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. *
ARGONAUTICA
APOLLONIO
TRADOTTA, ED
TOMO
RODIO
ILLUSTRATA.
SECONDO."
r
IN
ROMA
MDCCXCIV.
AVVERTIMENTO
AL
LETTORE.
tradotta ed illustrata l
potutisi
far confrontare
be*
IV
AVVERTIMENTO
dare in
un Terzo
aggiunto
importante
rapporto a Mitologia ,
nel
detto Scoliaste
a Geografa ,
contiensi
a Storia ,
ed a
curiosit de' letterati , coli' aggiungervi ancora emendato il testo dello Scoliaste , sappiasi
dei
stesso Poeta
medesimi
risultassero
estimare giustamente
AL
LETTORE,
onde
stato il
della
ma io
ho creduto .nella
Scd
v)
AVVERTIMENTO
non
che par
i quali
non
fanno
il caso , che
co
meritano ;
AL
1ETTORE;
vij
passato
in Rodi la
Quanr
vii)
AVVERTIMENTO AL LETTORE ;
Quanto finalmente riguarda li Codici , dai quali'
correndo il Seco
VA-
VARIE
LEZIONI*
L 13 R 0
. I$
29
37
39
45
48
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61
63
74
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94
96
105
108
114
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119
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138
147
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152
idi
PRIMO.
* 16*4 AuKtpyos . C.
166 nofjJtfii . A. G. B.
B.
a manu prima
180 37oJsaJtneV*Tfoi' . A. D |
191
197
207
214
217
t 227
239
244
cAmtes. A. G. D.
<x\ffA.eu . B,
Opvurifxo ,
a^npa'vparo . A* C. D
TTapeu' A. G.
fiKp^ncxt . A. B. D.
(pxavo .
fyccaxv . A. B.
VARIE
LEZIONI.
[Xit0i71^ %
oLvxl<Tifji,0!> . C. D.
nV * A. G. D
xyovrxs
<Pxl,u,oi>os . A. G. D
vpx.aa'iSwtf . C. D.
XQU'TlJ'O/JLi'v >V . B.
ctT/(a . B.
XfA<QOT?'pOt<Tt . A.C. D.
xq>px<Pi'\t> . D.
cT^a?. B.
480 QxpfiJi/oi . A. D.
S 482 ijg x\(idxs . C;
48S cui ecpa-r .Cam. 2;
cus (par A. C05 ap
<pa.T . B. cJ$ (p.V gH^'Aao'sy . D. a manu
prima .
492 ivtTTX^f . D.
7ipOtip( cT/ K mXCS . C
77pati'pc JV t.Hos . A.B.
Opcpaui D*
* 494 afa cTg
* 49<*
j . D.
* S05 racTe
to?ov
.
. Gf Aktiip . A
* 51S
SXkxov . G. D.
r^ eri . D. a manu secunda
. D a manu
secunda
5 2* to p"
. B. D.
* 528 77/ tf%ep2 . B. D.
* 53 3
manu prima . B.
540 oT$ o'i u?r . A. C. D
* 541 Jeppo'Qioir . BS S4 tjuuS'CV ys'vos X',^p(av
549
554
07
572
* 582
58(5"
* 588
B.
XKpoTxrq&i A. B. D*
in C. a manu prima
0
\j7txtoio opta k/sp.B*.
Horep&& . A. B.
&g-$fi . A. B. D
rofi. B. C. D.
77/ npod'iouref . A. C.
77X\lV77V0iriTiV . A. D.
Kfia^ . A. D.
VARIE
L E Z I O N I.
$89
590
594
595
597
nju.cn a $xvij<fHov . B.
rxpua'ffoCfA.sm. A. CD.
in B. omissum .
*W t tfnpof . A. C. D.
svp//u,uxs . A. C. D.
<pctAo.77,s C. a manu
prima .
599 KAtt'rgit . A. C. D.
OO 72V0iq CLvfJLOtO . A. B. D.
& in C. a m. i. a a.
vero ,
604 is -XP*
612 fX-SripcLPrts .A.C, D.
<5i3 <. A. CD.
dyrivtov . B.
617 tppxffvxv. B.
53 5 'CoCcriu c/uofio'pois. A.'
C D. sed in C. Guxciv . additum in mar
gine a manu seconda.
637 t^o-/,
538 fvv tv rev^scri . B.
642 77rpa.7rot> . A. CD.
651 xvofxivoio . A. D. & in
C a manu prima .
6<)6 duriti ap' r\y . A. CD.
66O 0./JL/LU .
65 1 pi^(Lfjiv . A. C. D.'
553 Qu/xr\f$
volvnyt
ictrerxt . A. CD.
56 > /am7cgTflu . B. D.
577
68 1
688
589
f77xvpUcBxi . C D.
aWrpeVc/ . A. C. D.
TipmWo'ixM .
77(p/3/ix(r/ . A. D.
692
696
598
705
*
*
*
*
71 1
721
73.?
734
741
745
747
760
762
765
* 767
* 770
* 775
* 776
* 777
* 781
* 787
*
*
*
*
796
800
805
807
817
821
* 823
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weAaVova .an.l.C.
/ug'AgcQca .
mstcc rn'f 7S . A.C. D.
a? x' 4>\)<ri . A. C.
cu h& ^a'Aaov. B.
37x<rcrucP/n . A. D.
Tptrav/^os tpyov .
tf/cPnpa'o . C D.
<rq>o'pr)<rt . A.C D.
/UL6T j%vtx . A. C D.'
v7Ttp/xx(jH0 . A. B. G.
ItTKg . A. G. D.
fiv'vxci, $77<o z-oAAo's ituni
fy'vf/S . A. B. D,
cvj goV
. C D. sed
in C.a manu secunda.
iov corretum irtov .
$npv in i\m$i . A.
C. D.
771 transpositi in A:
B. D.
xzpyoyiAvxi. C D.
v^ep at-TsAAcrro, . A;
t/Vep dvrXXovtx . B.
XflM c<p< C. D.
77/50 37o'A/o$ afa fafiv
riiiv . A. C. D.
xmA/cTas . D.& in C. A
manu prima .
xpoafi yxs .
Wi/Aks. A. CD,
r\/ULXT<'p . D.
?rerA.x/u.c . CD.
Hxciyvrirota'i . A. C. D.
a\fy avip-^o/xvlis
7nono . G, D. a m. r.
b a
ap
xi;
V A R I E
L EZIONI;
941 CLpHTOV .
949 cV
tkcv cT/V Et/VJpo/o . A. & in D. a
manu prima .
95$ gKAi/CocpTgj . A. C D,
963 agf . A.
985 Bmarcuvro . C. D.
*
tv <T xpx riyt . C D.
O04 ceAg^n<ToV . B,
*!0o8 $p\j7irovns . D.
1019 'Avrow^i . A.D.
ma .
*ic>30 vvzpfjidpov . B.
dolavi . A. C. D.
1038 !UT{ u'ttO ^UKT/. A.C.D.'
ivmdXjv . A. C. D.
1045 g*u/*iA/n$. A.D.
V fJLCLP .
{ixftXntx. . cura tigno
kol^os . B.
aAAor aAAcp. A.C.D.
nominis proprii su
sed in hoc &\\o$6y
per scripto. A.
a.XXot> . a manu secon
1045 gAe .
* io?9 <rf Tgt/^go*/. A. CD.
da . aAAora aAAov . B.
1078 x'pnyp^etrxv . C.
crviufix.ntJ'os . B.
1079 xa.Tau^/ . A. C. D.
cJj '^Uhj . D.
* 1093 IXdfyvQau . C D.
oVSs . A. CD.
*
1098 e^Aacca
re (taV.'
rat . A. C. D.
g'j c;g/>. B.
D.
noi
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'AAo/. C D. oJAAc/ .
Ai/o-te? . C. D.
A. B.^
np aAct .
110$
dypofx.{voittv
, A.C.D.
Aa^oi . C.
Ij-^fit Hi AcUvpfl/Jcj . C. * 1 1 17 vXnv .
at in D. inter primam
* 1 120 dcest in B.
& tertiam vocem lo- * 1 1 2 1 dKpoidrqvtv . A. B.
2 12 2 pp'i^avrou .
cus monosylJabi va1 1 25 dyxaXovrif . A. C. D
cat ,
* 1 135 in B. deest .
ini 7rpoff(^a\o? A/3tT.
dp^n<Txvro . A. C. D.
CD.
* 1 1 3 9 tufi.7idvcf . A.B. D.
TipK<t>7rr\v . A. C. D.
aoLroi.Kt(,uPos . a manu
1 14$ tfypcry . C D.
f'ro
secunda
880
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939
VARIE
L E Z I O O I.
1 1 SS itpat . C. ^prvfi . D.
I I 74
1178
1183
1 1 87
1207
1 1 17
1224
1230
TTU/UL/U-v* D.
hpyx&iyM . B.
deest in B.
cs omissum in omni
bus at in B. 'rcupoti .
aAxap nd\7Ti$i . A.
C. D.
dprnv 70.78 . A.C.D.
p/ou . A. C. D.
Hot'AXei . B.
1253 $-a'/W . A. C. D.
12 5 7 7iiiiMzp(-tos . A.C.D.
1261 fs (paro ?cjT* . A.
C. D.
I2<$4 ihr encpspov . B.
1271 /agTttAJi76"' A. C. D.
1 3 8 J dWyAaifo'W/J' . A. B. D.
xii)
* 1 2 8 5 ?77o 7rpo\i7Tvr$ . B. D.
1287 jrW rt . . . iH ri . A.
C. D. M t/ . . .
Iti . B.
* 1289 elevcixps. A.C.D.
1299 iXmrov A. D.
* I 3 I 5 37*/>' g' B.
1325 gAKpd'i' . A. CD.
* I 3 3 I 7TpOC7Trn^XXO . B.
* 1 357 xxxSj Ku<Pcur<rou>. CD;
1342 JV to 0*6 . A. C. D. dV
t ce . B.
* 1343 U*M vori <Pnpi'<rcLvQ*A
C. D.
* 1344 pi/LLnOvres . C. D.
* 1 3 *> 5 KarauTo^/ . A. B. D.
1358 rv. B.
* 1 3 60 HSs ftXXoMdvns . B.
*
cLKrry vhtjQo . B.
XIV
VARIE
LEZIONI;
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
LIVRO
SECONDO .
r. 5 O r . A. C. D.
7 ab hoc versu ad 30. pa
gina integra per errorem reperita : omnia
in utrisque conveniunt : tantum in $m?
altero loco rZ ne , altero rZ ngC\ quod reum est .
II KfKA.U^' . D.
1 6 Ka.rcLVt't .
1 8 npxrept . . dyx'ym . A .
C. D.
26
3I
35
41
48
49
5S
59
opitffftv . CD.
X%71TCLQV . A. C. D.
7ia.7i-tnvxvrii .
IW/v . B. C. D.
7!apcra.ro . C.
fa' Wiarx . A. C.
t2j cT' tot . D.
eupccw . C. D.
.65 tS tP aur . A. C. D.
in his tribus Codicibus tTx perraro subscribitur .
6" 7 $1> i/ULXtft.
n'pToWTO . B. C. D.
77 p Kotpros ... f)TS
pap . D.
*
*
*
*
*
*
7TXVp0l . A. C D.
B/^iWcT/ . A. C D.
<run%i)S . A. B. D.
pitxvols . A, D.
deest .
n $ 77g/3/ aAA*' ^SV .
/un <Te h' dnnftiriviv
C D.
'Ep/ff's . A. B.
KX&V . C D.
e/AoV . B. C. D.
(Tcutc's / cr^a . In C.
ordo a manu secunda
ita
VARIE
ita mutatus
L E Z I O N I ;
/V^a
259
260
261
266
f\Kt> . A. C. D.
w$ Otti .
Vcrg-rou . A. C. D.
acf\ cTtTtoc 77ptoTto,Q' . A.
G. D.
2<5 Post ^. intfum aXxy
7ji'/aflUAta)Wou omissis
intermediis statim subiungitur pars extrema .
271. U77gp 77oV
47 ?
288
295
298
30 r
3*7
329
339
342
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3 5^
3 62
353
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374
391
393
A. C. D.
rnj ^tj Vg/) . A. C. D.
db-ipl KHTXl . B.
iv i\iidcvrt .
chxKHM.gt'OS . A. D.
JU.5TX TS .
ifyvinotyct. . A. D.
<f* &nzpiv .
335
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*
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xv
404
407
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45 S
456
457
467
47 4
tfKtav .
oLuAl^' . B.
tTi'pots . C. D.
cTo/c . A. C. D.
^go's omiititur . A. 0.
gVJWas .CD.
TB HO (Ji.IV . A. C. D.
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. A. B.
dLtf7idL<rtos . A. B. D.
nH\t%iu vrtfiv . B.
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ti .
dva.TTXiira'is . C D.
CLVoCvi/fflS . A.
486 g'uTguj,g^o^ . CD.
490 aV . A C. D.
* 494 oLm/jlvoio . B.
* 499 dco?
5 10 AtTpotart . A. B. D.
* f2? e'mV/flU . A. B. DJ
530 ,7ctV
niM-^p D. TTCtV-*
J^hiuxp . B.
* $ ? i hp-y/xivot . B.
555 uV
A. C D'.
?7o Aguxrf Ka.^Aa^ovrcs . . .
flt^w . A. C. D.
* $80 KOU C<p/f flC77pC<p . D.
59+ Aa$pvo . A. C D.
* 595 ^P0' 77poKxxoi-y^r\v . B.
* 6..6 v ris v . B.
5l 3 g^g'^gurg . A.
* 617 T0?0 . A. C. D.
6z2 Tt'(pu . t iu.01 rxxjrcL,
77QLpr\y . A. C.
T/<pu . t/ (A.ot ?rxpr\yO'
pitti . D.
626 Ki^oufxifOi , B. D.
d
xvj
VARIE
LEZIONI;
642
tffl
6f4
664
67?
6S6
811
S20
817
842
855
857
nxvnixipot i-noviovro. B.
Xiv . A. C.
-ri/tfgVrgj. A.C.D.
fin/xx. C.
decst . in B.
$ or . A. B. D.
jrxr . D.
861 Xu/uJvot . A.C.D.
854 xcu' *u k' It/ . A. C. D.
8<57 ntpinp, A.
87? /un t/ . B.
878 Spettro. A. ip^xro. D.
895 kTpa'vtd' A. B. D.
898 mvfOLv. A.
90 t'jr/ arpo' . A.
915 Ir* ifxrpiov .
921 fie'XoLv . A.C.D.
928 ^unp' f<pAg>o? . C.
943 aAnKTO . B.
942 Kpo)/3uctAoc . C.
943 fr^fluA' Vrg .
945
gV rl/xx-ti A.C.D.
954 ifjnp-toffiv . A. D.
955 IpiHxioto. B. TpiKfi.aio/o . D.
969 ixQiKxcnyvt\-ms . C. D.
973 aAa<fg /SaAAo- . B.
9S2 vwu/xoi B.
984 uVgpgu'ySTflU . A.C. D.
993 et ,an $i*9 . A. C. D.
997 ftxvrpt%x . B.
vxi&txxvkov . A. D.
998 n # xut& . A. C. D.
999 wVffl/
A. B. D.
10 13 g7 Ko.aeVo'/ A. C. D.
101 $ /gpoV J*'
A, C. D.
VARIE
LEZIONI;
XV1J
* 1 1 ? 7 H^a/wro . A. C. D.
1 160 ivrs A, C. D.
*ii56 uV eVeeoVnct' tto . A.
C. D.
* 1 c 67 ^/.TgW/f . A. C. D.
* 1 i6S cTi&k' ccp/ . A. B.
*H74 twiro . C. D.
* 1 179 Zs in tot KX^-x ini*
fpxerou . A. C. D.
llSl WfltTg'p' uaup
1188 Kopu<pns 77xp* . B.
I zoo inox ccptoyn . A. C. D*
1214
* 1 222
*
* 1233
"1240
1245
* I244
*I2$9
j2<55
1281
1232
A. B. D.
7ia.pityvowo . A. C. D.
J7/ 77P01 . A.
fJLi?r\v . A. CD.
Kot^A^a' . A. C. p.
77xpnyoptt\<nv . A. G. D.
ipUffsu A. G. D.
s
Affi t 'f . M :
? Tom. IL
LI-
VRIE
LEZIONI.
L 1% R O
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S TV kcu' ot . A. B. D.
sed in B. a manu se
cunda . t
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>c<r<pi . A. D
15 n 7 ftp 0 /uiv * A. C. D.
1 7 7ia.pS.vvo* . A. C. D.
18 dcest versus in A.C.D.
7 A/nTflta . A B. D.
8c7<r/ $i\tvvt . A. D.
29 ivviftqviv. A. D.
3 1 ' atmf . B. D.
32 roto deest . B.
#*AxW . B.
38 7r,/5o A/o$. A. C. D.
4-5 x.oC\ku& . C. D*
45 XUKoTft .
46 fPuLH.epxJ't . A. C. D.
48 Va r f<p' aTA . D.
59 fjuXM pyov . a manu
prima . (*.ycu> pyov .
a secunda . D.
7 3 <utc7s g'o?$ au/>tvt . D
74 aAnxTO . A. B. D.
7 aw't* rot koukdp <?Ao . a
manu prima . ixuri
3Z0T& rot HOLKOy olXKo .
a manu secunda . D.
82 t^Trxvo . a manu pri
ma . n'cTa,77oucu . a ma
nu secunda . D.
87 a 7p J/jij c/ aVn . B.
TERZO.
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249
* 262
ep/cfytouW A. D.
rapo-Vo . D.
jU.rciAna. B.
n'JV ^ . C. D.
uno (rjjrAMt B.
olyogv . B.
gr aura;. A. ex auTttS . B.
xuVo's .
^puaVjr A. C. D.
aV cLi&ipt . A. B. D.
xoVrSpoj. C. D
eV)af2<ra.v . B. ttx^uva ^
A. D.
a77go*xedWg . B.
cfpxg! otvxKros . C. D.
*Axaiu$. A. B. D. ut
Stephaniana . B.
imyXvQt'fVffiV'. D.
KCLTnp(Qz&s . B.
<Tg omitritur.
7ip0piiVKi . A. 77pop&'
o*xg . B. C. D.
KiK/j.ndrcL. A. CD.
ttAAtP /.gV . A. C. D.
TrP /UfV *p'
A.
C. D.
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/uutrtxT&v . A. C.
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376
381
392
394
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398
404
408
410
413
L BZION I,
Arfrcfotr' pio* . D.
C. D.
oW <pA/nV . A. C. D.
<pAo7/ IhaKov . A.C.D.
7Au>tpn <T Kxrernxiro
uM-Jy dvfa . A.C.D.
%VTO . D.
($cupva.vro . C.
VtoO/Juv ois .
miti yXxqupris .
To7ct /uf . A. C. D.
o77CcJWa.s .A.C.D.
<P/e%evai> . A. B.
MtSAips. A. C. D.
yWa eAxji . C. D.
AioXifav . A. D.
tjAu^tt . A. D.
oT ri <ppi?ot . B.
a<fy . A. D.
$mvuM.epos . A. D.
vn ini . C. D.
cxnWpar . . . viicrQcui
/7go*xn\|/X<r0g . C. D.
v$\ xAmTowi. A. C. D.
ht au . L..
woo'ou'j'aj . CD.
tyvoLpiZpt C.
^p*s . A. C. D.
77p'tHfXl .
(puave-Wrej A.C.D.
ct/up* a manu prima,
x-rp . a manu secunda . C. axrp . A. D.
4i5 t/W. deest in B.
423 n& ara*. D.
xix
* 427
430
* 439
452
* 463
* 455
*
*
*
*
7Jip 7roXXf . A. C D.
$7rikd<r*r . A.C. D.
apvur . A. C. D.
toffjLtuv . A. C. D.
vemKxro . A. C. D,
^/Vcerou . B. <Q$iift*
rou D.
468 AC/i CUvpX . B.
478 ol .
47 1 aVoAnTfl . A. C. D.
47 5 fjjv oavreau . A. C. D.
& in A. glossa interlinearis . (tta^nVjj .
479 f XS 71l7TtOllJAV . CD.
48 7 cLpvvd* . D.
491 to7<t< . B.
496 <p u<r/o'gi/taj . A.C.D;
500 Tvtfye . A. C D.
506 0 x' ipfyfjLiv . A. C. D.
5ll a (T' iirot fxx\x 7ioCy^\
519 *V CLpd'dOCVTAS . . . V
T/AAca. D.
524 vad<riiJ.ov . B. (vviijjqv*
A. D.
* 519 wep/ aAAx .
* 53o <puVa . C. D.
5Ji fiLal/ccrer diirpr . D.
A*aA/<r<rgrxj dutimv .
B.
* 537 aVrwov. A. B.
* 542 A/Ve?//ao . . . x^A* ;
A. C. K,U77C . D.
543 &H. <Tg Mo'\|/Oj . A.C.D.
548 d$*p{ljtv .
c a
A
XX
VARIE
LEZIONI.
561 Asu'owrej . A. C. D.
p&TVOlffQ B.
552 \S/j./xi noXtfMxia. . C.
D. A.
* $63 deest fi . A. D.
*
V7ip07i\lav . A. D.
557 flfrycpgl/gp . A. C. D.
57 <N? . A. CD.
*
7in\crovrxs . B. D.
578 Mwxloutfi . A. C. Dv
* 538 & x. B.
*
7Tps n'^oj . C. D.
* 599 7tPt*& W A. CD.
* 601 x< h ng\ iXfofiihits,
7J/X7ZHV . A. C. D.
604 q>peC<r<T(>>vTou.
r'613 fxaXhcrauro . A. C. D.
"* 614 Xu %\ov . A. D.
*t 6.^7 vNv ix/juu^v . D.
* 651 -rrfioi . A. D. xnMtAt*
voi eTeH 7rc'(T$ . B.
* 712 EpivCa.s .
* 723 deest in B.
725 xxff (xiv . A. C. D.
* 731 acPgA<pgo/ . B.
73 3 HvprX . B.
* 743 Tooizp % y nxxpii
D.
* 748/ 7IipixZ(jH . CD.
7 54 (f>^/(r0ai . C.
* 758 nW 77* ff yxiXct . A.
765 vtcrn(J.i\,(iGiV . A.CD
* 770 ityftipiw* B.
* 776 'Ep/^us. A.
789 /U.iXx'd'pOf
7 94 aAAcu . A. C. D.
* 805 xXnxrov . A.
807 xtppx . A. CD.
* 813 deest versus in C D.
8 18 ivvtsiqti . A. C D.
* 82 2 xvxx\r\i'<Pxs . A.
8 26 /ULrtPea, . B. C. D. sed iti
B. a secunda mano .
652 r /^uVaev . A.
1657 J /tur <t7T0iC(t.v ccfgA855 ap-yucpsV . A. C. D.
tytot . A. C. D.
847 xvpnv /uxvoyivaxv . A
? 663 JtpTC/agW/ . B.
C D.
* 574 /*n cTn racTe foCKpva. xx855 xxvXovi .
877 'AfAVlITCUO . A. C D.
raAa'^as . D.
<?77 g'x 7Txrps ' A. C. D.
* 879 <T/g^gAap<r/ . B.
^'684 aAAcTg <F ttp$& xa* 884 xw(tv$vuto. A. CD.
* 90 1 cvnxpxccixi D.
Tflt . A. D.
915 c?aicc Tg' crcp/c/p. A.CD.
* 686 <p^077n- B.
690 xaTaKKtcucrflt . B. C. D. * 918 cuV gu (jjpefovxo'.^cu
A. C D.
. 69 1 Agt/Vca . A. C. D.
* 696 ffftttffiP A. B. D.
* 923 7TOTifJLV$r'trOL<r6xi . B.
* 926 'icra.fxtvoi . A. B. D. '
* 70 J cLpyxXtCS B.
* 704 'E/wus . D.
* 93 5 swfKuHs a%\o . CD.
g/70>-
V ARI E
' 9$i
* >58
970
972
974
976
* 983
987
evourou . B,
/u.trx\r\yi<fKiv . A. B.
tpp'i tyvrxi . B.
uVo pixrs . A. D.
(p^T^eo-Qxi . A.
V7rocroUi(V . C. D.
eJoy re . B.
cpnAcJcraj . C.
l&ios titoi . A. D. <F
g*r/. B.
992 a'AAo/ . A. D.
995 -yocn . C yodxfiv A. D.
* 1003 toV T2 Al/Vo** . B.
1004 post e'A/o-trgTcu . subjungitur statim clausula versus seq. a k
cUGjVaj . C. D.
1007 gVnT/Vjav . D.
io 10 ciue'f'px/u.ev . C. D.
lOIJ 77pO 77p<7 . B.
1020 mpppoHoistv . D.
1025 cluSh. D.
I02 5
pO7TTljxTO . D.
1029 fia./u,oipM. A. D.
1037 /Astcrncu. B.
1059 deest versus in A. CD.
105* <pei/'^$ . C. D.
1059 aVaSeo . C. D.
1060 t^7o y hnrt. A.C D.
Io6'2 rT Qi'Xov , re/ eacTet- .
1066 g^Aa/y^gc-tf^ . A. C.
& in D. a manu sec.
1068 n<Tn ydp et aV <$Qx\M>f$ A. C. D.
IZIONI.
xxj
g,uc/0 . L..
1090 rr.V 7g . A. B.
1 09 1 'lacco Wj f. B. 'I&Axo'j
A. C. D.
1102 H0LTX^r\%(U . A. C. D.
sed in A. a manu 2.
* 1 10S xHyeLvuv . A. C. D.
11 14 ld\KQV .
* I I I 8 KfltTCt 7ipo%tW(t. . B.
*H29 770p<yuvf as. A. C. D.
*H31 Tris
sfTocrSe . B.
1135 a77<xp*n'o*ecr63U. A. CD.
1 1 3 6 deest >g in A. C. D.
* H17 7Ti7T6u>Sff<u . A. D. & in
A. glossa /3Ag';?ycrflu .
*H44 vori<TH . A. D.
115 fA.zTx%povir\ , A. C. D.
*n6o (Jui%pK . C. D.
* j 1 64 Hac-rct) 77po\i7i<v e'x<xV6n.'
A.
1166 Loco 'HpcJcdf f'$ o/uuiXov .
legitur 0/ cA' k\\jov
1 172
*li8;
* 1 1 86
1 189
* I 98
1219
*I2J4
fjL'XXovro . A. B. D.
77iyyn\jav . A. D.
7g^rm'n D.
*<xcxto . A C. D.
.\iywiv . B.
770TXM.t\r/(Pf .A.CD.
wnAg 7Txpt . a manu
prima . 77<xAs . a ma
nu secunda . B.
* 1 244 z&rprievrx Tpxig-ir. A.
C. D.
* ia S I xpot,rep$<riv gVAn'a. D.
c 3
deest
icxij
*I2?8
*iz6$
1267
*i2<S8
* 1 269
*i28s
1286
"1288
,'1295;
1398
1 303
.1304
/r
1320 v$ro .
152^ 0/ JVi tc/ g/ojj ,ugV JVJ
7iipi(<rta. . A. B. D.
*i$a8 dnroCav oLv4(x.<v . A. D.
135 * iVa? . A, B. D.
*
pyjHro . A. C. D.
*I3^4 hic versus deest in B.
*I370 deest JV . B.
1384 -riteofJLiMs . A. C. D.
* 138? deest in G. D. , at in
D. sequeos incipit.
t*s <T' 0 J7cV .
* 1 399 epv&nx tot oSs <Ts JWj
A. B. D.
* 1405 dvxwxo .CD.
V A R I B
L1VR
L E Z I O N I
xxiii
QVARTO.
*
*
*
175
181
188
193
196
*
*
*
*
201
208
246
250
257
207
259
* 270
* 271
*
275
* 279
* 288
294
* 296
308
* 311
* $11
nvvof . A. C.
oLyptoxau. C.
aA/o! qpxffffc/xevos C.
iyitttfxro . CD.
u'^ocTnVetr/ . D.
<r0AnV omittitur. at in
C. versus ita se habet
-ycuns xurZv 9' \j(XS.tof
inxpttiyv iSffxv .
al%fxx . A. D.
<r7ra.ff0LfA.tv0s . A. D.
tx7To(ixvT&s . A. C
TcTe . A.
vfxf(*,i& e$ 'Op%o/x&'
vv .
n^toj 0 > tspin .
Tp/rtov ippoos . sed ia
C super at signum
mendx .
hplr\ .
*
77po%oous if xvxsx-gifftv .
k tto^ vxterx'vfftv . A.
D.
ypx7rlx\ .
rt&riffirxi xpns C. D.
tolffi *Tg . A. C
e tt zrpo . A.
7ixp 6ff%xrdp .
Trgp/ poo? . A. C.
77/30, A.
xxi>
VARIE
LEZIONI.
VARIE
L E Z I O N I.
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8oi WgVpfiJTflU .
601 rxvtfo'xs
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604 dem.vcu .
807 t/kvx re (p.rtitreuo
60% KAv'no7 .
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828 4>o'pKU$. A. D.
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6l7 'AfJLXJVOiO .
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85l pUtifJLVOUL .
627 &<xx7iz$n<xxv *
855 fJVouTO .
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* 857 A/Vg .
63 6 g ^c
orys . A.
* 873 vroip or . C.
($41 ai/m. A. ai/rj) . D.
* 897 $>\jyCLTpl (pG//M.flf ( f.
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C.
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677 pr\pcLfjAvr\ . C. dpt\pt~ * 909 Kpxy/u,c nxpQvi'w 4
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713 HCUV .
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A. C. D.
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Xv . A.
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* 950 r? /uit' infxtx .
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*
*
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* 785
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795 ad'cucu-ps . D.
799 G72lTllJ<V . A.
953 oJs cu .
9$5 gVgA/ccac/Ws . C.
974 H0L\0L\jp07lX .
978 xpvvf'oHri Kpotea'a'i .
* 986
fe Ar,?j . A. D.
*
992 g aovv .
994 cLya.i f)tft
* 999 t&/*x<Te$ . A. C.
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VARIE
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1026 *tev t .
1030 gV cLju,ot{ia.Ms .
1038 ' ainr .
1042 'Eptpv . A.
105 1 JV Aag<r0 . D.
1052 gcur/p . A. D.
1095 %xXv ciXrptuovrn
xaAap . D.
1096 aV <pa/r'. A.
1 100 criarcou .
1103 xou e ^g'Aa'. A.
II07 7IOp<X\iV'll<fCLV . A.
Ilio ini crfiifv . A. D.
11 19 JWa?. A. D.
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1 1 3 o e vtuov .
11 34 Nuoti/o? .
1 iyo MgA/W* .
1 158 eVpu'AAo/s . C.
1 1 70 L[A$po<rioi<rt9 .
1176 /agTg/SnVaro . CD.
1 177 gV
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I I 88 0L7TO Tt\X$i .
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1 195 Trg'tTa .
1205 tpi$ti$&s . C. D.
1208 07T rt]Xo'^i .
1209 vmrai . C.
1224 CrriK^ids
1229 Kvpt'rtP .
1242 Tore ^g5(a* .
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EZIONI.
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13 57
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*CVl<U .
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cTn^Atec .
ini Kg<pxAnj .
rno-cTg.
M/^u'ji<r/i' . A. C.
tK$*ptv .
/txnyvpcrw . CO.
oipyxXbo/crty
A.D.
* 1579 X.VM- KCLrljnpQ . C.
""1381 vnaHXov aacTco . C D.
1385 Ay&ffd'OU .
varie
/ierx%povtnv . A. D.
1388 ttpgVAnoUf .
1392 posterius cJs abest .
A. D.
*l4.oo <M Tore dV rnfxoi .
A. C.
I47 o
ini\aut<ta.v .
* 141 S P*at . A.
141 8 & cTa cu . A. D.
143 5 u%6T cLetpoCfAtyos
* 1441 nAu^gt Si .
* 1444 tfJ^n
t<$ .
1445 intcr/pcrt .
* 14^1 OQp 7lKI\fXK . C. D.
145$ awAnrop .
I4$9 HgK/xTlOTOtff .
1451 0/ t Lp/Jutvot. A. D,
I462 epti a v . A. D.
7455 noveri <N .
1484 /3op?V. A. D.
Mc^^nVxpTgj . A. D.
14S8 /MTf77q)ii . D.
I 508 d\\ct. fjutv . C* D.
ISO?
1511
1512
1538
1 5 67
1568
1 5 77
1583
1 594
fibVHUV C. D.
W . A. D.
<$oLpfAOL<jrarot . C.
npxs . A. D.
<t77gT6KM.np*PT0. C.
ivi 7?upa.tft . C. D.
AtgT x%povir\v . A. D.
uV titpiop . A. C.
<>W$ a 70 7rp$%onos .
C D.
gVg(^>nV*n<rxv
E Z I O N I .
1598
1605
* 1606
1607
1615
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*l6lj
* 1628
*i635
1^40
*i650
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1660
1 665
* 1669
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* 1671
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are cg Tphav . C. D.
5-g*AAp .
m Tpo^cfai . A. D.
ini fondrttftft *
C. D.
Mtpeu fa oi . A. D.
& in A. ad f/npeu
glossa iT/77An .
Axeu'n CD.
7Ti7Tpoid>t\Ke . C. D.
Kg^apriJ'TO . G. D.
abtsi <F in A. D.
gV/anV. C. D.
7iipi$fkvot.vTi% . A.
gV dnxfxxros A.
ipir/xolcri C. D.
pV^et. D.
xoifytft . . . /ug'Azrg
%$<oi*X7?o7o'tv
ini tyuhiXir CD.
^clm-/3<7$ fW <ppgo*r/V
1677
*i<*73
*i68?
1685
* 1 5^5
aV cTg fixptixs . D.
3v'<>p. D.
. C.
pprwrt. D.
(Tg *<r^xpgv .
y'x xu.xpvyxi .
1^97 ^70- <&5
1 7 i 4. <psg' .
1718
1713
1725
1730
1746
v
$0>7@6S <u/v . C.
7A<* .
gVgfOAtg'o'wi . A. D.
!\oL<TKO)vrxi .
HpxMn* C. D, sed in
bis
xxviij
V AHIE
LEZIONI.
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177* iv4f<t*> C. D.
7^
APrONAYTIKDN
DEIL
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T.
ARG0NAC7TICA
LIBRO
TERZO.
AnOAAQNIOY
APTONAYTIKaN
B A
O N
T.
acnwTflW .
P l< E*' V ayi vv, E/i*tw &c. Luogo imitato da Ovidio De A* A lib-
vers27une mihi si guanio , Puer , Cytherjca , j"avete :
2func Erato : nam tu nomen Amorii habes l
e da Vir yfin. 7 57Uunc age fui Jtegcs , Erato, ouje tempora rerum c
che il Caro rende cos
Porgimi Erato aita a dir guai Regi Cfc
E* citato questo verso da Ateneo nel cap> primo del lib- XIIIVeri' 6- il; o't y.h &c 1 Fu questa idea imitati da Virg* in quel passo del
primo deli' Eneid-
5
DELL'
DI
ARGONAUTICA
APOLLONIO
LIBRO
TERZO.
Ite
APTONAYTIKDN
t\
fjjv ju.<pn
i^g'A-
J^ri- 9 5a'*/*oVSe j Qui x^xp.oi vile nel suo proprio generico significato attri
buitogli da Esichio mVh> tu^xjt > secondo la le/ione dell' Heinso Pei
questo poi in specie significa alle volte la sratiza delle vergini , altre volte
quella destinata alle nozze, ed altre corrisponde al promptuarium dei La
tini j perch a tutti questi usi convengono stanze appartate , esecrete
Viti' xi. itlica. | Viene da tox^u ( verbo che manca nel Lessico dello Sca
pola ) sinonimo di ftW?u dubito , kttsito : donde ivhotxrdv presso Esichio
duium La forza di questo verbo si esprime da Virgilio in quel veri*
( 4- Mn. )
Atque animum riun hue etltrtm , nunc divdil Ulne
Ve-
Ci detto
APrONAYTIKON
T\
rri- }7 */u,p/yw/; | Epiteto dato a Vulcano da Omero sul fin del primo
dell* II. in quel luogo che par qui imitato , e dal quale ho io preso un_
verso della traduzione del Salvini, permeglio spiegare l' epiteto stesso ;
Dove a ciascun con savio accorgimento
La sua magione fabbricata avea
11 famoso Vulcan da due pii \oppo .
Vers* 19' cAtoj | Lo Scoliaste fa questa voce equivalente di T*pM('Soe , o come
legge il Brunck T^svloc vrstibuli Polluce nell'enumerar le parti di una casa
inservienti all'ingresso, ed egresso (I-77-) interior vero atrium , vti aula
quam Homerus , afisisx vocat Sono molti li' luoghi di Omero, ne' quali
adopera questa voce, che originariamente adjettiva da <$w uro, accendo
poi passata a sostantivamente significar 1* atrio , o '1 vescibulo : o per
ch come luogo assolatio , era consideratoli pi caldo, o perch in esso
l'inverno si scaldavano, come si ha dall'Etimologico Vedine anche Esicfato , e s di esso la nota dell' Alberti
VerS' 4J.
superba
la trasse .
APrONAYTIKXJN
F.
aW Spovou cpto j
koCvtov , ou t/ 770^0$ 76
,
Tru>
Vtr:-44> Ixwtv | Epiteto a che al Ietto di Omero nel V'Jji del 5 dell' IIii ivuTsft MyfttrtTi , che il Sai/ini traduce :
nel letto intagliato , e ben tornito
lvi> Tutta questa bella descrizione dell'atteggiamento in cui fu trorata Venere,
si Tede da Claudiano felicemente imitata ( De lVupt. Hon>
)
Ccesariem lune forte Venus subnixa comico
Fingebat solio ; dextra litvaque sorores
Stabant Idaliat , largos hxc nedaris ittbret
Irrigati hete morsu numerosi dentis eburno
Jrlultifidum discrimen arai : sed tertia retro
Dot vario* nexus , & justo diviUt orbes
Ordine , neglekam partem studiosa relinjuens
Lo Scaligero al suo solito d la preferenza a questo sopra Apollonio
Vers- 4f- KWKotfi Sii- I Ha da questa espressione tolta la sua Virgilio nel 4*
della Geo?
Cttsariem effusa nitidam per candida colla ;
e Ovidio la sua ( Am- i f io )
Candida divina eolla tegente coma
^49. sfa t' hi x>afvoteli *| Emistichio d'Omero nel o- dell' IN y 100
Br> V V XhlTlltft
che il Salvini per ispiegar la forza della voce nhtvpt ( su la quale vedi
il Commentatore di Esichio ) traduce
Ed in seggiole grandi da riposo
1 gli assist
Vtrs' ff
pur seduta
Cui
Vers' jz' H3tf | Sul vero valore di questa voce cosi Suida : Est va, qua ob reverentiam frater junior seniorem compellat E' vero 3 che alle volte si prende
semplicemente per un vocativo d'amicizia: ma nella maggior parte degli
esempli specialmente d'Omero vedesi adoperata nel rigoroso suo significa
to j e in tale usatasi qui ancor da Apollonio, ne ho voluto nella traduzione
conservare la fona Vedine anche Esichio
Vit' fj. ol ti *V? 8cc- \ E' presa questa ironica parlata di Venere da quella,
che fa un'altra moglie di Vulcano a Teti (II- i8-v- j8f)
Perehi Teti dal bel disteso velo
Ci vieni a e , o reverenda , e cara i
per l' avanti tu venir non suoli
E sente pur di quell'altro luogo dello stesso Omero (Odissf* Sf- ) ;
dove fa dir Calips a Mercurio?
Perche Alercurio Vergadoro a me
Venisti l venerabile , ed amico ,
Peravanti non troppo ne frequenti
io
APrONAYTIKDN
5S
T.
ir
tormi
La
APTONAY TIKX2N
T.
xvrZfi
psucgf- .
05
>
la forma
'
tuus , a regina, futi optes s
Explorer* labor , mihi jussa capessere fai est
Ammendue le parlate di Giunone , ed Eolo presso il Poeta Lutino sentono
di queste due di Giunone , e Veaerc presso Apollonio
i4
APTONAYTIKfN
I\
ubbidirebbe il figlio :
me col
sempre provocarmi
sprezza .
archi insiemi
le
malsonanti frezze
avrei
poi di
me stessa .
16
APrONAYTIKDN
I\
pvv cT' imi vfJL/Ju (p/Xot> t<P& <Tn 7iiXn om.<pot pftfl ,
10$
Iio
A^nvn .
, A*&Tit
Vtrf it>6- /at^v); t'vti>.i<tsxTo %/w{ I Espressione simile si vede usata da Teo
crito ( Id- 17 )
pbnci t-Ktii.xZa.TO %p5 ,
che il Salvini rende per delicate mani , Su la voce pxhnv vedi Esichio*
ed il suo commentatore Alberti .
