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Universita
` di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Facolta
Corso di Laurea Triennale in Matematica
Candidato
Alessandro Iacopetti
Relatore
Prof. Paolo Acquistapace
Controrelatore
Dott. Antonio Tarsia
A.A. 2004/2005
Indice
1 Introduzione
2 Nozioni preliminari
3 Il problema di Dirichlet
15
5 Condizioni al contorno in H 2 ,2 ()
19
22
29
B Spazi di Sobolev
29
C Integrale di superficie
30
D Teorema di traccia
32
Bibliografia
34
Introduzione
In questa tesi faremo una breve panoramica sul problema di Dirichlet per equazioni
ellittiche del secondo ordine. Trattandosi di un settore molto vasto ed in continua
evoluzione non `e certo pensabile di coprire tutte le problematiche ad esso inerenti.
Cercheremo di chiarire tutte le questioni fondamentali relative allesistenza e allunicit`a della soluzione in opportuni spazi funzionali, senza toccare per`o le pur interessanti
e rilevanti problematiche sulla regolarit`a. Inoltre analizzeremo le differenze fra la
formulazione classica del problema di Dirichlet e quella variazionale.
Nella prima parte della tesi vengono esposti i risultati principali riguardanti lesistenza e lunicit`a della soluzione per il problema di Dirichlet
n
X
fi
L(u) = f +
in
x
(1)
i
i=1
u=g
su ,
dove L(u) `e un operatore differenziale del secondo ordine, definito su un aperto
limitato di Rn , f, fi sono in L2 () e g `e un elemento dello spazio di Sobolev
W 1,2 ().
Il nostro scopo `e quindi cercare una soluzione debole u W 1,2 (), cio`e tale che
L(u) = f nel senso delle distribuzioni e tale che u, ristretta alla frontiera di ,
sia uguale alla funzione assegnata g. Questa ultima affermazione deve per`o essere
precisata: poiche sia u che g sono definite quasi ovunque, non ha senso chiedere
u = g punto per punto su un insieme che ha misura di Lebesgue nulla in Rn ;
nellesposizione chiariremo questo punto.
Considerando i coefficienti della parte quadratica delloperatore differenziale L(u),
vedremo che se essi verificano la condizione di ellitticit`a, allora esiste ununica soluzione
u di (1). Per ottenere questo risultato ci ricondurremo a teoremi astratti di analisi
funzionale per forme bilineari definite positive negli spazi di Hilbert; in particolare
enunceremo e dimostreremo il teorema di Lax-Milgram.
Nella seconda parte della tesi discuteremo delloperatore di traccia, che in sostanza,
quando una funzione `e regolare su , associa ad essa la sua restrizione al bordo .
Richiameremo poi alcune definizioni: se `e un aperto di Rn definiremo gli spazi di
Sobolev ad esponente reale H ,p (), con 0 < < 1; se poi la frontiera `e di classe
C 1 definiremo gli spazi Lp () e H ,p ().
Estenderemo loperatore di traccia allo spazio H 1,p () e per mezzo di esso studieremo il problema di Dirichlet nel caso in cui il dato al bordo `e costituito da una funzione
1
g H 2 ,2 (). Infatti risulta poco naturale fissare un dato definito su tutto laperto
, per poi interessarsi solo ai valori che assume alla frontiera. Con alcuni accorgimenti
ci ricondurremo al problema di Dirichlet studiato allinizio, ottenendo un risultato di
1
esistenza e unicit`a anche con dato al bordo g H 2 ,2 ().
5
Nellultima sezione discuteremo della non equivalenza fra il problema classico e variazionale sottolineando che ci`o discende dalla non surgettivit`a delloperatore di traccia
0 : H 1,p () Lp (). Faremo vedere con due esempi espliciti che vi sono soluzioni
classiche del problema di Dirichlet che non sono soluzioni variazionali, e viceversa.
