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13/11/2015

ANGLOSASSONIinEnciclopediaItalianaTreccani

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ANGLOSASSONI
Enciclopedia Italiana (1929)

di Aldo RICCI - *
ANGLOSASSONI. - Nome. - Il termine "Anglo-sassoni" in realt non trova
giustificazione n nella vera situazione etnica dell'Inghilterra, n nella tradizione
indigena, essendo di origine prettamente letteraria. Al principio, gli scrittori latini, come
sempre hanno fatto i Celti anche nel loro volgare, chiamavano tutti gl'invasori
germanici della Britannia indistintamente Saxones; a partire per da una lettera di
Gregorio Magno a thelberht del Kent, troviamo anche, con sempre maggiore
frequenza, il nome Angli, che, col sec. X, doveva finire col predominare. E quest'uso
era pi corretto, poich nella stessa Inghilterra riscontriamo sempre negli scritti in
volgare di autori anche sassoni, i termini Angelcyn per tutta la parte germanica del
paese, e Englisc per la lingua. Il primo esempio della forma composta l'abbiamo in
Paolo Diacono, il quale cre il termine Angli Saxones (o Saxones Angli) per distinguere
gli "Inglesi" dai Sassoni rimasti sul continente. In Inghilterra, il primo a seguirlo fu
Asser, il quale chiam Alfredo rex Angulsaxorum, alludendo probabilmente all'unione
delle varie stirpi inglesi sotto quel re. Nella prima met del sec. X, infine, l'espressione
venne usata tavolta pel titolo reale in documenti legali; ma fin dal tempo di Eadgar fu
sostituita da quella di rex Anglorum. Da allora la forma composta non si ritrova pi fino
al 1386, allorch la riesum il Camden.
Origini. - Gi Beda, nostra principale fonte sull'origine degli Anglosassoni, ci informa
che gl'invasori della Britannia appartenevano a "tre delle pi potenti trib della
Germania", e cio agli Angli, ai Sassoni e agli Iuti; i primi colonizzarono l'East Anglia, la
Mercia e la Northumbria; i Sassoni, l'Essex, il Sussex ed il Wessex; gli Iuti, il Kent, l'isola
di Wight e la zona del Hampshire ad essa prospiciente. Egli aggiunge pure come gli
Angli provenissero da "Angulus" (Angeln, corrispondente press'a poco all'odierno
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Schleswig), i Sassoni dalla regione che ai tempi di Beda stesso era abitata dai
"Sassoni antichi", e gli Iuti dalle terre a nord degli Angli (l'odierno Jutland). Nonostante
qualche recentissima voce dissenziente (v. E. Wadstein, On the Origin off the English,
Upsala 1927, e P. Descamps, La question des origines Anglo-Saxonnes, in Revue Angl.Am., V, 1927), la critica moderna ha per lo pi confermato quanto Beda asserisce circa
gli Angli, i quali, nominati per la prima volta da Tacito (Germ., 40), hanno lasciato il loro
nome nell'antica patria (Angeln). Quanto ai Sassoni, essi vengono ricordati per primo
da Tolomeo (II, 11, 7), il quale li pone a NE. dei Chauci Maggiori, nella parte
occidentale del collo della penisola cimbrica; ma sappiamo che in tempi posteriori
essi si spostarono, o estesero la loro occupazione, fino a tutta la zona gi dei Chauci
Maggiori (coi quali forse si fusero), zona che dal mare giungeva fino alla regione del
Hannover compresa. Invero, il Chadwick (Origins, cap. III e IV) ritiene che, prima che
avvenissero le invasioni della Britannia, quei Sassoni che non si erano spostati a SO. si
fossero amalgamati con gli Angli, onde non si dovrebbe fare distinzione tra i due
popoli in Inghilterra; ma la sua teoria stata combattuta specialmente dagli
archeologi (p. es. dal Leeds, Settlements, cap. III), i quali sostengono che, nonostante
notevofi affinit, si riscontrano chiare differenze tra Angli e Sassoni. Sono per gli Iuti
che presentano il pi grave problema, poich la maggior parte degl'indiz che abbiamo
sembra contrastare con le parole di Beda. Non soltanto, infatti, per l'organizzazione
sociale (p. es. il guidrigildo altissimo del ceorl del Kent) gli Iuti si differenziano
notevolmente dagli altri, ma gli archeologi hanno dimostrato, senza possibilit di
dubbio, come la suppellettile funeraria degli Iuti ricolleghi questi con la Germania
occidentale, e specialmente col Basso Reno. Come per conciliare questo fatto con
l'altro, egualmente sicuro, che gli Iuti, cio, provenivano originariamente dallo Jutland,
dove sopravvive il loro nome? Evidentemente soltanto supponendo che essi, gi assai
prima delle invasioni della Britannia, si fossero mossi dallo Jutland e avessero
conquistato qualche popolo del Basso Reno, amalgamandosi con esso. E ci
sembrerebbe confermato dal fatto che, a partire dal sec. II, diminuisce assai il numero
dei cimiteri nello Jutland. Quanto al popolo con cui gli Iuti si sarebbero amalgamati, si
soprattutto pensato ai Franchi Ripuar, con i quali, secondo gli archeologi, essi
presentano maggiori affinit. Inoltre, alcuni indiz potrebbero far pensare che, forse
soltanto in occasione delle invasioni, gli Iuti si fossero uniti a bande di Fris.

