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Neuphilologische Mitteilungen
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192
A.BONADEO
leopardiane (Lanciano, 1937), p. 253, attribuisce alla crudelt della natura e al desiderio
infinito del piacere, e quindi impossibile, l'origine dell'infelicit umana teorizzata dal
Leopardi.
3 Giulio Reichenbach, Studi sulle Operette morali (Firenze, 1934), p. 70.
4 Antonello Gerbi, La disputa del nuovo mondo . Storia di una polemica 1750-1900 (Milano,
1955), p. 423.
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194
A.
BONADEO
viver
beato,
maggiormente
titolo
di
filosofo
giare
secondo
natura,
essenziale
n
L'unico
verun
titolo
all'uom
altro
conveni
aveva
notato
felice
poeta
"nell'ordine
mente,
il
senza
contentezza
nelle
prime
naturale
grandi
sempre,
pi
...
in
singo
me
sua
felicit"
Lettere,
Zibaldone
in
(,
Tutte
di
le
I,
362).
opere
pensieri
in
di
Nello
Giacomo
Tutte
le
st
Leo
opere
Leopardi,
ed.
F.
Al
Flora
conte
Carlo
(Milano,
'epoli,
1940),
I,
in
Le
63.
* Sullidentmcazione di felicit, natura ed esistenza clr. <, II, b74: La felicit non
che la perfezione, il compimento e il proprio stato della vita . . . Quindi ell' in certo modo
la vita o l'esistenza stessa, siccome l'infelicit in certo modo lo stesso che morte, o non
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poes
una grande e forse massima parte della vita del selvaggio" (, II, 1010).
Infine, gli abitanti dei "climi destinati dalla natura alla specie umana"
"Consideriamo la natura. Qual' quell'et che la natura ha ordinato nell'uomo alla maggior felicit di cui egli capace? ... La giovent, cio il fior dell'et, quando le facolt
dell'uomo sono in pieno vigore . . . Quella l'epoca della perfezione e quindi della possibile felicit s dell'uomo che delle altre cose. Ora la giovent l'evidente immagine del
tempo antico, la vecchiezza del moderno" (, I, 1020).
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196
A.BONADEO
Espressioni
diametralmente op
occupano pu
dello Z bald
felicit e infelicit
diano. Gi all'inizio
cessaria
infelicit"
aggiungeva
di
tale
che
infelicit
dell'uomo
egli,
(,
I,
tuttavia,
96).
Se
egli
potrebbe
tura
ci
porta
grande,
chiamare
bench
un
noi
nulla
per
in
niun
modo
ma
nulla
contribuisce
mai
II,
903);
ver
al
... n
suo s
contemporaneamen
modo diretto alla felicit degli esseri sensibili o degli animali. Esso vi
anzi contrario" (, II, 959). 2
I diversi ordini delle meditazioni non costituiscono contraddizioni nel
2 Gfr. lettere del 1828 e 1831 rispettivamente: " Gl'individui . . . sono condannati alla
infelicit dalla natura, e non dagli uomini n dal caso." "Vedo che gli uomini sono infelici
sotto ogni forma di governo; colpa della natura che ha fatti gli uomini all'infelicit."
Lettere , pp. 862, 996.
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198
A.
pi
BONADEO
infelice"
(,
I,
356-357).
Il cristianesimo, raziocinando
della ragione e dalla caduta del
stabilita e . . . attivata la massima della certa infelicit e nullit della vita
umana" (, I, 131) nel nome della felicit da acquistarsi in una vita dopo
la morte. Anzi, secondo Leopardi, fra tutte le religioni, antiche e moderne,
quella cristiana la sola che "per essenza, istituto, carattere e spirito suo,
faccia considerare e consideri come male quello che , fu, e sar sempre
prezzo anticipato per la felicit che essa avrebbe acquistato nella vita
futura: rinunciare a godere l'esistenza terrena. Prosperit e felicit su
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come appunto la religione cristiana, ad un infelice una felicit ultraterrena "si come a un che si muor di fame e non pu ottenere un tozzo di
pane, preparargli un letto morbidissimo, o promettergli degli squisitissimi
e beatissimi odori" (, II, 485). 1 Infine, l'infelicit del cristiano su questa
terra resa acerba dalla minaccia dei patimenti dell'ai di l che la religione
fa pender costantemente sul suo capo. Pu essere ironico, ma pur la
verit che la maggior parte dei cristiani non segue spontaneamente la via
alla felicit celeste, notava Leopardi; la religione deve provvedere a forzarli
su questa via mediante la minaccia e il terrore. In questo senso, pertanto,
il cristianesimo "pi atto ad atterrire che a consolare, o a rallegrare, a
purgatorio che del paradiso" (, II, 488). Sotto l'imperio di lugubri intimidazioni e coartazioni, all'anima sar forse conferita l'eterna felicit, ma
alla vita mortale certamente impartita l'infelicit.
