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. *

ARGONAUTICA

APOLLONIO

TRADOTTA, ED

TOMO

RODIO

ILLUSTRATA.

SECONDO."
r

IN

ROMA

MDCCXCIV.

A SPESE DI VENANZIO MONALDINI , E PAOLO GIUNCHI


Con licenza de' Superiori .

AVVERTIMENTO
AL

LETTORE.

Sce finalmente alta luce il secondo Tomo dell*


Argirtautica di Apollonio
forse

tradotta ed illustrata l

troppo lun^o rjtatda^.xhe tra la- fnrtTtnrcaziohe

del primo, e quella del

presente si frapposto, non

tanto derivato da molte eventuali circostanze , che mi


hanno dal pensiere di questa Edizione distratto , quan
to dall' occasione , che mi si presentata di proccutare a questa Edizione una illustrazione maggiore ; per
la quale fu d' uopo impiegarvi noti poco tempo , e fa
tica . Questa occasione mi
che mi venne concessa

deriv dalla opportunit ,

dalla Clemenza di NOSTRO

SIGNORE , sempre inclinato ad agevolare gli studj di


chi coltiva le buone lettere , di potere a mio comodo
esaminare , e svolgere quattro importanti Codici di que
sta

Biblioteca. Vaticana : Codici od ignorati , o non

potutisi

far confrontare

Ha veramente 1' esame


di estrarrc ,

dalla diligenza del Brunck .


di

questi dato anche motivo

e raccogliere quanto servir potrebbe alla

emendazione del testo dello Scoliaste , di cui potrete


a a

be*

IV

AVVERTIMENTO

besene per conseguenza

dare in

un Terzo

aggiunto

Tomo una nuova ristampa : ma come gi tutto ci ,


che di pi

importante

rapporto a Mitologia ,

nel

detto Scoliaste

a Geografa ,

contiensi

a Storia ,

ed a

Critica era da me preventivamente stato inserito nelle


mie Osservazioni, e Note , cos sembrata mi questa
una inutile fatica , e la ideata aggiunta di nessuna, o
pota sanit , ma bea sol di carico al lettore . Se pe
r a qualche nuovo Editore di questo Poeta , su 1 quale s da valentuomini nella Germania impiegatisi at
tualmente i loro studj ,

paresse meglio soddisfatta la

curiosit de' letterati , coli' aggiungervi ancora emendato il testo dello Scoliaste , sappiasi

che quanto .an

che in tal vista da detti Codici si ritratto , tutto a


disposizione si conserva di chi farne volesse a pubbli
co benefzio utile uso .
Ristretto pertanto nell' accurato studio , su i Co
dici stessi impiegato , il mio scopo ad arricchire uni
camente questa Edizione delle Varie Lezioni , che dal
confronto

dei

stesso Poeta

medesimi

risultassero

nel Testo dello

eccone di queste esatto , e colla mag

giore avvertenza formato il Catalogo . Ma perch di


questo se ne possa dai Letterati

estimare giustamente

il valore, e trarne la conveniente utilit, necessario


di

AL

LETTORE,

di premettere pochi cenni sul modo

onde

stato il

confronto medesimo eseguito ; sul merito del risultato ;


e su la qualit , e indicazione de' Codici sovrammentvati . Avvertasi dunque in primo luogo , che sebbene
per comodo del lettore si abbia nel numerare li versi
seguita la numerazione

della

nostra Edizione , che

la stessa colla Brunckiana , pure la collazione non col


testo si fatta del Brunck , ma con. quello edito dallo
Shavr : e ci perch potendosi questo riguardare co^
me il volgato , se

la collazione coli' altro si faceva,

ne veniva per conseguenza , che come varianti collocar


si avrebbero dovuti tutti i luoghi riformati dal Brunck ;
locch nojoso sarebbe riuscito per la lunghezza , ins
tile , e quasi ridicolo ; poich si sarebbero tante lezio
ni comunissime

trovate fra le varianti . L'asterisco,

che si vede apposto in questo Catalogo ad alcune, mar


ca quelle lezioni, che unicamente si devono ai nostri
Codici Vaticani ; mentre le altre non distinte da verun segno , quelle sono ,

che si uniformano alle le

zioni del Brunck ; molte delle quali erano state a lui


somministrate dal confronto , che egli ha gi fatto di
altri otto Codici . Fra le prime non dissimuler trovar
sene registrate alcune , che non di grande importanza
parranno ad alcuni lettori ;

ma io

ho creduto .nella
Scd

v)

AVVERTIMENTO

icelta abbondare piuttosto nell' ammetterne delle poco


utili , che rischiare nella scarsezza d* escluderne delle
pregevoli . Quei letterati , che conoscono gli antichi
Mss. ,

e san far uso della critica spero mi saprai!

grado di aver tenuta conto di molte aberrazioni , che


mostrandoci quali fossero i pi frequenti errori , e le
commutazioni di parole pi famigliari ai copisti > con
fermano le correzioni delle medesime, che in questo i,
e in altri Greci Scrittori sono state , o. abbracciate o so
lamente proposte dai dotti uomini. Cosi molte lezio*
ni che distruggono iL metro

non

sono state perci

escluse dal mio Catalogo \ non perch le creda, degne


di essere ammesse ma perch possono far nascere so
spetto su la lezione che corre , che non sia essa forse
la genuina, ma solamente lavoro di antichi correttori j
e quindi aprirsi pu il campo dietro alla traccia erro
nea dell' antica lezione

a restituirne forse altra pi

vera . Insomma molte piccole riflessioni mi han per


suaso a non dimenticare parecchie lezioni %

che par

ranno degne soltanto di una oscura diligenza


loro ,

i quali

non

fanno

il caso , che

co

meritano ;

delle Greche lettere , e trattano ogni studio accurato


di pedanteria
Ad onta per di quanti caratterizzar vogliano per
su

AL

1ETTORE;

vij

superflua la ma diligenza, piacer a molti trovar qui


confermate dai nostri Codici tante varianti , e correzioni
Brunckiane : t fra queste alcune, che poca , o niuna
autorit avevano di Mss. ed altre assai singolari , pro
venienti

forse dalla prima Argonautica * che si s da

Apollonio pubblicata avanti che

passato

in Rodi la

lipolisse , e la riducesse allo stato presente . Posso an


noverate fra le molte nel Libro I. quelle dei vers. 28?.
369. 478. f86. 1043. : nel II. quelle del 355. 455. 928,
,1214. : nel III. quelle dei versi 1001. 1160'. : e nel IV.
quelle del 170. 390. 421. 434. 458. 1176". 1613. Fra le
lezioni poi nuovamente prodotte

piacer certo agli

eruditi rimarcarne alcune notabilissime: come nel L?


bro L ai versi 152, 161. 154. 253. 258. 298. 383. 510".
36". 745 787. 1078. i2'4. 1361. : nel II. ai versi 118.
417. 400. 551. 606. 686. 741. 85i. 942. 969. 1033. 1139.
a 1^7. :

nel III. ai versi 220. 254. 320. 392. 599. 972.

loro. 1118. 1244. 1251. 1288.: e nel IV. ai versi 174.


196. 279^316. 320. 337. 355. 386. 437. 5 59* $4 ! 677*
801. 992. 1158. 1577. i6$5. 1672. 1682. 1747. : fra le
quali quelle dei versi 516. nel I., 118. 606. 954. 1139.
nel II. , 1747. nell'ultimo sembrano tanto raccomandate
dalla buona critica da doversi forse tenere per mano sin
cera del nostro Poeta .
t /

Quanr

vii)

AVVERTIMENTO AL LETTORE ;
Quanto finalmente riguarda li Codici , dai quali'

son tratte eccone il segno , e l' indicazione .


A. Codice' Membranaceo Palatino - Vaticano segnai
to numero 280. scrittura

del Secolo XIII. abbastanza

esatto . Contiene il poema coi vecchi scolj , molto pi*


brevi degli editi .
B. Codice cartaceo Palatino-Vaticano segnato n.i$cv
Sembra scritto nel Secolo XV. , ma con poca esattezza ,
Li suoi scoi; si discostano poco dagli editi; ed maa-j
cante del IV. Libro.
C. Codice cartaceo Vaticano , segnato num. 36*
I>. Codice cartaceo Urbinate- V.iticano , che nuli;
o poco differisce dall' antecedente j sembrando copiati
ambedue dal medesimo Originale ,

correndo il Seco

lo XV. Vi sono li vecchi scolj quasi com-e nel Codi


ce A. j aggiuntivi gH editi da mano posteriore.
Quando le varianti non vengono accompagnate de
nuna delle quattro accennate lettere, segno , chela
lezione in tutti e quattro i Codici la medesima

VA-

VARIE

LEZIONI*

L 13 R 0

. I$
29
37
39
45
48
fJ
61
63
74
8y
94
96
105
108
114
US
119
I36
138
147
150
152
idi

Te? 7' eVrtTav .


eV/TnAg0<>Wflu . A.C.D.
riapecr/xs . B.
/eVrss B.
liapud-eo-Kei . B.
ivtHptQr\vou . B.
vi<Toixivoi<riv . A. C. D.
ttLpi^itov . B.
gMo-gro . A. B.
nnsy.amanu prima. B.
fvpexs. D.
</W0a$ . D.
fU/ttsA/ns B.
'Avy/flt^ns . G. D.
X/Cpoug'a, . B.
THM.r\pe<rQou . a marni
secunda. O.
uV apeo7n<r/p .
$A/xs . a marni pri
ma . B.
riapto. D.
NauTrA/^oto .
tHoUvro . B.
cS/jcg B.
vtvvoudvois . B.
mp&x\7i(ts . B.
pr AMQifalfiAt
in
margine
corrctura
\($iaL(M.i D.

PRIMO.

* 16*4 AuKtpyos . C.
166 nofjJtfii . A. G. B.
B.
a manu prima
180 37oJsaJtneV*Tfoi' . A. D |
191
197
207
214
217
t 227
239
244

cAmtes. A. G. D.
<x\ffA.eu . B,
Opvurifxo ,
a^npa'vparo . A* C. D
TTapeu' A. G.
fiKp^ncxt . A. B. D.
(pxavo .
fyccaxv . A. B.

24? tPpos . A. B* *53 Kxrovx $ aJ fjjyx /xot*


px fucrx'/ujxopos n%9&T0
TrcCvTtoV . B.
* 254 itortois B.
* 258 7rpoioiK& . D.
* 2 60 7rpo$\.tp<f4 . C. D.
267 / <te o*?7* A. C. Di
*
ci <F city* Hxrrfytes . B.
272 j57nAtt'^a .
278 C/0' o<pgAor .
281 rxp^crxi. A. C. D.
28$ xgi'goZa'/. B.
* 298 viixovrxK B. a manu
prima .
313
t/ . A. D.
324 &f*/p$%iT ijuxf A.BtD.
b
77<

VARIE

LEZIONI.

3 3 o ini ifxjcpb . A. D. e?7/<r%zpZ . B. G.


337 ofyt/Ug . D.
359 nV*a'a>. B
345 vcLcrtfeifBxi . D
3 57 ipvxntxiv *
3 $8 .viyvoL . a manu
prima . C
xWfcts A. C.
3 59 7TXKT10V A B. D.
3 53 ttoCuccolv . C. D. Wrso'o'X!' . a m. z. D*
36^ TflV0L^tfO/ .
372 Vcu A. D383 ^ap' cLtrcro's . A. B. D.
in G. a marni prima .
384 (ip/<rxvrss
A. CD
385 'jpxs - G.
39$ ^iifjuipi<Txvro . C.
395 (tVJ^ ivxuvxfxiv'j . A.
P
vt\iVX[J*v& . D.
397 npt/xov * a marni prima.
r'Vs.aov . a m. 2. D.
399 fA.zv<xnviiot<fiv~ D.
416 co/ (T* * . A. G. D
417
43 8
440
441
443
45" 3
456
46 S
472
4? S
478

[Xit0i71^ %
oLvxl<Tifji,0!> . C. D.
nV * A. G. D
xyovrxs
<Pxl,u,oi>os . A. G. D
vpx.aa'iSwtf . C. D.
XQU'TlJ'O/JLi'v >V . B.
ctT/(a . B.
XfA<QOT?'pOt<Tt . A.C. D.
xq>px<Pi'\t> . D.
cT^a?. B.

480 QxpfiJi/oi . A. D.
S 482 ijg x\(idxs . C;
48S cui ecpa-r .Cam. 2;
cus (par A. C05 ap
<pa.T . B. cJ$ (p.V gH^'Aao'sy . D. a manu
prima .
492 ivtTTX^f . D.
7ipOtip( cT/ K mXCS . C
77pati'pc JV t.Hos . A.B.
Opcpaui D*
* 494 afa cTg
* 49<*
j . D.
* S05 racTe
to?ov
.
. Gf Aktiip . A
* 51S
SXkxov . G. D.
r^ eri . D. a manu secunda
. D a manu
secunda
5 2* to p"
. B. D.
* 528 77/ tf%ep2 . B. D.
* 53 3
manu prima . B.
540 oT$ o'i u?r . A. C. D
* 541 Jeppo'Qioir . BS S4 tjuuS'CV ys'vos X',^p(av
549

554
07
572
* 582
58(5"
* 588

B.
XKpoTxrq&i A. B. D*
in C. a manu prima
0
\j7txtoio opta k/sp.B*.
Horep&& . A. B.
&g-$fi . A. B. D
rofi. B. C. D.
77/ npod'iouref . A. C.
77X\lV77V0iriTiV . A. D.
Kfia^ . A. D.

VARIE

L E Z I O N I.

$89
590
594
595
597

nju.cn a $xvij<fHov . B.
rxpua'ffoCfA.sm. A. CD.
in B. omissum .
*W t tfnpof . A. C. D.
svp//u,uxs . A. C. D.
<pctAo.77,s C. a manu
prima .
599 KAtt'rgit . A. C. D.
OO 72V0iq CLvfJLOtO . A. B. D.
& in C. a m. i. a a.
vero ,
604 is -XP*
612 fX-SripcLPrts .A.C, D.
<5i3 <. A. CD.
dyrivtov . B.
617 tppxffvxv. B.
53 5 'CoCcriu c/uofio'pois. A.'
C D. sed in C. Guxciv . additum in mar
gine a manu seconda.
637 t^o-/,
538 fvv tv rev^scri . B.
642 77rpa.7rot> . A. CD.
651 xvofxivoio . A. D. & in
C a manu prima .
6<)6 duriti ap' r\y . A. CD.
66O 0./JL/LU .
65 1 pi^(Lfjiv . A. C. D.'
553 Qu/xr\f$
volvnyt
ictrerxt . A. CD.
56 > /am7cgTflu . B. D.
577
68 1
688
589

f77xvpUcBxi . C D.
aWrpeVc/ . A. C. D.
TipmWo'ixM .
77(p/3/ix(r/ . A. D.

692
696
598
705

*
*

*
*

71 1
721
73.?
734
741
745
747
760
762
765

* 767
* 770
* 775
* 776
* 777
* 781
* 787
*
*
*
*

796
800
805
807
817
821
* 823

xj

weAaVova .an.l.C.
/ug'AgcQca .
mstcc rn'f 7S . A.C. D.
a? x' 4>\)<ri . A. C.
cu h& ^a'Aaov. B.
37x<rcrucP/n . A. D.
Tptrav/^os tpyov .
tf/cPnpa'o . C D.
<rq>o'pr)<rt . A.C D.
/UL6T j%vtx . A. C D.'
v7Ttp/xx(jH0 . A. B. G.
ItTKg . A. G. D.
fiv'vxci, $77<o z-oAAo's ituni
fy'vf/S . A. B. D,
cvj goV
. C D. sed
in C.a manu secunda.
iov corretum irtov .
$npv in i\m$i . A.
C. D.
771 transpositi in A:
B. D.
xzpyoyiAvxi. C D.
v^ep at-TsAAcrro, . A;
t/Vep dvrXXovtx . B.
XflM c<p< C. D.
77/50 37o'A/o$ afa fafiv
riiiv . A. C. D.
xmA/cTas . D.& in C. A
manu prima .
xpoafi yxs .
Wi/Aks. A. CD,
r\/ULXT<'p . D.
?rerA.x/u.c . CD.
Hxciyvrirota'i . A. C. D.
a\fy avip-^o/xvlis
7nono . G, D. a m. r.
b a
ap

xi;

V A R I E

L EZIONI;

941 CLpHTOV .
949 cV
tkcv cT/V Et/VJpo/o . A. & in D. a
manu prima .
95$ gKAi/CocpTgj . A. C D,
963 agf . A.
985 Bmarcuvro . C. D.
*
tv <T xpx riyt . C D.
O04 ceAg^n<ToV . B,
*!0o8 $p\j7irovns . D.
1019 'Avrow^i . A.D.
ma .
*ic>30 vvzpfjidpov . B.
dolavi . A. C. D.
1038 !UT{ u'ttO ^UKT/. A.C.D.'
ivmdXjv . A. C. D.
1045 g*u/*iA/n$. A.D.
V fJLCLP .
{ixftXntx. . cura tigno
kol^os . B.
aAAor aAAcp. A.C.D.
nominis proprii su
sed in hoc &\\o$6y
per scripto. A.
a.XXot> . a manu secon
1045 gAe .
* io?9 <rf Tgt/^go*/. A. CD.
da . aAAora aAAov . B.
1078 x'pnyp^etrxv . C.
crviufix.ntJ'os . B.
1079 xa.Tau^/ . A. C. D.
cJj '^Uhj . D.
* 1093 IXdfyvQau . C D.
oVSs . A. CD.
*
1098 e^Aacca
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D.
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A. B.^
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* 1 120 dcest in B.
& tertiam vocem lo- * 1 1 2 1 dKpoidrqvtv . A. B.
2 12 2 pp'i^avrou .
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* 1 135 in B. deest .
ini 7rpoff(^a\o? A/3tT.
dp^n<Txvro . A. C. D.
CD.
* 1 1 3 9 tufi.7idvcf . A.B. D.
TipK<t>7rr\v . A. C. D.
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secunda

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A. C. D.
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VARIE

L E Z I O O I.

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I I 74
1178
1183
1 1 87
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TTU/UL/U-v* D.
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1253 $-a'/W . A. C. D.
12 5 7 7iiiiMzp(-tos . A.C.D.
1261 fs (paro ?cjT* . A.
C. D.
I2<$4 ihr encpspov . B.
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1 3 8 J dWyAaifo'W/J' . A. B. D.

xii)

* 1 2 8 5 ?77o 7rpo\i7Tvr$ . B. D.
1287 jrW rt . . . iH ri . A.
C. D. M t/ . . .
Iti . B.
* 1289 elevcixps. A.C.D.
1299 iXmrov A. D.
* I 3 I 5 37*/>' g' B.
1325 gAKpd'i' . A. CD.
* I 3 3 I 7TpOC7Trn^XXO . B.
* 1 357 xxxSj Ku<Pcur<rou>. CD;
1342 JV to 0*6 . A. C. D. dV
t ce . B.
* 1343 U*M vori <Pnpi'<rcLvQ*A
C. D.
* 1344 pi/LLnOvres . C. D.
* 1 3 *> 5 KarauTo^/ . A. B. D.
1358 rv. B.
* 1 3 60 HSs ftXXoMdvns . B.
*
cLKrry vhtjQo . B.

XIV

VARIE

LEZIONI;

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

LIVRO

SECONDO .

r. 5 O r . A. C. D.
7 ab hoc versu ad 30. pa
gina integra per errorem reperita : omnia
in utrisque conveniunt : tantum in $m?
altero loco rZ ne , altero rZ ngC\ quod reum est .
II KfKA.U^' . D.
1 6 Ka.rcLVt't .
1 8 npxrept . . dyx'ym . A .
C. D.
26
3I
35
41
48
49
5S
59

opitffftv . CD.
X%71TCLQV . A. C. D.
7ia.7i-tnvxvrii .
IW/v . B. C. D.
7!apcra.ro . C.
fa' Wiarx . A. C.
t2j cT' tot . D.
eupccw . C. D.

.65 tS tP aur . A. C. D.
in his tribus Codicibus tTx perraro subscribitur .
6" 7 $1> i/ULXtft.
n'pToWTO . B. C. D.
77 p Kotpros ... f)TS
pap . D.

*
*

*
*
*
*

85 v'AcV . a manti prima .


xXtv . a secunda . C.
87 t$p> . hic interpungitur . A. CD.
(pumoWTSj . B.
S>9 hWt/ yvvrts . C. D.
102 ipvvffui^voi . C a ma*
nu secunda .
103 im<fff\i/jLZvov . A. C. D.
108 ^^trepr). CKfluj?. A. CD.
I 1 1 Vto. .
118 AvKopyoio . a manti
secunda . C.
13 3 877/ 77/N3 . A. D.
I6O Tp J/^j T}}
172 (Q\jt;xcrQxi .
173 i7:ixp^xtx\ vxp vi*
174
177
1&9
198
211
217
219
220
224
226
232

7TXVp0l . A. C D.
B/^iWcT/ . A. C D.
<run%i)S . A. B. D.
pitxvols . A, D.
deest .
n $ 77g/3/ aAA*' ^SV .
/un <Te h' dnnftiriviv
C D.
'Ep/ff's . A. B.
KX&V . C D.
e/AoV . B. C. D.
(Tcutc's / cr^a . In C.
ordo a manu secunda
ita

VARIE
ita mutatus

L E Z I O N I ;

/V^a

259
260
261
266

f\Kt> . A. C. D.
w$ Otti .
Vcrg-rou . A. C. D.
acf\ cTtTtoc 77ptoTto,Q' . A.
G. D.
2<5 Post ^. intfum aXxy
7ji'/aflUAta)Wou omissis
intermediis statim subiungitur pars extrema .
271. U77gp 77oV
47 ?
288
295
298
30 r
3*7
329

339
342
350
3 5^

jtk viv<sQr\v . A.CD.


Bopga . A. C. D.
cg'j3gcr6xi .
eJWttJ' . A. C. D.
'/a/ .
??tornofJLtvov . CD.
nioj aW np0(jj(\^ivtis .
A. C. D.
*(9H t'.i?A* A. j^j
raAAa . D.
. A. C. D.
g/ g' ,w.g
A. C. D.
uirufos . A. C. D.
(px'Ax-yyoj . C.

3 62
353
3^1
Ili
374
391
393

A. C. D.
rnj ^tj Vg/) . A. C. D.
db-ipl KHTXl . B.
iv i\iidcvrt .
chxKHM.gt'OS . A. D.
JU.5TX TS .
ifyvinotyct. . A. D.
<f* &nzpiv .

335

?
*
*

*
*

*
*

xv

404
407
417
426
44<5
4^4
45 S
456
457
467
47 4

tfKtav .
oLuAl^' . B.
tTi'pots . C. D.
cTo/c . A. C. D.
^go's omiititur . A. 0.
gVJWas .CD.
TB HO (Ji.IV . A. C. D.
vv rotei
. A. B.
dLtf7idL<rtos . A. B. D.
nH\t%iu vrtfiv . B.
x
ti .
dva.TTXiira'is . C D.
CLVoCvi/fflS . A.
486 g'uTguj,g^o^ . CD.

490 aV . A C. D.
* 494 oLm/jlvoio . B.
* 499 dco?
5 10 AtTpotart . A. B. D.
* f2? e'mV/flU . A. B. DJ
530 ,7ctV
niM-^p D. TTCtV-*
J^hiuxp . B.
* $ ? i hp-y/xivot . B.
555 uV
A. C D'.
?7o Aguxrf Ka.^Aa^ovrcs . . .
flt^w . A. C. D.
* $80 KOU C<p/f flC77pC<p . D.
59+ Aa$pvo . A. C D.
* 595 ^P0' 77poKxxoi-y^r\v . B.
* 6..6 v ris v . B.
5l 3 g^g'^gurg . A.
* 617 T0?0 . A. C. D.
6z2 Tt'(pu . t iu.01 rxxjrcL,
77QLpr\y . A. C.
T/<pu . t/ (A.ot ?rxpr\yO'
pitti . D.
626 Ki^oufxifOi , B. D.
d

xvj

VARIE

LEZIONI;

642
tffl
6f4
664
67?
6S6

a K g' 'Atfxo. A.C.D. *


7Txpi%ivovro . A. D.
*
QCye nXtv .
*
<Pg <r$/ . B.
*
7io\M7mfjMvi . A. C. D.
*
it <T' ye vuv ricov .A. *
C. D.
*
691 fjLvpix, B. amanu prima .
Orfotytf .
*
693
cF aure Xci&part /uA/xor.3ou Hw'or<rp.A.D. *
705 napwwcwo . A.B. D.
706 <TgA<p/W . A.C.D.
*
709 rdd-t i* cUmr > A.C.D. *
719 7rpo<rauvovris . B.
721 xHpa.fi . B.
730 m'rpup A. D.
737 cxpioevros . A. B. D.
738 o*u-g^$ A. B. D.
*
740 Truffi . A. C. D.
x*Tal3Aoiri/pnJ' . B.
741 6' omittttur . B.
742 fjuM^i^iv . A.C.D.
*
745 nVn' . A. D.
751 Xn^xvros B.
*
753 Map/apcMas . hlc & *
alibi C. & aliquoties
in D.
77 <5 xarxj/To^/.
*
779 xyoxovrx. CD.
* *
782 ggT/ . A. C. D.
796 Mtf g' <pnA/ . A. C. D.
*
798 Tunfap/JW . A.C.D.
800 n 7ap . C.
807 deest verus . in A. D.

811
S20
817
842
855
857

nxvnixipot i-noviovro. B.
Xiv . A. C.
-ri/tfgVrgj. A.C.D.
fin/xx. C.
decst . in B.
$ or . A. B. D.
jrxr . D.
861 Xu/uJvot . A.C.D.
854 xcu' *u k' It/ . A. C. D.
8<57 ntpinp, A.
87? /un t/ . B.
878 Spettro. A. ip^xro. D.
895 kTpa'vtd' A. B. D.
898 mvfOLv. A.
90 t'jr/ arpo' . A.
915 Ir* ifxrpiov .
921 fie'XoLv . A.C.D.
928 ^unp' f<pAg>o? . C.
943 aAnKTO . B.
942 Kpo)/3uctAoc . C.
943 fr^fluA' Vrg .
945
gV rl/xx-ti A.C.D.
954 ifjnp-toffiv . A. D.
955 IpiHxioto. B. TpiKfi.aio/o . D.
969 ixQiKxcnyvt\-ms . C. D.
973 aAa<fg /SaAAo- . B.
9S2 vwu/xoi B.
984 uVgpgu'ySTflU . A.C. D.
993 et ,an $i*9 . A. C. D.
997 ftxvrpt%x . B.
vxi&txxvkov . A. D.
998 n # xut& . A. C. D.
999 wVffl/
A. B. D.
10 13 g7 Ko.aeVo'/ A. C. D.
101 $ /gpoV J*'
A, C. D.

VARIE

LEZIONI;

1020 dputyu&in , sed a>rx in


his codicibus fere non
subscribitur . A. CD.
I03 I 7TCLpa.viv<ti*&voi. A. CD.
<T/spn . A. G. D.
1040 Vqdpwvt . A. D.
? 1053 ApHx^nyys . C D.
1056 7i\a.TcLyr\v . A. C D.
1057 Fiqfcovxo. A. C D.
1064 7ra.<raruMr) . A. C. D.
*lo58 cpcren . A. G. D.
* 108 3 77<pu70Tes . B.
1088
*I095 vinovro .
* 1 102 ottvupos . B.
*H06 n'pripa-ro . A. C. D.
* 1 109 ^94 XTOJ . C.
mi i/V ^yetr/riCt . B. C. D.
& sic semper .
versus
post hunc male
1117
interpolatus deest in
A. C. D.
gV/<ppflt<Tg'<s 7zpota.7iv .
* 1158 Vnp \X . B.
H45

XV1J

* 1 1 ? 7 H^a/wro . A. C. D.
1 160 ivrs A, C. D.
*ii56 uV eVeeoVnct' tto . A.
C. D.
* 1 c 67 ^/.TgW/f . A. C. D.
* 1 i6S cTi&k' ccp/ . A. B.
*H74 twiro . C. D.
* 1 179 Zs in tot KX^-x ini*
fpxerou . A. C. D.
llSl WfltTg'p' uaup
1188 Kopu<pns 77xp* . B.
I zoo inox ccptoyn . A. C. D*

1214
* 1 222
*
* 1233
"1240

sape accentus male


permutati .
Nucn io* .
eia 77t^a.fA,\{s
.7l7ipO i\ti770i>. A.C.D.'
rpnrouov . G. O.
gV^3 /V* Ji xapZvcc .

1245
* I244
*I2$9
j2<55
1281
1232

A. B. D.
7ia.pityvowo . A. C. D.
J7/ 77P01 . A.
fJLi?r\v . A. CD.
Kot^A^a' . A. C. p.
77xpnyoptt\<nv . A. G. D.
ipUffsu A. G. D.

s
Affi t 'f . M :

? Tom. IL

LI-

VRIE

LEZIONI.

L 1% R O
t

S TV kcu' ot . A. B. D.
sed in B. a manu se
cunda . t
co/.
9
>c<r<pi . A. D
15 n 7 ftp 0 /uiv * A. C. D.
1 7 7ia.pS.vvo* . A. C. D.
18 dcest versus in A.C.D.
7 A/nTflta . A B. D.
8c7<r/ $i\tvvt . A. D.
29 ivviftqviv. A. D.
3 1 ' atmf . B. D.
32 roto deest . B.
#*AxW . B.
38 7r,/5o A/o$. A. C. D.
4-5 x.oC\ku& . C. D*
45 XUKoTft .
46 fPuLH.epxJ't . A. C. D.
48 Va r f<p' aTA . D.
59 fjuXM pyov . a manu
prima . (*.ycu> pyov .
a secunda . D.
7 3 <utc7s g'o?$ au/>tvt . D
74 aAnxTO . A. B. D.
7 aw't* rot koukdp <?Ao . a
manu prima . ixuri
3Z0T& rot HOLKOy olXKo .
a manu secunda . D.
82 t^Trxvo . a manu pri
ma . n'cTa,77oucu . a ma
nu secunda . D.
87 a 7p J/jij c/ aVn . B.

TERZO.
94
IO?
Ho
112
I20
123
1 ?o
1
1 56
192
194
214
21$
218

220
224
225
234
239
248
249
* 262

ep/cfytouW A. D.
rapo-Vo . D.
jU.rciAna. B.
n'JV ^ . C. D.
uno (rjjrAMt B.
olyogv . B.
gr aura;. A. ex auTttS . B.
xuVo's .
^puaVjr A. C. D.
aV cLi&ipt . A. B. D.
xoVrSpoj. C. D
eV)af2<ra.v . B. ttx^uva ^
A. D.
a77go*xedWg . B.
cfpxg! otvxKros . C. D.
*Axaiu$. A. B. D. ut
Stephaniana . B.
imyXvQt'fVffiV'. D.
KCLTnp(Qz&s . B.
<Tg omitritur.
7ip0piiVKi . A. 77pop&'
o*xg . B. C. D.
KiK/j.ndrcL. A. CD.
ttAAtP /.gV . A. C. D.
TrP /UfV *p'
A.
C. D.
$oC\x(ji.ovy& . A. C.
/uutrtxT&v . A. C.
fmvr iyct. A.C.
kt^v C. D.
Ve-

VARIE
*4
a7S
a78
287
290
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Joo
3O7
S1
317
318
320
532
334
339
342
347
350
351
375
376
381
392
394
39 d
398
404
408
410
413

L BZION I,

Arfrcfotr' pio* . D.
C. D.
oW <pA/nV . A. C. D.
<pAo7/ IhaKov . A.C.D.
7Au>tpn <T Kxrernxiro
uM-Jy dvfa . A.C.D.
%VTO . D.
($cupva.vro . C.
VtoO/Juv ois .
miti yXxqupris .
To7ct /uf . A. C. D.
o77CcJWa.s .A.C.D.
<P/e%evai> . A. B.
MtSAips. A. C. D.
yWa eAxji . C. D.
AioXifav . A. D.
tjAu^tt . A. D.
oT ri <ppi?ot . B.
a<fy . A. D.
$mvuM.epos . A. D.

vn ini . C. D.
cxnWpar . . . viicrQcui
/7go*xn\|/X<r0g . C. D.
v$\ xAmTowi. A. C. D.
ht au . L..
woo'ou'j'aj . CD.
tyvoLpiZpt C.
^p*s . A. C. D.
77p'tHfXl .
(puave-Wrej A.C.D.
ct/up* a manu prima,
x-rp . a manu secunda . C. axrp . A. D.
4i5 t/W. deest in B.
423 n& ara*. D.

xix

* 427
430
* 439
452
* 463
* 455
*

*
*
*

7Jip 7roXXf . A. C D.
$7rikd<r*r . A.C. D.
apvur . A. C. D.
toffjLtuv . A. C. D.
vemKxro . A. C. D,
^/Vcerou . B. <Q$iift*
rou D.
468 AC/i CUvpX . B.
478 ol .
47 1 aVoAnTfl . A. C. D.
47 5 fjjv oavreau . A. C. D.
& in A. glossa interlinearis . (tta^nVjj .
479 f XS 71l7TtOllJAV . CD.
48 7 cLpvvd* . D.
491 to7<t< . B.
496 <p u<r/o'gi/taj . A.C.D;
500 Tvtfye . A. C D.
506 0 x' ipfyfjLiv . A. C. D.
5ll a (T' iirot fxx\x 7ioCy^\

519 *V CLpd'dOCVTAS . . . V
T/AAca. D.
524 vad<riiJ.ov . B. (vviijjqv*
A. D.
* 519 wep/ aAAx .
* 53o <puVa . C. D.
5Ji fiLal/ccrer diirpr . D.
A*aA/<r<rgrxj dutimv .
B.
* 537 aVrwov. A. B.
* 542 A/Ve?//ao . . . x^A* ;
A. C. K,U77C . D.
543 &H. <Tg Mo'\|/Oj . A.C.D.
548 d$*p{ljtv .
c a
A

XX

VARIE

LEZIONI.

561 Asu'owrej . A. C. D.
p&TVOlffQ B.
552 \S/j./xi noXtfMxia. . C.
D. A.
* $63 deest fi . A. D.
*
V7ip07i\lav . A. D.
557 flfrycpgl/gp . A. C. D.
57 <N? . A. CD.
*
7in\crovrxs . B. D.
578 Mwxloutfi . A. C. Dv
* 538 & x. B.
*
7Tps n'^oj . C. D.
* 599 7tPt*& W A. CD.
* 601 x< h ng\ iXfofiihits,
7J/X7ZHV . A. C. D.
604 q>peC<r<T(>>vTou.
r'613 fxaXhcrauro . A. C. D.
"* 614 Xu %\ov . A. D.
*t 6.^7 vNv ix/juu^v . D.
* 651 -rrfioi . A. D. xnMtAt*
voi eTeH 7rc'(T$ . B.

* 712 EpivCa.s .
* 723 deest in B.
725 xxff (xiv . A. C. D.
* 731 acPgA<pgo/ . B.
73 3 HvprX . B.
* 743 Tooizp % y nxxpii
D.
* 748/ 7IipixZ(jH . CD.
7 54 (f>^/(r0ai . C.
* 758 nW 77* ff yxiXct . A.
765 vtcrn(J.i\,(iGiV . A.CD
* 770 ityftipiw* B.
* 776 'Ep/^us. A.
789 /U.iXx'd'pOf
7 94 aAAcu . A. C. D.
* 805 xXnxrov . A.
807 xtppx . A. CD.
* 813 deest versus in C D.
8 18 ivvtsiqti . A. C D.
* 82 2 xvxx\r\i'<Pxs . A.
8 26 /ULrtPea, . B. C. D. sed iti
B. a secunda mano .
652 r /^uVaev . A.
1657 J /tur <t7T0iC(t.v ccfgA855 ap-yucpsV . A. C. D.
tytot . A. C. D.
847 xvpnv /uxvoyivaxv . A
? 663 JtpTC/agW/ . B.
C D.
* 574 /*n cTn racTe foCKpva. xx855 xxvXovi .
877 'AfAVlITCUO . A. C D.
raAa'^as . D.
<?77 g'x 7Txrps ' A. C. D.
* 879 <T/g^gAap<r/ . B.
^'684 aAAcTg <F ttp$& xa* 884 xw(tv$vuto. A. CD.
* 90 1 cvnxpxccixi D.
Tflt . A. D.
915 c?aicc Tg' crcp/c/p. A.CD.
* 686 <p^077n- B.
690 xaTaKKtcucrflt . B. C. D. * 918 cuV gu (jjpefovxo'.^cu
A. C D.
. 69 1 Agt/Vca . A. C. D.
* 696 ffftttffiP A. B. D.
* 923 7TOTifJLV$r'trOL<r6xi . B.
* 926 'icra.fxtvoi . A. B. D. '
* 70 J cLpyxXtCS B.
* 704 'E/wus . D.
* 93 5 swfKuHs a%\o . CD.
g/70>-

V ARI E

' 9$i
* >58
970
972
974
976
* 983
987

evourou . B,
/u.trx\r\yi<fKiv . A. B.
tpp'i tyvrxi . B.
uVo pixrs . A. D.
(p^T^eo-Qxi . A.
V7rocroUi(V . C. D.
eJoy re . B.
cpnAcJcraj . C.
l&ios titoi . A. D. <F
g*r/. B.

992 a'AAo/ . A. D.
995 -yocn . C yodxfiv A. D.
* 1003 toV T2 Al/Vo** . B.
1004 post e'A/o-trgTcu . subjungitur statim clausula versus seq. a k
cUGjVaj . C. D.
1007 gVnT/Vjav . D.
io 10 ciue'f'px/u.ev . C. D.
lOIJ 77pO 77p<7 . B.
1020 mpppoHoistv . D.
1025 cluSh. D.
I02 5
pO7TTljxTO . D.
1029 fia./u,oipM. A. D.
1037 /Astcrncu. B.
1059 deest versus in A. CD.
105* <pei/'^$ . C. D.
1059 aVaSeo . C. D.
1060 t^7o y hnrt. A.C D.
Io6'2 rT Qi'Xov , re/ eacTet- .
1066 g^Aa/y^gc-tf^ . A. C.
& in D. a manu sec.
1068 n<Tn ydp et aV <$Qx\M>f$ A. C. D.

IZIONI.

xxj

g,uc/0 . L..
1090 rr.V 7g . A. B.
1 09 1 'lacco Wj f. B. 'I&Axo'j
A. C. D.
1102 H0LTX^r\%(U . A. C. D.
sed in A. a manu 2.
* 1 10S xHyeLvuv . A. C. D.
11 14 ld\KQV .
* I I I 8 KfltTCt 7ipo%tW(t. . B.
*H29 770p<yuvf as. A. C. D.
*H31 Tris
sfTocrSe . B.
1135 a77<xp*n'o*ecr63U. A. CD.
1 1 3 6 deest >g in A. C. D.
* H17 7Ti7T6u>Sff<u . A. D. & in
A. glossa /3Ag';?ycrflu .
*H44 vori<TH . A. D.
115 fA.zTx%povir\ , A. C. D.
*n6o (Jui%pK . C. D.
* j 1 64 Hac-rct) 77po\i7i<v e'x<xV6n.'
A.
1166 Loco 'HpcJcdf f'$ o/uuiXov .
legitur 0/ cA' k\\jov
1 172
*li8;
* 1 1 86
1 189
* I 98
1219
*I2J4

fjL'XXovro . A. B. D.
77iyyn\jav . A. D.
7g^rm'n D.
*<xcxto . A C. D.
.\iywiv . B.
770TXM.t\r/(Pf .A.CD.
wnAg 7Txpt . a manu
prima . 77<xAs . a ma
nu secunda . B.
* 1 244 z&rprievrx Tpxig-ir. A.
C. D.
* ia S I xpot,rep$<riv gVAn'a. D.
c 3
deest

icxij
*I2?8
*iz6$
1267
*i2<S8
* 1 269
*i28s
1286
"1288
,'1295;
1398
1 303
.1304

/r

v: a r i e "i-fi zio n. fV"

deest #tpgj in A.CD


tfcLo-xv. B.
iycvrcu . A. C. D. ;
deest Ir/ in A. CD.
gW cr^gpciJ !&pu$>ivris .
A. D. gV/c^gp? . B.
xpwoLpe . A. D.
oij^pifjuov .
wf7* ra.\jpa>v . B.
ixi/j.vhv dTMpitfiytfi . B.
aLvto%\i<rcLv . A. D. fl-o^A/ou? . B.
tywto'tovrts . A. C. D.
ou.al^a . A. B. <fy>uW .
D.

1320 v$ro .
152^ 0/ JVi tc/ g/ojj ,ugV JVJ
7iipi(<rta. . A. B. D.
*i$a8 dnroCav oLv4(x.<v . A. D.
135 * iVa? . A, B. D.
*
pyjHro . A. C. D.
*I3^4 hic versus deest in B.
*I370 deest JV . B.
1384 -riteofJLiMs . A. C. D.
* 138? deest in G. D. , at in
D. sequeos incipit.
t*s <T' 0 J7cV .
* 1 399 epv&nx tot oSs <Ts JWj
A. B. D.
* 1405 dvxwxo .CD.

V A R I B

L1VR

L E Z I O N I

xxiii

QVARTO.

f. 12 XJ'X'&tns sed i. sub-scriptum plerumquc


in his codicibus deest .
*4 'ffffxto .
17 jyAivro zrupoj . A. D.
30 \j7Tip f^pov .
24 X0A.77GtV .
38 a'AA IrA' xr&ffffXo'x .
45 yu^volfft . A. O.
54 dnip-xoM&m . A.
i J.vtt\pv T< A. D.
68 Asiio-ac* . A. D.
77 iXxxffKov .A.C.
88 eW croietv . A. D.
97 V/g-nVecrSau .CD.
*
99 77apa c^cToV .A.
H3 e rrx/\px<ra. . A. D.
145 eAe'A/^g . A. C. sed ,
& | ssepe in his codicibus unum pr altero .
Vero .A.C.
opsAust'. A. D.
160 puvaL/xivos . A.
eViiJ* . A. D.
158 v^'iv xvi^tffxv . D.
170 ^epno/xe'vns . a manu
secunda. C.
17* 77a.prua.eiv . D.
174 cerni . A. D.

*
*
*

175
181
188
193
196

*
*
*
*

201
208
246
250
257

207
259

* 270
* 271
*

275

* 279
* 288
294
* 296
308
* 311
* $11

nvvof . A. C.
oLyptoxau. C.
aA/o! qpxffffc/xevos C.
iyitttfxro . CD.
u'^ocTnVetr/ . D.
<r0AnV omittitur. at in
C. versus ita se habet
-ycuns xurZv 9' \j(XS.tof
inxpttiyv iSffxv .
al%fxx . A. D.
<r7ra.ff0LfA.tv0s . A. D.
tx7To(ixvT&s . A. C
TcTe . A.
vfxf(*,i& e$ 'Op%o/x&'
vv .
n^toj 0 > tspin .
Tp/rtov ippoos . sed ia
C super at signum
mendx .
hplr\ .
*
77po%oous if xvxsx-gifftv .
k tto^ vxterx'vfftv . A.
D.
ypx7rlx\ .
rt&riffirxi xpns C. D.
tolffi *Tg . A. C
e tt zrpo . A.
7ixp 6ff%xrdp .
Trgp/ poo? . A. C.
77/30, A.

xxi>

VARIE

LEZIONI.

* 4.16 HA.iT *UT/5 . D.