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Organizzazione politica e sociale. - Contrariamente alle antiche idee, ispirate a


concezioni romantico-democratiche, sull'organizzazione politica delle trib angle e
sassoni primitive, il Chadwick ha dimostrato che i popoli germanici invasori della
Britannia non solo possedevano gi nel sec. V il principio monarchico, ma che questo
risaliva a qualche secolo addietro. In secondo luogo, nonostante le apparenze
contrarie, egualmente certo che le loro invasioni della Britannia differirono assai da
quelle, p. es., della Gallia da parte dei Franchi. I regni anglosassoni, infatti, non
presentano il carattere di monarchie militari con un re potentissimo, circondato da una
nobilt di servizio, bens manifestano chiaramente caratteristiche tali (e in primo luogo
quelle dell'esistenza di una nobilt di sangue, distinta da quella di servizio del
comitatus reale, e una forte organizzazione della mg "famiglia"), da farci concludere
che la colonizzazione avvenne per opera non di bande di avventurieri militari, bens di
intere trib o parti organiche di trib, cos che la costituzione politica e sociale dei var
regni in epoca storica si dimostra evidentemente il risultato dell'evoluzione di
condizioni normali precedenti alle invasioni stesse. Mentre quindi, da una parte, non
mancavano notevoli limitazioni al potere del re, dall'altra la base sociale era ancora
costituita dalle famiglie dei ceorlas, o uomini liberi, raggruppate per lo pi in villaggi le
cui terre venivano assegnate ad esse sotto forma di un congruo numero di strisce del
comune campo coltivato, insieme coi diritti di pascolo e di falciatura nel prato
comunale. L'organizzazione sociale su base famigliare, come pure una delle
limitazioni del potere della corona, si rispecchiano chiaramente appunto nel concetto
che si aveva della propriet della terra. Questa non era infatti oggetto di propriet
personale, bens era detenuta (dalla corona, dal nobile o dal ceorl) in un certo senso a
solo titolo di usufrutto, in base al diritto popolare (folcriht), per cui essa veniva
denominata folcland (v. Vinogradoff, Folcland): essa era, cio, inalienabile, e, alla
morte del detentore, passava ad eredi determinati dal folcriht e non da volont
testamentaria; perci il re stesso poteva bens compensare i suoi seguaci con tratti
del folcland di sua pertinenza, ma tale concessione terminava di per s alla morte di
una delle due parti, allorch la terra stessa tornava alla corona. Altre limitazioni del
potere reale esistevano in origine nel campo politico e in quello giuridico. Cos, il diritto
era propriamente consuetudinario e popolare (folcriht), nel senso che era l'espressione
della coscienza giuridica del popolo e non della volont del re; e mentre nelle
assemblee locali la giustizia veniva amministrata dal popolo per bocca di un suo
rappresentante, anche in quelle presiedute dal re (dette, come le altre, folcgemot) era
sempre il . folcriht, suffragato dalla opinione popolare, e non l'arbitrio regio, che
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regolava i giudiz. Infine, originariamente, allorch le unit nazionali erano ancora


piccole, l'assemblea di tutti gli uomini liberi di una trib poteva riunirsi, costituendo un
vero e proprio consiglio della corona: qualche traccia di questo si trova nel preambolo
del pi antico codice di leggi che abbiamo, quello di thelberht del Kent (circa 603).
Presto per due fattori apportarono notevoli modificazioni all'organizzazione sinora
prospettata, e cio il sempre crescente potere della corona e l'influenza della Chiesa.
Cos, mentre probabilmente la funzione dell'assemblea popolare di thelberht era gi
diventata soltanto formale, troviamo il re coadiuvato dal witenagemot o "assemblea
dei saggi". Questa, come vediamo da numerosi esemp storici, aveva il potere
riconosciuto di deporre e di eleggere il re; ma mentre quest'ultima funzione si ridusse
sempre pi ad una formalit, specialmente quando il re defunto aveva eredi diretti, i
witan furono sempre, almeno in epoca storica, nominati dal re e scelti tra gli alti
ecclesiastici e tra i nobili di servizio (governatori di province, ed altri pegenas o
ministri, tutti appartenenti al comitatus regio), onde dall'assemblea veniva ad esulare
ogni concetto di rappresentanza popolare. Inoltre, l'uso introdotto, a partire dal sec.
VII, di concedere terre alla Chiesa, port al sorgere del bocland (boc "carta,
documento"), o terra sottratta al folcland e concessa alla Chiesa in assoluta propriet,
talvolta perfino con esenzione dai doveri gravanti sul folcland (la trinoda necessitas, o
tasse a favore della corona, i doveri militari e quelli di mantenimento di forti, di strade,
di ponti, ecc.); il possesso di bocland si estese presto ai laici e divenne fattore
importantissimo nella preparazione del feudalismo, deprimendo il ceorl e diminuendo
l'estensione del folcland. A questo contribu pure notevolmente il principio
dell'esercizio della volont testamentaria, introdotto in seguito ad influenza
ecclesiastica, e contrariamente ai princip sanciti dal folcriht; il quale ultimo sub altri
forti colpi allorch la corona, sempre pi rafforzandosi, cominci, coadiuvata dal
witenagemot, e a partire specialmente dal regno di Alfredo (871-900), a legiferare
anche in opposizione ad esso. In pari tempo, s'innestava sull'antico concetto della
giustizia popolare quello nuovo della giustizia come prerogativa regale. In tal modo i
folcgemot vennero ad essere presieduti da impiegati regi (ealdormen, gerefas, ecc.),
anche se il principio della giustizia popolare non scomparve del tutto, poich a base
del diritto restava sempre il folcriht (sia pure modificato), dal quale doveva nascere la
futura common law, e il popolo era rappresentato in una maniera che doveva poi per
lenta evoluzione portare al jury system. E di pari passo con l'aumentato potere

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legislativo della corona cresceva quello amministrativo, con la costituzione nel sec. X
delle shires, con a capo funzionari regi (ealdormen, a poco a poco sostituiti dai
gerefas), e suddivise in hundred, formati di teothinga.