Nelle appendici A e B saranno richiamate le definizioni e i fatti fondamentali
riguardanti, rispettivamente, gli spazi Lp e gli spazi si Sobolev ad esponente intero.
Nellappendice C daremo la definizione di frontiera di classe C k e definiremo lintegrale
di superficie; nellappendice D viene dimostrato il teorema di traccia.
Naturalmente, le questioni analizzate da questa tesi hanno tuttora enormi sviluppi
di indagine in differenti direzioni. Ad esempio possiamo citare problemi di esistenza
e regolarit`a per:
equazioni di ordine superiore,
sistemi di ordine 2 e di ordine superiore,
equazioni e sistemi non lineari.
La speranza `e di poter studiare qualcuno di questi temi nella futura tesi di laurea
specialistica.
Nozioni preliminari
In questa sezione vengono date le definizioni di equazione lineare del secondo ordine,
di soluzione debole e di equazione ellittica. Nella trattazione faremo uso della teoria
elementare degli spazi Lp e delle principali definizioni riguardanti gli spazi di Sobolev
ad esponente intero W k,p (), H k,p () e W0k,p (). Tutti i fatti fondamentali che utilizzeremo sugli spazi Lp e sugli spazi di Sobolev sono contenuti, rispettivamente, nelle
appendici A e B.
Definizione 2.1. Unequazione lineare del secondo ordine in forma di divergenza `e
unequazione differenziale della forma:
X
n
n
n
X
X
u
u
fi
aij
+
(bi u) + ci
+ du = f +
(2)
L(u) =
xi
xj
xi
xi
xi
i=1
i=1
i,j=1
dove aij , bi , ci , d, f, fi sono funzioni assegnate definite in un aperto di Rn .
Osserviamo che se i coefficienti dellequazione (2) sono funzioni regolari allora il numero di termini di tale equazione risulta eccessivo: possiamo ad esempio inglobare i
u
e du.
termini x i (bi u) in quelli della forma ci x
i
Definizione 2.2. Una funzione u W 1,2 () `e soluzione debole dellequazione (2) se
per ogni C0 () risulta
( n
)
)
Z X
Z (X
n
n
X
u
u
aij
+ bi u fi
dx
+ du f dx = 0. (3)
ci
x
x
x
j
i
i
i=1
j=1
i=1
Osserviamo che se la soluzione u(x) ed i dati sono regolari, la nozione di soluzione
debole coincide con quella di soluzione classica: infatti se u(x) `e una soluzione classica
allora moltiplicando la (2) per ed integrando per parti si ottiene la (3), quindi u(x) `e
una soluzione debole. Viceversa, se u(x) `e una soluzione debole allora integrando per
parti i termini contenenti le derivate della nella (3), e tenendo conto dellarbitrariet`a
di otteniamo che u(x) soddisfa la (2).
Definizione 2.3. Lequazione (2) si dice ellittica se esiste un numero reale > 0
tale che
n
X
aij (x) i j ||2
(4)
i,j=1
n
X
2u
i=1
= f+
x2i
n
X
fi
xi
i=1
(5)
Il problema di Dirichlet
n
X
fi
L(u) = f +
in
xi
(6)
i=1
u=g
su
se per ogni C0 ()
)
)
( n
Z (X
Z X
n
n
X
u
u
ci
+ bi u fi
dx
+ du f dx = 0
aij
xj
xi
xi
i=1
i=1
j=1
(7)
ed inoltre
u g W01,2 ().
(8)
Osserviamo che la (7) `e la forma debole dellequazione (2), mentre la (8) `e una forma
debole della condizione u = g su . Infatti se u e g sono di classe C 1 () si avr`a
u = g su se e solo se u g W01,2 ().
Adesso vogliamo occuparci dellesistenza e unicit`a di una soluzione del problema
di Dirichlet; per semplicit`a considereremo lequazione (2) senza termini di grado
inferiore, cio`e con bi = ci = d = 0, quindi ci riduciamo a risolvere il problema:
n
n
X
X u
fi
aij
=f+
in
xi
xj
xi
(9)
i=1
i,j=1
u=g
su
con i coefficienti aij L () , g W 1,2 () e le funzioni f, fi appartenenti a L2 ().
