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Trattato istitutivo della Comunit europea del carbone e dellacciaio (CECA) che ent
ra in vigore il 1 gennaio 1952. Paesi firmatari: Belgio, Francia, Italia, German
ia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Nel 1957 gli stessi paesi firmano a Roma due trat
tati: - Trattato istitutivo della Comunit economica europea (CEE). - Trattato ist
itutivo della Comunit europea per lenergia atomica (CEEA o Euratom). Entrano in vi
gore il 1 gennaio 1958. Scopo iniziale: dar vita nel territorio degli stati memb
ri ad un mercato comune basato sulla libera circolazione di merci, capitali, ser
vizi; caratterizzato da condizioni di concorrenza non falsate e trasparenti. Con
il passare del tempo si va sempre pi verso ununificazione anche istituzionale del
lapparato dellUnione: Nel 1965 firma del Trattato sulla fusione degli esecutivi, s
i creano un Consiglio e una Commissione unici delle Comunit europee. Nel 1975 fir
ma del Trattato di Bruxelles, si istituisce la Corte del Conti delle Comunit euro
pee. Nel 1979 si svolgono le prime elezioni europee: questa legittimazione democ
ratica sar un impulso fondamentale per gli sviluppi successivi. Nel 1986 firma de
llAtto Unico europeo, che da luogo alla prima significativa revisioni dei Trattat
i originari sotto tre aspetti fondamentali: - la presa di decisione del Consigli
o passa dallunanimit a maggioranza qualificata per alcuni settori di fondamentale
importanza. - per alcune deliberazioni del Consiglio viene prevista la procedura
di cooperazione con il Parlamento - viene prevista una prima forma di cooperazi
one nella materia della politica estera con la formalizzazione del Consiglio eur
opeo (vertici tra Capi di stato o di governo accompagnati dai relativi ministri
degli esteri). IL TRATTATO DI MAASTRICHT (TRATTATO SULLUNIONE EUROPEA) Firmato ne
l 1992 a Maastricht, con la denominazione di Trattato sullUnione europea (TUE). E
ntra in vigore il 1 novembre 1993 e da luogo ad una profonda mutazione della cos
truzione avviata nel 1957. Viene creato un edificio istituzionale pi grande, lUnio
ne europea formata da 3 pilastri: - le Comunit europee - la cooperazione in mater
ia di politica estera sicurezza comune (PESC) - la cooperazione in materia di gi
ustizia e affari interni (GAI)
Allinterno del TUE sancito il principio del rispetto dei diritti fondamentali del
la persona umana, quali sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali, alla quale
viene riconosciuto pari valore giuridico dei trattati. LARCHITETTURA DELLUNIONE L
a novit principale introdotta dal Trattato di Lisbona senza dubbio la semplificaz
ione che ne deriva del sistema giuridico. Prima di questa, lunica semplificazione
avutasi stata quella del venir meno della CECA nel 2002 a causa della sua scade
nza prevista dal Trattato stesso. Con lUnione europea larchitettura del sistema re
stava basata su tre trattati ciascuno istitutivo di una diversa struttura (CE, C
EEA, UE), tuttavia lUnione europea non si era semplicemente aggiunta ma costituiv
a il contenitore, che venne affiancato dai due nuovi settori di cooperazione, PE
SC e GAI. Con il Trattato di Lisbona si ha il venir meno della Comunit europea; li
ntegrazione europea si indentifica quindi con lUnione europea che ha alla base du
e Trattati che formano un unico corpo normativo. CARATTERI GENERALI DELLORDINAMEN
TO DELLUNIONE EUROPEA La corte: La Comunit costituisce un ordinamento giuridico di
nuovo genere nel campo del diritto internazionale, a favore del quale gli stati
hanno rinunziato, anche se in settori limitati, ai loro poteri sovrani, ordiname
nto che riconosce come soggetti non soltanto gli Stati membri ma anche i loro ci
ttadini Sentenza van Gend & Loos. Al contrario di quanto avviene di solito nel qu
adro della cooperazione giuridica internazionale, gli atti normativi adottati da
llUnione raggiungono o sono suscettibili di raggiungere i soggetti interni agli S
tati senza bisogno o indipendentemente dalla mediazione degli Stati membri. Supr
emazia delle norme dellUnione sui diritti nazionali: la norma statale contrastant
e, sia essa successiva o anteriore, cede dinanzi alla norma europea. La Corte so
ttolinea che lefficacia diretta sarebbe priva di significato se uno Stato potesse
unilateralmente annullarne gli effetti con un provvedimento legislativo che prev
ale sui testi comunitari Sentenza Costa c. Enel. Altro tratto distintivo che lacce
ntramento in capo alle istituzioni dellUnione della reazioni alle violazioni del
diritto: il sistema dei Trattai implica il divieto per gli Stati membri di farsi
giustizia da s. IL PRINCIPIO DELLE COMPETENZE DI ATTRIBUZIONE Il sistema giuridi
co creato dai Trattati basato sullattribuzione alle istituzioni dellUnione della c
ompetenza ad agire in una serie di materie e solo in quelle.
Art. 5 co. 2 TUE: LUnione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le
sono attribuite dagli Stati membri nei Trattati per realizzare gli obiettivi da
questi stabiliti. Di conseguenza ogni competenza che non risulti attribuita a qu
este da considerare rimasta nelle mani degli Stati membri. Prima del Trattato di
Lisbona non era fornito un elenco delle co mpetenze attribuite allUnione e quest
e risultavano desumibili dagli obiettivi della stessa. Ora il TFUE fornisce un e
lenco di tali competente: - Lart 3 enumera i settori in allUnione attribuita una c
ompetenza esclusiva. - Lart 4 i settori in cui la competenza dellUnione concorrent
e con quella degli Stati membri. - Lart 4, nn. 3 e 4, e gli artt. 5 e 6 enumerano
i settori in cui lUnione ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, c
oordinare o completare lazione degli Stati membri. - Lart 2, par. 4 ricorda infine
che lUnione ha competenza per definire e attuare una politica estera e di sicure
zza comune. Lelencazione non risulta esaustiva, il punto che gli articoli elencan
o i settori in cui lunione esercita la sua competenza, ma non le competenze che e
ssa effettivamente esercita in quei settori. Da qui non corretto dedurre che lUni
one ha una competenza generale in questi settori, infatti per capire la portata
e le modalit di esercizio delle competenze dellUnione necessario rifarsi agli spec
ifici articoli dei Trattati. Gli articoli specifici tuttavia non permettono semp
re di tracciare i confini effettivi di tali competenze. Il limite stringente del
principio di attribuzione stato attenuato dalla giurisprudenza della Corte, la
quale tende ad ampliare la portata delle competenze, privilegiando uninterpretazi
one delle disposizioni capace di ampliare la portata delle competenze. La Corte
ha anche affermato che la competenza a creare nuovi organismi dellUnione (agenzie
) deve ritenersi compresa nei poteri conferiti alle istituzioni. In via pi genera
le la Corte ha altres affermato il principio di carattere generale secondo cui, q
uando una disposizione dei Trattati affida alle istituzioni un compito preciso,
si deve ammettere, se non si vuole privare di efficacia detta disposizione, che
essa attribuisca loro i poteri indispensabili per svolgere questa missione (es.
nel caso si ponga la necessit di concludere accordi internazionali con Stati terz
i). LA CLAUSOLA DI FLESSIBILITA La clausola di flessibilit consente, a determinate
condizioni, unazione dellUnione anche al di fuori di unattribuzione specifica di c
ompetenza. Art 352 TFUE: se unazione dellUnione appare necessaria, nel quadro delle
politiche definite dai Trattati, per realizzare uno degli obiettivi di cui ai T
rattati senza che questi ultimi abbiano previsto i poteri di azione previsti a t
al fine, il Consiglio, deliberando all unanimit su proposta della Commissione e pr
evia approvazione del Parlamento europeo, adotta le disposizioni appropriate.