Diritto. - Nell'ambito del diritto germanico, quello anglosassone offre, in comune con
quello scandinavo, uno speciale interesse. Non soltanto, infatti, Inghilterra e
Scandinavia ebbero, sin da quando fu introdotto presso di esse l'uso di mettere le
leggi per iscritto, codici compilati in lingua volgare, mentre gli altri popoli germanici li
ebbero soltanto in latino; ma, per un complesso di ragioni, anche geografiche e
politiche, il diritto anglosassone e lo scandinavo rappresentano in maniera assai pura
quello antico germanico. Il primo codice inglese che possediamo fu promulgato da
thelberht del Kent, ai primi del sec. VII, poco dopo l'introduzione del cristianesimo;
seguono i codici di Hlothre ed Eadric (circa 685) e di Wihtrd (696), tutti del Kent.
Del Wessex abbiamo il codice di Ine (circa 690), seguito da quello di Alfredo (circa
892); vengono poi numerosi codici, anche brevissimi, di molti re del sec. X (Eadward il
Vecchio, thelstan, Eadmund I, Eadgar, thelred II) e quindi i due grandi codici del
danese Cnut. Sono perduti i codici di Earconberht del Kent (640-664) e di Offa di
Mercia (787-796). I primi re (thelberht, Hlothre e Ine) dovettero limitarsi a
codificare princip sanciti dal folcriht; ma, rafforzatasi la monarchia, troviamo, come
vedemmo, a partire da Wihtrd e da Alfredo, il tentativo della monarchia stessa di
esercitare un diritto legislativo anche in opposizione al folcriht, mentre andava sempre
crescendo l'influenza dell'elemento ecclesiastico. D'altra parte occorre osservare che
il diritto anglosassone, il quale mostra speciali affinit con quello dei popoli della
Bassa Germania (Fris, Sassoni, Turingi), si mantenne abbastanza indipendente da
influssi stranieri: infatti, le maggiori affinit col diritto franco nel sec. X sono per lo pi
dovute soltanto ad analogie nella situazione nazionale; la influenza scandinava nei
secc. X e XI limitata alle regioni colonizzate dai Danesi; e il diritto romano ebbe
ripercussioni solo indirette attraverso la Chiesa, nei riguardi soprattutto della facolt
testamentaria, della propriet della terra (v. sopra) e della posizione della donna.
Sarebbe impossibile analizzare qui minutamente il diritto anglosassone; dobbiamo
limitarci ad accennare soltanto ad alcune delle sue caratteristiche, per lo pi condivise
con altri diritti germanici. In primo luogo, possiamo dire che, giuridicamente parlando,
l'individuo si perdeva nella famiglia a cui apparteneva (mieg) e i cui limiti erano
precisamente fissati fino al 5 e 6 grado; questa, mentre aveva il dovere di proteggere
ed aiutare ogni suo membro, contraeva anche responsabilit per la sua buona
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condotta. Cos, allorch avveniva un omicidio, la famiglia del morto apriva la faida
(fhe) contro la famiglia dell'omicida, che era tutta esposta alla sua vendetta; e
quando al principio della vendetta diretta subentr il concetto della composizione
mediante pagamento del wergeld (guidrigildo), variabile secondo l'importanza sociale
dell'ucciso, le due famiglie interessate ebbero rispettivamente il diritto di parteciparvi e
il dovere di contribuirvi. Si stabiliva cos un principio di corresponsabilit che doveva
avere le pi notevoli conseguenze nella formazione del senso di disciplina sociale in
Inghilterra. Questo principio, poi, era talmente connaturato che, quando si indebolirono
i legami della mg in conseguenza dello sviluppo sociale, ad essa si sostituirono
associazioni volontarie, e il principio della corresponsabilit venne esteso in certi casi
anche ai hundred e alle citt, per delitti commessi da uno dei loro membri. Si tratta di
un inizio di organizzazione di polizia che si risolve nelle frankpledges dei secc. X e XI.
Ma il concetto della famiglia aveva ulteriori applicazioni in relazione all'istituto del
giuramento, per cui chi era accusato di un delitto poteva liberarsi dall'accusa mediante
il proprio giuramento suffragato da quello di parenti e compagni, il cui numero e la cui
importanza variava in proporzione diretta della gravit del delitto e inversa della
posizione sociale dell'imputato: si tratta della compurgation by oath (purgazione per
giuramento), per cui, in ultima analisi, il giudizio anche di vita e di morte contro un
imputato non colto in flagrante dipendeva dalla famiglia di questo, la quale poteva
rifiutarsi di prestare il giuramento a suo favore. Ma le offese, oltrech materiali,
potevano essere morali, e tra queste ve ne potevano essere che ledessero quel diritto
di protezione che un terzo esercitava in un dato luogo, e cio la sua "pace" (fri); cos,
un delitto commesso in una casa ne ledeva moralmente il padrone, a cui quindi
spettava un adeguato risarcimento. La estensione di questo principio, man mano che
si affermava la funzione giuridica della corona, port naturalmente al concetto che
ogni delitto ledeva la pace del re come primo responsabile dell'ordine pubblico; ed
ecco nascere il concetto della King's peace, tuttora fondamentale nel diritto inglese.
Ma v' di pi: originariamente ogni offesa era questione di diritto privato e non
riguardava che le famiglie dell'offeso e dell'offensore; col concetto della King's peace,
e quindi del risarcimento dei danni morali subiti dalla corona, sorge il principio
dell'azione punitiva dello stato.
