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ALESSANDRO PRATESI

LE AMBIZIONI DI UNA CULTURA UNITARIA : LA RIFORMA DELLA SCRITTURA


In Nascita dellEuropa e Europa carolingia, unequazione da verificare, Spoleto 1981, pp. 507-523
un fatto che la minuscola carolina rappresenti, da ogni punto di vista, un enigma e le singole soluzioni
proposte, seppure ne spiegano taluni aspetti, non riescono ancora a risolverlo nella sua globalit.
In nessunaltra esperienza grafica le questioni relative alla nascita della scrittura, pur sempre legate a motivi
storici, si inseriscono in una problematica altrettanto vasta e complessa; in nessun altro caso, soprattutto,
un fenomeno grafico del medioevo assume proporzioni di miracolo, decretando in un ambito territoriale
quanto mai vasto la scomparsa di ogni altra scrittura precedente. questo, in sostanza il nodo della
controversia: un sistema grafico unitario che si sostituisce ad una pluralit di espressioni scrittorie non pu
essere spiegato come semplice evoluzione dalluna o dallaltra forma, deve essere invece individuato nella
peculiarit assoluta di questo suo carattere unitario, nelle motivazioni di fondo che hanno portato al
superamento del particolarismo per riconquistare quellunit scrittoria tipica del mondo antico.
Giorgio Cencetti (Postilla nuova a un problema paleografico vecchio, del 1955), vede nella
minuscola carolina la prosecuzione di un processo che, gi implicito nella minuscola tardo-antica, era stato
interrotto dalla frattura dellunit grafica dopo il VI secolo: recuperata coscienza di un modello comune da
cui si erano dipartite tutte le molteplici forme del particolarismo grafico; la minuscola carolina sarebbe la
concretizzazione di quel modello puramente ideale di cui si riconquista il senso per effetto del
rinascimento carolingio.
Heinrich Fichtenau (Mensch und Schrift im Mittelalter, del 1946), inquadra lepisodio della scrittura
in un panorama di vastissimo respiro che coinvolge la nuova realt dellorganizzazione ecclesiastica e
dellordinamento monastico, come fonte di una cultura generale uniforme. Lo scrivere un esercizio
ascetico, e come la vita ascetica si viene unificando attraverso lestensione della regola benedettina, cos la
scrittura, ispirandosi allo stesso modello di vita e in stretta relazione con luniformit filologica dei testi
della cui moltiplicazione era strumento espressivo, raggiunge, entro i confini dellImpero, la propria unit.
Lo storico austriaco lega lorigine della carolina al movimento di cultura creatosi attorno a Carlomagno ,
non tanto come emanazione della sua corte o della scuola palatina, quanto come estrinsecazione dello
sforzo di ricondurre ad unit tutte le manifestazioni dello spirito.
Aleksander Gieysztor (Problema della riforma carolingia della scrittura, del 1955), ritenne che la
necessit di conferire carattere omogeneo a genti, istituti, territori che, confluiti nel nuovo stato dei
Franchi, erano per diversi e frammentari, impose al gruppo aristocratico dominante, ai suoi consiglieri, al
clero, di servirsi di un mezzo di comunicazione scritta nuovo e uniforme, semplice e calligraficamente
elegante: per questo nasce la minuscola carolina.
Bernhard Bischoff (Panorama der Handschriftenberlieferung aus der Zeit Karls des Grossen, del
1965): compose un affresco dettagliato della produzione libraria nellet di Carlomagno secondo le diverse
provincie scrittorie, uno strumento prezioso, ma non da al vecchio argomento una luce nuova; dalle pagine
di Bischoff ricaviamo casomai una conferma della difficolt intrinseca del problema.
Armando Petrucci (nella diciannovesima settimana di studio della CiSAM, 1973) sostenne che alla
costruzione della nuova unit scrittoria europea avrebbero contribuito da un lato limitazione grafica, da un
altro il patrimonio di modelli conservato dalla tradizione didattica e cio dallinsegnamento elementare di
base; la nuova struttura scolastica carolingia avrebbe dato nuovo impulso a questa scrittura elementare, i
cui principi morfologici coincidevano con quelli della minuscola antica servita da modello agli scribi dellet
di Carlomagno.