La ragione, in forma di "progresso della filosofia, e della cognizione
dell'uomo, e del mondo, e della vanit delle cose," ha causato infelicit
tra i mortali; tuttavia, Leopardi notava, "questa infelicit ... in natura
troppo uso della ragione"; ma l'eccessivo uso della ragione non prevalso
ab aterno tra il genere umano; al contrario, esso era un tempo vissuto du-
plice distinzione nello sviluppo dell'umanit? Significa che una "corruttela e decadimento del genere umano da uno stato felice" avvenne
quando l'uso eccessivo della ragione prevalse sull'uso naturale (, II,
181). Infatti, gi nel 1820 Leopardi aveva teorizzato una ragione "nemica
1 La promessa della felicit celeste , secondo Leopardi, manifesto inganno: "A chi
misero in questa vita, e desidera necessariamente la felicit di questa esistenza, ... si promette la beatitudine di una tutaltra esistenza e vita, di cui questo solo gli si dice, ch'ella
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200
A.
BONADEO
non
si
essere
trovano
"sommo
contraddizioni
vizio";
ma
essa
"t
Quando
come
la
ragione
div
"non
per
questa
accrebbe
la
"aperti
sunt
oculi
amborum:
ora
il
di
senso
esserlo
di
non
esisteva
vergogna
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impo
Questo dualismo si articola nel pensiero di Leopardi attraverso il concetto di "perfettibilit," un'idea errata che vorrebbe spronare e condurre
l'umanit ad essere nel futuro spiritualmente e moralmente differente e
migliore di quel che . Chi sostiene la perfettibilit dell'uomo, Leopardi
notava nel contesto delle sue meditazioni sulla natura e conseguenze del
peccato originale, colpevole dello stesso peccato di superbia di cui si
erano resi colpevoli i progenitori dell'umanit. Quel peccato di superbia
fu, ad esempio, rinnovato dai primi padri della chiesa i quali "peccarono
appunto per aver sognata questa perfettibilit, e cercata questa perfezione
quali eravamo nati," che la natura "era quella che noi sentivamo senza
studiarla," che la "verit reale era quella che sapevamo senz'awedercene"
e che "tutto era relativo." Il genere umano, tuttavia, non intese n accett
scienza del bene e del male subito dopo il peccato originale; quindi, Leopardi identificava senz'altro scienza del bene e del male con cognizione
assoluta. Questa "la credenza . . . non pi relativamente ma assolutamente, la cognizione delle cose come sono, cio buone o cattive, non relativamente all'uomo, ma indipendentemente e assolutamente." Il poeta
aggiungeva immediatamente che la conoscenza assoluta "indifferente
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202
A.
BONADEO
giamento
e
alla
del
terra,
quella
ai
genere
sistemi
felicit,
assoluta
dettava
umano
i
quella
pi
mu
diffic
condizion
all'uomo,
ma
che
felice
da
raggiungere,
dete
gamento.
Queste
convinzioni
portavano
la
sognata
perfezione
del
su
uno
stato
idoneo
al
suo
servizio
si
rivelato
vano.
"Noi
dere
per
perfezione,
si
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domand
fezione che presuppone "gli estremi delle cose a loro contrarie," cio
l'imperfezione e l'infelicit, e senza i quali la perfezione e la felicit non
avrebbero mai potuto essere ottenute, costituisce una contraddizione inconcepibile (, II, 663-664). 2 Inoltre, se la condizione pi conveniente
all'uomo, la perfezione, realizzabile in un imprecisabile futuro significa
dalla civilt, e che resteranno "nella stessa imperfezione e infelicit primitiva" per il tempo, tanto lungo quanto indeterminato, richiesto dal loro
perfezionamento? (, I, 564). Poich "sarebbero stati necessari moltissimi
1 L'anno precedente Leopardi aveva gi arguito che se l'uomo avesse una meta, la perfezione, che non pu e non sa raggiungere, egli sarebbe "un esser contraddittorio." Ma questo
non pu essere, perch "l'uomo esce perfetto dalle mani della natura"; ammettendo invece
il suo perfezionamento, si deve pure ammettere che l'uomo esce dalle mani della natura
imperfetto e infelice (, I, 331-332).