Nasce con la finalit di ovviare alla rigidit del principio di attribuzione, essa c
opre quindi lipotesi in cui quei poteri non siano desumibili da una disposizione
dei Trattati neanche sulla base di uninterpretazione estensiva della stessa. Prop
rio perch ovvia al principio di attribuzione essa sottoposta a condizioni procedu
rali rigorose. Infatti le proposte della Commissione sulla base di tale articolo
sono soggette a possibili obiezioni dei Parlamenti nazionali, sotto il profilo
del rispetto della sussidiariet. Dallambito di applicazione della clausola di fles
sibilit rimane escluso il settore della politica estera e di sicurezza comune. CO
MPETENZE ESCLUSIVE E COMPETENZE CONCORRENTI E PARALLELE Art 2 par 1 TFUE: quando
i Trattati attribuiscono allUnione una competenza esclusiva in un determinato set
tore, solo lUnione pu legiferare e adottare atti giuridicamente vincolan ti. Gli S
tati membri possono farlo autonomamente solo se autorizzati dallUnione oppure per
dare attuazione agli Atti dellUnione. Gli Stati quindi non sono pi legittimati a f
arlo, indipendentemente dalla compatibilit o meno con la loro condotta con quanto
previsto dal diritto dellUnione. Al di fuori di questa ipotesi, lesistenza di una
competenza dellUnione non fa invece venir meno le corrispondenti competenze degl
i Stati membri: -Competenze parallele: quando il permanere in capo agli Stati di
una competenza simmetrica a quella dellUnione europea si verifica senza che le d
ue sfere di competenza siano destinate in linea di principio ad interferire tra
loro sul piano formale. In tal caso lazione dellUnione si prospetta come parallela
a quella degli Stati, dovendo le due azioni soltanto integrarsi sulla base di u
n obbligo di coordinamento finalizzato a garantire la coerenza reciproca delle p
olitiche nazionali e della politica dellUnione. In casi come questi lUnione ha com
petenza per condurre azioni , in particolare la definizione e lattuazione di prog
rammi, senza che lesercizio di tale competenza possa avere per effetto di impedir
e agli Stati membri di esercitare la loro. -Competenze concorrenti: il caso pi fr
equente, in un settore dove i Trattati prevedono una competenza di questo tipo,
lUnione e gli Stati membri possono legiferare e adottare atti giuridicamente vinc
olanti in tale settore, solo che la competenza degli Stati potr essere esercitata
solo nella misura in cui lUnione non ha esercitato la propria. In genere la fiss
azione del limite alla competenza degli Stati lasciata interamente alla volont de
lle istituzioni, nel senso che la libert di cui godranno gli Stati nellesercizio d
ella loro competenza dipender dalla portata della regolamentazione che le istituz
ioni decideranno di dare, a livello di Unione europea, ad una data materia. Di c
onseguenza per quelle materie in cui la regolamentazione sar totale, la concorren
te competenza degli Stati sar pressoch inesistente. Anche lesercizio di competenze
esclusive degli Stati pu essere condizionata dal diritto dellUnione europea, nella
misura in cui quellesercizio incida sul corretto funzionamento di tale diritto.
Anche oggi il Consiglio europeo si pronuncia per consensus, salvo nei casi in cu
i i Trattati dispongano diversamente. Nei casi in cui debba adottare atti formal
i i Trattati impongono ora il ricorso a regole di voto formali, allunanimit, a mag
gioranza semplice o qualificata. Lunanimit si forma anche con lastensione di uno o
pi membri del Consiglio europeo. La maggioranza semplice si applica alle delibere
sul regolamento interno o alle questioni procedurali. La maggioranza qualificat
a si basa su un sistema che tiene conto del peso di ciascun Stato. Quando il Con
siglio europeo delibera mediante votazione, il presidente e il presidente della
Commissione non partecipano al voto. Questo elimina la differenza di composizion
e tra Consiglio europeo e il Consiglio. Per quanto riguarda la forma delle delib
erazioni i Trattati hanno ora imposto la decisione come strumento formale, tutte
le volte in cui il Consiglio europeo chiamato a prendere delibere formali in ad
empimento di una disposizione dei Trattati stessi. IL CONSIGLIO il centro di gra
vit dellequilibrio dellUnione. lo snodo istituzionale attraverso cui passano sostan
zialmente tutte le decisioni formali che riguardano la vita istituzionale e lazio
ne quotidiana dellUnione. Lart. 16 TUE sintetizza il suo ruolo dicendo che il Cons
iglio esercita la funzione legisla tiva e la funzione di bilancio. Esercita funz
ioni di definizione delle politiche e di coordinamento alle condizioni stabilite
dai trattati. Pi genericamente si pu dire che esso esercita funzioni tipiche del
potere legislativo e del potere esecutivo. il Consiglio il protagonista principa
le dellesercizio del potere decisionale dellUnione. compito suo in collegamento co
n il Consiglio europeo di cui prepara i lavori, fornire a questo gli indirizzi p
olitici e definirne gli orientamenti generali; spettano al Consiglio le decision
i istituzionali non riservate al Consiglio europeo; al Consiglio, per lo pi insie
me al Parlamento, che fa capo lattivit legislativa; in seno al Consiglio che viene
assicurato il coordinamento delle politiche economiche degli Stati; il Consigli
o che, attraverso la conclusione di accordi internazionali, detiene leffettiva ti
tolarit del potere estero. formato da un rappresentante di ciascuno Stato membro
a livello ministeriale, abilitato ad impegnare il governo dello Stato membro che
rappresenta e ad esercitare il diritto di voto, ha sede a Bruxelles e vede modi
ficarsi la sua composizione di volta in volta a seconda degli argomenti allordine
del giorno delle sue riunioni. Lelenco delle varie formazioni deciso dal Consigl
io europeo a maggioranza qualificata, salvo che per le formazioni affari generali
e affari esteri le quali sono previste dai Trattati. Nonostante le diverse formazi
oni rimane ferma lunicit del Consiglio come istituzione. La scelta del rappresenta
nte da inviare a ciascun Consiglio rimessa al singolo Stato. Non costituisce una
vera e propria formazione del Consiglio, lEurogruppo. Per questo previsto solo c
he i Ministri degli Stati membri la cui moneta lEuro si riuniscono a titolo infor
male con la BCE e con la Commissione.
Il nuovo sistema prevede che la maggioranza qualificata sia raggiunta quando una
delibera ottiene il voto favorevole di almeno il 55% degli Stati membri, che co
mprendano almeno 15 di loro e rappresentino almeno il 65% della popolazione dellU
nione, fermo restando che l a minoranza di blocco deve comprendere almeno 4 memb
ri del Consiglio europeo o del Consiglio, altrimenti la maggioranza si considera
raggiunta anche se quelle soglie non sono rispettate. Laddove una delle due ist
ituzioni sia chiamata a deliberare non su proposta della Commissione, richiesto
il voto favorevole di un numero pi elevati di Stati membri, la cui soglia passa d
al 55% al 72%. Laggravamento si ha anche quando la delibera nellambito della PESC,
non proposta dallAlto Rappresentante. Compromesso di Lussemburgo: possibilit di r
invio delladozione di una delibera del Consiglio nel caso in cui uno stato membro
invocasse il pregiudizio di propri interessi molto importanti. Nella pratica venn
e interpretato come un diritto di veto. Non viene pi usato dagli anni 80. Freno di
emergenza: nel settore della sicurezza sociale, in quello della cooperazione gi
udiziaria in materia penale e in quello della PESC uno stato membro che lamenti
la possibile lesione di propri interessi fondamentali pu appellarsi al Consiglio
europeo contro una proposta di atto legislativo dellUnione. Il Compromesso di Ioa
nnina, un meccanismo di carattere generale, dopo essere stato eliminato nel 2004
torner sotto un altro nome a partire dal 1 novembre 2014. In caso di una quasi min
oranza di blocco il Consiglio tenuto a prolungare la discussione alla ricerca di
un compromesso soddisfacente in un tempo ragionevole. IL PARLAMENTO EUROPEO list
ituzione attraverso cui il principio democratico ha modo di esprimersi a livel l
o di Unione europea, composto, infatti, da rappresentanti dei cittadini degli St
ati membri eletti a suffragio diretto. uno dei protagonisti del processo decisio
nale dellUnione, secondo la Corte infatti proprio la partecipazione del Parlament
o a tale processo che garantisce la valenza democratica. Il livello di partecipa
zione del Parlamento al processo decisionale varia notevolmente, andando da una
semplice consultazione ad una vera e propria condivisione del potere con il Cons
iglio. Il suo ruolo nellambito della PESC pressoch inesistente. Ha un generale ruo
lo di controllo politico che i Trattati gli riservano sotto varie forme verso le
altre istituzioni, ne soggetta in particolare la Commissione: il Parlamento par
tecipa alla sua nomina ed ha un potere di censura nei suoi confronti. Ha poi un
ruolo di interlocuzione attraverso interrogazioni e raccomandazioni rivolte ad a
ltre istituzioni come il Consiglio o lAlto Rappresentante. Un potere pi generale d
i controllo lo esercita attraverso inchieste e attraverso il mediatore europeo:
-inchieste: possibilit di costituire, dufficio o sulla base di petizioni, commissi
oni di inchiesta per esaminare denunce di infrazione o cattiva amministrazione n
ellapplicazione del diritto dellUnione.