5 \ 6 ju.n\x Xa.7iov .
434 K.ycoc'o^'gp
ta.fAr\&r* D.
* 437 d'fxf/n MKts. re
320 xx au. C D.
yZiywoi. D.
C. D.
324 Ka.uA/a.Ko7o . A. D.
* 440 jScurfc . C.
. i
332. 77q>u\a>y/u.)i
* 4S4 xp&im$*. A. fipiQp*
333 ;7oAgW.
re? . C. D.
5j5 A/Wgi* . A. C
458 gVgj3rf(rfltT0 C. D.
3 37 SaAx77Sj'os . A. C
464 77UX/J>? . A. D.
* 469 07Ti77U<rxs . A. D.
3 4 1 e 7i& .
470 OLpTiT('pr\$'V D.
348 dumto . in verni m*
sititio .
47* &P<ri
* 473 C7r0T0rx.tra . A.D.
3JO 77SfA77a.'<rot.TO .
474 pyvpirw . A. D.
355 (ruKxpTuvgo'Qs . A. C
355 Act^/cppocu vcus .
* 476 'Ep/fu'j . A.
3 60 tft g'7to . A. 0*$ g'70?. C * 478 &7i4\rfe. A. D
356 (IcipoD .
48$ Ko'A^of .
Kfcots gVa Tg 7tcu?ov gru- * 497 nx^pr^a.vris A. D.
498
gp* . D.
^n. ( f. t' intigov ) .
-te.
"
374 a/^ncctt .
*
og-/$ .
* 499 rpwiav . A. C
376 (Tn deest in A.
* 500 crK&Mwrou* C. a manu
377 tc iirfo%BTt seconda .
381 k'JVh*. D.
383 77iKu$idf& C. D.
504 77tp p'aOVT* .
385 'Epmygs. A
* 5 1 3 y.7ii$ov .... utpop/tn390 V<rg(r&, gi/HnAo/ . C D.
^fWgs .CD.
iffffO VHY\Aoi A
* 530 riv^e? . A.
5-37 Ka.ra.urd^t . CD.
392 Kga'^cu . A. C.
* 555 cnps K/Jit^i. A.C
402 0 to/ i.
* $59
K/pxns . A. C
403 nV -3>a,j<oVrg5. A. D.
40 s aV-no'wmj .
573 Kg/jccro'j' .
579 TCUS aOTiJ .
408 77TcAg/*/av . A.C
582 auJSgf 7^*<?Wpn$
409 cT/g^/acr. .
585 zroVtfs .
412 j^j To'rg tfArfocrxcrQou .
* 595 tti xpo . A.
421 n'yorui'aPTo . C. a manu
599 noXw/ioi .
seconda .
TOC

VARIE

L E Z I O N I.

xx+

8oi WgVpfiJTflU .
601 rxvtfo'xs
*
XfJtAoVX ( f. oLpHOVOL )
.
604 dem.vcu .
807 t/kvx re (p.rtitreuo
60% KAv'no7 .
*
828 4>o'pKU$. A. D.
.
609 77vom D.
8$i fupg.
6l7 'AfJLXJVOiO .
858 5<pgTAp$ D'
<$20 aAX' &ye royi . C D.
85l pUtifJLVOUL .
627 &<xx7iz$n<xxv *
855 fJVouTO .
034 /a poc .
* 857 A/Vg .
63 6 g ^c
orys . A.
* 873 vroip or . C.
($41 ai/m. A. ai/rj) . D.
* 897 $>\jyCLTpl (pG//M.flf ( f.
646 ivvttrtQcrt .
^vyx'rp, fyQtfMw )
672. oAuis-rp<ri> C D.
C.
573 aAAc
gV iMtov .
675 npoTpAS .
677 pr\pcLfjAvr\ . C. dpt\pt~ * 909 Kpxy/u,c nxpQvi'w 4
*(9 1 ?

* /-
fAtvn . A.
transpositi . A. C
681 lOrti* dtfnXoi . D.
* 916 hxt uTo-3"/ .A.

59 3 xi~0LPT6 . C D.
9
1
8
cLfip^cLro
.
704 n>2 . A.
;
93 1 CK/crd'e - C. D.
713 HCUV .
934 g'A/ccroovTou .
720 /aU-^cj) .
943 pVof .
713 tfpu'nQ'XP
729 r\t<rxv . A. D. xuynv .
* 947 npmpav r
7toXX6v .
A. C. D.
. CD. ripnpafrccTe 770A735 xcuffr .
Xv . A.
747 ytfi'flw'o'j) . A.
* 950 r? /uit' infxtx .
758 Xcu^nppct .
*
*

671
773
774
* 77?
* 785

gi$a.pc<riv .
aWcppa^e . C.
PVWtQi .
ToV</*g . C.
wP' aAAo/ t' aVcnrnpss .
795 ad'cucu-ps . D.
799 G72lTllJ<V . A.

953 oJs cu .
9$5 gVgA/ccac/Ws . C.

974 H0L\0L\jp07lX .
978 xpvvf'oHri Kpotea'a'i .
* 986
fe Ar,?j . A. D.
*

992 g aovv .
994 cLya.i f)tft
* 999 t&/*x<Te$ . A. C.

xxv;

VARIE

1023 rn&ye .
1026 *tev t .
1030 gV cLju,ot{ia.Ms .
1038 ' ainr .
1042 'Eptpv . A.
105 1 JV Aag<r0 . D.
1052 gcur/p . A. D.
1095 %xXv ciXrptuovrn
xaAap . D.
1096 aV <pa/r'. A.
1 100 criarcou .
1103 xou e ^g'Aa'. A.
II07 7IOp<X\iV'll<fCLV . A.
Ilio ini crfiifv . A. D.
11 19 JWa?. A. D.
II 24 gi/pg .
1 1 3 o e vtuov .
11 34 Nuoti/o? .
1 iyo MgA/W* .
1 158 eVpu'AAo/s . C.
1 1 70 L[A$po<rioi<rt9 .
1176 /agTg/SnVaro . CD.
1 177 gV
oyg .
I I 88 0L7TO Tt\X$i .
1194 BVKpeoCrx
ao/JVij
e.
1 195 Trg'tTa .
1205 tpi$ti$&s . C. D.
1208 07T rt]Xo'^i .
1209 vmrai . C.
1224 CrriK^ids
1229 Kvpt'rtP .
1242 Tore ^g5(a* .
i 1 48 XAT&U7 OCOUPTO . C . KA-

EZIONI.

2f?
I 265
12 69
*I273
* I 274
I28 I
I285
1287
1292
1295
12 99
1301
*IJ04
1305
1307
IJ22
1327
13 32
* 133 3
1336
1349
* 13 So
13 57
1364
* I3<*S
*J369
*374

rxuydccLvro . A.
(Jt&VOtVQWtXS . A.C.
7lOXl^,(flV .
fJLZTCLXpOvlw . A. D.
poY* <T*iv<w<ruVni
T*f '.
(QcUfOitV . A. C.
7T0XfJL0l0 .
(pXfTtt'^OfTCU .
(pcuivot .
aVo<p SfoadLv .
txjKr tz .
Xiyix .
Mirieicriv .
7T(L\>v\i^la.% . D. ffflU'yw. A.
VWUJULOi
eV asdA<p .
*CVl<U .
Ta^gT'.
flff of/3 i {T* .
HlyJW .
cTn^Atec .

ini Kg<pxAnj .
rno-cTg.
M/^u'ji<r/i' . A. C.
tK$*ptv .
/txnyvpcrw . CO.
oipyxXbo/crty
A.D.
* 1579 X.VM- KCLrljnpQ . C.
""1381 vnaHXov aacTco . C D.
1385 Ay&ffd'OU .

varie

/ierx%povtnv . A. D.
1388 ttpgVAnoUf .
1392 posterius cJs abest .
A. D.
*l4.oo <M Tore dV rnfxoi .
A. C.
I47 o
ini\aut<ta.v .
* 141 S P*at . A.
141 8 & cTa cu . A. D.
143 5 u%6T cLetpoCfAtyos
* 1441 nAu^gt Si .
* 1444 tfJ^n
t<$ .
1445 intcr/pcrt .
* 14^1 OQp 7lKI\fXK . C. D.
145$ awAnrop .
I4$9 HgK/xTlOTOtff .
1451 0/ t Lp/Jutvot. A. D,
I462 epti a v . A. D.
7455 noveri <N .
1484 /3op?V. A. D.
Mc^^nVxpTgj . A. D.
14S8 /MTf77q)ii . D.
I 508 d\\ct. fjutv . C* D.
ISO?
1511
1512
1538
1 5 67
1568
1 5 77
1583
1 594

fibVHUV C. D.
W . A. D.
<$oLpfAOL<jrarot . C.
npxs . A. D.
<t77gT6KM.np*PT0. C.
ivi 7?upa.tft . C. D.
AtgT x%povir\v . A. D.
uV titpiop . A. C.
<>W$ a 70 7rp$%onos .
C D.
gVg(^>nV*n<rxv

E Z I O N I .
1598
1605
* 1606
1607
1615

i5l4
*l6lj
* 1628
*i635
1^40
*i650
*i6$d
1660
1 665
* 1669
*i6jz
* 1671

xxvij

are cg Tphav . C. D.
5-g*AAp .
m Tpo^cfai . A. D.
ini fondrttftft *
C. D.
Mtpeu fa oi . A. D.
& in A. ad f/npeu
glossa iT/77An .
Axeu'n CD.
7Ti7Tpoid>t\Ke . C. D.
Kg^apriJ'TO . G. D.
abtsi <F in A. D.
gV/anV. C. D.
7iipi$fkvot.vTi% . A.
gV dnxfxxros A.
ipir/xolcri C. D.
pV^et. D.
xoifytft . . . /ug'Azrg
%$<oi*X7?o7o'tv
ini tyuhiXir CD.
^clm-/3<7$ fW <ppgo*r/V

1677
*i<*73
*i68?
1685
* 1 5^5

aV cTg fixptixs . D.
3v'<>p. D.
. C.
pprwrt. D.
(Tg *<r^xpgv .
y'x xu.xpvyxi .
1^97 ^70- <&5
1 7 i 4. <psg' .
1718
1713
1725
1730
1746
v

$0>7@6S <u/v . C.
7A<* .
gVgfOAtg'o'wi . A. D.
!\oL<TKO)vrxi .
HpxMn* C. D, sed in
bis

xxviij

V AHIE

LEZIONI.

his arx perraro subscribitur .


1747 AioW<Pp . A.D,
1751 indwwvu .

17$? ti pti ti*.


* 1 775 dv$pe7T0i<fi
A. D.

cTri

177* iv4f<t*> C. D.

7^

APrONAYTIKDN

DEIL

I B A I O N

T.

ARG0NAC7TICA

LIBRO

TERZO.

AnOAAQNIOY

APTONAYTIKaN

B A

O N

t tf ayi vuv , E,?tf.TcJ , 77<tpa

T.

/VTxCo XX/' ^ IWtfg

p$>tv 07tcs ss IcoAxce am'7*72 acxs InVa?


Mn<Tg/'ns oV I/jT< . <r 7/) j^j Kl'^/cToj ctlcrxv
tju/u-cps , xdVrvrxs oV To7j /u.iXeS'n/u.xo'i d''A.yis
S 7ia.piviKcLs . t *tx/ tg* imipoLrov out>o/A

acnwTflW .

X2j 0< M6'' ITWttVIHtfiV afdvVTaS J'OvuHcrQ't


/j.t'fxvov ap/cr7ne5 AeAo^n^eVe/ . a/ ^' iir\<xa.v
H/3n A^rjfa/n re > ZWj <T' auj-tto ^ iWinv
a-3>x-

P l< E*' V ayi vv, E/i*tw &c. Luogo imitato da Ovidio De A* A lib-
vers27une mihi si guanio , Puer , Cytherjca , j"avete :
2func Erato : nam tu nomen Amorii habes l
e da Vir yfin. 7 57Uunc age fui Jtegcs , Erato, ouje tempora rerum c
che il Caro rende cos
Porgimi Erato aita a dir guai Regi Cfc
E* citato questo verso da Ateneo nel cap> primo del lib- XIIIVeri' 6- il; o't y.h &c 1 Fu questa idea imitati da Virg* in quel passo del
primo deli' Eneid-

5
DELL'

DI

ARGONAUTICA

APOLLONIO

LIBRO

TERZO.

JP Orgimi , Erato , aita ora se mai ,


E mi ridi come di l Giasone
Il vello d' oro trasportasse in Jolco ,
Merc di quello , onde Medea fu presa
5 Insano amor. Erato tu che sei
Della sorte di Venere compagna,
E le non tocche verginelle molci
Coi tuoi pensier j donde il tuo amabil nome .

Eran gi fermi tra le folte canne


io Appiattati li Min; di nascosto ,
Quando gittaro su di lor lo sguardo
Giunone , e Palla , che di Giove istesso ;
E degli altri in disparte immortai Numi
A 2
Clastem in eonvexo nemorum sub rupe cavata
Aiborbus clausam circuiti atout horrentibus umbris
Occulti
Vers* $ H|M| A3*iv*ii| re &. | Fiacco ( f> 8f )
At Juno , ts summi virgo Jovis intima secum
Consilia , f varias sociaant peftore curas
Virgo prior Oc

Ite

APTONAYTIKDN

t\

^XVXTCP ct7T0V<?($l ^if , 'XXXfxv^i HtCVtfXl


io fiov'tevov xipxty fi A^nvxlnv 77xpos Hpn.
" A otti' vuv 7?poripn, 'uyxlep Atos , Lpyto flou/fis .

xpvfzv Alnrxo ,u,g-5>' EAA.adV hSxc iyoivxo \


n

^ toV 7' sWetrov 7rxpxiQx,u,tvot 77Z7ifonv

*5 > fxu\t%!ois\ n AeV 7a/> \j7rtftyixXos neXei xhZs .


/j.7ir\s fi oj rivx 7ilpxv d>7io-xpto7i$'Xi ioiKv .
<Qs (paro* mV dV 7Txpi'To'ov A-d>wxfn 7rpo<r4u7i- *
* Koc( <F ai/rrV fVe Tio7a ,ugTo (pp&cvV opfJuxivouVAv
Hpn , a7rnA7g'a)j ityiptou. x\\x tot cuva
30 , (ppxVcacrGa/
rojrov \ov , eviti aprirei
t $vu-v lipidlrtov 77oAAaj cT' gVgJVaau (IcuXxs .
H , ^ e 77' ovfos xiys 7?o$Zv 7ixpoi oixfxx-c nr^xv #
oivi%A 77op(pvpoucrxi ivi cr<p!<ru> x\Jt/h.x fi Hpn
tov fAr\Tta><?& 7ixpon4pr\ k<Qx1o (jJj^ov .
25 <(

*o/ag^ ,aTa Ki/Vp/y 7ii7i\/jLvxt

fjjv ju.<pn

7ixt$t i -niiv rp\jvOfxzv , xt Kg ^/-^riT*,/


Kovpw Alnna 7ioXui^xp/^xKOi> civi fiitevvi
,

i^g'A-

J^ri- 9 5a'*/*oVSe j Qui x^xp.oi vile nel suo proprio generico significato attri
buitogli da Esichio mVh> tu^xjt > secondo la le/ione dell' Heinso Pei
questo poi in specie significa alle volte la sratiza delle vergini , altre volte
quella destinata alle nozze, ed altre corrisponde al promptuarium dei La
tini j perch a tutti questi usi convengono stanze appartate , esecrete
Viti' xi. itlica. | Viene da tox^u ( verbo che manca nel Lessico dello Sca
pola ) sinonimo di ftW?u dubito , kttsito : donde ivhotxrdv presso Esichio
duium La forza di questo verbo si esprime da Virgilio in quel veri*
( 4- Mn. )
Atque animum riun hue etltrtm , nunc divdil Ulne
Ve-

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

Ite erari gi per consigliar fra loro


15 Entro secreta stanza; e allor primieraFu Giunone a tentar Palla dicendo .
Ora la prima tu , figlia di Giove
Comincia a consigliar : che far d' uopo ?
Forse tu pensi ad una qualche frode ,
20 Onde ad Eeta preso il vello d' oro
In Grecia '1 possan riportar ? o forse
Che consigliandol con soavi detti
Persuaderlo potrian ? certo superbo
Ferocemente egli ; ma non conviene
25 Intentata

lasciar prova veruna.

Ci detto

tosto le rispose Palla :

Quello appunto , Giunon , da me ricerchi


Ch' io stessa pure ravvolgea nell' alma ;
Ma qual che giovi degli Eroi le viste
30 S' abbia frode a pensar , non vedo ancora ;
Neil' alternar di pi pensier dubbiosa .
Disse j e fisi

tenean a terra gli occhi

Ai piedi innanzi : ambo in partiti opposti


Fra se stesse agitate : allor che Giuno
35 Tosto si fe' cos a parlar la prima .
Andiam su via da Venere j ed entrambo
Ad essa giunte la spigniam , che parli
Al figlio suo , se mai lo possa indurre
Con sue saette di piagar la figlia
40 D' Eeta , istrutta

nelle magich' arti ,


E per

Vedi sii questo verbo , e sugli analogi il Valckeaario nelle Animai' ad


Ammonio
j, c3p. ip-.

APrONAYTIKON

T\

, $4\%<u o"/V7o'(r*s eV \t\cnvt top J*' Tp c/co


s, Kg/Vns twt<r!r\tiv is EAAx'dV hxs aLvdtytv .

Hx/ fJLtf gVg/T

i^OLUTiS CLjMi'CTO fJ.tl\l%OltflV

u Hpn , vru'J'x ixiv /me 7ra.rrp rtKi rollo #cA.xW ,


s, cdY t/px %pitto --eKuln'piov oJcPx 7r-oto .
, g/' <Tg' co/ xi/Vp /u.v$os itya.vdvit r? r' aV gyi>7g
35 > ftTtoifAW CU dV 6J> (px/VlS f770S .'fr/GulCX
H , ^.j x'px/'c;x<rx/ 77I fjuya d\ax viovro'
KuVp/J^os , 0 px t{* ol-^ufxiv 7i<ri otmuQiyurius
Q7i7itz /juv rxnpZrx 7T&pa.i &is r\yiv xKotrtv
gpwgx cT' g/VgA&><rx/ oV aci$wtfp 'OlXoLi.oio
40 go-Tx? , JV ivr\jv<TKt ^gx1 Ag'^oc H^ee/VTo/o .
xAA' 0 /M-gV g/s aAxe&?<t ^ij a.Kixova.% npt $iCr\KU
vricroio wAxrVTrs tvpijv f*.\i%p , * e?/ ^j-tx
JWcTxAx ^Axeug p'/wp zrypc's n' </^' tpx ^couVn

rri- }7 */u,p/yw/; | Epiteto dato a Vulcano da Omero sul fin del primo
dell* II. in quel luogo che par qui imitato , e dal quale ho io preso un_
verso della traduzione del Salvini, permeglio spiegare l' epiteto stesso ;
Dove a ciascun con savio accorgimento
La sua magione fabbricata avea
11 famoso Vulcan da due pii \oppo .
Vers* 19' cAtoj | Lo Scoliaste fa questa voce equivalente di T*pM('Soe , o come
legge il Brunck T^svloc vrstibuli Polluce nell'enumerar le parti di una casa
inservienti all'ingresso, ed egresso (I-77-) interior vero atrium , vti aula
quam Homerus , afisisx vocat Sono molti li' luoghi di Omero, ne' quali
adopera questa voce, che originariamente adjettiva da <$w uro, accendo
poi passata a sostantivamente significar 1* atrio , o '1 vescibulo : o per
ch come luogo assolatio , era consideratoli pi caldo, o perch in esso
l'inverno si scaldavano, come si ha dall'Etimologico Vedine anche Esicfato , e s di esso la nota dell' Alberti
VerS' 4J.

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

E per Giasone di ammollirle il core .


Questo cos , merc '1 di lei soccorso ,

Il vello d' or porter , credo , in Grecia .


Cos diss' ella , e il provido consiglio
45 A Pallade grad , che dolcemente
Poi di nuovo in tal guisa le rispose .
Giuno , sebben dei colpi di costui
Il genitor mi partorisse ignara ,
N l'attrattive dell'amor conosca;
50 Put se il pensier ti piace i' seguirotti
Io stessa, ancor : ma falle tu parola
Incontrata qualor abbi la Diva.
Questo appena nel dir si mosser tosto ,
E di Ciprigna alla magion

superba

5*5 Si portar , che il marito fabbricone ,


Il famoso Vulcan da due pi zoppo
Quando da Giove in pria sposa

la trasse .

Le Dee venute entro di quei recinti


L si fermar nell' atrio , che conduce
60 A quella stanza, u' Venere prepara
Di Vulcano agli amplessi il dolce letto
Egli alla sua fucina , ed alle incudi
Gi sul mattin dell' isola vangante
Era nel vasto antro disceso , u' tutte
65 Di bronzo fea di fuoco a forza F opre :
E rimasa Ciprigna era l sola,
Che
Veri' 4 $ fiixtf TVfii | L' armonia rappresentativa di questo verso procurata col
concorso della lettera % , ti nella traduzion tentato d'imitare col concor
.
M dell' f.

APrONAYTIKXJN

F.

ncrfo fiucf JVojtoV <v pvov , ^vrx d-vpohp .


45 \&uHo7et cT' gV!rgp3,g Ko'/u.a.i imitijutm ct/cto/y
xoVac/ ^pt/ce/p <T/a Kipai^i , /Ug'AAg <Pi M>(tKpo\fc
7i\fy<xxt 77\oHoCtf.aiis rais tT& 7ipo7idLpoizv i^oxJcrct
i'<r%id<Zi> , e/V<a re' <r<p' kaXu ,

aW Spovou cpto j

elcrg t' eV K\i<?iutfu<Tiv ' iToip ju^irne/rx ng] enj-rn


So i^clvv , a'v^n'Tou$

%tpolv aLvir[<?a.-ro ^a/Tflts .

Tc7a dV fjLUtPitocra, TipotfivvzTiiv a.tju.vX'oia'iv .


** H-^g?*/ , t/$ <PUpO voi %pUto Tg HOju.l^U
, JV ouu!s cuJtcds j t/
A/Vip

koCvtov , ou t/ 770^0$ 76

, g'zrei ^ep/scTe toiov \

,
Tru>
Vtr:-44> Ixwtv | Epiteto a che al Ietto di Omero nel V'Jji del 5 dell' IIii ivuTsft MyfttrtTi , che il Sai/ini traduce :
nel letto intagliato , e ben tornito
lvi> Tutta questa bella descrizione dell'atteggiamento in cui fu trorata Venere,
si Tede da Claudiano felicemente imitata ( De lVupt. Hon>
)
Ccesariem lune forte Venus subnixa comico
Fingebat solio ; dextra litvaque sorores
Stabant Idaliat , largos hxc nedaris ittbret
Irrigati hete morsu numerosi dentis eburno
Jrlultifidum discrimen arai : sed tertia retro
Dot vario* nexus , & justo diviUt orbes
Ordine , neglekam partem studiosa relinjuens
Lo Scaligero al suo solito d la preferenza a questo sopra Apollonio
Vers- 4f- KWKotfi Sii- I Ha da questa espressione tolta la sua Virgilio nel 4*
della Geo?
Cttsariem effusa nitidam per candida colla ;
e Ovidio la sua ( Am- i f io )
Candida divina eolla tegente coma
^49. sfa t' hi x>afvoteli *| Emistichio d'Omero nel o- dell' IN y 100
Br> V V XhlTlltft

che il Salvini per ispiegar la forza della voce nhtvpt ( su la quale vedi
il Commentatore di Esichio ) traduce
Ed in seggiole grandi da riposo

1 gli assist
Vtrs' ff

". DELL' ARGONAUTICA LIB. 1 1 1

Che su seggio intagliato , e ben tornito


Alle porte rimpetto allor sedea ;
Ed ai folti capelli , che divisi
70 Di qu, e di l vestian le bianche spalle
Con un pettine

d' oro ordin poneva ,

A farne poi lunghe intrecciate anella .


Essa appena per vide le Dive
A se dinanzi , che il lavor sospende ;
7S Dentro le chiama j dal suo seggio s' alza j
Ed in seggiole grandi da riposo
Le asside : poscia anch' essa

pur seduta

Gli sparsi crin colle due man rannoda,


E sorridendo cos dolce parla :
So

Care , e onorate , e qual qui mai vi porta


Uopo, o pensier dopo si lungo tempo?
Ambo perch venir ?

non use pria

Qui troppo a frequentar , Dive maggiori .


Tom. IL

Cui

Vers' jz' H3tf | Sul vero valore di questa voce cosi Suida : Est va, qua ob reverentiam frater junior seniorem compellat E' vero 3 che alle volte si prende
semplicemente per un vocativo d'amicizia: ma nella maggior parte degli
esempli specialmente d'Omero vedesi adoperata nel rigoroso suo significa
to j e in tale usatasi qui ancor da Apollonio, ne ho voluto nella traduzione
conservare la fona Vedine anche Esichio
Vit' fj. ol ti *V? 8cc- \ E' presa questa ironica parlata di Venere da quella,
che fa un'altra moglie di Vulcano a Teti (II- i8-v- j8f)
Perehi Teti dal bel disteso velo
Ci vieni a e , o reverenda , e cara i
per l' avanti tu venir non suoli
E sente pur di quell'altro luogo dello stesso Omero (Odissf* Sf- ) ;
dove fa dir Calips a Mercurio?
Perche Alercurio Vergadoro a me
Venisti l venerabile , ed amico ,
Peravanti non troppo ne frequenti

io

APrONAYTIKDN

5S

T.

TnV cP' Hpn roloivtv x[xuQo/xtvr\ 7ipo<Ti7Hv


Kg/JTO/Ccg'e/j

<fg ?'ot/3 ffvvoptvirxi rri .

> ntPn 7*p 77orct/u,a eV/ <J>xV/d\ t>nx kxt/c^s/


> A/Vop/cTtis , 0/ t' aAAo< ctrf/ /ugrx xixj (tiovicu %
j, tp jito/ 7icLvr(v fA?v , eVg/ 77g'Axj g p70^ opapg ,
<So

eT'g/cT/^cgf gK77a'7A()j , jrgp/ eP' AcovfiPxo /xx\t?lx .


tgV y.gV g'7^'' 2? KgV ?7gp g'j A/dV vxuriWrlxi
Xuvd/xivos %x\kuv V^ovcl va^i ftfjuZv ,
pu'crc/uixi , o&arov ifxcTtv ivi <fivo<. gVAsTo "vviots*
&<J)px Atn eY-ygAxaji FlgA/ns hxhj> o7tov a\uxs ,

6$ o$ a' 7r&pr\iopy Suuv cyipxtrlov g^wg .

aAAcos g*T/ Hf\ 77piv ifjiot /xe'yx <Qt\xr InVa? ,

t^ar' ini Tipo^or^iv aA/s TrAn'^OfTos t\vxdpov ,


4, oivfpcuv &Ji>o/uu'r\S mipatf.ivt^ aVrg Co An<re
, -d-nVeri' 66- t ir/th iu,o n,iyt tyiKxr' | Virg. jn- n< f j 7.
neque enim novus iste Dianx
Vcnt amor , subitagli* animum dulcedine movit
Vers- 6y> i^Tt | Questo incontro di Giason con Giunone, col quale il Poeta ,
oltre che coli' odio di Pelia , giustifica l'appassionata premura, che per
quello mostra di avere la Dea , viene con li colori medesimi espresso da
Fiacco-, che la fa dal medesimo con queste parole pregata ad assisterla
( Kb i v ii ) :
Omtipotens regina , inquit , quam turbidus atra
jEthera cerulcum quateret cum Juppiter imbre ,
Jpse ego precipiti tumiium per Enpea nimbo
In campos rura tuli j nec credere quivi
Ante Deam Oc'

Vedi sa V Enipeo che ha Fiacco sostituito all' Anauro P- Burmanno .


Veti' 6% vbpv H/v<w,i'ii5 *apu/ft | Sentimento tolto da Omero nel 17. dell*
Odisi
.
Che i Dei
Agli ospiti stranier assimigliati
Varj essenio ricercali le eittadi
Bei

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

ir

Cui rispondendo cos disse Giuno :


8$

Tu ci: deridi , e pur il nostro core


Grave affanno conturba . Ha gi nel Fasi
Giason fermata la sua nave ; e gli altri
L pur vi son quanti '1 seguir pe'l vello.
Per tutti questi, or che vicin n' l'uopo,

90 Assai temiam ; ma pi d' Eson pel figlio .


Questo , se ancora alla magion di Pluto
Navigar ei dovesse , d' Issione
Le dure a sciorre aspre laggi catene ,
I' salver ,

per quanto in me di forza j

95 Onde Pelia non rida , che 1' avverso


Ha' potuto sinor
Pelia ,

schivar suo fato :

che os dei sagrifizj

tormi

Per tracotanza il meritato onore .


Ma gi d' altronde era anche pria Giasone
100 Prediletto da me , sin da allor quando
Del gonfio Anauro m' incontr sul letto ,
Mentr' ei tornava dalla caccia , ed io
Degli uomini a provar era discesa
B 2

La

Degli uomin visitando F insolenza ,


E la tuona giustizia
luogo citalo da Diodoro Siculo , che di questo' dogma ripete dall'Egitto
1* origine ( JibI ) ; Ferunt autem , hos Deos omnem peragrare terram appa
renti* hominibus quandojue in hominum specie f Homerus
qui ai JEgyptios profeius est hiec tamquam vera describit , deosque
tzpius in alienis formis circumire urbes , vitto , virtutes homini< inspieientes . Un barlume esser questo poteva di quella eterna verit , che noi
abbiamo in tanti luoghi della Divina Scrittura : tra i quali ha pi rapporto
col presente quel che si legge nel 14. degli Atti degli Aposc Dii similes
fa/ii hominibus descenderutit ad nos

APTONAY TIKX2N

T.

tt <fbnpn$ ^xvt^v ' s>i<psrZ cT' irrxXxjviro tioLvux


90 cCpsx ^91] tfKOTrtxt mpiixnKiis 0/ dY kcct

xvrZfi

a %ii'fxxfipot Kxvx%r\$x U.uXivi''/a&vo Qoptovro .


7pn? dY ,u' iffxfxivriv Accpvpxro , xx/ '/* xvxiipxt
ti XVTOS ilS ZfJLOHfl dV gVt vpcxXis (pptv v<Pap .
, t5 j-u* /x,o/ xWmrov 7Tipnttrxt ou' dY ne AoICnp
75 a titfitv rieA/ns > 6/ yttn ci/ 76 vtxlov 77oo'<tos .
>Qc noeta Ktiirptp F iviO(fix<Tf\ XoCQe /Avocar .
a^gTo <T' xrtofjumv Hpr\ ed-er e<ropo<rx ,
ttx! fx.iv imtr xyxvoffi 7ipo<fiwi7iiv n y niitfvi *
" TIXVX d<X , fJLtrOi ti HXKtoTpOV x\\o 7t4\01X9
80 >u7?pi<Pos , ti oV cuo Ai\xto/x4vt\i d$>ept'a
a n S7tos , nV ri pyov , 0 hzv %s'pes xiys kx/xohv
a n7rs<Pxpxi' ng\ (A t/s xfxotCxin %xpts ierfa .
>Q$ i<Qx& . Hpn d>' aur/j xrippxfP'as

psucgf- .
05

Ptf" 7^ imrtffl ! Ha il merito David Runtenio d aver corretto questo pas


so < in cui comunemente leggevasi vsaraiJYH L'espressione di Apollonio alla
sua vera lezione ridotta sente di quella di Omero ( Odiss 4 704* )
Lur.go tempo la presi mutole^
Vi parole
Salvini
?erj- 79- /xiiroi ti xcur^)> Ata <r(XotTo | Pare al Brunclc di trovare una rasso
miglianza tra questo sentimento e quello di Menedemo presso Terenzio nella
Se- prima dell' Heaot<
Malo cuidem me dignum ouoyi depvtetn ,
Si id faciam ;
A me per dir vero nel modo in cui ho creduto di spiegarlo aoa sembra di
ravvisacela
Vets- So M sfa &c | Virg jSn. lib- primo
tUUSf

DELL' ARGONAUTIC A LTB. III.

>

La giustizia In quel d tutti di neve


ioJ Biancheggiavan li monti, e l'alte rupij
Donde precipitar gi li torrenti
Romoreggiando si sentiano intorno .
Di vecchia allor presa da me

la forma

Ei ne sent pietade ; e su le sue


ilo Spalle egli stesso avendomi levata
Per la declive fuori acqua mi trasse :
Ragion per cui ne l'avr sempre in pregio
Ma Pelia il fio non pagher dovuto,
Se il ritorno a Giason tu non proccuri .
li $

Ella cos dicendo, di parole


Priva rest Ciprigna , rispettando
Giuno in vederla a se pregar dinanzi :
Alla qual poi con dolce dir rispose .
Venerabile Dea , nulla vi sia

,120 Altro giammai di Venere peggiore,


Quand' io

trascuri i tuoi desir far paghi ;

Sia con parole, o fatti, se qualcosa


Queste deboli man posson ; n voglio
Di ci mi s' abbia in ricompensa grado .
12$

Tacque ci detto Venere , e Giunone


Accortamente replic dicendo ;
Non

'
tuus , a regina, futi optes s
Explorer* labor , mihi jussa capessere fai est
Ammendue le parlate di Giunone , ed Eolo presso il Poeta Lutino sentono
di queste due di Giunone , e Veaerc presso Apollonio

i4

APTONAYTIKfN

I\

* Ou ti {i/m %x-to\jcra.t hoCvo/ulv , o<N ti xtipZv .


8 5 cAA' aurojs oLkouvo. rea ?iihk\o 7rx/J7 ,
, 7ixpivo Attrito ^g'A^a/ ^6^^> A/oWdta .
, / 7a'p o/ K/t-n <rw.(ppx'<rcrTou vlfxzviovvx
pn/dYaj m-iv tXvtx dVpos %p\j<Titov tct
, yo(fri<rav ii IcoAkoV , sW o\&if<fa. rrunlxi .

' Hpn , A.$ua/n ts , m$otr mv u <xui ^ua'WTa. ,


, n (Uf/ . OjAtfap yxp xvxii"t^r( Trip vri
TUT^n 7' a/Vai eccrsr' v o(jm.x<tiv a.rxp 4/u,u

95 >(9M ^n* 0/ (M.fg')ii'* , 7ripicr^ouivr\ xxxdrnti ,


a.vrola'i remota'/ Juartfctxs oi^xi '/aoOs
a^KpxcT/p . to7gp 7 cip e^n^e/Ance %x\(Q$ts
, / /*n TnAo'^/ %iipxs , a? f t/ ^u^of ept/xe/
, 'a> f/a^s > fxirimncC y' riM-Cof/u.nv 4ot aurp .
ioo
-fts paro /ag/tTncaf Te* W , ^] crtyxHov L^mv
aAAn'Acus . n' o*' aur/$ ccn^SA^m /mzritmv .
AAAo/s aA7Stt T<t..o 7^Aa$ 7i\w odY ri u& %pn
, ^u^cr^xi v&nww <?A J*' tux ^ orini.
ti vw

Vrs'91- i %! et &<: | E' questo passo imitato da Luciano, dor fa medesi


mamente dira Venere ( Z)i'a/. KMr/i, &Zun*) , cosi : Contumelioiut ili*
$tt .... Quar* 5*^/'ui mj'nafd Jum , j /a//'* facere desinai, me ami , 0
fharetram ipsus fratturarti, alai amputaruram

DELL' ARGON AUTIC A LIB. III.


Non per aver d' uopo di forza , o mani
Noi qui veniam , ma ben perch tranquilla
Al tuo figlio comandi, che d' Eeta
130 La vergin tocchi per Giason d'amore.
Poich qualor quella l'aiti amica ,
Agevolmente ei , preso il vello , in Jolco
Torner, credo:

essa poich' ben scaltra.

Alle quai voci , ad ammendue rivolta


13 5 In questa guisa replic Ciprigna:
A te, Giunon , piuttosto, a te, Minerva,
Pi che a me certo

ubbidirebbe il figlio :

Ch' ei sfacciato sebben , pure per voi


Di riverenza avr sugli occhi vostri
140 Un qualche senso
E

me col

almen . Ei me non cura ,

sempre provocarmi

sprezza .

Quindi voleva di dispetto vinta


Cogli

archi insiemi

le

malsonanti frezze

Scopertamente rompergli ; perch' egli


14$ Offeso minacci , che se le mie
Mani . non rattenea da lui lontano ,
Sinch' ei poteva ancor frenar lo sdegno ,
l' lagnata mi

avrei

poi di

me stessa .

Al ci sentir sorrisero le Dive ,


1 Jo E si guardavan V una l'altra insieme:
Ma trista ella il suo dir cosi prosiegue :
Li dolor miei muovono gli altri a riso ;
N d' uopo 'nfatti , che li narri a tutti :
Basta pur troppo , che li sappia L' sola .

16

APrONAYTIKDN

I\

pvv cT' imi vfJL/Ju (p/Xot> t<P& <Tn 7iiXn om.<pot pftfl ,
10$

TT/pnca , hx (jliv /uniXi^o/mcLt , o<F oLttiiWu .


Qs (paro . rnV cF Hpn p'xoVns 7r,u,xcr<rxro %ztps
nxx dV fjLufio'atfcL TrxpxCXrifnv 7Tpo7zi7iiv
c* Outo) t-D? Ku-^e'pg/a. , To'tPg ^pe'os , co's xyopiu% ,
gp^of c?(p<tp ^91] Atn t/ %x\77To , /ano*' gp/JVop

Iio

%<Oi*vn Cfa a./dV . arxXn^&i yxp o-ninfa .


H p'a , ^ \X/77 $Zkov ' q>iiu,opTi\<r&

A^nvn .

cT' /Va oL/u.(Qta rx/ye 7rx\lcr<Turot . rdY j^j ai/Tn


$n p" '^gv QXufjLTtoto kxtx 7t\u^xs , e* /a/* ty&jpot .
i$pt dY toV 7' X7txv&u$'& , A/oc ^aAgpj; gV a^aj? *
1 1 S oh

, A*&Tit

ran/^n'^fix toV px 7ioti Zs

opxvZ ifKxri-vx<r<xtv i(^i<f{tov oi^xvairoKTi ,


xxMos i/Mp>fatS ' aV(p' xixpxyxXoiiri dY Trye
Xpute/ois t xr Koxjpoi o%ri^gg$ , i-\>i(Avro .
hx p*' /ut.v ncPn 7tx//u.77Xu iv7iX&ov <L ini yu.xi
120 fxdpyos Ep<as Afluns Cnotv^xvt %etpos yotrlop,
p$s g'cpgtrTncJj ' yXuKtpv dY 0/ a^wp' jraptiis

Vtrf it>6- /at^v); t'vti>.i<tsxTo %/w{ I Espressione simile si vede usata da Teo
crito ( Id- 17 )
pbnci t-Ktii.xZa.TO %p5 ,
che il Salvini rende per delicate mani , Su la voce pxhnv vedi Esichio*
ed il suo commentatore Alberti .
Vtrf no. yos- | Il Brunck correggendo la comune scorretta lezione , che-
porta a'yosr , ordina anche la costruzione di questo intricato periodo : e
questa ho io seguito nella traduzione L* Hemsterhusio aveva traveduto
l'errore; ma nel correggerlo col sostituire 6\wor a TaTtiri prende un ar
bitrio non necessario , e Forse opposto al senso del Poeta Pel resto per
ben comprendere la esattezza della traduzione di cucio questo passo, bisogna

DELL' ARGONAUTICA LTB. III.

17

15$ Or dunque, ad ammendue poich' ci grato,


I' tenter , 1' ammollir , fors' egli
Ai prieghi sordo non sar materni .
Questo qualora ebbe Giunone inteso
Per la morbida man prese Ciprigna,
160 E con dolce sorriso le soggiunse :
Venere , appunto , come d , la cosa
Ad eseguir non tarda: or col tuo figlio
Non ti sdegnar , no 'i provocar sdegnata j
.
16*5

Ei Jascier d' offenderti in appresso .


Detto questo, il sedil lascia ; e Minerva
La segue -y a ritornar ambo rivolte :
Venere stessa poi s' avvia pe' gioghi
Dell' Olimpo ; onde Amor possa trovarvi ;
Ed infatti "ti

disparte Io rinvenne ,

170 Ch' era di Giove nel giardin fiorito ;


Non gi solo , ma insiem

c"on Ganimede ,

Che Giove un d di sua bellezza vago


Perch viva coi Dei trasse nel Cielo .
Stavan giuocando con dorati aliossi
17$ Quei due garzoni insiem, come i fanciulli
Di costumi simili usan talora .
E d' una parte l' insolente Amore
Ritto in piedi

tenea sotto il suo petto

Della sinistra man ripieno il

pugno

180 Tutto d' aliossi j e '1 sghignazzar faceva


Su le gote fiorirgli un bel vermiglio :
Tom. II.

Men-

da quanto se ne dir nelle Osservazioni formarsi prima un'idea netta, e


precisa del giuoco , che qui si descrive

i8

APTONAYTIKflN

I\

%po$ -S-x'AAgs' epu'os . o <F ityiifav ohAacTof ricreo


c7yx HX-rncp/oW dW o*' %&v ctAAc1 I-^' a.urms
xAAo> im7rpoizh xe% AaTo dV KxJ^xAo'caft/ .
125

(Ur'f -rct/Vye 7za.px<TCov ivi 77por&poitfiv oAsaVXf


(3n Kivtxis ffv ^epavV cLfjLn%oLvos > cucT' eWno*s
Kt/Vp/p 7:i7i\o(jLivr\v . tt & ctVr/n tcrlxro /7x/dYs ,
xa.i (xiv acpxp 7ra5>,M,o7(3 KxTxr^O/a^n 7ipo$iu7iz .
" T/'-tt' 7TifJiit^taCxs LfQcflov KoLKy ; nV

130

xt/raj

nVxcpgj , cuV*e oVkj; 7iipd7:Xzo y rn/V ivra. \


/ cT1 x>g /ao/ 7i^$p(v rXa'os' %pz'os > 0 rli v&v Ztnd .
XX/

TOI vdjTOLlfJLl ktGS 77tpiKZ\\s X^l^CtyAX ,

k/Vo , to' 0/
, XJ'T/Nj)

7:olr\f& <p/An rpotps AcTpnVTs/a ,


gr/ yrjV/x HOXjp'l^OVXl ,

1 3 S > cxpx/pxp i-rp^a.\ov , rns o cu >g /Wg/A/o? "AA*


,> ftttpSv Hqx/pIco xTXKTgxT/a'crp x/)g/o^ .

Few ni- Akxhh V | La espressione Italiana colla quale ho resa questa dal
Greco, dura, lo confesso , esser deve alle nostre crecchie : ma l' attitudine
rappresentata nella pittura di Ercolano , che per un finale sar riportata ,
la giustifica
Vers- ii4 '/.(yi\aTO II xsyyjikiYTt | Per un simile sdegno nel giuoco stesso
confessa Patroclo appresso Omero di aver ucciso il picciolo figlio di A Diffa
mante ( II* zi-)
u.<p' t/my**-^1
.
pegli aliossi irato
espressione che sente della nostra
Vers'iif a^y/ifij | Corrisponde questa voce al erepuudia dei Latini Suida che
la registra nel suo Lessico , e che le d appunto questo significato , ne cita
in prova un passo ili Giuseppe Ebreo $x tVi dvbpv Tiv/s/Ax^t iju,<p<\o%/>r<v
irxiSi'wv non deeet viros puerarum crepundiis immorari In generale su i tra
stulli antichi de' bambini degna da vedersi una Dissertazione del fu Prin
cipe di Biscari, onor gi di Catania, scampata in Firenze nel 1781

DELL' ARGONAUTICA LTB. III.


1
Mentre vicin stava per 1' altra parte

ja

Genuflesso sedendo il garzon d' Ida


Tacitamente tristo ; perch due
185 Solo n' aveva, un dopo l'altro i primi
Gittati in van ; dietro de' quai poi tojto
Dalle risa dell' altro indispettito
Li due perd rimasi : onde confuso
Colle man vuote se ne gi -, n pure
190 Del sopcaggiugner

della Dea s' accorse .

Essa dunque si f d' incontro al figlio


E per le guance accarezzando! preso
Tosto cos scherzando gli favella.
Indicibil malanno e perch ridi?
195 Inesperto com', forse gabbato ,
N ben vinto a dover , hai quel garzone ?
Su via frattanto or se tu pronto a farmi
Qiiant' io dir ti presti , un bel balocco
Donarti io v di Giove ; quello stesso ,
aoo Che la nudrice sua cara , Adrastea ,
F gi per esso , quando ancor fanciullo
Si trastullava l nel!' antro Ideo :
Una sfera cio ben ritondata ,
Di cui nessuno altro n' avrai

tu certo

05 Dalle man di Vulcan dono pi bello .


C 2
AuVeri- ijj- AVis-frt | Nome di una delle nutrici di Giove, nominata pur come
tale anche da ApoIIodoro , e da Callimaco , ove dice ( Hyrtf in Jov v47 )
Te l* Adrastea cullando addormentava
In culla d' oro
Pausania che nel lib- 8. ne nomina altre tre, non fa di questa menitene
che per altro si vede scolpita in un' antico bassorilievo del palazzo Gi?
Stiniani qui di Roma

zo

APrONAYTIKX2N

T.

^puVsa. [xv et kuk\x rftu%xrxi oLfityl fi eWa-Tco


i7i\oou a\J,7cTf 77pinyzs i\t<t<rov\xi
xpU7flxt tfs px$x iviv ?A/;

imM&pofiA ^accc/j

140 wjxvt\ xrxp , e" /x./;> g'a.7$ gV #2pov $x\oio ,


a<r7n/) cSs , <$\zySoviet. fit nVpos oAxo'p ir&i .
rnv rot eyp oVaVai * cu dV 7zxp$vov hlrirxo
9> SfXfyv > S<rlV<xoLs gV In'coi'/ /undY t gVTa

14S

a^tCoA/n . fri 7a'p xg? cupoujpoTpn %xpt$ g*n .


X2>- (PTto tT cP' oLvnwtv i7zos yivir g/tr'adorni .
/xi'Xix fi xCx\e 77xvrx , ^ij x/juQoT?pri<rt %nwo9
VtoXilXs tV^X ^] g^flt ^2*5 S^St' X/X<T)lfAZ/U.Xp77US .
A/crcrgTO cA' a7>jy* 7iopv at/Vocr^gc^oV n d*' a yxiolciv
xvtoix4vr\ fAUt<Tiv , 7!itp\j<r<?xvx nxpuxs ,

i$o HoVcg irortar%p/uvt\ ,

a,as/CeTo /we/JVoWut .

