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19 gennaio 2016

I PUNTI DEL

NO DEL CENTRODESTRA

ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE

1. UNA RIFORMA CHE DIVIDE. La Costituzione costituisce l'identit politica di un


popolo che, guardando ad essa, si riconosce come comunit unita in un destino storico. La
Costituzione il punto di incontro tra le generazioni passate presenti e future, ed ad un
tempo il frutto di una volont di convivere e l'origine di una volont di continuare ad
esistere. Per questo essa vive di legittimazione: giuridica, politica e culturale. Cos stato
per la Costituzione del 48, approvata quasi allunanimit e che per questo stata la
Costituzione di tutti. La riforma costituzionale portata avanti dal Governo Renzi impone
invece una Costituzione che divide anzich unire, che lacera anzich cucire, che porta le
cicatrici di una violenza di una parte sull'altra, senza approntare lo spirito per rimarginare le
ferite: questa riforma ha dunque gi fallito.
2. UNA LACERAZIONE DELEGITTIMANTE. Con il prossimo e ormai certo
referendum costituzionale, i cittadini decideranno il destino della propria Costituzione e del
suo significato. La storia dellItalia una storia di tentativi di condivisione e di tentazioni di
particolarismo. Nel momento in cui ci si appresta a cambiare la Costituzione bisogna
necessariamente chiedersi se la riforma delle istituzioni in atto, per il merito dei suoi
contenuti, per il modo in cui ci si arriva, per le conseguenze che essa produrr, aggiunger
un tassello sulla strada dell'aggregazione o rappresenter lennesima lacerazione
delegittimante, con l'aggravio che essa parte dai livelli apicali dell'ordinamento. Ebbene,
dinanzi a questa domanda, nel caso della riforma in atto, la spaccatura, le divisioni, e,
quindi, la conseguente delegittimazione, sono davanti agli occhi di tutti.
3. LA MAGGIORANZA FORMALE NON BASTA. Proprio sulla base di quanto
affermato, oggi non sono solo in discussione questo o quell'aggiustamento tecnico, che
peraltro hanno suscitato tante perplessit tra moltissimi costituzionalisti; no, oggi in
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discussione il destino che queste scelte stanno preparando. Oggi in discussione la


legittimit storico-politica dell'operazione in corso. Perch tale legittimit, se viziata, pu
corrodere il senso di appartenenza ad un comune destino politico del popolo italiano. Oggi,
in Italia, la maggioranza formale non basta a riformare le istituzioni. Non si tratta di una
considerazione di ordine generale. Il rispetto della costituzione formale certo sempre la
bussola di ogni cambiamento. necessario, ma non necessariamente sufficiente. E oggi, in
Italia, non lo .
4. NESSUN CLIMA DI PACIFICAZIONE. Non lo innanzitutto perch decenni di
divisioni, prima ideologiche, tra comunismo e anticomunismo, e poi, negli ultimi vent'anni,
politiche, tra schieramenti incapaci di riconoscersi l'onore delle armi e di riconoscere la
cornice comune di regole da rispettare comunque, rendevano la necessit di una
pacificazione come una priorit assoluta, pena la dissoluzione definitiva del senso della
convivenza. Ma le forze che hanno portato avanti la riforma hanno di fatto sbarrato la strada
al dialogo e alla pacificazione: ci che doveva portare a costruire un ponte tra maggioranza
e opposizione, si rivelato invece una sorta di forzatura unilaterale, e il solo ponte di
dialogo creato stato quello tra la maggioranza del Partito democratico e l'opposizione
interna allo stesso Partito democratico, o alla coalizione di Governo.
5. LA RIFORMA DI UNA MAGGIORANZA SULLA CARTA, FRUTTO DI UNA
LEGGE ELETTORALE ILLEGITTIMA. Il rispetto della costituzione formale non
quindi in questo caso sufficiente perch questa non la riforma di una maggioranza che,
seppur limitata, potrebbe ancora risultare accettabile; questa in realt la riforma di una
minoranza che, grazie alla sovra rappresentazione parlamentare fornita da una legge
elettorale dichiarata (anche per questo motivo) illegittima dalla Corte costituzionale,
divenuta maggioranza solo sulla carta. vero, la Consulta ha fatto salvo l'attuale
Parlamento, malgrado esso fosse stato eletto con una legge incostituzionale, ma non bisogna
dimenticare su quali ragioni essa pervenuta a tali conclusioni. Non perch il Parlamento
fosse legittimamente composto, ma perch di fronte alla costatazione drammatica del vizio
delle elezioni, un valore superiore sarebbe dovuto prevalere: quello della continuit dello
Stato. Questo Parlamento, insomma, legittimato a funzionare solo in ragione
dell'emergenza di salvaguardare la vita dello Stato. Ma se questa la ragione, la
legittimazione ad esistere del Parlamento attuale non illimitata e piena. Il mandato
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parlamentare dunque limitato a conservare lo Stato, e non pu spingersi fino a cambiarne,


