You are on page 1of 13

LA

GLOBALIZZAZIONE DIACRONICA

Capitolo 1

1)Loggetto
La globalizzazione diacronica utilizza la storia economica come strumento interpretativo.
La storia economica esamina gli avvenimenti nel breve periodo (attraverso i mutamenti
fondamentali , i fatti e le fluttuazioni) e nel lungo periodo (attraverso lo studio dei trends
secolari e esaminando le problematiche dello sviluppo) di ogni singolo paese.
In particolare, nel breve periodo non vi alcuna tendenza al cambiamento perch le forze che
operano nel contesto considerato si bilanciano e si definisce tale periodo statico.
Al contrario, nel lungo periodo, lapproccio pi dinamico proprio perch vi pi tendenza
al cambiamento;
Questo approccio, applicato al susseguirsi dei diversi sistemi economici, ha trovato un
proficuo campo di indagine delle tematiche dello sviluppo.

2)Il metodo
Leconomia nacque tra la fine del 700 e gli inizi dell 800 in Inghilterra grazie a Adam Smith,
Ricardo e Malthus. Questi tre personaggi vengono definiti i fondatori della scuola classica.
Il metodo che adoperarono fu logico-deduttivo, ossia a partire da norme astratte ma comuni
arrivavano a perseguire linteresse personale.
I classici rifiutavano qualsiasi intervento nelleconomia da parte dello stato.
Inoltre sostenevano che le loro leggi fossero eterne e dunque applicabili anche nellavvenire e
in ogni dove.
Secondo Malthus vi era una connessione tra popolazione e risorse alimentari nella fase della
protoindustrializzazione (la popolazione cresceva in maniera geometrica rispetto alle risorse
alimentari); Lincremento demografico, faceva aumentare la domanda dei consumatori,
provocava dunque un aumento dei prezzi. Ci avrebbe provocato mortalit e peggioramento
delle condizioni dei ceti pi poveri.
La soluzione proposta da Malthus era innalzare il livello di et di matrimonio (le persone si
sarebbero dovute sposare soltanto una volta raggiunta unautosufficienza economica.
La dottrina classica si diffuse molto anche in Francia, sopratttutto grazie alla rivoluzione del
1789 mentre fu contestata nellattuale Germania tra il 1843 e il 1900 (dunque allindomani
del congresso di Vienna). In Germania prevalse infatti il conservatorismo e la tutela delle
identit nazionali e si diffuse un movimento conosciuto come scuola storica che
preferirono un metodo induttivo per lo studio delleconomia. Essi, inoltre, ritenevano che le
leggi dell economia fossero relative e legate a determinati fatti storici, politici e istituzionali.
In Germania si sent linfluenza della scuola storica che criticava soprattutto le conseguenze
dellindustrializzazione inglese e del libero scambio ( sfruttamento minorile, femminile e delle
masse) e proponeva alternative quali lidealismo o il Marxismo.
La tesi liberoscambista fu ripresa nel 1870 dai Marginalisti che a differenza dei classici
privilegiavano lo studio della domanda a quello dellofferta ed esclusero gli studi sociali.
Ci gli permise di raggiungere elevati livelli di elaborazione teorica anche grazie alle
applicazioni matematiche.
Nonostante la scuola storica non forn mai una definizione di teoria delleconomia, il suo
metodo fu un impulso fondamentale per lo studio della scuola economica.
Agli inizi del 900, negli Usa vi era la dottrina istituzionalista che pu essere definita come
la nuova scuola storica tedesca.

Fino alla prima guerra mondiale lo studio delleconomia secondo il metodo marginalistico e
storicistico erano validi e furono abbandonati soltanto con la macroeconomia keyenesiana.

Capitolo 2
1) I sistemi economici
Un sistema economico linsieme delle forme istituzionali, dei rapporti giuridici o
consuetudinari, e delle strutture sociali che regolano lattivit economica delluomo.
Il processo storico di sviluppo ha fatto si che nel corso della storia si siano susseguiti diversi
sistemi economici. Nel corso dei secoli si sono susseguiti il sistema Feudale, il Mercantilismo,
il Capitalismo e il Collettivismo. Questi ultimi due, a partire dagli anni 2000, hanno dato vita
alla Globalizzazione.
I sistemi economici non si riscontrano come puri nella realt ma possono anche coesistere
tra loro e in ciascuno pu essere presente caratteristiche di un altro.
Inizialmente la formazione economica comunitaria si fondava sulla propriet collettiva e sul
lavoro su base individuale-familiare.
Poi, con lavvento di una gerarchia sociale divisa in classi, si ebbe il pasaggio alle formazioni
tributarie nelle quali i proprietari erano in grado di accumulare un surplus grazie allaffitto
delle terre ai ceti pi poveri.
A seguito delle invasioni barbariche, tale sistema tributario divenne di gran lunga pi
complesso e nacque il feudalesimo.