" IaTa fui TOfg crg7c <p/Ao;< xalpn no*' g'/aoV au-rr?? ,
>i n AtgV
^pt^re*
y.t/'x^at &c. | Seguo perch ragionevole nello spiegar que
sto oscurlssimo passo il pensiere dell'HoelzIino , che crede descriversi qui
da Apollonio una slera armillare od un globo : con lui convenendo , che pi
sia adattata una palla, che rapporto abbia all'Universo, e sia quasi ieotf>s
ffctyiAMtutj per farvi con essa giuocar Giove fanciullo, che un' altra qualun
que delle ordinarie, e solite pegli altri fanciulli Dietro dunque a questo
pensiere ho diretta la traduzione > ed ho cercato senza far violenza ad al
cuna delle parole, del Poeta, e solo aggiugnendone a maggior chiarezza
qualche altra , di esprimerne esattamente l'idea Per questo intendo per la
voce xiahit di Apollonio l'Equatore, li Tropici, e li Polari, che fascia*
no in certo modo parallelamente la sfera ; intendo per 1' i i/Ve, ( voce se
condo Esichio sinonima di wtft^ifHtu ) i Colliri ; circoli massimi , che
passando per gli poli , e intersecandosi ad angoli retti pu dirsi , che ab
braccino , e chiudano quasi li primi: e finalmente intendo per l'ZAjg Io
Zodiaco } zona che scorre obliquamente per tutti i detti circoli, ed alla
quale compete 1' epiteto di atfurra , avuto riguardo al Cielo , di cui ne
rappresenta una parte E' questa palla medesima qui da Apollonio descrit
ta,

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Aurei intorno

vi son

ai

cerchi a fasciarla

Dei quali a ognun s' aggirano d' intorno


Chiudendoli fra lor due grandi armille
Congiunte

insiem con commessure occulte j

aio Ed obliqua s
D' azzurrigno

tutte altra discorre


color Zona a traverso :

Qiial sfera poi se dalle tue man lanci,


Come un astro vedrai per l'aria solco
Fuori mandar di folgorante luce .
215 Questa

darti vogl' io : moki d' Eeta

La vergin tu : tu per Giason la piaga :


Non indugiar : te ne saprei men grado .
Disse appena cos , che a questa grata
Voce il fanciul tutti lasci
220 Di qua , e di l

li giuochi ;

d' ambo le man la veste

Aggrapp della Dea; teneala forte j


Ed insistea pregandola di dargli
Tosto la palla : ma con dolci detti
Essa all' incontro presol per le guance ,
22$ E baciandolo, stretto fra le braccia,
Cos ridendo replic : Ti giuro
Fer questo tuo diletto , e pel mio capo
Che

ta, che crede Gio: Tristano ( Corti- Hist> &c Tom* II* pag'ifj) indi
cata in quella medaglia diTrajano, in cui si rappresenta Giove bambino ,
sedente sopra una palla o globo ; coli' inscrizione xmsV xp>irv
Vers- ifi xapt) | Era presso gli antichi uno de' pi gran giuramenti quello che
si faceva per la propria , o per 1" altrui cesta Omero nell' Inno a Mer
curio vers *74

22

APrONAYTIKQN

I\

n fxv coi fZpdv 76 yrxpi^o/u.xt , do*' a^aTnVa


,, g? Kg? ivKTKtfJi'^s Hovpr> (iiXoi Anrxo .
$n - 0 <T' ap' x<ftpxyx\ovs cuvxfxnvxro , acToV <p*g/f<5
155 ixrrtps g'n s

xxvtxs jp/^yttnVaj , /3aAg ho'A^<j> .

xvrmx tF o&dmv %pu<rr) 7reptnxT$To txirpQ ,


TrpifJLvq KiH\t/J.4vr\v aW cf^ aTKu'Aop ?\Ho rc^oy .
/3n tTg' JY g'?t (xzyxpoio &is 7rdfKxp7roy xXmv .
XXXSp 7!iT[x 7I\1\XS ffy{\U>iV O\j\\J/XV0l0
1 60 tt.t$pixs $p$*v <Ts KxrxiQdris iarf g'Asu^oj
cpxvln JW tTg' 370A0/ due^oucrt nxpr\vx
cpov nXiZxrw Hopucpx/ ^Wj , p^/ t xsp$e!s
n'sA/os 7TpZrip<riv ipeu'd'xi flUl/peco*/ .
yg/o^/

ccAAoTg -ycua (QpvOos xcrloc r xuPpZv

or je fu vuoi
Per /a fr<i <>/ pair io giuramento
Giunt grande ,
ed BIen3 presso Euripide ( HZ v 8411 )
anjj con santo
Giuramento pel tuo capo ti giuro
Vedi il Poeter drch* Gr- Ut cap>6> ; e l'Hansenio De Juram' V~
terum
Veri' i6f loill r\oi | Snida dice, che per to\o; intendevano gli antichi II
Cielo; ma che poi questa voce passata a significar l'estremit dell' as*. se . In questo ultimo significato doversi qui prendere da ci si cava che
di due parla Apollonio : locch non pu del Cielo verificarsi, come si ve
rifica delle due estremit di un asse- Stabilito cosi il senso di questa vo
ce ecco ci che credo abbia inteso in questo passo il Poeta , perito , come
sar certo stato , delle cose Astronomiche , delle quali egualmente che di
tutte le altre scienze nell* Egitto se ne coltivava lo studio Intende egli
dunque* a mio credere , che Amore dal preciso punto del Polo dell' Uni
verso scenda per l* asse mondiale su la terra : viaggio nel qual si verifi
ca ci che accenna in appresso, che scorrendo per l'aria tutta se gli pre
sentasse agli occhi la terra stessa Li due Poli , che nomina sono li Poli

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

29

Che il don promesso ti dar ; n certo


T'inganner; quand'abbi tu d' Eeta
230 La fanciulla nel cuor punta col dardo .
Ci 'nteso il figlio un tosto gli aliossi ,
E numerati entro '1 lucente grembo
Di sua madre i gett : poi la faretra ,
Che da un tronco pendea s' aggiust intorno
23 5 Colla sua cinta d'oro; ed il ritorto
Arco pur prese : quindi il pi volgendo
Per quel di frutti ricco ampio giardino
Del sommo Giove , dell' Olimpo alfine
Fuori se n' esce dall' eteree porte .
240 Ivi del Ciel scender la via comincia ,
Che a trapassar v pei due Poli : entrambo
Cime elevate d' orgogliosi

monti ,

Sommit della terra , ove il mattino


Nascente il Sol nei primi rai rosseggia.
24J Per questa via dunque ad Amor, scorrendo
L'ae-

tetrestt , per l quali passa 1' asse dell' Universo ; e come questi possono
considerarsi materialmente per li vertici della Terra, cosi Poeticamente-
son qui rappresentati quali sono i nostri monti , o le cime di essi : quella
stessa qualit loro attribuendo , che de' monti propria , d'essere cio li
siti pi esposti al Sole Questa spiegazione che a me par la sola , che
possa darsi a quesco difficile luogo suppone , che Apollonio fosse persuaso
delia sfericit della terra : opinione che sin da Pitagora cominciata non ha
mai lasciato di aver gran seguaci : sebbene poi dalla posterior ignoranza
messa alle volte in dubbio ; sin che ne venne la vera precisa figura della
terra dalle incontrastabili prove della Macccmatica assicurata per sempre f
e fissata .

APTONAYTIKfN

I\

1 6$ Qxfaero , ng] 770ta.fj.Uiv hpo pdot , aAAorg ^' atJrg


(tKpis xfMQi dV 77vros oiv

&&ptt. rtoWv trri .

Hpagj ^' oL7?dvud-}> g*n$ eW C'Ximxcrt vns


iv 7iora.(.(u
\os XXo^n/^ot nyopo'cavlo .
OUTS A/Voi'/JVlS /*6TCp4<!fggf 0/ cf1' V7TXK0U0l>
170 n'pg'/aots p eV fo'pp eV/ir^g/DCt ifptcavles .
* -Q <p/Ao/ , )to/ g'70 <ugV 0' At<?/ 7:ia,v$dvzi aUTa>
9, g'^gpg'a Tou

U/tcAc/ re'Aoj xprtnv&t some .

, ^uen' 7!p ^pe/cJ , ufW dY rg fxvd'ot xvt


77aC/^ o/AOis 0 dV cfyx vov fiovXnv r alvpiimy ,
1 7 S > vto

vcrlou tvi'i alXov o7os cizroupxs .

&AA0/ fi&v Hitro vr\x cui' evl&crt f*!nLvi& gxnAo/ *


aurap yv g'$ fcf/,xr \tC<To/*xt Ain'rxo ,
, u/a,j g'AIf (ppi^oto , tTuco <T' eW ro7<rtv irxipous .
7iitpr\<f( cT' gWeirov 7ixpolxipov a>T/CoAn'cra.j s
180 , g? k i\ot (p/AcrriT/ dYpoj xjpvuov o'vx'cro'cLi ,
> nV ^ 0*7 Tiifwos dV j3/j7 fAtriyl&s oLitcrfu .
&<Tg

Pri, itfe". V Me'px iroWv i'o'vtj I L costmzione di questo involato periodo


cos ordinata dal Brunck Cupidini V
oMov /o'vri immensum aera
trananti apparebant modo eulta arva , urbes * fluvii , modo montes , terramque cingens pontui ; ed questo il senso , che ho creduto di dargli nella
traduzione

DELL' ARGON AUTIG A LIB. III.


L' aere

25

immenso , or coltivata terra ,

Ora apparian Citt \ qu vedea fiumi ;


L monti ; e '1 mar che tutto cigne intorno .

Stavano intanto dispers gli Eroi


2J0 Pe' banchi della nave , ivi nascosi
Nel padul di quel fiume discorrendo :
Quando a parlar prese Giason medesmo j
E per ordine ognun nel posto suo
Sedendo ad ascoltar muto si pose .
255

Amici, cosa ora di far mi piaccia


Vi spiegher : di voi convien che sia
La cura di condur questo a buon fine :
Poich comun 1' affare , esser comune
Deve il consiglio al pari ancor di tutti ;

260 E quindi ognun, che il suo penser tacesse


Il suo disegno di spiegar lasciando ,
Sappia che in lui cadr solo la colpa
A questo stuol di torre il suo ritorno .
Dunque in nave sen stien gli altri tranquilli
26$ Colle lor armi: io me n'andr frattanto
D' Eeta alla magiou , meco prendendo
Di Frisso i figli , e due dei socj inoltre .
L di pregarlo tenter da pria
Colle parole , e indurlo se volesse
270 II vello d' oro amicamente darci :
Lo che se n , di sua sol forza altero
Ei disprezzando le preghiere nostre ,
Tom. II.

Al-

26

APTONAYTIK&N

V.

, acTe yxp t% ctAJtolo 7Tcipos xaHornTflt dWj'Tgj


<$pa.<f<T/JiA& , g/V Apni <rupotarM'; e*T6 tu a AA>t
5> /ttriT/j fnipooi icHxi pyoiu,4voi<?iv ai/rn 5 .
1S5 ,> f.n<F xC'tos cXh?, , 7iptv ttzvvI ye 7retpr\$'r!i>xt ,
rvi? ctzrX/US/'pm/AZv <rq>rpov xTe'/3<xs . ,'AAa 7:aCpoi$&
Xto'tTtpov fAjSq /jt.tv

dp<zara.<r6a.i fjarricvrtLs -

, 7T0\\0LKl tOl pia. fXU^-OS , 0 X6V At07 ~OLV\j<fUiV , nvopn , ro'J^ g/)e^e koct* XP*S p17^ eVxw
190 ,, 7!pi\vOLS . 0 effe HCU

djiC^OvCL <f>p/tylf 77fe ,

, p.nrpvins cpsiryorra. J^Xov > 7zxrps n $w\s ,

, Sjgm'cu ct/'Bi/Tot/ ZWs

mT' cLXy^ei . ...

a/>Cg

yrj- 184* tfpyouJvomv uYJfc I Espressione di Omero, dove dice che stavano gli
Dei ( II* 1 j- v fi; ) itfyipwm volitato prohiiti a pugna : espressione che
il Salvini forse non abbastanza chiaramente rende cos
1
la 've gli altri
DH immortali eran da guerra schiusi
Verf i88 toWiu &c- | Sentenza presa da Euripide nelle Fenili- f $16*
Perche gi il favellar ottiene , e vince
l'ulto quel che anche il ferro ostil farebbe ;
e imitata da Terenzio, che fa dir a Trasone nell' Eun
mane ,
Omnia prius experiri , quam armis , sapientem ecet
Qui scis , an , qute jubeam , sin vi faciat
Vers' 19S' TtKauM^ &c- | Fiacco fa che Giasone se ne prenda nove de' com
pagni per accompagnarlo ( f }io").
1
U Scythicam qui se comitentur ad urbem
Sorte petit ; numeroque novem ducuntur ab omni
II

DELL' AERONAUTICA LIB. III.

Allor con ci fatta da noi gi 'nnante


Cos di sua malvagit la pruova ,
275 Consiglierem , se converr coli' armi
Pugnar , o s' altro utile avrem ripiego
Sendo impediti dall' usar la guerra .
N colla forza invan pria di tentarlo
Colle parole lo spogliam del suo ;
280 Meglio anzi essendo innanzi procurare
Amico a noi di farlo col discorso .
Ci che d' armi valor farebbe appena
Spesso al bisogno il favellar ottiene
Facilmente , a dover 1' alme placando .
285 Questo medesmo favellar indusse
Eeta pur Frisso ad accorre allora ,
Che innocente fuggia

della matrigna

Le insidie , e il padre d' immolarlo

in atto :

Giacch poi sn la terra anche il pi audace


290 Fra gli uomini rispetta , e non disprezza
Di Giove P Ospitale i santi dritti .
Cos disse Giason ; ed il suo detto
Tutti a gara li giovani lodaro;
Ned alcuno vi fu eh' altro volesse .
295; Quindi invit di Frisso li figliuoli
A seguitarlo , e Telamone insieme ,
D 2

E in-

II Burraanno dice honestius Flaeeum novent camitiius stipatum indiatiti*


Jasonem , guarii Apollonium } qui duous modo comitatum fingit l ma io di
qnesto giudizio non ne comprendo abbastanza il Eondatnento

a8

APTONAYTIKfN
Zp<?6

V.

Avytt'w ' xzos <F \v Ep/xi/xo

CH.r)7rlpoi> ' xQxp o*' xpx vr\os wWp MvxnoCs ti qgq Cj'ap
yipvovtf ^X7rCr\u'a.v im $-pc<rju.ou tj^ioio .
200 YLipnouov To'cfe non xtKXrivxitxt ' ev$x dY 770XXX
^t'ns 7ip/j.x\ot ti ngC\ ttixi kmqxvi ,
'

tZv ncf 67i xKpordr(v pku aupfoi Kp4ixxvtxi


^i'c/xtot . iteriti vZv yxp xyos K\%oi<rtp opupip
dvpxs of(Ofjiivoxj% 7iup xxifAtv otf ivi yx/rt
205 t<rlt d-/x/s crn'Xxffxf ump^ ini co/xx %ii<xQxt
xXX v Li<\,i\tot<ri KxtuXwxpli (icu'xts ,
$ivp<iv tyuTuv 'kxs xcrlios . ntpt o*' tcrnv
K&] X.$p ffx/xopiv xtcrxv , tt ftS'Ovt txp^xoutri
-d'nXutpxs nrt ycCp ti dYn i$fxoo tituKxi .
210

Tc/c7 dY vivffotxivots Hpn <p/Ao, /xntiafx


r&px 7tov\Cs> ($r\Ki dV <xliof , oq>px \xoiiv

Viti- ioo> Ktpxlw | Fiacco ( < tsS-)


Inde viam , oua Circhi plaga proxima eampi ,
Corripiuni
1
Questo campo Circeo vieu pur nominato da Dionisio , dove parlando del
Fasi, dice che Circo-i per dorsum le voluit campi ( 6$- ) . Da Circe gli
veniva il nome; della quale molto sii questo passo parlalo Scoliaste, ma
noi ci riserbiamo a dirne altrove qualcosa
Vcn- 10 1- TftiAhol | Volgarmente mal si leggeva wptfuAoi Esichio fa sinonima
questa voce a pMpKr), o xyvu; ; e corrisponde per a quell'albero, che
i Latini dicevano vite* ; ed ora agnus castut , o agrocasto La descrizione
ne presso il Linneo
Ven- no- wjjj/*/r:i; &c> | Questo passo intieramente preso da Omero ( Odisi*
7 14- ) :

r ii' intorno a lui Minerva ,


Molto aer sparse bea volendo a Ulisse ;
Che alcuno dei magnanimi Feaci
In-

DELL' ARGON AUTICA LIB. III.

29

E insieme Augea : dopo di che lo scettro


Di Mercurio egli prese , il caduceo :
E cos tosto dalla nave usciti
300 Fra canne , ed acqua alfin toccar la terra ,
E di un campo arrivar sopra 1' altura :
Che il campo allor Circeo si nominava ;
Ivi molte vi son nate in quel suolo
D' alberi file , ed agnocasti , e salci ;
30$ Dalle cime de' quai pendon legate
Fredde salme di morti colle funi :
Giacch' vietato ( e dura ancor tal' uso )
Dei maschi estinti unqua abbruciar col fuoco
Li corpi , o pur coprirli mai di terra #
310 E monumento ammonticarvi sopra;
Ma li appendono avvolti in crude pelli
Di bue , lontan dalla Citt pe' rami :
E perch poi coli' aria egual la sorte
Abbia la terra ancor , le donne in terra
31$ Seppellisconsi : tal ivi la legge.
Mentre frattanto ivano quei , Giunone
Che ben loro volea , per la Cittade
Molto aer sparse , onde nascosi al folto
Stes-

Incontrando, con detti non mordere,


interrogasse chi egli si fosse
E' l'uno, e l'altro oltre che da Fiacco (f-40i) sono pur imitaci di Vir
gilio in quel luogo ( JEn> i- 417 )
jtt Venus oscuro gradiente! aere sepst :
Et multo nebula circum Dea fudit amiciu :
Ceneri ne fui* eos , neu guis contingere positi.

So

APrONAYTIKX2N

r.

Ktytov fxupt'ov $t>os g's Arlrao xtvres


Zkx d*1' or k vi&ioto 7:6\iv ncf\ fdfxx^ "xovro
Ari-ta , ror <F xvns x-tetxi&xin
215 eoTa^

vttyos Hpn .

v 7rpofxoXri<ri n^nrss g'pKg' xvxxlos ,

ivpeixs re 7:\j\xs , ^ kovols , 0* 7rgp/ rot^ous


tyitS XltftOV * S'pifK.s

6<pU7TSp^g &/X01O

Xx'voi xx\H.i'$&tv ini yXutp/ihcrti'w oipripu .


guKnAo/

uVgp ouc^oV tntix eCxv . a$*y/ dV

to7o

220 tjueptJ's fcXotpolcri Hxlx<ffe(pf&s 7ztrx\ot<xiv


u\o\l xapfxivxt /udy i$t\teov . xt <T' Otto T?<t7p
dvxoi xpnvxt 7ii<fupis piov t <s \d%r\vv
H<pa/cr7o$ . xxf p
n* <F

if /-tip c^aCAu'go'Kg yttfAanT/

rpirxrn dV ^Uul/g/ i-ag? aAoflpp .

225 ri cT' ap' 6'cT<4)/5 7ipopii$K& , to' /*gV ttot/ duofxivqtfi


Siptxtro r\\i\'ixi(r<riv , /uLo&nfs <F a.vtouva.ti
HpuvlxMc kXov Ho/Xns

xvkki 7rirpr\s .

roT p ivi fAtyx'poiQ'i KutflC/e'oj Airtrao


re-

Veri' xi f. e segg- | La descrizione di questo palagio merita di essere confron


tata con quella del palazzo di Alcinoo presso Omero nel 7- dell' Odissea.
Vers. ii8- y\v$i'h(t<rcv | Poeticamente il semplice in luogo del composto TVyKu'poi voce architettonica, della quale Vitruvio, e il Baldi nel Dizio
nario Vitruviano Ho creduto bene di conservarla identica dietro al tra
duttore di Vitruvio March* Gallian
Vert- no- | L'immagine di queste viti presso il limitar della porta , e delle
quattro fontane sotto di esse tolta da Omero; ove parlando dell'abi
tazione di Calisso , dice ( OJiss- f)
Ed ivi si ipandea
Dalla incavata grotta intorno intorno
La domestica vite giovinetta t
E ger-

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

31

Stesser tuttora Popolo dei Colchi


320 Nel gir d' Eeta alla magion : ma tosto
Ebber dal campo nella rocca il piede
Tosto, e nel grande di quel Re palagio,
Che di nuovo sgombr Giuno la nube .
Or quei l giunti si fermar ne' primi
32$ Vestiboli a mirar le regie mura,
Le larghe porte , e

le colonne intorno

Alle pareti in ordine innalzate ;


Non che al dissopra il

cornicion di pietra

Sopra triglifi lavorati in rame .


330 Quindi passato il limitar tranquilli ;
Appresso cui di verdeggianti foglie
Onuste viti rampicate in alto
Fiorivano ridenti : e sotto ad

esse

( Opera di Vulcan ) quattro perenni


335 Fonti scorrean ; d'uno de' quali latte,
Da un altro vin

ne scaturia; dal terzo

D' odorosa fragranza olio spicciava j


E zampillava acqua alla fin dal quarto ,
Che delle Pliadi al tramontar bolliva,
340 Ed a vicenda al nascer lor qual giaccio
Sprizzava fuor dal cavo sasso

fredda .

Tai d' Eeta il Citeo costrutte avea


L'in-

' E germogliava d' uve ; indi fontane


Quattro per ordin l' una allato all' altra
Scorrevan d' acqua limpida argentina,
Volte l'una in un verso, $ l'altra altrove*

32

APTONAYTIK2N

I\

rs^vnti H<pxt<rlos i/u.no'xro ^chXx ipyx .


zio Kcut ol xolXho'77oxs rxilpous kxjia , j(aLXmx H fff'ar
nV <ff/Jux.T t

<W 7T\jpds itvv cAaj oLfji7TPt'<rnoy

poj dY j^j xryuo orlitxpov ci<Pxu.xvlos xporpov


r\Xx<rtv > HeA/cj) rmup xjxpiv , oj pct

t7i7iois

JV^otTo , $\eypou$ HiKfArx ^ni'ornri .


235 V^flTg

AteVouuAoc XnXxro tjj

l?r/ 770XXX

fmX/fes t7ir\yts , >xXx/u.ot r effxv ev-x nef ty&x *


xifxXii <T' xd-outrx 7zxp% Kxrip^i t&tuhTo .
Xe'fcpis <F xinunpoi /aoi s<rlx<rxv aVcpor/pci^g .
tcIIv nro/ aAA
ot/s
7rt/po%os ne >
40 xptlav A/Tfrns cuV s'j; p&itcms fxfjLxprt
&XXto <T' Avpupros ya/g? 77*7$ hhitxo .
tcV ,aeV Ketu*o"/n NuM-cpn tsW Atffp^ux

P*rj. 231- v'ro'yt/sv r.*|M WfwiiTa; | L'epiteto che qui si di a questo aratro d
tcTyvov e preso da Esiodo , che lo mette in opposizione con TBieri, quan
do ordina di far ( Op- t D- v 43 f>)
m aratri due
U uno di un petfo , e P altro di pi pttfi
come traduce il Salvini Il dirlo poi fatto di diamante i ad imitazione
di Pindaro , forse perch di un ferro duro quanto il diamante Io ne h
voluto conservar la metafora nelPadjettivo .
Vtrf
(li; | Si prende per lo cocchio stesso, come presso Omero
Vcni^iffTxvAoi | Qui bene avverte il Brunck essere lontana dalla mente
de! Poeta la spiegazione che di a questa parola io Scoliaste per focus m
medio ttaul : n punto appartenere alla illustrazione di questo luogo ,
quanto soggiugne in appresso Deve piuttosto qui spiegarsi questa voce
con Euscazio citato , e seguito dal medesimo Brunck per KKii, ovvero
J) Tipioy^ , ri %w'/n)i*Jc rS; *</\i; amkitus , seu septum atrii subiialit
Vers- 158. cirvrtpoi | Corrisponde al Ttytot 3a7i/bM di Omero , dove descrive
la casa di Priamo : luogo che ha qualche somiglianza con questo nostro
( II. 6- \tn- ifi- ) .
Ed

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

3$

L' ingegnoso Vulcan opre divine


Nella roagion : ma gli avea fatto inoltre
34S Tori che avean di bronzo, e piedi, e fauci,
Donde ardente n' uscia fiamma di fuoco ;
Ed un aratro ancor tutto d' un pezzo
Di duro fatto adamantino ferro :
Ci tutto affine di mostrarsi grato
3 So Verso del Sol ( il genitor d' Eeta )
Perch un d gi nel cocchio suo l'accolse,
Che di Flegra venia lasso dal campo .
Qui fabbricato un gran cortile in mezzo
V era , ed in esso molte v' eran pone
35$ Bipartite ciascuna, e ben compatte;
Molte di qu , e di l v' erano stanze ;
Un portico dipinto d' ammendue
Le parti fuor s' ergeva ; e quinci , e quindi
Altre in pi alto pian stanze ne' canti .
360 Di quelle in

una { e la miglior

quest'era)

Eeta il Re con sua moglier vi stava ;


Stava nell' altra il suo figliuolo Absirto ,
Che Asterodea gli f Caucasia Ninfa ,
Tom. IL

Pri-

Ed in essa cinquanta eranr camere


Di ben lisciata pietra , Y una all' altra
Vicino scompartite Uc'
1 e dall' altra
Banda a rimpetto , dentro della sala
Dodici canere eran soffittate t
Nel qual passo non saprei se il soffittate del Salvia! esprma bene il sen
so di Omero , che dir voleva stanze superiori sub teeto , superiori! conti'
gnationis , conforme anche si spiega negli Scolj , facendone sinonima la vo
ce 1/XtfOt

34

APTONAYTIK^N

B.

Ttph mp xo\jpi$ir\v ^gVd-ou EtPuxv aKOtriv ,


Tn^u'oy Qkclvou t 7ixvov\otxtr\v yiyxxnxv .
24$ hx! /xiv KA.%o)v u'ts inwufjunv <>X'Ovlx

ros <F i%ov cLixQtnoXoi ts , xcl] Airirxo &\jyxrpts


a.ucpa , XxXwnn , Ninfei* re . if /x.eV ap' pg/
(K o^xA^aou J.Xxfxve KXViyvntnv /u.rwua'x .
2 $0 Hpn 70/) /a/j' ipUHS fju.a' 7tph cT'" cu ri x^tlev
tv fA.eyxpcts , Enxrns cTg 7rxvrifxepos xix<^e7iovelro
yr\v , gVg/
^>gn$ ott/Tii 7iXiv xpn'retpx .
ycj\ fftytxs (l$ tfev a.$<rov , xvix%ev ofy i* xnoufe
Xx\Kt077n ' cT/acoa/

notov 7ipo7ixpoie (IxXcwxt

255 vr\fjjxtx xg] KXoxrTnpxs doXXe'&s k\oBi t.xxxi


ifpx/xov . n J*' a^ua- TpV/p g'oj u'nxs tfo<j<rx

(xn-cepx J'fydoVTO ,

a,a<px7a77a.0J' fovres

yr&cuvoi ' tlov dV Kivupo/xivn (paro fxd>ov .


160

" Em-ws cvh xp' i/xXXer xHn^n'ri /u.e Xmvxei


)t rnXQt zXxy*x<?Qxt ' fxerx f v/mxs erpxnev xifx .
<fg*-

Virp xfi- Vrrtpa | TempHjue Saceriot , dice Virgilio di Calibe sacerdotessa


di Giunone Io ho nella traduzione adoccaco quel verso del Caro , con cui
rende quella Virgiliana espressione
Vtrs- ISS' I Virgilio JEn- lib-p- vers- 476'
Excuss manibus radii , revolutaqui pensa
Veri' ij6-h V i*x r>f<rv | bench volutosi da me lasciar nella sua integrit il
testo del Broncie , pure ho nella traduzione seguito la comune lezione , av
valorata anche da un Codice citato dal medesimo Brunck , eh? porta Ih ve
ce roiff ; parendomi pi conveniente riferir questo pronome agli Argonau
ti , fra i quali erano IL figliuoli di Fritto > che alle serve di Calciopc

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Prima eh' ei nodo maritai stringesse
365 Di* legittime nozze con Idia
Dell' Oceano e Teti

ultima figlia :

Qual Absirto col per soprannome


Dai figliuoli de' Colchi era chiamato ,
Perch splendea

tra i giovani , Fetonte .

370 Stavan le serve alfin nell'altre stanze,


E vi stavano pur ambo d* Eeta
Le figliuole , Calcfope , e Medea .
Questa pertanto , che a trovar la suora
D'una camera all'altra sen passava,
375 In quello appunto s'abbatt momento:
Che Ghino a ci l' avea col fermata ,
Non usa pria d'esser frequente in casa j
Perch d' Ecate sempre era nel tempio ,
Come sacerdotessa , e guardiana .
380 Essa dunque al veder

quelli vicino

Strillo acuto mand , che ud la suora ;


E tosto allor le serve , ai pi dinanzi
Gittati e stami e fusi ,

in folla tutte

Corsero fuor : ma quando i figli suoi


38$ Questa fra i Minj vide, alto le

mani

Per 1' allegrezza alz ; come quei pure


La madre lor vedendo s' allegraro ,
La salutar , la strinsero ; ed a loro
Molle di pianto Ella cos poi parla .
390

E pure in abbandon voi me lasciata


Vagando gir non

dovevate lungi :

Ed ecco or qu vi riconduce il Fato ;


E 2

36

APFONAYTIKX2N

I\

, cT/An yp* oiov 7i$>ov EWxJ^os *k, nofev <rrK


AeuvaAens , $>pityto i<$r\fjLovvq<rtv eAe<r(te
>, 7TXtps y o* /aeV $,vfoKai> vluytpois f ^ere t'Xxr oLp/xs
365 > r\M>t*f'p$ KpxMy . t/ <Tg' et ^c'A/v Op%o/u.voo ,
ocT/j 0 (T' OpftofjLivos , xltoLvav A'oCjuuci^of Kt\rt ,
fixctip 1V1V x^iowxv x7io7ipo\i7!vxts , 'koicQs ;
Qj cpar Aitimi <Tg' TTfitft/VTaToj Sp-ro ^upa^fe ,
mc f1' aTii E/(Tu7x J*x/u.xp nhv Anrxo ,
270 XaAwtfVnj xourx r <T' xt/kx. 7ixv 6/&x$oio

rxvpou aAw cTyCtaSes r# W i%t hoT/cxpo, ^aA<jT


XjfOV T' <JV XoiXpX 7TUp ^iov ot/W t/j n&p f
C$ H&/U.XTOU fAi^iiVKV , XJTtofpnWOtV $X<flXV .

275?

Tc'cppa

Epa? noXtolo cT/ nVpos f^ xcpzflos t

Tfpn%ds 1 olv re ygx/$ eW (popCxtfw o7<rfpos


xiXXtxxi , ov re ix<A7ix fioZv tiXtoucrt po/u,ne$ .
ixa, <F Jwe cpA/nV 7?podfMU vi r^x rxpvfirxs

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Misera me ! qual della Grecia mai
E per qual grave mal disio vi prese
395 Di Frisso , il vostro genitor , su i detti?
E' ver che acerbo al nostro cuor morendo
Ordin questo lasci : ma come voi
Come poteste gir mai d' Orcomeno
Ver la Citt ( sia pur quel che si voglia ,
400 Questo Orcomeno ) e

per cercar li beni

D' Atamante col me qui lasciare ,


Desolata lasciar me vostra madre ?
Cosi diceva, ed ultimo frattanto
Dalla camera sua fuor n' esce Eeta j
405 E

nell' udir Calcfope se

n' esce

Idfa la moglie ancor . Quindi il recinto


Tutto a riempirsi cominci ben presto
Di tumulto , e di gente : altri de' servi
A

preparar solleciti un gran bue

410 S' occupavano ; legna

altri col

bronzo

Tagliavan secche ; acqua a lavar su '1 fuoco


Givan altri

scaldando ; n veruno

Servendo il Re dal faticar cessava .

In questo

mezzo inosservato

41 Per lo chiaro
Su

Amore

sen vien -aer , qual piomba

li teneri armenti concitato

Assillo, che i

pastor chiaman

Poscia dell' atrio in su

tafano.

la soglia tosto

Teso 1' arco cav dalla faretra

3S

ARTONAYTIKON
/oJVxns xCXnrx

I\

7:o\\j<s\ovcv ^Xr v .

a 80 k
oy Kxp77xX/^o/cri Ax^wV ncCtf oudVe xfAU^tv ,
oe'& (TgfcTAAii)f a.t/-r <T' uVo |3ouo$ g'Aua^g/s
Atfovtty , yXvtyt'cPxs /u.f'o'trp iviKoCr$tTo nupti ,
i^uj d*' oLfjLtporpro'i tPtxcr%,u<voi 77X\x/u,r)triv
riti ini MndVr) . mV <f*' /JUpeurn AaXe Sv/ulv .

koX%x\ov n/g /3g'Aoj <T' gVgJWgro xopy


vpb'v 0V0 HpxMp j <Q\oyi eiK\ov xvrix o*' a/'g/
/3a'AAv eV A/oWJV XM-xpdy/uxlx , a/ 0/ anfro
oTn^g'c^ s'k 7!xjkivx kx/a.xt($ cppgVgj , oudY t/p et AAn?
290 /ULvncrl/v t%z , yXuiapr, oV HxrlQro $<u/u.t> xv/r) .
ws oV ywt fAxXtpu 7ip HUpcpsx xjtxto d\x.Aa>

Verf 170- phfrx xoKtovov


a V ihtr'
&c- iv
| Espressioni tolte da Omero ( II 4 1 itf. )
*'3At)r , irrtfitVTX , p,iKcuvv tpp,' oivvxuv .
E fuor ne trasse una novella , e frcsc
Con sue penne saetta , di dolori
Iteri sostegno
Vers- z8f tkutA$ | Voce anche questa d! Ometo , dove parla di Ulisse nasco
stosi sotto il ventre d un montone ( Odiss-p 433. )
hxeiw vir yxTif Kvtet; .
e sdrucciolando sotto
L' irsuta pancia
Veri' 183 U; Y "n.<pOTfi>rijTi &c- ; Espressione imitata da Virgilio in quella sui
( JEn- a> tfzz- )

nervoque obversus equino


Jmeniit telum , diversaque brachia ducens OcVers 8tf. Pz'Ko &e- | Virg. < 4. ) .
Vunlus alit venis , f c*co carpitur igni
Vetf \f\ f V yvr &c | Una qualche somiglianza ha il principio di questa
similitudine , con quella di Omero ( Odiss- lib- y )
Come

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

39

420 Fresca saetta di dolor ferace ;


E coi leggieri pi quindi passato
All' altrui vista ascoso il

limitare ,

Di sottecco a mirar rso si pone :


A terra poi sotto Giason medesmo
425 Picciol com', si sdrucciola; e perfine
Accomodate dello strai le cocche
Della corda sul mezzo -, ed ammendue
Le mani nel tener 1' arco stendendo ,
Dritto il colpo tir contra Medea .
430 D' essa ad un tratto

fu I' alma colpita

Da improvviso stupor; e mentre ei torna


Dietro da quella alta magion fastoso ,
Arde a un foco siml del cuor nell' imo
Alla vergin lo strai ; sempre in Giasone ,
435I Cui

di rimpetto sta getta Io sguardo

Folgoreggiarne; escon dal petto infermo


Aneliti frequenti ; e rimembranza
Altra, nessuna ha pi; taf e si dolce
Amoroso dolor 1' alma le invade .
440 Non altrimenti , che qualor meschina
Don-

Come quando uom tifone nella negra


Cenere asconde, ir. un remoto campo .
Del fuoco la sementa conservando c
Ma questa nosrra d' Apollonio venne precisamente imitata da Virgilio in
quella sua ( 8* 403. ) .

quum fjmina primum


Cui tolerare colo vitam tenuiqut Minerva ,
Jinpositum / cinerem & sopitos iuscitat igntst
foftcm addcns operi c>

4o

APrONAYTIKQN

T.

%ipvrais , Tfjtfgp rx\xvt\ix ipyx t*,4/xr\\tv >


A>$ gp (jj7<apd(ptov vChlap ore'Xxs ivrxjvxiro ,
&f%t /u,x\' ypo/xivn r <F dfe'artyxlov % Xt'yoio
95 d\x,A.0U dvtpxp/ULVOV ^V HXp^iX 7raCx' XjXX^JVil
rdos. 1/770 KpxMr) \u,u.{vos xt$&ro Xx'd^pn
oZ\os Epas aVatAxj dV (xzt ilpto7ia.ro nxpitxs
ii %\dov , xMor epu^os > xKn^it'^n vo'oio .

&/Mt$ tf*' nnTt dV o*<p^ inxptix t\kxv g'JWnV >


300 auro/ ts Xixpdtiv itpxttPpvvxvlo Xoerpts ,
aLynx^ioS Mpzra r& 77ornr/ rz $ujulov xptcr&xv .
c'k JV toO A/Jvms <r<pgT/)n$ ipieive Svyttrps
vfn&s , toiouti 7ixpr\yopiatv 77?'ea'a'i .
" H&ifS JU.VIS KOUpOl <bpt%Otd Tg > ToV ?7'|3/ 7x'v\(V
35 tyfow nfxzrpotvtv fi fiiyxpoitfiv rtcrx ,
wJj Al^v^ vtrQe 7ix\i<t<f\jrot , ni ris arn
(f<ao/u,ivous ixiftfnyCs ifikkxvtv j cu #,gV eias/o
7rg/'d,ga'0g , 77po<$povios tintipova. (xirpx gAgu^ou .
p^e/j' ya'p jtoTi Tixrpds iv vLpwvtv HtXt'out

Frj. 19 j. tu^.sv j Sinonima fa Esichio questa voce di inrTiyov , mi


existens S' indica qui il miserabile sito , ove abitava la donna , descritta
in questa comparazione , eh' era una stanza a tetto . Credo di averne espres
sa esatta l'idea nella traduzione*
Ven. aytf. vwi Kptbrt tiKvpJiH tttro K&S/H | E' quasi tradotta da Virgilio questa
frase ( jn- 4. 67- ) in quel verso
taeitvm vivit sub peAote vulnus
Vit* 307* PtMftlmj | In vece di rwoii.ii/isi , come dalla glossa di un Ms> della
Biblioteca Regia citato dal Brunck E' in questo stesso significato usato
questo vcibo da Apollonio medesimo al v ioio> del lib* t. , e lo registra
Esichio alla v ffwwr , che fa siuonima di w/>fw5w , hf%wt

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Donna , che sia lana a filare intenta
Su mal spento tizzon arida paglia
D' intorno sparge , onde dipoi la notte
Nella soffitta sua presto svegliata
44$ Di nuovo suscitar possa la fiamma j
Dal piccolo tizzon pronto un gran fuoco
A divorar tutta la paglia sorge :
Cos coperto occultamente

ardeva

Il fiero Amor nel cuore , e trasmutava


fjfo Di pallore in rossor le molli guance
Per T agitazion trista dell' alma .

Imbandite frattanto dalli servi


Colle pronte vivande a lor le mense ,
E coi tiepidi bagni il corpo terso ,
4$$ Essi col cibo , e colle tazze 1' alma
Allegramente iimbaldiro . Allora
Eeta interrog della sua figlia
Li figliuoli , parlando con tai voci :
Nipoti miei , voi che del sangue usciste
4<So Di mia figlia , e di Frisso j di quel Frisso
Che sovra quanti nella nostra reggia
Ospiti furo pi d' onor colmai ,
Per qual cagion dietro tornaste in Ea ?
O qual sciagura vi rattenne a mezzo
465 Nel vostro andar . Fede alli detti miei
Non prestaste , qualor 1' immenso tratto
Io vi mostrava del cammin ; che avea
Ben io gi conosciuto di mio padre ,
Tom. 11.

4a

APTONAYTIKON

T.

310 <T/fi/<r<Jt5 , or t/jJo KXfjyvrirnv ko/jliZ


Ki'pnw Eo^gp/ns g*<ra> %ovs , g'

k4/*&9 >x

oLtCInu r\7rt/pou Tuparw/fos , gV3<' *T/ >uf 77gp


, voLUToCi , fx.oiX.cL 77oX\v XTrTrpo^-i KoA^/t/^oj afnj .
,, aAA< t/' fjai-3'Cf nJ^os ; ot T' gV 770<r/V CfAjLuv pap&p
31$ UTiax xpi(ppx^ea>s > m^' oilrivs oitf i<Q770v\xi
, dvzpis , oWn rg 7Aa<pupn $ g'n mos g"CnTg .
Tc7a ,u,/^ fypiovrx xxcriyvnroiv irponoipot^iv
Apyos rJnoJ'/vxs x/xty <fIXcf KWovl&txo
fA.u\t%/as 77po<?4umv , int 7ipoyzvicrlzpos fev .
320

A/n'm, xg/Vrif /USf a<pxp i%\jxv xMxt


, ^a^png/$ xvrovs <^ u/rc JWpxav 77g777n>Tx$
yrfCfty EvuxXioio 7:0x1 ^epoV gC,As xu^ut
,, Xvyx/tp V77 vukJ/ $&s f rts x/a/uC ifdwtit .
, oo'tTg 7a'p a* t? Tidpoi^ev pn/mx/nv kxtx m<rov

32$ uA/^orr opv&ts Apri'xt , cuP irt xe/ms


tvpo/xev . <L\X city

xvflp&s X7rr[Xx<fxv i^X7io^x'vxt%

, wios g'n$ 77porpcf ivi rl/xxxi ' axi <r(p' xnipUKtv


t/u.xs oiKilpaiv Ztvos vos nV t/$ ara'*
aur/V gVg/ ^ij $p<tftv x\i% ng\ uixxr 2mxv
330 o\jvo/j.x' rg $piloto

77&pm\iis ehxtovxts

DELL' ARGONAUTICA LIB, III.

45

Del Sol , nel cocchio , quando meco insieme


470 Circe portava , la sorella mia
Nell'Italico suolo , e pervenimmo
Del paese Tirreno su
Ov'

li lidi j

tuttora assai lontan dal Coleo .

Ma di ci dir qual

uopo ? or voi narrate

475 Liberamente e qual tra i pi vi venne


Ad arrestarvi inciampo i e chi sien questi ;
Che vi sieguon compagni , e quando usciti
Fuori voi siete dalla cava nave.
A tai ricerche Argo

i fratei prevenne ,

480 E di Giasone per lo stuol temendo


Cos rispose con soavi detti ;
Era poich il maggior esso degli altri :
Eeta , a un tratto impetuosi venti
Ci sparpagliar la nave ; e su le sparse
48$ Tavole noi caduti per la buja
Notte gitt dell' Isola di Marte
Al lido V onda: e ci ha salvati un Dio.
Poich n v' eran l , come da pria
Abitator dell' Isola deserta
490 I Marziali augei ; n ve i trovammo :
Che questi Eroi della lor

nave usciti

II d 'nnante gli avean quindi cacciati :


Questi , che poi , presa di noi pietade ,
Giove trattenne, o pur amica sorte 3
495 E che poscia ci dier subito pronti
E cibo , e vesti al solo udir 1' illustre
Di Frisso nome , e il tuo : giacch' eran essi
F 2

Ver

44

APTONAYTIKON

T.

rio*' xro7o cr^ev * (xiti yoip nv oV7u v4ovr&i .


%pet( iT' r\v p^Ajji

, cu <r' gV/HguVa .

nTe^af (ixirtXOf 7Tipi(H><riov , oVgxgp oAkjj


335

ccpc'irpr 7idLvti<f<ri ju.r7rp&7rei> A/oA/cPpc*/ ,

trTguTX/ cL/jLitXtKoto A/cc -S-v&xXy&x fXAtiv


^ ^c'Ac? , ctAT orAnTo' 0*70$ , $pilot ti 7ioivx\
A/cA/cfcW ytvinv , 7iph &s EAAad\x k&xs tni<r>Xi .
340 , ^njc <f*' A^nva/n na-AAa'j xa^ge , ov /xaLXx ro/w ,
c/a/ ^gp Kc'A^o/o*/ /Ugr' xvpx<ri vms ix<rt ,
Tata a/yoTO/rris eVgKupaUocgt' . n A/3?a 7a'p /xtv
XciCpov C<Pap 77fom r fir,u.a.yet> n o*' ivi yd/xQott

fa

zrfitca/ 77iQpt<rto<riv xWxi .

