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Marta M. M.

Romano (Palermo)

` NEL DE VISIONE
LA MANIFESTAZIONE DELLA TRINITA

DEI DI CUSANO: TRACCE DI LULLO LETTERALI E NON

1. Introduzione

Il titolo della mia relazione mette in rilievo la traccia lasciata da

De
visione Dei di Niccolo` Cusano. Ma occorre fare subito alcune preciRaimondo Lullo nellambito della dottrina trinitaria dellopera

sazioni.
Non mi soffermero` sullanalisi storica della trasmissione testuale,
cioe` sul fondamentale tema delle

fonti in senso stretto. La tradizione

degli studi intorno a Niccolo` Cusano ha, infatti, perseguito a fondo


questa linea dindagine, mettendo in chiara luce le ipotesi o le notizie certe sulla ricezione di singoli testi di Raimondo Lullo nella formazione del Cusano. Gli estratti e le note di commento presenti nei
codici Cusanus 83 e Cusanus 85 offrono ampio materiale per il commento degli specialisti.
Il mio punto di vista e` piuttosto quello di approfondire il risultato finale della ricezione delleredita` costituita dai testi di Raimondo Lullo, quindi, in definitiva, la continuita` o discontinuita`
dottrinale con particolare riferimento alla lettera, cioe` allaspetto
terminologico delle argomentazioni.
La seconda precisazione concerne largomento prescelto: e` mio
proposito entrare maggiormente nel merito del grande tema della
manifestazione della trinita` divina a partire da unaffermazione,
contenuta nel capitolo XVII del

De visione Dei:

Tu igitur, deus meus, qui es amor, es amor amans et amor amabilis


et amoris amantis et amabilis nexus.

(C1)

1 Tutti i brani del Cusano citati sono tratti dal

De visione Dei delledizione h

VI. Mi riferiro` ad essi attraverso lindicazione di paragrafo e linea ed il numero di


pagina, come in questo caso: 71, 11-12, p. 58.
Per quanto riguarda la traduzione proposta, il testo base in Italia rimane quello
approntato da G. Federici Vescovini per le

Opere filosofiche,

Torino 1972; ma,

poiche il testo della piu` recente edizione critica presenta alcune difformita` rispet-

156

marta m. m. romano

Tu, dunque, Dio mio, che sei amore, sei amore amante e amore
amabile e nesso dellamore amante ed amabile.

In questo testo ed in questa frase, infatti, e` evidente come la


dimostrazione della trinita` fluisca attraverso immagini e terminologia di forte reminiscenza lulliana.
Avendo lavorato durante gli ultimi anni alledizione critica dellopera lulliana Ars amativa boni, lesistenza e linsistenza diciamo
pure nel Cusano dellamare secondo i tre punti di vista (amoramans-amabilis) ha immediatamente attirato la mia attenzione.
Cos` ho voluto indagare come lattivita` dei correlativi dellente
di provenienza lulliana sia collegata alla dimostrazione della trinita` delle persone divine.
Il testo dellArs amativa sara` di appoggio ad alcune considerazioni. In nessun caso ho la pretesa di essere esaustiva quanto alle
possibili citazioni, da questo come da altri libri lulliani.
Il tema non e` nuovo. Ampi studi precedenti offrono un punto di
partenza solido al momento di affrontare largomento; alcuni di essi,
tra laltro, costituiscono limmediato rimando nellapparato delle
fonti delledizione critica di riferimento.
Tuttavia, il proliferare delle edizioni delle opere di Raimondo
Lullo, grazie allimpegno assiduo del Raimundus-Lullus-Institut di
Freiburg,

consente

adesso

di

aggiungere

qualcosa

alle

fonti

o,

comunque, alla loro interpretazione.


Poiche gli studi tradizionali su Cusano hanno diversa provenienza
geografica, la mia relazione si propone anche di offrire una sintesi di
essi, utile soprattutto alla divulgazione di tali contenuti.

2. Fonti lulliane del De visione Dei

I rimandi nellapparato delle fonti lulliane nelledizione di riferimento a proposito del De visione Dei non sono numerosi.
Il primo studio indicato e` R. Haubst, Bild, p. 79ss.

Nelle pagine

in questione lo studio di Haubst entra nel merito del De visione Dei,

to a quello tradotto allora in italiano, le traduzioni nel presente studio sono da


me riviste.

2 R. Haubst, Das Bild des Einen und Dreieinen Gottes in der Welt nach Nikolaus von Kues, Trier 1952.

la trinita` nel de visione dei di cusano

157

a proposito del brano citato (C1). Lautore evidenzia la terna dei


termini amor, amabilis, amans in riferimento a Dio che, nella
struttura etimologica e nella circolarita`, costituisce unemergenza
nel testo a proposito dellamore. Come fonte della costituzione di
questa variazione sul tema dellamore richiama in primo luogo il
De trinitate di Agostino:

Tria quaedam in charitate, velut vestigium Trinitatis. Quid est


autem dilectio vel charitas, quam tantopere Scriptura divina laudat
et praedicat, nisi amor boni? Amor autem alicujus amantis est, et
amore aliquid amatur. Ecce tria sunt; amans, et quod amatur, et
amor.

(A1)

Dunque tre cose nella carita`, in quanto immagine della trinita`. Ma


cose` lamore o carita` che la Scrittura tanto loda e raccomanda se
non lamore del bene? Pero` lamore e` di un qualche amante, e con
lamore si ama qualcosa. E, dunque, ecco tre cose: colui che ama,
cio` che e` amato e lamore.

Poco piu` avanti segnala la presenza di una simile tripletta di termini nel Liber proverbiorum di Lullo, seppur il sostantivo in questione sia qui unitas:
Magnitudo et nobilitas unitatis est, quod in se ipsa et de se ipsa
habeat unientem, unibilem et unire. [...] Ita se habent in Deo unitas
et unire, sicut intellectus et intelligere.

(L1)

La grandezza e la nobilta` dellunita` e` che in se stessa e da se stessa


possiede luniente, lunibile e lunire. [...] Cos` in Dio ci sono unita`
ed unire, come intelletto ed intendere.

3 S. Aurelius Augustinus Hipponensis Episcopus,

De trinitate libri quindecim,

PL 42, Liber octavus, X, 14, col. 960. La traduzione di riferimento e` di G. Beschin in Opera omnia di SantAgostino, vol. IV, Roma 1973,

1987.

