indotta dalla distanza
X
pn (x y)
(1.1)
dP (x, y) =
2n
;
1 + pn (x y)
n
(4) una successione {xj } di punti di V converge a x nella topologia P se e solo se converge a x rispetto
a ciascuna delle seminorme pn , ossia se
lim pn (x xj ) = 0

n ;

(5) una successione {xj } di punti di V `e di Cauchy nella topologia P se e solo se `e di Cauchy rispetto
a ciascuna delle seminorme pn .
La distanza dP nella (1.1) `e invariante per traslazioni, cio`e
dP (x + z, y + z) = dP (x, y)
per ogni x, y, z V .
Proposizione 1.2. Sia V uno spazio vettoriale topologico. Le seguenti propriet`
a sono equivalenti:
(1) la topologia di V `e definita da una famiglia numerabile e separante di seminorme;
(2) V `e localmente convesso e la sua topologia `e indotta da una distanza invariante.
Uno spazio vettoriale topologico si dice di Frechet se la sua topologia soddisfa le propriet`a della Proposizione 1.2 ed `e completo.
Esempio.
5

1. PRELIMINARI DI ANALISI FUNZIONALE

Dato un compatto K in Rn , sia D(K) lo spazio delle funzioni di classe C su Rn con supporto contenuto
in K. Si ponga
X
pk (f ) =
k f k .
||k

Chiaramente la famiglia P = {pk } `e separante, per il semplice fatto che ciascuna di esse `e una norma.
Verifichiamo che D(K) `e completo per la distanza dP .
Sia {fj } una successione di Cauchy in D(K). Segue dalla Proposizione 1.1(5) che
lim pk (fi fj ) = 0

i,j

per ogni k. Di conseguenza per ogni la successione { fj } `e di Cauchy rispetto alla norma uniforme. In
particolare le fj convergono uniformemente a una funzione f , ed `e un risultato ben noto che allora le derivare
fj convergono a f uniformemente per ogni .
Dunque f `e C e ha supporto in K, ossia `e in D(K). Le fj convergono a f rispetto a ognuna delle
norme pk . Per la Proposizione 1.1(4), esse convergono a f nella topologia P .
1.2. Applicazioni lineari.
Sia T : V W unapplicazione lineare tra due spazi di Frechet. Siano P = {pn } e Q = {qn } due
famiglie di seminorme che definiscono le topologie di V e W rispettivamente.
Proposizione 1.3. T `e continua se e solo se per ogni intero n esistono un intero m e una costante Cn tali
che
m
X
(1.2)
qn (T x) Cn
pk (x)
k=0

per ogni x V .
Da questo enunciato discendono le seguenti conseguenze:
Corollario 1.4.
(1) Sia T unapplicazione lineare di uno spazio di Frechet V (dotato di seminorme
P = {pn }) in uno spazio di Banach W . Allora T `e continua se e solo se esistono un intero m e
una costante C tali che
m
X
kT (x)kW C
pk (x) .
k=0

(2) Due famiglie separanti di seminorme P = {pn } e P 0 = {p0n } su V definiscono la stessa topologia se
e solo se per ogni intero n esistono un intero m e una costante Cn tali che
m
X
pn (x) Cn
p0k (x) ,
p0n (x) Cn

k=0
m
X

pk (x)

k=0

per ogni x V .
Data una famiglia di seminorme P = {pn }, si ponga
p0n (x) =

n
X

pk (x) .

k=0

Pn
Poiche pn (x) p0n (x)
k=0 pk (x), le due famiglie di seminorme sono equivalenti, nel senso che
definiscono la stessa topologia. La famiglia {p0n } ha il vantaggio di essere crescente.
Si noti che se una famiglia di seminorme {pn } su uno spazio V `e crescente, la (1.2) si pu`o scrivere pi`
u
semplicemente nella forma
qn (T x) Cn pm (x) ,

2. INTEGRAZIONE DI FUNZIONI A VALORI IN SPAZI DI BANACH

e analogamente nel Corollario 1.4(1).


1.3. Teoremi su operatori lineari e forme bilineari.
Teorema 1.5 (Teorema di Hahn-Banach). Sia W un sottospazio vettoriale di uno spazio di Frechet V , dotato
di una famiglia crescente di seminorme {pn }. Sia T un funzionale lineare su W , tale che |T (x)| Cpn (x)
per ogni x W . Esiste allora un prolungamento lineare T di T a tutto V tale che |T(x)| Cpn (x) per ogni
xV.

Un
sottoinsieme
E
di
uno
spazio
di
Fr
e
chet
V
si
dice
limitato
se
per
ogni
seminorma
p
si
ha
sup
pn (x) :
n

x E < .
Una famiglia T di operatori lineari tra due spazi vettoriali topologici V e W si dice equicontinua se per
ogni intorno U di 0 in W esiste un intorno U 0 di 0in V tale che T (U 0 ) U per ogni T T . Quando V e W
sono spazi di Frechet, dotati di famiglie crescenti di seminorme {pn } e {qn } rispettivamente, una famiglia T
di operatori lineari `e equicontinua se e solo se per ogni intero n esistono un intero m e una costante Cn tali
che
qn (T x) Cn pm (x)
per ogni x V e T T .
Teorema 1.6 (Teorema di limitatezza uniforme, o di Banach-Steinhaus). Sia T una famiglia di operatori
lineari continui tra due spazi di Frechet V e W . Se per ogni x V linsieme Ex = {T x : T T } `e limitato
in W , allora T `e equicontinua.
Teorema 1.7 (Teorema dellapplicazione aperta). Sia T un operatore lineare continuo tra due spazi di
Frechet V e W . Se T `e suriettivo, allora T `e aperto. In particolare, se T `e iniettivo, allora anche T 1 `e
continuo.
Teorema 1.8 (Teorema del grafico chiuso). Sia T un operatore lineare tra due spazi di Frechet V e W . Si
supponga che il suo grafico T = {(x, T x) : x V } sia chiuso in V W , ossia che le ipotesi:
(1) limj xj = x in V ,
(2) limj T (xj ) = y in V
implichino che y = T x. Allora T `e continuo.
Una forma bilineare B : V W C, dove V e W sono spazi vettoriali topologici, si dice separatamente
continua se
(1) B(x0 , ) `e continua su W per ogni x0 V ;
(2) B(, y0 ) `e continua su V per ogni y0 W .
Teorema 1.9 (Bourbaki). Sia B una forma bilineare separatamente continua sul prodotto di due spazi di
Frechet V e W . Allora B `e continua.

2. Integrazione di funzioni a valori in spazi di Banach


2.1. Integrazione di funzioni continue.
Avremo bisogno di considerare integrali di funzioni a valori in uno spazio di Banach V . Il caso pi`
u
semplice `e quello di una funzione continua f definita su un cubo chiuso di Rn . Per comodit`a di notazione,
fissiamo n = 1 e Q = I = [a, b]. In tal caso, si pu`o adattare la teoria dellintegrazione secondo Riemann come
(k)
(k)
segue: suddividiamo [a, b] in k sottointervalli di uguale lunghezza I1 , . . . , Ik , per ogni j k scegliamo
(k)
(k)
tj Ij e poniamo
k
baX
(k)
(k)
(k)
f (tj ) V .
s(t1 , . . . , tk ) =
k j=1

1. PRELIMINARI DI ANALISI FUNZIONALE

Per la continuit`
a uniforme di f , dato > 0 esiste k0 tale che per ogni k, k 0 k0 e ogni scelta dei punti

(k) (k0 )
tj , tj 0 ,

(k)

0
0
s(t , . . . , t(k) ) s(t(k ) , . . . , t(k0 ) ) < .
1
1
k
k

(2.1)

(k)

Ne segue che, effettuata per ogni k una scelta dei punti tj


(k)
Ij ),

(per es. gli estremi sinistri degli intervalli

si ottiene una successione di Cauchy di elementi di V . Indichiamo con


b
f (t) dt
a

il limite di tale successione. Sempre per la (2.1), tale limite non dipende dalla scelta dei punti.
Si verifica facilmente che
lintegrale dipende linearmente da f ;
vale la disuguaglianza
b
b



f (t) dt ;
f (t) dt

a

per ogni u nello spazio duale V 0 di V , vale luguaglianza


D b
E b


u,
f (t) dt =
u, f (t) dt .
a

2.2. Funzioni misurabili.


Sia f una funzione a valori in uno spazio di Banach, definita su uno spazio di misura (X, M, m) con m
completa. Si danno due nozioni di misurabilit`a:
misurabilit`
a debole: per ogni u V 0 , la funzione a valori scalari x 7 hu, f (x)i `e misurabile;
misurabilit`
a forte: esiste una successione (fn )nN di funzioni semplici a valori in V tale che, per
quasi1 ogni x X, limn kfn (x) f (x)k = 0.
Per funzione semplice si intende ovviamente una funzione
X
g=
vi Ei ,
i

dove la somma `e finita e, per ogni i, Ei M e vi V .


Proposizione 2.1. Se f `e fortemente misurabile, essa `e anche debolmente misurabile. Inoltre la funzione
kf ()k `e misurabile.
Dimostrazione. Segue immediatamente dal fatto che le funzioni scalari hu, f ()i e kf ()k sono limiti
quasi ovunque delle funzioni semplici hu, fn ()i e kfn ()k rispettivamente.

Diamo senza dimostrazione il seguente teorema (v. K. Yosida, Functional Analysis, p. 130).
Teorema 2.2 (Teorema di Pettis). Una funzione a valori in V `e fortemente misurabile se e solo se `e
debolmente misurabile ed esiste un insieme E di misura nulla tale che f (X \E) sia contenuto in un sottospazio
separabile2.
In particolare, se V stesso `e separabile, le due nozioni di misurabilit`a sono equivalenti.
1Se V ha dimensione infinita, non `
e detto che una funzione fortemente misurabile sia limite ovunque di una successione di
di funzioni semplici. La dimostrazione per funzioni scalari usa la locale compattezza del codominio. Questo rende la nozione di
misurabilit`
a dipendente dalla scelta della misura (o pi`
u esattamente, dellideale degli insiemi di misura nulla).
2Rispetto al testo di Yosida, abbiamo introdotto una differenza. Yosida richiede che f (X \ E) sia separabile. Il nostro
enunciato `
e equivalente, perch
e se limmagine `
e separabile, anche il sottospazio da essa generato lo `
e. Daltra parte, ogni
sottoinsieme di uno spazio metrico separabile `
e separabile.

2. INTEGRAZIONE DI FUNZIONI A VALORI IN SPAZI DI BANACH

2.3. Integrale di Bochner.


Siano V e (X, M, m) come sopra. Per una funzione semplice su X a valori in V , g =
m(Ei ) < per ogni i, si pone

X
g(x) dm(x) =
m(Ei )vi .
X

vi Ei con

Una funzione f definita su X a valori in V si dice Bochner-integrabile se esiste una successione di funzioni
semplici integrabili fn convergente m-quasi ovunque a f e tale che



f (x) fn (x) dm(x) = 0
(2.2)
lim
n

(per la Proposizione 2.1 le funzioni integrande sono misurabili).


Lemma 2.3. Una funzione f Bochner-integrabile `e fortemente misurabile. Inoltre, data una successione di
funzioni semplici integrabili fn convergente quasi ovunque a f e tale che valga (2.2), il limite

(2.3)
lim
fn (x) dm(x)
n

esiste nella norma di V ed `e indipendente dalla scelta della successione.


Dimostrazione. La prima affermazione `e ovvia. Se poi (fn ) e (gn ) sono due successioni convergenti
quasi ovunque a f per cui valga (2.2), dato > 0 esiste n0 tale che, per ogni n, k > n0 ,



fn (x) gk (x) dm(x) < .
X

Questo implica entrambe le affermazioni rimanenti.


Se f `e Bochner-integrabile, il suo integrale di Bochner

f (x) dm(x) si pone uguale al limite (2.3).

Teorema 2.4 (Teorema di Bochner). Una funzione f `e Bochner-integrabile se e solo se `e fortemente


misurabile e kf ()k `e integrabile.
Dimostrazione. Abbiamo
a osservato
che, una funzione Bochner-integrabile `e fortemente misurabile.
gi`
fn (x) fm (x) dm(x) sono limitati al variare di n, m. Ne consegue che anche
Per la (2.2), gli integrali
X
a di
gli integrali X fn (x) dm(x) sono limitati al variare di n. Per il Lemma di Fatou segue lintegrabilit`
kf ()k.
Supponiamo ora che f sia fortemente misurabile e con kf (x)k integrabile. Sia (fn ) una successione di
funzioni semplici convergente a f quasi ovunque. Si ponga
(
fn (x) se kfn (x)k < (1 + 2n )kf (x)k
gn (x) =
0
altrimenti.
Le gn sono funzioni semplici e tendono a f quasi ovunque, con kgn k kf k. Per convergenza dominata,



f (x) gn (x) dm(x) = 0
lim
n

e dunque f `e Bochner-integrabile.

Un caso che si incontra comunemente `e quello di una funzione f (x) = a(x)v(x), dove v `e misurabile a
valori
in V e a `e misurabile a valori scalari. In questo caso f `e misurabile. Essa `e integrabile se e solo se

|a(x)|kv(x)k
dm(x) < .
X
Si verifica facilmente che, per f Bochner-integrabile,





X f (x) dm(x) X f (x) dm(x),



per ogni u V 0 , u, X f (x) dm(x) = X hu, f (x)i dm(x),

10

1. PRELIMINARI DI ANALISI FUNZIONALE

pi`
u in generale, se W `e un altro spazio di Banach e T : V W `e lineare e continua, allora T f
`e Bochner integrabile e



T
f (x) dm(x) =
T f (x) dm(x) .
X

Inoltre, se `e una misura complessa, lintegrale di Bochner di una funzione f a valori in V , fortemente
misurabile e con funzione norma integrabile, si definisce come

f (x)h(x) d||(x) ,
X

dove = h|| `e la decomposizione polare di .

CAPITOLO 2

Teoria delle distribuzioni


1. Lo spazio D(A) delle funzioni test
1.1. Costruzione di funzioni test.
Cominciamo con alcuni preliminari sulla duttilit`a delle funzioni C .
Si consideri su R la funzione
( 1
se t > 0
e t2
f (x) =
0
se t 0 .
` noto che f `e C . Quindi
E
g(t) = f (t)f (1 t)

`e pure C e ha supporto in [0, 1].


1
Sia c > 0 tale che 0 g(t) dt = c1 e si ponga

G(t) = c

tg(u) du .

Allora G `e C , crescente, G(t) = 0 per t 0 e G(t) = 1 per t 1. Se si pone, per > 0,


 
t
G (t) = G
,

allora G (t) = 1 per t , e per il resto gode delle stesse propriet`a di G.


Se b > 2, la funzione
Hb, (t) = G(t)G (b t)

`e C , ha supporto in [0, b], `e uguale a 1 su [, b ], `e crescente su [0, ] e decrescente su [b , b].


` importante a questo punto valutare la grandezza delle derivate delle funzioni che abbiamo costruito.
E
Si osservi che
 
t
(n)
n (n)
,
G (t) = G

(n)

per cui |G (t)| Cn n . Di conseguenza, applicando la regola di Leibniz,


(1.1)

(n)

|Hb, (t)| Cn0 n .

Per mezzo di una opportuna traslazione, la funzione Hb, pu`o essere riportata su un generico intervallo
[a, b], in modo da avere il seguente enunciato.
Proposizione 1.1. Dati un intervallo [a, b] e un sottointervallo [a0 , b0 ] (a, b), esiste una funzione f di
classe C su R con supporto in [a, b], tale che 0 f (t) 1, identicamente uguale a 1 su [a0 , b0 ] e tale che,
posto = min{a0 a, b b0 }, |f (n) (t)| Cn n , dove le Cn sono costanti assolute.
Passiamo ora a pi`
u dimensioni. Si prenda una funzione g di classe C su R, pari, tale che 0 g(t) 1,
con supporto in [1, 1] e uguale a 1 su [1/2, 1/2].
Su Rn si ponga
( x) = g(|x|) .
11

12

2. TEORIA DELLE DISTRIBUZIONI

Poiche |x| `e una funzione C fuori dallorigine, `e pure C fuori dallorigine. Daltra parte `e anche
C sulla palla di centro 0 e raggio 1/2, essendo ivi costante.
Dato > 0, la funzione
x
(x) =

ha supporto nella palla chiusa di centro 0 e raggio , ed `e identicamente uguale a 1 sulla palla di raggio /2.
Inoltre, se b = k k , si ha

| (x)| b || .

(1.2)

Teorema 1.2. Dati un aperto A Rn e un compatto K A, sia d (0, +] la distanza di K dal


complementare di A. Dato < d, esiste una funzione 0, di classe C su Rn , con supporto compatto in
A, identicamente uguale a 1 su un intorno di K, e tale che
| (x)| C,n || ,
dove le costanti C,n dipendono solo da e dalla dimensione n.
Dimostrazione. Siano K 0 = {x : d(x, K) /4}, K 00 = {x : d(x, K) /2}, K 000 = {x : d(x, K)
3/4}. Allora K 0 , K 00 e K 000 sono compatti e K K 0 K 00 K 000 A. Si definisca
u(x) = K 00 /4 (x)

=
K 00 (y)/4 (x y) dy
Rn

=
/4 (x y) dy .
K 00

Derivando sotto integrale, si ha

/4 (x y) dy .

u(x) =
K 00

Poiche la funzione integranda `e diversa da 0 solo quando |xy| < /4, lintegrale `e esteso a K 00 B(x, /4),
che ha misura minore o uguale a n /4n . Di conseguenza, per la (2.3),
| u(x)| C,n n|| .
Se x 6 K 000 , allora K 00 B(x, /4) = , per cui u(x) = 0. Quindi supp u K 000 .
Se x K 0 , B(x, /4) K 00 , per cui

u(x) =
/4 (x y) dy
n
R
=
/4 (y) dy
Rn

n n
=4
(x) dx
Rn

= cn n .
n
Si verifica allora facilmente che (x) = c1
a richieste.
n u(x) ha le propriet`

1.2. Topologia di D(A).


Sia A Rn un aperto non vuoto. Ricordiamo che, dato un compatto K A, si indica con D(K) lo
spazio de Frechet delle funzioni C su A con supporto in K, dotato delle norme
X
pk (f ) =
k f k .
||k

1. LO SPAZIO D(A) DELLE FUNZIONI TEST

13

Poniamo
D(A) =

D(K) ,

K compatto ,KA

e indichiamo con iK : D(K) D(A) linclusione. Su D(A) introduciamo la topologia pi`


u fine che renda
continue le varie inclusioni iK .
Proposizione 1.3. Valgono le seguenti propriet`
a:
(1) un sottoinsieme U D(A) `e aperto se e solo se per ogni K U D(K) `e aperto nella topologia di
D(K);
(2) la topologia indotta da D(A) su D(K) coincide con la topologia propria di D(K);
(3) unapplicazione lineare T da D(A) in uno spazio vettoriale topologico V `e continua se e solo se per
ogni K A compatto, lapplicazione T iK : D(K) V `e continua.
Dimostrazione. La (1) `e una riformulazione della condizione che definisce la topologia di D(A). La
(2) e la (3) sono conseguenze immediate della (1).

Dobbiamo ora premettere un lemma di carattere topologico, di facile verifica.
Lemma 1.4. Sia A un aperto di Rn . Posto


1
Kj = x A : |x| j, d(x, c A)
j
S
n
n
se A 6= R , e Kj = {x : |x| j} se A = R , allora j=1 Kj = A e ogni compatto K A `e contenuto in uno
dei Kj .
Teorema 1.5. Una successione {fn } converge a f in D(A) se e solo se i supporti delle fn e di f sono
contenuti in un unico compatto K A, e inoltre le fn convergono a f nella topologia di D(K).
Dimostrazione. Se i supporti delle fn sono contenuti in un unico compatto K ed esse convergono a f
in D(K), allora esse convergono a f anche in D(A) per la Proposizione 2.5(2).
Supponiamo viceversa che le fn convergano a f in D(A). Sostituendo fn con fn f , possiamo supporre
che f = 0. Per assurdo, ammettiamo che i supporti delle fn non siano contenuti in un unico compatto.
Esisterebbe allora una sottosuccessione fnj con la seguente propriet`a: considerati i compatti Kj del Lemma
1.4, per ogni j esiste un punto xj 6 Kj tale che fnj (xj ) 6= 0. Posto j = |fnj (xj )|, si consideri linsieme
U = {g D(A) : |g(xj )| < j j} .
Verifichiamo che U `e aperto in D(A). Dato un compatto K A, sia j tale che K Kj . Allora solo i
punti x1 , . . . , xj possono essere contenuti in K. Pertanto
U D(K) = {g D(K) : |g(xj )| < j j = 1, . . . , j} .
Per j = 1, . . . , j si consideri il funzionale lineare j (g) = g(xj ) su D(K). Esso `e continuo perche
Tj
|(g)| p0 (g). Dunque linsieme Uj = {g : |g(xj )| < j } `e aperto in D(K). Ma U D(K) = j=1 Uj , da
cui lasserto.
Quindi U `e un intorno di 0 in D(A). Tuttavia nessuna delle fnj `e in U , da cui lassurdo.
Una volta stabilito che i supporti delle fn sono contenuti in un unico compatto, il resto segue dalla
Proposizione 2.5(2).

Corollario 1.6. Sia T unapplicazione lineare di D(A) in D(A0 ). Allora T `e continua se e solo se per ogni
compatto K A esiste un compatto K 0 A0 tale che T D(K) D(K 0 ) e T iK : D(K) D(K 0 ) `e
continua.
Dimostrazione. Supponiamo che la condizione nellenunciato sia soddisfatta. Allora T iK `e continua
pe rogni K come funzione da D(K) in D(A0 ), per la continuit`a dellinclusione iK 0 . Per la Proposizione 2.5(3),
T `e continua.

14

2. TEORIA DELLE DISTRIBUZIONI

Viceversa, si supponga T continua e sia K A compatto. Allora T iK `e continua.Presa una successione


{Kj0 } di compatti di A0 come nel Lemma 1.4, ammettiamo per assurdo che T D(K) non sia contenuto in
D(Kj0 ) per nessun j. Per ogni j esisterebbe allora fj D(K) tale che supp T fj 6 Kj0 .
Possiamo supporre che limj fj = 0. Infatti, se d `e la distanza (1.1) su D(K), si pu`o sostituire fj con
un opportuno multiplo scalare j fj in modo che d(j fj , 0) < 1/j.
Ma essendo T continua, dovremmo allora avere limj T fj = 0, in particolare i supporti delle T fj
dovrebbero essere contenuti in un unico compatto K 0 . Ma ci`o `e assurdo perche ogni compatto di A0 `e
contenuto in uno dei Kj0 .

Corollario 1.7. Le seguenti applicazioni lineari di D(A) in se sono continue:
(1) T f = f per ogni multi-indice ;
(2) T f = f per ogni C (A).
Inoltre, se A = Rn , lapplicazione

Tg f = f g(x) =
f (x y)g(y) dy
Rn

`e continua per ogni g L1 (Rn ) con supporto compatto.


Dimostrazione. Osserviamo che se f D(K), con K A, allora anche T f D(K). Inoltre
pk (T f ) pk+|| (f ). Dunque T iK `e continua da D(K) in se. Per il Corollario 1.6, T `e continua.
Per f D(K) si ha poi, per la regola di Leibniz,
X
pk (f ) =
k (f )k
||k

X X

c, k f )k

||k

c, k f k k )k,K

||k,||k

CK

k f k

||k

= CK pk (f ) .
Dunque anche T `e continua.
Infine sia f D(K), e si consideri la convoluzione f g. Derivando sotto integrale, si vede che f g `e
C . Inoltre, sia K0 il supporto compatto di g. Allora la somma K 0 = K + K0 = {y + z : y K, z K0 } `e
pure compatta. Ma f g(x) = 0 se x 6 K 0 . Infatti lintegrale di convoluzione `e esteso agli y che soddisfano
entrambe le condizioni y K0 e x y K. Se esistesse almeno un y con queste propriet`a, si avrebbe
x K + K0 , contro lipotesi.
Dunque Tg applica D(K) in D(K 0 ). A questo punto si ha

|f g(x)|
|f (x y)||g(y)| dy
K0

kgk1 kf k ,
per cui p0 (f g) kgk1 p0 (f ).

2. Distribuzioni
Si chiama distribuzione su A un funzionale lineare continuo
T : D(A) C .

2. DISTRIBUZIONI

15

Useremo la notazione hT, f i in luogo di T (f ). In base alla Proposizione 2.5(3), un funzionale lineare
T su D(A) `e continuo (cio`e definisce una distribuzione) se e solo se per ogni compatto K A esistono un
intero n = n(K) e una costante C = C(K) tali che per ogni f D(K)


hT, f i Cpn (f ) ,
dove
X

pn (f ) =

kD f k .

||n

2.1. Esempi.
Sia (x) una funzione localmente integrabile su A. Il funzionale

hT , f i =
f (x)(x) dx
A

definisce una distribuzione su A. Se infatti f D(K) con K A, si ha



hT , f i
|f (x)||(x)| dx kf k
|(x)| dx .
K
K

Si ha quindi in questo caso n(K) = 0 per ogni K e C(K) = K |(x)| dx.


Scriveremo nel seguito h, f i in luogo di hT , f i quando la distribuzione e definita dallintegrazione con
la funzione localmente integrabile. Diremo anche che la distribuzione coincide con la funzione .
Pi`
u in generale, si ponga

f (x)(x) dx ,

hT, f i =
A

sempre con localmente integrabile su A. Si ha allora



hT, f i
|(x)| dx pn (f )
K

con n = ||.
La delta di Dirac nel punto x0 A `e definita da
hx0 , f i = f (x0 ) .
Si verifica facilmente che n(K) = 0 e C(K) = 1 per ogni K.
2.2. Operazioni su distribuzioni. Ovviamente le distribuzioni su A si possono sommare e moltiplicare per scalari. Esse formano dunque uno spazio vettoriale, che si indica con D0 (A).
Vediamo ora come si definiscono le derivate di una distribuzione. Per motivare la definizione, supponiamo
inizialmente di avere una distribuzione coincidente con una funzione di classe C 1 . In questo caso vogliamo
che la derivata j di come distribuzione nella variabile xj coincida con la derivata di come funzione
nella variabile xj . Si osservi allora che integrando per parti

hj , f i =
f (x)j (x) dx
A

=
j f (x)(x) dx
A

= h, j f i
(lintegrazione per parti non produce termini al bordo in quanto f si annulla sulla frontiera di A).
Per estensione definiamo allora per una generica T D0 (A)
(2.1)

hj T, f i = hT, j f i .

Proposizione 2.1. La (6.1) definisce una distribuzione j T .

16

2. TEORIA DELLE DISTRIBUZIONI

Dimostrazione. In base al Corollario 1.7(1), lapplicazione j : D(A) D(A) `e continua. Di


conseguenza la composizione
T j : D(A) C
`e continua. Per definizione, j T = T j , da cui la tesi.

Iterando loperazione di derivazione, si pone


(2.2)

h T, f i = (1)|| hT, f i .

Siano T D0 (A) e C (A). Si definisce T D0 (A) ponendo


hT , f i = hT, f i .

(2.3)

La continuit`
a di T segue dal Corollario 1.7(2).
Vogliamo ora definire la convoluzione T g di T D0 (Rn ) con g D(Rn ). Per motivare la definizione,
supponiamo che T coincida con la funzione localmente integrabile su Rn . In tal caso vogliamo ottenere la
normale convoluzione

g(x) =

(y)g(x y) dy .
Rn

Si ha allora

h g, f i =

(y)g(x y) dy f (x) dx



= (y)
g(x y)f (x) dx dy
= h, g f i ,

dove si `e posto g(x) = g(x).


Per estensione, sostituendo con una generica distribuzione T D0 (Rn ), si pone
(2.4)

hT g, f i = hT, g f i .

2.3. Esempi.
Abbiamo detto che se T coincide con una funzione di classe C 1 le sua derivate prime distribuzionali
coincidono con le derivate ordinarie. Se non `e C 1 , ma solo localmente integrabile, le sue derivate possono
differire notevolmente dalla nozione ordinaria di derivata puntuale.
Si prenda ad esempio su R una funzione a gradino
(
a se x < x0
(x) =
b se x > x0 ,
con a 6= b. La derivata puntuale esiste per x 6= x0 ed `e nulla. La derivata distribuzionale di , che indichiamo
qui con D, si ottiene invece come segue (considerando una funzione test f D(R)):
hD, f i = h, f 0 i
x0

0
=
af (x) dx
bf 0 (x) dx

x0
x0



= af (x)
bf (x)

= (b a)f (x0 ) .
Si ha quindi
D = (b a)x0 .

x0

2. DISTRIBUZIONI

17

Un altro esempio interessante `e il seguente. Si consideri la funzione localmente integrabile (x) = log |x|
su R. Per calcolarne la derivata distribuzionale D procediamo come prima, ponendo, per f D(R),

0
f 0 (x) log |x| dx .
hD, f i = h, f i =

Lintegrazione per parti non pu`


o essere fatta direttamente, per la singolarit`a del logaritmo in 0. Conviene
invece eliminare dal dominio di integrazione un intorno simmetrico (, ) di 0, osservando che


f 0 (x) log |x| dx = lim
f 0 (x) log |x| dx .
0

Si ha allora


hD, f i = lim

|x|>

f 0 (x) log |x| dx +


f 0 (x) log |x| dx





f (x) log |x|
f (x) log x

= lim

1
f (x) dx +
x

1
f (x) dx
x


1
= lim
f () f () log +
f (x) dx .
0
x
|x|>


Poiche f `e derivabile in 0, f () f () C, per cui

lim f () f () log = 0 .
+

Si ha quindi

hD, f i = lim

1
f (x) dx .
x
|x|>

Lespressione a secondo membro prende il nome di integrale con valore principale e si indica con il simbolo

1
(2.5)
p.v.
f (x) dx .
x

Occorre tener presente che non si tratta di un normale integrale. Per esempio, non `e assolutamente
convergente; inoltre la sua convergenza presuppone che f sia derivabile in 0.
Si verifica facilmente che le derivate della delta di Dirac in x0 sono date da
h x0 , f i = (1)|| f (x0 ) .
Vediamo ora un esempio di convoluzione. Se g D(Rn ), calcoliamo x0 g. Per la (2.4) si ha
hx0 g, f i = hx0 , g f i
= g f (x0 )

= g(x0 x)f (x) dx

= g(x x0 )f (x) dx .
da cui si deduce che x0 g coincide con una funzione, precisamente
x0 g(x) = g(x x0 ) .
Leffetto su g della convoluzione con x0 `e dunque la traslazione del suo grafico di un incremento x0 .

18

2. TEORIA DELLE DISTRIBUZIONI

2.4. Supporto di una distribuzione.


Si dice che una distribuzione T `e nulla su un aperto A0 A se hT, f i = 0 per ogni funzione test f con
supporto contenuto in A0 .
Lemma 2.2. Se una distribuzione T `e nulla su due aperti A1 e A2 , allora `e nulla anche su A1 A2 .
Dimostrazione. Sia f D(A) con supporto K contenuto in A1 A2 . Linsieme K1 = K \ A2 `e
compatto e contenuto in A1 . Sia una funzione C con supporto compatto in A1 e uguale a 1 in un intorno
V di K1 . Si decomponga f come f = f + (f f ). Allora
hT, f i = hT, f i + hT, f f i .
Poiche T `e nulla su A1 , hT, f i = 0. Inoltre il supporto di f f `e contenuto in K \ V , che `e un
compatto contenuto in A2 . Di conseguenza anche hT, f f i = 0.
Si conclude allora che hT, f i = 0.

Corollario 2.3. Data T D0 (A), esiste un massimo aperto A0 A su cui T `e nulla.
S
Dimostrazione. Si consideri la famiglia A degli aperti A0 A su cui T `e nulla e sia A0 = A0 A A0 .
0
Se f ha supporto
S 0 compatto K A0 , esiste un numero finito di elementi Aj A che ricoprono K. Essendo
T nulla su j Aj per il Lemma 3.2, hT, f i = 0.

Si chiama supporto di T il complementare del massimo aperto su cui T `e nulla. Esso viene indicato con
supp T .
Per definizione, il supporto di una distribuzione `e un chiuso. Esso `e vuoto se e solo se T si annulla su
tutto A, ossia se e solo se T = 0.
Proposizione 2.4. Valgono le seguenti propriet`
a:
(1) se f D(A) e supp f supp T = , allora hT, f i = 0;
(2) se C (A) e supp supp T = , allora T = 0;
(3) se C (A) e (x) = 1 su un intorno di supp T , allora T = T .
Dimostrazione. La (1) `e ovvia, in quanto T `e nulla sul complementare del suo supporto.
Per la (2), si prenda f D(A). Allora
hT , f i = hT, f i ,
dove f D(A) e supp (f ) supp . Per la (1), hT, f i = 0, da cui la conclusione.
Per la (3), si osservi che il supporto di 1 `e disgiunto dal supporto di T . Per la (2), T ( 1) =
T T = 0, da cui la tesi.

Si osservi che, nella (2), lipotesi che supp supp T = `e pi`
u forte che richiedere semplicemente che
si annulli sul supporto di T : si richiede infatti che si annulli in un intorno di supp T . La conclusione
della (2) non `e vera nella sola ipotesi che sia nulla su supp T .
Si prenda ad esempio T = 00 , (x) = x su R. Osserviamo innanzitutto che supp 00 = {0}. Infatti se
f D(R) ha supporto in R \ {0}, allora h00 , f i = f 0 (0) = 0. Quindi si annulla sul supporto di T . Ma,
se ora f D(R),
hx00 , f i = h00 , xf i = h0 , f + xf 0 i = f (0) .
Quindi x00 = 0 .
Considerazioni analoghe valgono per la (1) e la (3).
Si dice che due distribuzioni T e U coincidono su un aperto A0 A se T U `e nulla su A0 . Segue
facilmente dalla Proposizione 3.4 che date T D0 (A) e C (A) con (x) = 1 su A0 , allora T coincide
con T su A0 .