Vtrf no. yos- | Il Brunck correggendo la comune scorretta lezione , che-
porta a'yosr , ordina anche la costruzione di questo intricato periodo : e
questa ho io seguito nella traduzione L* Hemsterhusio aveva traveduto
l'errore; ma nel correggerlo col sostituire 6\wor a TaTtiri prende un ar
bitrio non necessario , e Forse opposto al senso del Poeta Pel resto per
ben comprendere la esattezza della traduzione di cucio questo passo, bisogna
17
disparte Io rinvenne ,
c"on Ganimede ,
pugno
Men-
i8
APTONAYTIKflN
I\
130
xt/raj
k/Vo , to' 0/
, XJ'T/Nj)
Few ni- Akxhh V | La espressione Italiana colla quale ho resa questa dal
Greco, dura, lo confesso , esser deve alle nostre crecchie : ma l' attitudine
rappresentata nella pittura di Ercolano , che per un finale sar riportata ,
la giustifica
Vers- ii4 '/.(yi\aTO II xsyyjikiYTt | Per un simile sdegno nel giuoco stesso
confessa Patroclo appresso Omero di aver ucciso il picciolo figlio di A Diffa
mante ( II* zi-)
u.<p' t/my**-^1
.
pegli aliossi irato
espressione che sente della nostra
Vers'iif a^y/ifij | Corrisponde questa voce al erepuudia dei Latini Suida che
la registra nel suo Lessico , e che le d appunto questo significato , ne cita
in prova un passo ili Giuseppe Ebreo $x tVi dvbpv Tiv/s/Ax^t iju,<p<\o%/>r<v
irxiSi'wv non deeet viros puerarum crepundiis immorari In generale su i tra
stulli antichi de' bambini degna da vedersi una Dissertazione del fu Prin
cipe di Biscari, onor gi di Catania, scampata in Firenze nel 1781
ja
tu certo
zo
APrONAYTIKX2N
T.
imM&pofiA ^accc/j
14S
a,as/CeTo /we/JVoWut .
" IaTa fui TOfg crg7c <p/Ao;< xalpn no*' g'/aoV au-rr?? ,
>i n AtgV
^pt^re*
y.t/'x^at &c. | Seguo perch ragionevole nello spiegar que
sto oscurlssimo passo il pensiere dell'HoelzIino , che crede descriversi qui
da Apollonio una slera armillare od un globo : con lui convenendo , che pi
sia adattata una palla, che rapporto abbia all'Universo, e sia quasi ieotf>s
ffctyiAMtutj per farvi con essa giuocar Giove fanciullo, che un' altra qualun
que delle ordinarie, e solite pegli altri fanciulli Dietro dunque a questo
pensiere ho diretta la traduzione > ed ho cercato senza far violenza ad al
cuna delle parole, del Poeta, e solo aggiugnendone a maggior chiarezza
qualche altra , di esprimerne esattamente l'idea Per questo intendo per la
voce xiahit di Apollonio l'Equatore, li Tropici, e li Polari, che fascia*
no in certo modo parallelamente la sfera ; intendo per 1' i i/Ve, ( voce se
condo Esichio sinonima di wtft^ifHtu ) i Colliri ; circoli massimi , che
passando per gli poli , e intersecandosi ad angoli retti pu dirsi , che ab
braccino , e chiudano quasi li primi: e finalmente intendo per l'ZAjg Io
Zodiaco } zona che scorre obliquamente per tutti i detti circoli, ed alla
quale compete 1' epiteto di atfurra , avuto riguardo al Cielo , di cui ne
rappresenta una parte E' questa palla medesima qui da Apollonio descrit
ta,
vi son
ai
cerchi a fasciarla
aio Ed obliqua s
D' azzurrigno
li giuochi ;
ta, che crede Gio: Tristano ( Corti- Hist> &c Tom* II* pag'ifj) indi
cata in quella medaglia diTrajano, in cui si rappresenta Giove bambino ,
sedente sopra una palla o globo ; coli' inscrizione xmsV xp>irv
Vers- ifi xapt) | Era presso gli antichi uno de' pi gran giuramenti quello che
si faceva per la propria , o per 1" altrui cesta Omero nell' Inno a Mer
curio vers *74
22
APrONAYTIKQN
I\
or je fu vuoi
Per /a fr<i <>/ pair io giuramento
Giunt grande ,
ed BIen3 presso Euripide ( HZ v 8411 )
anjj con santo
Giuramento pel tuo capo ti giuro
Vedi il Poeter drch* Gr- Ut cap>6> ; e l'Hansenio De Juram' V~
terum
Veri' i6f loill r\oi | Snida dice, che per to\o; intendevano gli antichi II
Cielo; ma che poi questa voce passata a significar l'estremit dell' as*. se . In questo ultimo significato doversi qui prendere da ci si cava che
di due parla Apollonio : locch non pu del Cielo verificarsi, come si ve
rifica delle due estremit di un asse- Stabilito cosi il senso di questa vo
ce ecco ci che credo abbia inteso in questo passo il Poeta , perito , come
sar certo stato , delle cose Astronomiche , delle quali egualmente che di
tutte le altre scienze nell* Egitto se ne coltivava lo studio Intende egli
dunque* a mio credere , che Amore dal preciso punto del Polo dell' Uni
verso scenda per l* asse mondiale su la terra : viaggio nel qual si verifi
ca ci che accenna in appresso, che scorrendo per l'aria tutta se gli pre
sentasse agli occhi la terra stessa Li due Poli , che nomina sono li Poli
29
monti ,
tetrestt , per l quali passa 1' asse dell' Universo ; e come questi possono
considerarsi materialmente per li vertici della Terra, cosi Poeticamente-
son qui rappresentati quali sono i nostri monti , o le cime di essi : quella
stessa qualit loro attribuendo , che de' monti propria , d'essere cio li
siti pi esposti al Sole Questa spiegazione che a me par la sola , che
possa darsi a quesco difficile luogo suppone , che Apollonio fosse persuaso
delia sfericit della terra : opinione che sin da Pitagora cominciata non ha
mai lasciato di aver gran seguaci : sebbene poi dalla posterior ignoranza
messa alle volte in dubbio ; sin che ne venne la vera precisa figura della
terra dalle incontrastabili prove della Macccmatica assicurata per sempre f
e fissata .
APTONAYTIKfN
I\
25
Al-
26
APTONAYTIK&N
V.
dp<zara.<r6a.i fjarricvrtLs -
, 7T0\\0LKl tOl pia. fXU^-OS , 0 X6V At07 ~OLV\j<fUiV , nvopn , ro'J^ g/)e^e koct* XP*S p17^ eVxw
190 ,, 7!pi\vOLS . 0 effe HCU
a/>Cg
yrj- 184* tfpyouJvomv uYJfc I Espressione di Omero, dove dice che stavano gli
Dei ( II* 1 j- v fi; ) itfyipwm volitato prohiiti a pugna : espressione che
il Salvini forse non abbastanza chiaramente rende cos
1
la 've gli altri
DH immortali eran da guerra schiusi
Verf i88 toWiu &c- | Sentenza presa da Euripide nelle Fenili- f $16*
Perche gi il favellar ottiene , e vince
l'ulto quel che anche il ferro ostil farebbe ;
e imitata da Terenzio, che fa dir a Trasone nell' Eun
mane ,
Omnia prius experiri , quam armis , sapientem ecet
Qui scis , an , qute jubeam , sin vi faciat
Vers' 19S' TtKauM^ &c- | Fiacco fa che Giasone se ne prenda nove de' com
pagni per accompagnarlo ( f }io").
1
U Scythicam qui se comitentur ad urbem
Sorte petit ; numeroque novem ducuntur ab omni
II
della matrigna
in atto :
E in-
a8
APTONAYTIKfN
Zp<?6
V.
CH.r)7rlpoi> ' xQxp o*' xpx vr\os wWp MvxnoCs ti qgq Cj'ap
yipvovtf ^X7rCr\u'a.v im $-pc<rju.ou tj^ioio .
200 YLipnouov To'cfe non xtKXrivxitxt ' ev$x dY 770XXX
^t'ns 7ip/j.x\ot ti ngC\ ttixi kmqxvi ,
'
29
So
APrONAYTIKX2N
r.
vttyos Hpn .
6<pU7TSp^g &/X01O
to7o
xvkki 7rirpr\s .
31
le colonne intorno
cornicion di pietra
esse
fredda .
32
APTONAYTIK2N
I\
t7i7iois
l?r/ 770XXX
P*rj. 231- v'ro'yt/sv r.*|M WfwiiTa; | L'epiteto che qui si di a questo aratro d
tcTyvov e preso da Esiodo , che lo mette in opposizione con TBieri, quan
do ordina di far ( Op- t D- v 43 f>)
m aratri due
U uno di un petfo , e P altro di pi pttfi
come traduce il Salvini Il dirlo poi fatto di diamante i ad imitazione
di Pindaro , forse perch di un ferro duro quanto il diamante Io ne h
voluto conservar la metafora nelPadjettivo .
Vtrf
(li; | Si prende per lo cocchio stesso, come presso Omero
Vcni^iffTxvAoi | Qui bene avverte il Brunck essere lontana dalla mente
de! Poeta la spiegazione che di a questa parola io Scoliaste per focus m
medio ttaul : n punto appartenere alla illustrazione di questo luogo ,
quanto soggiugne in appresso Deve piuttosto qui spiegarsi questa voce
con Euscazio citato , e seguito dal medesimo Brunck per KKii, ovvero
J) Tipioy^ , ri %w'/n)i*Jc rS; *</\i; amkitus , seu septum atrii subiialit
Vers- 158. cirvrtpoi | Corrisponde al Ttytot 3a7i/bM di Omero , dove descrive
la casa di Priamo : luogo che ha qualche somiglianza con questo nostro
( II. 6- \tn- ifi- ) .
Ed
3$
una { e la miglior
quest'era)
Pri-
34
APTONAYTIK^N
B.
(xn-cepx J'fydoVTO ,
a,a<px7a77a.0J' fovres
ultima figlia :
quelli vicino
in folla tutte
mani
dovevate lungi :
36
APFONAYTIKX2N
I\
275?
Tc'cppa
n' esce
altri col
bronzo
scaldando ; n veruno
In questo
mezzo inosservato
41 Per lo chiaro
Su
Amore
Assillo, che i
pastor chiaman
tafano.
la soglia tosto
3S
ARTONAYTIKON
/oJVxns xCXnrx
I\
7:o\\j<s\ovcv ^Xr v .
a 80 k
oy Kxp77xX/^o/cri Ax^wV ncCtf oudVe xfAU^tv ,
oe'& (TgfcTAAii)f a.t/-r <T' uVo |3ouo$ g'Aua^g/s
Atfovtty , yXvtyt'cPxs /u.f'o'trp iviKoCr$tTo nupti ,
i^uj d*' oLfjLtporpro'i tPtxcr%,u<voi 77X\x/u,r)triv
riti ini MndVr) . mV <f*' /JUpeurn AaXe Sv/ulv .
39
limitare ,
4o
APrONAYTIKQN
T.
ardeva
4a
APTONAYTIKON
T.
k4/*&9 >x
77&pm\iis ehxtovxts
45
li lidi j
Ma di ci dir qual
i fratei prevenne ,
nave usciti
Ver
44
APTONAYTIKON
T.
, cu <r' gV/HguVa .
fa
V civps xro
350
aVTgac,
77gAa>n (fluypns a'Ac$ , g? 0/ oVaVcrc/y.
aT <T' $ xs? oufy , rais iarfrxi cu yxp xxvu
vello d'oro.
navi che
sono
unita ,
46
APrONAYTIKHN
T.
y eviriv re
Veri' jf3 Sw/xWtsj | Forse avendo questo luogo In vista fa Virgilio nel 4-,
che Anna per indur Didone ad accogliere Enea, le mecca in vista li ser
vigi che pocrebbe da esso ritrarre per soggiogare li confinanti nemici :
Mine Getulx urbes > genus insuperabile bello ,
Et 2?umid* infrttni cingimi c
Ven- 360. Sppu Scc | Fiacco pure fa , che Giasone indichi ad Eeta la sua ge
nealogia ( lib- f> )
- ipse egomet proprio de sanguine Pkryxi ,
Jtfamque idem Cretheus ambobus , JEolus autor
In tutto questo passo mi sono creduto pecmesso di apgiugnere nella_>
traduzione qualche parola per procurarle maggiore chiarezza Per altro
^ di questa genealogia se ne parlato nelle Osservazioni al lib
alle quali
rimetto il lettore
.
Fin %6j'
47
spiego .
sentendo
Que-
Veti' \6t iirf/ifxro &c | Cos pur presso Fiacco Io stesso Eeta ;
Talbus orantem vultu gravi* Me minaci
Jamiudum frtmit : U furiti igneseit opcrtis
( f f io-)
4S
AP.rONAYTIKQN
T.
49
fuoco
vostro ;
G -
Per
5o
APTONAYTIK^N
I\
tP ToVflf
77ipr\VXt
SI
i suoi
ci vaghi ,
Stra-
5a
APTONAYTIKON
I\
Apnee
fuiXov a>pn?
Fm. 406. EXAj?< x/pawW* | Intende , dice Io Scoliaste , di Pelia : nome che
pei maggiore chiarezza io vi ho nella traduzione aggiunto
Vtti' 41 * rfr/w'yi/o | Non che pretenda col tradur di quattro moggia, espri
mere esattamente la misura Greca , di cui forse non ne abbiamo una per
fettamente giusta nozione: ma solo ho voluto adombrarne l' idea col nome
di una misura conosciuta nell' Italia .
S4
APTONAYTIKfN
I\
jSouAnV
cLvxfKns ,
n /ae
iv$cCf* ploSxt eW^pagi* in (ix<n\rios
<Qs (par* d/uun%xvt'r) (&Co\nM.vos xrdp 0 rvyt
tff&p&ctXots niiVCt 7rpoffvviMV d<f%X\0iv\x .
" Ep%O VUV fXt& 0fA,t\0V , g'77/ fJt.fXOV<XS y tivoo *
43$ ti fi #v y& tyyd 9>o\Jfv 77o<flio,xis 77Xitpxt ,
> rie'
fatiche .
la
56
PrONAYTIK^N
T.
i%VtX VltfVOfAVOlO .
57
mentre il
li
figli
Nel-
58
APrONAYTIKDN
T.
(&011T , rtPs
7ipo7ToLpo&i tTxe/n ,
Veri 464' iyjt i'^o; | Pare al Brunck dura questa espressione, e v! sverebbe
sostituita volontieri IKv ; se autorizzato lo avesse qualche codice . lo ho
conservata la sua lezione nel testo : ina nella traduzione la sua conghiettnra E' poi tutto questo luogo nel quale si esprime il primo turbamento
di Medea felicemente imitato da Ovidio nel settimo delle Metani-* dove
non Fa j che a passo a passo seguir Apollonio ; come appositamente lo ha
-col confronto dimostrato Jacopo Tollio :
1 cur futm modo denique vidi
Ut pertat timeo ? qux tanti eausa timori: /c
1 1 virat , an Me
Ocet
6o
475
APTONAYTIKfN
IV
"nfyg /u.nrnp .
485
AlUpOMvOHft 7l4\QltO
Kn 491^ <p/A.oy xfy | Eustazio dicea che alle volte (p/Ao; s prende per ioV .
Molti escoi pj possono vedersene presso Omero ; e in questo luogo del no
stro Poeta non pu altrimenti spiegarsi, sebbene tentino di diversamente
spiegarlo gl'interpreti*
Veri' 49j- Smu/iut | Lo Scoliaste spiega questo avverbio per q>xvipuTTx aper
tissime , manifeste , palaia
Yexi>4<j* | Ho regolata la traduzione di questo non facile passo a norma della
costruzione , e spiegazione dello Scoliaste
61
magich* arti ,
detti ,
Mentre cos
dicea ,
Entrar di nuovo a un
nella
palude
tratto: e li compagni
cominciar; ma tristo
le comandate cose
ei
62
APTONAYTIKnN
T.
0/ ( oJr/
7<ip aAA?
noval
si fenda
cinti ;
$4
APTONAYTIK^N
I\
6$
noi soffi:' io :
Quan-
Lo Scaligero mette questi due luoghi ai confronto nter jvtos ( dice al lei*
tore ) judicium tuum interpone!
66
APTONAYTIK^N
B.
340
^g/pnVaf * tx'^x
a* <ruV xl/xovi 77/pn$e!rw .
<Q$ cpx'To -ro7<n tTe <rn/U.x
cfoVxf i/xvovds .
rpnpw ju.ii/ (pgu'voucx /3/nf KtpKOto nt\u<$
67
molce
Del fuoco struggitor , dei fiumi arrestaL' impetuoso corso , annoda gli astri ,
E alla sacra i sentier Luna attraversa .
79$ Di questa pel cammin noi dalla reggia
Qu tornando ne femmo gi parola ;
Se mai potesse nostra madre indurla ,
Sua sorella com' , noi nel cimento
Ad ajutar. Ci se a voi stessi piace,
800 D' Eeta alla magioti
di nuovo andrei,
Que*
6S
545
APT0NAYTIKX2N
I\
/xiv ok xzpityiv ,
AtQxprit'os xv^opiv
Ven- ffS- & xijrot | Lo stesso che /Sn/fei interiezione d'ammirazione , o indi
gnazione - I Caciai l'han convertita nel loro papa: voce, che pi di una
volta s'incontra in Terenzio, ed in Plauto Gl'Italiani l'hanno adottata
dietro 1' aucorit di Dante in quel famoso verso ,
Pape Satan a pape Satan Alcppe J
sul quale cos Francesco da Buti Pape un' interiezione Greca , che mani
festa l'affezione bell'anima, quando si maraviglia
opera
tai suppliche,
7o
APrONAYTIK&N
I\
71
ei si rimise . Allora
piace a tutti ,
non conviene
855
campioni , e la rovina .
-i
72
APTONAYTIK&N
I\
fyiXov nniy
Veri- f8j- Vap^t^uiTiv | Lo Scoliaste nota adoprato questo verbo per txipwiiffwiri , che lo stesso con t'xxiitisJutri da ixTvt'a efflo Ardita forse l'es
pressione Italiana t ma ho ciedtito di adoperarla per rendere esattamente la
metafora del Greco
Veti- 788. E^h'uvj $ ki &c- | Pare che Virgilio si proponga d' imitare questo
luogo , dove mandato allo stesso fine da Giove Mercurio ,
~ regina fuietum
Accipit in Teucros animum , mentemjue benignam .
( JEn. libto primo )
ir devastando:
sentito
74
APTONAYTIKQN
T.
7$
minaccia,
ira temendo
fallaci
volesse
Di
76
APTONAYTIKON
T.
imirpTrov a.cwpa)
quindi
Ma in vece affin
buoi
pugnando
travagliar : ma i patti
giogo >
Onde sia
Oh me infelice ! e
quali
mai
tremendi
78
APTONAYTIKfN
I\
xY^Aa
H
, yef\ p&OtQittfOL SripoLS fc/'^S ffJJOiO ,
vt{\i7To$ , o'oLvos acf fri AgA/nro *g'g<r0x/
a.UT0KxcV7'i'Tnft/sg 1 ^ spnios ofv a,ag/\|yg .
cTnV dY kxt' a.r'i fj.ifjt.viv ini npofu.^ $-oL\oC/J.oto ,
ivd<& .
79
virgiuitade a cuore
genitor la casa .
certo
dicendo
portano
Perch
quando
uscir vuol
la tien
pudore ,
la sprona .
So
passo in cui dal Poeta s descrive il contrasto del pudor con Amore , cos
mosso da un senso di persuasione giudica il citato Enrico Stefano : Deicribit tam eleganter , ut ni-hil in foto hoc forniate censeam tlegantius '
VtTi>6lv r/o?S M>i" ^xei/DfSyi | Virgilio (4-600.) :
Ter tese attollens j cubitoque innixa Itvavit >
Ter revoluta toro est c*
e Ovidio ( Tn'st- ! 3- fj- 3 s
Ter lime* tttigi , ter sum revocatiti
80
APrONAYTIKflN
I\
Viti gf7* aliXipio fai ronfi*; 1 Qui il Brunck avanza una felice sua conghiectura , che io ho creduto seguir nella traduzione Pro nli mallem ) Superstitibus enim parentiius , fratrum in sorores riulium jus faine arbitrar t
Veri- 6fy tiutirx | Sebbene per 1" uniformit abbia nella mia adottata la le
zione , che nella sua edizione ha il Brunck preferito sii 1' autorit di due
cdici , a me peraltro piaciuto ( sia ci detto con pace di un canto no
me ) ritener nella traduzione la lezion volgare , che porta
dolens
Mi par superfluo rimarcare in questo verso la circostanza del silenzio ,
che si trova due versi dopo nella voce <r<y
Vttt' 66i- yJ\fon | Propriamente viduum , come dietro a Suida hn tutti i
Lessici A me per sembrato , che le circostanze del caso del quale
si tratta, non permettessero di dar a questa parola seccamente quella spie
gazione senza raddolcirla alquanto, e prepararla, come ho fatto - 1
.-.. '
Viri 666'
81
ravviluppata .
frammischia
gli arcani j
fisi
possan
quindi
Ed
Vttf 666- xip'ZuTx | Non a caso ( osserva bea 1' Hoelzlino ) vi h. qui posto
questo epiteto il Poeta; ma per f.ir c.idcr adattata la prontezza, e sol*
lecitudiiie , colla <ju3l si fa questa serva correre ad avvisare Calciope
82
APrONAYTIKHN
KtHXtr
cJs
T.
7a/nj
Vtrf 679- <iy' erop&'xv I Scorrettamente si leggera wim toU : da cui uo senso
ne veniva poco adattato , per cui pareva , che Calciope desiderasse di non
veder essa pi la casa paterna , e la patria: ci che sarebbe stato anche
coner il costume Jl Brunck nel corregger questo luogo ci ha introdotto
l'atticolo Syt riferibile, com'egli stesso lo spiega, a Frisso : dalla cui
prima venuta ripete Calciope la prima epoca, e l'origine delle angustie
che gi comincia a sentire
Vexs' fiSj- /*3jj V AAsrc &c. 1 Luogo imitato da Ovidio ( Epist* 4 7- ) ,
Ter tecum conato loqui , tir inutili* Kmt
Lingua, ter in primo restitit ore sonus
ed in particolare 1* espressioni del v- 636- <p3oyy>} V i tefi?un wxpitripu
( o co
DELL' ARGONAUTICA
LIB. III.
t' invase
con
Tali
S4
APrONAYTIKfN
I\
Per 6at. AiCira-o | Leggendosi Xttfu , come hanno tutte le volgari edizioni,
vi trova l'Hoelzlino un'elegante enallage : e l'editore di Oxford vi si unisce
nello spiegarne l'artifizio Ma cade questa osservazione leggendosi Xttfn
col Bruitele ; che crede non potersi accordare il tempo presente tevffu coi
participio dell' aoristo wrutniiM , che lo precede ; secondo la lezione
da lui stesso adottata
Veti 701- ini? fMxifiuy &c> | Questa efficacia di preghiere par tolta da quel
luogo d' Omero ( II 14* )
85
a Medea .
ora in ajuto .
fato
Veri' 704- m flj ATIm Sic- \ Questa minaccia sente di quella facta da Didoae
presto Virgilio ( JEn- lib- 4- )
Et rum frigida, mori anima seduxerit attui ,
Omnibus umbro lodi adero ; dabis mprobe panai .
86
7o5
A PTON AYTIKX2N
T.
/ari
rr. 5707- wftwij vipixxfipttKtii \ Ridotto, dal Brunck alla sua vera lezione que
sto passo colla ragione non meno , che s I* autorit di pi codici , ne
addita anche la spiegazione cos : Chalciop* sororis gcnua amplexa in illius sinum caput dimitiit
87
88
APrONAYTIKGN
Qs Qxro
T.
Viitf Ji9' | Fu questo verso da David Ruhnkenio dalli scolj trasportato nel
cesto Trovata dal 3runck ragionevole la sua conghiettura , la addotta ,
sebbene a dispetto di lotte le edizioni , e dei codici ; migliorando inol
tre la lezione del Ruhnkenio in ci , che dove egli nel verso antecedente
legge tCyjtiiM , vi sostituisce in vece nfOfhat; voce, che secondo Esichio
suona lo stesso che <rikitaii.u , ed c anche pi vicina all' H*tfnut che
si trova uniformemente Be' Mn> , e nelle edizioni*
,o
APrONAYTIKQN
I\
dvipt /unrixxa-Q ai .
*
Nu /asV e^e/r' ini yxlxv &y& Wipxj oi
74$ vxurxt us EA/xw n
ivi nvlcf
rpxs Qptavos
Vets- 744> N#; uJv | Da questa descrizione della notte ha Virgilio tratta la
sua del lib. 4 , che lo Scaligero al suo solito preferisce alla nostra ; ma
che il Brunck all' opposto giudica di gran lunga inferiore E' qui
d' uopo trascriverla ; perch dal confronto ne giudichi lo spregiudicato
lettore :
Uox etat U placiium carpibant fessa soporem
Corpora per terrai : silvxque sttva quierant
JEquora i cum media volvuntur dera lapsu ;
Cum tacet omns ager , pecudes , pifxqtle volucres ,
Quxque lacus late liquidos , quoque aspera dums
Jtura tenertt somno posila; sui noAe silenti
Lenibant curai , corda oblila laborum
jit non infelix animi Phcenissa tfc
*
Possono vedersi altri passi simili nell' Id- a di Teocrito , e In Trifiodoro
al v. 494. ; nonch presso Anacreonte , e
Smirneo citati da Fulvio
Orsini nel suo Virg* illustrato ; ai quali tutti pu aggiugnersi per farne
. *T
v .w
" *
piit
91
custode ;
silenzio regna .
temendo,
morte
Le
9z
APTON AYTIKX2N
T.
vov ni Aa'CnT/ ,
?p$a.
xti
93
il Mazzoni che abbia ben ietto Apollonio , eh* quivi era la sollecitudine
amorosa - Vedine la sottile spiegazione, ch'egli d di questo passo, e
del corrispondente Scolio nel cap- jj* del lib- j. della Dif. di Dante*
Vi ha qualche analogia fra il sentimento di questi su quel netvo , ej
l' opinion di Cartesio , che mette nella glandola pineale la sede dell' ani
ma , ed il fonte perci delle sensazioni .
Veri' 766- (pi) V oi siKKoTt &c ( Sono nell' esprimere questa siutuazion di Me*
dea conservati quasi gli stessi colori da Fiacco ( 7- 3 1 7- ) *
S*pe suoi misero promittere destinai tuta ,
Denegai , atque una potius decerni! in ira J
Ac negue tam turpi eetsuram semper amori
Froclamat f
94.
APrONAYTIKGN
T.
xpayr\s $
n
&tm*y rdpotp 7rpocr7p(u^oM.xt olov i&jtfx }
^u'fffJLOpos et/ /u#V ioXnx Hxrxq>Qi/xi>oi mp f/xms
t AaxpnVg/y d%4w tc't <T'
alla Greca
Fia
96
APrONAYTIKflN
T.
cTo'/aaros (Qopourxi
medesmo , in
cui
lontano
amore
e la sua casa .
N
" quitl aispice quantum
Aggrediate nefat ; t dura licei , effuge ctimen
98
APTONAYTIK&N
T.
xtyvo
t<ropxx<rQxi >
VitfSox' ftifia/kh | II Bri net sii l' autorit della glossa di un codice fa que
sta voce sinonima di tuprtov diminutivo di x/fluric , di cui la fa si non ima
Esichio Vale dunque orculo , scrivium Vedine la sua etimologia presso
lo Scapola , che cita Eustazio > e l' Etimologico
^m 8oj. <pxpp.xx.cl ol , ri vi.h it\ &c | Idea , ed espressioni di Omero nel
quarto dell'Odiss v*jo
A cui la terra fertile moltissimi
Reca yeneni } molli che so* buoni
Mischiati , molti che son tristi, e felli
Virs' Sii* ityjro V a/*$<J'<'>i | Il Burmanno per la compatibile sua predilezione
per Fiacco d la preferenza a questo nella imitazione , che fa di questo
passo al v-jjf. e sego del lib-7-, dove pure espresso il pentimento stesso
di Medea Potr farne da se il confronto il lettore , e tmparzialmente_>
giudicarne . La frase d' Omero ( 4 Odiss- v. 704- )
ti
ioo
APTONAYTIKON
820 n
/xt\tx xotjpr\$
di Giunone^:
in faccia .
gi tutti .
man le bionde
Ho detto con uno dei modi ; perch nel Kb* 4. al 4 1 pare che
tro vi ri accenni su'l quale vedi a quel luogo*
Verf 8*8. H Y Ar &c | Virgilio jn- 4* 787.
Regina 1 ipteulis ut primum albntert lucerti
Vidit e>
-io
.:~APT O N AYTIKfN
I\ T
o J'uoKx/dyeKx 72X<rxt
xXHy
io?
. '.
* 1
Veti' 8f ! Tjouroput; &c | Espressione Poetica i da non potersi intelligibil
mente tradurre senza aggiugnervi qualche parola , come mi sono io cre
duto in libert di fare
._-
104
APrONAYTIKGN
B.
TlpoiMnSwos ^oyipoio .
J^rj- 8f f Kupwt/u xpo'xu | Pilo lib 11* cap- io Prima nobilitai croco Cilicio ,
ibi in Corjco moniti e Strabone parlando della Cilicia nel lib* 14.
Antrum est Corycium , in quo opmus croci-s nastitur J sa i quali passi
da avvertirsi di non confondere questo antro Concio qui nominato coli*
altro di questo nome presso il monte Parnaso ; donde hanno il nome le
Ninfe Coricidi dal Poeta altrove mentovate Per altro corrisponde , come
notissimo) il croco al safferano : pianta presso tutti i Botanici ben co
nosciuta ; e della quale pu prendersene sufficiente idea nel Dizionario di
Storia Naturale del Si g- Valraont de Bomare
Veri 56 f- rm V m/t; | Vorrebbe il Burmanno leggere
frustra mosso
dalla corrispondente espressione di Fiacco gemit irrititi > in quel passo in
cui veramente par copiato questo nostro (7* j <5 li )
gemit irritus ille
Col*
stelo
croco:
morti impera :
O
Cochidos ora tuens : totos tune contrahit attui
Moni: dolor : cunclxg-ue trtmunt sub falce catena;
io6
APrONAYTIK^N
I\
Cfxri Ylxp^ivtoio ,
i0j
cocchio :
Junge
molte insiem
correndo Ninfe,
pieni,
E al
io8
APrONAYTIKDN
I\
109
ila.
no
APTONAYTIKfN
I*.
xrv
xvtyw
920 cu3>' 00*0/ g' xxrxolo A/o$ ysvos * oC$>' otre/ aAAa'
xS-xhi'tup npats a<p' xlfjuxros eCXxvlno'xv ,
c/c* InVot-a -Stwtg A/o's fxjULXp n/xxrt ne/fa
rAigV ivx'vTX uv , riV 7Tpo-tif*.u^r\<xxo'Qxt .
rdp n/(\ 7iX7f\xivoyvit $x/u,Qeov avrei rxlpot
XX/M'
cuor tenete ,
doni ,
ei solo
di voi
iis
APrONAYTIKDN
T.
^eri'pji- H/|{ fot-Kttmt /3sA.a's | Non vuol qui intendere il Poeta, che la cor
nacchia parlasse in linguaggio umano ; ma ci bene che dal suo canto in
tendesse Mopso cosa Giunone volesse per mezzo suo significargli Cos d
Eleno dice Virg nel $ che sentii roluerur linguai j e ad Asiila presso ti
medesimo nel io* parent volucrum lngue - A questa istessa scienza d' in
tendere , e spiegare il canto degli uccelli pu riferirsi ci che di Melatnpo
racconta Apollodoro nel primo della Biblioteca , che dapoi che gli furono
dai serpenti leccate le orecchie supcrvolitantium avium voces intelligebat ,
b fum ab infutura edocebatur mortalibus prxdicebat : e quanto si ha presto
1' autor del Poema sulle pietre v 45"* 'n quelle parole :
Et quxcumjue clangerti non sine rottone aurivagte
Hominibus occultam resonantts vocem
Aves , magni JovU veloce! vates
Per altro non senza ragione sceglie qui il Poeta la cornacchia j perch
era 1' uccello pi famigliare agli auguri : annoverato per fra quelli, che
,. i Latini chiamavano oicines ; come appunto chiama Orazio il corvo :
Osci-
IX3
compagni.
En-
ii4
APTONAYTIKX3N
I\
940 '* Tu'vn y&v imo'yfe gx$ t$i , Tto eri Hou'pw
n cJWe/j , Acovi^n fjLoiXx tF nWp aVr^CoAnVe/j
o(jli\ov
p^g. <JV pa; M)jWiu 3t//u.3C &c I Le bellezze di questo passo hanno giu
stamente fatto dire all'Inglese traduttor di Apollonio Francesco Fawkes ,
che nessun Poeta meglio riuscito in descrizione quanto il nostro nella
presente Egli ne vi minutamente individuando li tratti ; che io lascier ,
che il lettore da questo cenno avvertitone , da se stesso rimarchi , e giu
dichi se tali sono infatti quali l'erudito Inglese ha qualificato per somma
mente ammirabili
Veri'
sitzTi "iicn &C> | Virg- jn> l 78
i^unc omnes ttrrent aurte ; ioni excitat omnzs
Suspensum
n$
medesimo
sa
V Oceno ,
P 2
a stella pare ,
Che li Autunno , grandemente Mara
Luce diffonde in Ocedn bagnata f
Che
imi-
u6
APrONAYTIKfN
T.
imitato da Virg
8 v f8p)
Qualis ubi Oceani perfusus Lucifer undd ,
Quem Venus ante alias astrorum diligit ignei ,
JExtulit os factum cielo , tenebrasene resolvit
Veri- $6x- ix V pa ce xpciit) &c | In questi segni del turbamento di Medea
s'imita Omero, dove descrive quello di Agamennone (Ilx*)
2fi a me il cuor fermo , ma sor. sollevato ,
'l cutir fuori del petto mi traballa;
treman sotto le gi gaje membra
Vers- ptfj- Se/ifMv V Kpn'bxi; &c | Ovidio par che abbia avuto presente questo
luogo , quando di Medea appunto alla stessa occasione ha detto ( Met-7. )
Cum vidit /Esondem , extinAaque fiamma revistit ,
JLrubucre genx 3 totoque reeaniuit ore
Vers'o.62'
117
pei monti;
ii8
975
t7rept<r%u *
Indivi ,
j(^t] &AAo/
Fers-pSf- xpo't s-' tVD$ &c> | Aveva lo Stefano di se corretta la volgare la*
attendibil lezione , che aveva x/w% mV9$ : ma poi la felice sua conghiet*
tura, nella qual cenvenuto et pure il d' Orville , fu su l' autorit di un
buon codice confermata dal Brunclc , e adottata Osserva il medesi. no familiare ai Poeti Greci i'uso di quel pronome unito alla proposi*
zione xpc nelle suppliche j e ne porta pi esempj nelle sue Note a.lla
Medea di Euripide
Vuv o8tf yCf 'i , 9( {ji/voic &c | Sentenza di Omero acl 6> v 707*
che tono
Di Giove tatti guanti forestieri
E mendichi
a bada ;
120
APrONAYTIK&N
T.
wPn
xvro
aspetto
lodi
Q,
insieme .
APrONAYTIKflN
I\
7tponp
x<pet<Pr\<rxcrx $U6nS>o$ fykt /tt/rpnj
Qxp/xxHov aurap ' >' a7vj/* %epo7v OttAkIo ytyn^ds .
101J xxi ri h et ncf\ 7ix<rxv oLvo crrtd'eav xp\i<rx<rx
xpu^nV tyJoLXt^p x'yxteo/xvn ^xtiovn *
toloi .770 %xp&o7o Kxprixros Aicrov/j'xo
v\pdn\t9 Eptos t\<P7xv xv cpXo'yx Tn$ <P' x,u.xpuyxs
S<p$x\M.<v npnxtyv xtviro dV typtvxs tifa
1020 rmofjJvn , ov rs 7iip pof'iwiv separiti
rnKrxt ncOtrtv xivo/xivn <px<rarir .
$ xXXori /u.v ti Kxr cvfos om,jxxt epe/Joy
x^o/xiiot , ori <P' xvrts tt (rtp/o*/ fixXXoy zrtoircCs *
t/xipiv (px^pfcnv uV <ppi}<T4 (Xttfw'tifi gc .
1035 c\|/tr
prese .
1*4
APTONAYTIK&N
I\
125
mente ,
iz6
APrONAYTIKHN
T.
, <*x dY nxvxr
m/'? xp<rcr$s ,
Krrj. 10 j-rf. au' w &c* | Mi pio creduto lecite di Adornar t* espressione colla
metafora di Fiacco ( 7. 46> )
Hnflc /or /r mtdiat , rum verterti *fuora , mini)
firn, totft" if tw io* | La volgare lezione aveva ni; ed oscurava 11 renio
Il Brunck lo ha sull'autorit di sei codici cambiato * facendogli cos ac
quistare pi nobilt , c delicatezza
tt7
te dei Giganti
folta vedi
vello
i28
APrONAYTIKfN
Qs xp' e<pn ,
I\
Fin 100V ?uxfolfft | Epiteto delle lagrime , frequente presso i Poeti Di qui
che quel distico d' Ovidio nell' Eldel terzo libro Amorum , ch'esat
tamente si vede copiato in questo passo , vi coatta la comune lezione ,
che aveva tepidos emendato come segue :
Dixerat i Ma oculos in humum defeda modesto* ,
Spargebat tepido flebilis imbrt sinus
Veti' 1067- eX\i ti yjHfdt &c | E" questo luogo tradotto llteeralmente , e con
molta felicit da Fiacco ( f 477* )
1
tum vero extremo percusia dolore
Adrtpit Asonidem dtxtra : <ic submissa profatur:
doveva
mare .
dolente voce ,
d veruno
R
Sii mtmor t oro, mei, contro memor ipsa manto ,
Creda tuli guati lo hinc aberi% , die quitto profunii
Quod cali spedabo tatui f/C'
i5o
APTONAYTIKON
I\
x\\ot
ifaifia.ro vws
IO95
11 00
a' ipezivzis ;
Krj- 1086- itiii.'Kxi iCfimo j La volgare lezione ha iSpffuntt dvti ovium ; e_>
cos 4 ciuco questo verso , bench senza nominar Apollonio, da Suida , e
at\VEtimologico M> ragione per la quale il Runckenio vorrebbe ritener
la Il Brunck per altro 1' ha cambiata in ivp-iTOi multa haigns flutnt
( che io pure adotto ) su I' autorit non men di pi codici ; che sul ve
dervi conforme la spiegazione , che ne d Io Scoliaste , tratta dall'abbon
danza de' fiumi, che irrigano la Tessaglia : al che pu aggiugnersi coniormarvisi pure Erodoto, che lo Scoliaste suddetto non ha fatto che-*
copiare; e medesimamente conformarvisi Strabone , dove ammendue de
scrivono la Tessaglia ; il primo cio nel lib- 7. , ed il secondo nel
al I i Dei
chiamata.
Con
ij2
APT0NAYTIKX2N
T.
Ilio
np 7i6vxoio typoiv
la
donzella, a cui
di dolor ripiene
rivolge :
fosse
simile :
noma .
ti possa ,
154
APrONAYTIKHN
T.
n/uuxlos apn
Vtn- 1 1 1 8 SaXaVws f'vJ xxpiVstrt Sic- | Qui vuol modestamente Giasone dare
a Medea speranza di prenderla in moglie se si determinasse a partir seco
La frase roptitrini Xfy.0* che < di Omero ( II. J4'**ftv*t'*fx .