Famiglia. - La famiglia, di cui abbiamo veduto l'importanza e le funzioni nel campo
dell'organizzazione sociale e del diritto, deve considerarsi sotto due diversi aspetti. Da
una parte abbiamo la vera mg in senso lato, che pu definirsi quasi un consorzio di
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individui dotati di tutti i diritti civili e militari ed uniti da legami di consanguineit. In


origine essa era rigorosamente agnatizia, cos che costituiva un corpo chiuso e ben
delimitato; col tempo, per, introdotto anche il principio della cognazione, la mg;
cominci in realt a disgregarsi, poich i figli di ogni matrimonio venivano ad avere
una mg allo stesso tempo agnatizia e cognatizia, differente in parte da quella del
padre e della madre singolarmente considerati. Caratteristica, dunque, della mg la
mancanza di un capo e l'eguaglianza dei membri. Dall'altro lato, invece, abbiamo la
famiglia in senso ristretto, composta di un solo individuo dotato di tutti i diritti - il capo
- da cui dipendono tutti i conviventi nella sua casa (moglie, figli, pupilli, servi liberi,
schiavi e perfino ospiti). La relazione di quello verso questi veniva denominata mundio,
per cui il capo (mundbora) rappresentava in propria persona tutta la famiglia dinanzi
alla legge, cos passivamente come attivamente, con piena responsabilit personale
per le azioni dei dipendenti e viceversa godendo, p. es., dei compensi dovuti per torti
commessi contro questi; egli solo, dunque, poteva, se lecito usare tali termini
moderni, promuovere e subire, e sempre in proprio, qualsiasi causa penale o civile. In
origine, anzi, il possesso della mund portava con s autorit assoluta, compreso
anche il diritto di vita e di morte almeno sui figli e sugli schiavi e fors'anche sulla
moglie; ma col tempo l'istituto si trasform fino ad implicare il concetto di protezione,
che quello che riscontriamo nei tempi storici. Non per questo, per, il mundbora
cess di essere il rappresentante giuridicamente responsabile della famiglia, n di
esercitare su di essa autorit, per cui, p. es., in caso di povert, egli poteva perfino
vendere i figli come schiavi.
Analogamente, in principio la propriet originaria o eventualmente acquisita (per doni,
eredit, ecc.) della moglie e dei figli spettava al capo della famiglia, e solo col tempo si
ebbero modificazioni per cui, per esempio, quella dei figli venne ad essere considerata
quasi come un fidecommesso, e quindi come cosa a s.
Poco dissimile dal diritto di vendere i figli quello sul quale si basava il matrimonio, e
che ci prova chiaramente l'infima posizione giuridica della donna. Durante il periodo
anglosassone, infatti, abbiamo il matrimonio per compera. Nelle leggi di thelberht
(art. 77) esso ci appare ancora in tutta la sua brutalit, mostrando come la donna non
fosse che un semplice oggetto di commercio; e anzi l'art. 31 stabilisce che chi ha
sedotto una donna maritata, deve, oltre che compensare il marito per la violazione
della sua mund, comprargli un'altra moglie. Nei secoli successivi la forma del
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matrimonio per compera venne modificata (cos il prezzo della donna venne ad essere
pagato a questa, quasi a titolo di dote, anzich al suo mundbora), ma il principio rest
intatto, finch, nel sec. XI, la Chiesa non riusc ad avocare a s la legislazione
matrimoniale. Intanto per la Chiesa stessa aveva portato anche ad un miglioramento,
lento ma essenziale, della posizione giuridica e morale della donna nella famiglia,
finch ai tempi di Cnut (II, art. 74) troviamo che la fanciulla aveva un certo diritto di
scelta dello sposo, mentre il principio della compera della moglie veniva legalmente
abolito.
La stessa inferiorit della moglie riscontriamo nelle leggi riguardanti il divorzio, che
permettevano all'uomo di ripudiare la moglie per molteplici motivi, nonostante si
andasse sempre pi affermando la tendenza di limitare tale facolt a casi di adulterio
e di delitti gravissimi, mentre il divorzio era concesso alla moglie soltanto in certi casi
in cui il marito perdeva i diritti civili, p. es., in seguito a bando, il quale gi di per s
scioglieva il legame coniugale. E si pu qui aggiungere che l'istituto stesso del
divorzio, bench osteggiato dalla Chiesa, ora con minore ed ora con maggiore energia,
scomparve soltanto, come quello dalla compera, quando la Chiesa assunse tutta la
legislazione matrimoniale.
Una tale situazione di assoluto predominio dell'uomo e di subordinazione completa
della donna si rispecchia naturalmente nella vita sessuale, nella quale l'uomo godeva
di una libert contro la quale la Chiesa sostenne una lunga e difficile lotta. Se infatti
della poligamia, istituto una volta normale nel mondo germanico, non abbiamo tracce
palesi in Inghilterra, ad essa va riportato l'uso frequente da parte di uomini anche
ammogliati, ancora in tempi cristiani, di tenere una o pi concubine. Per sarebbe
errore considerare la concubina presso gli Anglosassoni come una semplice
prostituta, poich essa godeva di una certa posizione giuridica riconosciuta e le sue
relazioni con l'uomo con cui viveva erano piuttosto quelle di moglie secondaria,
sposata con cerimoniale incompleto. E sarebbe parimenti un errore il supporre che
l'insieme di questi usi rispecchiasse una rilassatezza di costumi. Tutti ricordano,
infatti, quanto Tacito dice dell'austerit di vita degli antichi Germani; e se le sue parole
sembrerebbero trovare una smentita, per esempio in Scandinavia, esse trovano invece
piena conferma in Inghilterra, ove tutte le fonti concorrono a dimostrare l'esistenza di
un alto concetto della morale (sia pure differente dal cristiano), del quale , prova
eloquente l'austerit della letteratura eroica anglosassone. Di un vero e proprio
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rilassamento di costumi non si pu parlare che a partire dal sec. IX, quale dimostrabile
conseguenza delle invasioni danesi. Altrimenti rest sempre altissimo il concetto che
si aveva della purezza femminile, e la posizione sociale della donna era per lo meno
altrettanto alta quanto quella giuridica era bassa.