2. DISTRIBUZIONI

19

Sia T una distribuzione su A con supporto compatto. In tal caso il funzionale lineare T : D(A) C si
pu`
o estendere a C (A). Per fare ci`
o si prenda una funzione F D(A) che sia identicamente uguale a 1 in
un intorno si supp T . Si ponga allora
def

hT, i = hT, F i .
Questa `e una buona definizione in quanto
(1) F D(A), in quanto F ha supporto compatto;
(2) la definizione non dipende dalla scelta di F ; infatti se G `e unaltra funzione in D(A) uguale a 1 in
un intorno di supp T , allora
hT, F i hT, Gi = hT, (F G)i = 0 ,
in quanto (F G) si annulla in intorno di supp T .
2.5. Ordine di una distribuzione.
Nella definizione di distribuzione data allinizio di questo paragrafo compare un intero n(K), dipendente
dal compatto K A, che indica quale norma pn (f ) su D(K) controlla il valore di hT, f i.
Si dice che T D0 (A) ha ordine finito n se questi interi n(K) si possono prendere tutti uguali a n (o
minori), ossia se per ogni compatto K esiste una costante C = C(K) tale che


hT, f i Cpn (f ) .
Le distribuzioni che abbiamo incontrato finora hanno tutte ordine finito. In particolare quelle definite
da integrali con funzioni localmente integrabili hanno ordine 0.
Inoltre `e abbastanza evidente che se T ha ordine finito n, allora T ha ordine n + ||.
Si verifichi che la distribuzione p.v.1/x ha ordine 1 (in quanto derivata di log |x| che ha ordine 0), ma
non ha ordine zero!
Esistono distribuzioni che non hanno ordine finito. Per costruirne una, si prenda una successione di
punti {xk } che tendano verso un punto in A {}, e si ponga
T =

x(k)
.
k

k=0

Se f D(A),
hT, f i =

(1)k f (k) (xk ) .

k=0

Poiche f ha supporto compatto, solo un numero finito dei termini della serie `e diverso da 0, per cui
hT, f i `e ben definito.
Dato un compatto K A, esso contiene solo un numero finito di punti, compresi nellinsieme {x1 , . . . , xm },
con m dipendente da K. Se f D(K),
m
m

X
(k)
X
hT, f i
f (xk )
kf (k) k = pm (f ) .
k=0

k=0

Poiche al variare di K intervengono tutte le derivate di f , `e ovvio che non si pu`o controllare il valore di
hT, f i con una stessa norma pm (f ).
Proposizione 2.5. Una distribuzione con supporto compatto ha ordine finito.
Dimostrazione. Sia K = supp T il supporto compatto della distribuzione T . Si prenda D(A)
uguale a 1 su un intorno di K e sia K 0 il supporto di . Esiste allora un intero n tale che per ogni g D(K 0 )


hT, gi Cpn (g) .
Sia ora f D(A). Per la Proposizione 3.4(3),
hT, f i = hT , f i = hT, f i .

20

2. TEORIA DELLE DISTRIBUZIONI

Poiche f D(K 0 ),


hT, f i Cpn (f ) C 0 pn (f ) ,
come si verifica facilmente applicando la regola di Leibniz.

Se K `e un compatto contenuto in A, indichiamo con Dm (K) lo spazio di Banach delle funzioni di classe
C in Rn e con supporto in K, dotato della norma pm . In dichiamo poi con Dm (A) lo spazio delle funzioni
di classe C m con supporto compatto in A, dotato della topologia pi`
u fine che rende continue le inclusioni
iK : Dm (K) Dm (A) per ogni K compatto.
Si verifica facilmente che linclusione
m

im : D(A) Dm (A)
`e continua e ha immagine densa per ogni m.
Proposizione 2.6. Una distribuzione T ha ordine finito m se e solo se si estende con continuit`
a a Dm (A).
Dimostrazione. Un funzionale lineare T su Dm (A) `e continuo se e solo se per ogni K esiste una
costante C(K) tale che per ogni f Dm (K)


hT, f i C(K)pm (f ) .
(2.6)
Se T `e una distribuzione di ordine m, vale la (2.6) per ogni f D(K). Essendo D(K) denso in Dm (K),
T si estende in modo unico a Dm (K) e si conserva la disuguaglianza (2.6). Poiche ci`o vale per ogni K, T si
estende a tutto Dm (A) rimanendo continuo.
Viceversa se T ha unestensione continua a Dm (A), allora vale la (2.6) per ogni K compatto e per ogni
f Dm (K). A maggior ragione la (2.6) vale per f D(K), per cui T `e una distribuzione di ordine m. 

3. Misure di Borel e distribuzioni


3.1. Richiami di teoria della misura.
Si richiamano alcune nozioni sulle misure di Borel, limitandoci a misure su un aperto A di Rn e privilegiando la misura di Lebesgue come misura di riferimento per la nozione di assoluta continuit`a. Per gli
enunciati non dimostrati, si veda W. Rudin, Real and Complex Analysis.
Sia A Rn aperto. Indichiamo con B(A) la -algebra dei Boreliani di A, ossia la -algebra generata
dagli aperti di A. Una misura di Borel positiva su A `e una funzione
: B(A) [0, +]
con () = 0 e -additiva: se {Bj }jN `e una famiglia numerabile di boreliani a due a due disgiunti, allora

[
X
(3.1)

Bj =
(Bj ) .
j=0

j=0

Una misura di Radon su A `e una misura di Borel tale che assume valore finito sui compatti. Una misura
di Radon soddisfa1 la seguente condizione di regolarit`a: per ogni boreliano B B(A),
(B) = sup{(K) : K B, K compatto} = inf{(A0 ) : A0 B, A0 aperto} .
Anche quando
a implicito che le misure di Borel considerate sono di Radon.
P non specificato, sar`
Sia f = j=0 cj Bj una funzione semplice, dove i Bj sono boreliani a due a due disgiunti. Si definisce

X
f (x) d(x) =
cj (Bj ) .
A

j=0

1Su generici spazi localmente compatti la condizione di regolarit`


a va aggiunta nella definizione di misura di Radon.

3. MISURE DI BOREL E DISTRIBUZIONI

21

Se f 0 `e una funzione misurabile su A, si definisce





f (x) d(x) = sup


g(x) d(x) : g f, g semplice ,
A

e si dice che f `e integrabile se il suo integrale `e finito.


Lintegrale si estende per linearit`
a a funzioni a valori reali e complessi.
Esempi
Sia x0 A e si definisca la misura x0 come
(
1
x0 (B) =
0

se x0 B
se x0
6 B.

Lintegrale di una funzione semplice f `e

f (x) dx0 x = f (x0 ) ,


A

e la stessa formula vale ovviamente per una generica f continua.


Sia 0 una funzione localmente integrabile su A rispetto alla misura di Lebesgue. Si ponga

(3.2)
(B) =
(x) dx .
B

Allora, se f `e semplice, si ha

f (x) d(x) =

f (x)(x) dx ,
A

e la stessa formula vale per funzioni continue.


Le misure definite dalla (1.2) sono le misure assolutamente continua rispetto alla misura di Lebesgue.
Si consideri un arco regolare (t) in A. Si prenda come misura di un Boreliano B in A la lunghezza della
parte di arco contenuta in B, cio`e

| 0 (t)| dt .

(B) =
1 (B)

Allora `e una misura. Lintegrale di una funzione continua f rispetto a `e il normale integrale curvilineo:

b

f (x) d(x) =
f (t) | 0 (t)| dt .
A

Questa non `e assolutamente continua rispetto alla misura di Lebesgue.


Ogni misura di Radon positiva si decompone in modo unico come la somma di tre misure, =
a + d + s , mutuamente singolari, dove
(a) a `e assolutamente continua rispetto alla misura di Lebesgue, cio`e da (x) = (x) dx, con
localmente integrabile suP
A rispetto alla misura di Lebesgue;
(b) d `e discreta, ossia d = j cj xj `e una combinazione localmente sommabile di delte di Dirac (cio`e
P
per ogni K compatto in A, xj K |cj | < );
(c) s `e singolare e continua; ci`
o significa che s `e concentrata su un insieme di misura di Lebesgue
nulla E (cio`e s (A \ E) = 0) e non ha atomi (cio`e ogni punto ha misura s nulla).
Questa decomposizione `e un raffinamento della decomposizione di Lebesgue di una misura in parte
assolutamente continua e parte singolare.
Per passare a misure complesse, introduciamo la nozione di -anello di sottoinsiemi di A, definito come
una famiglia A chiusa rispetto a differenze insiemistiche e intersezioni numerabili. Sono esempi di -anelli:
(1) (i) la famiglia dei Boreliani di A di misura finita rispetto a una data misura di Radon positiva;

22

2. TEORIA DELLE DISTRIBUZIONI

(2) (ii) la famiglia K(A) dei Boreliani di A relativamente compatti.


Si chiama misura di Radon complessa su A una funzione che a ogni Boreliano B K(A) associa
un numero complesso (B) e che sia -additiva, ossia che valga la (1.1) per ogni partizione numerabile di
B K(A) in sottoinsiemi Boreliani.
Poiche la somma della serie `e indipendente da possibili riordinamenti dei Bj , segue che la serie (1.1) `e
assolutamente convergente.
Dato B K(A), si chiama variazione totale di su B il numero

||(B) = sup
|(Bj )| : {Bj } partizione numerabile di B in Boreliani .

Si dimostra che ||(B) `e un numero finito e che || si estende in modo unico a una misura di Radon
positiva su A. Viceversa, se `e una misura di Radon positiva su A, la sua restrizione a K(A) `e una misura
di Radon complessa, uguale alla sua stessa variazione totale.
Se || `e finita, si estende alla -algebra B(A) ponendo

(B) =
h(x) d||(x) .
B

Ogni misura di Radon complessa ammette una decomposizione di Lebesgue analoga a quella per misure
positive. Inoltre esiste una funzione h(x) misurabile rispetto a || e di modulo |h(x)| = 1 q.o. tale che
d(x) = h(x)d||(x).
Una funzione f `e, per definizione, integrabile rispetto a se e solo se `e integrabile rispetto a ||, e si
definisce

f (x) d(x) =
A

f (x)h(x) d||(x) .
A

Le misure di Radon complesse finite su A formano uno spazio vettoriale, indicato con M (A). Con la
norma
kk1 = ||(A) ,
M (A) `e uno spazio di Banach.
Indichiamo con C0 (A) lo spazio delle funzioni continue su A che si annullano al bordo, dotato della
norma k k . Data M (A), il funzionale

(f ) =
f d
A

`e continuo su C0 (A).
Teorema 3.1 (Teorema di rappresentazione di Riesz).

M (A) si identifica con lo spazio duale di C0 (A).

3.2. Misure come distribuzioni.


Ogni misura di Radon complessa su A definisce una distribuzione su A ponendo

h, f i =
f (x) d(x) .
A

Se f D(K), si ha





f (x) d(x)
|f (x)| d||(x) ||(K)p0 (f ) ,


A

da cui si deduce che `e una distribuzione di ordine zero.


Diamo alcuni enunciati rilevanti nella teoria delle distribuzioni, tralasciandone la dimostrazione.

4. CONVOLUZIONE IN Rn TRA FUNZIONI, MISURE E DISTRIBUZIONI

23

Teorema 3.2 (Teorema di rappresentazione di Riesz - versione per D0 ). Ogni distribuzione di ordine zero
coincide con una misura di Radon. Precisamente, se T : D0 (A) C `e un funzionale lineare continuo,
esiste una e una sola misura di Radon tale che T (f ) = A f d per ogni f D(A). Viceversa, data una
misura di Radon , il funzionale T (f ) = f d `e continuo su D(A).
Corollario 3.3. Sia T una distribuzione di ordine finito m. Allora T `e una somma di derivate di ordine m
di misure, ossia
X
T =
.
||=m

Una distribuzione T si dice positiva se hT, f i 0 per ogni f 0 in D(A).


Teorema 3.4. Una distribuzione positiva coincide con una misura di Radon positiva, in particolare ha ordine
zero.

4. Convoluzione in Rn tra funzioni, misure e distribuzioni


La convoluzione di due funzioni f, g L1 (Rn ) `e definita come

(4.1)
f g(x) =
f (y)g(x y) dy ,
Rn

dove lintegrale converge assolutamente per quasi ogni x.


Pi`
u in generale, siano , due misure di Radon complesse e finite su Rn . Consideriamo il funzionale
lineare sullo spazio C0 (Rn ) delle funzioni continue che si annullano allinfinito, definito da

(f ) =
f (x + y) d(x) d(y) .
Rn Rn

Esso `e ben definito e continuo rispetto alla norma k k , essendo


|(f )| kk1 kk1 kf k .
Per il Teorema di rappresentazione di Riesz, esiste una misura di Radon complessa e finita tale che

(f ) =
f (x) d(x) ,
Rn

e
(4.2)

kk1 kk1 kk1 .

La misura si chiama la convoluzione di e e si indica con . Si verificano facilmente le seguenti


propriet`
a:
(i) se , sono assolutamente continue rispetto alla misura di Lebesgue, cio`e = gn , = hn , allora
= (g h)n ; valendo la (4.2), lo spazio M (Rn ) delle misure di Radon finite `e unalgebra di
Banach;
(ii) la convoluzione tra misure finite `e commutativa, associativa, distributiva rispetto alla somma;
(iii) se `e assolutamente continua rispetto alla misura di Lebesgue, = gn , allora anche lo `e per
ogni , e = hn con

(4.3)
h(x) =
g(x y) d(y) ,
Rn

(si scrive h = g);


(1) (iv) se B `e un Boreliano di Rn e EB = {(x, y) : x + y K}, allora

( )(B) = ( ) EB .

24

2. TEORIA DELLE DISTRIBUZIONI

Per misure che non sono finite, il funzionale non `e in generale definito su C0 (Rn ), ma potrebbe essere
definito su D0 . Questo succede quando, per ogni compatto K Rn , ( )(EK ) `e finita, e in particolare
quando una delle due ha supporto compatto.
In questi casi, la misura `e definita attraverso il Teorema di rappresentazione.
Se introduciamo la notazione z (x) = (x z) per la traslazione di di un incremento z Rn , le (4.1)
e (4.3) si possono scrivere rispettivamente come

(4.4)
hf =
(y f)h(y) dy ,
g =
y g d(y) .
Rn

Rn

Questi integrali possono essere interpretati come integrali di Bochner, risp. rispetto alle misure hn e
, della funzione y 7 y f da Rn risp. in L1 (Rn ) e in M (Rn ). Pi`
u in generale si ha il seguente risultato.
Lemma 4.1. Sia V uno spazio di Banach di funzioni su Rn tale che
(1) se f V , anche f e x f sono in V per ogni x Rn ;
(2) kf kV = kfkV = kx f kV per ogni x Rn ;
(3) la funzione x 7 x f `e continua da Rn a V per ogni f V .
Allora, data una misura M (Rn ) lintegrale di Bochner

y f d(y) = f
Rn

`e convergente per ogni f V e si ha


k f kV kk1 kf kV .
n

Esempi di tali spazi sono C0 (R ) e gli spazi Lp (Rn ) con p < .


Sia ora h una funzione localmente integrabile su Rn . Consideriamo la convoluzione di h con una funzione
f D(Rn )

h f (x) =

h(y)f (x y) dy
Rn

(si osservi che lintegrale `e assolutamente convergente per ogni x).


Ci domandiamo allora cosa succede se inseriamo nella ((4.4) una generica distribuzione T D0 (Rn ) in
luogo di h e come si confronta il risultato con la definizione data nel paragrafo 3:
(4.5)
hT f, gi = hT, f gi
per g D(Rn ).
Lemma 4.2. Sia f D(Rn ). Lapplicazione x 7 x f `e continua da Rn in D(Rn ). Inoltre se ej `e il
j-esimo vettore della base canonica di Rn ,
1
lim (tej f f ) = j f
t0 t
in D(Rn ).
Dimostrazione. Sia {xk } una successione di punti convergente a x
Rn . Se f D(Rn ), le varie xk f
e x f hanno supporto in un unico compatto K. Inoltre, per la continuit`a uniforme di tutte le derivate di f ,
si ha
lim k (xk f ) (x f )k = lim kxk ( f ) x ( f )k = 0
k

per ogni . Per il Teorema 1.5, le xk f convergono a x f in D(Rn ).


Un discorso analogo si applica ai rapporti incrementali. Si prenda una successione {tk } tendente a 0.
Dopo aver osservato che i supporti delle funzioni t1k (tk ej f f ) sono contenuti in un unico compatto, si
noti che



tk ej f (x) f (x)
f (x + tk ej ) f (x)




j f (x) =
j f (x)

tk
tk
= |j f (x + tk ej ) j f (x)| .

4. CONVOLUZIONE IN Rn TRA FUNZIONI, MISURE E DISTRIBUZIONI

25

Fissato > 0, per la continuit`


a uniforme di j f , esiste > 0 tale che se |s| < , si ha |j f (x + sej )
j f (x)| < per ogni x Rn . Basta allora prendere k grande abbastanza per avere |tk | < per concludere
che


tk ej f (x) f (x)


<.

f
(x)
j


tk

Le stesse considerazioni si applicano alla convergenza uniforme delle derivate.

Teorema 4.3. Siano T D0 (Rn ) e f D(Rn ). La funzione


(x) = hT, x fi
`e di classe C su Rn ed `e tale che per ogni g D(Rn )

(4.6)
(x)g(x) dx = hT, f gi .
Rn

Di conseguenza la distribuzione T f coincide con la funzione .


Dimostrazione. Applicando il Lemma 2.1, si vede che `e continua. Inoltre, sempre per il Lemma 2.2,
ammette derivate parziali prime, uguali a
hT, x+tej f x f i
t
hT, tej x f x f i
= lim
t0
t
= hT, j (x f )i

j (x) = lim

t0

= hT, x (j f )i .
Iterando il discorso, si conclude che `e C .
Per dimostrare la (4.6), consideriamo la funzione (x) = g(x)x f da Rn a D(Rn ).
Se K = supp f e K 0 = supp g, sia m lordine di T su K + K 0 e riguardiamo come una funzione da K 0
m
a D (K + K 0 ). Il fattore vettoriale x f `e continuo per il Lemma 2.1, cos`
come il fattore scalare g. Dunque
`e continua e f g `e uguale allintegrale di Bochner K+K 0 (x) dx = Rn (x) dx. Quindi
D
E

hT, f gi = T,
(x) dx
Rn

=
g(x)hT, x f i dx
Rn

=
g(x)(x) dx .

Rn

Possiamo quindi parlare della funzione T f . Si osservi che la dimostrazione prova che
(4.7)

(T f ) = T ( f ) = ( T ) f .

Si osservi anche che la definizione di T f si accorda con quella data sopra per misure.
Proposizione 4.4. Si ha linclusione
supp (T f ) supp T + supp f .
In particolare, se T ha supporto compatto, T f D(Rn ).
Dimostrazione. Sia x 6 supp T + supp f . Allora T f (x) = hT, x fi = 0 in quanto supp (x f) =
x supp f `e disgiunto da supp T .
Quindi supp (T f ) supp T + supp f . Ma supp T + supp f `e chiuso, in quanto somma di un chiuso e
di un compatto, da cui la tesi.


26

2. TEORIA DELLE DISTRIBUZIONI

Discutiamo ora la possibilit`


a di definire la convoluzione di due distribuzioni. In generale questo non `e
possibile (come per le misure non finite); del resto non si pu`o neanche definire la convoluzione di due funzioni
generiche perche si devono imporre condizioni che assicurino la convergenza dellintegrale di convoluzione.
Se per`
o una delle due distribuzioni ha supporto compatto, la convoluzione `e possibile. Imitando la ((4.5),
proviamo a porre, se T, U D0 (Rn ) e U ha supporto compatto,
(4.8)

fi .
hT U, f i = hT, U

, ma questo si fa in modo naturale ponendo


Bisogna innanzitutto definire U
, f i = hU, fi .
hU
f D(Rn ) per la Proposizione 4.4. Si tratta di vedere che il secondo membro
Se f D(Rn ), anche U
della (4.8) dipende con continuit`
a da f .
Lemma 4.5. Sia U D0 (Rn ) a supporto compatto. Allora lapplicazione f 7 U f `e continua su D(Rn ).
Dimostrazione. Dato un compatto K, si ponga K 0 = K + supp U . Allora la convoluzione per U
applica D(K) in D(K 0 ). Per la Proposizione 3.5, U ha ordine finito m. Allora, applicando la (4.7), si ha
X
pk (U f ) =
kU f k
||k

||k

sup |hU, x ( f )i|

xK 0

X
||k

=C


sup pm x ( f )

xK 0

pm ( f )

||k

Cpk+m (f ) .
La conclusione segue dal Corollario 1.6.

Teorema 4.6. Se T, U D0 (Rn ) e U ha supporto compatto, la (4.8) definisce una distribuzione T U , che
ha supporto contenuto nella somma supp T + supp U . Inoltre, se m `e lordine di U e T ha ordine finito m0 ,
allora T U ha ordine m + m0 .
Dimostrazione. Segue dal Lemma 4.5 che la (4.8) definisce una distribuzione. Dalla dimostrazione del
Lemma segue anche la valutazione dellordine. Sia ora f D(Rn ) con supporto disgiunto da supp T +supp U .
f ha supporto contenuto in supp f supp U , che `e disgiunto da supp T . Quindi
Allora U
fi = 0 .
hT U, f i = hT, U

5. Convergenza nel senso delle distribuzioni e identit`


a approssimate
Sia {Tk } una successione di distribuzioni su un aperto A. Si dice che le Tk convergono a T D0 (A) nel
senso delle distribuzioni (su A) se per ogni f D(A) si ha
lim hTk , f i = hT, f i .

Si tratta dunque di un tipo di convergenza debole. La stessa definizione si d`a anche quando in luogo di
una successione, dipendente da un parametro k discreto, si ha una famiglia di distribuzioni dipendenti da
un parametro continuo.
Il primo esempio rilevante `e il seguente, con A = Rn .

` APPROSSIMATE
5. CONVERGENZA NEL SENSO DELLE DISTRIBUZIONI E IDENTITA

Lemma 5.1. Sia L1 (Rn ) tale che

27

(x) dx = 1. Per > 0 si ponga


x
(x) = n
.

Allora lim0 = 0 nel senso delle distribuzioni.


Rn

Dimostrazione. Sia f D(Rn ). Allora

h , f i =
R

x

f (x) dx

(x)f (x) dx .
Rn

Poiche lim0 (x)f (x) = (x)f (0) per ogni x e inoltre


|(x)f (x)| kf k |(x)| L1 (Rn ) ,
per il Teorema della convergenza dominata si ha

lim h , f i = f (0)

(x) dx
Rn

= f (0) = h0 , f i .

Una famiglia di funzioni { } come costruita nel Lemma 6.1 si chiama una identit`
a approssimata. Il
termine `e giustificato dal seguente risultato.
Lemma 5.2. Sia { } unidentit`
a approssimata con supporto compatto. Se f D(Rn ), si ha
lim f = f

nella topologia di D(Rn ).


Dimostrazione. Sia Br una palla compatta di centro 0 e raggio r contenente il supporto di . Quindi
il supporto di `e contenuto in Br . Limitiamoci a considerare < 1. Allora i supporti delle f sono
tutti contenuti nellunico compatto supp f + Br . Si tratta dunque di verificare la convergenza uniforme a 0
di tutte le derivate (f f).
Iniziamo con = 0. Poiche Rn (x) dx = 1, possiamo scrivere

f (x) f (x) =
f (x y) (y) dy f (x)
(y) dy
n
Rn
R

=
f (x y) f (x) (y) dy
n
R

=
f (x u) f (x) (u) du ,
Rn

con il cambiamento di variabile y = u.


Per la continuit`
a uniforme di f , dato > 0 esiste > 0 tale che per |y| < si abbia |f (x y) f (x)| <
per ogni x. Se < /r, per ogni u supp si ha |u| < , e dunque |f (x u) f (x)| < . Allora



f (x u) f (x) |(u)| du
|f (x) f (x)|
Rn

< kk1 .
Ci`
o dimostra che lim0 kf f k = 0.
Per la convergenza uniforme delle derivate di ordine , basta osservare che
(f f ) = ( f ) f
e ripetere lo stesso ragionamento.

28

2. TEORIA DELLE DISTRIBUZIONI

Corollario 5.3. Sia T D0 (Rn ) e sia { } unidentit`


a approssimata a supporto compatto. Allora
lim T = T

nel senso delle distribuzioni.


Prima di passare alla dimostrazione, osserviamo che la convoluzione T `e ben definita in quanto
`e una distribuzione a supporto compatto.
Dimostrazione. Se f D(Rn ),
lim hT , f i = lim hT, f i .

Ma { } `e pure unidentit`
a approssimata, e dunque, per il Lemma 6.2, il limite `e hT, f i.

Abbiamo finora richiesto alla funzione solo di essere integrabile e a supporto compatto. Se imponiamo
anche la condizione che sia C , allora le T sono funzioni C . Abbiamo cos` dimostrato che ogni
distribuzione su Rn `e limite, nel senso delle distribuzioni, di funzioni C .
Vediamo pi`
u precisamente che lo stesso `e vero su un generico aperto A, richiedendo in pi`
u di approssimare
la distribuzioni con funzioni C a supporto compatto.
Teorema 5.4. Se T D0 (A), esiste una successione {j } di funzioni in D(A) convergente a T nel senso
delle distribuzioni.
Dimostrazione. Si consideri la successione {Kj } di compatti costruita nel Lemma 1.4,
Kj = {x A : |x| j, d(x, c A) 1/j} .
Per ogni j esiste dunque una funzione j D(A) che vale 1 in un intorno di Kj .
La distribuzione T j pu`
o essere vista come una distribuzione su Rn , ponendo, per f D(Rn ), hT j , f i =
hT, f j i.
Sia { } unidentit`
a approssimata C su Rn , in cui ha supporto nella palla B1 di centro 0 e raggio
1. Se si prende = 1/2j, allora, posto Tj = (T j ) 1/2j , si ha supp Tj Kj . Inoltre Tj coincide con una
funzione C .
Verifichiamo ora che le Tj convergono a T nel senso delle distribuzioni su A. Se f D(A), si ha
hTj , f i = hT, j (f 1/2j )i .
Sia K il supporto di f . Allora, se j `e abbastanza grande, K K2j e dunque supp (f 1/2j ) Kj , su
cui j = 1. Quindi per j grande, j (f 1/2j ) = f 1/2j , per cui
hTj , f i = hT, f 1/2j i .
Se j tende allinfinito, f 1/2j tende a f in D(A), da cui segue la tesi.

Osservazione. Gli enunciati di questo paragrafo valgono sotto definizioni pi`


u ampie di identit`a approssimata. Per maggiore generalit`
a, sostituiamo al parametro 0 un parametro intero n .
Si dice che {n } `e una identit`
a approssimata in L1 se
1
n L e kn k1 C;
limn Rn n = 1;

per ogni intorno U di 0, limn Rn \U n = 1.


Questa definizione `e sufficiente per avere il Lemma 5.1. Per gli altri enunciati occorre aggiungere la
condizione n C .

CAPITOLO 3

Distribuzioni temperate e trasformata di Fourier


1. La classe di Schwartz e la trasformata di Fourier
La classe di Schwartz S(Rn ) (o pi`
u brevemente S se non c`e ambiguit`a) consiste delle funzioni f
infinitamente derivabili su Rn tali che
f (x) = o(|x|k )

per x

per ogni multi-indice e ogni k N.


Dato k N si consideri la norma
kf k(k) =

sup (1 + |x|)k | f (x)|

||k

xRn

su S(Rn ). La famiglia di norme {k k(k) }kN definisce su S(Rn ) una struttura di spazio di Frechet.
Si osservi che, essendo kf k(k) kf k(k+1) , una qualunque sottosuccessione di norme {k k(kj ) } definisce
la stessa topologia. Non `e difficile verificare che anche la famiglia di norme
p, (f ) = sup |x f (x)|
xRn
n

con , N definisce su S la stessa topologia.


Proposizione 1.1. Lo spazio D(Rn ) `e denso in S(Rn ) e linclusione `e continua.
Dimostrazione. Sia una funzione C a supporto compatto tale che (x) = 1 per |x| 1. Per R > 0
si ponga (R) (x) = (x/R). Se f S(Rn ), la funzione f (R) ha supporto compatto e coincide con f per
|x| R. Dato un intero k, si ha quindi
X


kf f (R) k(k) =
sup (1 + |x|)k f (1 (R) ) (x)
||k

Ck

|x|>R

X
||,||k

sup (1 + |x|)k | f (x)|| (1 (R) )(x)|


|x|>R

Ck kf k(k+1) sup (1 + |x|)1


|x|>R

= Ck kf k(k+1) (1 + R)1 ,
in quanto | f (x)| kf k(k+1) (1 + |x|)k1 e le derivate (1 (R) )(x) si maggiorano con una costante
dipendente da k.
Dunque limR kf f (R) k(k) = 0 per ogni k.
Per la continuit`
a dellinclusione si noti che, per f D(Br ),
kf k(k) (1 + r)k kf kC k .

Questa struttura `e tale da rendere continue le seguenti operazioni:


(1) la moltiplicazione (f, g) 7 f g da S S in S;
(2) pi`
u in generale, sia g una funzione di classe C tale che per ogni sua derivata g vi sia un intero
m tale che | g(x)| C (1 + |x|)m . Allora la moltiplicazione f 7 f g `e continua da S in S;
(3) le traslazioni h : S S, ove si ponga, per h Rn , h f (x) = f (x h);
29

30

3. DISTRIBUZIONI TEMPERATE E TRASFORMATA DI FOURIER

(4)
(5)
(6)
(7)

la convoluzione (f, g) 7 f g da S S in S;
le derivazioni f 7 f da S a S;
la trasformata di Fourier da S a S;
le inclusioni di S(Rn ) nei seguenti spazi di Banach: Lp (Rn ) (1 p ), spazi di Sobolev W k (Rn )
(k N), spazi di funzioni H
olderiane, e molti altri;

Diamo alcune dimostrazioni solo in relazione alla trasformata di Fourier, il che ci consentir`a di stabilire
alcune utili identit`
a.
Ricordiamo che la trasformata di Fourier di una funzione f integrabile `e la funzione

(1.1)
f() =
f (x)eix dx ,
Rn

definita per Rn .
Lemma 1.2. Se f S, anche f S e per ogni coppia di multi-indici , esiste un intero k tale che
p, (f) C kf k(k) .
Dimostrazione. Dimostriamo innanzitutto che se f S, allora f `e derivabile. Si ha

eihxj 1
f( + hej ) f()
= f (x)eix
dx .
h
h


Essendo (eihxj 1)/h |x|, per la convergenza dominata si ha

f
() = i f (x)xj eix dx = ixd
j f () .
j
Ma xj f S, per cui f pu`
o essere ulteriormente derivata. Si conclude per induzione che f `e C e che

f() = ((ix) f ) () .

(1.2)
Integrando per parti, si ha

f (x)eix dx

eix
||
= (1)
f (x)
dx
x

= f (x)(i) eix dx .

f () =
d

Dunque
f () = (i) f() .
d

(1.3)

Dati due multi-indici , , si ha dunque, combinando la (1.2) con la (1.3),






| f()| = \
(x f )()



(x f )(x) dx .
0

Applicando la formula di Leibniz, (x f ) si scompone in una somma di termini della forma c0 0 x f ,


con 0 e 0 .
Ciascun termine `e a decrescenza rapida, e precisamente, se k `e un intero maggiore o uguale sia di ||
che di || + n + 1, si ha
0

|x f (x)| C(1 + |x|)n1 kf k(k) .

1.

LA CLASSE DI SCHWARTZ E LA TRASFORMATA DI FOURIER

In conclusione

31

p, (f) = sup | f()|


Rn

C kf k(k) (1 + |x|)n1 dx
C kf k(k) ,

come da dimostrarsi.

Il Lemma 1.2 prova che la trasformata di Fourier F : S S `e continua. Dimostriamo ora che F `e in
realt`
a un isomorfismo suriettivo.
2

Lemma 1.3. Se (x) = e|x| , con > 0, risulta


 n/2 ||2
e 4 .
() =

` sufficiente considerare il caso n = 1 perche la trasformata n-dimensionale


Dimostrazione. E

2
() = e|x| eix dx
=

n
Y

exj eij xj dxj

j=1

non `e altro che il prodotto di n trasformate unidimensionali.


Si consideri la funzione

2
2
F (z) = ez /4
et ezt dt .

Derivando sotto integrale, si verifica che essa `e olomorfa su tutto C. Se z R,



2
2
F (z) =
e(t+z/2) dt =
et dt = .

Quindi F `e costante; posto z = i, si ottiene


2
2
et eit dt = e /4 .
Infine si ponga t =

x e = / .

Teorema 1.4 (Formula di inversione)). Se f S,

1
f (x) =
f()eix d .
(2)n
Dimostrazione. Iniziamo con il caso x = 0. Si ha

2
f() d = lim f()e|| d
0

2
= lim
f (y)eiy e|| dy d
0

 n/2
|y|2
=
lim f (y)e 4 dy
0

2
= 2n n/2 lim f (2 x)e|x| dx
0

= (2) f (0) ,
applicando due volte la convergenza dominata.
Basta ora applicare questa identit`
a alla funzione h f , la cui trasformata di Fourier `e
ih
(1.4)
d
f () ,
h f () = e

32

3. DISTRIBUZIONI TEMPERATE E TRASFORMATA DI FOURIER

per ottenere la conclusione.

Corollario 1.5. La trasformata di Fourier `e un isomorfismo suriettivo di S in se.


Dimostrazione. Data () S, si ponga

1
1
f (x) =
()eix d =
F(x) .
n
(2)
(2)n
Allora f S e, applicando la formula di inversione, f() = (). Quindi F `e suriettiva; inoltre
F 1 (x) =

1
F(x) ,
(2)n

per cui anche F 1 : S S `e continua.

Come vedremo, la trasformata di Fourier si estende a oggetti molto pi`


u generali delle funzioni di S. Per
ora consideriamo la trasformata di Fourier in L1 e in L2 .
Se f L1 , la funzione f(), definita dalla (1.1) `e chiaramente limitata. Infatti

|f ()| |f (x)| dx = kf k1 .
Pi`
u precisamente si ha:
Teorema 1.6. La trasformata F `e continua da L1 (Rn ) a C0 (Rn ) e ha immagine densa.
Dimostrazione. F applica S L1 su S C0 con continuit`a. Poiche S `e denso sia in L1 che in C0 , si
ha la tesi.

Passiamo ora a L2 .
Teorema 1.7 (Formula di Plancherel). Se f, g S, vale lidentit`
a

1
f (x)g(x) dx =
f()
g () d .
(2)n
Dimostrazione. Applicando la formula di inversione alla funzione f g , dove
g (x) = g(x) ,
e osservando che
gb () = g() ,

(1.5)
si ottiene

f\
g = fgb = fg ,

f (x)g(x) dx = (f g )(0)

1
=
f\
g () d
(2)n

1
=
f()
g () d .
(2)n




Corollario 1.8. Loperatore (2)n/2 F si estende in modo unico a un operatore unitario su L2 (Rn ).
Dimostrazione. La formula di Plancherel implica che (2)n/2 F `e unisometria suriettiva di S L2
in se. Poiche S `e denso in L2 , si ha la tesi.


