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Ricci
A.A. 2015-16
Indice
Capitolo 1. Preliminari di analisi funzionale
1. Spazi di Frechet
1.1. Topologia
1.2. Applicazioni lineari
1.3. Teoremi su operatori lineari e forme bilineari
2. Integrazione di funzioni a valori in spazi di Banach
2.1. Integrazione di funzioni continue
2.2. Funzioni misurabili
2.3. Integrale di Bochner
5
5
5
6
7
7
7
8
9
11
11
11
12
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15
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20
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29
33
33
35
37
41
41
44
47
48
51
51
52
52
INDICE
6.
7.
57
57
57
59
60
62
65
67
67
68
Capitolo 6.
1.
2.
3.
4.
5.
Nuclei di Calder
on-Zygmund
e moltiplicatori di Mihlin-H
ormander
La funzione massimale di Hardy-Littlewood
Decomposizioni di Whitney e di Calderon-Zygmund
Nuclei di Calder
on-Zygmund
Condizione di Calder
on-Zygmund e limitatezza in L2
Moltiplicatori di Fourier e condizione di Mihlin-Hormander
5.1. Stime ellittiche
5.2. Spazi di Sobolev di esponente p 6= 2
5.3. Integrazione frazionaria di ordine immaginario
53
53
55
71
71
73
75
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90
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93
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102
102
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118
CAPITOLO 1
n ;
(5) una successione {xj } di punti di V `e di Cauchy nella topologia P se e solo se `e di Cauchy rispetto
a ciascuna delle seminorme pn .
La distanza dP nella (1.1) `e invariante per traslazioni, cio`e
dP (x + z, y + z) = dP (x, y)
per ogni x, y, z V .
Proposizione 1.2. Sia V uno spazio vettoriale topologico. Le seguenti propriet`
a sono equivalenti:
(1) la topologia di V `e definita da una famiglia numerabile e separante di seminorme;
(2) V `e localmente convesso e la sua topologia `e indotta da una distanza invariante.
Uno spazio vettoriale topologico si dice di Frechet se la sua topologia soddisfa le propriet`a della Proposizione 1.2 ed `e completo.
Esempio.
5
Dato un compatto K in Rn , sia D(K) lo spazio delle funzioni di classe C su Rn con supporto contenuto
in K. Si ponga
X
pk (f ) =
k f k .
||k
Chiaramente la famiglia P = {pk } `e separante, per il semplice fatto che ciascuna di esse `e una norma.
Verifichiamo che D(K) `e completo per la distanza dP .
Sia {fj } una successione di Cauchy in D(K). Segue dalla Proposizione 1.1(5) che
lim pk (fi fj ) = 0
i,j
per ogni k. Di conseguenza per ogni la successione { fj } `e di Cauchy rispetto alla norma uniforme. In
particolare le fj convergono uniformemente a una funzione f , ed `e un risultato ben noto che allora le derivare
fj convergono a f uniformemente per ogni .
Dunque f `e C e ha supporto in K, ossia `e in D(K). Le fj convergono a f rispetto a ognuna delle
norme pk . Per la Proposizione 1.1(4), esse convergono a f nella topologia P .
1.2. Applicazioni lineari.
Sia T : V W unapplicazione lineare tra due spazi di Frechet. Siano P = {pn } e Q = {qn } due
famiglie di seminorme che definiscono le topologie di V e W rispettivamente.
Proposizione 1.3. T `e continua se e solo se per ogni intero n esistono un intero m e una costante Cn tali
che
m
X
(1.2)
qn (T x) Cn
pk (x)
k=0
per ogni x V .
Da questo enunciato discendono le seguenti conseguenze:
Corollario 1.4.
(1) Sia T unapplicazione lineare di uno spazio di Frechet V (dotato di seminorme
P = {pn }) in uno spazio di Banach W . Allora T `e continua se e solo se esistono un intero m e
una costante C tali che
m
X
kT (x)kW C
pk (x) .
k=0
(2) Due famiglie separanti di seminorme P = {pn } e P 0 = {p0n } su V definiscono la stessa topologia se
e solo se per ogni intero n esistono un intero m e una costante Cn tali che
m
X
pn (x) Cn
p0k (x) ,
p0n (x) Cn
k=0
m
X
pk (x)
k=0
per ogni x V .
Data una famiglia di seminorme P = {pn }, si ponga
p0n (x) =
n
X
pk (x) .
k=0
Pn
Poiche pn (x) p0n (x)
k=0 pk (x), le due famiglie di seminorme sono equivalenti, nel senso che
definiscono la stessa topologia. La famiglia {p0n } ha il vantaggio di essere crescente.
Si noti che se una famiglia di seminorme {pn } su uno spazio V `e crescente, la (1.2) si pu`o scrivere pi`
u
semplicemente nella forma
qn (T x) Cn pm (x) ,
Per la continuit`
a uniforme di f , dato > 0 esiste k0 tale che per ogni k, k 0 k0 e ogni scelta dei punti
(k) (k0 )
tj , tj 0 ,
(k)
0
0
s(t , . . . , t(k) ) s(t(k ) , . . . , t(k0 ) )
< .
1
1
k
k
(2.1)
(k)
il limite di tale successione. Sempre per la (2.1), tale limite non dipende dalla scelta dei punti.
Si verifica facilmente che
lintegrale dipende linearmente da f ;
vale la disuguaglianza
b
b
f (t)
dt ;
f (t) dt
a
u,
f (t) dt =
u, f (t) dt .
a
X
g(x) dm(x) =
m(Ei )vi .
X
vi Ei con
Una funzione f definita su X a valori in V si dice Bochner-integrabile se esiste una successione di funzioni
semplici integrabili fn convergente m-quasi ovunque a f e tale che
f (x) fn (x)
dm(x) = 0
(2.2)
lim
n
(2.3)
lim
fn (x) dm(x)
n
fn (x) gk (x)
dm(x) < .
X
f (x) gn (x)
dm(x) = 0
lim
n
e dunque f `e Bochner-integrabile.
Un caso che si incontra comunemente `e quello di una funzione f (x) = a(x)v(x), dove v `e misurabile a
valori
in V e a `e misurabile a valori scalari. In questo caso f `e misurabile. Essa `e integrabile se e solo se
|a(x)|kv(x)k
dm(x) < .
X
Si verifica facilmente che, per f Bochner-integrabile,
X f (x) dm(x)
X
f (x)
dm(x),
per ogni u V 0 , u, X f (x) dm(x) = X hu, f (x)i dm(x),
10
pi`
u in generale, se W `e un altro spazio di Banach e T : V W `e lineare e continua, allora T f
`e Bochner integrabile e
T
f (x) dm(x) =
T f (x) dm(x) .
X
Inoltre, se `e una misura complessa, lintegrale di Bochner di una funzione f a valori in V , fortemente
misurabile e con funzione norma integrabile, si definisce come
f (x)h(x) d||(x) ,
X
CAPITOLO 2
G(t) = c
tg(u) du .
(n)
(n)
Per mezzo di una opportuna traslazione, la funzione Hb, pu`o essere riportata su un generico intervallo
[a, b], in modo da avere il seguente enunciato.
Proposizione 1.1. Dati un intervallo [a, b] e un sottointervallo [a0 , b0 ] (a, b), esiste una funzione f di
classe C su R con supporto in [a, b], tale che 0 f (t) 1, identicamente uguale a 1 su [a0 , b0 ] e tale che,
posto = min{a0 a, b b0 }, |f (n) (t)| Cn n , dove le Cn sono costanti assolute.
Passiamo ora a pi`
u dimensioni. Si prenda una funzione g di classe C su R, pari, tale che 0 g(t) 1,
con supporto in [1, 1] e uguale a 1 su [1/2, 1/2].
Su Rn si ponga
( x) = g(|x|) .
11
12
Poiche |x| `e una funzione C fuori dallorigine, `e pure C fuori dallorigine. Daltra parte `e anche
C sulla palla di centro 0 e raggio 1/2, essendo ivi costante.
Dato > 0, la funzione
x
(x) =
ha supporto nella palla chiusa di centro 0 e raggio , ed `e identicamente uguale a 1 sulla palla di raggio /2.
Inoltre, se b = k k , si ha
| (x)| b || .
(1.2)
=
K 00 (y)/4 (x y) dy
Rn
=
/4 (x y) dy .
K 00
/4 (x y) dy .
u(x) =
K 00
Poiche la funzione integranda `e diversa da 0 solo quando |xy| < /4, lintegrale `e esteso a K 00 B(x, /4),
che ha misura minore o uguale a n /4n . Di conseguenza, per la (2.3),
| u(x)| C,n n|| .
Se x 6 K 000 , allora K 00 B(x, /4) = , per cui u(x) = 0. Quindi supp u K 000 .
Se x K 0 , B(x, /4) K 00 , per cui
u(x) =
/4 (x y) dy
n
R
=
/4 (y) dy
Rn
n n
=4
(x) dx
Rn
= cn n .
n
Si verifica allora facilmente che (x) = c1
a richieste.
n u(x) ha le propriet`
13
Poniamo
D(A) =
D(K) ,
K compatto ,KA
14
Tg f = f g(x) =
f (x y)g(y) dy
Rn
X X
c, k f )k
||k
c, k f k k )k,K
||k,||k
CK
k f k
||k
= CK pk (f ) .
Dunque anche T `e continua.
Infine sia f D(K), e si consideri la convoluzione f g. Derivando sotto integrale, si vede che f g `e
C . Inoltre, sia K0 il supporto compatto di g. Allora la somma K 0 = K + K0 = {y + z : y K, z K0 } `e
pure compatta. Ma f g(x) = 0 se x 6 K 0 . Infatti lintegrale di convoluzione `e esteso agli y che soddisfano
entrambe le condizioni y K0 e x y K. Se esistesse almeno un y con queste propriet`a, si avrebbe
x K + K0 , contro lipotesi.
Dunque Tg applica D(K) in D(K 0 ). A questo punto si ha
|f g(x)|
|f (x y)||g(y)| dy
K0
kgk1 kf k ,
per cui p0 (f g) kgk1 p0 (f ).
2. Distribuzioni
Si chiama distribuzione su A un funzionale lineare continuo
T : D(A) C .
2. DISTRIBUZIONI
15
Useremo la notazione hT, f i in luogo di T (f ). In base alla Proposizione 2.5(3), un funzionale lineare
T su D(A) `e continuo (cio`e definisce una distribuzione) se e solo se per ogni compatto K A esistono un
intero n = n(K) e una costante C = C(K) tali che per ogni f D(K)
hT, f i Cpn (f ) ,
dove
X
pn (f ) =
kD f k .
||n
2.1. Esempi.
Sia (x) una funzione localmente integrabile su A. Il funzionale
hT , f i =
f (x)(x) dx
A
hT , f i
|f (x)||(x)| dx kf k
|(x)| dx .
K
K
f (x)(x) dx ,
hT, f i =
A
hT, f i
|(x)| dx pn (f )
K
con n = ||.
La delta di Dirac nel punto x0 A `e definita da
hx0 , f i = f (x0 ) .
Si verifica facilmente che n(K) = 0 e C(K) = 1 per ogni K.
2.2. Operazioni su distribuzioni. Ovviamente le distribuzioni su A si possono sommare e moltiplicare per scalari. Esse formano dunque uno spazio vettoriale, che si indica con D0 (A).
Vediamo ora come si definiscono le derivate di una distribuzione. Per motivare la definizione, supponiamo
inizialmente di avere una distribuzione coincidente con una funzione di classe C 1 . In questo caso vogliamo
che la derivata j di come distribuzione nella variabile xj coincida con la derivata di come funzione
nella variabile xj . Si osservi allora che integrando per parti
hj , f i =
f (x)j (x) dx
A
=
j f (x)(x) dx
A
= h, j f i
(lintegrazione per parti non produce termini al bordo in quanto f si annulla sulla frontiera di A).
Per estensione definiamo allora per una generica T D0 (A)
(2.1)
hj T, f i = hT, j f i .
16
h T, f i = (1)|| hT, f i .
(2.3)
La continuit`
a di T segue dal Corollario 1.7(2).
Vogliamo ora definire la convoluzione T g di T D0 (Rn ) con g D(Rn ). Per motivare la definizione,
supponiamo che T coincida con la funzione localmente integrabile su Rn . In tal caso vogliamo ottenere la
normale convoluzione
g(x) =
(y)g(x y) dy .
Rn
Si ha allora
h g, f i =
(y)g(x y) dy f (x) dx
= (y)
g(x y)f (x) dx dy
= h, g f i ,
hT g, f i = hT, g f i .
2.3. Esempi.
Abbiamo detto che se T coincide con una funzione di classe C 1 le sua derivate prime distribuzionali
coincidono con le derivate ordinarie. Se non `e C 1 , ma solo localmente integrabile, le sue derivate possono
differire notevolmente dalla nozione ordinaria di derivata puntuale.
Si prenda ad esempio su R una funzione a gradino
(
a se x < x0
(x) =
b se x > x0 ,
con a 6= b. La derivata puntuale esiste per x 6= x0 ed `e nulla. La derivata distribuzionale di , che indichiamo
qui con D, si ottiene invece come segue (considerando una funzione test f D(R)):
hD, f i = h, f 0 i
x0
0
=
af (x) dx
bf 0 (x) dx
x0
x0
= af (x)
bf (x)
= (b a)f (x0 ) .
Si ha quindi
D = (b a)x0 .
x0
2. DISTRIBUZIONI
17
Un altro esempio interessante `e il seguente. Si consideri la funzione localmente integrabile (x) = log |x|
su R. Per calcolarne la derivata distribuzionale D procediamo come prima, ponendo, per f D(R),
0
f 0 (x) log |x| dx .
hD, f i = h, f i =
f 0 (x) log |x| dx = lim
f 0 (x) log |x| dx .
0
Si ha allora
hD, f i = lim
|x|>
f 0 (x) log |x| dx
f (x) log |x|
f (x) log x
= lim
1
f (x) dx +
x
1
f (x) dx
x
1
= lim
f () f () log +
f (x) dx .
0
x
|x|>
Poiche f `e derivabile in 0, f () f () C, per cui
lim f () f () log = 0 .
+
Si ha quindi
hD, f i = lim
1
f (x) dx .
x
|x|>
Lespressione a secondo membro prende il nome di integrale con valore principale e si indica con il simbolo
1
(2.5)
p.v.
f (x) dx .
x
Occorre tener presente che non si tratta di un normale integrale. Per esempio, non `e assolutamente
convergente; inoltre la sua convergenza presuppone che f sia derivabile in 0.
Si verifica facilmente che le derivate della delta di Dirac in x0 sono date da
h x0 , f i = (1)|| f (x0 ) .
Vediamo ora un esempio di convoluzione. Se g D(Rn ), calcoliamo x0 g. Per la (2.4) si ha
hx0 g, f i = hx0 , g f i
= g f (x0 )
= g(x x0 )f (x) dx .
da cui si deduce che x0 g coincide con una funzione, precisamente
x0 g(x) = g(x x0 ) .
Leffetto su g della convoluzione con x0 `e dunque la traslazione del suo grafico di un incremento x0 .
18
2. DISTRIBUZIONI
19
Sia T una distribuzione su A con supporto compatto. In tal caso il funzionale lineare T : D(A) C si
pu`
o estendere a C (A). Per fare ci`
o si prenda una funzione F D(A) che sia identicamente uguale a 1 in
un intorno si supp T . Si ponga allora
def
hT, i = hT, F i .
Questa `e una buona definizione in quanto
(1) F D(A), in quanto F ha supporto compatto;
(2) la definizione non dipende dalla scelta di F ; infatti se G `e unaltra funzione in D(A) uguale a 1 in
un intorno di supp T , allora
hT, F i hT, Gi = hT, (F G)i = 0 ,
in quanto (F G) si annulla in intorno di supp T .
2.5. Ordine di una distribuzione.
Nella definizione di distribuzione data allinizio di questo paragrafo compare un intero n(K), dipendente
dal compatto K A, che indica quale norma pn (f ) su D(K) controlla il valore di hT, f i.
Si dice che T D0 (A) ha ordine finito n se questi interi n(K) si possono prendere tutti uguali a n (o
minori), ossia se per ogni compatto K esiste una costante C = C(K) tale che
hT, f i Cpn (f ) .
Le distribuzioni che abbiamo incontrato finora hanno tutte ordine finito. In particolare quelle definite
da integrali con funzioni localmente integrabili hanno ordine 0.
Inoltre `e abbastanza evidente che se T ha ordine finito n, allora T ha ordine n + ||.
Si verifichi che la distribuzione p.v.1/x ha ordine 1 (in quanto derivata di log |x| che ha ordine 0), ma
non ha ordine zero!
Esistono distribuzioni che non hanno ordine finito. Per costruirne una, si prenda una successione di
punti {xk } che tendano verso un punto in A {}, e si ponga
T =
x(k)
.
k
k=0
Se f D(A),
hT, f i =
k=0
Poiche f ha supporto compatto, solo un numero finito dei termini della serie `e diverso da 0, per cui
hT, f i `e ben definito.
Dato un compatto K A, esso contiene solo un numero finito di punti, compresi nellinsieme {x1 , . . . , xm },
con m dipendente da K. Se f D(K),
m
m
X
(k)
X
hT, f i
f (xk )
kf (k) k = pm (f ) .
k=0
k=0
Poiche al variare di K intervengono tutte le derivate di f , `e ovvio che non si pu`o controllare il valore di
hT, f i con una stessa norma pm (f ).
Proposizione 2.5. Una distribuzione con supporto compatto ha ordine finito.
Dimostrazione. Sia K = supp T il supporto compatto della distribuzione T . Si prenda D(A)
uguale a 1 su un intorno di K e sia K 0 il supporto di . Esiste allora un intero n tale che per ogni g D(K 0 )
hT, gi Cpn (g) .
Sia ora f D(A). Per la Proposizione 3.4(3),
hT, f i = hT , f i = hT, f i .
20
Poiche f D(K 0 ),
hT, f i Cpn (f ) C 0 pn (f ) ,
come si verifica facilmente applicando la regola di Leibniz.
Se K `e un compatto contenuto in A, indichiamo con Dm (K) lo spazio di Banach delle funzioni di classe
C in Rn e con supporto in K, dotato della norma pm . In dichiamo poi con Dm (A) lo spazio delle funzioni
di classe C m con supporto compatto in A, dotato della topologia pi`
u fine che rende continue le inclusioni
iK : Dm (K) Dm (A) per ogni K compatto.
Si verifica facilmente che linclusione
m
im : D(A) Dm (A)
`e continua e ha immagine densa per ogni m.
Proposizione 2.6. Una distribuzione T ha ordine finito m se e solo se si estende con continuit`
a a Dm (A).
Dimostrazione. Un funzionale lineare T su Dm (A) `e continuo se e solo se per ogni K esiste una
costante C(K) tale che per ogni f Dm (K)
hT, f i C(K)pm (f ) .
(2.6)
Se T `e una distribuzione di ordine m, vale la (2.6) per ogni f D(K). Essendo D(K) denso in Dm (K),
T si estende in modo unico a Dm (K) e si conserva la disuguaglianza (2.6). Poiche ci`o vale per ogni K, T si
estende a tutto Dm (A) rimanendo continuo.
Viceversa se T ha unestensione continua a Dm (A), allora vale la (2.6) per ogni K compatto e per ogni
f Dm (K). A maggior ragione la (2.6) vale per f D(K), per cui T `e una distribuzione di ordine m.
[
X
(3.1)
Bj =
(Bj ) .
j=0
j=0
Una misura di Radon su A `e una misura di Borel tale che assume valore finito sui compatti. Una misura
di Radon soddisfa1 la seguente condizione di regolarit`a: per ogni boreliano B B(A),
(B) = sup{(K) : K B, K compatto} = inf{(A0 ) : A0 B, A0 aperto} .
Anche quando
a implicito che le misure di Borel considerate sono di Radon.
P non specificato, sar`
Sia f = j=0 cj Bj una funzione semplice, dove i Bj sono boreliani a due a due disgiunti. Si definisce
X
f (x) d(x) =
cj (Bj ) .
A
j=0
21
se x0 B
se x0
6 B.
(3.2)
(B) =
(x) dx .
B
Allora, se f `e semplice, si ha
f (x) d(x) =
f (x)(x) dx ,
A
| 0 (t)| dt .
(B) =
1 (B)
Allora `e una misura. Lintegrale di una funzione continua f rispetto a `e il normale integrale curvilineo:
b
f (x) d(x) =
f (t) | 0 (t)| dt .
A
22
||(B) = sup
|(Bj )| : {Bj } partizione numerabile di B in Boreliani .
Si dimostra che ||(B) `e un numero finito e che || si estende in modo unico a una misura di Radon
positiva su A. Viceversa, se `e una misura di Radon positiva su A, la sua restrizione a K(A) `e una misura
di Radon complessa, uguale alla sua stessa variazione totale.
Se || `e finita, si estende alla -algebra B(A) ponendo
(B) =
h(x) d||(x) .
B
Ogni misura di Radon complessa ammette una decomposizione di Lebesgue analoga a quella per misure
positive. Inoltre esiste una funzione h(x) misurabile rispetto a || e di modulo |h(x)| = 1 q.o. tale che
d(x) = h(x)d||(x).
Una funzione f `e, per definizione, integrabile rispetto a se e solo se `e integrabile rispetto a ||, e si
definisce
f (x) d(x) =
A
f (x)h(x) d||(x) .