Osserviamo che possiamo anche supporre g = 0 senza perdita di generalit`a; infatti
possiamo ricondurci a questo caso considerando la funzione w = u g, che verifica
lequazione
n
n
X
X
w
Fi
aij
=f+
xi
xj
xi
i,j=1
i=1
con
Fi = fi
n
X
j=1
aij
g
.
xj
Il problema `e quindi di cercare una funzione u W01,2 (), tale che risulti
!
Z X
Z
n
n
X
u
dx =
f dx
aij
fi
xj xi
x
i
i,j=1
i=1
(10)
aij
u u
|u|2 q.o. in ,
xi xj
e dunque
Z
A(u, u)
|u|2 dx kuk21,2,
i=1 xi xi
Z
u, H,
u H,
u, H
che corrisponde alla simmetria dei coefficienti: aij = aji . Per dimostrare che esiste ed
`e unica la soluzione u in H del problema nel caso simmetrico ci serve il fondamentale
teorema di Riesz che ci limitiamo ad enunciare:
Teorema 3.2 (di Riesz). Sia H uno spazio di Hilbert. Per ogni F H esiste un
unico z H tale che
F (x) = (x, z)H x H
ed inoltre si ha
kF kH = sup
v6=0
|F (v)|
= kzkH .
kvkH
1
kF kH
1
|F (v)|
kF kH .
|||v|||
1
kF kH
v, w H , R
= lim A(vn v, vn v) = 0
n
(11)
ne deriva che
1
kym yn kH
m, n N
(12)
(T (v), z)H = 0
v H,
allora
(T (z), z)H = 0 = A(z, z)
cosicch`e z = 0 e dunque T `e surgettiva. Ne segue che esiste lapplicazione inversa di
T , T 1 : H H e per la (11) si ha
1
T (v)
1 kvk
H
H
v H.
H.
Posto u = T 1 (w) si ha
A(u, ) = (T (u), )H = F ()
e
1
kukH =
T 1 w
H kF kH
(13)
i=1
Dimostrazione. Applichiamo il teorema di Lax-Milgram scegliendo come spazio
! di
Z
n
X
Fi
Hilbert W01,2 (), come funzionale lineare e continuo F () =
f dx,
xi
i=1
n
X
g
; inoltre prendiamo come forma bilineare continua e coerciva
dove Fi = fi
aij
xj
j=1
Z X
n
w
aij
A(w, ) =
dx. Allora il teorema 3.4 ci dice che esiste ununica
xj xi
i,j=1
w W01,2 () tale che per ogni W01,2 () vale
Z X
n
w
aij
dx =
xj xi
i,j=1
ed inoltre
n
X
i=1
Fi
f dx
xi
1
kF k(W 1,2 ()) .
14
u(x, t) dt
u(x) = u(x, 0) +
xn
0
da cui
Z
p
p1
|u(x, 0)| c(p) |u(x)| + a
p
p
dt
u(x,
t)
xn
e quindi integrando su ,
p
Z
Z
Z
c(p)
p
p
|u(x, 0)| dx
|u| dx + ap
u(x) dx
a
xn
h
i
c(p, a) kukpp, + kukp1,p, .
1/p
|g| d
Con questa definizione e con opportuni teoremi (vedi appendice D), che generalizzano
quanto abbiamo visto nel caso del cilindro, si trova che la traccia 0 `e unapplicazione
lineare e continua di C 1 (), munito della norma kk1,p, , in Lp () e quindi si prolunga
ad un operatore lineare e continuo 0 : H 1,p () Lp () tale che:
kukpp, c(p, ) kukp1,p,
u H 1,p ().
Adesso ricordiamo come si definiscono gli spazi H ,p () con reale; nel caso che ci
interessa sar`a 0 < < 1.