Religione e cultura. - Anche a parte l'insufficienza delle fonti sarebbe difficile parlare di
una vera e propria cultura anglosassone nei tempi pagani, all'infuori di quella che
poteva manifestarsi indirettamente nei campi della letteratura eroica (come
espressione storica), dell'arte e della religione. Per le prime due rimandiamo alla voce
inghilterra: Letteratura e Arte. Qui, accennato al fatto che non risulta che gli
Anglosassoni abbiano in alcun modo usato l'alfabeto runico germanico per scopi
letterar (tolta qualche tarda e breve iscrizione, come quelle sul Franks Casket e sulle
croci di pietra di Ruthwell e di Bewcastle), sibbene soltanto per scopi magici e per
indicare, p. es., il nome del proprietario o dell'artefice su piccoli oggetti, possiamo dare
qualche cenno sulla religione. Putroppo per, le nostre fonti si riducono a poche
allusioni sparse nelle opere di scrittori per lo pi anglo-latini, agl'Incantesimi che,
nonostante una superficiale cristianizzazione, rivelano chiaramente la loro origine
pagana, ad elementi linguistici, compresi i nomi di alcune localit e dei giorni della
settimana, e via dicendo. Tuttavia quanto sappiamo basta per mostrarci come gli
Anglosassoni non differissero per la religione dagli altri popoli germanici, e come
quindi anche presso di essi, sulla base di una pi primitiva religione naturistica, di cui
chiare manifestazioni sopravvivono in epoca storica nel culto di alberi, fonti, monti,
ecc. e nella credenza in esseri sovrannaturali quali gli elfi, i giganti, le valchirie e via
dicendo, si fosse andato formando il noto Pantheon antropomorfico germanico. Delle
principali divinit di questo, almeno Thunor (Thor), Woden (Odino), Tiw e Frig erano
venerati, come si deduce anche dai nomi dei giorni Thursday, Wednesday, Tuesday e
Friday, in cui si trova l'equiparazione popolare di Thunor con Giove (quale dio del
tuono), di Woden con Mereurio (quale dio dei morti), di Tiw con Marte e di Frig con
Venere. Ma a noi qui interessa soprattutto osservare due altri fatti. In primo luogo,
l'importanza acquistata dal concetto del Destino, personificato nella figura di Wyrd,
l'unica delle Norne nordiche conosciuta in Inghilterra. Col suo carattere cupo,
inesorabile e per lo pi malvagio, essa l'espressione pi notevole di quel radicato
pessimismo che caratterizza l'anima primitiva anglosassone e che il cristianesimo
pot modificare ma non distruggere, cosicch, unito ad un senso religioso egualmente
profondo e radicato, esso si ritrova attraverso tutta la storia spirituale dell'Inghilterra,
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sia nell'intima malinconia che impronta tanta della pi grande lirica inglese, sia in
quell'abito spirituale ed etico che ebbe poi ad esprimersi nel protestantesimo
calvinista e nel puritanesimo medievale e moderno. L'altro fatto che il paganesimo,
allo stesso tempo, ed a differenza da quanto doveva avvenire ancora quasi mezzo
millennio pi tardi, p. es., tra gli Scandinavi, aveva in Inghilterra gi perduto ogni vera
vitalit allorch il cristianesimo vi giunse alla fine del sec. VI. Per questo, ed anche per
l'illuminata saggezza di Gregorio Magno, l'evangelizzazione degli Anglosassoni
proced nella maniera pi pacifica, senza che il paese fosse funestato da episod di
martirio sia dall'una sia dall'altra parte. Invero, i secoli dal IX all'XI videro una parziale
recrudescenza del paganesimo, a cui s'allude nelle leggi ed in opere ecclesiastiche;
ma fu conseguenza passeggera delle invasioni dei Danesi e probabilmente limitata a
questi ultimi. In tal modo la cultura ecclesiastica pot entrare nel paese e gettarvi
profonde radici con rapidit sorprendente. Per qui occorre tener presenti le speciali
circostanze storiche in cui il cristianesimo penetr in Inghilterra e ricordare come, se
la prima mossa venne da Roma, la Northumbria, la Mercia e l'East Anglia furono
invece realmente evangelizzate dalla chiesa celtica, o meglio da quella celticoirlandese, fondata da Columba a Hii (Iona) nel sec. VI. Qui sorge il difficile problema
dell'influenza culturale irlandese sulla civilt anglosassone; ma, pur non negando che
una certa influenza permanente fosse certamente esercitata sia direttamente in
Inghilterra (come fa fede, p. es., la scuola di scrittura e di miniatura northumbra), sia
indirettamente attraverso i molti studenti anglosassoni che si recarono presso le
grandi scuole monastiche d'Irlanda, dobbiamo tuttavia tener conto dei seguenti fatti:
1. che la chiesa irlandese prevalse in Inghilterra per meno di trent'anni (dall'arrivo di
Aidan nel 635 al sinodo di Whitby nel 664) e che questo periodo fu tutto occupato da
attivit missionaria piuttosto che culturale; 2. che il sinodo di Whitby chiuse la lotta tra
la chiesa irlandese (allora eretica ed antiromana) e quella romana di Canterbury con la
vittoria di questa; 3. che anche prima del 664 i pi notevoli ecclesiastici northumbri,
quali Benedict Biscop (fondatore dei massimi monasteri northumbri di Wearmouth e
Jarrow) e Wilfrid, maestro di Beda, erano interamente sotto l'influenza culturale di
Roma; 4. che nel 668 fu consacrato arcivescovo di Canterbury e primate d'Inghilterra il
grande Teodoro di Tarso, il quale, con l'abate Adriano suo coadiutore, fu uno dei pi
dotti uomini del suo tempo, e pot dare un eccezionale impulso alla cultura cristiana
inglese, introducendo anche lo studio del greco e perfino dell'ebraico. Sia dunque i