A
Le misure di Radon complesse finite su A formano uno spazio vettoriale, indicato con M (A). Con la
norma
kk1 = ||(A) ,
M (A) `e uno spazio di Banach.
Indichiamo con C0 (A) lo spazio delle funzioni continue su A che si annullano al bordo, dotato della
norma k k . Data M (A), il funzionale
(f ) =
f d
A
`e continuo su C0 (A).
Teorema 3.1 (Teorema di rappresentazione di Riesz).
h, f i =
f (x) d(x) .
A
Se f D(K), si ha
f (x) d(x)
|f (x)| d||(x) ||(K)p0 (f ) ,
A
23
Teorema 3.2 (Teorema di rappresentazione di Riesz - versione per D0 ). Ogni distribuzione di ordine zero
coincide con una misura di Radon. Precisamente, se T : D0 (A) C `e un funzionale lineare continuo,
esiste una e una sola misura di Radon tale che T (f ) = A f d per ogni f D(A). Viceversa, data una
misura di Radon , il funzionale T (f ) = f d `e continuo su D(A).
Corollario 3.3. Sia T una distribuzione di ordine finito m. Allora T `e una somma di derivate di ordine m
di misure, ossia
X
T =
.
||=m
(4.1)
f g(x) =
f (y)g(x y) dy ,
Rn
(f ) =
f (x + y) d(x) d(y) .
Rn Rn
(f ) =
f (x) d(x) ,
Rn
e
(4.2)
(4.3)
h(x) =
g(x y) d(y) ,
Rn
24
Per misure che non sono finite, il funzionale non `e in generale definito su C0 (Rn ), ma potrebbe essere
definito su D0 . Questo succede quando, per ogni compatto K Rn , ( )(EK ) `e finita, e in particolare
quando una delle due ha supporto compatto.
In questi casi, la misura `e definita attraverso il Teorema di rappresentazione.
Se introduciamo la notazione z (x) = (x z) per la traslazione di di un incremento z Rn , le (4.1)
e (4.3) si possono scrivere rispettivamente come
(4.4)
hf =
(y f)h(y) dy ,
g =
y g d(y) .
Rn
Rn
Questi integrali possono essere interpretati come integrali di Bochner, risp. rispetto alle misure hn e
, della funzione y 7 y f da Rn risp. in L1 (Rn ) e in M (Rn ). Pi`
u in generale si ha il seguente risultato.
Lemma 4.1. Sia V uno spazio di Banach di funzioni su Rn tale che
(1) se f V , anche f e x f sono in V per ogni x Rn ;
(2) kf kV = kfkV = kx f kV per ogni x Rn ;
(3) la funzione x 7 x f `e continua da Rn a V per ogni f V .
Allora, data una misura M (Rn ) lintegrale di Bochner
y f d(y) = f
Rn
h f (x) =
h(y)f (x y) dy
Rn
25
f
(x)
j
tk
(4.6)
(x)g(x) dx = hT, f gi .
Rn
j (x) = lim
t0
= hT, x (j f )i .
Iterando il discorso, si conclude che `e C .
Per dimostrare la (4.6), consideriamo la funzione (x) = g(x)x f da Rn a D(Rn ).
Se K = supp f e K 0 = supp g, sia m lordine di T su K + K 0 e riguardiamo come una funzione da K 0
m
a D (K + K 0 ). Il fattore vettoriale x f `e continuo per il Lemma 2.1, cos`
come il fattore scalare g. Dunque
`e continua e f g `e uguale allintegrale di Bochner K+K 0 (x) dx = Rn (x) dx. Quindi
D
E
hT, f gi = T,
(x) dx
Rn
=
g(x)hT, x f i dx
Rn
=
g(x)(x) dx .
Rn
Possiamo quindi parlare della funzione T f . Si osservi che la dimostrazione prova che
(4.7)
(T f ) = T ( f ) = ( T ) f .
Si osservi anche che la definizione di T f si accorda con quella data sopra per misure.
Proposizione 4.4. Si ha linclusione
supp (T f ) supp T + supp f .
In particolare, se T ha supporto compatto, T f D(Rn ).
Dimostrazione. Sia x 6 supp T + supp f . Allora T f (x) = hT, x fi = 0 in quanto supp (x f) =
x supp f `e disgiunto da supp T .
Quindi supp (T f ) supp T + supp f . Ma supp T + supp f `e chiuso, in quanto somma di un chiuso e
di un compatto, da cui la tesi.
26
fi .
hT U, f i = hT, U
||k
xK 0
X
||k
=C
sup pm x ( f )
xK 0
pm ( f )
||k
Cpk+m (f ) .
La conclusione segue dal Corollario 1.6.
Teorema 4.6. Se T, U D0 (Rn ) e U ha supporto compatto, la (4.8) definisce una distribuzione T U , che
ha supporto contenuto nella somma supp T + supp U . Inoltre, se m `e lordine di U e T ha ordine finito m0 ,
allora T U ha ordine m + m0 .
Dimostrazione. Segue dal Lemma 4.5 che la (4.8) definisce una distribuzione. Dalla dimostrazione del
Lemma segue anche la valutazione dellordine. Sia ora f D(Rn ) con supporto disgiunto da supp T +supp U .
f ha supporto contenuto in supp f supp U , che `e disgiunto da supp T . Quindi
Allora U
fi = 0 .
hT U, f i = hT, U
Si tratta dunque di un tipo di convergenza debole. La stessa definizione si d`a anche quando in luogo di
una successione, dipendente da un parametro k discreto, si ha una famiglia di distribuzioni dipendenti da
un parametro continuo.
Il primo esempio rilevante `e il seguente, con A = Rn .
` APPROSSIMATE
5. CONVERGENZA NEL SENSO DELLE DISTRIBUZIONI E IDENTITA
27
h , f i =
R
x
f (x) dx
(x)f (x) dx .
Rn
lim h , f i = f (0)
(x) dx
Rn
= f (0) = h0 , f i .
Una famiglia di funzioni { } come costruita nel Lemma 6.1 si chiama una identit`
a approssimata. Il
termine `e giustificato dal seguente risultato.
Lemma 5.2. Sia { } unidentit`
a approssimata con supporto compatto. Se f D(Rn ), si ha
lim f = f
f (x) f (x) =
f (x y) (y) dy f (x)
(y) dy
n
Rn
R
=
f (x y) f (x) (y) dy
n
R
=
f (x u) f (x) (u) du ,
Rn
f (x u) f (x)|(u)| du
|f (x) f (x)|
Rn
< kk1 .
Ci`
o dimostra che lim0 kf f k = 0.
Per la convergenza uniforme delle derivate di ordine , basta osservare che
(f f ) = ( f ) f
e ripetere lo stesso ragionamento.
28
Ma { } `e pure unidentit`
a approssimata, e dunque, per il Lemma 6.2, il limite `e hT, f i.
Abbiamo finora richiesto alla funzione solo di essere integrabile e a supporto compatto. Se imponiamo
anche la condizione che sia C , allora le T sono funzioni C . Abbiamo cos` dimostrato che ogni
distribuzione su Rn `e limite, nel senso delle distribuzioni, di funzioni C .
Vediamo pi`
u precisamente che lo stesso `e vero su un generico aperto A, richiedendo in pi`
u di approssimare
la distribuzioni con funzioni C a supporto compatto.
Teorema 5.4. Se T D0 (A), esiste una successione {j } di funzioni in D(A) convergente a T nel senso
delle distribuzioni.
Dimostrazione. Si consideri la successione {Kj } di compatti costruita nel Lemma 1.4,
Kj = {x A : |x| j, d(x, c A) 1/j} .
Per ogni j esiste dunque una funzione j D(A) che vale 1 in un intorno di Kj .
La distribuzione T j pu`
o essere vista come una distribuzione su Rn , ponendo, per f D(Rn ), hT j , f i =
hT, f j i.
Sia { } unidentit`
a approssimata C su Rn , in cui ha supporto nella palla B1 di centro 0 e raggio
1. Se si prende = 1/2j, allora, posto Tj = (T j ) 1/2j , si ha supp Tj Kj . Inoltre Tj coincide con una
funzione C .
Verifichiamo ora che le Tj convergono a T nel senso delle distribuzioni su A. Se f D(A), si ha
hTj , f i = hT, j (f 1/2j )i .
Sia K il supporto di f . Allora, se j `e abbastanza grande, K K2j e dunque supp (f 1/2j ) Kj , su
cui j = 1. Quindi per j grande, j (f 1/2j ) = f 1/2j , per cui
hTj , f i = hT, f 1/2j i .
Se j tende allinfinito, f 1/2j tende a f in D(A), da cui segue la tesi.
CAPITOLO 3
per x
||k
xRn
su S(Rn ). La famiglia di norme {k k(k) }kN definisce su S(Rn ) una struttura di spazio di Frechet.
Si osservi che, essendo kf k(k) kf k(k+1) , una qualunque sottosuccessione di norme {k k(kj ) } definisce
la stessa topologia. Non `e difficile verificare che anche la famiglia di norme
p, (f ) = sup |x f (x)|
xRn
n
Ck
|x|>R
X
||,||k
= Ck kf k(k+1) (1 + R)1 ,
in quanto | f (x)| kf k(k+1) (1 + |x|)k1 e le derivate (1 (R) )(x) si maggiorano con una costante
dipendente da k.
Dunque limR kf f (R) k(k) = 0 per ogni k.
Per la continuit`
a dellinclusione si noti che, per f D(Br ),
kf k(k) (1 + r)k kf kC k .
30
(4)
(5)
(6)
(7)
la convoluzione (f, g) 7 f g da S S in S;
le derivazioni f 7 f da S a S;
la trasformata di Fourier da S a S;
le inclusioni di S(Rn ) nei seguenti spazi di Banach: Lp (Rn ) (1 p ), spazi di Sobolev W k (Rn )
(k N), spazi di funzioni H
olderiane, e molti altri;
Diamo alcune dimostrazioni solo in relazione alla trasformata di Fourier, il che ci consentir`a di stabilire
alcune utili identit`
a.
Ricordiamo che la trasformata di Fourier di una funzione f integrabile `e la funzione
(1.1)
f() =
f (x)eix dx ,
Rn
definita per Rn .
Lemma 1.2. Se f S, anche f S e per ogni coppia di multi-indici , esiste un intero k tale che
p, (f) C kf k(k) .
Dimostrazione. Dimostriamo innanzitutto che se f S, allora f `e derivabile. Si ha
eihxj 1
f( + hej ) f()
= f (x)eix
dx .
h
h
Essendo (eihxj 1)/h |x|, per la convergenza dominata si ha
f
() = i f (x)xj eix dx = ixd
j f () .
j
Ma xj f S, per cui f pu`
o essere ulteriormente derivata. Si conclude per induzione che f `e C e che
f() = ((ix) f ) () .
(1.2)
Integrando per parti, si ha
f (x)eix dx
eix
||
= (1)
f (x)
dx
x
= f (x)(i) eix dx .
f () =
d
Dunque
f () = (i) f() .
d
(1.3)
(x f )(x) dx .
0
1.
In conclusione
31
C kf k(k) (1 + |x|)n1 dx
C kf k(k) ,
come da dimostrarsi.
Il Lemma 1.2 prova che la trasformata di Fourier F : S S `e continua. Dimostriamo ora che F `e in
realt`
a un isomorfismo suriettivo.
2
2
() = e|x| eix dx
=
n
Y
j=1
2
2
F (z) =
e(t+z/2) dt =
et dt = .
2
2
et eit dt = e /4 .
Infine si ponga t =
x e = / .
1
f (x) =
f()eix d .
(2)n
Dimostrazione. Iniziamo con il caso x = 0. Si ha
2
f() d = lim f()e|| d
0
2
= lim
f (y)eiy e|| dy d
0
n/2
|y|2
=
lim f (y)e 4 dy
0
2
= 2n n/2 lim f (2 x)e|x| dx
0
= (2) f (0) ,
applicando due volte la convergenza dominata.
Basta ora applicare questa identit`
a alla funzione h f , la cui trasformata di Fourier `e
ih
(1.4)
d
f () ,
h f () = e
32
1
1
f (x) =
()eix d =
F(x) .
n
(2)
(2)n
Allora f S e, applicando la formula di inversione, f() = (). Quindi F `e suriettiva; inoltre
F 1 (x) =
1
F(x) ,
(2)n
|f ()| |f (x)| dx = kf k1 .
Pi`
u precisamente si ha:
Teorema 1.6. La trasformata F `e continua da L1 (Rn ) a C0 (Rn ) e ha immagine densa.
Dimostrazione. F applica S L1 su S C0 con continuit`a. Poiche S `e denso sia in L1 che in C0 , si
ha la tesi.
Passiamo ora a L2 .
Teorema 1.7 (Formula di Plancherel). Se f, g S, vale lidentit`
a
1
f (x)g(x) dx =
f()
g () d .
(2)n
Dimostrazione. Applicando la formula di inversione alla funzione f g , dove
g (x) = g(x) ,
e osservando che
gb () = g() ,
(1.5)
si ottiene
f\
g = fgb = fg ,
f (x)g(x) dx = (f g )(0)
1
=
f\
g () d
(2)n
1
=
f()
g () d .
(2)n
Corollario 1.8. Loperatore (2)n/2 F si estende in modo unico a un operatore unitario su L2 (Rn ).
Dimostrazione. La formula di Plancherel implica che (2)n/2 F `e unisometria suriettiva di S L2
in se. Poiche S `e denso in L2 , si ha la tesi.
2.
DISTRIBUZIONI TEMPERATE
33
La trasformata di Fourier di una generica f L2 non pu`o tuttavia essere definita tramite la (1.1), in
quanto lintegrale `e divergente in generale. Occorre perci`o approssimare f con funzioni in L2 L1 , mediante
espressioni come
2
f() = l.i.m. f (x)e|x| eix dx
0
(1.6)
f () = l.i.m.
f (x)eix dx ,
R
|x|<R
o altre simili.
Concludiamo questo paragrafo ricapitolando le (1.2)-(1.5) e altre propriet`a analoghe della trasformata
di Fourier facilmente dimostrabili.
f (x)
f()
eih f()
e f (x)
h f()
(ix) f (x)
f()
f (x)
(i) f()
f g(x)
f()
g ()
1
f
()
f (x)g(x)
(2)n g
f (x)
f()
f (x)
f()
n 1
f (x)
f ( )
f (Ax)
| det A|1 f( tA1 )
h f (x)
ixh
(1.7)
Nellultima formula A `e una matrice n n invertibile; le due formule precedenti ne sono casi particolari.
2. Distribuzioni temperate
Si chiama distribuzione temperata un funzionale lineare continuo : S C.
Ricordiamo che un funzionale lineare su S `e continuo se e solo se esiste un intorno U di 0 tale che
(U ) {z : |z| < 1}. Per la definizione della topologia di S, ci`o equivale a dire che esistono un intero N e
una costante C tali che
(2.1)
Proposizione 2.1.
Se T S 0 , allora T|D D0 e loperatore di restrizione `e iniettivo. Quindi S 0 D0 .
Una distribuzione temperata ha ordine finito.
Una distribuzione a supporto compatto `e in S 0 .
cui
(1) Sia u(x) una funzione localmente integrabile e tale che esista un intero k per
2.1. Primi esempi.
|u(x)|(1 + |x|)k dx < . Ponendo, per f S,
u (f ) = f (x)u(x) dx ,
34
(2) Lespressione
2n n(n)
n=0
f (x) f (0) xs dx .
s (f ) =
0
s
Se s > 1, la funzione u(x) = x [0,1] (x) `e integrabile, per cui si pu`o scrivere
1
1
s (x) = f (x)u(x) dx f (0)
xs dx = u (f )
0 (f ) ,
s
+
1
0
dove u `e come nellEsempio 1 e 0 `e la delta di Dirac nellorigine. In questo caso `e ovvio che s sia una
distribuzione temperata di ordine 0.
Supponiamo ora 2 < s 1. Poiche u non `e pi`
u integrabile, non si pu`o suddividere lintegrale in due.
Tuttavia, notando che |f (x) f (0)| xkf 0 k , si ha
1
1
0
|s (f )k kf k
xs+1 dx
kf k(1) .
s
+
2
0
Ci`
o dimostra che s `e una distribuzione temperata e che ha ordine 1. Per verificare che non ha
ordine 0, si prenda una funzione f continua a supporto compatto che si annulli nellorigine in modo che
f (x) 1/ log x. Allora (f (x) f (0))xs dx diverge. Approssimando f uniformemente con una successione
{fn } in S, si verifica che s (fn ) .
Lo spazio delle distribuzioni temperate si indica con S 0 (Rn ) (scriveremo semplicemente S 0 se non c`e
ambiguit`
a).
Nel seguito identificheremo una funzione u localmente integrabile con la distribuzione u dellEsempio
1. Diremo anche che una distribuzione `e una funzione se `e della forma u per qualche u.
Per comodit`
a, scriveremo h, f i in luogo di (f ).
Si dice che S 0 si annulla sullaperto se per ogni f S con supp f si ha h, f i = 0. Per la
Proposizione 1.1, `e sufficiente verificare questa condizione per f a supporto compatto.
Se si annulla su due aperti 1 e 2 , allora essa si annulla sulla loro unione. Infatti una qualunque f
con supporto compatto contenuto in 1 2 si decompone, mediante opportune partizioni dellunit`a, nella
somma di due funzioni f1 , f2 con supporto in 1 , 2 rispettivamente.
Il supporto di `e definito come il complementare del pi`
u grande aperto su cui si annulla.
Di conseguenza, se supp supp f = , `e sicuramente h, f i = 0. Inoltre, se f = g su un intorno di
supp , allora h, f i = h, gi.
Proposizione 2.2. Sia S 0 ; un punto x0 non appartiene a supp se e solo se esiste un suo intorno U
tale che per ogni f S con supp f U si abbia h, f i = 0.
In generale non si pu`
o dire per`
o che se f si annulla su supp allora h, f i = 0.
Lemma 2.3. . Sia {k } una successione di elementi di S 0 tale che per ogni f S il limite `(f ) = limk hk , f i
esista finito. Allora f 7 `(f ) definisce una distribuzione temperata.
Dimostrazione. Per ogni f S, linsieme {hk , f i} `e limitato. Per il Teorema di Banach-Steinhaus,
esistono un intero N e una costante C tali che |hk , f i| Ckf k(N ) per ogni k e f . Allora |`(f )| Ckf k(N )
per ogni f .
2.
DISTRIBUZIONI TEMPERATE
35
2.2. Operazioni con distribuzioni temperate. Le operazioni sulle distribuzioni vengono definite
secondo il seguente criterio: se una distribuzione ha la forma u descritta nellEsempio 1, loperazione deve
coincidere con la corrispondente operazione sulla funzione u.
Moltiplicazione per funzioni C .
Sia g una funzione di classe C tale che per ogni sua derivata g vi sia un intero m tale che | g(x)|
C (1 + |x|)m .
Data S 0 , si definisca g ponendo
(1)
hg, f i = h, f gi .
Poiche lapplicazione f 7 f g `e continua da S in se, g S 0 .
(2)
Derivazione.
Dati S 0 e un multi-indice , si definisce ponendo
h , f i = (1)|| h, f i .
(3)
(u g)(x)f (x) dx =
u(y)g(x y) dy f (x) dx
=
g(y x)f (x) dx u(y) dy
= u(y)(f g)(y) dy .
Proposizione 2.4. La distribuzione g coincide con la funzione
g(x) = h, x gi ;
inoltre esiste un intero N tale che per ogni multi-indice | ( g)(x)| C (1 + |x|)N .
Dimostrazione. Si ponga u(x) = h, x gi. Poiche lapplicazione x 7 x g `e continua da Rn in S, u `e
continua.
Sia N tale che valga la (2.1). Allora |u(x)| Ckx gk(N ) . Ma, poiche
(2.2)
se || N , si ha
kx gk(N ) =
X
||N
X
||N
sup
tRn
(1 + |x t|)N
(1 + |t|)N
kgk(N ) .
36
hu , f i = u(x)f (x) dx
X
= lim hn
u(hj)f (hj)
h0
jZn
= lim hn
h0
f (hj)h, hj gi
jZn
*
n
= lim
, h
h0
f (hj)hj g
jZn
= h, g f i
= h g, f i .
I passaggi
P sono giustificati dai seguenti fatti, di verifica non difficile:
(a) la serie jZn f (hj)hj g converge in S;
P
(b) limh0 hn jZn f (hj)hj g = g f in S.
Per completare la dimostrazione, osserviamo che se f S,
hej f f
f
= lim
h0
xj
h
in S. Perci`
o
h, x+hej gi h, x gi
u
(x) = lim
h0
xj
h
hej x g x g
= lim ,
h0
h
= h, xj x gi
= , x xj g .
(2.3)
Daltra parte, se f, g S,
f
(y)g(x y) dy
yj
= xj f g(x) .
xj (f g)(x) =
Quindi
h ( g), f i = (1)|| h g, f i
= (1)|| h, ( f ) gi
= (1)|| h, (f g)i
= h , f gi
= h( ) g, f i ;
quindi, oltre alla (2.2), vale anche la
(2.4)
( g) = ( ) g .
3.
(4)
TEOREMI DI PALEY-WIENER
37
Trasformata di Fourier
di S `e definita da
La trasformata di Fourier
f i = h, fi .
h,
S 0 . Si verifica facilmente che se g S,
Per il Lemma 1.2,
g .