2.

DISTRIBUZIONI TEMPERATE

33

La trasformata di Fourier di una generica f L2 non pu`o tuttavia essere definita tramite la (1.1), in
quanto lintegrale `e divergente in generale. Occorre perci`o approssimare f con funzioni in L2 L1 , mediante
espressioni come

2
f() = l.i.m. f (x)e|x| eix dx
0

(1.6)

f () = l.i.m.
f (x)eix dx ,
R

|x|<R

o altre simili.
Concludiamo questo paragrafo ricapitolando le (1.2)-(1.5) e altre propriet`a analoghe della trasformata
di Fourier facilmente dimostrabili.
f (x)
f()
eih f()
e f (x)
h f()

(ix) f (x)
f()

f (x)
(i) f()
f g(x)
f()
g ()
1

f
()
f (x)g(x)
(2)n g
f (x)
f()
f (x)
f()
n 1
f (x)
f ( )
f (Ax)
| det A|1 f( tA1 )
h f (x)
ixh

(1.7)

Nellultima formula A `e una matrice n n invertibile; le due formule precedenti ne sono casi particolari.

2. Distribuzioni temperate
Si chiama distribuzione temperata un funzionale lineare continuo : S C.
Ricordiamo che un funzionale lineare su S `e continuo se e solo se esiste un intorno U di 0 tale che
(U ) {z : |z| < 1}. Per la definizione della topologia di S, ci`o equivale a dire che esistono un intero N e
una costante C tali che
(2.1)

|(f )| Ckf k(N ) .

In modo equivalente, `e continuo se e solo se esistono un numero finito di seminorme pj ,j , 1 j m,


e una costante C tali che
m
X
|(f )| C
pj ,j (f ) .
1

Proposizione 2.1.
Se T S 0 , allora T|D D0 e loperatore di restrizione `e iniettivo. Quindi S 0 D0 .
Una distribuzione temperata ha ordine finito.
Una distribuzione a supporto compatto `e in S 0 .

cui

(1) Sia u(x) una funzione localmente integrabile e tale che esista un intero k per
2.1. Primi esempi.
|u(x)|(1 + |x|)k dx < . Ponendo, per f S,

u (f ) = f (x)u(x) dx ,

34

3. DISTRIBUZIONI TEMPERATE E TRASFORMATA DI FOURIER

si ottiene una distribuzione temperata, in quanto




|u(x)|(1 + |x|)k dx sup (1 + |x|)k |f (x)| Ckf k(k) .
|u (f )|
xRn

(2) Lespressione

2n n(n)

n=0

definisce una distribuzione su R che non `e temperata.


(3)

Sia n = 1. dato s > 2, si ponga


f (x) f (0) xs dx .

s (f ) =
0
s

Se s > 1, la funzione u(x) = x [0,1] (x) `e integrabile, per cui si pu`o scrivere

1
1
s (x) = f (x)u(x) dx f (0)
xs dx = u (f )
0 (f ) ,
s
+
1
0
dove u `e come nellEsempio 1 e 0 `e la delta di Dirac nellorigine. In questo caso `e ovvio che s sia una
distribuzione temperata di ordine 0.
Supponiamo ora 2 < s 1. Poiche u non `e pi`
u integrabile, non si pu`o suddividere lintegrale in due.
Tuttavia, notando che |f (x) f (0)| xkf 0 k , si ha
1
1
0
|s (f )k kf k
xs+1 dx
kf k(1) .
s
+
2
0
Ci`
o dimostra che s `e una distribuzione temperata e che ha ordine 1. Per verificare che non ha
ordine 0, si prenda una funzione f continua a supporto compatto che si annulli nellorigine in modo che
f (x) 1/ log x. Allora (f (x) f (0))xs dx diverge. Approssimando f uniformemente con una successione
{fn } in S, si verifica che s (fn ) .
Lo spazio delle distribuzioni temperate si indica con S 0 (Rn ) (scriveremo semplicemente S 0 se non c`e
ambiguit`
a).
Nel seguito identificheremo una funzione u localmente integrabile con la distribuzione u dellEsempio
1. Diremo anche che una distribuzione `e una funzione se `e della forma u per qualche u.
Per comodit`
a, scriveremo h, f i in luogo di (f ).
Si dice che S 0 si annulla sullaperto se per ogni f S con supp f si ha h, f i = 0. Per la
Proposizione 1.1, `e sufficiente verificare questa condizione per f a supporto compatto.
Se si annulla su due aperti 1 e 2 , allora essa si annulla sulla loro unione. Infatti una qualunque f
con supporto compatto contenuto in 1 2 si decompone, mediante opportune partizioni dellunit`a, nella
somma di due funzioni f1 , f2 con supporto in 1 , 2 rispettivamente.
Il supporto di `e definito come il complementare del pi`
u grande aperto su cui si annulla.
Di conseguenza, se supp supp f = , `e sicuramente h, f i = 0. Inoltre, se f = g su un intorno di
supp , allora h, f i = h, gi.
Proposizione 2.2. Sia S 0 ; un punto x0 non appartiene a supp se e solo se esiste un suo intorno U
tale che per ogni f S con supp f U si abbia h, f i = 0.
In generale non si pu`
o dire per`
o che se f si annulla su supp allora h, f i = 0.
Lemma 2.3. . Sia {k } una successione di elementi di S 0 tale che per ogni f S il limite `(f ) = limk hk , f i
esista finito. Allora f 7 `(f ) definisce una distribuzione temperata.
Dimostrazione. Per ogni f S, linsieme {hk , f i} `e limitato. Per il Teorema di Banach-Steinhaus,
esistono un intero N e una costante C tali che |hk , f i| Ckf k(N ) per ogni k e f . Allora |`(f )| Ckf k(N )
per ogni f .


2.

DISTRIBUZIONI TEMPERATE

35

2.2. Operazioni con distribuzioni temperate. Le operazioni sulle distribuzioni vengono definite
secondo il seguente criterio: se una distribuzione ha la forma u descritta nellEsempio 1, loperazione deve
coincidere con la corrispondente operazione sulla funzione u.
Moltiplicazione per funzioni C .
Sia g una funzione di classe C tale che per ogni sua derivata g vi sia un intero m tale che | g(x)|
C (1 + |x|)m .
Data S 0 , si definisca g ponendo

(1)

hg, f i = h, f gi .
Poiche lapplicazione f 7 f g `e continua da S in se, g S 0 .
(2)

Derivazione.
Dati S 0 e un multi-indice , si definisce ponendo
h , f i = (1)|| h, f i .

(3)

Convoluzione per funzioni in S.


Date S 0 e g S, si definisce g S 0 ponendo
h g, f i = h, f gi ,

dove g(x) = g(x). La definizione `e giustificata dal fatto che

(u g)(x)f (x) dx =
u(y)g(x y) dy f (x) dx

=
g(y x)f (x) dx u(y) dy

= u(y)(f g)(y) dy .
Proposizione 2.4. La distribuzione g coincide con la funzione
g(x) = h, x gi ;
inoltre esiste un intero N tale che per ogni multi-indice | ( g)(x)| C (1 + |x|)N .
Dimostrazione. Si ponga u(x) = h, x gi. Poiche lapplicazione x 7 x g `e continua da Rn in S, u `e
continua.
Sia N tale che valga la (2.1). Allora |u(x)| Ckx gk(N ) . Ma, poiche
(2.2)

| g(t)| kgk(N ) (1 + |t|)N ,

se || N , si ha
kx gk(N ) =

X
||N

sup (1 + |y|)N | g(x y)|


yRn

X
||N

sup (1 + |x t|)N | g(t)|


tRn

sup
tRn

(1 + |x t|)N
(1 + |t|)N

Essendo (1 + |x t|)/(1 + |t|) 1 + |x|, si ricava che


|u(x)| C(1 + |x|)N .

kgk(N ) .

36

3. DISTRIBUZIONI TEMPERATE E TRASFORMATA DI FOURIER

Mostriamo ora che u = g. Data f S, si ha

hu , f i = u(x)f (x) dx
X
= lim hn
u(hj)f (hj)
h0

jZn

= lim hn
h0

f (hj)h, hj gi

jZn

*
n

= lim

, h

h0

f (hj)hj g

jZn

= h, g f i
= h g, f i .
I passaggi
P sono giustificati dai seguenti fatti, di verifica non difficile:
(a) la serie jZn f (hj)hj g converge in S;
P
(b) limh0 hn jZn f (hj)hj g = g f in S.
Per completare la dimostrazione, osserviamo che se f S,
hej f f
f
= lim
h0
xj
h
in S. Perci`
o

h, x+hej gi h, x gi
u
(x) = lim
h0
xj
h


hej x g x g
= lim ,
h0
h
= h, xj x gi


= , x xj g .

Ripetendo le considerazioni precedenti, si ottiene che |xj u(x)| C 0 (1 + |x|)N , e che


xj u = xj g .
Per induzione si ha la tesi.

La dimostrazione ha evidenziato che xj ( g) = xj g, e dunque che per ogni multi-indice


( g) = g .

(2.3)
Daltra parte, se f, g S,

f
(y)g(x y) dy
yj

= xj f g(x) .

xj (f g)(x) =

Quindi
h ( g), f i = (1)|| h g, f i
= (1)|| h, ( f ) gi
= (1)|| h, (f g)i
= h , f gi
= h( ) g, f i ;
quindi, oltre alla (2.2), vale anche la
(2.4)

( g) = ( ) g .

3.

(4)

TEOREMI DI PALEY-WIENER

37

Trasformata di Fourier
di S `e definita da
La trasformata di Fourier
f i = h, fi .
h,
S 0 . Si verifica facilmente che se g S,
Per il Lemma 1.2,
g .
( g)=

(5)

Composizione con trasformazioni lineari


Se A `e una matrice n n invertibile e S 0 , la composizione A `e definita da
h A, f i = (det A)1 h, f A1 i .

Le propriet`
a della trasformata di Fourier elencate in fondo al paragrafo precedente si estendono facilmente
alle distribuzioni temperate.
In generale non `e possibile definire ne il prodotto ne la convoluzione di due distribuzioni generiche, salvo
casi particolari. Vediamo uno di questi casi, in cui uno dei due fattori ha supporto compatto.
Lemma 2.5. Se S 0 ha supporto compatto e f S, allora f S e lapplicazione f 7 f di S in
se `e continua.

3. Teoremi di Paley-Wiener
Sono attribuiti a Paley e Wiener una serie di teoremi che mettono in relazioni condizioni sul supporto
di funzioni e distribuzioni in Rn con propriet`a di estensione olomorfa delle loro trasformate di Fourier.
Teorema 3.1. Sia f D(Rn ). Allora la sua trasformata di Fourier f si estende a una funzione olomorfa
F () su Cn definita dalla formula

(3.1)
F () = f (x)ei(x1 1 ++xn n ) dx .
r , la F soddisfa per ogni intero N e ogni multi-indice una disuguaglianza della forma
Se supp f B
(3.2)

| F ()| CN, (1 + ||)N er|=m | .

Viceversa, se F () `e una funzione olomorfa su Cn che soddisfi le disuguaglianze (3.2) per ogni N e ,
r ) tale che F| n = f.
allora esiste una funzione f D(B
R
r ). Allora lintegrale (3.1) converge per ogni Cn . Inoltre, se = +i,
Dimostrazione. Sia f D(B





| F ()| = x f (x) ei(x1 1 ++xn n ) dx



x f (x) ex dx





x f (x)
er|| dx
Br

= C, e

r||

Sommando su tutti i di lunghezza minore o uguale a N , si ottiene che


(1 + ||)N | F ()| CN, er|| ,
che `e la (3.2).

38

3. DISTRIBUZIONI TEMPERATE E TRASFORMATA DI FOURIER

Viceversa, si prenda una funzione F che soddisfi la (3.2). Allora F|Rn S(Rn ) ed `e pertanto la
trasformata di Fourier della funzione
n
1
F ()eix d ,
f (x) =
(2)n R
pure in S.
Riducendo lintegrale rispetto alla prima variabile, e ponendo 0 = (2 , . . . , n ), x0 = (x2 , . . . , xn ), si ha



1
0 ix1 1
ix0 0
d
d 0 .
F
(
,

)e
e
f (x) =
1
1
(2)n Rn1

Nel piano complesso 1 = 1 +i1 `e lecito modificare la retta di integrazione spostandola orizzontalmente.
In altri termini si ha luguaglianza


F (1 + i1 , 0 )eix1 (1 +i1 ) d1
F (1 , 0 )eix1 1 d1 =

per ogni 1 . Questa uguaglianza si verifica come segue:


(1) si considerano inizialmente i due integrali ristretti a un intervallo [R, R];
(2) si applica il Teorema di Cauchy al bordo del rettangolo [R, R] [0, 1 ], per cui

F (1 , 0 )eix1 1 d1 = 0 ;

(3) si osserva che se R tende a infinito, gli integrali sui due lati verticali tendono a 0, in virt`
u della
(3.2);
(4) se ne deduce che, al tendere di R a infinito, gli integrali sui due lati orizzontali, orientati entrembi
da sinistra a destra, hanno lo stesso limite.
Ripetendo la stessa operazione sulle altre variabili, si ottiene che

1
f (x) =
F ( + i)eix(+i) d
(2)n Rn
per ogni Rn .
Fissato x 6= 0, si prenda = x/|x|, con > 0. Sempre per la (3.2),




F ( + i)eix(+i) C(1 + || + )n1 er e|x|
C(1 + || + )n1 e(|x|r) .
Se |x| > r, questa espressione tende a 0 quando tende a +, ed `e dominata dalla funzione integrabile
C(1 + ||)n1 . Quindi
n
1
f (x) =
lim
F ( + ix/|x|)eix(+ix/|x|) d = 0 ,
(2)n R
r .
e dunque f ha supporto nella palla B

Si noti che il decadimento rapido di F nelle direzioni orizzontali ha a che fare con lappartenenza alla
classe S, mentre landamento esponenziale nelle direzioni verticali `e legato alla dimensione del supporto di
f.
In questa luce si pu`
o interpretare la seguente versione del Teorema di Paley-Wiener per distribuzioni a
supporto compatto.
r e si ponga
Teorema 3.2. Sia T una distribuzione con supporto contenuto nella palla chiusa B
F () = hT, e i ,

(3.3)
ix

dove e (x) = e
(3.4)

. Allora F `e olomorfa in Cn e, se T ha ordine m, essa soddisfa le condizioni


| F ()| C (1 + ||)m er|=m | ,

per ogni . Inoltre T coincide con la restrizione di F a Rn .

3.

TEOREMI DI PALEY-WIENER

39

Viceversa, se F `e una funzione olomorfa in Cn che soddisfa la (3.4) per qualche m e ogni , allora la
r .
sua restrizione a Rn `e la trasformata di Fourier di una distribuzione T con supporto in B
r+ , uguale a 1 per
Dimostrazione. Dato > 0, sia una funzione C con supporto nella palla B

||
|x| r + /2 e tale che | (x)| c
. Allora
F () = hT, e i .
Questa espressione `e definita per ogni e non dipende dalla scelta di . Si verifica che F soddisfa le
equazioni di Cauchy-Riemann j F = ij F portando le derivate su e . Quindi F `e olomorfa su Cn .
Posto = + i, si ha
|F ()| Cpm (e )
X
k e k,Br+ k k
C
||m,

|||| e||(r+) ||+|| .

||m,

Prendendo = 1/||, si ottiene


|F ()| C

|| er||

||m,

C(1 + ||)m er|| .


Per ottenere una stima analoga per la derivata F , si osservi che
F () = hT, ( e ) i
= hT, e (ix) i .
Adattando i calcoli svolti per F , si ottiene la (3.4).
Si prenda ora f S e si consideri

f ()F () d =
hT, f ()e i d .
Rn

Rn

r+ ). Inoltre
Lapplicazione 7 f ()e `e continua da Rn a Dm (B

|f ()|pm (e ) d < .
Rn

Questo consente di portare lintegrale nellargomento di T , ottenendo

f ()F () d = hT,
f ()e di
Rn

Rn

= hT, f i
= hT, fi .
Ci`
o dimostra che F|Rn = T.
Passiamo ora alla seconda parte dellenunciato. Sia F una funzione olomorfa su Cn che soddisfi la (3.4).
Allora F|Rn S 0 , per cui esiste una distribuzione temperata T tale che T = F|Rn .
1 . Di conseguenza ha supporto
Sia { } unidentit`
a approssimata, dove `e C e ha supporto in B
c

in B . Per il Teorema 6.1, la sua trasformata di Fourier si estende a una funzione olomorfa su Cn (che
c ) tale che per ogni multi-indice e ogni intero N ,
continueremo a chiamare
(3.5)

c ()| CN, (1 + ||)N e|=m | .


|

40

3. DISTRIBUZIONI TEMPERATE E TRASFORMATA DI FOURIER

c (), e dunque `e una


Si ponga allora T = T . La sua trasformata di Fourier `e il prodotto T()
n
c (). Inoltre dalla (3.4) e dalla (3.5)
funzione che ammette unestensione olomorfa a C , uguale a F ()
segue che
c ()| C 0 (1 + ||)N e(r+)|=m |
| T
N,
per ogni e ogni N .
r+ . Mostriamo che questo implica che supp T B
r . Se f `e
Per il Teorema 6.1, T ha supporto in B
n

in D(R ) e il suo supporto K `e disgiunto da Br , esso `e anche disgiunto da Br+ per abbastanza piccolo.
Dunque hT , f i = 0 per piccolo. Poiche le T tendono a T nel senso delle distribuzioni, si ha hT, f i = 0. 

CAPITOLO 4

Operatori invarianti per traslazioni


1. Distribuzioni in spazi prodotto e il Teorema del nucleo di Schwartz
Siano f S(Rn ), g S(Rm ). Allora il prodotto tensoriale
(f g)(x, y) = f (x)g(y)
`e in S(Rn+m ).
Vogliamo ora definire il prodotto tensoriale di due distribuzioni temperate. Iniziamo con un lemma sugli
integrali dipendenti da parametro. Si noti innanzitutto che se f S(Rn+m ), per ogni y Rm la funzione
f (, y) `e in S(Rn ).
Lemma 1.1. Date f S(Rn+m ) e S 0 (Rn ), e posto


g(y) = , f (, y) ,
risulta g S(Rm ).
Analogamente, date S 0 (Rn+m ) e f S(Rn ), e posto
h, gi = h, f gi ,
risulta S 0 (Rm ).
Dimostrazione. Siano k e C tali che |h, hi| Ckhk(k) . Allora per ogni N ,
| g(y)| Cky f (, y)k(k)
X


=C
sup (1 + |x|)k x y f (x, y)
||k

xRn

CN kf k(k+||+N )

sup (1 + |x|)k (1 + |x| + |y|)kN

||k
N

CN (1 + |y|)

xRn

kf k(k+||+N ) .

Quindi
kgk(N ) CN kf k(k+2N ) .
La seconda parte dellenunciato si dimostra in modo analogo.

Lemma 1.2. Se S 0 (Rn+m ) `e tale che h, f gi = 0 per ogni f S(Rn ) e g S(Rm ), allora = 0.
Dimostrazione. Siano { (x)} e { (y)} identit`a approssimate in Rn e Rm rispettivamente. Allora
{ = } `e unidentit`
a approssimata in Rn+m . Per ipotesi,
(x, y) = h, (x,y) i = h, (x ) (y )i = 0 .
Per il Teorema 3.3, = 0.

Teorema 1.3. Siano S 0 (Rn ), S 0 (Rm ). Esiste ununica distribuzione S 0 (Rn+m ) tale che
h , f gi = h, f ih, gi

(1.1)
n

per ogni f S(R ) e g S(R ).


41

42

4. OPERATORI INVARIANTI PER TRASLAZIONI

Inoltre, se h S(Rn+m ), si ha
(1.2)


h , hi = , h, h(x, )i = , h, h(, y)i .

Dimostrazione. Per il Lemma 1.2, le due ultime espressioni definiscono due distribuzioni temperate,
che soddisfano entrambe la 1.1. Lunicit`
a segue dal Lemma 1.2.

Proposizione 1.4. Siano S 0 (Rn ), S 0 (Rm ). Allora
supp ( ) = (supp ) (supp ) .
Dimostrazione. Siano S1 , S2 i supporti di , rispettivamente. Sia (x0 , y0 ) 6 S1 S2 , e supponiamo
che x0 6 S1 . Sia U V un intorno di (x0 , y0 ) tale che S1 U = . Allora, se supp h U V , si ha
h, h(, y)i = 0 per ogni y, da cui h , hi = 0. Dunque supp ( ) S1 S2 .
Viceversa, sia (x0 , y0 ) S1 S2 . Per ogni intorno U di x0 e ogni intorno V di y0 esistono funzioni fU e
gV con supporto in U e V rispettivamente, tali che h, fU i =
6 0 e h, gV i =
6 0. Allora h , fU gV i =
6 0,
e dunque (x0 , y0 ) supp ( ).

Si consideri ora una distribuzione K S 0 (Rn+m ), e si costruisca loperatore integrale T con nucleo
K, definito su S(Rn ) a valori in S 0 (Rm )
(1.3)

hT f, gi = hK, f gi .

` facile verificare che T `e continuo, cio`e


La seconda parte del Lemma 1.1 afferma che T `e ben definito. E
che, data una successione generalizzata {f } convergente a f in S(Rn ), la successione generalizzata {T f }
converge a T f nel senso delle distribuzioni.
Vediamo ora lenunciato inverso, premettendo un lemma.
Lemma 1.5. Sia h() una funzione definita su (0, 1] tale che per un intero N si abbia |h(N +1) ()| CN .
Allora lim0 h() esiste finito.
Dimostrazione. Per la formula di Taylor con resto integrale,
h() = h(1) + h0 (1)( 1) + +

1
h(N ) (1)
( 1)N +
N!
N!

( s)N h(N +1) (s) ds .


1



Essendo ( s)N h(N +1) (s) [,1] C[0,1] , per convergenza dominata si ha

h(N ) (1)
(1)N +1 1 N (N +1)
0
N
(1.4)
lim h() = h(1) h (1) + +
(1) +
s h
(s) ds ,
0
N!
N!
0
che `e finito.

Teorema 1.6 (Teorema del nucleo di Schwartz). Sia T : S(Rn ) 7 S 0 (Rm ) un operatore lineare continuo.
Esiste allora ununica K S 0 (Rn+m ) tale che valga la (1.3) per ogni f S(Rn ) e g S(Rm ).
Dimostrazione. Lunicit`
a segue dal Lemma 1.2.
Siano { } e { } identit`
a approssimate in Rn e Rm rispettivamente, e si definisca la funzione


K (x, y) = T (x ), y .
Vogliamo dimostrare che le K definiscono distribuzioni temperate, e che queste convergono nel senso
delle distribuzioni quando tende a 0..
La forma bilineare B(f, g) = hT f, gi `e separatamente continua su S(Rn ) S(Rm ). Per il teorema di
Bourbaki (Teorema 1.9 del Cap. 1) essa `e continua e pertanto esistono una costante C e un intero k tali che


hT f, gi Ckf k(k) kgk(k) .

1. DISTRIBUZIONI IN SPAZI PRODOTTO E IL TEOREMA DEL NUCLEO DI SCHWARTZ

Osserviamo che
kx k(k) =



sup (1 + |t|)k n (1 (t x))

||k

tRn

= n

||k



sup (1 + |t|)k || (1 (t x))

tRn

k
Ck n sup (1 + |t|)k k 1 + 1 |t x|
tRn

k
= Ck n sup (1 + |t|)k + |t x|
tRn

= Ck

1 + |t + x|
+ |t|

|x|
1 + |t|
+
+ |t| + |t|

sup
tRn

Ck n sup
Ck

tRn
1

k

k

+ 1 |x|)k

Ck nk (1 + |x|)k ,
e similmente per ky k(k) . Di conseguenza,
|K (x, y)| Ckx k(k) ky k(k)
Cnm2k (1 + |x|)k (1 + |y|)k

(1.5)

Cnm2k (1 + |x| + |y|)2k .


Inoltre


K (x, y) = T (x ), y + T (x ), y ,
dove, ponendo j (t) = tj (t),

(t) = n (1 t)
= nn1 (1 t) n2

tj (j )(1 t)

j
n1

(j j )(

t)

(j j ) (t) .

Quindi
x (t) =

(j j ) (t x) =

 X

xj (j ) (t x) =
xj x (j ) (t) ,

per cui
K (x, y) =

E XD
XD 

E
T xj x (j ) , y +
T (x ), yk y (k )
j

D
E X
D
E

xj T x (j ) , y +
yk T (x ), y (k )

xj Fj, (x, y) +

X
k

yk Gk, (x, y) ,

43

44

4. OPERATORI INVARIANTI PER TRASLAZIONI

dove le funzioni Fj, e Gk, soddisfano la (1.5) con lo stesso esponente per . Lo stesso vale per le derivate
successive di K (x, y) rispetto a : per ogni intero m,
X
x y Fm,,, (x, y) ,
m K (x, y) =
||+||=m

dove ogni Fm,,, soddisfa la (1.5).


Data u S(Rn+m ), poniamo

K (x, y)u(x, y) dx dy = hK , ui .

h() =

Allora, posto N = n + m + 2k,

(N +1)
h
() = N +1 K (x, y)u(x, y) dx dy

X
Fm,,, (x, y)x y u(x, y) dx dy .
= (1)N +1
||+||=N +1

Quindi

|h(N +1) ()| CN

(1 + |x| + |y|)2k |x y u(x, y)| dx dy C 0 N kuk(N +1) .

||+||=N +1

Per il Lemma 1.5, lim0 hK , ui esiste finito. Inoltre, per la (1.4),


X



lim hK , ui
h(m) (1) + C 0 kuk(N +1) C 00 kuk(N +1) ,
0

mN

come si verifica facilmente. Ponendo hK, ui = lim0 hK , ui, si ha dunque linearit`a e continuit`a, per cui
K S 0 (Rn+m ).
Siano ora f S(Rn ) e g S(Rm ). Si ha

hK, f gi = lim K (x, y)f (x)g(y) dx dy


0


= lim
T (x ), y f (x)g(y) dx dy
0
 


= lim T
f (x)x dx , g(y)y dy
0

= lim hT (f ), g i
0

= hT f, gi ,
per la continuit`
a della forma bilineare B.

2. Operatori invarianti per traslazioni da S a S 0


Un operatore lineare e continuo T : S(Rn ) S 0 (Rn ) si dice invariante per traslazioni se T h = h T
per ogni h Rn .
Sono invarianti per traslazioni e continui gli operatori di convoluzione f 7 f , con S 0 (Rn ). Infatti
h ( f )(x) = f (x h) = h, xh fi = h, x (h f )i = (h f )(x) .
In questo paragrafo dimostriamo lenunciato inverso. E conveniente coniugare T rispetto alla trasformata
di Fourier F, ponendo
M = F T F 1 .

2. OPERATORI INVARIANTI PER TRASLAZIONI DA S A S 0

45

Dalle propriet`
a della trasformata di Fourier segue immediatamente che le propriet`a di continuit`
a e di
invarianza per traslazioni di T sono rispettivamente equivalenti alle seguenti propriet`a:
M `e continuo da S a S 0 ;
M `e invariante per moltiplicazione per i caratteri e (x) = eix con Rn .
Lemma 2.1. Sia T : S(Rn ) S 0 (Rn ) invariante per traslazioni e sia M = F T F 1 . Date f, h S(Rn ),
valgono le uguaglianze
T (f h) = (T f ) h ,
M (f h) = (M f )h .
Dimostrazione. E sufficiente dare la dimostrazione per T . Come nella dimostrazione del Teorema
del nucleo di Schwartz, consideriamo la forma bilineare (f, g) 7 hT f, gi su S(Rn ) S(Rn ). Essa `e separatamente continua e dunque, per il Teorema di Bourbaki (Cap. 1), esistono N N e C > 0 tali
che


hT f, gi Ckf k(N ) kgk(N ) ,
per ogni f, g S.
Indicando con SN lo spazio di Banach delle funzioni f di classe C N tali che kf k(N ) < , si ha in
0
e kT f kSN0 Ckf k(N ) , per cui loperatore lineare f 7 T f si estende
particolare che, per f S, T f SN
0
. Abbiamo allora che, per f, g S,
a un operatore continuo da SN a SN

D
E

h(T f ) h, gi = hT f, h gi = T f,
h(y)
y g dy .
Rn

La funzione integranda `e continua, ed `e integrabile perche decade rapidamente allinfinito, essendo


ky gk(N ) (1 + |y|)N kgk(N ) ,
per la (2.2) del Cap. 3. Quindi

h(y)hT
f, y gi dy

h(T f ) h, gi =

Rn

h(y)h
y (T f ), gi dy

Rn

h(y)hT
(y f ), gi dy .

=
Rn

Per l continuit`
a di T , lintegrale pu`
o essere portato dentro il prodotto scalare, come integrale di Bochner
0
, e quindi nellargomento di T come integrale di Bochner a valori in SN :
a valori in SN
D
E

h(T f ) h, gi =
h(y)T
(y f ) dy, g
Rn
D 
 E

= T
h(y)
y f dy , g
Rn
D 
 E
= T
h(y)y f dy , g
Rn


= T (h f ), g .

Teorema 2.2. Sia T : S(Rn ) S 0 (Rn ) un operatore lineare, continuo e invariante per traslazioni. Esiste
allora ununica S 0 (Rn ) tale che T f = f .
Dimostrazione. Per lunicit`
a, si supponga che 1 f = 2 f per ogni f S. Prendendo f = ,
identit`
a approssimata, si conclude che 1 = 2 .
Per lesistenza, dimostriamo in modo equivalente che esiste una S 0 tale che M f = f per f S.
Si fissi D con B(0,1) B(0,3/2) e si ponga, per k N,
k (x) = (2k x) ,

46

4. OPERATORI INVARIANTI PER TRASLAZIONI

per cui B(0,2k ) k B(0, 32 2k ) . Allora, se supp f B(0, 2k ), si ha


M f = M (f k ) = f (M k ) .
0

Poniamo k = M k S . Essendo k k+1 = k , si ha


(2.1)

k = k k+1 ,
3 k
22 )

per cui supp k B(0,


e k = k+1 su B(0, 2k ).
Definiamo una distribuzione D0 come segue: se f D e supp f B(0, 2k ), poniamo
h, f i = hk , f i .
Questa `e una buona definizione per la (2.1) e soddisfa le condizioni
k = k per ogni k,
= limk k nel senso delle distribuzioni,
M f = f per f D.
Lultima uguaglianza segue dal fatto che, per k abbastanza grande e g S,
hM f, gi = hf k , gi = hk , f gi = h, f gi = hf , gi .
Dimostriamo ora che limk k esiste in S 0 . Questo implica che si estende per continuit`a a S (in modo
unico per la densit`
a di D in S). La forma bilineare B(f, g) = hM f, gi `e separatamente continua su S S, e
dunque esiste N per cui


hM f, gi Ckf k(N ) kgk(N ) .
Scomponiamo g come

X
(2.2)
g = lim gk = g0 +
g(k+1 k ) .
k

k=0

dove ogni addendo della serie ha supporto nellanello dove 2k |x| 23 2k+1 . Per la decrescenza rapida di g
con le sue derivate,


g(k+1 k )
(2.3)
= O(2kp ) ,
(N )

per ogni p, e dunque la serie in (2.2) converge totalmente in SN . Quindi,

X
hM f, g(m+1 m )i ,
hM f, gi = hM f, g0 i +
m=0

per ogni f S.
Ponendo f = k , si ha
(2.4)

hk , gi = h, g0 i +


, g(m+1 m )k ,
m=0

dove la somma `e finita a causa del supporto compatto di k . Precisamente,


hk , gi = h, g0 i +

k2
X


, g(m+1 m ) + , g(k+1 k1 )m .

m=0

dove (k+1 k1 )k = (1 k1 )k ha supporto nellanello


2k1 |x| 32 2 k .

Per la (2.3), la serie in (2.4) converge e inoltre limk , g(k+1 k1 )m = 0. Quindi


limhk , gi = h, g0 i +
k


, g(m+1 m ) .
m=0

Per la Proposizione 2.3 del Cap. 1, lapplicazione g 7 limm hm , gi definisce un distribuzione temperata, che coincide con su D.
Quindi la forma bilineare B 0 (f, g) = hf, gi `e continua su S S e coincide con B su D D. Per densit`
a,
le due coincidono.


3. OPERATORI INVARIANTI PER TRASLAZIONI TRA SPAZI Lp

47

Chiaramente, se T f = f , allora M = F T F 1 `e loperatore di moltiplicazione per la distribuzione


Si dice che `e il moltiplicatore di Fourier delloperatore T .
= .

3. Operatori invarianti per traslazioni tra spazi Lp


In questo paragrafo e nei prossimi studiamo operatori lineari da Lp (Rn ) a Lq (Rn ). Conveniamo tuttavia
che, quando il dominio `e L (Rn ), questo va sostituito negli enunciati con C0 (Rn ), lo spazio delle funzioni
continue che si annullano allinfinito.
Dati due esponenti p, q, con 1 p, q , sia T : Lp (Rn ) Lq (Rn ) un operatore lineare continuo che
commuti con le traslazioni, cio`e T h = h T per ogni h Rn .
Teorema 3.1. Se T : Lp (Rn ) Lq (Rn ) `e lineare, continuo e commuta con le traslazioni, e inoltre q < p,
allora T = 0.
La dimostrazione `e basata sul seguente lemma.
Lemma 3.2. Se f Lp , 1 p < , allora
lim kh f f kp = 21/p kf kp .

Se f C0 , allora
lim kh f f k = kf k .

Dimostrazione. Sia g Lp con supporto contenuto in BR . Allora, se |h| > 2R, K (K + h) = .


Quindi

|g(x)|p dx = 2kgkpp .
kkh g gkpp = |g(x h) g(x)|p dx =
|g(x h)|p dx +
BR +h

BR

Dati f L e > 0, sia g a supporto compatto tale che kf gkp < . Se supp g BR e |h| > 2R, si ha




kh f f kp 21/p kf kp |kh f f kp kh g gkp | + 21/p |kgkp kf kp |
kh f h g f + gkp + 21/p kg f kp
(2 + 21/p ) .
La dimostrazione `e analoga per C0 .

