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UNIARB
UNIONE DELLE ASSOCIAZIONI NAZIONALI ARBRESHE
( BASHKIM I SHOQATAVET KOMBTARE ARBRESHE )
Numero speciale 01| settembre2016 |
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Nascer UNIARB
I soliti clich impacchettati
Spazio al dialogo
Loperato di UNIARB
La questione della Lingua
Beni materiali e immateriali
La spiritualit bizantina
Trasparenza e democrazia
UNIARB: la rivoluzione di un
Consorzio di Associazioni
19 I settori / laboratori. Progetti
e forme di intervento
22 Appendice
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Nascer a breve
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Unione delle Associazioni Nazionali Arbreshe
(Bashkim i Shoqatavet Kombtare Arbreshe)
per la difesa della Lingua Arbreshe, delle tradizioni popolari
e del rito bizantino greco/arbresh in tutto il territorio nazionale
usando lAssociazione a seconda delle opportunit pi congeniali e favorevoli sul terreno politico.
A tal proposito, dal sito
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/27/linciucione-della-fondazione/173450/
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abbiamo stralciato alcuni passi, per avere una visione generale sulle fondazioni e le associazioni di
esponenti politici in Italia.
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Oggigiorno vi sono ... decine, forse centinaia di fondazioni e associazioni politiche fiorite negli ultimi anni.
Una febbre che invade minacciosamente lItalia intera.
... Per essere un politico decente bisogna averne almeno
una Le polemiche e gli scandali degli ultimi mesi, per,
sono legati da un filo invisibile: le fondazioni e le associazioni di esponenti politici. Sulla scena politica degli
ultimi anni, con i partiti defilati, sono loro i protagonisti: Soggetti perfettamente trasversali, che non hanno
nemmeno pi bisogno di quello sgradevole inciampo
che sono gli elettori e gli iscritti I segreti del loro successo, per, sono altri: le fondazioni con le assemblee e i
convegni sono un formidabile centro di potere. Lobbies
allamatriciana, tanto diverse da quelle americane. E
continua ... Ma non somigliano neanche ai think tank
del resto del mondo, ai salotti del potere tipo Davos. Qui
non sono in gioco gli eventuali gettoni di presenza, ma
lappartenenza, linfluenza, le poltrone. Una merce invisibile e, per, preziosissima. Ma soprattutto, grazie a
una disciplina molto benevola, da questi soggetti passano
finanziamenti per la politica. Per questo in tanti si sono
buttati a pesce nello spiraglio lasciato aperto (apposta?)
dalla legge. Niente di illegale, quindi, ma le inchieste
rischiano di scoperchiare il pentolone Ormai tanti
esponenti politici o aspiranti tali comunicano attraverso editoriali di fondazioni e associazioni.
da Il Fatto Quotidiano del 27 novembre 2011
articolo di Ferruccio Sansaqualcattiva, h
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I soliti clich,
bene impacchettati e
pronti alluso
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potere erano libere di usare i fondi messi a disposizione dalla legge 482/99 cio
degli Arbresh!
Vergognoso!
Eccezion fatta per qualche regione lungimirante, soprattutto in Calabria,
hanno costretto persino le amministrazioni pubbliche, Scuole e Sportelli
Linguistici comunali, di fare riferimento allodierna lingua standard albanese
dAlbania.
Come se, chi osasse scrivere nella parlata arbreshe di Plataci, di San
Demetrio Corone, di Frascineto, di Cerzeto etc., commettesse un gesto di
lesa maest!
Se il legislatore non avesse fatto chiarezza in merito allerronea dicitura albanese (inserita volutamente dai nostri politicanti arbresh!) che creava confusione nellindividuazione della lingua oggetto di tutela, chiss per quanti decenni
ancora, avremmo continuato a ingoiare il rospo della necessit di adottare nelle
comunit arbreshe la lingua standard dellAlbania! Essere costretti a sopportare
qualcosa di cos assurdo stato molto sgradevole e umiliante per tutta lArbria!
Un vero fallimento, quindi, della legge 482/99 e della sua interpretazione
pro domo sua, veicolata da politici e accademici nostrani, esperti nella comunicazione virale.
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E la lingua viva che riunisce tutti i fili della nostra storia; e ora, come secoli fa, ci
rende archivisti del nostro passato, protagonisti del nostro presente, responsabili
del nostro futuro.
UNIARB vuole promuovere azioni di salvaguardia del patrimonio culturale intangibile, delle tradizioni orali e il linguaggio, delle arti dello spettacolo, delle consuetudini sociali, gli eventi rituali, festivi e cerimoniali, le concezioni e le pratiche
relative alluniverso e alla natura, fino ai saperi e le tecniche artigiane.
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unica non soltanto per lemissione della voce, ma soprattutto per la prevalenza
della polifonia, a due, tre e quattro parti, che richiamano la ricca cultura polifonica che caratterizza lAlbania del sud, conosciuta come isopolifonia.