( g)=
(5)
Le propriet`
a della trasformata di Fourier elencate in fondo al paragrafo precedente si estendono facilmente
alle distribuzioni temperate.
In generale non `e possibile definire ne il prodotto ne la convoluzione di due distribuzioni generiche, salvo
casi particolari. Vediamo uno di questi casi, in cui uno dei due fattori ha supporto compatto.
Lemma 2.5. Se S 0 ha supporto compatto e f S, allora f S e lapplicazione f 7 f di S in
se `e continua.
3. Teoremi di Paley-Wiener
Sono attribuiti a Paley e Wiener una serie di teoremi che mettono in relazioni condizioni sul supporto
di funzioni e distribuzioni in Rn con propriet`a di estensione olomorfa delle loro trasformate di Fourier.
Teorema 3.1. Sia f D(Rn ). Allora la sua trasformata di Fourier f si estende a una funzione olomorfa
F () su Cn definita dalla formula
(3.1)
F () = f (x)ei(x1 1 ++xn n ) dx .
r , la F soddisfa per ogni intero N e ogni multi-indice una disuguaglianza della forma
Se supp f B
(3.2)
Viceversa, se F () `e una funzione olomorfa su Cn che soddisfi le disuguaglianze (3.2) per ogni N e ,
r ) tale che F| n = f.
allora esiste una funzione f D(B
R
r ). Allora lintegrale (3.1) converge per ogni Cn . Inoltre, se = +i,
Dimostrazione. Sia f D(B
| F ()| = x f (x) ei(x1 1 ++xn n ) dx
x f (x) ex dx
x f (x)
er|| dx
Br
= C, e
r||
38
Viceversa, si prenda una funzione F che soddisfi la (3.2). Allora F|Rn S(Rn ) ed `e pertanto la
trasformata di Fourier della funzione
n
1
F ()eix d ,
f (x) =
(2)n R
pure in S.
Riducendo lintegrale rispetto alla prima variabile, e ponendo 0 = (2 , . . . , n ), x0 = (x2 , . . . , xn ), si ha
1
0 ix1 1
ix0 0
d
d 0 .
F
(
,
)e
e
f (x) =
1
1
(2)n Rn1
Nel piano complesso 1 = 1 +i1 `e lecito modificare la retta di integrazione spostandola orizzontalmente.
In altri termini si ha luguaglianza
F (1 + i1 , 0 )eix1 (1 +i1 ) d1
F (1 , 0 )eix1 1 d1 =
F (1 , 0 )eix1 1 d1 = 0 ;
(3) si osserva che se R tende a infinito, gli integrali sui due lati verticali tendono a 0, in virt`
u della
(3.2);
(4) se ne deduce che, al tendere di R a infinito, gli integrali sui due lati orizzontali, orientati entrembi
da sinistra a destra, hanno lo stesso limite.
Ripetendo la stessa operazione sulle altre variabili, si ottiene che
1
f (x) =
F ( + i)eix(+i) d
(2)n Rn
per ogni Rn .
Fissato x 6= 0, si prenda = x/|x|, con > 0. Sempre per la (3.2),
F ( + i)eix(+i) C(1 + || + )n1 er e|x|
C(1 + || + )n1 e(|x|r) .
Se |x| > r, questa espressione tende a 0 quando tende a +, ed `e dominata dalla funzione integrabile
C(1 + ||)n1 . Quindi
n
1
f (x) =
lim
F ( + ix/|x|)eix(+ix/|x|) d = 0 ,
(2)n R
r .
e dunque f ha supporto nella palla B
Si noti che il decadimento rapido di F nelle direzioni orizzontali ha a che fare con lappartenenza alla
classe S, mentre landamento esponenziale nelle direzioni verticali `e legato alla dimensione del supporto di
f.
In questa luce si pu`
o interpretare la seguente versione del Teorema di Paley-Wiener per distribuzioni a
supporto compatto.
r e si ponga
Teorema 3.2. Sia T una distribuzione con supporto contenuto nella palla chiusa B
F () = hT, e i ,
(3.3)
ix
dove e (x) = e
(3.4)
3.
TEOREMI DI PALEY-WIENER
39
Viceversa, se F `e una funzione olomorfa in Cn che soddisfa la (3.4) per qualche m e ogni , allora la
r .
sua restrizione a Rn `e la trasformata di Fourier di una distribuzione T con supporto in B
r+ , uguale a 1 per
Dimostrazione. Dato > 0, sia una funzione C con supporto nella palla B
||
|x| r + /2 e tale che | (x)| c
. Allora
F () = hT, e i .
Questa espressione `e definita per ogni e non dipende dalla scelta di . Si verifica che F soddisfa le
equazioni di Cauchy-Riemann j F = ij F portando le derivate su e . Quindi F `e olomorfa su Cn .
Posto = + i, si ha
|F ()| Cpm (e )
X
k e k,Br+ k k
C
||m,
||m,
|| er||
||m,
f ()F () d =
hT, f ()e i d .
Rn
Rn
r+ ). Inoltre
Lapplicazione 7 f ()e `e continua da Rn a Dm (B
|f ()|pm (e ) d < .
Rn
f ()F () d = hT,
f ()e di
Rn
Rn
= hT, f i
= hT, fi .
Ci`
o dimostra che F|Rn = T.
Passiamo ora alla seconda parte dellenunciato. Sia F una funzione olomorfa su Cn che soddisfi la (3.4).
Allora F|Rn S 0 , per cui esiste una distribuzione temperata T tale che T = F|Rn .
1 . Di conseguenza ha supporto
Sia { } unidentit`
a approssimata, dove `e C e ha supporto in B
c
in B . Per il Teorema 6.1, la sua trasformata di Fourier si estende a una funzione olomorfa su Cn (che
c ) tale che per ogni multi-indice e ogni intero N ,
continueremo a chiamare
(3.5)
40
in D(R ) e il suo supporto K `e disgiunto da Br , esso `e anche disgiunto da Br+ per abbastanza piccolo.
Dunque hT , f i = 0 per piccolo. Poiche le T tendono a T nel senso delle distribuzioni, si ha hT, f i = 0.
CAPITOLO 4
g(y) = , f (, y) ,
risulta g S(Rm ).
Analogamente, date S 0 (Rn+m ) e f S(Rn ), e posto
h, gi = h, f gi ,
risulta S 0 (Rm ).
Dimostrazione. Siano k e C tali che |h, hi| Ckhk(k) . Allora per ogni N ,
| g(y)| Cky f (, y)k(k)
X
=C
sup (1 + |x|)k x y f (x, y)
||k
xRn
CN kf k(k+||+N )
||k
N
CN (1 + |y|)
xRn
kf k(k+||+N ) .
Quindi
kgk(N ) CN kf k(k+2N ) .
La seconda parte dellenunciato si dimostra in modo analogo.
Lemma 1.2. Se S 0 (Rn+m ) `e tale che h, f gi = 0 per ogni f S(Rn ) e g S(Rm ), allora = 0.
Dimostrazione. Siano { (x)} e { (y)} identit`a approssimate in Rn e Rm rispettivamente. Allora
{ = } `e unidentit`
a approssimata in Rn+m . Per ipotesi,
(x, y) = h, (x,y) i = h, (x ) (y )i = 0 .
Per il Teorema 3.3, = 0.
Teorema 1.3. Siano S 0 (Rn ), S 0 (Rm ). Esiste ununica distribuzione S 0 (Rn+m ) tale che
h , f gi = h, f ih, gi
(1.1)
n
42
Inoltre, se h S(Rn+m ), si ha
(1.2)
h , hi = , h, h(x, )i = , h, h(, y)i .
Dimostrazione. Per il Lemma 1.2, le due ultime espressioni definiscono due distribuzioni temperate,
che soddisfano entrambe la 1.1. Lunicit`
a segue dal Lemma 1.2.
Proposizione 1.4. Siano S 0 (Rn ), S 0 (Rm ). Allora
supp ( ) = (supp ) (supp ) .
Dimostrazione. Siano S1 , S2 i supporti di , rispettivamente. Sia (x0 , y0 ) 6 S1 S2 , e supponiamo
che x0 6 S1 . Sia U V un intorno di (x0 , y0 ) tale che S1 U = . Allora, se supp h U V , si ha
h, h(, y)i = 0 per ogni y, da cui h , hi = 0. Dunque supp ( ) S1 S2 .
Viceversa, sia (x0 , y0 ) S1 S2 . Per ogni intorno U di x0 e ogni intorno V di y0 esistono funzioni fU e
gV con supporto in U e V rispettivamente, tali che h, fU i =
6 0 e h, gV i =
6 0. Allora h , fU gV i =
6 0,
e dunque (x0 , y0 ) supp ( ).
Si consideri ora una distribuzione K S 0 (Rn+m ), e si costruisca loperatore integrale T con nucleo
K, definito su S(Rn ) a valori in S 0 (Rm )
(1.3)
hT f, gi = hK, f gi .
1
h(N ) (1)
( 1)N +
N!
N!
Essendo ( s)N h(N +1) (s)[,1] C[0,1] , per convergenza dominata si ha
h(N ) (1)
(1)N +1 1 N (N +1)
0
N
(1.4)
lim h() = h(1) h (1) + +
(1) +
s h
(s) ds ,
0
N!
N!
0
che `e finito.
Teorema 1.6 (Teorema del nucleo di Schwartz). Sia T : S(Rn ) 7 S 0 (Rm ) un operatore lineare continuo.
Esiste allora ununica K S 0 (Rn+m ) tale che valga la (1.3) per ogni f S(Rn ) e g S(Rm ).
Dimostrazione. Lunicit`
a segue dal Lemma 1.2.
Siano { } e { } identit`
a approssimate in Rn e Rm rispettivamente, e si definisca la funzione
K (x, y) = T (x ), y .
Vogliamo dimostrare che le K definiscono distribuzioni temperate, e che queste convergono nel senso
delle distribuzioni quando tende a 0..
La forma bilineare B(f, g) = hT f, gi `e separatamente continua su S(Rn ) S(Rm ). Per il teorema di
Bourbaki (Teorema 1.9 del Cap. 1) essa `e continua e pertanto esistono una costante C e un intero k tali che
hT f, gi Ckf k(k) kgk(k) .
Osserviamo che
kx k(k) =
sup (1 + |t|)k n (1 (t x))
||k
tRn
= n
||k
sup (1 + |t|)k || (1 (t x))
tRn
k
Ck n sup (1 + |t|)k k 1 + 1 |t x|
tRn
k
= Ck n sup (1 + |t|)k + |t x|
tRn
= Ck
1 + |t + x|
+ |t|
|x|
1 + |t|
+
+ |t| + |t|
sup
tRn
Ck n sup
Ck
tRn
1
k
k
+ 1 |x|)k
Ck nk (1 + |x|)k ,
e similmente per ky k(k) . Di conseguenza,
|K (x, y)| Ckx k(k) ky k(k)
Cnm2k (1 + |x|)k (1 + |y|)k
(1.5)
K (x, y) = T (x ), y + T (x ), y ,
dove, ponendo j (t) = tj (t),
(t) = n (1 t)
= nn1 (1 t) n2
tj (j )(1 t)
j
n1
(j j )(
t)
(j j ) (t) .
Quindi
x (t) =
(j j ) (t x) =
X
xj (j ) (t x) =
xj x (j ) (t) ,
per cui
K (x, y) =
E XD
XD
E
T xj x (j ) , y +
T (x ), yk y (k )
j
D
E X
D
E
xj T x (j ) , y +
yk T (x ), y (k )
xj Fj, (x, y) +
X
k
yk Gk, (x, y) ,
43
44
dove le funzioni Fj, e Gk, soddisfano la (1.5) con lo stesso esponente per . Lo stesso vale per le derivate
successive di K (x, y) rispetto a : per ogni intero m,
X
x y Fm,,, (x, y) ,
m K (x, y) =
||+||=m
K (x, y)u(x, y) dx dy = hK , ui .
h() =
(N +1)
h
() = N +1 K (x, y)u(x, y) dx dy
X
Fm,,, (x, y)x y u(x, y) dx dy .
= (1)N +1
||+||=N +1
Quindi
||+||=N +1
mN
come si verifica facilmente. Ponendo hK, ui = lim0 hK , ui, si ha dunque linearit`a e continuit`a, per cui
K S 0 (Rn+m ).
Siano ora f S(Rn ) e g S(Rm ). Si ha
= lim
T (x ), y f (x)g(y) dx dy
0
= lim T
f (x)x dx , g(y)y dy
0
= lim hT (f ), g i
0
= hT f, gi ,
per la continuit`
a della forma bilineare B.
45
Dalle propriet`
a della trasformata di Fourier segue immediatamente che le propriet`a di continuit`
a e di
invarianza per traslazioni di T sono rispettivamente equivalenti alle seguenti propriet`a:
M `e continuo da S a S 0 ;
M `e invariante per moltiplicazione per i caratteri e (x) = eix con Rn .
Lemma 2.1. Sia T : S(Rn ) S 0 (Rn ) invariante per traslazioni e sia M = F T F 1 . Date f, h S(Rn ),
valgono le uguaglianze
T (f h) = (T f ) h ,
M (f h) = (M f )h .
Dimostrazione. E sufficiente dare la dimostrazione per T . Come nella dimostrazione del Teorema
del nucleo di Schwartz, consideriamo la forma bilineare (f, g) 7 hT f, gi su S(Rn ) S(Rn ). Essa `e separatamente continua e dunque, per il Teorema di Bourbaki (Cap. 1), esistono N N e C > 0 tali
che
hT f, gi Ckf k(N ) kgk(N ) ,
per ogni f, g S.
Indicando con SN lo spazio di Banach delle funzioni f di classe C N tali che kf k(N ) < , si ha in
0
e kT f kSN0 Ckf k(N ) , per cui loperatore lineare f 7 T f si estende
particolare che, per f S, T f SN
0
. Abbiamo allora che, per f, g S,
a un operatore continuo da SN a SN
D
E
h(T f ) h, gi = hT f, h gi = T f,
h(y)
y g dy .
Rn
h(y)hT
f, y gi dy
h(T f ) h, gi =
Rn
h(y)h
y (T f ), gi dy
Rn
h(y)hT
(y f ), gi dy .
=
Rn
Per l continuit`
a di T , lintegrale pu`
o essere portato dentro il prodotto scalare, come integrale di Bochner
0
, e quindi nellargomento di T come integrale di Bochner a valori in SN :
a valori in SN
D
E
h(T f ) h, gi =
h(y)T
(y f ) dy, g
Rn
D
E
= T
h(y)
y f dy , g
Rn
D
E
= T
h(y)y f dy , g
Rn
= T (h f ), g .
Teorema 2.2. Sia T : S(Rn ) S 0 (Rn ) un operatore lineare, continuo e invariante per traslazioni. Esiste
allora ununica S 0 (Rn ) tale che T f = f .
Dimostrazione. Per lunicit`
a, si supponga che 1 f = 2 f per ogni f S. Prendendo f = ,
identit`
a approssimata, si conclude che 1 = 2 .
Per lesistenza, dimostriamo in modo equivalente che esiste una S 0 tale che M f = f per f S.
Si fissi D con B(0,1) B(0,3/2) e si ponga, per k N,
k (x) = (2k x) ,
46
k = k k+1 ,
3 k
22 )
X
(2.2)
g = lim gk = g0 +
g(k+1 k ) .
k
k=0
dove ogni addendo della serie ha supporto nellanello dove 2k |x| 23 2k+1 . Per la decrescenza rapida di g
con le sue derivate,
g(k+1 k )
(2.3)
= O(2kp ) ,
(N )
X
hM f, g(m+1 m )i ,
hM f, gi = hM f, g0 i +
m=0
per ogni f S.
Ponendo f = k , si ha
(2.4)
hk , gi = h, g0 i +
, g(m+1 m )k ,
m=0
k2
X
, g(m+1 m ) + , g(k+1 k1 )m .
m=0
, g(m+1 m ) .
m=0
Per la Proposizione 2.3 del Cap. 1, lapplicazione g 7 limm hm , gi definisce un distribuzione temperata, che coincide con su D.
Quindi la forma bilineare B 0 (f, g) = hf, gi `e continua su S S e coincide con B su D D. Per densit`
a,
le due coincidono.
47
Se f C0 , allora
lim kh f f k = kf k .
|g(x)|p dx = 2kgkpp .
kkh g gkpp = |g(x h) g(x)|p dx =
|g(x h)|p dx +
BR +h
BR
Dati f L e > 0, sia g a supporto compatto tale che kf gkp < . Se supp g BR e |h| > 2R, si ha
kh f f kp 21/p kf kp |kh f f kp kh g gkp | + 21/p |kgkp kf kp |
kh f h g f + gkp + 21/p kg f kp
(2 + 21/p ) .
La dimostrazione `e analoga per C0 .
Poiche le inclusioni S , L e L , S sono continue, si pu`o applicare il Teorema 2.2 per concludere
che esiste una e una sola distribuzione K S 0 tale che T f = K f per ogni f S.
Per la densit`
a di S in Lp (ricordiamo che L `e sostituito da C0 ), la distribuzione K determina T
univocamente.
Viceversa, sia K S 0 tale che per una opportuna costante C > 0 e per ogni f S si abbia kK f kq
Ckf kp . Allora loperatore T f = K f si estende in modo unico a un operatore continuo da Lp a Lq che,
sempre per il Teorema 5.2, commuta con le traslazioni. Con abuso di linguaggio scriveremo, anche per una
generica f Lp , K f per indicarne limmagine secondo loperatore cos` esteso.
48
kmkMpq = kKkCpq .
(ei0 f ) g(x) =
ei0 (xy) f (x y)g(y) dy = ei0 x f (ei0 g) (x) .
Rn
0
Lemma 3.4. Sia m Mpq (Rn ). Dato > 0, il moltiplicatore m () = m() `e in Mpq (Rn ) e
n 1 +1
km kMpq = p0 q kmkMpq .
Dimostrazione. Siano f, g S. Se T, T sono gli operatori associati a m e m rispettivamente, si ha
1
hT f, gi =
m()f()
g () d
(2)n Rn
n
=
m()f(/)
g (/) d
(2)n Rn
= n hT f , g i ,
dove
f (x) = n f (x) ,
g (x) = n g(x) .
Quindi
hT f, gi kmkMpq kf kp kg kq0
n 1 +1
= kmkMpq p0 q kf kp kgkq0 .
n p10 + q1
Questo d`
a la disuguaglianza km kMpq
kmkMpq . La disuguaglianza opposta viene di conseguenza.
49
lim kh f f kp = 0 ,
h0
lim kf f kp = 0 .
Dimostrazione. Dato > 0, g Cc tale che kf gkp < . Scegliamo r > 0 in modo che supp g
[r, r]. Per la continuit`
a uniforme di g, esiste tale che 0 < < r e, se |h| < , kh g gk < rn/p . Allora
kh f f kp < 2 + kh g gkp < (2 + C) .
Questo dimostra la prima parte della (4.1). Per dimostrare la seconda, si ha
f (x) f (x) =
f (x y) f (x) (y) dy =
y f (x) f (x) (y) dy .
Per la disuguaglianza di Minkowski,
kf f kp ky f f kp | (y)| dy = ky f f kp |(y)| dy = 0 ,
per la (4.1) e la convergenza dominata.
Allora g1 L e g2 L1 , in quanto |g2 (x)| dx |g2 (x)|q dx < . Quindi f g(x) = f g1 (x) + f
g2 (x) converge quasi ovunque.
kf gkq =
f (y)y g dy
|f (y)|ky gkq dy = kf k1 kgkq ,
q
come da dimostrarsi
50
Bp (f, g) = f (x)g(x) dx ,
e si noti che
kf kp = sup |Bp (f, g)| .
kgkp0 1
0
Bp (f, T 0 g) = Bq (T f, g)
g Lq , f Lp .
Si ha
kT 0 kL(Lq0 ,Lp0 ) =
sup
Bp (f, T 0 g) =
sup
Bq (T f, g) = kT kL(Lp ,Lq ) .
kf kp 1 , kgkq0 1
kf kp 1 , kgkq0 1
Se T f = K f , prese f, g S, si ha
gi = hf, (K g)i = Bp (f, T g) .
Bp (f, T 0 g) = Bq (T f, g) = h(K f ), gi = hK f, gi = hf, K
Dunque T 0 = T e la tesi `e provata per p, q 0 6= .
Supponiamo p = . Per il Teorema 3.1, possiamo supporre anche q = . Sia T C . Consideriamo
e su C0 M ,
la forma bilineare B
g L1 , f C0 .
5. TEOREMA DI RIESZ-THORIN
51
Quindi K coincide con una funzione L sulla palla Br , e dunque con una funzione localmente integrabile su
Rn .
b quasi ovunque e sia f = F 1 E L2 . Allora
Per > 0 sia E un compatto su cui |K|
2
1
b E k2 kE k2 = 2 kf k2 .
k
K
2
2
2
(2)n
(2)n
b ha
Quindi, se > kKkC22 , necessariamente f = 0, cio`e |E | = 0. Segue che linsieme dove |K|
5. Teorema di Riesz-Thorin
Quelli indicati sono gli unici casi in cui Cpq sia identificabile in modo esplicito. Negli altri casi bisogna
accontentarsi di ottenere condizioni o solo necessarie o solo sufficienti.