Dimostrazione del Teorema 3.1. Dati f Lp e h Rn , abbiamo


kh T f T f kq = kT (h f f )kq kT kkh f f kp .
Quindi, passando al limite per h ,
21/q kT f kq kT k21/p kf kp ,
cio`e
kT f kq kT k21/p1/q kf kp ,
per cui 21/p1/q kT k kT k. Essendo 1/p 1/q < 0, questo implica che kT k = 0.
p

Poiche le inclusioni S , L e L , S sono continue, si pu`o applicare il Teorema 2.2 per concludere
che esiste una e una sola distribuzione K S 0 tale che T f = K f per ogni f S.
Per la densit`
a di S in Lp (ricordiamo che L `e sostituito da C0 ), la distribuzione K determina T
univocamente.
Viceversa, sia K S 0 tale che per una opportuna costante C > 0 e per ogni f S si abbia kK f kq
Ckf kp . Allora loperatore T f = K f si estende in modo unico a un operatore continuo da Lp a Lq che,
sempre per il Teorema 5.2, commuta con le traslazioni. Con abuso di linguaggio scriveremo, anche per una
generica f Lp , K f per indicarne limmagine secondo loperatore cos` esteso.

48

4. OPERATORI INVARIANTI PER TRASLAZIONI

La norma delloperatore verr`


a indicata con kT kpq o anche con kKkpq . Diremo in tal caso che K `e un
(p, q)-convolutore e indicheremo con Cpq lo spazio di Banach dei (p, q)-convolutori, con la norma kKkpq .
`e un (p, q)-moltiplicatore di Fourier e scriveremo
Diremo anche che m = K
m Mpq ,

kmkMpq = kKkCpq .

Per p = q parleremo pi`


u semplicemente di convolutori e moltiplicatori di Fourier di Lp .
Ci sar`
a utile avere a disposizione i seguenti lemmi relativi a operazioni sui moltiplicatori.
Lemma 3.3. Sia m Mpq (Rn ). Per ogni 0 Rn , m0 () = m( 0 ) Mpq e km0 kMpq = kmkMpq .
Dimostrazione. Se K = F 1 m `e il nucleo di convoluzione delloperatore associato a m, il nucleo di
convoluzione associato a m0 `e K0 = ei0 K. Per f, g S si ha lidentit`a


(ei0 f ) g(x) =
ei0 (xy) f (x y)g(y) dy = ei0 x f (ei0 g) (x) .
Rn
0

Da questo segue che, per K S e f S,



K0 f = ei0 K (ei0 f ) .
Quindi


kK0 f kq = K (ei0 f ) q kmkMpq kei0 f kp = kmkMpq kf kp ,
da cui km0 kMpq kmkMpq . La disuguaglianza opposta viene da se.

Lemma 3.4. Sia m Mpq (Rn ). Dato > 0, il moltiplicatore m () = m() `e in Mpq (Rn ) e

n 1 +1
km kMpq = p0 q kmkMpq .
Dimostrazione. Siano f, g S. Se T, T sono gli operatori associati a m e m rispettivamente, si ha

1
hT f, gi =
m()f()
g () d
(2)n Rn

n
=
m()f(/)
g (/) d
(2)n Rn
= n hT f , g i ,
dove
f (x) = n f (x) ,

g (x) = n g(x) .

Quindi


hT f, gi kmkMpq kf kp kg kq0

n 1 +1
= kmkMpq p0 q kf kp kgkq0 .

n p10 + q1
Questo d`
a la disuguaglianza km kMpq
kmkMpq . La disuguaglianza opposta viene di conseguenza.


4. Cpq per particolari valori di p e q


In questo quadro si pongono due problemi:
(1) dati due esponenti p e q, individuare condizioni sufficienti e condizioni necessarie perche una data
distribuzione sia un (p, q)-convolutore;
(2) data K S 0 , determinare le coppie (p, q) per cui K `e un (p, q)-convolutore.
Daremo ora una risposta completa (condizioni necessarie e sufficienti) al problema (1) nei seguenti casi:
(a) p = 1, (b) q = , (c) p = q = 2.

4. Cpq PER PARTICOLARI VALORI DI p E q

49

Lemma 4.1. Se f Lp , 1 p < , h Rn e { } `e unidentit`


a approssimata, allora
(4.1)

lim kh f f kp = 0 ,

h0

lim kf f kp = 0 .

Dimostrazione. Dato > 0, g Cc tale che kf gkp < . Scegliamo r > 0 in modo che supp g
[r, r]. Per la continuit`
a uniforme di g, esiste tale che 0 < < r e, se |h| < , kh g gk < rn/p . Allora
kh f f kp < 2 + kh g gkp < (2 + C) .
Questo dimostra la prima parte della (4.1). Per dimostrare la seconda, si ha



f (x) f (x) =
f (x y) f (x) (y) dy =
y f (x) f (x) (y) dy .
Per la disuguaglianza di Minkowski,

kf f kp ky f f kp | (y)| dy = ky f f kp |(y)| dy = 0 ,
per la (4.1) e la convergenza dominata.

Lemma 4.2. Date f L1 e g Lq , 1 q < , lintegrale di convoluzione f g(x) = f (x y)g(y) dy


converge per quasi ogni x e definisce una funzione in Lq tale che kf gkq kf k1 kgkq .
Se q = , lintegrale converge per ogni x e definisce una funzione continua tale che kf gk kf k1 kgk .

Dimostrazione. Sia q = 1. Lintegrale doppio |f (xy)||g(y)| dx dy `e convergente. Per il Teorema di


Fubini, lintegrale di convoluzione converge assolutamente per quasi ogni x. La disuguaglianza tra le norme
`e poi ovvia.
Sia ora q = . Lintegrale di convoluzione converge per ogni x e si ha banalmente |f g(x)| kf k1 kgk .
Per la continuit`
a di f g, si approssimi f nella norma L1 con una successione {fn } in S. Allora fn g `e
continua e inoltre kfn g f gk kfn f k1 kgk . Quindi {fn g} converge uniformemente a f g, che
risulta cos` continua.
Se 1 < q < , data g Lq , si ponga
(
(
g(x) se |g(x)| < 1
g(x) se |g(x)| 1
g1 (x) =
g2 (x) =
0
altrimenti ;
0
altrimenti .

Allora g1 L e g2 L1 , in quanto |g2 (x)| dx |g2 (x)|q dx < . Quindi f g(x) = f g1 (x) + f
g2 (x) converge quasi ovunque.

Inoltre, per la (4.1), la funzione y 7 y g `e continua da R a Lq . Di conseguenza lintegrale f (y)y g dy =


f g converge in Lq , e





kf gkq = f (y)y g dy |f (y)|ky gkq dy = kf k1 kgkq ,
q

come da dimostrarsi

Teorema 4.3. C11 = M e, se q > 1, C1q = Lq in modo isometrico.


Dimostrazione. Il Teorema 5.4 e il Lemma 4.2 danno rispettivamente le inclusioni M C11 e, per
q > 1, Lq C1q , con le stime kk1,1 kk1 , kgk1,q kgkq .
Dimostriamo quindi le inclusioni opposte.
Sia { } unidentit`
a approssimata in S, 0. Dato K C1q , q > 1, si ponga g = K . Poiche
k k1 = kk1 = 1, si ha kg kq kKk1q .
0
Per il Teorema di Banach-Alaoglu, essendo Lq il duale di Lq , ove q 0 = q/(q 1), esiste una successione
q
n tendente a 0 tale che gn = gn converga a g L nella topologia debole-*. Inoltre kgkq kKk1q .
Di conseguenza, si ha limn gn = g in S 0 . Daltra parte gn = K n tendono a K, per cui K = g e,
come abbiamo visto, kgkq kgk1q .
Se q = 1, la successione gn converge a M nella topologia debole-*. Il resto segue come prima.


50

4. OPERATORI INVARIANTI PER TRASLAZIONI

Si osservi che gli stessi argomenti dimostrano lenunciato seguente.


Corollario 4.4. Sia T : L1 M continuo e invariante per traslazioni. Allora T C11 , in particolare
T (L1 ) L1 .
Passiamo ora a identificare Cp .
Lemma 4.5. Cpq = Cq0 p0 in modo isometrico.
0

Dimostrazione. Si consideri la forma bilineare Bp : Lp Lp C:

Bp (f, g) = f (x)g(x) dx ,
e si noti che
kf kp = sup |Bp (f, g)| .
kgkp0 1
0

Dato un operatore lineare T continuo da L a Lq , si definisca T 0 : Lq Lp ponendo


p

Bp (f, T 0 g) = Bq (T f, g)

g Lq , f Lp .

Si ha
kT 0 kL(Lq0 ,Lp0 ) =

sup



Bp (f, T 0 g) =

sup



Bq (T f, g) = kT kL(Lp ,Lq ) .

kf kp 1 , kgkq0 1

kf kp 1 , kgkq0 1

Se T f = K f , prese f, g S, si ha
gi = hf, (K g)i = Bp (f, T g) .
Bp (f, T 0 g) = Bq (T f, g) = h(K f ), gi = hK f, gi = hf, K
Dunque T 0 = T e la tesi `e provata per p, q 0 6= .
Supponiamo p = . Per il Teorema 3.1, possiamo supporre anche q = . Sia T C . Consideriamo
e su C0 M ,
la forma bilineare B

e (f, ) = f (x) d(x) ,


B
e definiamo T 0 : L1 M ponendo
e (f, T 0 g) = B (T f, g)
B

g L1 , f C0 .

Per il Corollario 4.4, T 0 C11 . Essendo T = T 0 su S, T 0 = T su L1 e


kT kC11 = kT 0 kL(L1 ,M ) = kT kL(C0 ,L ) = kT kC, .

Corollario 4.6. Si ha Cp = C1p0 = Lp se p < , mentre C = C11 = M , in modo isometrico.


Ricordiamo che C indica lo spazio dei convolutori da C0 a L .
Corollario 4.7. Se K Cp , limmagine di Lp secondo loperatore T f = f K `e contenuta nel sottospazio
C L .
Dimostrazione. Se f S, sicuramente f K `e continua. Distinguendo tra il caso p < e il caso
p = , il resto segue per densit`
a.

Connessa con questo punto `e la seguente propriet`a, di facile dimostrazione.
0

Proposizione 4.8. Se 1 < p < , f Lp , g Lp , allora f g C0 e kf gk kf kp kgkp0 .


L ; inoltre kKk22 = kKk
.
Teorema 4.9. Una distribuzione K S 0 `e in C22 se e solo se K

5. TEOREMA DI RIESZ-THORIN

51

L , la formula di Plancherel d`a, per f S,


Dimostrazione. Se K
1
1
fk2
kfk2 = kKk
kf k2 .
kK f k2 =
kK
kKk
n/2
(2)
(2)n/2
b .
Quindi K C22 e kKkC22 kKk
b
\
Viceversa, sia K C22 . Si prenda r S tale che
cr () valga 1 per || r. Allora K
r = K
cr L2 .
2

Quindi K coincide con una funzione L sulla palla Br , e dunque con una funzione localmente integrabile su
Rn .
b quasi ovunque e sia f = F 1 E L2 . Allora
Per > 0 sia E un compatto su cui |K|

kKk2C22 kf k22 kK f k22 =

2
1
b E k2 kE k2 = 2 kf k2 .
k
K
2
2

2
(2)n
(2)n

b ha
Quindi, se > kKkC22 , necessariamente f = 0, cio`e |E | = 0. Segue che linsieme dove |K|

misura nulla, da cui kKk kKk22 .




5. Teorema di Riesz-Thorin
Quelli indicati sono gli unici casi in cui Cpq sia identificabile in modo esplicito. Negli altri casi bisogna
accontentarsi di ottenere condizioni o solo necessarie o solo sufficienti.
Uno strumento importante in questa analisi `e fornito dai teoremi di interpolazione. Il primo di questi `e
il Teorema di convessit`
a di Riesz-Thorin.
Su uno spazio di misura X, indichiamo con V0 lo spazio delle funzioni semplici.
Teorema 5.1 (Teorema di Riesz-Thorin). Siano X, Y spazi di misura e siano 1 p0 , p1 , q0 , q1 . Sia
dato T un operatore lineare definito su V0 e a valori nelle funzioni misurabili su Y , e si supponga che esistano
costanti M0 , M1 > 0 tali che, per ogni f V0 ,
kT f kq0 M0 kf kp0 ,

kT f kq1 M1 kf kp1 .

Allora, dato t [0, 1] e posto


1t
t
1
=
+
pt
p0
p1

1
1t
t
=
+
,
qt
q0
q1

vale la disuguaglianza
kT f kqt M01t M1t kf kpt
per ogni f V0 .
Rinviamo la dimostrazione al paragrafo successivo. Vediamo subito alcune applicazioni.
5.1. Inclusioni tra spazi Cpp .
Teorema 5.2. Se 1 < p < q < 2, si ha C11 Cpp Cqq C22 e kKk22 kKkqq kKkpp kKk11 .
In particolare, per ogni p i moltiplicatori di Fourier di Lp sono funzioni limitate.
Dimostrazione. Poniamo T f = K f . Se K C11 , per il Teorema 4.3, K M e kKk11 = kKk1 . Ma
b L , per cui K C22 . Per f semplice si ha
allora K
b kf k2 .
kT f k1 kKk1 kf k1 ,
kT f k2 kKk
Per il Teorema di Riesz-Thorin, per 1 < q < 2,

1
q

1t
1

+ 2t ,

b t
kT f kq kKk1t
1 kKk kf kq .
Per densit`
a, T si estende a Lq e
kKk22 kKkqq kKk11 .

52

4. OPERATORI INVARIANTI PER TRASLAZIONI

Questo dimostra la tesi per p = 1.


Per 1 < p < 2, se K Cpp , allora K Cp0 p0 con la stessa norma. Applicando nuovamente il Teorema di
Riesz-Thorin, si conclude che K C22 , con kKk22 kKkpp . Con una successiva applicazione, si ha K Cqq
t
per p < q < 2. Se 1q = 1t
p + 2,
t
kKkqq kKk1t
pp kKk22 kKkpp .

5.2. Disuguaglianza di Young.


Teorema 5.3. Siano p, q [1, ] con

1
p

1
q

1 e sia r [1, ] tale che


1 1
1
+ =1+ .
p q
r

(5.1)
Se f Lp e g Lq , allora f g Lr e

kf gkr kf kp kgkq .

(5.2)

Dimostrazione. Osserviamo innanzitutto che lintegrale di convoluzione f (x y)g(y) dy converge


per quasi ogni x Rn . Si decomponga g nella somma g0 + g1 , dove
(
(
g(x) se |g(x)| 1
g(x) se |g(x)| > 1
g0 (x) =
g1 (x) =
0
altrimenti,
0
altrimenti.
0

Allora g0 Lp , in quanto la condizione (5.1) implica che


1 1
1
1
=1 + 0 ;
q
p r
p
essendo |g0 (x)| 1, si ha allora

p0
q
p0 q
|g0 (x)| dx = |g0 (x)| |g0 (x)|
dx |g(x)|q dx .
Inoltre g1 L1 , in quanto, essendo |g1 (x)| o uguale a 0 o maggiore di 1, si ha |g1 (x)| |g1 (x)|q |g(x)|q
per ogni x.
Scrivendo quindi f g(x) = f g0 (x) + f g1 (x), si ha un integrale convergente per ogni x e laltro
convergente quasi per ogni x.
0
Si consideri ora loperatore Tf g = f g. Esso `e limitato da L1 a Lp e da Lp a L . Essendo 1 q p0 ,
come gi`
a osservato, si pu`
o applicare il Teorema di Riesz-Thorin per concludere che Tf `e limitato da Lq a
r
quello spazio L che soddisfa la condizione di proporzionalit`a
1
1
che equivale alla (5.1).

1
q
1
p0

1
p

1
p

1
r

,


5.3. Insieme caratteristico di una distribuzione. Data K S 0 , chiamiamo insieme caratteristico


(type-set) di K linsieme EK delle coppie (1/p, 1/q) nel quadrato [0, 1][0, 1] per cui K `e un (p, q)-convolutore.
Teorema 5.4. Linsieme caratteristico di una distribuzione temperata K `e convesso, simmetrico rispetto
alla diagonale congiungente (0, 1) e (1, 0) ed `e contenuto nel triangolo 1/p 1/q.
Dimostrazione. La prima affermazione segue dal Teorema di Riesz-Thorin, la seconda dal Lemma 4.5,
e lultima dal Teorema 3.1.


6. DIMOSTRAZIONE DEL TEOREMA DI RIESZ-THORIN

53

5.4. Disuguaglianza di Hausdorff-Young.


0
Teorema 5.5. Se f Lp , con 1 p 2, allora f Lp e
0

kfkp0 (2)n/p kf kp .
Dimostrazione. La disuguaglianza vale per p = 1 e per p = 2. Il resto segue per interpolazione.

6. Dimostrazione del Teorema di Riesz-Thorin


Il Teorema di Riesz-Thorin fornisce il pi`
u semplice e il pi`
u comune teorema di interpolazione per operatori
lineari. La sua dimostrazione `e basata su un importante risultato di analisi complessa, detto il Teorema delle
tre linee (Lemma 6.1), che a sua volta rientra in una famiglia di teoremi, comunemente noti come Teoremi
di Phragmen-Lindel
of.
Lemma 6.1. Sia F (z) una funzione continua e limitata sulla striscia chiusa S = {z : 0 <e z 1} C, e
olomorfa nella striscia aperta. Se
|F (iy)| c0 ,

|F (1 + iy)| c1

per ogni y R, allora, per ogni x (0, 1),


|F (x + iy)| c1x
cx1 .
0
Dimostrazione. Supponiamo inizialmente che c0 = c1 = 1. Si tratta allora di dimostrare che |F (x +
iy)| 1 su tutta la striscia.
Dato > 0, sia F (z) = F (z)ez(z1) . Allora
|F (z)| = |F (z)|e<e (z

z)

= |F (z)|e(x

y 2 x)

|F (z)|ey .

Poiche F `e limitata, limz F (z) = 0 su S. Sia R = {x + iy : 0 x 1, |y| < } un rettangolo


al di fuori del quale |F (z)| 1. Per il principio del massimo, poiche |F (z)| 1 sulla frontiera di R, la
disuguaglianza vale anche allinterno.
Dunque |F (z)| 1 su S. Passando al limite per 0, si ricava che |F (z)| 1 su S.
Siano ora c0 , c1 > 0. Consideriamo la funzione
F (z) = F (z)cz1
cz
0
1 .
Poiche
z1
|cz1
| = c<e
max c0x1 ,
0
0
0x1

|c1z |

z
c<e
1

max cx
,
1
0x1

F `e limitata sulla striscia. Inoltre essa si estende per continuit`a alla frontiera e
|F (iy)| 1 ,

|F (1 + iy)| 1

per ogni y R. Per quanto visto sopra, |F (x + iy)| 1 su S, e quindi


|F (x + iy)| = |F (x + iy)||c1z
||cz1 | c1x
cx1 .
0
0
Infine, supponiamo che c0 = 0. Per ogni > 0 vale la disuguaglianza |F (x + iy)| 1x cx1 da cui
F (x + iy) = 0 se x < 1. Per continuit`
a, F `e identicamente nulla.

Dimostrazione del Teorema di Riesz-Thorin. Per comodit`a di notazioni, fissato t (0, 1) poniamo pt = p, qt = q.

54

4. OPERATORI INVARIANTI PER TRASLAZIONI

Consideriamo il caso p < . Allora le funzioni semplici f (x) =


(Ej ) < per ogni j, sono dense in Lp (X). Quindi
kT kp,q =

aj Ej (x), dove la somma `e finita e

kT f kq
.
semplice kf kp
sup

Inoltre,
kT f kq =

|hT f, gi|
,
g semplice kgkq 0
sup

per cui
|hT f, gi|
.
f,g semplici kf kp kgkq 0
Basta allora dimostrare che vale la disuguaglianza




1t
t


(6.1)
T f (y)g(y) d(y) M0 M1 kf kp kgkq0
kT kp,q =

sup

quando f e g sono funzioni semplici (su X e Y rispettivamente). Poniamo


X
X
f (x) =
aj Ej (x) ,
g(y) =
bk Fk (y) ,
dove gli insiemi Ej sono a due a due disgiunti e cos` gli Fk .
Per 0 <e z 1 si definiscano 1/pz , 1/qz0 in modo che
1
1z
z
1z
z
1
=
+ 0 .
=
+
,
pz
p0
p1
qz0
q00
q1
Si noti che 1/pz e 1/qz0 dipendono da z in modo affine, in particolare sono funzioni intere.
Se aj = |aj |eij , bk = |bk |eik , si ponga
X
X
0
0
fz (x) =
|aj |p/pz eij Ej (x) ,
gz (y) =
|bk |q /qz eik Fk (y) .
j

k
0

Si noti ancora che la funzione gz `e ben definita solo se q < . Per il caso q 0 = , consideriamo che allora
= q10 = , e quindi 1/qz0 = 0 per ogni z. Per analogia con il caso q00 = q10 < , in cui qz0 = q 0 = q00 = q10 ,
risulta naturale porre q 0 /qz0 = 1 per ogni z.
Infine si definisca la funzione

X
0
0
F (z) =
T fz (y)gz (y) d(y) =
cjk |aj |p/pz |bk |q /qz ,
q00

j,k

dove
ij ik

cjk = e

T Ej (y)Fk (y) d(y) .


Y

Verifichiamo che F soddisfa le ipotesi del Lemma 6.1.


Essa `e una funzione intera, dunque continua sulla striscia chiusa. Inoltre,
X
0
0
|F (z)|
|cjk ||aj |<e (p/pz ) |bk |<e (q /qz ) ,
j,k

per cui F `e limitata sulla striscia chiusa. Poi, se u R,


|F (iu)| M0 kfiu kp0 kgiu kq00 .
Se p0 < ,
1/p0

kfiu kp0 =

|aj |p (Ej )

0
= kf kp/p
,
p

mentre, se p0 = , il primo e il terzo membro sono comunque uguali a 1. Allo stesso modo si vede che
q 0 /q00

kgiu kq00 = kgkq0

7. TEOREMA DI INTERPOLAZIONE PER FAMIGLIE ANALITICHE DI OPERATORI

55

per cui
q 0 /q00

0
|F (iu)| M0 kf kp/p
kgkq0
p

Analogamente,
q 0 /q10

1
|F (1 + iu)| M1 kf kp/p
kgkq0
p

Per il Lemma 6.1,


|F (t)|
=

p
M01t M1t kf kp

1t
t
p0 + p1

M01t M1t kf kp kgkq0

Ma ft = f e gt = g, per cui

q0

kgkq0

1t
t
0 + q0
q0
1

F (t) =

T f (y)g(y) d(y) ,
Y

cos` che la (6.1) `e dimostrata nel caso p < .


Se p = , vuol dire che p0 = p1 = . Per la disuguaglianza di Holder,
kT f kq kT f kq1t
kT f ktq1 M01t M1t kf k .
0

Osservazione.
Spesso loperatore T nellenunciato del Teorema di Riesz-Thorin `e inizialmente definito solo su un sottospazio V di Lp0 Lp1 diverso da V0 , per es. V = Cc (X) se X `e uno spazio topologico localmente compatto,
oppure V = S(Rn ). Se le ipotesi del Teorema sono verificate per f V e p0 , p1 < , allora la conclusione
rimane vera a condizione che V sia denso in Lp0 Lp1 .

7. Teorema di interpolazione per famiglie analitiche di operatori


Il Teorema di Riesz-Thorin ammente una importante estensione a famiglie di operatori dipendenti in
modo olomorfo da un parametro s C. Diamo lenunciato1, rinviando per la dimostrazione al libro di
E. M. Stein e G. Weiss, Introduction to Fourier Analysis in Euclidean Spaces, cap.5.
Teorema 7.1 (Teorema di interpolazione per famiglie analitiche). Siano p0 , q0 , p1 , q1 [1, ] e sia {Ts }
una famiglia di operatori lineari dipendenti da un parametro s Sa,b = {s : a <e s b} C, definiti sullo
spazio delle funzioni semplici e soddisfacenti le seguenti propriet`
a:
(i) per ogni s Sa,b e f semplice, Ts f `e misurabile;

(ii) per ogni f, g semplici, la funzione s 7 Ts f (x)g(x) dx `e continua per a <e s b e olomorfa
per a < <e s < b;
(iii) esiste una costante c < /(b a) tale che per ogni f, g semplici la funzione




c|y|

s = x + iy 7 e
log Ts f (x)g(x) dx
sia limitata;
(iv) kTa+iy kp0 ,q0 M0 (y), kTb+iy kp1 ,q1 M1 (y), e le funzioni ec|y| log Mj (y), j = 0, 1, sono limitate
per qualche c < /(b a).
Allora, dati t (0, 1) e s con <e s = (1 t)a + tb, Ts `e limitato da Lpt a Lqt , dove
1t
t
1
1t
t
1
=
+
=
+
.
pt
p0
p1
qt
q0
q1
La norma di Ts dipende solo da t e dalle funzioni Mj (y).
1Per semplicit`
a le ipotesi sono riferite a V costituito dalle funzioni semplici, ma lestensione a un generico V con le propriet`
a
di densit`
a sopra indicate segue ripetendo la parte iniziale della dimostrazione del Teorema 5.1.

CAPITOLO 5

Integrazione e derivazione frazionaria


1. Integrazione e derivazione frazionaria in R
Sia f S(R). La sua primitiva f1 , normalizzata ponendo f1 () = 0, `e
x
f1 (x) =
f (t) dt = f H(x) ,

dove H, o funzione di Heaviside, `e la funzione caratteristica della semiretta positiva.


Se definiamo induttivamente fn come la primitiva di fn1 tale che fn () = 0, otteniamo
x
xn1
(x t)n1
+
f (t) dt = f
,
fn (x) =
(n 1)!
(n 1)!
dove xk+ = xk R+ (x).
Generalizzando questa formula, consideriamo loperatore di convoluzione
(1.1)

s
I+
f (x) = f

s1
x+
,
(s)

dove prendiamo s C con parte reale positiva, in modo da garantire la locale integrabilit`a del nucleo.
Accanto alloperatore (1.1) consideriamo
(1.2)

s
I
f (x) = f

s1
x
,
(s)

dove xk = |x|k R (x).


s
s
, o anche loro combinazioni lineari, si chiamano operatori di integrazione frazionaria1
, I
Gli operatori I+
di ordine s. Chiameremo nuclei di integrazione frazionaria le distribuzioni
s
I
(x) =

s1
x
,
(s)

o loro combinazioni lineari.


s
I nuclei I
formano due famiglie analitiche di distribuzioni, nel senso che, data f S, le funzioni
s
s 7 hI
, fi

sono olomorfe.
1.1. Prolungamento analitico.
Mostriamo ora come sia possibile prolungare analiticamente queste famiglie analitiche a tutto il piano
complesso.
Lemma 1.1. Se <e s > 1,
(1.3)

d s
s1
I = I
.
dx

1Per definizione, lespressione derivazione frazionaria di ordine s equivale a integrazione frazionaria di ordine s.
57

58

5. INTEGRAZIONE E DERIVAZIONE FRAZIONARIA

Dimostrazione. Se f S, si ha, per <e s > 1,


s
hI+
, f 0i =

1
(s)

xs1 f 0 (x) dx
0


1 s1
s 1 + s2

=
x f (x) dx
x f (x)

(s)
(s) 0
0
s1
= hI+
, fi ,
s
per luguaglianza (s) = (s 1)(s 1). Analogamente per I
.

s+1
Per <e s > 1, si consideri la derivata distribuzionale di I+
. Si ottiene una nuova famiglia analitica
s
che coincide con I+ per <e s > 0. Essa ne costituisce dunque il prolungamento analitico.
s+n
s
Induttivamente, si definisca I+
per <e s > n come la derivata n-esima di I+
. Questo procedimento
consente di estendere la definizione a tutto C.
s
`e il seguente.
Un modo equivalente, e pi`
u concreto, di decrivere le distribuzioni I
Supponendo per il momento <e s > 0, si scriva, per un a > 0 fissato e per f S,

s
hI+
, fi

1
=
(s)

xs1 f (x) dx
"
#
a
n1
X f (k) (0)
1
xs1 f (x)
xk dx
=
(s) 0
k!
k=0
n1
X f (k) (0) a
xs+k1 dx
+
k!(s) 0
k=0
+
1
+
xs1 f (x) dx .
(s) a
0

Usando lidentit`
a
(s) =

(s + 1)
(s + k + 1)
= =
,
s
s(s + 1) (s + k)

si ha
s
hI+
, fi

(1.4)

1
=
(s)
+
+

"

x
0

1
(s)
n1
X
k=0

s1

f (x)

n1
X
k=0

#
f (k) (0) k
x dx
k!

xs1 f (x) dx
a

s(s + 1) (s + k 1) (k)
f (0)as+k .
(s + k + 1)k!

Si noti che questa espressione `e ben definita per <e s > n, in quanto entrambi gli integrali convergono e perche la funzione 1/ `e intera. Inoltre la (1.4) dipende in modo analitico da s. Per lunicit`
a del
s
prolungamento analitico, essa fornisce dunque hI+
, f i per f S. Il valore a pu`o essere scelto a piacere.

1. INTEGRAZIONE E DERIVAZIONE FRAZIONARIA IN R

59

s
s
Analogamente, essendo hI
, f i = hI+
, f i, si ha
"
#
0
n1
X f (k) (0)
1
s
s1
k
hI , f i =
|x|
f (x)
x dx
(s) a
k!
k=0
a
1
(1.5)
|x|s1 f (x) dx
+
(s)

n1
X

(1)k

k=0

s(s + 1) (s + k 1) (k)
f (0)as+k .
(s + k + 1)k!

In particolare, per s intero non positivo, si hanno le seguenti formule.


Corollario 1.2. Se s = k, k N,
(k)

k
I+
= 0

(1.6)

(k)

k
I
= (1)k 0

Di conseguenza,
k
k
I+
f = f I+
= f (k) ,

k
k
I
f = f I
= (1)k f (k) .

Dimostrazione. Per s = k il fattore 1/ si annulla e lunico termine che non si annulla nelle (1.4) e
(1.5) `e quello di posto k nella sommatoria. Quindi
(k)

k
, f i = (1)k f (k) (0) = (1)k h0 , f (k) i = h0 , f i ,
hI+
k
e analogamente per I
.

1.2. Trasformate di Fourier.


Teorema 1.3. Per s C,
(1.7)

1s
1s
is
s
2 I
Ic
+ eis 2 I
+ = (1 s) e
+

1s
1s
is
s
2 I
+ eis 2 I
.
Ic
+
= (1 s) e

s b
s e analitica in s. E dunque
s
c
Dimostrazione. Essendo hIc
+ , f i = hI+ , f i, la famiglia di distribuzioni I+ `
sufficiente limitarsi alla striscia S = {s : 0 < <e s < 1}. Con f S, si ha, per convergenza dominata essendo
<e s > 0,
+
1
s b
xs1 fb(x) dx
hI+
, fi =
(s) 0
+
1
=
lim+
xs1 ex fb(x) dx
(s) 0 0


1
=
lim+ F s1 e R+ ()f () d ,
(s) 0 R
dove
+

F s1 e R+ () =
xs1 e(+i)x dx .
0

Consideriamo la funzione

xs1 ezx dx .

G(z) =
0

Essa `e olomorfa nel semipiano destro <e z > 0. Se z R+ , ponendo t = zx si ottiene


+  s1
dt
t
G(z) =
et
= (s)z s .
z
z
0

60

5. INTEGRAZIONE E DERIVAZIONE FRAZIONARIA

Per lunicit`
a del prolungamento analitico, questa identit`a si conserva su tutto il semipiano destro.
Lespressione z s va intesa come es log z con la determinazione fondamentale di log z.
In particolare,

F s1 e R+ () = (s)( + i)s ,
e dunque

s
c
( + i)s f () d .
hI , f i = lim
+

0+

Essendo <e s < 1, per convergenza dominata il limite pu`o essere portato dentro lintegrale. Ma
lim ( + i)s = lim es log(+i)

0+

0+

= lim+ es

1
2

log(2 + 2 )+i arctan

= eis 2 sgn x ||s




1s
1s
= (1 s) eis 2 I+
() + eis 2 I
() .
s
s
s
La formula per la trasformata di I
segue facilmente osservando che I
= (I+
).

s
.
1.3. Combinazioni pari e dispari di I

Consideriamo la distribuzione
s
s
|x|s1 = (s)I+
+ (s)I
,
inizialmente definita per <e s > 0. In base alle (1.4) e (1.5), si ha, fissando per comodit`a a = 1,

n1
[X

1
2 ]
(2k)
f
(0) 2k

x dx
|x|s1 f (x) dx =
xs1 f (x) + f (x) 2
(2k)!
R
0
k=0


xs1 f (x) + f (x) dx

+
1

n1
[X
2 ]

+2

k=0

f (2k) (0)
,
(2k)!(s + 2k)

in quanto i termini di grado dispari si annullano per simmetria. Questa definizione si estende a <e s > n,
tuttavia con poli semplici per s = 0, 2, 4, . . . .
Risulta dunque naturale eliminare questi poli dividendo |x|s1 per (s/2). Definiamo allora
Ips =

(1.8)

|x|s1
(s)
s
=
(I s + I
).
(s/2)
(s/2) +

Passando alle combinazioni dispari,


s
s
|x|s1 sgn x = (s)I+
(s)I
,

si ha

|x|s1 sgn xf (x) dx =


R

xs1 f (x) f (x) 2

n2
[X
2 ]

k=0

f
(0) 2k+1
x
dx
(2k + 1)!


xs1 f (x) f (x) dx

+
1

+2

n2
[X
2 ]

k=0

(2k+1)

f (2k+1) (0)
.
(2k + 1)!(s + 2k + 1)

1. INTEGRAZIONE E DERIVAZIONE FRAZIONARIA IN R

61

In questo caso il prolungamento analitico ha dei poli semplici per s = 1, 3, . . . . Poniamo allora
(1.9)

Ids =

|x|s1 sgn x
(s)
s
s
 =
 (I+
I
).
s+1
2
s+1
2

Le distribuzioni Ips e Ids sono combinazioni lineari di quelle viste precedentemente, tranne che per Ip2k1
e
che non si riscontrano nelle formule precedenti.
Per esempio,
+
f (x) f (x)
1
dx
hId0 , f i =
x
0

1
f (x)
= lim
dx
0
|x|> x

1
f (x)
dx ,
= p.v.