2 Nel 1828 Leopardi noter che infatti con il progresso di quelle forme che dovrebbero
costituire il perfezionamento umano, come la societ e la civilt, "l'invidualit perde . . .
di forza, di valore, di perfezione, e quindi di felicit: e questo il caso dei moderni considerati rispetto agli antichi" (, II, 1191).
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A.
BONADEO
infelici"
che
tutt
che
sembra
prima
vista
il
pi
Cfr.
il
Discorso
sopra
lo
stato
presente
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dei
Nel 1823 egli affermava che nel corso della civilt la parte spirituale
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206
A.
BONADEO
giudicata
giorni
sfavorevolmente
dopo
la
precedente
risolutamente:
zione
delle
cose
"Non
umane
riflessio
v'
e
da
cosa
dell'uom
cepire una realt superiore, nient' altro che amor proprio "mal diretto;"
nel vano tentativo di afferrare quella realt egli non miete che infelicit.
Questa particolare natura e conseguenza della spiritualizzazione trova
riflesso in un altro aspetto della concezione leopardiana dell'amor proprio,
1 Un aspetto della spiritualizzazione, la concezione di una felicit assoluta ed ultraterrena, Leopardi rigettava nel 1823 in questo modo: "la felicit che l'uomo naturalmente
desidera una felicit temporale, una felicit materiale, e da essere sperimentata dai sensi
o da questo nostro animo tal quale egli presentemente e qual noi lo sentiamo; una felicit
insomma di questa vita e di questa esistenza, non di un'altra vita" (, II, 482).
2 Sull' "educazione tutta spirituale e malsana" di cui Leopardi e "tutta la sua generazione avevano cosi gravemente sofferto" v. Timpanaro, Classicismo e Illuminismo , p. 158.
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qualunque massimo grado di ben essere, del quale il vivente non fosse
soddisfatto, non sarebbe felicit, n vero ben essere; e viceversa qualunque
minimo grado di bene, del quale il vivente fosse pago, sarebbe uno stato
perfettamente conveniente alla sua natura, e felice." L'uomo, tuttavia,
essendo derogato dalla natura, animato da un amor proprio innaturale,
la cui soddisfazione ormai impossibile. Per quest'uomo "la contentezza
del proprio modo di essere incompatibile coll'amor proprio, . . . perch
il vivente si desidera sempre ... un essere migliore, un maggior grado
all'infelicit umana prodotta dall'amor proprio alimentato dallo spiritualismo e dalla ricerca di un bene infinito. Nel 1821 egli dichiarava che
"stante l'amor proprio, non conviene alla felicit . . . dell'uomo se non
che uno stato o di piena vita, o di piena morte." Passava quindi a raccomandare il primo stato; in esso l'uomo sar occupato "dall'attivit, dall'energia della vita, dall'entusiasmo, da illusioni forti, e da cose esterne che in
qualche modo le realizzino" (, I, 1036-1037). Vero , ammetteva Leo1 forse interessante notare questo passo del 1821: "La somma della teoria del piacere ... questa. Il vivente si ama senza limite nessuno, e non cessa mai di amarsi. Dunque
non cessa mai di desiderarsi il bene, e si desidera il bene senza limiti. Questo bene in sostanza
non altro che il piacere . . . Dunque nessun piacere possibile proporzionato ed uguale
alla misura dell'amore che il vivente porta a se stesso. Quindi nessun piacere pu soddisfare
il vivente'5 (, I, 472-473). Era qui gi tracciato il concetto di "bene senza limiti" oggetto
dell'amor proprio negativo, cio "mal diretto," e quest'ultimo senz'altro identificato con
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208
A.
BONADEO
sibile
"adoperare
sioni;
la
la
forza
vital
"mortificazione
l'occupazione,
"l'uso
delle
pro
quindi
il
desiderio
pali.
limitata
forse,
precedenti
L'infelicit
"essenzialmente"
realt deve avere
modo
esclusivo.
ma
cert
considerazion
concepita
da "una realt
influito sulla
Alla
formazion
Timpanaro,
Classicismo
Illuminism
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opera civilizzatrice. Quest'opera, lungi dall'aggravare le sorti dell'umanit, servir a riparare i danni arrecati in passato. Gi nel 1823 affermava
che "i progressi dello spirito umano, e di ciascuno individuo, consistono
la pi parte nell'avvedersi de' suoi errori passati," e che "le grandi scoperte
per lo pi non sono altro che scoperte di grandi errori" (, II, 54), Tre anni
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