con un violento colpo di mano di una minoranza che artificiosamente divenuta
maggioranza, i connotati mediante l'intervento costituzionale ai massimi livelli. Questo nei
fatti si traduce in un tradimento del limitato mandato che, a seguito della sentenza della
Corte, grava su questo parlamento zoppo.
6. IL REFERENDUM NON POTRA SANARE NE COMPENSARE UN VIZIO DI
ORIGINE. Alla mancanza di legittimazione della riforma in atto non potr sopperire
nemmeno il referendum ex art. 138 Cost.. Questultimo infatti non pu essere sostitutivo di
una deliberazione viziata nel suo fondamento. Non ha il potere di sanare i vizi, ma di
aggiungere legittimazione a quella che gi ci deve essere. Il ricorso al referendum stato
previsto sul presupposto che persino unapprovazione perfettamente legittima sul piano
formale avesse bisogno di un ulteriore sostegno popolare. Il referendum non compensa,
consolida. Ma non si pu consolidare un vizio di origine; o meglio, consolidarlo,
significherebbe perseverare nell'errore. Un danno piuttosto che una redenzione. Soprattutto
se la riforma stata costruita per la sopravvivenza di un governo e di una maggioranza privi
di qualsiasi legittimazione sostanziale, come confermato dallenfasi che stata posta dallo
stesso Presidente del Consiglio sul futuro risultato referendario, che ha grottescamente
trasformato il referendum su una Costituzione che dovrebbe essere di tutti in una sorta di
macro questione di fiducia su se stesso.

7. IL COMBINATO DISPOSTO CON LA LEGGE ELETTORALE CREA UN


MOSTRO GIURIDICO. Ancor pi drammaticamente lacerante, fino a rasentare la crisi
costituzionale, la sommatoria tra riforma costituzionale e riforma elettorale. Questo
combinato disposto spiana la strada ad un orizzonte nel quale il momento pi basso della
legittimazione parlamentare nella storia della repubblica produce il cambiamento pi
radicale degli ultimi 70 anni. una contraddizione stridente che scuote le basi del vivere
civile, perch elimina le fondamenta sicure e ci consegna ad un mostro giuridico che sar
oggetto di contestazione perenne. Dal combinato disposto delle due riforme infatti di tutta
evidenza il prefigurarsi di un pregiudizio dei principi supremi della medesima Costituzione.
LItalicum, infatti, aggiunge allazzeramento della rappresentativit del Senato e al
centralismo che depotenzia il pluralismo istituzionale, lindebolimento radicale della
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rappresentativit della Camera dei deputati. In particolare, il premio di maggioranza alla


singola lista consegna la Camera nelle mani del leader del partito vincente anche con
pochi voti nella competizione elettorale, secondo il modello delluomo solo al comando.
Ne vengono effetti collaterali negativi anche per il sistema di checks and balances. Ne
risente infatti lelezione del Capo dello Stato, dei componenti della Corte costituzionale, del
Csm. E ne esce indebolita la stessa Costituzione. Un sistema complessivo che risulterebbe
quindi privo di bilanciamento, ovvero di quei pesi e contrappesi necessari per garantire
lequilibrio politico istituzionale tra poteri, e tra le diverse forze politiche in campo, a piena
garanzia del popolo sovrano.
8.