345 > ^O'Of <T g' oivlXOlO St'i t

V civps xro

j, rp tT1 iuxyupoLfxivos Hxvx^xt'1^0% & ti (pp/tffov


r'pooW , TgcV a<r7u /u.srriAu-d'g , 770AA' gVx.AnS'g/j

350

aVTgac,
77gAa>n (fluypns a'Ac$ , g? 0/ oVaVcrc/y.
aT <T' $ xs? oufy , rais iarfrxi cu yxp xxvu

Pirrj. jj<>' | Lo Scoliaste ordina la costruzione di questo periodo alquanto in


tricato nella sua sintassi, ed io .ho secondo la medesima diretta la tradu
zione
Vtn* 34f* (* in'ikw &c- | Par che Catullo abbia aiuto questo passo presente
in quel suo :
Ve palmulii
Opus foret volare , sivt lintto .
Viri- 348* voXX* (VataiSric ce- Virgilio*
11
multurn Hit tirrii jaAatui U alto

DELL' ARGONAUTICA LIB. II li


Ver questa tua Cittade a venir volti :
Del qual venir , se di saper tu brami
$00 La causa , a te non la terr nascosa .
Un Tiranno cacciar voleva questo
Dalla patria , e dai beni affatto lungi ;
Perch il

primier pe'l suo valore egli era

Fra gli Eolidi tutti ; e quindi '1 spinse


$05 Invito a qui venir : n V ira atroce
Sostien che mai dell' implacabil Giove

Possa , o Io sdegno suo d' Eolo la prole


Fuggir, n '1 grave unqua espiar oltraggio,
N di Frisso placar le furie ultrici ,
510 Pria che non tomi in Grecia il

vello d'oro.

La nave fabbric Palla Minerva,


Non gi a quelle simll

navi che

sono

Presso gli uomin del Coleo , e delle quali


Noi la peggior trovammo*, che l'insana
51$ Onda, ed il

vento fracass del tutto;

Ma tal che ben tengono i chiodi

unita ,

Se tutte ancor piombasser le procelle ,


E eh* egualmente col favor dell* aura
Corre , e quand' anche pur , gli uomini stessi
520 Assidui colle man premono i remi .
In questa unito degli Eroi quant' era
Per tutta Grecia il fior , qui si tradusse
A questa tua Citt per molte errando
Altre Cittadi , e per terribil mare ,
$a$ Ci per tentar se il vello tu gli dai.
Sar questo per come a te piaccia j

46

APrONAYTIKHN

T.

7t^Pv' $n\stxevo% u/uovi Te tot x^ix rltftv


dW/wic , dicav /x^ev fxiyx $\}<tixev{ovrxs
, Hxupof^xrxf , tous voiviv u'77 $w\7jporti cf^AtaWe/ ;
e/ dY ^ ouvofjia. <Pnd<&v sV/3u'g/$
355

y eviriv re

l&fxzvxi , oiTipes eftv , enxrlU ne /x\j$-r\<rxi/xr\v .


rvit fjuv , ofo 7?gp ouveK acp EAAed\>s cuAAc/ xyepQep ,
a, K>eto\j<r

Aicopos xjiv InVova Kpnd-g/'cf'xo .

g/' cT' .utou Kpn^nos 4n\r\ifjwv scrii yei$\r\$


, oCtc ne yvats 77xrpaios x/x/xi 7ii\oixo .
360 u,a({>a) 7*p Kpn^-sus A^x,,a$ t gW? A/VAou vie'
4>p/^o$ cf aV A^cLfixvos ew> xx'/s AoM^xo .
?v&e cT' ap' , HgA/ou 7010? e/x/xevxi e* ri XKoileis
dYpKga./ At/yg/nf ' TgAx/UcoV cf1' 072 , hu<P/?1oio
Axkov eKyeyxas ' Zeus d*' AxkSv xOrds trtKrev .
36$

s tTg ^ ooAAo/ 7!oCv-tei , 0V0/ (Xwinovtxi irxlpoit


CL^XPitTGi' u/Vj rg Vfjij vofo yeyx'xtft .
To7ct 7ixpine7iev Apyos
<A' i7i%ju<fxro ixuQois
e'rt-

Veri' jf3 Sw/xWtsj | Forse avendo questo luogo In vista fa Virgilio nel 4-,
che Anna per indur Didone ad accogliere Enea, le mecca in vista li ser
vigi che pocrebbe da esso ritrarre per soggiogare li confinanti nemici :
Mine Getulx urbes > genus insuperabile bello ,
Et 2?umid* infrttni cingimi c
Ven- 360. Sppu Scc | Fiacco pure fa , che Giasone indichi ad Eeta la sua ge
nealogia ( lib- f> )
- ipse egomet proprio de sanguine Pkryxi ,
Jtfamque idem Cretheus ambobus , JEolus autor
In tutto questo passo mi sono creduto pecmesso di apgiugnere nella_>
traduzione qualche parola per procurarle maggiore chiarezza Per altro
^ di questa genealogia se ne parlato nelle Osservazioni al lib
alle quali
rimetto il lettore
.
Fin %6j'

DELL' ARGON AUTIC A LIB. III.

47

Giacch di mano a usar forza non viene ;


Ma la mercede anzi

disia del dono

Pagar a te condegna ; e da me inteso ,


530 Che i Sarmati ti son nemici infesti ,
Alle tue leggi li far soggetti .
Che se poi 'noltre ormai saper di loro
La stirpe , e il nome vuoi , tutto ti

spiego .

Questo , per cui gli altri si unir insieme


535 Dalla Grecia, Giason si noma, e figlio
Lo dicono di Esone di Creteo :
Loch se ver , che da Creteo discenda ,
Cugin paterno egli cos con noi ;
Eran perch fratei questo , e Atamante ,
540 Ambo d' Eolo figliuoi : dall' un ne nacque
Frisso il padre di noi : dell' altro Esone :
Eolidi cos tutti di schiatta .
Dall' altra parte poi , se d* alcun mai
Sentito hai dir , che figlio sia del Sole ,
545 Lo vedi

appunto; ed 'I suo nome Augea :

Il terzo alfine Telamon , del prode


Eaco figliuoi , d' Eaco figliuoi di Giove :
E nella stessa pur guisa anche gli altri
Quanti seguon compagni , tutti sono
550 Degl'immortali Dei figli, e nipoti.
Diceva Argo cos : ma '1 Re

sentendo
Que-

Veti' \6t iirf/ifxro &c | Cos pur presso Fiacco Io stesso Eeta ;
Talbus orantem vultu gravi* Me minaci
Jamiudum frtmit : U furiti igneseit opcrtis
( f f io-)

4S

AP.rONAYTIKQN

T.

eiffxtoiv ' rf\l>ou Te %o'A.c (ppva ripiSovro


(pn J* 7:xXx<rlti<xxs /u.vr\v oV volivi /cax'A/tTx
370 XxAwoVnc rZv yxp reps fMrX4{j.v ouvtt t^X-zui
H oY O QlXfXXr tXxih<\,V uV QptitftV tfX'vOlO .
*' Ok x<pxp $QaX/uia>v f/at cL7T07Tpod>t , AcoCnTnpgj
j^TcS' xrolct dVAc/cr/ 7ixXtT<ruroi enfo^i yxt'ns
,, 7rp/p T/t'oc XuyxXov r ff'pos ^ $pi~ov iMa-Qxi
375 ,, axin'% /u.xprno'xur f'<p' EAAx'dV i ouk **jt/ hcoxj ,
cw\7irpx (T' ^ tacmi1 {ixtxiXn''Jsx J^supo vzevQs .
g/' dY Kg (a TrpoTtd.po&tv i/xns n'\J,x<r0g Tpxtfg'^nc,
nr' xY to' >A.cJ<rcxc r rxfx^v ng] S<pg KgxVcxs
, xfMQortpxs oottfiv 7Ti77po'r\KX ttoJWovp ,
380

cu's hv gpnruWQs ^ uiflpov opfxn>ni'Xi


M c<x tTi ^ fjLXKxptfftv gVgvJ/guVxirQs d-oltft .
4>n p'x %xX<^X/XVOS (xiyx dV (QpvS AtxKifxo
VlO^V 0$a.tVVK0V ' X^XO <F vfo$>l ^U(,0$
xVtj-

r J7f" IpsfrtBTt ip' EKKdlx | La volgare lezione comunemente ricevuta


che terminando con un $ la voce im^t-titoiTi , ne fa un plurale > ha reso
questo passo uno dei pi difficili di Apollonio, per ispiegar il quale mol
ti , ma inutili sforzi , si fanno dallo Scoliaste , e dall'Hoclzlno Il Runekenio , che ne confessa massima la oscurit , agevolmente se ne disimba
razza coli' eliminare il r }74, e col giudicarlo (arbitrariamente per)
spurio , ed inserito Felicissima n' la correzione del Brunck , che su
l'autorit di un codice della Biblioteca Regia di Parigi, levando il e ridu
ce la voce suddetta di plurale mascolino , com' i sin ora scorrettamente
passata, a semplice duale, che pu esser neutro, e riferibile al Vpoc , e
9/>i*w , che la han preceduta Io ho volontieri adottata questa correzio
ne 1 ed ho pure adottata la costruzione , colla quale lo stesso Brunck or
dina questo periodo ; cavandone quindi una spiegazione, che parmt natu
rale , e adattata ad esprimere il sentimento , che qui si mette in bocca*
d' Eeta ' indignazione , d' ironia , e minaccia
Vtrs- ut'

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

49

Queste parole s' infiamm di sdegno j


E nei precordj

glL si alzar per i' ira

Altamente gli spirti ; di Calciope


SSS Commosso pi contra i figliuoi , che autori
Egli credeva del venir di quelli .
Quindi turbato ripigli : di

fuoco

Scintillandogli gli occhi pel furore .

E voi non tosto vi togliete ancora


560 Dalla mia vista, o scellerati, lungi?
E non tornate colle vostre frodi
Da questa terra fuor , prima che acerbo
A qualcun sia veder la pelle , e Frisso ,
Che or abbian par da seguitarvi in Grecia?
$6$ Ma voi non gi del vello d' or disio
Qui trasse; ben per usurpar lo scettro
Vi ci veniste , e li regali onori .
Che se non tocca la mia mensa innarte
Aveste , e lingue , ed ammendue le mani
570 Recider vi farei per rimandarvi
Coi piedi sol , onde frenar alfine
Per T avvenire ancor F empito

vostro ;

Tanto mentiste anche dei santi Numi .


D' ira avvampando cos disse Eeta j
575 E Telamon , cui nel profondo petto
S' enfiava il cor , dentro nell' alma ardea
Tom. 11.

G -

Per

Vtri'17%- | Sente questa crudelt d Eet di quella di Echeto presso Omero


nel
dell' Odiss* , che sopranominato era
Isttoppitore de mortali tutti J
perch faceva crudelmente mutilare chi si accostava al suo regno

5o

APTONAYTIK^N

I\

rrtQInr Kov cpxcrQxi e^os a'AA' m-puMi


38$ Aeovt&ns* npS .yxp tuJtf duxil^xlo MjUki%tot#m
A/n'rn , <r%io txoi rS^e crXct . oO n yxp aurea*
a<r7u recv ^ J^/xxd" iftctfo/xip , Cs non to\7ix$ ,
fidV Atgf t/XZVOt . T/S

tP ToVflf

77ipr\VXt

TAot/n s'hc? Svtov ini Kpxs ; a'AA' rf/tis' fxijuMP


39
pue/sn (ixorinof xrx<rQx\o\i S>p<xtv Q&f/uui .
^ a^P/*' aLvrofjuvoivt Cs^gf tf*' 670) EA^o** 77ccV*i
fhfnwinv ol<rca H^nn^fx ^ dV to< ncTn
7rpc($povts ifxv Apru d>otv aVoT/VflU d^oiCrv ,
e?r' cu J^xvpoju.xrxs ye AiXxhxt , erre t/?' aAAoi
395 > ^r\ixov cr^dirpo/rif uVo o*nVTpo/o*/ ^x/xx'rffxt .
Ia*y \j7iovxivtov yxvrj ni' T0?o dY Ufxos
f/%$x'nv 77p<pupv ivi crlnd'rct /xtvourlv
IT* C(plXJ OpfXA^iti XVTCKTfciJ'v t^iVXpt^Ot ,
t\ oy& vupiivxtTo fi/ns . to' 0/ 6/<rxr xpuov
400 (ppxtyjxvQ ^ JVi /a/i uVcCAn'dV z-poaeWe .
Se7r#r5 386- T3j ro'Au | Spiega lo Scoliaste questo dativo, come se si dicesse
rspi ri'r r3 S"d/in , qaoad hanc classem
fin. 587- aro 5v <j ^w'pjft' | Tiene precisamente Io stesso linguaggio Giaso
ne , parlando pur con Eeta presso Orfeo , che in questo passo il nostro
Poeta non ha che copiato ( v 827* ) ,
2/oi neque latrones ut venmut , ullave nostra
Sava lacessitos injuria reiddit hostes fifequali passi ammendue furono poi imitati da Virgilio in quel suo (
Jib- ( r. f

2?on nos aut ferro Lybicot papillare Penata ,


Venimus , aut raptas ad littora vertere prxdas
V*rf j8p- 1 E' tolto questo luogo da Omero ( Odtss- f.)
Giove mi comand che qui venissi ,
2fon voleni' io ; che chi mai volendo ,
Tanta salsa acqua scorreria infinita

DELL' ARGON AUTIC A LIB. III.


Per lo disio di ricambiargli

SI

i suoi

Con dei mordaci al par detti funesti :


Ma lo fren Giason , che dolcemente
$80 A rispondergli fu

primo in tal guisa.

Su questo stuol , ah mi ti frena, Eeta:


Che non siam noi per temerario ardire
A questa tua Cittade , a questa Reggia ,
Come credi , venuti , o di

ci vaghi ,

$85 Che tu supponi: (e chi oseria cotanto


Correr di voglia sua mar borrascoso
Beni a cercar stranieri ? ) ma dei Numi
Me qui spinse a venir fatai volere ,
E di malvagio Re duro comando .
$90 A noi , che ten preghiam , dona favore ;
Ed io per tutta porter la Grecia
La divina di te fama immortale .
Siamo poi 'noltre noi pronti a pagarti
Da forti in guerra la merc dovuta j
$9$ O che i Sarmati tu voglia domare ,
O qualche altra piegar gente al tuo scettro .
Cos molcendo con soave voce
Dicea Giason ; quando colui , che 1' alma
Agitata nel cuor fra due pensieri
600 Avea frattanto, o di piombar su d'essi,
Ed ucciderli a un tratto , o la lor possa
Piuttosto di provar , questo credette ,
Come il meglio , seguir , fra se pensando ;
E con tai detti quindi V interruppe :
G 2

Stra-

5a

APTONAYTIKON

I\

" Se7^g ri mu ro znxcrlx dWeHas xyop&tfois;


6/ 7ap irnrv/xov crli $<zci> yvos n'e ){c/C\ &\\tos
ou'cfeV iixu o %pr\s in &vzioiffiv e"Crrrg ,
tTctVw to/ xpufetov xyuv oYpoc , x x $f\r\<r6x ,
40 S ntipr&tis* crOAoTs yxp tzr x\px<?iv ourt fjayxipo ,
c$ fltuVo/ jxv$7<?Q toV EAAad\ H.oipxvov\x .
arg7pct oV to/ /xves re ^ aAxrls sVcr' xd'Xos ,
toV p" eti/rec mpht/xi %tpo7v , oAooV ;?gp eV^TX .
,, c^c/cJ /ao/ 7ii$iov r Apni'op x/jj^iviixovrxi
410 , raupa %ol\k7to<P& t <rl/xxri (p\yx <Quyti)i>T
tos gAcfo ^e^xs <xli><p\ri> xxrx

Apnee

r\pdyuov , mV a7^x rx/xdv ini r\<rov pcrpcf ,


, 01/ ffnpov \K<?i Anouj e'wCa'AAo^ax/ a*TnV ,
aAA' ocp/oj Nuvolo fxirxX^n^Ko^xs ^o'prxs
41 S xi^pxct rzv%r\crl$<rt i4acx$ tou'c cT*' xiJ3</ dWap
g/pa g'/Ui?

ctaup/ 77p/crlxtPGi> x\ri<i>vrx$ .

nVp/os t&jyvufxi fixs ,

fuiXov a>pn?

7ix\jo/xxt xfxnroio . cru cP' , g/ ra't^g tp7x rgAeVcg/c


j, xvrr\/xxp r& huxs xno[<x&xt es /3a<r/Ano$
420 77p/V

g^ 01/ <Poiw t //.nJ1' \mo % JVi 70/) a'g/KfV

Fm. 406. EXAj?< x/pawW* | Intende , dice Io Scoliaste , di Pelia : nome che
pei maggiore chiarezza io vi ho nella traduzione aggiunto
Vtti' 41 * rfr/w'yi/o | Non che pretenda col tradur di quattro moggia, espri
mere esattamente la misura Greca , di cui forse non ne abbiamo una per
fettamente giusta nozione: ma solo ho voluto adombrarne l' idea col nome
di una misura conosciuta nell' Italia .

DELL' ARGON AUTIC A LIS. III.


60$

Straniere , a che minutamente V3


Tutte narrando queste cose : o sia
Ver che dai Dei scendiate , od altramente
Eunto di me non ineguai veniste
In forastier paese , i' non dissento

610 II vello d'or darti a portar, se '1 vuoi,


Provato pur che ti abbia: giacch nulla
Ai forti invidio mai ; come diceste.
Da Pelia farsi il regnator di Grecia .
Per prova poi del tuo valore , e forza
615 Sar cimento, che sebben feroce
Compio colle mie mani i' stesso ancora .
Ho due , che pascon l di Marte il campo
Tori, che han pi di bronzo, e dalle fauci
Spirano fuoco . I' sotto il .giogo uniti
620 Questi per lo noval caccio di Marte ,
Aspro terren per quattro moggia steso ;
E fendendolo

tosto coli' aratro

Sino alla fin , vi getto per li solchi


Di Cerere
62$ Ma di un

non gi semi del grano ,


drago terribile li denti ,

Che io sembianza rinascono d' armati ,


Che mi si avventan contra , e che feriti
Sotto dell' asta mia di nuovo atterro .
E' nel

mattin che al giogo i bovi unisco ,

630 Ned il mieter tralascio che la sera .


Or tu pertanto, se farai tai cose,
Portar tosto al tuo Re potrai la pelle :
Non la d pria ; non Io sperar 5 eh' brutto ,

S4

APTONAYTIKfN

I\

viPp Lyo&ip yiyxurx xxncrpq iipi tl^xi .


>Q$ xp w<pn * dV a7yx ttoJ^Zv nUpos oju/u,xlx nri^xs

jSouAnV

tt/*(f)/ ^oAL/y cTp&Cp x, %pvov , oudY 7ir\

425 SxpcrxXcS noMfc&ou *?rt/ Atg'va (px'ivlo ipyov'


o'vjyg ^' cLju.6tQ'fjLSvos yrpoa'sX^xro xtpfcLte'oivtv .
" A/irrn /U.a-'Ax to/ ^cs JYkjj 77tpt7:oXX6v pytts .
T<? ^

TOf' k6^0? uVgpcp/aAo'f 7rgp s'opta ,

, r\ii<xofxxi , /' KO.iiJ.oi $>xvw /u.opoi . 01} yoip ir x\\o


4S finto* a.v$p(7i$ y kxms 7Tot./u,i!\\,&T

cLvxfKns ,

n /ae
iv$cCf* ploSxt eW^pagi* in (ix<n\rios
<Qs (par* d/uun%xvt'r) (&Co\nM.vos xrdp 0 rvyt
tff&p&ctXots niiVCt 7rpoffvviMV d<f%X\0iv\x .
" Ep%O VUV fXt& 0fA,t\0V , g'77/ fJt.fXOV<XS y tivoo *
43$ ti fi #v y& tyyd 9>o\Jfv 77o<flio,xis 77Xitpxt ,
> rie'

oXo/x4vou /u.rx^oCa'o'ext iurfroio ,

ai/Tfe gf Tu' KXtrlx fxiKoird fMt , cQpx qef a.\\Of


avnp ppiyri&tv xpziovx <pZrx (xtrt\<Uv .
Io'Kgj' ccwnA7g'a)$ * 0 d.7! d'pdvoit puvr InVa?
440 Atiysins , TtXxtxcv ti 7ia.pxfx}i> g/^gTD cT* Apyos

Vert' 4jo | La comune scorrerta lezione portava,


qual lezione ha il Brunck colla scorta di pi codici rigettata , sostituendovi
questa , che dietro alla sua autoriti ho io pure abbracciata Oscuro per
nonostante restandone il senso, cos ne ordina lo stesso Brunck la costru
zione : Non enim alio magis horrendo commutabit homo durarti necessitatem ,
ouce me huc adegit Ho esattamente regolato secondo questa costruzione
la mia traduzione

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Ch' uom nato forte ad uom pi debil ceda .
63$

A questo dir, fise le luci a terra


Ai p dinanzi , se ne stea Giasone
Muto sedendo , in cosi gran disastro
Senza consiglio . Iva tra se volgendo
Varj

a lungo pensier ; senza potere

640 Cosa trovar , onde risponder franco :


Ardua cotanto gli parea la impresa .
Ma tardi alfin cos replica accorto .
Eeta , il tuo parlar, giusto sebbene,
Fra ben stretti confili molto mi stringe .
64S Quindi bench al di l sia delle forze
I' per ancora incontrer '1 cimento ;
Se anche fosse il morir il mio destino :
Giacch in niente altro mai uom di pi tristo
Cambiar non pu quella , che il Re m' impose
650 Dura necessit di qui venire .
Cos Giason turbato ; e quel soggiunse
Con terribili detti a lui dolente :
Ora allo stuol ten vi volonteroso
Giacch ti mostri d' incontrar
65 S

fatiche .

Ma se tu poi d' impor de' bovi al collo


Il

giogo temerai ; se ritrarratti

Orror dal coglier la tremenda messe ,


Di me

la

cura fia , eh' ogni altro dopo

Tremi accostarsi audace ad uom pi forte .


660

Tal in tuon di fierezza il Re del Coleo .


Allor Giasone dalla sedia s' alza ;
Augea pur anche , e Telamon d' appresso :

56

PrONAYTIK^N

T.

olos farti ficrcrnyvs Sr oLtro'^t ysucg \i7rscQxi


(LVTOK&tfiyvrirots ' oi c^' yicxy ex i&iyx'poio .
$i<T7rt<ficv <T v Tao*/ tJL,irnpz7iiv Atarovos uts
koLWu
%xpirz<?<rtv sV xrZ <F oju./u.xla. Ttot/pn
445 Aca ^apa.' Kmxpnv <f%ot.4i>t\ &r\{txo KxX\j7ilpr\v ,
Hnp'
C/U.u^ovo'x vo'os dY ol , n'irr' oVg/poj ,
bp7TJ^(i)f 77770rn0 f.tT

i%VtX VltfVOfAVOlO .

xx/ p" ol fjuif p'x ffACv i^nXu'Ov ai<f^X\(VXtS .

4$o Kxp77x\l/xcs 'xXccfA.viPe <rv v/xcr/v <rt /3gCn'xs/ .


otUTfias <F au Mn'tTe/o. /agrgVT/^g 7roAAo,' (Te Su/xZ
a>p/xxw t o<r<rx r Epans inorpuvowt /uXscrBou .
77p07rp cP op' o(p3>aA>aS^ in oi !vcL\\i[o ndvrx
xrs

ofos gn^ > o/o/o*/ rg <papgo'/^ e<r7o

45 S 0/0, T gg/<p , CuS ^


ni"F * cudY ttv

ggT 7ZI &pOVOU , &ff Tg ^UpOt^g

&\\ov ffxro noptyijpowx


g/U,-

Vtn* 44J. | Espressioni di Omero in quel luogo dell'Odissea ( 5- iJ7* )


S' assise a parte poi sul mariti lido
Di beltade , e d grafie rilucenti ;
La donzella stupia
Vers' J47 p.tr tyva viasonmo | Questo passo sembrato a Jacopo Rondello
( in Musaum v 71* ) infinitamente superiore a quel di Fiacco ( 7* iotf- )
Respexitque fores s adhuc invenit eumtem :
Visu< & heu misera fune puhkrior kospes amanti
Discedens : tales kumeros , ea terga relinguit
dove dice aver il Latino infelicemente tentato d* imitare il Poeta Greco
Diversamente per sente il Butmanno, che prende le difese di Fiacco
Ne giudicher d.il confronto il lettore
Vers- 4fj- vporp V V tpSa^/xv &c- | Par che Virgilio abbia avuto presente
questo passo in quei suoi versi del quarto
Mul

DELL' ARGONAUTIOA LIB. III.

57

Poi l siegue Argo sol ; perch avea 'manto


Accennato ai fratei l di lasciarli ,
66$ Dalla Reggia volgean quei dunque il piede ;
Ed il figlio d' Hson , qual Dio fra tutti
In

grazie , e venust si distingueva .

La vergin fissi sovra d' esso gli occhi


Di sottecco guardavalo a traverso
670. Dei bel, che la copria , virgineo velo:
E

mentre il

cor le si rodea d' affanno ,

La mente del suo gir seguiva i passi,


Su l'ali del pensier, qual serpe sogno.
Ma mesti intanto uscir quei dal palagio .
67$ D' Eeta allor vista Calciope l'ira,
Se n' entr frettolosa con

li

figli

Nella stanza, e v'entr pure Medea,


Che in sua mente volgeva molte cose ,
Quante a pensar gli amanti Amor costringe .
680 Tutto le stea dinanzi ancor degli occhi ,
Ei qual fosse in sembiante , e quai le vesti ,
Quali li detti suoi , come sul seggio
Sedeva , ed indi poi com' era uscito ;
N pensando credea , eh* altro vi fosse
63$ Uomo alcuno siral ; sempre restando
Tom. IL

Nel-

Multa viri virtus animo , multusjue recursat


Gentis honot Ujtrent infixi psAore ruttai ,
Vtrbaque
i Ocillum asens absentem auitque , vilttqu*
Lo Scaligero , severo al suo solito coutra Apollonio , giudica del presente
luogo nemmen degni da leggersi i versi di questo al confronto dei Virgi
liani . Non credo io che questo giudizio noveri partigiani in lettori > che
non. abbiano prevenzione*

58

APrONAYTIKDN

T.

t/x/xwxi xvpx tov ' v ouxurt J*' xUp Spcpa


audV n juvd'ol ts f%Xi(ppop&s ous xypuve .
ToCp&i o*' xju.tp'' auTw , Atn fxiv (o's ni t(o/^ xvrs
460 A/nVns (p^/crs/gr * Mp&ro <T* n''Tg 7nxtx7ixv
r,<Pn TtGv/toTA t tipzv cTs 0/ aVcp/ 7ixpiix\
S'd.KpMov x/vOToCr co iXcf p Ki\ocpn<Tiv
mix d^s ju,upo/u.r] A/ytcS xPpefnxro /a,\j$op .
'* T/VT e/*s cPeAxfnv rF

x%os \ uV oye irelyttp

465 (pG/rgTO./ r'pctf'aj 7rpo(^ipi<f\xrc$ , erre ^pst'ap ,


ppir . n /u,gf ofpgA.Ag dnriptos gaA?'xa0x/ .
, wu dV rorc yi , tto'tpx <3>gct rig/XJTw , 7ie\ot\o .
o*acT6 v<nrlri<r*H (piiyw fxpop g/' dY //Up a7ou
(TAti-^nux/
470

(&011T , rtPs

7ipo7ToLpo&i tTxe/n ,

ouvKiP cu 0/ iyay HXHr, ?7zxyx!oxxt xrri .


H /AfV ap
0/

cSj iXnro pop fxiXi^n^xTt Hopn .

imi oZv dVaou Tg jytj ctcrTeoj s'kTVj gCnou

TnV odVV 1 nV t07ixpoi^ip xpriXu^op in. mbioio ,


Tri tot' InVffflt To7(TcPe 7ipovPV7itp Apyoi tnWfip .
a/-

Veri 464' iyjt i'^o; | Pare al Brunck dura questa espressione, e v! sverebbe
sostituita volontieri IKv ; se autorizzato lo avesse qualche codice . lo ho
conservata la sua lezione nel testo : ina nella traduzione la sua conghiettnra E' poi tutto questo luogo nel quale si esprime il primo turbamento
di Medea felicemente imitato da Ovidio nel settimo delle Metani-* dove
non Fa j che a passo a passo seguir Apollonio ; come appositamente lo ha
-col confronto dimostrato Jacopo Tollio :
1 cur futm modo denique vidi
Ut pertat timeo ? qux tanti eausa timori: /c
1 1 virat , an Me
Ocet

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Nelle orecchie di lei sua voce impressa,
Ed il soave ragionar che ha fatto .
Temea per esso inoltre o che li bovi ,
O che '1 perdesse pur Io stesso Eeta ,
690 E 'I compiangea gi morto: ambo le gote
Per la grave piet tenero pianto
Largamente a bagnar degli occhi uscendo .
Alfin cos suoi dolci lagni spiega .
Perch , me lassa ! questo duol mi prese ?
695 Se di tutti gli Eroi pera il maggiore ,
O che f infimo

pera , ei pera pure ;

Ma si salvi Giason . Ah questo avvenga ,


Di Perse figlia veneranda Dea ,
Che morte egli schivando a casa torni .
700 Ma se sotto de' buoi vuole il destino ,
Ch' egli soccomba , almen ci sappia innante
Che del suo mal i' non v gi festosa .
Cos Medea ne' suoi pensieri incerta .
Essi

frattanto il popolo lasciando ,

705 E la Citt , per quel sentier medesmo


Givan , per cui venner gi pria dal campo ;
Ed a Giasone ali or cos diss' Argo .
H i

Occidat , in Dis est , vivai tamen , idjue precari


Vel sin* amare licit c*
Fiacco pure ( 7 1 1 )
Quid me autem sic Me movet tvpcrtt ne lateres j
JLn eadat Sto

6o
475

APTONAYTIKfN

IV

" A/oWtTn , /xnrtv p.ev s>o<rarext t nv rtv sVvf/a


77!pns f o /aa'A' f oim /xiS-tiixzv v KXHo'rni .
xovprw d\{ tivx xpc&tv i/T&Atts xvrs (jSiq
(Qxp/xxvcr&w * Exarns IIgp<rrud\>j eWgcr/po'/

rnV e* Kg? 7!i7Tt$oi/m,iv , otofxxi , oKrt rxpCos


480 , iffffir x'^iuovri <Px/u,rijtx&vxt a'AAa ,u,ctA' cc/p<c
cfs/cf'a) , /uri wo)S cu /U,o/ i/70<rTx/n

"nfyg /u.nrnp .

tfX77r\s cT' e^xDr/s tgTAei>o'0(aou , o-r/CoAiVat


,. uW$

485

7Tdvri<x<Ttv 7TiKp/xx$' nWf oted<pos.

'* 2 77g,7roj' , e/ *i/ to/ ,1/t) Qxv&vLvzi , cu ri /uyaJpcp


fioien t-d<i , #91} nuxtvft thV 7r*p* /jwpx (x$ok
cpu-^/ \iv<r/xivoi fj.\n ye jxv njuv opapv
,, Xn(Lpr\ , cts lvlov 7rrpx77/xt<X^x yuvxi^tv .
Ss e*<pxT' &hx
Aos /xztkx^ov . xirxp rxlpot

490 yr&vuvoi ipivov , '^aj 7ixpivrxs ifovro


toiixtv jT' A/VomTns TgTvixagwj kQxto /xud-ou .
*' >Q (p/Ao/ , Airirxo XTrn-''os xjx/xi Qt\ov Hnp
j, xvjinp\i$ KtfcXarxi . xxtrlx y xp cu v ri TeK,.ap
, OUt' g'/UC/ , OUTg Hgf

AlUpOMvOHft 7l4\QltO

495 <?n Te cPua mflov r Aptii'oy xn,Qiv{xi<rxt


xxiJ-

Kn 491^ <p/A.oy xfy | Eustazio dicea che alle volte (p/Ao; s prende per ioV .
Molti escoi pj possono vedersene presso Omero ; e in questo luogo del no
stro Poeta non pu altrimenti spiegarsi, sebbene tentino di diversamente
spiegarlo gl'interpreti*
Veri' 49j- Smu/iut | Lo Scoliaste spiega questo avverbio per q>xvipuTTx aper
tissime , manifeste , palaia
Yexi>4<j* | Ho regolata la traduzione di questo non facile passo a norma della
costruzione , e spiegazione dello Scoliaste

DELL' ARGONAUTICA Life. III.

61

Giason , qualunque i* sia per dir consiglio


Tu lo biasima pur; ma non conviene
710 Lasciar affatto di tentar nei mali.
Di una vergine gi da me sentisti
Usa farmaci a usar, e

magich* arti ,

Che d' Ecate impar figlia di Perse .


Questa se indur potiam , credi , nessuno
71 S Di perdere timor fia nel cimento ;
Ma che la madre me '1 permetta temo .
Pure a pregarla andr di nuovo ad essa :
Che eccidio a tutti noi comun sovrasta .
Al qual amico dir 1' altro rispose :
720

Caro , se a te ci par , non te lo niego .


Va pur , e tenta con accorti

detti ,

E con preghiere di eccitar tua madre .


E' misera per nostra speranza ,
Quando il nostro affidiam ritorno a donne .
725

Mentre cos

dicea ,

Entrar di nuovo a un

nella

palude

tratto: e li compagni

Non cos tosto i videro , che lieti


A interrogarli

cominciar; ma tristo

Cos lor prese a favellar Giasone .


750

D' Eeta , amici , 'l

proprio cuor di sdegno

Con noi crudel palesemente acceso ;


Tutte giacch

le comandate cose

N da me , n da voi , che lo chiedete


Ponno a fine
735 Dice

ei

verun unqua condursi .

dunque, che due di Marte il campo


Pa

62

APTONAYTIKnN

T.

rxiSpa %x\K7iot orlju,xri (p\yx (pvoriavte ,


ttpa.yuov cT1 ini roiV'tv inizio vttv dptffxi
JWgfi'

i% otytos ytv\jw crnpov , os p xvtrtft

, Tnyvsxs %x\xfois cu? reu^go*/? f!/uLXTi <F xCrZ


500 #ps/a> -rosyt fxttjxi . 0 <Tn

0/ ( oJr/

7<ip aAA?

(iXnpop rtv typdjtrcrxvQxt ) atfnAg-yjW lirofQnv . '


X2$ ap g<pn ndvltwt
&t>r\t>ufo$ utfxr x>\os .
JViV <T' ct^gcjj ^ xvxufoi is cAAn'Aous pavlo ,
arp xfjun%ayfp re xxmtQtts o'vjys* Je' FlnAeuj
5oJ d>xp<rxA<s /u-rd rtxtiv xpurfri&Ttftv tiTttv
** <Qpn mnx'xQrOxt 0 tt tp^o/uutv . oC /xiv oXnx
, f3ouAn$ tlvxt ovuxp , gVop t' ini HoLpxu ^ttpcv
ti i*v vuv ruVn gua/ $oxs Ainrxo ,
rpcos A/0WJS1 , typovtets , (jufjwvxs re nvoto ,
SIo

n* t' aV \j7T0tf%t<rit\v m<Qu\xy/uJ.t>os ivxtjvxto


, / iT' cu tg/ /U^Ax $u/uos f'p far/ ndf%u nino&tv
, nVopgp , /*nV iT6*s intinto awi'ts ri *\\ov

DELL' ARGONAUTICA LrB. II I.


Pascono tori , che di bronzo i piedi
Hanno , e che spiran

dalle fauci foco ;

Impon con questi, che un

noval

si fenda

Di quattro moggia ; e poi di un drago dice


740 Che li denti dar per seminarvi :
Che produrranno quindi de' Giganti
Dal suolo fuor d' armi di bronzo

cinti ;

E che d' uopo alla fin nel d medesrno


Questi feriti di atterrar coli' asta.
74$ Ci tutto a lui franco compir promisi ;
Poich nulla a pensar v' era di meglio .
In tal guisa dicea d' Hsone il figlio ;
Ed a tutti impossibile comparve
L' impresa ad eseguir . Muti per questo ,
750 E senza voce proferir V un 1' altro
Si guardarono a lungo -, costernati
Dalla confusione , e dal disastro :
Sinch fra tutti alfin gli Eroi Peleo
Arditamente a dir cos poi prese .
755;

E' tempo or da pensar, che dobbiam fare


Ned utile esser pu tanto il consiglio ,
Quanto , cred' io , pu delle man la forza .
Se tu d' Eeta ora d' unir li bovi ,
Esonide campion , al giogo pensi ,

760 E la fatica d' incontrar agogni ,


Ad osservar t' appresta la promessa :
Ma se del tutto poi ben non si fida
Lo spirto in te di suo vigor, te stesso

$4

APTONAYTIK^N

I\

j, T(Lv$ XvSpW 7Tx'7p(xir6 7TXpt\!XtV0S . Oli yxp ZyQyS


ffxn<rofjJ , farti Sx'vxts y r kvt\ov gVcaTx/ Lkyos
515

Qs e(potT kau&M* TXx/xZvi Si Su/lls pip$i\ '


<r7itp%txivo$

xvpo\i$z $oZs ' im Si rpt'ros lSxs

Zpto fxyx typovicv , ini S> vi et TvvSxpioio *


cvv Si {g\ Ohe'ISni ivxpi$/xio$ x^noliriv
d.vSpx'tftv , oS nsp o<r<rov 7txv^iov(xs IouXov
$20 xvriWw ro/c ol xe/pero Hxpr&'i d'Vju.s .
0/ d*' aAAo/ et^xvrs xKr\v %ov . xvthx S' Apyos
tdtov enos fxitinmv itXboixivottfiv &i$>\ov .
** -Q QtXoi , nro/ AtfV Tod^g XoiarBiop . a'AA* t/j*'
/xnrps i/xns cr<recr$xt ivxivtfxov u/xfxtv xp<ayriv .
$*$ * f> x*/ wsp fX/u.xares , ipnrvoto'-y ivi vnt
tutQoV g

, cJj ?07ixpo&zv , gVg/ {cf\7Ti<r^iixiv Z/Juins

AcJi'oj' , ri1 kxkov lrov x^Sriqrxvlxs i\i<x9xi .


, Jtot/pn t/$ (xzyxpoiiftv inrpitytr Airirxo ,
rnV Exa-rn mpixMx ^ga.' cTaig Tg^wiVctcrSflt/
pap

eri, fio*. a-Tpx(*iv95 | Jr<j concitata* Vedi il Wesselingto sopri Erodoto


pag. 587. 04.
^irj. yi8- w'p r<? &c. | La descrizione di Virgilio della sacerdotessa de' Mais
sili presa da questo passo ( Mn- 4* ) :
Ulne mihi Massylte gentis monitrata sacerdos
Hesperidum templi eustos c
Hxc se cartninibus promittit solvere mentet
Quas veli! C'
Sntcre aquam fluviis , vertere sidera retro .
Le

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

6$

Non isforzar ; ned altro alcun sedendo


7 6$ Addocchiar degli Eroi j che

noi soffi:' io :

Giacch il morir 1' ultimo fa dei mali .


D' Eaco il fgliuol
Di Telamon , l'alma

cos : ma del suo frate ,


ne fu commossa,

E irato in fretta si lev ; per terzo


770 Ida , il superbo , surse ; e quindi i figli
Che Leda f nelle Tindaree case :
Coi quali tutti valorosi Eroi
Meleagro s' uni figlio d' Eneo ;
Bench non anche su 'i suo mento fosse
775 La prima pur lanugine fiorita:
Da tal era vigor suo spirto alzato .
Cheti gli altri sen stean cedendo ai primi :
Ed Argo allora a quei che ardean di brama
D'incontrar il cimento cos parla.
780

Questa, amici, sar la prova estrema;


Ma pria cred' io , che di qualche util possa
Essere a voi 1' ajuto di mia madre .
Quindi in

nave tuttor , bench gi pronti *

Fermi , come da pria , restate alquanto :


7S5 Che ritardar meglio , che disprezzanti
V ultima accelerar propria ruina .
Vive col nella magion d' Eeta
Fanciulla , cui singolarmente istrusse
Ecate Dea nel lavorar veneni ,
Tom. IL

Quan-

Lo Scaligero mette questi due luoghi ai confronto nter jvtos ( dice al lei*
tore ) judicium tuum interpone!

66

APTONAYTIK^N

B.

5jo <pdpiux% , o<r r\7ritps ts cpue/ vcf\ t,\%ytov u^^p ,


tc/ov ^ oLkol/uloLtcio xvps /u.ttXia'o'&r oLrfxnv ,
. K^- ^"TX^tei/'s tcrlnirw atpxp KgAxdWx pavrxi ,
xrfpx re , ^ MnVns /gpns gWdWe HgAgu3<oi/c .
>* rns /U.gV aVo jtxsyxpoto nxrx cT/Cop gV^x'd^' ovri$
53 5 > /UtrKrx'rfM.g^' , g/ke vxno , xT/vm'rn yyxiux ,
fxrirnp ri/xtripn mm^-uv 77Xpn^xt xY-^Acj) .
g/' cJV ^tj x\iro<rt ro^ ^xv^xvt t ri r Xv taol(M\v
rT/U-xr/ tJ^' xi/to> 7ix"\iv ets '/mov Atrirxo

340

^g/pnVaf * tx'^x
a* <ruV xl/xovi 77/pn$e!rw .
<Q$ cpx'To -ro7<n tTe <rn/U.x
cfoVxf i/xvovds .
rpnpw ju.ii/ (pgu'voucx /3/nf KtpKOto nt\u<$

xipKos cT' a'(pAit<r7a> 7riprH.X7Z77i<nv . uhx cTe' Mo'4>0$


to7o^ sVoj ^tgTx' 57x57 $i077ponuv cyp&vsv

Virs- fio> q>ipt*axx | E' da osservarsi s questi voce, frequentemente adope


rata in questo libro, che questa non meno che presso Latini venenum ,
son voci medie da potersi prendere in buona , e mala parte : onde disse^
Cajo ne' Digesti: Qui venenum dicit , adjicere debet malum an bonum sit
In Italiano non s se fra gli antichi autori esempj si trovino di questa pro
miscuit di significato nella parola veler.o , alla foggia dei Latini: ma il
Salvini certo l'ha cos adoperata nel tradurre un passo dell' Odissea , che
citeremo pi sotto; ed io non ho esitato di seguire il suo esempio
VtTi> li- Srpu T6 & I Tibullo lib- fJEl-iHanc ego de cxlo ducentem sdera vidi,
Flumnis htec rapidi Carmine vertit iter c>
Veti f4o> | L* idea di questo prodigio presa da Omero ( IN 8- i4f ) , dove
Giove con un simile augurio d ad Agamennone, che implorava il suo aiuto,
speranza di esaudirlo :
E un aquila sped , eh' tra volatili
Jl pi perfetto , che un cerbiatto avea

DELL' ARGON AUTICA LIB. III.

67

790 Quanti il suol ne produce , o la vast' onda


Coi quai veneni essa la fiamma

molce

Del fuoco struggitor , dei fiumi arrestaL' impetuoso corso , annoda gli astri ,
E alla sacra i sentier Luna attraversa .
79$ Di questa pel cammin noi dalla reggia
Qu tornando ne femmo gi parola ;
Se mai potesse nostra madre indurla ,
Sua sorella com' , noi nel cimento
Ad ajutar. Ci se a voi stessi piace,
800 D' Eeta alla magioti

di nuovo andrei,

Ivi a tentar, in questo d medesmo :


E tentarei forse con buona sorte .
Egli cos dicendo , amici i Numi
Loro un segno mandar. D'uno sparviere
805 Mentre fuggiva pavida colomba
La violenza , in sen cade a Giasone
Spaventata dall'alto; e su la poppa
Anc.'ie '1 sparvier piomb . Mopso allor tosto
Fra tutti a dir vaticinando prese .
I 2

Que*

Negli artigli , di ratta ctrvia figlio


l di Giove dall' adorno altare
Lass andare il cerbiatto Ite
Il nostro Poeta ha ingegnosamente in questo luogo per un presagio, che
veniva da Venere, (atto uso della colomba , che uccello ad essa sacro:
luogo , che fu da Virgilio imitato in quel suo ( tf 170 )
Vik la fatus erat , gtminte cam forte columbx
Jfsa sub ora viri etelo venere volantes c

6S
545

APT0NAYTIKX2N

I\

" Yftfii , <p/Ao/ , rdJ*& <rr>/xx S-ea? fa'mrt Termitai,


, odY 77n ctAAojf fVT/V TTOHpivoLorQxt xpitov ,

uriri noLvxot'q . fonti

/xiv ok xzpityiv ,

,, g/ gVecV <$>i>vs 72 3>gj; eV/ Kunpifi i<f\ov


$$ 7ii<$poL$>ir t<r(rfQcLi. Kihns d*' oys jxiiXt^o^ opvts
7zr/ju>v V7r&^\v^ nixp <F fxo coy f'w' d-UfjiZ
, ToVcTg hxt' otcvv 77pori<ffftoii , S,i -ys TiiXoito .
xWx , <p/Ao/ Ku^'fipe/a.j' imKXu'ovds d/xvuv
iicTn pu* Apyoio 77a.pxi(Qx,crt'r)Q,j m'^crBs .
555
Io*Xf eVj7Vn<rot.f dY yg'o/ ,
i^rtxU
(AvnffoLfAZvoi ixouvos

AtQxprit'os xv^opiv

iTg/V gVaAacrTnouj ,ue7xAj) oW , Qwiwiv n .