In questo contesto lIso-polifonia albanese entrata nella lista dei Capolavori
del Patrimonio Orale e Intangibile dellUmanit il 25 novembre del 2005, unendosi cos alle altre ricchezze della cultura albanese gi protette dallUNESCO.
Limportante riconoscimento che viene fatto allIso-polifonia albanese a livello
mondiale, mira a facilitare la salvaguardia di questa forma musicale straordinariamente interessante e unica nel suo genere per la multi-tradizione vocale che
possiede, concentrandosi in particolare modo sulla sua divulgazione e trasmissione alle nuove generazioni, per mantenerla viva.
LIso-polifonia Tosk si pu rintracciare anche nellItalia del sud, dove vivono gli Arbresh, che lasciarono lAlbania a iniziare dal XV secolo, a causa
dellinvasione turca.
Tutte le aree linguistiche dellArbria hanno un variegato repertorio di espressioni polivocali, che prendono denominazioni diverse in riferimento alla
localit geografica e alle modalit esecutive, e fanno supporre lesistenza di
antichi substrati.
La componente linguistica resta il mezzo per eccellenza per capire, trascrivere, tradurre. Nel ricevere e nel dare. Nelleterno lavoro di cinghie di trasmissione delle generazioni.
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LAssociazione Consortile UN
IARB sar protagonista in Arbria di importanti
scelte per la salvaguardia
dello straordinario patrimoni
o ancora oggi custodito
dagli Arbresh.
I partner dei progetti di coop
erazione, oltre alle Associazioni consorziate in Arb
ria, saranno scelti in Albania (dove ha sede unAssoc
iazione consorziata con
UNIARB) ed eventualmente an
che in Kosova.
Altri partner si sono aggiunt
i in questo periodo per
sostenere i progetti: associa
zioni con sedi a Milano,
Roma, San Marzano, Piana
degli Albanesi, Grottaferrata, Casalvecchio di Puglia,
in Svizzera, Francia, Argentina e in Canad.
I progetti saranno portati avan
ti anche in stretta collaborazione con i partner loca
li.
Un progetto nellambito dei
Partenariati strategici
per un impatto sugli individu
i coinvolti e sulle Associazioni con proposte di qual
it che meglio risponda
agli obiettivi e alle esigenze
della tipologia di partenariato per sviluppare un pr
ogetto in unottica transsettoriale.
Un progetto, quindi, coerent
e con gli obiettivi di
UNIARB e le finalit UE e de
llUNESCO che coinvolge
anche altri partner per diffo
ndere e salvaguardare la
lingua arbreshe, le tradizioni
popolari e la spiritualit
bizantina.
UNIARB nominer a breve sc
adenza due personalit
che cureranno i rapporti cultu
rali, diplomatici e politici
con lAlbania e il Kossovo, no
nch con le rispettive Ambasciate in Italia.
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Appendice
Legge 15 Dicembre 1999, n. 482
Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 297 del 20 dicembre 1999
________________________________________
Art. 1.
1. La lingua ufficiale della Repubblica litaliano.
2. La Repubblica, che valorizza il patrimonio linguistico e culturale della lingua italiana, promuove altres la valorizzazione delle lingue e delle culture tutelate dalla presente legge.
Art. 2.
1. In attuazione dellarticolo 6 della Costituzione e in armonia con i princpi generali stabiliti
dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il
franco-provenzale, il friulano, il ladino, loccitano e il sardo.
Art. 3.
1. La delimitazione dellambito territoriale e subcomunale in cui si applicano le disposizioni di
tutela delle minoranze linguistiche storiche previste dalla presente legge adottata dal consiglio
provinciale, sentiti i comuni interessati, su richiesta di almeno il quindici per cento dei cittadini
iscritti nelle liste elettorali e residenti nei comuni stessi, ovvero di un terzo dei consiglieri comunali dei medesimi comuni.
2. Nel caso in cui non sussista alcuna delle due condizioni di cui al comma 1 e qualora sul
territorio comunale insista comunque una minoranza linguistica ricompresa nellelenco di cui
allarticolo 2, il procedimento inizia qualora si pronunci fa vorevolmente la popolazione residente, attraverso apposita consultazione promossa dai soggetti aventi titolo e con le modalit
previste dai rispettivi statuti e regolamenti comunali.
3. Quando le minoranze linguistiche di cui allarticolo 2 si trovano distribuite su territori provinciali o regionali diversi, esse possono costituire organismi di coordinamento e di proposta, che
gli enti locali interessati hanno facolt di riconoscere.
Art. 4.
1. Nelle scuole materne dei comuni di cui allarticolo 3, leducazione linguistica prevede, accanto alluso della lingua italiana, anche luso della lingua della minoranza per lo svolgimento
delle attivit educative. Nelle scuole elementari e nelle scuole secondarie di primo grado previsto luso anche della lingua della minoranza come strumento di insegnamento.