Cos` prosegue il brano: Quid est ergo amor, nisi quaedam vita duo aliqua copulans, vel copulare appetens, amantem scilicet, et quod amatur? Et hoc etiam in
extremis carnalibusque amoribus ita est: sed ut aliquid purius et liquidius hauriamus, calcata carne ascendamus ad animum. Quid amat animus in amico, nisi
animum? Et illic igitur tria sunt: amans, et quod amatur, et amor. (Cosa e` ,
dunque, lamore se non una vita che unisce, o che tende a che si uniscano due
` cos` anche negli amori piu` bassi e
esseri, cioe` colui che ama e cio` che e` amato? E
carnali, ma per attingere ad una fonte piu` pura e cristallina, calpestiamo con i
piedi la carne ed eleviamoci fino allanima. Che ama lanima in un amico, se non
lanima? Anche qui, dunque, ci sono tre cose: colui che ama, cio` che e` amato, e
lamore.)

4 Raimundus Lullus,

Liber proverbiorum, MOG VI, Int. VI, pp. 3 e 4.

158

marta m. m. romano

Da quanto si osserva, largomentazione di Haubst vuol proporre


che il Cusano avrebbe ricevuto lo spunto per inquadrare la dinamica
dellamore

secondo

il

movimento

triadico

da

Agostino;

avrebbe

invece con Lullo una corrispondenza formale, cioe` la modalita` di


impostare larticolazione del verbo nelle forme del participio e dellinfinito.
Un secondo brano che suscita le riflessioni di Haubst si trova nel
medesimo capitolo XVII del De visione Dei, a proposito della triplicita` che risiede nellessenza stessa dellamare:
Et ita experior amorem amantem non esse amorem amabilem nec
nexum, sed distingui video amantem ab amabili et nexu. Quae quidem distinctio non est in essentia amoris, quia non possum amare
sive me sive rem aliam a me sine amore. Sic amor est de essentia
trium.

(C2)

E cos` sperimento che lamore amante non e` lamore amabile ne il


loro nesso, ma vedo che lamante si distingue dallamabile e dal
nesso. E questa distinzione non e` nellessenza dellamore, poiche
non posso amare ne me stesso ne altro da me senza amore. Cos`
amore e` dellessenza dei tre.

Fin dallapertura, questo testo si richiama alla riflessione psicologica di Agostino, dove questi afferma che la dualita` di amante e
amato risiede allinterno dello spirito umano, cioe` della facolta` spirituale che e` capace di cogliere le realta` incorporee:
Trinitatis imago in mente hominis noscentis se et amantis. Mens se
ipsam per se ipsam novit. Mens enim amare se ipsam non potest,
nisi etiam se noverit: nam quomodo amat quod nescit? Aut si quisquam dicit ex notitia generali vel speciali mentem credere se esse
talem, qualem alias experta est, et ideo amare se ipsam, insipientissime loquitur [...].
Mens ergo ipsa sicut corporearum rerum notitias per sensus corporis
colligit, sic incorporearum per semetipsam. Ergo et semetipsam per
se ipsam novit, quoniam est incorporea. Nam si non se novit, non
se amat.

(A2)

De visione Dei, 78, 1-5, p. 62.

6 Augustinus,

De trinitate, op. cit., Liber nonus, III, 3, coll. 962-963. Riservo

alle note il brano centrale: Unde enim mens aliquam mentem novit, si se non
novit? Neque enim ut oculus corporis videt alios oculos, et se non videt; ita
mens novit alias mentes, et ignorat semetipsam. Per oculos enim corporis corpora
videmus, quia radios qui per eos emicant et quidquid cernimus tangunt, refringere ac retorquere in ipsos non possumus, nisi cum specula intuemur. Quod subti-

la trinita` nel de visione dei di cusano

159

Nello spirito delluomo che conosce ed ama se stesso e` limmagine


della trinita`. Lo spirito da se stesso conosce se stesso. Lo spirito,
infatti, non puo` amare se stesso se anche non si conosce: come,
` veramente da insensati
infatti, puo` amare cio` che non conosce? E
affermare che e` in virtu` di una conoscenza generica o specifica che
lo spirito si crede simile agli altri spiriti, conosciuti da esso per
esperienza, e grazie a questa conoscenza ama se stesso [...].
Lo spirito, dunque, come delle cose corporee riceve notizia dai sensi
del corpo, cos` di quelle incorporee da se stessa. Dunque conosce
anche se stesso da se, in quanto e` incorporeo. Infatti, se non conosce se stesso, non si ama.

Pero` largomento agostinano qui richiamato si conclude nella


dualita` dellatto di conoscere e amare e del soggetto amante e
amato. Haubst conclude da cio` che per superare la dualita` e` necessario supporre in Cusano leredita` delle letture lulliane.
Queste, in sintesi, le intuizioni di Haubst e gli opportuni richiami
testuali a Lullo e allinvenzione dei correlativi, con le apposite creazioni lessicali.
Il secondo studio segnalato nellapparato delle fonti e` : Colomer,
Nikolaus, pp. 92ss.

Lo studio di Colomer indaga in quelle pagine

la presenza dei correlativi nellopera di Cusano e, in linea di mas-

lissime obscurissimeque disseritur, donec apertissime demonstretur, vel ita se rem


habere, vel non ita. Sed quoquo modo se habeat vis qua per oculos cernimus;
ipsam certe vim, sive sint radii, sive aliud aliquid, oculis cernere non valemus;
sed mente quaerimus, et si fieri potest, etiam hoc mente comprehendimus. (Come conosce lo spirito un altro spirito se non conosce se stesso? Lo spirito non
conosce gli altri spiriti ed ignora se stesso, come locchio del corpo che vede gli
altri occhi, ma non vede se stesso. Infatti, con gli occhi del corpo vediamo i corpi, perche i raggi che essi emettono e che toccano gli oggetti che guardiamo non
possiamo rifrangerli e farli ritornare su di essi, a meno di non guardare in uno
specchio. Questo e` oggetto di discussione molto sottile ed oscura fino a quando
non si sia dimostrato con tutta chiarezza che la realta` e` o non e` cos`. Ma qualunque sia questa forza che permette agli occhi di vedere, si tratti di irradiazione
o altra cosa diversa, questa forza, con gli occhi, non la possiamo vedere; ma e`
con lo spirito che noi indaghiamo e, se e` possibile, e` con lo spirito che noi comprendiamo questo fenomeno.)

