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ARMANDO PETRUCCI

SCRITTURA E FIGURA NELLA MEMORIA FUNERARIA


in Testo e immagine nellAlto Medioevo, CISAM, Spoleto 1994, pp. 277-295.
Lepigrafia funeraria occidentale ha sempre costituito un campo nel quel i messaggi sono stati registrati e
trasmessi attraverso due diversi codici linguistici: quello figurale e quello verbale scritto. Intento di questo
intervento documentare come nel corso dellalto Medioevo si siano verificate allinterno della produzione
epigrafica funeraria occidentale modificazioni sostanziali nel rapporto tra figurazione e parola scritta, ora a
vantaggio delluna, ora dellaltra; e come ognuno di questi mutamenti abbia corrisposto ad altrettanto
importanti modifiche nelluso della pratica epigrafica, nella sua diffusione sociale, nella sua funzione sia
rispetto al culto dei defunti che alla mentalit dei viventi.
Lalto Medioevo europeo (soprattutto occidentale) fu un periodo nel quale i morti, nella loro quasi totalit,
tornarono a non essere scritti. Il linguaggio funerario torn ad essere fatto di immagini, simboli, strutture,
pi che di parole scritte. Il restringimento delluso della scrittura esposta fu certamente dovuto al pi
generale ridursi della cultura scritta nel suo complesso, al crollo del sistema scolastico antico,
allanalfabetismo crescente, al declino della citt e della pubblica amministrazione; ma si tratt anche
dellaffermazione di una cultura, nel nostro caso funeraria, che veniva da molto lontano, che adoperava
altri codici espressivi rispetto a quelli propri della civilt classica mediterranea (popoli del Nord, i Germani
creatori di nuovi regni, che seppellivano in cimiteri a cielo aperto ove le singole tombe erano riconoscibili
da segni e figure).
Ciononostante, una pratica di scrittura funeraria esposta rimase, seppure assai ridotta in termini numerici,
anche nei secoli VII e VIII. Essa fu monopolizzata dallalto clero cittadino e posta al servizio da un lato della
celebrazione della gerarchia ecclesiastica e dei santi protettori, dallaltro delle lites laiche locali (sovrani,
reggitori, benefattori di chiese e monasteri.
Lecclesializzazione della scrittura funeraria e il suo uso a favore delle lites di governo furono due
fenomeni paralleli: vedi un capitolare dell813 che permetteva la sepoltura in chiesa solo di appartenenti ad
alcune categorie (vescovi, abati, preti fideles et boni; o, ancora, Teodulfo dOlans che esclude dal divieto
di sepoltura in chiesa i sacerdoti e gli uomini giusti che avessero acquisito particolari meriti.
Su 357 epitaffi ancora esistenti soltanto dieci appartengono ai secoli VII-X e di questi una minima parte
attribuibile ai secoli VII-VIII. In effetti lultimo grande periodo della scrittura funeraria esposta era stato il
secolo VI, che, in particolare in Italia, aveva fatto sopravvivere ancora per qualche decennio il sistema di
cultura scritta proprio del mondo antico (oggi conserviamo lepitaffio del poeta Ennodio, morto nel 521,
nella Basilica di S. Michele a Pavia e quello del vescovo Agrippino dellIsola Comacina, oggi nella chiesa di S.
Eufemia dIsola a Como).
La conservazione di un certo numero di prodotti epigrafici esposti di et tardo antica fin per costituire, nei
secoli successivi, un suggestivo tesoro di stilizzazioni grafiche, cui periodicamente gli operatori
altomedievali usarono rivolgersi come a modelli autorevoli, per trarne ispirazione e per imitarli, a volte,
anche nellaspetto formale.
Ci non avvenne sempre, n dappertutto; n dappertutto i modelli antichi erano presenti o potevano
esercitare uninfluenza reale. Ne deriv una ricerca insieme libera e disordinata di nuove soluzioni spaziali e
grafiche nella realizzazione di una epigrafia funeraria in cui spesso allo scritto si affiancarono elementi
figurali astratti, presente soprattutto in area merovingica:
- Lastra tombale di Boezio, vescovo di Carpentras (585): una lastra con quattro righe di scrittura,
mentre il resto dello spazio occupato da una grande croce, fiancheggiata da motivi geometrici.