M*(pt ptr fargli il letto ) , e che i equivalente all' altra dal nostro stes
so Poeta adoperata al vers* 40- d questo medesimo libro t'yrmn A-fyoc ,
questa frase dico sarebbe equivoca se non fosse determinata dall'epiteto
xnpiiioti dato al xhs'iiait . Qjello che propriamente non vale che juvenilit , applicato per ad una casa, o stanza la determina a significar quel
la , ubi alifua virgo juveni marito nubens petvenit ,, dice lo Scapola : e in
questo significato deve qui prendersi Dato questo epiteto ad una casa_
da Omero in due luoghi dell' Odiss. non , panni , ben reso dal Salvini
per tata giovtnile
Veri 1134.
il
i- n 34- *5
rSk &c- | Replica il Poeta lo stesto tenrimento al v.a4i.
del libro seguente: ed e 1 un passo, e l'altro quali colle stesse parole
espresse da Apollodoro nel lib- (. della Bibl. cap. 9. rfri ? rfw Hm
V A3 tuxft. Mfeu TttX^ & ,iy, Junonis ira. ut M.ica nialum ..
ret Peli* .
i36
APTONAYTIKfN
T.
aWmt 1
x*/'
gVg'pp AtfV ^g/p/ Aa'C nV<t , rp d*' ayj /VaVSAnv
Pa/oVAeViP , ovpr,xs iXxuvi/xzv 0/ JV 7i\iv
1 1 55 -vpov 7iity(xtvot -noti ePaluxToc. mV cF cCvtovtfxv
Xx\mo7?n TTspi nxaxlv oUn^/u^yn ipiuvtv
AH
iw'x*1*"1*
157
nOn ci abbia
A in
138
APrONAYTIK&N
I\
Afovt'^ns
Infra il
all'incontro
da per se
la bile:
di se cura si prese .
i4o
APTONAYTIKfN
I\
Veri- 1178- Aw/sis IfxxoVTtf I Lo Scolaste qui nota, cfie Aono sr in vece di
Beozio ; perch Aonia si chiamava prima la Beozia Cos poco dopo Ao~
mi campi t per campi Tebatvi , o Seozj : e ci perch come dice Sera
bone nel nono Bxotiam nitio barbari ttnuerunt Aonet Presso i Latini
piti frequente questo epiteto- Fiacco per invece chiama questo dra
gone Echiqnio
Ivi i Styvyto evi jSij | Deriv a Tebe, si die* negli Scoli, questo nome da
Ogige suo Re ; che Corinna ivi citata , dice figlio di Beoto Altri met
tono questo Ogige fra li Re d' Atene , sotto il qttal rapporto degno da
vedersi quanto ne scrive ii Srg- Larcher nella Cronologia d' Erodoto per^
fissarne la precisa epoca Della celebre inondazione sotto di questo av
venuta , ed alla quale i Mtogran han dato il nome di diluvio d' Ogige
dice S. Agostino ( De Civit- Dei Iibi8*c 8- ) , che majui fuit guam pa
tita tempore Deucalicnis
Vtw i iSo- AfUTtit xp'* | Euripide nelle Fenisse chiama Dirceo questo fon
te ; e sotto questo nome ben pi conosciuto presso li Poeti
feri- n 81.
DELUARGONAUTICAUB.nl.
i4i
1745 Ne
di Marte il fonte
suo ,
,42
APTONAYTIKQN
T.
ols$\ou
a/^np ,
Vtrfiilj' Ajtfo; /iwovTs; &c | Mi ho preso qualche liberti nei rendere questa
espressione per pi avvicinarmi a quanto abbiam della favola su la jeam- ,.
bievole guerra insorta fra quegli uomini nati dalla terra Oviflo -avendo
forse presente questo luogo ( Met- j in )
suoque
Marte cadunt tubiti per mutua vulnera fratres
Qui poi si accennano quei cinque, che si dicono essere restati superstiti ;
dei quali li nomi come si leggono anche presso Io Scoliaste, sono Udeo
Ctonio > Pelore , Iperenore , ed E eh io ne Ovidio nel luogo citato :
Quinqus superstititui J quorum fuit unus Echion
Firs* noi vwrc uirp xptai At'SMTviw I Espressione Poetica per significar .
1' Orizonte La ha imitata Virgilio in quel passo del lib- 4* dell' En
Oceani finem juxta solemque cadentem
Ultimus /Ethiopum locui i/c-
che il Caro traduce ,
145
allor di dare
1770
I44
APrONAYTIKDN
T.
incuria.
fyuxXt^i
i4S
avea dato
nel suolo ,
Brimo
Ad
i46
APrONAYTIRQN
I\
odo*1 <$
Kct/
147
di
quercia ;
T t
Eeta
i e sopra al monte
Ne ulularon le Ninfe i
Sa *1 vero valore di quesco verbo , che propriamente ti a per esprimete
gridi specialmente femminili d'allegrezza, spavento, o letizia ne' sagri
ti vedine lo Spanhemio suii' Ina' in DeU di Callimaco al v ?8>
i48
122 s
APTONAY TIKQ N
I\
sol
potuto
Absirto
fatta biga
le briglie
con
esso
insieme uscendo .
quadrighe
alma boscaglia 5
corsier
veloci
1JO
APrONAYTIKfN
l\
awTs
aa>Hn'
affatto
iSa
APrONAYTIKHN
tk <T' or
T.
i$3
Giuo-
154
APTONAYTIKfN
l\
Vett' ut]- yjveiopi | E' un epiteto dato ad Apollo da Omero Si trova in due
luoghi ; nel quinto cio dell' II- al 709- , e al v> 1 r 6- del decimoquinto ,
leso in quest'ultimo dal Salvin per Apollo Spadadoro Presso Esiodo , ed
altri dopo di lui anche nome proprio di un uomo , che si fa uscito
dalla testa di una delle Gorgoni , e padre poi di Geriene Vedi registrata
questa voce nei Lessici di Snid i , e di Esichio >
155
per li bovi ,
dei tori .
" '
Do-
i$6
APrONAYTIKQN
T.
xf'XXxts .
noi. JLiyws'rm
&"iwV* imtv | Fiacco (
ftftf-)
1 ardente* stabula effudere tenebrai ,
e vers J-7C.
j/c fune clausii etasit uterque
Tiiurus ,
immani proflavit turbine fiamma}
Pirj 1104- r ffTi/nc ri iA. | ' di Omero questa comparazione , che l'usa
nel decimuquinto dell' IN
Come rupe , ove il Sol par che passeggi ,
Grand* , e vicina all' imbianchito mare ,
Che ferma st aspettando de' sonori
Venti le vie precipitose , e V onde
Gonfie che rimbombando in lei ributtanti'
imitata pure da Virgilio i due luoghi , cio nel settimo dell' En *'
e nel decimo v6"oj- : e da Ovidio ore dice (Met-p- 39-)'
Haud sterni ac moles , quarti magno murmare fluAus
Oppugnant : manet Ma , suoque est pondere tuta
L'espressione poi itTlta/fa; di questo verso , la stessa che al vers- 1109- del
primo , per ispiegar la ferma positura di Giasone, adoprata vie da Tirrea
per esprimer l'attitudine di un valoroso soldato in quella elegia , che acll'
Orazion di Licurgo abbiam conservata
i\\ rie mtViafiic, ftivcru &c*
che il Grezi* non ha forte ben reso , traduccndo ;
**
157
piantato Giason
su i due pi fermi
li mantici di pelle
IS8
APTONAYTIKfN
T.
aAAo*
V*rt> rjotf
fremito si sente
veloce
di Medea .
solo
lor
prescritto
ifo
ito
APrONAYTIKflN
T.
6ju.7Tt<Pov gJ xpxpxlxv
i6i
il fuoco.
quelli
fuoco ;
X
Ed
$/one dei Tessali Ovvero bastone pastorale ritrovato diti Pelasgi ; di cui
Callimaco dice, esser insieme , e stimolo dei bovi , e misura del campo
Vers
iriXuv Kxyivxi | Pindaro nella quatta Pitica parlando di questi tori ,
1
e spinti
Da acuto spron , che lor pungeva il Janco :
e Fiacco
'I
sxvaque agit insuper hasta
Vers' 13*7- Kfipv faixmtm &<: | Aveva di questi tori detto Pindaro
che ardente foco
Spirano dalla bocca , empiendo il loco
e Virgilio imitando ammendue nel scc della Georg vi40
Hxc loca non tauri spiraates naribus igntm a
Invertere
come pure Ovidio nel settimo delle Metani*
1
fulcanum naribus effltnt
JEripties tauri
i6a
-APrONAYTIKfN
IV
npxrepu r xporr{pt .
xporpx .
i<5j
procellosi venti ,
novale
squarciava
campo,
uomo :
arato ;
X 2
pitua tic smina dtxtra
Spargere gauiet tgris , tneratqut noValia iella
On.
i64
APTONAYTIKX2N
T.
i6$
vuoti .
,6<i
APTONAYTIKfN
I\
cp&xpQn
167
notte
tosto
bujo ;
dei consigli
poi nascoso
168
APrONAYTIKDN
T.
ivi yx7xv
<j9
Seco
i7o
APrONAYTIKfN
I\
i7l
la spada
mietendo,
L'as-
Vers- i?9j. ix\*- | Cos dall' Abresch io , e dietro lai dal Brunck stata ri
formata la scorretta volgare lezione, ciie aveva <T5g . Dei varj atteggia
menti degli uccisi Giganti che cadono , il primo di quelli, che cadono
su le ginoccfaia- Siili' avverbio kaJ; vedi Jisichio , e Suida
!7a '
APTONAYTIKX2N
I\
, in xyotffcf
r^ri. ij^9' 1 Questa similitudine stata imitata da Virgilio in quel luogo dell'
Eneid. (o>4;f. )
Purpurezs velati cum flos succisus aratro
Languescit moritns , lastore papavero eolio
Demisere caput, pluvia eum forte gravantw l
e medesimamente lo i stata da Ovidio nel decimo delle Metamorfosi
vers ijoUt si euis viola* , riguovc papaver in horto ,
Liliaque infrir.gat , fulvis httrentia virgis }
Jvfareida demittant subito caput ilia gravatum
JP/ee 1* suitintant , spedentque cacami terram
O piut-
175
piegavansi , e su i fianchi
eguali in vista :
vestigio;
gi ne li tirava il pondo.
travaglio
174
APrONAYTIKDN
TEAOS
BIBAIOY
I\
I\
III.
177
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
TERZO.
OSSERVAZIONI
dell' azion principale, che il rapimento del vello : operato con quegli
esttaordinarj mezzi , che si vedranno in questo libro , e nel quarto . Non
aveva sin ora il Poeta che accennato, e toccato quasi di volo la protezion
di Giunone, senza la quale una cos difficile impresa , e che tanto superava
le umane fotze non si sarebbe potuta eseguire Ora di questa protezione
ne individua qui li motivi , e spiega i mezzi adoprati da essa Giunone per
renderla efficace , ed attiva Da questa primaria tutte derivano le estraor
dinarie seconde cause, ed immediate, che vedremo agire ; e che non po
teva adoperar il Poeta senza averle preparate col dar conto della prima per
quell' indispensabile dovere , che in preferenza ad uno Storico compete a
un Poeta di non ommettere veruna delle cause concorse a produr la sua
azione : del qual obbligo egregiamente ragiona il P- Bossu nella sua Poe
tica Finalmente uno pure dei fini qui dal Poeta contemplati pu essere
stato di anticipare un principio di giustificazione , per gli eccessi, che ve
dremo commessi da Medea, il cui carattere dipigner vuole non da per se stes
so cattivo, ma reso tale da una irresistibile passione ; non delle ordinarie ,
e solite; ma di una efficacia superiore , e sopranaturale Un personaggio
di sua natura empio niente interessa , e poco istruisce; perch 1' orrore ne
allontana l'attenzione ; e se non se ne vede la punizione, pu anche dive
nire scandaloso, ed immorale Al contrario un attore divenuto cattivo
da una causa esterna , e non evitabile eccita la compassione , e per questa
pu insinuarsi 1* istruzione ; ai punto in tal caso pregiudica il non veder
punite colpe , che in qualche modo scusa la estraordinaria forza della__
causa . Tale ha voluto il Poeta rappresentare Medea ; nella quale il pitto
resco contrasto , che vederemo tra la virt , e il viiio, non averebbe po
tuto aver luogo senza questa preparazione, perlaquale si vede come di
buona sia divenuta cattiva Q_iesti essendo pertanto i ragionevoli moti
vi , per li quali ha qui il Poeta introdotto le macelline , esposto non sar ,
credo, per queste alla censura di chi mal interpretando i luoghi di Aristo
tele, e di Orazio , dove di esse si parla , pretender; vogliono in generale,
che senza un'espressa necessit lecito non sia d' introdurlo Ho detto mal
interpretando i luoghi di Aristotele, e di Orazio i perch tanto quello nel
cap- i } della Poet* , quanto questo in quel verso
f*c Deut intersit , uu dignus vindice nodut
Jnciderit
non parlano che della Tragedia ; nella quale vero , a differenza del Poemi
Epici j che il meno che sia possibile deve procurarsi coli' uso delle mac
chine lo scioglimento de' nodi Vedine su '1 citato luogo di Aristotele i
suoi commentatoli , c fra questi il Castelvetro particolarmente Aggiugne*
ri
SUL
LIBRO
TERZO.
179
nulla madre
Partorinne la Dea , ma ben d Giovt
La testa
1
Luciano al suo solito con molta grazia si ride di questa favola , descriver!
doci Giove in atto di farsi spaccar da Vulcano la testa , e Pallade , che
di l se n'esce gi adulta , ed armata : azione questa che si. vede rappre
sentata in un' antica patera esistente nel Museo di Bologna , ed illustrata
in una Dissertazione inserita fra quelle dell'Accademia Etnisca di Cortona
Verr anche nel quarto occasione di far parola di questa favola medesima
Qui aggiugner solamente, che con molta propriet, e convenevolezza il
nostro Poeta la fa ignara delle cose amorose , e schiva di parlar con Amo
re, come quella che sempre si voluta , secondo i Mitologi conservar
vergine: onde il citato Luciano nel luogo stesso dei Dialoghi degli Dei faj
che Giove risponda a Vulcano , che appena vedutala ad uscire dimandata
1' aveva in isposa : Impossibile petis , vult enim virgo permanere
Veri' 6"j' dell'isola vagante | Per quanto ne dice il nostro stesso Poeta nel quarto,preceduto, eseguito da pi Mitologi.era l'officina di Vulcano in una di quell*
isole fra l'Italia , e la Sicilia , ch'Eolie si dicevano , e da esso appunto Vulcanie : altrimenti di Lipari , nome sotto il quale sono oggi ancor conosciute
Una principalmente di queste Hura si chiamava secondo Diodoro, perch
sacra a Vulcano ; o 'itpv H<pa.Vs Vulcani templum , come si ha da Strabone Qui dal Poeta a quest'isola, qualunque fosse, dov'era 1' officina d
Vulcano , si d l'aggiunto di erratica , o vagante , che , secondo me, lo stesso
che l'altro di notante ; aggiunto che comune, come altrove si veduto,
ad altre itele, e scogli, da quesco forse sar derivato per essere di quelle,
Z
le
i8o
OSSERVAZIONI
che alle volte immergendosi entro del mare spariscono , s di nuovo aner
poi sollevandosene ricompariscono Infatti in quelle stesse acque appunto,
si sa per la testimonianza di Cassiodoto ( Var- l- j> ep- 47- ) , e di Orosio
( Hist' lib- 4 ) , che ai tempi di Annibale un'isola qua antea non fuerat
repenti in mari edita fuit : lo che se nei tempi anche anteriori , come
verisimile, avvenne, pu aver dato motivo ad Apollonio di attribuire ad un*
isola di que' contorni stessi la medesima qualit, e darle perci per esprixneinela quell'adjettivo Omero nel X- parlando dell' isola abitata da Eolo
( una delle suddette Eolie , o di Lipari ) la chiama medesimamente vAwrft
natante :
Al? Eolia isola giugnemmo ,
Ove abitava Eolo Jppotade
Agi' immortali Udii gradito ; in isola
2Jotante
della qual isola qualcosa se ne diri anche nel quarto Forse anche per la
stessa ragione di comparire, e scomparire, che incerto fu il numero dell'
isole sovrannominatc presso ?\\ Scrittori , ehi pai contandone , e chi me
no : come altrove vedrassi - Altra per ragione di questo nome si adduce
da Eustazio sul v- 46J' di Dionisio, con cui in ci non convengo
Vers' 91- d' Issione Oc | Per indicare una impresa difficile porta lo sciogliere
le catene d'Issione , colle quali, dicono i Mitologi , era ad una rota legato
nell* Inferno : condannatovi a perpetuit da Giove Pu anche avere il
Poeta scelto questa espressione per indicar , che tanta era la premura di
Giunon per Giasone, che si averebbe per sin prestata ad aj 11 tarlo nel li
berar dalla pena , chi vi era stato per suo conto , e per 1' oltraggio a lei
fatto condannato Tibullo tocca e la colpa , e la pena in quel distico
( lib 1. El. y.) .
Mie Junonem tentare Jxionis ausi
Versantur celeri noxia membra rota
Per altro d'Issione variano i Mitologi nell' assegnargli il padre Euripide
figlio lo vuole di Flegio j Eschilo di Arnione : Ferecide di Pisione , ed Etone ; ed altri di Marte , e Pisidice Il solo Igino Io chiama Leonteiflius :
ma si crede dai critici scorretta in quel luogo la lezione Vedi sii questa
favola Natal de' Conti lib c> cap-i"-, e le note Sul citato passo d'Igino
alla fav 71
Vers- 171 con Ganimede l/c- | Rimarca s questo passo lo Scoliaste la diffe
renza del modo, nel quale accenna qui questa favola Apollonio da quello ,
in cui la racconta Omero, che non da Giove dice rapito Ganimede-*,
ma dagli Dei, non per amore , o per essere commensale degli Dei, ma per
et
SUL
LIBRO
TERZO.
181
Cai
jt
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
TERZO.
183
ridente ; l'altro sta seduto sul Roccolo , e rattristato per aver perduto Sot
to questo veggonsi dui astragali gettati, e V altro putto tiene sei astraga
li nella mano sinistra stretta sotto il petto , la quale a gran pena pu strignerli C/c
Vers.ioy Una sfera c | Spiegatosi da noi questa passo, come se Apollo
nio intende! volesse di una sfera armillare , o di un globo sia terrestre , o
celeste , giova qui l'osservare di molto anteriore al nostto Poeta l' inven
zione di questi tali strumenti Il Newton nella sua Cronologia ne la at
tribuisce a Chirone , facendola con ci rimontar ali' epoca in circa degli
Argonauti medesimi : e presso a poco del tempo stesso la fanno quelli , che
dalla Mitologia pretendono di poter sostenere, esser detta invenzione di
Ercole , e di Atlante Plinio ne fa autore Anassimandro Milesio , disce
polo diTalete, che visse cinque e piti secoli prima di Cristo: e con esso
vi conviene anche Diogene Laerzio , che tra le cose inventate da Anassi
mandro vi pone pure la sfera , spharam insuper construxit ( Iib t c ! )
Vedi il Fabricio BUI- Gr*c- lib- 4- e- 14- Eratostene di un secolo circa po
steriore ad Apollonio non ha fatto , che perfezionar il primo ritrovato del
la Sfera nel far costante quelle tali armille, che poste erano nel portico
Alessandrino sotto Tolomeo Filometore ; destinate a segnar giornalmente
i moti celesti : delle quali armille parla il Gassendi nel Tom V* delle sue
Opere
Ve<s< jo7 Giacch' i vietato &c- f Dice lo Scoliaste s questo passo aver il no
stro Poeta nel riferire questo costume de'Colchidi seguita l'autorit di
Ninfodoro Forse su la stessa , o su questa medesima di Apollonio si fon
da Eliano nel riportare di quella Nazione l'uso medesimo ( V H 1*4. ci)
Calchi mortuos suos in pelltbus sepeliunt, & insutos ex arboribus \suspendunt
Un costume presso che simile par che Plutarco attribuisca agli Sciti , ove
nell' Opus* An vitiositas ad infelicitatem sufficiat , dopo aver detto nihil in'
terest huni ne an sublime putriscati soggiugne , sepultura i state Scythis bea
ta putatur ; al qual costume degli Sciti allude pur Silio Italico in que*
versi (lib. 13. y 486. )
At gente in Scythica suffixa cadavera truncis
Lenta dies stpelit , putri liquentia tabo
Vers 3 30. Che delle Pliadi | Esigerebbe qui lo Scoliaste da Apollonio maggior
esattezza Astronomica di quella, che ad un Poeta si convenga; perch
vorrebbe espresso di qual nascere, e tramontar parli nell' indicare il tempo
del descritto fenomeno della fontana ora bollente , ed ora ftedda Lo scu
sa per, e lo difende con buona ragione 1' Hoelzlino , sostenendo anzi,
che una maggior precisione darebbe nel basso , e sarebbe pi adattata ad
uno
,84
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
TERZO.
18$
i8<$
OSSERVAZIONI
come madre di Absirco , non ho sinora trovata presso d' altri menzione :
anzi dallo Scoliaste si nota , che l'autore ri Nmtjmi-ocnv la chiama in
vece Eurilite Fu poi secondo il nostro Poeta , che in ci siegue Esiodo ,
seconda moglie di Eeta Idia figlia dell' Oceano , e di Tetide ; e da questa
ebbe per figlie Calciope , e Medea; nominata peto solo qucst' ultima da
Esiodo in quel luogo , in cui tutta abbraccia la genealogia di Eeta , coaforme a un dipresso ad Apollonio ( Gcneal- de' Dei v* yjtf- ) i
Al Sole infaticabil parlano
La chiara Oceanina , la Fendi*
Circt , ed Eita Re Ed Eeta figlia
Del Sole apportator di luce agli nomiti
Una d'Ai' Oceano intiero fiume
Figlia per lo voler di Dio si press
Idea dalle belle guance E questa
A lui Medea dalle belle piante
In amor doma feo per V alma Mentre
Altri per al cri nomi danno alla madre di Medea . Dionisio Miletio citato
dallo Scoliaste la vuol Ecate; Bracllde Pontino Neera ; ed Igino, se non
come si sospetta , scorretto il cesco , sebbene in un lungo la dica Idia , pu
re la nomlia t i un altro Clini Ci per non ostante che il nume pi"
comunemente ricevuto di questa donna foise Idia si pu anche de.hu da Ci
ccione , che parlando di Medea , cosi senza mostrar alcun dubbio si esprime :
Quid Mc.ex respondebis , qu* duobus avis Sole, Oceano , JEeta patte , ma*
tre llyjia procreata est i ( De Wjt- Deor- J- t Q- ) .
Viri' 470- Circe portava c- | Su questa favola d' essere stata trasportata Circe
nell'Italia dal Sole nel suo cocchio, dice lo Scoliaste aver Apollonio segui
to Esiodo Anche Erodiano citato da Natal de' Conti nel lib- 6- la racconta
nel modo medesimo: ma Dionisiodoro presso lo stesso Conti la dice da se
passata nell'Italia, quando fu per le sue crudelt discacciata dai Sarmati ,
che le si eran ribellati Quanto poi al luogo dell' Etruria , dove and a sta
b il irsi , ne parleremo su quel passo del lib 4 , nel qua! vedremo portativi*!
al loro ritorno gli Argonauti per farsi da essa espiare dopo 1' uccisione di
Absirto
Vtrf'io- Che i Sarmati ti son c- | Distinguevano gli antichi Geografi due
Sarmazie, una nell'Europa. 1* altra Bell' Asia : divise queste una dall' altra
dalla palude Meotide, e dal fiume Tanai Qui intende dei Popoli abitanti
qtiest" ultima , la quale era confinante colla CoJchide Fra i molti , che
parlano di questi Popoli baster accennar Dionisio , che li qualifica appunper bellicosi ( De U Qrb. v. <5j t.)
Ptf
SUL
LIBRO
TERZO.
137
i88
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
TERZO;
189
che qui le si danno , dir del primo , che I; applica Apollonio di xxpsr^'pq
juvenum nutrix , sotto il quale essere scata in partirolar forma venerata da
gli Ateniesi, ce lo assicura su l'ancorici dello Scoliaste di Aristofane Gioj
Fasoldo ( De Festis Grxc ) trovartene fatta anche menzione da Orfeo nell'
Orazione premessa agl'Inni v^o- ; e da Esiodo, dove pure si accorda col
Poeta nostro nel chiamare Ecate unigenita ( Tktog' y 447* ) 1
Cos l' unica ^figlia di tua madre
I9o
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
TERZO.
i9x
i9z
OSSERVAZIONI
SUL LIBRO
TERZO.
193
OSSERVAZIONI
Beozio quel campo, che dice aversi prima detto Cadmejo qui nunc Bseotmt
voratur , ante vero Cadmejut Soggiugnesi poi fabbricata questa Citt da
Minia: del che pu servire di prova l' antico suo nome , ch'era Minieo;
come dietro ad Ometo disse Plinio Orchomenus Minytus antea d/Aus ; e il
nome pur posteriote di Orcomeno , che da un figlio le venne ciel suddetto
Minia al dir di Pausania Provenir inoltte si aggiugne questo Minia da
Eolo: perch, come spiegando questo passo individua lo Scoliaste, nata
egli era da Crisogone , che figlia era di Aimone , di cui padre et stato
Sisifo, figliuolo di Eolo Finalmente si giustifica quanto di questo Minia
si dice sull' esser egli venuto dalli Tessaglia dalla sovraccennata promiscui
t , e vicinanza di queste Provincie , non che dal sentirlo da qu -L'imo a
nominar per Re dei Tessali, come fra gli altri da Lattanzio , l'antica
Commentatore di Stazio sul v )47* del quinto della Tcb'Mini* Thessal
Minya rege Thessulorum
Vi- 1748- Fu Cadmo &c- | Sempte esatto il nostro Poeta nell'osservare li buo
ni principj della Poetica , prepira con. questa favola non senza ragione cir
constanziata il mercvigloio , di cai si propone far uso in seguito Abbia
mo sopra veduto al y ?4f. preparato l'altro meraviglioso su i tori coli'
indicarne la loro provenienza da Vulcano ; ora fa lo stesso su la generazion d'armati da seminati denti, la qual forma la seconda parte del mi
rande scioglimento della sua favola per quanto spetta alla esecuzione data
da Giasone alle strane condizioni apposte di Eeta per lo conseguimento
del vello d'oro A questa seconda parte pareva gi veramente conciliato
il credibile non altrimenti , che alla prima , dalla opinione , che secondo
Arisr. ( Poet' e 14- ) i uno dei mezzi per ammettere {'incredibile ; la qual
opinione potea dirsi fondata su l* autorit di anteriori Scrittoti : giacchi
non solo preceduto fu il nostro Poeta in questa favoli da Onomacriro , e
da Fcrecide citato dallo Scoliaste ; ma ( ci che pi importa ) si vede da
un cenno fatto da Euripide nella Medea , divulgata e nota detta favola
ancora al suo tempo . Ad ogni modo come il meraviglioso incredibile di
questa seconda patte ha forse un ^rado maggiore di singolarit , e perci
d' incredibilit , cos ha il Poeta ben fatto a predispotla , e prepararla.^
col circonstanziarne con precisione l'esempio di altri denti dello stesso
dragone: seminati quelli pure; e coi medesimi effetti da Cadmo: favola
pi nota, e per lo maggior numeto di antichi Mitologi , che ne han par
lato, fra i quali molti ne citalo Scoliaste, e pei l'uso, che fatto ne
aveva Euripide nelle Fenisse Merita il passo di questo essere per intiero
riportato; onde si veda, che l'idea non solo, ma l'espressioni ancora
del Poe io questo , c in altto successivo luogo sono in graa parte ca
vate
SUL
LIBRO
TERZO.
i9%
vate da quel fonc* Cos dunque il Coro nell'Alt' fecondo delle Fediste,
fecondo la versione del P- Carmel :
Da "Tiro in questa terra
Cadmo sen venne , innanzi
jt eui da se prostrossi
Sul suolo' una giovenca
Quadrupede , compiuta*
Z.' oracolo rendendo ,
Dove albergar dovesse
Ivi giacea di Afartt
Il micidiale Drago
Custode fier , che i vivi
Fonti , ed i verdeggianti
Pivi guardava intorno
Volgendo le pupille ,
Che fu da Cadmo gito
Al fonte con un sasso
Ucciso , e l' uccisore
Di fiere , il sanguinoso
Capo ferio con colpi
Dui suo braccio vibrati ;
della diva Palla ,
Che sen^a madre nacque ,
Poi per consiglio , i denti
Del Drago in terra sparsi
Gett nei fondi seLhi,
Onde dal suol si vide
Uscir armata gente
J* su la superficie
Di quel terrtn ; ma ferrea
Strage di nuovo feo ,
Che su V amico suolo
Cadde, e bagn di sangue
La terra , eh' uscir fella
Del Cielo all' aura aprica
Pu pur vedersi questa favola nella Bibl* d* Apnllodoro (lib. $ cap ) e
in Igino nella favo"- non che poeticamente descritta da Ovidio nel terzo
delle Metamorfosi Pai efato nel capo 6- ( De inered- Hist- ) d della me
desima , c di cucce le tue circostanze la scotica allegoria ; su la quale
B li t
anco
196
OSSERVAZIONI
ancora da consultarsi Natale de* Conti nel cap. aj del lib* 8* della Mito
logia
Vers-iiiS' Del?Amaranto c- | Mi son creduto in libert di qui dilatare al
quanto la traduzione dietro all' espressioni dello Scoliaste s i questo passo ,
che dice per questo chiamarsi Amarantio il Fasi , perche viene da un_
monte della Colchide di questo nome S questo monte cita lo stesso Sco
liaste in altro luogo, cio sul V40i* del secondo , l'autorit di Erodiano
per provarlo monte della Colchide. e per provar, che da esso deriva il
Fasi Lo Stefano segue tutti e tre, Erodiano cio , Apollonio, e il suo
Scoliaste per registrar nel suo Lessico un monte , e un Popolo di questo
nome : chiaro indicando di aver avuto specialmente in vista questo luogo di
Apollonio; mentre chiude il suo articolo col dire : Hinc , g uod inde Fhasit
profittai, Phasin Amaiantium appellavere . Per altro non trovo presso altro
nessuno degli antichi Geografi Fatta menzione di questo monte: anzi tutti
parlando dell'origine del Fast Io fanno dietro l'autorit di Eratostcne , cita
to pur dallo Scoliaste, scaturire da uno dei monti dell'Armenia , o Moschi ,
come li chiama Plinio j che Gulielmo Hill sul v 604 di Dionisio crede
fosse o lo Scidisse, o 1' Abo
fen 1814' Mimante, il gigante di Flegra c- \ Mimante, dice s questo pas
so lo Scoliaste , nome proprio di un Gigante : da non confondersi per
coll'altro Mimante nominato dal Poeta nel secondo, come uno de' seguaci
d'Amico, e ucciso da Polluce nella mischia avuta coi Bebrici dopo la morte
di quel Re Per altto su '1 combattimento di Flegra ne ha fatto anche su
perormente cenno il Poeta al v cio
sul quale vedi la Osservazione
Veri i84f- Quale salito c | In questa similitudine diretta a mostrare la pom
pa , e la velocit di Ecta nel 1' uscire dalla Citt , unisce il Poeta molti de'
luoghi , nei quali fama era , che fosse Nettuno adorato , ed ai quali per
ci di tratto in tratto si portasse E prima nomina li giuochi Ismici per
ch a lu , come e noto , originalmente dedicati , s suppone , che alla loro
celebrazione vi concorresse : donde anche avviene , che datogli spesso il
soprannome di Ismico . Pindaro parlando [appunto di Nattuno nell'Olim
pica 8 str j
Ver V hmo se ne and velocemente
,
Quei che scuote il tridente c.
E pi chiaro nella quinta Nemea str ).
Ifettun gi' persuaso
Futuro affine , da cui spesso vasti
Da Ego al glorioso
Dorico hmo famoso c
ViB
SUL LIBRO
TERZO.
i97
Vieti dopo menzione di Tenaro ; e lo individua lo Scoliaste per promontorio della Laconici : individuazione, che ho io adorata nella traduzione
Era famoso il tempio, che l esisteva dedicato a Nettuno, del qjale fan
no parola Strabone nell'ottavo, Pausania in Lacoi Cornelio Nipote in
Pauf , e infiniti altri : il qual tempio riferisce lo Stefano fabbricato da
Teuaro fratello di Geresto , e figlio di Giove , che dato ha il suo nome a
detto promontorio , e rispettiva Citt Presentemente si conosce sotto quel
lo di Capo di Metapan Succede V acqua di Lerna : che Io Scoliaste chiav
ma fonte dell' ArgaVide Aver da ci avuto origine l'esser questa tenuta
per sacra a Nettuno, che in quelle vicinanze, vogliono i Mitologi, e ri
ferisce Apollodoro nel secondo , che avuto da esso commercio con Amimone , le mostrasse in piemia quella fonte; tanto allor necessaria per la sic
cit , che affliggeva in quel tempo quei Popoli Da questo istesso avr
preso il nome quel vicino altro fonte detto Arminone , di cui Strabone par
la , come esistente in quei contorni : monstratur edam Amsmone fons
prope Lernam : e sar in memoria di questo avvenimento medesimo , che
in Tcmeno , luogo pure di quelle vicinanze , vi et al riferir di Pausania
un tempio dedicato a"" Nettuno. Che a questo inoltre consecrato fosse il
bosco di Onchesto , detto lo aveva anche Omero nel secondo dell' II al
<t)6- l'espressioni del quale ho io adoperate nella traduzione:
JE d' Onchesto sacrato al Dio Nettuno
Colla sua sacrosanta alma boscaglia
Strabone nel IX' mette in dubbio se veramente presso Onchesto , citt
posteriormente l fabbricata , stato vi fosse un'effettivo bosco 5 e pendew
a credere, che dall' esservi l stato semplicemente un tempio di Nettuno ,
si sia Omero espresso , come se un bosco vi fosse stato ; perch Poeta- or
nandi causa omnia tempia lucos appellant , etiam arboribus carenila i ma
Pausania assicura , che sino all'et sua,/ e tempio, e bosco esistevano:
mtate mea (dice nel settimo ) delubrum et signum extat 2?eptuni Onchestii ,
lucus , auem suis Homerus carminibus o/navit Qui poi il Poeta d a
questo bosco l'epiteto di J.intio, per dirlo Beozio j perche i Jjntl al diran
che dello Scoliaste , abitato avevano la Beozia, dove Onchesto esisteva:
dei quali Popoli,, come abitatori di quella parre specialmente della Beola, ch'era intorno Alalcomenla , parla ancora Io Stefano - Passa dopo
Apollonio a nominar Calavria Questa una piccola Isoli in faccia il
porto di Trezene del circuito di trenta stadj incirca ; cosi detta la Calivro
figlio di Nettuno; e per sin d'abantico a questo dedicata secondo Filoste*
fano citato o'allo Scoliaste Rest ancora ne' posteriori tempi in venera
zione il tempio l dedicato a quel Dio : e tanto lo rest, che aver ser
vito
i98
OSSERVAZIONI
vito d' asilo notissimo per le autorit fra gli altri di Srrabone, e Pausinia ; non che pel sapersi ivi rifugiato Demostene, di cui, l morto, vi
li mostrava ancora il sepolcro Tocca in seguito il Poeta la Pietra Emonia,
o Tessala , come la spiega lo Scoliaste: che la fa nome proprio di un luo
go ; donde a Nettuno la denominazione di Pecreo presso Pindaro in quel
verso della quarta Pittica :
0 del Vitrea 2/ettun incliti prole :
sebbene da altri altra ragion se ne adduca. Finalmente si nomina Geresto,
citt notissima dell' Eubea Era celebre al dir di Strabone , il tempio che
v'era l di Nettuno; donde a questo il soprannome di Gerestio , e Gerestii si dicevano li giuochi , che in suo onore si celebravano; dei quali
parla lo Scoliaste di Pindaro sull'Ode Olim-XIII- Omero pure allude *
questo particolar culto, che l prestavasi a Nettuno, quando fa ad esso
agrihcar subito al primo arrivar a quel sito ( Odiss- lib- } )
1
e a Geresto
Di notte fur condotte : ove a 2?ettuno
Imponemmo di tori molte cosce
Vri- ipoS- Giasone allor c> | Qui comincia la pittura del combattimento
de' tori, e successiva seminagione dei denti del dragone, coli' esterminio
de' Giganti quindi nati in quel campo ; pittura, che quanto ai colori pu
dirsi , almen rispetto agli scrittori rimastici , tutta originai d'Apollonio:
giacch gli anteriori Poeti Argonautici Onomacrito , e Pindaro, non han
fatto, che somministrarne, pu dirsi , in cenni, l'idee; ed il secondo
anche sol parzialmente - Fiacco Io ha imitato, anzi quasi tradotto nel
settimo, e cosi Ovidio nel settimo pure delle Metani- , alcuni luoghi de'
quali sono gi stati rispettivamente confrontati nelle Note con quelli di
Apollonio ; dietro a quanto insinuato avea lo Scaligero nel 1 ib y - della Poe
tica perch si vedesse cui trium poetarum plus debcatur ob illustrem narrati*nem . Altri Poeti inoltre e Latini, e Greci han fatto cenno di questa favo
la ; fra i quali dei primi Esiodo , che nella sua Teogonia v- oot. senza per
individuarne le circostanze chiama sospirose le fatiche di Giasone , ed
Euripide nella Medea , dove la introduce a rinfacciare a Giasone i benehij
prestatigli , e a dire cos ( v 476' )
lo ri salvai ( come i gi conto a quanti
Greti salir in su la stessa nave
D' -Argo ) qualar que' buoi sbuffanti foco
Sotto al giogo a condur fosti spedito ,
a seminar fatale messe
Dei Latini poi eltre li citati , Virgilio vi allude in quel passo della Georg.
( !*
SUL
LIBRO
TERZO.
199
(Hb> v. 140-) , che abbiam cicato nelle Note j e Lucano nel quatto
della Far*.
Pkasiot campii insomn denti creati
Terrigena mina magicit e cantibus ira ,
" Cognato tantos implerunt sanguine sulcos fc
Inoltre su la favola stessi fra i Mitologi , che tutti ne parlano, pu spe
cialmente consultarsi Apollodoro, ed Igino: non omettendo per ultimo
di notate avet essa somministrato argomento agli antichi artisti per espri
merla ne' loro lavori : fra i quali era un basso rilievo , che si vede presso
il Begero nello Spicilegio Antlqaltatls ; ed altro basso rilievo , di cui un
frammento nel Regio Museo si conserva di Torino, pubblicato quindi nei
Tom* li dei Monum. Taur> Monumenti ammendue, che immediatamente
qui appresso si vedran riportati , e piti diffusamente poi spiegati nel fine
APrONAYTIKGN
I B A I O N
A.
DELL' ARGONAUTIC A
LIBRO
QUARTO.
aoa
AnOAAfNIOY
APr'ONAYTIKQN
I B A I
O N
A.
Me a Hctipnt
ir
Hro^ 0* (ttfV M/noto jult of^poCcip , ofcroi ctpi<flot ,
7T0LVVV'%l0t tPfl'Acv CuVuV V CTXp/oV AMT toioUTiiV
ditfiv vi ju>iyoCpots , fflvypZ ini ^uju.y ag^Aa
A/n'rns ifJLorov K%o\a>iu.t'os ci/o*' 0 72 7zcLfX7rcLv
io $uya.riptoi> rU& vvtyiv eco? r6X<r$x4 eaA77e/ .
Tp cT' aAg7g^^0T<XT(jj' kpclMq (p<j$ov e/u,(ixXv Hpn .
vptfttv f t nti rts outpn
> fr re &<ti'ns
DELL* ARGONAUTICA
DI
APOLLONIO
LIBRO
QUARTO.
Di
ao4
APTONAYTIKfN
A.
a'A/ixrg /ae^o/poij ,
0f
ripieni j
gi prevenuto avria
la spignea .
allora,
li avea raccolti
I
ao6
APrONAYTIKfN
A.
ma l'Ariosto unendo l' idee dei sopraccitati ne form quindi da catte quelle
la bella tua descrizione (c* 17* f|0
Vers. jj.
Catullo:
Juppitet omnipotens utinam nee tempore primm
Girti* Ceeropitt tetigissent littora puppet
ac-7
questi
eo8
APrONAYTIKflN
A.
DELUARGONAUTICALIB.IV.:
*o9
ignara ,
la Titania Diva ,
dall' orizzonte ,
aio
A PTO N AYTIKX2 N
A.
V^nj ,
e cos pure con quello di Ausonio nel suo Idilio intitolato Cupido Cruci
mdjtxus
Errat ipsa , olim oualis per Ljtmia tana
Endymioneoi solita adfeAare sopores
Cum face , astrigero diademate Luna bicornii
Fiacco nell' imitarlo , lo ha al parer mio migliorato, perch senza inter
rompere con una forse inopportuna digression ia narrazione , ha da que
sta favola tratto una assai elegante simili tubine cos (8- 17)
Qualis adhuc sparsis comitum per lustra catervit
Latmus testiva residet venator in umbra ,
Dignus amore De C'
Su la favola poi stessa, e su l'antro di Latmo. vedi le Osservazioni
Veri' 19' Ki/oy | Alcuni Codici hanno xvwv : ma il dottissimo Runkenio nella
seconda Epistola critica avanza su questo passo una conghieccut3 , che seb
bene
211
la spelonca
vada ;
te medesma ancora
accorta
splendore dirimpetto ,
A te-
bene non rimarcata dal Brunck , par a me sembra giustissima Dice egli
dunque, che prendendo la voce w/'ev, o w/'wv per un vocativo , resta il
periodo senza verbo , e peto mutilata la costruzione Per questo egli vi
sostituisce Kioy aoristo di k'i vado: semplicissima cortezione, che d un
senso regolare , e gittsto Io sebbene ahbia voluto per 1" uniformit la
sciare il testo, come l'ha lasciato il Brunck , pure ho seguito nella tra
duzione la correzion del Runkenio
21*
A.
ciyn'fft , rps
, rpuivoms fjUXoxt ,
tipa, rst'at
eV nmipoto 7itpxt>\s
- ^iVi
Fermatati la Dea , gridi Ben forte ,
E orribilmente a trita in vtr gli Achei
1 due voice dall'autore dell'Inno a Cerere , cio al v ao, e al v tff
D cjui il verbo /A*?"> : di cui Etichi , ed ivi la nota dell'Alberti
aij
stesso
ma su
la nave
M4
A'PFONAyHRIKnN
A.
r*
IWap
j* .