7 E. Colomer, Nikolaus von Kues und Raimund Llull. Studien aus Handschriften der Kueser Bibliothek, Berlin 1961. Cf. dello stesso autore Ramon Llull y
Nicolas de Cusa, in: Pensamiento 17 (1961), pp. 471-492, e id., De la Edad Media al Renacimiento: Ramon Llull Nicolas de Cusa Juan Pico della Mirandola, Barcelona 1975.

160

marta m. m. romano

sima, il piano di riferimento rimane lo stesso appena visitato, tra la


matrice agostiniana e le combinatorie linguistiche lulliane.
Al capitolo XII del De visione Dei evidenzia in primo luogo la
terna videns, visibile, videre di forma grammaticale tipicamente
lulliana:
Si videre tuum est creare tuum et non vides aliud a te, sed tu ipse
es obiectum tui ipsius, es enim videns et visibile atque videre, quomodo tunc creas res alias a te?

(C3)

Se il tuo vedere e` il tuo creare, e non vedi altro diverso da te, ma


tu sei loggetto di te stesso, sei, infatti, cio` che vede, che e` visibile
ed il vedere, come allora crei cose diverse da te?

Piu` avanti rinviene la terna relativa allamore, al capitolo XVII:


Quomodo enim possum concipere perfectissimum et naturalissimum
amorem sine amante et amabili et unione utriusque? Quod enim
amor sit amans et amabilis et nexus utriusque, experior in contracto amore esse de essentia perfecti amoris. Id autem, quod est
de essentia perfecti amoris contracti, non potest deesse absoluto
amori, a quo habet contractus amor, quidquid perfectionis habet.

(C4)
Come posso, dunque, concepire un amore perfettissimo e naturalissimo senza amante, amato ed unione dei due? Che, infatti, lamore
sia lamante e lamabile ed il nesso dei due, lo sperimento dal fatto
che lamore contratto e` dellessenza dellamore perfetto. Ma, cio`
che e` dellessenza del perfetto amore contratto non puo` mancare
allamore assoluto, dal quale lamore contratto ha tutto cio` che ha
di perfetto.

E qui Colomer riconosce linfluenza di Agostino, nel passo gia`


riportato da Haubst (A1). Ma osserva che in Agostino manca il termine amabilis: la fonte letterale deve derivare allora dalla teoria
dei correlativi di Lullo, che da` la compiuta forma triadica alle dinamiche dellamore descritte da Agostino.
Piu` avanti si sofferma su altri brani di Cusano, che confermano le
ipotesi iniziali.
Dal capitolo XVII:
Hinc in te amore non est aliud amans et aliud amabile et aliud
utriusque nexus, sed idem tu ipse, deus meus. Quia igitur in te

De visione Dei, 49, 3, p. 42.

Ibid., 72, 3-9, p. 59.

la trinita` nel de visione dei di cusano

161

coincidit amabile cum amante et amari cum amare, tunc nexus


coincidentiae est nexus essentialis; nihil in te est, quod non sit ipsa
essentia tua.

10

(C5)

In te, che sei amore, non vi e` un amante, un altro amabile ed un


altro che e` nesso tra i due, ma lo stesso che sei tu, Dio mio. Poiche ,
dunque, in te coincide lamabile con lamante e lessere amato con
lamare, allora il nesso della coincidenza e` nesso essenziale; nulla e`
in te che non sia la tua stessa essenza.

E dal capitolo XIX:


Sicut igitur ex te deo amante generatur deus amabilis, quae generatio est conceptio, ita procedit ex te deo amante et conceptu tuo
amabili a te genito actus tuus et tui conceptus, qui est nexus nectens et deus uniens te et conceptum tuum, quemadmodum amare
unit amantem et amabile in amore. Et hic nexus spiritus nominatur. Spiritus enim est ut motus procedens a movente et mobili.
Unde motus est explicatio conceptus moventis.

11

(C6)

Come, dunque, da te, Dio amante, e` generato Dio amabile, e questa generazione e` concezione, cos` da te, Dio amante, e dal tuo
amabile concepito, procede latto tuo e del tuo concepito, che e` il
nesso che collega ed il Dio che unisce te ed il tuo concepito, cos`
come amare unisce lamante e lamabile in amore. Questo nesso si
chiama Spirito. Spirito, infatti, e` il moto che procede dal movente e
dal

mobile.

Quindi

il

moto

e`

lesplicazione

del

concepito

del

movente (Federici: del concetto movente).

Con i brani riportati abbiamo raccolto cos` unantologia dal De


visione Dei, che fa entrare nel merito del testo e del movimento tria-

dico dellamore.
Minori in numero e varieta` sono i testi lulliani riportati: nelle
note il Colomer richiama ancora il testo Liber proverbiorum (L1)
relativo ad unire ed un altro testo del De divinis dignitatibus infinitis et benedictis, ricopiato in estratto dal Cusano:

Nullus est

excusatus

quod non agat secundum

posse suum

ad

cognoscendum divinam trinitatem et incarnationem et cetera probat trinitatem quia bonum est dicere divinam unitatem esse infinitam de uniente, unito et unire alias contrarium esset bonum.

10

Ibid., 72, 13-17, p. 59.

11

Ibid., 84, 1-6, p. 66.

12 E
` il n. 7 degli

12

(C7)

excerpta lulliani del codice 83, riportato in U. Roth (ed.),

Cusanus-Texte III. Marginalien. 4. Raimundus Lullus. Die Exzerptensammlung


aus Schriften des Raimundus Lullus im Codex Cusanus 83

(Abhandlungen der

162

marta m. m. romano

Nessuno e` scusato se non agisce per quanto e` in suo potere per


conoscere la divina trinita` e lincarnazione, eccetera. Si dimostra
la trinita` poiche e` bene dire che la trinita` divina e` infinita, costituita da chi unisce, chi e` unito e dallunire. Altrimenti il contrario
sarebbe buono.

