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I MALAVOGLIA

Il primo romanzo del ciclo dei vinti i Malavoglia. I toscano, soprannominati Malavoglia (nell'uso
popolare i soprannomi sono spesso il contrario delle qualit di chi li porta) sono una famiglia di
pescatori di Acitrezza, possiedono una casa e una barca, la Provvidenza, che consentono loro una
vita tranquilla e relativamente felice. Successivamente per il giovane 'Ntoni (figlio di Bastianazzo
e nipote di padron 'Ntoni) deve partire per il servizio militare. La famiglia privata delle sue braccia
si trova in difficolt, dovendo pagare un lavorante. A ci si aggiunge una cattiva annata per la pesca,
e il fatto che la figlia maggiore, Mena, abbia bisogno della dote per sposarsi. Padron 'Ntoni, per
superare le difficolt pensa di intraprendere un piccolo commercio: compra a credito della
dell'usuraio zio Crocifisso un carico di lupini, per rivenderli in un porto vicino. Ma la barca
naufraga nella tempesta, Bastianazzo muore e il carico va perduto. Da qui comincia una lunga serie
di sventure: la casa viene pignorata; Luca, il secondogenito, muore nella battaglia di Lissa; la
madre, Maruzza, uccisa dal colera; la Provvidenza, recuperata e riparata, naufraga ancora e i
Malavoglia sono costretti ad andare a giornata. La sventura disgrega il nucleo familiare: 'Ntoni che
ha conosciuto la vita delle grandi citt, non si adatta pi ad una vita di dure fatiche e di stenti,
comincia a frequentare l'osteria e cattive compagnie, cos viene coinvolto nel contrabbando;
sorpreso, finisce per dare una coltellata alla guardia doganale. Al processo 'Ntoni ottiene una
condanna mite per le attenuanti d'onore, ma Lia (sorella minore) ormai disonorata fugge dal paese e
finisce in una casa di malaffare in citt. A causa del disonore caduto sulla famiglia, Mena non pu
pi sposare compare Alfio. Il vecchio padron 'Ntoni atterrato dalle sventure va a morire all'ospedale.
L'ultimo figlio, Alessi, riesce a riscattare la casa del nespolo, continuando il mestiere del nonno.
'Ntoni uscito di prigione torna una notte in famiglia ma si rende conto di non poter pi restare e si
allontana per sempre.
I malavoglia rappresentano la vita di un mondo rurale arcaico, chiuso in ritmi di vita tradizionali,
dominato da una visione della vita anch'essa tradizionale, che si fonda sulla saggezza antica dei
proverbi. Il romanzo ambientato nell'Italia postunitaria, nel 1863, e mette in luce come il piccolo
villaggio siciliano sia investito dalle tensioni di un momento di rapida trasformazione della societ
italiana: la leva obbligatoria sottrae braccia al lavoro e mette in crisi la famiglia come unit
produttiva arcaica; il villaggio trasformato da questi movimenti dinamici che provengono
dall'esterno quindi i Malavoglia sono costretti a diventare negozianti, da pescatori che erano sempre
stati, ed in seguito al fallimento della loro iniziativa, subiscono un processo di declassazione,
passando dalla condizione di proprietari di casa e barca a quella di nullatenenti, costretti ad andare a
giornata per vivere.
I malavoglia sono stati spesso interpretati come la celebrazione di un mondo primordiale e dei suoi
valori, l'idoleggiamento nostalgico di una civilt contadina visto come alternativa, antidoto alla
falsit e la corruzione della vita cittadina. In realt, il romanzo rappresenta la disgregazione di quel
mondo e l'impossibilit dei suoi valori. Infatti, se nella prima fase del suo Verismo persisteva in
Verga una componente di nostalgia romantica per la realt arcaica della campagna, i Malavoglia
segnano proprio il superamento di questa tendenza. La vita popolare ormai vista da Verga nelle
sue componenti reali. L'idealizzazione investe solo alcuni particolari personaggi. Lo scrittore non sa
ancora rinunciare del tutto a certi valori e le proietta su dei personaggi privilegiati, ritagliando una

zona immune dalle sue tensioni. Ma dall'altro lato sa bene che quei valori sono puramente ideali,
che non trovano posto nella realt effettiva; rappresenta l'ambiente del villaggio nei suoi aspetti pi
crudi, analizzandone con chiara consapevolezza i meccanismi fondamentali, il principio dell'utile
economico, l'interesse egoistico, l'uso della forza. Quel mondo arcaico che scompare sotto l'urto
della modernit risulta simile a quello creato dal progresso.
Ne risulta una particolare configurazione della struttura romanzesca, una costruzione bipolare. Si
tratta di un romanzo corale, fittamente popolato di personaggi, senza che spicchi un protagonista.
Da una parte si collocano i malavoglia, con alcuni personaggi a loro collegati che sono caratterizzati
dalla fedelt ai valori puri e, dall'altro la comunit del paese pettegola, cinica, mossa solo
dall'interesse, insensibile sino alla disumanit. Si alternano quindi costantemente nella narrazione
due punti di vista opposti, quello nobile disinteressato dei malavoglia e quello ottuso degli altri
abitanti del villaggio. L'ottica del paese ha il compito di straniare sistematicamente i valori ideali
proposti dai Malavoglia. Quei valori, onest, disinteresse, altruismo, visti con gli occhi della
collettivit appaiono strani, non vengono compresi anzi vengono stravolti e deformati. D'altro lato
per il punto di vista ideale dei Malavoglia vale a fornire un metro di giudizio dei meccanismi
spietati che dominano l'ambiente del villaggio, facendo emergere dalle cose stesse, senza interventi
giudicanti del narratore, della disumanit della logica dell'interesse e della forza e consentendo di
rappresentarla in una luce critica. Il romanzo ha una costruzione estremamente problematica: le due
componenti della visione verghiana, localizzazione romantica della realt arcaica e il verismo
pessimistico reagiscono l'una contro l'altra.

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