2. Le istituzioni scolastiche elementari e secondarie di primo grado, in conformit a quanto
previsto dallarticolo 3, comma 1, della presente legge, nellesercizio dellautonomia organizzativa
e didattica di cui allarticolo 21, commi 8 e 9, della legge 15 marzo 1997, n. 59, nei limiti dellorario
curriculare complessivo definito a livello nazionale e nel rispetto dei complessivi obblighi di servizio dei docenti previsti dai contratti collettivi, al fine di assicurare lapprendimento della lingua
della minoranza, deliberano, anche sulla base delle richieste dei genitori degli alunni, le modalit
di svolgimento delle attivit di insegnamento della lingua e delle tradizioni culturali delle comunit locali, stabilendone i tempi e le metodologie, nonch stabilendo i criteri di valutazione degli
alunni e le modalit di impiego di docenti qualificati.
3. Le medesime istituzioni scolastiche di cui al comma 2, ai sensi dellarticolo 21, comma 10,
della legge 15 marzo 1997, n. 59, sia singolarmente sia in forma associata, possono realizzare
ampliamenti dellofferta formativa in favore degli adulti. Nellesercizio dellautonomia di ricerca,
sperimentazione e sviluppo, di cui al citato articolo 21, comma 10, le istituzioni scolastiche adottano, anche attraverso forme associate, iniziative nel campo dello studio delle lingue e delle tra-
dizioni culturali degli appartenenti ad una minoranza linguistica riconosciuta ai sensi degli articoli 2
e 3 della presente legge e perseguono attivit di formazione e aggiornamento degli insegnanti addetti
alle medesime discipline. A tale scopo le istituzioni scolastiche possono stipulare convenzioni ai sensi
dellarticolo 21, comma 12, della citata legge n. 59 del 1997.
4. Le iniziative previste dai commi 2 e 3 sono realizzate dalle medesime istituzioni scolastiche avvalendosi delle risorse umane a disposizione, della dotazione finanziaria attribuita ai sensi dellarticolo
21, comma 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59, nonch delle risorse aggiuntive reperibili con convenzioni, prevedendo tra le priorit stabilite dal medesimo comma 5 quelle di cui alla presente legge. Nella
ripartizione delle risorse di cui al citato comma 5 dellarticolo 21 della legge n. 59 del 1997, si tiene conto
delle priorit aggiuntive di cui al presente comma.
5. Al momento della preiscrizione i genitori comunicano alla istituzione scolastica interessata se
intendono avvalersi per i propri figli dellinsegnamento della lingua della minoranza.
Art. 5.
1. Il Ministro della pubblica istruzione, con propri decreti, indica i criteri generali per lattuazione
delle misure contenute nellarticolo 4 e pu promuovere e realizzare progetti nazionali e locali nel
campo dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali degli appartenenti ad una minoranza linguistica riconosciuta ai sensi degli articoli 2 e 3 della presente legge. Per la realizzazione dei progetti
autorizzata la spesa di lire 2 miliardi annue a decorrere dallanno 1999.
2. Gli schemi di decreto di cui al comma 1 sono trasmessi al Parlamento per lacquisizione del parere
delle competenti Commissioni permanenti, che possono esprimersi entro sessanta giorni.
Art. 6.
1. Ai sensi degli articoli 6 e 8 della legge 19 novembre 1990, n. 341, le universit delle regioni interessate, nellambito della loro autonomia e degli ordinari stanziamenti di bilancio, assumono ogni iniziativa, ivi compresa listituzione di corsi di lingua e cultura delle lingue di cui allarticolo 2, finalizzata ad
agevolare la ricerca scientifica e le attivit culturali e formative a sostegno delle finalit della presente
legge.
Art. 7.
1. Nei comuni di cui allarticolo 3, i membri dei consigli comunali e degli altri organi a struttura collegiale dellamministrazione possono usare, nellattivit degli organismi medesimi, la lingua ammessa
a tutela.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica altres ai consiglieri delle comunit montane, delle
province e delle regioni, i cui territori ricomprendano comuni nei quali riconosciuta la lingua ammessa a tutela, che complessivamente costituiscano almeno il 15 per cento della popolazione interessata.
3. Qualora uno o pi componenti degli organi collegiali di cui ai commi 1 e 2 dichiarino di non conoscere la lingua ammessa a tutela, deve essere garantita una immediata traduzione in lingua italiana.
4. Qualora gli atti destinati ad uso pubblico siano redatti nelle due lingue, producono effetti giuridici
solo gli atti e le deliberazioni redatti in lingua italiana.
Art. 8.
1. Nei comuni di cui allarticolo 3, il consiglio comunale pu provvedere, con oneri a carico del
bilancio del comune stesso, in mancanza di altre risorse disponibili a questo fine, alla pubblicazione
nella lingua ammessa a tutela di atti ufficiali dello Stato, delle regioni e degli enti locali nonch di enti
pubblici non territoriali, fermo restando il valore legale esclusivo degli atti nel testo redatto in lingua
italiana.