2) Leconomia feudale
Tale sistema, diffuso soprattutto in Europa tra il 700 e il 1200, era basato sulla cessione delle
terre dal sovrano al feudatario e da questultimo a vassalli minori.
Era un sistema gerarchico che dal signore giungeva fino ai servi della gleba.
Ogni servo della gleba coltivava un piccolo appezzamento di terreno ( il manso),che spesso
non era nemmeno sufficiente al sostentamento della famiglia.
Queste persone dovevano inoltre prestare servizio al proprio signore sotto forma di Corves.
La rendita generata dal lavoro non permetteva al Signore di accumulare un surplus anche
perch non era possibile commerciare i prodotti di cui si era in possesso. Una caratteristica
del feudalesimo infatti era leconomia chiusa, basata sullautoconsumo. Tale sistema
economico era inoltre statico; ovvero la struttura piramidale della societ non cambiava
facilmente e rimanevano sempre gli stessi status sociali.
I primi mutamenti iniziarono a verificarsi nel XII secolo, allindomani delle invasioni
barbariche. Infatti, in quel periodo, grazie ad un rapido incremento demografico si iniziarono
a diffondere le nuove tecniche nel campo agricolo e la popolazione si spinse in zone nuove e
non ancora colonizzate.
A mano a mano si intensific la creazione di Surplus;
I signori iniziarono a concedere tutte le terre ai contadini in quanto era pi conveniente a
causa dellaumento della produttivit e dellaumento della manodopera e ottenevano un
profitto pi alto rispetto a quello delle corvees.
Nel giro di poco tempo dalla rendita in natura si pass alla rendita monetaria che si svilupp
anche grazie alla nascita delle economie urbane. Le citt infatti iniziarono ad essere un
aspetto integrante del sistema feudale ma mai dominante.
I feudatari, per, iniziarono a chiedere tributi sempre pi ingenti e ben presto la situazione
per i contadini divent molto difficile e iniziarono le prime fughe verso le citt.
Labbandono delle terre port a un calo della produzione agricola e a una diminuzione del
potere dacquisto dei suoi percettori sui mercati urbani.
Ci testimonia che lagricoltura era alla base del sistema feudale.

La causa principale della staticit economica del feudalesimo fu la Peste del 1347; in quegli
anni infatti iniziarono a mancare le braccia (anche a causa delle carestie, delle guerre e
dellabbandono dei villaggi) e la produzione croll.

3) La transizione al capitalismo: il mercantilismo
Il sistema economico mercantile, si fondava sul commercio su grandi distanze e
sullacquisizione di profitti monopolistici derivanti dalla differenza tra costi e valori
duso tra le diverse aree geografiche.
Si diffuse prevalentemente tra la fine del 1300 e la seconda met del 1700 in Europa
Occidentale.
Tale sistema economico pu essere definito mercantilistico-tributario in quanto la prosperit
del mercantilismo dipendeva molto dal controllo dello Stato attraverso una valida politica
fiscale.
Il mercantilismo si intensific soprattutto a seguito dellaumento della popolazione e con il
relativo sviluppo urbano ma anche grazie al sorgere degli Stati Nazionali e allindebolimento
della Chiesa (che non condivideva questo sistema economico basato sul profitto).
Il massimo livello si raggiunse per allindomani della scoperta dellamerica nel 1492; con
questa data si cre una vera e propria osmosi tra stato e commercio e il mercantilismo si
avvi verso la sua massima espansione.
Il consistente aumento di importazioni, provoc un forte innalzamento dei prezzi tra il 500 e
il 600 e mercanti e statisti iniziarono a identificare le ricchezze in base ai possedimenti di oro
e argento.
I governi a tal fine iniziarono ad intensificare le esportazioni e a incentivare il commercio
estero con la conquista di imperi coloniali.
La politica mercantile cambi di stato in stato; ad esempio la Spagna privilegi i metalli
preziosi importati dai propri territori oltreoceano (es. Messico); tale politica prese il nome di
Bullionismo.
LInghilterra, invece, sanc nel 1651 latto di navigazione con il quale si assicurava il
monopolio dei trasporti con le proprie colonie.
La Francia il mercantilismo fu regolato da Colbert che fece in modo che i manufatti francesi
fossero i migliori in Europa.
Il mercantilismo fu attuato tra paesi il cui livello di sviluppo era molto diverso e il cui
commercio rappresent un momento della dominazione politica sugli altri.
Lerrore che fecero i mercanti fu quello di associare la ricchezza alla moneta e al possesso di
metalli preziosi come oro e argento;

4) Il capitalismo industriale e le origini delleconomia politica
Per Capitalismo si intende un sistema economico basato sullimpiego di capitale e fondato
sullimpresa, sulla propriet privata e sulleconomia di mercato.
Tutte queste condizioni sono essenziali e dunque il capitalismo cos inteso si affermato
soltanto dopo la prima rivoluzione industriale.
Grazie allattivit mercantile era stato possibile accumulare capitali; ci rese necessario la
diffusione delle banche, considerate da molti studiosi tra gli elementi pi importanti del
capitalismo.
La progressiva accumulazione di capitale e il diffondersi di strumenti che ne assicurassero la
tutela (nascono le spa in Inghilterra in questi anni) spinsero il mercante ad allargare la
propria azione alla sfera della produzione.
Il mercante inizi pian piano a ricoprire sempre di pi la veste di imprenditore. Si diffuse
inoltre il fenomeno del Putting-out nelle campagne che consisteva nella manifattura a