Conclude, dunque, il Colomer constatando la ricezione della teoria dei tre correlativi anche presso Cusano, a marcarne il ritmo trinitario del pensiero.
Ancora nelle note delledizione critica si trova un riferimento al
testo lulliano Liber correlativorum innatorum, identificato come fonte
per quanto riguarda la seconda e la terza distinctio dellopera.
La fonte e` indubbiamente pertinente e corretta: il Cusano conosce il testo lulliano e ne ha copiato diversi estratti; il brano della
Secunda distinctio costituisce, infatti, il numero 20 degli excerpta lulliani nel codice 83. Con la conferma del dato storico, possiamo
osservare piu` da vicino la percezione che Cusano ha della dottrina
correlativa di Raimondo Lullo.
Il primo dei passi copiati recita:
Verumtamen

dici

potest,

quod

quodlibet

correlativum

est

tota

essentia bonitatis, et ipsa est quodlibet correlativum, ut ipsa sit


una essentia indivisa et incomposita.

13

(L2=C8)

Si puo`, dunque, affermare che ogni correlativo e` tutta lessenza


della bonta` e questa e` ciascun correlativo, in modo che essa sia
unessenza indivisa e non composita.

Non e` luogo questo di soffermarmi a lungo sulla nascita e lo sviluppo della teoria dei correlativi allinterno della filosofia lulliana.
Rimane certo che la partizione individuata da Lullo rimanda al
carattere essenziale dellente e ne configura la sostanza. Allo stesso
modo intende Cusano, come si osserva nel brano riportato sopra
(C5). Da qui Cusano deriva la dottrina della coincidentia oppositorum in Dio.

Heidelberger

Akademie

der

Wissenschaften,

Philos.-hist.

Klasse),

Heidelberg

1999, a p. 37, tratto dallopera lulliana De divinis dignitatibus infinitis et benedictis, ROL I, pp. 173-184.

13 Il testo e` ripreso letteralmente tra gli excerpta lulliani del codice 83, al n. 20
edito in Roth, Cusanus-Texte, op. cit., a p. 56. Loriginale lulliano e` il Liber correlativorum innatorum, ROL VI, Dist. II, lin. 117-120, p. 132.

la trinita` nel de visione dei di cusano


Il

secondo

brano

particolarmente

interessante

ricopiato

163
dal

Cusano e` tratto dalla Tertia distinctio:


Et quia composita est ex correlativis substantialibus oritur relatio
praedicamentalis etc.; et ex -tivis actio praedicamentalis et ex -bilibus passio praedicamentalis.

14

(C9)

E poiche e` composita, dai tre correlativi sostanziali sorge la relazione predicamentale, etc.; e dai -tivi lazione predicamentale e
dai -bili la passione predicamentale.

Lopera ha, dunque, destato interesse nel Cusano; tuttavia, malgrado la pregnanza del titolo, il Liber correlativorum innatorum non
e` un testo che programmaticamente espone la teoria dei correlativi
o la sua origine, ma lo fa indirettamente, applicandola a diversi
campi del conoscere.

15

Lanalisi delle fonti esplorate gia` da lunga data conduce, dunque,


a ritrovare nel Cusano delle tracce consistenti di Raimondo Lullo.
Esse sono letterali perche, come si e` visto, Cusano assume da
Lullo il termine amabilis, per completare la specularita` semantica
dei correlativi, che Agostino non aveva coniato. Lullo, infatti, sopperisce alle carenze linguistiche del latino con grande liberta` creativa e fornisce uno statuto proprio ai concetti che utilizza nella
propria teoria dei correlativi. Cusano, invece, pur accogliendo in
gran parte lo schema concettuale e di suffissazione lulliano da applicare ai diversi ambiti del reale, omette alcune forme gia` esistenti.
Daltra parte sono tracce non solo letterali, perche oltre alle
parole, le intenzioni dei due autori sono in molti punti identificabili.

3. Fonti ulteriori per la dimostrazione della trinita` attraverso i correlativi


Cio` che desidero indagare adesso e` lesistenza di un collegamento
(prescindendo ancora in questa sede da qualsiasi verifica storicotestuale) tra Cusano ed un aspetto centrale della dottrina trinitaria

14 ROL VI, Dist. III, lin. 266-268, p. 137. La copia del Cusano e` riportata
anchessa in Roth, Cusanus-Texte, op. cit., p. 56.

15 Cf. J. Gaya`, La teora luliana de los correlativos. Historia de su formacion


conceptual, Palma 1979, p. 190.

164

marta m. m. romano

in Raimondo Lullo, cioe` la possibilita` di dimostrare razionalmente il


mistero fondamentale delle fede cristiana.
Il capitolo XVII del De visione Dei si intitola: Quod Deus non nisi
unitrinus videri perfecte potest.
Lasserto e` impostato sul piano della conoscenza che si ha di Dio
e secondo la modalita` dellassurdo: se Dio non e` visto come unitrino non e` visto perfettamente.
In effetti il Cusano espone una dimostrazione riguardante la pluralita` la reciprocita` di qualita` infinite in Dio:
Numquam igitur poteris a quoquam amari, sicut amabilis es, nisi
ab infinito amante. Nisi enim esset infinite amans, non esses infinite amabilis. Amabilitas enim tua, quae est posse in infinitum
amari, est, quia est posse in infinitum amare.

16

(C10)

Non potrai mai essere amato da qualcuno per come sei amabile, se
non da un amante infinito. Se, infatti, non vi fosse un infinitamente
amante, non saresti infinitamente amabile. La tua amabilita` , che
consiste in poter essere amato allinfinito, esiste perche esiste il
poter amare allinfinito.

Lessere

infinitamente

amante

e`

direttamente

proporzionale

allessere infinitamente amato; nel soggetto divino si trova linfinitezza delle qualita`; le qualita` sono unazione stessa, che si manifesta
in tre termini corrispettivi di azione (lessere amato), mandante
(lamante) ed il ricevente dellamore (lamabile).
Accostiamo il brano ad un testo di Lullo:
10. Per decimum syllogismum divinam trinitatem esse est probabile, quoniam magis amabile esse non potest sine magis amante et
amare, relative distincta quoad agere et idem per essentiam, substantiam et naturam.