Sia un aperto di Rn avente frontiera di classe C 1 . Se u : R `e una funzione
misurabile secondo Lebesgue, definiamo:
Z Z
|u(x) u(y)|p
p
|u|,p, =
dxdy ;
n+p
|x y|
n
o
1
C#
() = u C 1 () : |u|,p, < + .
1
Definizione 4.3. Per 0 < < 1, indicheremo con H ,p () la chiusura di C#
()
p
p
1/p
rispetto alla norma kuk,p, = (kukp, + |u|,p, ) .
1
Osserviamo che se laperto `e limitato allora C 1 () = C#
(). Infatti se u C 1 ()
si ha:
|u(x) u(y)| kuk, |x y| ,
quindi
|u(x) u(y)|p
n+p
|x y|
C |x y|p(1)n .
Lintegrale
Z
1
|x y|np(1)
dy
e definiamo:
j (j u)(y, 0) = (j u)(1
j (y, 0)), y Q {yn = 0}.
Siccome j `e a supporto compatto in Uj , la funzione j (j u) `e a supporto
compatto in Q {yn = 0} e dunque la si pu`o considerare anche definita su Rn1
,
y
prolungata a 0 fuori da Q {yn = 0}.
Definizione 4.4. Sia aperto limitato di Rn avente frontiera di classe C 1 , allora
definiamo
H ,p () = {u Lp () : j (j u) H ,p (Ryn1 ), j = 1, .., m}.
Utilizzando i cambiamenti di carte su si pu`o far vedere che questa definizione
`e indipendente dalla scelta del sistema di carte locali (Uj , j ) e dalla partizione
dellunit`a {j }, inoltre si verifica che
!1/p
m
X
p
j (j u)
kuk
=
n1
,p,
,p,Ry
j=1
`e una norma su H ,p () che lo rende uno spazio di Banach. Osserviamo che tale
norma dipende dallatlante {(Uj , j ) , j = 1, ..., m} scelto per e dalla partizione
dellunit`a {j }; tuttavia si verifica che al variare di questi le norme sono equivalenti.
Loperatore di traccia 0 : H 1,p () Lp () `e lineare e continuo; ci chiediamo se `e
surgettivo. La risposta `e negativa e ci`o ha una profonda ripercussione nella teoria dei
problemi differenziali, come vedremo nella sezione 1.5.
Ci interessa quindi caratterizzare il sottospazio di Lp () dato da 0 (H 1,p ()); in
effetti vale il seguente teorema che ci limitiamo solo ad enunciare:
17
18
Nella sezione 1.2 abbiamo studiato il problema di Dirichlet nel caso in cui la condizione
al contorno era data da u = g in , con g W 1,2 (). Questa condizione va intesa
come u g W01,2 (), infatti non ha senso definire luguaglianza punto per punto
di due funzioni definite quasi ovunque su un insieme avente misura di Lebesgue
nulla in Rn .
Sia un aperto limitato tale che la sua frontiera sia di classe C 1 , in particolare
verifica la propriet`a del segmento quindi W k,p () = H k,p (). Assegnare come
dato al bordo una funzione g definita in H 1,2 () risulta poco naturale, infatti siamo
interessati solo ai valori che essa assume su . Sia g una funzione appartenente a
1
H 2 ,2 (); vogliamo studiare il problema di Dirichlet:
n
X
fi
L(u) = f +
, u H 1,2 ()
x
i
i=1
0 u = g
su ,
(15)
0 : H 1,2 () H 2 ,2 ()
risulta essere unapplicazione lineare continua e surgettiva.
linsieme
Rg = G H 1,2 () : 0 G = g
Consideriamo allora
(che `e non vuoto visto che 0 `e surgettiva) e sia G un suo elemento; allora il problema
(15) `e equivalente a:
L(u) = f + X fi , u H 1,2 ()
xi
(16)
i=1
1,2
u G H ().