SI

COLPISCONO

RAPPRESENTANZA

IRRIMEDIABILMENTE

POLITICA

GLI

IL

PRINCIPIO

EQUILIBRI

DEL

DELLA
SISTEMA

ISTITUZIONALE. La cancellazione della elezione diretta dei senatori, la drastica


riduzione dei componenti lasciando immutato il numero dei deputati la composizione
fondata su persone selezionate per la titolarit di un diverso mandato colpiscono
irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e gli equilibri del sistema
istituzionale. Non basta largomento del taglio dei costi, che pi e meglio poteva perseguirsi
con scelte diverse. N basta lintento dichiarato di costruire una pi efficiente Repubblica
delle autonomie, smentito dal complesso e farraginoso procedimento legislativo, e da un
rapporto Stato-Regioni che solo in piccola parte realizza quegli obiettivi di
razionalizzazione e semplificazione che pure erano necessari, determinando, senza
valorizzare per nulla il principio di responsabilit, per contro fortissimi rischi di inefficiente
e costoso neo-centralismo. Se proprio si voleva ragionare sul taglio dei costi, e sulla
riduzione degli eletti, andavano magari fatte scelte pi drastiche; e invece no, londa
riformatrice del Governo continua a sopprimere libere elezioni, come nel caso delle
province, il cui pasticcio davanti agli occhi di tutti. possibile accogliere una riforma che
dia pi efficienza e miglior funzionamento, che non significa maggiore velocit, ma
razionalit, responsabilit e tutela della rappresentanza delle istituzioni democratiche. La
riforma del Governo, invece, stravolge limpianto della Costituzione del 1948, ed affronta
un momento storico difficile e una pesante crisi economica concentrando il potere
sullesecutivo, producendo un impatto indiscutibile e decisivo sulla partecipazione
democratica, sul pluralismo istituzionale, sulla sovranit popolare, sulla rappresentanza.
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9. IL SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO CHE LASCIA