domicilio della lana. I mercanti infatti acquistavano la lana grezza soprattutto in Inghilterra
per poi farla lavorare e rivendere il prodotto finito.
Il mercante vendeva la lana grezza al tessitore per poi riacquistare il produtto finito.
In questo modo lucrava sulla vendita della lana e inoltre non era tenuto a riacquistare il
manufatto alla fine del processo.
Il Putting-out rappresent anche un fenomeno di divisione internazionale del lavoro.
In seguito il lavoro a domicilio si svilupp anche nelle campagne in piccole fabbriche vere e
proprie nelle quali il mercante era anche proprietario dei mezzi di produzione e delle materie
prime e i lavoratori percepivano un salario.
Il factory-system si diffuse in alcuni paesi europei grazie alla politica mercantilistica.
Dal 1750 si ebbe la propriet privata dei mezzi di produzione e inizi il rapporto salariale e a
causa dellincremento demografico vi fu laumento della domanda dei beni e ci fu la
rivoluzione industriale. Tutto ci port al passaggio dalla protofabbrica alla fabbrica vera e
propria.
La scuola classica si assunse il compito di dare forma compiuta al capitalismo come sistema
economico.
In particolare, il concetto di libert trov particolare fondamento nella dottrina della
fisiocrazia , incentrata sullesistenza di un ordine naturale; il mondo naturale governato da
leggi che possono essere scoperte ma non modificate.
La filosofia fisiocratica individu nella terra lorigine del prodotto netto. Il surplus per i
fisiocratici altro non era che la differenza tra produzione agricola totale e le spese sostenute.
I fisiocratici gettarono le basi per il sistema economico liberista.
Quesnay invece sosteneva che lagricoltura fosse il solo settore che consentisse un aumento
reale della ricchezza.
Say invece elabor una legge che porta il suo nome.
Say sosteneva che in libero scambio non potessero esistere crisi prolungate e di
sovrapproduzione. Ci perch lofferta per Say era sempre in grado di generare domanda.
Dunque allaumentare dei fattori di produzione (terra,capitale,lavoro) sarebbe di conseguenza
aumentata lofferta di beni. Tutto dipendeva dal surplus che sarebbe stato reinvestito nel
mercato e dunque avrebbe fatto innalzare la domanda.
David Ricardo invece dimostr nella teoria dei costi comparati
che i paesi internazionali potessero beneficiare della divisione internazionale del lavoro; per
Ricardo infatti ogni paese doveva produrre i beni che gli costassero di meno e scambiarli con
altri stati.

5) Il marxismo e le economie socialiste
La teoria elaborata da Marx poggia in gran parte sulle tesi di Ricardo e Malthus alla cui base vi
era il valore-lavoro.
Smith sosteneva che allorigine della ricchezza vi fosse il lavoro produttivo applicabile a tutti
i settori produttivi di beni tangibili.
Per smith ogni bene possedeva un valore duso commisurato alla sua quantit di soddisfare
bisogni soggettivi e un valore di scambio rappresentato dalla capacit di acquistare altri
beni sul mercato. Smith focalizz la sua attenzione sul valore di scambio in quanto era
prevalentemente interessato alle cause che producevano ricchezza.
Nella societ precapitalistica nelle quali il lavoratore era anche il proprietario della materia
prima e disponeva del proprio lavoro, il valore del bene coincideva con la quantit di lavoro
necessario a produrlo.
In quella capitalistica il valore non coincide pi con il lavoro necessario a produrlo, ma si deve
comprendere anche gli altri due fattori della produzione: Terra (rendita) e Capitale (profitto).

Per Smith dunque il Capitale ha un ruolo fondamentale nel sistema capitalistico in quanto
consente di reclutare forza-lavoro e di possedere Terre.
Ricardo formul una diversa teoria del valore-lavoro; in questa teoria escluse la rendita come
componente del valore di scambio, in quanto non costituiva un reddito originario ma derivato.
Ricardo dimostr che il lavoro era la fonte delle societ (sia precapitalistiche che
industrializzate).
Egli sosteneva che il valore di scambio di una merce derivasse dalla somma del lavoro
diretto (ossia della manodopera e degli operai) e da quello indiretto (ossia degli impianti
di produzione ecc).
Marx, che part dalla filosofia hegeliana basata sullimmutabilit della natura umana e sulle
trasformazioni della storia, arriv al concetto di materialismo dialettico.
Per Marx lo scopo delleconomia era lo studio dei rapporti sociali di produzione.
Per Marx ,infatti, ogni forma di produzione comporta determinati rapporti sociali che
costituiscono la struttura economica di un sistema. Su questa struttura nasce una
sovrastruttura politica, istituzionale, ideologica ecc Inoltre, le sovrastrutture mutano al
cambiamento delle strutture economiche (influenzato da hegel).
Per Marx dunque il capitalismo altro non che una fase storica molto ambigua; infatti mentre
da un lato era basato sulla propriet privata dei mezzi di produzione, dallaltro richiedeva
rapporti sociali di tipo cooperativo per raggiungere unadeguata produttivit.
Tale dicotomia si sarebbe risolta solo a seguito di una violenta lotta di classe al termine della
quale vi sarebbe stato il trionfo del socialismo e della collettivizzazione.
Marx riprese le idee sullanalisi del valore-lavoro introdotta dai classici sostenendo in
particolare limpostazione ricardiana del valore.
Marx sosteneva che il plusvalore fosse uguale alla differenza tra il valore duso e il valore di
scambio della forza lavoro.
I detentori dei capitali per marx sfruttavano la classe operaia; infatti il capitalista genera un
profitto concedendo un minimo salario di sussistenza al lavoratore; ci era possibile a causa
dellesistenza di un esercito industriale di riserva (ossia a causa dei molti disoccupati).
Dunque il lavoro lunica merce in grado di generare profitto per Marx. Al tempo stesso, il
lavoro pu anche generare sovrapproduzione. Le crisi di sovrapproduzione per Marx erano
cicliche e crescenti e avrebbero portato allimplosione del capitalismo.
Dunque il filosofo sosteneva che questo conflitto tra capitale e lavoro sarebbe terminato
soltanto con la fine di questo sistema economico e con linstaurarsi di quello capitalistico.
La storia condanna per Marx e la sua critica al capitalismo in quanto questo sistema non
mai crollato (nemmeno con la crisi del 29) e il socialismo si instaurato soltanto laddove non
si era sviluppato il capitalismo (russia e cina in primis infatti avevano una struttura feudale).
La situazione sociale migliorata con la nascita dei sindacati e del welfare state.
Marx per aveva previsto che si sarebbe manifestata la necessit di nuovi bisogni e sarebbe
stato necessario abbandonare un isolamento nazionale per dare spazio a una
interdipendenza universale tra le nazioni. Si pu dire dunque che marx abbia anticipato la
nascita di multinazionali e della globalizzazione.
Dunque, mai come oggi pu risultare attuale una rilettura di Marx; non solo per quanto aveva
scritto riguardo linterdipendenza universale tra le nazioni ma anche a seguito della crisi dei
debiti sovrani. Tale lettura comunque va interpretata in chiave contemporanea tenendo conto
che non tutte le previsioni di marx si sono poi realizzate.