grandi dotti del nord, quali Beda ed Alcuino, sia quelli del sud, quale Aldhelm, scolaro
di Teodoro e di Adriano, furono in primo luogo espressioni di una cultura che aveva le
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sue radici nel mondo romano, e rappresentarono i pi noti allievi di scuole in virt delle
quali l'Inghilterra pot considerarsi il massimo centro europeo di stud fuori d'Italia per
due interi secoli, e cio fino al principio dell'800, allorch le invasioni danesi portarono
alla distruzione dei monasteri northumbri, e, gettando il paese nel caos, determinarono
il crollo della cultura anglo-latina. Poich per questo sconvolgimento fu
accompagnato anche dalla fine della letteratura poetica in volgare, non soltanto
cristiana ma anche laico-eroica, la quale ultima, coltivando le antiche saghe eroiche,
rappresentava con arte notevole la tradizione culturale precristiana, pu ben darsi che
la decadenza del sec. IX fosse dovuta non soltanto a fattori esteriori, ma anche a una
vera e propria crisi spirituale. La fine del sec. IX vide, sotto Alfredo il Grande, il
principio di una rinascita intellettuale, ma in proporzioni assai pi modeste. Non pi si
trovano nomi come quelli di Beda, di Aldhelm e di Alcuino, ma soltanto le traduzioni
dal latino di Alfredo e dei suoi coadiutori; e scritti originali (quasi unicamente omelie,
per lo pi in volgare) si ritrovano soltanto tra il 970 ed il 1025 come frutto della riforma
monastica legata al nome dell'arcivescovo Dunstan (925-988). Dopo il 1025 pu ben
dirsi che il mondo anglosassone sia definitivamente decaduto dal lato culturale;
sarebbe per errato ricercarne le cause in un vero e proprio esaurimento, e pi errato
ancora volerle trovare nelle rinnovate invasioni danesi, che anzi accompagnarono la
rinascita intellettuale e terminarono felicemente nel 1016. Piuttosto si tratta del punto
culminante della crisi spirituale a cui accennammo sopra, conseguenza dell'urto tra il
cristianesimo e la primitiva civilt germanica, crisi che lentamente si prepara sin dal
sec. VII e di cui possiamo seguire lo svolgimento fino nell'XI. Da essa l'Inghilterra
anglosassone esc trasformata spiritualmente alla fine del secolo, prima ancora che la
conquista normanna avesse potuto esercitare una notevole influenza su di essa (v. A.
Ricci, The Anglo-Saxon Eleventh Century Crisis).
La Cronaca Anglosassone. - Se i sec. IX, X e XI non produssero quasi nessuna grande
figura di studioso o di poeta, essi videro invece l'inizio di un'opera in volgare che si pu
dire unica del suo genere: la cosiddetta Cronaca Anglosassone, la quale, col suo
carattere che non possiamo chiamare altro che nazionale, ci mostra quanto dobbiamo
salire indietro per trovare la prima manifestazione di quella coscienza politica e
nazionale che ha sempre distinto la vita inglese attraverso i secoli. La storia di questa
cronaca, la quale dopo una breve lista di dati riguardanti la Britannia sin dai tempi di
Cesare, tratta degli avvenimenti dell'Inghilterra dalle invasioni in poi, non poco
complicata: ma i minuziosi stud cui stata sottoposta permettono di stabilire che
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essa fu iniziata nel Wessex durante il regno di Alfredo e forse precisamente nell'891 o
892. Certo essa non fu la prima cronaca inglese, poich chiaro che si basa anche su
una fonte sassone occidentale, forse dei tempi di thelwulf (836-856), padre di
Alfredo, la quale a sua volta era stata compilata in base a molteplici altre fonti,
comprendenti, oltre alle opere di Beda, anche altre cronache (di esse, secondo il
Chadwick, Origin, p. 26 seg., almeno una pu ritenersi che fosse stata tenuta al
corrente nel Wessex fino al 754). Ma altrettanto chiaro che quelle opere precedenti
erano del tipo comune, di carattere locale o limitato ad interessi ecclesiastici, mentre
l'opera iniziata ai tempi di Alfredo deve anzitutto la sua importanza al fatto che
abbraccia gli avvenimenti dell'intero paese da un punto di vista, come dicemmo,
nazionale. Dopo la prima redazione nell'892, copie della Cronaca furono spedite in
varie parti del regno, dov'esse subirono qualche interpolazione, e dove - talvolta
passando di luogo in luogo - continuarono ad essere tenute al corrente per lungo
tempo; le cinque copie pi importanti che abbiamo, infatti, giungono rispettivamente al
977, 1066, 1079 e 1154 (la Peterborough Chronicle). Ne consegue che, a partire
dall'892, le varie versioni differiscono nei particolari; ma da notarsi che, mentre le
linee generali rimangono invariate, non di rado pi di una copia e talvolta tutte
sembrano servirsi di fonti comuni, forse trasmesse in occasione di sinodi
ecclesiastici. Il valore storico delle cronache varia naturalmente secondo il periodo di
cui trattano. Tralasciando i tempi presassoni, troviamo anzitutto la parte riguardante le
invasioni e il periodo che precede il cristianesimo (449-596): e appunto questa solleva
i maggiori problemi. I compilatori, infatti, non potevano servirsi se non di tradizioni
orali e forse di poemi eroici, e le scarse notizie forniteci sono purtroppo in frequente
contraddizione con le altre, anch'esse scarse e spesso vaghe, che troviamo in opere di
scrittori gallesi (p. es. Gildas) o continentali; alcune notizie sono evidentemente del
tutto leggendarie, come quella di un tal Port, conquistatore di Portsmouth,