Per quanto riguarda la partecipazione alle decisione si altrui si pu dire che ess
a si vede riconosciuto il potere di iniziativa legislativa esclusiva. Tranne rar
i casi infatti, Consiglio e Parlamento non possono deliberare se non su iniziati
va della Commissione. Il Consiglio, infatti, non ha il potere di modificare una
proposta della Commissione se non con voto unanime. Tuttavia la Commissione pu in
qualsiasi momento modificare la propria proposta, cos facendo pu contribuire al f
ormarsi della maggioranza qualificata; non a caso un rappresentante della Commis
sione partecipa alle riunioni del Consiglio. Potere normativo diretto: anche se
i Trattati glielo attribuiscono formalmente in casi limitati, la Commissione ne
dispone in maniera pi ampia in ragione del frequente ricorso che gli atti di Cons
iglio e Parlamento fanno alla delega alla stessa Commissione di emanazione di su
ccessive misure generali di integrazione o applicazione di questi atti. I Tratta
ti attribuiscono alla Commissione un generale potere di esecuzione del diritto,
che si concreta nellapplicazione amministrativa degli atti dellUnione, e nella vigil
anza della corret ta osservanza delle norme. alla Commissione che in linea di ma
ssima spetta la rappresentanza dellUnione sulla scena internazionale, salvo per i
l settore della PESC. La somma di queste competenze finisce per attribuire alla
Commissione un ruolo determinante nellorientare lazione legislativa dellUnione. un
organo di individui, che, bench designati dai governi degli Stati membri, esercit
ano le loro funzioni in piena indipendenza, non sollecitando n accettando le istruz
ioni di alcun governo, istituzione, organo o organismo. Un altra limitazione del
ruolo dei governi poi venuta dal riconoscimento al presidente della Commissione
di una posizione autonoma e preminente rispetto agli altri membri. I membri del
la Commissione sono 27 e restano in carica 5 anni, con lobiettivo evidente di sta
bilire un collegamento temporale e quindi politico con il Parlamento. Ha sede a
Bruxelles, essa si basa sullassegnazione di deleghe a ciascun commissario, analog
amente a quanto avviene tra i portafogli di un esecutivo nazionale. A ciascun co
mmissario fanno poi capo una o pi direzioni generale a seconda della delega ricev
uta. Si basa sul principio della collegialit per cui le decisione sono prese in c
omune e tutti i membri del collegio sono collettivamente responsabili delle deci
sioni prese.
LALTO RAPPRESENTANTE PER GLI AFFARI ESTERI E LA POLITICA DI SICUREZZA collegato a
l Consiglio e al Consiglio europeo da cui nominato, membro della Commissione, de
lla quale uno dei vicepresidenti. Nellambito della PESC guida la politica dellUnio
ne e ha il diritto di iniziativa nel settore. Presiede la formazione del Consigl
io Affari esteri, rappresenta lUnione nel settore della PESC ed esprime la posizion
e di questa in ambito internazionale.
Finch tutti i Paesi non faranno parte dellEuro il Consiglio direttivo e il Comitat
o esecutivo saranno affiancati da un Consiglio generale formato da presidente e
vice presidente della BCE e dai governatori delle banche centrali degli Stati me
mbri. La BCE emette, in collaborazione con le banche centrali degli Stati, la mo
neta unica; ha sede a Francoforte. In capo alla BCE si ha uninsolita concentrazio
ne di poteri, pu adottare atti normativi e svolge una funzione di controllo sulle
competenze altrui, dovendo essere consultata in svariati casi. Ha anche un pote
re di iniziativa legislativa nei confronti del Consiglio. Pu sanzionare le impres
e le imprese che violino le disposizioni da essa adottate. BANCA EUROPEA PER GLI
INVESTIMENTI lorganismo finanziario dellUnione europea. Ha lo scopo di contribuir
e ad uno sviluppo equilibrato del mercato interno, finanziando, con la cessione
di prestiti e garanzie, progetti per la valorizzazione delle regioni meno svilup
pate o per lammodernamento o la riconversione di imprese, ovvero pi in generale pr
ogetti di interesse comune a pi Stati membri, i quali da soli non sarebbero in gr
ado di finanziarli. dotata di un suo apparato, al vertice vi un Consiglio dei go
vernatori, composto da un Ministro per stato membro (ministro delle finanze), ch
e ha il compito di fissare le direttive generali delle politiche di credito dell
a Banca e di decidere gli aumenti di capitale. La regola di voto la maggioranza
semplice, salvo non sia disposto diversamente. La concreta gestione della Banca
svolta da un Consiglio di Amministrazione, formato da 26 amministratori (e sedic
i sostituti) nominati a titolo personale dal Consiglio dei governatori per 5 ann
i rinnovabili, in ragione di un amministratore per ciascuno stato e uno per la C
ommissione. Il Consiglio di amministrazione delibera alla maggioranza di 1/3 che
deve rappresentare almeno il 50% del capitale sottoscritto. affiancato da un Co
mitato direttivo formato da un presidente (che anche il presidente del Consiglio
di amministrazione) e da otto vicepresidenti, nominato per 6 anni dal Consiglio
dei Governatori su proposta del Consiglio di amministrazione.
GLI ORGANI CONSULTIVI IL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE Sono organi che servono a
far s che il processo decisionale si svolga con la consapevolezza dei vari intere
ssi in gioco. Il Comitato economico e sociale lorgano consultivo rappresentativo
della societ civile, in particolare nei settori socioeconomico, civico, professio
nale e culturale. Esso riunisce rappresentanti delle organizzazioni dei datori d
i lavoro, di lavoratori dipendenti e di altri soggetti della societ civile.
I TRATTATI E IL DIRITTO PRIMARIO Esiste oggi una serie di altri atti collegati a
i Trattati, che, venuti nel tempo ad integrare o modificare le precedenti versio
ni dei Trattati istitutivi, continuano oggi ad esplicare i loro effetti in relaz
ione ai Trattati attuali. Si pensi al Trattato di Bruxelles sulla fusione degli
esecutivi, allAtto Unico europeo o al Tratt ato di Maastricht. I Trattati istitut
ivi sono poi affiancati da una serie di protocolli ad essi allegati, nei quali s
i trova la disciplina di alcuni aspetti del funzionamento dellUnione, non regolat
i o regolati solo per via generale dei Trattati. In molti casi si tratta di disc
ipline di livello primario, non inserite direttamente nei Trattati per non appes
antirne il testo e per facilitare la successiva integrazione della disciplina. A
ltre volte si ricorre al protocollo per il carattere transitorio della disciplin
a, carattere che talvolta solo apparente o parziale (come nel caso del protocoll
o sullacquis di Schengen, divenuto protocollo dellUnione europea) e talvolta effet
tivo. Qualunque sia la loro finalit, i protocolli hanno pari valore giuridico dei
Trattati (sono parte integrante di essi). Sono poi fonti di diritto primario gl
i atti di adesione, attraverso i quali hanno acquisito status di membro i divers
i Stati che si sono venuti ad aggiungere ai sei originari. Le norma dellatto di a
desione (ed eventuali protocolli allegati) vanno ad quindi ad integrare i Tratta
ti, con i quali condividono la natura giuridica di atti internazionali. La diret
ta riconducibilit ad una volont formale espressa dagli Stati quali soggetti sovran
i fa si che vadano riportate alla nozione di Trattati (quindi diritto primario)
quelle integrazioni di queste che avvengono sulla base di procedure semplificate
, che sfociano comunque in una manifestazione di volont degli Stati in quanto tal
i. Va ricordato poi che i Trattati o gli atti di adesione sono spesso accompagna
ti da una serie di dichiarazioni concernenti specifiche parti o norme o aspetti co
nnessi. Tali dichiarazioni sono prive di valore normativo, ma esse fanno parte d
el contesto in cui sono state formulate. Esse costituiscono quindi strumenti di in
terpretazione delle norme alle quali si riferiscono. Questo valore stato riconos
ciuto anche nel caso di una dichiarazione unilaterale di uno Stato membro. La Ca
rta dei diritti fondamentali dellUnione proclama da Par lamento, Consiglio e Comm
issione il 7 dicembre 2000 a Nizza ha acquistato, con il Trattato di Lisbona, va
lore formale di diritto primario, essa infatti ha lo stesso valore giuridico dei
Trattati.