Art. 9.
1. Fatto salvo quanto previsto dallarticolo 7, nei comuni di cui allarticolo 3 consentito, negli uffici
delle amministrazioni pubbliche, luso orale e scritto della lingua ammessa a tutela. Dallapplicazione
del presente comma sono escluse le forze armate e le forze di polizia dello Stato.
2. Per rendere effettivo lesercizio delle facolt di cui al comma 1, le pubbliche amministrazioni
provvedono, anche attraverso convenzioni con altri enti, a garantire la presenza di personale che sia in
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grado di rispondere alle richieste del pubblico usando la lingua ammessa a tutela. A tal fine istituito,
presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per gli affari regionali, un Fondo nazionale per la tutela delle minoranze linguistiche con una dotazione finanziaria annua di lire 9.800.000.000
a decorrere dal 1999. Tali risorse, da considerare quale limite massimo di spesa, sono ripartite annualmente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentite le amministrazioni interessate.
3. Nei procedimenti davanti al giudice di pace consentito luso della lingua ammessa a tutela. Restano ferme le disposizioni di cui allarticolo 109 del codice di procedura penale.
Art. 10.
1. Nei comuni di cui allarticolo 3, in aggiunta ai toponimi ufficiali, i consigli comunali possono deliberare ladozione di toponimi conformi alle tradizioni e agli usi locali.
Art. 11.
1. I cittadini che fanno parte di una minoranza linguistica riconosciuta ai sensi degli articoli 2 e 3 e
residenti nei comuni di cui al medesimo articolo 3, i cognomi o i nomi dei quali siano stati modificati
prima della data di entrata in vigore della presente legge o ai quali sia stato impedito in passato di
apporre il nome di battesimo nella lingua della minoranza, hanno diritto di ottenere, sulla base di adeguata documentazione, il ripristino degli stessi in forma originaria. Il ripristino del cognome ha effetto
anche per i discendenti degli interessati che non siano maggiorenni o che, se maggiorenni, abbiano
prestato il loro consenso.
2. Nei casi di cui al comma 1 la domanda deve indicare il nome o il cognome che si intende assumere ed presentata al sindaco del comune di residenza del richiedente, il quale provvede dufficio a
trasmetterla al prefetto, corredandola di un estratto dellatto di nascita. Il prefetto, qualora ricorrano i
presupposti previsti dal comma 1, emana il decreto di ripristino del nome o del cognome. Per i membri della stessa famiglia il prefetto pu provvedere con un unico decreto. Nel caso di reiezione della
domanda, il relativo provvedimento pu essere impugnato, entro trenta giorni dalla comunicazione,
con ricorso al Ministro di grazia e giustizia, che decide previo parere del Consiglio di Stato. Il procedimento esente da spese e deve essere concluso entro novanta giorni dalla richiesta.
3. Gli uffici dello stato civile dei comuni interessati provvedono alle annotazioni conseguenti
allattuazione delle disposizioni di cui al presente articolo. Tutti gli altri registri, tutti gli elenchi e ruoli
nominativi sono rettificati dufficio dal comune e dalle altre amministrazioni competenti.
Art. 12.
1. Nella convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la societ concessionaria del servizio
pubblico radiotelevisivo e nel conseguente contratto di servizio sono assicurate condizioni per la tutela
delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza.
2. Le regioni interessate possono altres stipulare apposite convenzioni con la societ concessionaria
del servizio pubblico radiotelevisivo per trasmissioni giornalistiche o programmi nelle lingue ammesse
a tutela, nellambito delle programmazioni radiofoniche e televisive regionali della medesima societ
concessionaria; per le stesse finalit le regioni possono stipulare appositi accordi con emittenti locali.
3. La tutela delle minoranze linguistiche nellambito del sistema delle comunicazioni di massa di
competenza dellAutorit per le garanzie nelle comunicazioni di cui alla legge 31 luglio 1997, n. 249,
fatte salve le funzioni di indirizzo della Commissione parlamentare per lindirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Art. 13.
1. Le regioni a statuto ordinario, nelle materie di loro competenza, adeguano la propria legislazione
ai princpi stabiliti dalla presente legge, fatte salve le disposizioni legislative regionali vigenti che prevedano condizioni pi favorevoli per le minoranze linguistiche.
Art. 14.
1. Nellambito delle proprie disponibilit di bilancio le regioni e le province in cui siano presenti
i gruppi linguistici di cui allarticolo 2 nonch i comuni ricompresi nelle suddette province possono
determinare, in base a criteri oggettivi, provvidenze per leditoria, per gli organi di stampa e per le
emittenti radiotelevisive a carattere privato che utilizzino una delle lingue ammesse a tutela, nonch
per le associazioni riconosciute e radicate nel territorio che abbiano come finalit la salvaguardia delle
minoranze linguistiche.