INALTERATO IL PESO ISTITUZIONALE DELLA SECONDA CAMERA. Nel
dettaglio dei contenuti della riforma, volendo riflettere brevemente sui quattro punti
principali del testo, quali listituzione di un nuovo Senato, la garanzia di una maggiore
governabilit, il nuovo procedimento legislativo e la revisione del riparto di competenze
Stato e autonomie regionali e locali, non possono che risultare evidenti e clamorose
perplessit. In merito al primo punto, sussistono due principali criticit: il disordine nelle
funzioni attribuite al nuovo Senato, e levidente ambiguit derivante dalla nuova
formulazione dellarticolo 57 della Costituzione in merito allelezione dei senatori. Per
quanto riguarda il ruolo del Senato, le diverse competenze aggiunte nel corso dellesame
parlamentare hanno nei fatti solo contribuito a determinare confusione, a conferma della pi
che fondata impressione che il Governo abbia voluto ottenere il superamento del
bicameralismo perfetto lasciando fondamentalmente inalterato il peso istituzionale della
seconda Camera.
10. LAMBIGUITA NELLELEZIONE DEL NUOVO SENATO. Altra riflessione
centrale quella riguardante il nuovo articolo 57 della Costituzione che stabilisce, in modo
molto ambiguo, che la designazione dei senatori dovr avvenire da parte dei consigli
regionali in conformit alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri: il
termine conformit non lascia infatti intendere quale sia la logica che sovraintende il
rapporto tra i nuovi senatori e gli elettori, introducendo quindi un ulteriore fattore di
disomogeneit rispetto ad un organo che ha gi una composizione fortemente disomogenea,
al quale partecipano rappresentanti di enti territoriali (regioni e comuni) con funzioni molto
diverse e dove per di pi vi una componente presidenziale. Non quindi affatto chiaro
come la legge bicamerale che disciplina lelezione dei senatori, cui demandato il compito
di fissare le modalit specifiche con cui questo dovrebbe avvenire, potr concretamente
individuare delle soluzioni che possano rendere effettiva questa previsione. Peraltro, se si
accetta la premessa per cui al Senato i comuni debbano essere rappresentati, non si
comprende la motivazione per la quale i loro rappresentanti in Senato, non solo non
debbano essere scelti dai cittadini, come accade per i consigli regionali, ma nemmeno dai
comuni stessi, bens dai consiglieri regionali. Pertanto, nellambito dellindicazione da parte
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dei cittadini dei futuri senatori vengono esclusi i sindaci, che invece saranno scelti in piena
autonomia da parte degli organi consiliari della Regione, con una ingiustificata disparit di
trattamento rispetto ai senatori di provenienza dal livello regionale.
11. IL CAMBIAMENTO SURRETTIZIO DELLA FORMA DI GOVERNO. Quanto
alle prospettive di maggiore governabilit, le modifiche alla Costituzione, che si integrano
con quelle connesse al nuovo sistema elettorale per la sola Camera dei deputati,
comporterebbero un cambiamento surrettizio della forma di governo che, con il tempo,
porterebbe ad una sorta di Premierato assoluto. Un modello che, come sottolineato da
diversi esperti in materia, diventerebbe preoccupante nella misura in cui risulti privo degli
idonei contrappesi, la cui mancanza aggravata dallItalicum: vale infatti la pena di
sottolineare che, nella sentenza che ha giudicato illegittima la legge elettorale, la Corte
costituzionale ha chiaramente sottolineato che le ragioni della governabilit non devono
comunque prevalere su quelle della rappresentativit. Ammesso pure che tale principio non
sia violato dalla legge elettorale che entrer in vigore a luglio, dovrebbe sollevare pi di una
preoccupazione il fatto che il nuovo sistema conceda il premio di maggioranza ad una sola
lista, e che la Camera, con i suoi 630 deputati, possa senza difficolt decidere, a
maggioranza, in merito a tutte o quasi tutte le cariche istituzionali.
12. LE INEFFICIENZE DEL NUOVO PROCEDIMENTO LEGISLATIVO, E
DELLE MODIFICHE AL RIPARTO DI COMPETENZE STATO-REGIONIAUTONOMIE LOCALI. Interrogativi ancora pi consistenti sorgono a proposito delle
inefficienze tecniche che incidono in particolare sul procedimento legislativo e sul riparto di
competenze Stato-Regioni. Il testo cos come delineato non porterebbe affatto alla
diminuzione dellattuale pesante contenzioso fra Stato e Regioni, malgrado lespansione dei
poteri legislativi dello Stato, nel momento in cui la tecnica elencativa di ci che spetta allo
Stato o, invece, alle Regioni, appare largamente imprecisa ed incompleta. Non vero che la
competenza concorrente stata eliminata: in molte materie, come quella governo del
territorio rimane gattopardescamente una concorrenza tra norme generali e comuni
statali e leggi regionali. Contemporaneamente i poteri legislativi del nuovo Senato
risulterebbero configurati in maniera confusa: da questi potrebbero quindi derivare dubbi di
legittimit costituzionale su molte leggi statali approvate con i diversi procedimenti previsti
nel progetto di revisione costituzionale. Inoltre, la stessa riforma del Titolo V della
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Costituzione, cos come riscritta, tornando ad accentrare materie che, nel riordino effettuato
nel 2001, erano state assegnate alle Regioni, matura, a parere di molti, leccesso opposto,
ovvero un centralismo che non funzionale allefficienza del sistema. Lo Stato, infatti,
attraverso la clausola di supremazia (una vera e propria clausola vampiro) potrebbe
riaccentrare qualunque competenza regionale anche in Regioni che si sono dimostrate pi
virtuose dello Stato stesso, contraddicendo tanto lefficienza quanto il fondamentale
principio autonomistico sancito allarticolo 5 della Costituzione, secondo il quale si
dovrebbero riconoscere e promuovere le autonomie locali. Ci si avvia verso la destituzione
del pluralismo istituzionale e della sussidiariet.
13. IL PEGGIOR MODO DI RISCRIVERE LA CARTA DI TUTTI. A prescindere dalle
questioni tecniche, importante stigmatizzare il metodo utilizzato nel processo di riforma,
da diversi esperti definito come il peggior modo di riscrivere la Carta di tutti: nel corso
dellesame nei due rami del Parlamento, molteplici forzature di prassi e regolamenti hanno
determinato nelle Aule di Camera e Senato spaccature insanabili tra le forze politiche,
giungendo al voto finale con una maggioranza racimolata e occasionale. Quello stesso
Parlamento la cui composizione deformata e alterata da un premio di maggioranza
illegittimo, e che ha visto in quasi tre anni ben 244 membri (130 deputati e 114 senatori)
cambiare Gruppo principalmente per sostenere alloccorrenza la maggioranza, ha infatti
portato avanti la riforma, su richiesta dellEsecutivo, utilizzando gli strumenti parlamentari
acceleratori pi estremi, delineando un vero e proprio sopruso nei confronti delle garanzie e
delle prerogative riconosciute allopposizione. Certamente la Costituzione del 48, che pure
ha avuto un ruolo fondamentale per lo sviluppo dellItalia, necessitava oggi di essere
riformata, ma questa riforma presenta inequivocabilmente un codice genetico e dei
contenuti che destituiscono la parte migliore della nostra tradizione costituzionale.
Oggi il destino dell'Italia non riguarda le tecnicalit dell'organizzazione delle sue istituzioni,
oggi il destino dell'Italia riguarda la scelta sul volto della Costituzione. Questa riforma non
va nella direzione di affrontare le innumerevoli sfide che, come Paese, abbiamo davanti, e
su cui riusciremo ad essere allaltezza, nel rispetto di tutti i cittadini, solo se la nazione
continuer ad essere il punto di riferimento dell'intero popolo, di cui la Costituzione non
solo veste giuridica, ma sintesi di posizioni pi profonde in cui ognuno possa riconoscersi,
ripristinando un contesto di dialogo e rispetto per operare affinch la nostra Carta
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fondamentale, di oggi e di domani, continui ad essere un patrimonio comune di tutto il


popolo italiano.

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