GLI EFFETTI DELLE NORME DI DIRITTO PRIMARIO SUI SOGGE TTI DELLORDINAMENTO La Cort
e ha affermato, con riferimento al TCE che in un ordinamento che riconosce come s
oggetti non solo gli Stati membri, ma anche i loro cittadini, del tutto concepibi
le che dal Trattato derivino diritti soggettivi per i singoli, e ci non soltanto n
ei casi in cui il Trattato espressamente li menziona, ma anche come contropartit
a di precisi obblighi imposti dal Trattato ai singoli, agli Stati membri o alle
istituzioni comunitarie (van Gend & Loos, 1963). La possibilit di ricavare diritti
direttamente in capo ai privati dipender dalla rispondenza delle norme a determi
nate caratteristiche che evidenziano la capacit di esplicare in concreto quegli e
ffetti. La Corte ha indicato quelle caratteristiche nella chiarezza, la precisio
ne, la completezza ed il carattere incondizionato della norma invocata. Naturalm
ente , come possono attribuire loro diritti, le norme dei Trattati posso essere
fonte per i privati di obblighi nei confronti di altri privati. I PRINCIPI GENER
ALI DI DIRITTO, IL PRINCIPIO DEL RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI Della loro es
istenza fatta esplicita menzione nel TUE, dove afferma che i diritti fondamentali
, garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti delluomo e
delle libert fondamentali e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agl
i Stati membri, fanno parte del diritto dellUnione in quanto principi generali (Ar
t. 6 par. 3). La categoria , tuttavia, frutto del lavoro della Corte di giustizia
, che ha consolidato nel tempo lesistenza di una serie di principi proprio dellord
inamento creato dai Trattati (leale collaborazione, rispetto dellequilibrio istit
uzionale) Tali principi sono serviti a creare una compiuta ricostruzione del det
tato normativo, a rafforzare uninterpretazione di disposizioni, e a costruire ult
eriori parametri di legittimit del comportamento delle istituzioni o degli Stati
membri. Il rispetto dei diritti fondamentali stato posto dalla Corte sia in capo
allUnione, sia in capo agli Stati membri nellapplicazione del diritto derivante d
ai Trattati. La Corte ha poi precisato che i diritti fondamentali non vanno inte
si come prerogative assolute e devono essere considerati in relazione alla funzio
ne da essi svolta nella societ. pertanto possibile operare restrizioni allesercizi
o di detti diritti, in particolare nellambito di unorganizzazione comune di mercat
o, purch dette restrizioni rispondano a finalit di interesse generale perseguite d
allUnione e non si risolvano, considerato lo scopo perseguito, in un intervento s
proporzionato ed inammissibile che pregiudicherebbe la stessa sostanza di tali d
iritti. Dopo aver sviluppato il principio del rispetto dei diritti fondamentali a
ttraverso la giurisprudenza e consacrandolo nellart. 6 TUE, lUnione si dotata di u
no strumento autonomo di rilevazione di quei diritti, adottando nel 2000 una Car
ta dei diritti fondamentali dellUnione europea. Con il Trattato di Lisbona ha acq
uisito efficacia vincolante.
-Il regolamento poi obbligatorio in tutti i suoi elementi, ci significa che uno s
tato non pu applicare in modo incompleto o selettivo un regolamento, ma vi si dev
o conformare in maniera rigorosa, questo atto, infatti, non lascia discrezionali
t agli Stati membri. Nulla esclude tuttavia che affinch la disciplina di un regola
mento possa operare, essa debba essere oggetto di integrazione mediante atti ult
eriori. Questo pu essere esplicitamente previsto dal regolamento, il quale preved
e atti di esecuzione, ovvero prevedendo che gli Stati debbano integrare la disci
plina con provvedimenti di loro competenza. Un intervento degli Stati membri si
giustifica solo nella misura necessaria allesecuzione dei regolamenti. -Ultima e
principale caratteristica la diretta applicabilit. Sta a significare che lentrata
in vigore e la sua applicazione nei confronti degli amministrati non abbisognano
di alcun atto di ricezione nel diritto interno. Lapplicabilit diretta dei regolam
enti comporta che essi sono per loro stessa natura suscettibili di porre situazi
one giuridiche soggettive in capo ai privati, tanto nei loro rapporti con altri
privati, che nei rapporti con gli Stati o le istituzioni dellUnione. LE DIRETTIVE
Art. 288 comma 3 TFUE: questo strumento vincola lo Stato membro cui riv olta per
quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli
organi nazionali in merito alle forme e ai mezzi. Per la verit, in molti casi la
riserva di competenza a favore degli Stati pu risultare molto ridotta sul piano s
ostanziale, non raro, infatti, che la direttiva presenti un contenuto tanto dett
agliato da far risultare esigua la discrezionalit degli Stati. Lattuazione delle d
irettive nellordinamento interno quindi oggetto di un preciso obbligo che gli Sta
ti devono adempiere mediante lemanazione, entro un termine imperativo, di un atto
di recepimento della stessa. La Corte ha precisato che lattuazione deve avvenire
con le forme e i mezzi pi idonei a garantire lefficacia reale delle disposizioni d
ella direttiva, e deve corrispondere pienamente alle esigenze di chiarezza e di
certezza delle situazioni giuridiche volute da tale atto. Per cui la Co rte ha pr
evisto che latto di recepimento deve corrispondere a un atto vincolante a caratte
re normativo equivalente a quello che sarebbe stato preso nel diritto interno pe
r realizzare un obiettivo analogo a quello a quello della direttiva. Il fatto ch
e una direttiva richieda una mediazione di diritto interno non esclude che, indi
pendentemente dalla mediazione, norme di una direttiva possano esplicare effetti
in tale ordinamento, in particolare aprendo ai privati la possibilit di far vale
re dinanzi ai giudici nazionali obblighi che le norme in questione pongano a car
ico dello Stato. In caso contrario, la portata dellatto sarebbe ristretta.