6) Crisi e rinascita del capitalismo
La filosofia marxiana che prevedeva le crisi di sovrapproduzione nel sistema capitalistico,
aveva posto in discussione la cd. teoria degli sbocchi.

Tale teoria prevedeva che il reddito percepito dalle vendite fosse interamente reinvestito nel
mercato e non prevedeva alcuna forma di tesaurizzazione. In verit non fu cos e molto spesso
si verificarono eccedenze di offerte e crisi di sovrapproduzione proprio come aveva previsto
Marx.
Lo studioso Malthus si preoccup cos di capire le cause di queste crisi di sovrapproduzione e
cerc di capire come andavano affrontate.
Per Malthus i lavoratori avevano un salario che consentiva a questi di sopravvivere senza
possedere nessun risparmio. Se i salari fossero aumentati, i lavoratori avrebbero avuto modo
di avere famiglie pi numerose e la conseguenza sarebbe stata che il costo della manodopera
sarebbe precipitato.
Al contrario, gli imprenditori per accumulare maggiori capitali da un lato diminuirebbero la
domanda di beni di consumo e dallaltro utilizzerebbero tali capitali in capacit produttiva
aumentando lofferta sul mercato. Ci avrebbe generato uno squilibrio che dipendeva dalla
trasformazione di reddito in capitale.
Malthus riteneva che lo squilibrio dipendeva da coloro che non operavano in via immediata la
trasformazione in capitale (i proprietari terrieri). Egli individu nella rendita la fonte del
consumo improduttivo e difese il ruolo dei proprietari terrieri. Per malthus tale squilibrio
poteva essere compensato ad esempio attraverso opere pubbliche (anticipa keynes)
realizzabili attraverso unimposta.
Anche De Sismondi si interrog sulla produzione e sul consumo per comprendere le crisi di
sovrapproduzione. La sua tesi pu essere cos riassunta: in una societ capitalista laumento
del reddito degli imprenditori rispetto a quello dei consumatori genera un diseguale
accrescimento della domanda.
Infatti mentre si accrescer la domanda dei prodotti destinati ai capitalisti, laltra porzione
della domanda di beni destinati ai lavoratori non aumenter nello stesso modo.
Per De Sismondi la soluzione a questo problema il ritorno a una societ di piccoli
imprenditori che come in passato devono riunire capitale e lavoro; necessario inoltre un
intervento nelleconomia da parte dello Stato.
Era dunque palese che il capitalismo andasse rivisto dopo le critiche di Marx , De Sismondi e
Malthus anche a seguito delle numerose crisi.
Nel 1873 vi fu un periodo (conosciuto come la grande depressione) di continue crisi
economiche che si susseguirono, alternandosi con lievi riprese, fino alla grande crisi del 1929
dove sembrava che si stessero per realizzare le previsioni di Marx.
In questi anni comunque si rafforzarono i commerci esteri dei singoli paesi e i mercati si
rafforzarono anche grazie al gold standard.
Questo contesto storico conteneva tutti i postulati della teoria marginalistica.
Alla fine della prima guerra mondiale, gli Usa avevano un debito derivato dal conflitto molto
alto e tutti gli stati si erano indeboliti economicamente; fu poi molto difficile riconvertire
lindustria bellica e tutto ci port come si pu pensare a un eccesso di offerta che non si
manifest immediatamente ma solo dopo un decennio.
La disoccupazione aument molto tra il 1920 e il 1930 e cos gli Stati iniziarono a finanziare
molti lavori pubblici per lenire la disoccupazione.
In questi anni Keynes elabor la sua teoria che alla base della macroeconomia.
Keynes si ispir a Malthus e ad altri che avevano anticipato altri aspetti della sua teoria.
Per keynes la condizione necessaria per lequilibrio economico era luguaglianza tra risparmio
e investimento. Per keynes tale variazione si pu realizzare esclusivamente con la variazione
del reddito.
La grandezza di keynes fu quella di studiare leconomia in aggregato. Per questo considerato
il fondatore della macroeconomia.

Per keynes le aspettative hanno un ruolo fondamentale; maggiori saranno queste ultime
maggiori saranno gli investimenti degli imprenditori. Altrimenti ci sarebbe un eccesso di
liquidit (considerata una trappola da keynes).
Per keynes gli imprenditori valutano lefficienza marginale del capitale rispetto al saggio di
interesse.
Per fare in modo che si arrivi a unuguaglianza tra risparmio e investimento per keynes era
necessario un intervento dello stato in economia.
Come noto infatti nella teoria keynesiana lintervento dello stato in economia ha un effetto
moltiplicativo sul reddito.
Lo stato deve ricorrere al prestito per promuovere opere pubbliche (deficit spending).