0
Adesso enunciamo un lemma, valido in generale per spazi di Banach, che ci consentir`a
nel nostro caso di stimare la norma H 1,2 () di G, elemento di Rg , con quella di g in
1
H 2 ,2 ().
19
x ' x T (x x ) = 0,
la quale, ovviamente, `e una relazione di equivalenza su X. Consideriamo lo spazio
quoziente X/Ker T e definiamo:
k[x]kX/Ker T = inf kkX ,
[x]
si verifica facilmente che questa `e una norma su X/Ker T . Proviamo adesso che
lo spazio normato (X/Ker T , kkX/Ker T ) `e uno spazio di Banach. Sia {[xn ]}nN una
successione di Cauchy in X/Ker T ; allora posso trovare, grazie alla definizione della
norma kkX/Ker T , una successione {n }nN di Cauchy in X, con n [xn ]: quindi si
ha n in X, da cui si vede che [xn ] [] in X/Ker T . Consideriamo allora
lapplicazione Te : X/Ker T Y , definita da Te([x]) = T x; risulta chiaro che Te `e ben
definita, lineare, continua e invertibile; esiste quindi Te1 : Y X/Ker T .
Per il teorema dellapplicazione aperta applicato a Te risulta che Te1 `e continua,
quindi:
c kykY y Y.
c :
Te1 y
X/Ker T
In particolare y [Te1 (y)] tale che ky kX/Ker T 2c kykY , il che prova il lemma in
quanto:
T (y ) = Te[y ] = Te(Te1 (y)) = y.
GRg
Sia G Rg , se u H 1,2 () `e una soluzione del problema (16), allora posta w = uG,
ci riconduciamo a risolvere il seguente:
n
X
fi
L(w) = f + L(G) +
xi
(17)
i=1
1,2
w H0 ().
20
Osserviamo che
n
n
X
X
G
L(G) =
(aij
)=
[(A G)i ] = div(A G),
xi
xj
xi
i,j=1
i=1
dove A(x) `e la matrice dei coefficienti aij (x) delloperatore differenziale L. Poiche
1,2
2
G
Pn Hfi (), allora A G L (), quindi possiamo inglobare il termine L(G) in
i=1 xi .
Il teorema di Lax-Milgram pu`o essere adesso applicato, quindi esiste ununica
soluzione w in H01,2 () di (17) e si ottiene:
(
)
n
X
1
kf k2, +
kfi + (A G)i k2,
kwk1,2,
i=1
(
)
n
n
X
X
1
kf k2, +
kfi k2, +
k(A G)i k2,
i=1
i=1
(
)
n
n
X
X
1
kf k2, +
kfi k2, +
M k(G)i k2,
i=1
i=1
(
)
n
X
1
kf k2, +
kfi k2, + M kGk1,2,
i=1
(
)
n
X
1
kf k2, +
kfi k2, + cM kgk 1 ,2, .
2
i=1
Quindi, ricordando che avevamo posto w = uG, abbiamo trovato che esiste ununica
soluzione u H 1,2 () del problema (15) ed inolte vale la stima
)
(
n
X
1
kf k2, +
kfi k2, + c kgk 1 ,2, .
kuk1,2,
2
i=1
21
In questa sezione vogliamo discutere della problematica riguardante la non surgettivit`a delloperatore di traccia 0 : H 1,p () Lp () e della ripercussione che questo
fatto ha sulla teoria delle equazioni differenziali.
Sia un aperto limitato di Rn , tale che la frontiera sia di classe C 1 . Per il
problema di Dirichlet classico
u = 0 in
(18)
u = g su
sappiamo dalla teoria che per ogni fissata g C 0 () esiste ununica soluzione
u C 2 () C 0 (), ed inoltre vale la stima
kuk, kgk, .
Questo problema si pu`o impostare dal punto di vista variazionale nel modo che `e
stato esposto nella precedente sezione. Per quanto visto nella sezione 1.4 fissata
1
g H 2 ,2 () esiste ununica soluzione u H 1,2 () del problema
u = 0 in
(19)
0 u = g su
ed inoltre vale
kuk1,2, c kgk 1 ,2, .