17

(L3)

10. Attraverso il decimo sillogismo si puo` provare che la divina trinita` esiste, poiche non puo` esistere un amabile maggiore senza
amante e amare maggiori, distinti relativamente in quanto alloperare ed identici per essenza, sostanza e natura.

Lullo accenna alleccellenza delle qualita` nella trinita`: lamabile,


lamante e lamare, che sono operazioni distinte dellunica essenza
divina.

16 De visione Dei, 71, 4-6, p. 58.


17 Raimundus Lullus, Liber de ente quod simpliciter est per se et propter se existens et agens, ROL VIII, Dist. IV, lin. 465-468, pp. 203-204.

la trinita` nel de visione dei di cusano


Si

nota

di

prima

lettura

una

similitudine

tra

165
due

autori.

Entrambi sostengono in sintesi che lesistenza di Dio-amabile


e` causata dallesistenza di Dio-amante; entrambi vogliono formulare
una dimostrazione e si servono del ragionamento per assurdo o
negazione.
Cusano fa precedere queste affermazioni da un brano ricchissimo
intorno alla dimostrazione dellinfinita` dellamabilita` di Dio esplicitando il rapporto tra infinito e desiderio.
Tra le righe pervase di poetico ardore si rinviene pero` il sillogismo, che si puo` cos` formalizzare:
Dio e` il fine di ogni desiderio
Il fine di ogni desiderio e` infinito, ergo:
Dio e` infinito.

Dio e` la forma di ogni cosa desiderabile e la verita` desiderata in


ogni desiderio. Il desiderio non puo` desiderare di non essere, ma
piuttosto desidera desiderare sempre, cioe` desidera un oggetto infinitamente desiderabile, che sia incomprensibile ed infinito, come il
possesso di un tesoro non numerabile ed infinito (dotta ignoranza)
porta ad una gioia superiore del possesso di un tesoro numerabile e
finito. Dio e` infinito: e` infinito in particolare come oggetto di desiderio che non puo` essere esaurito dalla conoscenza e dallamare delluomo.

Dio

desiderio.

e`

linfinita`

che

desidero

esclusivamente

in

ogni

18

Lullo, dallaltro lato, deduce la modalita` di esistenza della trinita`


sopra accennata da un altro sillogismo, il decimo appunto, che
riguarda linfinita amabilita` di Dio:
Omne ens, quod simpliciter per se et propter se est existens et
agens, est magis amabile, quam ens, quod per se neque propter se
simpliciter non est existens neque agens. Sed Deus est huiusmodi;
ergo Deus est magis amabilis, quam aliquod aliud ens.
Per istum syllogismum notum est, quod amatio magis consistit
quoad substantiam, quam quoad accidens.

19

(L4)

Ogni ente che esiste ed opera semplicemente da se e per se e` maggiormente amabile di un ente che non esiste ed opera semplicemente

da

se

per

se.

Ma

Dio

e`

siffatto.

Dunque

Dio

e`

maggiormente amabile di ogni altro ente. Per questo sillogismo si

18 Cf. De visione Dei, 67-70, pp. 55-58.


19 Raimundus Lullus, Liber de ente, op.

cit., Dist. III, lin. 293-298, p. 199.

166

marta m. m. romano

dimostra che lamatio (latto di essere amato) riguarda maggiormente la sostanza che laccidente.

Sia Lullo sia Cusano, ad un secolo di distanza, si collocano sulla


stessa linea della riflessione sul mistero trinitario: il dogma di fede e`
pienamente accettato come dato rivelato e consolidato dalle tradizionali

trattazioni

nellortodossia

cristiana;

tuttavia,

questo

non

esclude che la riflessione razionale possa penetrare loggetto del


mistero e spiegarlo attraverso lanalogia e lapplicazione sistematica
delle premesse certe a tutti i campi dinteresse conoscitivo.
Raimondo Lullo aveva orientato il suo interesse intellettuale preminentemente

alla

persuasione

degli

infedeli,

senza

cercare

la

ragione nelle autorita` delluna e dellaltra religione, con lintento di


ricostruire una fede su nuove basi perche gli infedeli passassero alla
religione

cristiana

non

per

credenza

ma

per

intelligenza:

dimittere credere pro credere, sed credere pro intelligere.

Non

20

Il rapporto tra filosofia e teologia, tra fede e ragione, costituisce


un punto nevralgico delle polemiche intorno allortodossia delle dottrine lulliane, scatenatasi gia` durante la vita dellautore e culminate
nelle condanne promosse dallinquisitore Nicolau Eimeric. Il Cusano,
nel riprendere dottrine o testi lulliani, deve mostrare, dunque, cautela e discrezione, pur condividendone molti contenuti; daltronde il
suo atteggiamento nei confronti della verita` , della conoscibilita` della
realta` divina ed umana e` molto piu` complesso, come` maturato
attraverso letture di diversa matrice e le istanze dellUmanesimo
incipiente.
Abbiamo osservato come le infinite qualita` in Dio sono tra loro
correlative, nascono dalla stessa origine e procedono contemporaneamente; poiche in Dio esse et agere convertuntur, le qualita`
coincidono con lessenza stessa di Dio, sono Dio.

20

Id., Liber de convenientia fidei et intellectus in obiecto,

MOG IV, Int. XI, p. 2.

Ancor piu` esplicite sono le parole che seguono: Non autem dico, quod probem
Articulos Fidei per causas, quia Deus non habet causas supra se, sed per talem
modum, quod intellectus non potest rationabiliter negare illas rationes et possunt
solvi omnes obiectiones contra ipsas factae, et infideles non possunt destruere
tales rationes vel positiones. (Non dico di poter provare gli articoli della fede
secondo la causalita`, poiche Dio non ha cause superiori a se, ma in modo che
lintelletto non possa negare razionalmente le ragioni e che si possano risolvere
le obiezioni mosse contro di esse e gli infedeli non possano abbattere queste ragioni o posizioni.)

la trinita` nel de visione dei di cusano

167

Le qualita` coincidono con lessenza divina, ma si distinguono


nelle persone. E tale aspetto fondamentale dellessenza di Dio e` sottolineato e chiarito sia in Lullo sia in Cusano.
Occorre precisare se la qualita` del poter amare / poter essere
amato / amare sono in relazione diretta o biunivoca con le tre persone divine.
Il Cusano entra nel merito delle persone divine al capitolo XIX,
nel brano gia` richiamato:
Tu igitur deus amabilis es filius dei amantis patris.