Anche le decisioni indirizzate agli Stati membri possono esplicare effetti diret
ti nellordinamento nazionale. La Corte ha concluso che le disposizioni di una deci
sione hanno efficacia immediata nei rapporti tra gli Stati membri e i singoli, i
n quanto esse producono, nei confronti di questi ultimi, diritti che i giudici n
azionali hanno il dovere di tutelare, allorch dette disposizioni impongono agli S
tati membri un obbligo assoluto e sufficientemente chiaro e preciso. Anche nel ca
so delle decisioni indirizzate agli Stati membri la Corte ha escluso che si poss
ano ricavare effetti diretti orizzontali. In alcuni casi i Trattati hanno previs
to la loro adozione mediante procedure decisionali tipiche degli atti normativi
quali la procedura di codecisione. In alcuni casi, anzi, essa risulta essere luni
co strumento a disposizione delle istituzioni. GLI ALTRI ATTI DELLUNIONE Altri du
e atti tipici sono le raccomandazioni e i pareri. Lo stesso articolo dei Trattati
li definisce non vincolanti. -I pareri sono lo strumento attraverso cui unistituzio
ne fa conoscere la propria valutazione su una determinata questione o su un dete
rminato atto. -Le raccomandazioni sono per lo pi utilizzate dal Consiglio o dalla
Commissione per indirizzare agli Stati membri o ad altri soggetti norme di comp
ortamento di carattere non vincolante. Nella categoria dei pareri ve ne sono alc
uni che sono produttivi di effetti giuridici. Per le raccomandazioni invece, la
Corte ha affermato che i giudici nazionali sono tenuti a prendere in considerazio
ne le raccomandazioni ai fini della soluzione delle controversie, in particolare
quando esse sono di aiuto nellinterpretazione di norme nazionali adottate allo s
copo di garantire la loro attuazione, o mirano a completare norme comunitarie av
enti natura vincolante. Non sono un atto tipico gli orientamenti (generali) decisi
dal Consiglio europeo nellambito della PESC, o quelli decisi sempre dal Consiglio
europeo ai fine della programmazione legislativa e operativa nello spazio di li
bert, sicurezza e giustizia. Nonostante pareri e raccomandazioni, il Consiglio e
la Commissione fanno sovente uso di conclusioni o risoluzioni, nelle quali listit
uzione preannuncia le possibili linee di sviluppo di una successiva attivit norma
tiva dellUnione, ovvero fissa la sua posizi one su una questione particolarmente
delicata o controversa di interpretazione del diritto dellUnione. Non meno freque
nte il ricorso da parte della Commissione a comunicazioni, orientamenti, o linee dire
ttrici, tutti atti che la Commissione usa soprattutto per esplicitare soprattutto
ai soggetti interessati (Stati membri o privati) il proprio modo di interpretar
e una sua competenza, ovvero le modalit con le quali essa intende esercitarla. Ul
timo accenno va fatto agli accordi interistituzionali. Secondo lart. 295 TFUE il
Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione possono concludere, al fine di
definire di comune accordo le modalit di una reciproca collaborazione in settori
di loro competenza, accordi interistituzionali. Questi accordi possono assumere c
arattere vincolante, carattere che va accertato caso per caso, alla luce del lor
o contenuto e della loro formulazione.
Lattribuzione di una competenza di esecuzione fatta dallo stesso atto della cui e
secuzione di tratta, al quale spetta anche definire le modalit che la Commissione
(o il Consiglio) deve seguire nellesercitare la competenza attribuitale. A diffe
renza di quanto detto per gli atti delegati, un regolamento da adottare secondo
la procedura legislativa ordinaria deve preventivamente fissare le regole ed i p
rincipi relativi alle modalit con cui gli Stati membri possono esercitare un cont
rollo sulloperato della Commissione ed a cui si deve annettere il legislatore del
lUnione nel prevedere lassoggettamento nel caso concreto della Commissione a tale
controllo. Nel 1999 stata adottata una decisione del Consiglio (nota come decisi
one comitoligia), la quale, nel prevedere che lemanazione di misure esecutive da pa
rte della Commissione possa essere subordinata alla consultazione di un comitato
composto da rappresentanti degli Stati membri, ha delineato anche i differenti
tipi di procedure di comitato che latto di base avrebbe potuto decidere di applic
are a questo fine nel caso concreto (procedura di comitato consultivo, la proced
ura di comitato di gestione, la procedura del comitato di regolamentazione). LE
PROCEDURE PER LA CONCLUSIONE DI ACCORDI INTERNAZIONALI CON STATI TERZI La firma
e la ratifica dellaccordo spettano allistituzione che allinterno del sistema istitu
zionale detiene in via principale il potere decisionale, cio il Consiglio. La com
petenza a negoziare riflette la distribuzione che ha la titolarit principale del
potere di iniziativa nei Trattati: in linea generale tale competenza assegnata a
lla Commissione, quando invece laccordo coinvolge la PESC essa spetta allAlto Rapp
resentante. Procedura: secondo lart 218 TFUE la procedura si avvia su iniziativa
della Commission e (salvo ambito PESC). Essi possono presentare una raccomandazi
one al Consiglio affinch questo autorizzi con apposita decisione lavvio del negozi
ato con lo o gli Stati terzi. Con tale decisione il Consiglio dovr anche designar
e il negoziatore dellUnione in funzione della materia dellaccordo previsto. Il neg
oziatore dellUnione dovr condurre i negoziati sulla base delle direttive che il Co
nsiglio gli pu impartire nella decisione di autorizzazione. Questultimo pu anche de
signare un comitato speciale, composto da rappresentanti degli Stati membri, che
deve essere consultato dal negoziatore nel corso dei negoziati. La fase negozia
le si chiude con la stesura del progetto di accordo da parte del negoziatore e l
a presentazione di una sua proposta al Consiglio per ladozione della decisione di
autorizzazione alla firma dellaccordo. Lart. 218 stabilisce che il Parlamento eur
opeo debba esprimersi sugli accordi che il Consiglio intende concludere. In alcu
ni casi, la conclusione subordinata allapprovazi one del Parlamento europeo. Un q
ualsiasi coinvolgimento escluso nellambito della PESC. In Consiglio delibera di r
egola a maggioranza qualificata, salvo che si tratti di accordi di associazione
o cooperazione finanziaria e tecnica con paesi candidati al ladesione, nonch nel c
aso di un accordo di adesione alla Convenzione europea dei diritti delluomo e, pi
in generale, nel caso di accordi riguardanti un settore in cui sul piano interno
richiesta lunanimit.
IL DIRITTO DELLUNIONE NEGLI ORDINAMENTI DEGLI STATI MEMBRI LA NATURA DEL RAPPORTO
DEL DIRITTO DELLUNIONE EUROPEA CON IL DIRITTO DEGLI STATI MEMBRI NELLA GIURISPRU
DENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA I due ordinamenti vivono in un rapporto di integr
azione (Costa c. ENEL), che vede lordinamento dellUnione, a causa della sua parzia
lit, avvalersi di quello degli Stati per molti aspetti del suo funzionamento, con
il risultato di una permanente situazione di interferenza, e di potenziale conf
litto, tra le rispettive norme. La Corte ha sottolineato come questo ordinamento
sia un ordinamento integrato nellordinamento giuridico degli Stati membri allatto
dellentrata in vigore del Trattato e che i giudici nazionali sono tenuti ad osser
vare; tale integrazione nel diritto di ciascuno stato membro di norme che proman
ano da fonti comunitarie, e pi in generale, lo spirito e i termini del Trattato,
hanno per corollario limpossibilit per gli Stati di fare prevalere, contro un ordi
namento giuridico da esse accettato a condizione di reciprocit, un provvedimento
unilaterale ulteriore daltra parte, scaturito da una fonte autonoma, il diritto nat
o dal Trattato non potrebbe, in ragione appunto della sua specifica natura, trov
are un limite in qualsiasi provvedimento interno senza perdere il proprio caratt
ere comunitario e senza che ne risultasse scosso il fondamento giuridico dellUnion
e (Costa c. ENEL). il trasferimento, effettuato dagli Stati a favore dellordinamen
to giuridico comunitario, dei diritti e degli obblighi corrispondenti alle dispo
sizioni del Trattato implica... una limitazione definitiva dei loro diritti sovr
ani, di fronte alla quale un atto unilaterale ulteriore, incompatibile con il si
stema della Comunit, sarebbe del tutto privo di efficacia (Simmenthal). La Corte s
ottolinea che gli atti legislativi nazionali che invadono sfere di competenza de
llUnione vanno considerati privi di qualsiasi efficacia giuridica, dato che il corr
etto esercizio della competenza normativa da parte delle istituzioni europee, qu
ando si traduca in atti direttamente applicabili, ha leffetto di impedire la valid
a formazione di atti legislativi nazionali (Simmenthal). Ci comporta che qualsiasi
giudice nazionale, adito nellambito della sua competenza, ha lobbligo di applicare
integralmente il diritto dellUnione e di tutelare i diritti che questo attribuis
ce ai singoli, disapplicando le disposizioni eventualmente contrastanti della le
gge interna, sia anteriore che successiva (Simmenthal).
DIRITTO DELLUNIONE EUROPEA E DIRITTO INTERNO IN ITALIA: LA GIURISPRUDENZA COSTITU
ZIONALE SUI RAPPORTI TRA ORDINAMENTO ITALIANO E DIRITTO DELLUNIONE EUROPEA Ladesio
ne ai Trattati originari che i successivi atti che li hanno modificati o integra
ta sempre stata autorizzata e resa esecutiva in Italia tramite legge ordinaria.
stato posto da alcuni giudici linterrogativo sulla sufficienza a questo scopo del
lo strumento utilizzato, in considerazione delle evidenti ricadute costituzional
i di molti aspetti del sistema di integrazione europea.