P'irrj. o6"> Hp) r Zwy/| | Epiteto dato a Giunone , come a quella che una era
considerata di quei cinque Dei , fuofum ope matrimonium tontrahentes indigere putant , al dite dj Plutarco ,sul principio delle Questioni Romane
Le si vede pur dato l' epiteto, stesso da Museo al v njj' , ridotto come
adesso alla sua genuina lezione e corrisponde al Jugalis , che le si d in
un antico marmo riferir dal RoiideHij ed al ptonaba di Vlrg- (/n-,f 166-)
che della stessa Giunone disse poi in altro laoga.
.
J uno t, cui vincla jugalia ej/rje
n
r . ,
Io non mi sono astenuto di spiegarlo per pronuba , sebben voce non registra
ta nel Vocabolario ; perch ho veduto non aversene fatto scrupolo il Caro*
Vedi del sopraspiegaco epiteto .Esch io , e Snida '
l'rrs- ioj. V3' firog iJW
?pyov j Espressione di Omero ( II. io- i^t- )
tCrix' incsS px *0S& V , utKto V ipyn .
Poi lotto insieme fu e 'l detto , * il fatto
Ovt-
21$
di
qua lontana
vorrai.
ma di Giasone
le
f , cos dicendo:
mano
di
Medea .
nave
entraro ,
x6
. A PJTON AYTIKGN
a.
c'dV,r'y
..
terra:
detti suoi ,
la tiene .
su
onde schivare
pria cancelli
eh' uscendo
vibra
di nave
in
un erboso sito
monton vuoisi
il covil
che fosse,
Stanco , dopo
queir ara ,
E e
i8
APTONAYTIKfN
A.
Virgilia per pi che questa di Euripide ebbe presente quello del nostro
Apollonio , ove parlando della voce di Aletto , dice ( 7 fi j*)
1
'
qua protinus omne
Contremuit nemus , silvie intonuere profundte
Auiiit Trivi/e longf lacus , ciudit amnis
Sulphurea far albus aqua , fontesque Velini t
t trepidx matres pressere ad ubera natos
ed ammendue lo furono a Stazio dove nella Tebaide ( libo vii8 ) deeerive il sibilo degli angui di Tesifone La medesima immagiue pure staia
espressa dall'Ariosto in quella elegantissima ottava del Canto 17 r
Tre
ti 9
quel terribil
serpe
Che
tao
APTON A YTIKX2N
Tronfi
xin.x'kiS'&fQ'iv clxjov ,
$oXl%r\V ilXiT
XKXV&AV
yn-
aai
quando
una selva
infinite
si
girava
<
zi%
APTONAYTIKDN
A.
Vers- ij6- yf V ijliv &c f Da pi Latini viene imitato questo passo .; e prima da
Virgilio (y'n- y 85-4.}
Tttmum Lethxo rote madentem
Vque soporatum Stygia , super utr.\que quassat
Tempora 5 cundantique natantia lumina solvit
Fiacco pure, ed Ovidio nel descrivere lo stesso fitto Argonautco non omet
tono questa medesima circostanza : Il primo nel lib- 8- v 83*
di addentar cercando
si
selva
vedono a retrorso
folta
giri sparsi .
la testa j
mo fatto ( 8 1 1 2 )
Nt mora fit , diAis Jiens Cretheja prole* ....
Corripit optatimi decus , extremumque laborem
I
I
t4
165 olutos inv
APrONAYTIKfN
A.
sua
nave;
le
Eran
di bionda
tinte
delle
dorate lane .
quelle
col
una giovenca
A far che
larga
di Giasone ai piedi
in terra .
pendea
E f
**
APrONAYTIKfN
A.
tTrugov Hnpxxvrxt .
z>y
quasi temendo
discorso.
gran disagi,
condotta.
F f 2
voi stessi,
Que-
ma bens ad una ratti lezione del medesimo ivi ricordata , che sostituiva
tywcw3* a ^<*?<t3e . Lo stesso insigne Grecista mostra che nel luogo in
quescione %?w0 ritiene i suoi veri significati di rectitre , aistincrt , mo
ririi a' quali ho adattata la mia versione
228
APTONAYTIKnN
crdr .
A.
i%tf,x (ioXxcay ,
20$
f' KoXolo
Ken. J07. * te" <'<p&$ &c- | Imitazione di Omero nel X> dell'Odisi r 116.
io ut-ufo coliti tratto dal fianco ,
Troncai le funi della negra nave
Virgilio aver avuto ammendue questi luoghi present j ma pi si avvici
na al nostro di Apollonio in quel suo ( yf?n> 4- 170- ) :
DELUARGONAUTICALIB.IV.
229
uscir protegga :
i figli ,
i venerandi
chi
pugna :
Ma
so dai combattimenti , che si facevano su i carri , non era possibile ad es
primersi con un solo verbo : ed per questo , che mi sono preso la li
bata di cambiar la metafora in una similitudine. Di questo verbo, e_
Ul nome, che vi corrisnoo.de Tf*|S'ns , vedi la non su'! vcrs 7Sf e\
lib- primo
ajo
APrONAYTIKGN
A."
/7r7rv
yiv-
Vtrt, ni- Ifiu; i ttty' | Fra queste due parole mi son preso la libert nella
traduzione di aggiungere 1' altra fuga per pi avvicinarmi.a quel passo di
Fiacco; che & un' imitazione di questo nostro ( S> tj-p ) :
Interra patriot sccvas vexit horror ad aure*
Fata domus .ludumjue ferens , fraudemque , fugamyue
Virginit
V*rt> 11 6". fi r* <puAA* &c | Ha Virgilio copiata questa comparazione nel 6".
al v jop
Quam multa in tylvis autumni /rigore primo
Lapsa cadunt folia
a;i
2j2
APTONAYTIK&N
A.
7i6vrov {rxf4.v&
Vttfi%\' nvTxYprn [ Voce non ott, che solo si trova tre volte adoperiti
da Omero : una nel ij dell' Odiss v- 148- dove si spiega p'opri arbitrii,
e due nell'Inno a Mercurio, dove tradotta per promptum Nessuno d
questi significati conviene a questo luogo L'HoelzIino indica la strada
xla cavarne un' adattato valore , eguagliandola all'altro simile compost*
aroyjw adoperato da Omero ( II- *$ v- 8i6"- ) per ispiegare a fornaci mdem , corti' esce dalla fornace : cui potrebbe forse aggiungersi l'altro usato
da Tucidide e.vro[}o* oute primo ineunti capitar' Il nostro, che viene da
ari, o xypx captura vale statim ab ipia captura 2 tal oual i pressi, afpenm
presa come lo ho io tradotto
Veti i}4- Tilt xr* &c* Apollodoro ha copiato queste espressioni, ove dice
( Bibl lib S' )
Mediani captarti ad se retrakant , i illos supplicii ,
quod Medea subit^ra esset , daluros comminatur
Veri'
Questo luogo, come pure l'aler al v> if t e riportato, e tradott
255
fieramente
Al Popol
sclamando :
tutto subito
condurran; trovata
al navigabil mare ,
4.
giorno stesso
direste
Quello di navi
ma di palustri
Augelli
Tom. IL
un
stuol ;
Che
dil S'\o. Abate Fortis nel suo Saggio d' Osserva^ sovra l' Isoli di Cherso ,
Ji Ossero : libro di cui ne faremo ucilniente uso in appresso Io ho inc-rico due versi della sua traduzione nella mia, che si vedono contrasse
gnaci
*34
APrONAYTIKfN
A.
trirv<Ui_
DELL'ARGONAUTLGALIB.IV.
i3s
La Colchide Medea ,
37? La terza Aurora
Legar le funi
ai
spuntata appena
in Cielo ,
della nave
Paflagonj lidi,
ma poi quali
n quante
l' arcano
rito
nessuno
sin
si
delubro ,
ricordaron di Fineo ,
gli altri
che disse
Partendo d* Ea ; ma come
a tutti
ignoto
desiderj
Il veridico vate ,
che incontraste :
G g 2
Che
Veri- ifj' N/Vf0' t*; Oftyj>it.tDv &<: ] Ecco 1'.litro Itiooo t'no al vers- io** ri
portato, e tradotto dall' Ab- Fotti ntl libro sopracitaco
*3*
a 60
APTONAYTIKI2N
A.
x\xtf<rzro AsuKxXi'fycw
1^4. * >Cj T/V3e Sf\iiv*rt(5 &c- | DJ qui Ovid'o nel primo de' Fatti.
Offa ptior Luna , de se si crtditur ipsi ,
A magno tellus Arcade nomen habet t
c Stazio
Arcades . aslris lur.mgue ptiores
Veri- z6j> lt/;") | Lo inno epiteto si e veduto nel primo al ver- f8o- darsi dal
nostro Poeta alla Tessaglia Plutarco nell' Opuso De Jsid- Os- cosr
parla dell'Egitto: A^gjptum , gu/e vel maxime nigram .habet terrum , tamguam nigram oculi pattern ehemia vocant Di qui , che secondo Eusebio
Bel Cronico, ai tempi di Mos l'Egitto gu* primitus nirpiix a Grecs Stput
(forse pi correttamente fitfix) vocabaturt e per la stessa ragione presso
Eustazio nel Conimene a Dionisio si vede indicato l'Egitto col nome di
IMi\Ku,fiu\oi nigrx gleba; Virgilio ha coti due epiteti espresso l'effetto,
e la causa in? quel verso ( Geor- 4 ipi- ) .
Et viridem ySgyptum nigra feecundat arena
Male dunque l' Hoelzlino e in questo passo, e nel citato del primo Be
ffa competere a questa voce questo significato ; che anzi il vero , ed M
solo che le convenga Ma pi diffusamente vedi s questo epiteto quanto
co gran copia di eradixione ne ragiona il dottissimo Sig- Abate Ennio
Vis-
altro
infatti
Esservi ancor
fu
cammin
gi
*J7
pe' naviganti
da quei dimostro
le stelle
Di
ghiande sol
di
nutrendosi
pe' monti :
Regnato aveano
uomin prischi
conta ,
Egizia terra
il nero suol
acqua ,
e gli allaga .
Quin-
Visconti , nell' illustrare la Tavola XLVII. del Tomo III- del Muieo PioCleme-itno
Vtti> 17 ! Ai; | U amfibola nella sintassi, che qui trova Io Scpliaste incerto
a qu?l voce debba riferirsi 1' avverbio Aie vien tolta dalla interpunzione
adottata dal Brunck , che lo fa appartenente al verbo' tKr-/^Jwt senso
che seguo nella traduzione Per altro par in questo passo avutosi da_>
Apollonio in vist i quello di Euripide sul principio dell' Elea
Del Udo gueete son le vaghe , * pure
Onde che in vece delle mate piogge ,
238
APrONAYTIKDN
A.
%9
uscito
altre deserte:.
questi
Dei
padri
appo lor
Constrvan \ dove
E di
gelosamente
ttrra ,
li
confini , e strade
fiume ,
pi elevato corno,
dicevano tutti I fiim>i : e l'Hoelzh'no spiegando questa espressione agglugne , che confederato l'Oceano per un grande animale li seni corrispon
devano ai piedi, e braccia , come i fiumi alle corna Dell' Istro poi soggiup;ne d irsi da Apollonio 1/ pi elevato p<r la sua appresso indicata lun
ghezza Per altro 1' espressione ori^iiuiumeace i di Esiodo nel v 780*
fella Teogonia
24o
APrONAYTIKfN
A.
y^rj. 8tf T)iy2 yip &c | Dionisio ha copiata questa espressione nel r 514
241
parte
e Sciti
Hb
Lie-
uiv per connotar di qual seno pari! in questo secondo membro del pe
riodo ( p.iacch a quel tal seno perfettamente corrispondeva quell'epiteto )
*
in appresso li copisti per ignoranza i' abbiano in vece inserita nel verso
Saperlo e in luogo della legittima che vi sar prima stata A^tmn ; e ci
tanto pi quanto un simile emistichio trovasi ( bench a proposito )
ripetuto al v 6$a- del libro stesso : Io ho lasciato per la propostami lejge d' uniformit il testo com' era : ma ho regolata la traduzione secondo
la correzione , che a me par necessaria
Veti' ij- yai'*', 5; /jitTf'/M | Cosi su l'autorit di p codici corregge il Biunck
la comais lezioni- t|**tr^>j : avuto anche riguardo, che Argo nato nella
Colchide parla a Greci
VcTi-ipj. ifkiriiw I Che sia cos stata corretta la volgare lezione, che ave
va
24'
APrONAYTIKHN
A.
dY dWV.
va p./^tit.oi , si deve ai!. diligenza del Rimckenio , che trasse la eia dal
Glande Etimologico La parola iwnpm letteralmente Tale ptrtram'tiilt
da Attua pettranna Virgilio par clic aboia imitato questo luogo nel se
condo dell' fin. v
1
<if orlo lapsa per umirat
Stella facem ducens multa cum lue* cueurrit lllum summa super laienttm culmina ti eli
Ctrnimus ld*a claram se condere stira
Signantrmtue vite .
Yirs> %o6- K*\ j Qui nome ptoprio , non appellatilo . Plinio I il 4. dove
enumera le bocche dell' Istro 'ecundum cstium JSaracustoma appellai ur ;
ttrtium Calenstoma Ite- Vedi le Osservazioni
Viti' jo7- tyjv* j Merafora ardita , e difficile da trasportarsi in Italiano senza
durezza Il P^eta considera come un'Istmo tutto quel tratto di terrai
per cui scorre l' lstro , e che si frammette fra li due mari Eussino , eJo>
do e come t.ile lo chiama metaforicamente collo ; perch il collo quella
parte del corpo , che congiunge il capo al tronco Un passo di Eroduta
mi ha fatto strada a dare questa interpretazione alla voce mlite ; dove
parlaado dell'Istmo del Chersoncsc lo chiama (lib-*-)
%epfoiM :
che
il
b4)
figliuolo
mar drizzaro
collo di terra
sua foce
Del-
itf
APrONAYTIKGN
A.
1
DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.
Delle quali
243
lasciate
la da questo
minativi al verbi fiovro tutte quelle nazioni che come adjacenti all'Itero
numi i,i in appresso Scici , Sigini &c
Vers- \ x6- wt^o rt ti Axipnv | La scorretta volgare le?ionc k o rt rute/pm
aveva duplicato il luogo nominato poco prima al v-jn- Jl firunck coli*
autorit di cinque codici l'ha coeletto j ed io l'ho seguito, correggendo
ancor nella carta l'equivoco in cui eia caduto 1" Ortellio per l'fctcssa-j
corrotta lezione
24<5
APrON A YTIKX2N
A.
47
Saturnio mare :
rispetar di
Giove
la figliuola ;
quel seno
in sanguinosa pugna
innanzi
Za%
APTONAYTIKfN
A.
547* Ss^KW^ev | Manca questa voce nei Lessici $ ma dalla sua composi
zione apparisce dover essere il suo valore qui jura ttntt , judicti sinonimi
per-conseguenza dell'altra itiuriKohii , che l'Hoelzliuo dietro ad un equi
voco preso da Dionisio Aluarnasseo asserisce usata da Omero, presso di
cui per non si trova, ttovandovisi in vece la equivalente 'kxMfvcKoi ir_
quel luogo dell' II- ( t- i} 9- ) :
a49
la vergin , cominciaro
e tosto a se chiamato
a parte,
gli parla ,
1 i
Ite
sua lettera Critica all' Harlesio , che vada eliminato da questo sito, con
siderandolo come spurio, ed una semplice ripetizione del verso ii85- del
secondo . Vi si e uniformato il Brunck , e facendone veder l'assurdit del
senso, che ne risulta lasciandolo , lo ha nella sua Edizione levato
Vini- }; J4- li oV(pi &c> | Fiacco imita questo luogo (84ij)
prior occupai unum
Aionilem , longequ* trjhit j mox talbut infit
Vett> $* r. AiW* Sic | Tutta questa parlata di Medea ha servito <H modello
a Virgilio per la sua di Didone nel quarto; a Catullo per quella di Arian
na nell' Epital- di Peleo , e Tende ; a Fiacco per la sua di Medea stessa
nell'ottavo, e ad Ovidio per la sua Episc di Medea a Giasone
aSo
APrONAYTIKfN
A.
35$
370 Tiovrn
Viri' jT9 *8 V ik%KtyjxU &e 1 Verso quasi tradotto da Catullo in quel suo
dei ciuco fipicalAt non hxc quondam blanda prontista dedisti
foce mihi cVtrs' 3^1' veff fjTit**iv | Una glossa citata dal Btunck fa questa voce linonima
di xari^mo laiciai ' Tee esempi in appresso tracci dall' Odiss- di Omero,
il medesimo iiruu-k poeta ne' quali questo verbo si adopera
Vti' 564- ffu htMv kxu&twv | Il Facio nella citata lecceta all' Harlesio vorreb
be leggere s htictv hx/mvuv , qug tut eausa infelisr sum ; giuscibcando con
csempj il participio mascolino accordato con Medea , che parla Ma come
il senso, che risulta dalla volgare lezione pu perfettamente convenire a
questo luogo, cos non era da ammettersi un arbitrio cale senza necessi
t: ragione per cui ho senza esitanza seguito la lezione delBrunck* che
si uniforma alla volgare
Jri iva u-oi rose &c- | Simile rimprovero fa a Giasone Medea presso Euripide in
quel passo, che qui certo ha voluto imitare Apollouio {Mei- v47^0 *
Io
$t
promesse
Per cui
Tu pur merc la
debolezza mia,
io deggio
Con
lo ti salvai
junior quei buoi sbuffanti foco
Sotto al giogo a condur foriti spedito ,
JE a seminar fatale messe tfc
Yets' jyo
l Fu primo il Facio ad accorgersi dell'errore della volgare
lezione , che aveva */M(pi*pwv ; e uggerisce nella citata lettera di sostituirvi
tpityxn : voce usata da Omero , e dal nostro stesso Poeta altrove . Ad
dotta ilBruock la correzione*
2J2
APTONAYTIKflN
A.
tUlxivxi oura
ot thiv , nV (ixp&l&y
senza
me non lasciare
te per accostarti
giusto ;
decide
l'aspetto?
2$4
AP rON A YTIK i2 N
A.
aAioj
pV tTni*
Si *S
Yen* joi ii*X,ih9% | La volgare scorretta lezione afeutxrc ha dato luogo a molti
Inutili sforzi dell'Hoelzlino ; che finalmente per ispiegar questo passo ha im
maginato una pi viziosa sostituzione nella voce ivi*far* Ha felicemente
corretto il Runkenio e Tua errore , e l'altro col riporri la parola '*?>'
ex, che ben convenire a questo luogo prova con molti esempi Ha per
ci il firunck col suo solito discernimento adottata questa lezione} seb
bene nuova . e non appoggiata da codici
Vtrs' 191' h V Tttsi &c | Ha Virgilio imitato questo luogo al v 6*\' del
quarto dell' Eneid
1
facci in castra tulissem ;
lmplessemqut foros flamini* , natumfue , patremgu*
Cum genere cxtinxem: memet super ipsa iedistem
Vers> 40^ sovrie. . tfp* (pipoitv | La genuina lezione di questo luogo de
voti unicamente alla diligenza , e al criterio del Bruack , che professa aver
la
455
ZS6
APTONAYTIKX2N
A:
fj&yxtp<* ,
457
tue mani j
ed a ci indotti
vieto )
trama
K. k
To
58
tns fJ.it&
APrONAYTIKHN
A.
tc typivfa
%%f
ospitale
, E*.
6o
APrONAYTIKflN
A.
x/u.<piZx\rxrfv ,
X77o^tv trta.
445
Pri. 44f- S^/rX' Epw; &o | Esclamazione imitata da Virgilio in quella su*
( JEn< 4 411.);
Improbe amor ouid non mortalia pedata cogis ?
colla quale esclamazione il Poeta nostro cerca di rendere meno odioso l'as
sassinio fra cerno , cui si prepara d cooperare Medea Non era che un de
stino che la rendeva rea ( graziosa , bench non giusta espressione , di un li
rico francese ) , quando il suo cuore era (atto per amar la virt ;
Le destin de Medie est d' tire crimir^lle
Mais son caur toit fait pour aimer la vertu Quinault
Firn, 448- fetf/tuWuy Ivi Tutti &c ! Imprecazione imitata da Dionisio al vtfop
Hostiurn Jlii agitali per mare
lllis occurrant errantes
quando non l'avessero ammendue presa da Orner in quel luogo (II* o
ve.
:
alla mia forja
Incontro van .iegV infelici i Jgli .
La
( lor diceva )
monte ,
te son le
fatali
APrONAVTIKfN
A.
a/]/* V KCO/)n
Medea,
in faccia
colpo.
e*4
tOV
APrONAYTIKQN
A.
xvvros ,
773/5 & xnt'Xufy (pvou , rps & zi; xyos VTw' cWjTW ,
f t'juus x$4vrQ<Ti foXoKlxtrlxs tXxivQxi .
vypv
Vert' 46*8. jSmwo; | Voce adoprata dal Poeta anche al vers-pi* del lib. i- do
ve lo Scoliaste vuole , che peculiarmente valga chi uccide i buoi nei sagriGzj : che in latino si direbbe papa Il valore per de' suoi componenti
importa un pi generico significato : e per tale la spiegano Suida , ed
Eschio
Vert'47f- K* lty ^ii,XTt | Illustra questa espressione con molti esempj il
Runkenio nella seconda sua Epistola Critica all'ErnestoVeri' 477- i^ipypMrx | Lo stesso che xTxf.yfi.xTx voci a che originariamente vaigono primiti* , passate poi a significare le parti estreme dei corpi degli uc
cisi , che secondo il rito per una certa espiazione si tagliavano dagli uc
cisori Altrimenti si dicono luxayjiKifffi.xTx , e il verbo esprimente l'azio
ne di tagliare iJ.tryjt\iZu da luxvyjiton axilla ; perch tagliate, che erano
si appendevano dette parti sotto le ascelle Sofocle usa questo verbo nell'
Elettra, dove parlando del corpo dell' ucciso Agamennone dice { v 44**)
Ve to/a>wti{
ilixaya\iato\
Alzaron
LI
E II
Firn 478- Tp'.<t V diciKtttt q>o'v* | E' strano come il Mazzoni , uomo per altro
versatissimo nel Greco, abbia mal' inteso questo passo, dove citandolo,
cos lo tradusse (/}/ di Dani* lib- $ cap- io". );
- t ben tre volte ancora
Rifiut quella morte
$o'y9e oltre il solito significato di omicidio, vale anche il sangue in
efuws : e cos v spiegato in questo luogo
Ivi iyof irrur' | Non parali, che rendano la giusta idea di questo senso g' !
a66
APTON AYTIKX2N
A.
fxi\ttxx<TKOv
n^oxj^t
. *V-
preti col tradurlo scrfu* expuit E' vero , che yac comunemente si spiega?
per scr/ui j ma presso Esichio anche sinonimi di r/utCfur vu/nm ; onde pa
rerebbe , che il senso esser piuttosto dovesse txpuit vulnus , seu sanguinami
vulneris Il Mazzoni nel luogo citato ha reso altrettanto bene questo secon
do emistichio , quanto aveva mal reso il primo > traduccndo
ed altrettante
Sput da' denti il sangue gi succhiato
Dalle ferite
espressione che ho io seguito nella mia traduzione
Vers' 4<>i> iruxir | Scorrettamente leggendosi in tutte le edizioni , e ae co
dici uxwSic veniva mal' a proposito ad applicarsi questo adjettivo alla na
vigazione, mentre non conviene, che all'assemblea La correzione del
Bruack ne ha rettificato il senso
Colchide accostaro .
368
APrONAYTIKGN
A.
g*70$ AxkJ^xo .
xSpos xvlpo-rrriv .
785
a70
APrONAYTIKGN
A.
f77W\ifj.oi A<\,uproio \ .
KfCj. fi7> rw(33{ 3cc | Dionisio, che coincide col nostro Poeta nella situazio*
ne di questi paesi , come potr vedersi dalle Osservazioni , lo imita nu
che nel cenno di questa favola in quel luogo , che vieti cos reso da Pclsciano ( vers jSi- ) :
JEt venit Jllyriat hit porrefus ai arce, ;
Qua tollunt montes excilsa Cerauna summos .
Ctrttititr hic tumulili , fui Cadmi iicitur esse,
. .
Harmaniaroue simul : namgue hic serpentibus Mi
1 Ootpora post tempus longum mutasse ferutitur
In tenia
.
Lucano pure credo , che abbia armo presente questo passo di Apollonio ,
ove disse ( Phatf lib } )
# io*
1
npmint prisco
Encheli* vini testantur funtta Cadmi
Colt hit
1
7*
APrONAYTIK 'N
A.
' '
973
Fato
M m
Fat-
74
APrONAYTIKHN
A.
855
Ed
cuoi ripreso Apollonio , per aver dato il nome di Ausonia all'Italia , quan
do questo non le venato , che nel tempo posteriore agli Argonauti da
un certo Ausono figlio di Ulisse e di Caiipso : ma potersi per il Poeta
difendere col dire , che non al tempi degli Argonauti si riferisce quel no
tte i ma a' suoi proprj
*7<*
APrONAYTIKGN
A.
t/u&prr ltrvstx .
OpUt
ad abitar s vaga :
dall'altre pi
lontan Ninfea,
78
APTONAYTIKQN
A.
XVUfflV TO 7tX0\J ,
<x/AAxc
j9
Nel sentir
quella voce ,
e nell' udire
a8o
A PrONAYTIK&N
A.
%tv x\\ous
aj,
non puote j
N n
he
i8a
APTON A YTIKX2N
A.
Veri- i- yatutiot mrf | Virgilio En. Iib< 7 vers- 770- cosi di una parte della
favola qui toccata
T'un pater omnipotens aliouem indignatili ab umbrit
Mortahm infernis ad lumina surgert vitm ,
iptt repertorem mediein* talis artis
Fulmine Pkoebigenam <Stjgiai detrutit ad undai
.Vedi la Osservazione
la morte
nero stagno ,
figliuol sdegnato ,
.a84
iAPTONAYTIKON
A.
>
Vtri' 6x7- Ex V r%tv PoSavofo See | S questo dinTcile , e controverso passo
ecco la glossa dello Scoliaste, che qui riporto, perch d molto lume alla
sua intelligenza: II Rodano un fiume del paese dei Celti , che si unisce
insieme coli' Eridano , che diviso per una parte v ne II' Oceano ; per un
altra nel seno Jonio j e per un' altra nel mare Sardonio . Il Mazzoni ( Dift
di Dante lib* } cap- 17*) lo riprende contese avesse fatto scaricare il P
nel mare di Sardegna : riprensione che non regge nel fatto ; perch lo Sco
liaste non fa andar per quella parte, che il Rodano, come suonano ledi
lui parole
Vets-6ii- TMjMHt nk'rov | Con tutta la convenevolezza si adopera qui questa
voce per significare quella parte del mar di Sardegna , che conosciuta pres
so i Latini sotto il nome di Gallicus sinus , la adesso sotto quello del
Golfo di Lione
; Vct!'6}7-
*$
diaccio infeste ,
eran
quindi
Vtn 6tf- arj/otit 1 Eustazio sul veri jl f> del secondo dell' II- ivopp^ ntfru
mppout emanato , defluxus j e secondo Apollonio Sofista nel Lessico Ome
rico ivifttyiut timu Questo i il senso , che deve darsi a questa voce in
questo luogo : mal spiegata da alcuni per l'altro significato , he puf le
compete di jromMns , vtl fwuftut uogulut
a85
APrONAYTIKfN
A.
Ad>x\ir\p gWpnca?
Fifi >47> Vp yp aXm Yiipx | Simile ripiego si fa dal Poeta usarsi da'Giunone per nascondere gli Argonauti alliColchi, mentre si portavano da Eeta
Vedi la nota al vaio* del terzo*
VtTf 6f * irUtpn | Al Runkeaio parerebbe piti poetica la lezione dell'edizione
Fiorentina approvata anche da Enrico Stefano , che ha fr/tf/xu , che spie
garsi pocrebbe per cuuoJes Egualmente buona per la volgare adottata dai
Brunck , non ho io creduto dipartirmene
V*ts'6j- vpt >W5 | Avverte qui lo Scoliaste sottointendersi la voccffwffff sal
vare , omessa pei olissi le ve la ho aggiunta per chiarezza maggiore nella
traduzione
passati ,
colla nave
188
PrONAYTIKfN
A:
ioao
Di l poi
L'onda
rimane il nome ;
d' Eea
tergea : spavento
Le
nelle Pene introduce Atossa a cos dire dopo aver riferito un terribile sogno
fatto la notte ( v oo< ) :
,
.
Et tute fuidtm notili me ridisse dico :
7
. ffottquam veto tuffetti, .& manibus pulckrifluum
, .,
Teli
99o
APrONAYTIKflN
iypofjjvn 7tAidhcCm'0us t
A.
u*M.&r<x. <pxiptivtorne ;
d/Ji.r\<f(ft<rtv ,
edY /u? cT' LvptfVtv S/j-v cTg%a$ , t AAo cT' <*V aAAgy
membra congiunti;
1' etade
gli Eroi :
i9%
685
APTONAYTIKfN
H
A.
xix g/7go-0ju,
, es t' a'cp/WTa
3$>3
04
APrONAYTIKON
A.
porvi la prima lettera mtnuscula a differenza dell' altro Iugp > bastante
mente s di ci manifesta il suo sentimento L'altra voce poi Vay non
vale , come vorrebbe spiegarla lo Scoliaste 3a'*rs> mortem , ma sta per
ecrumna , calamitai , come la intende 1' Hoelzlino
Vitt' 704- Kupfftn | Secondo lo Scoliaste , lo stesso che tuitefftov expiatio Vi
aggiunge poi il medesimo la seguente glossa , che non qui da omettersi :
Parvut est proccllus , cujus maAati sanguine ab expiatore illineiantur manus
expiandi ; ed per questo che nella traduzione poco sotto per maggiore
chiarezza alle mani vi ho aggiunto di coloro per indicare di chi erano le
mani intinte ; ci che resta oscuro nel testo Vedi s questo passo la
Osservazione
Vtrs- 709- **oA*lv wy np.%/rt truffimi | Della prima voce molti significati si
danno, con e osserva il Brunck s questo luogo; ma qui non le compete ,
che quel di (fovtv; uccisore: r>Me#*C , poi si prende alle volte per punitor ,
ultor j ed altre secondo Esichio per fkiftc auxliator , pitulator : senso che
a questo passo conviene Simile ambiguit osserva Ammonio nelle analo
ghe VOCi TtU.Uftflff9<U , e tWMf
Vers-rif KW<ftcc /r-atas ( Anche Omero aveva fatto servir Cifice da quattro
Ninfe ( Odiar* *o ) ;
ao$
focolar si accosti.
poi
296
APTONAYTIKDN
A.
Arp ivi! fuihL ttcLvIcl 7iovt[(fa.ro , tfri tot' ixeiratlvtv rti fyviv cLvx&lricrtx.o'oL d>pt>o/ci ,
720 ng] tP' avrri jt'Axc rsp imncufrif . au<\,& dV /uu'^
^p8/<I , pxurtX/rw Te * ftxHptfv typiuviv ,
rio*' x&iv ixitd yxlxv tr\v ng\ (&m>xt ivls
auTfioj fptiv&ncrxit g<pgV7/o/ rT 7*p veipw
fjivn<fiis oLuKeAt'n <f>vve q>p'vxs pfMjvowrM
725 /sto d^' atf HoJpns ^xiXiov i^fxivxt iwpt\v
xvtI% 0776) j (vnffiv Lti cOrPtos ccc $<xAouc'.v
^Va 701)3 HeA/cu yenr xpt'th\Xos /dYcfia/
297
P p
In
E* adoprara la stessa voce anche al v S6f- del primo, sii cui vedi la nata
Veti- tu- bpiunam | Secondo la lezione, e la interpretazione del BninLk , ri
questo adjettvo riferito a Circe j per eleganza essendo sostituito 1' accusa
tivo al dativo, che secondo l'ordinaria sintassi dovrebbe mettersi La
volgare lezione -V.u- izZx lo riferisce a /xyflri$
298
APrONAYTIKQN
A.
*n
Eroi,
orrende
nelle
sedi
estinto:
opra facesti .
P p a
Ma
ioro negativa ha tentato - E' dunque ben adattato a questo passo in senso
d'incertezza quell'avverbio , che lasciando la minaccia nella sua forza,
mitiga la durezza di un'asserzione, cut nessuno n Mitologo, ne Storie
di appoggi- .
$oo
APTONAYTIKQN
A.
74f
ipxt0 ^ fH M&y*-pav
9Vvonn&t ioufx ,
TtinXsv
ripa* ,
75'P" fcfyo eV* &c- | Cos Giove presso Omero manda a chiamar Tetide :
liffiiio di cui se ne carica Iride ( II 14 )
Ma se alcun degli Dei a me d' appresso
Chiamasse Teli ; affinch a lei io parli
Soda parola c.
Disse , e si messe V Iride c
301
supplice venisti ,
timor
dalla paura :
le
parla .
u' di Vulcano
%ot
APTONAYTIRfN
A.
s AtoXov iXQuv ,
gW<ppatTg /u2$ov
Eolo
ti
porta ,
venti impera;
1205 La sua
1
Iride , che ai piedi
Ha le fiottile all' imbasciata fata
Tra Santo , ed lm'no aspra talli' nel MIA
Hate trovi Teti in eava grotta *
J04
APTONAYTI'jKGN
A.
(ipofx'ovcrt &iMxt ,
la qual' io
Nudrii , ed allevai da bambina ,
E ad uom diedi consorte , a Pdto il quale
Di cuor fu caro agi' immortali , e tutti
'
O Dei foste Ile nojj c '
..
Vir.
JO$
Q_ q
Va-
Virgilio poi ha voluto imitar tutti due, ma pi forse il nostro, dove cos
introduce a parlare Giunone a Juturna nel libi v- 143*
Scii ut te cutiAit mia , quteumque Latin*
J06
APrONAYTIKflN
A.
Pri. Sor- pt?o | A questo isresso carattere di bont per cui si dice prescelto
Pelo alle nozze di Tetide , alluse pur Aristofane ; nelle Nuvole v-iofij.
l'eleo frattanto per la sua modestia
*
Fa dfgno di sposar la bella Tetide
Ver^ 807. Sii; V i% Vwr' &c j Che sieno tutti gli Dei intervenuti a quelle nozze , lo aveva olete Omero detto anche Pindaro , parlando di Pelo nella-j
quarta Nemea :
Delle lfereiii poi , che assist stanno
Jn alto trono ad una
Si strinse in dolce laccio , e vide in scanno
Rotondo i Dei , che il eitlo t e il mare aduna
'
Porgergli doni c
..
1
ed Euripide pute nella Ifig. in Aul v- 1076Allor gli Dei le no^e
Di Te'ti illustre , e aiterei
,
Pi eh' altre , e gl' Imenei
D Pelo celebrare .
<*
dette
j0f
timore
forte
non venga
possa.
ari-
303
.
APrONAYTIKHN
A.
Ilo ,
i/m>l
ant'uhi , cAf / madri degli sposi portassero nelle BOtfe la face , lo dice Eu
ripide c Qui dunque Giunone dice di aver portato a Trtidt la face l e ci'4
/*' /n materna benevolenza verso di essa II passo qui cicalo di Euripide
nelle Fenisse a] v a** io bocca di Giocate*
e f*J< io non accesi
Come il nu^ial costume ,
Come conviene ad una
Avventurata madre
Vers. !/ Art | Qui nome proprio di quella tal Dea, figlia di Giove* in
trodotta nel Cielo da Omero , qui imitato , per esprimere la sentenza in
questo luogo medesimamente espressa > che cio sono gli Dei egualmente
che gli uomini soggetti ad essere allucinati , e condotti ad opere perni
ciose ; sentenza analoga alla falsa idea , che avevano gli Etnici de' loro Dei
11 passo di Omero , a cut allude il nostro Poeta 4 nel decimo nono dell'
11* reto cos dal Salvini , sul cui esempio mi sono fatto lecito di ag
giungere per maggior chiarezza al nome proprio il suo significato : ma__>
forse , spero, cou pi precisione, e propriet di quello, che abbia egli
309
1
1 1
la Dea fa il tutte
La rcnttandj di Giove figliuola
Alt , o la Lesion , che oltraggia tutti
E gi un tempo oltraggi Giove t stasa
Al Brunck Lise sfuggito questo passo di Omero : ed perci , *be no
ha considerata la voce tu per nome proprio . Snida ne ha ragio nel
suo Lessico
>
3io
APTONAYTIK&N
A.
rg'xg 3>o>pxa>
wjfAxros xvricwros ,
^rs. Sitf. iwfipfyr* | Verbo d'Omero, usato appunto per esprimere l'assor
bir di Cariddi ( Odiss* n 240. ) sul quale Eustazio rimarca , che il tema
(Spyu inusitato E* 1' opposto dell' altro t'ptoyo/i.cu adoprato al v 790
ed ammendue insieme spiegano I3 natura della voragine , gute vorat revemit per usar la Frase di Ovidio v.
Vtrs- 830- fa-curaro | Corrisponde l'espressione a quella di Virgilio, ora ex*er~
tantemi ed ammendue sono conformi alla descrizione, che ne fa Omero,
che dopo aver detto che Scilla
{.1.
,1 fuori
4,u ,
, < Sporge le teste dal? orrenio abisso}
riferisce in appresso arersi ella dalla nave d' Ulisse aggrappati divorati
certi'
non
tutti
forse
la notte,
dire ardisco
spirando .
Slt
APrONAYTIKflN
A.
85 S
vnx
Ven- 8 fi- rihu infitti t' iie* Tirreni \ Piesa l'idei dal vetso di Ome
ro 774- del secondo dell' 11A('ffX5if<v t>tovto Kj aiyaviutt* l'ime
replicato poi al 626. dei qu arco dell'Odissea Ho io per questo inserito
intiero il verso del Salvini , che esattamente in quelli di Omero rende il
nostro Su li giuochi poi qui nominati vedi l' Osservazione
Vers- Sf4
| Il Facio a cui pare non solita l' espressione f&tn SiUK&n,
vorrebbe leggere /ttyxiy : ma il Brunck su 1' autorit di Esichio , che fa
sinunima tarila di <fx:tf , ha con buona ragione ritenuta la volgare lezio
ne , che da nessun codice cantradetta
in ajuto
correre
R r
. a
3f4
APrONAY.TIKQN
A.
a.'A*A0f .
JVs- 8tfo> < re rUiyxra x*\f9vra< | Preso mi san la licenza af nome appella
tivo nAoyxrot degenerato in proprio aggiungervi il suo significato ; quando
negli altri luoghi, dove il nome scesso adoperato > non vi ho messo
che il suo volgarizzamento . Son quelle scesse Isole , che Dionisio chiama
TiKfai : ci che c scaco in pi luophi rimarcaco nelle Osservazioni
Veri- 870. jvxr ui n.9ditv &c- | Cosi nell'Inno a Cerere da cui come ha trat
to Apollonio la favola ( lo che sar rimarcato ncll' Osservai ) cos oc ka_>
preso anche i colori ( v 156- ) ;
Cerei rum
Ungebat ambrosia .
fofu vera occultabat igni! vi tfe
t Ovidio imitando ammendue nel quarto dei Fasti V 40*
.fVofli erat medium
Jf.f ite foco pueri cor/ut vivente favilla
Obruii
.1
Vcts- 875. (% tiA; in*i>\kM<i &c> | Le medesime espressioni si trovano oell'
Inno citato JJJ* segg.
Me-
Metanir*
JtfoAe obstrvans , fragranti ex thalamtt
Jnsptxisset } cjulavit autem c*
Mi autem irata Certi filium carum
Manitus immartalibus a st dtposuit in terram
Ertptum igni
gi
v
APTONAYTIKfN
A.
inxurxv <x\'-\ous ,
885
H/U0$
u3>0~o
31-,
esce
qual sogno
perci che
Attonito rimase,
Ma
di Pelo
e
Io spirto
stupefatto;
di Teti
Ma quando
Aurora,
era gi sceso
3 13
APrONAYTIKQN
A.
n <x.ytt^
^ij rius
319
$2o
APrONAYTIKjQN
a.
&\j(xv ixvd>e/s
o-n&tpv
S s
522
APTONAYTIK&N
T? /OfV
A.
V crm\oJs&r<rui ipu<f<rxv .