* <Q ^oVo/ , n fa yuvxfejv fxdiroXoi iv^df bQn/^iv y
i Ci &\J7TptV JLX\OU<TlV 77pQ0V LlXfXl 7T?\Z<rQxt ,
560 etx fcV EwxXi'oto fxycL ed-pcs e$ cTg /7gAs/flts
^ Htpxovs ktuvvovTis ipnrue<r9z &e'>A.(j> .
tppr t M.r\tP' xjfxfxiv 77o\t/xr\ix epyx fxXono ,
, 72CLp$'lVtKX$ <Tg AirpiTiV dvd\Ki<$,XS t)7?p07Z6JStl> . .

Ven- ffS- & xijrot | Lo stesso che /Sn/fei interiezione d'ammirazione , o indi
gnazione - I Caciai l'han convertita nel loro papa: voce, che pi di una
volta s'incontra in Terenzio, ed in Plauto Gl'Italiani l'hanno adottata
dietro 1' aucorit di Dante in quel famoso verso ,
Pape Satan a pape Satan Alcppe J
sul quale cos Francesco da Buti Pape un' interiezione Greca , che mani
festa l'affezione bell'anima, quando si maraviglia

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


810

Questo, amici, si offerse a voi miracolo


Per voler degli Dei ; n di rispondere
Altrimenti sii ci meglio possibile ;
Se non che s' abbia con parole a muovere
Vergine , e a ci porre ogni studio in

815 Ned essa, credo, spregier

opera

tai suppliche,

Se il ver Fineo predisse , che dipendere


Abbia il ritorno dalla Diva Venere .
Questo alla Diva caro augello amabile ,
Che la morte schiv , ci ne pronostica :
820 Ed oh cosi , come il mio cuor nell' animo
Quindi '1 prevede , quel sia per succedere .
Dunque , amici , s via che di soccorrere
Noi Citerea si degni or invocatela ;
E il consiglio a
S25

seguir d' Argo apprestatevi

Disse, e lodaro i giovani, li detti


Di Fineo ricordando. Ida soltanto,
D' Afarete il figliuol , sorge , e incitato
Da grave furia ad alta voce esclama :
Pape ! di donne con un stuol mandati

830 Qua con

esse venimmo, che 'n ajuto

Invocano per noi la Dea di Cipro ,


Non il possente pi braccio di Marte ;
A colombe guardando , ed a sparvieri
Dai cimenti cos vi ritirate .
835 Eh

via di qua ven gite ; opre di guerra

Pi non sia di trattar vostro pensiere ,


Ma con preci sedur vergini imbelli .

7o

APrONAYTIK&N

I\

-Qs r,ud\t /AtMMS ' 77o\4s <F o/xx^mxv e'rztpoi


565 r,nx /aa'A', ccP' xpx rts ol hxwiov k^xJo /ulv$ov .

aUT/K gVoTpfVouJ' TdV gVf fOOP Cod^' oLyopsusv


' A/3705
Wfltpot
, gVg/ Tc'o^g 7TXCTV x ,
crTgAAgV^O) aTxp at?TO/' ini %Qoi>s ?K 7rorx/x6o
$70

oZ(A.Qa.v ndVi 77ii'c/JLtft clvcl^o/jlv . n yxp eotK&


/mnK'n dV? Hp7pfe<r6xt C no7p(r{o'a'ot>rxs dJSxriv .
,Q$ ap' f<pn *
ru ^v *<PXP 7rpota.\\t v'wQxt
Kxp7TxX!ju.Ci g'^auT/s ara' 7p(\iv 0/
gV/ rno'f,
gt/Yx/xj g'yci/VafTgs (pTfj.xls A<rovixo ,

57S tvtQv \j7i^ eAos ^pcrca niKtXvxv ipzrixols

Aut/kx tT A/n'-rns xyopw Tiomcrxlo KcX^ov


vvtyiv iolo fdju.oii j to^/ 77gp j^j 7?pc'<rQ& kxi{ov
.T\qTOUs M/wy'x/o7 fo'Xous tfof.) rid^gx rgu'^cof.
oTeuTo dY , gVg/ g nptoTX /3o'g$ (A/x^nAnVafTXi
580 xkT/3x top , 'j p" \j77J>&>iro (ixpv Kxu.crQxi x\ovt
tTpU/tcoV xyxpn^xs Aaovnj Kx-d-u'^epOe x.o\wr\s
xvrxv-

Veri-ni' | In questo verso che comunemente prim.i leggevasij


si 1' Hoelzlino immaginato di ravvisarvi un artifizio nella sua durezza j
diretta , egli crede , ad esprimere l'antecedente paura degli Argonauti E*
per questo un sogno di quel critico; perch infatti la durezza di quel
verso non veniva, che dalla scorretta lezione, che dopo Aldo in tutte le
volgari edizioni si era introdotta : lezione, che venne poi dal Brunck eli
minata su l'autorit dei Codici, e dell' Edizion Fiorentina, non che su
la conghiettura felice di Giovanni Pierson , sostituendovi ia vece la pre
sente , nella quale scorre il verso colla sua tiovuta armona

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

71

Cos di risse vago Ida sgridava ;


E sebben ne fremean molti compagni
840 Ascosamente , pur nessun parola
Contra gli f ; donde a seder di nuovo
Di sdegno acceso

ei si rimise . Allora

Giason sua mente rinforzando disse .


Argo di qu , giacch ci

piace a tutti ,

845 Si mandi pur : alla scoperta intanto


Noi dal fiume leghiam le funi a terra:
Che nascosi restar pi

non conviene

Di bellico romor quasi temendo .


Nel cos dir , mentr' ei gi fuori manda
8 So Subito

quel , perch sen gisse pronto

Alla Citt di nuovo , nella nave


L' ancore sii tirano gli altri , ai detti
Per ubbidir del duce ; e colli remi
Approdan tosto dal padule a riva *

855

Dei Colchidi frattanto , ove anche innanzi


Seder solean , fuor di sua casa Eeta
Il parlamento general raduna ;
Per macchinar intollerabil fraude
Alli Minj

campioni , e la rovina .

860 Ivi si spiega, che qualor da prima


Abbiano quel tal uom spento li bovi ,
Che il grave assunse d' incontrar cimento ,
Recisa ei selva s d' un folto giogo,
Arsa averia cogli uomini la nave,
On-

-i

72

APTONAYTIK&N

I\

ojj-txv&pov <pAg'^g/f <Ppu vth'ov , o<pp xXiyitvnv


IjQpiV (t/70<pAb'c;C7f UTTpOx fiA,r\%XH> (VT&S .
cudV 7ftp A/oA/dW <t>pI^ov , /ttttfAx wgp ^oClovrx ,
585 MfcQxi w /xtyxpotortv ((p&cfttor, os 7tpi 7txvt>?
fyi'vCV IAit\t%ri ti ^OUcTg/p T H'hXO'Io ,
g/ (ttn 0/ Zgus auVoV V cpxi/oTj

fyiXov nniy

Hp/u,u'w , &s 6 7!po<rxn<Ptos xvxtxvm .


Atri ^gtj AniVTri/jas f'nV e's yoCxv vrxs
590 <rcrirr'Xi tJWa/cV .77i\lxov%s , 0/07 /xunXiy
&vok ini xipx r\v KdxTiccrtv xu'puv ,
xpiiTTOL^ious t JVAous rtKlxivifjuzv , ndV fiorripav
clOXix \j7Ki\x'oi<riv mpo<xiri>Ti rPxt^xt .
WC/p/ <JV tfj aUTJ <pXT' oiHTX fXi'tXlX Tifiti'
595 u/raj $piloto , KxHoptC(^<riv cVrit/Wj
<Lipx<xi povlr'iTXPTXs /JLtXxfov , c(p:^t grt TV/Ctiis
^ij cni\7f\pa> iXxvaxv XKnMs ' J$ non fixfyp
\uyx\<-nt> ou nxrps 7ii*\uiv WiXioto ,
Xpnvxt fxtv t.mkivv rg c/VAcf , (iouA.x's rs ygyg'^Anj
600 tfQoTspns xmv ri 7io\\Srpo7iov ^xXcLcrQxi .
T( J(54 tiX^o/uuivoui 7ifx7iuv $ A%xu<Px yxlxv
nxrpi tyryxovvri , cPoA/^nV o^v . GlcPg -^uyxlpay
vx

Veri- f8j- Vap^t^uiTiv | Lo Scoliaste nota adoprato questo verbo per txipwiiffwiri , che lo stesso con t'xxiitisJutri da ixTvt'a efflo Ardita forse l'es
pressione Italiana t ma ho ciedtito di adoperarla per rendere esattamente la
metafora del Greco
Veti- 788. E^h'uvj $ ki &c- | Pare che Virgilio si proponga d' imitare questo
luogo , dove mandato allo stesso fine da Giove Mercurio ,
~ regina fuietum
Accipit in Teucros animum , mentemjue benignam .
( JEn. libto primo )

DELL' AERONAUTICA LIB. III.


86$ Onde esalasse la terribil onta
Di aver tentato violenta impresa .
Poich , diceva , s' ei n meno avria
Dell' Eolide pur Frisso le brame
Coli' accorfo appagate ospite in casa ,
870 Fusse ei quantunque fra i stranieri tutti
Pi degli altri cortese , e pi devoto ,
Senza che Giove stesso a lui mandato
Per messaggier dal Ciel Mercurio avesse ,
Affinch qual amico lo incontrasse j
875 Molto men ladri nel suo suolo entrati
Andar dovranno lungamente inulti ,
Ai quali stender la rapace mano
A cuore su 1' altrui , nascose frodi
Architettar, e dei pastor le case
880 Con scorrerie tremende

ir devastando:

Seguiva poi , che pagherangli a parte


Di Frisso i figli la dovuta pena , . .
Che di quei scelerati ora compagni
In ischiera tornar per ispogliarlo
88$ Empj

del scettro, e dell' onor del regno:

E soggiugnea , che per aver

sentito

Trista del padre suo , del Sol , gi voce ;


Che di schivare conveniagli disse
L' astuta fraude , e li consigli rei
890 Della sua prole , e le sue varie colpe \
Per questo ancor ei ver 1' Acaica terra ,
Volonterosi al li paterni detti
D' ubbidir , li mand per lunga via :
Tom. II.

74

APTONAYTIKQN

T.

lvxi 04 rurQo'v y& JVoj , fxn non rivai /u,r\rtu


typaLtfffuvroLt crTirygpnV o<F vos A^/ii'proio
605 aAA' eV/ XaAx/oVnj Teygjj rxfe \vyp< tsti/'^Qx/ .
k<x/ p" 0 jxv <r%f(x ipyx 77/<pxt/<rKs7o fnfJLoripoKfi
%(/u,&i>os ' /xiyx <Tg fQiv cTTt'Xe vnx r pqrQxt ,
n'^' oltous Ivx fjui rts un k Hxxdrnos xXv'^rt .

To'cppx <N fxx\tip in /xtriv Mfxov hntxo ,


610 Apyos 77xvrolot<rt xxpnyop&fKev fVeo'o'/ ,
Mriftixv A/V<reo-9x/ x/xuvfA.iv rf iTa ng] xvrn
7jp<siv fJur\ttx'x(TKi ' {os f utv i<r%xv& $>u/u,y ,
yun 7to>s r'f 77xp xltrxv it&six ixnXi^xno
7ixrpci xrvZpfximv

\ov %\ov , rie Antjtfip

6 1 5 arxo/tvns xpifnXx vj\ x/xtpx ipyx 7i\ono .


K.GU/W
f XfttCV lltv$ KXTZ\(L<QiiV VTTVO
AsVT/xp xvxKXtv&itfxv aQxp </V fjt.iv n7Tipo7rri&5
lx x XH.r\%i/A4vrw , dXoo pd-ttHov Bvtipoi .
tcv tfivQv <F &wvtt vQ&rlxfrevxt rv s$>Xov

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Giacch se nulla

7$

delle sue figliuole

895 Temea che acerba macchinasser trama


Contra esso mai , ri del figliuolo Absirto ;
Di Calcfope ben temea su i figli ,
Che questi forse gli apprestasser guai .
Cos mentr' egli presagisce irato
900 Atroci fatti al Popolo, 'I

minaccia,

Perch la nave custodisca attento ,


E in essa gli uomin pur ; onde non possa
Verun i lor scampar la sua rovina .

In questo mentre nella reggia entrato


90$ Argo d' Eeta , ad esortar sua madre
Con ogni sorte di parole imprende ,
, che lor soccorra :
pensato anch' essa aveva ;
Ma

tema glie n' avea l' alma distolta ,

910 Che o forse con disnor vane sue preci


Andasser , la crudel

ira temendo

Del genitor la suora , o che scoperto


Fosse e palese suo operar , se accolte .
Intanto respirar

dalle sue cure

915 Sonno facea leggero la donzella,


Nel letto stesa ; ma qual chi commossa
L' alma ha da grave duol , sogni

fallaci

Tosto a turbarla vennero , e funesti .


A lei parea , che lo straner

volesse

920 II cimento incontrar non per desio


K 2

Di

76

APTONAYTIKON

T.

620 ou ri fxoLX pfxxivovrx d'epos Kpito xo/xifffcu


eu'oV ri r y 'nnri /mrci 7p{Xiv A /n' reto
\$t(.iv , oq>px <Tg' fx.iv fftyirepov M/ulov eia'a.yxyotYo
xcvpi^irw 77a.poCKoirtv * Stro
/u/p &o'cr<riv
aurn ag^Agi/'ouou (xx\* /u^xp'cS 7iovi<rxi
62$ CQoairfpovs

rcmxs 770<r%z?i'r)s d<pi%eit> ,

cvuHif 01/ Koupri tyv^xt fio'xs , aAAx 01 otUT<


7TpOU^CXV ' SH eT*' CtpX rOV VZKOS 7Zi'\V Xf,<$t\pi<f\0V
7ixrpi re ng] tyt'voii * aurp

imirpTrov a.cwpa)

tcj tfJLtv , c's K6t> irici (xir< typivv d>u<raey .


630 n

x(pt>a ro\ fylvov , atpg/jTnVao'* roxnav ,

t'itero ' too'j cF d/xs'yxprov <x%os Aa'Cec g>t <F zCo'ntfxv


%to/xivoi rnv
il^wj ayttflt xA*r>p /ue^nKS .
7lX\XOfx4vf\ J*' OLVOpOUCT <QC<f ,

t' Ot/CtO/ Tg rolfcOVS

^aVTV^g 'XXx/xoio ' fxXts tP' iorxya'pxro Si/pu'/ ,


635? co's ndpos , v vl'pvois > aJW? cP* cLvtvttxxlo (QCi>r\v .
45 Ag/An fyoJp ,

/ue $xp&?s tydCrxrxv ovtpot .

cTgAT/a, /ari /ag'7* W T< <Pg'/>p kxh ncPg Hg'Agu^cs


riptoav . ^gp/ ,uo* g/Va> typ'vts r)tp$ov\xi .
At*uV0a 'cV arci (Tn/M-Of A%xtt<Px rnXo'd-t KoiSpnu

P*rj ^jtf- AMf /y &c | Virgilio ha di qui preso quella esclamatone di


Didone sul principio del quareo ;
Anna toror , qux me suspeniam insomnia terreni ?
Quh novut hic noitris tuceeuit tedibus hosptt* ffc

- DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Di

quindi

torre del monton la pelle;

N che foss' egli per cagion di questa


Col

venuto alla Citt d' Eeta ;

Ma in vece affin

lei di condur sua sposa ,

925 Novella sposa alla natia sua casa :


Pareale ancor essa coi
Agevolmente

buoi

pugnando

travagliar : ma i patti

Negarsi di serbar dai genitori ,


Perch non essa unir quei bovi al

giogo >

950 Ma lui volean : quindi apparia fra loro ,


Padre , e stranieri , incerta sorger rissa ,
E
.

far ambo di questa arbitra lei ,

Onde sia

quel , eh' ella in suo cor credesse

Sceglier l' ospite alfin pareagli a un tratto


93 $ I genitor lasciando , e gridar questi
Acerbamente afflitti , e disdegnati .
Con questo grido insiem lasciolla il sonno
Ed essa pel timor tutta tremante
Si risvegli: per le pareti intorno
940 Della camera sua gli occhi rivolse ;
Poscia appena nel cuor , come da pria ,
Ripreso spirto , flebilmente disse :
If

Oh me infelice ! e

quali

mai

tremendi

Sogni mi spaventar ? che non apporti


945 Questo approdar d' Eroi qualche sciagura ,
E gran sciagura io temo . Mi tien 1' alma
Quest' ospite sospesa , Ei di qu lungi
Greca fanciulla pur nel suo paese

78

APTONAYTIKfN

I\

640 ifxfxi fi 7roLp^&t>lr\ T6 ftA\oi vg\ fZfj.cn. roKn'av .


(jl7iol ye fj.rv -ifx{vr\ wjvov nxp , ou' tr' apgu^gp
a.iiroKxCiynrns xUpfoo/AXt , e* k4 fx

xY^Aa

7T0ucri to' fV /(*<?/ Xuypv ivi KpxdYp a'Cia'oi xA-yos .


64 $

H
, yef\ p&OtQittfOL SripoLS fc/'^S ffJJOiO ,
vt{\i7To$ , o'oLvos acf fri AgA/nro *g'g<r0x/
a.UT0KxcV7'i'Tnft/sg 1 ^ spnios ofv a,ag/\|yg .
cTnV dY kxt' a.r'i fj.ifjt.viv ini npofu.^ $-oL\oC/J.oto ,

cLfo iipyo(j.4vr\ ' fAiroi J* irpimr xtfr/s , 07/0*0*0


6$o o-7pg(p0g7<r' g>t ^g ticLXiv tt/sv evfod>sv , x4< t' oLMsivv
6/ era ' rnvfioi dY notes cppov iv$x

ivd<& .

TITO/ T* $>\J<TUV , g*/>t/g' ytUf ivfo'iv x/tTals


a/d\?7 o*' epyofxvtw $>pxtfils t/juipos SrpvvetfHZ
t/)<5 AeV izr/pn'^n , t/j/s ^' <r%iTo , rrpoilov aura
Ag'firn 4*- odxwi | Lo scesso che pavoxiTto; : voce usata da Euripide ( Ecub
93f* ) > e resa parimenti dal Canneti,

' d'una veste


Sola vestita
giacch era 1' ^jfve , e il xirXov la stessa cosa, come rimarca Giuseppe
Laurenzj ne'
" yt^iaria Vedine anche Polluce
Verfrjf TVetoi | Voce Omerica, che, dice Merico Casaubono , ha sempre
Imbarazzato i Grammatici per assegnarne il suo vero valore Dai pi
per si conviene , che presso Omero sia adoperata per pr*<oc ; e cosi
credo abbia a spiegarsi in questo luogo Come per riuscirebbe duro in
Italiano applicar questo epiteto ali i piedi, cosi ho creduto per conser
varlo di dilatar alquanto la espressione
Vets> 6fx- toi Ir' intili* | La volgare lezione , che portava irot ri 3w<re ha
molto occupato Enrico Stefano, che avvedutane la scorrezione tent in
u;ia lunga nota di correggerla . Vi riusci in parte: ma non intieramente,
come osserva il Brunck ; che s 1' autorit di pi codici la ridusse alla
forma preteste j da cui n* esce un comodo , ed elegante senso Di questo
pas-

DELL' ARGONAUTICA LTB. III.


Ambisca : a noi

79

virgiuitade a cuore

950 Sia solo , e sia dei

genitor la casa .

Ma se depor mia naturai fierezza


Unqua dovess' io poi , nulla di
Tenter mai

certo

dalla mia suora a parte :

Anzi s'ella il mio ajuto nel cimento


955 Chiedesse per piet de' figli sui ,
Mi

ammorzeria questo il gran duol nel cuore .


Cos

dicendo

alzoss j e dalla stanza

Scalza com' era , e sol con una indosso


Veste le porte apri ; tosto passando
960 Di quel recinto il limitar , portata
Da un empito di

gir da sua sorella .

Ivi per del talamo all' ingresso


Fermata da pudor lungo s' arresta :
Torna di nuovo addietro volti i passi 5
955 Esce nell'atrio ancor j ancora fugge
Entro alla stanza ; e li suoi piedi incerti
La

portano

Perch

qu , e l con vano sforzo j

quando

uscir vuol

E da pudor frenata amor

la tien

pudore ,

la sprona .

970 Tre volte dunque essa tent ; tre volte


Si rattenne ;

alla fin cadde la quarta

So
passo in cui dal Poeta s descrive il contrasto del pudor con Amore , cos
mosso da un senso di persuasione giudica il citato Enrico Stefano : Deicribit tam eleganter , ut ni-hil in foto hoc forniate censeam tlegantius '
VtTi>6lv r/o?S M>i" ^xei/DfSyi | Virgilio (4-600.) :
Ter tese attollens j cubitoque innixa Itvavit >
Ter revoluta toro est c*
e Ovidio ( Tn'st- ! 3- fj- 3 s
Ter lime* tttigi , ter sum revocatiti

80

APrONAYTIKflN

I\

6$ 5 Xrtlpoiffi zrpwrs viKXTTTTttfv et\i$<&7<xx .


coj tf ore ns nJ/tccpn &x\epv 7i<$tv v d'xXx'jxoicrtfjjjpvxcLi , ai i&iv

07T0Ltf&0L.v xX<$iol ndV TOKnss ,

ou'dY t/ -7C 7TcC<ra.is 77//uJ<ryiAi oLfxQivXoicriv


77/<ppo<ruvr) re jttu^
oLkov<?x ^Xn'a'c'i
660 rv JV t/j wAeirg fxtpx , wctpof rxpm'i/xevxt
MvWtv xXXriXuv ri cA' ivtPo&i , <Px/oju,vn 7iep ,
<r7-y<* julxXx kXx/zi , %r\pov Xs%os ttfopo'toarx ,
/uri fxiv Hpro/n.(oua"xi iniviolitoti yuvxHes
/e'An Mn'cfg/iX. xiviipero . Tri' c/V t/$ aip^a
665 fxnpofjirw juiorcnys 7Tt7?po/xoXojiT' voncre
<P/ul(L)v t il ol inerti 7iiXe Houpt'^ouo'x
XxXKi77tp
nf7g/Ae 7ixpxQ,xev ne <P gV< 7ixi<sv
roT 77i/mrtto<fx Kxvryvrirrw dpcrxa'Qxi .
ccAA' cJcT Ss <&7ri\h\#tv , or kXmv x^7t6Xoio
670 juiu'oy .v('<t\ov ' JW
fa'vi0 'X/u,Qr\<rx<rx
ex $x\x/jlov &d\x/ji.vis ^ix^epi <* tvi KoJpn
vi*

Viti gf7* aliXipio fai ronfi*; 1 Qui il Brunck avanza una felice sua conghiectura , che io ho creduto seguir nella traduzione Pro nli mallem ) Superstitibus enim parentiius , fratrum in sorores riulium jus faine arbitrar t
Veri- 6fy tiutirx | Sebbene per 1" uniformit abbia nella mia adottata la le
zione , che nella sua edizione ha il Brunck preferito sii 1' autorit di due
cdici , a me peraltro piaciuto ( sia ci detto con pace di un canto no
me ) ritener nella traduzione la lezion volgare , che porta
dolens
Mi par superfluo rimarcare in questo verso la circostanza del silenzio ,
che si trova due versi dopo nella voce <r<y
Vttt' 66i- yJ\fon | Propriamente viduum , come dietro a Suida hn tutti i
Lessici A me per sembrato , che le circostanze del caso del quale
si tratta, non permettessero di dar a questa parola seccamente quella spie
gazione senza raddolcirla alquanto, e prepararla, come ho fatto - 1
.-.. '
Viri 666'

DELL' ARGON AUTIC A LIB. II t


Sovra il letto boccon

81

ravviluppata .

Come nel conjugal talamo piagne


Sposa

talor tenero sposo , a cui

975 Data F abbiano in man padri , o fratei ;


N punto ancor con tutte si

frammischia

Le fantesche prudente , e vergognosa ,


Ma dolente in disparte si querela ,
Che immaturo

destin abbia lui spento

980 Pria di gustar d* amore insiem

gli arcani j

E dentro l , mentre tien gli occhi

fisi

Sul pria che tocco ancor vedovo letto ,


Arda sebben di duol pure si lagna
Tacitamente , onde non

possan

quindi

98 s Ridendo essa oltraggiar donne mordaci ;


Cos Medea piangendo si doleva :
Ma guari

non and , che del suo pianto

Una serva accostandosi s' avvide ,


Giovane ancella , che seguia suoi passi ;
990 E

questa tosto ne avvert Calcfope ,

Che colli figli suoi stava sedendo


A consultar come la suora indurre .
Dell'ancella prest fede essa ai detti,
Inteso eh' ebbe l' impensato avviso :
995 E quindi tosto da timor sorpresa
Pass correndo dalla sua nell'altra
Stanza , dove Medea giaceva afflitta ,
Tom. IL

Ed

Vttf 666- xip'ZuTx | Non a caso ( osserva bea 1' Hoelzlino ) vi h. qui posto
questo epiteto il Poeta; ma per f.ir c.idcr adattata la prontezza, e sol*
lecitudiiie , colla <ju3l si fa questa serva correre ad avvisare Calciope

82

APrONAYTIKHN
KtHXtr
cJs

T.

XKf\^/J.4vt\ , pU^'t <F KXTpi 7txptixs

'f& faHpvtfiv ocra 7TtQ\jpi,4vct. , (paJmo'gf /uiv .


Qt (xoi iyc, MriJW, ri JV ratte cTa'xpux As/Ce/j,

675 > t/VT i?za.zs ; t/ to/ a/VoV uW cppgVxj tuffo 7t&v$os\


n m/ <<rg d'u/uLopin vipi^i^po^v \J,sx vo\j<tos ,
rie r/f' o\o/u.vnv gcTx'nc in nxrps ivinw
aV<p/ t' fAto/

7iourh ; o($i\\4 ^g , ,unT5 tokiiW

Jju.xfy t oy ticropxxv , An^t 77!\tt>, a\A'

7a/nj

68 o 7T&ipxcri vxizrxuv , 7f* ,andY ^gp ouvofjux KoA^a? .


Qj (paro * rns p^-rwi 7rxpr\ix' JViV t/V /Ct/p x/dVj
77Xpd>iVi'n KXtipWtV cLfXU\\jX.vQxi /LLi/u,XUlXV .
(jSjos <F aAAoTg jttgV 0/ gV xHporxrr\s xvnWi
-yA<ufi?r\s , aAAoT

tvtp$i hxtx' crTn-^os 7rg77c>Tn7o .

68$ ztoAAxk/ i>' ifxzpiv ftv dvx <rl,ux -^ug? ivutnv


(pScT^n

cu 7TpoCQxtys 7ixpoir4p'j ^ <P' gg/irg

rtx cTc'Ato $pxces yxp 7riK\ovitfKov Lpors .


" Xx\m77n , 7iipl juoi 7ixiw ci &u,u.$ xnrxt
n t*i\ C<Pg nxrrp fyhotvt crv'v dyj'pxa'ty avt/h cAcrcr) .
tc7x

Vtrf 679- <iy' erop&'xv I Scorrettamente si leggera wim toU : da cui uo senso
ne veniva poco adattato , per cui pareva , che Calciope desiderasse di non
veder essa pi la casa paterna , e la patria: ci che sarebbe stato anche
coner il costume Jl Brunck nel corregger questo luogo ci ha introdotto
l'atticolo Syt riferibile, com'egli stesso lo spiega, a Frisso : dalla cui
prima venuta ripete Calciope la prima epoca, e l'origine delle angustie
che gi comincia a sentire
Vexs' fiSj- /*3jj V AAsrc &c. 1 Luogo imitato da Ovidio ( Epist* 4 7- ) ,
Ter tecum conato loqui , tir inutili* Kmt
Lingua, ter in primo restitit ore sonus
ed in particolare 1* espressioni del v- 636- <p3oyy>} V i tefi?un wxpitripu
( o co

DELL' ARGONAUTICA

LIB. III.

Ed ammendue le gote si squarciava:


A cui visti di lagrime bagnati
1000 Gli occhi la suora, cosi prese a dire.
Oim , Medea, perch tal pianto versi?
Che t' accadd ? qual grave duol

t' invase

La mente mai ? forse dai Dei mandato


Per le tue membra un qualche morbo scorse ?
100$ O qualche

acre minaccia hai tu del padre

Contra di me sentita , e contra i figli ?


Volesse Dio 5 che non avesse Frisso
Dei genitor veduta mai la casa ,
N la Citt ; ma che i confini avesse
1010 Sempre estremi abitato della terra
U' dei Colchi neppur si sente il nome .
Cos diss' ella, e di Medea le guance
Si tinser di rossor . Vergogna a lungo
Virginal dal risponder la rattenne ,
io) 5 Or della lingua uscendo su la cima
La parola , or pe '1 petto divagando ;
E sebbene per dir la dolce bocca
S sforzava , pi 'n l non uscia suono .
Tardi alfin , ma

con

arte, cos disse,

1020 Giacch scuoteala il coraggioso Amore .


Agitata pe' tuoi figli , Calcfope ,

Ho 1' alma pel timor , che coi stranieri


Insiem non sia per farne strage il padre .
L 2

Tali

(o come il Brtinck con plausibile conghiettura crede abbia a legge"!


Vtpcurifu) corrispoude alla Virgiliana lrox faucbus kasit

S4

APrONAYTIKfN

I\

690 tta. xxrxKv<u<xxTX fxtvuv^xi'ic viov Cavo}


,> Xtwvov vtipxtx Xvypx , td. ris Sti xnpxxv\x
d'g/n , [.ntf xXiytivv g'cp' utxrft xr\o$ 1X010 .
$n px , xxfftyvr'ms MiptofAtvn , He fMv rn
dvtixam zralpo&sy eo7s rm(X<riv x^xJvuv .
695 vrv
Xi'vZf xrXnroi 7rK\\j<xt ^ujxv xv!r\ ,
flj/ULXTl tt ' itfXKOUtfev 0L/U.&iCTO 0*' ttd7 gWgCO4/ '
" Kx <f* cu/rr rx<P 7i&vxx M,rt\Xu^ov pixxhoutfx ,
ti rtvx ffvivuQpxora'xio j^j xpriivtixs xpcynv .
XXX' 0/A.OtfOV Tx7xt> T6 ^ OpXVy , O tT/ TOi g/77<
700 c^nVe/p sV $v/jt.to , ee ts ^prirletpx niXttfQxi .
Xivfo/JL np /xxKxptv , reo t' au-rne ndV toHx\(V ,
/x.r' <r<pg H3o uW np/ J*/xpxicrQi>TX$ if'orQxi
Agi/>a.Aaj n" <r<?/ yz <p!Xon <rv 7:xt<r &xvu<rx
, tlw g' Atleti tflvytpn AtgToV/70g? Epiwv's .

Per 6at. AiCira-o | Leggendosi Xttfu , come hanno tutte le volgari edizioni,
vi trova l'Hoelzlino un'elegante enallage : e l'editore di Oxford vi si unisce
nello spiegarne l'artifizio Ma cade questa osservazione leggendosi Xttfn
col Bruitele ; che crede non potersi accordare il tempo presente tevffu coi
participio dell' aoristo wrutniiM , che lo precede ; secondo la lezione
da lui stesso adottata
Veti 701- ini? fMxifiuy &c> | Questa efficacia di preghiere par tolta da quel
luogo d' Omero ( II 14* )

Entra e di Felin prendi i ginocchi.


Supplicalo pel padre, e per la madre
Bella , e pel Jtglio , acci tu 7 cuor gli mova
Veri 704

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

85

Tali in un breve sonno ora dormendo


102$ Vidi tremendi sogni , che delusi
Faccia un Nume di effetto ; onde dolore
A te pe' figli tuoi grave non venga .
Dicea , tentando , che la prima fosse
A pregarla la suora d' ajutare
1030 Li figli sui ; ma a grande piena intanto
Per Io terror 1' alma dell' altra inonda
Immenso duol (tante, e tai cose udio )
E a risponder cos prende

a Medea .

I' stessa pur queste medesme cose


1035 Tutte avvolgendo nel pensir, qu venni
A ricercar , se meco insiem potessi
Consultar , e apprestar qualche soccorso .
Ma per la Terra tu giura , e pel Cielo
Di segreto tener quanto ti dico ,
1040 di darmi tua man

ora in ajuto .

1' ti scongiuro pei superni Dei ,


Per te stessa ti priego , e pei parenti , ,
Non far che veda sotto acerbo

fato

Cader miseramente i cari figli :


104$ Altrimenti con essi insieme estinta
Dall' rebo venir tremenda Erinni
Mi vederai sempre a seguir tuoi passi .
Nel

Veri' 704- m flj ATIm Sic- \ Questa minaccia sente di quella facta da Didoae
presto Virgilio ( JEn- lib- 4- )
Et rum frigida, mori anima seduxerit attui ,
Omnibus umbro lodi adero ; dabis mprobe panai .

86
7o5

A PTON AYTIKX2N

T.

X2$ p (<Qn , to cTe 7ioX\ov J^g^g'^ut' olvt/kol foLxpu


yi^i <T' oLfJLQoripriVt 7ilpfo%i-to yovxlx %pf >
<rt,V JV xa'pn KXnois mpiKd$$x\&v . g%-3<' i\uvv
jul<Q) gV AAn'Apo*/ 3'gVa,' 700v cpro

/ari

710 TnV JV 77o^/37$ Mn'^/d 77povhvt7iiv aV^aAoWx .


" Aa//uWn > ti *u tot pify clkqs , e/' xyopiug ,
apa** Tg crlvyipds

Epu>vux$ ; a" 7flfy> c<Q\\i>

fjjmov elvxi t7z x/xfxt reoOs u/nas t-pvcrQxi .


>, iV7a , Ko'A^fij'

CnipQioi > o^t/p jjuortfxt

71 < 1, at/rn1 inorprjvust /xyxs Ovpxvs t f\ & 7iivp


,, ret7. * ^g&i' /mrr\p , otftfov ffQvos fVT/V i/xilo ,
t Atri e' gV/o^gt/nVgo'&ti , avverix 7?sp xvtictxv .
$n a/3* Xx\Ki77i\ P ntxiiQ&ro xdicrtf t7iii<t<fi*
** Oh x*v JV g/V TAa/ns xjxtiovlt yg] arfo ,
720 r? fKov , n t/wi /unr/p 7ii($px<x<rxvxt aV^Aou,
77a/(/W tiVtH fJ&t<r\ {C/\ K HtVOU 0<F iKX.il
,y Apyos t inolpmv /xs Tgn $ 7re/pn<rxi xpuyns '
M'ttfnyvs fxiv tvyt f/xw \i720v ir&CP ivtfa. .

rr. 5707- wftwij vipixxfipttKtii \ Ridotto, dal Brunck alla sua vera lezione que
sto passo colla ragione non meno , che s I* autorit di pi codici , ne
addita anche la spiegazione cos : Chalciop* sororis gcnua amplexa in illius sinum caput dimitiit

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

87

Nel cos dir di lagrime un torrente


Versava ; e le ginocchia della suora
1050 Con ambo gi le man strette teneva,
E il capo insiem posavate nel seno Lamentevole allor gemito entrambo
Fuor mandaro

vicenda ; e un romor sordo

Delle piagnenti pe '1 dolor si sparge


io$5 Per la magion : ma fu Medea la prima ,
Che corucciata all'altra cos disse.
Infelice che sei ! che far mai
Ora pel tuo dolor ? che vai dicendo
Di giuramenti , e di tremende Erinni ?
1060 Ah volesse pur Dio che sempre fusse
Di salvar i

tuoi figli in poter nostro .

Eccoti quel dei Colchi giuramento


Terribile , che a me stessa imponesti
Tu di giurar : per lo gran Ciel ti giuro ,
1065 E per la Terra gi, Madre dei Dei,
Che ai voti tuoi , per quanto pu mia forza ,
Non mancher , sinch il possibil prieghi .
A questo dir 1' altra cos soggiunse :
Ma pel stranier, che ne abbisogna anch'esso,
1070 Non oseresti arte trovar veruna,
O immaginar consiglio pel cimento
Per cagion de' miei figli ? Argo per questo
Qua mandato da quel se n' venuto
Me per indurre

di tentar tua aita ;

1075 E 1* ho 'n stanza lasciato or qua passando.


A que-

88

APrONAYTIKGN
Qs Qxro

T.

evxottv xVfVTxro %xptxx(t v/LLos

72 S fbotP%Qi\ & &/u.\j<Ps xclXv %px , xxtTdY /iup x'^As


gFAg? txtvofjuiimv , tc'o' ^' eW fiSov g g/zrg
*' XxAx/c'wn , cJj u^a^w (p/Ao* repzrvo'v ti rrunlxi
to$ lpa) . /ari 7xp /uo/ g'c q>$x\ju.o7a't (bxiivot
tt nws > /xn<F g'/ag tTnpoV g*T/ ^ajouirx^ *JW ,
73O

g? TI 76 Cnj VpU^ilS 7ipO(^ip{<f[ipQV , tlV T. 7ia.i$av


ca? -^g/n*- 0* dY au>. J&Xtpetot y&ydxcn ,
xn<Tg/U0j'g5 Tg <p/Ao. , ^ o/j.i{*.tHis . aj J^e ^ij xuzrr
,, <pnAu xxoryynTn Tg cg'-$gp xoc/'pn Tg /7g'Ag<r0x/ ,
7<rof gVg/ mivoti /,g Tgr gVxg/pxo /u.x^u

73 5 ,> vwiurirw , cJs auVf g'7^ ?70Tg /xnrps xkouov %


a'AA' 73-/ , ngu^g o*' g'/UnV C/7p ^xp/v ccppx Toxnx$
AnVcpix/ ffCvoutrx uVoV^gc/j' rip/ oV jwV
ttcrojuuu g/5 ExxVnj > .$gAx7n'p/x (pxp^txHx Txupay
oicrof,iyr) g.Va> * nip o r<P& vukos opapiv .
740

X2$ n 7' g'x 'xXdfMto 7ix\tv tu's , 7TXt<ri r dptoyw


xvTOHxcrtyyrirns $ti-n<$px$s . rrv Te fxiv xurts
xi-

Viitf Ji9' | Fu questo verso da David Ruhnkenio dalli scolj trasportato nel
cesto Trovata dal 3runck ragionevole la sua conghiettura , la addotta ,
sebbene a dispetto di lotte le edizioni , e dei codici ; migliorando inol
tre la lezione del Ruhnkenio in ci , che dove egli nel verso antecedente
legge tCyjtiiM , vi sostituisce in vece nfOfhat; voce, che secondo Esichio
suona lo stesso che <rikitaii.u , ed c anche pi vicina all' H*tfnut che
si trova uniformemente Be' Mn> , e nelle edizioni*

DELV ARGONAUTICA LIB. III.


A. queste voci esilarar Medea
Si sent dentro 1' alma d' allegrezza ;
mentre or rosseggiar la bella faccia
Vedeasi , ed or coprir nebbia la gio/a ,
1080 In queste voci alfin scioglie la lingua .
Quanto esser pu caro a voi tutti e grato,
Suora , far . Poich 1' Aurora mai
Lucida agli occhi miei non comparisca,
N tu mi veda lungamente viva ,
1085 Se pi di te nulla altra cosa a cuore
O de' tuoi figli ho pi , che quai fratelli,
Quali di un sangue , e di un' et medesraa
Cari mi son : come di te pur parmi
E sorella ad un tratto essere , e figlia ;
1090 Ch' egualmente con lor me nel tuo seno
Pargoletta nudristi : come sempre
r stessa dir gi dalla madre intesi .
Dunque ten v: ma nel silenzio occulta
II mio favor ; onde apprestando io quello ;
1095 Che sia d' uopo a compir la mia promessa
Possa restar ai genitor nascosa .
Verr nel tempio poi su i primi albori
D' Ecate , e quali di ammansar li tori
Abbian virtude porter veneni
1100 Allo stranier , per cui tal rissa nata.
Dalla, stanza cosi n' esce Caldope
Per ritornarsi addietro i e della suora
L' ajuto ai figli annuncia . Intanto V altra
Che rimase l sola , nuovamente
A4

,o

APrONAYTIKQN

to7a ^./3g'$ cu* rroucpi in

I\

dvipt /unrixxa-Q ai .

*
Nu /asV e^e/r' ini yxlxv &y& Wipxj oi
74$ vxurxt us EA/xw n

ivi nvlcf

rpxs Qptavos

tfpxxov k vmv Cnvoio cTe kx ns cdV-rns


n<Pn

nukxaps , iiAifitvo xa/ tivx ncUfoy

/xnrtpx xtvtTtov adW? mpi kui/jJ inx'KunP'


cudY wjvw \xw\ IV xvL n\\iv , o\ $<poos r^iv
750 t)%i}u9 artyn dV fxiXxivofxivnv %tv optyvnv .
x\\x m>x\' o Mrifeixy ini yXwpos XxCzv Cnvos .
noWt. yxp Kcrovixo n$op (xtXtMfxa-t eyups
JWl//aP TXljpdP KpXTtpov fJUeVOS , Oitfi i/xi\\i
<pQ/c9xt ittitiAfy fxoi'pri kxtx vsov Apnos .
J7UH-

Vets- 744> N#; uJv | Da questa descrizione della notte ha Virgilio tratta la
sua del lib. 4 , che lo Scaligero al suo solito preferisce alla nostra ; ma
che il Brunck all' opposto giudica di gran lunga inferiore E' qui
d' uopo trascriverla ; perch dal confronto ne giudichi lo spregiudicato
lettore :
Uox etat U placiium carpibant fessa soporem
Corpora per terrai : silvxque sttva quierant
JEquora i cum media volvuntur dera lapsu ;
Cum tacet omns ager , pecudes , pifxqtle volucres ,
Quxque lacus late liquidos , quoque aspera dums
Jtura tenertt somno posila; sui noAe silenti
Lenibant curai , corda oblila laborum
jit non infelix animi Phcenissa tfc
*
Possono vedersi altri passi simili nell' Id- a di Teocrito , e In Trifiodoro
al v. 494. ; nonch presso Anacreonte , e
Smirneo citati da Fulvio
Orsini nel suo Virg* illustrato ; ai quali tutti pu aggiugnersi per farne
. *T

v .w
" *
piit

DELL' ARGONAUTICA LIB. Ut

91

iio$ Da vergogna, e timor orrido presa


Fu nel

pensar quai machinava cose

Di queir uomo a favor contra suo padre .

La notte quindi sopravvenne , e tutta


Di tenebre la terra ricoperse .
ino Li nocchieri nel mar dalle lor navi
Dell' Orion guardali le stelle , e 1' Orsa ;
Del sonno il peregrin cede al disio ,
delle porte il vigile

custode ;

Tregua al duolo persin nel suo sopore


li 15 Trova di morti figli afflitta madre;
N di cani latrar per la cittade
Pi si sente , o romor ; ma nella nera
Oscurit cupo

silenzio regna .

Sola Medea dolce non prende sonno ;


1120 Che in molti anzi

pensier tiene svegliata

V amoroso disio d' Eson pel figlio ;


L'enorme possa delli buoi

temendo,

Sotto i quali cader d' indegna

morte

Egli doveva nel noval di. Marte.


M z

Le

pi copioso confronto una simile descmion della notte dell'antico Poeta


Alemanne, riportata da Apollonio Sofista nel suo Lessico alla voce mTtrs' 749. .| Di questo , e del seguente verso ci ha conservato la tradtizion d
Varrone Atacino Seneca nella Controversia XVI-, ch'era cos espressa:
'.
Desierant latrare tanti , urietout sileant ,
Omnia natiti trant placida composta guitte

9z

APTON AYTIKX2N

T.

755 77VKVX t/V Ot HpftdYn 1?It&4w VTOtfQ&V g -3<UgJ> ,


n'A/ou (L% rt's n $/xots ivi77x\\zxi xtyXn
v^xros i^xvto\j<rx , r

vov ni Aa'CnT/ ,

nV 7tou v yxu\ xi^yncxt* n & tvx


taH/r) iftpctyoLX.tfyt nyx'a'a'erxi xt<x<rou<xx

?p$a.