21

Sicut igitur ex te deo amante generatur deus amabilis, quae generatio est conceptio, ita procedit ex te deo amante et conceptu tuo
amabili a te genito actus tuus et tui conceptus, qui est nexus nectens et deus uniens te et conceptum tuum, quemadmodum amare
unit amantem et amabile in amore. Et hic nexus spiritus nominatur.

22

(C6)

Tu, dunque, Dio amabile sei il figlio del Dio padre amante.
E dunque, come da te, Dio amante, e` generato il Dio amabile, e la
generazione e` la concezione, cos` procede da te, Dio amante, e dal
tuo amabile concepito, latto tuo e del tuo concepito, che e` il nesso
che collega ed il Dio che unisce te ed il tuo concepito, cos` come
amare unisce lamante e lamabile in amore. Questo nesso si chiama
Spirito.

Si distinguono le seguenti attribuzioni:


Deus Pater = amans / generans
Deus Filius = amabilis / conceptus
Deus Spiritus sanctus = nexus / procedens

Anche in Lullo si osserva la denominazione delle tre persone della


trinita`:
Et ideo Deus in sua essentia habet locutionem, ut ita loquar, infinitam, et distinctam, per possificantem, intelligentem et amantem,
quae personaliter sunt Deus Pater. Et per possificabilem siue possificatum, et per intelligibilem siue intellectum, et per amabilem siue
amatum, quae sunt persona Dei Filii; et per possificare, intelligere
et amare, quae sunt persona Spiritus sancti, a Patre et Filio procedentis per amorem.

23

(L5)

21

De visione Dei, 83, 13-14, p. 66.

22

Ibid., 84, 1-6, p. 66.

23 Raimundus Lullus,
31, p. 278.

Liber de centum signis Dei, ROL XXII, Pars I, lin. 24-

168

marta m. m. romano

Dio nella sua essenza ha una denominazione, per cos` dire, infinita
e distinta: di possificante, intelligente ed amante, che come persona
sono Dio Padre. E di possificabile o possificato, ed intellegibile o
intelletto, e amabile o amato, che sono la persona di Dio Figlio; e
di possificare, intendere ed amare, che sono la persona dello Spirito
santo, procedente dal Padre e dal Figlio per lamore.

La corrispondenza in questa formulazione e` :


Deus Pater:

-tivus

-are

Deus Filius:

-bilis / -tus

-tivus

-are

Deus Spiritus:

-bilis / -tus

-are

In effetti, in Lullo si realizza con pienezza lapplicazione della


struttura correlativa alla questione trinitaria. Numerosi sono i testi
nei quali Lullo riferisce i singoli termini del ternario alle persone
della trinita` e poi si estende il processo correlativo a tutti i concetti.

24

Il ragionamento consiste nellattribuire a Dio la bonta` produttiva,


che deve essere interna, dunque, il prodotto e` il Figlio. Dallamore
dei due Padre e Figlio procede lo Spirito santo. Le persone
sono tre, come tre sono i correlativi nel reale:

Quos autem sint tres personae, et non plures neque pauciores, hoc
ostendo per secundam speciem secundae regulae: in Deo sufficiunt
tria correlatiua, sicut in intellectu intelligens, intelligibile et intelligere; et in uoluntate uolitiuum, uolibile et uelle; et in aeternitate
aeternans, aeternabile et aeternare et sic de aliis. Et quia plus et

24

Lullo esplica con maggior dettaglio la distinzione delle persone: al Padre

corrisponde lideazione dellazione; al Figlio la ricezione dellazione; allo Spirito


santo lazione stessa.
Deus Pater = -ans.
Deus Filius = -bilis, -tus.
Deus Spiritus sanctus = -are.
Lullo attribuisce ad ogni persona un correlativo distinto in Raimundus Lullus,
Investigatio mixtionum generalium, ROL XVII, Dist. I, lin. 110-133, p. 419. Secondo Gaya`, La teora luliana, op. cit., pp. 93ss., non si puo` dire che si ottenga
una applicazione distinta dei tre termini correlativi alle tre persone divine, pero`
lidea centrale, loperativita` di Dio, non viene spiegata piu` attraverso i termini
del semplice agere ma attraverso lagere inteso secondo lo schema correlativo.

la trinita` nel de visione dei di cusano

169

minus sunt uitia sufficientiae, ideo non sunt plures personae, neque
pauciores; et hoc probat prima regula.

25

(L6).

Che poi vi siano tre persone, ne piu` ne meno, lo dimostro attraverso la seconda specie della seconda regola: in Dio sono sufficienti
tre

correlativi,

come

nellintelletto

lintelligente,

lintelligibile

lintendere; e nella volonta` il volitivo, il volibile ed il volere; e nelleternita` leternante, leternabile, leternare, e cos` via. E poiche il
piu` ed il meno sono distorsioni di cio` che e` sufficiente, allora non vi
sono piu` persone, ne meno; e questo dimostra la prima regola.

Si osserva che Raimondo Lullo utilizza come termine di paragone, di volta in volta, triplette di correlativi legate a diverse operazioni

attributi

divini:

lintendere,

lamare

leternita` .

La

coerenza di attribuzione non e` univoca ma, nella stessa linea della


teologia classica, lattribuzione della sapienza al Figlio non per questo la nega del Padre.
Ritorna, dunque, nelle pagine lulliane il concetto di dimostrazione al momento di estendere la teoria dei correlativi allambito
della trinita` di Dio. Proprio per consolidare le affermazioni, Lullo
deve offrire la soluzione di possibili obiezioni, con precisazioni e frequenti ritorni su considerazioni gia` trattate. In cio` si differenzia dal
Cusano, la cui prosa e` invece piana e volta a raggiungere gli oggetti
della conoscenza con gradualita` e successive approssimazioni.
Per quanto riguarda Dio, Lullo chiarisce che nelle singole persone
il potenziale coincide con lattuale perche in effetti esso sarebbe un
potenziale e, dunque, un termine inappropriato per Dio:
Amabilis vero et amatus sunt unum idem in numero, qui est Filius,
quoniam, si amatus esset unus et amabilis esset alter, amatus esset
ductus de potentia in actum et amabilis esset in potentia in futuro.