R x

fornisce, a meno del coefficiente 1/ , la distribuzione in (2.5) del Cap. 2, detta nucleo di Hilbert e indicata
con il simbolo p.v.1/x.
Analogamente
1
1
f (x) + f (x) 2f (0)
hIp1 , f i =
dx
x2
2 0
+
1
f (x) + f (x)
1

dx + f (0)
x2
2 1

+
1
f (x) + f (x) 2f (0)
dx
=
x2
2 0

1
f (x) f (0)
= lim
dx .
x2
0 |x|>
Id2k ,

Si pu`
o verificare che queste distribuzioni, come le altre Ip2k1 e Id2k , sono, a meno di coefficienti
moltiplicativi, le derivate distribuzionali di log |x|.
Si notino le identit`
a
d s
d s
I = (s 1)Ids1
I = 2Ips1
dx p
dx d
(1.10)
d2 s
d2 s
s2
I
=
2(s

1)I
I = 2(s 2)Ids2 .
p
p
dx2
dx2 d
Teorema 1.4. Valgono le seguenti formule:
(1.11)

Ibps () = 1/2 2s Ip1s ()


Ibds () = i 1/2 2s Id1s () .

Dimostrazione. Possiamo limitarci a 0 < <e s < 1. Dal Teorema 1.3 segue che

 s
F(|x|s1 ) = 2(s) cos s
||
2 


F(|x|s1 sgn x) = 2i(s) sin s


||s sgn .
2
Applicando la formula di duplicazione della funzione Gamma:
(2z) = 1/2 22z1 (z)(z + 1/2) ,
e lidentit`
a
(s)(1 s) =

,
sin s

62

5. INTEGRAZIONE E DERIVAZIONE FRAZIONARIA

si ottiene

s 1 + s

1/2 s
2(s) cos s =

2
cos s
2
2
2
2

s
2


= 1/2 2s
1+s cos s 2
1s
2 sin 2

s
1/2 s 2 
= 2
,
1s
2

e in modo analogo,

s+1

1/2 s
2 
2i(s) sin s = i 2
.
2
1 2s
Con le dovute sostituzioni si giunge alle (1.11).

Corollario 1.5. La trasformata di Fourier del nucleo di Hilbert p.v.1/x `e la funzione isgn .
2. Potenziali di Riesz in Rn
s
Estendiamo ora a Rn la parte del paragrafo precedente riguardante i nuclei pari I+
, con il Laplaciano

n
X

x2j

j=1

al posto della derivata seconda in (1.10).


Usiamo tuttavia un approccio diverso, non potento partire dal puro e semplice teorema fondamentale
del calcolo come in una dimensione. Prendendo come spunto lidentit`a
c () = ||2 fb() ,
f
ci interessa costruire distribuzioni, che chiamiamo provvisoriamente I0s , tali che Ib0s = ||s . La chiave `e data
dallintegrale Gamma,

(z) =
tz1 et dt ,
<e z > 0 ,
0

da cui segue, con un cambio di variabile, lidentit`a



2
s
1
s
(2.1)
|| =
t 2 1 et|| dt ,
(s/2) 0
per || > 0 e <e s > 0.
Lemma 2.1. Per 0 < <e s < n, lidentit`
a (2.1) vale nel senso delle distribuzioni, cio`e per ogni S,



2
s
1
||s () d =
t 2 1
et|| () d dt .
(s/2) 0
Rn
Rn
Dimostrazione. Lintegrale a secondo membro converge assolutamente, essendo, per N sufficientemente grande,





<e sn
2
2
<e s
 
t 2 1
et|| () d dt =
t 2 1
e|| d dt
t
0
Rn
0
Rn






<e sn
2

=
e||
t 2 1 dt d
n
t
R
0

||2



 <e sn
 
<e sn
2
tN
||2
1
||
1
C
e
t 2
dt d +
e
t 2
dt d
||2N
Rn
0
Rn
||2

2
C
e|| ||<e sn d .
Rn

2. POTENZIALI DI RIESZ IN Rn

E dunque lecito cambiare ordine di integrazione e quindi usare la (2.1).

63

Si ha allora, sempre per 0 < <e s < n,


hI0s , fbi = h| |s , f i



2
s
1
t 2 1
=
et|| f () d dt
(s/2) 0
Rn



2
s
1
t 2 1
=
F 1 (et|| )(x)fb(x) dx dt
(s/2) 0
Rn



|x|2
s
n
1
t 2 1
=
(4t) 2 e 4t f (x) dx dt
(s/2) 0
n
R


|x|2
sn
1
1
2
=
t
e 4t f (x) dx dt
n
(4) 2 (s/2) 0
Rn



|x|2
ns
1
=
u 2 1
eu 4 f (x) dx du .
n
(4) 2 (s/2) 0
Rn
Osservando che 0 < <e (n s) < n, si pu`o applicare la (2.1) per ottenere la formula con integrale
assolutamente convergente

ns
s
n
s
2

|x|n+s f (x) dx .
(2.2)
hI0 , f i = 2 2
2s
Rn
Definendo
(2.3)

I s (x) =

s
2

 |x|n+s ,

abbiamo dimostrato che, per 0 < <e s < n,


(2.4)

n
Ibs = 2 2s I ns ,

in analogia con la (1.11).


Osserviamo che la definizione (2.3) si applica pi`
u in generale a valori di s con <e s > 0, fornendo su
questo semipiano una famiglia analitica di distribuzioni localmente integrabili. Combinando questo con la
(2.4), si ha dunque il risultato seguente.
Teorema 2.2. La famiglia I s si estende analiticamente a ogni s C ponendo:

1
n+s

per <e s > 0


s  |x|
2
s


(2.5)
I =
n
n
1

s 1 ns

 s
= 2 2s F 1
per <e s < n .
2 2 F I
ns | |
2
La formula (2.4) si estende a ogni s C. Inoltre:
(2.6)

I 2k =

n/2
 k 0
(4)k n2 + k

I s = 2(s n)I s2 .
Dimostrazione. Le due espressioni in (2.5) coincidono sulla striscia 0 < <e s < n e sono entrambe
analitiche nel rispettivo semipiano. Quindi I s `e ben definita e analitica per s C.
Per s = 2k,
n


n
1
2 4k
2k

 ()k 0 .
I 2k = 2 4k F 1
|

|
=
n+2k
n+2k

2
2
Infine la seconda formula in (2.6) `e ricavabile direttamente per <e s > 2 e si estende per analiticit`
a. 

64

5. INTEGRAZIONE E DERIVAZIONE FRAZIONARIA

Essa pu`
o essere usata per estendere analiticamente la famiglia I s a semipiani pi`
u ampi definendo, per
<e s > 2k,
1
Is = k
k I s+2k .
2 (s n + 2)(s n + 4) (s n + 2k)
Si noti tuttavia che si creano delle forme indeterminate 0/0 per i valori s = n 2j, j = 1, . . . , k, in
quanto
1
k |x|2(kj) = 0 .
k I n+2(kj) =
( n2 + k j)
Per evitare tali forme, nel punto s = n 2j `e bene prendere k < j.
Unaltra propriet`
a dei nuclei I s `e la seguente. Essa si esprime pi`
u semplicemente in termini delle
s
distribuzioni I0 in (2.2).
Proposizione 2.3. Siano s1 , s2 C con 0 < <e s1 , <e s2 , <e (s1 + s2 ) < n. Allora la convoluzione I0s1 I0s2
`e ben definita e
I0s1 I0s2 = I0s1 +s2 .
Dimostrazione. Consideriamo le funzioni

gj (x) = |x|n+sj = 2 2sj

sj 
sj
2
nsj  I0
2

j = 1, 2 .

Scomponiamo entrambe ponendo gj0 = gj B1 , gj00 = gj c B1 . Si ha


n
gj0 Lp per p < n<e
sj ,
n
00
p
gj L per p > n<e sj .
In particolare, gj0 L1 e gj00 L , per cui le tre convoluzioni g10 g20 , g10 g200 , g100 g20 sono ben definite.
Per la convoluzione g100 g200 , essendo
n <e s2
<e (s1 + s2 ))
n <e s1
+
=2
>1,
n
n
n
1
1
n
00
00
e
`e possibile trovare p1 , p2 con pj > n<e
sj tali che p1 + p2 > 1. Per la disuguaglianza di Young, g1 g2 `
una funzione ben definita.
Questa stessa scomposizione ci consente anche di provare che per f S vale luguaglianza (essendo
g2 = g2 )

hg1 g2 , f i =

(g1 g2 )(x)f (x) dx =

g1 (x)(g2 f )(x) dx = hg1 , g2 f i ,

Rn

Rn

per cui la funzione g1 g2 rappresenta


anche la convoluzione nel senso delle distribuzioni.

Si prenda ora S con = 1 e


b D. Allora le funzioni (x) = n (x/) formano unidentit`
a
approssimata, mentre le funzioni (x) = (x)
b
hanno supporto compatto e tendono a 1 per 0. Le
funzioni
g1 = (g1 ) D
soddisfano le condizioni |g1 | Cg1 e lim0 g1 = g1 . Per convergenza dominata,
lim hg1 , g2 f i = hg1 , g2 f i .

Ma

1
hgb , gb2 fbi
(2)n 1
1
=
h ( gb1 ), gb2 fbi .
(2)n

hg1 , g2 f i =

Per la (2.2),
n

gbj () = 2 2sj

sj 
sj
2
nsj  ||
2

3. DISTRIBUZIONI OMOGENEE

65

Passando al limite,
hg1 g2 , f i = hg1 g2 , f i



s21 s22
1
n s1 +s2


=
2
||s1 s2 fb() d
1
2
(2)n
ns
ns
Rn
2
2


s21 s22
n s1 +s2
 ns2 
= 2
I0s1 +s2 f (x) dx ,
1
n
ns

R
2
2

da cui segue la tesi.

Le distribuzioni I s si chiamano anche potenziali di Riesz.


Limportanza dei potenziali di Riesz nella teoria delle equazioni alle derivate parziali `e evidenziata dal
risultato seguente, conseguenza delle (2.6).
( n 1)
Teorema 2.4. Se n > 2, la distribuzione I02 = 42n/2 |x|2n `e una soluzione fondamentale del Laplaciano,
nel senso che I02 = 0 . Quindi per ogni f S la funzione u = I02 f risolve lequazione u = f .

Se n = 2, I02 non `e definita. Una soluzione fondamentale del Laplaciano si ottiene come segue.
Proposizione 2.5. La distribuzione = 2 log |x| `e una soluzione fondamentale del Laplaciano in R2 .
Dimostrazione. Essendo I 2 = 1, si ha per (2.6),
(I s I 2 ) = 2(s 2)I s2 ,
da cui

d


I s = 2I 0 = 0 ,
ds |s=2
2

o, pi`
u precisamente,
d

hI s , f i = f (0) ,
ds |s=2
2
per ogni f S. Ma
d
ds |s=2

Essendo

 1

d
s2

I (x)f (x) dx =
|x|
f
(x)
dx
ds |s=2 2s

2
f (x) dx + log |x|f (x) dx .
= 0
(1)
s

f (x) dx = 0, si ottiene luguaglianza

f (0) = log |x|f (x) dx ,


2
da cui segue la tesi.

3. Distribuzioni omogenee
Se f S, indichiamo con fr la funzione fr (x) = rn f (r1 x).
Diciamo che una distribuzione S 0 `e omogenea di grado s C se
(3.1)

h, fr i = rs h, f i .

Esempi.
Se <e s > n, la funzione |x|s fornisce una distribuzione omogenea di grado s.
Per unicit`
a del prolungamento analitico, il potenziale di Riesz I s `e una distribuzione omogenea di
grado n + s per ogni s C.
In particolare, la delta di Dirac 0 `e omogenea di grado n.

66

5. INTEGRAZIONE E DERIVAZIONE FRAZIONARIA

la distribuzione su R2

h, f i =

y f (x, 0) dx
R

`e omogenea di grado 2.
`e omogenea di grado
Proposizione 3.1. Se S 0 `e omogenea di grado s, la sua trasformata di Fourier

n s e le sue derivate sono omogenee di grado s ||.


Dimostrazione. Poiche fbr () = f(r) = rn (f)r1 (), si ha
fr i = h, fbr i = rn h, (f)r1 i = rns h, fi = rns h,
fi .
h,
In modo analogo si dimostra lomogeneit`a delle derivate.

Lemma 3.2. Un operatore di convoluzione T f = K f soddisfa la propriet`


a T (fr ) = r (T f )r per ogni
f S se e solo se K `e omogenea di grado s = n + .
Dimostrazione. Si richiede che
T (fr )(rx) = hT, rx (fr )i = rn T f (x) = rn hT, x fi .
Ma
rx (fr )(y) = (fr )(y rx) = fr (y + rx) = rn f (r1 y + x) = (x f)r (y) ,
per cui la condizione richiesta `e che sia
hT, (x f)r i = rn hT, x fi ,
per ogni f e ogni x. Ma ci`
o equivale a dire che K `e omogenea di grado n.

Teorema 3.3. Se K `e omogenea di grado n + e non nulla, condizione necessaria per avere K Cpq `e
che sia
1 1
<e
=
.
p q
n

(3.2)

Dimostrazione. Gli spazi Lp hanno una loro omogeneit`a, nel senso che

1/p 
1/p
0
np
1
p
nnp
p
kfr kp =
r
|f (r x)| dx
=
r
|f (y)| dy
= rn/p kf kp .
Sia T f = K f limitato da Lp a Lq e tale che T (fr ) = r (T f )r per ogni f . Allora si deve avere per
ogni f
0

kT (fr )kq = r<e n/q kT f kq kT kpq kfr kp = rn/p kf kp ,


da cui
0

kT kpq r<e +n/q n/p kT kpq .


0

Se T 6= 0, deve essere r<e +n/q n/p 1 per ogni r > 0, il che costringe lesponente a essere nullo. 
Si osservi che, poiche si hanno convolutori non nulli solo per 1 p q , si possono avere convolutori
omogenei non nulli solo di grado s = n + con 0 <e n.

5. STIME Lp Lq PER OPERATORI DI INTEGRAZIONE FRAZIONARIA

67

4. Spazi Lp -deboli e il Teorema di interpolazione di Marcinkiewicz


Questo paragrafo `e preliminare allo studio degli operatori di intergrazione frazionaria tra spazi Lp .
Sia f una funzione misurabile su Rn . Si chiama funzione di distribuzione di f la funzione f () =
m{x : |f (x)| > }, definita in R+ a valori in [0, +]. La funzione f `e chiaramente non crescente, e dunque
misurabile. Ricordiamo un teorema di teoria dell misura.

Teorema 4.1. Sia 1 p < . Una funzione misurabile f `e in Lp se e solo se 0 p1 f () d < . In


tal caso

(4.1)
kf kpp = p
p1 f () d .
0

In particolare, vale la disuguaglianza di Chebichev


kf kpp
.
p
Se 1 p < . si indica con Lp, (Rn ) lo spazio delle funzioni misurabili f su Rn tali che f () Cp .
Tale spazio si chiama anche Lp -debole.
Per la disuguaglianza di Chebishev, Lp Lp, . Daltra parte la funzione |x|n/p appartiene a Lp , ma
non a Lp .
Un operatore lineare T si dice di tipo debole (p, q) se esiste una costante C tale che per ogni f Lp si
abbia

p
kf kp
T f () C
.

Ovviamente un operatore limitato da Lp a Lq , detto anche di tipo forte (p, q), `e di tipo debole (p, q).
Nella formulazione del seguente enunciato, per operatore di tipo debole (p, ) bisogna intendere limitato da
Lp a L .
Diamo senza dimostrazione il seguente teorema2.
(4.2)

m{x : |f (x)| > }

Teorema 4.2 (Teorema di interpolazione di Marcinkiewicz). Sia T un operatore lineare che sia di tipo
debole (p0 , q0 ) e di tipo debole (p1 , q1 ), con 1 p0 q0 , 1 p1 q1 , p0 6= p1 , q0 6= q1 .
Allora, dato t [0, 1] e posto
1
1t
t
1
1t
t
=
+
=
+
,
pt
p0
p1
qt
q0
q1
T `e di tipo forte (pt , qt ).
5. Stime Lp Lq per operatori di integrazione frazionaria
Passiamo ora a studiare le propriet`
a di limitatezza tra spazi Lp dei potenziali di Riesz. Osserviamo
s
innanzitutto che la distribuzione I `e omogenea di grado sn, quindi per il Teorema 3.3 dobbiamo restringerci
al caso 0 <e s n.
Naturalmente se <e s = n, il nucleo I s `e limitato, per cui I s C 1, .
Il caso <e s = 0 `e pi`
u complicato. Per la (2.5) risulta Ibs L , per cui I s C2,2 . Sicuramente I s 6 C1,1 ,
perche il nucleo non `e una misura finita. In realt`a I s Cp,p per ogni p con 1 < p < , ma la dimostrazione
richede metodi che vedremo pi`
u avanti.
Nei casi intermedi 0 < <e s < n si pu`
o avere limitatezza da Lp a Lq solo se (1/p) (1/q) = <e s/n, per
il Teorema 3.3. Sicuramente non si ha limitatezza da L1 allopportuno Lq , in quanto i nuclei non sono in
Lq , ne da Lp a L per lo stesso motivo. I casi rimanenti sono trattati nel seguente teorema.
Teorema 5.1 (Teorema di Hardy-Littlewood-Sobolev). Se 0 < <e s < n, e 1 < p < q < , con (1/p)
(1/q) = <e s/n, allora I s `e limitato da Lp a Lq .
2Si veda il libro di E.M. Stein, Singular integrals and differentiability properties of functions, Appendice B.

68

5. INTEGRAZIONE E DERIVAZIONE FRAZIONARIA

Dimostrazione. Siano s, p, q come nellenunciato. Dimostriamo per cominciare che I s `e di tipo


debole (p, q).
Dato > 0, si decomponga il nucleo (localmente integrabile) I s nella somma K + K , dove
(
(
I s (x) se |x| < r
I s (x) se |x| > r
K (x) =
K (x) =
0
altrimenti,
0
altrimenti,
con r > 0 da determinarsi in funzione di .
0
Allora K Lp e K L1 , e, posto = <e s,
n

kK kp0 Cr p ,

kK k1 Cr .

Se kf kp = 1, si ha perci`
o kf K k Cr p , mentre kf K kp Cr .
n
Si fissi ora r in modo che Cr p = /2. Si ha dunque
m{x : |I s f (x)| > } m{x : |K f (x)| > /2} + m{x : |K f (x)| > /2}
= m{x : |K f (x)| > /2}
p

kf K kp
C

 p
r
C

= Crn
= Cq ,
1
n

in quanto = 2Crn( n p ) = 2Cr q . Si conclude allora che I s `e di tipo debole (p, q).
Nel quadrato [0, 1] [0, 1] si consideri ora il segmento di equazione (1/p) (1/q) = /n privato degli
estremi. Preso un punto (1/p, 1/q) su di esso, questo `e combinazione convessa di altri due punti (1/p0 , 1/q0 ),
(1/p1 , 1/q1 ) appartenenti al segmento stesso. La conclusione segue dal Teorema di Marcinkiewicz.


La seguente estensione del Teorema 5.1 `e ovvia.


Corollario 5.2. se K(x) `e una funzione misurabile tale che |K(x)| C|x|n+ con 0 < < n, allora
K Cpq per ogni p, q tali che 1 < p < q < e (1/p) (1/q) = /n.

6. Spazi di Sobolev
Lo spazio di Sobolev L2s = L2s (Rn ), con s > 0, `e lo spazio delle funzioni f L2 tali che


2
s
2
kf kL2s = fb() 1 + ||2 d < .
Teorema 6.1. L2s `e il completamento di S rispetto alla norma k kL2s . Inoltre
kf kL2s kf k2 + kI s f k2 ,

(6.1)

per f S, per cui I s si estende per continuit`


a a L2s e (6.1) vale per f L2s .
Valgono le seguenti propriet`
a:
(i)
(ii)
(iii)
(iv)

se
se
se
in

f L2s , per ogni multiindice con || s, f L2 ;


s N, f L2s se e solo se f L2 e f L2 per ogni con || = s;
f L2s e s n2 < || < s, f Lq con 12 1q = s||
n ;
particolare, se s < n2 , L2s Lq con 12 1q = ns .

6. SPAZI DI SOBOLEV

69

Dimostrazione. Per la prima affermazione, basta dimostrare che D `e denso nello spazio L2 (s ) rispetto
alla misura ds () = (1+||2 )s d. Ogni g L2 (s ) `e approssimabile, per semplice troncamento, con funzioni
a supporto compatto. Possiamo quindi ridurci a supporre g a supporto in un intervallo [R, R]. Per funzioni
a supporto in [R1, R+1] la norma in L2 (s ) `e equivalente alla norma L2 e la conclusione segue facilmente
usando identit`
a approssimate a supporto compatto.
La propriet`
a (i) segue dalla disuguaglianza | | cs (1 + ||2 )s/2 per || s, che si ottiene trattando
separatamente i casi || 1 e || 1. Ne segue che
cs
1
k fbk2
kf kL2s .
k f k2 =
n/2
(2)
(2)n/2
Per la (ii), si osservi che per s N vale la doppia disuguaglianza
X
.
||s
||=s

Infatti i due membri sono omogenei di grado s, per cui basta restringersi alla sfera || = 1. Lunica cosa
da verificare `e allora che il secondo membro non si annulli, e questo `e ovvio. Lequivalenza
X
kf kL2s kf k2 +
k f k2
||=s

segue allora facilmente dalla formula di Plancherel.


Per la (iii), sia g L2 tale che gb = (1 + ||2 )s/2 fb. Allora

f () =
d
gb() .
(1 + ||2 )s/2
Consideriamo loperatore Tm definito dal moltiplicatore di Fourier

m() =
= ||s+|| s+||
= m1 ()m2 () .
2
s/2
(1 + || )
||
(1 + ||2 )s/2
Allora Tm = Tm1 Tm2 = cs, I s|| Tm2 . Allora Tm2 : L2 L2 perche m2 `e limitato, mentre Tm1 :
per il teorema di Hardy-Littlewood-Sobolev.

L2 Lq con 21 1q = s||
n
Per s > 0 indichiamo con J s loperatore

fb
,
(1 + | |2 )s/2
detto potenziale di Bessel di ordine s. Mentre i potenziali di Riesz I s sono, a meno di una costante, le
potenze frazionarie negative ()s/2 , i potenziali di Bessel sono J s = (I )s/2 .
Si osservi che
L2s = J s (L2 ) .
Definiamo allora, per 1 p < ,
Lps = J s (Lp ) ,
con la norma


kf kLps = (J s )1 f p
J s f = F 1

(liniettivit`
a di J s `e ovvia).
E naturale porsi la domanda se le propriet`a del Teorema 6.1 si estendono a p 6= 2 (con le ovvie modifiche
negli esponenti). Non siamo in grado di dimostrarlo ora, cos` come non siamo in grado di dimostrare
linclusione (ovvia per p = 2) Lps Lp e la sua continuit`a nel caso generale. Si noti che questo equivale a
dire che
(1 + ||2 )s/2 Mp,p .
Rinviamo al prossimo capitolo i risultati che portano a una migliore comprensione degli spazi Mp,p .

CAPITOLO 6

Nuclei di Calder
on-Zygmund
e moltiplicatori di Mihlin-H
ormander
1. La funzione massimale di Hardy-Littlewood
Data f L1loc (Rn ), la funzione
(1.1)

1
M f (x) = sup
|B(x,
r)|
r>0

|f (y)| dy
B(x,r)

si chiama funzione massimale di Hardy-Littlewood di f e loperatore sublineare M : f 7 M f operatore


massimale di Hardy-Littlewood.
Lemma 1.1. La funzione M f `e misurabile.
Dimostrazione. Per ogni r > 0, la funzione



1
1
(1.2)
Fr (x) =
|f (y)| dy = |f |
B(0,r) (x) ,
|B(x, r)| B(x,r)
|B(0, r)|
`e continua. Dati 0 e x0 tale che M f (x0 ) > , esiste r tale che Fr (x0 ) > . Allora M f (x) Fr (x) >
per x in un intorno di x0 . Quindi M f `e semicontinua inferiormente, e dunque misurabile.

Ci interessa ora discutere per quali p M `e di tipo forte o debole (p, p). La restrizione a q = p `e imposta
dalla seguente considerazione.
Lemma 1.2. Se M `e di tipo debole (p, q), allora p = q.
Dimostrazione. Ponendo fr (x) = f (rx), si hanno le identit`a
n

kfr kp = r p kf kp ,

M fr (x) = M f (rx) ,

per cui
M fr () = rn M f () .
Se M `e di tipo debole (p, q), esiste C > 0 tale che, per ogni r > 0,

 kf k q
q
kf kp q
r p
M f () = rn M fr () Crn
= Crn 1 p
.

Se fosse p 6= q, facendo tendere r a 0 oppure a la costante C potrebbe essere ridotta al valore 0, il che
implicherebbe M f = 0 per ogni f Lp .

Accanto alla funzione massimale M , `e utile considerare alcune sue varianti, per esempio

1
M1 f (x) = sup
|f (y)| dy ,
xB |B| B

(1.3)
1
M2 f (x) = sup
|f (y)| dy ,
j
jZ |B(x, 2 )| B(x,2j )
o anche, sostituendo alle palle B i cubi Q,
(1.4)

1
M3 f (x) = sup
|Q|
xQ
71

|f (y)| dy ,
Q

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

72

ecc. Si vede facilmente che le funzioni M f, M1 f, M2 f, M3 f sono misurabili (pi`


u precisamente semicontinue
inferiormente) e che si dominano a vicenda con costanti assolute, per cui sono di fatto intercambiabili per i
nostri fini. Per esempio,
M f (x) M1 f (x) 2n M f (x) .
Il primo risultato, ovvio, `e il seguente:
Lemma 1.3. M `e di tipo forte (, ).
Prendiamo ora laltro valore estremo, p = 1. Il risultato `e decisamente negativo.
Proposizione 1.4. Se M f L1 (Rn ), allora f 0.

Dimostrazione. Se f non `e identicamente nulla, esiste una palla B di centro 0 e raggio r tale che
|f
(y) dy > 0. Dato x, si prenda la palla Bx di centro x e raggio |x| + r. Poiche Bx contiene B, si ha
B

1
1
c
M f (x)
|f (y)| dy
|f (y)| dy
,
|Bx | Bx
|Bx | B
(|x| + r)n

per cui M f 6 L1 .

Tuttavia M risulta di tipo debole (1,1). Per dimostrare ci`o occorre utilizzare la seguente versione del
lemma di ricoprimento di Vitali.
Lemma 1.5. Sia {Bj = B(xj , rj )}jJ un ricoprimento finito di un insieme E di misura finita mediante palle.
Esiste allora un sottoricoprimento {Bj }jJ 0 di palle a due a due disgiunte e tali che, posto Bj = B(xj , 3rj ),
si abbia
[
E
Bj .
jJ 0

In particolare,
[



Bj 3n |E| .

(1.5)

jJ 0

Dimostrazione. Sia Bj1 una palla che abbia misura massima. Induttivamente si prenda Bjk+1 in modo
che abbia misura massima tra le palle disgiunte da Bj1 Bjk . Ovviamente il procedimento si arresta
dopo un numero finito di passi, precisamente quando non ci sono pi`
u palle disgiunte da Bj1 Bjk .
Poniamo J 0 = {j1 , . . . , jk }.
Se B `e una palla, indichiamo con B la palla con lo stesso centro e raggio triplo.
Sia B 0 una delle palle avanzate. Necessariamente essa interseca almeno una di quelle selezionate. Sia `
il primo intero ` tale che B 0 Bj` 6= . Allora il raggio di Bj` `e maggiore o uguale al raggio di B 0 , si ha
B 0 Bj` .
Di conseguenza
E

Bj

Bj ,

jJ 0

jJ

per cui
|E|

X
jJ 0

|Bj | = 3n

X
jJ 0

[



|Bj | = 3n
Bj .

jJ 0


Teorema 1.6. Loperatore M `e di tipo debole (1, 1).


2. DECOMPOSIZIONI DI WHITNEY E DI CALDERON-ZYGMUND

73

Dimostrazione. Data f L1 (Rn ) e dato > 0, sia E = {x : M f (x) > }. Per il Lemma 1.1, E `e
misurabile, per cui la sua misura `e lestremo superiore delle misure dei suoi sottoinsiemi compatti. Sia E un
sottoinsieme compatto di E .
Preso x E, essendo M f (x) > , esiste una palla Bx con centro in x tale che

1
|f (y)| dy > ,
|Bx | Bx

1
|f (y)| dy .
|Bx |
Bx
Per la compattezza di E, si estragga da {Bx } un sottoricoprimento
finito, e quindi, applicando il Lemma
P
15.4, un sottoinsieme finito {Bxj } di palle disgiunte tali che j |Bxj | 3n |E|. Si ha allora

X
3n X
kf k1
n
.
|Bxj |
|f (y)| dy 3n
|E| 3
j Bx j

ossia

Di conseguenza |E | 3n kf k1 /.

Possiamo ora applicare il Teorema di interpolazione di Marcinkiewicz per ottenere quanto segue.
Corollario 1.7. Se 1 < p , M `e di tipo forte (p, p).

2. Decomposizioni di Whitney e di Calder


on-Zygmund

Dimostriamo una formula di scomposizione di funzioni integrabili, dipendente da un parametro di altezza > 0. La funzione integrabile f viene scomposta nella somma di due termini, f = g + b , dove la
parte buona g `e limitata da , mentre la parte cattiva b ha comunque due propriet`a buone:
ha supporto su un insieme di misura controllata da ;
`e una somma di atomi, ciascuno dei quali ha media nulla e supporto in una palla, sulla quale il
valor medio del modulo `e controllato da .
` possibile decomporre
Teorema 2.1 (Decomposizione di Calder
on-Zygmund). Sia f L1 (Rn ) e sia > 0. E
f come

X
f (x) = g (x) +
b
j (x)
j=0

in modo che
(i) |g (x)| quasi ovunque;

(ii) le funzioni b
j hanno supporto in palle Bj e sono tali che

1
b
(x)
dx
=
0
,
|b
j
j (x)| dm(x) ;
m(Bj )
P
C

(iii)
j m(Bj ) kf k1 .
La dimostrazione `e basata sul seguente lemma, che ambientiamo in un generico spazio metrico.
Lemma 2.2 (Lemma di ricoprimento di Whitney). Sia (X, d) uno spazio metrico, sia F X un chiuso
proprio non vuoto, e sia A il suo complementare. Esiste una famiglia numerabile di palle Bj = B(xj , rj ) A
tali che
(i) le palle Bj sono a due a due disgiunte;
(ii) lunione delle palle Bj = B(xj , 3rj ) `e uguale a A;
(iii) ogni palla Bj = B(xj , 9rj ) ha intersezione non vuota con F .

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

74

Dimostrazione. Per ogni x A, sia dx = d(x, F ) e si prenda Bx = B(x, dx /6). Si considerino le


famiglie di tali palle i cui elementi siano a due a due disgiunti, e tra tali famiglie se ne scelga una massimale,
che indichiamo come {Bj = Bxj }jJ , con raggi rj = dxj /6.
Chiaramente, Bj Bj A, mentre Bj F 6= . Rimane dunque da verificare la (ii).
Sia x A. Per la massimalit`
a della famiglia {Bj }, la palla Bx interseca una delle Bj . Vogliamo mostrare
che x Bj . Se y Bx Bj , si ha
d(x, xj ) d(x, y) + d(y, xj ) <

1
(dx + dxj ) .
6

Sia ora z F tale che d(xj , z) < (3/2)dxj . Allora


dx d(x, z) d(x, xj ) + d(xj , z) <

1
3
(dx + dxj ) + dxj ,
6
2

ossia dx 2dxj e dunque


d(x, xj ) <

1
dx = 3rj .
2 j

Dimostrazione del Teorema 2.1. Sia A = {x : M1 f (x) > }, con da determinarsi, e si costruiscano le palle Bj come nel Lemma 2.2. Si ponga quindi

[
Q0 = B0 \
B`
`1

Q1 = B1 \ Q0

B`

`2

...

Qj = Bj \

Q`

`<j

B` .

`>j

Bj .

I Qj danno una partizione di A e Bj Qj


Quindi, con Bj = B(xj , rj ),

1
1
|f (x)| dm(x)
|f (x)| dm(x)
m(Qj ) Qj
m(Bj ) Bj

3n

|f (x)| dm(x)
m(Bj ) Bj
3n M1 f (xj )
3n .
In particolare, se
j =

1
m(Qj )

f (x) dm(x) ,
Qj

risulta
|j | 3n .
Si ponga allora
g = f X\A +

j Qj .

Poiche |f (x)| M1 f (x) quasi ovunque, risulta


|g (x)| 3n
quasi ovunque.


3. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND

75

Si ponga ora
b
j = (f j )Qj .

Allora b
ha
supporto
nella
palla
B
,
ha
integrale nullo e
j
j

1
1
m(Qj )
|b
(x)|
dm(x)

|f (x)| dm(x) +
| |
j
m(Bj )
m(Bj ) Qj
m(Bj ) j
(1 + 3n ) .
Quindi se = 1/(1 + 3n ) e Bj = Bj , le condizioni (i) e (ii) sono verificate. Quanto alla (iii), abbiamo
X
X
kf k1
m(Bj ) 3n
m(Bj ) 3n m(A) 3n

j
j
per il Teorema 1.6.

3. Nuclei di Calder
on-Zygmund
Definizione 3.1. Una funzione K(x) localmente integrabile su Rn \ {0} soddisfa la condizione di Calder
onZygmund se esiste una costante C tale che per ogni h 6= 0



K(x + h) K(x) dx C .
(3.1)
|x|>4|h|

Vediamo alcuni esempi rilevanti.


Esempio 1.
Sia K(x) una funzione di classe C 1 fuori dallorigine che soddisfi la condizione
C
(3.2)
|K(x)|
.
|x|n+1
Si noti per inciso che la (3.2) implica che
|K(x)|

C
.
|x|n

Una tale K soddisfa la (3.1). Infatti, se |h| < |x|/4,




K(x + h) K(x) |h| max |K(x + th)| C |h| ,
0<t<1
|x|n+1
in quanto |x + th| 34 |x|. Quindi



K(x + h) K(x) dx C|h|
|x|>4|h|

|x|n1 dx = C 0 .

|x|>4|h|

Soddisfano la (3.2) le funzioni


K(x) =

(x0 )
|x|n+i

quando `e di classe C 1 sulla sfera.


Esempio 2.
La condizione (3.2) pu`
o essere rilassata come segue. Si supponga che esista > 0 tale che, se |h| < |x|/4,
(3.3)

|K(x + h) K(x)| C

|h|
.
|x|n+

Rientrano in questo caso i nuclei della forma K(x) = (x0 )|x|n , dove soddisfa una condizione di
H
older di ordine > 0 sulla sfera:
|(x0 ) (y 0 )| c|x0 y 0 | .