Capitolo 3
1) Onde lunghe e onde brevi nellattivit economica
Il capitalismo si caratterizzato negli anni con tendenze di fondo come ad esempio il
progressivo abbandono del settore primario per quello secondario e in seguito anche
terziario.
Unaltra tendenza del capitalismo stato il trend secolare positivo; infatti nel periodo che va
dal 1820 a oggi vi stata sempre una crescita costantemente superiore al periodo precedente.
Questo nel lungo periodo, mentre nel breve periodo si sono sempre manifestati dei periodi di
crisi di sovrapproduzione, sottoconsumo o pi in generale di fluttuazioni economiche.
Molti studiosi hanno analizzato tali fluttuazioni; per Smith dipendevano da fattori esogeni e
transitori e non permettevano lequilibrio nel preve periodo mentre nel lungo periodo non
influivano.
Malthus invece attribuiva il problema alle crisi di sovrapproduzione nel breve periodo.
Per Marx invece le fluttuazioni dipendevano dal sottoconsumo.
John Stuart Mill riteneva che la colpa fosse dell eccesso di risparmio che provocava la caduta
del saggio di interesse e dei prezzi con conseguente rarefazione della moneta dovuta ad
acquisti speculativi da parte dei detentori di capitali.
Comunque anche per mill tali fluttuazioni si sarebbero riassorbite nel lungo periodo.
Anche molti esponenti della scuola storica si interrogarono su tali fluttuazioni economiche.
Roscher nel 1865 sottoline che tanto pi il sistema economico era pi ampio, tanto pi era
pi difficile raggiungere un equilibrio economico.
Clement Juglar, invece, not che le onde di breve periodo hanno una durata di circa dieci anni
contraddistinte da fasi di prosperit, di crisi e di liquidazione (crolli finanziari fallimenti e
disoccupazione).
Per Juglar lorigine di queste crisi andava attribuita allespansione e contrazione del credito e
al livello del saggio dinteresse.
Juglar riusc a dimostrare che le crisi erano sistematiche e avevano carattere ricorrente ma
non regolare. Egli per svolgere i suoi studi si serv dei dati di prezzi,depositi, conti correnti di
Usa e Inghilterra.
Altro studioso fu Joseph Kitchin che nel 1923 riscontr lesistenza di fluttuazioni minori
della durata di circa 40 mesi.
Nel 1926 Nikolai Kondratev dimostr (attraverso dati di Germania, USA, Inghilterra ecc.)
lesistenza di cicli di lungo periodo della durata di 40-60 anni.
Per Kondratev in ogni ciclo vi era una fase di rialzo e ribasso dei prezzi.
Allinizio vi era un periodo di prosperit (contraddistinto da estrazioni di oro, scoperte
tecnologiche ecc..) che era sempre seguito da una fase di Crisi. La massima tensione di forze
economiche coincideva per il russo in genere con lo scoppio di conflitti internazionali.
Kondratev sosteneva che le onde di lungo periodo avessero lo stesso processo dinamico di
quelle a breve periodo.

Ci permise allaustriaco Schumepeter di elaborare una teoria di cicli di lunga e breve durata
basando le innovazioni poste in essere dagli imprenditori come elemento principale nel
processo di sviluppo economico.
Le durate di questi cicli per schumepeter dipendevano dal periodo di assorbimento di
queste innovazioni.
Per schumepeter le innovazioni si presentavano in sciami o grappoli.
Attraverso le innovazioni gli imprenditori potevano trarre il profitto.
Allinizio per produrre le innovazioni era necessario investire e dunque iniziava una fase di
espansione del ciclo con conseguente aumento dellattivit economica e spinta inflattiva; man
mano che le innovazioni si diffondono in tutte le imprese il mercato diventa saturo (inizia la
deflazione, crolla la domanda, le imprese falliscono e aumenta la disoccupazione) e dunque ha
inizio una fase di crisi che cesser soltanto quando degli imprenditori investano nuovamente
nellinnovazione.

2)I cicli economici
Nel corso degli anni si dato sempre maggiore rilevanza alle onde di lungo periodo;
la prima onda lunga di Kondratev quella che va dalla rivoluzione industriale al 1849.
La fase ascendente dur fino al 1814 e linnovazione principale fu la macchina a vapore
mentre lapice fu raggiunto con la guerra napoleonica.
La seconda onda lunga va dal 1850 al 1896; la fase ascendente dur fino al 1873 e fu
caratterizzata dall uso mobile della macchina a vapore e lapice fu raggiunto con la guerra di
secessione degli Usa. La fase discendente si verific a seguito di un crollo dei prezzi.
La terza onda lunga va dal 1897 al 1945 circa. La fase ascendente dur fino al 1920 e si
caratterizz con nuove forme di energia petrolio ed elettricit. Lapice si raggiunse con la
prima guerra mondiale. La fase di depressione si verific allindomani della grande guerra e
con la successiva crisi del 29.
Molto spesso le crisi dipesero dalla costruzione di ferrovie. Infatti per realizzare queste opere
era necessario chiedere dei prestiti; una volta realizzate queste ultime i titoli in borsa
crescevano moltissimo ma bastava una forte speculazione in borsa o il dissesto finanziario di
qualche impresa per determinare un crollo dei titoli e un relativo crollo dellattivit
economica.

3)Recenti interpretazioni delle fluttuazioni economiche
Ernest Mandel ha individuato secondo la teoria shumepeteriana una quarta onda lunga
caratterizzata dallo sviluppo dellenergia nucleare e dalla rivoluzione elettronica.
Tale periodo va dal 1943 al 1992 circa. Lapice stato raggiunto secondo mandel negli anni
60.
Al contrario un altro studioso, Madison, sostiene che vi siano elementi sufficienti a provare
lesistenza di unonda lunga di lungo periodo. Questo perch vi sono stati a partire dal 1820
dei fattori di disturbo che hanno generato rallentamenti della crescita del capitalismo. Tali
fattori sono ad esempio il costante intervento da parte dello stato in economia.