I Trattati di Roma del 1957, hanno poi segnato una tappa fondamentale, da un lat
o si ribadiva la funzione essenziale dellistituzione, dallaltro le si attribuirono
nuove competenze. Fin dallinizio nonostante le tre comunit la Corte di giustizia
era una sola. Entra in funzione il 7 ottobre 1958. Nel 1989 la Corte stata affia
ncata da un nuovo organo, il tribunale di primo grado (TPI) con competenza a giu
dicare in primo grado un numero di casi inizialmente limitato, ma col tempo note
volmente ampliato. Con il Trattato di Nizza il Consiglio stato autorizzato ad af
fiancare al TPI organi giurisdizionali competenti a conoscere di materie specifi
che: tribunali specializzati (camere giurisdizionali prima di Lisbona). GLI ORGANI:
LA CORTE DI GIUSTIZIA Attualmente la Corte composta da un giudice per ogni Stato
membro, assistiti nello svolgimento delle loro funzioni da 8 avvocati generali.
Il compito degli avvocati generali di presentare pubblicamente, con assoluta imp
arzialit e in piena indipendenza, conclusioni motivate sulle cause che richiedono
il loro intervento. Inizialmente questo avveniva in tutte le cause, oggi dove no
n si pongono nuove questioni di diritto il giudice pu decidere, sentito lavvocato
generale, senza conclusioni. Gli Avvocati generali sono una figura particolare,
essi in realt assistono la Corte in quasi tutti i passaggi della procedura. Le lo
ro conclusioni non costituiscono pareri di unautorit estranea alla Corte destinati
ai giudici o alle parti, ma lopinione di un membro dellistituzione. I giudici e g
li avvocati generali sono nominati per sei anni dai governi degli Stati membri,
di comune accordo, tra personalit che offrano tutte le garanzie di indipendenza e
che soddisfino le condizioni richieste per lesercizio, nei rispettivi paesi, dell
e pi alte funzioni giurisdizionali, ovvero che siano giureconsulti di notoria com
petenza art. 253 TFUE. A partire dal Trattato di Lisbona la nomina subordinata al
la consultazione di un comitato ad hoc composto da sette personalit scelte tra ex
membri della Corte e giuristi di nota competenza. Prima di assumere le loro fun
zioni i membri della Corte prestano giuramento in seduta pubblica. La loro indip
endenza garantita in vari modi: da unapposita disciplina nello Statuto e nel rego
lamento di procedura. Il Presidente della Corte eletto fra e dai soli giudici, e
gli dirige le attivit e gli uffici dellistituzione, presiede le udienze e le delib
erazioni in Camera di Consiglio, distribuisce le cause tra i giudici e decide su
lladozione di misure provvisorie di urgenza previste dai Trattati. La Corte assis
tita da un cancelliere, da essa nominato per un periodo di sei anni, rinnovabile
. Il cancelliere cura la gestione amministrativa e finanziaria della Corte. La C
orte si riunisce in sezioni composte da tre o, nella maggior parte dei casi, da
cinque giudici. Pu, vista limportanza della causa, riunirsi in grande sezione (tre
dici giudici). In altr i casi indicati dallo statuto pu riunirsi in seduta plenar
ia. Non sono rese note le opinioni dissidenti o individuali dei giudici.
La responsabilit per linadempimento incombe allo Stato nella su a unit e nella sua
complessit; linadempimento pu concretizzarsi in unazione ovvero in una omissione. La
responsabilit ha carattere assoluto e oggettivo, ad essa lo Stato pu sottrarsi so
lo in caso di difficolt insormontabili provocate da causa di forza maggiore, e pe
r il periodo strettamente necessario ad unamministrazione diligente per porvi rim
edio. Perch si possa escludere linfrazione occorre che il rispetto degli obblighi
ad essi incombenti sia assicurato dagli Stati non tanto su un piano meramente fo
rmale, quanto in termini di effettivit. Ne consegue che, in questo contesto, disp
osizioni legislative, regolamentari o amministrative nazionali non vanno valutat
e per se, ma tenendo conto anche e soprattutto dellinterpretazione che ne danno i
giudizi nazionali in sede di concreta applicazione (sicch un filone giurispruden
ziale pu giustificare una procedura dinfrazione). Linadempimento pu essere contestat
o anche se solo parziale, purch sia attuale: deve cio sussistere nel momento in cu
i contestato, a nulla rilevando che in un momento successivo lo Stato vi abbia p
osto fine. LA PROCEDURA: LA FASE PRECONTENZIOSA Il Trattato stabilisce una disci
plina dettagliata della procedura di accertamento della violazione commessa dagl
i Stati membri; essa si articola in due passaggi essenziali: una fase precontenz
iosa, interamente nella mani nella Commissione, essendo la sola a poter contesta
re linadempimento, prima direttamente allo Stato e poi ricorrendo alla Corte; una
seconda fase, di natura giudiziaria, nella quale entra in scena la Corte, cui s
petter accertare leffettiva sussistenza dellillecito e pronunciarsi quindi sul comp
ortamento dello Stato ed eventualmente imporgli delle sanzioni. La contestazione
formale allo Stato subordinata ad un giudizio discrezionale della Commissione,
cui viene lasciato un ampio margine di libert sul se e quando avviare la procedur
a, cos come sui tempi della sua prosecuzione. Di conseguenza la Commissione non p
u essere obbligata ad avviare detta procedura, n da parte di uno Stato n da parte d
i privati. La Corte ha, tuttavia, sottolineato il ruolo essenziale che le denunc
e dei privati svolgono ma ci non comporta un obbligo ad agire. Ove comunque decid
a di contestare lillecito, la Commissione avvia la fase precontenziosa, la quale
si articola a sua volta in altre due fasi: quella della c.d. lettera di messa in
mora (o diffida) e quella, eventuale, del parere motivato. - Con la prima, la C
ommissione comunica formalmente allo Stato interessato lapertura della procedura
e lo mette in condizione di presentare le proprie osservazioni entro un termine
fissato dalla stessa Commissione. In realt, per, gi prima dellinvio della diffida, q
uestultima chiede spiegazioni allo Stato sullinadempimento. Solo se insoddisfatta
di tali spiegazioni, lesecutivo invia la lettera di messa in mora, che segna appu
nto la formalizzazione della procedura.
La fase che si apre con linvio della lettera essenziale e necessaria a questa pro
cedura. In questa fase infatti si precisano le varie posizioni, attraverso la fo
rmulazione dellesecutivo e le osservazioni presentate dallo Stato. Ha chiarito la
Corte che proprio perch la possibilit per lo Stato di presentare le proprie osserv
azioni costituisce una garanzia fondamentale voluta dal Trattato, losservanza di
tale garanzia un presupposto della ritualit della procedura per la dichiarazione
della trasgressione di uno Stato membro. I requisiti formali e sostanziali sono d
isciplinati genericamente nei Trattati, emerge dalla prassi che la messa in mora
non richiede particolari requisiti formali, essendo sufficiente una semplice le
ttera dellesecutivo. - Lo Stato membro non tenuto a reagire alla lettera di messa
in mora: ove per non risponda o risponda con argomenti che non convincono la Com
missione, questultima pu emettere un parere motivato con il quale, senza modificare
la sostanza deg li addebiti mossi nella diffida, ribadisce e se serve precisa l
a propria posizione e sollecita lo Stato a porre fine al comportamento contestat
o. Non ha carattere vincolante per il suo destinatario, ma si limita a suggerire
la cessazione del comportamento contestato. Devessere motivato e costituisce un
passaggio formale essenziale per la procedura. N ladozione n lomissione del parere m
otivato possono essere oggetto di ricorso alla Corte. I requisiti formali e sost
anziali del parere motivato sono pi rigidi di quelli della diffida. Esso non pu mo
dificare loggetto della contestazione indirizzata allo Stato nella diffida e deves
sere adeguatamente motivato. Dalla prassi emerge che il termine concesso allo St
ato di due mesi, esso pu essere ridotto o ampliato.