1.1
Se le motivazioni proprie di settori diversi della paleografia sono in grado di ricostruire il clima culturale in
cui nata la nuova scrittura e far intendere lhumus da cui germogliata, non possono nondimeno
spiegarne la fenomenologia.
La manualistica evita sistematicamente di dare una definizione di un canone stabilito della scrittura
minuscola carolina, a cui rapportare i caratteri comunemente definiti primitivi, protocarolini, etc.
abbastanza ovvio che nella fase di formazione di una scrittura non siano presenti tutte e soltanto le
caratteristiche della stessa scrittura canonizzata; ma il fenomeno diventa sconcertante se il carattere
comune di questa fase non va oltre un generico riferimento alla minuscola, mentre sono variamente
presenti forme derivate delle pi diverse manifestazioni del particolarismo grafico.
Si suole citare come il pi antico esempio di manoscritto contenente scrittura minuscola carolina
lEvangelario di Godescalco, scritto nella scuola palatina tra il 781 e il 783: ma vi troviamo una b con lasta
sinuosa, una l in due tempi con la base ad uncino, una n maiuscola, una t con il tratto superiore spostato a
sinistra e ripiegato per il basso in senso destrorso, tutti elementi che non soltanto non fanno parte del
canone della carolina, ma differiscono da quelli di numerosissimi altri codici, sempre dellarea carolina.
Non pensabile che varianti, e talmente numerose, siano gi nel modello.
Ora sembra a me che tra lultimo venticinquennio del secolo VIII e la prima met del IX si moltiplichino gli
esempi di scrittura minuscola calligrafica eseguita staccando le singole parole, rispettando i rapporti
modulari tra i vari segni, studiando un tracciato elegante e rotondo che ripete nelle forme, per buona parte,
le strutture della minuscola antica, ma non con la piena consapevolezza di attuare un modello normale:
sicch facilmente si riprendono strutture morfologiche di taluni segni elaboratesi nel filone corsivo o si
riproducono stilizzazioni precaroline.
Se il cammino verso il conseguimento del canone della carolina non pu ricostruirsi nella sua globalit ma
come ammonisce Bischoff- soltanto per poche scuole, la circostanza da tener presente non tanto che le
scuole che consentono di seguire tale processo siano poche, quanto che siano pi di una , sicch non si pu
parlare di una scrittura in evoluzione ma di un sistema grafico che alla ricerca del suo modo unitario di
essere, in maniera certamente meno vistosa ma non totalmente diversa da quanto accaduto per il
particolarismo grafico.
Se trascuriamo la pluralit, se insistiamo a volere vedere un carattere unitario nelle manifestazioni del
cosiddetto periodo di formazione, non potremo mai spiegarci la diversit degli elementi extracarolini che
entrano negli esempi di questa prima fase (anche in uno stesso centro scrittorio), n la persistenza di certe
tipizzazioni precaroline.
Possiamo ammettere che il sistema della nuova minuscola scaturisce, secondo le indicazioni di Petrucci, da
una sintesi tra limitazione di modelli antichi e quanto di quellantico modus scribendi era rimasto ancora in
vita nel filone dellinsegnamento elementare. Possiamo forse anche azzardare lipotesi che la scelta delle
forme rotonde della minuscola risponde ad un gusto molto diffuso anche in ambiti culturali diversi, un
gusto che doveva aversi anche nellImpero bizantino, specchio e antagonista del carolingio.
La minuscola carolina canonizzata verr solo alla vigilia dellascesa al trono di Ludovico II o addirittura
durante il suo impero: ma la canonizzazione non pu essere il frutto di una poligenesi; sar
necessariamente il risultato dellelaborazione di una scuola determinata, anche se allo stato attuale delle
conoscenze non sappiamo dire quale.

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