CAPITOLO 4
1) LEconomia della globalizzazione
Per Globalizzazione si intende la ricomposizione dei sistemi economici (collettivismo e
capitalismo) attraverso laffermazione e la diffusione della teoria e della prassi del mercato.
Gli eventi che hanno favorito linstaurarsi di questo sistema economico sono la
liberalizzazione degli scambi, linternazionalizzazione delle scelte, nella predominanza delle
economie di mercato su quelle pubbliche e nella finanziarizzazione delle economie.

Per globalizzazione si intende una crescita di reti di interdipendenza planetaria dovuta alle
nuove tecnologie e allespansione di un assetto produttivo fondato sulla competivit.
La globalizzazione pu essere vista con un approccio storico economico o con un approccio
contemporaneo.
Tra i maggiori pensatori storici ricordiamo Braudel, Wallerstein e Frank.
Braudel sosteneva che il capitalismo manovrasse dallalto la vita quotidiana e prevedeva la
compatibilit tra competivit e oligopolio.
Wallerstein sosteneva che leconomia mondo necessitasse della convivenza di
internazionalizzazione degli scambi e mercati adeguati al suo regolare funzionamento.
Wallerstein aggiorn la teoria di Frank il quale negli anni 60 sosteneva che il sottosviluppo
fosse funzionale allo sviluppo stesso; secondo Frank lintegrazione di economie periferiche a
strutture capitalistiche generasse vantaggi solo per le economie pi sviluppate e impoveriva
sempre di pi le economie pi deboli che dovevano versare tassi di interesse altissimi alle
potenze economiche. Oggi avviene la stessa cosa ma con il cd. Outsorcing e con le
delocalizzazioni; ugualmente per le economie pi arretrate non beneficiano di queste
politiche al contrario delle potenze capitaliste.
La definizione di globalizzazione secondo un approccio pi contemporaneo stata coniata da
Marshall McLuhan che la ha definita un villaggio globale reso interattivo, coeso e
interdipendente grazie agli sviluppi della tecnologia.
Necessario per il mercato la sovranit del consumatore ma evidente che oggi attraverso
attente pubblicit e operazioni di marketing il produttore ha un predominio sul mercato.
La libera concorrenza, funzionale alla globalizzazione, non ammette teoricamente pubblicit,
che assente per definizione in regime di concorrenza perfetta dove il consumatore effettua
scelte razionali.
Dunque si giunti a una progressiva concorrenza imperfetta e ad oligopoli che tendono a
orientare i gusti e a determinare la domanda.
La globalizzazione dunque crea le condizioni e i presupposti per la transnazionalit delle
imprese e pone le scelte dei consumatori come immagini riflesse delle scelte dei produttori.
La globalizzazione inoltre ha favorito lo sviluppo di societ senza fabbriche dove un network
rappresenta il core business e la produzione trasferita in outsourcing.
Tutto ci ha favorito lo sviluppo di multinazionali e transnazionali e linternazionalizzazione
delle economie e ha ridotto la competivit delle piccole imprese.

2)La globalizzazione dei mercati
Nel corso del anni 800 la rete ferroviaria era cresciuta notevolmente e contribu
allinterdipendenza dei mercati che fu favorita anche grazie al canale di Suez, alla sostituzione
della navigazione a vela con quella a vapore ecc
Inoltre furono siglati (in particolare tra il 1850 e il 1870) una serie di trattati commerciali
ispirati al liberismo.
Il commercio internazionale raddoppi tra il 1860 e il 1880 per poi addirittura triplicarsi nel
1913.
Ci fu favorito soprattutto dal trionfo del libero scambio e allaffermarsi del gold standard.
Nonostante tutti questi tentativi e questi progressi nellinterdipendenza degli scambi anche
grazie alladozione del sistema libero-concorrenziale, il processo di globalizzazione dei
mercati non era ancora concluso ma andava esteso ancora alla circolazione dei capitali e alla
internazionalizzazione finanziaria.

3)La globalizzazione della conoscenza
I progressi compiuti dallindustria richiedevano un adeguamento dei mezzi di trasporto e di
comunicazione.

Dal punto di vista dei trasporti fu utilizzata per la prima volta lelettricit e il motore diesel.
Per quanto riguarda le comunicazioni si diffuse il telegrafo, la radio e il telefono. Nel 1910 era
possibile telefonare fino a 3000 km di distanza!
Lavvento della rete elettrica pu essere paragonato a quello di internet per quanto fu
rivoluzionario e innovativo.
La diminuzione della distanza organizzativa fu fondamentale per la nascita della grande
industria. In questi anni nascono le prime transnazionali e fu agevolato il processo di
internazionalizzazione.
In Germania soprattutto le imprese si aggregarono in cartelli controllando i prezzi attraverso
il fenomeno del dumping.
Negli usa ci furono molte pi spa e nacquero le pools per ridurre i costi e le holding
companies che erano societ finanziarie a controllo incrociato.
In europa invece si diffusero le multinazionali dellautomobile.
Ci fu in questi anni inoltre la moltiplicazione delle Borse e i rapporti tra banche e imprese
crebbe sempre di pi in tutto il mondo.