Uno strumento importante in questa analisi `e fornito dai teoremi di interpolazione. Il primo di questi `e
il Teorema di convessit`
a di Riesz-Thorin.
Su uno spazio di misura X, indichiamo con V0 lo spazio delle funzioni semplici.
Teorema 5.1 (Teorema di Riesz-Thorin). Siano X, Y spazi di misura e siano 1 p0 , p1 , q0 , q1 . Sia
dato T un operatore lineare definito su V0 e a valori nelle funzioni misurabili su Y , e si supponga che esistano
costanti M0 , M1 > 0 tali che, per ogni f V0 ,
kT f kq0 M0 kf kp0 ,
kT f kq1 M1 kf kp1 .
1
1t
t
=
+
,
qt
q0
q1
vale la disuguaglianza
kT f kqt M01t M1t kf kpt
per ogni f V0 .
Rinviamo la dimostrazione al paragrafo successivo. Vediamo subito alcune applicazioni.
5.1. Inclusioni tra spazi Cpp .
Teorema 5.2. Se 1 < p < q < 2, si ha C11 Cpp Cqq C22 e kKk22 kKkqq kKkpp kKk11 .
In particolare, per ogni p i moltiplicatori di Fourier di Lp sono funzioni limitate.
Dimostrazione. Poniamo T f = K f . Se K C11 , per il Teorema 4.3, K M e kKk11 = kKk1 . Ma
b L , per cui K C22 . Per f semplice si ha
allora K
b kf k2 .
kT f k1 kKk1 kf k1 ,
kT f k2 kKk
Per il Teorema di Riesz-Thorin, per 1 < q < 2,
1
q
1t
1
+ 2t ,
b t
kT f kq kKk1t
1 kKk kf kq .
Per densit`
a, T si estende a Lq e
kKk22 kKkqq kKk11 .
52
1
p
1
q
(5.1)
Se f Lp e g Lq , allora f g Lr e
kf gkr kf kp kgkq .
(5.2)
p0
q
p0 q
|g0 (x)| dx = |g0 (x)| |g0 (x)|
dx |g(x)|q dx .
Inoltre g1 L1 , in quanto, essendo |g1 (x)| o uguale a 0 o maggiore di 1, si ha |g1 (x)| |g1 (x)|q |g(x)|q
per ogni x.
Scrivendo quindi f g(x) = f g0 (x) + f g1 (x), si ha un integrale convergente per ogni x e laltro
convergente quasi per ogni x.
0
Si consideri ora loperatore Tf g = f g. Esso `e limitato da L1 a Lp e da Lp a L . Essendo 1 q p0 ,
come gi`
a osservato, si pu`
o applicare il Teorema di Riesz-Thorin per concludere che Tf `e limitato da Lq a
r
quello spazio L che soddisfa la condizione di proporzionalit`a
1
1
che equivale alla (5.1).
1
q
1
p0
1
p
1
p
1
r
,
53
kfkp0 (2)n/p kf kp .
Dimostrazione. La disuguaglianza vale per p = 1 e per p = 2. Il resto segue per interpolazione.
|F (1 + iy)| c1
z)
= |F (z)|e(x
y 2 x)
|F (z)|ey .
|c1z |
z
c<e
1
max cx
,
1
0x1
F `e limitata sulla striscia. Inoltre essa si estende per continuit`a alla frontiera e
|F (iy)| 1 ,
|F (1 + iy)| 1
54
kT f kq
.
semplice kf kp
sup
Inoltre,
kT f kq =
|hT f, gi|
,
g semplice kgkq 0
sup
per cui
|hT f, gi|
.
f,g semplici kf kp kgkq 0
Basta allora dimostrare che vale la disuguaglianza
1t
t
(6.1)
T f (y)g(y) d(y) M0 M1 kf kp kgkq0
kT kp,q =
sup
k
0
Si noti ancora che la funzione gz `e ben definita solo se q < . Per il caso q 0 = , consideriamo che allora
= q10 = , e quindi 1/qz0 = 0 per ogni z. Per analogia con il caso q00 = q10 < , in cui qz0 = q 0 = q00 = q10 ,
risulta naturale porre q 0 /qz0 = 1 per ogni z.
Infine si definisca la funzione
X
0
0
F (z) =
T fz (y)gz (y) d(y) =
cjk |aj |p/pz |bk |q /qz ,
q00
j,k
dove
ij ik
cjk = e
kfiu kp0 =
|aj |p (Ej )
0
= kf kp/p
,
p
mentre, se p0 = , il primo e il terzo membro sono comunque uguali a 1. Allo stesso modo si vede che
q 0 /q00
55
per cui
q 0 /q00
0
|F (iu)| M0 kf kp/p
kgkq0
p
Analogamente,
q 0 /q10
1
|F (1 + iu)| M1 kf kp/p
kgkq0
p
p
M01t M1t kf kp
1t
t
p0 + p1
Ma ft = f e gt = g, per cui
q0
kgkq0
1t
t
0 + q0
q0
1
F (t) =
T f (y)g(y) d(y) ,
Y
Osservazione.
Spesso loperatore T nellenunciato del Teorema di Riesz-Thorin `e inizialmente definito solo su un sottospazio V di Lp0 Lp1 diverso da V0 , per es. V = Cc (X) se X `e uno spazio topologico localmente compatto,
oppure V = S(Rn ). Se le ipotesi del Teorema sono verificate per f V e p0 , p1 < , allora la conclusione
rimane vera a condizione che V sia denso in Lp0 Lp1 .
(ii) per ogni f, g semplici, la funzione s 7 Ts f (x)g(x) dx `e continua per a <e s b e olomorfa
per a < <e s < b;
(iii) esiste una costante c < /(b a) tale che per ogni f, g semplici la funzione
c|y|
s = x + iy 7 e
log Ts f (x)g(x) dx
sia limitata;
(iv) kTa+iy kp0 ,q0 M0 (y), kTb+iy kp1 ,q1 M1 (y), e le funzioni ec|y| log Mj (y), j = 0, 1, sono limitate
per qualche c < /(b a).
Allora, dati t (0, 1) e s con <e s = (1 t)a + tb, Ts `e limitato da Lpt a Lqt , dove
1t
t
1
1t
t
1
=
+
=
+
.
pt
p0
p1
qt
q0
q1
La norma di Ts dipende solo da t e dalle funzioni Mj (y).
1Per semplicit`
a le ipotesi sono riferite a V costituito dalle funzioni semplici, ma lestensione a un generico V con le propriet`
a
di densit`
a sopra indicate segue ripetendo la parte iniziale della dimostrazione del Teorema 5.1.
CAPITOLO 5
s
I+
f (x) = f
s1
x+
,
(s)
dove prendiamo s C con parte reale positiva, in modo da garantire la locale integrabilit`a del nucleo.
Accanto alloperatore (1.1) consideriamo
(1.2)
s
I
f (x) = f
s1
x
,
(s)
s1
x
,
(s)
sono olomorfe.
1.1. Prolungamento analitico.
Mostriamo ora come sia possibile prolungare analiticamente queste famiglie analitiche a tutto il piano
complesso.
Lemma 1.1. Se <e s > 1,
(1.3)
d s
s1
I = I
.
dx
1Per definizione, lespressione derivazione frazionaria di ordine s equivale a integrazione frazionaria di ordine s.
57
58
1
(s)
xs1 f 0 (x) dx
0
1 s1
s 1 + s2
=
x f (x) dx
x f (x)
(s)
(s) 0
0
s1
= hI+
, fi ,
s
per luguaglianza (s) = (s 1)(s 1). Analogamente per I
.
s+1
Per <e s > 1, si consideri la derivata distribuzionale di I+
. Si ottiene una nuova famiglia analitica
s
che coincide con I+ per <e s > 0. Essa ne costituisce dunque il prolungamento analitico.
s+n
s
Induttivamente, si definisca I+
per <e s > n come la derivata n-esima di I+
. Questo procedimento
consente di estendere la definizione a tutto C.
s
`e il seguente.
Un modo equivalente, e pi`
u concreto, di decrivere le distribuzioni I
Supponendo per il momento <e s > 0, si scriva, per un a > 0 fissato e per f S,
s
hI+
, fi
1
=
(s)
xs1 f (x) dx
"
#
a
n1
X f (k) (0)
1
xs1 f (x)
xk dx
=
(s) 0
k!
k=0
n1
X f (k) (0) a
xs+k1 dx
+
k!(s) 0
k=0
+
1
+
xs1 f (x) dx .
(s) a
0
Usando lidentit`
a
(s) =
(s + 1)
(s + k + 1)
= =
,
s
s(s + 1) (s + k)
si ha
s
hI+
, fi
(1.4)
1
=
(s)
+
+
"
x
0
1
(s)
n1
X
k=0
s1
f (x)
n1
X
k=0
#
f (k) (0) k
x dx
k!
xs1 f (x) dx
a
s(s + 1) (s + k 1) (k)
f (0)as+k .
(s + k + 1)k!
Si noti che questa espressione `e ben definita per <e s > n, in quanto entrambi gli integrali convergono e perche la funzione 1/ `e intera. Inoltre la (1.4) dipende in modo analitico da s. Per lunicit`
a del
s
prolungamento analitico, essa fornisce dunque hI+
, f i per f S. Il valore a pu`o essere scelto a piacere.
59
s
s
Analogamente, essendo hI
, f i = hI+
, f i, si ha
"
#
0
n1
X f (k) (0)
1
s
s1
k
hI , f i =
|x|
f (x)
x dx
(s) a
k!
k=0
a
1
(1.5)
|x|s1 f (x) dx
+
(s)
n1
X
(1)k
k=0
s(s + 1) (s + k 1) (k)
f (0)as+k .
(s + k + 1)k!
k
I+
= 0
(1.6)
(k)
k
I
= (1)k 0
Di conseguenza,
k
k
I+
f = f I+
= f (k) ,
k
k
I
f = f I
= (1)k f (k) .
Dimostrazione. Per s = k il fattore 1/ si annulla e lunico termine che non si annulla nelle (1.4) e
(1.5) `e quello di posto k nella sommatoria. Quindi
(k)
k
, f i = (1)k f (k) (0) = (1)k h0 , f (k) i = h0 , f i ,
hI+
k
e analogamente per I
.
1s
1s
is
s
2 I
Ic
+ eis 2 I
+ = (1 s) e
+
1s
1s
is
s
2 I
+ eis 2 I
.
Ic
+
= (1 s) e
s b
s e analitica in s. E dunque
s
c
Dimostrazione. Essendo hIc
+ , f i = hI+ , f i, la famiglia di distribuzioni I+ `
sufficiente limitarsi alla striscia S = {s : 0 < <e s < 1}. Con f S, si ha, per convergenza dominata essendo
<e s > 0,
+
1
s b
xs1 fb(x) dx
hI+
, fi =
(s) 0
+
1
=
lim+
xs1 ex fb(x) dx
(s) 0 0
1
=
lim+ F s1 e R+ ()f () d ,
(s) 0 R
dove
+
F s1 e R+ () =
xs1 e(+i)x dx .
0
Consideriamo la funzione
xs1 ezx dx .
G(z) =
0
60
Per lunicit`
a del prolungamento analitico, questa identit`a si conserva su tutto il semipiano destro.
Lespressione z s va intesa come es log z con la determinazione fondamentale di log z.
In particolare,
F s1 e R+ () = (s)( + i)s ,
e dunque
s
c
( + i)s f () d .
hI , f i = lim
+
0+
Essendo <e s < 1, per convergenza dominata il limite pu`o essere portato dentro lintegrale. Ma
lim ( + i)s = lim es log(+i)
0+
0+
= lim+ es
1
2
1s
1s
= (1 s) eis 2 I+
() + eis 2 I
() .
s
s
s
La formula per la trasformata di I
segue facilmente osservando che I
= (I+
).
s
.
1.3. Combinazioni pari e dispari di I
Consideriamo la distribuzione
s
s
|x|s1 = (s)I+
+ (s)I
,
inizialmente definita per <e s > 0. In base alle (1.4) e (1.5), si ha, fissando per comodit`a a = 1,
n1
[X
1
2 ]
(2k)
f
(0) 2k
x dx
|x|s1 f (x) dx =
xs1 f (x) + f (x) 2
(2k)!
R
0
k=0
xs1 f (x) + f (x) dx
+
1
n1
[X
2 ]
+2
k=0
f (2k) (0)
,
(2k)!(s + 2k)
in quanto i termini di grado dispari si annullano per simmetria. Questa definizione si estende a <e s > n,
tuttavia con poli semplici per s = 0, 2, 4, . . . .
Risulta dunque naturale eliminare questi poli dividendo |x|s1 per (s/2). Definiamo allora
Ips =
(1.8)
|x|s1
(s)
s
=
(I s + I
).
(s/2)
(s/2) +
si ha
n2
[X
2 ]
k=0
f
(0) 2k+1
x
dx
(2k + 1)!
xs1 f (x) f (x) dx
+
1
+2
n2
[X
2 ]
k=0
(2k+1)
f (2k+1) (0)
.
(2k + 1)!(s + 2k + 1)
61
In questo caso il prolungamento analitico ha dei poli semplici per s = 1, 3, . . . . Poniamo allora
(1.9)
Ids =
|x|s1 sgn x
(s)
s
s
=
(I+
I
).
s+1
2
s+1
2
Le distribuzioni Ips e Ids sono combinazioni lineari di quelle viste precedentemente, tranne che per Ip2k1
e
che non si riscontrano nelle formule precedenti.
Per esempio,
+
f (x) f (x)
1
dx
hId0 , f i =
x
0
1
f (x)
= lim
dx
0
|x|> x
1
f (x)
dx ,
= p.v.
R x
fornisce, a meno del coefficiente 1/ , la distribuzione in (2.5) del Cap. 2, detta nucleo di Hilbert e indicata
con il simbolo p.v.1/x.
Analogamente
1
1
f (x) + f (x) 2f (0)
hIp1 , f i =
dx
x2
2 0
+
1
f (x) + f (x)
1
dx + f (0)
x2
2 1
+
1
f (x) + f (x) 2f (0)
dx
=
x2
2 0
1
f (x) f (0)
= lim
dx .
x2
0 |x|>
Id2k ,
Si pu`
o verificare che queste distribuzioni, come le altre Ip2k1 e Id2k , sono, a meno di coefficienti
moltiplicativi, le derivate distribuzionali di log |x|.
Si notino le identit`
a
d s
d s
I = (s 1)Ids1
I = 2Ips1
dx p
dx d
(1.10)
d2 s
d2 s
s2
I
=
2(s
1)I
I = 2(s 2)Ids2 .
p
p
dx2
dx2 d
Teorema 1.4. Valgono le seguenti formule:
(1.11)
Dimostrazione. Possiamo limitarci a 0 < <e s < 1. Dal Teorema 1.3 segue che
s
F(|x|s1 ) = 2(s) cos s
||
2
,
sin s
62
si ottiene
s 1 + s
1/2 s
2(s) cos s =
2
cos s
2
2
2
2
s
2
= 1/2 2s
1+s cos s 2
1s
2 sin 2
s
1/2 s 2
= 2
,
1s
2
e in modo analogo,
s+1
1/2 s
2
2i(s) sin s = i 2
.
2
1 2s
Con le dovute sostituzioni si giunge alle (1.11).
Corollario 1.5. La trasformata di Fourier del nucleo di Hilbert p.v.1/x `e la funzione isgn .
2. Potenziali di Riesz in Rn
s
Estendiamo ora a Rn la parte del paragrafo precedente riguardante i nuclei pari I+
, con il Laplaciano
n
X
x2j
j=1
2
s
1
||s () d =
t 2 1
et|| () d dt .
(s/2) 0
Rn
Rn
Dimostrazione. Lintegrale a secondo membro converge assolutamente, essendo, per N sufficientemente grande,
<e sn
2
2
<e s
t 2 1
et|| () d dt =
t 2 1
e|| d dt
t
0
Rn
0
Rn
<e sn
2
=
e||
t 2 1 dt d
n
t
R
0
||2
<e sn
<e sn
2
tN
||2
1
||
1
C
e
t 2
dt d +
e
t 2
dt d
||2N
Rn
0
Rn
||2
2
C
e|| ||<e sn d .
Rn
2. POTENZIALI DI RIESZ IN Rn
63
I s (x) =
s
2
|x|n+s ,
n
Ibs = 2 2s I ns ,
1
n+s
s 1 ns
s
= 2 2s F 1
per <e s < n .
2 2 F I
ns | |
2
La formula (2.4) si estende a ogni s C. Inoltre:
(2.6)
I 2k =
n/2
k 0
(4)k n2 + k
I s = 2(s n)I s2 .
Dimostrazione. Le due espressioni in (2.5) coincidono sulla striscia 0 < <e s < n e sono entrambe
analitiche nel rispettivo semipiano. Quindi I s `e ben definita e analitica per s C.
Per s = 2k,
n
n
1
2 4k
2k
()k 0 .
I 2k = 2 4k F 1
|
|
=
n+2k
n+2k
2
2
Infine la seconda formula in (2.6) `e ricavabile direttamente per <e s > 2 e si estende per analiticit`
a.
64
Essa pu`
o essere usata per estendere analiticamente la famiglia I s a semipiani pi`
u ampi definendo, per
<e s > 2k,
1
Is = k
k I s+2k .
2 (s n + 2)(s n + 4) (s n + 2k)
Si noti tuttavia che si creano delle forme indeterminate 0/0 per i valori s = n 2j, j = 1, . . . , k, in
quanto
1
k |x|2(kj) = 0 .
k I n+2(kj) =
( n2 + k j)
Per evitare tali forme, nel punto s = n 2j `e bene prendere k < j.
Unaltra propriet`
a dei nuclei I s `e la seguente. Essa si esprime pi`
u semplicemente in termini delle
s
distribuzioni I0 in (2.2).
Proposizione 2.3. Siano s1 , s2 C con 0 < <e s1 , <e s2 , <e (s1 + s2 ) < n. Allora la convoluzione I0s1 I0s2
`e ben definita e
I0s1 I0s2 = I0s1 +s2 .
Dimostrazione. Consideriamo le funzioni
sj
sj
2
nsj I0
2
j = 1, 2 .
hg1 g2 , f i =
Rn
Rn
Ma
1
hgb , gb2 fbi
(2)n 1
1
=
h ( gb1 ), gb2 fbi .
(2)n
hg1 , g2 f i =
Per la (2.2),
n
gbj () = 2 2sj
sj
sj
2
nsj ||
2
3. DISTRIBUZIONI OMOGENEE
65
Passando al limite,
hg1 g2 , f i = hg1 g2 , f i
s21 s22
1
n s1 +s2
=
2
||s1 s2 fb() d
1
2
(2)n
ns
ns
Rn
2
2
s21 s22
n s1 +s2
ns2
= 2
I0s1 +s2 f (x) dx ,
1
n
ns
R
2
2
Se n = 2, I02 non `e definita. Una soluzione fondamentale del Laplaciano si ottiene come segue.
Proposizione 2.5. La distribuzione = 2 log |x| `e una soluzione fondamentale del Laplaciano in R2 .
Dimostrazione. Essendo I 2 = 1, si ha per (2.6),
(I s I 2 ) = 2(s 2)I s2 ,
da cui
d
I s = 2I 0 = 0 ,
ds |s=2
2
o, pi`
u precisamente,
d
hI s , f i = f (0) ,
ds |s=2
2
per ogni f S. Ma
d
ds |s=2
Essendo
1
d
s2
I (x)f (x) dx =
|x|
f
(x)
dx
ds |s=2 2s
2
f (x) dx + log |x|f (x) dx .
= 0
(1)
s
3. Distribuzioni omogenee
Se f S, indichiamo con fr la funzione fr (x) = rn f (r1 x).
Diciamo che una distribuzione S 0 `e omogenea di grado s C se
(3.1)
h, fr i = rs h, f i .
Esempi.
Se <e s > n, la funzione |x|s fornisce una distribuzione omogenea di grado s.
Per unicit`
a del prolungamento analitico, il potenziale di Riesz I s `e una distribuzione omogenea di
grado n + s per ogni s C.
In particolare, la delta di Dirac 0 `e omogenea di grado n.
66
la distribuzione su R2
h, f i =
y f (x, 0) dx
R
`e omogenea di grado 2.
`e omogenea di grado
Proposizione 3.1. Se S 0 `e omogenea di grado s, la sua trasformata di Fourier
Teorema 3.3. Se K `e omogenea di grado n + e non nulla, condizione necessaria per avere K Cpq `e
che sia
1 1
<e
=
.
p q
n
(3.2)
Dimostrazione. Gli spazi Lp hanno una loro omogeneit`a, nel senso che
1/p
1/p
0
np
1
p
nnp
p
kfr kp =
r
|f (r x)| dx
=
r
|f (y)| dy
= rn/p kf kp .
Sia T f = K f limitato da Lp a Lq e tale che T (fr ) = r (T f )r per ogni f . Allora si deve avere per
ogni f
0
Se T 6= 0, deve essere r<e +n/q n/p 1 per ogni r > 0, il che costringe lesponente a essere nullo.
Si osservi che, poiche si hanno convolutori non nulli solo per 1 p q , si possono avere convolutori
omogenei non nulli solo di grado s = n + con 0 <e n.
67
Ovviamente un operatore limitato da Lp a Lq , detto anche di tipo forte (p, q), `e di tipo debole (p, q).