7 60 us c/V ng] v (finS'ZVcri nxp e AeA/gT0 xotipns


foipv

xV o'tpQaA/M.ojj' g'Ag'<j> p'g'gi' * gVd\?$7

xti

7;a$ j 1(94 Hg<pxAnc I/W ptixrov tvlov x%pts


Vy Ag7g/^o,T*7o{' tTufg/ x^os . nndx xvixs
76$ XKx'jU.XTOt 7!pX7l$t<<ftV tVHfillX^ttoVlV EpOJTgJ .
<pn <Tg' 0/ aMort (*v ^gAxTn/3/x (^x,p(*.xnx ?x\jpw

PJrw 7 f* *ftXi &c- 1 E' stara questa comparazione felicemente imitata da


Virgilio in quella sua ; che medesimamente applicata per esprimere
la rapida volubilit de' pensieri in una mente agitata ( jn> 8- ?)
Scut aqute tremulum labris ubi lumen anni*
Sole repercussum , aut radianti! imagine luna ,
Omnia pervolitat late loca , jamque sub aura
Erigitur , summioue ferii laqueario teci :
qual passo cos tradotto dal Caro , di chi mi son io fatto lecito d' in
serir con qualche libert alcune espressioni nella mia traduzione :
Coti di chiaro umor pieno un gran vaio
Dal Sol percosso un tremolo splendore
Vibra ondeggiando , e rinfrangendo , a volo
Manda i suoi raggi , e le pareti , e i palchi
E 1' aura d' ognintorno empie di luce
VtTfjSi' tiUSt V atti &c- | Virgilio ha quindi preso quell'espressione;
Vulnus alit venis caco earpitur igni
nel qual passo pare all' Hemsterhusio , che la copia abbia superato il
suo originale
Ver* T6y din | Nervo secondo gli Anatomici situato nell' estremit del ca
po Dall' esser questo creduto da molti 1' organo della memoria deduce
il

DELL' ARGNAUTICA LIB. III.

93

112$ Le balzava per dentro del petto


Frequente il cuor : e qual v per la stanza
Tremolando talor raggio di Sole
Dall' acqua ripercosso , che versata
Sia di recente in un bacino , o vaso j
I130 Ed ondeggiando alle, pareti intorno
Vola di qu , e di l con presti giri :
Tal ancora nel scn della donzella
Era il cuor agitato . Le scorreva
Pianto degli occhi fuor per la pietade ;
1135 E dentro sempre F affliggea dolore
Per tutto il corpo , un' intestina fiamma
Ogni fibra scorrendo pi sottile
A1F ultimo persin nervo del capo ,
Dove appunto maggior entra il tormento ,
1140 Quando gittan nell'alma acerbe cure
Li non mai stanchi di ferire Amori .
Dicea pertanto , or che gli avria veneni
Dato

il Mazzoni che abbia ben ietto Apollonio , eh* quivi era la sollecitudine
amorosa - Vedine la sottile spiegazione, ch'egli d di questo passo, e
del corrispondente Scolio nel cap- jj* del lib- j. della Dif. di Dante*
Vi ha qualche analogia fra il sentimento di questi su quel netvo , ej
l' opinion di Cartesio , che mette nella glandola pineale la sede dell' ani
ma , ed il fonte perci delle sensazioni .
Veri' 766- (pi) V oi siKKoTt &c ( Sono nell' esprimere questa siutuazion di Me*
dea conservati quasi gli stessi colori da Fiacco ( 7- 3 1 7- ) *
S*pe suoi misero promittere destinai tuta ,
Denegai , atque una potius decerni! in ira J
Ac negue tam turpi eetsuram semper amori
Froclamat f

94.

APrONAYTIKGN

T.

$a>v4lJjiv , efAAots $ otri x<x.Ta<p0/<r0<!U (Te' ^ ecurn'


xrlax <N cut' ai/ro' xv{uv , ou (px'p/u.xKx dWf/j> ,
eAA' xuras ttmXos inv x\rtfifi.tv xrr\v .
770 tyfJvyx

r\nurx dWVott-ro , Q&vwsiv re .

* As/An e> ^j, e-* x*k5v , if gV$>a. ysmjtAXt ,


M 77,V7n AU7i tpps l/ovV dju.ri%&voi . oyJV t/$ .'Ann
, jtt'auwoj ciAA' xuras (pXyt
. cSs oQtXv y%
Apl/utfos Kpxmvotvt yroipos (&\<r<rt fx,u>ni>xt
77? J7/3'V' t*/ 7* iifHNitv y 7iplv A%xux yxtxv kitQx

cc^/ 7io\\jx\x\jtovs ftup

riyxye ku^v xv/xs .

/uo/pa ^g'Ae/ . 77c$ "yap xgp g'Aou's AgAodw/U./ TOHnx$


780

qpdpfAxxx /xwxfA.ivn') 7itov $ ini /ulu3>op iAfy*\


ris fi MAos , *li /uuriTis 7itK\07ios ecrarer

xpayr\s $

n
&tm*y rdpotp 7rpocr7p(u^oM.xt olov i&jtfx }
^u'fffJLOpos et/ /u#V ioXnx Hxrxq>Qi/xi>oi mp f/xms
t AaxpnVg/y d%4w tc't <T'

kXHov x/x/jl MKono

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Dato a molcer i bovi ; or Io negava ,
E di voler dicea perir anch' essa ;
114S Quindi pentita poi, n pi morire
Essa volea , n pi prestar veneni ,
Ma tranquilla soffrir la sua sciagura .
Seduta alfin dubbia fra se dicea .
Me sciagurata ! Or son qua e l fra guai :
ii$o Confusi in me sorio gli spirti affatto;
N v' rimedio al mal , che sempre abbrucia .
Volesse il Cielo pur che di Diana
Le rapide saette gi dinanzi
Spenta m' avesser pria che questo avessi
11 55 Neppur veduto mai; pria che

alla Greca

Terra rivolti avesser li figliuoli


Di Calcfope i passi: que' figliuoli ,
Che per portarci lagrimevol cure
Un Dio qua ricondusse, od una Erinni . . .
1 1 60 Cada pur lo stranier nel suo cimento ,
Se il suo destin che nel campo ei pera .
Poich e come nascosa ai genitori
Restar potr , mentre i veleni appresto ?
Che mai dir ? qual ritrovar inganno ,
11 65 O furtivo potr
?
T

modo d'ajuto? ....

-Ma nr.fia forse meglio., che se solo


In disparte lo veda dai compagni
Gli stenda al collo le amorose braccia?
Infelice ! nemmen sperar poss' io

11 70 Che neppur ei morendo dagli affanni


I' sia per respirar: che allora appunto
'

Fia

96

APrONAYTIKflN

T.

78$ a Kttfos ore ^ans X7ix/xeiptrxi . ipptrto xi^cs ,


ipirm dyXxtn
g',ctp lrrcct caca^g/s
<rxn3,n's , cvx ot $UfA<u qiXov , ivQx vioito .
xtxp 4y<v xihr!^.xp , or i^xpiicetsv x&Xov ,
rs'fXt'tP 9 n Xxifxv xi>xp7t\<rx<rx. /u,eXd$>pov ,
790 M n ^54 J7XCo'a-ag'pn pxilnptx <p*pju,xxx d'U/u.ou .
oAAa ^ij cs <pQi/ULt>$ /xot intX\i{o\j<rtv Tiivtto
Hiplofjiixs mAou <Tg' 570'A/s 7rgp/ 77<ou (horicet
77rixov i/uudv a./ gV Atg

cTo'/aaros (Qopourxi

KoA^/ctes aAAooV xXXxt xuxix /m,tofJLn<7ov[xi


79$ > n t/s HntToAte'm tc'cov xvpos xXXofxTrto
n HoLr-xviv t *vr/s <^)(U,a

otJj pV^upg ronnxs *

ixxpyotfxjvy g*a<r<t t/ o*' o< f'^V so"T6rxt xt<?%p$ j


a? A"/ t?W5 a-rns . nV

^oAi/ nip^iov g?n

Tpo** aurp gV yuT/ Xmuv fi/ov iv &x\xfjuot<rt


800 ,> 7rdriu,Cf dm feret , KaV g'Ag'f^g* raVTa Qvyowxv
J7/3/V TflftTl AtoGn'e^T* ^ij owt vo/axvIoL reXo'orxt.
H , ^

l^iri. 793 . W rijwir; <pp/*aai | Espressione di Senofonte , presso cui KGpf


11* Tfucrot ttyov avevano Ciro in tocca
F#rj-7?o- | Ha precisamente conservato gli stessi sentimenti Fiacco, che in
tutto questo passo pi traduttore , che imitatore del Greco ( 7 )
Tune sejuirit , ait , ouidjuam , aut patiere pudendum ,
Cum tbi tot morta , scelerisgue brevisi ima tanti
Effugia i l/c

e Ovidio nel settimo delle Metani* v 70*


* fuia

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Fia che di noi compagno sia dolore
Quando a quello sar tolta la vita . . .
Addio dunque pudor , decoro addio j
H7S Quegli per opra mia salvato torni
Illeso , dove al suo pensier pi aggrada
I' morir quel

medesmo , in

cui

Egli il cimento compia : o per la gola


Da una trave sospesa , o trangugiato
uSo Forte veneno , che disciolga 1' alma . . .
Ma non meno perci dappresso ancora
Me con motteggi scherniranno estinta }
Di

lontano

per tutta la Cittade

Risuoner del mio destin la voce j


1185 E le donne del Coleo indegnamente,
Portandomi per bocca , fra di loro
Mormoreran che alcuna abbia cotanto
Uno straniero amato da perirvi ,
E che portata da lascivo

amore

liyo Sia questa giunta i genitori suoi


Di vergogna a coprire

e la sua casa .

E quale allora il mio disnor non fia ?


Oh mia sciagura ! assai saria ben meglio
Con non prevista morte questa stessa
1195 Notte lasciar nel talamo la vita,
Tutte schivando le impudiche accuse ,
Prima che queste mai commetter cose
Funeste tanto , e da neppur nomarsi .
Tom. IL

N
" quitl aispice quantum
Aggrediate nefat ; t dura licei , effuge ctimen

98

APTONAYTIK&N

T.

H , ^ (papixjULv fxrKi'xd'Sv , rj evi 7io\\aL


QxpfxxKx ot t r< /xv gVQAa , t& cTg pxi<rnpt' , tmiro .
ivQifjiivn tT' e*/ yovxr Stupir . JWg JV hXttous
805 aAAnxTo' xxpoicrt , rx $ eppev xrxyts xCrcas >
a*/ \a($upoju,vns rcv 4v /xpov . l'ro <T' iryg
QdpfJLXHX X^X<x6xi $U/XO<pQpX y OtypX 7TX<XXIT0
wcTn

$t<r/xo\Js xvXuro (poopix/u,o7o ,

ifyXteiv fxtfxxulx J'ucrxju.ftopof . aAAx ot

xtyvo

810 Tg?/*' o'AcoV <f!vy&po7o hatx <ppgVa$ i?A9' A/dVo .


tornir <T' xp.cpx<r/ri r\pv %pvov , x/jtyl cPe 7rx<fxi
Sv/xn^ts faitoio (xi\r\^m Iv^xWovlo .
ftvrifttro ijAv np77vm , or" vi )o7<t7 7zi\ovlxi ,
fAi>riiTaJ& /wnXixins Trtpiyn-d-'os ,
Tg xcupn
815 a/ rg' 0/ n'g'Aw yXuHlaf ys'vr

t<ropxx<rQxi >

a 77apo$ , / gVgoV 7g w'q ixe/juu'&y enx<rlx .


Hg\ mV /asV /* JTfltA/i' (TQZTpw xxokx'tQto yovw ,

VitfSox' ftifia/kh | II Bri net sii l' autorit della glossa di un codice fa que
sta voce sinonima di tuprtov diminutivo di x/fluric , di cui la fa si non ima
Esichio Vale dunque orculo , scrivium Vedine la sua etimologia presso
lo Scapola , che cita Eustazio > e l' Etimologico
^m 8oj. <pxpp.xx.cl ol , ri vi.h it\ &c | Idea , ed espressioni di Omero nel
quarto dell'Odiss v*jo
A cui la terra fertile moltissimi
Reca yeneni } molli che so* buoni
Mischiati , molti che son tristi, e felli
Virs' Sii* ityjro V a/*$<J'<'>i | Il Burmanno per la compatibile sua predilezione
per Fiacco d la preferenza a questo nella imitazione , che fa di questo
passo al v-jjf. e sego del lib-7-, dove pure espresso il pentimento stesso
di Medea Potr farne da se il confronto il lettore , e tmparzialmente_>
giudicarne . La frase d' Omero ( 4 Odiss- v. 704- )
ti

DELL' AERONAUTICA LIB. III.


Cos dicendo s' accost Medea
1200 Allo scrigno u' risposti i suoi veleni
Eran , buoni , e nocivi ; e sii i ginocchi
Presol piagnea, di lagrime irrigando
Senza mai sosta il sen , che non a stille
Gi le scorrean \ ormai del suo destino
120$ Amaramente compiangendo, il fine .
Essa dunque volea fra quei veneni
Sceglier per avvallar i pi mortali;
E del scrigno a discior le legature
Pronta era gi \ male soffrendo appena
1210 (Infelice!) il ritardo di cavarli:
Quando funesto orror tutto ad un tratto
L'alma le invase dell' orribil Pluto .
Muta a lungo perci rimase : e intanto
Tutti alla mente le si offriano i lieti
421 $ Della vita piacer j si sovvenia
Di quanti i vivi godono diletti j
Si ricordava pur , come fanciulla ,
La grata compagnia delle sue eguali j
Quai veri oggetti nel suo cuor volgendo ,
U2o Che pi dolce a vedersi il Sol dovesse
Risorger le parea di quel che innanzi .
Quindi lo scrigno dalle sue ginocchia
Nuovamente depone , da segreta
N a

V M'v p'Pxir'i} fot)) Kifit .


Lungo tempo la prese mutoletfa
Di parole
%

ioo

APTONAYTIKON

Hpnj tvvi<r!r\<ri ixtxxrpoTios , oJ^ Ir/

820 n

TeAAo^e'mf , /Va / d'&^.Knptx dWn

<Qxp/xxHX wv-zcr'iritft , j^j (&y\toL<Tu&v g j cfatfr


77UK10C tf*-' aVx' An/dVs iZv \v<tk& SupcCav ,
77 An CHenloju.^nn
cic7rcC<riou j3x'Ag <p#70C)
Hp/76,n$ xhvCo <P cera 7p(o\i<pov ett&cflot .
82$

E>0x hclciyi tircus (tip t' xro'St /xuvxi xvcLyii


Apyos , JV<* <ppdi*o/plo vcov

/xt\tx xotjpr\$

cl'Jtcs F aur' eW ina /e 77po7roLpotd'& XixjQh .


H <T' gVg/ cl? rx7rpuTX Qpxuvo/xvnv tJ^su rZ
zrxp$>vixn , %xv$xs ixv x-n^xro %zpfv iS-i'pxs ,
$30 a? c/ sTtvtcsA/p KaTotg/,u kx./ r\p$of(o ,
.crTxAg'ac ^' evpna'g ^xpru^xi xvrxp A0/<pp
ttxlxptr) QxifpwiT

ivi %px ' cT-es IW vir.Xo

K#8i5>* taa'^trxEy | Di questo verbo >i5u , e dell' analogo Aliut" vedi


quanto eruditamente ne parla il VaLJcenario nel le brumai- sovra Ammo
nio lib* f cap* itf- Gli usa spesso il Poeta : e l'ho rimarcato anche sopra
sul ver liVers- Sii- duci Mtm x\nlx$ Sv/m'h | Ha questa espressone rapporto
con uno dei modi , ne' quali gli antichi chiudevano le porte coli' uso di,
stangoni , o spranghe legate con un cuojo Varj luoghi d'Omero rapporta
il Feizio , nei quali pur vi s ha relazione : ma il pi preciso forte , ben
ch da lui non citato, nell'ultimo dell' Il , dove si lgge1
e prato prato,
Apr le porte , e scaten le stanghe
e poco dopo :
.
ma tenea la porta
Un sol stangon d' abete , che tre Achei
M-ettean con for^a. > *. tre altri 1' qprivan* #.
Gran serrarne di porte Oc
Ho

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Instigazion cambiata

di Giunone^:

1225 Ne pi qua, e l vacilla nei consigli)


Ma che apparisca in Ciel solo disia
La rinascente Aurora ; onde i veneni
A molcer atti, come avea promesso,
Possa ella dargli , ed incontrarlo

in faccia .

1230 Spesso per scioglieva delle porte


Le stanghe ella a veder se v' era lume ,
Sinch alla fin la desiata luce
Fuor le mand la figlia del mattino ;
si muovean per la Citt
1235

gi tutti .

Argo allora ai fratei l di fermarsi


Impone , a fin che di Medea la mente ,
E i consigli

scoprissero , mentr' esso

Torna alla nave, onde da pria partissi.


La vergine

pertanto poich vide

1240 L'alba spuntar, colle sue

man le bionde

Chiome , che incolte pria stendeansi sparse


Si rannod ; lisci le guance smorte ;
Con unguento divin terse la cute j
Bella si mise indosso sopraveste

Ho detto con uno dei modi ; perch nel Kb* 4. al 4 1 pare che
tro vi ri accenni su'l quale vedi a quel luogo*
Verf 8*8. H Y Ar &c | Virgilio jn- 4* 787.
Regina 1 ipteulis ut primum albntert lucerti
Vidit e>

-io

.:~APT O N AYTIKfN

I\ T

HttXy \rivaLiXi-n\ot<ftv pnpcC/u,6voy 7jipv^iv


oLjuCpoa'/a F i<pij7TepQ& Kxprxn f&xXXe KxXi7r\pr\y
83 $ xpyutyiiw . oojTou JV i'/uuon / JWi/ouou
a7e7/3g wfVW An-3-p x%cv rei ci iv 770<r/V tig

kk>&to tP' xfxQmXoiviv , cu

o J'uoKx/dyeKx 72X<rxt

iv 7Tpo^cfju^ ^xXx/xoio OWcTgoj nvh'tyvro ,


840 n A/xgy , ouzrcu AgVTpa. cruv xfJ^pxtrt 7:opcrxivou<j'xt ,
gVcu/x.gVcaj oty>not5 VTro^ev^xrOxi xzrrivQ ,
o7 xg' At/* f/$ Ek.'ttis 7riptKx\\4x vr\v xyoitv .
gi-6' ai/r' xM.(^ino\ot fxv ityortX'tZi&Kov shniiw
rf dV Tg'a)$ yXxQupns i^/Xro tycptxfxo
8 45 QxpfA.xKov , <? p'a rg cp<x<r/ ripo/A,n'-3'g/oj' HxXicrQou ,
rZ ti vi iwxj-^jots t/$ xpvcrxM.iPos Svscro't
kXt'pxv fxoxjvoyi'iixv , g'oV oVamcs tufxxhotro ,
vr'

07' ourg pmCls tot %xXko7o TV7?r,<riv ,

OUTg KSf Xtd'O/XfCf ZTVp KX'd'Ot ' xXXx'

xXHy

8jo Xtotrepos asv1 n/xxp c/xZs naCplet re niXono .


zrpttrocpiis r 7' xvi<y%i , Kxrxvlx^xvlos ipx^e
XI-

yisrsiO'Yvclit<m,o itriv ifxipxivan ncipivuttv | D qui Apollonio alle fibbie


1" epiteto, che d Omero agli ardiglioni delle medesime in quel passo
dell' Odissea , dal quale pare che ne abbia qui il nostro Poeta presa
l' idea , e 1" espressioni :

tv V p is&v mpivat luoncuiixx W&ftu


yjbGHai , xA,*)i<nv ivyvifLitToic, Jpapicu ( Od 8 141*)
'i
Dodici fibbie a*cavi tutte d'oro
" -* In ben curvi ardiglioni congegnate
Vw 847. xt/txv | Per non essere comune , ed ovvi questo soprannome^
d' Ecate ho creduto per maggior intelligenza permessami la libert di pi4
individuarla eoa quelle parole lnfemal Dea tremendaVeri- 8 fi.

DELL' ARGONAUTICA LB. III.

io?

124$ Con fibbie stretta a ben curvi ardiglioni;


E argenteo vel sull'odoroso capo:

. '.

Dopo di che l passeggiando intorno

Iva premendo della reggia il suolo , "


Scordata i molti che avea allor fra i piedi

1250 Mali, e quanti altri fien maggiori appresso:


Quindi alle serve ( e dodici ne aveva

Del suo all' ingresso talamo fragrante


Tutte vegliatiti , d' un' et medesma ,
E che non tocchi avean con uomin letti)
1255 A queste serve essa ordin li muli
Pronte al cocchio attaccar , che al maestoso
D' Ecate tempio la dovean condurre .
Or mentre apprestan queste serve il cocchio
Tragge essa fuor dal cavo scrigno intanto
1260 Un vencnoso succo, che chiamarsi
Dicono Prometo ; del quale succo
Se con

notturni sagrifizj alcuno

L' unigenita Dea Dera placata ,


Infernal Dea tremenda , il corpo s' unga
1265 Questi n colpi

temer d' acciaro ,

N a vivo fuoco ceder \ ma fia


Quel d pi forte ed in vigore , e in possa .
Quella pianta onde tal succo si tragge
Nata da prima allor surse dal suolo
Allo

* 1
Veti' 8f ! Tjouroput; &c | Espressione Poetica i da non potersi intelligibil
mente tradurre senza aggiugnervi qualche parola , come mi sono io cre
duto in libert di fare
._-

104

APrONAYTIKGN

B.

xhrov iumtffa kvaiaos ivi KcLWtouriotfip


xi/xxrivr

TlpoiMnSwos ^oyipoio .

tou nroi xv$os (xv otxov m\%uiov unpQ ,


855 X.p'P Ka/iux/a ikXov KpHcp , e<pxaV$>n *
xxv\o7<ri AtMfMWtv inriopov rf <T ew >cu'ji
crxpxt t>or/M\T<f vxXrftn tnXiro plt^a. .
rns t oinv r iv Spttri KtXuvnv k/xx^x <pnyov ,
K&oWp iti Ko'^A<a x/xtfXTo <pxp/ttaVo's<r0x/ ,
860 eVTx /ueV xivdotri \ot-r<rx/xivr\ \j$aLrtv<riv ,
ttIoLki oV HLpi/xo Hovporptpov tfH.x\i<rx<?x
Bptfxc v\jk\i77\ov , x$ovir\v t vipoiviv xvxa'Cxv ,
Airya/p f w hkT/ , <ru? ptyvxiotfi <poCp6<r<n .
fxUKr\Q/xZ <F iiriptp^t iptfxvn filtro yxlx ,
865 />7n5 TgAtfoia^>'n$ T/nw'd\?s tirleve <F xiirs
\xmx6\0 77cL'ti fPvpQ 7iipi Su/a tt'Au'af .
to' p" nV i^xviXouixx $\j<tiii KxjQro fxltp^ ,

J^rj- 8f f Kupwt/u xpo'xu | Pilo lib 11* cap- io Prima nobilitai croco Cilicio ,
ibi in Corjco moniti e Strabone parlando della Cilicia nel lib* 14.
Antrum est Corycium , in quo opmus croci-s nastitur J sa i quali passi
da avvertirsi di non confondere questo antro Concio qui nominato coli*
altro di questo nome presso il monte Parnaso ; donde hanno il nome le
Ninfe Coricidi dal Poeta altrove mentovate Per altro corrisponde , come
notissimo) il croco al safferano : pianta presso tutti i Botanici ben co
nosciuta ; e della quale pu prendersene sufficiente idea nel Dizionario di
Storia Naturale del Si g- Valraont de Bomare
Veri 56 f- rm V m/t; | Vorrebbe il Burmanno leggere
frustra mosso
dalla corrispondente espressione di Fiacco gemit irrititi > in quel passo in
cui veramente par copiato questo nostro (7* j <5 li )
gemit irritus ille
Col*

DELL' ARGONAUTICA LIB. IIL


1270 Allo sparger che f l su le falde
Del Caucaso per terra la vorace
Aquila impure sanguinose goccie
Del misero Prometeo divorato .
S' erge cresciuto sovra doppio

stelo

127$ All'altezza di un cubito il suo fiore,


Ed il color ha del Coricio

croco:

Sotterra poi somiglia la radice


A di fresco tagliata e cruda carne .
Da questa un nero succo , a quel simile
12S0 Che il faggio d pe' monti , essa raccolto
In una conca avea del Caspio mare
A prepararne quindi quel veleno :
Non per senza aversi innanti astersa
Per sette volte in vive onde perenni ,
1285 per sette anche aver prima invocata
firimo , la Dea di giovani nutrice ;
Brimo , eh' erra la notte ; che sua sede
Ha sottoterra j e che su i

morti impera :

E ci nel bujo di una oscura notte ,


1290 Ed entro a nere avvolta sopravvesti .
La tenebrosa terra allor di sotto
Muggendo traball , quando recisa
Fu la Titania pianta : ed ei medesmo ,
Di Japeto il figliuol , pianse fremendo
129$ Da dispetto, e dolor l'alma squarciata.
Questo dunque' Medea venen levato ,
Tom. II.

O
Cochidos ora tuens : totos tune contrahit attui
Moni: dolor : cunclxg-ue trtmunt sub falce catena;

io6

APrONAYTIK^N

I\

r\ r o dju.Qpoo'/oio'i Trip! crlr{d>zr<3'iv espio


eh JV $vpxty Kiov<r& $or\s g'zrgCnVxT oivnunf
370 CUP dV Ot 0jUL(pt7T0\0i foiX rlXTpQV QWXV .
arr <f' nV ifenfo, j(c/C] vnor\rov f'ju,tL<fQ\r\y
ffyrepy , g Axs? <fg* JV xVTos a/ <Tg oV aAAx.
cljULq>i7:o\oi , 7Tt'pnQos i$X7flfxivxt fx'rmvfa ,
rpc-^jAV tpuxv xxr dfkoJ^trv ' oCv cTe %n<lvxs
875 Ae^TxAg ous Agurlj nfyoxjvifoc a.%pts a&ipoy .
c/'n <T Xixpviv iq>
n'g'

Cfxri Ylxp^ivtoio ,

{\./xvi$to \ocr<rxju.i>r\ 7torxixolo ,

%pvcs/ois Anrotf f<p' xp/uAcnv tolwTx >


toKiXIS Hi/XX<Pi<?fl li%i\Xfr)tri HO\(lvXi ,
880 TnAo^gp Ut&o'x 77o\{jH.i>/<?Q,ou Kxro'tU,Cns
ir, <F x/xx Nvfx^xi 770vTXi dixopZoifi , et/ Ate'' pV xurn s
dypfj&vxt 77n>ns Afxvi<ft<$,os , et/ JV (Tri aAAcu
aAcsx ^ tfKQTitxs 7ro\u77<PxKxs x/xip/ dY ^npgj

Vtn-%T\' Sv l %rw*5 [ E' il precisa atteggiamento di Diana* e delle sue


seguaci, donde cavata la seguente comparazione ; la cui immagine pa
re espressa in una medaglia di Faustina riportata dallo Spanhemio ; che
servir di un finale al presente libro Vedi il citato Spanhemio su li
versi ti*, e iotf dell' Inn Diana di Callimaco
Vtn> %t6- " V
| Questa comparazione tolta da quella di Orner
( Odiss. 6- )
ii
Qual Diana
Godente delle fre^e v per monte
O pel lungo Taigelo , o Erimanto
De' cinghiali godendo , e ratte cerve ,
Con esse in un le Ninfe dell" Egioco
Giove figlie montane si follavano c
lu

DELL' AERONAUTICA LIB. III.

i0j

Neil' odorata zona lo ripose ,


Che intorno le cingea l'ambrosio petto j
Ed in tal modo dalla porta uscita ,
1300 II veloce sal cocchio: e con essa
Di qu , e di l duet serve vi salir .
Prese ella in man le briglie ; ed impugnato
Un ben fatto scudiscio colla destra
Per la Citt spinse guidando il

cocchio :

1305 Cui diretro attaccate 1' altre serve


Correndo la seguian per 1' ampia strada ,
Le fine vesti al bel ginocchio alzando .
Non altrimenti , che qualor Diana
Nelle tiepide astersa onde dei fiumi
13 io O

Partenio , od Amnisio , in cocchio d'oro

Ritta trapassa da veloci damme


Tirata i monti ; onde col da

Junge

Accorrer dove con un grande odore


Cento fumano a lei vittime offerte ;
13 15 La seguon

molte insiem

E quelle eh' han

correndo Ninfe,

presso l' Amnisio fnte

Lor sedi , e quelle altre che son pe' boschi


Sparse e pe' monti di sorgenti
O 2

pieni,
E al

luogo , che ha pur imitato Virgilio , sebbene per giudizio di Gellio


non affatto felicemente in quel suo ( i*fo) .
Quali* in Eurota rifis , avt per juga Cintki t
Exercet Diana chorot , ovam mille srguuttt
Rine , atout hin c glomerantur Oreadet c

io8

APrONAYTIKDN

I\

xpvtj\$ju. tfOLivowiv vnorpofjLtovris oOcrxv


88$ $ x? y' eVcguoj'TO dY VTgos . ctAMp/ dV Aew/
/xoj' > clAzv'fxivoi $oL<TiXt\os 0/uu/jM.rx xovpns
xrip imi 770X10S (jiv eucT/ariTot/s *Mif xyuixs
vnv & !va.(pKxv& d\g* 7icv Xxoutx ,
dV tot' ivrpooLXo/o xxry xt>i /3n'ottT' aVr^ns
890 /ult) , ng\ rolx udirai d\u,a>po7J' nviv .
w D cp/'Ax/ , n A*?'7a dV t/ ^xpn'AyToi' , oJ*' ivnvx
^ar /Ve'' iXKo$a.irttrt aut' iii'pa.viv , o/V tv/ 7x7xt>
rfjLirtprw cnp<t><p<rtr ' x/unfc&v/p (ieQXnrxt
77X(ra ;*o'A/*; . to' ^ oi7 t/j aVn'Ai/^g feupo ywxmtov
89 S , Tx'aj^ , xi toTTxpo&v 7ir\ii,x'tixi xy4pov\o .
aAA' f 77S/ ouf iKM>e<rQx , y^ij cu ri/ t/$ aAAos tnKfiv
8/ cF a-yg , /A0A77J5 $u/a,!> cwpg/tTg/ajj Kopa'Ciiju.iy
, /ue/A/^/p , TcC(Tg aAa rp/vns xfdex noim
X^x/xipxt ' tot' tmtx
9OO

xvTtv dvovKf/^i^ 3>pr\v .

^IJ Tgf Kg <Tt/V 7l0\&i<fVlV CPitXfftV O/KX*1 iHOlO-Q


r\/xxrt rS 8? ,00/ crumpa'irere tm'k/^8 fAj&voivfv .
Apyos yxp

gWgco*/ 7:xpxrp7iii , cUs dV ^ aun

, XaA/o'^n to cTg' 0*770. yo'w I^st' eitfatovfxt

Vcn. 884- vaivtatv 1 Espressione, ed idea tolta da Omero nell'Iano a Venere


vers- 70.
' * dietro a lei
Lupi bigi adulando , e Uon falbi 3
Orsi , e veloci pardi insaziabili
Di cerviatt , marciavano

DELL' ARGONAUTICA LIB. Ili-

109

E al suo passar quasi paurose intorno


1320 Festa le fan col mugolar le fiere :
Cos

correan per la Citt le serve j

E il popolo d' intorno si scansava ,


Della vergin Real 1' occhio schivando .
Ma quando poi le ben costrutte vie
1325 Della Citt lasciate ; e per gli campi
Guidato il cocchio al tempio alfin pervenne ,
Pronta essa allor dall' agile l scende
Carro , e parla alle serve in cotal guisa .
Ah mie dilette, i' grande error commisi j
1330 N a ci guardai , che non dovea trovarmi
Con quegli uomin stranieri, che alla nostra
Terra approdar . N' da stupor percossa
La Citt tutta : ed perci che alcuna
Non venuta ancor qui delle donne ,
1335 Che tutti i d vi eoncorreano innanzi.
Ma giacch noi vi ci venimmo y e adesso
Altro

nessun ne sopraggiugne , or via

L' alma appieno saziam col dolce canto ,


Questi cogliendo

tra la molle erbetta

1340 Leggiadri fiori: ed allor quindi i passi


Rivolgerem nella stess' ora addietro .
Ma poi potreste anche tornar con molte
Ricchezze a casa in questo d medesmo ,
Se meco unirvi in un pensier vorrete .
134? Argo d' indurmi tenta con parole,
E Calciope istessa pur : ( secreto
Qyan-

ila.

no

APTONAYTIKfN

I*.

, e ifjtf** , futi TTxrps e'$ cuaro, /uGO-oj ?xmu/ .


905;

rcv %updv fxi kXovIx , oris mp $ou?h oWcTn ,


TcS/j* cCnofeZ&judvnp , d'Acab p'CfxcrQxi a^Aat .
auT!p 676) toV fjiud'ov gVpyfo? , nW

xrv

,, hh\o/uxi 61 s dwnv , trxpcv 770 /xcuvov , /xgVQou ,


o<ppflt roi /u-eV tPxcr/xttrQx ixtxd. <r<p/avp , g? xgj< 7Txcrcroi
910 , cTcopa <p//)C4J>,

T' airrg xxxcTgpo' ccAAo TrptofAtv

,, QfJ.piJ.xxov. x\X X7tovo'<t($i 7T\i<y& /xot , gur' aV TxriTX/ .


Qj nud\t 7Tx<xpo't P tt/k\o7to$ rndWe lurirts .
xriKX F A/r/oy/JW irx'pw xno /xouvov fputfffxs
Apyos or' ti o*n Tti'^Tg xa.ovvwvrotfj' ffXKowtv
9 1 S tpinv Exa-rnc /gpoV <agTa wV ioO<rxv ,
rrye <JVx TzgdYou a/** (T vtyfoiv unir Mo'vJyOj
An7i\}m'r\s , cQXs ixv eV/^/wpXfgVrac tvi<X7iuv
ci cui cvs , ffBXs dV tfvveuQpxvtfxvQxi ioutfiv .
E^-d' ootto) t/V to7o$ eV/ 7rporpuv yivir

xvtyw

920 cu3>' 00*0/ g' xxrxolo A/o$ ysvos * oC$>' otre/ aAAa'
xS-xhi'tup npats a<p' xlfjuxros eCXxvlno'xv ,
c/c* InVot-a -Stwtg A/o's fxjULXp n/xxrt ne/fa
rAigV ivx'vTX uv , riV 7Tpo-tif*.u^r\<xxo'Qxt .
rdp n/(\ 7iX7f\xivoyvit $x/u,Qeov avrei rxlpot
XX/M'

v'eri' 018- 'a'SX^ V cuvit/ppafteurOiu | Qui lo Scoliaste mal interpreta il senso


del Poeta , facendogli dire , cA# Mopso era ferito nel bene intendere gli
uccelli , e quando apparivano , e quando partivano Lo hanno sinora eie*
camente seguito li traduttori Latini , e 1* Inglese Fawkes
Versoli* wrov Ivfrov 8cc | Ovidio nel vii- delle Met 84,

solito formosior A'sone natus


Illa luce fait
m
>

DELL' ARGON AUTICA LIB. III.


Quanto or da me scoliate in

cuor tenete ,

Perch 'l sentor non ne pervenga al padre )


M' esortan questi , che accettando

doni ,

1350 Lo stranier , che domar promise i bovi


Volessi tor dal micidial cimento .
La proposta i' lodai ; quindi che venga
In faccia mia senza compagni

ei solo

Lo chiamo ; onde quei doni fra

di voi

13 SS Divider eh' ei portasse, ed a lui dopo


Altro e peggior somministrar veneno .
Da me 'n disparte dunque ite or , s' ei viene .
S disse , e piacque '1 stratagemma a tutte

Argo frattanto dai compagni , e solo


1360 Staccato avea Giason , perch saputo
Aveva dai fratei , eh' ir gi doveva
Di buon mattino d' Ecate Medea
Al sacro tempio : e quindi l pur lui
Conduceva pel campo : ma seguirli
1365; Mopso pur volle, d' Arapico figliuolo,
Mopso il volo a spiegar buon degli uccelli ,
E buono a consigliar que' che van seco .
Nato giammai nessun fra gli uomin prischi
O sia quanti da Giove ebber lor stirpe ,
1370 O sia mai quanti Eroi dal sangue uscir
D' altri immortali Dei , nato nessuno
Tal' giammai quale in quel d ridotto
Dalla moglie di Giove era Giasone ,
E nel vederlo in faccia , e nel parlargli .
137J Se ne stupian guardandolo i compagni
Fol-

iis

APrONAYTIKDN

T.

925 Xxix-nfxivov %xpixffcriv tyrifhvr*p <fg" K\\j$op


AfxnvH/f'nf , nd\ 7701 trrcrxfxvos rx gJtxrTx .
Etr7/ JV w 77<f>t'oio kxtx clt'Qov ifyS't vr\ou
x'yttpos <p\J\\ot<j'tv cL77ips<riois KOju.a>c<t ,
tjj Sx/xx JVf Xxnpu^xt 73r\\j\itpv\o KopZvxi .
930 Taav t/s fxttrvnys dvd 7p(ipoi H/pnVxcrx
V\\jOu 7i

M.piixv(v tpr\s nvinxtrt (ouXxs .

* AxA/tij 'cPe /xxvns , os o' 'cx 7tx1& *CXc7i>


o7(Tg j'o'fj) (ppxara'xa'Oxt , o^' oZvzkzv ovtb rt Xxpv
our ipxxv Koxipn kv Znos 77poTt/txv$r\rrxiro
935 >

t s7t xp np/p gWAudV ctA*o/ 7Kvxxi .


g^po/j , K9M.6iJ.xvxi , XHotppxcTg's oudY cg KuVp/y ,
ciJV xyxvo QiXovrts 7zi7zvito\j<riv Epa>ra .

IffKtv XT/xZo/xivn ' /xe/^nve dY Mo|w x'xtfi/ous


0A<pnV ottavino ^eriXxrov , codY V eWe
TJ.

^eri'pji- H/|{ fot-Kttmt /3sA.a's | Non vuol qui intendere il Poeta, che la cor
nacchia parlasse in linguaggio umano ; ma ci bene che dal suo canto in
tendesse Mopso cosa Giunone volesse per mezzo suo significargli Cos d
Eleno dice Virg nel $ che sentii roluerur linguai j e ad Asiila presso ti
medesimo nel io* parent volucrum lngue - A questa istessa scienza d' in
tendere , e spiegare il canto degli uccelli pu riferirsi ci che di Melatnpo
racconta Apollodoro nel primo della Biblioteca , che dapoi che gli furono
dai serpenti leccate le orecchie supcrvolitantium avium voces intelligebat ,
b fum ab infutura edocebatur mortalibus prxdicebat : e quanto si ha presto
1' autor del Poema sulle pietre v 45"* 'n quelle parole :
Et quxcumjue clangerti non sine rottone aurivagte
Hominibus occultam resonantts vocem
Aves , magni JovU veloce! vates
Per altro non senza ragione sceglie qui il Poeta la cornacchia j perch
era 1' uccello pi famigliare agli auguri : annoverato per fra quelli, che
,. i Latini chiamavano oicines ; come appunto chiama Orazio il corvo :
Osci-

DELL'ARGONAUTICA LIB. III.

IX3

Folgoreggiar di grazie ; e per la via


L* Ampicide indovin Mopso gioiva ,
Che fra se tutte prevedea le cose .
Su la strada del campo al tempio appresso
1380 Con folta chioma d' infinite fronde
Un pioppo v' , su di cui sede , e nido
Hanno sovente garrule cornacchie .
Una di queste allor
Dai rami 'n

1' ali battendo

alto di Giunon la mente

138$ Nella favella sua cos palesa .


Ignobil vate quel , che col pensiere
Ci non prevede, che i fanciulli sanno;
Che d' amabil cio nulla o di dolce
Al giovane dir mai la donzella
1390 S' altri stranieri '1 seguiran

compagni.

In malor v , tristo indovine , ignaro ;


Te non ispira mai Venere , o mai
T' ispirano propizj i blandi amori .
Cos dicea garrendo la cornacchia ;
1395 Ma ne sorrise Mopso nel sentire
La voce dell' augel mossa da un Dio ;
Ed a Giason rivolto cos disse .
Tom. II.