Art. 15.
1. Oltre a quanto previsto dagli articoli 5, comma 1, e 9, comma 2, le spese sostenute dagli enti locali
per lassolvimento degli obblighi derivanti dalla presente legge sono poste a carico del bilancio statale
entro il limite massimo complessivo annuo di lire 8.700.000.000 a decorrere dal 1999.
2. Liscrizione nei bilanci degli enti locali delle previsioni di spesa per le esigenze di cui al comma 1
subordinata alla previa ripartizione delle risorse di cui al medesimo comma 1 tra gli enti locali interessati, da effettuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
3. Lerogazione delle somme ripartite ai sensi del comma 2 avviene sulla base di una appropriata
rendicontazione, presentata dallente locale competente, con indicazione dei motivi dellintervento e
delle giustificazioni circa la congruit della spesa.
Art. 16.
1. Le regioni e le province possono provvedere, a carico delle proprie disponibilit di bilancio, alla
creazione di appositi istituti per la tutela delle tradizioni linguistiche e culturali delle popolazioni considerate dalla presente legge, ovvero favoriscono la costituzione di sezioni autonome delle istituzioni
culturali locali gi esistenti.
Art. 17.
1. Le norme regolamentari di attuazione della presente legge sono adottate entro sei mesi dalla data
di entrata in vigore della medesima, sentite le regioni interessate.
Art.
18.
1. Nelle regioni a statuto speciale lapplicazione delle disposizioni pi favorevoli previste dalla presente legge disciplinata con norme di attuazione dei rispettivi statuti. Restano ferme le norme di tutela esistenti nelle medesime regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano.
2. Fino allentrata in vigore delle norme di attuazione di cui al comma 1, nelle regioni a statuto speciale il cui ordinamento non preveda norme di tutela si applicano le disposizioni di cui alla presente
legge.
Art. 19.
1. La Repubblica promuove, nei modi e nelle forme che saranno di caso in caso previsti in apposite
convenzioni e perseguendo condizioni di reciprocit con gli Stati esteri, lo sviluppo delle lingue e delle
culture di cui allarticolo 2 diffuse allestero, nei casi in cui i cittadini delle relative comunit abbiano
mantenuto e sviluppato lidentit socio-culturale e linguistica dorigine.
2. Il Ministero degli affari esteri promuove le opportune intese con altri Stati, al fine di assicurare
condizioni favorevoli per le comunit di lingua italiana presenti sul loro territorio e di diffondere
allestero la lingua e la cultura italiane. La Repubblica favorisce la cooperazione transfrontaliera e interregionale anche nellambito dei programmi dellUnione europea.
3. Il Governo presenta annualmente al Parlamento una relazione in merito allo sta to di attuazione
degli adempimenti previsti dal presente articolo.
Art. 20.
1. Allonere derivante dallattuazione della presente legge, valutato in lire 20.500.000.000 a decorrere
dal 1999, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento iscritto,
ai fini del bilancio triennale 1998-2000, nellambito dellunit previsionale di base di parte corrente
Fondo speciale dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per lanno 1998, allo scopo parzialmente utilizzando, quanto a lire 18.500.000.000,
laccantonamento relativo alla Presidenza del Consiglio dei ministri e, quanto a lire 2.000.000.000,
laccantonamento relativo al Ministero della pubblica istruzione.
2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica autorizzato ad apportare,
con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
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Interrogazioni
Ecco le interrogazioni e le risposte in merito alla tutela delle forme linguistiche in uso nelle
varie comunit di minoranza storica, da secoli radicate in Italia con i loro usi e costumi.
http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=21530&stile=6&hi
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Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-05982
presentata da
RENATO CAMBURSANO
mercoled 3 febbraio 2010, seduta n.277
CAMBURSANO e SCILIPOTI Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dellinterno, al Ministro per i rapporti con
le regioni.
- Per sapere - premesso che:
da secoli sul territorio nazionale italiano esistono le minoranze linguistiche storiche citate
allarticolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482;
gli idiomi parlati da tali minoranze linguistiche non sono riconducibili alla lingua italiana o ai
dialetti italoromanzi perch essi, come nel caso degli arbresh (italo-albanesi: da qui in poi dicasi
solo arbresh), i Valser, i Grecanici, hanno antiche origini riconducibili allesterno del territorio
nazionale italiano;
gli idiomi parlati dalle minoranze storiche citate allarticolo 2 della n. 482 del 1999) sono di forma arcaica, quindi diverse dal codice linguistico attuale in uso nei territori dorigine: larbresh,
per esempio, che non si evoluto con linsieme delle altre forme linguistiche regionali extranazionali a lui collegate;
la lingua arbresh, che erroneamente, e creando confusioni, nella legge n. 482 del 1999 viene
citata come albanese, differisce dallalbanese dAlbania nelle preposizioni, nei gruppi consonantici, nelle desinenze, nella forma piena dei verbi, nel tempo dei verbi, nella fonetica, e in altro.
