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Sulla base delle rigorose indicazioni astronomiche che il poeta ci d possibile ricostruire la
configurazione astronomica del cielo nelle varie tappe del viaggio dantesco, quello che il sommo
poeta poteva vedere con i propri occhi e che riporter fedelmente nei vari passi della Comedia.
Daltra parte il cielo stellato paragonato da Dante nel Convivio (II, XIV) con la Fisica e la
Metafisica, in quanto esso ha delle propriet in comune con entrambe le discipline.
Dante conosce la precessione degli equinozi e dunque descrive il suo viaggio in maniera
prettamente astronomica e rigorosamente scientifica. Quando parla di stelle intende riferirsi alla
configurazione astronomica del cielo reale e allo zodiaco delle costellazioni, ben diverso da
quello dei segni (che una rappresentazione artificiale), a causa proprio del fenomeno
precessionale. Questa distinzione importante, perch con essa si possono spiegare molti errori
di datazione e di ricostruzione del cielo nei vari commenti alla Commedia che sono stati pubblicati
nel corso del tempo.
In un solo passo del poema usa il termine segno e inserisce una nota di astrologia giudiziaria. Si
tratta del Paradiso (XXII, 109-117), quando dichiara:
tu non avresti in tanto tratto e messo
nel foco il dito, in quantio vidi l segno
che segue il Tauro e fui dentro da esso.
O gloriose stelle, o lume pregno
di gran virt, dal quale io riconosco
tutto, qual che si sia, il mio ingegno,
con voi nasceva e sascondeva vosco
quelli ch padre dogne mortal vita,
quandio sent di prima laere tosco.
In questo passo Dante si ritrova nel Cielo delle Stelle Fisse, al cospetto della costellazione dei
Gemelli. <<l segno che segue l Tauro>>. Dalla sua costellazione natia, non solo contempla
dallalto il cammino percorso, ma indirizza ai Gemelli una vera e propria invocazione per affrontare
il difficile passaggio che lo attende nella parte finale del Paradiso: O stelle gloriose, o luce piena di
grande virt, dalla quale io ammetto di aver ricevuto tutto il mio ingegno, quale che esso sia, con
voi sorgeva e tramontava colui (il Sole) che padre di ogni vita mortale, quando io per la prima
volta respirai l'aria di Toscana (nacqui sotto il segno dei Gemelli).
E noto che nel Medioevo lAstrologia naturale (Astronomia) e lAstrologia giudiziaria (propriamente
detta Astrologia) non erano ancora divise.
In questo periodo ancora difficile distinguere la figura dellastrologo da quella pi scientifica e
rigorosa dellastronomo, poich solo a partire dal seicento e dalla nascita della scienza esatta, si
render necessaria una pi precisa connotazione di queste figure.
I sapienti dellepoca studiavano il cielo attraverso osservazioni dirette e tracciavano il percorso
degli astri su carte stellari, sulle quali poi innestavano le determinazioni e le previsione
astrologiche.
Il poeta era nato nel segno dei Gemelli, probabilmente il 2 giugno 1265, e questo ci conduce
allinizio del viaggio (Inf. I, 1-3):
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ch la diritta via era smarrita.
la notte tra gioved 7 aprile e venerd 8 aprile del 1300, quando Dante, a trentacinque anni di et,
si smarrisce in una selva oscura e intricata, impossibile da descrivere tanto angosciosa.
2
Egli considerava infatti la durata media della vita in 70 anni, ed essendo il poeta nato nel 1265, il
viaggio deve quindi collocarsi nel 1300. E questo l'anno del primo Giubileo indetto da papa
Bonifacio VIII, momento di grande valore simbolico, poich viene a coincidere con la speranza di
un rinnovamento spirituale e politico, che alla base del pensiero dell'autore e che anima molte
pagine dell'opera.
