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Semi di contemplazione
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LE AUDACIE DELL'AMORE
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1 [Fra Lorenzo mi disse] che egli si era sempre retto con l'amore, senza alcun
altro interesse, senza preoccuparsi se si fosse dannato o se si fosse salvato. Ma che
avendo preso per fine di tutte le sue azioni il farle tutte per l'amore di Dio, si era
trovato bene. [Egli mi disse] che era contento quando poteva alzare una paglia da
terra per amore di Dio, , neanche i suoi doni.
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1 Che vuol dire "essere dannato" o "essere salvato", se non essere o non essere
nell'amore di Dio? Non vivendo che di questo amore, Lorenzo non attende n
inferno n paradiso, n punizione, n ricompensa; egli ora e gi in paradiso!
2 "questa condotta dell'anima obbligava Dio a fargli delle grazie infinite". Dio non
mette alcun limite al suo amore: siamo noi che ne mettiamo. Ma togliendo questi
limiti, noi lo obblighiamo a espandersi in noi come "una sorgente zampillante di vita
eterna" (Gv 4,14). Amandoci, Dio ci dona d'amarlo, e questo ci rende felici. Ma
fermarsi a questo effetto, sarebbe fermarci d'amare; la fede portandoci aldil di
questo effetto, ci rilancia senza tregua nell'amore, obbligando Dio a continuare ad
amarci, in uno scambio incessante, un "meraviglioso combattimento" tra lui e noi.
3 Tra gli effetti dell'amore, estasi e rapimenti non sono che degli accidenti in una
vita spirituale. Per parlarne qui, si pu supporre che frate Lorenzo vi sia stato
soggetto. In ogni caso, ci non merita pi del resto che vi ci si fermi, perch tra Dio
e noi c' di meglio: l'Incarnazione, molto semplicemente, che Dio tutto intero
nell'uomo tutto intero, cosa che pi di tutte le estasi. E quando "non ci si lascia
affatto travolgere", questi fenomeni passeggeri sfumano ben presto,
4 Dio pi che l'amore di Dio: Egli l'amore alla sua fonte. A questa fonte vuole
andare Lorenzo, nella pura trasparenza di un dono di s, che non s'ingombra con la
propria felicit.
5 E come questo sgombero non gli basti ancora, Lorenzo trova un nuovo grado
d'amore: offrire i suoi peccati a Dio, donandogli cos di che amarlo ancor di pi, e di
manifestare l'eclatante gratuit della sua misericordia: "la prova che Dio ci ama,
che Cristo morto per noi quando eravamo ancora peccatori" (Rom 5,8).
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CONFORMARSI AL CROCIFISSO
In continuit con il tema dello scorso numero, propongo un testo di Charles de
Foucauld che trovo appropriato per illustrare sia nel Signore sia nel suo fedele,
chiamato alla piena conformazione a Lui, la presenza insieme della consolazione di
sapersi in comunione con Dio e della sofferenza oscura della croce, che cos
vissuta come culmine dell'unione sponsale con Dio. un testo che Charles scrive il
14 aprile 1898, in un gioved di Pasqua, durante il suo soggiorno in Terra Santa,
mettendolo in bocca a Ges:
"Questa felicit interiore, superiore, profonda, che ti d il sentimento della mia
felicit, e che inseparabile da un amore illuminato, non t'impedir di soffrire, figlio
mio, di soffrire nella parte inferiore della tua anima e del tuo corpo; come per me,
la visione beatifica di cui godevo come uomo non mi ha impedito di portare la croce
e di soffrire molto nella mia anima e nel mio cuore: non solamente questa felicit
intima non t'impedir di soffrire, ma ti permetter di soffrire molto di pi; ti dar
delle forze per sopportare delle croci molto pi pesanti; donandotela, lungi dal
renderti con ci esente dalla croce, io ti rendo capace di portarne di molto pi
pesanti; io ti dono con ci un fondo di forze che ti permettono di soffrire molto di
pi: ... questa gioia della mia felicit fondata sulla pura fede, conforme alla pi pura
verit, di cui ho goduto io stesso tutta la mia vita, che un risultato necessario
dell'oblio di te per cercare me solo, che un risultato necessario del pi puro
amore, che consiste anzitutto (non unicamente, ma soprattutto) nel dimenticare se
stesso e desiderare sopra tutto il bene dell'essere amato... questa gioia che
insieme una virt e una grazia talmente poco opposta alla dottrina della croce,
del combattimento, del lavoro, delle sofferenze della vita, che essa l'effetto della
croce e nello stesso tempo la causa... l'effetto, perch nasce come un fiore dallo
stelo, dall'oblio di s... la causa, perch essa permette, con le forze che d, di
sopportare delle croci molto pi pesanti, delle sofferenze molto pi grandi, di
intraprendere dei lavori molto pi rudi... di pi, non dimenticare mai che ogni volta
che una cosa, che uno stato conforme a quello che fu il mio stato nella mia vita
mortale, questa cosa, questo stato una perfezione; la somiglianza di questa gioia
con la visione beatifica di cui ero dotato basta da s sola per provare che una
perfezione."