76

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

Infatti, presi x, h con 0 < |h| < |x|/4, si ha







(x + h)0 (x0 )

1
1
0
|K(x + h) K(x)|
+ |(x )|
n
|x + h|n
|x + h|n
|x|
!



(x + h)0 x0
1
1
C
+
n .
|x + h|n
|x + h|n
|x|
Per il teorema del valor medio



1
|h|
1

|x + h|n |x|n c |x|n+1 .
Vale inoltre la disuguaglianza


(x + h)0 x0 c |h| ,
|x|
come si pu`
o verificare riducendosi prima, per omogeneit`a, al caso |x| = 1 e poi con considerazioni elementari
di geometria piana. In definitiva


|h|
|h|
|h|
|K(x + h) K(x)| C
+

C
.
|x|n+
|x|n+1
|x|n+
Vedremo altri esempi pi`
u avanti.
Una distribuzione K S 0 (Rn ) si dice un nucleo di Calder
on-Zygmund se
(i) fuori dallorigine K coincide con una funzione K(x) che soddisfi la (3.1);
L .
(ii) K C22 , ossia K
Nella parte rimanente di questo paragrafo dimostreremo il seguente teorema.
Teorema 3.2. Sia K un nucleo di Calder
on-Zygmund. Allora loperatore T f = f K `e di tipo debole (1, 1)
e limitato su Lp per 1 < p < .
Dimostrazione. Dimostriamo che T `e di tipo debole (1,1). Sia f L1 . Dato > 0, si consideri la
decomposizione di Calder
on-Zygmund
f (x) = g(x) +

bj (x) ,

j=0

P
come dal Teorema 2.1, corrispondente al valore di fissato. Se b(x) = j bj (x), si ha




{x : |T f (x)| > 2} {x : |T g(x)| > } + {x : |T b(x)| > } .
Indichiamo con Bj = B(xj , rj ) palle con supp bj Bj e soddisfacenti le condizioni (ii) e (iii) dellenunciato.
Osserviamo ora che g L2 ; pi`
u precisamente, con le notazioni della dimostrazione del Teorema 2.1,

kgk22 =

|f (x)|2 dx +

Rn \A

|f (x)| dx +
Rn \A

|j |2 dx

Qj

2 |Qj |

Ckf k1 .
2

Poiche T `e limitato su L e per la disuguaglianza di Chebishev,


3. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND

77

2


{x : |T g(x)| > } kT gk2
2
kgk2
C 22

kf k1
C
.

Passiamo ora a T b. Poniamo Bj0 = B(xj , 4rj ). Se x 6 Bj , si ha


T bj (x) =
K(x y)bj (y) dy =
K(x y) K(x xj ) bj (y) dy ,
Bj

Bj

in quanto bj ha integrale nullo. Si osservi che x y non `e mai nullo per y nel supporto di bj .
Allora



K(x y) K(x xj ) |bj (y)| dy dx
|T bj (x)| dx
Rn \Bj0

Rn \Bj0

Bj

|bj (y)|

=
Bj

Rn \Bj0



K(x y) K(x xj ) dx dy .

Ponendo t = x xj , si ha



K(x y) K(x xj ) dx =
Rn \Bj0



K(t + xj y) K(t) dt

|t|>4rj



K(t + xj y) K(t) dt

|t|>4|xj y|

C .

In conclusione

|T bj (x)| dx C|Bj | .
Rn \Bj0

Di conseguenza

|T b(x)| dx C
Rn \

Bj0

|Bj | Ckf k1 .

Per la disuguaglianza di Chebishev,


[


kf k1
{x 6
Bj0 : |T b(x)| > } C
.

j
S
Rimane da considerare la misura dellinsieme {x j Bj0 : |T b(x)| > }. Ma questa `e sicuramente
minore o uguale a
[ X
X
kf k1


|Bj0 | C
|Bj | C
.
Bj0

j
j
j
Abbiamo cos` dimostrato che T `e di tipo debole (1,1). Essendo limitato su L2 , esso `e limitato su Lp ,
1 < p 2, per il Teorema di interpolazione di Marcinkiewicz. La limitatezza per 2 < p < segue per
dualit`
a.

Corollario 3.3. I seguenti operatori sono di tipo debole (1, 1) e limitati su Lp per 1 < p < :
la trasformata di Hilbert in R:

1
(3.4)
Hf (x) = p.v. f (x y) dy ;
y

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

78

le trasformate di Riesz in Rn , n 2:
(3.5)

f (x y)

Rj f (x) = p.v.

yj
dy ;
|y|n+1

i potenziali di Riesz (o operatori di integrazione frazionaria) I i di ordine immaginario, con 6= 0.


Dimostrazione. Fuori dallorigine i nuclei sono del tipo considerato nellEsempio 1, e dunque soddisfano la (3.1). Quanto alle trasformate di Fourier, i casi (1) e (3) sono gi`a stati considerati nei paragrafi 10
e 11. Per le trasformate di Riesz, vale la relazione
p.v.

xj

1
=c
.
|x|n+1
xj |x|n1

Poiche la trasformata di Fourier di |x|n+1 `e una costante per ||1 , si ha




xj
j
F p.v. n+1 = c
,
|x|
||
e dunque `e limitata.

4. Condizione di Calder
on-Zygmund e limitatezza in L2
Il Teorema 3.2 richiede che si sappia a priori che loperatore T f = f K sia limitato1 su L2 . In alcuni
casi particolari, come quelli indicati nel Corollario 3.3, ci`o `e desumibile direttamente dalla formula esplicita
della trasformata di Fourier del nucleo.
Vediamo in questo paragrafo alcune situazioni di carattere generale cui si applica il Teorema 3.2. Le
ipotesi aggiuntive sul nucleo sono di due tipi
(a) ipotesi di media nulla;
(b) ipotesi di regolarit`
a leggermente pi`
u forti della (3.1).
` utile cercare condizioni di regolarit`a quanto pi`
E
u deboli possibile. In generale la sola condizione di
Calder
on-Zygmund (3.1) non `e sufficiente, mentre quelle considerate negli esempi del paragrafo 18 risultano
essere pi`
u forti del necessario.
Si dice che una funzione f L1 (Rn ) soddisfa una condizione L1 -Lipschitz di ordine > 0, o che

f B1
, se esiste una costante c tale che2

(4.1)
|f (x + h) f (x)| dx c|h|
per ogni h Rn . Si pone in tal caso
(4.2)

kf kB1
= kf k1 + sup |h|

|f (x + h) f (x)| dx .

h6=0

Si osservi che la norma (4.2) `e equivalente a ciascuna delle norme

kf kB1
= kf k1 + sup |h|
|f (x + h) f (x)| dx .

0<|h|<a

Infatti basta maggiorare, per |h| a,

|h|
|f (x + h) f (x)| dx 2a kf k1 .
1Le ipotesi possono essere modificate supponendo che T sia limitato su Lq per qualche q, 1 < q < ; si veda Stein,

Harmonic Analysis p.19. Tuttavia per operatori di convoluzione la condizione pi`


u naturale `
e la limitatezza in L2 .
2Si dimostra che se f B e > 1, allora f = 0.
1


4. CONDIZIONE DI CALDERON-ZYGMUND
E LIMITATEZZA IN L2

79

Le condizioni di Lipschitz integrali sono localmente pi`


u deboli delle ordinarie condizioni di Lipschitz (o
di H
older).
Esempio.
Per 0 < < 1, sia f (x) = |x|n+ (x), dove `e una funzione C a supporto compatto uguale a 1 sulla
palla unitaria. Se |h| < 1/10,



|x + h|n+ (x + h) |x|n+ (x) dx



|x + h|n+ (x + h) |x|n+ (x) dx

|x|>2|h|

+2
|x|n+ |(x)| dx
|x|<3|h|

n+1
C|h|
|x|
dx + C
|x|n+ dx
|x|>2|h|

|x|<3|h|

3|h|

r2+ dr + C

= C|h|
2|h|

r1+ dr
0

= C|h| .

Dunque f B1
.

`e definito, per 0 < < 1 e 1 p, q , come lo spazio delle


Pi`
u in generale, lo spazio di Besov Bpq
p
funzioni f L tali che

1/q


q dh
se q <
kf kp +
(|h| kh f f kp ) |h|
n
=
kf kBpq
kf k + sup

kh f f kp
se q = .
p
h6=0 |h|

Lemma 4.1. Se f B1
, allora

(1 + ||)
|f()| Ckf kB1
.

Dimostrazione. Si osservi che




ix

f () = f (x)e
dx = f x + 2 eix dx .
||
Quindi




|f()| = f x + 2 eix dx f (x)eix dx


2
||





1

dx

f
x
+

f
(x)


2
2
||

C|| kf kB1
.

Daltra parte,

|f()| kf k1 kf kB1
.
Utilizzando la prima maggiorazione per || grande e la seconda per || piccolo, si ha la tesi.

Rinviamo alla fine del paragrafo la dimostrazione del seguente teorema.

Teorema 4.2. Se f B1
, allora f Lp per ogni p <

n
n .

Dati una funzione f e j Z, poniamo f (j) (x) = 2nj f (2j x).


Teorema 4.3. Si consideri una famiglia {j }jZ di funzioni con le seguenti propriet`
a:
(a) supp j {x : 12 |x| 4};

80

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

(b) j (x) dx = 0;

(c) kj kB1
C per ogni j.
P
(j)
Allora la serie jZ j converge in S 0 a un nucleo di Calder
on-Zygmund.
Dimostrazione. Per f S poniamo
X (j)
X (j)

j (x)f (x) dx .
j (x) f (x) f (0) dx +
(4.3)
hK, f i =
j<0

j0

Le due serie convergono assolutamente. Infatti per la prima si




(j)
j (x) f (x) f (0) dx kf k

ha
(j)
(x) |x| dx
j



= 4 2j kf k j (x) dx

C2j kf k ,
mentre per la seconda





(j)
j (x)f (x) dx

|x|> 12




j (x) f (2j x) dx



|x|f

1
2 <|x|<4



j (x) 1 dx
2j |x|



C2j |x|f .
` inoltre evidente che fuori dallorigine K coincide
Quindi (4.3) definisce una distribuzione temperata. E
con la funzione
X (j)
K(x) =
j (x) .
jZ

La convergenza della serie `e garantita dal fatto che per quasi ogni x 6= 0 solo tre termini sono diversi da
zero.
L . Per il Lemma 4.1, |j ()| C(1 + ||) . Inoltre dalla (b) di ricava che
Dimostriamo che K




ix

1 dx
|j ()| = j (x) e



|j (x)| eix 1 dx

|| |j (x)||x| dx
C|| .
Per 6= 0, consideriamo la serie
X (j) X

() =
j (2j )
j
jZ

jZ

2j || + C

2j ||1

= C||

X
2j ||1

(2j ||)

2j ||>1

2j + C||

2j

2j >||1

C .
Quindi la serie
limitata.

(j)
j ()
jZ

converge quasi ovunque e nel senso delle distribuzioni a una funzione


4. CONDIZIONE DI CALDERON-ZYGMUND
E LIMITATEZZA IN L2

81

Dimostriamo infine che K(x) soddisfa la condizione (3.1). Supponiamo che 1/2 |h| < 1 e consideriamo

X


(j)

K(x + h) K(x) dx
(x + h) (j) (x) dx .
j
j
|x|>4|h|

jZ

|x|>4|h|

Per lipotesi (a), solo i valori di j 2 intervengono nella somma. Quindi

|x|>4|h|


X


(j)

K(x + h) K(x) dx
(x + h) (j) (x) dx
j
j

j=2




2nj j 2j (x + h) j (2j x) dx

j=2

X
j=2



j (y + 2j h)) j (y) dy
2j = c0 .

j=2

Dato poi un generico h 6= 0, si prenda m Z in modo che 2m1 |h| < 2m . Posto h0 = 2m h e
y = 2m x, si ha


(m)


K (y + h0 ) K (m) (y) dy .
K(x + h) K(x) dx =
|y|>4|h0 |

|x|>4|h|

Ma si osservi che K (m) =


della dimostrazione.

jZ

(j+m)

ha la stessa forma di K. Si pu`o quindi applicare la prima parte




Corollario 4.4. Sia una funzione sulla sfera tale che


(4.4)
(4.5)

|(x0 ) (y 0 )| c|x0 y 0 | ;

(x0 ) dx0 = 0 .
S n1
0
n

ove 0 < 1. Sia K la distribuzione p.v.(x )|x|


Lp per 1 < p < .

. Allora T f = f K `e di tipo debole (1, 1) e limitato su

Dimostrazione. Per quanto visto nellEsempio 2 del paragrafo 18, se |h| < |x|/4,
|K(x + h) K(x)| C

|h|
.
|x|n+

Sia D = {x : 1 < |x| < 2} e si ponga


P (x) = K(x)D (x).
Si verifica facilmente che la serie jZ (j) converge a K nel senso delle distribuzioni. Evidentemente
soddisfa le ipotesi (a) e (b) del Teorema 4.3. Quanto alla (c) si ha, per |h| < 1/4,

|(x + h) (x)| dx =
|K(x + h) K(x)| dx
D(Dh)

+
|K(x)| dx +
|K(x + h)| dx

D\(Dh)

C
|x|>1

(Dh)\D

|h|
dx + C|D \ (D h)| + C|(D h) \ D| .
|x|n+

Ma queste due ultime misure sono maggiorabili con una costante per |h|. Pertanto

|(x + h) (x)| dx C|h| + C|h| C 0 |h| .

82

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

Se invece |h| 1/4,

|(x + h) (x)| dx 2

|(x)| dx C C 0 |h| .

Dunque B1
, da cui la tesi per il Teorema 4.3.

Teorema 4.5. Sia {j }jZ L1 (Rn ) una famiglia di funzioni per cui esistano costanti , , C > 0 per cui
valgano le seguenti propriet`
a:

(a) |j (x)|(1 + |x|) dx C;


(b) j (x) dx = 0;

(c) kj kB1
C.
P
(j)
Allora la serie jZ j converge in S 0 a un nucleo di Calder
on-Zygmund.
a

Dimostrazione. Come per il Teorema 4.3, mostriamo che la serie converge nel senso delle distribuzioni
X (j)
X (j)

hK, f i =
j (x) f (x) f (0) dx +
j (x)f (x) dx .
j<0

j0

Nella prima sommatoria maggioriamo


(
2kf k
|f (x) f (0)|
kf k |x|
da cui, potendo noi supporre che 1,
|f (x) f (0)| Ckf k(1) |x| .
Di conseguenza,



(j)
|j (x)| f (x) f (0) dx Ckf k(1)

2nj |j (2j x)||x| dx

j
= Ckf k(1) 2
|j (x)||x| dx

Ckf k(1) 2j .
Quindi la prima sommatoria converge. Per la seconda applichiamo il Teorema 4.2. Sia p <

(j)
(j)
|j (x)||f (x)| dx kj kp kf kp0

n
n .

Allora

= 2nj/p kj kp kf kp0
0

nj/p
2
Ckf k(N ) kj kB1
0

Ckf k(N ) 2nj/p .


Dunque anche la seconda serie converge.
Mostriamo ora che fuori dallorigine K `e una funzione. Sia A un aperto relativamente compatto in
n
Rn \ {0}. Allora, sempre con p < n
,
X
X
(j)
|j (x)| dx =
|j (x)| dx
jZ

2j

ed entrambe le serie convergono.

2j A

|j (x)||x| dx +
2j A

j<0

j<0

jZ

+C

X
j0

X
j0

nj/p0

|2j A|1/p kj kp


4. CONDIZIONE DI CALDERON-ZYGMUND
E LIMITATEZZA IN L2

83

Verifichiamo ora la condizione di Calderon-Zygmund. Se 1/2 |h| 1,

X
(j)



(x + h) (j) (x) dx
K(x + h) K(x) dx
j
j
|x|>4|h|

|y|>2j+1

jZ

2
2

X
j<0

|y|>2j



j (y + 2j h) j (y) dy
X

j (y + 2j h) j (y) dy
|j (y)| dy +
j0

|j (y)||y| dy + C

|y|>2j

j<0

|x|>2

jZ

2j + C

j<0

2j

j0

2j .

j0

Per h 6= 0 generico si procede come nel Teorema 4.3.


Infine consideriamo la trasformata di Fourier di K. Per il Lemma 4.1,
|j ()| C(1 + ||) .
Inoltre, dalle due stime |eix 1| |||x| e |eix 1| 2 si ricava che
|eix 1| C|| |x| .
Quindi




|j ()| = j (x) eix 1 dx



|j (x)| eix 1 dx

C|| |j (x)||x| dx
C|| .
L si conclude come per il Teorema 4.3.
La dimostrazione che K

Vedremo nel prossimo paragrafo una importante applicazione del Teorema 4.5. Concludiamo invece qui
dimostrando il Teorema 4.2.

Lemma 4.6. Una funzione f L1 `e in B1


se solo se

(4.6)

f=

fj ,

j=0

con fj C e
(4.7)

kfj k1 C2j ,

kfj k1 C2(1)j .

Inoltre kf kB1
`e equivalente allestremo inferiore delle costanti C al variare di tutte le decomposizioni
(4.6) per cui valgano le (4.7).

Dimostrazione. Sia f B1
e si prenda una identit`a approssimata (con = 2j ) j (x) = 2nj (2j x),

dove `e C a supporto nella palla unitaria. Si ponga

j (x) = j (x) j1 (x) ,


e quindi
f0 = f 0 ,

fj = f j per j 1 .

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

84

Si osservi che

nj

j (x) = 2 0 (2 x) ,

j (x) dx = 0 ,

|j (x)| dx C .

Allora, per j 1,





kfj k1 = f (x y)j (y) dy dx






f (x y) f (x) j (y) dy dx
=



|j (y)| f (x y) f (x) dx dy

|j (y)||y| dy
kf kB1

(4.8)

|y|2j+1
j

2
Ckf kB1

Si osservi anche che


j
0 j
(x) = 2(n+1)j
(2 x) ,
xk
xk
per cui


j

j


xk (x) dx C2 .
Inoltre si ha banalmente che

j
(x) dx = 0 .
xk

Sostituendo nella (4.8) j con j /xk , si ottiene quindi




fj

Ckf kB 2(1)j .

(x)

xk
1
Quanto a f0 , essa `e ovviamente in L1 insieme alle sue derivate parziali.
Inoltre
N
X
j=0

fj = f 0 +

N
X


f 2j 2j+1 = f 2N ,

j=1

per cui la serie delle fj converge a f in L1 .


Viceversa, si supponga di avere una successione fj che soddisfi le (4.7) con una data costante C. Allora


X
X

C
f
2j cC .
j


j=0
j=0
1

Inoltre,se |h| < 1,


4. CONDIZIONE DI CALDERON-ZYGMUND
E LIMITATEZZA IN L2

|f (x + h) f (x)| dx

|fj (x + h) fj (x)| dx

j=0



h fj (x + th) dt dx
0

2j <|h|1

+2

|fj (x)| dx

2j |h|1

|h|

kfj k1 dt + C
0

2j <|h|1

2(1)j + C

kfj k1

2j

2j |h|1

2j <|h|1

cC|h||h|

X
2j |h|1

C|h|



fj (x + th) dx dt + 2

2j <|h|1

|h|

85

2j

2j |h|1

+ cC|h|

cC|h| .




Lemma 4.7. Sia f L1 e si supponga che anche le derivate parziali j f siano in L1 . Allora f Lp per
n
p < n1
e per tali p
kf kp Cp (kf k1 + kf k1 ) .
Dimostrazione. Se n = 1 la tesi vale anche per p = e la dimostrazione `e molto semplice. Infatti

x


f 0 (t) dt kf 0 k1 .
|f (x)| =

Scomponendo allora f in due parti, secondo che |f | 1, si ha


kf kp kf k1 + kf k kf k1 + kf k1 .
Supponiamo dunque n 2.

Essendo d
j f () = ij f (), si ha
f() =

n
X
ij d
f () .
2 j
||
j=1

j () = ij /||2 . Allora
Sia Hj la distribuzione tale che H
f =

n
X

Hj j f .

j=1

Se n 2, sapendo dal Teorema 2.4 e dalla Proposizione 2.5 che


(

cn F |x|n+2
se n 3
2

|| =
c2 F log |x|
se n = 2 ,
si ricava che
(4.9)

Hj (x) = cn j

n1/|x|n2 o
xj
= c0n n .
log |x|
|x|

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

86

In particolare, Hj `e localmente integrabile e


|Hj (x)|

(4.10)

C
.
|x|n1

Decomponiamo Hj nella somma Hj0 + Hj , dove Hj0 si annulla per |x| > 1 e Hj per |x| < 1. Per la
(4.10), Hj0 L1 per p < n/(n 1) e Hj Lq per q > n/(n 1).
Dunque
n
n
n
X
X
X
f (x) =
Hj j f (x) =
Hj0 j f (x) +
Hj j f (x) = f 0 + f .
j=1

j=1

j=1

Inoltre, se p < n/(n 1) e q > n/(n 1),


kf 0 kp

n
X

kHj0 kp kj f (x)k1 Cp kf k1

j=1

kf kq

n
X

kHj kq kj f (x)k1 Cq kf k1 .

j=1

In particolare f 0 L1 , da cui si deduce che f = f f 0 L1 , con


kf k1 C (kf k1 + kf k1 ) .
Allora, se p < n/(n 1) < q, posto

1
p

1
1

+ q ,

kf kp kf k1
kf kq Cp kf k1
kf k1 Cp (kf k1 + kf k1 ) .
1
1




Dimostrazione del Teorema (4.2). Decomponiamo f =


kfj k1 C2j ,

j=0

fj come nella (4.6), con

kfj k1 C2(1)j .

Applicando il Lemma 4.7, se q < n/(n 1),



kfj kq Cq 2j + 2(1)j Cq 2(1)j
per ogni j.
Prendiamo ora p < n/(n ). Introduciamo un q, che verr`a detrminato pi`
u avanti, con 1 < p < q <
n/(n 1) e sia tale che

1
=1+ .
p
q

(4.11)
Per la disuguaglianza di H
older si ha
kfj kp

kfj k1
kfj kq
1

j (1)+(1)

Cq 2

= Cq 2j() .

SiPtratta allora di verificare che si pu`


o scegliere q < n/(n 1) in modo che risulti < ; in tal caso la
serie j kfj kp converge e si ottiene che f Lp .
Riscriviamo allora la (4.11) nella forma
1
1
= 0 ,
p0
q
dove

1
p0

<

`e dato e si vuole

1
q0

<

1
n.

Basta allora prendere tale che

n
p0

< < per avere

1
q0

1
p0

<

1
n.


5. MOLTIPLICATORI DI FOURIER E CONDIZIONE DI MIHLIN-HORMANDER

87

5. Moltiplicatori di Fourier e condizione di Mihlin-H


ormander
` interessante cercare condizioni sul moltiplicatore m che assicurino che T si estende a un operatore
E
limitato su Lp per qualche p. Poiche Cpp C22 , bisogna per prima cosa richiedere che T sia limitato su L2 ,
ossia, in base al Teorema 7.9, che m L .
La condizione di Mihlin-H
ormander, che ora vedremo, `e pi`
u restrittiva ed assicura la limitatezza su Lp
per ogni p (1, ). Essa `e tale da garantire che il nucleo K = F 1 m `e un nucleo di Calderon-Zygmund.
Il caso modello `e quello di un moltiplicatore omogeneo do grado 0 o puramente immaginario, per es.
i j
,
oppure
m() = ||i , R .
m() =
||2
Ogni funzione con una di queste omogeneit`a soddisfa le disuguaglianze
| m()| C ||||

(5.1)

per 6= 0 e || non superiore allordine di derivabilit`a di m fuori dallorigine.


Prenderemo in considerazione moltiplicatori, non necessariamente omogenei, che soddisfano condizioni
del tipo (5.1). Si noti che la condizione (5.1) pu`o essere posta nella forma


<,
sup m(r) k
r>0

C (S)

dove S `e una corona sferica, per es. { : 1 || 2}, e k `e lordine di derivabilit`a di m.


Per maggiore generalit`
a e flessibilit`
a nei parametri, sostituiremo le norme C k con norme di Sobolev.
Per far questo occorre fissare una funzione non negativa Cc con 12 sulla corona S e con supporto
contenuto in una corona pi`
u grande ma separata dallorigine, per es. S 0 = { : 1/2 || 4}.
Definizione 5.1. Una funzione m `e un moltiplicatore di Mihlin-Hormander di ordine s se


(5.2)
sup m(r) 2 < .
r>0

Ls

Vediamo che questa `e una buona definizione.


Proposizione 5.2. La condizione (5.2) non dipende dalla scelta di .
Premettiamo il seguente lemma.
Lemma 5.3. Se f L2s e g S, allora f g L2s e kf gkL2s Cg kf kL2s .
Dimostrazione. Per la disuguaglianza integrale di Minkowski si ha

1


fb gb() 2 1 + ||2 s d 2
kf gkL2s =
2

s  12


=
g ( 0 ) d 0 1 + ||2 d
fb( 0 )b




= fb( 0 )b
g ( 0 ) d 0 2 n
L (R ,(1+||2 )s d)





fb( 0 ) L2 (Rn ,(1+||2 )s d) gb( 0 ) d 0

1




f ( 0 ) 2 1 + ||2 s d 2 gb( 0 ) d 0
=

1




f () 2 1 + | + 0 |2 s d 2 gb( 0 ) d 0
=

1




f () 2 1 + ||2 s d 2
gb( 0 ) 1 + | 0 |2 s d 0

Ckgk(N ) kf kL2s .

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

88

Dimostrazione della Proposizione 5.2. Siano , Cc entrambe


e si supponga che valga (5.2). La funzione

1
2

su S e supportate3 su S 0

() = (2) + () + (/2)
`e

1
2

Cc .

su S , per cui g = /

Abbiamo quindi per r > 0






m(r) 2 = m(r)g 2
Ls
L

s


C m(r)
L2
s






C m(r)(2) L2 + m(r)() L2 + m(r)(/2) L2 .
s

Ma basta ora osservare che per a > 0






f (a) 2 2 = a2n fb(/a) 2 1 + ||2 s d
Ls




n
fb() 2 1 + a2 ||2 s d
=a
an (1 + a2 )s kf k2L2s ,
per concludere che




m(r) 2 C 0 sup m(r) 2 .
L
L
s

Lordine s =

n
2

r>0

presenta una criticit`


a evidenziata dal seguente lemma.

Lemma 5.4. Se S 0 e
b L2s con s > n2 , allora L1 . Inoltre per ogni < 2s n

|(x)|(1 + |x|) dx Ckk


L2s .
Dimostrazione. Essendo

kk
b 2L2s = (2)n




(x) 2 1 + |x|2 s dx ,

per la disuguaglianza di H
older si ha

|(x)|(1 + |x|) dx C |(x)|(1 + |x|2 )/2 dx


1/2 
1/2
1
2
2 s
dx
|(x)| (1 + |x| ) d
C
(1 + |x|2 )s/2
= C kk
L2s .



Teorema 5.5. Sia m un moltiplicatore di Mihlin-H


ormander di ordine s > n2 . Allora K = F 1 m `e un
nucleo di Calder
on-Zygmund. In particolare loperatore Tm f = F 1 (mf) `e di tipo debole (1, 1) e limitato su
p
L per 1 < p < .
Dimostrazione. Si costruisca una partizione dellunit`a su Rn \{0} adattata alle corone sferiche diadiche
{ : 2j || 2j+1 } come segue. Sia 0 una funzione C uguale a 1 per 1 || 2 e nulla fuori da
{ : 87 || 52 }. Allora
X
() =
(2j )
jZ

`e strettamente positiva per 6= 0. Si ponga


() =

()
,
()

j () = (2j ) .

3Il caso pi`


u generale in cui e sono 21 o supportate su corone diverse si tratta in modo del tutto analogo.


5. MOLTIPLICATORI DI FOURIER E CONDIZIONE DI MIHLIN-HORMANDER

89

P
Allora jZ j () = 1 per ogni 6= 0 e () = 1 per 45 || 74 .
P
Si ponga quindi mj () = m()j (). Allora supp mj { : 78 2j || 52 2j } e m = jZ mj quasi
ovunque e nel senso delle distribuzioni.
Poniamo
m
j () = mj (2j ) = m(2j )() ,
di modo che supp m
j { : 1/2 || 4}.
Per la Proposizione 5.2,
km
j kL2s C .
(j)

Sia poi j (x) = F 1 m


j (x). Allora F 1 mj (x) = 2nj (2j x) = j (x), nelle notazioni del paragrafo 4.
Il nucleo di convoluzione delloperatore T `e dunque
X (j)
K=
j (x) .
jZ

Verifichiamo che le j soddisfano le ipotesi del Teorema 4.5.


La condizione (a) segue dal Lemma 5.4. Quanto alla (b),

j (x) dx = j (0) = m
j (0) = 0 .
Per la condizione (c), si osservi che, per il Lemma 5.4, le j sono uniformemente in L1 . Inoltre

k j = F 1 (ik m
j ) = F 1 ik mj (2j ) .
Applicando il Lemma 5.3 con g uguale a ik per una funzione Cc uguale a 1 su un intorno di supp , si
ottiene che le funzioni ik m
j sono uniformemente in L2s e dunque, per il Lemma 5.4, i gradienti j sono
1
uniformemente in L . Quindi

1



h j (x + th) dt dx
|j (x + h) j (x)| dx =

0
1

|h|

|j (x + th)| dx dt
0

|h|kj k1
C|h| .

Indichiamo con kmkM Hs lestremo superiore in (5.2). La lettura delle dimostrazioni esposte sopra fornisce
la seguente stima.
Corollario 5.6. Vale la disuguaglianza
kmkMpp Cp,s kmkM Hs
per 1 < p < e s > n/2.
Vediamo ora alcune applicazioni del Teorema 5.5.
5.1. Stime ellittiche.
Unoperatore differenziale a coefficienti costanti e omogeneo di ordine q ha la forma
X
(5.3)
Lf =
a .
||=q

L si dice ellittico se il polinomio


P () =

X
||=m

6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER

90

si annulla solo per = 0.4


Teorema 5.7. Sia L un operatore ellittico della forma (5.3). Se F S 0 e LF Lp per qualche p (1, ),
allora
(i) le derivate di ordine m di F sono in Lp ;
0
(ii) le derivate di ordine m0 < m di F sono in Lq con p1 1q = mm
n .
Dimostrazione. Essendo
d = im P F ,
LF

F = i|| F
,
d

risulta

||m

F =i

d
LF
P ()


.

Se || = m, il moltiplicatore

P ()
fuori dallorigine, quindi soddisfa la (5.1).
m() =

`e omogeneo di grado 0 e C

5.2. Spazi di Sobolev di esponente p 6= 2.


Con gli stessi metodi si estende il Teorema 6.1 del Capitolo 5 a esponenti p 6= 1, .
Teorema 5.8. Sia 1 < p < . Lps `e il completamento di S rispetto alla norma k kLps . Inoltre
(5.4)

kf kLps kf kp + kI s f kp ,

per f S, per cui I s si estende per continuit`


a a Lps e (6.1) vale per f Lps .
Valgono le seguenti propriet`
a:
p
(i) se f Ls , per ogni multiindice con || s, f Lp ;
(ii) se s N, f Lps se e solo se f Lp e f Lp per ogni con || = s;
(iii) se f Lps e s np < || < s, f Lq con p1 1q = s||
n ;
1
n
1
s
q
p
(iv) in particolare, se s < p , Ls L con p q = n .

5.3. Integrazione frazionaria di ordine immaginario.


Abbiamo gi`
a osservato che gli operatori di integrazione frazionaria I i con R hanno un moltiplicatore
di Fourier che soddisfa (5.1) e pertanto `e limitato su Lp per 1 < p < . Ha un particolare interesse discutere
come varia la norma kI i kCpp al variare di e di p.
Per semplicit`
a di notazioni, considereremo i moltiplicatori m () = ||i , di modo che, chiamando T
i corrispondenti operatori, sia5

ni
2
T =
I i .
n
2 2i
Teorema 5.9. Vale la disuguaglianza
kT kpp Cs 1 + ||)s


per ogni s > n 21 p1 .
4In dimensione n 2 con P reale, questo implica che m `
e pari perch
e, se m fosse dispari, si avrebbe P () = P () e ci

sarebbero dunque zeri su ogni sfera centrata nellorigine. Lesempio P (1 , 2 ) = 1 +i2 (che d`
a loperatore di Cauchy-Riemann)
mostra che lo stesso non vale se P `
e complesso.
||
5Le norme degli operatori I i si possono ricavare usando la stima asintotica ni  || n1
2 e4
(formula di Stirling).
2


5. MOLTIPLICATORI DI FOURIER E CONDIZIONE DI MIHLIN-HORMANDER

91

Dimostrazione. Per il Corollario 5.6, stimiamo le norme M Hs dei moltiplicatori m . Essendo |r|i () =
r ||i (),



m
= m L2 .
MH
i

Per s = m intero,
X
X




m
| |i 2
(| |i ) C
m 2
Cm 1 + ||
.
=
L ([1/2,4])
2
L
m

||m

||m

Per s = m + , 0 < < 1,





m 2 =
Ls


1

2

m
1 + | |2 s d 2
d
( )
 1


2

2
2 m
m

d
d
(
)
1
+
|
|



2

m
1 + | |2 m+1 d 2
d
( )


1

= m L2 m L2
m
m+1
s
1
Cm
Cm+1 1 + ||
s
= Cs 1 + || .
Quindi


s
m
Cs,p 1 + || .
Mpp

Daltra parte, per p = 2 si ha la disuguaglianza banale m M = km k = 1. Fissato p > 2, si prenda
22
q > p e sia
1
1
2 p
q = 1 1 ,
2 q
di modo che

1
p

1q
2

q
q .

Per il Teorema di Riesz-Thorin,


q

sq
m
,
m Mqq Cs,q 1 + ||
Mpp

per ogni s > n/2. Ma


1
,
, q>p
2 p
che
a la tesi per p > 2. Per p < 2 basta usare lisomorfismo isometrico Mpp = Mp0 p0 e luguaglianza
1 d`
1 = 1 10 .
2
p
2
p

inf

s> n
2

sq = n

1

CAPITOLO 7

Integrali oscillanti: stime e applicazioni


1. Integrali oscillanti
Si consideri un integrale della forma

f (x)ei(x) dx ,

(1.1)

dove `e un sottoinsieme limitato di Rn e la funzione , detta fase, `e reale1.