4)La globalizzazione tecnica e i nuovi paradigmi delleconomia
Linnovazione ha contraddistinto le fasi dellindustrializzazione e ha portato alla cosidetta
new economy.
La New economy ha implementato le pi innovative tecnologie informatiche e ha avviato
unulteriore spinta delle produttivit e del processo di globalizzazione.
La new economy stata definita una di quelle innovazioni che ha fatto epoca in quanto ha
generato un forte sviluppo economico.
La new economy ha per portato anche ad una bolla speculativa.
In questi anni inoltre gli Usa sono cresciuti maggiormente rispetto allEuropa, probabilmente
poich hanno investito maggiormente nello sviluppo e nelle innovazioni.
La new economy ha portato a numerosi mutamenti e ad una globalizzazione complessa.
Sono stati introdotti infatti nuovi paradigmi nella teoria e nel pensare leconomia.
Fino alla prima guerra mondiale infatti la globalizzazione del mercato sembrava avvalorare il
meccanismo della concorrenza e lo strumento dei prezzi come regolatore dellequilibrio
economico.
Con il crollo di Wall Street si dimostr quanto fosse debole tale impostazione.
La teoria di Keynes al contrario mostr che in caso di crisi i governi dovessero intervenire in
economia.
La teoria keynesiana fu applicata anche nel secondo dopoguerra e anche dai paesi emergenti,
fino agli anni 70 quando a seguito degli shock petroliferi crollarono gli accordi di bretton-
woods. Negli anni 70 ci fu un periodo di stagnazione in quanto linflazione era accompagnata
da un periodo di stagnazione delleconomia in cui andava sempre pi aumentando la
disoccupazione.
La crisi degli anni 70 fu superata non attraverso le teorie keynesiane, ma con una politica di
neoconservatorismo che si basava sul neoliberismo e sulla riproposizione di un sistema
concorrenziale in cui le regole (o meglio la loro assenza) erano giustificate dallassenza dei
nuovi paradigmi delleconomia che progressivamente facevano sopravanzare lo stato dal
mercato e la sua sovranit dalla transnazionalit del potere economico e finanziario.
Un esemplificazione della globalizzazione complessa sono lunione monetaria europea e latto
unico europeo.

5) LEuropa subordinata
LUE espressione del processo di relativizzazione della sovranit degli stati rispetto a istanze
transnazionali verso lalto e locali verso il basso.

Il risultato di questo processo stato lintensificarsi della politica e del dominio


internazionale.
Questa interdipendenza inoltre ha imposto agli stati di cedere una parte della loro sovranit
nel processo di una progressiva emergenza di regole comunitarie.
Alla base del processo di unificazione europea nato gi negli anni 70 del 1900 non vi alcuna
teoria economica specifica ma si basa esclusivamente sul neomonetarismo.
Molti studiosi fin dagli anni 70 scrissero per evidenziare i rischi che avrebbero portato ad una
politica di integrazione europea. Per alcuni infatti si sarebbe soltanto accresciuta la
cooperazione necessaria a fondare un monopolio nel mercato europeo.
Anche il premio nobel Mundell sosteneva che leuropa non era unarea monetaria ottimale.
Lo stesso atto unico europeo del 1986 provoc la diffusione dell outsourcing da parte dei
paesi pi ricchi deuropa e il progressivo assorbimento dei paesi della vecchia URSS.
Tale processo si intensific inoltre con il crollo del muro di berlino.
Latto unico europeo segnava linizio di una limitazione della sovranit degli stati.
Con questo atto si cancellava il confine degli stati, il potere di fissare il tasso di sconto e di
regolamentare i flussi di merci e capitali (attraverso le banche centrali).
Labolizione del confine degli stati il trait dunion tra la formazione dell Ue e la formazione
del processo di Globalizzazione..
La logica del capitalismo non tollera frontiere
Uno dei motivi per cui questa politica di internazionalizzazione non ha funzionato che ogni
stato ha determinate caratteristiche ed diverso dagli altri.
La globalizzazione ha portato a modifiche irreversibili nellorganizzazione spaziale della
produzione.
Oggi i grandi gruppi industriali operano secondo il concetto Local but global.
Il patto di stabilit si ispirava alla critica keynesiana di aver distrutto l old time fiscal
religion, ossia il pareggio di bilancio.
Oggi le continue critiche al patto di stabilit hanno rievocato per il keesian consensus.
Tale operazione di pareggio di bilancio era per necessaria secondo alcuni per consentire alle
grandi imprese multinazionali di poter ottenere capitali pi vantaggiosi nei mercati senza che
i governi dovessero coprire i loro disavanzi.
Lintroduzione della moneta unica al contrario di quanto si potesse pensare non ha permesso
un riequilibrio tipico del sistema libero concorrenziale, nonostante solo nel breve periodo era
prevista una crescita della ricchezza del 4,5 % a cui andava aggiunto un abbassamento dei
prezzi, un aumento delloccupazione e un risparmio attraverso labolizione dei tassi di cambio.

7) la globalizzazione impossibile. Sovranit, partecipazione, cittadinanza
Malgrado la corte di giustizia europea ha sancito il principio di sovranit condivisa degli
Stati, tale principio si realizzato in una sovranit subalterna nella quale la Germania ha di
fatto un monopolio sulleuro.
I paesi che non fanno parte della zona euro hanno ancora una sovranit monetaria e malgrado
il processo di globalizzazione stato compiuto non esiste ununit economica mondiale.
opportuno ritenere invece che esistono sistemi di movimento di capitale .
In tale contesto, accanto alla triade impossibile di Daniel rodrik (secondo la quale una
nazione pu possedere contemporaneamente soltanto due elementi tra politica monetaria
autonoma, tassi di cambio fissi e libero movimento di capitali), esiste un trilemma della
politica economica mondiale (secondo il quale non possono coesistere democrazia
partecipativa, stato-nazione e integrazione economica internazionale).
Poich la scelta di stato democratico e partecipativo inderogabile, necessario scegliere tra
stato-nazione e integrazione economica internazionale. Se si vuole raggiungere un