}(OpfXX TTUJlTflU *
.-
K*rj> qjj. wc, V 4*'r*v &c. | Virg- nel quinto dell'Eri v fy-iDclphinum simili! , fui pr maria /tumida nando f
Carpatkium Liycumgue stcant , luduntyue ptr undas
Lo Scaligero , che a dritto , o a torco vuol sempre deprimere Apollonio do
po aver seccamente detto Apollonia sunt elabaraticta; Vitgili simpliciora , si
ristringe ad accusare la comparazione Greca , come non giusta ; perch
presagendo la comparsa de' delfni borasca , non potessero portar allegrezza
ai naviganti Lo fa per travvedere l' impegno di contradire: perch non
vero , che presagiscano borasca i delfini , quando scherzano sul mare >
ma ben quando si rifugiano ne' porti Ecco quanto con maggior esat
tezza Cicerone u dice ( DeDivin- z- 70- ) Gultrnatorts cum exultantes loligioti yiderint t aut delphinos se in pottum eoniieientet , Umpestatem stgnijfcari putant
Jri
325
Cariddi
mai ;
Quc-
Ivi wJkivmt | Cosi ritiene questa lezione il Broncie coner il sentimento dell'
Arnaldo, che mal a proposito voleva accordar questo epiteto con **'S , c
leggere tuiwnof
3=*
APrONAYTIKflN
A.
'
Kffrj
3*5
'
>
<!"C
--
t ..
'
326
..APrONAYTIKIN. A.
> \
A^nVp.-. ;. j
. i
r .
" .
i;'
!:
>
. ' , . .
. .
firn, off.
fup | Volgarmente St'w Devesi .per confessione del medesimo
Brunck la prima correzione al Facio nella altrove da noi citata lettera cri
tica all' Harlesio Si appella egli al solo giudizio delle orecchie per israbilire che aR' tpwyJ/xtvov ilorp vri' p* 'corrispondere ri vrfrbo Un Po
rrebbe aggiungersi ancora per confermare la lezione di f/t, che la stessa
ida del bollire , rapporto alle acque di quella situazione trovasi usata..*
nella descrizione , dhe se ne fa nel libro De Admir> Audio in quel pas
so , eh* si. citer a questo proposito nejle Osservazioni
Veri- 961- tfju,r:>; alfx | Checch ne dica sii questo luogo 1' Hoelzlino , cui non
par dignitoso, che tanto tempo abbi^ina in questa .operazione impiegato
le Nereidi , io credo col Brunck non valere queste due voci, che perjratti
tornente ni^xf giorno j coin -presso Omero. ^T'^i *<f* non vale che ikrs
(Odisi- 19- v- 84- ) j fenso anche di u;cazio
r , 1
Veri, 961 (Si^xi'vi; | Cosi sii qnesta_pjrola_lo Scoliaste : Timo , dice chiamarsi
Trinacria la Sicilia t parchi kf tre. promontprj : ma gli Storici dicono aver
Tri-
3*7
1470 Questo
sasso'
'
,..-:..*-*
In su la vetta il Re medesimo
-u"
, A
x.:
Che di Minerva aggavign le mani :
'o,V\< c
V- -.'.V!
' y.-t \-\:
?a8
APTONAYTIKGN
A.
' .
"
le Dee
.
..
.. -,
Sonvi inoltre pastori, vaghe Ninfe
, . . ' >-\~
Faetussa , e L.ampe\ia , che al Sole
lp erine fio Diva Neera
r* 07*. %uv<r | Lo Scoliaste ini ri ri rtytt rffc
9fionpr**&t*
Vedi Eolico Stefano nel Tesoro Li comuni Lettici non hanno che li com
posti .
\'/' *
V*Ti'f7+>
j2j
lucido oricalco .
stessi
di nuovo ad essi
T t
Sa-
23o
APTON A YTI KQ N
A.
'
rm- 1001. | la questo verso ripetuto il secondo del libi i-, ed 4 origina.
1 Untate tolto dal 706". 4i Onomaciito .
APTONAYTIKCN
A.
<iix<jy)tpoiGi
^ au'-rn
. .
...
al padre:
333
error
Fi-
334
PrONAYTIKGN
A.
335
di mio volere
ti dien figliuoli ,
d'onore.
suol, nati ;
son io , che i
genitor perdetti ,
Poeta quella figur, che i Retori con Greca yoce chiamino Sfochisi, o
sia turbatio ordini) , affine di rappresentar coti meglio il turbamente di
Medea >
H6
PrONAYTlKHN
A.
ttAAnr c/o^/
zrporiCdXXo(jt.xi vu&'xs xvrou's
tf%trXtoi cCrpoTzfns t(g\ xynXtts cucT ew
a/tTg/cte %t(vns ti ini yovxlx %t7pxs aWccns
JpHlULWi XtivOWtXP XfJJt\%XVOV a'AAc g 7ix<xi t
lojo , xZxs iXtlv /tA.t/uxirts t tfju'^xrt J^ov'pxlx KdX^ois%
&r<j> t' A/n'rp tj77tpnt>opt t-w dV fiLifhtfQt
nvopns erg /xovm x7:o{^r\yhrts ixert .
<Qs <pa/ro Xiccofin Tea? tP' ovrivx youvot^ono ,
os tu SxpvvttKtv pntfjuy x^ioutrxv .
ce/o*
ii^ilxi iimxs tv nxXxn.qti ,
Qdtfyxv r in xoXtw cdV Vyjtftrtxi xpayns
tv-
Vttf 104}* rsfy | Si sottointende /.t ; ed un' accusativo assoluto , che sta
in vece di l'Sa-rs 'V : maniera usata anche al v jq5- del primo La spie
gazione , che io ho seguito viene cos indicata dal Brunck : Timett itomi*
indignationem , quarti experturt estis 3 dedita me Aeetx acerbissimi* pleAenda
supplicis ' La aveva anche lo Stefano travveduta ad onta della mala intel
ligenza , che se ne tira dallo Scoliaste
Vers' 1057. t VxtK &: | Ho regolata la traduzione secondo la spiegazione
che ne d il Brunck : Si inijuum Medea pateretur judicium L' Artungo,
1' Hoelzlino , ed ij Shav sono ben lontani dalla vera intelligenza di questo
passo, miseramente da tutti e tre maltrattato
ultrice
il
presidio di munita
asilo ,
torre ,
medesmi il braccio.
di quanti
le faceva ,
duolo : e tutti
V v
338
APTONAYTIKfN
A.
Keri. iotf3- ; rar*p3s | Questa influenza che areva Arete coi suoi consigli
nelle deliberazioui del marito conforme a quanta ut abbiamo di essa
presso Omero Odisi- 7E guata Alcinoo fece sua consorte ,
E 1' onorava come niun altra
Su la tirra onorata delle donne ,
Quante ora tetto l' uom sono accasate c>
Che r.ulla anch' essa d buon senno ha d' uopo
uf guai tuoi bene , e agli uomin brighe scioglie
DELUARGONAUTICALIB.IV.
335
dall' opre
quiete
assonna ;
fusp
d* intorno
mentre si querela
'
man
via mi salva
questa dolente
ai Min; presta .
vicina ,
qui dimora,
V v 2
v '
'
Ned
34o
AP TO N A Y TI K Q N
A.
noi punto
Ma T abbiam solo
341
conosciamo ,
a nominar inteso .
priego ,
da
pria veneni
un nuovo male
1660 Giasone
Coi
la pesante
In sua casa
fu
poco fa di
qu non
lungi
U*
APrONAYTIKHN
A.
. :
tJ
4t7oik </Vhw<, nr/j ^g-ra' waav' cp/<rlr\
110$ eco'tTxi dv$p<7iot<rt , fmxtyfAv ouW
suVw .
7ia.pd>viKnv juSv ovcrxv , g<2" aVo' 7ixrp xo/xiwxt
ftim * AiHpOV T Ct/V /g/5/ 7iopQ<t.ivo\i<$a.v ,
cu ^a/j ? cu TreV/oj vo<rQ!<r<fojxa.t ou'dY > TS^g^An"
1IIO
345
ne godea
cosi poi
della moglie
lo spirto
le rispose.
sposo ,
344
APTONAYTIKfN
A.
au*
34f
suo si renda;
comune il letto
fuori ,
E V ambasciata sua
D'essi ciascuno
Perch fu
tosto compiuta ,
n'esult nell'alma;
Tom. IL
1' ara
X x
Aeni
Vits' lir- tKKtw iv \ip.in | Q^i nello Scolio si nota Porto Ittico da Ilio Jlglio
di Melile , * di Ercole Vedi la Osservazione al y 834 di questo libro
346
APrONAYTIK^N
A.
Veri' iiji xi/oii V A/xr-'U9M &c> I Quanto qui da Apollonio si dice di Alacri ,
figlia di Ariste, da altri si attribuisce ad Aristco ntedesimo, che si vuo
le aver lui stesso nell'Eubea nudrito Bacco* Fu questo sentimento adot
tato da Natale de' Conti in quel luogo del lb- 4 del suo Poema De Venaliane , nel qual luogo ha cettamente avuto presente questo del nostro
Poeta :
Fertur Aristxvs antrum kc ( in Enbxa ) coturni > virorum
Qui genus indocile , / viventum more ferarum
Glandibus , baecis , fornii sylvestribus , & gu*
Silva tult cultu nullius jussa coloni ,
Edocuit primus teneras armento per herbas
Fascere , quercus fumis pellentibus acas
Clauiere apes vacuo sub cortice ; primus olivum
Exprimere ex ole* frudus , lac cogier idem l
Nutrii hie Bacchum miro devinAus amore ,
Euboicas inter Nympkas , Dryadasque puellas &c
y#rj-H34- Nt/O'w'sv v7*\ Notissimo epiteto di Bacco , assai frequentemente^
usato dai Greci , e dai Latini Viene d3 Nisa Citt, dove vogliono i Mi
tologi aver avuto Bacco i natali ; su la situazione per della quale molto
da
347
nuzial
alla donzella
V arido
labbro ,
venne
X x 2
, ; .-. .r.
Vi
S4&
APrONAYTIKHN
A.
Pri. 1141 %on'< &c [ Fiacco nel lib- 3 v 158 inque sui sternuntur velieri* auro
Vers> 1149- *" >A t Atyc* o7c MeMi-i* | Nota qui lo Scoliaste esser
1' jE^o un fiume di Cotcira : ci6 che deve avvertirsi per non confonderlo
col Mar Egeo , di cui non pu qui intendersi; sebbene il nome di fiume
non disconvenga in bocca dei Poeti Greci anche al mare Aggiunge poi Io
stesso Scoliaste esser lo xeno fiume Egeo quello che per padre di Mei ite
lo stesso Poeta nostro ha mentovato disopra : la qual Melice fu poi madre
' Ilio Da questa forse derivato il nome a quel monte di Coreira , che
qui s dice Melitejo ; quando col Cluverio non voglia dirsi derivato piut
tosto da Melica ( ora Malta ) antica sede secondo lui de'Feaci
Veri- uff. THvip.ncu ixvii &c | Questo modesto ripiego di far colle vesti dalle
Ninfe coprire l'atto di cui si tratta sente dell'altro simile introdotto allo
stesso fine da Onoiuacrito ( v> 1 jjj. ) :
Tarn.
349
le nozze .
ne portan da lor
Ed all' intorno
gi raccolti :
tutte le circonda
disio
figlie
altre ;
aveva spinto
" . .. r .
... .
man vibrando
3J0
APrONAYTIKHN
A.
'
Hj
ai/UL(ipo(ftourtv <Lvzpxp(jt.ivt\ (pxtfft
Aug KtXxtvw uvHfx
rpos ai
iysA.xcro'xv
rivs vriffoio {c/i\ fptfriiffcfxt XTrtofav
xrpxnnoi mm v A>i &po'os eo'KSJ' xyvixs '
tu'-
351
nemici il stuolo
. .
giubilo sebbene
i
E co-
35*
APrONAYTIKGN
A.
ZkoS 7tCpyaiv
"
...
K*rj 1178- ?<x*(TTiA.ov | Questo epiteto , che applicato allo scettro proprio di
Apollonio specifica quello scettro, che non di maest, e d'impero eia se
gno, ma di giurisdizione , e di giudicatura : comune per conseguenza a tutti
li giudici nell'atto di giudicare Di questo scettro intende Virgilio di par
lare, quando disse di Priamo ( jgn> 7> 146- ) :
Hoc Priami gettameli trat , curn jura vocatis
More darei populis
di lontano
Y y
Chi
Veti' ii8o^ | In questo verso specialmente , come in tutto questo pasto aveva
Apollonio presente il principio del lib 8 dell' Odi* , dove si legge fra
l'altre cose:
Cos dicendo precedette Alcinoo ,
JE insieme segui ano gli scettrati
354
.APrONAYTIKQN
dpvav aw'Acoj' , o
A.
fMftyds
W tfQi'ftv OiaCypow
3$$
spose
se in mente
Ad Agamennon non avesse posto
La divina Giunon
Que-
35<5
APrONAYTIKON
A.
la 1$ ovptx , Nicrtx/ous t, j^j QpiHov UfxtyixffQxi LWx tx (xiv clilftovros ci</V xwos ru$>r\. .
Mo/pxUV
Ven* tiri E(J5tJp?|* | Sovra questo iu>me cos lo Scofiaite Efira l detta Cariate
da EJra figlia di Epimeteo ; ovrtro secondo Eumelo dell* Oceano , e di Te
li ; moglie di Epimeteo< Comunque sia di questa Mitologica etimologi.!
per Efira nominata Coriaco nel 6- dell' 11* e tra le varie Citt, alle.
quali comune questo nome Stiabone pure , e lo Stefano vi annoveran
anche Cotinto Io pei maggire chiarezza re lo ho nella traduzione aggina^
to . Anche Vellejo Patercolo lib t cap. j Corinthum , oui antea fuerat
Ephjre
Veri \ i\6> i\\ ri ftv yrf^avroj | Nello Scolio si spiega qnesta espressione
per f*.sr noKOv yj>&w post multai* tempus : e trovasi verificata in qualun
que sistema di Cronologia si voglia seguire j come si vedr nelle Osser
vazioni
Yits' iii7> in xmiti &c J Consentono- presso a poco con questo passo le pre
cise paile di Timeo presso lo Scoliaste ; U quale dopo aver detto seguite
357
, .
Consumate si sanno ,
fermamente
-,
ebber ci 'nteso ,
nativi ;
?$3
APrONAYTIKON
A.
. e/ o*' xvifxoio
mora di quelle nn^c sono state innalzate una alle Ifinf , P altra alle 2fireidi Apollonio fa quesc' ultima dedicata in vece alle Pacche
Vtrt' iii8 Noptoio | Soprannome di Apollo , che trovasi presso Teocrito' nell'
Idil- xf> al ve presso Callimaco nell'Inn- ad Apollo r 47- Secondo
il pi comun sentimento viene da >V/**> pasco , o perch Apollo , come
dice il citato Callimaco
in Anfritto
Le aggiogate cavali a pascer ebbi
o secondo Macrobio ( Saturo, lib. i< cap- iy) perch Apollo, o il Sole
pateit omnia qua terra progenerai Lo Scoliaste per su questo passo gli di
un' altra totalmente diversa derivazione , facendolo prevenire da w'/wc legge;
perch nari :/auo juxta legem sia stato da Alcinoo pronunciato il suo giu
dizio Io su la dubieta di questa etimologia per lasciarne , come nei
Greco , indeterminato il significato , ho lasciata senza volgatizzarla nella
sua originalit la voce
Vetf n*8. H>i) i*t -ori Afurptxouv | Alla diligenza del Brunck qui sfug
gito un etrorc ad testo, che sebbene abbia per la legge propostami voluto
lascia-
DELL'ARGONAUTICALTB.IV.
Quegli aitar
359
fiato
Avean
Non che
36o
APrONAYTIKfN
A.
stretto il passaggio ,
della carena ,
gli Eroi
sbalzar di nave ;
non
altro
Z z
362
APTONAYTIKGN
A.
mar limoso,
364
PTON A\ TIKX2N
A.
Vus it8o. e isgyt | Pu dirsi di questo passo ci che disse di art simile luogo
in Omero ( II- 14) il Pope , non essere cio questo un vano accozzamen
to di similitudini una su l'altra, che perder faccia 1' idea principale : ma
bene il naturai prodotto di una immaginazione , che nello sforzarsi di es
primere fortemente qualcosa, non trova idea , che adequatamele vi cor
risponda , e cerca moltiplicandone le comparazioni di supplire al difetto
Felicissimo in questo luogo il nostro Poeta ; difeso per questa union di
similitudini dal passo sopraccitato di Omero , e posteriormente imitato pres
so i Latini da Virgilio nel 4- della Georg v- i6iFrigidus ut quondam sjfois immurmutat Auster ,
Ut mare sclluitum stridei refluentibus undis ,
JEstuat ut clausis rapidus fornacibus ignis
E presso gl'Italiani dal Tasso ( Gerus liber* caruse* M>*
Rapido s che torbida procella
Va' tafmoti monti esce pi tarda ;
Fin-
%6<i
acqua ,
voci
Vfj.
di guerra , o peste
166
APTONAYTIKON
A.
367
mani , e insieme
;
ognuno
testa
mattin giacendo
chio , di AfeVtS , ed usato altrove dal Poeta j e da Oppiano pure nel 4* dell'
Al v- 3 37Vers' 1196- jcs/jcM | Vi ho aggiunto nella traduzione l'epiteto di Feaci, per in
dicate, che erano quelle dodici serve donate da Arete a Medea: indicazio.
ne che dopo l'Artungo ha pure il Brunc.lt creduta a questo luogo neces
saria
368
APrONAYTIK&N
A.
369
piume rivestiti
V aria : o
come su le sponde
polve ravvolgendo
D' omei
tutta la notte
A a a
Era
Vers' ijoo rt^opoi | Qui secondo Io Scoliaste, cui si uniforma l'autore del
G- Et , si prende questa voce per t<po/>ot da ttyopiu inspco , obtervo
Veti' i)ti.
| Verbo adoperato per la medesima azione da Callimaco
nell'Inno a Giove v- 17*
I
toxow
hiuer* yyrkrtuf*
lo
APTONAYTIKQN
A.
rri ijn ti'oirKat | Allo Scoliaste, che spiega quesra foce per *es t*s e
xitsu circa oves versante* applaude, e vi si unisce 1* Hoelzlino L'Arnal
do per, ed il Brunck facendola sinonima dell'aler al v I j j ?. tpvui.ovo'tiot
la spiegano per deserta kabitantes; ed io seguo la loro spiegazione: che
la medesima che darsi deve a questo stesso epiteto applicato da Pindaro a
Tritone nel v- 49- della quarta Pitica Per altro queste Ninfe qui da Apollo
nio accennate sono le stesse , d'elle quali si parla in quel frammento di Cal
limaco conservatoci dallo Scoliaste ; e cosi reso dal Bentlejo ;
O Heroing Lybyx domiti* , gutt 2/asamonem
Portum , O longas ripas inspicitis ,
Matti me* vitam prorogate
fin- 13*9.
$71
met trascorsa ,
acuti rai del Sole ;
terrestri Numi j
tanto ti maceri
noi
di solitudini
sciolga il volubile
Ci
Vttf ij<>. KyjuTitt | Lo Scoliaste qui nota , che per Achaide s'intende la
Tessaglia j e ne cita in prova quel verso d' Omero j
3-7a
13 30
APrONAYTIK&N
A.
t' V vXnir
confusi ,
373
374
APrONAYTIKHN
A.
Pri 1348* Tiptpttn aiytkn | Lo stesso che alyi'it , guam Lyiiss* ferunt pellem ,
dice Esichio . Rimarca il Brunck in questo passo , essere secondo la pi giu
sta propriet di costume , che fa Apollonio cosi vestite quelle Dee della Li
bia Infatti tal ne per appunto la descrizione] che ne fa Erodoto , d cui
giova qui riferire per intiero il luogo giusta la versione di Lorenzo Valla
( lib 4* ) Liifse multerei super vestem amiciuntur ayiq
captnis
pellibut non villots , fimbriatit , oc rubrca delibutis ; a guibus ayiMt capri'
ns pellibut tegiia denomnavere Grgci : del qual costume rende Ippocrate la
ragione nel non trovatsi nella Libia altro bestiame che capre e bovi Niceneto in un Epigramma inserito dal citato Brunck negli Anal- lib* I.
Bp<T<rcu , AipttD tpn Sxrtn alrt tfrtftt ,
eyih Xj s-piTvoti IjuripMat Ausimi
Eroi-
vidi ;
tutti stanno
nel sentirlo ,
37<J
PrONAYTIKnN
A.
ri/e-
P4rj 1 J64. AS, Ti pMnttn &c. I Di qui credono alcuni , che preso abbia Vis
itilo quel luogo ( ylfn j. fi7) S
Quatuw Aie (primum amen ) 71405 in gremiti vidi
Tondtntes campititi late , condor* nivali
Per altro sotto l' immagine di questo cavallo ha 1' Ab* Banier la non so
quanto fondata opinione di supporre , che si abbia da Apollonio voluto
allegoricamente indicare un vascello leggiero somministrato agli Argonauti
dagli abitanti di quelle cosce intesi per le Ninfe , o Dee della Libia ; affine
di guidatli fuor di quelle secche sino al Re di quel paese, figurato per Tr
tone , del quale in appresso* Vedi negli Acci dell' Ac dell' Ioscriz* e B- L
Tom- !* la sua quarta Meta* sugli Argonauti
Vti' \ \66> p<p<A<p>fc | L Scoliaste r*<piri(*i3tt 3/m|;<' reysCfywwe utrinjue co
alto
377
prodigio apparve .
'
veloce al corso ;
sua mente .
dome spalle
B b b
Ned,
pS
APTONAYTIKQN
A.
iT ^ o7uV
579
Pierie stesse ,
2130
Quindi
quelli afflitti
B b b 2
AriVitu 1 3^4
V4- | Ha cos emendata il Brunck la scorretta volgare^/
lezione, che avendo gti/aif, riferiva mal a proposito questo epiteto al se
guente sostantivo 3w)xS/> Per altro di questa aridit della Libia , che &
gi da tutti li Geogran predicata , cos Lucano lib*> v 583.
tata in fotltbuS Unix
Siccajue letiferis sguallenf strpenlius arva
38o
139$
APrONAYTIKGN
cTAf/fc ^t/n*a/p r
A.
xnvooi ck dY Xittovxw
Opqts
$8
aurati
giorno innanzi
suolo nato ;
ministre ; .
<
j8a
APrONAYTIKGN
A.
AJ^An
Per*. 1411 tKxrtvin; | Lo Scoliaste spiega questa voce per Slt/ff/ae sacrifici! j seb<
bene il suo originario significato ( anche per la sua etimologia rimarcata
da Ateneo lib>8 cap 16- ) sia convivium Cos infatti Suida, ed Esichio
promiscuamente la prendono. Io ho voluto nella traduzione farne sentire
ammendue li significati
Vtn* t*7 E(rxf/Di , ^)c, Aytoj | Sull'ultimo nome tutti quasi li Mitolo
gi si accordano Vi c variet nel primo detto da altri Esperusa , o Espertusa 1 ma molto pi si varia nel pronunciare il secondo , che Alcuni dicono
Aretkusa , altri jEttia , e presso Igiao /Etica , quando non sia guaste U
testo
383
flebil voce
j84
APrONAYTIKHN
A.
xrp oy
vttppov ipttvxs
Pm* i44< l'-J-ij max^^N | Espressione di Omero, che chiami li Trojani W<1
q%Mt ( II- ac 1-4. ) & tctt arricci , come traduce il Stiriti 1
pelle
C c c
386
A PTONAYTIKXN
A.
rir-. i4f. c V TBTf s-hv) &c- | Prese, cred'io, da questo luogo Virgilio'
quella comparazione del 4 deli'Eii' V'401'
yeluti ingentem formica farris acervum ,
Cum populant , kirmit memores , tedogue reponunt t
Jr nigrum campii agmen , prxdamjue per htrbas
ConvcAant calle angusto Oc
yiers.i+ff- xhKhtov &c> | Cos letto dal Brunck questo avverbio , esclusa la vol
gare lezione, che aveva tX>ixto , non ha che il significato di valde , multum , infinite &c : significato nel quale lo adopera in due luoghi anch'Esio
do Qui dunque non messo , che per rinforzare le idee delle due se
guenti parole* Io mi ho creduto lecito, conservando queste ultime , di
accrescerne la forza , colla disposizione , e col suono delle voci, e cos in
sie-
I
DELL' ARGQNAUTICA LIB. IV.
387
bagnate
terra
di stendere Linco ,
Libe-
388
APTONAYTIKON
A.
Mc7/)' ix/jLXtf<r& ,
ti rapir:
389
39o
APTON AYTIKX5N
A.
Vtrt 1490 Amu/atoto | Cosi pure detto Apollo nell' Inno Orfico , e da Cai*
limaco ldi' Inno medesimamente in Apoll. vip- Lo Scoliaste qui nota,
che sta per Delfico , perche Delfo si chiamava Licoria : colla quale ancori
ti si accorda quanto ne dice Strabone nel <? , e lo Stefano alla v< Avx*hx Altra etimologia per pare , che possa cavarsi da quanto racconta An
tonino Liberale nel cap*;o> che abbiano i lupi (At/xei) per ordine di
Apollo custodito , e allattato in una selva Mileto > frutto dei suoi amori con
Acaeailide* Vedi su questa favola le Osservazioni*
la difesa .
229$
l9z
APTONAYTIKrN
A.
1
at alttr ( Perseus )
Viperei referens spolium memorabile mtjutr
Aeri
di sangue
D d d
394
APT0NAYTIKX2N
A.
395
dolor contorto
a poco
D d d 2
Le
l96
APrONAVTIKflN
A.
a^Au'f.
fVeAAg
a scior pestifero
letargo
Gli penetr
terra gi piegate
con
eree zappe
intorno
Ma
poi qualora
nella nave
entraro ,
l9%
APTONAYTIKfN
A.
0/ cWs
^pouarx
cammina ,
raggio lo
scalda;
quel paese
dono .
4oo
APrONAYTIKGN
A.
401
drizzi
E e e
Che
402
APrONAYTIK^N
A.
repav
Pir*. if8. Tffrt t\^o{ &c- | Intricatissimo questo periodo , l'ordine additato
dal Brunck ne agevoli l'intelligenza Eccolo ro're (idest otky turtrt irpct,
to raVov , ^i i| /JfO'oi trpuft xKivtrcu >^ iyxvx voi) tKo fmtfMW
Ttra'ws-^
, Viv dir tb T/i5%ar!S yxwvoj rune ( idat cum ferventi
fueritis ad locum , ubi tetra aliarti in partem inclinatur , if cubitum consti'
tuit ) navigatto tuta erit vobis profciscentibus ai eo cuoitu preminente'
Io ho s-ccondo questa disposizione, e intelligenza regolata la mia tradu
zione
Veti' ij88 avTcifi y' wt; | Volgarmente leggesi w't| roi'mi Il Brunck ttova quell'avverbio ozioso, freddo, e inetto j e perci lo giudica spurio
Vi
40
Pelope persino
Voi dunque
si distende .
Ed
Vi sostituisce pertanto Zn.au j perch seguendo hVjfctvsc sa espresso cuinarri corporis parti knpesitum tripodem atstultrit : e ci con tanto maggior
fondamento quanto insolito usar il verbo Wfta assolutamente
4o4
A.
uV ,
grado scelse
soave
l'orgogliosa testa
al mar l'iva
spignendo innanzi.
4o6
APrONAYTIKflN
A.
Zopv'poto &4<Tkov .
1625 rip* <T' 77in xtnZv & f,ou > fxv^xmv n ^xXxtfotxv
HtxXifjLvnv cLthaves Oirip 77pov%oi>ros , H^ovro .
Arrlno. cV Zityvpof /ueV iXbtyiiv , nXv^s T' xupn
407
ricurvate punte
mare
4o8
APrONAYTIKN
A.
gV n
0/ 78 77ipXl(<St<S^Xl t/U,t\\0V
dv&pxfiv nt^&ioitfiv
40$
F f f
Di
4io
APrONAYTIKGN
A.
yvta. rifinito
confini
non sia .
dal lancio
fuori
4ia
PrONAYTIKDN
Afaovffns tHfjii^
A.
xXntf&s /outruv .
f1' x<f>r\Kx
fisn i6"67- plAffi I Volgarmente SeXye : ma ne giudica alieno il Brunck dal luo
go presente il suo significato La correzione che qui vi ha fatto si appog
gia a quattro codici , ed a due edizioni: ma pi vien confermata della ra
gionevolezza del senso , che ne risulta Jfon deliniendx ( diue egli > non
fallendo , non spendx erant Pare* , sed invocando Ho redolita la mia tra
duzione su V autoriti d'i questa nota: .
Vtrs> 1666- 2 vifii vfitv &.c | Forse tolto da Esiodo ( Op- D. v tot* ) :
i malatte agli uomini di giorno
di noltt da lor tenja chiamarsi
Vengono addirittura Oc
Fin 1 tf7 1 irflt J ' dell'ultima stravaganza il pensici dell' Hoelzlino , che.
prendendo questo verbo nell'ordinario suo significato di serro , sego vuole
alluso all' invenzione della sega attribuita a Talo , quando il Talo invento*
della sega totalmente diverso da questo di cui qui si tratta Deve dunque
secondo il Brunck qui prendersi *pt per vpu da x,tn3 inflo afflo; co
me potersi si cavare anche da Esichio , lo prova l'Alberti nella nota alla
413
a se la conducea
pe' banchi .
invoc le Parche
tre
con preci ,
orrendi
timor vedendo
maga al
poter
ceder dovette .
pietre
4i4
APrONAYTIKDN
TTStpx/Cf QrlvUfct
A.
Ctpvpy in cTg' Ot %p
4*5
lasciato in
piedi,
pi fermo da prima
Si sosteneva ; illanguidito
poi
notte
del
Minoide suolo ;
2585
4i<5
APrONAYTIKDN
A:
41
baratro
dove .
scintill splendore .
G g g
Mer-
4i8
APrONAYTIK^N
A.
Vets>7t6- Ai'yMrflv iti Scc | E' questo epteto d'Apollo registrato come
(aleda Esichio, su cui posso anche vedeisi i suoi Commentatori Viene
da oy/i>i fulgur j spiegato perci dall' Heyne ia Apolloi- per fugurator j spie
gazione , che ho io seguito nel volgarizzare a maggior chiarezza la voce
deca Che in questa occasione poi sia stato infatti dagli Argonauti in
signito Apollo di questo titolo lo riferisce anche presso Fozio Cononc nel
la Narraz 40- Di questo tempio dedicato ad Apollo Eglete in Anafe , fa
pur menzione Strabene nel X- Anaphe in qua A'gleta Apoliinii tst templum;
e ne cita un verso di Callimaco, che dice cosi :
Atgletem Anaphemgue , (ibi Spartana propnjuam
Thera , subii lingueus
il qual verso mal' Inteso da alcuni ha dato luogo a credere , che Callimaco
intendesse di un luogo di questo nome, quando non ha inteso, che d'in
dividuare Anafe col tempio in essa dedicato: equivoco scoperto dal Casaubono nelle note a Sttabone
Vtrt' 1717* Av(pi | L'origine di questo nome da dvx'pxlvu ostendo , apparite
facio , indica il suo valore , e l' idea che vi si vuole congiunta : quale ho io
cercato di esprimere colla voce Italiana appari^ior.e II futv nel verso se(Ipacate
41*
timor turbati.
serve di Medea
Nel-
4*o
APTONAYTIKflN
A.
unAa7j
1717. ex V yt/ w/Vtg &c- f Simile costume riferisce Paiisania essere prati
cato Dell' Acaia nelle fette di Cerere , la Misia (lib-7- ) vtrti templum "*{restii eoi mulicres , per vieti feminat viri multo cum risii mutuisquc excpiunt scortitnatibus
rrj- 1735- Vjiwae M*/!i; &c- | Ha ci relaione aHa opinione che avevano
{li antichi , ohe fossero li sogni in podest di Mercurio Omero fra gli al' Sri titoli che gli di, lo chiama anche ( Hymn- in Mete- V- 14- ) ftftfrs*?
ivtifU* duce di segni ; e Virgilio ( jn- 4- 144- ):
Dal somnos adimitque 1
Tttt' 1 7 j8- nCri K'/m | Volgarmente wipl' Questa correzione introdotta dal
Btunck insieme colla varia interpunzione di questo e del seguente vers
a limitar questo scaso Lcrymabatur , tamouam pue.Ua t jutd rem habuitstt
cum
4!
Quindi dal
Ridendo le
pungean con
t6l$ Dolce
E di
turpi voci,
nascendo,
Dal quale
cos le donne
funi
* -
di virginea forma ;
Poi,
4za
PrONAYTIKGN
A.
Firn* 174}- *i>|0xr3fo f Questo imperativo stato da Gio-Pierson ben sosti1 tuico alla volgare scorretta lezione T/cwir3iT9 , che contra il senso impor
ta un tempo passato Qui la gleba prega di essere consegnata alle Nerei"
di: lo che, spiegato da Giasone al v i7fo viene poi eseguito da Etilemo al vers> 1757 Questa corrispondenza e la prova di essere genuina la
correzione
Ven- 17 f 7< fixiv | Pindaro non di proposito e per l' Insinuazione di Giasone fa
gettata da Eufemo in mare la gleba, ma accidentalmente cadutagli , e di
spersa per lo mare, contra anzi 1' avvertimeli co di Medea , che la voleva
conservata Cos egli nella 4* Pitie*
vaticin]
questo di Febo
altri ,
degl' immortali
4*4
APrONAYTIK^N
A.
176?
IAXT
425
d' Eufemo
avvenne.
corso
ai lidi
lor certami
usan
coi pi leggieri
Tom. 11.
H h h
To-
naturarti sint rr.utatm i sed gvod formicarum in morem ferrarti fodientes in sax
stmen conjicerint , ut agrculturam exercirt pouent : 1/ quod laterum coAorum penuria in fostis habitatent Vedi su questo aome t c SU la sua ect
Biologia l'Hcync in Apoll- BibMib. } il- 6\
425
APrONAYTIKGN
A.
Firn. 1773* I^"-' /ms^wv &c | L'eruditissimo Sig- Abate Ennio Visconti del
cui consiglio mi sono utilmente setvito nel procurare questa edizione,
crede vada qui letto i'Aut' */!), vocativo forse cambiato dall'ignoranza
dei copisti in un genitivo per concordarlo col genitivo che segue A ci vi
s'induce dal riflesso , che falsa sarebbe l'indicazione, ed una lode scarsa,
e incompleta chiamando gli Argonauti itirpt d' Eroi beati . Falsa indica*
zione perch Ceneo , ed Eurito padri d' alcuni Argonauti , e nemici degl*
Iddii non erano fra gli Eroi beati : scarsa lode , ed incompleta perch gli
Argonauti erano almeno canto beati Eroi, quanto i lot genitori , anzi or
dinariamente pi di loro famosi i scarsa ancora, ed incompleta perch es
sendo la pi parte anzi forse tutti o figlj , o discendenti d' Iddii mal si en
comiano appellandoli solamente stirpe di beati Eroi . Al contrario chiaman
doli stirpe dei Dei , la indicazione vera , perch infatti di cutti gli Argo
nauti pu provarsi , che discendano dagli Dei ; ed alcuni anche immedia
tamente A maggior prova di questa felice conghiettura servir pu quel
verso di Catullo , che par una Urterai traduzione del presente;
HEROES salvete DIVVM GENVS
Se la propostami legge dell' uniformit non lo avesse impedito , averei i
trodotto questa lezione nel resto, e cos tradotto questo passo:
Ora 'l vostro favor da me s' implora ,
O voi , stirpe d* Udii , famosi Eroi
Ivi | E' qui Apollonio nel mostrar desiderio su la buona riuscir dei suoi versi
bn pi modesto della maggior parte degli Epici, presso quali si vedono
bene spesso sfacciatamente inserite eccessive lodi di se stessi Fra li molti
che cita, come lodatori di se stessi il Mazzoni ( Dif- di Dante lib i* 0 49- )
riflessibile Lucano , che osa di mettere il suo Poema in paragone dell'
iliade di Omero (lib-9- ) cos parlando di Cesare:
Uam siquid Latiis fas est promittere Afusis '
Quantum Smytnni duratimi vatis honoris
Ora il vostro
4aj
4z8
APrONAYTIKGN
4.
T E A O S
TQN AlIOAAfiNIOY APrONAYTIKGN .
"
FINE
DELL' ARGONAUTICA DI APOLLONIO .
419
431
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
QU ARTO.
Vtrf 8*- la Titanio Diva c> \ JLf O Scoliaste qui nota chiamarsi Titania U
Luna perch figlia di uno dei Titani , cio d'Iperione, che la ebbe da
Tia una anch' essa delle Titanidi ; vi cita l' autorit di Esiodo j ed infatti
i da questo , che gli antichi Mitologi trassero questa genealogia Il luogo
di Esiodo, non specificato dallo Scoliaste al vers- 371 della Teogonia,
eye dice:
Thia prateria Solemque magnum , lucentemque Lunam
Genuit congresso cum Ufftrioni in amor
L'autore degl* Inni Omerici . bench discordi nella madre , che chiama in
vece Eurifaessa , convien per con Esiodo nel far Iperlone , mio dei Tita
ni , padre del Sole, e della Luna, cos esprimendosi nell'Inno al Sole:
che prese Eurifaessa
jWo/fo famosa lptitan , iirocchia ,
Che a lui vaghi figliuoli partorio ,
JJ Aurora Iraccirosea , e la crinita
Luna , e il Sole infaticabile
1
Apollodoro nel primo della BibI al cap> a- segue intieramente il primo nel
far nascete da Iperione, e da Tia la Luna, ed il Sole; e secondo 1" au
torit di questo ammessa questa genealogia medesima nella seconda sua
Tavola Genealogica dall' Heyne Egli per questo che l'epiteto di Ti
tania qui dato dal Poeta alla Luna promiscuamente si vede dato presso al
tri Poeci a tutti li discendenti dal Sole : come tra gli altri a Circe detta
da Fiacco Titania , come dirsi potrebbe la stessa Medea Osserver final
mente non doversi coli' antica Mitologia su questo articolo confondere la
posteriore, nella quale come Soles quam multi proferuntur al dir di Cice
rone , cos anche varia se ne dor trovare la provenienza ; sinch poi nell'
ultimo stato, confuso il Sole , e la Luna con Apollo, e con Diana, ne
fu comunemente tenuta per madre Latona, e Giove per padre
V*rs- 88 Di Latmo l c- | Notissima la favola di Endimione , argomento
di questa breve digressione, nella quale si allude alla opinion che correva
M le magie Tessale , che ciedevinti potere
r e*
432
OSSERVAZIONI
"
calo deducere Lunam ;
e che in fondo non etano, che un abuso che facevano i periti dell'Astro
nomia , li quali conoscendo il preciso tempo dell' Ecclissi Lunarj , e poten
dole perci predire esattamente, davano ad intendere esserne cs:i coi loro
incantcsmi la causa : come di una certa Aglaonica figlia di Egemone ri
ferisce lo Scoliaste Per altro di Endimione si conviene nel farlo figlio
diAetlio, e di Calice j e nel farlo amato dalla Luna, che andava a visi
tarlo nella spelonca di Latmo , quando et l addormentato : della qual
favola cita lo Scoliaste per autori gli antichi Mitologi Esiodo, Pisandro ,
Acusilao , Ferecide, Saffo , e Nicandro Ne descrive Luciano questi amori
nel Dialogo di Venere, e della Luna j ove con molta grazia questa vien
rapptesentata abusarsi del sonno di Endimione, donde il proverbio: Endymionis scmnus , del qual Cicerone nel quinto de Finibus , e nel primo
delle Tusculane Eraclito nel cap- j8- del Libro De incrtditiiim , crede
intendersi per Endimione pastor quidam ignarus mulierum , ff rudis , quem
eutn mulier deperisse! a nescio quo interrogata , cu* illa esiet , respondit , Lu
na l ma un Anonimo a lui posteriore , pubblicato per la prima volta da
Leon Allacci, poi da Tom- Gale , crede la favola derivata dall'aversi que
sto Endimione dato per il ptimo a studiare il corso della Luna ; pet lo
quale studio passando senza dormire le notti ; dormiva poi tutto il gior
no : ideoque ( sono parole del citato Autore) Luna amore eum prosequi
dicebatur , tamquam qui Mi *b id studium gratus esiet E' da vedersi an
che Pausatila nel quinto, per quanto concerne a tutto ci che di vero,
e di Storico si ha su la persona di Endimione ; che come in atto di dor
mire vien rappresentato in una statua di eccellente antico scalpello, tro
vata non son molti anni nella Vilia Adriana , ed acquistata dal fu Re di
Svezia Finalmente per dire anche di Latino una paro/a , questo un
monte della Caria, o Jonia nell'Asia, Endymionis (dice Mela) a Lunm
ut feruta adamati fabula nebilis ; alle falde di cui vi era una Citt dello
stesso nome, detta alttimenti Eraclea, della quale Tolomeo, Strabone ,
Plinio , e lo Stefano, che cita su la indicata promiscuit di nome l'au
torit di Alcmane, antico Poeta- Dal detto monte, e dalla accennata fa
vola da Ovidio chiamato Endimione Lctmius heros ( Trist- * 244- ) ,
come Latmius venator da Fiacco
Vexf 186". Come glie lo ordin Mercurio stesso e* | Pare qui veramente Apol
lonio in contradizione con se stesso , dicendo in questo luogo sagrificato
l'ariete da Frisso per consiglio di Mercurio, quando innanzi in pi luo
ghi lo aveva detto , secondo il sentimento della maggior parte dei Mito
logi sagritcaco per consiglio dello stesso montone, dotato di favella uma
na .