Nella formulazione del seguente enunciato, per operatore di tipo debole (p, ) bisogna intendere limitato da
Lp a L .
Diamo senza dimostrazione il seguente teorema2.
(4.2)
Teorema 4.2 (Teorema di interpolazione di Marcinkiewicz). Sia T un operatore lineare che sia di tipo
debole (p0 , q0 ) e di tipo debole (p1 , q1 ), con 1 p0 q0 , 1 p1 q1 , p0 6= p1 , q0 6= q1 .
Allora, dato t [0, 1] e posto
1
1t
t
1
1t
t
=
+
=
+
,
pt
p0
p1
qt
q0
q1
T `e di tipo forte (pt , qt ).
5. Stime Lp Lq per operatori di integrazione frazionaria
Passiamo ora a studiare le propriet`
a di limitatezza tra spazi Lp dei potenziali di Riesz. Osserviamo
s
innanzitutto che la distribuzione I `e omogenea di grado sn, quindi per il Teorema 3.3 dobbiamo restringerci
al caso 0 <e s n.
Naturalmente se <e s = n, il nucleo I s `e limitato, per cui I s C 1, .
Il caso <e s = 0 `e pi`
u complicato. Per la (2.5) risulta Ibs L , per cui I s C2,2 . Sicuramente I s 6 C1,1 ,
perche il nucleo non `e una misura finita. In realt`a I s Cp,p per ogni p con 1 < p < , ma la dimostrazione
richede metodi che vedremo pi`
u avanti.
Nei casi intermedi 0 < <e s < n si pu`
o avere limitatezza da Lp a Lq solo se (1/p) (1/q) = <e s/n, per
il Teorema 3.3. Sicuramente non si ha limitatezza da L1 allopportuno Lq , in quanto i nuclei non sono in
Lq , ne da Lp a L per lo stesso motivo. I casi rimanenti sono trattati nel seguente teorema.
Teorema 5.1 (Teorema di Hardy-Littlewood-Sobolev). Se 0 < <e s < n, e 1 < p < q < , con (1/p)
(1/q) = <e s/n, allora I s `e limitato da Lp a Lq .
2Si veda il libro di E.M. Stein, Singular integrals and differentiability properties of functions, Appendice B.
68
kK kp0 Cr p ,
kK k1 Cr .
Se kf kp = 1, si ha perci`
o kf K k Cr p , mentre kf K kp Cr .
n
Si fissi ora r in modo che Cr p = /2. Si ha dunque
m{x : |I s f (x)| > } m{x : |K f (x)| > /2} + m{x : |K f (x)| > /2}
= m{x : |K f (x)| > /2}
p
kf K kp
C
p
r
C
= Crn
= Cq ,
1
n
in quanto = 2Crn( n p ) = 2Cr q . Si conclude allora che I s `e di tipo debole (p, q).
Nel quadrato [0, 1] [0, 1] si consideri ora il segmento di equazione (1/p) (1/q) = /n privato degli
estremi. Preso un punto (1/p, 1/q) su di esso, questo `e combinazione convessa di altri due punti (1/p0 , 1/q0 ),
(1/p1 , 1/q1 ) appartenenti al segmento stesso. La conclusione segue dal Teorema di Marcinkiewicz.
6. Spazi di Sobolev
Lo spazio di Sobolev L2s = L2s (Rn ), con s > 0, `e lo spazio delle funzioni f L2 tali che
2
s
2
kf kL2s = fb() 1 + ||2 d < .
Teorema 6.1. L2s `e il completamento di S rispetto alla norma k kL2s . Inoltre
kf kL2s kf k2 + kI s f k2 ,
(6.1)
se
se
se
in
6. SPAZI DI SOBOLEV
69
Dimostrazione. Per la prima affermazione, basta dimostrare che D `e denso nello spazio L2 (s ) rispetto
alla misura ds () = (1+||2 )s d. Ogni g L2 (s ) `e approssimabile, per semplice troncamento, con funzioni
a supporto compatto. Possiamo quindi ridurci a supporre g a supporto in un intervallo [R, R]. Per funzioni
a supporto in [R1, R+1] la norma in L2 (s ) `e equivalente alla norma L2 e la conclusione segue facilmente
usando identit`
a approssimate a supporto compatto.
La propriet`
a (i) segue dalla disuguaglianza | | cs (1 + ||2 )s/2 per || s, che si ottiene trattando
separatamente i casi || 1 e || 1. Ne segue che
cs
1
k fbk2
kf kL2s .
k f k2 =
n/2
(2)
(2)n/2
Per la (ii), si osservi che per s N vale la doppia disuguaglianza
X
.
||s
||=s
Infatti i due membri sono omogenei di grado s, per cui basta restringersi alla sfera || = 1. Lunica cosa
da verificare `e allora che il secondo membro non si annulli, e questo `e ovvio. Lequivalenza
X
kf kL2s kf k2 +
k f k2
||=s
f () =
d
gb() .
(1 + ||2 )s/2
Consideriamo loperatore Tm definito dal moltiplicatore di Fourier
m() =
= ||s+|| s+||
= m1 ()m2 () .
2
s/2
(1 + || )
||
(1 + ||2 )s/2
Allora Tm = Tm1 Tm2 = cs, I s|| Tm2 . Allora Tm2 : L2 L2 perche m2 `e limitato, mentre Tm1 :
per il teorema di Hardy-Littlewood-Sobolev.
L2 Lq con 21 1q = s||
n
Per s > 0 indichiamo con J s loperatore
fb
,
(1 + | |2 )s/2
detto potenziale di Bessel di ordine s. Mentre i potenziali di Riesz I s sono, a meno di una costante, le
potenze frazionarie negative ()s/2 , i potenziali di Bessel sono J s = (I )s/2 .
Si osservi che
L2s = J s (L2 ) .
Definiamo allora, per 1 p < ,
Lps = J s (Lp ) ,
con la norma
kf kLps =
(J s )1 f
p
J s f = F 1
(liniettivit`
a di J s `e ovvia).
E naturale porsi la domanda se le propriet`a del Teorema 6.1 si estendono a p 6= 2 (con le ovvie modifiche
negli esponenti). Non siamo in grado di dimostrarlo ora, cos` come non siamo in grado di dimostrare
linclusione (ovvia per p = 2) Lps Lp e la sua continuit`a nel caso generale. Si noti che questo equivale a
dire che
(1 + ||2 )s/2 Mp,p .
Rinviamo al prossimo capitolo i risultati che portano a una migliore comprensione degli spazi Mp,p .
CAPITOLO 6
Nuclei di Calder
on-Zygmund
e moltiplicatori di Mihlin-H
ormander
1. La funzione massimale di Hardy-Littlewood
Data f L1loc (Rn ), la funzione
(1.1)
1
M f (x) = sup
|B(x,
r)|
r>0
|f (y)| dy
B(x,r)
1
1
(1.2)
Fr (x) =
|f (y)| dy = |f |
B(0,r) (x) ,
|B(x, r)| B(x,r)
|B(0, r)|
`e continua. Dati 0 e x0 tale che M f (x0 ) > , esiste r tale che Fr (x0 ) > . Allora M f (x) Fr (x) >
per x in un intorno di x0 . Quindi M f `e semicontinua inferiormente, e dunque misurabile.
Ci interessa ora discutere per quali p M `e di tipo forte o debole (p, p). La restrizione a q = p `e imposta
dalla seguente considerazione.
Lemma 1.2. Se M `e di tipo debole (p, q), allora p = q.
Dimostrazione. Ponendo fr (x) = f (rx), si hanno le identit`a
n
kfr kp = r p kf kp ,
M fr (x) = M f (rx) ,
per cui
M fr () = rn M f () .
Se M `e di tipo debole (p, q), esiste C > 0 tale che, per ogni r > 0,
kf k q
q
kf kp q
r p
M f () = rn M fr () Crn
= Crn 1 p
.
Se fosse p 6= q, facendo tendere r a 0 oppure a la costante C potrebbe essere ridotta al valore 0, il che
implicherebbe M f = 0 per ogni f Lp .
Accanto alla funzione massimale M , `e utile considerare alcune sue varianti, per esempio
1
M1 f (x) = sup
|f (y)| dy ,
xB |B| B
(1.3)
1
M2 f (x) = sup
|f (y)| dy ,
j
jZ |B(x, 2 )| B(x,2j )
o anche, sostituendo alle palle B i cubi Q,
(1.4)
1
M3 f (x) = sup
|Q|
xQ
71
|f (y)| dy ,
Q
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
72
Dimostrazione. Se f non `e identicamente nulla, esiste una palla B di centro 0 e raggio r tale che
|f
(y) dy > 0. Dato x, si prenda la palla Bx di centro x e raggio |x| + r. Poiche Bx contiene B, si ha
B
1
1
c
M f (x)
|f (y)| dy
|f (y)| dy
,
|Bx | Bx
|Bx | B
(|x| + r)n
per cui M f 6 L1 .
Tuttavia M risulta di tipo debole (1,1). Per dimostrare ci`o occorre utilizzare la seguente versione del
lemma di ricoprimento di Vitali.
Lemma 1.5. Sia {Bj = B(xj , rj )}jJ un ricoprimento finito di un insieme E di misura finita mediante palle.
Esiste allora un sottoricoprimento {Bj }jJ 0 di palle a due a due disgiunte e tali che, posto Bj = B(xj , 3rj ),
si abbia
[
E
Bj .
jJ 0
In particolare,
[
Bj 3n |E| .
(1.5)
jJ 0
Dimostrazione. Sia Bj1 una palla che abbia misura massima. Induttivamente si prenda Bjk+1 in modo
che abbia misura massima tra le palle disgiunte da Bj1 Bjk . Ovviamente il procedimento si arresta
dopo un numero finito di passi, precisamente quando non ci sono pi`
u palle disgiunte da Bj1 Bjk .
Poniamo J 0 = {j1 , . . . , jk }.
Se B `e una palla, indichiamo con B la palla con lo stesso centro e raggio triplo.
Sia B 0 una delle palle avanzate. Necessariamente essa interseca almeno una di quelle selezionate. Sia `
il primo intero ` tale che B 0 Bj` 6= . Allora il raggio di Bj` `e maggiore o uguale al raggio di B 0 , si ha
B 0 Bj` .
Di conseguenza
E
Bj
Bj ,
jJ 0
jJ
per cui
|E|
X
jJ 0
|Bj | = 3n
X
jJ 0
[
|Bj | = 3n
Bj .
jJ 0
Teorema 1.6. Loperatore M `e di tipo debole (1, 1).
2. DECOMPOSIZIONI DI WHITNEY E DI CALDERON-ZYGMUND
73
Dimostrazione. Data f L1 (Rn ) e dato > 0, sia E = {x : M f (x) > }. Per il Lemma 1.1, E `e
misurabile, per cui la sua misura `e lestremo superiore delle misure dei suoi sottoinsiemi compatti. Sia E un
sottoinsieme compatto di E .
Preso x E, essendo M f (x) > , esiste una palla Bx con centro in x tale che
1
|f (y)| dy > ,
|Bx | Bx
1
|f (y)| dy .
|Bx |
Bx
Per la compattezza di E, si estragga da {Bx } un sottoricoprimento
finito, e quindi, applicando il Lemma
P
15.4, un sottoinsieme finito {Bxj } di palle disgiunte tali che j |Bxj | 3n |E|. Si ha allora
X
3n X
kf k1
n
.
|Bxj |
|f (y)| dy 3n
|E| 3
j Bx j
ossia
Di conseguenza |E | 3n kf k1 /.
Possiamo ora applicare il Teorema di interpolazione di Marcinkiewicz per ottenere quanto segue.
Corollario 1.7. Se 1 < p , M `e di tipo forte (p, p).
Dimostriamo una formula di scomposizione di funzioni integrabili, dipendente da un parametro di altezza > 0. La funzione integrabile f viene scomposta nella somma di due termini, f = g + b , dove la
parte buona g `e limitata da , mentre la parte cattiva b ha comunque due propriet`a buone:
ha supporto su un insieme di misura controllata da ;
`e una somma di atomi, ciascuno dei quali ha media nulla e supporto in una palla, sulla quale il
valor medio del modulo `e controllato da .
` possibile decomporre
Teorema 2.1 (Decomposizione di Calder
on-Zygmund). Sia f L1 (Rn ) e sia > 0. E
f come
X
f (x) = g (x) +
b
j (x)
j=0
in modo che
(i) |g (x)| quasi ovunque;
(ii) le funzioni b
j hanno supporto in palle Bj e sono tali che
1
b
(x)
dx
=
0
,
|b
j
j (x)| dm(x) ;
m(Bj )
P
C
(iii)
j m(Bj ) kf k1 .
La dimostrazione `e basata sul seguente lemma, che ambientiamo in un generico spazio metrico.
Lemma 2.2 (Lemma di ricoprimento di Whitney). Sia (X, d) uno spazio metrico, sia F X un chiuso
proprio non vuoto, e sia A il suo complementare. Esiste una famiglia numerabile di palle Bj = B(xj , rj ) A
tali che
(i) le palle Bj sono a due a due disgiunte;
(ii) lunione delle palle Bj = B(xj , 3rj ) `e uguale a A;
(iii) ogni palla Bj = B(xj , 9rj ) ha intersezione non vuota con F .
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
74
1
(dx + dxj ) .
6
1
3
(dx + dxj ) + dxj ,
6
2
1
dx = 3rj .
2 j
Dimostrazione del Teorema 2.1. Sia A = {x : M1 f (x) > }, con da determinarsi, e si costruiscano le palle Bj come nel Lemma 2.2. Si ponga quindi
[
Q0 = B0 \
B`
`1
Q1 = B1 \ Q0
B`
`2
...
Qj = Bj \
Q`
`<j
B` .
`>j
Bj .
1
1
|f (x)| dm(x)
|f (x)| dm(x)
m(Qj ) Qj
m(Bj ) Bj
3n
|f (x)| dm(x)
m(Bj ) Bj
3n M1 f (xj )
3n .
In particolare, se
j =
1
m(Qj )
f (x) dm(x) ,
Qj
risulta
|j | 3n .
Si ponga allora
g = f X\A +
j Qj .
3. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
75
Si ponga ora
b
j = (f j )Qj .
Allora b
ha
supporto
nella
palla
B
,
ha
integrale nullo e
j
j
1
1
m(Qj )
|b
(x)|
dm(x)
|f (x)| dm(x) +
| |
j
m(Bj )
m(Bj ) Qj
m(Bj ) j
(1 + 3n ) .
Quindi se = 1/(1 + 3n ) e Bj = Bj , le condizioni (i) e (ii) sono verificate. Quanto alla (iii), abbiamo
X
X
kf k1
m(Bj ) 3n
m(Bj ) 3n m(A) 3n
j
j
per il Teorema 1.6.
3. Nuclei di Calder
on-Zygmund
Definizione 3.1. Una funzione K(x) localmente integrabile su Rn \ {0} soddisfa la condizione di Calder
onZygmund se esiste una costante C tale che per ogni h 6= 0
K(x + h) K(x) dx C .
(3.1)
|x|>4|h|
C
.
|x|n
K(x + h) K(x) dx C|h|
|x|>4|h|
|x|n1 dx = C 0 .
|x|>4|h|
(x0 )
|x|n+i
|K(x + h) K(x)| C
|h|
.
|x|n+
Rientrano in questo caso i nuclei della forma K(x) = (x0 )|x|n , dove soddisfa una condizione di
H
older di ordine > 0 sulla sfera:
|(x0 ) (y 0 )| c|x0 y 0 | .
76
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
C
.
|x|n+
|x|n+1
|x|n+
Vedremo altri esempi pi`
u avanti.
Una distribuzione K S 0 (Rn ) si dice un nucleo di Calder
on-Zygmund se
(i) fuori dallorigine K coincide con una funzione K(x) che soddisfi la (3.1);
L .
(ii) K C22 , ossia K
Nella parte rimanente di questo paragrafo dimostreremo il seguente teorema.
Teorema 3.2. Sia K un nucleo di Calder
on-Zygmund. Allora loperatore T f = f K `e di tipo debole (1, 1)
e limitato su Lp per 1 < p < .
Dimostrazione. Dimostriamo che T `e di tipo debole (1,1). Sia f L1 . Dato > 0, si consideri la
decomposizione di Calder
on-Zygmund
f (x) = g(x) +
bj (x) ,
j=0
P
come dal Teorema 2.1, corrispondente al valore di fissato. Se b(x) = j bj (x), si ha
{x : |T f (x)| > 2} {x : |T g(x)| > } + {x : |T b(x)| > } .
Indichiamo con Bj = B(xj , rj ) palle con supp bj Bj e soddisfacenti le condizioni (ii) e (iii) dellenunciato.
Osserviamo ora che g L2 ; pi`
u precisamente, con le notazioni della dimostrazione del Teorema 2.1,
kgk22 =
|f (x)|2 dx +
Rn \A
|f (x)| dx +
Rn \A
|j |2 dx
Qj
2 |Qj |
Ckf k1 .
2
3. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
77
2
{x : |T g(x)| > } kT gk2
2
kgk2
C 22
kf k1
C
.
T bj (x) =
K(x y)bj (y) dy =
K(x y) K(x xj ) bj (y) dy ,
Bj
Bj
in quanto bj ha integrale nullo. Si osservi che x y non `e mai nullo per y nel supporto di bj .
Allora
K(x y) K(x xj )|bj (y)| dy dx
|T bj (x)| dx
Rn \Bj0
Rn \Bj0
Bj
|bj (y)|
=
Bj
Rn \Bj0
K(x y) K(x xj ) dx dy .
Ponendo t = x xj , si ha
K(x y) K(x xj ) dx =
Rn \Bj0
K(t + xj y) K(t) dt
|t|>4rj
K(t + xj y) K(t) dt
|t|>4|xj y|
C .
In conclusione
|T bj (x)| dx C|Bj | .
Rn \Bj0
Di conseguenza
|T b(x)| dx C
Rn \
Bj0
|Bj | Ckf k1 .
j
S
Rimane da considerare la misura dellinsieme {x j Bj0 : |T b(x)| > }. Ma questa `e sicuramente
minore o uguale a
[ X
X
kf k1
|Bj0 | C
|Bj | C
.
Bj0
j
j
j
Abbiamo cos` dimostrato che T `e di tipo debole (1,1). Essendo limitato su L2 , esso `e limitato su Lp ,
1 < p 2, per il Teorema di interpolazione di Marcinkiewicz. La limitatezza per 2 < p < segue per
dualit`
a.
Corollario 3.3. I seguenti operatori sono di tipo debole (1, 1) e limitati su Lp per 1 < p < :
la trasformata di Hilbert in R:
1
(3.4)
Hf (x) = p.v. f (x y) dy ;
y
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
78
le trasformate di Riesz in Rn , n 2:
(3.5)
f (x y)
Rj f (x) = p.v.
yj
dy ;
|y|n+1
xj
1
=c
.
|x|n+1
xj |x|n1
4. Condizione di Calder
on-Zygmund e limitatezza in L2
Il Teorema 3.2 richiede che si sappia a priori che loperatore T f = f K sia limitato1 su L2 . In alcuni
casi particolari, come quelli indicati nel Corollario 3.3, ci`o `e desumibile direttamente dalla formula esplicita
della trasformata di Fourier del nucleo.
Vediamo in questo paragrafo alcune situazioni di carattere generale cui si applica il Teorema 3.2. Le
ipotesi aggiuntive sul nucleo sono di due tipi
(a) ipotesi di media nulla;
(b) ipotesi di regolarit`
a leggermente pi`
u forti della (3.1).
` utile cercare condizioni di regolarit`a quanto pi`
E
u deboli possibile. In generale la sola condizione di
Calder
on-Zygmund (3.1) non `e sufficiente, mentre quelle considerate negli esempi del paragrafo 18 risultano
essere pi`
u forti del necessario.
Si dice che una funzione f L1 (Rn ) soddisfa una condizione L1 -Lipschitz di ordine > 0, o che
f B1
, se esiste una costante c tale che2
(4.1)
|f (x + h) f (x)| dx c|h|
per ogni h Rn . Si pone in tal caso
(4.2)
kf kB1
= kf k1 + sup |h|
|f (x + h) f (x)| dx .
h6=0
kf kB1
= kf k1 + sup |h|
|f (x + h) f (x)| dx .
0<|h|<a
|h|
|f (x + h) f (x)| dx 2a kf k1 .
1Le ipotesi possono essere modificate supponendo che T sia limitato su Lq per qualche q, 1 < q < ; si veda Stein,
4. CONDIZIONE DI CALDERON-ZYGMUND
E LIMITATEZZA IN L2
79
|x + h|n+ (x + h) |x|n+ (x) dx
|x + h|n+ (x + h) |x|n+ (x) dx
|x|>2|h|
+2
|x|n+ |(x)| dx
|x|<3|h|
n+1
C|h|
|x|
dx + C
|x|n+ dx
|x|>2|h|
|x|<3|h|
3|h|
r2+ dr + C
= C|h|
2|h|
r1+ dr
0
= C|h| .
Dunque f B1
.
1/q
q dh
se q <
kf kp +
(|h| kh f f kp ) |h|
n
=
kf kBpq
kf k + sup
kh f f kp
se q = .
p
h6=0 |h|
Lemma 4.1. Se f B1
, allora
(1 + ||)
|f()| Ckf kB1
.
ix
f () = f (x)e
dx = f x + 2 eix dx .
||
Quindi
dx
f
x
+
f
(x)
2
2
||
C|| kf kB1
.