26

(L7)

Lamabile e lamato sono una sola cosa numericamente, cioe` il


Figlio, poiche se lamato fosse uno e lamabile un altro, lamato
sarebbe tratto dalla potenza allatto e lamabile sarebbe in potenza
nel futuro.

25 Raimundus Lullus,

Ars brevis de inventione iuris, ROL XII, Dist. VI, lin.

526-533, p. 329.

26

Id., Arbor scientiae, ROL XXIV-XXVI, in part.:

Arbor apostolicalis, VI,

vol. XXV, lin. 661-664, p. 436. In questopera lapplicazione della teoria correlativa alla dimostrazione della trinita` giunge alla sua pienezza: cf. Gaya`, La teora
luliana, op. cit., p. 116.

170

marta m. m. romano

A proposito della stessa relazione ternaria, che si realizza tra i


termini di tutte le dignita` (intelligere, amare, bonificare...), chiarisce che ad ogni atto o operazione non corrisponde un suppositum
reale, cioe` non esistono tante dignita` ed altrettante trinita`, poiche
in Dio le dignita` coincidono con lessenza stessa.

27

E cio` in riferi-

mento anche alla possibilita` di attribuire il nome a Dio che non


comporta il suppositum, altrimenti si darebbe il fatto che agli infiniti nomi corrispondano infinite persone, secondo lobiezione mossa
dai sapienti dellIslam ai quali Lullo vuol spiegare la fede cristiana.
Infine Lullo propone una distinzione per risolvere lambivalenza
che si presenta a proposito dellatto che ciascuna delle persone della
trinita` realizza verso se stessa, perche non per questo si devono considerare tre ipostasi in piu`:
Quando proprietates existunt in relatione, et relatio in ipsis, manet
intelligere commune, in quantum Pater intelligit se ipsum Deum, et
Filius similiter intelligit se ipsum Deum; sed in quantum Pater
intelligit se Patrem, et Filium Filium, et Filius intelligit se Filium,
et Patrem Patrem, ex tali intelligere vel amare procedit personale
intelligere vel amare, quod est sanctus Spiritus.

28

(L8)

Quando le proprieta` sono in relazione, e la relazione in esse, rimane


lintendere comune, in quanto il Padre intende se stesso come Dio,
similmente il Figlio intende se stesso come Dio; ma in quanto il
Padre intende se come Padre ed intende il Figlio come Figlio, ed
il Figlio intende se come Figlio ed intende il Padre come Padre, da
questintendere o amare procede lintendere o amare personale, che
e` lo Spirito santo.

4. Qualche omissione diversamente risolta

In questultimo paragrafo mi propongo di mostrare alcuni elementi di discontinuita` tra Lullo e Cusano a partire ancora dalla lettera del testo.
Si osserva che il Cusano, nel brano gia riportato (C10)

dove pro-

pone la dimostrazione della trinita` , da` il nome ai due correlativi:


posse in infinitum amari cui corrisponde un posse in infinitum

27 Cf. Gaya`, La teora


28 Raimundus Lullus,

luliana, op. cit., pp. 197-198.


Liber de quinque sapientibus, MOG II, Int. IV, p. 42: cf.

a proposito dellopera Gaya`, La teora luliana, op. cit., p. 103.

la trinita` nel de visione dei di cusano

171

amare. Il primo e` lespressione dellamabilitas, il secondo dell


amativitas lulliane.
Qui emerge immediatamente la differenza tra i due autori: mentre Cusano adopera con cautela i termini o comunque ne centra il
significato

nellimmediatezza

espressiva

dellagente

amabilis,

amans e delloggetto dellazione amatus, Lullo persegue un arricchimento terminologico programmatico. Egli riversa la sua creativita`, che potrei definire combinatoria, nellaffrontare il problema
dellespressione, dellunivocita`, della pregnanza lessicale attenendosi
ad una chiara demarcazione tra le aree semantiche e alladerenza al
significato originario, per garantire laccrescimento graduale e progressivo dei concetti.
Inoltre, il Cusano non va oltre la terminologia agostiniana del
nexus per indicare la relazione tra amante e amato. Esso pero`
non riveste la pregnanza di significato che ha invece l

actus lulliano:

la differenza tra i princ` pi ed il loro movimento continuo dalla


potenza dei -

tiui

e -

bili

all

actus.

` lamare che chiude il cerchio


E

del movimento dei correlativi e delle relazioni intratrinitarie.


Se osserviamo le pagine dell

Ars amativa boni, dedicate principal-

mente alla volonta` e allamore, si ricava un quadro concettuale coerente

completo,

creato

da

Raimondo

Lullo

anche

attraverso

alcune innovazioni lessicali. I termini qui riportati si riferiscono alla


sfera dellamare, e dettagliano la dinamica dellatto dallorigine allo
sviluppo:

a quo)

agente (

astratto
potenziale
attuale

azione
paziente (

ad quem)

potenziale
attuale

Il

fondamento

concettuale

amativitas
amantia

amabilitas
amatio

concreto

amare

dellelaborazione

amativum
amans
amabilis
amatum

semantica

risiede

ancora nella teoria dei correlativi. Su ciascun elemento della terna


si applica la suffissazione in relazione alla valenza semantica della
base e a tutte le relazioni possibili, secondo le opportune distinzioni.
Si generano, infatti: termine concreto e corrispondente astrazione;
azione, termine che agisce o complemento che subisce lazione; e, a
sua volta, ciascun termine nel momento in cui e` in potenza o in
atto.

172

marta m. m. romano

Come

mostra

la

tabella,

si

da`

una

iniziale

tripartizione,

che

chiamo correlativa di base, cioe` agente / azione / paziente. Allinterno dei termini agente e paziente la partizione e` quadruplice, cioe`
un ternario a quattro tempi.
A proposito del termine medio amare, e` pur vero che Lullo
giunge attraverso progressivi aggiustamenti alla consacrazione della
terminologia concettuale, passando attraverso delle fasi provvisorie:
relatio, coniunctio, motus...:
Ex omnibus autem istis relationibus intensis una relatio per totam
substantiam constat extensa, cuius subiectum sunt forma et materia et coniunctio substantiae.