SUL
LIBRO
CLU A R T 0 :
43^
Ili
Sic
4S4
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
QJJARTO.
43$
ejus in serpentium metu Le due iort di questa pianta indicate qui da Pli
nio sono pur conosciute dai moderni ; fra i quali per citarne il pi ovvio
pu vedersi Valraont de Bomare nel tuo Dizionario di Storia Naturale - Aggiugner per ultimo, che quanto su questo passo nota Io Scoliaste, essete
cio questa pianta dedicata ad Apollo, nulla ha, panni, che fare col passo
medesimo, che spiega ; giudizio, che c pure analogo al pronunciato dal
Btunclt rs- j7o- Per V altra parte Ve- | In questo viaggio di ritorno degli Argonauti,'
che qui s'incomincia a descrivere pu dirsi otiginale Apollonio, perch
( almeno quanto alla sua totalit ) non preceduto, che si sappia, da alcuno
Ho detto guanto alla sua totalit , perch il punto ch'entrati sieno , ed ab
biano navigato nel Mar Tirreno , e da esso usciti per lo stretto di Messina
nell'Ionio, questo punto, dico, sin da Omero si vede , come cosa al suo
tempo notoria , ricevuto , e quindi in appresso da tutti gli altri adottato ,
ma poi per quale ttada , come, e perch in detto Mar Tirreno penetrati,
questo ci, che resta tuttora oscuro, e nel che fra loro discordano gli
scrittori Argonautici Timagete, che lo Scoliaste asserisce essere stato se
guito da Apollonio, con assai confusa, ed oscura descrizione vuole, che l'Istro,
il quale secondo esso nasce nei monti Celtici ,, nel M.ire Celtico con un suo
ramo vada a sboccare , e che per esso sieno nel Tirreno entrati gli Argonauti
Egualmente strano Ecateo Milesio l conduce dal Fasi nell' Oceano , donde
nel Nilo a e da questo nel Tirreno Onomacrto con pi fantasia che verisimiglianza, ha immaginato, che usciti per la palude Meotide nell'Oceano Set
tentrionale girassero tutta l'Europa , per indi entrare per Je colonne d* Ercole ,
o Stretto di Gibilterra nel Mediterraneo Finalmente Apollonio con maggior
fjrado , parmij di credibilit li fa per l' Istro penetrati nell'Adriatico, e
da questo su per il P passati nel Rodano , donde nel Mare Ligustico , nel
Tirreno in appresso , e dopo nell'Ionio Di tutti questi viaggi io non mi
fermer, che sopra quest'ultimo, per difenderlo dalle accuse, che gli si
danno; ora per solamente dalle generali L' Abate Banier nel tacciar tut
ti in comune gli Scrittori Argonautici , viene in questo a tacciare anche
Apollonio, he a differenza degli errori , e delle avventure di Ulisse, che
formano il soggetto dell'Odissea, le avventure, ed errori degli Argonauti
nel- loro ritorno non abbiano n instruzione , n morale, e non sieno in so
stanza che una copia servile , e languida del modello eccellente di Omero
Su questa accusa sebbene potesse anche negarsi , che Apollonio imitato ab
bia in questo viaggio Omero , per essere di molto anteriore ad Omero stesso
la favola Argonautica , pure senza entrare su questo articolo , ci pott certo
.sostenersi , che quando anche vi si voglia accordare in Apollonio imitazione
Illa
di
436
OSSERVAZIONI
di Omero , questa non pott mai dirsi serrile , perch ami variata rappor
to ai luoghi , al modo , ed agli incidenti , come pu mostrar' il confronto }
c molto pi dovr accordarsi , contenere il racconto d'Apollonio distruzioni,
e morale. Medea giunta all' ultimo grado dell'empiet nel conspirar cort
Giasone all'assassinio del fratello mostra le conseguenze di* una passione non
frenata per tempo, e come una colpa prima ne porti altre seco, e sempre
maggiori La voluta espiazione da Giove , e dovutasi con tanti disagi ptoctirare , e con tanta umiliazione , insegna , che non possono sperare gli tic*,
mini, che nascosi restino alla divinit, ed impuniti i delitti. La corredi
Alcinoo , non che la persona sua e della moglie, la scola di un Popolo os
pitale , di un Re giusto , e di una Sovrana benefica Le peripezie sofferte
nella Libia servono di lezione per superare con pazienza, e coraggio li quasi
inevitabili ostacoli delle grandi imprese j e finalmente la favola di Talao ten
de nella sua allegoria a mettere sotto gli occhi gir effetti della umana fragi
lit ; insegnamenti questi tutti , e moralit, che smentiscono l'accusa- , che
a questa parte si d del Poema d' Apollonio Altra , e ph comunemente
datagli accusa quella d' inverisim-iglianza , e d' inesattezza nelle cose Geo
grafiche : dei qaali difetti si vuol macchiato questo viaggio del ritorno A
me per altro pare il contrario ; e prescindendo per ora dai due luoghi pi*
combattuti, che difender a parte, p armi che si possa in general sostenere
immune il viaggio Apo-lloniano da quei vizj , che caratterizzar possano il
suo Autore per inesperto nelle cose Geografiche, o violatore delle leggi del
verisimile Altro forse sarebbe il giudizio, che di detto viaggio farti se
in bocca fosse di uno Storico , o di un Geografo; ma nella bocca di un Poe
ta, e nella posizione in cui si trova rapporto all' intiero contesto del Poe
ma , credo poterlo asserire incensurabile, e tale appunto quale esser dove
va Aveva Apollonio mostrata la pi scrupolosa esattezza Geografica nell*
andata 3 ora avrebbe incontrata una insipida monotonia, se non cambiava
il ritorno , e se non cercava in esso quel meraviglioso , che l'anima della
Poesia Per renderlo poi verisimile , bastava che fosse possibile , e che fosse
stato creduto , o tale da potersi credere ; caratteri che vederemo non man
care ad ogni passo del viaggio di cui si tratta Omero, che pure il Prin
cipe della Geografia vien detto da Strabone, non ha incontrata simil taccia
nel complicatissimo viaggio di Ulisse , e nemmeno in quello di Menelao,
sebbene ammendue in qualche parte smentiti dai posteriori pi esatti<onIronti Geografici: e ci perch il Poeta deve fingere , nec fabulx ignorationis causa finguntur , dice il citato Strabone Su questo esempio pertanto, e
colla norma indicata, giudicato Apollonio, credo ne risulter che a torto ne
lo hanno perci ripreso il Casaubono , il Cluverio , ed il Vosiio , i quali da
lui
SUL
LIBRO
QJJARTO.
437
' lui esigevano ci che da un Poeta , senza che manchi alle regole dell' arte
propria , esigere n si pu , n si deve Osserver per ultimo su questo
viaggio in generale, che come nella sua totalit da nessuno stato , che si
sappia preceduto Apollonio, cos nessuno dei posteriori lo ha per intiero
adottato Di Fiacco non si pu precisamente sapere qual viaggio avesse im
maginato , perch rimasene imperfetto il Poema ; ma in ci gi comincia
va a di fi", rir da Apollonio , che fa alla bocca dell' Istro seguito il matrimo
nio di Giasone , l raggiunti gli Argonauti dai Colchidi sotto la condotta
di Absirto , c l nato fra quelli il pcnsiere di riconsegnar al fratello Medea
Is;ino non estende la sua narrazione di questo viaggio oltre di quanto av
venne, secondo Apollonio, fra gli Argonauti , e li Colchidi nell'Istria,
non senza per confondervi 1' andata loro in Cotf , che ben posteriore si
fa dal Poeta E finalmente Apollodoro niente parla della navigazione per
l' Istro; fa uccidere da Medea Absirto nell'atto di partire; fa oltrepassare
gli Argonauti V Eridano , e nomina, ma tumultuariamente , l'Isole Absirtidi , la Liguria ( o secondo altta lezione la Libia ) il paese dei Celti, eia
Sardegna per condurli nel Mar Tirreno ; riunendosi poi con Apollonio nella
maggior parte delle circostanze posteriori E questo quanto ho creduto
opportuno ossetvar in generale su questo viaggio , riserbandoini poi ad illu
strarne ad una ad una minutamente le parti
ytts>i9$' Potremo, l vero c. | Artifiziosamente qui principia Apollonio a
preparare la credibilit al maraviglioio dell' ideato viaggio La prima dispo
sizione era gi stata data nel vaticinio di Fineo : ora Argo viene a spiegar
lo , ed a precisarne il modo di eseguirlo colle cognizioni derivategli dall'
Egitto Onomactito senza alcuna preparazione fa quasi dal caso appiglia
tisi ad una nuova navigazione gli Argonauti ; perch incautamente inoltra
tisi contra la corrente su per lo Fasi Fiacco pure assai leggermente se la
passa su questo articolo , e fa non da altro indotti gli Argonauti a mutar
cammino, che dal consiglio di Ergino , non si s come informato del nuo
vo corso per l' Istro , che suggerisce di fare . Ad onta per altro di questa
maggior convenevolezza, e propriet in Apollonio trova l' erudito Signor
Conte Carli da riprenderlo , e collo sforzo della sua erudizione imprende a
provar non probabile, che su la predizione di Fineo, e su la relazione-
d'Argo s'inducessero gli Argonauti a mutare strada, e tentatile una nuo
va Io non voglio qui stare ad impugnare li suoi riflessi su questo articolo,
su li quali per potrebbe farsi qualche osservazione : ma dir solo in difesa
di Apollonio , che qui non si tratta della verit di un punto storico, ma
della verisimiglianza di una favola Poetica j e sosterr, che per questa nien
te resti a desiderare, per poterla dire preparata convenevolmente, e giustifi
cata
433
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
QUARTO.
439
avesse almen presso il Popolo voga al tempo di Apollonio j perch sostenuca da Manetone suo contemporaneo , allora in massimo credito nell'Egit
to ; la qual parentela , quando anche falsa, pur resteiebbe esser da tutti ac
cordata la sua provenienza dall' Egitto DiDeucalione poi, il primo Tra l
Re della Tessaglia , Io stesso nostro Poeta nel terzo lo fa figliuolo di Prome
teo , che quel desso , che vogliono fosse dal sopranominato Sesostri suo
zio lasciato dopo le sue vittorie in custodia del Monte Caucaso Finalmen
te per indicare una rimota antichit prende fra i Popoli quello di Arcadia*
Comune era questa opinione , che fossero gli Arcadi li pi anciahi Popoli
del Mondo ; onde terrigena; li chiama Licoftone , Strabone vetustissimo! Gre
carum , Manilio antiouos , e veteres Seneca Per questa medesima loro an
tichit si dava ad essi da alcuni il nome di Xfirtikiwu antelunari , perch esi
stenti si credevano avanti la formazion della Luna 3 bench di questo no
me altre ragioni da altri se ne adducono riferiti dallo Scoliaste : ed una inol
tre da Censorino , ove dice {De die Zfat' cap* io> ) In Achaia Arcaies
trhnestrem annum primo habuisse dicuntur j U ob id npoft'kwot adpellati i non,
vt quidam putant , quod ante sint nati, auam Lume astrum cielo esset Da
questa medesima vantata loto antichit ne viene l'attributo , che ad essi vien
dato in questo luogo di esseisi in que' primi tozzi tempi pasciuti di ghiande :
al quale attributo allude pure Licoftone in quella singolare espressione.
( vers. 480- )
- filiam glandis dapem
Torrtre suetos in calentibus focis l
cos resa da Giuseppe Scaligero Osserver per ultimo su questo passo, che
l'epiteto di Apidanesi, che d agli Arcadi Apollonio, dato pure vien loro
da Dionisio nel v-4tf
Arcades Apidanenses sub etho jugo Erimanthi ,
e che tanto Eustazio su questo passo , quanto lo Scoliaste d Apollonio
10 ripecono da Apide figlio di Foroneo ; il qual' Apide venuto dall'Epiro
nell' Arcadia diede a tutto il Peloponneso il nome di Apia , ed in par
ticolare agli Arcadi quello di Apidanesi - Strabone per crede, che il no
me di Apia convenga piuttosto all'Argia, e quello di Apidani (cos egli
11 chiama) agli Argivi j differenza, che Gulielmo Hill nelle sue Note a
Dionisio vuol conciliare , supponendo , che quel tal' Apide abbia su tutti e
due li paesi regnato
Tritonio fiume Oc- | Sopranome del Nilo , datogli anche gi da
ticofrone nel vers- 119. commentando il qual verso Gio- Tzetze da ci
lo deriva , che eie diverse denominazioni abbia in quei primi tempi avuto
quel fiume , di Oceano cio , di Ecco , e di Egitto , prima che 1' ultimo ac
qui
440
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
Q.UARTO;
441
ta la Colchde Questo fatco cos onorevole per gli Egiziani era della pi
-grande notoriet nelle Scorie : ed Erodoto principalmente tanto anteriore ad
Apollonio , e sin da allora in tanta riputazione, non mette dubbio , che colonia
a dirsi non abbia dell'Etnico la Celehide; incerco solo se ve l'abbia apposta
piantata Sesostri, o quasi accidentalmente i'abbian formata i soldati di quel
conquistatore coli trattenutisi nel loro ritorno: Hnc (cos dice lo Storico
nel lib* a. ) digressus retro abiit , posquam ad Pasin susedit , quid dein.ceps non habeo quod dicam , an ipte rex Sesostris , diviso tuo exercitu aliquan~
tulum copiarum reliquerit ad eam regionem incolendam , an aliqui militum pertasi peregrinationis circa fluvium Vhasin substiterint j, Ham Colchi videntur
A'gyptii esse : quod ipse prius notum , quam ex aliis auditum refero Oc Am
misero in -seguito la verit di questo fatto varj altri Scrittori, come fra i
Cteci Scimno Chio citato dallo Scoliaste in un luogo della sua Opera__
( ora perduta ) , ove parlava dell'Asia; Diodoro Siculo nel primo della Biblcoli' asserire , che Sesostri iti multis Agyptiis juxta Mxotim paludem rtlilis
Colchorum genti origjnem dediti e Strabone , che nel lib* li* dimostrata
dice da molti. Colchorum cum Agypriis cognationem \ fra i Latini poi Flac.co, che sebbene vatj neli' occasione pure fa dagli Egizj provenienti i .Colchi
in quel luogo ( r-4i8^)j
'I
cunabula gentis
Colchidos hc ortusque meusi ut prima Sesostris
Itxtulerit rex iella Getis , ut clade suorum
Territus Kos Thebas , paUiumque reducat ad amnem *,
Phasidis hos impostai agris , Colchoique vocari
lmperet
442
OSSERVAZIONI
mente passava la Colchide ; e per colonia in quel paese lasciatavi da Sesotri Ora s questo Sesostri , e su la sua epoca vatj sono i sentimenti degli
eruditi ; de' quali non dispiacer forse averne qui qualche idea, uno questo
essendo dei punti pi interessanti nella Cronologia , e nel tempo stesso neces
sario a dilucidarsi per la intelligenza di questo passo Il Cav Gio-Marshana
lo vuole lo stesso che il Sesac .della Scrittura , che vinse Roboamo , ed en
tr vittorioso nella Giudea , come nel libro terzo de' Re al cap 14* Comb.itre questa opinione il Perizonio , e vuole invece provare Sesostri lo stesso
cheSethosi) e quanto al tempo lo fa ben pi antico di quello, che lo fa
cesse il Marshain , perch contemporaneo al governo dei Giudici Il Whistoa
si sforza di mostrarlo il medesimo col Faraone della Scrittura, sommerso
nel Mar Rosso, e corrispondente al Tifone della Favola fulminato da Gio
ve, e sepellito nel lago Serbonio, di cui se n' detta qualcosa nelle Osser*
vazion sul libro secondo Finalmente il Newton sostenendo essere Sesostri lo
stesso coli' Osiride degli Egiziani, e col Bacco dei Greci, lo mette per tutti
i confronti del suo sistema di una sola generazione anteriore alla spedizione
Argonautica, o ci, che secondo lui riviene allo stesso , 400 anni prima del
viaggio di Solone per l'Egitto , e precisamente circa l'anno 970- avanti Cri
sto Io che sino da principio ho creduto la pi -di tutte adattabile al Poe
ma d'Apollonio la Cronologia Newtoniana , credo non dovermene neppur in
questo articolo dipartire ; niuna difficolti facendomi , che metta qui in boc
ca d' Argo enervi passato gran tempo di me^o , cio essere assai pi antica
della spedizione Argonautica la fondazione della colonia Colchide La con
ciliazione mi sembra agevole, col dire, che ha voluto anche in questo
Apollonio secondare il genio degli Egiziani, trasportando con un Poetico anacronismo pi addietro assai del vero il tempo di Sesostri; giacch coti in*
fatto facevano li Sacerdoti Egiziani, che al dire del citato Newton nel c- *
della sua CronoN in ausi 400 anni, che passarono tra Solone, e Sesostri
- ' magnificarono cos eccessivamente le Storie , e l' antichit dei loro Dei da
farli di nove mila anni pi vecchi di Solone Da ci ancora io credo deri
vare, e non dalle ragioni adotte dall' Hoelzlino , la soppressione , che qui
si fa dal Poeta, del nome di Sesostri , per coprire cio cos meglio la con
fusione che far voleva dell' Epoca, senza andare scopertamente di fronte
co ima la verit, che ignota anche al suo tempo non sar stata alli pi il
luminati, e men perci prevenuti dai pregiudizj della Nazione
Virs- 4ji> le colonne \ E' precisamente secondo il costume della Nazione Egizia
na , donde abbiamo test veduti derivati li Colchi , che qui si deve spiegare
la voce xJft3a; posteriormente presso li Greci suscettibile d'altri significati,
per colonne; perch infatti lo scrivere , delincare, o scolpire su colonne era
uno
SUL
LIBRO
Q.UARTO.
44j
Mito dei pi antichi modi ne' quali la scienza di quella Nazione si conser
vava Una delle due colonne di Sec, delle quali parla Giuseppe Ebreo
come contenenti memorie antediluviane , si vuole da pi eruditi , fra I
quali il Dodwello , ricrovata nell'Egitto, indicato, si pretende, dal cita
to Giuseppe per la terra Siriade Egiziane pure erano le colonne, che sotto
il nome si conoscono di Mercurio, di Ermete , o di Tot; e da queste si
lice abbiano appreso le scienze Pitagora , Platone , ed altri ; quindi San
coniatone, e nei tempi al Poeta nostto vicini, Manetone , Diodoro Siculo
Galeno , jamblico , Proclo , ed altri parlano di queste colonne , depositarie
presso gli Egizj delle loro Scienze j citati questi in gran numero dal Fabricio nel cap* 1 1 del lib* i. della Bibl- Gr- , che degno da consultarsi sii
questo proposito * Dall' Egitto pass in altri Popoli il costume di scrivere;
e scolpire su pietre, tavole, od altro, di qualunque figura fossero , scienti*
fict ritrovati, o leggi; onde de' Babilonesi riferisce Plinio (7. if*)> che
avevano annorum obiervationei iiderum cocilibut laterculis imcriptas ; e dei
Greci abbiamo su l' autorit di Apollodoro citato da Arpocrazione , che
crivevano le leggi appartenenti a cose civili , e sacre su certe pietre , o
tavole triangolari perpendicolarmente erette , che appunto xvp&rtt eran dette
dalla punta, in cui terminavano , come Sjowj, secondo la differenza rimar
cata da Suida , dicevanii quelle pietre , o tavole quadrate , su le quali era
no scritte le leggi spettanti a cose private Ma tornando alle colonne la
sciate in Ea da Sesostri , delle quali qui si parla , fossero esse delineate , o
scritte , pu credersi , che Apollonio abbia col far di queste menzione , vo
luto rimarcare doversi agli Egiziani fra tante scienze, ed arti i principi
ancora della Geografia , e l'uso delle carte Geografiche , come infatto', fon
dato s questi versi appunto, da Sesostri, e da queste colonne li ripete il
Moutucla nella sua Storia delle Mattai* lib- j cap- fVtxi> 440- litro di nome J Come non vi ha dubbio alcuno sul moderno nome
di questo fiume , detto ora generalmente Danubio ; cos molto ve ne fra
gli eruditi su l'antico, trovandosi promiscuamente chiamato ed Istro , e
Danubio j onde Ovidio lo disse bnominem ( De Ponto lib- ! ep- 8- ) :
- urbi tipce vicina binominit litri
Molti hanno adotcato la distinzione . che nella parte superiore , e verso la
sorgente Danubio fosse il vero suo nome , Istro poi nella inferiore e verso
le bocche; distinzione, che vien da Strattone , ove dice nel lib- 8- Fluminii superiore* parta, ante venus fontei sunt , Danubium dixerunt ad catara/ras
usgue , qute maxime per Djco ferunt ; inferiore* ad Pontum VIflit, quai Getx accolunt Istrum adp elianti seguito questo in appresso da Mela, e da al
tri Forse per pi vero i, che il primo originario nome presso gli antichi
K k k *
no
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4?i
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che due ; ma pi erano certo , sebbene sul loro numero qualche variet
vi sia fra li Geografi Sette ne conta Strabone , e con lui si accorda Am
pliano , e Mela : Dionisio, ed Arriano cinque, e Plinio sei; difterenza_i
non grande, e che, pu dipendere da temporanee circostanze , e dal modo
diverso di osservarle* Le due , che qui fanno ai nostro proposito , e che
vengono a corrispondere alla terza , e quarta, si stabiliscono da Arriano, e
dal citato autore del Periplo del Ponto Eussino fra loro distanti fio-stadj ,
che formavano sette miglia , e mezzo Romane Di tanto dunque almeno
vengono ad aver allungata gli Argonauti la loro strada su quella , che
anteriormente si dice aver presa li Colchidi , entrati , come si fanno , nell*
Istro per la bocca inferiore , o meridionale
Veti- 404- 2v* gli Sciti Oc- \ Per esprimere poeticamente Apollonio, che non
prima era stato navigato l' Istro oa barche marine , dice nuova la vista di
esse per li popoli adja:enri , fra i quali alcuni tumultuariamente ne nomi
na Quanto alli primi , cio agli Sciti mescolati colli Traci se n' detto
qualcosa sul vers> 44.^ , dove si mostrato essere questi verisimilmente
gli abitanti di quella Regione , che Strabone chiama piccola Sciita Dei
Siginiil poco, che ne abbiamo, lo dobbiamo ad Erodoto , che sebbene con
qualche incertezza, pur qualcosa ne dice nel quinto ; perch ohre quali
ficarli pe' soli Popoli , che trans htrum vagarli- , ignotamoue plagam in'
colunt 1 aggiunge che limitrofi sono dei Veneri, che abitano il bordo
dell'Adriatico, e che si credono coloni dei Medi Nulla dunque han cor
questi che fare n li Sigini , che nomina lo Stefano come Egiziani, n li
Sigimni da Onomacrito ( Argon- v- '7f4 ) messi verso la Colchide , e cre
duti dal Gesnero una colonia degli ora detti Sigini dello Stefano , male,*
parete suo , inteso da Luca Holstenio e dal Rychio ; n finalmente quei Sh
gini, de' quali parla Strabone nell'n0-, come popoli dell'Asia, abitanti sui
Caucaso - Seguono fra li qui nominari dal Poeta li Grauceni } ma di que
sti nessuna ho sinora trovata menzione appresso d'altri, solo collocati
dall' Ortelio nella carta sua Argoaautica, forse per anche da esso senza
fondamento Dei Sindi la trovo ; non per bastante ad illustrare ripasso
presente rapporto alla lor situazione; poich quanti ne parlano dietro adi
Erodoto , che ne il primo nel lib 4- tutti si accordano a collocarli pres40 il Bosforo Cimmerio fra la Palude Meotide , e il Ponto Eussino Cosi
Strabone , che framschiati li fa colli Meotidi ; cos Mela , che li met
te in confinio Mxotidis; cos lo Stefano , che gli enuncia posti a meridie
Mxotidis paludis ; e cosi gli altri Geografi , che ci sono rimasi , conformi
questi all'autorit di El Unico citato dallo Scoliaste, che cos si esprime?
Chi navica per lo Bosforo incontra li Sindi } e sopra guati risano li Meo-
SUL
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QUARTO; ^
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Tomi , o Tomeo alla bocca dell' Istro , cos anche detti, secondo lo Stefa
no , da rffMW seco per questo sbranamento di membra :
quia fertur in ilio
Membra soror fratris consecuisse sul
dice il citato Ovidio nella El- o- del lib- } Trist- : Etimologia per negati
dagli stessi Tomesii, che la ripetono invece dall' Eroe Tomo impresso nelle
loro Medaglie Finalmente l'opinione adottata dal nostro Poeta, che_>
niente peccare contra la verisimiglianza vien provato dalle prove medesime
addotte in giustificazione del viaggio , se precisamente s'ignora qual' ab
bia fondamento di anterioti autorit, ha per certo avuto molti seguaci
ne* posteriori Scrittori Igino fra gli altri nella fav ij- segue appuntino
Apollonio colla sola differenza , che fa prima gli Argonauti approdati a
Corf , e che non a Diana, ma a Minerva fa dedicata l'Isola, e il tem
pio, presso cui segu per man di Giasone l'uceisione predetta Strabone ,
Plinio , Eustazio in Dioif , e lo Stefano possono tutti contarsi per fautori d
questa opinione; mentre tutti derivano da questa morte ivi seguita l'eti
mologia del nome di quell'Isola A proposito per della qual' etimologia
non 4 da tacersi"il pcnsiere dell'Ab Carli , che trovando presso Cicerone ,
e presso Giusrino*dato all'ucciso fratello di Medea, il nome d Egialto ,
crede piuttosto a lui dall' anterior nome dell' Isole derivato quello di Absirto , che da esso nominate l'Isole medesime Ma questo pensiere per
nulla pu combinar con Apollonio presso" cui Absirto l'originario nome
di questo fratello di Medea : nome anche confermato dall' autoriti ben pi
rispettabile , perch tanto pi antica , di Onomacrito , dal quale pur cos
nominato Ci bens non discrederei , che applicata la voce appellativa
J^OiSJC, che per la sua composizione pu valere dietro il monte, o retro'
fluente, a qualche altra Citti , od Isola, la somiglianza del nome abbia
moltiplicato i luoghi , e generata qualche confusione sul sito di questo
omicidio , che conseguentemente e stato creduto aver dato il nome a quei
varj altri paesi ; locch aver pu luogo per quell' Apsoro , che lo Stefano
fa Citti dell' Illirio,, o per quelle Absirtidi che lo stesso su l'autorit di
Arriano mette nel Ponto Eussino ; quando piuttosto non voglia dirsi, che
dopo l'omicidio stesso altri luoghi in varj siti sieno stati fondati da quel
le colonie di Colchi , qu e l sparse posteriormente , e dal nome chiama
ti del figlio del loro Re , e gii lor condotttere Absirto
Veri- 7 5 y Giasone allora bc | Lo Scoliaste su questo passo spiega cos questo
costume degli antichi Greci : Quelli , che uccidevano con inganno antica
mente tagliavano le estremit del corpo morto , e pigliandole le mettevano al
eolio di lui dopo ricevendo il sangue di quello glie lo sputavano
M m ni 2
tr
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vers.
dove per quell'\X*c ho dimostrato intendersi quelle Liburni*
di , che prinre s' incontravano dopo il seno Politico , o Quamaro , dirim
petto alla presente Dalmazia* Ingenerale queste Isole sono note 'presso li
Geografi, come adiacenti alla Lituania , parte dell' antico Illirio fra I" Is
tria , e la Dalmazia propriamente detta ; e come pi o meno si vedono
stesi li confini della Liburnia , cos pi o meno si contano quelle Isole me
desime , che per sino a 40- fa ascendere Srrabone- Mela pi degli altri si
avvicina al nostro autore nella enumerazione , e nell'ordine di queste tre
prime nominate Isole , dove dice nel cap- 7- del lib- i> giusta la pi accu
rata lezione: In Adria Apsorai , Dyseelados , Aistrtis , Issa , Pifya Cfc- Ve
nendo poi in particolare ad ognuna delle tre qui nominate, dir d'Issa,
che dovendo esier questa per il contesto delle prime Liburnidi , esser non
pu quella, che il d' Anville fa corrispondere alla presente Lissa , che
delle ultime, e qnasi in faccia a Curzola , di cui il Poeta in appressoDeve esser dunque una piccola Isoletta , cui pet applicarsi non possono
le qualificazioni dell'altra, che nominata da Cesare , come di qualche ce
lebrit nella Storia de' Romani , detta da Strabone Liumicorum nabilissima, messa da Agatemero inter insigniores insula: justta oram Jllirii Que
sta confusione dei Geografi ben rimarcata dal Cellario nel cap* 8- del
libro terzo Quanto a Dischelado , fu dal Vossio negata la sua esistenza ,
credutosi un errore di Mela l'aver preso in questo passo di Apollonio per
nome proprio quello , che non secondo lui , che un' epiteto della sopranominata Issa , significante male sonans per lo strepito dell' onde Vi
resiste per, come ho fatto osservar nelle note, la duplicazton della copu
la j e questa ha fatto inclinare il Cellario a considerare come veramente
esistente fra le Liburnidi un'Isola di quel nome; seguito in questo dal
Brunck , che inoltre avanza , come una sua conghiettura , che la stessa sia
che Plinio chiama Cdadussa Finalmente la Pineta <]u nominata e un" ap
pellativo passato in proprio, ed applicato a vatj siti , che abbondano di
quel genere d'alberi , quale i l'altro luogo t che nel primo libro abbiamo
veduto stt le coste del Bosforo ; e qnali sono le Isole Pityusg del Mediterra
neo , delle quali Plinio nel lib- j Per altto, fuori del citato passo di Mela,
non ne ho altri trovato , dove sia nominata fra le Liburnidi un' Isola , che
come proprio abbia acquistato quel nome , n pu quindi stabilirsi a quale
or corrisponda
ri* 881- Corcira dove Oc- | Applica qui Apollonio a quest'Isola della Dal
mazia quella favola , che li posteriori, Diodoro Siculo, Pausania, lo Stefa
no , ed altri hanno applicata all' altra Corcira del Mar Ionio ( Corf ) d3
filli li pi non vogliono derivato a questa seconda quel nome , che per
N n n 1
esse
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OSSERVAZIONI
essere star fondata da coloni della prima. Ci per, che merita sa questo
proposito riflessione , che presso Omero non mai si trova dato alla odier
na Isola di Curai il nome di Corcira i ne mai presso lo stesso Apollonio ,
bench a lungo ne parli in appresso j locch porrebbe far credere, che ai
tempi di Omero , ed a quelli anche di Apollonio corresse 1' opinione , che
originariamente il nome di Corcira fosse piuttosto proprio dell'Isola della
Dalmazia, di qnello che dell' altra maggiore ; della quale li pi antichi
nomi etano Feacia , Selleria, eDrepano, come vedrassi Checch ne sia
per aler di ci , qui certo s' intende dal Poeta di quell'Isola, che cono
sciuta presso de' Geografi sotco il nome di Corcyra nigra $ della quale cosi
ne descrive Scillace la situazione : Vicina huic ( Melita: ) est alia ins*
la , cui nomcn Corcyra nigra
a Melita abest Stadiis XX' a Marilima regione Stadiis Vili-, e Scimno Chio , uniforme in questo a Stra
tone ne deriva da'Gnidii la provenienza cosi. ( v- 4*5-) :
yuaoue dicitur
Jigra Corcyra ouam Cnidii condiderunt
Tutti convengono li moderni , che corrisponda adesso all' Isola di Cttrzolaj
ed il suo terreno anche presentemente ferace in boscaglie mostra vera l'e
timologia accennata pur qui dal Poeti del suo soprannome di Nera , o
i~iV.:u;x presso li Greci . La favola poi toccata io questo passo degli amori
di Nettuno con Corcira figlia del fiume Asopo, cosi accennata da Pai*sania nel iib- %> Corcyram ouidem ( altrove la aveva annoverata fra le-
figliuole del fiume Asopo ) a 2Veptuno cognitam tradunt : tavola analoga a
quella, che abbiamo presso Igino di Egina altra figlia di Asopo amata da
Giove, la quale pur diede , come la sorella, il nome ad un'Isola Su la
Citt finalmente di Fiiunte , situata presso la sorgente dell' Asopo y e per
ci qui qualificata per patria di Corcira , Fiiunte dico, Citt deii' Apo
lide , vedi quanto ne abbiamo detto neJJa Osservazione sul vers-r7y. deb
primo
Veri- 8Sp- Melila | Non lontana dalla precedente, l'Isola, di cui ora si trat
ta , e per la quale si fanno passati gli Argonauti nello scorrere l'Adriati
co, Melila detta anticamente, ora Meleda L'antico nome le viene da
quella Melite, madre d'Ilio, Ninfa, della quale se ne sopra detto qual
cosa j incerto per restando se prima, o dopo glie lo abbia dato , che all'
altra Isola del medesimo nome (ora Malta) Isola pure notissima presso la
Sicilia - Della nostra dell'Adriatico intendono fra gli altri di parlare lo
Stefano, che la mette inter Epirum , Jtalom, e Plinio, che la dice:
inter Corcyram Melxnam , lllyricum , ed ammendue , uniformi in questo
a Callimaco, attribuiscono a quest'Isola la razza di que* famosi cani co
nosciti
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A proposito del qual Eridano, aggiunger, che con molta propriet il Poeta
cosi lo chiama, non essendo il nome di Padus, o P , che posteriore a
quello di Elidano ( qualunque siasene la sua derivazione ) , per quanto ne
asseriscono Diodoro Siculo , e Plinio dicendo Padus nulli omnium clatjtat
inferior , Grtecis di&us Eridanut Vedine su questo nome Tom* Mancher
nelle Note ad Igino Fav- if4 E' dunque almen quanto basta alla giustifi
cazione, e illustrazione d'Apollonio provato doversi ai contorni Padovani
applicare il sito della favolosa caduta di Fetonte; in essi per la fisica loro
costituzione potersi verificar quei fenomeni , che sotto il velo di detta fa
vola hanno voluto intendere li Mitologi ; e quei caratteri anche al d d'og
gi trovarvisi qui dal Poeta indicati
Vert' q\6' Le Jgliuolt del Sol Ite- | Relativa alla favola di Fetonte sopra es
posta, la favolosa origine dell'ambra gialla , o elettro , che qui si accen
na , e si fa , giusta i Mitologi, proveniente dal pianto delle di lui sorelle con
vertite in pioppi Anche in questa parte preceduto Apollonio da Euri
pide , e dall'autore sopra citato del libro Dt Mirai* Ani- , li quali ambe
due fanno nascere l'elettro in tiva dell' Eridano presso il mare Adriatico
dalle lagrime delle sorelle di Fetonte trasformate in pioppi; nascita, che
emblematicamente velata sotto 1' accennata favola tiene alla falsa idea, che
per la maggior parte avevano gli antichi dell'ambra gialla, che credevano
una gomma, o resina d'albero . Rettificatane dai moderni l'idea, e gene
ralmente conosciuto essere una sostanza bituminosa , di cui la base il pe
trolio separato per sotterranea effervescenza dalle terre, o tolte, rassodata;
poi col meschiarsi coll'acqua del mare, in cui le sia libero il lentamente flui
re: rettificatane, replico, cos l'idea , facile il comprendere, come un tempo
esser vi potesse ambra gialla presso il P , e come in appresso cessasse ;
senza che questa sopravvenuta cessazione potesse dar argomento di negare
la primiera sua esistenza Se si richiami alla memoria il primitivo stato di
quelle Isole, che secondo 1' abbracciato sistema dell' Abate Fortis si credo
no essere stati originariamente Vulcani , si concilier come un grado d
sotterranea effervescenza , esser vi poteste allora, atto alla necessaria separa
zione del petrolio ; scemato poi all' estinguersi dei Vulcani medesimi ? e se
inoltre si richiama alla memoria , che secondo lo stesso sistema per l'allon
tanamento del mare , per l'interrimento dei canali , e per l'alzamento dei
piani, sono quell' Isole passate nel continente , e trasformate in colli , facil
mente si spiegher come le cause stesse possano avere impedito al petrolio,
elemento primo dell' ambra gialla, di uscire dalie viscere della terra, ecoaie uscitone anche, possa essere stato attraversato il suo libero fluire nel
mare . Non pu dunque dal pi non raccogliersi ambra gialla presso il P
de
>t
OSSERVAZIONI;
dedursi , che mai non ne sa stata , e che la favola delle sorelle di Fetonte* /
emblematico velo del naturale fenomeno della formazione di questo bitume ,
non sia 3 quelle situazioni adattabile, come in aggravio di Apollonio , e
dei vero , hanno voluto alcuni sostenere; li quali per questo hanno anche
voluto trasportare 1' Elettridi, ed il teatro di questa favola nel Settentrio
ne . Non nego, che da col, e'precisamente dalle coste della Prussia da
antico tempo non si estragga l'ambra gialla , elettro, o succino, che si
chiami , ed accorder con Plinio , Il quale per non aveva di questo genere
un'idea netta, che certum sii gigni in uulit Septentrionalibus Oceani { mi
ci negher , che sia tanto antico il commercio dell' ambra gialla Germa
nica , quanto n' 1' uso dell' ambra gialla in genere Infatti troviamo pres
to Omero il monile di Penelope nel i8- ornato d' ambra gialla ; e per l'al
tra parte, Erodoto posteriore d' Omero di pi di quattro secoli , parla dell'
elettro del Settentrione dubitativamente Septentrio unde eleSrum venire narratur ; e Tacito degli Estii (Popoli del Baltico, i quali soli raccoglievano
il succino) dice, che sin' al suo tempo tanto poco ne conoscevano Spre
gio, che molte volte diu inter cetera ejeAamenta marti jacebot Se dunque
anteriore di molto l'uso dell'ambra gialla nell'Europa di quello, che
fosse nella Germania conosciuta , d' uopo che in altre part ancora si pr*
ducesse, e d' altronde si diffondesse : locch fede concilia a chi con Apol
lonio la fa originariamente provenire dal P : giacch quella della Sicilia ,
che adesso ne abbonda alle foci del fiume Simeto presso Catania , deve es
sere di pi recente data, perch presso nessun degli antichi n Latini, n
Greci nominata Vedi su l'ambra gialla il Dizionario di Storia Naturale del
Sig> Vallemont di Domare , e quello di Commercio dei Savary Aggiunger
qui per ultimo su questo proposito un'avvertenza usata in questo passo con
molto giudizio , e dottrina dal nostro Poeta Dopo aver sotto la favola
delle Elettridi accennata l'opinione di quelli, che facendo l'ambra gialla
gomma, o resina , la fan provenire dagli alberi, indica in appresso , coli'
additarne un' alrra provenienza , il dubbio, che avea su la prima j della cui
verit averan forse sin ai suo tempo dubitato gli osservatori pi diligenti
dietro al cenno , che dato ne aveva anche Teofrasto Questa seconda pro
venienza dunque, egli coprendola sotto un'altra favola, della quale in ap
presso i deriva dall' umido dei raggi solari simboleggiari per le lagrime di
Apollo j forse alludendo con ci al sentimento di Nicia , che al riferire d
Pli ilio , per 1' elettro soli$ radiomm succimi ntelligi voluit donde anche
forse pu essere derivata la etimologia d' elettro da ihimup Sole Questa
opinione se non ispiega adecquatamente la vera genesi dell' ambra gialla
pure vi si avvicina di molto, giacch sempre vero, che col calore o si
sup-
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supponga questo venir dal Cielo ( donde ogni sorte di foco ripetevano gli
antichi) , o si faccia questo sotterraneo, il piincipal ingrediente dell*
ambra gialla si sprigiona , e 1' ambra stessa si forma In bocca poi mette
. questa seconda provenienza de' Celti, cio di quei Celti, cui ad Adriani
incolebant , come li chiama Scrabone $ perch verisimile coli pi a
fondo indagarsi 1' origine dell'ambra gialla, dove pi essa a quei tempi
abbondava
Vitt'^O' che infatti egli infinite &c \ La favola qui accennata, quasi per in
tiero si ha, e con poca differenza presso Apollodoro nel lib-j della Biblio
teca - Il figlio di Apollo , del quale qui si parla , Esculapio , ch'ebbe da
Coronide nella Tessaglia , connotata qui per la Citt di Lacerti , e per lo
fiume Amiro , Citta , e fiume di quella Provincia , come rapporto a questo
ultimo pu anche vedersi sul v 88f del libro primo , e rapporto alla prima
pu riscontrarsi Pindaro nella Pit> } v fo- Di questa Coronide parlano
Apollodoro nel luogo citato, ed Igino nella Fav io- ma molto prima di
essi Pindaro nell'ora citata Pitica j> ed Omero nell'Inno ad Esculapio,
tutti accordandosi nel farla figliuola di Flegia , e madre di Esculapio, di
cui per altri fanno Arsi noe Meriti qui di essere riportato , come il pi
preciso , il passo liniero d' Omero , che cosi suona reso dal Salvia! :
liei morbi il medicante a cantar prenda
Esculapio Apolline .figliuolo ,
Che la divina partor Coroni
2^'rl Dojio campo , figlia del Re Flegia {
dove si noti espre sa la Tessaglia per la campo Doyo , messo pur nella j
Tessaglia da S trabone nel 9- su l'autorit di alcuni versi, che vi cita d
Esiodo Che poi Esculapio fulminato sia stato da Giove per lo smoderato
uso, che faceva dell' arte sua nella guarigione degli uomini; che quindi
Apollo sdegnato uccidesse li Ciclopi , che gli fabbricarono il fulmine; e
che per questo Giove lo minacciasse di gettarlo nel Tartaro, sono circo
stanze, che tutte tifetisce nel sopracitato luogo Apollodoro cosi: Jupiter
verttus , ne si mortalcs hanc medendi rationtm adipiscantur , su/i se riiibut
vietssim adjuverint , fulmine ipsum interfe.il- Quamobrem iratus Apollo r"j~
clopas , guod Joyifulmina comparassent > occidit : Jupiter in Tartarum jumjam
dejeAurus erati/c- e in piiie le aveva toccate Emipide, nel Prologo dell'
Alceste in bocca appunto d' Apollo :
E di ci la cagion Giove gi fue ,
Il qual uccise con ardente dardo
i
Fulminatogli in petto il figlio mio
Esculapio ; ouani' io d' ira avvampando
Tom- Ih
O o o
Li
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primo delle guerre Civili , <Jove parlando del viaggio di Pompeo per le_
Alpi dice : hauA longe a Rkodani , alque Eridani fondlli iter capii j e po
steriormente anche Raffaele Volacerrano nel terzo Jibro della sua Geografia:
Rhodanus , Eridanui una commiicentur est Alpibus fluente! iettiti alia via
in Oceanum. , alia in Adriaticutn linum deicendit Quanto poi al Reno,
che questo comune aver potesse col Rodano la sorgente, si rende credibile
dal vedersi appresso Geografi di nome, anche posteriori , rimarcata la pros
simit delle Juro fonti; come fra gli altri la rimarca Plinio , che li dice
nati: In eadem Apium tradii Da questo Reno inoltre , dice il Poeta,
passarono gli Argonauti in paludi, che si stendevano per lungo tratto per
lo paese dei Celti , circostanze ammeodue verificate in quelle regioni Poi
ch quanto al nome degli abitanti in quelle parti che qui si dicono Celti,
e venissimo , che sebben questo nome nella sua pi larga significazione com
prenda gli abitanti di una gran pane dell' Europa > pure peculiarmente
adoperato per indicare appunto gli abitatori delle rive del Reno : ci su
J* autorit di Sutda , che cos si esprime i Celta gentil nomen : qui Germani
dicuntur t utrimque Khenum jncoluntei Quanto poi alla qualit paludosa dei
terreni in quei siti, ed alla loro estensione abbiamo in comprovazione l'au
torit di Stratone , che covi ne parla nel 4* Rkenui quoque in magnai palue1 ejfunditur ; -e lo ripete nel 7 Frope hanc regionem tunt ortut litri , [f
Rheni , lacui inter utrosque situi, paludes a Rher.o effuia; Parimenti
quanto in appresso soggiunge pur il Poeta, che da queste paludi anda
vano gli Argonauti in pericolo di essere trasportati nell' Oceano , o in_
un seno dell'Oceano, si accorda perfettamente al vero, perch infatto
ncirOccauo , cio nel Germanico, v il Reno a sboccare 5 e da quella parte
l'Oceano stesso forma veramente molti seni, come Io attesta anche Ta
cito dicendo extera ( Germania:) Oceanui ambit latot tinut comple&tni
Passando poi al Rodano per lo di cui corso si fanno per la voce di Giu
none rivohi gli Argonauti , vero egualmente quanto qui si accenna sul
medesimo , e rapporto alle nazioni , che vi abitano intorno , e rapporto
alle sue foci* Di quelle nomina li Celti, e li Ligj Quanto alli primi
abbiamo poco fa rimarcata la immensa estensione dei Popoli , ai quali com
pete quel nome, fra i quali certamente vi sono gli antichi Galli, li quali
( dice Pausania in Attica ) : Celtas cum ipsi le , (uni olii eoi norninarunt
Dei Ligj poi (che ben devono distinguersi dai Ligj, Popoli della Germa
nia ) come situati nelle vicinanze di Marsiglia , e per appunto presso il
Rodano, fa menzione Erodoto nel 7 , e pi precisamente Svilisce sul piincipio del Periplo poit Rhodanum fluvium suM Ligyei Lo Stefano li chiama
L'gi'" i donde i Liguri - Finalmente quanto alle foci del Rodano, che
O o o x
sboc
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la cosa Stessa quasi coi medesimi termini ( lib T-) prrhibnt a strignteatis
concreti! , ovte Argonauta ibi fecerint , adirne durare variegato! in littre 'scru*
fulos Luca Holstenio quanto renato nelle cose di letteratura , altrettanto
meno instauro in quelle di Storia Naturale, fa gran meraviglia di aver tro
vato al suo approdar in queir Isola sassi cos colorati ; quando nn Natu
ralista arerebbe trovato ci semplicissimo in un' Isola , che timi sanno ab
bondante di gtanto , di quello specialmente variato di macchie nre, e
giallastre ; la qaal fisica qualit di quel terreno avranno appunto quei
sapienti antichi voluto simboleggiar colla Favola del sudore degli Argonau<rt finalmente il porto Atgoo, che qui si accenna ( una di quelle deno
minazioni lasciate dagli Argonauti), si trova pur mentovato nel citato
luogo di Strabone cosi: Ad Athaliam portus est Argous ab Argo navi sic
dirus , ut ajunt Eo enifn perhibtnt Jasonem navigasse Oirces domicilium
quxrcntem Presentemente corrisponde al Torto Ferrajo
Vers- 1013- ajtn d'Eva c- | Non senza qualche confusione , hanno gli antichi,
e moderni , Scrittori parlato di questo luogo Vi ha , come ho fatto osser
vare poco sopra al v.8oi-, chi lo confonde coli' Isola di Cai ipso ; altti
con Igino lo dicono Eharia ; ed altri , fra li quali il Ricci nella Disserta
zione Omerica f4- lo fanno Io stesso colla Citt di questo nome nella Colchide , dalia quale cos chiaramente lo distingue Strabone nel primo , do
ve parlando di Medea , e di Circe , dicej tongissime sunt dissitee alteraoue
earum in recessu Ponti , altera in Italia habitabat Omero , che pur non vi
ha dubbio collocarlo presso l' Italia, lo fa Isola; c dietro a lai Virgilio in
quel verso ( An- j- fio- ) j
Inferr.'iaue acus , Maeque instila Circe* i
ci che per in nessun modo convenirgli sostiene il Clnverio Piti per
conseguenza esatto , e pi preciso dice questo i nostro Poeta , che nel
mettere questo luogo su la spiaggia Tirrena , non mai lo nomina Isola :
d'accordo col quale , Apollodoro nel primo della Biblioteca : Etruriam prcelerveAi venerunt in Af'am , ubi cum Circie svpplicassent expiantwr Impos
sibile per altro non sarebbe , che Isola fosse stato una volta quel che dopo
divenne continente ; e questo essere infatto avvenuto, lo asserisce sull'autorit
di Vartone , Stvio sul citato verso di Virgilio: Qui nunc Circejus moni a
Chet dicitur , alienar. do , ut Varr dicit , Insula fuil nondum sicctis palw
dbus , qajc eam dividebant a continente . In questa supposizione corrispon
derebbe il sito dell' Ea Italica ( che dalla Colchica averi avuta la sut_j
provenienza , e il nome ) al sito del promontorio Circeo t ora motte Ciri-elio
nel Lazio Vedine presso il Clnverio e il Cellario quanti fra gli antichi
vi sono citati , che ne fanno menzione
48o
OSSERVAZIONI
Veri- ioi6- Quivi Circe trovar c- | E' stato Apollonio ncll' idea di queito
Episodio preceduto da Ouomacrito , che per nel sito varia dove trovassero
gli Argonauti Circe > ri li fa veramente da csu espiati , ma fa solo che lo
ro s' insegni da chi, e dove esser dovevano espiati in appresso Apollodoro
segue appttncino su qjesco articolo il Poeta nel luogo della Biblioteca , che
abbiamo citato nella Osservazione anteriore Per altro di questa Circe ,
quanto concerne alla sua genealogia , ed al modo , e motivo per cui tras
porcata dalla Colchide nell'Italia, se n' patlaco nelle Osservazioni sul lbJora qualcosa dee dirsi della sua magica virt, in questo passo toccata , d
trasformare gli uomini ia bestie La descrizione , che qui si fa di questa.