Dante inizia il viaggio nella duplice veste di personaggio reale, che in un determinato momento
storico si smarrisce in una selva, e in quella di un uomo che in questa vita chiamato a compiere
un percorso di redenzione e purificazione morale per liberarsi dal peccato e guadagnare la
beatitudine. Si tratta di un viaggio di purificazione morale e religiosa, che il poeta simpone di
ancorare in alcuni punti alla realt attraverso il riferimento alla volta celeste unica e immutabile e anche di un percorso iniziatico, se vero (seguendo Guenon) che il processo iniziatico
riproduce rigorosamente il processo cosmogonico, secondo lanalogia costitutiva del Macrocosmo
e del Microcosmo.
Questo processo inizia nella selva, per proseguire attraverso lInferno e il Purgatorio e concludersi
dopo circa sette giorni (i numeri 3, 5 e 7 ricorreranno spesso nella Comedia) nel cielo del Paradiso.
E proprio nella selva oscura troviamo il primo riferimento simbolico-astronomico, sottolineato da
Virgilio quando nellInferno (XX, 127129) si rivolge al poeta dicendo:
e gi iernotte fu la luna tonda:
ben ten de ricordar, ch non ti nocque
alcuna volta per la selva fonda1.
In questo passo Dante si riferisce ad un
fenomeno astronomico (la luna tonda)
e a un fatto puramente simbolico e
astrologico (il positivo influsso che la
luna ha su di lui nella selva oscura).
Dal calcolo delle fasi lunari risulta che
la luna fosse piena il 5 aprile 1300.
Nella selva oscura, notte di gioved 7 aprile 1300
Tuttavia come riportano Caligaris e
Gizzi in un calendario ecclesiastico del 1300 riportato erroneamente un plenilunio con la data di
gioved 7 Aprile alle ore 13.
E comunque possibile che il poeta non si riferisca alla luna piena, ma con laggettivo tonda
voglia alludere alla luna radiante immediatamente successiva alla luna piena, che, in coerenza
con la fase del suo viaggio simbolico, riporta ad un periodo di cambiamento, particolarmente
favorevole a tutti i processi di purificazione.
Infatti quando Dante vuol parlare di luna piena, utilizza esplicitamente il termine plenilunio, come
in Paradiso (XXIII, 25) allorch afferma Quale ne' pleniluni sereni / Triva ride tra le ninfe etterne /
che dipingon lo ciel per tutti i seni2.
In base a queste considerazioni la data del 7 aprile 1300 appare plausibile, anche sulla base del
forte significato simbolico tradizionalmente ascritto al numero 7.
1
Trad. e gi ieri notte c'era la luna tonda: te ne dovresti ricordare, poich ti giov talvolta nella selva
oscura.
2
Trad. Come nelle notti di plenilunio sereno la Luna splende fra le stelle, che illuminano il cielo in tutte le
sue zone
3
A un tratto, la mattina del venerd Santo dellanno del Signore 1300, il poeta si ritrova ai piedi di un
colle, dietro il quale si trova la citt di Gerusalemme, e sulla cui cima vede spuntare i primi raggi
del sole, che calmano un po la sua
inquietudine:
Tempera dal principio del mattino,
e l sol montava n su con quelle stelle
cheran con lui quando lamor divino
mosse di prima quelle cose belle;
si` cha bene sperar mera cagione
di quella fera a la gaetta pelle
e lora del tempo e la dolce stagione3.
Erano le prime ore del mattino, e il
sole stava sorgendo insieme alle stelle
di quella costellazione (l'Ariete) che
era con lui quando Dio (l'amor divino)
Gerusalemme, alba di venerd 8 aprile 1300
cre (mosse) il Mondo (quelle belle
cose); cos l'ora del giorno e la
stagione primaverile davano buoni motivi per ben sperare.
La data di inizio del viaggio, allalba di venerd 8 aprile 1300, trova conferma in un successivo
passo dellInferno (XXI, 112-114):
Ier, pi oltre cinqu'ore che quest'otta,
mille dugento con sessanta sei
anni compi che qui la via fu rotta.