Volendo valutare la grandezza di questo integrale, la maggiorazione ovvia




i(x)

|f (x)| dx
dx
(1.2)
f (x)e

si rivela in molti casi troppo grossolana. Si consideri ad esempio lintegrale


r
I() =
eix dx .
r

Applicando la (1.2), si ottiene |I()| 2r indipendentemente da . Tuttavia


I() =

2 sin r
,

per cui
(1.3)

|I()|

2
,
||

in particolare tende a 0 quando tende allinfinito. Addirittura, se nella definizione di I() inseriamo una
funzione f (x) di classe C a supporto in [r, r], lintegrale tende a 0 pi`
u rapidamente di ogni potenza di
1/|| quando tende allinfinito. Si noti anche che la maggiorazione (1.3) `e uniforme in r.
La spiegazione di questo comportamento sta nel fatto che il termine oscillante ei(x) pu`o produrre
cancellazioni tra i contributi di parti distinte del dominio di integrazione, cancellazioni di cui la stima (1.2)
non riesce a tener conto.
Vediamo dunque come si pu`
o utilizzare la fase per migliorare la (1.2). La regolarit`a richiesta alle
funzioni f e varia da un enunciato allaltro.
Lemma 1.1. Sia una funzione di classe C 1 sullintervallo [a, b], tale che 0 sia monotona e |0 (x)| > 0
su [a, b]. Allora


b
3


i(x)
e
dx .

a

Dimostrazione. Possiamo supporre, cambiando se necessario in , che 0 sia positiva.
1Senza perdere in generalit`
a, si pu`
o supporre che anche f sia reale, ma `
e bene consentire che possa avere segno variabile.
93

94

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

Supponiamo inizialmente che sia C 2 a tratti. Allora


b
b
1 d i(x)
ei(x) dx =
e
dx
0
a
a (x) dx
b b
1 i(x)
d 1
= 0
ei(x)
e
dx .

(x)
dx 0 (x)
a

Allora



b
ei(b)
b
d 1
ei(a)


i(x)
+
e
dx 0
0
dx

0

a
(b)
(a)
a dx (x)


2
1
1
+

0 (b) 0 (a)
3
.

Data ora una generica soddisfacente le ipotesi, si approssimi uniformemente 0 (che `e continua e monotona) con funzioni n di classe C 1 a tratti e pure crescenti
x (per esempio utilizzando poligonali congiungenti
punti del grafico). Si ponga quindi n (x) = (a) + a n (t) dt. Le n sono C 2 a tratti e le loro derivate
sono crescenti e maggiori o uguali a . Inoltre esse tendono a puntualmente. Dunque


b
3


ein (x) dx ,

a

uniformemente in n. Passando al limite e applicando la convergenza dominata, si ha la conclusione.

Si noti che la maggiorazione non dipende dalla lunghezza dellintervallo [a, b].
Il senso del Lemma 1.1 `e che quanto pi`
u rapidamente varia la fase, tanto pi`
u si producono cancellazioni
nellintegrale, con leffetto di ridurne il valore. Si pone quindi il problema di valutare lintegrale quando la
derivata 0 si annulla in [a, b], ossia quando la fase ha dei punti stazionari. Il teorema che segue riguarda il
caso in cui la fase ha, anche in presenza di punti stazionari, una derivata successiva mai nulla.
Teorema 1.2 (Lemma di van der Corput). Sia una funzione di classe C n su [a, b], con n 2, e sia
|(n) (x)| > 0 su [a, b]. Allora esiste una costante cn dipendente solo da n tale che


b

cn


i(x)
e
dx 1/n .

a

Dimostrazione. Procedendo per induzione, supponiamo n = 2. Fissato un numero > 0 consideriamo
i punti x [a, b] in cui |0 (x)| . Essendo 00 > 0, 0 `e crescente e questo insieme `e un intervallo I di
ampiezza m(I ) 2/. Il complementare [a, b] \ I `e lunione di due intervalli I 0 , I 00 , eventualmente vuoti.
Su ciascuno di essi 0 `e monotona e in valore assoluto maggiore di .
Per il Lemma 1.1 si ha





b






i(x)
e
dx
ei(x) dx + ei(x) dx +
ei(x) dx

a

I
I0
I 00
m(I ) +

2
6
+ .

Scegliamo allora = 1/2 , in modo che i due addendi abbiano lo stesso ordine di grandezza. Si ottiene
cos` che


b

8


i(x)
e
dx 1/2 .

a

1. INTEGRALI OSCILLANTI

95

Supponiamo ora che la tesi sia vera per n e dimostriamola per n+1. Come prima, essendo (n+1) > 0,
`e crescente. Fissato > 0, linsieme I dove |(n) | `e un intervallo di ampiezza non superiore a 2/.
Applicando lipotesi induttiva, si ottiene, esattamente come prima,


2
b
2cn


i(x)
e
dx
+ 1/n .


a

(n)

Scegliendo = n+1 , si ha la conclusione.

(n)

Corollario 1.3. Sia di classe C in [a, b], tale che | (x)| > 0 su [a, b]. Se n = 1, si supponga
inoltre che 0 sia monotona. Se f `e di classe C 1 su [a, b], si ha



b

cn


f (x)ei(x) dx 1/n kf k + kf 0 k1 ,


a
dove cn `e la costante che appare nel Teorema 1.2.
x
Dimostrazione. Si ponga g(x) = a ei(t) dt. Per il Lemma 1.1 e il Teorema 1.2, |g(x)| cn 1/n .
Integrando per parti,
b
b
f (x)ei(x) dx = f (b)g(b)
f 0 (x)g(x) dx ,
a

per cui



b
b

cn
cn


i(x)
|f 0 (x)| dx ,
f (x)e
dx |f (b)| 1/n + 1/n

a

da cui segue la tesi.

Nelle applicazioni si deve spesso valutare il comportamento dellintegrale


b
(1.4)
I() =
f (x)ei(x) dx
a

quando il parametro tende allinfinito.


Corollario 1.4. Siano f di classe C 1 su [a, b], di classe C n in [a, b], con (n) diversa da zero in ogni
punto (e monotona se n = 1). Allora
I() = O(||1/n ) .
La dimostrazione segue facilmente dal Corollario 1.3.
Nei casi considerati lordine di infinitesimo di I() sembra non superare mai 1. Ci`o `e in parte inevitabile,
in quanto le stime dipendono, tra laltro, dai termini al bordo nelle integrazioni per parti. Se per`o si suppone
che f si annulli agli estremi, si possono migliorare le stime. Vediamo un risultato estremo in questa
direzione.
Teorema 1.5. Sia f di classe C su R con supporto contenuto in [a, b]. Sia inoltre di classe C su
[a, b], con 0 (x) 6= 0 su [a, b]. Allora
I() = O(||n )
per ogni n.
Dimostrazione. Essendo f (a) = f (b) = 0, unintegrazione per parti d`a
b
f (x) d i(x)
I() =
e
dx
0 (x) dx

a


1 b d f (x)
=
ei(x) dx
a dx 0 (x)

1 b
=
f1 (x)ei(x) dx ,
a

96

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

0
dove f1 (x) = f (x)0 (x) `e una funzione C con supporto in [a, b]. Procedendo induttivamente,
b
1
fn (x)ei(x) dx ,
I() = n
a
da cui segue facilmente la tesi.

Non sarebbe difficile aggiungere alla dimostrazione che I() S(R).


Rimane il dubbio che la stima I() = O(||1/n ) sia comunque migliorabile. Vediamo ora che ci`o non `e
possibile in un caso particolare.
Teorema 1.6. Siano f di classe C 1 e di classe C 3 su [a, b]. Si supponga che abbia derivata seconda non
nulla su [a, b] e un unico punto stazionario x0 (a, b) in cui 00 (x0 ) 6= 0. Si supponga anche che f (x0 ) 6= 0.
Allora

00

f (x0 )
(1.5)
I() = 2 p
ei 4 sgn ( (x0 )) ||1/2 + O(||1 )
00
| (x0 )|
Prima di dare la dimostrazzione, premettiamo un lemma sulla regolarit`a del resto nello sviluppo di
Taylor.
Lemma 1.7. Sia f di classe C n+k su un intervallo I. Fissato x0 I, sia Pf,n (x) il polinomio di Taylor di
ordine n di f centrato in x0 . Allora la funzione

f (x) Pf,n (x)


per x =
6 x0
(x x0 )n
n (x) =

0
per x = x0
`e di classe C k su I.
Dimostrazione. Su I \ {x0 } f `e di classe C n+k , per cui basta limitarsi al punto x0 .
Lenunciato `e ovvio per k = 0 e per n = 0. Supponiamo quindi n, k 1. Si ha
x
1
f (n+1) (t)(x t)n dt
n (x) =
n!(x x0 )n x0


x x0 1 (n+1)
=
f
x0 + s(x x0 ) (1 s)n ds ,
n!
0
per cui n `e derivabile k 1 volte anche in x0 e


x x0 1 (n+k)
(k1)
(x)
=
f
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
n
n!
0


(1.6)
k 1 1 (n+k1)
f
x0 + s(x x0 ) sk2 (1 s)n ds
+
n!
0
= n (x) + n (x) .
Il termine n (x) `e presente solo per k 2 e consente unulteriore derivazione, con derivata continua su
I, uguale a


k 1 1 (n+k)
n0 (x) =
f
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds .
n!
0
In particolare,
(k 1)!(k 1) (n+k)
n0 (x0 ) =
f
x0 ) .
(n + k)!
Per quanto riguarda n (x), si ha

x x0 1 (n+k)
n (x) =
f
(x0 )sk1 (1 s)n ds + o(x x0 ) ,
n!
0

1. INTEGRALI OSCILLANTI

per cui `e derivabile in x0 e


n0 (x0 )

(1.7)

1
=
n!

f (n+k) (x0 )sk1 (1 s)n ds =


0

97

(k 1)! (n+k)
f
(x0 ) .
(n + k)!

(k)

k!
Quindi n `e derivabile k volte in x0 con n (x0 ) = (n+k)!
f (n+k) x0 ).
0
Rimane da dimostrare la continuit`
a di n in x0 . Per x 6= x0 ,



d  x x0 1 (n+k)
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
n0 (x) =
f
dx
n!
0
1

1
(n+k)
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
=
f
n! 0
1

x x0 d
+
f (n+k) x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds .
n! dx 0

Supponiamo per un momento che f sia di classe C n+k+1 . In tal caso la derivata pu`o passare sotto
integrale per dare


1 1 (n+k)
n0 (x) =
f
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
n! 0


x x0 1 (n+k+1)
+
f
x0 + s(x x0 ) sk (1 s)n ds
n!
0
1

1
(n+k)
f
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
=
n! 0
(1.8)
1 

d
+
f (n+k) x0 + s(x x0 ) sk (1 s)n ds
0 ds
1

1
f (n+k) x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
=
n! 0
1
d k


f (n+k) x0 + s(x x0 )
s (1 s)n ds .
ds
0
Per f solo di classe C n+k , si consideri una successione (fj ) di classe C n+k+1 che tenda a f in norma C n+k .
Le corrispondenti funzioni n,j in (1.6) sono tutte nulle in x0 e le loro derivate convergono uniformemente a

1
 k1
d k

1 1 (n+k)
n
f
x0 + s(x x0 ) s
(1 s) ds
f (n+k) x0 + s(x x0 )
s (1 s)n ds ,
n! 0
ds
0
che dunque `e la derivata di n . Passando al limite, il primo addendo fornisce il valore di n0 (x0 ) ottenuto in
(1.7), mentre il secondo tende a 0.

Dimostrazione del Teorema 1.6. Possiamo supporre x0 = 0 e (x0 ) = 0. Poniamo 00 (0) = > 0.
Per il Lemma 1.7, possiamo scrivere

(x) x2 = x2 (x) ,
2
2
con (x) di classe C 1 e (0) = 0. Possiamo dunque fissare un intervallo [, ] su cui |(x)| < 1/2.
Decomponiamo I() come la somma di tre integrali, utilizzando una funzione di classe C con supporto
in [x0 , x0 + ] e uguale a 1 su [x0 /2, x0 + /2]:
/2

b


I() =
f (x) 1 (x) ei(x) dx +
f (x)(x)ei(x) dx +
f (x) 1 (x) ei(x) dx
a

/2

= I1 () + I2 () + I3 () .
I due integrali estremi I1 e I3 sono O(||1 ) per perche su di essi 0 `e diversa da 0 e monotona.
Essi rientrano dunque nel termine di resto nella (1.5) e rimane da analizzare lintegrale I2 .

98

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

Vogliamo per prima cosa effettuare un cambiamento di variabile t = (x) in modo tale da trasformare
la fase (x) nella fase 2 t2 . Questo si ottiene ponendo
p
(x) = x 1 + (x) .
Essendo

x0 (x)
,
1 + (x) + p
1 + (x)
e 0 (0) = 1, riducendo il valore di se necessario, si ottiene che 0 (x) c > 0 su [, ], per cui `e
invertibile.

Poniamo [, ] = [, ], con , > 0, g = (f / 0 ) 1 . Allora

+
2
2
g(t)ei 2 t dt =
g(t)ei 2 t dt .
I2 () =
p

0 (x) =

Dunque


2
g(t)ei 2 t dt + O ||1 .


Mostriamo ora che, a meno di termini che sono O ||1 , la funzione g pu`o essere sostituita dalla
2
Gaussiana g(0)et . Infatti si ha
+ 
+
2

2
2
g(t) g(0)et d i t2
e 2 dt
g(t) g(0)et ei 2 t dt =
it
dt

!
+
2
2
d g(t) g(0)et
1
ei 2 t dt
=
i dt
t
I() =

= O(||1 ) .
Quindi

I() = g(0)

2
e(1+i 2 )t dt + O ||1 .

Segue dal Lemma 1.3 del Cap. 3 che, prendendo la determinazione principale di z 2 per <e z 0,
+


2
 12
e(1+i 2 )t dt = 1 i
2

 12 
1  12
= i
1
2
i 2
1




2
= i
1 + O ||1
2
s
3
2 i sgn () 1/2
e 4
=
||
+ O || 2 .
||
Si ottiene cos` la conclusione osservando che g(0) = f (0).

Passiamo ora a pi`


u dimensioni. Ci limiteremo a ottenere maggiorazioni nel parametro per integrali

(1.9)
I() =
f (x)ei(x) dx ,

con f, sufficientemente regolari e f con supporto compatto contenuto in Rn .


Cominciamo con una estensione a pi`
u dimensioni del Teorema 1.5.
Teorema 1.8. Siano f, di classe C su , con f a supporto compatto in . Se 6= 0 su , allora
I() = O(||N ) per ogni N .

1. INTEGRALI OSCILLANTI

99

Dimostrazione. Per il Teorema del Dini, fissato x0 , esiste un sistema di coordinate locali (t1 , . . . , tn )
tali che, posto x = (t), si abbia (0) = x0 , sia un diffeomorfismo da un intorno V di 0 a un intorno
U (x0 ) di x0 , e inoltre (t) = t1 .
Per la compattezza del supporto di f , lintegrale (1.9) si decompone, utilizzando una partizione dellunit`
a
di classe C , in una somma finita di integrali dello stesso tipo estesi a intorni coordinati.
Effettuando il cambiamento di coordinate su U (x0 ), si ha

f (x)ei(x) dx =
(f )(t)| det 0 (t)|eit1 dt .
U (x0 )

Integrando per parti nella variabile t1 come nella dimostrazione del Teorema 1.5 si ottiene la conclusione.

Supponiamo ora che la fase abbia un punto stazionario x0 nel supporto di f .
decadimento allinfinito di I() dipende dal rango della matrice Hessiana Hx0 .
Premettiamo un paio di lemmi.

Vedremo che il

n
Lemma 1.9. Sia f S(RP
) tale che f (0) = 0 per ogni con || m. Esistono allora funzioni
n
h S(R ) tali che f (x) = ||=m+1 x h (x).

Dimostrazione. La dimostrazione procede per induzione su m.


Per m = 0 abbiamo dallipotesi che f (0) = 0. Come nella dimostrazione del Lemma 5.1, scriviamo
1
1
n
X
f
d
f (tx) dt =
xj
(tx) dt .
f (x) =
dt
x
j
0
0
j=1
Sia una funzione C a supporto compatto tale che (x) = 1 per |x| 1. Allora
1
n
X
f
f (x) =
xj (x)
(tx) dt + r(x) .
x
j
0
j=1
1 f
(tx) dt sono C a supporto compatto. Di conseguenza r S, e inoltre r(x) = 0
Le funzioni (x) 0 x
j
per |x| 1. Quindi anche s(x) = r(x)/|x|2 S, e allora
n
X
r(x) = |x|2 s(x) =
xj sj (x) ,
j=1

dove sj (x) = xj s(x) S. Posto allora

hj (x) = (x)
0

f
(tx) dt + sj (x) ,
xj

Pn

si ha hj S e f (x) = j=1 xj hj (x).


Supponiamo la tesi vera per m 1 e si supponga che f (0) = 0 per || m.
Per lipotesi induttiva,
X
f (x) =
x h (x)
||=m

con h S. Ma h (0) =

f (0)
!

= 0. Quindi
h (x) =

n
X

xj k,j (x)

j=1

e infine
f (x) =

n
X X

x xj k,j (x)

||=m j=1

da cui la tesi.

100

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

Lemma 1.10. Per ogni intero k si ha

xk ex eix dx = O(||

k+1
2

).

(Si osservi che per k dispari lintegrale `e nullo, per cui la formula `e di interesse solo per k pari.)
Dimostrazione. Il caso k = 0 `e stato gi`a considerato nel corso della dimostrazione del Teorema 1.6.
Per induzione, abbiamo

2 d
2
1
k x2 ix2
xk1 ex
eix dx
x e
e
dx =
2i
dx
R
R

d k1 x2  ix2
1
x
e
e
dx
=
2i R dx

2
2
2
2
k1
1
=
xk2 ex eix dx +
xk ex eix dx ,
2i R
i R
per cui

2
2
2
2
k1
xk ex eix dx =
xk2 ex eix dx .
2(i

1)
R
R
La conclusione `e ora ovvia.

Teorema 1.11. Si supponga che f sia di classe C con supporto compatto contenuto in , che sia di
classe C in . Se nei punti critici x di il rango della matrice Hessiana Hx0 `e almeno k n, allora
I() = O(||k/2 ).
Dimostrazione. Per ogni punto x0 fissiamo un intorno U (x0 ) come segue.
Se x0 u
`n punto critico, effettuiamo un cambiamento di coordinate lineare che diagonalizzi la matrice
Hessiana H0 , in modo da poter scrivere
m
X
(1.10)
(x0 + h) =
j h2j + |h|2 (h) ,
j=1

con m k, j 6= 0 e (h) di classe C e uguale a 0 nellorigine. Si fissi un intorno U di 0 su cui |(h)| < |j |/2
per ogni j e si ponga U (x0 ) = x0 + U .
Se x0 non `e critico, si scelga U (x0 ) in modo che su di esso || c > 0.
Si pu`
o allora estrarre un numero finito di U (xi ) che ricoprano il supporto di f . Si prenda una partizione
dellunit`
a {i } di classe C adattata a tale ricoprimento. Corrispondentemente lintegrale I() si decompone
nella somma di integrali Ii (),

Ii () =

f (x)i (x)ei(x) dx .

Se U (xi ) `e un intorno del secondo tipo, per il Teorema 1.8, Ii () = O(||N ) per ogni N .
Consideriamo dunque un intorno del primo tipo. Possiamo supporre che xi = 0 e (0) = 0. Scriviamo
allora la (1.10) nella forma
n
m
X
X

(x) =
j + (x) x2j +
(x)x2j .
j=1

j=m+1

Cambiamo variabili di integrazione ponendo:


(
|j + (x)|1/2 xj
tj =
xj

se j m
se j > m .

Poiche per j m tj = |j |1/2 xj + O(|x|2 ), la matrice Jacobiana t/x nellorigine `e la matrice diagonale
diag(|1 |1/2 , . . . , |m |1/2 , 1, . . . , 1). Restringendo U se necessario, otteniamo un diffeomorfismo di U su un
intorno V di 0 per cui

g(t)ei

Ii () =
V

Pm

j=1

t2j

dt ,

`
2. TRASFORMATE DI FOURIER DI MISURE LISCE SU VARIETA

101

dove g(t) `e di classe C con supporto in V .


Integrando nelle variabili tm+1 , . . . , tn , si giunge ad avere

Pm
2
Ii () =
g(t1 , . . . , tm )ei j=1 tj dt1 dtm ,
V0

dove V 0 `e la proiezione di V sul sottospazio coordinato con variabili t1 , . . . , tm .


Vogliamo confrontare Ii () con lintegrale

Pm
2
2
K() =
Pm (t)e|t| ei j=1 tj dt ,
Rm
2

dove Pm (t) `e il polinomio di Taylor di g(t)e|t| centrato in 0 e di ordine m.


2
2
Si osservi che g(t)e|t| Pm (t) = O(|t|m+1 ) per t 0, e lo stesso vale per u(t) = g(t) Pm (t)e|t| .
Quindi le derivate di u nellorigine sono tutte nulle fino allordine m compreso.
Per il Lemma 1.9 si ha

Pm
2
Ii () K() =
u(t)ei j=1 tj dt
m
R
Pm
X
2
=
t u (t)ei j=1 tj dt .
||=m+1

Rm
0

Supponendo che il monomio t contenga il fattore ti , si indichi con 0 il multi-indice tale che t = ti t
00
e, nel caso che t contenga anche il fattore t2i , con 00 quello tale che t = t2i t . Si ha allora, integrando per
parti,

Pm
Pm
2
2
0
1
t u (t)ti ei j=1 tj dt
t u (t)ei j=1 tj dt =
2i Rm
Rm

P
Pm
2
00
0
c1
c2
t2j
i m

j=1
=
t u (t)e
dt +
t ti u (t)ei j=1 tj dt .
Rm
Rm
dove c1 `e nullo se t non contiene t2i .
Ne segue che, se || = 1 oppure || = 2, lintegrale `e O(||1 ). Induttivamente, si verifica che se
m+1
|| = m + 1, esso `e O(|| 2 ).
m+1
Dunque Ii () K() = O(|| 2 ).
Quanto a K(), esso `e la combinazione di un numero finito di termini della forma

m
P
Y
m+||
2
2

t2j
|t|2 i m
j=1
t e
e
dt =
tj j etj eitj dtj = O(|| 2 ) ,
Rm

j=1

per il Lemma 1.10.


In conclusione tutti i termini sono O(||k/2 ).

Lenunciato che segue discende facilmente.


Corollario 1.12. Siano f di classe C con supporto compatto in , e di classe C con determinante
Hessiano det Hx 6= 0 su supp f . Allora
n
I() = O || 2 .

2. Trasformate di Fourier di misure lisce su variet`


a
Applichiamo i risultati precedenti per studiare il comportamento allinfinito delle trasformate di misure
su curve e superfici in Rn con densit liscia rispetto alla misura di Hausdorff.

102

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

2.1. Esempi.
Esempio 1. Si prenda in R2 la misura data dalla lunghezza darco sul segmento [1, 1] {a}:

1
f (x, y) d(x, y) =
f (t, a) dt .
1

Allora

ei(t+a) dt = eia

(, ) =
1

2 sin
,

che non tende a zero andando allinfinito nella direzione verticale.


Esempio 2. Sempre in R2 si consideri la misura con supporto sullarco di parabola y = x2 , 1 x 1

1
f (x, y) d(x, y) =
f (t, t2 ) dt .
1

Si ha

ei(t+t ) dt .

(, ) =
1

. Dividiamo il piano , in
La fase (t) = t + t (trascurando il segno) ha derivata nulla in t0 = 2
tre regioni: (1) il disco unitario, (2) linsieme, al di fuori del disco unitario, dove || > 4||, (3) linsieme, al
di fuori del disco unitario, dove || 4||.
Nella regione (1) abbiamo semplicemente |
| 2.
Se (, ) `e nella regione (2), si ha, per |t| 1,





2
2||
||
0

| (t)| = || 1 + t || 1

||
2
p
Per il Lemma 1.1, |
(, )| 6/||. Daltra parte, |(, )| = 2 + 2 c||, per cui |
(, )| 6/|(, )|.
Nella regione (3) applichiamo il lemma di van der Corput con la derivata seconda. Essendo 00 (t) = 2,
si ha |
(, )| c/||1/2 6/|(, )|1/2 .
In conclusione
tende a zero allinfinito.
2

2.2. Relazioni tra curvatura e decadimento della tarsformata di Fourier.


Sia S una variet`
a di classe C e di dimensione k immersa in Rn . La misura superficiale su S si
costruisce come segue.
Dato un punto x0 S, si considerino coordinate locali x = (t1 , . . . , tk ) in un intorno U di x0 , con
= (1 , . . . , n ) funzione di classe C avente per dominio un aperto V Rk , per immagine U S e rango
k in ogni punto di V .
Data una funzione continua f con supporto compatto contenuto in S U , si pone

f (x) d(x) =
f (t)J(t) dt ,
S

dove
v
u
u
J(t) = t

j1 <j2 <<jk

qP


det

(j1 , j2 , . . . , jk )
(t1 , t2 , . . . , tk )

2

0
2
(per esempio, se k = 1, J(t) =
j=1 j (t) fornisce lelemento di lunghezza darco).
Si noti che J `e una funzione di t positiva e di classe C .
Data ora una generica funzione f continua a supporto compatto in S, `e possibile ricoprire il supporto
di f con un numero finito di aperti coordinati. Utilizzando una partizione dellunit`a adattata a questo

`
2. TRASFORMATE DI FOURIER DI MISURE LISCE SU VARIETA

103

ricoprimento, si decomponga f nella somma f1 + + fm di funzioni continue, ognuna con supporto su uno
di tali aperti coordinati. Si ponga quindi

m
m
X
X
f (x) d(x) =
fi (x) d(x) =
fi i (t)Ji (t) dt .
S

i=1

i=1

Vi

Non `e difficile verificare che questa definizione `e indipendente dal sistema di coordinate e dalla partizione
dellunit`
a scelti.
Pi`
u in generale, considereremo misure d(x) = g(x)d(x) dove g `e una funzione C su S. Diremo che
una tale `e una misura liscia su S.
Ci interessa sapere sotto quali condizioni si pu`o affermare che la trasformata di Fourier di una misura
liscia si annulli allinfinito. LEsempio 1 suggerisce la seguente condizione necessaria.
Proposizione 2.1. Affinche la trasformata di Fourier di una misura liscia su una variet`
a connessa S
tenda a zero allinfinito, `e necessario che S non sia contenuta in nessuna variet`
a affine propria.
Dimostrazione. Con un cambiamento lineare di variabili, si pu`o supporre che S sia contenuta nel
sottospazio coordinato x1 = a1 , . . . , xm = am . Posto x0 = (x1 , . . . , xm ), x00 = (xm+1 , . . . , xn ) (e similmente
per 0 , 00 e a0 ), si ha

( 0 , 00 ) = ei a

ei

00

x00

d ,

per cui non pu`


o tendere a zero quando tende allinfinito nelle direzioni 0 .

La curvatura di una ipersuperficie orientata S in un suo punto x0 pu`o essere definita come segue. Si
introduca un sistema di riferimento ortogonale (t1 , . . . , tn ) con origine in x0 , in modo che localmente S sia
il grafico tn = (t1 , . . . , tn1 ) di una funzione di classe C tale che (0) = 0 e (0) = 0. Si supponga
inoltre che lorientamento sia tale che il versore normale in 0 sia il versore coordinato en .
Le n 1 curvature principali di S in x0 sono, per definizione, gli autovalori della matrice Hessiana Hx0 .
La curvatura Gaussiana di S in x0 `e il prodotto delle sue curvature principali, ossia il determinante della
matrice Hessiana.
Cambiando lorientamento della superficie, le curvature principali cambiano di segno; la curvatura Gaussiana cambia di segno o rimane invariata secondo la parit`a della dimensione. In ogni caso la propriet`
a di
avere curvatura Gaussiana non nulla (o un numero fissato k di curvature principali non nulle) `e indipendente
dallorientamento. Poiche ogni superficie `e localmente orientabile, si pu`o parlare di superficie con curvatura
Gaussiana diversa da zero (risp. con k curvature principali non nulle) anche quando essa non `e orientabile.
Teorema 2.2. Sia S una ipersuperficie C avente almeno k curvature principali non nulle in ogni punto.
Se `e una misura liscia su S a supporto compatto, allora
() = O(||k/2 ). Se in particolare S ha curvatura
(n1)/2
Gaussiana non nulla in ogni punto, `e
() = O(||
).
Dimostrazione. Ogni punto di S ha un intorno in Rn la cui intersezione con S `e il luogo degli zeri
di una funzione di classe C con gradiente non nullo. Si consideri un ricoprimento finito del supporto di f
mediante tali intorni.
Utilizzando una partizione dellunit`
a C , possiamo allora ridurci alla situazione in cui S `e descritta
dallequazione (x) = 0, dove `e non nullo su S.
Fissato Rn , 6= 0, si ponga = ||, = , con sulla sfera unitaria . Allora

(2.1)

() =
eix d(x) .
S

Consideriamo linsieme E dei punti x S in cui `e un multiplo scalare di . Come vedremo questi
saranno i punti di fase stazionaria dellintegrale (2.1). Per ognuno di tali punti fissiamo un intorno U tale
che S U sia il grafico di una funzione C in n 1 variabili e scegliamo tra essi un ricoprimento finito di
E supp f . Completiamo quindi un ricoprimento finito di supp f con aperti in S che siano pure grafici e
la cui chiusura non intersechi E .

104

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

Indichiamo con U 0 un elemento del ricoprimento del primo tipo e con U 00 un elemento del secondo tipo.
Una nuova partizione dellunit`
a ci porta cos` a decomporre come somma finita di misure di due tipi,
che indichiamo con 0 o 00 secondo che abbiano supporto su un aperto U 0 o U 00 rispettivamente.
Consideriamo dapprima una misura del tipo 0 . Effettuiamo un cambiamento affine di coordinate, in
modo che lorigine del nuovo sistema di riferimento sia un punto di E e che il supporto di 0 si rappresenti
nella forma xn = (x0 ), dove x0 = (x1 , . . . , xn1 ), (0) = 0, (0) = 0.
Se d0 = g d, si ha

f (x) d0 (x) = f (t, (t))g(t, (t))J(t) dt = f (t, (t))h(t) dt ,


dove h(t) = g(t, (t))J(t) `e C a supporto compatto.
Nel nuovo sistema di riferimento = (0, 0, . . . , 1), in quanto esso `e ortogonale a S, essendo 0 E .
Quindi

b0 () = ei(t) h(t) dt .
Poiche S ha almeno k curvature principali non nulle in ogni punto, si pu`o applicare il Teorema 1.11 e
concludere che |b0 ()| C ||k/2 .
Si consideri ora una misura del tipo 00 e si scelga un sistema di riferimento che consenta di rappresentare
il supporto di 00 come grafico xn = (x0 ). Mostriamo che la fase (t) = 0 t + n (t) non ha punti
stazionari.
Essendo

xj t, (t)
 ,
tj (t) =
xn t, (t)
si ha

xj t, (t)
 .
tj (t) = j n
xn t, (t)
In un punto stazionario si dovrebbe dunque avere


j xn t, (t) = n xj t, (t) ,
c00 ()| C ||k/2 . In conclusione
cio`e e allineati, il che `e contro le ipotesi. Per il Teorema 1.8, |
|
()| C ||k/2 .
Rimane da dimostrare che le costanti C possono essere maggiorate da una stessa costante.
Si osservi che ogni 0 individua, come descritto, una suddivisione di in misure del tipo 0 o
00 . La stessa suddivisione `e compatibile con gli in un intorno sufficientemente piccolo di 0 . Inoltre le
costanti C dipendono dalla grandezza delle derivate delle funzioni , h ecc., per cui possono essere limitate
uniformemente in un intorno di 0 . Per la compattezza di si ottiene la conclusione.


3. Misure singolari e operatori di convoluzione


In questo paragrafo discutiamo le propriet`a dellinsieme caratteristico di una misura liscia su una variet`
a
e positiva.
Lemma 3.1. Sia M (Rn ) una misura positiva liscia su una variet`
a S di dimensione k. Condizione
necessaria affinche Cpq `e che il punto (1/p, 1/q) sia contenuto nel triangolo chiuso di vertici


nk
n
,
.
A = (0, 0), B = (1, 1), C =
2n k 2n k

3. MISURE SINGOLARI E OPERATORI DI CONVOLUZIONE

105

Dimostrazione. Sia f la funzione caratteristica della palla B di centro 0 e raggio . Allora

f (x) = f (x y) d(y) =
d(y) = (x + B ) .
x+B

Se `e la misura superficiale su S e d = g d, sia S0 un aperto relativamente compatto in S su cui


g c > 0. Chiamando 0 la restrizione di a S0 , si ha allora c0 . Per semplicit`a di notazioni, possiamo
supporre c = 1. Supponiamo anche che sia sufficientemente piccolo in modo che le intersezioni di S0 con
le palle di raggio siano dei grafici.
Sia E = {x : d(x, S0 ) /2}. Se x E , linsieme S0 (x + B ) `e sufficientemente grande perche
0 (x + B ) ck . Di conseguenza
f (x) ck
x E .
nk
Si noti anche che m(E ) c
. Quindi

1/q
nk
kq dx
c q +k .
k f kq c
E
n

Essendo kf kp = c p , se Cpq deve essere

nk
q +k

C p

quando `e sufficientemente piccolo. Ci`


o implica che
nk
n
(3.1)
+k .
q
p
Poiche Cpq = Cq0 p0 , si deve anche avere




1
1
(n k) 1
+k n 1
,
p
q
ossia
nk
n
(3.2)
.
p
q
Mettendo insieme la (3.1) e la (3.2) si ha la conclusione.

Vediamo ora una situazione in cui linsieme caratteristico `e tutto il triangolo ABC. La dimostrazione
richiede il Teorema di interpolazione complessa 7.1 del Cap. 4.
Teorema 3.2. Sia S una ipersuperficie con curvatura Gaussiana mai nulla, e sia una misura positiva
liscia su S e a supporto compatto. Allora linsieme caratteristico di `e lintero triangolo ABC.
` sufficiente dimostrare che il vertice C `e nellinsieme caratteristico. Nel seguito
Dimostrazione. E
intenderemo dunque p = (n + 1)/n e q = n + 1.
Utilizzando una partizione dellunit`
a di classe C , possiamo decomporre in una somma finita di
misure con supporto su porzioni di S che siano grafici. Supponiamo quindi che stessa abbia un supporto
sufficientemente piccolo da essere il grafico xn = (x0 ), con (0) = 0, (0) = 0, e matrice Hessiana H0
non degenere.
Sia { } una identit`
a approssimata C a supporto compatto, e si ponga = . Se noi dimostriamo
che k kpq C, dove C `e indipendente da quando `e sufficientemente piccolo, possiamo concludere che
Cpq . Infatti, se f, g S,
|h f, gi| = lim |h f, gi|
0

sup k f kq kgkq0
<0

Ckf kp kgkq0 .
Potremmo allora concludere che
k f kq =

sup
gS,kgkq0 1

|h f, gi| Ckf kp .