metamoiEo>i gi eseguita, c peculiare di Apollonio , e tiene ad un antico
sistema su la formazione dei mostri , combattuto da Lucrezio in quel luogo ,
che citato abbiamo nelle Note : giacch Omero , che pu dirsi originaria
mente imitato in tutto questo passo , non fa che accennar col facto stesso
della trasformazione il mezzo adoprato da Circe per eseguirla , ch'era la
bevanda di certo veleno , ed il tocco di certa verga Cos egli nel X dell'
Od. s. fi bevanda ,
E. col pan meicol veneni amari ....
e quei bevuto subito
Chiudea battuti con verga in porcili
Di porci aveano capi e voce , e corpo
setole
i ii
luogo imitato anche da Virgilio nel t
Quas hominum ex facie Dea sxva potentibus herbis
Jndutrat Circe in vultus ac terga ferarum
Vedi quanto diffusamente parla di questa favola Natale de' Conti , sotto la
quale si coprono secondo Eraclito licenziosi alice omenti di scaltra mere*
crice : quando piuttosto con Straberne non voglia dirsi accomodata la fa
vola a spiegare la peculiar fsica natura di quei siti creduti allora feraci di
radici, ed erbe venefiche- Cosi a questo proposito l'autore del libro De
Mirab' Audii' i halite moni est Circxus nomine , in quo veneni qutedam spi'
cies lethalis oritur : Jujus vii mtque nature , ut si quis ex ipso aspersus fue
tti , continuo concidat , ac calvus jjli iatur , membraque totius corporis defluant Quamobrem superficiem corporis defunclorum miseratione dignam in.
esse traditur i/cVer s' 109 Prima pertanto Oc- | E' propria di Apollonio nel suo intiero com
plesso questa descrizione del rito usato da Circe nella espiazione di Giaso
ne , e Medea Non se ne trova, eh' io sappia, altro esempio presso altri
Scrittori ; e questo fece , che strano paresse allo stesso Feizio , che sebbene
tan-
SUL
LIBRO
Q_UARTO.
481
tanto versato negli antichi autori , pure dopo averlo riferito , soggiunge es
sere mirum expiationis genus Ho detto per altro nel suo intiero complesso ;
perch quanto alla qualit della vittima, non nuovo nell'Antichit ve
derla usata; e specialmente nei sagritizj d'espiazione Abbiamo da Varr
ne, che la prima anzi di tutte le vittime sia srata il porco, passato poi ad
esserlo__pecu!iarmente nei sagrifizj di Celere , e nelle occasioni di concluder
trattati o di paci tra Popoli , o di sponsali fra grandi Cos egli ( De r*
rust' lib- % cap 4- ) : Sus Grtece dicitur cJ; , olim thisus didus ab ilio ver
bo quod dicunt Jsttv , quod est immolare Ab suillo enim genere pecoris irti'
molandi initium prirnum svmptum videtur l cujus vestigia , quod initiis Cereris porci immolantur , & quod initiis pacis fxdus cum feritur , porcus occidi*
tur , quod nuptiarum inilio antiqui reges , ac sublimes viri in Hetruria in
conjundione nuptiali nova nupta , (/ novus maritus prirnum porrum immolant :
colla quale autorit quanto all'Etimologia della voce sv%, sus consente^
Ateneo , che dice nel lib> o Quidam av dici putant quasi 60v quod sacri*
Jiciis apta sit Quell' istesso principio poi di conciliazione per cut sari
stata usata questa vittima ne' trattati di pace , o di alleanze , Io stesso dico
aver introdotto di usarla anche nelle espiazioni , nelle quali veniva a farsi
una specie di pace tra gli Dei vendicatori , e li luoghi , o persone macchiate
di colpe Che infatti nelle espiazioni si usasse to , oltre essere provato per
questo luogo di Apollonio, e del suo Scoliaste, ce lo attesta anche Snida
alla voce xxSiprix nello spiegarla cosi: Vidima lustralis . Trlos erat Atheniensibus parvi} porcellis quos KuHxpftx vocabant xx&pHv lustrare concionem ,
theatra , in universum omnes Populi conventus : locch ripete , e con
qualche maggior individuazione rapporto al modo di eseguir detta' espia
zione alla voce TS/MsVspj^o; , qui domum , concionem , uibem lustrai
Extrinsecus circumibant , unoquoque sacerdotum porcellum ferente Esichio
ancora ce ne fa testimonianza alla voce xtOiBpiu* , che secondo Iuivale/orcellum quo domum lustrabant in deprecationibus l e Polluce , che secondo la
sua vera lezione , cosi descrive 1' uffizio dei Peristiatchi ( lib- S- cap* 24* )
porcellis minoribus concionem , theatrum expiabant ; sul qual passo son
da vedersi le erudite annotazioni del Jungerman, e del Kuhnio Finalmente
anche presso i Latini, frequente il sentir usaci per vittime, porci nelle
lustrazioni, sul qual rito, e costume prende Plauto motivo di scherzare,
quando introduce Menecmo , che vuol trattare Cilindro da furioso , e da
pazzo a cosi dirgli ( Menecmi Att- a- Se- $)
mmm* M.E
responde mini
Adolescer.s quibus hic pretis porci veneunt
Sacrtf sinceri CYL. nummo MEN> eum a me accipe
Tom 11P p p
Jubt.
48z
OSSERVAZIONI
--
SUL
LIBRO
Q_U ARTO.
48$
484
OSSERVAZIONI
la Sicilia, nel quale restato pi notti infaccia a quell' Isole ho avuta occa
sione di vederne intermessa V eruzione Forse a questa creduta continuiti
d' incendi , per avventura anche ne i pi rimoti tempi vera , allude il
Poeta in questo luogo nell'ordine, che fa dato a Vulcano d'intermettere
per alcun poco la sua opera , sinch passati sieno gli Argonauti ; intermis
sione, che eoa egual grazia finge Claudiano essere avvenuta per lo spavento
concepito dai Ciclopi allo spaccar, che fece Plutone collo scettro lo strettoSiciliano ( De rapi' Proserp> lib 1- V- 177- )
.ZVbn tulit ili* moias , indignai utque trabali
Saxa ferit sceptro : Siculx tonuere caverntc i
Tutbatur Lipari i stupmt fornace rilicia
Mulctber , ti trepiJus dejecit fulmina Cyclops
Veri' 1184 A ritiorar alfin Eolo &c \ Nelle Isole medesime, delle quali si
parlato poc'anzi, avere negli antichissimi tempi regnato- un Re, Eolo di
nome, fra gli altri asserito da Plinio ; dal qua) Resi vuole originaria
mente derivata a quell'Isole la loro general denominazione Dalia quali
t poi personale di detto Re , ovvero dalla fisica delle Isole medesime , o
di una fra di esse specialmente, della qual fra po^o si dir, derivato
quanto di favoloso vi hanno in progresso lavorato sopra i Mitologi , e i
Poeti Quanto alla sua estrazione viene da Omero , che fosse egli figli
d'Ippoto , opinione seguita qui dal nostro Poeta , poi da Dionisio Afro,
e da Ovidio; bench altri in vece figlio lo facciano di Nettuno, o di
Giove - Da Omero medesimamente venne, (o almeno fu egli il primo,
che ce la tramand) la notissima favola dell'impero dato a questo su i
venti ; cos di lui detto avendo nel io. dell'Odissea:
Che dispensier dei venti quello fece
Saturnio, e far cenare, e sollevar
Cui voglia
favola adottata qui da Apollonio ; in seguito adornata da Virgilio , e di
venuta in appresso a tutti i Poeti famigliare Di essa ripetono alcuni da
ci la provenienza , che quel tal Eolo Re di quell' Loie perito fosse nella
Meteorologia, e dagli aetei segni o celesti presagisse ai naviganti, quando
e quali venti avessero a spitare Cosi Diodoro nel quinto: Aiolus ex acris
prodigiis diligenter observatis , -qui venti ingruituri estent , incolis certo prxdicebat ; ur.de ventorum promut a fabula declaratus est S sentimento di cui era an
che Varrone citato da Servio Altri per prescindendo dalla qualit perso
nale di Eolo, ripetono dalla fisica di una di dette Isole , cio di Strongoli ,
o Stromboli la origine di quella favola : perch dicono esalare in essa da
una voragine uu tal fumo, dalla direzioae del quale presagir possono gli
abi-
SUL
LIBRO
CLUART 0 .
48f
abitanti , quali venti abbiano fra tre giorni a spirare E Strongylg fumo
(dice Plinio nel lib- j- ) quinam flatur sint venti triduum prcedicere incoi
traduntur ; unde ventos Aolo partila* existimatum Egli per questo , che
sebbene tutte in genere quelle Isole Eolie si dicano, Strongoli in partico
lare Aioli domus detta vien da Solino ; e di essa riferisce Strabene ( libtf- ),
che ibi haitasseiAolum ajunt Vedi di questa Isola il Oliverio , e il Cel
lario j come di Eolo vedi fra gli altri Mitologi Natale de' ContiVexf
Di Scilla , e la ttrrible Cariddi | Abbiamo altrove rimarcato , che
da questa parte del viaggio Argonautico risulta noto questo, e noto nelle
favolose sue circostanze, prima di Omero , che senza equivoco fa menzione
del passaggio della nave Argo per lo stretto di Messina , di cui ora intra
prende Apollonio la descrizione Cos egli dunque parlando peculiarmente
delle pietre vaganti nel II- dell' Odissea .
Qu niuna scamp d' uomini nave
sola quella
Passolle navigando il mare andante
Argo, perni?r di tutti, da Eeta
'
Navigando : e saria qui tosto forse
Stata gittata in quelle grandi pietre ;
JUa Giuno acccmpagnolla , e fi schivarle,
Posci.ich amico a lei era Giasone
Onomacrito pure in questa parte ha seguito Omero, ed ha preceduto ApoN
Ionio anche nella circostanza di fare gli Argonauti assistiti da Tetide : in
ci per avendo a parer mio il nostro migliorato i suoi originali , che-
giustifica l'aver incontrato questo pericoloso passaggio col qualificarlo per
non volontario, ma voluto dal Fato (vSfii-), giacch veramente non
di necessiti passarvi ( come Io era passare per gli scogli Cianei ) ; ma potevasi schivare col far per disopra il giro della Sicilia , come consigliaci
Eleno ad Enea presso Virgilio Due dunque erano in questo passo li peri
coli , che dovevano incontrargli Argonauti , pet li quali reclama qui Gi
none 1* assistenza di Teti , prima cio quello, che formavano li cos detti
scogli vaganti; poi l'altro che derivava dall'angustia del passo fra lo sco
glio di Scilla , e la voragione di Cariddi : distinzione questa, che non fa
forse Omero con eguale chiarezzi , e n meno a dovere Apollodoro , che
mette passate le pietre vaganti dopo Scilla , e Cariddi , quando esser deve
al contrario, corife ha ben l'Heyne rimarcato Ora per gli detti scogli , o
pietre vaganti doversi intendere le Isole Eolie, delle' quali si parlato di
sopra , esservi non pu dubbio ; giacch con un nome secondo me qua
si equivalente , cio eoa quello di Tthrtu notanti vengono pur nomina-
486
OSSERVAZIONI
SOL
LIBRO
QU ARTO.
r4S>
dalla perizia d quei locali piloti reso ora sicuro , come ho io medesimo
provato , che curioso era di riscontrare cogli occhi proprj in quelle situa
zioni quanto gi letto in tanti aurori ne aveva
Veri- %ixj' Perche di Giove f/c- | La favola, che qui si accenna degli amori
di Giove con Tetide , e della cagione del loro scioglimento per lo prono
stico facto a quello da Temi su la prole , che ne sarebbe venuta , Viene
forse toccata per la prima volca da Pindaro , da cui creder si pu , che pre
sa l'abbia Apollonio Cos egli Bell" ottava Istmica:
i i Dii ci rammenter
Quando Giove , e Nettuno illustre il letto
Di Tetide tramaro ,
Che ad ambi amore avea ferito il petto l
Ma a niun d essi contento
Die 'l ciel del lor desio col compimento ,
Poich' ebber dell' Oracolo ascoltato
Le voci Perch Temide prudente
saggia ne' consigli , del consesso
In TTirjjo disse ai Dei, volere il fato ,
Che la marina Dej , se ubbidiente
S fosse mostra a Giove , o del Dio stesso
Ai fratelli . avra un figlio pi potente
Partorito del padre , il quale asceso
Saria sul trono , od a vibrare un dardo
Del fulmine pi grave avrebbe appreso ,
E del tridente invitto pi gagliardo
( Gautier )
Apollodoro , che par abbia copiato il nostro Poeta, vi aggiunge ancori
l'altra cagione per la quale restarono senza effetto quegli amori; cio-tl
riguardo per Giunone ( Bibl- 1 b- J- ) : Sunt etiam qui memorent , Thetin Junonis monitu persuasam Jovis concubtum evitasse . Rine iratum Jovem voluisse , ut ea mortalis viri conjugio locaretur Diversificano per altri la fa
vola , tra i quali Igino; e vogliono , che non da-Temi , ma da Prometeo
in vece , figlio , secondo Esihilo , della stessa Temi , fosse a Giove dato quell*
avviso , che il figlio , che fosse per nascere pi di lui possente sarebbe riucito : a differenza dei quali tutti Ovidio nell' u" delle Meranv plie lo fa
dare da Proteo Pi per altro di tutti convien credere, che comune fra i
Mitologi fosse il primo modo di raccontar questa favola, che l'adottato
dal Poeta , perch questo quello, che segue anche Lattanzio Firm/ano,
dove da questa favola trae uno degli argomenti per combattere la pretesa
divinit di Giove , che in questo caso comparisce , ed ignaro del futuro , e
[8
OSSERVAZIONI
conscio della propria debolezza ; caratteri tutti due ben opposti alla perfe
zione di un Dio ( Jnstit- Divin- lib< i-cap. n- )
tifi. Quando agli Eliij campi (/: | La cagione, che qui Poeticamente
Apollonio mecte in bocca a Giunone per impegnar Tetide ad ajutare Me
dea i cio lo sposalizio, che destinato era seguisse fra questa , ed Achilie
figlio di Tetide nei campi Elisj , ha, secondo lo Scoi/aste, in appoggio le au
torit d'Ibico, e di Simonide Anche Licoftone seguita questa opinione
chiamando al v- 174- Peleo Sponsum futurum conjugtm Cytaicx ; bench
altri vogliano questi sponsali con Elena incontrati , ed altri con Ifigenia
A questa occasione torna qui ad accennare Apollonio ci che aveva ancora
toccato nel primo, cio l'educazione data ad Achille dal Centauro Chitone : su la qual circostanza, che sostenuta da moltissimi autori per da
altri contra ietta , che lo vogliono educato da Fenice , come pure su l'al
tra circostanza, che da Chitone sia stato fatto in vece di latte, nudrire
di midolle di Leoni , od altre bestie selvaggie, vedi il Bayle nelle Note all'
Alt Achille Per le Naiadi poi, che qui nomina il Poeta, come impie
gate a nudrire Achille , dice lo Scoliaste doversi intendere Caticlo , e Fili-,
ra; madre questa , quella moglie di Chirone Finalmente il campo Elisio ,
che qui vien connotato , come l'abitazione di Achille dopo la morte , e il
luogo dove seguir dovevano gj* indicati f.ivolosi sponsali , non sempre si tro
va presso gli Scrittori adoprato nel significato medesimo Nella sua generale
significazione, vale quel luogo, ovunque fosse, dove credevasi dai Gentili
passar le anime dei giusti Cos Suida Elysius campus , in quo homines , qui
juste ntcr Grjrcos vixerunt , post mortem degunt Chi poi ha voluto con
precisione fissarne la localit, a questo si determinato dall'esserne piti
o meno decantata la felicit di un paese o di un clima j ed perci,, che
chi lo ha in un sito collocato, e chi in un'altro Omero, secondo Stra
tone, mette questo luogo nell' Oceano, oltre l'ultima estremit della
Spagna; sito, che verrebbe a corrispondere a quello delle Isole Canarie ,
credute dai Geografi le stesse colle Isole Fortunate Erodoto nel lib> jal cap. 16- fa menzione di campi Elisj nell'Egitto a sette giorni da Tebe :
isoli de' Beati nomina pur Esiodo , e le colloca,
all' Oceano
In vortici profondo :
vi ha secondo il Meursio , chi dava a Creta questo nome; altt riferiti da
Dion Gcisostomo riponevano presso gl'Indiani questa pretesa sede dei giu
sti , ed altri altrove , come pu vedersi nella seconda Prelezione del Gesnero De veter- navigata Ma restringendoci a quanto ha pi immediataruence rapporto con Achille , era fama , che l'abitazione dei Beati , o al
inea
SUL
LIBRO
QUARTO;
489
men di alcuni fosse in un' Isola del Ponto Bussino , che dal suo sepolcro
appunto ivi esistente Achillea fu soprannominata , mentre era prima Leuce
il suo nome, della quale Sctllace , Plinto, Mela* e Dionisio fanno men
zione j detta poi anche per la stessa fama. Isola degli Eroi , ed Isola dei
Beati - Di questa racconta Patisania nel Hb-j., che Leonimo Generale de'
Crotoniati, essendovi andato per cercarvi un rimedio, che gli aveva l'O
racolo indicato poter li trovare per una sua ferita , raccont poi al ritor
no di avervi veduto molti degli antichi Eroi, Patroclo, li due Aiaci , ed
altri, fra i quali Achille , del quale per conseguenza in dette Isole dicono
effettuato il sopraccennato sposalizio Vedi il Bayle Art- Achillea Co
munque per inunto sia di queste favolose immaginazioni , si vedono sot
to di queste, adombrate l'eterne nostre verit , che li Gentili Filosofi pur
avvedevano circa l'immortalit dell* anima , e li premj nel!' altra vita dei
giusti; coerentemente a che, vengono a corrispondere li campi Elisj del
Gentilesmo al nostro Paradiso ; ci , che fu rimarcato anche da Esichio
presso di cui molte cose si trovano , che hanno rapporto al Cristianesimo.
Tertulliano pure ( Apologer- cap-47-) : Si Paradisum nominemus locum di
vina atnanitatis recipendis Sanclorum spritibus destinatimi Elysii cani'
pi fidem occupaverunt
ri 1176 - 7$' In Caridd . . Scilla Ausonia fatai [fc | Hanno li Mitologi
secondo il loro costume personificato anche questi due pericolosi passi dello
stretto di Messina ; la voragine cio di Caridd , e lo scoglio di Scilla ; ed
hanno le fisiche qualit di quei siti espresso colli caratteri delle immagi
nate favo'ose persone Di Cariddi riferisce Natale de' Conti volere la Fa
vola , che fosse una voracissima femmina , la quale avendo ad Ercole rubbato dei bovi, venisse da Giove fulminata, e convertita poi in un mo
stro marino; o come altri, uccisa da Ercole , e nel mostro poi cangiata
da Giove ; sotto la qual favola Eraclide Pontico vuole allegoricamente intesa
prodiga luxuria , & potus inexplebils ingurgitatio Di Scilla poi variano
specialmente su la sua Genealogia li Mitologi , perch quanto al padre ,
senza anche confonderla coll'altra Scilla figlia di Niso , alcuni , come Igi
no e Timeo, la fanno figlia di Tifone ; Cariclide la faceva diForbante,
e Acusilao seguito dal nostro Poeta la vuol figliuola di Forco; quanto poi
alla madre, Stesicoro la dice figlia di Lamia, Omero la fa seccamente fi
gliuola di Cratei , ed il citato Acusilao di Ecate ; li quali due ultimi senti
menti unendo Apollonio fa di Cratei, e di Ecate una sola persona In questa unione credo solo il nostro Poeta, perch anzi trovo in Igino , e So
lino, che certo avranno i pi antichi Mitologi veduto,, per madre di Scilla
considciato il fiume Crateide, o, eome meglio forse Servio, una oinfa_
Tom- 11>
Q,_q q
d
4?o
OSSERVAZIONI
di quel fiume ; senza che altronde cenno vi sia, che fra i tanti nomi di
Beate questo di Ci atei le sia mai stato dato da alti); ohredkli Esichio
pure , senza ar d' Ecace alcuna menzione , non appone al nome di Cratei ,
che qtu-ice sole parole a connotarlo : nome proprio della madre di Stilla
Vedi su questo nome il Salmasfo in Solm , il Munckero su la favola iyo+
4' Igino , 1' Helncio su quel verso di Ovidio ( Met- i}7' } J
2?ereis kit contro reseiuta Cratteide natam i
e T H yne su quel luogo del Ciri , dove cos sono toccate le varie opinio
ni su la madre di Scilla
Jp>i seu Lamie mater sit , sive Cratmh ,
Uve illam moniti o genuit Perseo biformi ,
Sive est neutra parens
.
Sul rimanente poi della Favola di Scilla , la vogliono di bellissima donna ,
che era, convertita o da Anfitrite per gelosia di. Nettuno , o per gelosia di
Glauco da Circe in un mostro mezzo donna, e mezzo pesce, con cani
alla cintura , del quale pu vedersi presso moltissimi Poeti la descrizione
ma specialmente in Omero , e Virgilio Vedi ampiamente parlatone da__
Igino , e da Natale de' Conti , non che dall' He/ne nell' Exc juartus ad
BucoU II citato Eraclide Pontico dice , che Ulisse per Scyllam omnifariam
impudentiam insinuavit ( Allega Hom )
VeriSpassevansi ccl disc , a lanciar dardi | Due qui nomina, come
forse considerati i pi nobili, e li pi degni d'Eroi, fra li cinque giuo
chi, che dopo introdotto, componevano il famoso wt*SJum> , o sii,
esercizio di cinque giuochi ; in tutti li quali vincer dovevasi per conse
guire gli onori dei vincitori Vedonsi compresi questi due nella enumera
zione,, che di tutti cinque ne fa Simonide in quel celebre distico in lode
di Diofone , reso cos dall' Alciato
hthmia Pkilonii Diophon , Pytkia rcit ,
Et cursu , jaculo, & salitili s , orbe , paleHo detto , che fu dopo introdotta questa unione di cinque giuochi , cono
sciuta in appresso dai Latini sotto il nome di qunquertium perch abbia
mo da Pindaro , che sino al tempo di Castore ogni giuoco aveva separa
tamente il suo termine, n si usava per anco questa quintuplicata prova;
osi egli dicendo all'occasione di lodar Castore , e Jolao , per la loro eccel
lenza in questi giuochi appunto; l quali anche da ci si vede , che consi
deraci erano per gli pi stimaci ( Istm Od' prima) :
Oh. come col vigore delle mani
Scagfiaron lunge V aste , i il disco grave l
31 Quinquerjio ni allor si celebrava
Ve-
SUL
LIBRO
QUARTO.
491
49X
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
Q_U ARTO.
493
zione in faccia a Sorrento : Sirena ( egli dice sul fine del lib. f dell' En- )
primo juxta Pelorum , poit in Capris Insulti habtaverunt Favorisce questa
conghietcura il veder corrispondere il carattere , che danno a questa Isola Ouiero e Apollonio nel chiamarla Fiorita , colla notoria amenit di Capri $ a
' motivo della quale fu da Tiberio scelta per lo suo delizioso soggiorno ; e
per ricca pure , e verde viene da Stazio qualificata in quel verso (6flV*}*i>)
diles Capre* viridesque resultarti
Fin 1378. Queste un di gi Oc- | Qui accenna la notissima favola delle Sirene,
della quale posson vedersi Igino alla fav> 141 coi suoi commentatori , e Na
tale de' Conti nel lib- 7 cap. ij- Nel dar loro per padre il fiume Acheloo
tutti quasi li Mitologi convengono ; ma variano poi nella madre , chi
volendola Melpomene, chi Calliope, e chi Terpsicore Tre si vuole_
che fossero , e li loro nomi comunemente si dicono Aglaope , Pisinoe , e
Tesciopia , o come riferisce lo Scoliaste Telesinoe, Molpe , e Aglaofono Quanto poi alla loro trasformazione in mostri mezzo augelli , e mez
zo donne, la ripece qui Apollonio dall'occasione dell'essersi trovate pre
senti al rapimento di Proserpina , di cui erano compagne, e la quale ra
pita , o domandarono esse alti Dei per cercarla di poter volare, come alcuni
pretendono , o come altri , furono da Cerere in quei mostri trasformate per
gastigo di non aver difeso coner Plutone la figlia Igino di quest'ultimo
sentimento nella citata Favola ; Ovidio del primo nel quinto delle Meta
morfosi Comunque per sia della occasione , o causa della loro tras for
mazione, che la Mitologia abbia alle Sirene assegnata quella figura (e non
quella, che per errore alcuni loro danno, che le fan cerminare in pesci)
10 attesta , fra gli altri , Servio sul fine del 1 ib-y dell'En- , ove dice : Sirencc
secundum fabulam parte virgines fuerunt , parte volucres y e fede inoltre ne
fanno pi monumenti ne' quali sono per tali rappresentate Fra questi, che
moltissimi sono, tre soli ne ricorder ; una medaglia fatta dai Napoletani
in onore di Augusto, nel cui rovescio vi una Sirena ; la qua! medaglia
si spiega , e s* illustra dallo Spanhemio ( De Prxst- U Usu Numism- ) , che
degno da vedersi j un bassorilievo riportato dal Gronovio , in cut si ve
dono tutte e tre le Sirene coi rispettivi musici strumenti nelle mani , e la
nave di Ulisse, che vi passa vicino j finalmente un'altro basso rilievo della
Villa Albani , descritto dal Winkelmann ne' suoi Monum> ined- , nel quale
scolpita una Sirena nell'atto di essere spennacchiata da una Musa j favola
di cui ommetto parlarne, perch non ha con questo luogo d'Apollonio
verun rapporto- Ben lo,ha l'altra, che di esse si celebra , che col canto
fermassero li passaggieri , per poi ucciderli j favola, che da Omero , come
11 nelle Note rimarcato , derivata , ha poi in appresso prestato ad infini*
ti
494
OSSERVAZIONI
SUL
JLI&RO
Q.UARTO;
495
di fede Strabone nel lits 6> Sxpenumero in superficie marit , quod ett cir
ca Insula istas (di Lipari; iiscurrere flammas animadversum est; e Plinio
lib i,i . o 106' In medio Mari "Riera , nsula A, alia , cum ipso mari arsit
Abbiamo patimenti da Giulio Obsequente nel lib* De Proiigiis al cap 8<?,
che sotto il Consolato di Marco Emilio , e L- Aurelio , cio nell' anno d
Roma 617, singolarmente cospicuo appar questo fenomeno in quelle situa
zioni; onde arse ne rimasero alcune navi , che per di l s" incontrarono al
lora a passare : Ad insulas Liparas ( cos egli ) mare efferbuit , & qubusdam
adustis navibus , vapore plerosque navales exanimavit . Di detto fenomeno
quando o dove apparisce, rende Seneca ragione nel lib * delle Quisf Na
turali al cap z6*
Vtrs' I4J7- Di monti d' acqua c | La Poetica descrizione, che qui si fa da
Apollonio della grossissima marea , che rendeva in quei tempi pericoloso
il passaggio della imboccatura per lo stretto di Messina, in faccia appunto
quasi all' Isole di Lipari , precisamente conforme a quella , che ci viene
riportata nel libro De Mirai Audif , come proveniente da Policrito , an
tico Poeta , che aveva in versi descritto le cose della Sicilia Merita di es.
serne riferito intiero il passo, perch sia anche in questo luogo rimarcato ,
non altrimenti , che si in altri notato , come segua il nostro Poeta in
materia di cose Naturali l'autorit del libro suddetto : Etsi de Sicilia freto
quamplures alii scripserunt , attamen hic , quem retro diximus Polycritus da
ipso porientosum quid evenire cecinit Etenim ex Tjrrkeno pelago multo
cum stridore impetu elatam fluduationem ulriusque promontorii cacumina
incurrere aiti quorum aliud quidem Sicilia, aliud vero Italia , cui Rhegion
nomen est ; ex vasto scilicet mari delatam in angustam fluttuaiionem concludi
inquit : Aoc autem exako undam in sublimi altumve extolli multo cum fremitu t ut penitus multarti loci amplitudinem ascendentis occupet , & longe
astantibus ejus elationem visibilem esse, qute fluduationi mari ncquaquam si'
milis txtat tum altitudine , tum albedine , tum etiam spuma c- poslqiiam
vero unda ad utrumque devenerit loeum , ac in sublime elata usque ad extrema fuerit , in mare , quod subter labitur , defertur , ac rune rursus maxima
tugitu , fremituque per immensos asptrotque vortices fretum ebullire inquiunt ,
(f ex profundo ad sublime in orbem elevati /c Uo poi sopradetto in quei
tempi ; perch o sia esagerata , ed anche questa Poetica , la descrizione
ora riportata , od abbia la Natura in appresso cambiata l' indole di quella
situazione, non si verifica al presente una tale si straordinaria marea in
quello stretto , che io stesso ho veduto nella pi gran calma Per altro su
questo passo pregher il lettore ad osservare quanto fosse Apollonio ricco
di Poetica fantasia, che dopo avere con Poetici colori descritto il passaggio
per
496
OSSERVAZIONI,
per gli scogli Ci mei , introdotto poi avendo un passaggio del turco simile
per queste altre Isole , e scogli , quasi della stessa natura , lo fa con una
descrizione totalmente diversa , e che nulla affatto ha con la ptima di
simile
fers'i^.y Di un prato fur c- | Viene originariamente, come si rimarcata
nelle Note, da Omero questa favola ; ed anche accennata da Euripide-
nelle Troadi ; toccata poi in appresso da Apollodoro in quelle poche pa
role dei primo della Biblioteca : Siciliani itagut prietervecli ( Argonauta; )
ubi Saln oves introni Non ben certo il preciso sito , che si voglia da
Omero suddetto indicato per la stazione di questi armenti , ne lo pure
abbastanza presso Apollonio ; ma rapporto a questo, come dopo imboc
cata lo stretto non si fa menzione d'altre deviazioni di viaggio , prima di
sboccare nel Ionio , cos potrebbe supporsi fra Messina , e Catania , dove
infatti lo riferisce messo da alcuni 1' He/ne nelle Note ad Apollodoro
Altri per Io suppongono di l da Messina dalla parte opposta verso l'an
tica terra, che si chiamava Myla , creduta oggi corrispondere a Melazzo ; del qual sentimento, sebben forse in contradizione con Apollonio , si
mostra il suo Scoliaste ; e lo sono pure Appiano Alessandrino De Bello Cv
lib' f. ove dice; Mylas oppdulum perexiguum , apud cuoi Salii boves fuss*
traduci Plinio nel lib cap- 98- in quelle parole : Circa Messanam , (f
Mylas . . fabula Salii bovet stabulari } e Ovidio in quel verso {Fast
lib- 4 vers 476"' )
Sacrarumjue Mylan paseua lata boum
Sa le Ninfe poi che dietro Omero si finge qui ancora , che custodissero
quegli armenti , queste essere figlie del Sole da quanti le nominano , si con
viene; non peto cos su la Madie, che Neera si chiama dal suddetto Ome
ro , ma Climene da Fulgenzio , e da Igino Ovidio di tutte c due le qui
nominate fa menzione a proposito della favola di Fetonte loro fratello j iti
ci per discordando da Apollonio per rapporto a Ferma , che non I* ulti
ma come questo , ma la prima la dice fra le figlie del Sole
1
e ouii Phaethusa sororum
Maxima
Di Lampezia poi , oltre essere dal detto Ovidio pur nominata > lo inol
tre da Tibullo nella El t del Ub- 3. in quel versoi
Paverat hos Phitbo jtlia Lampetie ;
e di essa Omero aggiunge , che volata sia al Cielo per dar nnova al pa
dre del furto commesso nella sua greggia dai compagni di Ulisse Di tut
ta poi questa favola la comune allegoria tende ad esprimere la notoria
.fa-
SUL
LIBRO
Q_UARTO.