2
Vogliamo sapere quando una soluzione del problema classico `e anche soluzione del
problema variazionale e viceversa; per prima cosa vediamo con due esempi come
1
sono messi fra loro gli spazi C 0 () e H 2 ,2 (). Per illustrare gli esempi faremo
uso di un lemma, prima di enunciarlo ricorderemo un fatto sugli spazi di Sobolev ed
introdurremo una notazione.
Sia u H ,2 (0, 2), con 0 < < 1, ricordiamo che si pu`o dimostrare che la norma
Z 2 Z 2
Z 2
|u(x) u(y)|2
2
2
|u(x)| dx +
dxdy
kuk,2,(0,2) =
|x y|1+2
0
0
0
`e equivalente alla norma
kuk2H (0,2)
Z
=
|
v ()|2 (1 + ||2 ) d,
dove v() =
R
R
|
v ()| (1 + || ) d =
R
XZ
kZ
k+1
XZ
kZ
k+1
|
v ()|2 (1 + ||2 ) d
X
|
v ()|2 (1 + ||2 ) |
v (k)|2 (1 + |k|2 ) d +
|
v (k)|2 (1 + |k|2 ) .
kZ
k)
=
2
4M 2
0
2
2
= 2
v ()
v ()(1 + ) + |
v ()|
(
k)
(1 + 2 )2
(1 2 )1
4M 2
1 + (k 1)2
e quindi
23
|
v ()|2 (1 + ||2 ) d
X
kZ
X
4M 2
+
|
v (k)|2 (1 + |k|2 ) .
1 + (k 1)2 kZ
kZ
kZ
4M 2
1 + (k 1)2
|
v (k)|2 (1 + k 2 ) < + risulta provata.
kZ
Dimostriamo adesso che le norme sono equivalenti; per calcolo diretto si pu`o mostrare
che
!1/2
kuk,2,(0,2) C
|
v (k)|2 (1 + k 2 )
u H ,2 (0, 2).
kZ
|
v (k)|2 (1 + k 2 )
kZ
|u(x)|2 dx +
Z
0
Z
0
|u(x) u(y)|2
|x y|1+2
!1/2
dxdy
24
n=1
,2
(0, 2)
n=1
si deduce che g definisce un elemento H ,2 (B(0, 1)), dove B(0, 1) `e la palla unitaria
di R2 .
Esempio 6.1. Consideriamo la funzione definita su [0, 2] dalla serie
X
1
g() =
cos(k!).
k2
k=1
X
n!
n4
n=1
X
n=3
1
cos(n).
n log n
(20)
X
n=3
X
1
1
n
=
< +
2
2
n2 log n
n
log
n
n=3
X
1
1
2
1
sin(n)
g() d =
cos(n) d =
.
n=3 n log n
n=3 n log n
n
3bnc< n log n
bnc
X
X
2
sin(n)
2
sin(n)
n
log
n
n
n
log
n
n
bnc
3bnc<
2
2
1
(1 )
2
n log n
n log n
bnc
3bnc<
Z
Z +1
2(1 )
2 +
1
dx
dx
x log x
1 x2 log x
3
2
2(1 ) log log(1 + ) 2(1 ) log log 3
1
dx.
x2 log x
Poiche
2
lim+
0
= lim+
0
1
dx =
x2 log x
1
2( 2 )[ ( 1)2 log(
]
1)
2
lim
0+
dx
x2 log x
2t2
1
t+ (t 1)2 log(t 1)
lim
1
2
1
= lim
= 0
t+ log(t 1)
26
R +
si ottiene
Z
1
lim 2(1 ) log log(1 + ) = +
lim inf
g()
d
0+
+
0
che `e assurdo. La funzione g quindi non pu`o essere limitata nellintorno dellorigine.