106

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

Per s C, definiamo la distribuzione s = 0 Ips , dove 0 si intende nella variabile x0 Rn1 e il


nucleo di integrazione frazionaria Ips `e inteso nella variabile xn R. Fissato > 0, poniamo
Ts f = f s .

(3.3)

Vogliamo applicare il Teorema 7.1 del Cap. 4 sulla striscia n1


2 <e s 1, controllando che le Mj (y)
in (4) non dipendano da .
Osservando che `e una funzione C a supporto compatto, si ha che s `e una funzione C .
Pertanto la sua convoluzione con una funzione semplice f , che ha supporto compatto, `e ben definita. Quindi
la (1) `e soddisfatta.
Siano ora f, g semplici. Allora
hTs f, gi = hs , f
gi .
La funzione f
g `e C a supporto compatto. Quindi hTs f, gi dipende analiticamente da s e la
condizione (2) del Teorema di interpolazione complessa `e verificata.
Per verificare la (3), osserviamo che se m `e un intero pari,

hTs f, gi = hs+m , xmn f
g i .
g `e contenuto in BR , si ha
Scegliamo m in modo che n1
2 + m > 0. Se il supporto di f



1


|hTs f, gi| =
f
g(0, xn )|xn |s+m1 dxn
((s + m)/2) |xn |R

C
R<e s+m
|((s + m)/2)|
CR
,

|((s + m)/2)|

se s `e nella striscia che ci interessa.


Dalla formula di Stirling, valida per es. quando z tende a dentro una striscia verticale,

1
(z) 2z z 2 ez ,
segue che

(3.4)

log

1
((s)/2)


c

s1
2


log

s s
+ ,
2 2

quando s tende allinfinito, uniformemente su ogni striscia.


Quindi
CR
log |hTs f, gi| log
|((s + m)/2)|




CR


log
((s + m)/2)



s + m 1
s + m s + m

c+
log
+
.
2
2 2
Appare quindi evidente che questa espressione cresce in modo al pi`
u polinomiale nella striscia, per cui
la (3) `e senzaltro verificata, prendendo c > 0 arbitrariamente piccolo.
Passiamo ora alla (4), ponendo p0 = q0 = 2 (in corrispondenza di <e s = (n 1)/2) e p1 = 1, q1 =
(in corrispondenza di <e s = 1).
2
e `e data dalla norma L della trasformata
Se s = n1
2 + i, la norma di Ts come operatore da L in s
di Fouirer del nucleo. Ora
n1 +i
n1
2 2
s
s
c

c
\
 |n | 2 i .
() =
() () () =
()() n+1
2 i

4. TEOREMI DI RESTRIZIONE DELLA TRASFORMATA DI FOURIER

107

n1

Per il Teorema 2.2, |


()| C|n | 2 , e dunque compensa lultimo fattore. Inoltre ()
`e limitata
uniformemente in . Di conseguenza possiamo prendere
c
 .
M0 (y) = n+1

Applicando nuovamente la formula di Stirling, si verifica che M0 soddisfa la condizione richiesta.


Se ora <e s = 1, scriviamo Ts f = (f s ), dove

1
f s (x) =
f (x0 , xn yn )|yn |s1 dyn
(s/2)


1
f x0 t0 , xn (t0 ) yn g(t0 )|yn |s1 dt0 dyn
=
(s/2)


1
=
f x0 t0 , xn tn g(t0 )|tn (t0 )|s1 dt0 dtn
(s/2)

1
f (x t)g(t0 )|tn (t0 )|s1 dt0 dtn .
=
(s/2)
Il nucleo di convoluzione
(3.5)

Ks (t) =

1
|tn (t0 )|s1
(s/2)

`e limitato se <e s = 1 e tale `e la sua convoluzione con . Precisamente si ha:


kTs k1 = k Ks k
k k1 kKs k
C
.

|(s/2)|
Applicando una terza volta la formula di Stirling, si verifica che anche M1 (y) soddisfa la (4).
Segue allora dal Teorema 3.2 che T0 `e limitato tra due opportuni spazi Lp e Lq . Per verificare che si
n1
tratta dei valori cercati, osserviamo che per avere 0 = n1
2 (1 t) + t si deve prendere t = n+1 . Allora
n1
1 n1
1
n
n+1
+ n+1 =
,
=
pt
2
1
n+1
mentre qt `e sicuramente il suo coniugato.

(3.6)

4. Teoremi di restrizione della trasformata di Fourier


Per p > 1 non sembra abbia senso in generale parlare di restrizione della trasformata di Fourier di
una funzione f Lp (Rn ) a un sottoinsieme di misura nulla, in particolare a una curva o superficie. Infatti,
0
se p 2, sappiamo solo che fb Lp , con 2 p0 < , e dunque `e definita solo a meno di insiemi di misura
nulla.
Vedremo invece che per ipersuperfici S dotate di curvatura e valori di p abbastanza vicini a 1, la funzione
fb|S pu`
o essere definita in modo coerente per f Lp . Il modo per arrivare a questa conclusione consiste nel
considerare loperatore
T f = fb|S ,
definito per f S(Rn ). Fissata una misura 0 con supporto in S e assolutamente continua rispetto alla
misura superficiale, se esiste una maggiorazione
(4.1)

kfb|S kL2 () Ckf kp ,

loperatore T si estende per continuit`


a a Lp (Rn ), con valori in L2 ().

108

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

Ci si domanda in che senso la funzione T f abbia a che fare, per una generica f Lp , con la sua
trasformata di Fourier. In qualche senso debole questa relazione c`e: per esempio, se (fn ) `e una successione
di funzioni di Schwartz, con
fn f in Lp ,
limn fbn () = g() esiste -quasi ovunque,
allora g = T f -quasi ovunque.
4.1. Premesse generali.
Lemma 4.1. Sia 0 una misura temperata2 su Rn . Le seguenti condizioni sono equivalenti:
(i) vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kp per ogni f S(Rn );
(ii)
b Cpp0 e kb
kCpp0 C 2 .
Dimostrazione. Supponiamo inizialmente che sia finita.
Supponendo vera (i), siano f, g S(Rn ). Allora

b(x)(f g)(x) dx
f
b(x)g(x) dx =
Rn

Rn

= hb
, f gi
(4.2)

Quindi

gi
= h, f[

= fb()b
g () d() .


Rn


 21 
1
2


b


gb() 2 d() 2
f
b(x)g(x) dx
f () d()
C 2 kf kp kgkp .

Per larbitrariet`
a di g,
kf
bkp0 C 2 kf kp ,
per cui vale (ii).
Viceversa, se vale (ii), per f S(Rn ), riapplicando (4.2) con g = f , si ha



fb() 2 d() =
f
b(x)f (x) dx
Rn

C 2 kf k2p ,
da cui segue (i) sostituendo f con f.
2
Se non `e finita, si approssimi con le misure R = R , dove R () = e|| /R .
Ciascuna delle due condizioni (i) o (ii) si trasferisce da alle misure R con le stesse costanti. Infatti
kCpp0 vale in quanto3
kf kL2 (R ) kf kL2 () banalmente, mentre la disuguaglianza kc
R kCpp0 kb
n
c
c
b(x) ,
R (x) = (2)
R

e dunque
n
n
kf c
kf c
bkp0 (2)n kb
kCpp0 kf c
kb
kCpp0 kc
R k1 kf kp .
R kp0 = (2)
R
R kp (2)

n
n
Ma c
e una Gaussiana, dunque positiva. Pertanto kc
R k1 = c
R `
R = (2) R (0) = (2) .

2Cio`
e S 0 o, equivalentemente, esistono N, C per cui vale la disuguaglianza (B) CRN per ogni palla B di raggio

R > 1.
3Vedi (1.7) e Lemma 1.3 del Cap. 3.

4. TEOREMI DI RESTRIZIONE DELLA TRASFORMATA DI FOURIER

109

Possiamo enunciare un primo teorema, che non presuppone nulla sulla natura della misura e sul
suo supporto, ma solo sul comportamento di
b(x) per x 0, . Come vedremo, la tesi potr`a essere
significativamente rafforzata nellipotesi che sia una misura su una superficie con curvatura.
Corollario 4.2. Sia 0 una misura temperata. Se vale la disuguaglianza



b(x) C|x| ,
con 0 < < n, allora
kfbkL2 () Ckf kp
per p =

2n
2n .

Se `e finita, la disuguaglianza vale anche per ogni p compreso tra 1 e

2n
2n .

Dimostrazione. Si ha


f
b(x) C|f | | | (x) = C 0 I n |f |(x) .
0

Per il Teorema 5.1 del Cap. 5, I n : Lp (Rn ) Lp (Rn ) per


n
1
1
2
= 0 = 1 ,
n
p p
p
cio`e p = 2n/(2n ).


Se `e finita, vale anche la disuguaglianza
b(x) kk1 , per cui





b(x) C 0 1 + |x|
C 0 1 + |x|
,
per ogni . Questo consente di sostituire p = 2n/(2n ) con ogni altro p p.

4.2. Misure su superfici: condizione necessaria.


Sia S il grafico in Rn

n = ( 0 ) ,
x0 = (x1 , . . . , xn1 ) ,
con sufficientemente regolare. Senza perdere in generalit`a possiamo supporre che (0) = 0 e (0) = 0.
Consideriamo la misura data da


(4.3)
f d =
f 0 , ( 0 ) h( 0 ) d 0 ,
f Cc (Rn ) ,
Rn

dove h `e C

su R

n1

Rn1

(o su un suo aperto), h 0 e h(0) > 0.

Lemma 4.3. Sia data dalla (4.3). Condizione necessaria perche valga la (4.1) `e
2(n + 1)
.
n+3
Dimostrazione. In un intorno dellorigine la funzione soddisfa la disuguaglianza


( 0 ) C| 0 |2 .

Quindi, per abbastanza piccolo, i punti 0 , ( 0 ) S con | 0 | < sono contenuti nel cilindro


C = ( 0 , n ) : | 0 | < , |n | < C 2 .
p

Sia g Cc (Rn ) tale che g() = 1 su C1 . Posto



g () = g 1 0 , 2 n ,
si ha g = 1 su C e dunque, per piccolo,



g () 2 d() =
kg k2L2 ()
C

h( 0 ) d 0 C 0 n1 .

| 0 |<

Se vale la (4.1), si deve perci`


o avere la disuguaglianza


n1
2 C 00 F 1 (g ) p ,

110

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

per < 0 . Posto F 1 (g) = f , si ha


F 1 (g )(x) = n+1 f (x0 , 2 xn ) ,
e dunque

n1
2



n+1
C 00 F 1 (g ) p = C 00 kf kp p0 .

Questo `e possibile per ogni < 0 solo se

n1
2

n+1
p0 ,

da cui segue la tesi.

Si noti che la condizione sufficiente del Corollario 4.2, p 2n/(2n ), si discosta da quella necessaria
del Lemma 4.3 anche nel caso pi`
u favorevole in cui = (n 1)/2 (quando ha determinante Hessiano mai
nullo).
4.3. Teorema di restrizione a ipersuperfici con curvatura Gaussiana non nulla.
In questo caso particolare, con una dimostrazione diversa che usa interpolazione di famiglie analitiche di
operatori, si pu`
o dimostrare che la condizione necessaria `e anche sufficiente.
Teorema 4.4. Sia come in (4.3) e si supponga che il determinante Hessiano di non sia mai nullo.
Allora, per f S(Rn ), vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kp per 1 p 2(n + 1)/(n + 3).
Dimostrazione. Come nella dimostrazione del Teorema 3.2, utilizziamo le distribuzioni
s = s ,
dove s = 0 Ips , intendendo 0 nella variabile 0 e il nucleo di integrazione frazionaria Ips nella variabile
n . Nel nostro caso la famiglia analitica di operatori sar`a
cs ,
Ts f = f
n1
con n1
2 <e s 1. Per <e s = 2 ,

cs (x) =

b(x)

|xn |s
L
(s/2)

per il Teorema 2.2, e la norma L soddisfa le condizioni di crescita richieste dal Teorema di interpolazione
per la (3.4). Quindi Ts : L1 L .
Per <e s = 1, segue dalla (3.5) che s L con le condizioni di crescita richieste dal Teorema di
interpolazione per la (3.4). Quindi Ts : L2 L2 .
0
pt
a Lpt , con una formula
Interpolando in s = 0 = n1
2 (1 t) + t si ottiene la limitatezza di T0 da L
analoga a (3.6) per lesponente pt , solo con i denominatori scambiati:
n1
1 n1
1
n+3
n+1
=
+ n+1 =
.
pt
1
2
2(n + 1)

Questo fornisce la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kpt . Per i valori di p compresi tra 1 e pt basta usare il
Teorema di Riesz-Thorin, usando la disuguaglianza
kfbkL2 () CkfbkL () Ckf k1 ,
che `e ovvia essendo finita.

Con opportune partizioni dellunit`


a, il Teorema si estende a superfici limitate con curvatura Gaussiana
mai nulla.

4. TEOREMI DI RESTRIZIONE DELLA TRASFORMATA DI FOURIER

111

4.4. Teorema di restrizione a paraboloidi.


Si consideri il paraboloide S in Rn di equazione n = | 0 |2 e su di esso la misura (non finita ma temperata)
data da


f () d() =
f 0 , | 0 |2 d 0 .
Rn1

Per il Lemma 4.3 si pu`


o avere limitatezza solo per p 2(n+1)
n+3 = pn . Daltra parte, il seguente argomento
4
di omogeneit`
a non isotropica consente di escludere gli esponenti p 6= pn .
Per r > 0 chiamiamo dilatazione parabolica di parametro r in Rn lapplicazione lineare
r (x0 , xn ) = (rx0 , r2 xn ) .
Si noti che esse lasciano invariato il paraboloide S e la misura ha propriet`a di omogeneit`a rispetto a
esse, essendo

 0 | 0 |2 
(f r1 )() d() =
f
,
d 0
r r2
Rn
Rn1
(4.4)

= rn1
f () d() .
Rn

E dunque utile adattare alle dilatazioni paraboliche nozioni ampiamente utilizzate per le abituali
dilatazioni isotropiche, osservando come si modificano le relative propriet`a.
Per r > 0 poniamo
 x0 x 
n
(4.5)
fr (x0 , xn ) = rn1 f
,
,
r r2
e osserviamo che kfr k1 = kf k1 .
Diciamo che una distribuzione `e omogenea di grado s rispetto alle dilatazioni paraboliche se vale
la (3.1) del Cap. 5 con la definizione (4.5) di fr .
Vale il seguente analogo del Lemma 3.2 del Cap. 5:
Loperatore T f = K f soddisfa la propriet`
a T (fr ) = r (T f ) se e solo se K `e omogenea di
grado s = (n + 1) + .
Vale il seguente analogo del Teorema 3.3 del Cap. 5:
Se K `e omogenea rispetto alle dilatazioni paraboliche di grado (n + 1) + e non nulla,
condizione necessaria per avere K Cpq `e che sia
1 1
<e
=
.
p q
n+1
Vale la formula fbr ( 0 , n ) = fb(r 0 , r2 n ). Inoltre, se K `e omogenea rispetto alle dilatazioni parabob `e omogenea di grado (n + 1) .
liche di grado , allora K
Da queste propriet`
a e dalla (4.4) si ottiene immediatamente quanto segue.
Proposizione 4.5. La misura `e omogenea di grado 2 rispetto alle dilatazioni paraboliche e la sua
trasformata di Fourier `e omogenea di grado n + 1.
Se loperatore f 7 f
b `e limitato da Lp a Lq , allora
1 1
2
=
.
p q
n+1
In particolare, questa condizione con q = p0 equivale a p = pn .
Teorema 4.6. Vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kpn .
4Si osservi che lultima parte della dimostrazione del Teorema 4.4 richiede che sia finita.

112

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

Dimostrazione. Approssimiamo con le misure finite


0 2

= e| | ,

>0.

Siccome lim0
c =
b nel senso delle distribuzioni, basta dimostrare la disuguaglianza
kf
c kp0n Ckf kpn
uniformemente in .
Per ogni > 0 fissato, introduciamo la famiglia analitica di distribuzioni s = s , dove s = 0 Ips .


Come nei casi precedenti ci interesser`
a restringerci alla striscia dove <e s n1
2 ,1 .
Si osservi che la convoluzione `e ben definita attraverso la formula
h s , f i = hs ,
f i ,
potendosi facilmente verificare che


0 2
f 0 + 0 , n + | 0 |2 e| | d 0

f () =
Rn1

cs , vale la condizione sulla


`e in S per ogni f S. Questo
ci consente anche di affermare che, posto Ts f = f

s
a
crescita di log hT f, gi nel Teorema di interpolazione per famiglie analitiche (qui non `e richiesta uniformit`
rispetto a f, g, ne rispetto a ).
Per <e s > 0, s `e una funzione, essendo

1
s
h , f i =
|n |1+s (
f )(0, n ) dn
(s/2) R


0 2
1
|n |1+s
f 0 , n + | 0 |2 e| | d 0 dn
=
(4.6)
(s/2) R
n1
R


1+s |0 |2 0
1
0
=
f ( , n ) n | 0 |2
e
d dn .
(s/2) Rn
In particolare, per <e s = 1, s L con norma a crescita controllata in =m s uniformemente in .
cs
Per <e s = n1
2 dobbiamo invece verificare la limitatezza di . Osserviamo che vale inoltre la formula
cs ,
cs =

c
che, per <e s < 1 d`
a
1

2 2s

c (x)|xn |s .
(1 s)/2
La trasformata
c si calcola esplicitamente usando il Lemma 1.3 del Cap. 3:

0 0
0 2
0 2

c (x) =
ei(x +xn | | ) e| | d 0
n1
R
0 2
0 0
=
e(+ixn )| | eix d 0
(4.7)
cs (x) =

Rn1


+ ixn

n1
2

|x|2

e 4(+ixn ) .

Quindi, sempre per <e s < 1,


n

cs (x) =

|x|2
2 2s
|xn |s
4(+ix )
n

n1 e
(1 s)/2 ( + ixn ) 2

Per <e s = n1
2 , si ha dunque



C

cs (x)

(1 s)/2
con crescita controllata in =m s, uniformemente in .

4. TEOREMI DI RESTRIZIONE DELLA TRASFORMATA DI FOURIER

113

Corollario 4.7. Il Teorema 4.6 si estende ai paraboloidi n = Q( 0 ), dove Q `e una forma quadratica non
degenere.
Dimostrazione. La dimostrazione precedente pu`o essere ripetuta con la stessa definizione di ,
osservando che la (4.7) diventa

n1
x2
 12
Y 
j

4(+iaj xn )

c (x) =
.

e
+ iaj xn
j=1

4.5. Disuguaglianza di Strichartz per lequazione di Schr


odinger.
Consideriamo loperatore di Schr
odinger
it + x ,
che si applica a funzioni u(x, t) definite su Rnx Rt e il corrispondente problema di Cauchy
(
it u + x u = g(x, t) ,
u(x, 0) = f (x) .
Assumendo che f e u(, t) ammettano trasformata di Fourier nella variabile x, posto


v(, t) = F u(, t) ()
,
h(, t) = F g(, t) () ,
si ha
(
it v ||2 v = h(, t) ,
v(, 0) = fb() .
Per ogni fissato si ottiene la soluzione
2
v(, t) = eit|| fb() i

ei(ts)|| h(, s) ds .
0
2

Invertendo la trasformata di Fourier e ponendo Ht = F 1 (eit|| ) S 0 (Rn ), si ottiene


t

u(x, t) = Ht f (x) +
Hts g(, s) (x) ds .
0

Nel formalismo del calcolo funzionale, si definisce loperatore


eitx f = Ht f .
Allora si pu`
o scrivere (formula di Duhamel)

(4.8)

u(x, t) = eitx f (x) +


ei(ts)x g(, s) (x) ds .
0

Il Teorema che segue stabilisce un controllo di una norma Lp di u nelle variabili x, t in termini di altre
norme di f (nella sola x) e di g (in x, t). Per comodit`a di notazione, scriviamo Lpx , Lpx,t ecc. per specificare
in quali variabili si integra.
Teorema 4.8 (Disuguaglianza di Strichartz per lequazione di Schrodinger). Sia p =
0

Se f L2x e g Lpx,t , allora la soluzione u in (4.8) `e in Lpx,t e



kukLp0 C kf kL2x + kgkLpx,t .
x,t

2(n+2)
n+4 ,

con p0 =

2(n+2)
.
n

114

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI


0

Dimostrazione. Possiamo supporre f Sx , g Sx,t . Stimiamo separatamente le norme Lpx,t dei due
termini della formula di Duhamel.
Quanto al primo termine, si ha
2 
(4.9)
eitx f = F 1 eit|| fb = T fb .
Dobbiamo dunque dimostrare la disuguaglianza
kT kLp0 CkkL2 .

(4.10)

x,t

Passando alloperatore aggiunto, per Sx,t si ha



1
it||2
e
, Fx ,t
n
(2)

2
1
=
eit|| ()Fx (, t) dt d
n
(2) Rn+1

2
1
eit|| eix ()(x, t) dx dt d .
=
(2)n Rn+1 Rn

1 it||2

Fx (e
), x,t =
(4.11)

Quindi

2
1
eit|| eix (x, t) dx dt
n
(2) Rn+1 Rn

1
=
Fx,t , ||2 ,
(2)n

T () =

`e loperatore di restrizione della trasformata di Fourier in Rn+1 al paraboloide n+1 = ||2 (chiamando n+1
la variabile duale a t).
Osservando che lesponente p nellenunciato coincide con lesponente pn+1 del Teorema 4.6 si ha la (4.10).
0
Consideriamo ora laltro termine della formula di Duhamel e prendiamo la sua norma Lpx (nella sola
variabile x:
t
t




ei(ts)x g(, s) (x) ds p0
kei(ts)x g(, s)kLp0 ds .

Lx

(Si noti che, per comodit`


a di notazioni, stiamo supponendo t > 0. Per t < 0 le stime sono identiche.)
Dalla (4.9) segue che
keitx f kL2x = kf kL2x ,
per ogni t. Daltra parte,
2

Ht = F 1 (eit|| ) =

|x|2
1
i 4t
,
n e
(4it) 2

per cui
n

keitx f kL
C|t| 2 kf kL1x .
x
Per il Teorema di Riesz-Thorin, essendo

1
p

n
n+2

2
n+2

keitx f kLp0 C|t| n+2 kf kLpx .


x

Quindi




ei(ts)x g(, s) (x) ds

0
Lp
x

C
0

|t s| n+2 kg(, s)kLpx ds


n

|t s| n+2 kg(, s)kLpx ds .

C
R

4. TEOREMI DI RESTRIZIONE DELLA TRASFORMATA DI FOURIER

115

Ponendo h(t) = kg(, t)kLpx , questultima espressione `e lintegrale frazionario Ipn+2 h su R. Ma allora
 10
 t
p0

t
p






i(ts)x
i(ts)x
g(, s) (x) ds p0 dt
e
e
g(, s) (x) ds p0 =


Lx,t

2
n+2

CkIp

Lx

hkLp0
t

C 0 khkLpt ,
per il Teorema di Hardy-Littlewood-Sobolev, essendo
1
2
1
0 =
.
p p
n+2

4.6. Teoremi di restrizione al cono luce.


In dimensione n 3 consideriamo il cono luce C di equazione
n = | 0 | ,

0 = (1 , . . . , n1 ) .

Consideriamo due problemi di restrizione:


il problema locale, relativo a misure della forma


f () d() =
f 0 , | 0 | h( 0 ) d 0 ,
Rn1


dove h Cc Rn1 \ {0} (per evitare il vertice del cono);
il problema globale, relativo alla misura data da

 d 0
;
(4.12)
f () d() =
f 0 , | 0 |
| 0 |
Rn1
questa misura `e di Radon e Il suo interesse sta nel fatto che, come vedremo, `e lasciata fissa dal
gruppo proprio di Lorentz SO+ (n 1, 1).
4.6.1. Problema locale.
Possiamo
senza perdere in generalit`a, che abbia supporto in un intorno del punto P =

supporre,
(0, . . . , 0, 1/ 2, 1/ 2) C. Conviene effettuare una rotazione di /4 nel piano n1 , n in modo da portare
il punto P nel punto P 0 = (0, . . . , 0, 1, 0) e C nel cono C 0 con asse la bisettrice
1 = = n2 = 0 ,

n1 = n .

In un intorno di P 0 lequazione del cono C 0 `e


n =
e la misura prende la forma

2
12 + + n2
= ( 0 ) ,
2n1


f 0 , ( 0 ) h( 0 ) d 0 ,

f () d() =
Q0

dove Q0 Rn1 `e un cubo di centro (0, . . . , 0, 1) e semilato r < 1.


Lemma 4.9. La trasformata di Fourier di soddisfa la disuguaglianza

 n2
2

b(x)| C 1 + |xn |
.

116

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

Dimostrazione. Poniamo 00 = (1 , . . . , n2 ). Integrando prima per n1 costante, si ha




1+r

|00 |2

i 00 x00 + 2
xn


in1 xn1

n1
e
e
b(x)| =
h( 00 , n1 ) d 00 dn1

1r
1+r

1r

|00 |2

i 00 x00 + 2

n1

xn



h( 00 , n1 ) d 00 dn1 .

Lintegrale interno ha una fase con determinante Hessiano (nelle variabili 00 ) limitato dal basso da una
costante per |xn |. Applicando il Corollario 1.12, si ha



|00 |2
n2
i 00 x00 + 2
xn


n1
h( 00 , n1 ) d 00 C|xn | 2 ,
e
uniformemente in n1 . Il resto `e evidente.

E possibile a questo punto adattare la dimostrazione del Teorema 4.4 osservando che laritmetica degli
esponenti fornisce i valori adattati al precedente caso (n 1)-dimensionale.
Teorema 4.10. Vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kp per 1 p 2n/(n + 2).
E possibile adattare anche la dimostrazione del Lemma 4.3 per concludere che questo risultato non `e
migliorabile. Occorre sostituire i cilindri C del Lemma 4.3 con gli insiemi


C0 = ( 00 , n1 , n ) : | 00 | < , 1 r < n1 < 1 + r, |n | < 2 .
Anche in questo caso laritmetica degli esponenti `e adattata al caso (n 1)-dimensionale.
4.6.2. Problema globale.
Dimostreremo il seguente teorema.
Teorema 4.11. Sia la misura in (4.12). Vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kp per p = 2n/(n + 2).
Conviene ritornare alle variabili originarie, con il cono C di equazione n = | 0 |. Abbiamo gi`a accennato
al gruppo pseudoortogonale SO(n 1, 1) di trasformazioni lineari di Rn che conservano la forma quadratica
Q() = n2 | 0 |2 .
Linsieme dove Q() 6= 0 si suddivide in tre componenti connesse:
Il cono solido + dove Q() > 0 e n > 0;
Il cono solido dove Q() > 0 e n < 0;
la regione R dove Q() < 0.
Ogni elemento di SO(n 1, 1) lascia invariati + e R. Il sottogruppo SO+ (n 1, 1) consiste degli
elementi che lasciano invariati separatamente + e .
La funzione
Q+ () = Q()+ ()
`e invariante rispetto alla composizione con elementi di SO+ (n 1, 1). Le sue potenze Qz+ sono localmente
integrabili per <e z > 0.5 Esse ci forniscono dunque una famiglia analitica di distribuzioni, che vorremmo prolungare in z allintero piano complesso. In analogia con quanto visto nel Cap. 5, consideriamo il
DAlembertiano
 = x2n 0
e osserviamo che, per <e s > 2,
s

(4.13)

Q+2

s
 s
 s
2
() = 2
1
+ n 2 Q+2 () .
2
2

5Bisogna tener conto del fatto che nellintorno di un punto sul bordo di diverso da 0 si ha Q() = + | 0 | | 0 |
n
n
+

n | 0 |.

4. TEOREMI DI RESTRIZIONE DELLA TRASFORMATA DI FOURIER

117

Definiamo quindi il nucleo di integrazione frazionaria iperbolica di ordine s


(
s
1
2s/2
Q+2
<e s > 0 , e induttivamente
s
(s/2)(s/2+n1)
=
k s+2k

<e s > 2k .
Lemma 4.12. Le distribuzioni s sono invarianti rispetto allazione di SO+ (n 1, 1), cio`e
hs , f ki = hs , f i ,
per ogni f S(Rn ) e k SO+ (n 1, 1).
Inoltre 0 `e un multiplo scalare non nullo della misura in (4.12).
.
Dimostrazione. Per <e s > 0 il primo enunciato si ottiene per cambio di variabile di integrazione,
c = Qfb.
essendo det k = 1. Inoltre anche il DAlembertiano `e invariante rispetto a SO+ (n1, 1), essendo f
Questo d`
a la conclusione per ogni s.

Passando a 0 , calcoliamo lims0+ s ()f () d per f S. Si ha

 s 1
 s 1
1
n | 0 | 2
n + | 0 | 2 f () d
lim s
lim
s ()f () d =
(n 2)!2 s0+ n >|0 |
s0+


 s 1

s
1
=
lim+ s
t 2 1 2| 0 | + t 2 f 0 , | 0 | + t dt d 0 .
(n 2)!2 s0
n1
R
0
Scomponiamo lintegrale interno come

 2s 1

s
 1 s 1
s
1
0
0
0
0 2 1
0
0
2
t
2| | + t
f , | | + t dt = 2| |
f , | |
t 2 dt
0

0
1

s
2 1

2| 0 | + t

 2s 1


 s 1

f 0 , | 0 | + t 2| 0 | 2 f 0 , | 0 | dt

t 2 1 2| 0 | + t

 2s 1


f 0 , | 0 | + t dt ,

per cui

lim+ s

s0


 s 1

s
1
t 2 1 2| 0 | + t 2 f 0 , | 0 | + t dt = 0 f 0 , | 0 | .
| |

Questo d`
a la tesi.

Per dimostrare il Teorema 4.11 osserviamo innanzitutto che lesponente p per cui si pu`o avere limitatezza `e vincolato dallomogeneit`
a della misura . Analogamente ai teoremi di restrizione precedentemente
dimostrati, useremo le propriet`
a
s L (Rn ) se <e s = 2,
cs L (Rn ) se <e s = (n 2),

con le opportune limitazioni in =m s (su cui sorvoliamo perche anloghe a quelle viste nei casi precedenti).
La prima affermazione `e ovvia, mentre la seconda assume il seguente risultato che enunciamo senza
dimostrazione6.
Lemma 4.13. Per ogni z C, lo spazio delle distribuzioni SO+ (n 1, 1)-invarianti e omogenee di grado z
ha dimensione 3.
Per esempio, per <e z > 1 si hanno le tre distribuzioni linearmente indipendenti Qz + , Qz , Qz R .
cs `e SO+ (n 1, 1)-invariante e omogenea di grado
Essendo s omogenea di grado s 2, la trasformata
n s + 2. Per s = (n 2) + it abbiamo dunque grado di omogeneit`a immaginario it. Per il Lemma 4.13,
cs `e una combinazione lineare di Qit , Qit , Qit R , dunque `e limitata.

6La dimostrazione `
e contenuta nel libro di Gelfand e Shilov, Generalized Functions, vol. 1.

118

7. INTEGRALI OSCILLANTI: STIME E APPLICAZIONI

4.7. Disuguaglianza di Strichartz per lequazione delle onde.


Consideriamo loperatore di DAlembert in Rnx Rt .
 = x t2 ,
e il problema di Cauchy

u = g(x, t) ,
u(x, 0) = f0 (x) ,

t u(x, 0) = f1 (x) .
Passando alla trasformata di Fourier nella variabile x, con le notazioni del Par. 4.5 il problema diventa

2
2

t v = || v h(, t) ,
b
v(, 0) = f0 () ,

t v(, 0) = fb1 () .
Possiamo supporre che le funzioni siano reali. Ponendo w(, t) = t v(, t) + i||v(t, ) si ottiene il sistema
del primo ordine
(
t w = i||w h ,
w(, 0) = fb1 () + i||fb0 () ,

la cui soluzione `e


w(, t) = eit|| fb1 () + i||fb0 ()

ei(ts)|| h(, s) ds .
0

Prendendone la parte immaginaria, si ottiene


 t


1  it|| b
||v(, t) =
e
f1 () + i||fb0 () eit|| fb1 () i||fb0 ()
sin (t s)|| h(, s) ds .
2i
0
Invertendo la trasformata di Fourier si ha
1

1
1
f0 i(x ) 2 f1
f0 + i(x ) 2 f1
u(x, t) = eit(x ) 2
+ eit(x ) 2
2
2
t
1
12

(x ) sin (t s)(x ) 2 g(x, s) ds .

(4.14)

Teorema 4.14 (Disuguaglianza di Strichartz per lequazione delle onde). Sia p =


1

2(n+1)
n+3 ,
0
Lpx,t e

con p0 =

2(n+1)
n1 .

Se (x ) 4 f0 L2x , (x ) 4 f1 L2x e g Lpx,t , allora la soluzione u in (4.8) `e in







1
1
kukLp0 C (x ) 4 f0 L2 + (x ) 4 f1 L2 + kgkLpx,t .
x

x,t

Diamo la dimostrazione solo nel caso omogeneo (g = 0).


1

Dimostrazione. Consideriamo gli operatori T = (x ) 4 eit(x ) 2 , di modo che


1

in cui gli argomenti di T+


dimostrare che

(x ) 4 f0 i(x ) 4 f1
(x ) 4 f0 + i(x ) 4 f1
+ T
,
2
2
e T sono funzioni in L2x . Come nella dimostrazione del Teorema 4.8, vogliamo

u = T+

T Fx1 : L2x Lpx,t .


Essendo

1
T Fx1 (x, t) = Fx1 | | 2 eit|| (x) ,

4. TEOREMI DI RESTRIZIONE DELLA TRASFORMATA DI FOURIER

119

loperatore aggiunto di T+ `e, procedendo come nella (4.11),


1


|| 2
Fx,t , || .
(2)n
Si conclude quindi come per il Teorema 4.8 usando il Teorema 4.11.
T () =

You might also like