Daltra parte,
|f()| kf k1 kf kB1
.
Utilizzando la prima maggiorazione per || grande e la seconda per || piccolo, si ha la tesi.
Teorema 4.2. Se f B1
, allora f Lp per ogni p <
n
n .
80
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
(b) j (x) dx = 0;
(c) kj kB1
C per ogni j.
P
(j)
Allora la serie jZ j converge in S 0 a un nucleo di Calder
on-Zygmund.
Dimostrazione. Per f S poniamo
X (j)
X (j)
j (x)f (x) dx .
j (x) f (x) f (0) dx +
(4.3)
hK, f i =
j<0
j0
(j)
j (x) f (x) f (0) dx kf k
ha
(j)
(x)|x| dx
j
= 4 2j kf k j (x) dx
C2j kf k ,
mentre per la seconda
(j)
j (x)f (x) dx
|x|> 12
j (x)f (2j x) dx
|x|f
1
2 <|x|<4
j (x) 1 dx
2j |x|
C2j
|x|f
.
` inoltre evidente che fuori dallorigine K coincide
Quindi (4.3) definisce una distribuzione temperata. E
con la funzione
X (j)
K(x) =
j (x) .
jZ
La convergenza della serie `e garantita dal fatto che per quasi ogni x 6= 0 solo tre termini sono diversi da
zero.
L . Per il Lemma 4.1, |j ()| C(1 + ||) . Inoltre dalla (b) di ricava che
Dimostriamo che K
ix
1 dx
|j ()| = j (x) e
|j (x)| eix 1 dx
|| |j (x)||x| dx
C|| .
Per 6= 0, consideriamo la serie
X (j) X
() =
j (2j )
j
jZ
jZ
2j || + C
2j ||1
= C||
X
2j ||1
(2j ||)
2j ||>1
2j + C||
2j
2j >||1
C .
Quindi la serie
limitata.
(j)
j ()
jZ
4. CONDIZIONE DI CALDERON-ZYGMUND
E LIMITATEZZA IN L2
81
Dimostriamo infine che K(x) soddisfa la condizione (3.1). Supponiamo che 1/2 |h| < 1 e consideriamo
X
(j)
K(x + h) K(x) dx
(x + h) (j) (x) dx .
j
j
|x|>4|h|
jZ
|x|>4|h|
|x|>4|h|
X
(j)
K(x + h) K(x) dx
(x + h) (j) (x) dx
j
j
j=2
2nj j 2j (x + h) j (2j x) dx
j=2
X
j=2
j (y + 2j h)) j (y) dy
2j = c0 .
j=2
Dato poi un generico h 6= 0, si prenda m Z in modo che 2m1 |h| < 2m . Posto h0 = 2m h e
y = 2m x, si ha
(m)
K (y + h0 ) K (m) (y) dy .
K(x + h) K(x) dx =
|y|>4|h0 |
|x|>4|h|
jZ
(j+m)
|(x0 ) (y 0 )| c|x0 y 0 | ;
(x0 ) dx0 = 0 .
S n1
0
n
Dimostrazione. Per quanto visto nellEsempio 2 del paragrafo 18, se |h| < |x|/4,
|K(x + h) K(x)| C
|h|
.
|x|n+
|(x + h) (x)| dx =
|K(x + h) K(x)| dx
D(Dh)
+
|K(x)| dx +
|K(x + h)| dx
D\(Dh)
C
|x|>1
(Dh)\D
|h|
dx + C|D \ (D h)| + C|(D h) \ D| .
|x|n+
Ma queste due ultime misure sono maggiorabili con una costante per |h|. Pertanto
82
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
|(x + h) (x)| dx 2
|(x)| dx C C 0 |h| .
Dunque B1
, da cui la tesi per il Teorema 4.3.
Teorema 4.5. Sia {j }jZ L1 (Rn ) una famiglia di funzioni per cui esistano costanti , , C > 0 per cui
valgano le seguenti propriet`
a:
(c) kj kB1
C.
P
(j)
Allora la serie jZ j converge in S 0 a un nucleo di Calder
on-Zygmund.
a
Dimostrazione. Come per il Teorema 4.3, mostriamo che la serie converge nel senso delle distribuzioni
X (j)
X (j)
hK, f i =
j (x) f (x) f (0) dx +
j (x)f (x) dx .
j<0
j0
(j)
|j (x)|f (x) f (0) dx Ckf k(1)
j
= Ckf k(1) 2
|j (x)||x| dx
Ckf k(1) 2j .
Quindi la prima sommatoria converge. Per la seconda applichiamo il Teorema 4.2. Sia p <
(j)
(j)
|j (x)||f (x)| dx kj kp kf kp0
n
n .
Allora
= 2nj/p kj kp kf kp0
0
nj/p
2
Ckf k(N ) kj kB1
0
2j
2j A
|j (x)||x| dx +
2j A
j<0
j<0
jZ
+C
X
j0
X
j0
nj/p0
|2j A|1/p kj kp
4. CONDIZIONE DI CALDERON-ZYGMUND
E LIMITATEZZA IN L2
83
X
(j)
(x + h) (j) (x) dx
K(x + h) K(x) dx
j
j
|x|>4|h|
|y|>2j+1
jZ
2
2
X
j<0
|y|>2j
j (y + 2j h) j (y) dy
X
j (y + 2j h) j (y) dy
|j (y)| dy +
j0
|j (y)||y| dy + C
|y|>2j
j<0
|x|>2
jZ
2j + C
j<0
2j
j0
2j .
j0
|j (x)| eix 1 dx
C|| |j (x)||x| dx
C|| .
L si conclude come per il Teorema 4.3.
La dimostrazione che K
Vedremo nel prossimo paragrafo una importante applicazione del Teorema 4.5. Concludiamo invece qui
dimostrando il Teorema 4.2.
(4.6)
f=
fj ,
j=0
con fj C e
(4.7)
kfj k1 C2j ,
kfj k1 C2(1)j .
Inoltre kf kB1
`e equivalente allestremo inferiore delle costanti C al variare di tutte le decomposizioni
(4.6) per cui valgano le (4.7).
Dimostrazione. Sia f B1
e si prenda una identit`a approssimata (con = 2j ) j (x) = 2nj (2j x),
fj = f j per j 1 .
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
84
Si osservi che
nj
j (x) = 2 0 (2 x) ,
j (x) dx = 0 ,
|j (x)| dx C .
Allora, per j 1,
kfj k1 = f (x y)j (y) dy dx
f (x y) f (x) j (y) dy dx
=
|j (y)| f (x y) f (x) dx dy
|j (y)||y| dy
kf kB1
(4.8)
|y|2j+1
j
2
Ckf kB1
j
(x) dx = 0 .
xk
fj = f 0 +
N
X
f 2j 2j+1 = f 2N ,
j=1
X
X
C
f
2j cC .
j
j=0
j=0
1
4. CONDIZIONE DI CALDERON-ZYGMUND
E LIMITATEZZA IN L2
|f (x + h) f (x)| dx
|fj (x + h) fj (x)| dx
j=0
h fj (x + th) dt dx
0
2j <|h|1
+2
|fj (x)| dx
2j |h|1
|h|
kfj k1 dt + C
0
2j <|h|1
2(1)j + C
kfj k1
2j
2j |h|1
2j <|h|1
cC|h||h|
X
2j |h|1
C|h|
fj (x + th) dx dt + 2
2j <|h|1
|h|
85
2j
2j |h|1
+ cC|h|
cC|h| .
Lemma 4.7. Sia f L1 e si supponga che anche le derivate parziali j f siano in L1 . Allora f Lp per
n
p < n1
e per tali p
kf kp Cp (kf k1 + kf k1 ) .
Dimostrazione. Se n = 1 la tesi vale anche per p = e la dimostrazione `e molto semplice. Infatti
x
f 0 (t) dt kf 0 k1 .
|f (x)| =
Essendo d
j f () = ij f (), si ha
f() =
n
X
ij d
f () .
2 j
||
j=1
j () = ij /||2 . Allora
Sia Hj la distribuzione tale che H
f =
n
X
Hj j f .
j=1
Hj (x) = cn j
n1/|x|n2 o
xj
= c0n n .
log |x|
|x|
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
86
(4.10)
C
.
|x|n1
Decomponiamo Hj nella somma Hj0 + Hj , dove Hj0 si annulla per |x| > 1 e Hj per |x| < 1. Per la
(4.10), Hj0 L1 per p < n/(n 1) e Hj Lq per q > n/(n 1).
Dunque
n
n
n
X
X
X
f (x) =
Hj j f (x) =
Hj0 j f (x) +
Hj j f (x) = f 0 + f .
j=1
j=1
j=1
n
X
kHj0 kp kj f (x)k1 Cp kf k1
j=1
kf kq
n
X
kHj kq kj f (x)k1 Cq kf k1 .
j=1
1
p
1
1
+ q ,
kf kp kf k1
kf kq Cp kf k1
kf k1 Cp (kf k1 + kf k1 ) .
1
1
j=0
kfj k1 C2(1)j .
1
=1+ .
p
q
(4.11)
Per la disuguaglianza di H
older si ha
kfj kp
kfj k1
kfj kq
1
j (1)+(1)
Cq 2
= Cq 2j() .
1
p0
<
`e dato e si vuole
1
q0
<
1
n.
n
p0
1
q0
1
p0
<
1
n.
5. MOLTIPLICATORI DI FOURIER E CONDIZIONE DI MIHLIN-HORMANDER
87
(5.1)
C (S)
Ls
fb( 0 )
L2 (Rn ,(1+||2 )s d) gb( 0 ) d 0
1
f ( 0 )2 1 + ||2 s d 2 gb( 0 ) d 0
=
1
f ()2 1 + | + 0 |2 s d 2 gb( 0 ) d 0
=
1
f ()2 1 + ||2 s d 2
gb( 0 ) 1 + | 0 |2 s d 0
Ckgk(N ) kf kL2s .
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
88
1
2
su S e supportate3 su S 0
() = (2) + () + (/2)
`e
1
2
Cc .
su S , per cui g = /
f (a)
2 2 = a2n fb(/a)2 1 + ||2 s d
Ls
n
fb()2 1 + a2 ||2 s d
=a
an (1 + a2 )s kf k2L2s ,
per concludere che
m(r)
2 C 0 sup
m(r)
2 .
L
L
s
Lordine s =
n
2
r>0
Lemma 5.4. Se S 0 e
b L2s con s > n2 , allora L1 . Inoltre per ogni < 2s n
kk
b 2L2s = (2)n
(x)2 1 + |x|2 s dx ,
per la disuguaglianza di H
older si ha
()
,
()
j () = (2j ) .
5. MOLTIPLICATORI DI FOURIER E CONDIZIONE DI MIHLIN-HORMANDER
89
P
Allora jZ j () = 1 per ogni 6= 0 e () = 1 per 45 || 74 .
P
Si ponga quindi mj () = m()j (). Allora supp mj { : 78 2j || 52 2j } e m = jZ mj quasi
ovunque e nel senso delle distribuzioni.
Poniamo
m
j () = mj (2j ) = m(2j )() ,
di modo che supp m
j { : 1/2 || 4}.
Per la Proposizione 5.2,
km
j kL2s C .
(j)
j (x) dx = j (0) = m
j (0) = 0 .
Per la condizione (c), si osservi che, per il Lemma 5.4, le j sono uniformemente in L1 . Inoltre
k j = F 1 (ik m
j ) = F 1 ik mj (2j ) .
Applicando il Lemma 5.3 con g uguale a ik per una funzione Cc uguale a 1 su un intorno di supp , si
ottiene che le funzioni ik m
j sono uniformemente in L2s e dunque, per il Lemma 5.4, i gradienti j sono
1
uniformemente in L . Quindi
1
h j (x + th) dt dx
|j (x + h) j (x)| dx =
0
1
|h|
|j (x + th)| dx dt
0
|h|kj k1
C|h| .
Indichiamo con kmkM Hs lestremo superiore in (5.2). La lettura delle dimostrazioni esposte sopra fornisce
la seguente stima.
Corollario 5.6. Vale la disuguaglianza
kmkMpp Cp,s kmkM Hs
per 1 < p < e s > n/2.
Vediamo ora alcune applicazioni del Teorema 5.5.
5.1. Stime ellittiche.
Unoperatore differenziale a coefficienti costanti e omogeneo di ordine q ha la forma
X
(5.3)
Lf =
a .
||=q
X
||=m
6. NUCLEI DI CALDERON-ZYGMUND
E MOLTIPLICATORI DI MIHLIN-HORMANDER
90
F = i|| F
,
d
risulta
||m
F =i
d
LF
P ()
.
Se || = m, il moltiplicatore
P ()
fuori dallorigine, quindi soddisfa la (5.1).
m() =
`e omogeneo di grado 0 e C
kf kLps kf kp + kI s f kp ,
sarebbero dunque zeri su ogni sfera centrata nellorigine. Lesempio P (1 , 2 ) = 1 +i2 (che d`
a loperatore di Cauchy-Riemann)
mostra che lo stesso non vale se P `
e complesso.
||
5Le norme degli operatori I i si possono ricavare usando la stima asintotica ni || n1
2 e4
(formula di Stirling).
2
5. MOLTIPLICATORI DI FOURIER E CONDIZIONE DI MIHLIN-HORMANDER
91
Dimostrazione. Per il Corollario 5.6, stimiamo le norme M Hs dei moltiplicatori m . Essendo |r|i () =
r ||i (),
m
=
m
L2 .
MH
i
Per s = m intero,
X
X
m
| |i
2
(| |i )
C
m
2
Cm 1 + ||
.
=
L ([1/2,4])
2
L
m
||m
||m
1
2
m
1 + | |2 s d 2
d
( )
1
2
2
2 m
m
d
d
(
)
1
+
|
|
2
m
1 + | |2 m+1 d 2
d
( )
1
=
m
L2
m
L2
m
m+1
s
1
Cm
Cm+1 1 + ||
s
= Cs 1 + || .
Quindi
s
m
Cs,p 1 + || .
Mpp
Daltra parte, per p = 2 si ha la disuguaglianza banale
m
M = km k = 1. Fissato p > 2, si prenda
22
q > p e sia
1
1
2 p
q = 1 1 ,
2 q
di modo che
1
p
1q
2
q
q .
s> n
2
sq = n
1
CAPITOLO 7
f (x)ei(x) dx ,
(1.1)
2 sin r
,
per cui
(1.3)
|I()|
2
,
||
in particolare tende a 0 quando tende allinfinito. Addirittura, se nella definizione di I() inseriamo una
funzione f (x) di classe C a supporto in [r, r], lintegrale tende a 0 pi`
u rapidamente di ogni potenza di
1/|| quando tende allinfinito. Si noti anche che la maggiorazione (1.3) `e uniforme in r.
La spiegazione di questo comportamento sta nel fatto che il termine oscillante ei(x) pu`o produrre
cancellazioni tra i contributi di parti distinte del dominio di integrazione, cancellazioni di cui la stima (1.2)
non riesce a tener conto.
Vediamo dunque come si pu`
o utilizzare la fase per migliorare la (1.2). La regolarit`a richiesta alle
funzioni f e varia da un enunciato allaltro.
Lemma 1.1. Sia una funzione di classe C 1 sullintervallo [a, b], tale che 0 sia monotona e |0 (x)| > 0
su [a, b]. Allora
b
3
i(x)
e
dx .
a
Dimostrazione. Possiamo supporre, cambiando se necessario in , che 0 sia positiva.
1Senza perdere in generalit`
a, si pu`
o supporre che anche f sia reale, ma `
e bene consentire che possa avere segno variabile.
93
94
Allora
b
ei(b)
b
d 1
ei(a)
i(x)
+
e
dx 0
0
dx
0
a
(b)
(a)
a dx (x)
2
1
1
+
0 (b) 0 (a)
3
.
Data ora una generica soddisfacente le ipotesi, si approssimi uniformemente 0 (che `e continua e monotona) con funzioni n di classe C 1 a tratti e pure crescenti
x (per esempio utilizzando poligonali congiungenti
punti del grafico). Si ponga quindi n (x) = (a) + a n (t) dt. Le n sono C 2 a tratti e le loro derivate
sono crescenti e maggiori o uguali a . Inoltre esse tendono a puntualmente. Dunque
b
3
ein (x) dx ,
a
uniformemente in n. Passando al limite e applicando la convergenza dominata, si ha la conclusione.
Si noti che la maggiorazione non dipende dalla lunghezza dellintervallo [a, b].
Il senso del Lemma 1.1 `e che quanto pi`
u rapidamente varia la fase, tanto pi`
u si producono cancellazioni
nellintegrale, con leffetto di ridurne il valore. Si pone quindi il problema di valutare lintegrale quando la
derivata 0 si annulla in [a, b], ossia quando la fase ha dei punti stazionari. Il teorema che segue riguarda il
caso in cui la fase ha, anche in presenza di punti stazionari, una derivata successiva mai nulla.
Teorema 1.2 (Lemma di van der Corput). Sia una funzione di classe C n su [a, b], con n 2, e sia
|(n) (x)| > 0 su [a, b]. Allora esiste una costante cn dipendente solo da n tale che
b
cn
i(x)
e
dx 1/n .
a
Dimostrazione. Procedendo per induzione, supponiamo n = 2. Fissato un numero > 0 consideriamo
i punti x [a, b] in cui |0 (x)| . Essendo 00 > 0, 0 `e crescente e questo insieme `e un intervallo I di
ampiezza m(I ) 2/. Il complementare [a, b] \ I `e lunione di due intervalli I 0 , I 00 , eventualmente vuoti.
Su ciascuno di essi 0 `e monotona e in valore assoluto maggiore di .
Per il Lemma 1.1 si ha
b
i(x)
e
dx
ei(x) dx + ei(x) dx +
ei(x) dx
a
I
I0
I 00
m(I ) +
2
6
+ .
Scegliamo allora = 1/2 , in modo che i due addendi abbiano lo stesso ordine di grandezza. Si ottiene
cos` che
b
8
i(x)
e
dx 1/2 .
a
1. INTEGRALI OSCILLANTI
95
Supponiamo ora che la tesi sia vera per n e dimostriamola per n+1. Come prima, essendo (n+1) > 0,
`e crescente. Fissato > 0, linsieme I dove |(n) | `e un intervallo di ampiezza non superiore a 2/.
Applicando lipotesi induttiva, si ottiene, esattamente come prima,
2
b
2cn
i(x)
e
dx
+ 1/n .
a
(n)
(n)
Corollario 1.3. Sia di classe C in [a, b], tale che | (x)| > 0 su [a, b]. Se n = 1, si supponga
inoltre che 0 sia monotona. Se f `e di classe C 1 su [a, b], si ha
b
cn
f (x)ei(x) dx 1/n kf k + kf 0 k1 ,
a
dove cn `e la costante che appare nel Teorema 1.2.
x
Dimostrazione. Si ponga g(x) = a ei(t) dt. Per il Lemma 1.1 e il Teorema 1.2, |g(x)| cn 1/n .
Integrando per parti,
b
b
f (x)ei(x) dx = f (b)g(b)
f 0 (x)g(x) dx ,
a
per cui
b
b
cn
cn
i(x)
|f 0 (x)| dx ,
f (x)e
dx |f (b)| 1/n + 1/n
a
a
1 b d f (x)
=
ei(x) dx
a dx 0 (x)
1 b
=
f1 (x)ei(x) dx ,
a
96
0
dove f1 (x) = f (x)0 (x) `e una funzione C con supporto in [a, b]. Procedendo induttivamente,
b
1
fn (x)ei(x) dx ,
I() = n
a
da cui segue facilmente la tesi.
00
f (x0 )
(1.5)
I() = 2 p
ei 4 sgn ( (x0 )) ||1/2 + O(||1 )
00
| (x0 )|
Prima di dare la dimostrazzione, premettiamo un lemma sulla regolarit`a del resto nello sviluppo di
Taylor.
Lemma 1.7. Sia f di classe C n+k su un intervallo I. Fissato x0 I, sia Pf,n (x) il polinomio di Taylor di
ordine n di f centrato in x0 . Allora la funzione
0
per x = x0
`e di classe C k su I.
Dimostrazione. Su I \ {x0 } f `e di classe C n+k , per cui basta limitarsi al punto x0 .
Lenunciato `e ovvio per k = 0 e per n = 0. Supponiamo quindi n, k 1. Si ha
x
1
f (n+1) (t)(x t)n dt
n (x) =
n!(x x0 )n x0
x x0 1 (n+1)
=
f
x0 + s(x x0 ) (1 s)n ds ,
n!
0
per cui n `e derivabile k 1 volte anche in x0 e
x x0 1 (n+k)
(k1)
(x)
=
f
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
n
n!
0
(1.6)
k 1 1 (n+k1)
f
x0 + s(x x0 ) sk2 (1 s)n ds
+
n!
0
= n (x) + n (x) .
Il termine n (x) `e presente solo per k 2 e consente unulteriore derivazione, con derivata continua su
I, uguale a
k 1 1 (n+k)
n0 (x) =
f
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds .
n!
0
In particolare,
(k 1)!(k 1) (n+k)
n0 (x0 ) =
f
x0 ) .
(n + k)!