Va dunque precisato che, lerronea dicitura albanese crea confusioni nellindividuazione della
lingua oggetto di tutela;
gli idiomi citati alla n. 482 del 1999, per la loro arcaicit, nelle odierne lingue nazionali extranazionali non possono trovare la loro presupposta lingua madre, ma in loro, trovare affinit
come varianti linguistiche regionali extranazionali;
facendo il caso dellarbresh, esso non pu trovare la sua ipotetica lingua madre nellalbanese
dAlbania ma, insieme ad esso, pu essere iscritto in una famiglia linguistica pi ampia comprendenti altre varianti linguistiche regionali extranazionali: queste lingue, larbresh, lalbanese
dAlbania ed altre forme della stessa lingua parlate in Kosovo, Grecia e Macedonia, possono
trovare il loro sostrato pi antico, e quindi la loro ipotetica lingua madre, nello scomparso illiro
o tracio-illiro: cos come insegnato da due insigni linguisti, Ferdinand de Saussure in Corso di
linguistica generate e da Merritt Ruhlen in Lorigine delle lingue, le lingue possono trovare il
loro precursore in un sostrato pi antico a loro e mai in qualcosa a loro posteriore. Ora, lalbanese
arcaico parlato in Italia, per la sua antichit, non pu trovare nel recente ed artificiale albanese
standard dAlbania codificato solo nel 1953 la sua lingua madre, ma solo essere messo in relazione ad esso come ad unaltra variante linguistica regionale;
i parlanti gli idiomi riferiti alle minoranze linguistiche citate alla legge n. 482 del 1999 per gli
sconvolgimenti geopolitici avvenuti negli ultimi secoli, non possono pi riferirsi ad un odierno
territorio dorigine che possa essere definito come loro madrepatria: il caso degli arbresh
(italo-albanesi da secoli stanziati in Italia), che in maggior parte sono provenienti dai territori
originari della Ciameria, della Morea, dellEpiro e del Peloponneso. Questi nominati territori
sono attualmente parte integrante della Grecia, ergo, gli italo-albanesi non possono riconoscersi
nella limitata regione dellattuale Albania come nella loro madrepatria;
la Carta costituzionale, nei suoi principi fondamentali, allarticolo 3 recita: tutti i cittadini
hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza,
di lingua e allarticolo 6 si legge che: la repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche;
la legge 15 dicembre 1999, n. 482 Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche
storiche allarticolo 2 recita: In attuazione dellarticolo 6 della Costituzione e in armonia con i
princpi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua
e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle
parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, loccitano ed il sardo;
allarticolo 4 comma 1 recita: Nelle scuole materne dei comuni di cui allarticolo 3, leducazione
linguistica prevede, accanto alluso della lingua italiana, anche luso della lingua di minoranza
per lo svolgimento delle attivit educative. Nelle scuole elementari e nelle scuole secondarie di
primo grado previsto luso anche della lingua della minoranza come strumento di insegnamento;
al comma 2 recita: ...al fine di assicurare lapprendimento della lingua di minoranza,...; al
comma 5 recita: Al momento della prescrizione i genitori comunicano allistituzione scolastica
interessata se intendono avvalersi per i propri figli dellinsegnamento della lingua di minoranza;
la legge 15 dicembre 1999, n. 482 Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche
storiche, allarticolo 2 recita: ...la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi... e che questo ingenera confusioni su quale lingua e cultura la Repubblica intenda tutelare, se dunque intenda tutelare la lingua di minoranza nelle sue forme e la cultura riferita alte
popolazioni che da secoli hanno contribuito alla formazione dellattuale contesto italiano e quindi
popolazioni storiche stanziate sul territorio nazionale italiano, oppure, se la tutela delle lingue di
minoranza vada riferita alle lingue straniere in uso nelle attuati nazioni dAlbania, di Croazia, di
Grecia e altro;
la stessa legge agli articoli 7, comma 2 e 3, allarticolo 8, comma 1, allarticolo 9, commi 1 e 3,
e agli articoli seguenti, sempre in modo generico parla di ...lingua ammessa a tutela... senza
ulteriormente specificare se la lingua sia riferita al codice linguistico parlato dalle popolazioni di
minoranza linguistica di riferimento, oppure, se la tutela sia riferita alle lingue nazionali di paesi
esteri come lAlbania, la Croazia, la Grecia;
come evidenziato sopra, il generico nome usato nellarticolo 2 della citata legge n. 482 del 1999
...albanese, croato, greco, ... per la lingua posta a tutela, senza ulteriori specificazioni, genera
confusione sulla corretta interpretazione da attribuire ad essa e che lerrata interpretazione, che
ad una superficiale analisi, potr sembrare pura disquisizione linguistica, se non urgentemente
corretta, - oltre allevidente guasto apportato ad un patrimonio linguistico da tutelare -, si presta,
e potr prestarsi ad un indebito uso dei fondi destinati alla tutela delle minoranze linguistiche
storiche dItalia -:
se non ritengano utile ed opportuno promuovere una disposizione di interpretazione autentica della legge n. 482 del 15 dicembre 1999, in materia di tutela delle minoranze linguistiche
storiche dItalia;
se risulti che i fondi destinati dalla legge n. 482 del 1999 siano stati usati erroneamente per la
promozione di lingue straniere e non dunque per la promozione delle lingue di minoranza nella
varie espressioni in uso nelle minoranze linguistiche storiche dItalia. (4-05982)
Atto Camera
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Risposta scritta pubblicata luned 18 ottobre 2010
nellallegato B della seduta n. 384
AllInterrogazione 4-05982 presentata da
RENATO CAMBURSANO
Risposta. - Va preliminarmente evidenziato che la legge n. 482 del 1999 non si presta ad interpretazioni tali da consentire la tutela delle lingue straniere genericamente intese, e ci per varie considerazioni.