La proposizione precedente prova che g
/ C 0 ([0, 2]); si pu`o far vedere usando il
teorema di Abel che per ogni > 0 la serie converge uniformemente su [, 2 ],
quindi g definisce una funzione continua su ]0, 2[.
Gli esempi che abbiamo mostrato ci dicono che limpostazione classica e variazionale
del problema di Dirichlet sono in generale distinte. Infatti se prendiamo la con1
dizione al contorno in C 0 ()/H 2 ,2 () (che `e non vuoto grazie allesempio 6.1)
allora la soluzione del problema classico non pu`o essere traccia di alcuna funzione
1
u in H 1,2 (). Analogamente se prendiamo dato al bordo in H 2 ,2 ()/C 0 () la
soluzione variazionale non potr`a essere soluzione classica.
Risulta naturale chiedersi cosa succede se prendiamo la condizione al contorno in
1
1
0
C () H 2 ,2 (). Sia g C 0 () H 2 ,2 (); in questo caso, al contrario dei
precedenti, g sta nella classe giusta affinche sia il problema classico che variazionale
siano ben posti, quindi per quanto visto essi ammettono ununica soluzione, che denoteremo rispettivamente con u1 , u2 . Vogliamo provare che u1 = u2 q.o in . Per
ottenere questa uguaglianza utilizzeremo il seguente risultato:
Proposizione 6.2. Sia un aperto limitato di Rn , con frontiera di classe C 1 .
1
Lo spazio C () `e denso in H 2 ,2 ().
Dimostrazione. Si veda J.Lions, E.Magenes [11], dove la successione approssimante
1
un fissato elemento di H 2 ,2 () `e costruita tramite convoluzione con un nucleo
regolarizzante.
Grazie alla proposizione 6.2 esiste una successione {gn }nN in C () tale che
gn g in C 0 (),
1
gn g in H 2 ,2 (),
(basta prendere la convoluzione g n , con n nucleo regolarizzante). Consideriamo
la successione di funzioni {un }nN in C 0 () C 2 () soddisfacente il problema di
Dirichlet classico
(
un = 0 in
(21)
un = gn su
27
e variazionale
(
un = 0
0 un = gn
in
su .
(22)
28
Appendice
A
1
p
1
p
= 1.
Spazi di Sobolev
Si definisce allora:
29
1/p
Z X
kukk,p, =
|D u|p dx .
||k
dove
1
u =
||
Z
u dx
`e la media di u in .
Definizione B.4. Sia un aperto di Rn , si indica con W0k,p () la chiusura di C0 ()
rispetto alla norma di W k,p ().
Quindi una funzione u W k,p () appartiene a W0k,p () se esiste una successione
{uj }jN , uj C0 () tale che limj kuj ukk,p, = 0.
Risulta chiaro che (W0k,p (), kkk,p, ) `e uno spazio di Banach.
Integrale di superficie
allora diremo che il bordo `e di classe C k se, per ogni x0 , esiste un intorno
aperto U di Rn ed un diffeomorfismo : U Q di classe C k tale che
( U ) = Q+ , ( U ) = .
In particolare da questa definizione, si ha che se `e di classe C k , allora per ogni
fissato x0 , linsieme = U `e il sostegno di una porzione di superficie
regolare di equazione
x = 1 (y), y
ed inoltre per ogni g C 0 () definiamo
Z
Z
p
g d =
g(1 (y)) W (y) dy,
dove
1
W (y) = det
y
T 1
.
y
m
X
j = 1 x .
j=1
m Z
X
j=1
j g d,
Teorema di traccia
Z
|Di un (x)| det (x) dx =
|Di un (y)|p dy i = 1, .., N
x
p
da cui
kun kp,B M ( ) kun kp,A
e
kDi un kp,B M ( ) k(Di un ) kp,A
ed analogamente, essendo un = un 1
0
u H 1,p ().
1
j
y
T 1
yj
sul compatto B(0, 1)
B(0,1)
j=1
e la tesi `e provata.
33
Riferimenti bibliografici
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