evidentemente inventato dal nome del luogo (il Portus Magnus dei Romani). Questa
prima parte, dunque, sul cui valore gli storici stessi sono ancora discordi, va usata
soltanto con la massima cautela. A partire dal 596, invece, le notizie divengono
sempre pi numerose ed attendibili; non solo, ma di quando in quando troviamo anche
brani assai lunghi (per asempio anno 616, 657, 694, per tacere della mirabile
descrizione dell'assassinio di re Cynewulf del Wessex, sotto l'anno 755). Nei secoli VIII
e IX la cronaca diviene fonte sempre pi preziosa di notizie, mantenendo il suo valore
sino alla fine, eccettuato il periodo dal 925 al 975, che assai scarno, nonostante sia
quello pi glorioso della storia dell'Inghilterra anglosassone. Per anche allora, come
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nei secoli VIII e IX, essa resta press'a poco l'unica nostra fonte storica. Pi che il valore
storico, varia assai il valore letterario delle diverse versioni, com' da aspettarsi data la
molteplicit degli autori. Per lunghi periodi troviamo registrazioni puramente
annalistiche e incolori, ma di quando in quando i compilatori si dimostrano assai pi
che non meri cronisti: in periodi quali quelli dall'893 all'897 (guerre di Alfredo), dal 911
al 924 (guerre di thelfld, Signora della Mercia), dal 975 al 1001 (seconda invasione
danese), troviamo brani di indubbio valore letterario. A causa del carattere primitivo
della lingua, lo stile ancora incerto e mancante di perspicuit, ma nessuno potr
negargli il carattere spesso incisivo, nervoso e allo stesso tempo castigato. Ma pi
ancora che per l'innegabile pregio letterario di alcuni brani, la Cronaca ci colpisce per
la seriet, l'evidente onest degl'intendimenti e il profondo e sincero e quindi mai
rettorico amore di patria che animarono la lunga teoria dei compilatori, alcuni dei quali,
nel sec. X, furono forse poeti o almeno amatori di poesia, fino al punto di introdurre
parecchi brani in versi, tra cui il poemetto sulla battaglia di Brunanburh (937), uno di
quei capolavori sporadici che la morente musa anglosassone produsse ancora nel
sec. X.
Per le immigrazioni e le vicende politiche degli Anglosassoni sul suolo inglese, v.
inghilterra: Storia.
Antichit e arte anglosassone. - Gli scavi archeologici nel suolo britannico ci hanno
restituito una doviziosa suppellettile che, per i suoi caratteri, pu dividersi in due
gruppi i quali corrispondono quasi certamente a due distinti agglomerati etnici. Uno
circoscritto al territorio del Kent, dell'isola di Wight e ad una parte del Hampshire;
l'altro si estende al resto della Gran Bretagna.
Il pi recente ed acuto trattatista delle antichit anglo-sassoni l'berg, osserva che la
tipica civilt del Kent pu appartenere a quei popoli che Beda chiama col nome di Iuti.
Essa si sviluppata nei secoli V, VI e in parte del VII. La suppellettile estratta dai
sepolcri mostra l'influsso della decorazione germanica mescolato a influenze
bizantine ed orientali. Occorre notare che in questo periodo l'ornato germanico aveva
compiuto la contaminazione della figura animalesca stilizzata, d'origine nordica, con
gli ornati a intreccio di provenienza orientale e bizantina. Negli oggetti del Kent quelle
decorazioni si accrescono di guarnizioni di pietre come negli oggetti bizantini, e di
talune figurazioni naturalistiche provenienti probabilmente dall'arte d'Oriente, specie
dalla copta.
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Nei materiali del resto della Gran Bretagna si notano, oltre l'ornato germanico,
l'influsso delle figurazioni geometriche celtiche e qualche motivo derivato dall'arte
provinciale romana. Osserva genericamente l'berg che nei primi secoli dopo
l'invasione l'ornato anglo-sassone passa per tre fasi: la prima caratterizzata
dall'ornamento a spirale, la seconda dall'ornato animale del I stile germanico, la terza
da quello del II stile (cio con le intrecciature). La rappresentazione naturalistica di
animali, quando vi , rivela in questo caso l'influenza romana.
I pi antichi fondi anglo-sassoni si son trovati a Kempston nel Bedfordshire, a
Dorchester nell'Oxfordshire, e poi nel Suffolk e nel Surrey. Vi si vedono fibule circolari e
crociformi. Altrove si son tratte fibule a testa rettangolare e piede a losanga curvilinea.
Negli oggetti del Kent le fibule circolari hanno pietre e smalti disposti organicamente
in rapporto a un centro. Non mancano le fibbie a base triangolare o quadrata e testa
ad anello. Fra tali oggetti se ne mescolano altri d'origine franca, scandinava, bizantina.
Le monete e le medaglie romane e bizantine utilizzate per le collane offrono a volte un
termine per la datazione pi precisa di questa suppellettile (v. barbarica, arte).
Gli elementi nordici, gi indicati nei var aspetti della cultura, si ritrovano anche
nell'arte anglosassone dei secc. VII e VIII, ma svolti in modo originale, tra il concorrere
insistente e variabile di altri fattori, cio d'influenze irlandesi, orientali, romane. Queste
ultime - anch'esse complicate con quelle orientali e bizantine - sono attestate dallo
stesso Beda che ricorda i manoscritti inviati in Inghilterra da Gregorio Magno e le
immagini, o modelli, che l'abate Benedetto port da Roma al suo monastero di Jarrow;
le influenze dell'arte irlandese (v. irlanda: Arte) erano ovvie nella intensa azione
culturale che l'Irlanda ebbe non soltanto nella vicina isola ma perfino in Italia (v. s.