LA FASE GIUDIZIARIA Se, dopo la decorrenza del termine fissato, lo Stato membro
non si conforma al parere motivato, La commissione pu adire la Corte. Il ricorso
non viene proposto per linosservanza del parere (esso non infatti vincolante) . E
sso costituisce solo un presupposto al ricorso, mentre loggetto resta comunque la
violazione del diritto dellUnione. Anche in questo caso la decisione sul se e qu
ando introdurre il ricorso rientra nella discrezionalit della Commissione. Anche
il giudizio sul punto se lo Stato si sia conformato o meno al parere, o se, comu
nque, abbia posto fine alla trasgressione, rimesso pienamente allo Commissione.
Anche qui questultima partecipa, con un ruolo di primo piano, alla soluzione dell
e controversie tra gli Stati membri. Infatti, lo Stato che intenda promuovere una
zione contro un altro Stato per violazione del diritto dellUnione, prima di poter
adire la Corte deve di norma rivolgersi alla Commissione. Questultima viene cos i
nvestita del compito di fare i necessari tentativi perch il conflitto si chiarisc
a e si risolva in via preliminare senza lintervento della Corte. Per lavvio di tal
e procedura non occorre che lo Stato agente abbi a subito, come conseguenza dell
a violazione del Trattato, una lesione di un proprio interesse materiale; la leg
itimatio ad causam gli deriva automaticamente dalla sua posizione di Stato membr
o. La procedura avviata da una domanda dello Stato denunciante alla Commissione.
In essa lo Stato deve espressamente dichiarare di voler dare inizio alla proced
ura, indicando i motivi della contestazione. La Commissione deve darne comunicaz
ione allo Stato chiamato in causa e istituire, tra questo e lo Stato agente, un
contraddittorio. Al termine di questo la Commissione emette un parere motivato s
ulla domanda rivoltale dallo Stato agente. Se la Commissione accoglie la tesi de
llo Stato agente, il parere avr contenuto analogo a quello previsto nelle procedu
re promosse dalla stessa Commissione. Con esso quindi si constater lillecito dello
Stato e lo si inviter a prendere gli opportuni provvedimenti entro un certo term
ine. Il ricorso giurisdizionale dellaltro Stato sar allora possibile solo dopo il
decorso di tale termine. Nel caso lo stesso Stato continui ad essere inadempient
e la stessa Commissione che pu adire la Corte. Qualora decorsi tre mesi dalla dom
anda, la Commissione non emetta il parere, lo Stato che lha sollecitata pu ugualme
nte adire la Corte. Anche in questi giudizi possono intervenire gli altri Stati
membri e le istituzioni, ma non i privati. ii) lobbligo degli Stati membri di ris
olvere le proprie controversie nellambito del sistema limitato alle questioni sul
linterpretazione e applicazione del diritto dellUnione. Per quelle di natura polit
ica o che vertano marginalmente sullazione dellUnione, il Trattato non ha ritenuto
necessario imporre tale obbligo e tantomeno attribuire giurisdizione obbligator
ia e esclusiva alla Corte. Tuttavia, per rendere completo il sistema, esso ha al
tres previsto la possibilit che alla Corte venissero sottoposte controversie solta
nto connesse con loggetto del Trattato , sia pur subordinatamente ad un compromes
so tra gli Stati interessati. Questo consente di istituire la giurisdizione dell
a Corte anche al di l delle controversie relative allapplicazione e allinterpretazi
one. Loggetto dei giudizi in questione molto ampio; gli Stati membri possono sott
oporre alla Corte tutte le controversie che rilevino anche solo indirettamente r
ispetto alle singole fattispecie disciplinate dai Trattati, purch presentino con
essi un collegamento obbiettivo.
ii) ricorso degli Stati membri: anche questi, come le istituzioni, sono ricorrent
i privilegiati, cio che la loro legittimazione attiva piena e soprattutto che essi
non sono tenuti ad allegare un interesse materiale per chiedere lannullamento de
llatto impugnato. La legittimazione ad agire riservata allo Stato nella sua unit e
d in particolare alle autorit di governo; essa non spetta quindi ai singoli organ
i, n alle articolazioni interne dello Stato iii) anche i soggetti di diritto inte
rno possono sollecitare il controllo della Corte sulla legittimit degli atti dellU
nione. I Trattati hanno imposto alcune specifiche condizioni per la ricevibilit d
el ricorso. Il problema che fin dallinizio tali condizioni sono apparse troppo se
vere: il Trattato non si limitato a subordinare lammissibilit del ricorso dei priv
ati alla co ndizione che essi possano invocare una lesione attuale e diretta di
un interesse giuridicamente tutelato, esso ha imposto ulteriori limitazioni sia
quanto alla natura dellatto impugnato, sia quanto al particolare tipo di rapporto
che deve intercorrere fra latto stesso e il ricorrente, rendendo cos assai diffic
ile, se non impossibile, limpugnabilit degli atti comunitari aventi portata genera
le. Secondo la nuova disciplina, una persona fisica o giuridica pu ora proporre u
n ricorso contro gli atti adottati nei suoi confronti o che la riguardano dirett
amente e individualmente, e contro gli atti regolamentari che la riguardano dire
ttamente e che non comportano alcuna misura desecuzione. La prima parte della dis
ciplina, innanzitutto, abbandona il sistema della limitativa indicazione degli a
tti impugnabili, tali atti per sono impugnabili, ancora una volta, solo se presi
nei confronti del ricorrente o, in caso diverso, se lo riguardino direttamente e
individualmente. Ma laspetto pi interessante della disposizione lultima parte, nel
la quale viene tolta per gli atti regolamentari la condizione della lesione individ
uale della situazione giuridica del ricorrente, dato che si esige solo che latto n
on comporti misure di esecuzione. I TERMINI PER IL RICORSO Il ricorso deve esser
e presentato entro due mesi a partire dalla pubblicazione dellatto o dalla notifi
ca dello stesso al proprio destinatario o comunque dal momento in cui il soggett
o ne ha avuto conoscenza. A tale termini vanno aggiunti i c.d. termini di distan
za che sono un certo numero di giorni che varia secondo la distanza dello Stato
dalla sede della Corte. La proposizione del ricorso non sospende lesecuzione della
tto impegnato, fino al loro annullamento ad opera della Corte, quindi, e salvo le
ventuale revoca da parte delle istituzioni che li hanno emanati, quegli atti esp
licano una piena efficacia; la Corte pu tuttavia concedere in via provvisoria la
sospensione dellesecuzione dellatto quando reputi che le circostanze lo richiedano
. LA SENTENZA DI ANNULLAMENTO ED I SUOI EFFETTI In caso di accoglimento del rico
rso, la Corte dichiara nullo e non avvenuto latto impugnato; tuttavia, ove lo riten
ga necessario, essa pu precisare gli effetti dellatto annullato che devono essere c
onsiderati definitivi. La Corte non ha alcun potere di condanna nei confronti del
listituzione convenuta, non pu imporle alcun comportamento specifico, non pu modifi
care o sostituire latto impugnato: essa pu solo pronunciare lannullamento di tale a
tto.
La sentenza ha efficacia assoluta, in quanto elimina latto dal mondo del diritto
con effetti erga omnes e sin dal momento in cui stato emanato. Considerare latto
come non avvenuto significa che devessere ricostruita la situazione giuridica prece
dente allemanazione dellatto, eliminando gli effetti da esso gi prodotti e che sopr
avvivono al momento del suo annullamento. Naturalmente il ripristino della situa
zione non sempre possibile e opportuno: va tenuto presente che il provvedimento
annullato pu aver prodotto una serie di effetti diretti o indiretti la cui elimin
azione, seppur possibile, potrebbe risultare ingiusta e contraria al principio d
ella certezza del diritto e dei rispetto dei diritti acquisiti. Lo stesso Tratta
to consente alla Corte, ove lo reputi necessario, di considerare definitivi degl
i effetti prodotti dallatto annullato. Tali effetti, non procedono dal regolament
o annullato, ma derivano dalla pronuncia giurisdizionale. Questipotesi va tenuta
distinta dallannullamento parziale. In conseguenza della sentenza della Corte, lis
tituzione da cui emana latto annullato deve prendere i provvedimenti necessari ad
assicurare la piena osservanza della sentenza. La stessa disposizione prevede lo
bbligo di rispristino della situazione precedente non esclude leventualit di un ri
sarcimento dei danni. LACCERTAMENTO INCIDENTALE DELLA ILLEGITTIMITA DI UN ATTO Il
Trattato prevede la possibilit che una parte (ma non escluso che possa farlo duffi
cio anche la Corte) eccepisca lillegittimit di un atto dellUnione in occasione di u
n giudizio nel corso del quale tale atto venga in rilievo, al fine di provocarne
almeno la disapplicazione nel procedimento in corso. Questa possibilit subordina
ta alla sussistenza di varie condizioni: essa non pu essere usata per aggirare il
sistema dei ricorsi di annullamento (sicch non potr essere sollevata da un sogget
to che, in relazione alla natura e agli effetti dellatto, avesse avuto titolo per
chiederne direttamente lannullamento alla Corte), occorre che la controversia og
getto del giudizio metta in causa direttamente latto. Nessun limite posto per i sog
getti, purch siano parti della causa. Effetti: incidono sullefficacia dellatto solo
ai fini di quel giudizio e solo per gli aspetti dellatto che vengono in rilievo.