integrazione economica internazionale (simile al sogno liberista) per rodrik era necessario
attraverso un federalismo globale.
Se si preferisce invece mantere uno stato-nazione significa che le decisioni di politica
economica saranno assunte allinterno del proprio paese; in questo modo, per, ogni paese
vivrebbe una democrazia limitata nella quale la societ non potrebbe influenzare la grande
economia nazionale. Si avrebbe dunque la cosiddetta camicia di forza dorata.
Dunque la soluzione a questo problema sarebbe una struttura di governo sovrannazionale ma
eletta.
Dunque corretto chiedersi e interrogarsi se la globalizzazione stata davvero raggiunta e ,in
caso contrario, un obiettivo desiderabile a ogni costo.
Tra le molte contraddizioni di questo processo ecco quelle principali:
1) Cina, India e Vietnam definite star globalizers gi nel 2001 hanno una politica basata
sulle esportazioni mentre la politica interna piuttosto protezionistica. Ci si sposa
poco con il dogma del libero mercato.
2) I principali followers dei paesi pi avanzati (leaders) sono stati continuamente
sottoposti ad attacchi speculativi e a crisi finanziarie.
3) I paesi promotori del processo di globalizzazione hanno cercato di mantenere una
protezione dei mercati pi rilevanti e su quello del lavoro.
Pur continuando a sostenere la globalizzazione, questi aspetti hanno fatto si che il suo
approccio fosse meno dogmatico. Infatti si iniziato ad ammettere che la globalizzazione ha
portato nel complesso ad una crescita del pianeta ma anche a numerose crisi finanziarie e
gravi tensioni sociali.
Per il teorema di Rodrik si dovrebbe giungere ad un eclissi dello stato-nazione anche se
sembra quasi impossibile tale soluzione.
Dunque sarebbe meglio abbandonare nel breve periodo lintegrazione economica globale e
dedicarsi ad una democrazia effettiva. Si dovrebbe creare uno spazio politico per affrontare i
problemi e le esigenze della societ.
Insistendo sulla volont di una integrazione economica internazionale e dellimpossibilit di
creare una nazione-mondo abolendo lo stato-nazione si rischierebbe di cancellare il
miglioramento della qualit della vita.
Basti pensare ai seguenti due esempi:
1) nei paesi leaders le condizioni dei lavoratori sono totalmente diverse a quelle dei
followers;
2) la maggiore integrazione economica impone di fissare standard qualitativi per i beni e i
serizi tali da non risultare lesivi e discriminatori
La necessit di tenere le politiche integrate determina unimposizione sempre pi stringente
e le singole societ nazionali hanno perso sempre pi la possibilit di esprimere visioni
diverse. Ci ha determinato numerose tensioni.
La soluzione sarebbe quella di tornare in un regime simile a quello di Bretton-Woods:
necessario infatti riprendere negoziati tra stati effettivamente rappresentativi dei cittadini e
delle loro esigenze economiche.

Conclusioni
Le conseguenze della globalizzazione sono state sostanzialmente due:
- da un lato la crescita dei paesi si spostata da quelli sviluppati a quelli emergenti.
Dallaltro, lunione europea finita in recessione e lunificazione politica sempre pi
lontana.
- Il fatto che le crisi finanziarie sono diventate praticamente sistemiche e hanno
contribuito a far crescere esponenzialmente i debiti pubblici degli stati pi sviluppati,
tanto da diventare pi alti della loro crescita.

Inoltre uno dei pi importanti studiosi della globalizzazione, Mario Deaglio, sosteneva che
con la crisi e con la conseguente caduta della domanda e delle entrate fiscali, non si
possono tagliare le spese ma (come dimostra il moltiplicatore keynesiano) la spesa
pubblica deve essere aumentata.
Invece negli ultimi decenni, caratterizzati da privatizzazioni e liberalizzazioni, tali
politiche non sono state attuate e dunque la politica economica ha posto le basi per il
proprio fallimento.
A ci ha contribuito la politica degli enti internazionali (bce,fmi, commissione europea) di
raggiungere il pareggio del bilancio.
Unaltra conseguenza della globalizzazione stata la nascita di gruppi operanti in maniera
oligopolistica/monopolistica e le istituzioni non sono state in grado di contrastarli.
Le multinazionali hanno aumentato esponenzialmente il proprio profitto e il proprio
potere anche a causa degli abusi commessi nei paesi in via di sviluppo.
Lautore del libro certo che sia corretto tornare ad un keyenesian consensus basato sul
regime concorrenziale (ma temperandone gli eccessi) e sull intervento dello stato
nelleconomia. Si avrebbe in questo modo inoltre una maggiore considerazione e rispetto
dei ceti pi deboli e dei paesi in via di sviluppo e una vera concorrenza perfetta.
Si tratta dunque di adattare il concetto di globalizzazione alle nuove esigenze del mercato
visto che probabilmente la globalizzazione in senso attuale sta implodendo ed stata
definita addirittura dimezzata.
Comunque difficile determinare leffetto complessivo della globalizzazione visto che non
in tutti i paesi stata sperimentata allo stesso grado.
Non possibile considerare infatti gli effetti della globalizzazione sui rispettivi paesi, ma
solo allinterno di questi.
Allinterno dei singoli paesi la disuguaglianza sembra essere aumentata a causa della
globalizzazione (sia nei paesi gi sviluppati che in quelli emergenti).
Altra conseguenza della globalizzazione linquinamento (sempre in aumento anche nei
pvs).
Alcuni studiosi sostengono che la prossima onda lunga di Kondratev sar infatti
caratterizzata dalla green economy e fonder lo sviluppo su questo tipo di tecnologie.

You might also like