Siamo tra la V e la VI bolgia alle 7 del mattino di sabato 9 aprile, quando il diavolo Malacoda
dichiara che il giorno prima, cinque ore pi tardi dell'ora presente, si sono compiuti 1266 anni dal
terremoto avvenuto il giorno della morte di Cristo e che fece crollare il ponte. Poich Dante era
convinto che Cristo fosse spirato all'et di 34 anni (Conv., IV, 23) e secondo il Vangelo di Luca ci
era avvenuto all'ora sesta (mezzogiorno) di venerd, ci vuol dire che quando Malacoda parla sono
circa le 7 del mattino del sabato santo dell'anno 1300 (1266+34=1300).
Il viaggio continua
Inf. I, 37-43
Alla fine del primo viaggio Dante e Virgilio finalmente escono dallInferno e raggiungono,
attraverso la natural burella, l'emisfero australe (<<E se or sotto lemisperio giunto / ch
contraposto a quel che la gran secca coverchia>>) (Inf., XXXIV, 112-14).
Nellattraversamento Dante dimostra di conoscere la legge di gravit e il campo magnetico
terrestre, quando fa dire a Virgilio che il centro della Terra posto nel <<punto al qual si traggon
dogni parte i pesi>> (Inf. XXXIV, 110-11).
Nell'emisfero boreale la sera di sabato 9 aprile 1300; nell'emisfero australe la mattina di
domenica 10 aprile 1300 (<<Qui da man, quando di l sera>> Inf., XXXIV, 118).
Dante e Virgilio giungono sulla spiaggia del Purgatorio, che una montagna altissima in mezzo
alloceano, agli antipodi della latitudine di Gerusalemme.
Sulla spiaggia l'aurora diventa da rossa progressivamente arancione e a Dante pare di vedere sul
mare una luce simile a quella di Marte, quando velato dai vapori che lo avvolgono, che si muove
rapidissima verso la riva (Purg. II, 7-18).
Lo bel pianeto che damar conforta
faceva tutto rider lorente,
velando i Pesci cherano in sua scorta.
I mi volsi a man destra, e puosi mente
a laltro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor cha la prima gente.
Goder pareva l ciel di lor fiammelle:
oh settentronal vedovo sito,
poi che privato se di mirar quelle!
Comio da loro sguardo fui partito,
un poco me volgendo a laltro polo,
l onde il Carro gi era sparito 4.
Purg. I, 19-30
E la mattina di Pasqua, il giorno della resurrezione di Cristo, e il bel pianeta Venere invita ad
amare, illuminando di gioia tutto loriente e velando di luce la costellazione dei Pesci, cherano in
sua scorta. Per Dante scorta pu assumere il duplice significato di guida o accompagnatore, e
dunque la configurazione astronomica che abbiamo ipotizzato appare senzaltro plausibile 5, con il
pianeta Venere che segue il sorgere del Sole.
Dante si volge alla sua destra e vede quattro stelle (la Croce del Sud) che nessuno aveva mai
visto eccetto i primi progenitori (Adamo ed Eva). Il cielo sembrava gioire della loro luce e lemisfero
settentrionale dovrebbe dolersi dellesserne privato.
Non appena il poeta distoglie lo sguardo da quelle stelle, si rivolge allaltro polo laddove la
costellazione del Carro era gi sparita.
Dalla configurazione astronomica del cielo si evince che a Sud si pu osservare la costellazione
della Croce del Sud e a Nord, sotto lorizzonte, le due costellazioni del Piccolo e Grande Carro.
In questo passo Dante si riferisce ai due estremi (poli) della sua visuale, quello a destra (Sud),
dove si eleva la Croce del Sud, e quello della sua visuale sinistra (Nord), dove il Carro
tramontato sotto lorizzonte.
In If. XII 100 addirittura tangibile l'equazione fra scorta e il senso del verbo guidare': Chirn si volse in su
la destra poppa, / e disse a Nesso: "Torna, e s li guida, / e fa cansar s'altra schiera v'intoppa". / Or ci
movemmo con la scorta fida... Cfr. anche If VIII 129, Pg IV 39 e XXXIII 107 chi va dinanzi a gente per
iscorta. I due sensi non si escludono comunque in Pg XXVII 19, dove scorte di D. sono chiamati Virgilio e
Stazio, che lo accompagnano, non meno che in If XII 54 (Io vidi un'ampia fossa in arco torta, / come quella
che tutto 'l piano abbraccia, / secondo ch'avea detto la mia scorta), e in XIII 130, XVIII 67, XX 26, Pg XVI 8.
