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Con la sentenza n. 3476/94, emanata a Sezioni Unite (allegato n. 1), la Corte di Cassazione
E' necessario pertanto che le Unit operative, ove non vi abbiano gi provveduto, diano corso agli
incombenti necessari per l'attuazione dell'assicurazione anche nei confronti dei lavoratori dipendenti che
esplicano attivit esclusivamente intellettuale, a condizione che:
- abbiano necessit di frequentare locali ove si svolgono lavorazioni pericolose di cui all'articolo 1 del
Testo Unico;
- tale necessit costituisca una componente abituale e sistematica, ancorch non continuativa, della loro
attivit professionale, e cio intrinseca alle mansioni che sono tenuti a prestare.
Considerata, peraltro, la delicatezza della questione e le incertezze che a lungo l'hanno caratterizzata, le
Unit medesime adotteranno criteri di correntezza nei confronti dei datori di lavoro interessati, avanzando
le richieste dei premi arretrati, e delle conseguenti sanzioni, solo se suffragate da obiettivi e sicuri
elementi.
Si ravvisa, comunque, l'opportunit di dare la massima diffusione all'obbligo di assicurare il personale di
cui trattasi, mediante comunicati stampa (di cui al testo allegato n. 2) da pubblicare sugli organi di
informazione locale.
Riflessi della sentenza sulla tutela assicurativa.
La precisa definizione del significato e della portata della nozione di rischio ambientale, desumibile dalla
sentenza in esame, non lascia dubbi sul fatto che le garanzie assicurative sono dovute non solo per gli
eventi professionali conseguenti al rischio proprio dell'attivit svolta dal lavoratore, o di attivit ad essa
connessa, ma anche per quelli eziologicamente riconducibili al rischio insito nell'ambiente di lavoro, e cio
- secondo l'indicazione della Cassazione - al rischio determinato dallo spazio delimitato, dal complesso dei
lavoratori in esso operanti e dalla presenza di macchine e di altre fonti di pericolo.
Per le malattie professionali, d'altronde, questo principio da tempo acquisito e non solleva
particolari problematiche, in quanto si tratta comunque di verificare, in concreto, la sussistenza
del nesso causale tra il rischio (diretto o ambientale) e la malattia denunciata; si rimanda, al
riguardo, alle numerose disposizioni di recente impartite (cfr. in particolare: la circolare n.
19/1994 sulle malattie tabellate; le circolari nn. 23/1988 e 35/1992 su quelle non tabellate;
la circolare n. 29/1991 sulla nozione di malattia professionale).
Per quanto concerne gli infortuni, invece, la questione si presenta pi complessa, stante la necessit di
individuare, caso per caso, una linea di demarcazione tra situazioni in cui l'incidente conseguenza di
condizioni ambientali che configurano un rischio soltanto generico, e situazioni in cui, invece, l'incidente e
"occasionato" da un vero e proprio rischio lavorativo di carattere ambientale.
Al riguardo, non appare superflua qualche puntualizzazione, anche per evitare che una non corretta
lettura della sentenza in esame determini ingiustificati riconoscimenti di prestazioni.
Si richiama, innanzitutto, l'attuale e largamente prevalente insegnamento giurisprudenziale (cfr, in
primis, la sentenza n. 462/1989 della Corte Costituzionale), in base al quale il collegamento meramente
marginale, o la pura e semplice coincidenza di tempo e di luogo tra infortunio e prestazione lavorativa,
non sono sufficienti a concretizzare l'occasione di lavoro.
Da ci discende che vanno esclusi dalla tutela quegli infortuni che, pur avvenuti in costanza ed in
ambiente di lavoro, si siano verificati in circostanze puramente accidentali, conseguenti cio ad un rischio
generico incombente su tutti i cittadini e comune ad altre situazioni del vivere quotidiano.
In linea generale, debbono considerarsi ricadenti nel rischio generico eventi quali la caduta per le scale, lo
scivolamento sul pavimento, l'urto contro gli stipiti di porte o finestre, ecc., salvo che non si accerti che
gli stessi sono stati "occasionati" da fattori e circostanze ambientali di natura e caratteristiche tali da
determinare un aggravamento quantitativo o qualitativo del rischio generico.
Sono comunque esclusi dalla tutela i sinistri che accadono in situazioni in cui il lavoratore sia venuto a
trovarsi per scelta volontaria, diretta a soddisfare impulsi personali che lo inducono ad affrontare rischi,
anche sotto il profilo ambientale, diversi da quelli inerenti alla normale attivit lavorativa.
Giova ricordare, infine, che i suddetti principi si applicano in tutte le fattispecie infortunistiche, a
prescindere dalla categoria di appartenenza del lavoratore infortunato.