497
498
OSSERVAZIONI
dell' Accademia di Cortona* Noi che fin dal principio abbiamo dichiaratonessun sistema di Cronologia pi convenire alla spiegazione di Apollonio,
che il Newtoniano, qui non faremo, che rimarcare esser questo uno dei
passi, che pi ci stabilisce* perfettamcute convenendo ad accordare le
due indicate epoche lo spazio di 14* anni, che da quel sistema: appunta
risulta interpostovi Ora passando- all'Isola , che il teatro divenne del
seguente Episodio, non mi trattetr in questa Ossetvazione- , che su quanta
qui si accenna dal Poe a , cio su la sua situazione, e ,su due delle prin
cipali sue propriet, che sono il numero dei suoi porti, e la sua fertilit.
Quanto alla situazione, la individua il Poeta con tutta la precisione} giac
ch in senso anche degli antichi Geografi si verifica, che dirsi possa si
tuata quell" Isola rimpetto alla bocca de.l' Ionio , o sia del Mare Adriatico j
vicina Adriatico Mari Corcya * la dice Mela ; e tutti inoltre convenendo ,
die sia verso l'Epiro, mentre Scirnno- Chio la dice ad Tkespmtiam , e_>
Scilace circa Chaor.Lm , ne viene per conseguenza, che giusta sia l'es
pressione di Apollonio, che la mette nel Mare Ceraunio, che lo stessoche il mar dell' Epiro j perch nell'Epiro esiste* quella catena di monti ,.
che conosciuti sono sotto i! nome di Ccraunii Quanto poi ad una delle,
sue propriet, che qui dal Poeta
accenna coli' epiteto di grana , questa:
le vien pure attribuita da Omero, col dirla l'ptpuKm-, e da Dionisio coL
chiamarla Kuxpv, propter fruduum , dice Eustazio abundantiam , bonitarem : ragione anche per cui il Poeta poco sotto soggiunge esserle Cerere
amica L'altra propriet del numero dei suoi porti viene dal Poeta, cred*
io , coli' epiteto espressa aVpdupi'c ; il cui valore sebbene per verit
equivoco pur sembra che possa, dietro ad una delle spiegazioni riportare
dallo Scoliaste , determinarsi a significare , a due porti , per la conformit,
che cos si ttova colla descrizione , che ne fa Omero; il quale pure due
porti le attribuisce, ove dice nel sesto dell'Odisi- vztfj*
c bel porto quinci , e quindi l
e per la conformici ancora coli' altro passo del nostro Poeta , che specifi
cando poco pi sotto col nome proprio d'ilio, un porto di quell'Isola
(detto forse cos da quell'Ilio , di cui altrove si c da noi fatta menzione )
viene 3 indicare , che pi d' uno in quella se ne contava , onde bisogno
vi fosse uno dall' altro distinguerli col nome Scillace medesimamente
per la pluralit ; mentre anzi non di due soli , ma di tre fa menzione, fra
loro vicini 1 Circa Chaoniam Corcyra imula at , urbi Grtrca in. ea , cum
tr'tbus portubus propinouis : dalla qual vicinanza sar avvenuto , che sieno
stati presi da Scillace per tre quei porti, che per due soli sono stati con
siderati da Apollonio , e di Omero E tanto basti di questa Isola per ora:
giac-
SUL
LIBRO
QUARTO;
499
giacch delle altte sue particolarit , quelle che accennate in progresso saran dal Poeta , s'illustreranno opportunamente ai rispettivi lor passi ; e delle
altre dal Poeta non toccate ci dispenseremo noi pure di parlarne , rimetten
done il lettore al sopracitato libro Frimord' Corcyrtt del dottissimo nostro
Cardinale Quirini
Vtti' ijop- Ivi che sia sepolta &c- | Volendo Apollonio dalla Mitologia ripe
tere la etimologia del nome Drepano , uno degli antichi nomi di Corfu ,
la Fa venire da una falce ( Ipt'xxvov ) , che finge l sepolta , e della quale
d due provenienze - La prima, che viene secondo Io Scoliaste da Timeo,
che sia quella falce , che hnge Esiodo abbia servito a Saturno per la mu
tilazione di suo padre Cosi egli nella Teog- al v 179- c seg secondo la
elegantissima traduzione dell' Ab Zamagna
Dixerat , ingenti gravisa est pe flore Terra
Insidiasoue parans occulta in sede locavit
jiudacem gnatum : simul UH dentibus asprs
Dat falcem ingentem , multo simul instruit astu
Jamgue aderat Cxlus tfc
?oo
OSSERVAZIONI
logica, che dalla detta favolosa falce ripete il nome di Drepano , laver
vuoisi , che derivi dalla sua figura , che curva com' , rappresenta una fal
ce : la qtial etimologia comune i ancora all'altra Citt della Sicilia egual
mente chiamata Drepanum ( ora Trapani ) , della quale Ovidio ebbe a diic Fast- lib- j.
Quique loeus curvx nomina falcis habet
Pel resto, oltre di questo nome , che presso molti per lo pi antico passa d
quell'Isola, altri pure ne conoscevano gli antichi ; perch Macri fu anche
detta dalla Ninfa di questo nome , della quale in appresso : Scheria si tro
va spesso nominata da Omero ; e presso lo Stefano non che presso Eustazio vien anche datole il nome di Argos Quello di Corcira le fu dato po
steriormente , derivatole da quella tal Ninfa di questo nome , che Io diede
anche all' altra Isola dell'Adriatico pur chiamata Corcira , della quale s
e superiormente parlato j e finalmente sotto 1' odierno di Corf, bea an
cora pi dopo fu conosciuta; formato questo da Hcpvpv , nome, con cui li
Greci Scrittori dei bassi tempi chiamavano la rocca allora esstente in queli*
Isola . Di tutti questi nomi per non fu da Apollonio usato che il primo ,
e quello di Macri j onde , che degli altri, mi basta di averli semplice
mente enumerati .
Vttf ijao- de Feaci | Proveniva secondo lo Scoliaste da Acusilao , e da Alceo
la voce di cui qui si fa cenno , che fossero stati li Feaci generati dalle goccie di sangue sparse dal Cielo nell'atto della sua amputazione; cenno ,
che uniforme al nome , che al vers- f4<5- si d a quello stesso Popolo di
ivryjhia, , ha rapporto alla pretesa , che avevano gli abicanti di quell*
Isola di essere originar; , e nativi di quel paese ( indigena ), n trapiantati
d'altronde Coerentemente a ci derivavano il nome alla Nazione da
quello del primo suo Re , che volevano fosse stato Feace figlio di Nettu
no, e Corcira j del quale Feace si fa dai medesimi figliuolo Niuslcoo , so
pra da noi mentovato E' per rutto questo contrario all'autorit di Ome
ro , che oltre di dare a Nausitoo altri genealogia, espressamente poi as
serisce, essersi egli trapiantato in Scheria (Corf) con una colonia di
Feaci l condottavi da un' altra Isola , che chiama Iperia presso i CiclopiCos egli nel principio del 6> dell' Odiss
i
l Feaci
Abitavan gi pria in Jperea
Ampia presso i Ciclopi , uomini alteri,
Che lor guatavano , e eran pi robusti *
Levali indi menagli Nausitoe >
in Seteria gli allag c*
A *ual*
SUL
LIBRO
QUARTO.
501
A quii' Isola poi corrisponda l' Iperia di Omero , non ben determinato
ancora ; ma il Cluverio la crede Malta per quelle ragioni , che possono
presso di lui vedersi nel cap- i6> del libro secondo della sua Tic Antiq.
Chiuder questa Osservazione col notare da questo nome dei Feaci , o sa
perch contenesse li fatti di quei Popoli , o sia perch le gesta cantasse di
Feace, il ttolo essere derivato di qnel Poema di Omero (laFeacide), che
tra i perduti da molti si annovera , e che Ovidio ci riferisce essere stato
in Latino tradotto da Tuticano j quando per con altri a dire non si ab
bia , che per essa Feacide non un separato Poema abbia ad intendersi, ma
quelli parte dell'Odissea, dove dei Feaci si tratta: smembramento non
insolito nei Poemi di Omero , come pu vedersi presso Eliano V- H ! i j
cap. 14Veri' ir?'' Alcinoo 'l Re c, | La genealogia di Alcinoo congiuntamente a
quella di Arete sua moglie, della quale poco appresso , si descrive assai
chiaramente da Omero nel 7- dell' Odissea cos :
27ausitoo fi Ressenorc , ed Alcinoo J
Quii sen^a maschi Apollo dall' argenteo
Arco percosse sposo nel palagio J
,
Jl qual lass unica Jglia Ante ,
E questa Alcinoo fece sua consorte
Conone peraltro seguito in ci da Diodoro Siculo non di Nausitoo, ma
di Feace vtffil Alcinoo figliuolo} e il primo anche gli d un altro fratello
per nome Locri , autore secondo lui dei Locresi , Popoli dell'Italia : opi
nioni per, che come si sono vedute riprovate da Omero , cos pochi an
cora contano seguaci Dei figli poi delli due sopranominati conjugi Alci
noo , ed Arete ; e fra questi di Nausicaa tanto celebrata da Omero, noi ci
dispenserem di parlare, perch non nominati da Apollonio, come non
per anco nati al tempo degli Argonauti
Veti, 1*16- de' Minj la renata Oc | Serve qusto passo a provare in quei pri
mi tempi promiscua l'ospitalit al Popolo egualmente, che ai Sovrani di
quell'Isola, a differenza del tempo posteriore , in cui degenerato il Popo
lo, divenne inospitale, rimasa l'ospitalit solamente presso li Principi In
questo ultimo stato eran le cose all' arrivo col di Ulisse , che quanto fu
ben accolto da Alcinoo, e da tutta l sua famiglia , altrettanto era in peri
colo di esserlo male dal Popolo , del quale fa Omero nel 70. dell' Odiss- ,
he cos dica Minerva
Ni alcun degli uomin guarda , ovveto inttrroga ,
1
Che costoro non soffron molto gli uomini
JForastieri j ni antan carenanti
Chi altronde venga Sfs%
foa
OSSERVAZIONI
Egli per questi differenza , rimarcaci gi ancora da Didimo jj e da Eustazio , Scoliasti di Omero, che fu non senza qualche ragione messo in
dubbio se nel v* i86- dell' Inno in Delum di Callimaco abbia a leggersi
per epiteto dato a Corei ra (ptKa^vrurari hospitalissima , ovvero Kxr.o^yvurTnn
inhospitaliisiir.a j la qual ultima lezione pei altro, olire essere riprovata dalla
Dacier, e dallo Spanhemio , ancor* al senio deJJ' intiero contesto poco
parmi , adattara
Veri' i66S- qual fu Nitteo Oc- \ Tre esempi mette qui Apollonio in bocca di Arete, di crudelt usate da indiscreti padri contra le loro figlie, dei quali il primo
formato dal caso di Antiopa Vi tra Mitologi molta oscurit , e con
fusione rappotto al padre di questa , che alcuni fanno figlia d'Asopo , altri
di Nitteo $ ma questa confusione agevolmente si toglie dal vedersi in altri
casi pure duplicato dalla Mitologia il padre di molti , quando avviene, che
fingasi avere un' immortale amata la moglie di un mortale . Cos Teseo si fa
figliuolo di Egeo, e di Nettuno; Pelia , e Neleo figlj di Nettuno, c d
Creteo ; Elena figlia diTindaro, e di Giove; ed altri molti Nel caso
pure di Antiopa ci succede, la cui madre Polizo, essendo stata amata_*
dal fiume Asopo, di questo promiscuamente si dice figlia, e di Nitto
ch'era il naturai mitico di Polixo In questo modo viene a levarsi 1* ap
parente contradizione, in cui parrebbe caduto il Poeta nostro, che men
tre al v7j^ del primo fa Antiopa figlia di Asopo , la fa poi nel passo
presente figlia di Nitteo, per conciliare li quali passi, loeScoJiaste intro
duce due Antiope , seguito da molti citati dal Burmanno su quel verso di
Properzio ( ? if>}
Wyceos Antopen aecubulss Lyco :
la qual duplicazione per superflua se si addotti il sopraesposto riflesso
Ota quanto alla favola qui accennata della crudelt di Nitteo rerso la figlia ,
derivata questa V asserisce Igino da Euripide , del quale essteva naa Tegedia di questo nome , ora perduta , (uorl d; pochi frammenti illustrati dal
Valckenario ; ed era la somma di detti favola , che morto Nitteo di do
lore , per non aver potuto, come voleva , vendicarsi della figlia scoperta
gravida, ordinasse morendo di farlo a Lieo il fratello; che questo infatti
movesse pet ci guerra ad Epopeo Siclonlo , che l' aveva sposata j che glie
la togliesse anche colla forza di mano ; e che ricondottala legata a casa
la facesse con ogni sorte di tormenti crucciare Cosi riferiscono questa
favola il citato Igino nella Fav8, ed Apollodoro nel terzo della Bibliote
ca La soprannominata poi Tragedia di Euripide, abbiamo dallo scesso
Igino , che fosse stata tradotta da Ennio ; e su lo stesso argomento , o al
meno su la scessa persona altra Tragedia pure si s composta da Pacuvio ;
rara
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Q_U ARTO.
503
504
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
Q.UARTO.
?o?
5o6
OSSERVAZIONI
SUL
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QUARTO.
$07
sul principio della Pitica quarta , facendo vaticinare Medea sul destino dell'
Isola di Tera , tutto a un dipresso le mette succintamente in bocca quanto
diffusamente Apollonio descrive in questo Episodio delle avventure Argonautiche nell' Affrica Ne saranno ai rispettivi luoghi rimarcati gli oppor
tuni riscontri , giacch qui basta il detto , perch sia rilevato nelle addotte
autoriti di chi ha preceduto il nostro Poeta , il fondamento della credibilit
e verisimiglianza del presente episodio Fra gli Scrittoti poi posteriori , Igi
no non ne parla affatto j e lo stesso quasi pu dusi di Apollodoro , che
dopo fatta lasciare dagli Argonauti la Feacia non fa, che accennare la borrasca da essi sofferta, senza neppiir mai nominare la Libia; giacche il solo
passo , dove in qualche edizione si legge KtfCuv dei Libj , secondo il Sig.
Heyne , scorretto , e deve leggersi invece Aiyiuv dei Ligj L* Ab- Banier
finalmente, che nella sua quarta Meni- su gli Argonauti , rapporta questo
episodio, e lo crede fondato sul vero, vi rintracciandone dalle circostanze
sue la Storica allegoria; ma noi di questa ci riserbiamo di darne opportunemente in appresso un'idea
e segg' degli Ampracii il iena il suol dei Cureti /' Echinati |
Diretti gli Argonauti, dopo il loro distacco daCorciia, ad avvicinarsi al Pelo
ponneso per poi , girandolo, ricondursi in Jolco, li fa con tutta la esattezza
Geografica passare per Io Seno Ambracio, poi per le coste dell'Acarnania ,
e quindi fra le Echinadi, ed Isole vicine Il Seno Ampracio ( o Ambracio ,
come da altri si scrive ) precisamente in faccia a Corcita : contro Ambia'
cium sinum Corcyra ha detto Mela , ed il suo nome, come qui pur l'accen
na Apollonio , viene dagli Ambracj , o sia dagli abitanti di Ambracia , Cit
t una volta di gran celebriti nell'Epiro, e peculiarmente in quella parte,
che dicevasi Thesprotia ; Citti per altro ora distrutta , sortovi su le sue ro
vine presso a poco in quel sito, l'oscuro luogo ora detto Prevesa-vecchia
Di questo Seno, del quale nikil esse in Epiro nobilius , dice il citato Mela,
forse per la sua ampiezza, per cui n' era anche al vicino mare comunicato
il nome , infiniti e Storici , e Geografi ne fanno menzione , del quali pos
sono vedersene alcuni citati dal Cellario nel lib- 2. cap. ij. Oggi cono
sciuto sotto il nome di Golfo dell' Aria , nome , che gli viene dal fiumej
Arethon ( altrimenti Arachthon ) , che dentro vi sbocca ; e sotto il qual
nome ne' bassi tempi si compresa tutta la vicina regione , onde l'Ario
sto in una delle sue Satire :
2?eW Arta , o in la Storca farli despoti
Passato poi questo Seno si trova l'Acarnania, frapposta appunto fra di esso,
e il fiume Acheloo Qjj la chiama terra dei Cureti : come secondo lo Stefa
no per Cureti intende Omero gli Acarnani in quel verso del lib> dell' IN
S S S 2
Colf
So8
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
QUARTO;
509
Sio
OSSERVAZIONI
_
, rwjuB vinuac i a un'erudito Inglese , Gio
vanni Upton , parve oltre il credibile questo fatto , e degno per da cen
surarsi Apollonio , come quello, che abbia usata quella libert , che non
ai Poeti concessa , di violare cio li confini del verisimile : giudizio nel
quale, come il primo non fu l'Inglese citato, cos neppure senza seguaci
rest fra li posteriori nemici di Apollonio - N' per su questo articolo
facile assai la difesa , quando anche a difenderlo non bastasse l'autorit di
Pindaro , da lui lateralmente seguito, come rimarcato ilo nelle NotePoi
~iftaumlina(nm/mmttlt0t,
Si
OSSERVAZIONI
Poich notissimo fra gli antichi non essere stato inusitato questo metto
di trasportate le navi; alcune anzi delle quali erano a bella posta costrut
te io modo da potersi disFare: dette perci ithox IixKutx Erodoto accn>
sando Serse, che abbia per puro orgoglio , e senza necessiti intrapreso di
fare un canale attraverso il monte Ato , soggiunge, che assai pi facil
mente si averebbero potuto trasportare le n.iv per terra ( lib- 7- ) qvum
lceret nullo negotio naves per iitkmum trasportar? . Di Semiramide rac
conta Diodoro nel lib- j- , che per portare ncll' Indie le sue forze ordin,
che fossero costruite navi : flumiuius aptte , qua: dividi possent ; e Sciabone
nel lib- 16- rifesisce di Alessandro Magno , che per I* intrapresa , che aveva
ideato dell' Arabia t navigia partim in Pkarnicia , Cyproque construxerat tum
dissolutili (Iix'Mjtx ), tum clavis compatta , qux per stptem stadia Thapsacum pattata Babylonem flumine delata sunt} del quale stesso Alessandro , an
che Curzio fa fede aver per trascorrere l' India fatto fabbricar n.m c lib- 3
cap io ) : qute soluta plaustri! vehi possent , runusque conjungi Degli stessi
Argonauti fu da molti , al riferir di Giustino , creduto , che anche all' occa
sione di passate dall' Istro all' Adriatico ( lib* }7 j : naves suas humeris per
. juga montium transtulerint j il qual ripiego per altro non essere necessario
di supporre in quell' occasione , fa da noi superiormente dimostrato Ab
biamo pute un bel documento della possibilit di questo fatto nella Storia
mia patria , dalla quale rilevasi, che nel 1430- per soccorrere la Citt d
Brescia allora assediata, iti proposto , ed eseguito di mandare nel l.igo di
Garda una flotta, la quale fatta prima salire lungo l'Adige, fu poi per
terra trasportata, fatta quindi sormontare le xontagne , e dalla cima d
esse fatta discendere nel lago : fatto questo di cui ce ne fa testimonianza
l'accurato, e fedel nostro Scorico M Antonio Sabellico nel lib- j- della
terza Deca Finalmente il de Solis nella Storia di Fernardo Cortes, o sia della
conquista del Messico, fa menzione del trasporto di alcune Canoe (btrchc
i quei paesi ) , fatto per terra dagli
" ie ioro spalle ; del che
ne ha anche aggiunto un *'<: Corsini ad abbellimento della sua versione
Italiana Jt quella. Scoria Spagnuola E" pienamente ciun^e giustificato Apol
lonio se ha creduto , Poeta Cora* , di adottare un facto meraviglioso ,
che per possibile , e veto ci hanno dato tanti autorevoli Storici , ed al
quale per conseguenza nulla manca ad avere la pi pei fetta vensimiglianza
Ytrs' 1118. Dello stagno Ttitonio | Variano li Geografi sul preciso sito di que
sto lago Alcuni lo mettono nella Tripolitana presso alla Sirte minore,
ora Golfo di Gaus ; e fra questi si contano Brodoto , Tolomeo, Plinio,
e Mela Non per questa situazione quella, che convenga al viaggio
Argonautico , qui da Apollonio descritto; perch all'Occideute della Sirte
mag
-ni''411
k*""*
spettiti 1' rebo pet padre ; altri figlie le fanno di Espero (rateilo di Atlan
te ; Eubolo dello stesso Atlantej e lo Scoliaste del Poeta per un equivoco
rimarcato dall' Heyne, confondendole colle Gorgoni , le dice nate da_
Forco, e Ceto Su'l loro numero , li pi sono conformi al nostro Poeta nel
farle tre"; ma Palefato le vuole due sole, come portava la pittura di Paneno nel tempio di Giove presso gli Elei , di cui parla Pausania ; quattro
se ne contano presso Apollodoro, e Fulgenzio ; e sino a cinque ne aveva
Tom- W
T t t
dip''
[+
OSSERVAZIONI
dipinte Teocle nel tempio di Giunone plesso li medesimi Elei , come afe.
biamo pute dal testi allegato Pausania Li nomi finalmente variano essi
pure presso i Micologi , come sar altrove rimarcato Quanto poi alli po
mi , che si finsero a lor consegnati fu detto ( e Ferecide citato dallo Sco
liaste ne fu uno degli autori ) , che Giunone al tempo delle sue nozze li
desse a Giove per dote ; ma Agreote antico Scrittore delle cose Libiche ,
riportato dallo Scoliaste , ctede che si abbiano invece ad intendere per que
sta voce **IAi , che i Vlito\og adoperano , e che ha doppio significato , si
abbiano , dico , ad incendere bellissime pecore, dette appunto auree per la
loro bellezza Pi universale per il primo sentimento , si rappresentano
pendenti da un'albero ; e la differenza versa sul numero; alcuni fra i quali
Ami fan antico Comico presso Ateneo volendoli tre, ed altt cinque; il
qual ultimo numero ha per se l'autorit di una medaglia di Antonino Pio ,
che riportaca dallo Spanhemio , veduta si sar , come inserviente alla_
illustrazione di questo passo , da me inserita dopo le Varie Lezioni , per
un finale - Rapporto poi al serpe , che in questa favola comunemente s
fa custode dei suddetti pomi; questo, Esiodo Io fa figlio di Ceto , e Forci
in quel luogo della Teogonia , che senza indicarne il sito , cita lo Scoliaste
ma che confrontato al verse cosi suona :
Ceto la minor di tutte mista
Jn amore con Forci genero
Orriil serpe, che nelle latebre
i,*** .
Pres,
0 t n
!
I
-elle
Gor-esiqui
ripeterne
il rac*c ne
hanno
le_
, ilquale
riporta
a Eerecide
,
> pu fra gli ajtri vCdersi nella Mito,-n
vedersene
1'allegorica
,
e
cosmogo. -g^io.e'**
delle
daiGemine
Sio- Dupitis
ia d'Orleai
presso li ,Sipnori
*ora le Chi
U'i bascaado quidiavvertire, chepe-
SUL
LIBRO
QUARTO.
$17
co' capegli
Tutto il morto copriano , che tosandosi
-
t ,
. Gittavan sopra
i
' .
'- *. y '
ed Achille stesso a bench l' avesse anteriormente promessa ir voco i
, : Spercheo, pure
f. *
stando a landa
Alla pira tos la bionda chioma
e in man dtl caro antico r
, . La pose
;._ *
Parimenti Sofocle aeW Ajace Flogcl- fa , che Teucro inviti il figlio d'Ajace
ad offerire al morto padre, cogli altri dei suoi congiunti i proptj capelli:
O Jw/i accede huc , stans prope
Sede conversus , in manibus habens
Comas meas hujus , sui ipsius
Supplicatorium thesaurum
N mancano pure presso i Latini autorit, che comprovino questo co
stume medesimo , onde Ovidio fa dire a Canace {Hsroid- Epsi- %i
vers- iif - ),
2von mihi te licuit lacrymis petfundert justis
In tua non tonsas ferre sepulcra comas l
e Stazio nel funerale di Archemoro introduce il padre, che
**" '
tergoyue , pe&ore fusam
$0
5i3
OSSERVAZIONI
fio
OSSERVAZIONI
SUL
LIBRO
Q_UARTO;
?*i
'
ntili ;
S*2
OSSERVAZIONI
\uiot : in jdt Minerve Poliados , seu Urbane Vedi lo Spanhemio in Callim- Hymn' in Pali' v f J.
VwifS+* alla Salmona punta J Questo luogo , e II corrispondente- dal suo Sco
liaste hanno, cred'io, prestato il fondamento a Claudio Sai masio, per cor
reggere , come ha fatto nelle sue Note allo Stefano, li passi li Stratone,
e d Mela, dove il promontorio stato <? nominato . Il primo nel Iib- ioparlando di Creta Orientale est Samonium p romontorium }. e l'altro nel lib *
cap 7 Crete ai Orientem promontoriurti Samonium ... . immtttit
Dalla situazione , che vi corrisponde, chiaro, essere il promontorio , che in
ammcndue li citati passi scorrettamente nominato , lo stesso con questa
punta, della quale fa qui menzione Apollonio , la di cui incontroversa le
zione fa certa la correzione degli altri Dello scesso nome lo Stefano repsera una Citt , ed un fonte della Pisatide
Fin lf8 f- Mentre pertanto c- [ Anche in questo Episodio ha seguito Apollo
nio le tracie d Onomacrito, che lo tocca al vers- i jfo e segg Apoltodoro seguita a m me n due nella sua Biblioteca ; ma con questa essenzial diffe
renza, ch'egli mette questa avventura degli Argonauti prima del loro ap
prodo in Creta, quando li due sovrammentovati Poeti li fanno approdare
alla Sporade , qui in appresso nominata , dopo partiti da Creta medesima
10 per non sarei lontano dal credere guasto, e mancante in questo luogo
11 testo d'ApolIodoro ; strano parendomi, che mentre tutte gitasi le circo
stanze del viaggio Argonaittico sono da lui state copiate da Onomacrito,
e da Apollonio, abbia poi totalmente omesso quanto agli Argonauti av
venuto nella Libia ; circostanza pure interessante, e dai suddetti Poeti,
non che da Pindaro descrttaci
Veri 1606. ver li Melantii scogli | Di questi scogli , come esistenti fra le Cicladi in vicinanza d'Icaria, e Mycone, fa menzione Strabone nel lib- 14
cui uniformandosi Scillace nel Periplo cos si esprime : ^ Afycone trajetut
est ad Melantios scopulas paulo mimor antemeridiana , stadiit scilcet XL'
Melantiis scopulit navigatio in Icariam antemeridiana Lo Scoliaste di
Apollonio su questo luogo fa la nota seguente : Melantii sono due scogli su
la bocca ( forse delle Gelarli ) cos chiamati da Melania , che tenuto ha
muti paese. Li registra anche Esichio nel suo Lessico, in cui possono an
che vedersi li suoi Commentatori Crede poi l'Heyne nelle Note ad Apollodoro, che viziosa la lezione del vers- ijjra* di Onomacrito avteiMti
huvmiGt , abbia a leggersi jMAarx ; e per vogl ia di questi medesimi in
tendere in quel luogo anche Onomacrito - E' per certo, che questo in
vece d far comparire, come fa Apollonio, da questi scogli il prodigioso
splendore di Apollo , lo fa uscire da Dclo , che ne in vicinanza, isola
gi, come notissimo, dedicata ad Apollo .
Veti
*24
OSSERVAZIONI
che il prodigioso sogno di Eufemo, che di Apollonio. Quanto poi siegue su la predizione di Giasone concernente a quanto doveva succedere a
Thera, questa pure tolta da Pindaro nel vaticinio di Medea ; dietro per
anche alle trac eie di Erodoto, che ha certo avuto presente in questo luo
go , come in appresso si vedr dal confronto Apollodoro neppur d questo
* cenno ; tocche conferma 11 mio sospetto , che mancante ne sia in quella
parte, e corrotta il testo*
Ytri' t.6j%. Calliita \ Antico tome di quell'Isola, che poi dopo dilconcftietore di una nuova colonia acquist il nome di Theta Erodoto , e Stra
bone di quell'antico nome fan fede, e del successivo cambiamento ; ca
ule puie Callimaco rn quel distico :
Calliste antea , poti reto nomine There
Mater patri* nostrm fortet eouos alents
E' utta delle Sporadi presso la sopranoroinata Anafe j giusta la situazione iti<
dividuata fra gli ahri dal citato Strabone La favola , che sovra di essa Pin
daro prima immagin , poi il nostro Poeta abbell dell* improvviso sikj na
scimento dalla gleba di Tritone sommersa nel mare, non ch'espressiva del
fatto istorico della sua improvvisa comparsa , attestata questa da Strabo
ne nel primo , e da Plinio- nel cap- Sp- del Hb- i- e confermata anche forse
da Seneca , che sebbene non nomini espressamente Thera , pure di un*
isola fa menzione in quelle vicinanze emersa, che vers-inlmsntc esser
potrebbe Thera . Quanto poi al preciso tempo di questo fisico avveni
mento , non i che nn equivoco del citato Plinio il metterlo alla Olimpia
de CXXXV- ; quando sin da Cadmo, cio circa dodici secoli prima, si si
per l'autorit di Erodoto, ch'era quest'Isola abitata j ma l'equivoco sar for
se derivato dell' aver Plinio confusa la prima emersione , colle successive ,
che di tratto in tratto le han geneiato egli accrescimenti j dei quali
certo, che l'Isola istessa ne ha avuto , dalla diversit dell sua dimensione
al tempo presente da quella , che amichi Geografi le assegnano Oggi que
sta Isola conosciuta sotto il nome di Santorini : nome , che le fu dato
dai Cristiani in onore di Sant' Irene , che ne la Padrona principale; ed
celebre nella Storia Naturale , per non essere il suo terreno, che una ca
va , come dice il Sig* Tournefort , di pietra pomice j rivestita per di ferti
lissima terra
Tets. %6O' Questi che prima &c. | Quanto qui dal Poeta si adduce su la Storia
di Thera in ispirazione del precedente pronostico di Giasone , che non 4
che una imitazione del vaticinio di Medea presso Pindaro, tutrocisi ac
corda col racconto , che preciso ne fa della Storia medesima Erodoto nel 4'
delle sue Scoiie Li discendenti , egli dice , degli Argonauti ( cio li pro
ve-
**Jwr,
* s"
haiJiffmutisiat
, "
-.Mimati*
auxrnia,lii"*
....
con cui
anche sul padre del nominato Thcra si accorda il nostro Poeta] facendolo
ammendue Autcsione; del quale , aggiunge Erodoto , padre fu Tifamene,
avo Thersandro, e bisavo Polinice figlio di Edipo; fra il quale per conse
guenza , e Thera sei generazioni passavano , quali appunto ne numera an
che Callimaco , dove parlando della stessa colonia , disse ( Hjmn' in Apuli'
vers- 74- ) :
Te di Sparta
La generation di Edipo setta
Alla fondatori Therem n' addusse 2
Quanto poi spetta alla successiva emigrazione di Thera , i cui distaccatali
una colonia sotto la condotta di Batto , o Aristotele, discendente per via
di Sesamo da Eufemo, and a piantare Cirene , di questa ultroneamente
patla su questo passo lo Scoliaste; giacchi nessun cenno facendone qui il
Poeca i ne viene ad essere ogni proposito alla illustrazione del medesimo
estranea Bene a quella potrebbe servire di Pindaro, che avendo per iscopo
di mostrare la provenienza di Cirene da Sparta , ha dovuto parlare di detta
colonia Theiea ; e per possono sii di essa vedersi suoi commentatori ,
come pure Io Soanheim'n ni
t
j- ^
OSSERVAZIONI
spie-
SPIEGAZIONE
DELLE
FIGURE.
5i8
SPIEGAZIONE
Pag* 174- Il tipo di questa Greca Medaglia battuta in Mitilene per l' Im
peratore Valeriano , e riportata dallo Spanhemio ( in CalUmachi Hymn- in Diari
vers- io6- ) , come esistente nel Museo Regio di Parigi, rappresenta esattamente
l'attitudine di Diana espressa da Apollonio ne) vers* 878- dei terzo i ritta , cio
sul cocchio d' oro (irnul), 4t tirata
frrr<cUcosc*aze pure accennate da
Callimaco nei!' indicato JugTove dice s
Ed aurto cocchio attacchi t *d aurei frin
Jl ctrvi metti .
Pag* W' Medaglia di Adriano conservata nel Museo Regio di Parigi , e
riportata dallo Spanhemio ( ffymn* Callim' in Dianam vir*) Questo erudito
antiquario vuole in essa rappresentarsi Diana , che si confonde nella Mitologia
con Ecate j alla quale perci crede darsi da Apollonio nel vers* 848- del terzo
l'epiteto di kaipa , quasi A<uV%; factm tcnens , come si e da noi rimarcato
nelle Osservazioni 1
Pag 176. Questa quella pittura dErcolano, che nella nostra Osserva
zione al vers* 174- del terzo abbiamo detto esser utile di confrontarsi con un
passo di Polluce , per formare una giusta Idea del giuoco degli Astragali dal no
stro Poeta accennato nell' indicato luogo In questo insigne monumento di
Alessandro Ateniese , edito fra le pitture di Ercolano (Tom - primo Tav* prima)
rappresentata Aglaja una delle Grazie, in compagnia di quattro Eroine*
Latona , Niobe ( forse la figlia di Foroneo , non quella di Tantalo ) , e l_a>
due Leuclppidi consorti dei Castori , Febe , ed Ileeera ; con la quale ultima
st giuocando Aglaja al detto ginoco degli Astragali o alioss, come Amore,
e Ganimede sono da Apollonio descritti nel citato passo del Libro III. ' osser
vabile l'attitudine in questa pittura espressa dei due giuocuoii , che stanno
con un ginocchio a terra sedendo. appunto si fa da Apollonio star Gani
mede, di cui si dice, che **AiW--JrT . me ivi t\ nella Nota rimarcato
Vedasi su questo monumento quanto se ne dice dall' eruditissimo Signor Abate
Ennio Quirino Visconti nel Museo Pio-Clementino Tom* IV* pag* jf*
Pag* ipo* Dai Marmi Taurines, come si gii rimarcato nelle Osserva
zioni, tratto questo frammento di un antico bassorilievo i li primi editori del
quale si mostrarono nel pubblicarlo incerti, cosa rappresentasse , apponendovi
le seguenti parole : Fortass eit gladiator , fottasse reus aliquis cum bestiis ai
qua! damnatus erat , colluttarli : fortasse Trlitras , quo nomine Sol a Ptrsis , (f di'
tibatur , 0 coleiatur c> fortassis etiam Hercules Buthoenas , seu Buphagus ite.
(Marat'
DELLE
FIGURE;
U9
( Marm> Taur- Tom- II- pag- n- ) E' per certo dall' attitudine di quanto ri
mane e dell.i persona , e dei toti confrontata colle attitudini del monumento , che
siegue , nel quale per li caratteri , che vi si osservano, restar non pu dubbio
rapprescntarvist Giasone nell' atto di domar li tori , certo , dico , che la stes
sa favola, e l'atto medesimo si rappresentava anche nel bassorilievo di cui
questo Taurinese frammento Basta ricordarsi ]' espressioni di Apollonio per
convincersene- , e vedeiie al vivo rappresentate in ammendue questi marmi
{ lib- j- vers- i<?fi' ) >
. .
- tutti e due
Di gu , e di l , <' una e dall' altra porte,
Fermamente teneva a terra oppressi :
Gi per d' avanti ginoeckion caduti \
~
Pag- ioo E* questo un pezzo di un molto maggiore bassorilievo, contenen
te , quasi in diversi atti, le avventure di Giasone , e di Medea : bassorilievo,
che due secoli sono, vedevasi nel foro Romano (ora Campo Vaccino), presso alla Chiesa dei SS- Cosmo, Damiano , e che fu pubblicato in pi tavole da
Lorenzo Begero nel suo Spicil- Antiy dietro un* esatto disegno fatto dal Pighio ,
che ora si conserva nella Biblioteca del Re di Prussia Ho detto di sopra, che
questo przzo serve a spiegare il surriferito frammento Taurinese ; perch oltre
1* attitudine del.* uomo , e de' tori , che la stessa in ammendue , e la stessa eoa
la espressa da Apollonio , vi si osservano inoltre in questo ultimo , ch'i pi in
tiero , tutti quei caratteri, che proprj sono della favola di Giasone , e del modo
specialmente , nel quale Apollonio la descrive Giacente a terra vi si vede l'ara
tro, che Apollonio qualifica per tutto d' un pe^o , e di solido adamante : l' albe
ro indica il luogo in cui si vuol seguita 1' azione , eh' era il tosco di Marte ; il
vecchio barbato , che vi assiste , calzato le gambe all' uso barbifico , esser deve
Eeta , che s fa pure da Apollonio presente al combattimento} e il giovane eoa
asta Absirto il figlinolo - Certifica,,, pertanto , che in tutti de questi marmi
Pistesso soggetto fosse trattato , dalla perfetta somiglianza po dei gruppo princi
pale ne risulta inoltre , che da un comune originale sien derivanti, che presso gli
antichi artefici fosse in pregio, e in imitazione; e ci tanto piti the altro fram
mento di un simile bassorilievo si vede collocato in imi angolo della facciata
Orientale del Palazzo Borghese nella Villa Pinciana
Pag- 418- Medaglia di Adriano ,
tappresentata 1' immagine del Nilo annbj , l'ippopotamo , e il coccodrillo ;
manca, imbolo di quella fecondili,
>5o
SPIEGAZIONE
strft Poeta al vers *f?p. e segg del Lib- IV'; ed attribuita all' annuale sua ir
rigazione Su questa j oltre quanto e a* detto nelle Osservazioni , ed oltre
gli Autori ivi citati , vedi l'Orazione di Aristide intitolata A-'gyptica nel Tomo
secondo delle sue Opere, Edizione di Samuel Jebb del 1 730- pap- 3 3 i ; e sa
questa le Animai* di Gio Jacopo Reiske
lj-4p- Moua d'argento degf Istriani riportata con altre simili dal
Peller/n, e dal Golzio ; nella quale per le due teste , una ontra l'altra rivolta
ta , si vuole dal Vossio nelle sue Note a Pomponio Mela rappresentato l'Imo ;
ovvero i due suoi rami, de' quali per opposte parti uno fu creduto, che andas
se a scaricare uell'Eussino , e l'altro nell'Adriatico* Serve questa moneta,
cos spiegata, d'appoggio all' opinione tenuta dal nostro Poeta nel IV su la
comunicazione dell' Istro coli' Adriatico , ed a quanto noi detto abbiamo nelle
Osservazioni per provare Ja credibilit del viaggio Argonautico ivi descritto .
Allo stesso oggetto riporta pure la stessa moneta l'Abate Fortis nelle su: Gsserv*
su Che no , ed Oster
Pag 430- Continuazione del medesimo bassorilievo riportato alla pag oo-;
questo altro pezzo edito pur dal Begero , nel quale ci si rappresenta il punto
principale della favola Argonautica , o sia la conquista del vello d'oro fatta da
Giasone L' Eroe stacca il tanto combattuto tesoro della sacra quercia , men
tre resta Medea a palpeggiar il drago <ol farmaco, giusta la descrizione, che
fa di questo atto il Poeta nel quarto al vers to'}- e segg L' ara , che sorge in
nanzi , *J forse quella di Frisso , della quale il Poeta al vers 1 18 e segg del me
desimo Libro : la qual ara per avventura la medesima rappresentata nella gem-,
ma Corionese da noi pubblicata sul fine del Tomo I , ed ivi spiegata Il brac
<io collo scettro appartiene all'Eeta dell'altro pezzo dello stesso bassorilievo
esibito di sopra E finalmente il putto appartenente ad un ahro pezzo, pu essere
uno dei figli di Giasone, e spettare alia U""* cUe oIm * gemente dell.
Medea di Euripide; racch<?, --me sP*a accennato, questi due pezzi non
fanno , che una part d un maggior bassorilievo , che tutte conteneva le avven
ture di Giasone , Medea - Detti due pezzi insieme congiunti sono riportati
anche dal Gronovio nel Tomo primo del suo Tesoro ; c di essi ne parlano il
Conte Gio: Rinaldo Cadi nella sua Opera Della Spedi^. Argonautica lib- 3 cult,
e l'altro Carli ( Ab Girolamo ) nella sua Ditteri'' su V impreta degli Argonauti'
Mantova i78f pag 6". , e 6>
Sul Jne del Tomo - Questa erudita Corniola scritta, esistente nel Muse*
del Slg Principe di Piombino . stata pubblicata pei la prima volta dall' erudi
ti*-
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Pa
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