colombano), e sono dimostrate dai monumenti. Di questi hanno massima importanza
i manoscritti miniati, anche perch di sicura cronologia: e fra tutti da ricordare
l'evangeliario della badia di Lindisfarne (Londra, British Museum: Cotton ms. Nero I),
dove gli ornati hanno strettissime somiglianze coi modi irlandesi, le figure degli
evangelisti (meno calligrafiche che nei ms. irlandesi) accennano a quelle influenze
romane e bizantine e l'insieme eleva ad un grado altissimo i concetti ornamentali e
astratti della tradizione celtica e germanica, complicata di elementi copti e orientali,
formandone una squisita opera d'arte che per s stessa rivela una raffinata e originale
cultura, sul principio del sec. VIII. Le grandi croci lapidee, ornate e istoriate, di
Bewcastle (670) e di Ruthwell, sebbene altri ne contesti la remota antichit, sembrano
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appartenere davvero al tempo di Beda, e manifestano una variet di coefficienti celtici, orientali, bizantini - e un potere d'arte affine ai manoscritti miniati, mentre
anche l'architettura era esercitata non soltanto in costruzioni lignee ma in edifiz a
vlte.
Se le isole britanniche contribuirono inizialmente alla formazione della cultura e
dell'arte carolingia, l'azione di questa poi evidente nell'arte anglosassone ch'essa
allontan dalle precedenti forme. Nelle miniature anglosassoni del sec. X - tra cui si
pu citare soprattutto il Benedizionale del vescovo thelwold (963-984) - chiara la
discendenza dalla maniera del Salterio di Utrecht e della scuola di Reims, ma in piena
originalit di svolgimento sia negli ornamenti sia nel disegno contorto e agitato o nel
colorito a leggiere acquetinte, non altrimenti che nei numerosi avori intagliati. Intanto,
nei secoli X e XI, prima della conquista normanna, l'architettura anglosassone rifioriva
vivacemente con sue particolarit di forme e di procedimenti costruttivi, in alcuni dei
quali sembrano riflettersi ancora remote tradizioni (v. per pi ampia trattazione: gran
bretagna: Arte).
Fonti: Le fonti principali sono il Codex diplomaticus aevi Saxonici, ed. da J. M. Kemible,
Londra 1839-48; il Diplomatarium Anglicum aevi Saxonici, ed. da B. Thorpe, Londra
1865; il Cartularium Saxonicum, ed. da W. de G. Birch, voll. 3, Londra 1885-1893. Per le
leggi, v. F. Liebermann, Gesetze der Angelsachsen, voll. 3, Halle 1898-1916; F. L.
Attenborough, The Laws of the Earliest English Kings, Cambridge 1922; A. J.
Robertson, The Laws of the Kings of England from Edmund to Henry I, Cambridge 1925.
Inoltre, A. W. Haddan e W. Stubbs, Councils and Ecclesiastical Documents relating to
Great Britain and heland, voll. 4, Oxf0rd 1869-1878. Delle cronache, principalissima la
Anglo-Saxon Chronicle, edizione C. Plummer, voll. 2, Oxford 1892-99 (cfr. F. Viglione,
Studio critico filologico sull'Anglo-Saxon Chronicle, con saggi di trad., Pavia 1922). Per
pi ampie indicazioni cfr. Ch. Gross Sources and Literature of English History from the
earliest Times to about 1845, 2a ed., Londra 1915 e R. W. Chambers, England before
the Norman Conquest (Univ. of London Source-Books of History), Londra 1926.
Bibl.: K. Malone, Anglo-Saxon, a semantic study, in Rev. of Engl. Studies, V (1929); E.
Wingfield-Stratford, History of English Civilization, Londra 1928, voll. 2; M. Lappenberg,
History of England under the Anglo-Saxon Kings, 2 ed., Londra 1881; G. Kemble, The
Saxons in England, Londra 1849; Ramsay, The Foundations of England, Londra 1898,
voll. 2; C. Oman, England before the Norman Conquest, 5 ed., Londra 1921; T. Hodgkin,
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Political History of England from the earliest Times to the Norman Conquest, 2 ed.,
Londra 1914; W. Stubbs, Constitutional History of England, 5 ed., Oxford 1891
seguenti, voll. 3; E. A. Freeman, History of the Norman Conquest, Oxford 1873, voll. 6;
H. M. Chadwick, The Origin of the English Nation, Cambridge 9107; H. M. Chadwick,
Studies on Anglo-Saxon Institutions, Cambridge 1905; F. W. Maitland, Domesday Book
and Beyond, Cambridge 1907, nuova edizione; P. Vinogradoff, Growth of the Manor,
Londra 1905; id., Folcland, in Engl. Hist. Rev., 1893; F. Seebohm, The English Village
Community, Londra 1883; W. G. Corbett, The Tribal Hidage, in Transact. R. Hist. Soc., n.
serie, XIV; F. Roder, Die Familie bei den Angelsachsen, Halle 1899; A. Ricci, The AngloSaxon Eleventh Cent. Crisis, in Rev. of Engl. St., V (1929).
Per le antichit e l'arte: G. Baldwin Brown, Ecclesiastical Architecture in England from
the conquest of the Saxons to the Norman Conquest, 1903; id., The Arts in Early
England, 2 ed., voll. 5, Londra 1926 segg.; T. Cook, The date of the Ruthwell and
Bewcastle Crosses, New Haven 1912; G. F. Browne, The Ancient Cross Shafts at
Bewcastle and Ruthwell, Cambridge 1916; E. T. Lees, The Archeology of the AngloSaxon Settlements, Oxford 1913; J. Strzygowski, Origin of christian Church Art, Oxford
1923, p. 230 segg.; N. berg, The Anglo-Saxon in England, Upsala 1926; O. E. Saunders,
Englische Buchmalerei, Monaco 1927, voll. 2; A. Kingsley Porter, Romanische Plastik in
Spanien, Monaco 1928, I, p. 1 segg.; I. Gollanez, The Caedmon Ms. of anglo-saxon
biblical poetry ("Junius XI" in the Bodleian Library), Oxford 1927.

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