En-

Osentm eoryum prttr suscitato


Solis ab ortu
( lib J Od 27* )
Osserver finalmente passar qualche somiglianza fra questo passo di Apol
lonio , e quel dal Tasso nel io-- , nel quale fa tener su cose appunto amo
rose un discorso ad un papagallo

ii4

APTONAYTIKX3N

I\

940 '* Tu'vn y&v imo'yfe gx$ t$i , Tto eri Hou'pw
n cJWe/j , Acovi^n fjLoiXx tF nWp aVr^CoAnVe/j

inverai , cJj JS1

wp/V Ayr\vopi^t\s (potr <f>ivu$ .

i, ^Si" <F , g^aV A/37oj rg , ^Hy/xivot tur utv tunxi ,


945 > T<?^' at/TT ivi ^dpa aVgcnro'^g^' CiV3>< <T' auTo's
Il A/Vc/gC? (U/^ 7!\jKlV0crt 7tXpxip07l4(i)V ti^IV .
H p'x 7zipi<$px$vs > ini i*i <r%6<Py fino? tt/Utpa .
oJcT4* xpx MnJVnc $U(ms rpcLmr^ x\\x voWvxi ,
IAi\7:oiJ.ms vip o/uaj . nxvxt <Tg' <?', nV t/p' xSdpoi
9 Jo fjioknnv t cuk ini JVipoV i<pt\vxvov ^jix'xvQxt .
oiMoL /u.erxXriyeo'H.y oi/u.r!%xpos , cvH vox o<ru'&
d/uutpardAMP

o(jli\ov

xrpf%xs ' is dV HgAgo'Soi/c

TnAfVg 77X7ITCLVWK , 77XpXH.\yO\J<XX 77XplXf .


il d-x/A.x cTn <r7n3>fW ea>n xg'acp , miri ou7iov
955 n ^ctTcs rf xv/xoio 7Txpxp)*xvlx <Pox<T<rxt .
xvrxp oy o /u.er cPnpoV faXfojudvQ <pxxv$i\ ,
(7x|/oV xyx$ptofH.uy , trg Y,ilpiot Qnsxyo7o ,

p^g. <JV pa; M)jWiu 3t//u.3C &c I Le bellezze di questo passo hanno giu
stamente fatto dire all'Inglese traduttor di Apollonio Francesco Fawkes ,
che nessun Poeta meglio riuscito in descrizione quanto il nostro nella
presente Egli ne vi minutamente individuando li tratti ; che io lascier ,
che il lettore da questo cenno avvertitone , da se stesso rimarchi , e giu
dichi se tali sono infatti quali l'erudito Inglese ha qualificato per somma
mente ammirabili
Veri'
sitzTi "iicn &C> | Virg- jn> l 78
i^unc omnes ttrrent aurte ; ioni excitat omnzs
Suspensum

Viri- 957 rt 2rV? &c- | Il fondo di questa similitudine c di Omero tru*


quel luogo ( II- f )
1 a iteU

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

n$

Entra Giasone , ormai nel tempio d' Ecatc ,


Dove una vergin vi sar , che placida
1400 Incontrerai per lo voler di Venere ,
E che fia ne' cimenti per soccorrerti;
Come gi disse anche il figliuol d'Agenore.
In questo dunque noi luogo

medesimo

Ed Argo , ed io starem lungi aspettandoti


140$ Sinch ritorni . Or tu da solo pregala
Con scaltri detti , a tuo favor movendola ;
S disse accorto, e lodar ambo il detto.
Ma 'manto di Medea non si poteva
Di nulla altro a pensar volger lo spirto ,
141 o Cantasse ella sebben : n tutti i canti
Qualunque mai per gioco incominciasse
A lungo nel cantar le dean diletto .
Essa perci confusa intralasciava ;
N delle serve al stuol volgca mai gli occhia
141$ Intenti sempre ad osservar da lunge
Le strade j e il viso per veder torcea .
Spesso nel petto le scoppiava il core ,
Qualor pareale strepito sentire
Di piedi o vento per col passare :
1420 Ma alfin di l a non molto li suoi voti
Il comparir del disiato oggetto ,
Paghi rend , spuntando fuor dall' alto .
E come il Sirio appar

sa

V Oceno ,

P 2
a stella pare ,
Che li Autunno , grandemente Mara
Luce diffonde in Ocedn bagnata f

Che

imi-

u6

APrONAYTIKfN

T.

os fri roi xjx.\s /ueV , xp/(r\Xo's r icrtHrQxi


dvriWn , /an'Ao/o*/ <T tv x<rnf[ov vIkv ''Qp
960 <Ss upx rf, xx\s fiAv 7rr\Xu^v a'fopcCxvQcu
A/oW<Tns t nxju,xlov oV tPuffi'jU,pot> pcr& q>xxv$/s .
'k rP' xpx et HpcL^tn oTn^e'cof zreVsf , oV.Ata.7a. $ xCrcs"
n^Ai/cou Stp/uv <Pi napnt^xs tiKtv epud-os
yrtjva.ru <T' cut' niffC > core npondpo&zv xupxi
965 icOvv , a'AA' V7rvspd> nxyn rc-'dVs . at $ xpx Tg/as
oi/u.(p/7?oAot /ulclXol 7iSL<txi lino <rq>u'av iXi'xvHv .
reo cF avete i{cf\ avxvfci ityolxQ'xv cLMr.Aoifiv ,
n fyvcriv , n /u.a.xppav' ittMfxtvoi iXxrrio'tv ,
a? Tg 77XpX<r<T0V tHTiXOI v oCpsav ppi^tovrxt ,
970 ynpg/x,/}? /U,gT* <T' at?T/$ uVc' /j/^ns xvfj.010
Kiv\jf.ivxt cju.x'fno'xv xzrelptrop s cfy>a. toj 78
/ulMov a?A/s (pd-ey^xcQxi tino nvcirpiv EpafTcj .
7*0) oV /a/f A/c/WdVis arp vtmnlwixv
ev/Mpi'r) , ^tj tcTw CnoQ'xivtoy Qx\o jmv^ov .
T/-

imitato da Virg
8 v f8p)
Qualis ubi Oceani perfusus Lucifer undd ,
Quem Venus ante alias astrorum diligit ignei ,
JExtulit os factum cielo , tenebrasene resolvit
Veri- $6x- ix V pa ce xpciit) &c | In questi segni del turbamento di Medea
s'imita Omero, dove descrive quello di Agamennone (Ilx*)
2fi a me il cuor fermo , ma sor. sollevato ,
'l cutir fuori del petto mi traballa;
treman sotto le gi gaje membra
Vers- ptfj- Se/ifMv V Kpn'bxi; &c | Ovidio par che abbia avuto presente questo
luogo , quando di Medea appunto alla stessa occasione ha detto ( Met-7. )
Cum vidit /Esondem , extinAaque fiamma revistit ,
JLrubucre genx 3 totoque reeaniuit ore
Vers'o.62'

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

117

Che sebbene a vedersi risplendente ,


14,25 E bello sorga , pur immenso danno
Porta alla greggia ; a lei cosi d' Esone
S' avvicin '1 figliuol j bello a guardarsi ;
Ma che ingrati eccit visto travagli .
Di questo al comparir cadde dal petto
1430 Alla donzella il cuor ; tenebre gli occhi
Le ricoprir ; le color le guance
Caldo rossor ; n le ginocchia addietro ,
N 'nnanzi pi mover pot , ma sotto
Le s'indurir immobili li piedi.
143 $ Tutte frattanto si scostar da loro
Le serve; ed essi se ne steano insieme
Muti e senza far voce ; ambo simili
A lunghi abeti , o querce : e come queste
Nella tranquillit s' alzano immote
3440 Una all'altra vicina su

pei monti;

Ma dalla forza poi mosse del vento


Vicendevole fan strepito immenso j
Quei duo cos per lo soffiar d' amore
Per molto favellar pronti gi sono .
144S Conobbe allor Giasone in qual Medea
Male era incorsa , che da Dio le venne ;
E in modo lusinghier cos le disse .
Per

ori. p6Z- tf1ftMlit % iwattfan &c | Ha Fiacco adottata questa similitudine,


che .a me per per dir vero non finisce di piacere :
Abietibus taeitis , aut immotis cyparissis
Adsimilcs , rapidui nondum guai miscuit auster

ii8
975

nx 7Tpos . Tto M-r' Aie A/V vmpxito , no\jpr\ ,


f? T/ 7TXp^6p6'c6xt , o to/ <p/Ao^ , nV t/ <p,V9flt/ .
980 ,, a'AA' imi xXXriXotctv Ihxvom.iv e/xevf'ovTs
X."Pt *v 17*3^ *'* t' ev ^p'/a/j eVT XncrGxi ,
> cLfjjQxMw xypeus ^cj ?/)> /xn^' ,ue rtpmols
,, <pnA&)'<rj)$ 7t4ivciv , Vw xonpStrov t/W<r7n$
ai/TOKaco'M^Tp /uupoeixx tyxp/xxKx fcretv .
98$ , s-pos <r' ai/Tnj Enormi m.sX/Co'oiu.x , r'</V roKnW ,
,,

A/oj , <f$ fylvots iKirrxri re

t7rept<r%u *

x/uL^orepov eF, <Vthj ^vi ri tot

Indivi ,

> X.PU(h xvxfHx/ri yo\jvo\ifJt.ti>os . o yx'p xvu>s


C/jiUtov viovoivjos niprtpoi evcro/x' aV-3Aou .
990 >, co/ o*' a? e><J ritxi/At %xpu> ju,i,rd7Tta,Qs xpuyns
p *5&w$ eJj n'oiHS JW^/^et vxnrxovras ,
ovvo/xx yjf] hxXv rt\j%tav h\4os &s

j(^t] &AAo/

}> npcoes kAjj'couo'/j' es EAAaJ\x. vo<ftia<rxvT6s >

Fers-pSf- xpo't s-' tVD$ &c> | Aveva lo Stefano di se corretta la volgare la*
attendibil lezione , che aveva x/w% mV9$ : ma poi la felice sua conghiet*
tura, nella qual cenvenuto et pure il d' Orville , fu su l' autorit di un
buon codice confermata dal Brunclc , e adottata Osserva il medesi. no familiare ai Poeti Greci i'uso di quel pronome unito alla proposi*
zione xpc nelle suppliche j e ne porta pi esempj nelle sue Note a.lla
Medea di Euripide
Vuv o8tf yCf 'i , 9( {ji/voic &c | Sentenza di Omero acl 6> v 707*
che tono
Di Giove tatti guanti forestieri
E mendichi

Vedi la nota al v uja del lib *

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Perch ritegno tal , tanti riguardi
Di me , vergine , aver , solo qual vengo ?
1450 I' non son tal , quali di fasto pieni
Altri vi son tra gli uomini j n tale
Sendo in patria nemraen , era dinanzi ,
Quindi per me non t' arrossir , donzella ,
Di ricercar ci che ti piace , o dire :
14SS Anzi dapoi ch'amicamente entrambo
Ad incontrarci in questo santo luogo
Venimmo ; dove d' ingannar non lice ,
Liberamente mi ragiona , e parla ;
N me tener con dolci detti

a bada ;

1460 Giacch promessa gi desti alla suora


Di dar veneni ad ammansar capaci .
Te dunque per la stessa Ecate priego ,
Pei genitori > e pel medesmo Giove
Che ai supplici , e stranier porge la mano
146$ L'uno, e l'altro son io supplice insieme
E insiem straniero , e come tal mi porta
Qu a scongiurati inevitabil uopo :
Poich non mai senza il soccorso vostro
Nel lugubre potr vincer cimento .
1470 Io poscia a te per quel che avr soccorso
La merc pagherei , eh' ben dovuta ,
Come si pu da abitator stranieri :
Del tuo nome cio , della tua gloria
Il suono diffondendo j come pure
147$ Tornati 'n Grecia faran gli altri Eroi,

120

APrONAYTIK&N

T.

rfpduv r x\o%ot ng\ fxmt'pis , oli hj 7ior

wPn

995 ifpfcf ruvtfftP tytpixtvxt yoxoutfi ,


TfltW oLpyxXixs KiV (770CTH(f'aC<rHXS oiit'xs .

nxp^iviKn M.tv<ts vtypovt'ouaf Ap/adVn ,


j, n pco re n*ov<pa'o aoupn TgKgj' HgA/0/0 .
looo aAA' rf fiir ngi] imcs , eVl/ %\ov evxare M/Vcoj
crup reo g'cpg^o/ae'n , Trdrpnv \im -rnV Tg

xvro

, d$xvxToi (piXxvro , (jJ<T( oV o< xitypi riKjuuxp


xcrlpets <fli$xi>0f , to'* rg Ag/ouc' Ap/ct'JVnj
77xvvv%os opxu'oitftv i\i<r<r(xt ecPaXo/cny
loo< , s t{$\ co/ d-g^gj' #ap'? Z<rcr&TXi , g* ne cxacu/j
rffov xpuxfncv xt/cPpZv of\\ov . n 7cp ioiKXS
g"x /aop<pnJ a7ar-{7<r/J' infttir)tf4 xgxaV0<*/
fj <p<ro Hvfximv n <T' ifntM* o<rcg /SaAoOott
vixlxptov /ue/JW g'^u^n oV 0/ v$o>t &\j/jls
io io euVcj* x\ipotx{vAS , ncf xvpxKiv o/jt,fix<fiv xvtiw
cikT' g^g 0 t7/ zrx'poid'ep ezros 7Tport/x\j^i{<fxtro ,
a'AA' x/ui.vis (J>.ivixiviv oWix ndpx dyoptCfxi .

r. ion. ' /xty &c> I lateralmente tradotto cos queito passo da


( 7. 4J j. ) cui mi sono pi anche avvicinato nella traduzione :
Quovt tenus , prima cupitns egunitrt voct
Omnia } std nec prima puior iat verba timtnti .

DELL' ARGONAUTICA L1B. III.


E degli Eroi le madri , e le mogliere ;
Ch' ora per noi sedute su la spiaggia
Si querelati piagnendo ; e delle quali
Dissiperesti tu 1* amare cure .
1480 Cos da un rio periglio un d Teso
Fu dalla figlia di Minos levato,
Da Arianna , verghi , che 1' amava ;
Ed alla quale aveva gi Pasifae ,
La figliuola del Sol , dato i natali :
1485 Dopo '1 che , di Minos sopito '1 sdegno ,
Ella insiem con Teso la nave ascesa
La patria abbandon . Questa medesma
Anche i Dei

stessi amaro ; e per lei messa

Nel mezzo al Ciel di stelle la corona ,


1490 Che dicon

d'Arianna, tutta notte

Con le costellazion gira celesji .


Cos a te pur ne avranno grado i Dei ,
Se

un tanto salverai stuolo d' Eroi .

Gi dal leggiadro di tua forma

aspetto

149$ Di cortesi pensier ti mostri adorna .


Cos col

mei condendo delle

lodi

Le sue parole , le dicea Giasone .


Essa gli occhi abbassando sorrideva
Soavemente ; ma di dentro 1' alma
i$oo Le si spandeva nel sentirsi alzata
A s gran vanto 5 e fisse indi tenendo
Le luci in esso , in faccia lo guardava :
Ma con qual cominciar non sapea voce \
Tutto ad un fiato dir volendo
Tom, //.

Q,

insieme .

APrONAYTIKflN

I\

7tponp
x<pet<Pr\<rxcrx $U6nS>o$ fykt /tt/rpnj
Qxp/xxHov aurap ' >' a7vj/* %epo7v OttAkIo ytyn^ds .
101J xxi ri h et ncf\ 7ix<rxv oLvo crrtd'eav xp\i<rx<rx
xpu^nV tyJoLXt^p x'yxteo/xvn ^xtiovn *
toloi .770 %xp&o7o Kxprixros Aicrov/j'xo
v\pdn\t9 Eptos t\<P7xv xv cpXo'yx Tn$ <P' x,u.xpuyxs
S<p$x\M.<v npnxtyv xtviro dV typtvxs tifa
1020 rmofjJvn , ov rs 7iip pof'iwiv separiti
rnKrxt ncOtrtv xivo/xivn <px<rarir .
$ xXXori /u.v ti Kxr cvfos om,jxxt epe/Joy
x^o/xiiot , ori <P' xvrts tt (rtp/o*/ fixXXoy zrtoircCs *
t/xipiv (px^pfcnv uV <ppi}<T4 (Xttfw'tifi gc .
1035 c\|/tr

<W to/o/ov At^A/j 77poor7p(6^xro notipn .

" <J>pa.'ec yuv , (?s XV tc 67cJ /xnrifofjj xpynv


stV flfr cTn /uLrto\lt nxrnp tfjvds tfyuxXify
f<$ otyWf yeni(cv Xoos crx/pxirBxi ^o'vtx ,
i JVf tct /ttVonv uVTa (Pix/xotpn^x cpuAa^xj ,

toift ffim I QnJ < da osservarsi la proposizione ir per una tme


posposta al verbo : maniera non insolica presso altri Poeti Grecia come
pu in molci esempi vedersi raccolti dal Runckehio nella seconda Epist>
Crtt- in calce dell' Inn- di Omero in Ccr- Per altro rimarca il Brunclt
preso qui questo verbo transitivamente, quando perlopi non si usa che
neutro
Ivi : r<i; V itapryit o$3aA./twiv 5/it? 1 Espressione imitata replicatamente da
Ovidio ( Am- j ii ) ,
Vetqut tuos oculot , fui rapuere meo? i
e ( * ip. )
Tu quoque fute nostro* rapuisti auper ocello! ,
Viti* ioio ofv ri nm Scc I II fjni j di q testa similitudine i di Omero nel
} dell' II- ove dice :
t di

DFLL' AERONAUTICA LIB. III.


ijo5 Prima per dall' odorosa zona
Fuori cav senza pi alcun ritegno
Il Titanio venen : ed ei giulivo
Colle sue man di subito Io

prese .

Certo che. tutta allor ella gli avria,


ijio Tratta dal petto, l'anima donata.
Volonterosa d'appagar sue voglie:
Tale lanciava Amor dal biondo capo
Di Giason dolce fiamma ; e tal rapiva
Amorose da lei frequenti occhiate ;
151$ Onde per lo cai or l'alma consunta,
Di dentro si sfacea, come si sface
Ai matutini raggi liquefatta
Su le rose d' intorno la rugiada .
Ambo essi dunque or vergognosi a terra
1520 Fissavan gli occhi; or si feria di nuovo
Cogli sguardi 1' un 1' altro , esilarando
Dolce sorriso i sopraccigli loro .
Tardi al fin poi ritrosa la donzella
Soave a lui cos rivolge il dire .
1525

Attendi or tu come ajutarti io pensi .


Quando venendo al padre mio dinauti
Ei ti dar dalle mascelle tolti
Del drago i denti a seminar fatali,
Allor tu preso giustamente il punto

if|0 In cui la notte 'n due parti divisa,


Q_a
mmmm t d lui 'l euott '
<f* inttntr di gioja , futi rugiada
A yigk* intorno di tfietnt mona fft

1*4

APTONAYTIK&N

I\

IOJO n XHXfXXXOIO pOr,<T Xoiff<XoL/XiVOS 720TXfXOtO ,


c?os a.vtu& xX\av ivi <papso7 Kuxvouri
t fioSpov dpv^xcOxi 7iipit\yix ru cP' ivi $rl\vv
oipvuv CQoL^Uv , ^ x^a/erov J^o^iTTnVx/ ,
etUToT 7iupKa.'ii\v gJ rnnVas fW fidpop .
1035 /LLOvvoyerf <P' Enarn^ Yltpvrufx /^g/A/Vcre/o ,
Xt/Cav in t:xos (Ti/x^Xnix ipyx /j,t\t<rvtov .
gV-3-a P' 7r/ Kg ^gotf /u.zjuvr\M.fvos i\x<?crnxi ,
a\J/ a/70 nvpKo'nf x'px%x^o jiuioV <rg foZvoi
rie* 7io$utv operivi iu,STX<ffpe<p9r)vxi viTora ,
1040 nV. HUt)- OXxhj , Atn' 77<m$ ra kxctIx koXoutxs
GUeT' ars nxtx xcr/xov ios t-xxpouri 7:gA.aV<r{ij
T/:/ <Tg' /U,L/tTn'f<xy TO<Pg (pUp/ULXKov , t\Cr aAc/cpp ,
yxjfxva^'is <pa/(fy>we TgoV <h'/u.xs tv & oi xXnn
eV-

Fin 10} 3- Vutro) I Corrisponde al solida di Virgilio in quel verso


( jEn. 6' r J - )
Et solida impor.lt taurorum viscera flammii
Vtrs' lo}6'
Scc I Che il latte, ed il mele fossero li soliti ingredienti
nelle libazioni usate pe' sagrifizj agli Dei Inferi, lo accenna pur Silio Iralieo in quel luogo, dove anche si vedri eh' erano le pecore le ordinarie
vittime, che vi si sagrificavano ( lib> ij- v-4j4)s
Inde tibi , Alto , tibi nurnquam lata Megxra
Oorpora lanigerm procumbunt leda bidentum ,
Fundunt mella super , Sacckioue , la&is honorem :
su 'I qtial passo vedi 1' Heinsio
Vtrs. 1039- fifrcrp^di) i*is<S<* | Simile cautela , trattandosi medesimamente
di sagrifizj a Dei Inferi , inculca il coro ad Edipo presso Sofocle ( nell'
JEdip' in Col-) di non rivoltar cio la testa : e ad Amarillide la Maga di
Virg. nell' Egl- 8Fer cinerei Amarrili foras , rivoque fluenti
Transflit caput jaet } o* re>pextris
Per

DELL' ARGON AUTIC A LIB. III.

125

Neil' onde asterso di perenne fiume ,


Solo a parte dagli altri in nere vesti
^ ,

Cava rotonda fossa ; e in questa un' agna


Sgozzata eh' abbi , intiera quindi e cruda

1535 Su rogo imponla , nella stessa fossa


Bene ammontato prima: in questo modo
L' unigenita tu figlia di Perse

Ecate placa , dalla sacra coppa


Quel che negli alvei fan V api libando .
1540 Quindi qualor, delle prescritte cose
Nulla obliando , abbi la Dea placato ,
Scostati pur dal rogo : ma pon

mente ,

Che te non muova a rivoltarti addietro


Romor di piedi , ne latrar di cani ; .'
1545 Perch avendo cos tutto interrotto,
Non torneresti acconciamente ai tuoi .
Quando sia poi '1 mattin , stempra il veneno ,
E qual faresti con unguento , tergi
Nudo con esso il corpo tuo j che quindi
Im-

Per altro non era ci peculiar di questi , ma comune a tutti li sgrifij


il proibire ogni sorte d' interrompimento : onde Virg- stesso nel lib 8i
Tumpere Pallai
Saera vetat
sovra il qual verso vedi quanto ne dice Setvio
Veti- 1043- (palpun | Perunxit ha detto Orazio, dove parlando di questo fatto
medesimo , par che abbia voluto imitare questa espressione d* Apollonio
< Epod Od- 3. ) .
Ignota tauri* illgaturum juga
Petunst koe ( scil veneno ) Jascnem .

iz6

APrONAYTIKHN

T.

?<rcttt% 0L7Tiipt<rir\ , fjJyx n cre'vos , odY Ht <p*/nc


104S t dfipchr, xXXx* $*ot<rir <rx%u.tv dd-xvxrotTi
7?p&5 dV J(54 w/t d\>u/>i <r<wtoc mnxXxy/juivov ecrfto t
> W ^Apf

OX fr <T6 fdxf/xritytXV XK'jKX

ynyevtup x\^pS>v , et/o* <r%tos xi<r<ro\j<rx


<P*o^ oAtfjj' T&iJpctv . -rlfa yt /juv ok ini oNyjoV
JOjo M V<re*/, *AA' xrn/JLXp * OAttos cru> im iror* xi$Xou
X&fyo . ^ V to/ aAAo nxpit; uVo^nVflyu' ovitxp .
ai/TiV gW HpxrtpoCs {eujc
Jt'P0'' ^ **p9 oTfixpeAnV

, <*x dY nxvxr
m/'? xp<rcr$s ,

0/ 0*' n^n XATfl JAkxc vxtIx^Cut Tiyxvls ,


IO$$ <fTTtip0fA.4vw o$iOt fvoQpru ivi (iuXou e'dV*W ,
CU X6J plVO(JvO\}% TTOXX VitOlO foKiVTt
, Xx$pn \SLxv <$6f fftCxpttripou /
aV ?V aut
>* x-^-PXH^01

<rf6 7rtpt /Bp&'unj , Ximnv

aAAn'Aoo; jyq 0*' ciJtcc int/yso frii'ornTOi


1060 i$v<rxi . t dV xaaj g* EAAa'^x to?o' 7* exnri
*<tx/ f A/Vis rnAou 37$/* wVc o*' fMm
> p (f)Ao^ , p -rei ttuTcv dfyop(jur&4y(t vitcrQxi .

Krrj. 10 j-rf. au' w &c* | Mi pio creduto lecite di Adornar t* espressione colla
metafora di Fiacco ( 7. 46> )
Hnflc /or /r mtdiat , rum verterti *fuora , mini)
firn, totft" if tw io* | La volgare lezione aveva ni; ed oscurava 11 renio
Il Brunck lo ha sull'autorit di sei codici cambiato * facendogli cos ac
quistare pi nobilt , c delicatezza

DELL' ARGONAUTICA LIB. Iti.

tt7

i$$o Immensa ten verr forza, e possente


Vigor , per cui non <T esser pi simfle
Agli uomin

ti parr ; ma bene ai Dei

Oltre poi V asta istessa anche sia


Unto , e la spada :
155$ Armi ferir potran

te dei Giganti

L'aste neppur; n intollerabil fia


Dei truci buoi l'impetuosa fiamma.
Tal , ver , lungamente non sarai ;
Anzi un d sol : ma non perci tu dei
J55o Ricusar il cimento j che di nuovo
Altro soccorso i' ti dar

per 1' uopo .

Dunque dapoi , che li feroci tori


Uniti al giogo avrai , non che rivolte
Colle mani e vigor tutte le glebe
1565 Per lo duro noval ; e quali spiche
Tei solchi pullular vedrai Giganti
Dai denti del dragon l seminati
Sul nero suol ; quando tu

folta vedi

Nata d' armati pel noval la messe ,


1570 Gran sasso in

mezzo gettale nascoso:

Ed essi allor , quali affamati cani


Fan per lo cibo , correran per quello
L' un contra 1' altro a trucidar se stessi .
Tu allor la pugna d' incalzar non tarda :
J 57 5 E col favor di ci tu porterai
In Grecia '1

vello

alfin lontano d' Ea ,

Tu non ostante v dove t' caro ,


U' partito che sii , d' andar ti aggrada .
Qui

i28

APrONAYTIKfN
Qs xp' e<pn ,

I\

vtyx no^Zv noLpos o<rcr& (ix\ou<ra,

fHcmiciov XtcLpolct 7ixpri<x. ^x\purt Tus ,


1065 (A.\jpo(xi>r\ , or' i/JL&Wiv d.7inpoi 770AA0V f*?o
Ttvxov inmXoiy^cLcQxi ' xe/npw $ fu* xvrnv
g^auT/s

7rpo?q>vttv , g/Af Tg ^g/po'j

tTg^/TgprTs * cM 7*/? 0/ xV otpSxAyUoi/c A/wgf eu^Jf >


" M taleo <F, ift xpx (Tri roS' 7rrpQ7ro% o/kxcT' "xna/
1070 oiofJLOL MntTe/nj a?j
xJt' iy a^tcp/s ivros
/Aj-nVo/ua/ . g/TT*
g'/uo/ npotyptov -rote ,
to/ fx<r/
(Pto/u.XTot. , 77n uv* gV-5-gf t/^g/p xAx mi/* ^gpnVg/s
n u 770U cppg/oD o*^scToV 7^ga/ Op%ojiAivo7o ,
rie'

A/'x/ns wfo*oo 77g'Axc ; g/W (Te' xoiJpnv ,

io7S > n> W<t mVc^' vix,r\vxs oLpiyvurnv yyxulxv


n n*o*/<px'n$ 1 r? 77arrpi /xyvioi gV7/V gVo/o .
X2s (paro toV oV ^ xutoV t/W/g feKpun wi/pns
cvXof EpcS , rlov dV 77xpxCAnVV g?70$ nJd\x
** Kx/ A/n? o w/kTxs io/xxi . oH nor n/u,ip ,
1080

<reu gV/AnVga"0x/ , 7rpoQ\jy<v fxo'pov , g< g'Tgo'j' 72


(pgu-

Fin 100V ?uxfolfft | Epiteto delle lagrime , frequente presso i Poeti Di qui
che quel distico d' Ovidio nell' Eldel terzo libro Amorum , ch'esat
tamente si vede copiato in questo passo , vi coatta la comune lezione ,
che aveva tepidos emendato come segue :
Dixerat i Ma oculos in humum defeda modesto* ,
Spargebat tepido flebilis imbrt sinus
Veti' 1067- eX\i ti yjHfdt &c | E" questo luogo tradotto llteeralmente , e con
molta felicit da Fiacco ( f 477* )
1
tum vero extremo percusia dolore
Adrtpit Asonidem dtxtra : <ic submissa profatur:

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Qui fermato il suo dir , ella le luci
1580 Ai pi basso dinanzi, e largamente
Di calde il viso lagrime irrigava,
Dolendosi di ci, ch'egli

doveva

Ben da se lungi valicar gran


Quindi di nuovo con

mare .

dolente voce ,

1585 Presa a Giason la destra, il dir ripiglia:


Ormai mancato ogni pudor dagli occhi .
Ah ti rammenta ahnen , quando ritorno
A casa unqua farai , deh ti rammenta
Il nome di Medea : com' io pur anco
1590 Di te ricorder bench lontano :
Ma grave non ti sia questo di dirmi
Dove sien le tue case , e dove or quindi
Su la nave passar devi pe '1 mare :
Se alla ricca di gir pensi Orcomeno ;
1595 O all'isola vicin

forse d' Eea .

Dimmi di quella tal , che nominasti


Nobil
Che

fanciulla da Pasifae nata ,


la schiatta comun ha con mio padre

Mentre cos diceva la donzella ,


1600 Per le lagrime
Lui pure

sue tenero amore

invase , che cos rispose :

Anzi n notte mai , n

d veruno

Di te mi scorder j quando , fuggito


Il fato estremo , unqua fia ver che giunga
Tom. IL

R
Sii mtmor t oro, mei, contro memor ipsa manto ,
Creda tuli guati lo hinc aberi% , die quitto profunii
Quod cali spedabo tatui f/C'

i5o

APTONAYTIKON

I\

(^ixj^ofxan d<Pw$i\t is K%xix , /undY xe?

x\\ot

A/nms 7rpo$cC\ri<ri Hxndrpov x,ixixiv &\ov .

f&pic ' fXX\X ycCp /UL i{Of\ XUxv &U/XOS Lvdyu .


108 $ , e cri4 rts aTiiivVi 7iipi^poixos oupiti yxlx ,
7idifx7ixv iipno's re ^ efioros , iv$x XlpofxrMCs
Ixntfiovlfns xyx$v rne kUKxX/wx ,
c< nparos nolrvTi n Ae/s

ifaifia.ro vws

X^XVXrOlS , 77pQT0 dV ^Olj XV$-pU,7T0)V $XQ~4 \&\JfiV .


1090

Ktuoviw <Tn rr'vye vl^tMovi*. xx\o\jTv .


eV <F au-rp Ioc-coAhos , eV-ir 770'A/s , e'1 c/V vjij aAAou
7l0XX0Lt VXtllXC\JV4V , /?' CdV 77gp OUPO,U XKGUtfXt
Atat'ns vr\co\i M/n/w y& /xtv pfxn^vrx ,
/
A/0A/JW M/ri/nr efd^ev <px'-r/< Op^ojxzvoTo

IO95

(Tn 7TfTS ^X^fXU'o4<X4V /XOpiOV XtIu 770\i<?$Xl .


aAAc r/n to^ to/ /tA,irx/xv4X 7id.vr xyopvc ,
t/ULTpcus re J/uovs , rnXmXurrw r Apix'$m> *
xoi/pnf M/fao$ rnip xy\xov ouvofxx nelviw
7ixp^ivmr\v KxXCHcv 7rnpxroy ,

11 00

a' ipezivzis ;

cu -3*6 7.p , oJs 0ncrw to'ts ^uyxpeca'xlo M/pois


e/xtp' ficTnj , a?s a/U,^' ^arnp recvc xp^fxws e'/n .
Qs

Krj- 1086- itiii.'Kxi iCfimo j La volgare lezione ha iSpffuntt dvti ovium ; e_>
cos 4 ciuco questo verso , bench senza nominar Apollonio, da Suida , e
at\VEtimologico M> ragione per la quale il Runckenio vorrebbe ritener
la Il Brunck per altro 1' ha cambiata in ivp-iTOi multa haigns flutnt
( che io pure adotto ) su I' autorit non men di pi codici ; che sul ve
dervi conforme la spiegazione , che ne d Io Scoliaste , tratta dall'abbon
danza de' fiumi, che irrigano la Tessaglia : al che pu aggiugnersi coniormarvisi pure Erodoto, che lo Scoliaste suddetto non ha fatto che-*
copiare; e medesimamente conformarvisi Strabone , dove ammendue de
scrivono la Tessaglia ; il primo cio nel lib- 7. , ed il secondo nel

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


\6o$ Salvo all' Acaico suol ; ned a cimento
Altro pi duro espor ci voglia Eeta .
Ma se a te di saper la patria nostra
Piace, dirolla; e ne agogna anzi l'alma.
Giace da monti circondata eccelsi
1610 Terra che molti ha da per tutto fiumi ,
Tutta ricca di paschi : ove Prometeo
Di Japeto figliuol al mondo diede
Il buon Deucalion ; quello che il primo
Cittadi fabbric , temp;

al I i Dei

16*1$ Eresse; e il primo ebbe sugli uomin scettro:


Emonia questa dai vicin

chiamata.

In essa v' la mia Citt, eh' Jolco ;

E d' abitanti piene altre ven sono


Molte cittadi , ove neppur si sente
1620 L' Isola nominar unqua d' Eea .
Dicon che Minia quindi discorrendo ,
Minia, che d'Eolo vien , abbia Orcomeno
Su i confini Cadmei gi fabbricata
Ma vanamente a che v queste cose
1625 Tutte narrando; e le paterne case,
E la da lungi celebrata Arianna ,
La figlia di Minosse , illustre nome ,
Onde quell' era da ciascun chiamata
Amabil vergin: della qual mi chiedi?
1650 Volesse Dio , che quale con Teso
Su la figliuola allor Minos convenne ,
Tal cortese con noi fosse il tuo padre .
R z

Con

ij2

APT0NAYTIKX2N

T.

X2$ q>dro , fJLUXtfciourt xxlx\\jr\%tov xpoitfi *


rns & d.\iyiivtx\xi KpxMnv p^&CKoy xvfxi ,
Hxi (xiv Lm^i(j.ivr\ oL^ivu zrpotf77lijiza.ro /u.iJ$>op .
il OS

" EAAacT/ 7io\j rof hxXx , <r\jvr^xo<x\jvxs oLXytivtiv *


Arlms
cu tolos iv oLvfpoLviv , olov SinroLs
Mt'm riacr/(pan5 src'ov? t/^fx&vxi ou'tF Apid^vq
icoxJfJLCLt rZ An t/ (p/Aodjgp/jif xyo'ptuz .

Ilio

.'AA' 0/0^ ti/im /UeV


, V IcoAkoV tKnxt ,
^f-cJgo cCio
670), ^91} i/xccv alsKnft TOHritov ,
, fjLvrio'o/uM . A$oi iT nVt/Y xTrvpo^iv ni r/s oarcrz ,
V T/S Ct^SAoS C/)W > <?V K\\xOtO /AtO .
rf xrr\v yi rx^etxi

np 7i6vxoio typoiv

Svffayf /j IawAnoV x\zp77x~x<rxt xWxi ,


il 15 ceppa, <r', eV (pQx\fjLoctv iXtfyefxs 7jpo($tpo\ifx ,
fjLincTO i,ur, irr\[t Trttyijy fxivov . xt$i yxp t*r\i>
ozrpoQxTQS TT& Gaw tpicrltos v fxiyxpoitftv .
xp' e'cpn 1 i\tttvx xxlx?rpo^ioutfx zxpimv
fxHpvx rtr,"
0 y& J^n^-y i/VoCAn'dViP npoo'i'iizrt
il 20 " &xiju.ovin , Kivtxs /miv ex TrXxfaQxi x4\\xs ,
(OS JV yjt] CcTtsAo^ Cp/P , 7IS fiATX/JLWlA /3ag/$ .
, g<
fin- noi' -Axrx^.tfyav itpotsi | Conservando la volgare scorretta lezione , che
ha Karat
da x*ra
refrigero i ridicola la interpretazione, che
_ d a questo verso 1* Hoelzlino
Hac amatoria allotutiuncula , ceu aquula adspersit
Il Brunck coli' autorit di un codice conferma la emendazione , che ave
va gi insinuato lo Spanhemio (in Hym- in Pai- 66- ) , che vuol letto
kxtx^%*>v da *atr*4'>'Xw ^"""'"o s lezione che anche conforme alla
interpretazione, che d alla parola di Apollonio il suo Scoliaste , col far
la sinonimi di jcarjrna^a'rrw demulcens Su la voce poi che segue ii^iSt
nel significato di amorosi cello^uj i vedi lo stesso Spanhemio nel luogo
cita

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Con dolci egli cos detti amorosi
Dicea molcendo

la

donzella, a cui

1635 Acerbissimi il cor rodeano intanto


Affanni : e ad esso

di dolor ripiene

Queste misere alfn voci

rivolge :

In Grecia bello forse con legami


Strignersi d' amist : ma non tale
1640 Eeta gi tra gli uomini, qual

fosse

Minos dicesti , '1 sposo di Pasifae -,


N ad Arianna i' son punto
Onde ospitalit neppur tu

simile :

noma .

Di me ben solo in vece ti ricorda


164$ Quando

in Jolco ritorni : i' de' parenti

Malgrado ancor avr di te membranza .


Ma voglia il Ciel , che sin di l da lungi
Voce mi arrivi , o messaggiero augello ,
Quando m' avrai scordata ; o che pel mare
1650 Me stessa portin rapide procelle
Alzandomi di qu sino in Jaolco ;
Onde sugli occhi rimbrottar

ti possa ,

E ricordarti che pel mio soccorso


Salvo ne uscisti . Allor dappresso i lari
1655 Repente esser vorrei nelle tue case.
Nel cos dir le si spandea pel viso
Compassionevol pianto : ed ei rispose :
Cara, le vuote andar lascia procelle,
E lascia pur il messaggiero augello :
1660 Giacch su vane or vai cose scorrendo.

154

APrONAYTIKHN

T.

ti dY Hiv r!$ex kuvx ng\ E\\x\tx yxlxv ?Knxt ,


ti ri/munta, yuvxi^ t(o/{ duPpcCriv , uJVn Tg ,
tt 2<r<rtxi nW ce 7ixf%u ^goV cSs 7Top<rxvourtv *
118$ , OVViia. T<V fJLtV Traudii \J7I0tp07T0t OiKxP iKovfo
<rjj /?ouAp , ree' d^' aurg xx<?t'yi>r\ioi rg grx/ re
*

^o-Xtpot Heuicrntos a\JW i<r<<$v xKolrxt .

r/xrepov <Tg' Ag'^oj $x\x/xots ivi Kouptfiotti


tt 7iopffa,vt6ii ovA' clm,/ul6 fiajtpn&et (p/Ao'-rriTos
1130 m xKXo t 7TcCpo{ ^oCuxrovye /u,e/u.opjuupou d.i*<$M.x\\j<\,xi .
X2$ <j>a*T0 rp <A' ZfloarQs Kxre/Cro $utxi aHoup .
ifi7rns
ipy xifnKx Kxr6pp\'yt\<r WirQxt .
crx.trA/r\ co fxv fnpo'v X7ixpvr\<rt<xQxi $M.t\Kv
EAAa'<T* vxitrxtv . cJ$ 70/) -rotTg AuufgTO Hpn
1 13 S o<p/5<t xaKoV IlgA/'j) /gpnV g$ IcXkv Ikoixo
A/a/n Mn'<Tg/a , A/wouo**' 7g 7rxrpl$x yxlxv .
H<Tn tf1' dju.(^7ToXot fjjf 7H7ptijo\j<rxi xnttv
<rryp UvtdtyvKo ifoero

n/uuxlos apn

Vtn- 1 1 1 8 SaXaVws f'vJ xxpiVstrt Sic- | Qui vuol modestamente Giasone dare
a Medea speranza di prenderla in moglie se si determinasse a partir seco
La frase roptitrini Xfy.0* che < di Omero ( II. J4'**ftv*t'*fx .
M*(pt ptr fargli il letto ) , e che i equivalente all' altra dal nostro stes
so Poeta adoperata al vers* 40- d questo medesimo libro t'yrmn A-fyoc ,
questa frase dico sarebbe equivoca se non fosse determinata dall'epiteto
xnpiiioti dato al xhs'iiait . Qjello che propriamente non vale che juvenilit , applicato per ad una casa, o stanza la determina a significar quel
la , ubi alifua virgo juveni marito nubens petvenit ,, dice lo Scapola : e in
questo significato deve qui prendersi Dato questo epiteto ad una casa_
da Omero in due luoghi dell' Odiss. non , panni , ben reso dal Salvini
per tata giovtnile
Veri 1134.

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Se a quelle sedi mai, se al Greco suolo
Unqua venisti , riverenza , e onore

Dalle donne , e dagli uomini averesti ,


Che adorerebber te siccome un Nume;
166$ Perch di questi a casa li figliuoli
Tornar per lo tuo ajuto , e fur di quelle
I fratelli , gli amici , e i freschi sposi
Appien salvati dalla strage illesi.
Tu nel talamo poi nuziale il nostro
1670 Comun letto faresti; e non potria
Dividerci altro mai dal nostro amore
Pria che ci copra destinata morte .
Di Giasone all' udir queste parole
Ad essa dentro si struggeva V alma ;
1675 Ma l'opre nel veder di luce indegne
Inorridiva : e pur non dovea a lungo
Negar in Grecia ( misera ! ) di gire ;
Perch cos V avea Giunon fissato ,
Onde di Pelia a danno in Jolco sacra ,
16S0 Lasciato

il

natio suol , Medea venisse.

Ma gi le serve di lontan guardando


Attentamente si crucciavan mute .
sebbene del d V ora volesse ,

i- n 34- *5
rSk &c- | Replica il Poeta lo stesto tenrimento al v.a4i.
del libro seguente: ed e 1 un passo, e l'altro quali colle stesse parole
espresse da Apollodoro nel lib- (. della Bibl. cap. 9. rfri ? rfw Hm
V A3 tuxft. Mfeu TttX^ & ,iy, Junonis ira. ut M.ica nialum ..
ret Peli* .

i36

APTONAYTIKfN

T.

avjz oiKv^ vi'eixQxi f nV fxirx fxmipx Kovpnv .


1140 r? <f ouT6> Ko/xins /uufivrifJtifo , rpnflo yxp ci
\j/.s /xZs M.op<$?i re yg\ c(.}uv\foi<r/ Xyoiviv ,
1/ fui xp A/Vor/cTnj 7rg<puAa.7Ag''0S evj/g* 7?sp nucfa.

(Ti/p TJzcxjfidLixivov , ho./' t/j nt enxa-lx vmvq


II4S >, &vtlw ' xvrts

a'CoAnVo/ttgf gV^a'J1' iovrs .

12$ tc 7* JAAn'Aa' xyxvois ini rcarou Smvfft


776t'pn$i> fxerx <F aim 'tr/j.xyov . jTto/ In erav
g/j itipous vcj\ vr\x xt%xpu.vos capro pe'evQxi '
rf erg" ^tgr' (jl<QI77\ous a/ oV c^gcToV xvrfidXn<rxi>
USO 77XIXX (JL0Z TXS & OV Ti 7Tpi7!\0/JivXi fo'W .
xj/u^n' 7a!p ^g^g'ga'o'/ M.x%$ovin mnrro .
xrofjL^rots

nfotvi Sans 7TQr\<rxr

aWmt 1

x*/'
gVg'pp AtfV ^g/p/ Aa'C nV<t , rp d*' ayj /VaVSAnv
Pa/oVAeViP , ovpr,xs iXxuvi/xzv 0/ JV 7i\iv
1 1 55 -vpov 7iity(xtvot -noti ePaluxToc. mV cF cCvtovtfxv
Xx\mo7?n TTspi nxaxlv oUn^/u^yn ipiuvtv
AH

V*ri> uff Mr*%Wtt I Lo Scottaste 1 questa voce vi noci


ri vk ;nn(e kabtnat non ttnenti

iw'x*1*"1*

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

157

Che di ritorno a casa la donzella


i6$$ Fosse di nuovo alla sua madre appresso;
Essa per non pi si ricordava
Di riporsi in cammin ( tanto sentiva
V anima sua piacer dalla figura
D'esso egualmente, che dai dolci detti ) j
1690 Se il figliuolo d'Eson, fatto ormai cauto,
Tardi, sebben , non 1' avvertfa col dire .
E' tempo or di partir j perch

nOn ci abbia

A prevenir col suo cadere il Sole ,


E del tutto si avvisi alcun straniero ;
169$ C incontreremo ancor , qu pur venendo'.
Cosi que' duo F un V altro sino allora
Si avean tentato con soavi detti ,
Ma 'poi divisi , a ritornar s' affretta
Lieto ai socj Giasone , ed alla nave :
1700 Ed essa alle sue serve ritornava.
Queste allor tutte ad incontrarla insieme
Le si accostar ; ma d' averle essa intorno
Non se ne avvide : che volata 1* alma
Erale gi dal suol sino alle nubi .
170S Quindi coi pi , mossi da lor medesmi
Il veloce sal cocchio : e la briglia
D' una mano afferrata , e con quelF altra
Il bel scudiscio da cacciar li muli ,
Questi incalzati la portar correndo
1710 Per mezzo alla Citt sino alla reggia .
Calciope al suo entrar tutta affannata
Tom.il.

A in

138

APrONAYTIK&N

I\

n dV 7:x\f/1p07Ti'ri<rtP cLfxr\%xvos oCr& ri ftxfattp


tK\\Jv , cut

x\j\<rxt xvtipofjjvq AeA/nTo .

JV'g & M 0ct,uAa) ctpg'Ax/ H\/vdripos 2V6p$e ,


1 1 60

ipUV&ixvn Xxiy ini %etpi nxpsmv *


u-y/a*

gV/ (iXtQoCpcus t%ev oixixxlx , zropQiipouira.

olov e'p kxkov ipyov m^uvdicrxto /3ouAj> .

Afovt'^ns

ot cfn rUpoa ^xum /uuk1o

tv %<lpri o&i Totitrye HxlxvpoXindv i\txrQr\ ,


Il 65 &/3t' /Ymu crf ro7<ri , nriQxucrHcfxivos rx i'nxcrx ,
npcietv es otxiXov /xou
ini vnx 7T?'Xx<r<rxp .
0/ dY AUP dfJ.(^xycCnx^ov , Voos *JW , g* t* pioplo .
a.ijTxp e? to7s Tramer**" txtrwtnt dYfgx Kotipng
cTg/y Tg Qxpm,xkov xivv 0 & ofav oo erx/pav
1170 Id\x.s 1T0T xnxvtu^ dVKcaV ^o'Aof 0/ JV dV
ynd'tfvvoi , rnAtos /,gV , gVg/ fg'cpots zpyxd>z vvhs ,
UKnAc*" g'/xe'AojTTo sre/)* ffQi'tfiv * xrxp V' rio?

Vtrt Iif7> TxhnrpKlYUW I Si so croi mende tvifuXffmt reversi eun's D lume


a questo passo l'aler del v 740 di questo scesso libro, dove si rappre
senta Medea in uno stato di agitazione simile al presente .
Veri' 1170- lan yjKov | Espressione pi forte di quella di Omero 0 Isuiuv
xxrtbuv (II- fi. toi') , che il Salvini rende beccandoti il suo cuor
Vtrs iijx' ty.,)K-i t'u.iKnTo | S i questo passo come volgarmente leggevasi, una
lunga nota vi appone lo Stefano per difendere Apollonio dalla taccia,
che gli d lo Scoliaste di aver in questo commesso un solecismo Vi so
stituisce per una lezione , che il firunck riprova , come non Greca : giac
ch tale iiAkiotTi , che vorrebbe egli leggere La corretta lezione , che
noi abbiamo seguito era prima stata insinuata dal Brunck istesso per una
felice sua conghiettura s confermata poi posteriormente coli' autorit di
un buon codice

DELL' ARGON AUTICA LIB. III.


A interrogarla non tard pe' figli :
Ma da pensier di nuovo ricomparsi
Medea confusa n sentia parole ,
171$ N voleva a ricerche dar risposta.
A

seder dunque s d' un basso scanno

Infra il

letto si pose ; per traverso

Colla sinistra man sotto le guance


Sostenendosi il

capo , e molli avendo

1720 Degli occhi le palpebre: dal pensiere


Agitata di qual mai si facesse
Col suo consiglio

a parte opera rea .

Giasone poi quando si un di nuovo


Ai due compagni , in quel medesmo sito
172 $ U' disgiunto se n' era nel lasciarli ,
Con essi insiem , mentre lor sfa narrando
Ogni cosa , alla torma degli Eroi
Si affrettava arrivar : onde alla nave
S' avvicinar cosi tutti tre 'nsieme .
1730 Quelli vedutol , Tosto lo abbracciaro ,
E interrogar: n tarda egli

all'incontro

Della vergine a espor 1' avviso a tutti ,


l il possente a mostrar veneno avuto .
Solo , e indisparte dai compagni stava
1735 Ida rodendo

da per se

la bile:

Ma di gioja esultavan tutti gli altri,


Sinch fermati dal notturno bujo ,
Cheto ognuno

di se cura si prese .

Al comparir poi tosto dell' Aurora


5 a

i4o

APTONAYTIKfN

I\

7if.7iov g's Atvctw HvcLt , <T7ipov (rnfov\x%


aVtfyg <Tua , 7rp fxv arv dpr\(piXov T&XoL/m&voL ,
1175 cuV cTg

A^xX/J^nv , f/x kXutv Ep/jiej&o .