Innanzitutto, lobiettivo della legge desumibile non solo dal titolo, che fa riferimento espresso
alle minoranze linguistiche storiche ma anche dalla lettura coordinata dellarticolo 2 della legge con
il regolamento dattuazione. Ed inoltre, larticolo 2 specifica che le dodici minoranze individuate, tra
le quali compresa quella albanese, vengono tutelate ai sensi dellarticolo 6 della Costituzione e dei
princpi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali; tra questi ultimi, larticolo 1, lettera
a) della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie - adottata a Strasburgo il 5 novembre 1992,
firmata dallItalia e non ancora ratificata - esclude dal proprio ambito di applicazione sia i dialetti della
lingua ufficiale dello Stato sia le lingue degli immigrati; larticolo 1, comma 3, del regolamento di attuazione delle legge n. 482 citata, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 2 maggio 2001,
n. 345, prevede che lambito territoriale e sub-comunale in cui si applicano le disposizioni di tutela di
ciascuna minoranza linguistica storica previste dalla legge coincide con il territorio in cui la minoranza
storicamente radicata e in cui la lingua ammessa a tutela il modo di esprimersi dei componenti della
minoranza linguistica.
Inoltre, dalla relazione introduttiva alla legge risulta con chiarezza che lintenzione del legislatore
quella di tutelare la lingua parlata dalle popolazioni espressamente elencate allarticolo 2, prescindendo da eventuali norme di tutela linguistica che si rendessero necessarie a seguito delle immigrazioni
verificatesi di recente nel nostro Paese.
Limpianto normativo viene altres confermato dalla Corte costituzionale che, in materia di tutela
delle lingue minoritarie ha ritenuto, da ultimo, con la sentenza n. 170/9010, che le regioni a statuto
ordinario debbano adeguare la propria legislazione ai princpi di cui agli articoli 2 e 3 della legge n.
482, precisando che la legge evita di stabilire in via definitoria un criterio astratto per lidentificazione
delle minoranze linguistiche e si rivolge, invece, sin dal titolo, soltanto a quelle considerate storiche
nellesperienza italiana, enumerando dettagliatamente, nello stesso articolo 2, le specifiche popolazioni destinatarie della tutela.
Il concreto rispetto delle disposizioni e dei princpi appena richiamati impedisce di tutelare le lingue
attualmente parlate dalla popolazione di recente immigrazione, in quanto niente affatto coincidenti
con quelle parlate dalle popolazioni storicamente presenti nei territori individuati ai sensi del decreto
del Presidente della Repubblica n. 345 del 2001 citata.
Quanto alleffettivo utilizzo dei fondi destinati dalla legge n. 482 del 1999, il dipartimento per gli
affari regionali - che gestisce i detti fondi per il finanziamento dei progetti finalizzati allattivazione di
sportelli linguistici ed alla promozione di attivit culturali presentati dagli enti locali dove insistono
minoranze linguistiche storiche, ai sensi degli articoli 9 e 14 della legge n. 482 del 1999 - ha comunicato
che gli stessi sono stati destinati alle comunit appartenenti alle minoranze linguistiche storiche, territorialmente delimitate, che ne hanno fatto richiesta, al fine di garantire il diritto alluso della lingua
parlata da queste popolazioni nei rispettivi ambiti geografici, ed in particolare nei rapporti con la pubblica amministrazione.
Il Sottosegretario di Stato per linterno: Nitto Francesco Palma.
Chi ci capiosce
qualcosa e bravo!
Si ricordano di essere
paladini dellArberia
solo alla vigilia
elettorale. Ma...!