29

(L9)

Da tutte queste relazioni intense risulta una relazione estesa per


tutta la sostanza, il cui soggetto sono la forma, la materia e la congiunzione della sostanza.

E poco dopo:
Ista quidem, scilicet actio et passio et motus, sunt inuisibilia, cum
intra substantiam consistant; uerumtamen per motum, qui fit extra
substantiam, sunt aliquo modo imaginabilia, qui scilicet motus est
praedicti motus interioris substantiae similitudo et figura.

30

(L10)

Queste, cioe` lazione, la passione ed il moto, sono invisibili, poiche


sono dentro la sostanza; pero` attraverso il moto che si svolge al di
fuori della sostanza sono in qualche modo immaginabili, e questo
moto e` somiglianza ed immagine del suddetto moto interno della
sostanza.

La ricerca del paradigma nasce dallesigenza di comprendere lesistenza individuale; la tradizione materia-forma e` aristotelica, ma
insufficiente, come del resto il binomio azione-passione. Nella sua
formulazione definitiva il ternario lulliano diventa: potenza (punto
di partenza al participio presente o futuro), oggetto (risultato da
fare o fatto) e atto che non e` un agere ma uno star essendo.

31

` lazione il principio basilare dellessere, che determina i soggetti


E
stessi delloperazione: nella relazione damore, e` lamare la funzione

29 Raimundus Lullus,

Ars amativa boni, ROL XXIX, Dist. II, lin. 764-766, p.

153. Questo passo e` citato come fonte in De beryllo secondo ledizione in h XI, 1,
in part. Adnotationes, p. 111.

30 Raimundus Lullus,

Ars amativa boni, op. cit., Dist. II, lin. 806-810, pp. 154-

155.

31 Cf. Gaya`,

La teora luliana, op. cit., pp. 221ss.

la trinita` nel de visione dei di cusano

173

operativa attuale e attualizzante, che trasforma lamativum in


amans e lamabilis in amatum.
Per quanto riguarda il primo tempo della dinamica dei correlativi, costituito dai termini potenziali, il punto di partenza a quo e`
lamativita`, che radica nella struttura particolare della volonta` dellessere umano, ordinata naturalmente allamare; essa e` , quindi,
amativa, cioe` capace ed insieme desiderosa di amare. Ad essa corrisponde

il

termine

ad

quem,

lamabilita`,

che

esiste

nel

mondo

esterno, ricco delle realta` amabili.


Amabilita` e amativita` non sono delle semplici invenzioni: dato
che ciascun principio deve rispecchiare la modalita` di relazione presente nel Dio trinitario, e, dunque, accogliere in se la sua ternarieta`
costitutiva, occorre applicare per analogia un unico procedimento a
tutti i concetti di base.
La copula indica proprio il congiungimento tra i due termini
potenziali, o dispositivi; il passaggio dalla potenza amativa allatto
di amare per attrazione dellamabilita` , che non e`, dunque, altro che
lattualizzazione di quanto gia` predisposto dalla natura.
Cum ergo desolatio et consolatio praedictae sint amabiles et intelligibiles, per naturam quidem amabilitatis et intelligibilitatis earum
possunt ligari amatiuitas ad amandum et intellectiuitas ad intelligendum

consolationem

et

desolationem

praedictas,

copulando

ipsam amabilitatem cum amatiuitate sua, et ipsam intelligibilitatem cum intellectiuitate sua, in magnitudine bonitatis et ueritatis.

32

(L11)

Poiche la desolazione e la consolazione suddette sono amabili ed


intellegibili, per la natura stessa della loro amabilita` e dellintellegibilita`, lamativita` puo` essere legata ad amare e lintelligibilita` ad
intendere la consolazione e la desolazione suddette, congiungendo
lamabilita` con la sua amativita`, e lintelligibilita` con lintellettivita`, nella grandezza della bonta` e verita`.

A proposito di amativitas sentiamo ancora:


Sicut significatur in quarta conditione aeternitatis principii, ambo
praedicti amici possunt aequaliter esse propinqui ad amare, isto
eunte ad amatum

sub ratione amabilitatis,

et illo ueniente de

amato sub ratione amatiuitatis, existentibus amatiuitate et amabilitate aequaliter in amato, et influente ipso amato amabilitatem

32 Raimundus Lullus,
173.

Ars amativa boni, op. cit., Dist. II, lin. 1481-1487, p.

174

marta m. m. romano

tendenti ad eum et amatiuitatem uenienti ad ipso.

33

(L12)

Come e` mostrato nella quarta condizione di eternita` e principio,


entrambi

gli

amici

possono

essere

ugualmente

vicini

allamare,

luno andando verso lamato per lamabilita`, laltro venendo dallamato per lamativita`, dato che lamabilita` e lamativita` sono uguali
nellamato, e questo dona amabilita` a chi gli si avvicina e amativita` a chi da lui si allontana.

Dai brani si evince la pregnanza dei correlativi in questo caso


nella loro componente astratta e potenziale: amativita` /amabilita`.
Mentre Lullo distingue con attenzione le fasi astratta/concreta e
potenziale/attuale, Cusano si serve dei termini ma senza tali specifiche: non vuole ottenere la schematizzazione combinatoria bens` ,
una volta centrato il tema della trinita` di Dio, vi lavora intorno a
cerchi concentrici in una contemplazione amorosa.
Come esempio di tale differente ispirazione voglio proporre in
conclusione lipotesi di risolvere il correlativo -tivus lulliano con il
desiderio in Cusano.
Il desiderio nel De visione Dei, infatti, e` un movimento possibile e
necessario allo stesso tempo: possibile in quanto potenziale, necessario in quanto insito nella struttura essenziale; e` inoltre un piu` profondo richiamo alla sfera dellintimita` ed unarticolazione del volere,
dellamore sotto linfluenza della passione:
Non cessat ignis ab ardore neque amor desiderii, qui fertur ad te,
deus, qui es forma omnis desiderabilis et veritas illa, quae in omni
desiderio desideratur [...].

34

(C11)

Il fuoco non cessa mai di ardere ne lamore dal desiderio che conduce a te, o Dio, che sei la forma di ogni cosa desiderabile e la
verita` che si desidera in ogni desiderio [...].

33 Ibid., Dist. V, 2, lin. 1530-1535, p. 403.


34 De visione Dei, 67, 3-5, p. 55.

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