Per quanto riguarda n (x), si ha
x x0 1 (n+k)
n (x) =
f
(x0 )sk1 (1 s)n ds + o(x x0 ) ,
n!
0
1. INTEGRALI OSCILLANTI
(1.7)
1
=
n!
97
(k 1)! (n+k)
f
(x0 ) .
(n + k)!
(k)
k!
Quindi n `e derivabile k volte in x0 con n (x0 ) = (n+k)!
f (n+k) x0 ).
0
Rimane da dimostrare la continuit`
a di n in x0 . Per x 6= x0 ,
d x x0 1 (n+k)
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
n0 (x) =
f
dx
n!
0
1
1
(n+k)
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
=
f
n! 0
1
x x0 d
+
f (n+k) x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds .
n! dx 0
Supponiamo per un momento che f sia di classe C n+k+1 . In tal caso la derivata pu`o passare sotto
integrale per dare
1 1 (n+k)
n0 (x) =
f
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
n! 0
x x0 1 (n+k+1)
+
f
x0 + s(x x0 ) sk (1 s)n ds
n!
0
1
1
(n+k)
f
x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
=
n! 0
(1.8)
1
d
+
f (n+k) x0 + s(x x0 ) sk (1 s)n ds
0 ds
1
1
f (n+k) x0 + s(x x0 ) sk1 (1 s)n ds
=
n! 0
1
d k
f (n+k) x0 + s(x x0 )
s (1 s)n ds .
ds
0
Per f solo di classe C n+k , si consideri una successione (fj ) di classe C n+k+1 che tenda a f in norma C n+k .
Le corrispondenti funzioni n,j in (1.6) sono tutte nulle in x0 e le loro derivate convergono uniformemente a
1
k1
d k
1 1 (n+k)
n
f
x0 + s(x x0 ) s
(1 s) ds
f (n+k) x0 + s(x x0 )
s (1 s)n ds ,
n! 0
ds
0
che dunque `e la derivata di n . Passando al limite, il primo addendo fornisce il valore di n0 (x0 ) ottenuto in
(1.7), mentre il secondo tende a 0.
Dimostrazione del Teorema 1.6. Possiamo supporre x0 = 0 e (x0 ) = 0. Poniamo 00 (0) = > 0.
Per il Lemma 1.7, possiamo scrivere
(x) x2 = x2 (x) ,
2
2
con (x) di classe C 1 e (0) = 0. Possiamo dunque fissare un intervallo [, ] su cui |(x)| < 1/2.
Decomponiamo I() come la somma di tre integrali, utilizzando una funzione di classe C con supporto
in [x0 , x0 + ] e uguale a 1 su [x0 /2, x0 + /2]:
/2
b
I() =
f (x) 1 (x) ei(x) dx +
f (x)(x)ei(x) dx +
f (x) 1 (x) ei(x) dx
a
/2
= I1 () + I2 () + I3 () .
I due integrali estremi I1 e I3 sono O(||1 ) per perche su di essi 0 `e diversa da 0 e monotona.
Essi rientrano dunque nel termine di resto nella (1.5) e rimane da analizzare lintegrale I2 .
98
Vogliamo per prima cosa effettuare un cambiamento di variabile t = (x) in modo tale da trasformare
la fase (x) nella fase 2 t2 . Questo si ottiene ponendo
p
(x) = x 1 + (x) .
Essendo
x0 (x)
,
1 + (x) + p
1 + (x)
e 0 (0) = 1, riducendo il valore di se necessario, si ottiene che 0 (x) c > 0 su [, ], per cui `e
invertibile.
Poniamo [, ] = [, ], con , > 0, g = (f / 0 ) 1 . Allora
+
2
2
g(t)ei 2 t dt =
g(t)ei 2 t dt .
I2 () =
p
0 (x) =
Dunque
2
g(t)ei 2 t dt + O ||1 .
Mostriamo ora che, a meno di termini che sono O ||1 , la funzione g pu`o essere sostituita dalla
2
Gaussiana g(0)et . Infatti si ha
+
+
2
2
2
g(t) g(0)et d i t2
e 2 dt
g(t) g(0)et ei 2 t dt =
it
dt
!
+
2
2
d g(t) g(0)et
1
ei 2 t dt
=
i dt
t
I() =
= O(||1 ) .
Quindi
I() = g(0)
2
e(1+i 2 )t dt + O ||1 .
Segue dal Lemma 1.3 del Cap. 3 che, prendendo la determinazione principale di z 2 per <e z 0,
+
2
12
e(1+i 2 )t dt = 1 i
2
12
1 12
= i
1
2
i 2
1
2
= i
1 + O ||1
2
s
3
2 i sgn () 1/2
e 4
=
||
+ O || 2 .
||
Si ottiene cos` la conclusione osservando che g(0) = f (0).
(1.9)
I() =
f (x)ei(x) dx ,
1. INTEGRALI OSCILLANTI
99
Dimostrazione. Per il Teorema del Dini, fissato x0 , esiste un sistema di coordinate locali (t1 , . . . , tn )
tali che, posto x = (t), si abbia (0) = x0 , sia un diffeomorfismo da un intorno V di 0 a un intorno
U (x0 ) di x0 , e inoltre (t) = t1 .
Per la compattezza del supporto di f , lintegrale (1.9) si decompone, utilizzando una partizione dellunit`
a
di classe C , in una somma finita di integrali dello stesso tipo estesi a intorni coordinati.
Effettuando il cambiamento di coordinate su U (x0 ), si ha
f (x)ei(x) dx =
(f )(t)| det 0 (t)|eit1 dt .
U (x0 )
Integrando per parti nella variabile t1 come nella dimostrazione del Teorema 1.5 si ottiene la conclusione.
Supponiamo ora che la fase abbia un punto stazionario x0 nel supporto di f .
decadimento allinfinito di I() dipende dal rango della matrice Hessiana Hx0 .
Premettiamo un paio di lemmi.
Vedremo che il
n
Lemma 1.9. Sia f S(RP
) tale che f (0) = 0 per ogni con || m. Esistono allora funzioni
n
h S(R ) tali che f (x) = ||=m+1 x h (x).
hj (x) = (x)
0
f
(tx) dt + sj (x) ,
xj
Pn
con h S. Ma h (0) =
f (0)
!
= 0. Quindi
h (x) =
n
X
xj k,j (x)
j=1
e infine
f (x) =
n
X X
x xj k,j (x)
||=m j=1
da cui la tesi.
100
xk ex eix dx = O(||
k+1
2
).
(Si osservi che per k dispari lintegrale `e nullo, per cui la formula `e di interesse solo per k pari.)
Dimostrazione. Il caso k = 0 `e stato gi`a considerato nel corso della dimostrazione del Teorema 1.6.
Per induzione, abbiamo
2 d
2
1
k x2 ix2
xk1 ex
eix dx
x e
e
dx =
2i
dx
R
R
d k1 x2 ix2
1
x
e
e
dx
=
2i R dx
2
2
2
2
k1
1
=
xk2 ex eix dx +
xk ex eix dx ,
2i R
i R
per cui
2
2
2
2
k1
xk ex eix dx =
xk2 ex eix dx .
2(i
1)
R
R
La conclusione `e ora ovvia.
Teorema 1.11. Si supponga che f sia di classe C con supporto compatto contenuto in , che sia di
classe C in . Se nei punti critici x di il rango della matrice Hessiana Hx0 `e almeno k n, allora
I() = O(||k/2 ).
Dimostrazione. Per ogni punto x0 fissiamo un intorno U (x0 ) come segue.
Se x0 u
`n punto critico, effettuiamo un cambiamento di coordinate lineare che diagonalizzi la matrice
Hessiana H0 , in modo da poter scrivere
m
X
(1.10)
(x0 + h) =
j h2j + |h|2 (h) ,
j=1
con m k, j 6= 0 e (h) di classe C e uguale a 0 nellorigine. Si fissi un intorno U di 0 su cui |(h)| < |j |/2
per ogni j e si ponga U (x0 ) = x0 + U .
Se x0 non `e critico, si scelga U (x0 ) in modo che su di esso || c > 0.
Si pu`
o allora estrarre un numero finito di U (xi ) che ricoprano il supporto di f . Si prenda una partizione
dellunit`
a {i } di classe C adattata a tale ricoprimento. Corrispondentemente lintegrale I() si decompone
nella somma di integrali Ii (),
Ii () =
f (x)i (x)ei(x) dx .
Se U (xi ) `e un intorno del secondo tipo, per il Teorema 1.8, Ii () = O(||N ) per ogni N .
Consideriamo dunque un intorno del primo tipo. Possiamo supporre che xi = 0 e (0) = 0. Scriviamo
allora la (1.10) nella forma
n
m
X
X
(x) =
j + (x) x2j +
(x)x2j .
j=1
j=m+1
se j m
se j > m .
Poiche per j m tj = |j |1/2 xj + O(|x|2 ), la matrice Jacobiana t/x nellorigine `e la matrice diagonale
diag(|1 |1/2 , . . . , |m |1/2 , 1, . . . , 1). Restringendo U se necessario, otteniamo un diffeomorfismo di U su un
intorno V di 0 per cui
g(t)ei
Ii () =
V
Pm
j=1
t2j
dt ,
`
2. TRASFORMATE DI FOURIER DI MISURE LISCE SU VARIETA
101
Pm
2
Ii () =
g(t1 , . . . , tm )ei j=1 tj dt1 dtm ,
V0
Pm
2
2
K() =
Pm (t)e|t| ei j=1 tj dt ,
Rm
2
Pm
2
Ii () K() =
u(t)ei j=1 tj dt
m
R
Pm
X
2
=
t u (t)ei j=1 tj dt .
||=m+1
Rm
0
Supponendo che il monomio t contenga il fattore ti , si indichi con 0 il multi-indice tale che t = ti t
00
e, nel caso che t contenga anche il fattore t2i , con 00 quello tale che t = t2i t . Si ha allora, integrando per
parti,
Pm
Pm
2
2
0
1
t u (t)ti ei j=1 tj dt
t u (t)ei j=1 tj dt =
2i Rm
Rm
P
Pm
2
00
0
c1
c2
t2j
i m
j=1
=
t u (t)e
dt +
t ti u (t)ei j=1 tj dt .
Rm
Rm
dove c1 `e nullo se t non contiene t2i .
Ne segue che, se || = 1 oppure || = 2, lintegrale `e O(||1 ). Induttivamente, si verifica che se
m+1
|| = m + 1, esso `e O(|| 2 ).
m+1
Dunque Ii () K() = O(|| 2 ).
Quanto a K(), esso `e la combinazione di un numero finito di termini della forma
m
P
Y
m+||
2
2
t2j
|t|2 i m
j=1
t e
e
dt =
tj j etj eitj dtj = O(|| 2 ) ,
Rm
j=1
102
2.1. Esempi.
Esempio 1. Si prenda in R2 la misura data dalla lunghezza darco sul segmento [1, 1] {a}:
1
f (x, y) d(x, y) =
f (t, a) dt .
1
Allora
ei(t+a) dt = eia
(, ) =
1
2 sin
,
1
f (x, y) d(x, y) =
f (t, t2 ) dt .
1
Si ha
ei(t+t ) dt .
(, ) =
1
. Dividiamo il piano , in
La fase (t) = t + t (trascurando il segno) ha derivata nulla in t0 = 2
tre regioni: (1) il disco unitario, (2) linsieme, al di fuori del disco unitario, dove || > 4||, (3) linsieme, al
di fuori del disco unitario, dove || 4||.
Nella regione (1) abbiamo semplicemente |
| 2.
Se (, ) `e nella regione (2), si ha, per |t| 1,
2
2||
||
0
| (t)| = || 1 + t || 1
||
2
p
Per il Lemma 1.1, |
(, )| 6/||. Daltra parte, |(, )| = 2 + 2 c||, per cui |
(, )| 6/|(, )|.
Nella regione (3) applichiamo il lemma di van der Corput con la derivata seconda. Essendo 00 (t) = 2,
si ha |
(, )| c/||1/2 6/|(, )|1/2 .
In conclusione
tende a zero allinfinito.
2
f (x) d(x) =
f (t)J(t) dt ,
S
dove
v
u
u
J(t) = t
j1 <j2 <<jk
qP
det
(j1 , j2 , . . . , jk )
(t1 , t2 , . . . , tk )
2
0
2
(per esempio, se k = 1, J(t) =
j=1 j (t) fornisce lelemento di lunghezza darco).
Si noti che J `e una funzione di t positiva e di classe C .
Data ora una generica funzione f continua a supporto compatto in S, `e possibile ricoprire il supporto
di f con un numero finito di aperti coordinati. Utilizzando una partizione dellunit`a adattata a questo
`
2. TRASFORMATE DI FOURIER DI MISURE LISCE SU VARIETA
103
ricoprimento, si decomponga f nella somma f1 + + fm di funzioni continue, ognuna con supporto su uno
di tali aperti coordinati. Si ponga quindi
m
m
X
X
f (x) d(x) =
fi (x) d(x) =
fi i (t)Ji (t) dt .
S
i=1
i=1
Vi
Non `e difficile verificare che questa definizione `e indipendente dal sistema di coordinate e dalla partizione
dellunit`
a scelti.
Pi`
u in generale, considereremo misure d(x) = g(x)d(x) dove g `e una funzione C su S. Diremo che
una tale `e una misura liscia su S.
Ci interessa sapere sotto quali condizioni si pu`o affermare che la trasformata di Fourier di una misura
liscia si annulli allinfinito. LEsempio 1 suggerisce la seguente condizione necessaria.
Proposizione 2.1. Affinche la trasformata di Fourier di una misura liscia su una variet`
a connessa S
tenda a zero allinfinito, `e necessario che S non sia contenuta in nessuna variet`
a affine propria.
Dimostrazione. Con un cambiamento lineare di variabili, si pu`o supporre che S sia contenuta nel
sottospazio coordinato x1 = a1 , . . . , xm = am . Posto x0 = (x1 , . . . , xm ), x00 = (xm+1 , . . . , xn ) (e similmente
per 0 , 00 e a0 ), si ha
( 0 , 00 ) = ei a
ei
00
x00
d ,
La curvatura di una ipersuperficie orientata S in un suo punto x0 pu`o essere definita come segue. Si
introduca un sistema di riferimento ortogonale (t1 , . . . , tn ) con origine in x0 , in modo che localmente S sia
il grafico tn = (t1 , . . . , tn1 ) di una funzione di classe C tale che (0) = 0 e (0) = 0. Si supponga
inoltre che lorientamento sia tale che il versore normale in 0 sia il versore coordinato en .
Le n 1 curvature principali di S in x0 sono, per definizione, gli autovalori della matrice Hessiana Hx0 .
La curvatura Gaussiana di S in x0 `e il prodotto delle sue curvature principali, ossia il determinante della
matrice Hessiana.
Cambiando lorientamento della superficie, le curvature principali cambiano di segno; la curvatura Gaussiana cambia di segno o rimane invariata secondo la parit`a della dimensione. In ogni caso la propriet`
a di
avere curvatura Gaussiana non nulla (o un numero fissato k di curvature principali non nulle) `e indipendente
dallorientamento. Poiche ogni superficie `e localmente orientabile, si pu`o parlare di superficie con curvatura
Gaussiana diversa da zero (risp. con k curvature principali non nulle) anche quando essa non `e orientabile.
Teorema 2.2. Sia S una ipersuperficie C avente almeno k curvature principali non nulle in ogni punto.
Se `e una misura liscia su S a supporto compatto, allora
() = O(||k/2 ). Se in particolare S ha curvatura
(n1)/2
Gaussiana non nulla in ogni punto, `e
() = O(||
).
Dimostrazione. Ogni punto di S ha un intorno in Rn la cui intersezione con S `e il luogo degli zeri
di una funzione di classe C con gradiente non nullo. Si consideri un ricoprimento finito del supporto di f
mediante tali intorni.
Utilizzando una partizione dellunit`
a C , possiamo allora ridurci alla situazione in cui S `e descritta
dallequazione (x) = 0, dove `e non nullo su S.
Fissato Rn , 6= 0, si ponga = ||, = , con sulla sfera unitaria . Allora
(2.1)
() =
eix d(x) .
S
Consideriamo linsieme E dei punti x S in cui `e un multiplo scalare di . Come vedremo questi
saranno i punti di fase stazionaria dellintegrale (2.1). Per ognuno di tali punti fissiamo un intorno U tale
che S U sia il grafico di una funzione C in n 1 variabili e scegliamo tra essi un ricoprimento finito di
E supp f . Completiamo quindi un ricoprimento finito di supp f con aperti in S che siano pure grafici e
la cui chiusura non intersechi E .
104
Indichiamo con U 0 un elemento del ricoprimento del primo tipo e con U 00 un elemento del secondo tipo.
Una nuova partizione dellunit`
a ci porta cos` a decomporre come somma finita di misure di due tipi,
che indichiamo con 0 o 00 secondo che abbiano supporto su un aperto U 0 o U 00 rispettivamente.
Consideriamo dapprima una misura del tipo 0 . Effettuiamo un cambiamento affine di coordinate, in
modo che lorigine del nuovo sistema di riferimento sia un punto di E e che il supporto di 0 si rappresenti
nella forma xn = (x0 ), dove x0 = (x1 , . . . , xn1 ), (0) = 0, (0) = 0.
Se d0 = g d, si ha
b0 () = ei(t) h(t) dt .
Poiche S ha almeno k curvature principali non nulle in ogni punto, si pu`o applicare il Teorema 1.11 e
concludere che |b0 ()| C ||k/2 .
Si consideri ora una misura del tipo 00 e si scelga un sistema di riferimento che consenta di rappresentare
il supporto di 00 come grafico xn = (x0 ). Mostriamo che la fase (t) = 0 t + n (t) non ha punti
stazionari.
Essendo
xj t, (t)
,
tj (t) =
xn t, (t)
si ha
xj t, (t)
.
tj (t) = j n
xn t, (t)
In un punto stazionario si dovrebbe dunque avere
j xn t, (t) = n xj t, (t) ,
c00 ()| C ||k/2 . In conclusione
cio`e e allineati, il che `e contro le ipotesi. Per il Teorema 1.8, |
|
()| C ||k/2 .
Rimane da dimostrare che le costanti C possono essere maggiorate da una stessa costante.
Si osservi che ogni 0 individua, come descritto, una suddivisione di in misure del tipo 0 o
00 . La stessa suddivisione `e compatibile con gli in un intorno sufficientemente piccolo di 0 . Inoltre le
costanti C dipendono dalla grandezza delle derivate delle funzioni , h ecc., per cui possono essere limitate
uniformemente in un intorno di 0 . Per la compattezza di si ottiene la conclusione.
105
f (x) = f (x y) d(y) =
d(y) = (x + B ) .
x+B
nk
q +k
C p
Vediamo ora una situazione in cui linsieme caratteristico `e tutto il triangolo ABC. La dimostrazione
richiede il Teorema di interpolazione complessa 7.1 del Cap. 4.
Teorema 3.2. Sia S una ipersuperficie con curvatura Gaussiana mai nulla, e sia una misura positiva
liscia su S e a supporto compatto. Allora linsieme caratteristico di `e lintero triangolo ABC.
` sufficiente dimostrare che il vertice C `e nellinsieme caratteristico. Nel seguito
Dimostrazione. E
intenderemo dunque p = (n + 1)/n e q = n + 1.
Utilizzando una partizione dellunit`
a di classe C , possiamo decomporre in una somma finita di
misure con supporto su porzioni di S che siano grafici. Supponiamo quindi che stessa abbia un supporto
sufficientemente piccolo da essere il grafico xn = (x0 ), con (0) = 0, (0) = 0, e matrice Hessiana H0
non degenere.
Sia { } una identit`
a approssimata C a supporto compatto, e si ponga = . Se noi dimostriamo
che k kpq C, dove C `e indipendente da quando `e sufficientemente piccolo, possiamo concludere che
Cpq . Infatti, se f, g S,
|h f, gi| = lim |h f, gi|
0
sup k f kq kgkq0
<0
Ckf kp kgkq0 .
Potremmo allora concludere che
k f kq =
sup
gS,kgkq0 1
|h f, gi| Ckf kp .
106
(3.3)
1
|hTs f, gi| =
f
g(0, xn )|xn |s+m1 dxn
((s + m)/2) |xn |R
C
R<e s+m
|((s + m)/2)|
CR
,
|((s + m)/2)|
1
(z) 2z z 2 ez ,
segue che
(3.4)
log
1
((s)/2)
c
s1
2
log
s s
+ ,
2 2
c
\
|n | 2 i .
() =
() () () =
()() n+1
2 i
107
n1
1
f s (x) =
f (x0 , xn yn )|yn |s1 dyn
(s/2)
1
f x0 t0 , xn (t0 ) yn g(t0 )|yn |s1 dt0 dyn
=
(s/2)
1
=
f x0 t0 , xn tn g(t0 )|tn (t0 )|s1 dt0 dtn
(s/2)
1
f (x t)g(t0 )|tn (t0 )|s1 dt0 dtn .
=
(s/2)
Il nucleo di convoluzione
(3.5)
Ks (t) =
1
|tn (t0 )|s1
(s/2)
|(s/2)|
Applicando una terza volta la formula di Stirling, si verifica che anche M1 (y) soddisfa la (4).