Lepitaffio di Transemirus, proveniente da Aube (600 ca.): lastra orizzontale il cui campocentrale
occupato da tre croci stilizzate e due colombe affrontate, mentre liscrizione relegata in due dei
quattro settori della cornice.
Cenotafio della prima badessa di Jouarre, s. Theodelchide: lo scritto disposto su pi strisce
parallele intervallate da fasce occupate da tondi ornamentali.
Epitaffio di Bertesinda e di Raudoald, da Magonza: lo spazio di scrittura schiacciato tra due aree
figurali, luna occupata da croci , laltra da tre segmenti di puro decoro ornamentale.
Tipici dellarea renana lassenza di norme impaginative, il disinteresse per la leggibilit del testo,
forcellature sulle aste delle lettere, D triangolare, G in due tratti ricurvi contrapposti.
La lastra funeraria del prete Gaudiris di Savigliano, in Italia settentrionale: il campo occupato da
una grande croce su cui iscritto in orizzontale e verticale il testo delliscrizione vera e propria.

Lelemento figurativo della croce compare anche in tre epigrafi funerarie milanesi attribuite al secolo VII
(quelle di Aldo, di Manfredo e di Odelberto), che presentano le prime testimonianze di uno stile grafico
caratterizzato dallesilit del tratto, dallallungamento e dal restringimento delle forme grafiche, che sar
poi proprio della grande epigrafia longobarda del secolo VIII.
difficile dire quali fossero i modelli prescelti da coloro che progettarono gli epitaffi solenni di Pavia del
secolo VIII, certo che rivelano un uso consapevole di uno stile funerario solenne, di una scrittura
epigrafica nuova, di una disposizione degli spazi che si rif -in modo del tutto originale- alla tradizione
tardoantica. Le maggiori novit dello stile epigrafico pavese sono costituite dal rapporto tra motivi
ornamentali di tradizione tardoantica e lo scritto, che ritorna ad occupare interamente il campo;
dallalternanza fra disposizione verticale o orizzontale del testo; dalla tipologia grafica costituita da unesile
capitale alta e stretta, di tratteggio filiforme, arricchita di elementi ornamentali, di forme particolari alla
greca (nella A, nella M e nella N), di una Q con codina riassunta allinterno (esempi: lepitaffio della regina
Ragintruda, 740-750, in verticale, alterna righe piene e vuote, segni interpuntivi a forma di vegetali;
lepitaffio a Cuniperga, solenne e rigida impaginazione, con nessi di lettere continue; la lastra tombale di
Audoaldo, duca di Liguria, 763, impaginazione verticale su colonna spezzata da fascia ornamentale).
Se c un territorio in cui alla morte scritta sia stato affidato un preciso messaggio politico e culturale,
questo il regno longobardo del secolo VIII, fra Liutprando e Desiderio, in un mirabile rapporto tra
tradizione rivissuta e innovazione sperimentata.
Il Giorno di Natale del 795 moriva a Roma Adriano I, papa nemico dei Longobardi e amico dei Franchi,
legato da una solida alleanza politica a Carlo Magno. Dalla Francia giunse a Roma lepitaffio funebre del
pontefice, esposta in S. Pietro: realizzato su marmo nero e con testo metrico forse opera di Alcuino, costitu
nella Roma del tempo un modello di novit epigrafica molto rilevante. Impaginato su quaranta righe
incorniciate da una fascia con motivi ornamentali fitomorfi disposti a spirale, da immediatamente
limpressione di un ritorno allantico, per la forma geometrizzata delle lettere, per la sapiente occupazione
dello spazio e la triangolatura dei tratti. In realt i nessi tra le lettere contigue, linnalzamento delle T, gli
elementi ornamentali presenti in alcune lettere fanno pensare ad una ispirazione basata non tanto
sullimitazione diretta di lapidi solenni di et classica, quanto piuttosto di codici tardo-antichi in capitale
monumentale o dei tituli di codici del secolo VI.
La rinascenza scrittoria carolingia immise di nuovo nelluso tipologie grafiche abbandonate da secoli o
modificate rispetto ai modelli originari: il fenomeno non fu soltanto librario ma anche epigrafico e si estese
dal centro motore della corte carolingia ai centri dei territori facenti parte (dal Natale dell800) del rinato
Impero. il testo, di solito ampio, a prevale sullornato: la scrittura il mezzo del messaggio celebrativo.