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Interrogazione Parlamentare, a risposta scritta n.4-01266, dei senatori Giordano-Mazzaracchio, Pdl
Bashkimi i Shkollavet t Katundevet Arbresh
Oggetto : Interrogazione Parlamentare a risposta scritta n.4-01266. Tutela Minoranze Linguistiche
Coordinamento Enti Locali per Accorpamento Scuole Elementari e Medie di Piccoli Paesi di Lingua
Italo-Albanese presenti nel Meridione Previsione se nella nuova Riforma presente un Piano per
Ridimensionare le Scuole facenti capo alla Minoranza Albanese.
GIORDANO, MAZZARACCHIO Al Ministro dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca
Premesso che:
-secondo quanto prescritto dallarticolo 6 della Costituzione Italiana, la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche;
-la legge 15 dicembre 1999, n.482, recante Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche
storiche prevede allart.2, in attuazione della norma costituzionale, la tutela, tra le altre, della lingua e
la cultura delle popolazioni albanesi;
- la minoranza albanese particolarmente presente nel Mezzogiorno dItalia, esattamente in 50 comuni sparsi in 7 regioni (Sicilia, Calabria, Basilata, Campania, Puglia, Molise, Abruzzo) e 10 province
(Palermo, Catanzaro, Crotone, Cosenza, Potenza, Avellino, Taranto, Foggia, Campobasso e Pescara)
per un totale complessivo di circa 200.000 abitanti;
- larticolo 3 della citata legge, al comma 3, prevede la possibilit, per le minoranze linguistiche, che
si trovano distribuite su territori provinciali o regionali diversi, di costituire organismi di coordinamento e di proposta che gli enti locali interessati hanno facolt di riconoscere. Per questo motivo le passate riforme scolastiche hanno stabilito che le scuole elementari e medie dei piccoli paesi italo-albanesi
fossero accorpate tra loro;
- spesso, tuttavia, che le scuole aventi la stessa origine linguistico-culturale fossero state accorpate,
per comodit, a scuole italiane vicine;
gli interroganti chiedono di sapere
se nella riforma scolastica di iniziativa del Ministro in indirizzo sia previsto un piano atto a ridimensionare le scuole facenti capo alla minoranza presente nel Mezzogiorno e, in caso affermativo, quali
siano; ci al fine di garantire la tutela e la sopravvivenza della lingua e della cultura albanese in Italia
in armonia con quanto prescritto dalla nostra Costituzione. (4-01266).
Risposta scritta
Con linterrogazione parlamentare specificata in oggetto, la S.V. Onorevole ritiene che leventuale
accorpamento degli istituti scolastici interessati possa compromettere la tutela delle minoranze linguistiche albanesi presenti nelle regioni Meridionali.
In linea generale si rileva al riguardo che il decreto del Presidente della Repubblica del 18 giugno
1998, n.233 regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche
e per la determinazione degli organici funzionali, a norma dellart.21 della legge 16/07/1997, n. 59 attribuisce alle Regioni e agli Enti Locali la competenza in materia di definizione degli ambiti territoriali
di operativit delle suddette istituzioni e alle caratteristiche demografiche, geografiche, economiche e
socio-culturali del territorio.
Gli indici a cui detti Enti devono fare riferimento per assicurare lottimale impiego delle risorse
professionali e strumentali sono individuati dal richiamato D.P.R. n.233 del 1998 in una popolazione
scolastica, consolidata e prevedibilmente stabile per almeno un quinquennio, compresa tra i 500 e 900
alunni.
Peraltro, il parametro minimo pu essere ridotto fino a 300 alunni quando listituzione scolastica
si trovi ad operare nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche contraddistinte da
specificit etniche o linguistiche.
In materia intervenuto larticolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo
2009, n. 81, il quale rimette la definizione di nuovi criteri al dimensionamento della rete scolastica e dei
punti di erogazione del servizio scolastico allemanazione di un decreto del Ministro dellistruzione,
delluniversit e della ricerca, da adottarsi di concerto con il Ministro dellEconomia e delle finanze e
previa intesa in sede di conferenza unificata.
Nelle more delladozione del citato decreto, il medesimo D.P.R n.81 del 2009 dispone che continuino
a trovare applicazione i parametri previsti dal D.P.R. n.233 del 1998.
Con riferimento alle Regioni interessate, si rileva che la Regione Puglia ed i Comuni di Casalvecchio, Chieuti e San Marzano di San Giuseppe, dopo lapprovazione del piano di ridimensionamento
adottato nellanno 1999, non hanno effettuato interventi di razionalizzazione della rete scolastica nei
comuni in cui sono presenti comunit di italo-albanesi.
Analoga situazione si verificata nella regione Sicilia e nella Regione Basilicata.
In relazione alla Calabria, la Regione ha approvato tutte le proposte delle province in data 29 dicembre 2008.
Nella Regione Campania, stante lesiguo numero di studenti nel comune di Greci, 15 alunni e tutti
frequentanti la scuola primaria, sono state attivate nellanno scolastico 2009-2010 due pluriclassi, nonostante la normativa vigente preveda in tale circostanza lautorizzazione di una sola pluriclasse.
Il Ministro
Maria Stella Gelmini
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