Ha insieme il senso di " guida " e quello collettivo di " accompagnamento " in Inf. XXI 128, dove la scorta
costituita dai diavoli nominati da Barbariccia perch Dante e Virgilio facciano con loro la strada fino
all'inesistente ponte tutto intero che dovrebbe sormontare la bolgia degl'ipocriti.
Questa ipotesi si basa sul fatto che il poeta doveva certamente sapere (vedi Par. XIII, 7-96) che la
costellazione del Grande Carro nel nostro emisfero boreale definita circumpolare e non
tramonta mai, pertanto da considerarsi errata la tesi fin qui sostenuta dagli studiosi per la quale
Dante distoglie lo sguardo dalle quattro stelle, rivolgendosi al cielo boreale da cui ormai
tramontato il Carro dell'Orsa Maggiore.
Dunque alla sua latitudine attuale, nel cielo non ancora illuminato dal Sole, il poeta poteva
effettivamente vedere alla sua destra (a Sud) la costellazione della Croce del Sud, ben conosciuta
ai suoi tempi e definita circumpolare. Si pu affermare che in queste zone la Croce del Sud fa da
controparte allasterismo del Carro, in quanto visibile in tutte le notti dell'anno e consente di
individuare il polo sud celeste.
Naturalmente la lettura astronomica non esclude, ma contribuisce a rendere tangibile
linterpretazione allegorica, che vede le quattro stelle simboleggiare le virt cardinali, ovvero
prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, il cui pieno possesso condizione indispensabile per il
conseguimento della grazia e, quindi, della salvezza eterna.
Il viaggio nel Purgatorio prosegue
Ora era onde l salire non volea storpio;
ch l sole avea il cerchio di merigge
lasciato al Tauro e la notte a lo Scorpio7
Dante, Virgilio e Stazio percorrono la
scala che porta alla VII Cornice con
andatura veloce, uno dietro l'altro.
Lora era avanzata e occorreva salire
speditamente e senza indugio; infatti il
Sole aveva lasciato il meridiano al Toro
e la notte allo Scorpione.
"...imagini quel carro a cu' il seno / basta del nostro cielo e notte e giorno, / s ch'al volger del temo non vien
meno
7
Purg. XXV, 1-3
Dante e Beatrice ascendono al Paradiso, gli astri non vengono pi utilizzati come misura del
tempo, ma i riferimenti astronomici si identificano con i concetti teologici; il poeta sar sospeso
nello spazio e mancheranno lorizzonte e i riferimenti altazimutali.
Il viaggio in Paradiso inizia a mezzogiorno di mercoled 13 aprile e dura probabilmente un giorno e
mezzo, fino a gioved 14 aprile.
Surge ai mortali per diverse foci
la lucerna del mondo; ma da quella
che quattro cerchi giugne con tre croci,
con miglior corso e con migliore stella
esce congiunta, e la mondana cera
pi a suo modo tempera e suggella.
Fatto avea di l mane e di qua sera
tal foce, e quasi tutto era l bianco
quello emisperio, e laltra parte nera,
quando Beatrice in sul sinistro fianco
vidi rivolta e riguardar nel sole:
aquila s non li saffisse unquanco8.
Par. I, 37-48
In quel tempo anche Saturno, sotto il petto della costellazione del Leone, diffondeva sulla Terra il
proprio influsso, in combinazione con quello della costellazione stessa (Par., XXI, 13-15 Noi sem
levati al settimo splendore, / che sotto l petto del Leone ardente / raggia mo misto gi del suo
valore).
Infine Dante, al termine del suo terzo viaggio nel Paradiso, dopo la fugace visione di Dio e la
contemplazione della Luce, perviene alla meta ultima del suo cammino e finalmente sente
appagato ogni suo desiderio di conoscenza, attraverso
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