Non solo permangono invariati gli effetti gi prodotti dallatto, ma questo, bench r
iconosciuto illegittimo, conserva in linea teorica unimmutata efficacia ai fini d
elle sue successive applicazioni. In pratica per, laccertamento operato dalla Cort
e non resta senza conseguenze. Listituzione difficilmente potr ignorare la pronunc
ia della Corte , si per ragioni di correttezza, sia per evitare che una serie di
eccezioni di illegittimit rendano nella pratica inoperante latto.
Nei confronti degli Stati, grazie a quello che stato chiamato luso alternativo di
questa competenza, e cio attraverso la sottoposizione alla Corte di giustizia di
questioni che vertono formalmente sulla portata di un principio o una disposizi
one del diritto dellUnione, ma che in realt consentono per questa via di mettere i
n causa una norma o una prassi interna di uno Stato ritenuti non conformi a quel
diritto. LE CONDIZIONI PER IL SUO ESERCIZIO I giudizi nazionali possono sottopo
rre alla Corte sia questioni di interpretazione che questioni di validit. Le prim
e possono vertere, in principio, su qualsiasi disposizione del diritto dellUnione
. In sede di competenza pregiudiziale la Corte non pu interpretare norme o prassi
nazionali per pronunciarsi direttamente sulla loro compatibilit con il diritto d
ellUnione, anche se, come si appena visto, la limitazione si pu aggirare riformula
ndo il quesito come volto a chiarire se la norma europea vada interpretata in un
senso che consenta o meno ad uno Stato membro di mantenere norme o prassi del t
ipo di quelle messe in causa. Il controllo di validit si esercita invece sugli at
ti delle istituzioni e si sviluppa per lessenziale, anche quanto ai suoi effetti,
sul modello del controllo di legittimit svolto nei ricorsi di annullamento. Legi
ttimate ad operare il rinvio pregiudiziale sono le giurisdizioni degli Stati mem
bri di ogni ordine e grado. Se non di ultima istanza, il giudice nazionale ha la
facolt di operare il rinvio pregiudiziale, se non lo fa libero di dare una sua i
nterpretazione, se richiesto pu valutarne la validit, e se lesame dovesse concluder
si con esito negativo egli dovr astenersi dal dichiarare linvalidit dellatto e dovr d
eferire la questione a Lussemburgo. Il Trattato ha invece previsto che per le gi
urisdizioni avverso le quali non possa proporsi un ricorso di diritto interno, i
l rinvio pregiudiziale costituisca un vero a proprio obbligo. La decisione di so
spendere il giudizio nazionale e di sottoporre alla Corte la questione pregiudiz
iale di esclusiva competenza del giudice nazionale, perch ad esso spetta valutare
(su richiesta delle parti o dufficio), se la pronuncia della Corte sia necessari
a per emanare la sua decisione nel caso di specie. Restano poi ampi margini di a
pprezzamento alla Corte sulla ricevibilit dellordinanza di rinvio. GLI ASPETTI PRO
CEDURALI In sede comunitaria sono autorizzati a partecipare non solo le parti de
l giudizio a quo, ma anche gli Stati membri, la Commissione, nonch, quando sono i
n causa atti da essi adottati, il Parlamento europeo, il Consiglio e la BCE. Tut
te queste parti possono presentare osservazioni scritte entro due mesi dalla not
ifica, che devessere loro obbligatoriamente effettuata dalla Corte.
La Corte chiar che leffetto utile dellattuale art 267 TFUE sarebbe ridotto se il giu
dice nazionale che sospende il procedimento in attesa della pronuncia della Cort
e sulla sua questione pregiudiziale non potesse concedere provvedimenti provviso
ri fino al momento in cui ci pronuncia in esito alla soluzione fornita dalla Cor
te. Ancora la Corte: la piena efficacia del diritto comunitario sarebbe del pari r
idotta se una norma di diritto nazionale potesse impedire al giudice chiamato a
dirimere una controversia disciplinata dal diritto comunitario di concedere prov
vedimenti provvisori allo scopo di garantire la piena efficacia della pronuncia
giurisdizionale sullesistenza dei diritti invocati in forza del diritto comun ita
rio. Col risultato che in tali situazioni il giudice tenuto a disapplicare la no
rma interna che osti alla concessione di provvedimenti provvisori. IL RISARCIMENT
O DEI DANNI PROVOCATI DA VIOLAZIONE DEL DIRITTO DELLUNIONE La Corte: sarebbe messa
a repentaglio la piena efficacia delle norme comunitarie e sarebbe infirmata la
tutela dei diritti da esse riconosciute se i singoli non avessero la possibilit
di ottenere un risarcimento ove i loro diritti siano lesi da una violazione del
diritto comunitario imputabile ad uno Stato membro... Ne consegue che il princip
io della responsabilit dello Stato per danni causati ai singoli da violazioni del
diritto comunitario ad esso imputabili inerente al sistema dei Trattati e trova
il suo fondamento anche nellart. 5 (ora art. 4 par. 3 TUE) del Trattato. Enunciat
o chiaramente nella sentenza Francovich, il principio si via via precisato con l
a successiva giurisprudenza sia quanto al fondamento e alla portata della respon
sabilit dello Stato, sia quanto allo condizioni in presenza delle quali questa pu
sorgere e alle modalit della tutela: la Corte ha anzitutto chiarito che il princi
pio va applicato indipendentemente dalla natura dellorgano che ha posto in essere
lazione o lomissione, sicch la responsabil it pu derivare anche da fatti imputabili
al legislatore nazionale, al di l e a prescindere dalla configurabilit nei singoli
ordinamenti di un illecito a carico del potere legislativo. Secondo la Corte po
i ha fatto notare che in considerazione del ruolo essenziale svolto dal potere gi
udiziario nella tutela dei diritti che ai singoli derivano dalle norme comunitar
ie, la piena efficacia di queste ultime verrebbe rimessa in discussione e la tut
ela dei diritti che esse riconoscono sarebbe affievolita se fosse escluso che i
singoli possano, a talune condizioni, ottenere un risarcimento allorch i loro dir
itti sono lesi da una violazione del diritto comunitario imputabile ad una decis
ione di un organo giurisdizionale di ultimo grado di uno Stati membro. Ai fini di
questa responsabilit la Corte richiede la sussistenza di tre condizioni: la norm
a dellUnione deve essere preordinata ad attribuire diritti a favore dei singoli;
deve trattarsi di una violazione grave e manifesta; deve esistere un nesso di ca
sualit tra la violazione dellobbligo incombente allo Stato membro e il danno subi
to. VALUTAZIONI CONCLUSIVE. LE C.D. DISCRIMINAZIONI A ROVESCIO Grazie alla descr
itta giurisprudenza, la Corte ha saputo creare intorno alle situazioni giuridich
e tutelate dal diritto dellUnione una solida rete di protezione, che, almeno in p
rincipio, assicura per quelle situazioni forme effettive di garanzia. Grazie a t
ale giurisprudenza, gli Stati membri non godono pi di quella sorta di impunit che
la mancanza di concreti strumenti di tutela aveva loro offerto per lungo tempo.