Segue allora dal Teorema 3.2 che T0 `e limitato tra due opportuni spazi Lp e Lq . Per verificare che si
n1
tratta dei valori cercati, osserviamo che per avere 0 = n1
2 (1 t) + t si deve prendere t = n+1 . Allora
n1
1 n1
1
n
n+1
+ n+1 =
,
=
pt
2
1
n+1
mentre qt `e sicuramente il suo coniugato.
(3.6)
108
Ci si domanda in che senso la funzione T f abbia a che fare, per una generica f Lp , con la sua
trasformata di Fourier. In qualche senso debole questa relazione c`e: per esempio, se (fn ) `e una successione
di funzioni di Schwartz, con
fn f in Lp ,
limn fbn () = g() esiste -quasi ovunque,
allora g = T f -quasi ovunque.
4.1. Premesse generali.
Lemma 4.1. Sia 0 una misura temperata2 su Rn . Le seguenti condizioni sono equivalenti:
(i) vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kp per ogni f S(Rn );
(ii)
b Cpp0 e kb
kCpp0 C 2 .
Dimostrazione. Supponiamo inizialmente che sia finita.
Supponendo vera (i), siano f, g S(Rn ). Allora
b(x)(f g)(x) dx
f
b(x)g(x) dx =
Rn
Rn
= hb
, f gi
(4.2)
Quindi
gi
= h, f[
= fb()b
g () d() .
Rn
21
1
2
b
gb()2 d() 2
f
b(x)g(x) dx
f () d()
C 2 kf kp kgkp .
Per larbitrariet`
a di g,
kf
bkp0 C 2 kf kp ,
per cui vale (ii).
Viceversa, se vale (ii), per f S(Rn ), riapplicando (4.2) con g = f , si ha
fb()2 d() =
f
b(x)f (x) dx
Rn
C 2 kf k2p ,
da cui segue (i) sostituendo f con f.
2
Se non `e finita, si approssimi con le misure R = R , dove R () = e|| /R .
Ciascuna delle due condizioni (i) o (ii) si trasferisce da alle misure R con le stesse costanti. Infatti
kCpp0 vale in quanto3
kf kL2 (R ) kf kL2 () banalmente, mentre la disuguaglianza kc
R kCpp0 kb
n
c
c
b(x) ,
R (x) = (2)
R
e dunque
n
n
kf c
kf c
bkp0 (2)n kb
kCpp0 kf c
kb
kCpp0 kc
R k1 kf kp .
R kp0 = (2)
R
R kp (2)
n
n
Ma c
e una Gaussiana, dunque positiva. Pertanto kc
R k1 = c
R `
R = (2) R (0) = (2) .
2Cio`
e S 0 o, equivalentemente, esistono N, C per cui vale la disuguaglianza (B) CRN per ogni palla B di raggio
R > 1.
3Vedi (1.7) e Lemma 1.3 del Cap. 3.
109
Possiamo enunciare un primo teorema, che non presuppone nulla sulla natura della misura e sul
suo supporto, ma solo sul comportamento di
b(x) per x 0, . Come vedremo, la tesi potr`a essere
significativamente rafforzata nellipotesi che sia una misura su una superficie con curvatura.
Corollario 4.2. Sia 0 una misura temperata. Se vale la disuguaglianza
b(x) C|x| ,
con 0 < < n, allora
kfbkL2 () Ckf kp
per p =
2n
2n .
2n
2n .
Dimostrazione. Si ha
f
b(x) C|f | | | (x) = C 0 I n |f |(x) .
0
n = ( 0 ) ,
x0 = (x1 , . . . , xn1 ) ,
con sufficientemente regolare. Senza perdere in generalit`a possiamo supporre che (0) = 0 e (0) = 0.
Consideriamo la misura data da
(4.3)
f d =
f 0 , ( 0 ) h( 0 ) d 0 ,
f Cc (Rn ) ,
Rn
dove h `e C
su R
n1
Rn1
Lemma 4.3. Sia data dalla (4.3). Condizione necessaria perche valga la (4.1) `e
2(n + 1)
.
n+3
Dimostrazione. In un intorno dellorigine la funzione soddisfa la disuguaglianza
( 0 ) C| 0 |2 .
Quindi, per abbastanza piccolo, i punti 0 , ( 0 ) S con | 0 | < sono contenuti nel cilindro
C = ( 0 , n ) : | 0 | < , |n | < C 2 .
p
g ()2 d() =
kg k2L2 ()
C
h( 0 ) d 0 C 0 n1 .
| 0 |<
110
n1
2
n+1
C 00
F 1 (g )
p = C 00 kf kp p0 .
n1
2
n+1
p0 ,
Si noti che la condizione sufficiente del Corollario 4.2, p 2n/(2n ), si discosta da quella necessaria
del Lemma 4.3 anche nel caso pi`
u favorevole in cui = (n 1)/2 (quando ha determinante Hessiano mai
nullo).
4.3. Teorema di restrizione a ipersuperfici con curvatura Gaussiana non nulla.
In questo caso particolare, con una dimostrazione diversa che usa interpolazione di famiglie analitiche di
operatori, si pu`
o dimostrare che la condizione necessaria `e anche sufficiente.
Teorema 4.4. Sia come in (4.3) e si supponga che il determinante Hessiano di non sia mai nullo.
Allora, per f S(Rn ), vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kp per 1 p 2(n + 1)/(n + 3).
Dimostrazione. Come nella dimostrazione del Teorema 3.2, utilizziamo le distribuzioni
s = s ,
dove s = 0 Ips , intendendo 0 nella variabile 0 e il nucleo di integrazione frazionaria Ips nella variabile
n . Nel nostro caso la famiglia analitica di operatori sar`a
cs ,
Ts f = f
n1
con n1
2 <e s 1. Per <e s = 2 ,
cs (x) =
b(x)
|xn |s
L
(s/2)
per il Teorema 2.2, e la norma L soddisfa le condizioni di crescita richieste dal Teorema di interpolazione
per la (3.4). Quindi Ts : L1 L .
Per <e s = 1, segue dalla (3.5) che s L con le condizioni di crescita richieste dal Teorema di
interpolazione per la (3.4). Quindi Ts : L2 L2 .
0
pt
a Lpt , con una formula
Interpolando in s = 0 = n1
2 (1 t) + t si ottiene la limitatezza di T0 da L
analoga a (3.6) per lesponente pt , solo con i denominatori scambiati:
n1
1 n1
1
n+3
n+1
=
+ n+1 =
.
pt
1
2
2(n + 1)
Questo fornisce la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kpt . Per i valori di p compresi tra 1 e pt basta usare il
Teorema di Riesz-Thorin, usando la disuguaglianza
kfbkL2 () CkfbkL () Ckf k1 ,
che `e ovvia essendo finita.
111
f () d() =
f 0 , | 0 |2 d 0 .
Rn1
0 | 0 |2
(f r1 )() d() =
f
,
d 0
r r2
Rn
Rn1
(4.4)
= rn1
f () d() .
Rn
E dunque utile adattare alle dilatazioni paraboliche nozioni ampiamente utilizzate per le abituali
dilatazioni isotropiche, osservando come si modificano le relative propriet`a.
Per r > 0 poniamo
x0 x
n
(4.5)
fr (x0 , xn ) = rn1 f
,
,
r r2
e osserviamo che kfr k1 = kf k1 .
Diciamo che una distribuzione `e omogenea di grado s rispetto alle dilatazioni paraboliche se vale
la (3.1) del Cap. 5 con la definizione (4.5) di fr .
Vale il seguente analogo del Lemma 3.2 del Cap. 5:
Loperatore T f = K f soddisfa la propriet`
a T (fr ) = r (T f ) se e solo se K `e omogenea di
grado s = (n + 1) + .
Vale il seguente analogo del Teorema 3.3 del Cap. 5:
Se K `e omogenea rispetto alle dilatazioni paraboliche di grado (n + 1) + e non nulla,
condizione necessaria per avere K Cpq `e che sia
1 1
<e
=
.
p q
n+1
Vale la formula fbr ( 0 , n ) = fb(r 0 , r2 n ). Inoltre, se K `e omogenea rispetto alle dilatazioni parabob `e omogenea di grado (n + 1) .
liche di grado , allora K
Da queste propriet`
a e dalla (4.4) si ottiene immediatamente quanto segue.
Proposizione 4.5. La misura `e omogenea di grado 2 rispetto alle dilatazioni paraboliche e la sua
trasformata di Fourier `e omogenea di grado n + 1.
Se loperatore f 7 f
b `e limitato da Lp a Lq , allora
1 1
2
=
.
p q
n+1
In particolare, questa condizione con q = p0 equivale a p = pn .
Teorema 4.6. Vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kpn .
4Si osservi che lultima parte della dimostrazione del Teorema 4.4 richiede che sia finita.
112
= e| | ,
>0.
Siccome lim0
c =
b nel senso delle distribuzioni, basta dimostrare la disuguaglianza
kf
c kp0n Ckf kpn
uniformemente in .
Per ogni > 0 fissato, introduciamo la famiglia analitica di distribuzioni s = s , dove s = 0 Ips .
Come nei casi precedenti ci interesser`
a restringerci alla striscia dove <e s n1
2 ,1 .
Si osservi che la convoluzione `e ben definita attraverso la formula
h s , f i = hs ,
f i ,
potendosi facilmente verificare che
0 2
f 0 + 0 , n + | 0 |2 e| | d 0
f () =
Rn1
1
s
h , f i =
|n |1+s (
f )(0, n ) dn
(s/2) R
0 2
1
|n |1+s
f 0 , n + | 0 |2 e| | d 0 dn
=
(4.6)
(s/2) R
n1
R
1+s |0 |2 0
1
0
=
f ( , n )n | 0 |2
e
d dn .
(s/2) Rn
In particolare, per <e s = 1, s L con norma a crescita controllata in =m s uniformemente in .
cs
Per <e s = n1
2 dobbiamo invece verificare la limitatezza di . Osserviamo che vale inoltre la formula
cs ,
cs =
c
che, per <e s < 1 d`
a
1
2 2s
c (x)|xn |s .
(1 s)/2
La trasformata
c si calcola esplicitamente usando il Lemma 1.3 del Cap. 3:
0 0
0 2
0 2
c (x) =
ei(x +xn | | ) e| | d 0
n1
R
0 2
0 0
=
e(+ixn )| | eix d 0
(4.7)
cs (x) =
Rn1
+ ixn
n1
2
|x|2
e 4(+ixn ) .
cs (x) =
|x|2
2 2s
|xn |s
4(+ix )
n
n1 e
(1 s)/2 ( + ixn ) 2
Per <e s = n1
2 , si ha dunque
C
cs (x)
(1 s)/2
con crescita controllata in =m s, uniformemente in .
113
Corollario 4.7. Il Teorema 4.6 si estende ai paraboloidi n = Q( 0 ), dove Q `e una forma quadratica non
degenere.
Dimostrazione. La dimostrazione precedente pu`o essere ripetuta con la stessa definizione di ,
osservando che la (4.7) diventa
n1
x2
12
Y
j
4(+iaj xn )
c (x) =
.
e
+ iaj xn
j=1
ei(ts)|| h(, s) ds .
0
2
(4.8)
ei(ts)x g(, s) (x) ds .
0
Il Teorema che segue stabilisce un controllo di una norma Lp di u nelle variabili x, t in termini di altre
norme di f (nella sola x) e di g (in x, t). Per comodit`a di notazione, scriviamo Lpx , Lpx,t ecc. per specificare
in quali variabili si integra.
Teorema 4.8 (Disuguaglianza di Strichartz per lequazione di Schrodinger). Sia p =
0
2(n+2)
n+4 ,
con p0 =
2(n+2)
.
n
114
Dimostrazione. Possiamo supporre f Sx , g Sx,t . Stimiamo separatamente le norme Lpx,t dei due
termini della formula di Duhamel.
Quanto al primo termine, si ha
2
(4.9)
eitx f = F 1 eit|| fb = T fb .
Dobbiamo dunque dimostrare la disuguaglianza
kT kLp0 CkkL2 .
(4.10)
x,t
2
1
=
eit|| ()Fx (, t) dt d
n
(2) Rn+1
2
1
eit|| eix ()(x, t) dx dt d .
=
(2)n Rn+1 Rn
1 it||2
Fx (e
), x,t =
(4.11)
Quindi
2
1
eit|| eix (x, t) dx dt
n
(2) Rn+1 Rn
1
=
Fx,t , ||2 ,
(2)n
T () =
`e loperatore di restrizione della trasformata di Fourier in Rn+1 al paraboloide n+1 = ||2 (chiamando n+1
la variabile duale a t).
Osservando che lesponente p nellenunciato coincide con lesponente pn+1 del Teorema 4.6 si ha la (4.10).
0
Consideriamo ora laltro termine della formula di Duhamel e prendiamo la sua norma Lpx (nella sola
variabile x:
t
t
ei(ts)x g(, s) (x) ds
p0
kei(ts)x g(, s)kLp0 ds .
Lx
Ht = F 1 (eit|| ) =
|x|2
1
i 4t
,
n e
(4it) 2
per cui
n
keitx f kL
C|t| 2 kf kL1x .
x
Per il Teorema di Riesz-Thorin, essendo
1
p
n
n+2
2
n+2
Quindi
ei(ts)x g(, s) (x) ds
0
Lp
x
C
0
C
R
115
Ponendo h(t) = kg(, t)kLpx , questultima espressione `e lintegrale frazionario Ipn+2 h su R. Ma allora
10
t
p0
t
p
i(ts)x
i(ts)x
g(, s) (x) ds
p0 dt
e
e
g(, s) (x) ds
p0 =
Lx,t
2
n+2
CkIp
Lx
hkLp0
t
C 0 khkLpt ,
per il Teorema di Hardy-Littlewood-Sobolev, essendo
1
2
1
0 =
.
p p
n+2
0 = (1 , . . . , n1 ) .
f () d() =
f 0 , | 0 | h( 0 ) d 0 ,
Rn1
dove h Cc Rn1 \ {0} (per evitare il vertice del cono);
il problema globale, relativo alla misura data da
d 0
;
(4.12)
f () d() =
f 0 , | 0 |
| 0 |
Rn1
questa misura `e di Radon e Il suo interesse sta nel fatto che, come vedremo, `e lasciata fissa dal
gruppo proprio di Lorentz SO+ (n 1, 1).
4.6.1. Problema locale.
Possiamo
senza perdere in generalit`a, che abbia supporto in un intorno del punto P =
supporre,
(0, . . . , 0, 1/ 2, 1/ 2) C. Conviene effettuare una rotazione di /4 nel piano n1 , n in modo da portare
il punto P nel punto P 0 = (0, . . . , 0, 1, 0) e C nel cono C 0 con asse la bisettrice
1 = = n2 = 0 ,
n1 = n .
2
12 + + n2
= ( 0 ) ,
2n1
f 0 , ( 0 ) h( 0 ) d 0 ,
f () d() =
Q0
116
1+r
|00 |2
i 00 x00 + 2
xn
in1 xn1
n1
e
e
b(x)| =
h( 00 , n1 ) d 00 dn1
1r
1+r
1r
|00 |2
i 00 x00 + 2
n1
xn
h( 00 , n1 ) d 00 dn1 .
Lintegrale interno ha una fase con determinante Hessiano (nelle variabili 00 ) limitato dal basso da una
costante per |xn |. Applicando il Corollario 1.12, si ha
|00 |2
n2
i 00 x00 + 2
xn
n1
h( 00 , n1 ) d 00 C|xn | 2 ,
e
uniformemente in n1 . Il resto `e evidente.
E possibile a questo punto adattare la dimostrazione del Teorema 4.4 osservando che laritmetica degli
esponenti fornisce i valori adattati al precedente caso (n 1)-dimensionale.
Teorema 4.10. Vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kp per 1 p 2n/(n + 2).
E possibile adattare anche la dimostrazione del Lemma 4.3 per concludere che questo risultato non `e
migliorabile. Occorre sostituire i cilindri C del Lemma 4.3 con gli insiemi
C0 = ( 00 , n1 , n ) : | 00 | < , 1 r < n1 < 1 + r, |n | < 2 .
Anche in questo caso laritmetica degli esponenti `e adattata al caso (n 1)-dimensionale.
4.6.2. Problema globale.
Dimostreremo il seguente teorema.
Teorema 4.11. Sia la misura in (4.12). Vale la disuguaglianza kfbkL2 () Ckf kp per p = 2n/(n + 2).
Conviene ritornare alle variabili originarie, con il cono C di equazione n = | 0 |. Abbiamo gi`a accennato
al gruppo pseudoortogonale SO(n 1, 1) di trasformazioni lineari di Rn che conservano la forma quadratica
Q() = n2 | 0 |2 .
Linsieme dove Q() 6= 0 si suddivide in tre componenti connesse:
Il cono solido + dove Q() > 0 e n > 0;
Il cono solido dove Q() > 0 e n < 0;
la regione R dove Q() < 0.
Ogni elemento di SO(n 1, 1) lascia invariati + e R. Il sottogruppo SO+ (n 1, 1) consiste degli
elementi che lasciano invariati separatamente + e .
La funzione
Q+ () = Q()+ ()
`e invariante rispetto alla composizione con elementi di SO+ (n 1, 1). Le sue potenze Qz+ sono localmente
integrabili per <e z > 0.5 Esse ci forniscono dunque una famiglia analitica di distribuzioni, che vorremmo prolungare in z allintero piano complesso. In analogia con quanto visto nel Cap. 5, consideriamo il
DAlembertiano
= x2n 0
e osserviamo che, per <e s > 2,
s
(4.13)
Q+2
s
s
s
2
() = 2
1
+ n 2 Q+2 () .
2
2
5Bisogna tener conto del fatto che nellintorno di un punto sul bordo di diverso da 0 si ha Q() = + | 0 | | 0 |
n
n
+
n | 0 |.
117
s 1
s 1
1
n | 0 | 2
n + | 0 | 2 f () d
lim s
lim
s ()f () d =
(n 2)!2 s0+ n >|0 |
s0+
s 1
s
1
=
lim+ s
t 2 1 2| 0 | + t 2 f 0 , | 0 | + t dt d 0 .
(n 2)!2 s0
n1
R
0
Scomponiamo lintegrale interno come
2s 1
s
1 s 1
s
1
0
0
0
0 2 1
0
0
2
t
2| | + t
f , | | + t dt = 2| |
f , | |
t 2 dt
0
0
1
s
2 1
2| 0 | + t
2s 1
s 1
f 0 , | 0 | + t 2| 0 | 2 f 0 , | 0 | dt
t 2 1 2| 0 | + t
2s 1
f 0 , | 0 | + t dt ,
per cui
lim+ s
s0
s 1
s
1
t 2 1 2| 0 | + t 2 f 0 , | 0 | + t dt = 0 f 0 , | 0 | .
| |
Questo d`
a la tesi.
Per dimostrare il Teorema 4.11 osserviamo innanzitutto che lesponente p per cui si pu`o avere limitatezza `e vincolato dallomogeneit`
a della misura . Analogamente ai teoremi di restrizione precedentemente
dimostrati, useremo le propriet`
a
s L (Rn ) se <e s = 2,
cs L (Rn ) se <e s = (n 2),
con le opportune limitazioni in =m s (su cui sorvoliamo perche anloghe a quelle viste nei casi precedenti).
La prima affermazione `e ovvia, mentre la seconda assume il seguente risultato che enunciamo senza
dimostrazione6.
Lemma 4.13. Per ogni z C, lo spazio delle distribuzioni SO+ (n 1, 1)-invarianti e omogenee di grado z
ha dimensione 3.
Per esempio, per <e z > 1 si hanno le tre distribuzioni linearmente indipendenti Qz + , Qz , Qz R .
cs `e SO+ (n 1, 1)-invariante e omogenea di grado
Essendo s omogenea di grado s 2, la trasformata
n s + 2. Per s = (n 2) + it abbiamo dunque grado di omogeneit`a immaginario it. Per il Lemma 4.13,
cs `e una combinazione lineare di Qit , Qit , Qit R , dunque `e limitata.
6La dimostrazione `
e contenuta nel libro di Gelfand e Shilov, Generalized Functions, vol. 1.
118
u = g(x, t) ,
u(x, 0) = f0 (x) ,
t u(x, 0) = f1 (x) .
Passando alla trasformata di Fourier nella variabile x, con le notazioni del Par. 4.5 il problema diventa
2
2
t v = || v h(, t) ,
b
v(, 0) = f0 () ,
t v(, 0) = fb1 () .
Possiamo supporre che le funzioni siano reali. Ponendo w(, t) = t v(, t) + i||v(t, ) si ottiene il sistema
del primo ordine
(
t w = i||w h ,
w(, 0) = fb1 () + i||fb0 () ,
la cui soluzione `e
w(, t) = eit|| fb1 () + i||fb0 ()
ei(ts)|| h(, s) ds .
0
1
1
f0 i(x ) 2 f1
f0 + i(x ) 2 f1
u(x, t) = eit(x ) 2
+ eit(x ) 2
2
2
t
1
12
(4.14)
2(n+1)
n+3 ,
0
Lpx,t e
con p0 =
2(n+1)
n1 .
x,t
(x ) 4 f0 i(x ) 4 f1
(x ) 4 f0 + i(x ) 4 f1
+ T
,
2
2
e T sono funzioni in L2x . Come nella dimostrazione del Teorema 4.8, vogliamo
u = T+
119
|| 2
Fx,t , || .
(2)n
Si conclude quindi come per il Teorema 4.8 usando il Teorema 4.11.
T () =