A questa tradizione e ai modelli carolingi si opponeva la Benevento longobarda: chiusa allinterno di una
cultura grafica propria, rimase estranea alla rinascenza grafica dOltralpe. Come i re pavesi, anche i
beneventani fecero ricorso a epitaffi lunghi e articolati, a uno stile grafico ricco, complesso, artificioso,
derivato dai tituli dei codici meridionali contemporanei (la q minuscola in funzione di maiuscola, i segni
ornamentali di completamento delle ricghe).
Nelle regioni nordiche dEuropa, nei secoli IX-XI, i popoli germanici usavano la loro scrittura runica in modo
del tutto originale, creando un linguaggio grafico funerario libero da tradizioni tardoantiche o paleocristiane
e basato su libero articolarsi dello scritto in strisce (a volte in forma di serpente con andamento a spirale
verticale) di alto valore decorativo e di grade suggestione, la cui collocazione allaperto, in un contesto
naturale, conferiva un forte grado si suggestione. Accanto alle vere e proprie lastre, pi o meno ricche di
elementi ornamentali, si collocano gli obelischi, alti monoliti iscritti in senso verticale.
Tra la fine dellXI secolo e la prima met del XIII il linguaggio espressivo della morte scritta viene fortemente
modificandosi in Europa occidentale, a causa di una serie di cambiamenti:
- Innanzitutto mutano la scrittura e il modo stesso di presentarla: alla capitale classicheggiante di
origina carolina , si viene sostituendo una maiuscola rotondeggiante con lettere di tipo onciale,
nessi tra lettere vicine, inclusioni di lettere pi piccole in lettere pi grandi, tratteggi spessi,
raddoppiamenti di tratti, filetti e bottoni ornamentali (maiuscola gotica).
- Anche la disposizione dello scritto esposto venne innovata passando dalla targa alla pagina (forme
rettangolari disposte in larghezza, assenza di cornici, disposizione fitta delle righe, delle parole e
delle lettere) o dalla targa alla striscia (modello germanico, poi in Francia, Inghilterra e via via anche
in Italia, secondo cui lo scritto si dispone nella cornice esterna della lastra terragna, correndo lungo
i quattro bordi, secondo luso tipico delle arti minori, oreficeria, lavorazione dellavorio, smalti. Il
contatto della lastra con il cadavere ne trasforma la funzione da strumento di nascondimento a
mezzo di esposizione e perci di riproduzione di ci che vi nascosto, relegando ai bordi lo scritto).
- Viene rotto il predominio dello scritto e al testo si unisce la raffigurazione del defunto, dapprima
generica, poi sempre pi personalizzata.
Tali variazioni generano una forte riduzione dello spazio di scrittura e una conseguente diminuzione della
leggibilit del testo (che viene rimpicciolito).
Questi graduali cambiamenti coincisero con fenomeni di carattere pi generale: la diffusione di un
alfabetismo pi esteso che coinvolse, per la prima volta dal II secolo, laici e donne; un nuovo tipo di
scrittura (minuscola gotica) e una nuova forma di libro (universitario-scolastico); il ritorno allaperto dei
monumenti celebrativi e delle iscrizioni funerarie, destinate ora anche a laici, famiglie, mercanti.
Alla fuoriuscita nelle piazze dellepigrafia pubblica celebrativa corrisponde laffollarsi allinterno delle nuove
chiese gotiche dellepigrafia privata commemorativa, in proporzioni che oggi difficile immaginare.
Le lastre terragne e i monumenti funebri con defunti giacenti avrebbero continuato a costituire ancora per
secoli un elemento caratteristico del culto dei morti dell Europa tardomedievale e rinascimentale. In
queste nuove e ricercate forme di pietas funeraria rimase ferma la caratteristica emarginazione (o
addirittura scomparsa) dello scritto rispetto alla figura, laffermazione definitiva della raffigurazione del
corpo rispetto alla lettera.

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