$.V <P' ^.gv , cuo*' ctxfaf&v v ' 7ipi oV cr<pip io&ft


xpt/toP Aitimi %x\77os s a.t-\ov Mvrttt
Aovicto fydKoPfct , ov Qyvyip ivi 0r,'Cjj
Ka'dVos , or Epic7?ni> i{i)M,zvo$ tfoatyi'KXPB t
1180 Tttyviv , Apnria^t Kpt]i>p ntoupov ivrx ,
jV$<* ^91] 4vvoL<r(h\ , sTo^p /Wj , e 0/ Awc'A^ttP
Zttxcb fjLK>i:o<syjvr)<ri xpcnyrir upxv o^clo .
tolj dV <* Tprimis , W7re\ 7gn/'<a' ActVcKrtt ,
A/r'rri 770'p J'Zpov /u.af , aura Tg (povTi .
1 1 8 5 x/

0 /xv Aovioiftv vi<y77tipzs nMotart

liaJVws Aymop/fns ini ynyeri evouTo AaoV ,


Aptos

Veri- 1178- Aw/sis IfxxoVTtf I Lo Scolaste qui nota, cfie Aono sr in vece di
Beozio ; perch Aonia si chiamava prima la Beozia Cos poco dopo Ao~
mi campi t per campi Tebatvi , o Seozj : e ci perch come dice Sera
bone nel nono Bxotiam nitio barbari ttnuerunt Aonet Presso i Latini
piti frequente questo epiteto- Fiacco per invece chiama questo dra
gone Echiqnio
Ivi i Styvyto evi jSij | Deriv a Tebe, si die* negli Scoli, questo nome da
Ogige suo Re ; che Corinna ivi citata , dice figlio di Beoto Altri met
tono questo Ogige fra li Re d' Atene , sotto il qttal rapporto degno da
vedersi quanto ne scrive ii Srg- Larcher nella Cronologia d' Erodoto per^
fissarne la precisa epoca Della celebre inondazione sotto di questo av
venuta , ed alla quale i Mtogran han dato il nome di diluvio d' Ogige
dice S. Agostino ( De Civit- Dei Iibi8*c 8- ) , che majui fuit guam pa
tita tempore Deucalicnis
Vtw i iSo- AfUTtit xp'* | Euripide nelle Fenisse chiama Dirceo questo fon
te ; e sotto questo nome ben pi conosciuto presso li Poeti
feri- n 81.

DELUARGONAUTICAUB.nl.

i4i

1740 Ad Eeta per gir due destinarci t

Che il seme a lui chiedessero: fra i quali


Fu '1 primo Telamon a Marte caro ,
di Mercurio V inclito figliuolo
Etalide con esso . Ambo sen giro j

1745 Ne

giro in van : eh' Eeta il Re, venuti,

Dell' Aonio dragon

Ior diede i denti ,

Formidabili denti pe '1 cimento .


Fu

Cadmo quel , che questo drago uccise ,

Che a custodir stava

di Marte il fonte

1750 Col ne' campi dell' Ogigia Tebe;


Quando a cercar della sorella Europa
Vi venne , e dove anche piant sua sede ;
Preceduto

nel gir l da giovenca ,

Che gli di Febo coli' oracol


-75$ Perch di guida

suo ,

nel cammin gli fosse.

Dalle mascelle dell' estinto drago


Que' denti

estratti , la Tritonia Palla

Parte ad Eeta in don ne diede , e parte


All' uccisor medesmo , a Cadmo istesso ,
1760 D' Agenore il figliuol ; che seminando
Quei denti stessi pegli Aonii campi ,
Vi

yirs> 1 1 Si- (tutvrjffi/Vw* | Questo oracolo dato da Apollo a Cadmo ri fa con


lervaco dallo Scoliaste d'Euripide: ove rapporto alla giovenca, di cui il
fa qui cenno, cos si legge:
Ivi t' accorta , e una giovenca prendi ,
Che far gran mugito Uc

questa per tua scorta prendi


Valla via, che seguir diritta dei {/e

,42

APTONAYTIKQN

T.

Ap&os oLfjiOoffos oiot v cPovpi \inovto '


rod dY rdr Aiirrns inope yAttL hU <pip&<rQcLt
Ttpctypovim imi o fA.iv i<r<ra.ro inipane

ols$\ou

li 90 i%CL9VtfttP $ ti HXt mp ini tyya [iouri /3,'Ao/to .

Hg'A/os t*.iv ,7;G>iv pifxvnv tiltro youa.v


ivnpws t noirxs V7rip lupicLs hi^ionnaiv
Nu tf1' '727ioi<Siv eC*AAs^ 77/ t^vyoC' rei dY ^cl/jluvcl
ivruov r\pa>$ ?7p< m/crju.a.o'iv . aXncCp InVae
119$ Avr/x' fW

EA/Knc iwptfytt aV7f'/>gc pHou

h\$'6v , ovpxvo'-^f cTe" jrcuto'xnAcj 7?

a/^np ,

Vtrfiilj' Ajtfo; /iwovTs; &c | Mi ho preso qualche liberti nei rendere questa
espressione per pi avvicinarmi a quanto abbiam della favola su la jeam- ,.
bievole guerra insorta fra quegli uomini nati dalla terra Oviflo -avendo
forse presente questo luogo ( Met- j in )
suoque
Marte cadunt tubiti per mutua vulnera fratres
Qui poi si accennano quei cinque, che si dicono essere restati superstiti ;
dei quali li nomi come si leggono anche presso Io Scoliaste, sono Udeo
Ctonio > Pelore , Iperenore , ed E eh io ne Ovidio nel luogo citato :
Quinqus superstititui J quorum fuit unus Echion
Firs* noi vwrc uirp xptai At'SMTviw I Espressione Poetica per significar .
1' Orizonte La ha imitata Virgilio in quel passo del lib- 4* dell' En
Oceani finem juxta solemque cadentem
Ultimus /Ethiopum locui i/c-
che il Caro traduce ,

Uel lido estremo


Dell' Ocedn , l dove il Sol si corca
Dell' Etiopia all' ultimo confine ,
Vtw uo)> %nti,\{ | L'uso di questi letticciuoli in nave peculiare degli
Argonauti j forse perch tutti Eroi : peraltro nelle navi ordnariamence i
remiganti dormivano su i nudi legni de' banchi ; onde Virg* nel quinto
" fusi

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Popol vi

145

colloc dal suolo nato ,

Di quanti il mieter risparmi dell' asta


Nella scambievol guerra della messe,
1765 Eeta poi pronto fu

allor di dare

Da portar alla nave questi denti,


Perch il fin del cimento non credeva ,
Che di compir fpss' egli mai capace ,
Quand' anche imposto avesse il giogo ai bovi .

1770

II Sol frattanto Vespertin da lunge


Dell' Etiopia all' ultimo confine
Sotto il nero Emisfero era disceso ;
Ed attaccati dalla, Notte al cocchio
I rapidi corsieri , i letticciuoli

1775 Apprestava!! gli Eroi presso alle funi :


Ma Giason quando declinar le chiare
Stelle osserv della volubil Orsa ,
E 1' etere su 'n Ciel fatto ormai cheto ,
Sen

fusi per dura sedlia nauta :


e di Ulisse rimarca Omero nel i]> dell' Odisi' j come pei una distintioae t che a lai

steser coltre , e lino


Della nave incavata sopra i palchi
Acciocch dorma riposato s t dolce
2/ella poppa .
i
Su la voce poi
vedi Bsichio
Vttu 1195. IxXthv | cco quanto nafta s questo passo lo Scoliaste; Dice il
Poeta, che Giasone avendo osservata la declinazione dell'Orsa, comprese
esser quello // tempo indicatogli da Medea : e I' Hoelzlino sii questa nota
dello Scoliaste aggiugne che dotta ; perch sebbene non occidat Uria
major

I44

APrONAYTIKDN

T.

n p" es ipn/UM'w k\c7m\o , ni/re ris <pa/>


c? w<t(r/ %pri<r<ft ' Trp ysCp t' x\iyuvtv

incuria.

njULxnos ' $>t)Xut> ju.ii> oiv , yxXx t' skIoSi 7roi(jt.pi\s


itoo Apyos dv n verni . ra tT' g' xrfi sAe ^no's .
fltAA' ori dV /^g %Zpov , oris Trxrou info^y Hiv
Cv$p(7:(V j KX&XpytflV IJTTdflOS tiXjxtvrjfiv ,
eV^' tiro/ 7ix(JL7ip(\x Xoftfxlo fjuiv 7totxju.o7o
txyas piloto ripiv cTg'^cay x/x<p dV (Qxpos
120$ ffcrxfo HUX'viOV , TO (ti? of 7TXpOS

fyuxXt^i

Ar\/*vix\ Yv|//?7u'An ,'JWs lAvryjLniov ims .


7!f\^ulov <F ctp'

tmirx 7rt<f*q ivi (i^pof pv^xs

VnW O'^li^Xi , fW tf*' pptOU Tflt'^g Xxifxv ,


xrv r gi7 xx$\j77ipQi rxvurrrxlo d\x7g dV Qtrpoi
12 io 7rDp xjTivtp'iv ist ini ctV ju,tyx(Pxs %e'& XoiQx's ,
Bpjju,( HtHXritfKCiv Ekxtw i7ixp<yv x^Xav .
Ka/p" 0 /iceV xfx.xXo'xs 7id\iv <fft%ei> . n' <F xovtx
Xi\J(jJoV i% VTrxWtoV fivr >ts XVT&CXWV
ipoTs A/cWd\w ^g'p/c; dV ^ui* i<f[iq}x,v<avro

major , tamen in Spktra obliqua nclinatur Su '1 non tramontar dell'Orsa


c celebre quanto ne dice Omero al vers- 480. del 18^ dell' II* ripetuto al
vers- *7f' del f dell' Odiss.
Che d' Ocean da' bagni i sola esente :
'espressione spiegata da Strabone , e difesa dalla critica , che se le 6
fatta d non essere l'Orsa la sola stella , che non tramonti col dire , che
Vrsm nomine intelligit ( Homerus ) Aricum circulum
Vetf 1 n 4- -xi'ptt U (un &c- | Non pu, come fu da alcuni falsamente credu
to , passar per traduzione di questo passo quel verso di Varrone Atacino
conservatoci da Nonio , che cos suona ,
Cujus ut adspexit torta caput angue revintum :
poich ne risulta un senso contrario affatto all'originale Greco , in cui
anzi s' impone a Giasone di non guardare Per altro asserisce s que
sto

DELL' ARGONAUTICA LIB. Ili-

i4S

Seti v nascoso iti solitario sito ,


1780 Qual ladro andria , con quanto d'uopo seco;
Tutto provvisto avendo prima il giorno :
Giacch fuor d' un ovile e 1' agna , e '1 latte
Argo venendo avea con se portato ,
E dalla stessa

nave ei preso il resto .

1785 Quindi qualora essere il luogo vide


Fuor della via dagli uomini battuta
D' apriche rive , e non da sterpi ingombro ,
Col nell'acque di quel sacro fiume
A dover prima il molle corpo asterse ;
1790 E si vest di nero pallio intorno,
Che Issifile di Lenno gli

avea dato

Del suo infelice amor pegno lugubre .


Ci fatto poscia egli cav

nel suolo ,

Un cubito quant' , fossa profonda ;


1795 Scheggie vi ammontichi ; sgozz poi ragna;
Indi a tenor del rito la distese
Sovra la pira ; il sottoposto fuoco
Arder le legna f; libando alfine
Miste libazioni Ecate

Brimo

1800 Invoc, 1' ajutrice ne' cimenti.


Invocata che 1' ebbe , egli di nuovo
Con ordine sen riede : ed all' udirlo
Essa , la Dea potente , di Giasone
Tom. II.

Ad

sto luogo lo Scoliaste solita Ecate a comparir coronata di serpenti , e


rami di quercia : e ci siili* autorit d' un passo di Sofocle nella perduta
Tragedia intitolata PKtfr'fwt : il qual passo come fu dal Valkenario emen
dato, si riporta dal Btuuck

i46

APrONAYTIRQN

I\

1 2 1 $ tr/tipf&Mot $putvot<ri //.trai 7flp$>ori ^poUofla


<f[p<n\i cT' nupitftov cTa?JW cg'Acts * ttfiQi Pi* riivyi
cfyi'ri u'AaKp %$>viot wiv&s itpQfyovro 77/Vga tT' trp&fxt TTcLvra. Kxrc cr/Qov cu cf' cX.oAv%eip

1220 tycCanfos etoL/AZvnv A/uixpxvrtou ttXJcmUau .


A/oWJW F r\roi /xiv eAe $os , d'AA***

odo*1 <$

ivrpoTTCLXil^fJLiyov 770<Pes tKfyzpov t oQp roipotft


(aikIo Kt&p n<Tn tfg' (po'aj pupctitos U7i&p^i
Koti/K,Vou n'/5<7ewij HaSs /3a'Aei> a^TeAAoucrx .

Kct/

p^n* i\\6- raaVrnT KHpt'sin &c | Allude Aristofane a questo splendore,


che accompagnava la comparsa d' Ecate in quel luogo delle Rane v-ipj',

Jan* i^nt coruscat


Tota fati
ivi : */*<pl ~ii riiyt Scc- | Anche Teocrito ha detto nell' Id *
Ed alla sotterranea Ecate orrenda ,
Per cui in tristo tremar scuotami i cani,
Alloracki de' morti per le tombe ,
E in mefto al nero sangue ella passeggia
Virgilio poi imitando tutti due ( Mn- 6-if6- ) ,
Sub pedibus mugire solum , juga capta moreri
Silvaram, visnjue canes ululare per umbrant
Adventante Dea
e Seneca nell' Edipo v- *6o.
Latravit Hecatcs turba , ter valla tara
Sonuere mttstum , tota succusso solo
Pulsata telius ^
Per altro essere ad kcate sacri li cani i verissimo : anzi arriva Licofroae
a chiamarla wnt^ayt canivoram , o piuttosto canicidam , su '1 qual verso
vedi Gio Tzetze , e i posteriori suoi commentatori Cantero, Menni*
e Poeter
Veri' m?.

DELL' ARGONAUTICA LTB. III.

147

Ad incontrar vien dalle sue latebre


180S Profonde il sagrifizio . Angui tremendi
Fra rami il capo le cingean

di

quercia ;

Folgoreggiava un gran splendor di faci ;


Acuto suon di sotterranei cani ,
Che latravan d' intorno si sentiva ;
1810 Tremavan tutti al suo passar li prati;
E persino ululavano le Ninfe
E le palustri insieme, e le fluviali;
Quante appresso s* aggira del padule ,
Che nello scender gi dalle pendici
181$ Dell'Amaranto il Fasi intorno allaga.
Giasone , ver , fu da timor sorpreso ;
Ma senza pur volgersi punto addietro
Lo portarono i pi , sinch ai compagni
Si congiunse

tornato : ed era ormai

i8ao Quell'ora in cui sul Caucaso nevoso


Sua luce getta la nascente Aurora .

T t

Eeta

Vtrf >att A t ikih*%n &c | Virgilio ( M*> 4*


),
summoqut ulularunt vertice 2/ymph* ,
che il Caro traduce s

i e sopra al monte
Ne ulularon le Ninfe i
Sa *1 vero valore di quesco verbo , che propriamente ti a per esprimete
gridi specialmente femminili d'allegrezza, spavento, o letizia ne' sagri
ti vedine lo Spanhemio suii' Ina' in DeU di Callimaco al v ?8>

i48
122 s

APTONAY TIKQ N

I\

Ka./ toV ap' Aitimi 7rzp fjuv cflt&irffiv h<fto


$cipmx trtoLftov , tv oS 7iptv i^emp/^xs
a<pa>/Tf/3is $>\eypx7ov Apns n x^pv Mi/xxfix
^pucg/nc <F eW npxri Kpuv -d-ro rf(px(pd\npop ,
Xxfxxo/xivnv t ole t Tiiplrpo^ov irtero (pifyos--

12 JO lXiOV t OT TrptoTOV dvtp^iXXt Q.KCLVOO .


dv <Tg 7ToXvptvov vfc.a. ordxos , dv dV j^j f>f%os
fnvv , d/xxt/xdKirov to' AteV cu
t/s aAAos xnt'arln
dvJ'pZv ripcQv , Vs a'AA/^ro^ HpaKAnx

1235 t< dY ^51) oJkiwgJW 17I7t(v iiixnyx t/Vtppoj


ttfyi tiXcl <$>&d-tov i77iCn/ui'Xi dv dY vcj\ xvros
(Ititrxro , p'i/Tnpas dY x_tpolv t%tv . tn dY r^Ancs
r\\xc&v vpelxv kxt x/xoi^nv , &k g? ae'-3>A<a
7:xp<f\xir\ cv <JY cr<p/^ x7Ttprros VcoTo Axe's .
1240 c/cs

IcrQ/xwv i7<rt XIo<xu$x(v is dyH'.a.

dp/ULOLff/y i/xQCxoS , rf Txivxpov , r? oy Af'pvns


i/tTcop , n'g' Kxr" xXtfa Yxvr/ov Of%r<rlo7o ,
nxt r KxXxupaxv /aera dM -Su/** vi'<x<ttxi 7?7zrojs
*g'-

Prs, i2itf- retilo | Di due spiegazioni, che d lo Scollaste a questa voce, io


mi sono attenuto alla seconda , nella quale la fa sinonimi di iitxy!'
Sulla medesima peraltro, di cui non devono confondersi gli altri signifi
cati, vedine Esichio , e sovra d'esso l'Alberti ; noti che il Nunnes, e il
Paw sopra Frinico alla voce raro'c.
Vtti* 1141- pijtxffiv | Ho spiegato per quadrght questa voce , che per se non
varrebbe che semplicemente cocchi : perch come tale si rappresenta sem
pre quello di Nettuno Orfeo, o chiunque sia l'autore degl'Inni , con
maggior precisione aggiugne all' ami l'epiteto di tjt/>xo/ , cocchio a
ciattro , come lo spiega il Salvini*

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Eeta allor s' arm di quello il petto
Fermo torace , che gli di gi Marte
Dopo di aver colle sue man Mimante
1825 II gigante di Flegra a terra steso :
sul capo si pose elmo dorato
A quattro alti cimier , che risplendea
Qual la rotonda illuminata faccia
Del Sol , quando da pria surge dal mare
1830 Quindi brandisce scudo , che compatto
E' di ben fitto cuojo , ed asta inoltre
Grave, ed invitta j che di quegli Eroi
Altro nessuno sostener potria ,
Dopo che lungi di col lasciaro
1835 II grande Alcide, che avria

sol

potuto

A fronte star del poderoso Eeta .


Teneagli inoltre il suo figliuolo
( Fetonte detto ) la ben

Absirto

fatta biga

Coi rapidi destrier , pronta a salirvi ;


:; S40 Ed egli

anche sHito, in man

le briglie

Prese ; e quella guid per V ampia strada


Della Cittade

fuori onde presente

Al cimento trovarsi : immensa folla


"Di popolo

con

esso

insieme uscendo .

1845 Quale salito su le sue

quadrighe

Sen v Nettuno all' Ismico certame ,


OJ al capo di Tenaro , od al fonte
Di Lerna , o a quella , che abitar gli Janti
Sacrosanta di Onchesto
i8$o Ovvero quale da

alma boscaglia 5

corsier

veloci

1JO

APrONAYTIKfN

l\

virpnv & Ai/uLov/w n J*6vfyt\6t>rz Tpau<?ti> 1


i4S tg/os

Airims K\%cn> dys nev /dY<r0x/ .

TY<ppct, cT MndVn* V7ro^t)iu.oatjp^<fiv InVap

n'dY <fo/30 fipt&pcv $ 7itp </W /'<p<5$ c^cup/ & irxtpoi

iajo kvo Topu yvdfj^xi tvtQov yi non . aAAx'

awTs

cLa.ys HpaLrciptQftv v<rK\riKU 7ta.\<L(jjQ<fiv .


fltuTccp o* to7$ <l/m1ov xoruv Acpxpw'oc IoVs
k^6 77fltp' opi&xpv M.6yoi\a /<J>g< aA7o

aa>Hn'

pcuaflrp k/u.ovos cu<r7g , 7ix\tv\u7i{i ' ot o'/jloCJwap


ii$S yr&c'<rvvoi npaes in Xntoppa'iv oC^Xou .
Hg\ c^, olCts iAfrt7iu[a. nxXwsro Tu dY ju.iv aAxri
ffM.ep<Pa.Xn , iq&ro's r ^ xrpo/xo^ . */ <P' KoirepQi
XJlptS 7Ilpp<L<f9.\rT0 TTpt 9%{*U tf<]}piy<A<fXl .

Vtrs' nrj- VX | Esichio fa qutsr* voce sinonimi d cxv/*irr</i : e va!e_


ftrrum txtrtmum , fHO /ma hastilti fan prafixa est , come la spiega Gio
Schaufelbergero su 'J vers-44}* del decimoterzo dell' II d'Omero, dove
adoperata Il Salvini non ne rende ^intiera l' idea cot-tradurla l' tttrtmit della lancia
Fin* iiy8- ff<tyty<to<u | Su la vera forza di questo verbo originariamente spie
gato per turgto , vedi Timeo nel Lessico Platonico , e il suo commenta
tore Rubnkenio Io mi ho creduto nel tradur questo verso permessa qual
che liccuza per readcrne adequatamele l' intero senso

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Tirato spesso il Calaurese suolo
Si porta a visitar , 1' Emonia Pietra ,
O la ferace d' alberi Geresto :
Tal neir uscir dalla Cittade Eeta
85$ Dei Cole hi il duce , era quel di a vedersi

Intanto di Medea giusta F avviso


Il farmaco Giason distemperato ,
Su lo scudo d' intorno , e su la forte
Asta, non che sul brando lo cosperge.
860 Li compagni, che a lui facean corona
Di queir armi tentar tutte le prove
Cogli sforzi maggior ; ma non poter
Mai queir asta incurvar neppur per poco :
Che inflessibil cos ridotta

affatto

2 6$ Alle pi forti man s'irrigidiva.


Ma con lor sempre d' insaziabil ira
D' Afarete il figliuol Ida infiammato
Con tra F ima vibr ferrata parte
Della stess' asta con gran spada un colpo ;
870 Donde il taglio per venne rispinto,
Qual da incude martel , eh' ripercosso :
Losche gli Eroi vedendo n' esultaro
Con bisbiglio comun j perch' indi speme
Nacque lor di vittoria nel cimento .
875 Dopo di ci s'unse egli pur medesmoj
E immensa forza entr subito in esso
Indicibile , intrepida : ben ferme
Da turgido vigor fatte le braccia .

iSa

APrONAYTIKHN
tk <T' or

T.

cLpritos ?7i7ios itXf'fJLtvoi. 7io\4fxoio

12 60 <rKxp$-/uL(u ent^p/jLid'Of Kpou 7iov , xrxp V77ep$>$


KudW** 6p$ol<rtv Iti oucl<tiv x^iv xzipu
roloi xp

A/oWJ^ns inxyxhro naipru yalav .

TioXXcH <P et/)' eV^a ^ gV^a /uurxpcrtov t%yos ttx\\zv ,


a'<rWo\t %&\H.ft\t> fxiXlnv r ivi %zp<r T/r,'<ro\ap .
126$ <pa./n$ xe {ptytpolo xxt' x^pos xvq-outxv
yitfJApltw <f\po7T\v $x/u,ivv /u.rz7rou<Qx?<r<rQ%t
fx *,g(ffa)' 1 or imirx &t\xvrx\ov o(x$pov xyavlxt .
tot' gzrg/r' ou <fnpoV g-n r^nVgcflx/ x^XM
IxtXXov ' draip h\tu<tiv 7Ttcr^p< t<f>p\jv$v7s
1270 pi/xtyx t*d\' g'j 7T&(Pi'ov r Apri'iov n7T&iyovro .
rcrcroy dV nporpeo 7iiXiv x<rfeos xvri7ipr\$iv ,
Vero;/ t' ex jSotACr^es gVn'CoAoc xp/xxri v<f<sx
yi-

Virf u fp* s V r ptiio? | I! fondo , e li color di questi comparazione 3 non


che pur anche la sua applicazione sentono di quel luogo d' Omero , che
sebben lungo alquanto , pur qui necessario di trascrivere ( II* lib'6* ) :
Come quando un cavai , che fermo stalo
jt mangiar nella stalla , a un tratto quella
Dimora disdegnando , e quel soggiorno ,
il legame spedato , se ne corre
Per la pianura , battendo il terreno ,
\
Uso bagnarsi in ben corrente fiumi
Orgoglioso , tenendo alto la testa Oc
Paris cos di Priamo figliuolo
Dalla rocca di Pergamo fra gi
Tutto nell'armi, qual Sol, rilucente,
Giojoso , e gajet &f
Di

DELL'ARGONAUTICA LIB. III.

i$3

Non altrimenti che qualor di guerra


1880 Generoso destrier punge disio
Nitrendo batte con li piedi il suolo j
E colle orecchie dritte erge elevata
Di se fastoso la cervice altera:
Cos il figlio d' Eson si rallegrava
1885 Per lo nuovo vigor delle sue membra.
Iva perci lanciando in aria spesso
Il pi qua , e l j nelle sue man scuotendo
E l'eneo scudo, e la terribil asta:
Onde diresti , che per 1' aer fosco
1890 Spesso scintilli procelloso fulmine ,
Che con empito scoppi dalle nuvole
Quando pi son di nera pioggia cariche .
Ma gi non molto ad eseguir mancava
Li fissati certami ; e gli Eroi quindi
1895 Con ordine pe' lor banchi seduti
Di Marte al campo gi spignean la nave .
Questo , che giace alla Citt rimpetto
N' da questa lontan , quanto la meta,
Che alli cocchi s' impone , dalle mosse ,
1900 Allora quando avvien , che sien proposti
Tom IL

Giuo-

Da questa Omerica comparazione ha puf tratto la sua Virgilio de! litvtt*


dell' En> Qialis ui abruptis c c la avera prima imitata Ennio nel se*
condo degli Annali
y*rs' uff* ivnyjtitro | Dallo Scoliaste si fa sinonimo di iyupt df/aif, l*~
tor , gaudeo In questo senso il verbo adoperato da Apollonio manca ne
gli antichi Lessici.

154

APTONAYTIKfN

l\

yt'yvrxt , rrnox x&d-Xx Kxlx^ifxivoio xpxkos

12 7 5 tirixov <y Arirrw re

xXXcv ed-ptx KX%oi> ,

touj /UgV K.xMX<ri'oitriv iq}i<f\xrxs CKoniXoivi ,


T/V

arou wflL/)ot %uXos iXitvtxivov norx/xolo .

A/VctATns tF, ot To' Trpvixvfoix fncrxv irxlpoi ,


JV
To're
cToi//)/ j^.j 0.0*77/0*/ (ixlv e's xzd<Xo? ,
1280 mo'f <7io7j[.oop<Lv a,M.uA$ <f*' gAg 7rotia<pxfocciirflti'
^aA2/'n' 77n'Ana <$of (/jlttXhov fo'vronv ,
j^j /<pc5 aV^' coAto/j , -yxj/jivi $(j.x% , aAAx /ttfV Apg/
/kAcs , aAAx dY 73OU %pv<yxopt AttXXqvi .
7iX7f]r[ixs f vx peip , t {yyx ^a'Angx rxv'pav ,
128 S ai/To'7Ucc t' ew/ rc?s crtCxpoij x^x/xxv\os porpov .
^p/Vvf/ O* 7TUTX Xlv , 770l/)) o*' oC.pt/JLOV if%0i %77Y\fyy
pd-v in cpix%( , KfWnr d*' xvoKXT^vt1 pi'tfxs .
<T' aurj) 7ipo-tipo<Ti <ruV aW/J*/ vt\ptrx rxiSpar
ftVlX fJLXC\i\JDtV 0} <F tK7T0$iV ClQp O-'ctTo/O
I29O MV^/AMOS %Qo?tO\J , JW T tf<$t<TtV <XK [hXVXx
HXpti-

Vett' ut]- yjveiopi | E' un epiteto dato ad Apollo da Omero Si trova in due
luoghi ; nel quinto cio dell' II- al 709- , e al v> 1 r 6- del decimoquinto ,
leso in quest'ultimo dal Salvin per Apollo Spadadoro Presso Esiodo , ed
altri dopo di lui anche nome proprio di un uomo , che si fa uscito
dalla testa di una delle Gorgoni , e padre poi di Geriene Vedi registrata
questa voce nei Lessici di Snid i , e di Esichio >

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

155

Giuochi da quei , che hanno di ci la cura


Ai pedoni non men , che ai cavalieri
Del morto Re per li funebri onori .
L dunque

giunto vi trovaro Eeta ,

1905 Ed infinita d'altri Colchi turba:


Questi saliti sui Caucasei colli ,
Quel l del fiume a passeggiar sul labbro.

Giasone allor, quand'ebbero legato


I compagni le gomene , saltando
1910 Fuor della nave collo scudo e l'asta,
S' incammina al cimento . Avea pur seco
La celata di bronzo rilucente
Insieme presa , degli acuti denti
Del dragon questa piena : e gli pendeva
191$ Dagli omeri la spada; ma poi tutto
Nudo era il corpo: onde Gradivo in parte
Parte Apollo parta dall' aurea spada .
Ivi egli tosto pel noval guardando
Vide i gioghi di bronzo

per li bovi ,

1920 E l'aratro osserv tutto d' un pezzo


Di duro fatto adamantino ferro.
Quindi nel gir pi avvicinato innanzi
La valid' asta conficc per terra
Dritta per l'ima sua parte ferrata,
1935 Ed appoggiandol vi depose l'elmo:
Poi colio scudo s' avanz indagando
Le molte per quel suol orme
Da non

dei tori .

prevista sotterranea tana ,


V 2

" '

Do-

i$6

APrONAYTIKQN

T.

Mxpfpd , Xiyvuivtt 7iipi^ tXu/xvx kX7tvZ ,


&ju.(Q) /xou xpoyivovro , nups ctXxs XfXTiviiovra .
irPrPttcrxv

rlpass ovai tov . xrdp c* Tofoye ,

I J JtaCas zrtvrxs , ars C77/Aflc e/V a'A/ 77^Tpn


1295 i^l/xvti oTTUpicririiyi (Pov\j/x&vx kuulxt

xf'XXxts .

77pd<rQ oY 0/ ca'o$ eV^ep ivxvrtov a/ dY


/ut/Hr>3'/aaI xpxrepoTa'iv vsvXm^xv xpxictfftp
cucN ayaa aup rvrQv vip xv>%Xt<rxv aivriwrts
cc'j

or ivi tpmoltftv tupivot ypdvotfi

1300 cpuffu/ ^aAKn'ai>- o*W ,ugp t' a,m/xopju,upou<rt ,

noi. JLiyws'rm
&"iwV* imtv | Fiacco (
ftftf-)
1 ardente* stabula effudere tenebrai ,
e vers J-7C.
j/c fune clausii etasit uterque
Tiiurus ,
immani proflavit turbine fiamma}
Pirj 1104- r ffTi/nc ri iA. | ' di Omero questa comparazione , che l'usa
nel decimuquinto dell' IN
Come rupe , ove il Sol par che passeggi ,
Grand* , e vicina all' imbianchito mare ,
Che ferma st aspettando de' sonori
Venti le vie precipitose , e V onde
Gonfie che rimbombando in lei ributtanti'
imitata pure da Virgilio i due luoghi , cio nel settimo dell' En *'
e nel decimo v6"oj- : e da Ovidio ore dice (Met-p- 39-)'
Haud sterni ac moles , quarti magno murmare fluAus
Oppugnant : manet Ma , suoque est pondere tuta
L'espressione poi itTlta/fa; di questo verso , la stessa che al vers- 1109- del
primo , per ispiegar la ferma positura di Giasone, adoprata vie da Tirrea
per esprimer l'attitudine di un valoroso soldato in quella elegia , che acll'
Orazion di Licurgo abbiam conservata
i\\ rie mtViafiic, ftivcru &c*
che il Grezi* non ha forte ben reso , traduccndo ;
**

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

157

Dove le loro avean munite stalle ,


1930 Cui tra se ravvolgea lurido fumo ,
Fuor ambo

questi s* avventaro insieme

Atre di fuoco respirando fiamme .


Inorridir a vista tal gli Eroi -,
Ma

piantato Giason

su i due pi fermi

J935 Attendeva gli assalti, come scoglio

Alpestro in mar , che gli agitati aspetta


Dalle molte procelle insani flutti :
E innanzi a se

lo scudo egli opponendo ,

Ambo sebbene con le forti corna


.1940 Lo assalisser muggendo, nell'incontro
Non lo smosser per neppur di poco .
Come poi fan

li mantici di pelle

Nelle fornaci , che pei lor pertugi


Ora

Sed bene progressus miles pede calcet utrooui


Terram
La usa anche Omero nel duodecimo dell' II* V4j8., ove pure mal la
ttaduce il Salvini per buon passo facendo .
Vers' 1199- in V r' | Ovidio ha alquanto diversificato quesa similitudine sema
peto dipartirsi dalla medesima idea :
utque solent pieni resonare camini j
utut ubi ferrer silicei fornace saluti
Concipiunt ignem c,
Vtri> 1300* vxp.opu.ir'picrt | Ha il Biunck adottata in questa voce la egregia corre*
zione che il Ruhnchenio propone , ed illustra nella sua prima Epistola
critica - E' voce usata da Omero ( Odiss* !* vi]8, ) per significare il
bollire dell'acqua a ricorsolo, come la rende il Salvini Io ho cercato di
conservarne V idea risolvendola in due , eh' equva/jliaao alla parolai
Greca

IS8

APTONAYTIKfN

nup oXov 7TtiA7TpS.<roLi , or

T.

oJS Xnycucw dur/uJXs ,

Pg^OS O*' g OCIJTCp 7T^AgTa/ fipo.UOS , Q7I7TT ciffy


vet-ev di xpx r<ye $ort> q>Xo'yx <pw/covre$
k <ylo/jLOLT(v o'm.xJ'oup t top

cl/juQ re Mop a.7$os

il os PaAA? are crlep07n\ ' Hotipns dY V <poCpjuuLK epuro.


kcu p" oye e%trepo7o xepxs pes xnpop g'puVouc
el\nev mKpxriux vxvr edipei , cepp' iniAourti
{elyXy x&Aks/q , toV
pi

(p ^6ow Ka'CCaAg' kX<% ,

KpoOtrxs 7tx ^okHov . <fs dY

aAAo*

jio gV<p<xAg >n/ iWrra /u.'}} 9>eQoXr\f*Mvop op/x$ .


tvpv <T ct7T07TpoZoL\<t> ^x/uoCfis ctoCkos , etQx ng(\ gV0*
rp >yij rp /JgCawJs ct/U,<p&) g^jg 7rgzrTn5Ta$
yoxjvouriv v 7Tporpoivi , JW QXoys el'Ap XucQU .
/nms <r0Ao$ odfgpos . 0/ 0*' apx t/wj
1 3 1 5 Tvp^xp/ihu , JV 70/5 C(p< ztoXol ?rpo7Te<ppx^/u,vov nev
dy%t/xoXop t^vycL o nefS-ev dVottp x/u.qn(&xX<r9xt .
arap 07' g3 ipi^ncre Aqos /.geor^o tP' aVpxj

V*rt> rjotf

l Fiacco (7. r87.)


Incitai Jfsonidcs dextram , inque aricnta mittt
Comua , rff/n fof/j propeniens viribus hjrre!
jamjut ora premit , trahiturgue , trahitgvt
Obnixus genu suprrat t/c
Veti' iji4- Stt'jwtn &c- | Pindaro ( Pyf. 4. )
lngemuit tacito dolore JEetti rohur aJmiratut
Vers- 1? 1 5 Tvibtptlat Sic J Anche Placco fa ajutaco Giasone nel legar a!
li tori :
Rnpiet Ainc socios 3 immania lineala poscens
JEsoniiet Oc

DELL* ARGONAUTICA LIB. III.


Ora vi accendon struggitrice fiamma ,
1945 Con strepito, e bollore; or dal soffiare
Cessano -, e quindi un

fremito si sente

Grande al sboccar che fa dall'imo il vento:


Cos di fuoco un turbine

veloce

Dalle fauci sbuffando quelle belve


1950 Ambo fremeano , e la nemica fiamma
Qual

folgore d' intorno '1 circondava :

Ma '1 farmaco '1 difende

di Medea .

Giasone allor la sommit del corno


Del destro bove strascinando a forza
I95S Di tutta possa all'eneo giogo '1 trasse,

ginocchion lo f cader per terra ,

Tosto col pi premendo il pi di bronzo :


L' altro poi pur , che gli veniva incontra
Su le ginocchia f cader , d' un

solo

i960 Colpo percosso : e quindi allor gittato


Il grande scudo

terra , tutti e due

Di qu e di l, d'una e dall'altra parte


Fermamente teneva a terra oppressi ;
Gi

per davanti ginocchion caduti ;

1965 E ci sebben foss' ci tra '1 fuoco avvolto.


Di tal forza in un uom stupiva Eeta
Li Tindaridi Eroi venner frattanto j
E come pria stato era
A lui l

lor

prescritto

gioghi appressano dal suolo

1970 Onde g' imponga ; ed egli infatto al collo


Ben gli

annoda dei tori j indi pel mezzo

ifo

ito

APrONAYTIKflN

T.

%xXkov iirfoZonx S-oq <ruvxpx(rcr& Kopwq


QuiyXtiv Hjy] toI ixv uV g'x nupos <t!\J, tir} vnat.
13*0 ^.a^icOnv . <P xp aur/j e'AajV ctcCkos oZi>Qsto K&r<f
i^TTt'tv ^(54 yvro ^ocSt tfx.TrXuov ^vrav
?m'Ana fcptxpnv cfpu t' xv^TOy ,

p" t/Vo aiVous

tpyxr/ms a>j t/$ Tg rigAxo*y/d\ in<r<rtv a'xxAp


oCrdfar Xxyrx*. ' /jux'Xx

6ju.7Tt<Pov gJ xpxpxlxv

13$ tuktjiV ed; cfcCtAxvTos imSxlviVKtv f^rXnv


0/ iT Tg'tof /u,gV dV 77p/totr/x $v,u,xivt<rKov ,
Xx'Cpv 7ii7iviiovti nups cg'Axs dy)7tf </^' aL\ixfM\ ,
n re

F#w iji8- jwprti ?fj}/\))9ii< | Qn non vi ha dubbio, che non si abbia ad in


tendere questa voce per l'anello del giopo , come anche si spiega in uno
dei scolj sii questo passo Analogo questo senso all' impuro significato
in cui deve spiegarsi questa istessa parola nell* oracolo dato ad Ergino
presso Pausania nel o. : mal per interpretata da Romolo Amaso Neil'
avverbio che segue Xtvytefin s' individua il sito di questo anello medesi
mo . La voce C/yAi| sebbene alle voice, come sopra al v jo;- si prenda
semplicemente per giogo ; pur nel proprio suo significato precisamente vale
quella curvatura , od arco in cut mette il bove, od altro animale la testa :
lignificato nel quale vanno intesi due luoghi di Omero ( II* 17 vers- 440*,
19- vers- /}o<5- ) ne' quali la adopera La coincidenza di questi due ar
chi, o curvature forma nel mezzo del giogo una piegatura , che Omero
chiama umbilico , ed al quale per 1' autoriti di questo medesimo si attac
cava l'anello ( II- 14-) .
# al lenitojo misero
U anello , e tre Jiate quinci , * quindi
l.egaro all' umbellico
Vedi G'w Scheffero De Re Pekiculari cap. n A me parso di render
sufficientemente l'idea col dire che pende queito anello dagli archi dei
gioghi
Pm-i3ij. nX*fy.'5t Arti, | Lo Scoliaste su questo passo si esprime cos:
xajnr in vece di nt'irr/m , stimoloi inai** una misura di dieci piedi, inven-

DELL' AERONAUTICA LIB. III.

i6i

Il timone di bronzo sollevato ,


Nel forte anel lo adatta , che de' gioghi
Pende dagli archi : dopo che quei duo .
1975 Alla nave tornar fuggendo
Giasone allor preso

il fuoco.

di nuovo '1 scudo

Sugli omeri diretro se lo pose ;


Ed il grand' elmo degli aguzzi pieno
Denti pur prese insiem

coli' asta invitta;'

1980 Colla qual mentre ei , qual villan che adopre


Tessalo

pungiglion , punge li bovi

Nei fianchi a mezzo , la ben salda intanto


di adamante lavorata stiva
Con ben sicura

man regge , e governa .

1985 Ferocemente vi s' infurian

quelli

Fiamma spirando di vorace


Tom. IL

fuoco ;
X

Ed

$/one dei Tessali Ovvero bastone pastorale ritrovato diti Pelasgi ; di cui
Callimaco dice, esser insieme , e stimolo dei bovi , e misura del campo
Vers
iriXuv Kxyivxi | Pindaro nella quatta Pitica parlando di questi tori ,
1
e spinti
Da acuto spron , che lor pungeva il Janco :
e Fiacco
'I
sxvaque agit insuper hasta
Vers' 13*7- Kfipv faixmtm &<: | Aveva di questi tori detto Pindaro
che ardente foco
Spirano dalla bocca , empiendo il loco
e Virgilio imitando ammendue nel scc della Georg vi40
Hxc loca non tauri spiraates naribus igntm a
Invertere
come pure Ovidio nel settimo delle Metani*
1
fulcanum naribus effltnt
JEripties tauri

i6a

-APrONAYTIKfN

IV

n'ure /3 vkIoCv oLvd/JLtav (lp/JL0s , cvs ri AtotA/oTf*


fifidrs ixiyx Xxltpos xX7iXooi tcrtXxvro .
1330 cTn/)oV (T cu fjar7iurx KeXufxvoi uW cPcup/
\i$xv Kpt6<r<fx <F puKtto vus oV/Vcro) ,
c%ttyjuir\ rxpav re

npxrepu r xporr{pt .

fw.v f1' &fxxpxyev'/ et,uud\j hxtx (JAholj xprpou


fla,\cuis xyritxevxt xv^px^ies elmro & xrs
1335 $x$/xv ini (r7/Cx/)) 7r/'crxs 710M ' rnXe <P' telo
fixXXev xprspoixivrw xiti nxrx (ZXov frvrxs
(prpo7TxXi^/u.ipos fxr\ 01 Traipos xvnx'vui
Ynyevitov xif'pZv Xocs <ffx%uf o cT xp' iTrmp
%xXx.e/ris ^nAjjC/j' pti^/xevoi 7roiovro .
1340 n/xos oV rpirxlov Xx%os njuuxlos xvofxivoio
Xt77irxt % rlovs HxXovo"/ JV sx^nrrst
ipyxrtvxi -yXwtpv vtyiv xfyxp fcouXurv kcQx ,
rn^toj xpriporo veii uV nxtxx'rto xpornpi
rtrpxyvs Trip towx (Som r x^neXuer

xporpx .

Km ij*8- /li/xroiwv | Epiteto adoprato da Omero (Odiss- io- v- io- ) per es


primere appunto venti burrascosi j da /Su txpleo , turgtrt faeio , perch
velum distendunt Il Salvini traduce gonfi , che io ho adottato , aggitlgnendo per nell'altro epiteto la spiegazioneVeri IJJJ- Imv V f'a>*/)siyKi &c- | Fiacco ( 7- <5io )
Martius hic prmum ter vomire fusut ai ipto
Clanger , ex omni sonuerunt cornua sulco
Viti' 1 334- MfxxJtfn [ Epiteto adoprato da Omero nel x- dell' Odits- al Til.
leso alla lecceta per viro-gravit , e dal Salvini da buttar gi un uomo ;
espressione forse un poco bassa Qj dal contesto iella favola par che_#
abbia forza passiva , e per tale la ho io spiegata
feti' i3jd- fSxt\Kn fmi>ou,mv &c- J Fiacco:

DELL' ARGON AUTIC A LIB. III.

i<5j

Ed un fiato si suscita , eh' eguaglia


Dei gonfj il fremer
Quai temendo i

procellosi venti ,

nocchier chiudon le vele .

1990 Ma non tardar poi molto che all'impero


Della pungente alfin asta cedendo
A camminar cominciano ; e il
Aspro

novale

s' aprfa di dietro , che '1

squarciava

Dei buoi la possa e 1' arator robusto .


199S Terribile fragor facean pe' solchi
Le rotte glebe dell' arato

campo,

Carca ciascuna e gravida d' un


E mentre

uomo :

egli segufa 1' orme stampando

Col grave pi, lungi da se li denti


2000 Sempre spargea per le spezzate zolle :
Non per senza addietro
Perch degli uomin

volger gli occhi

dalla terra nati

La ria messe crudel nell' assalirlo


Noi prevenisse : e lavorando innanzi
3005 Sugli enei pi poggiati ivan quei tori .
Ma quando poi non rimanea del giorno
Ormai cadente , che la terza parte ,
Da che surta sul Ciel era l' Aurora ,
E li stanchi operai , che venga alfine
aoio Chiaman la dolce ora da scior li buoi ,
L' indefesso aratore allor gi aveva
Tutto il noval di quattro campi

arato ;

X 2
pitua tic smina dtxtra
Spargere gauiet tgris , tneratqut noValia iella

On.

i64

APTONAYTIKX2N

T.

1345 ^ ros AtgV zredYopd^g ^mPioim^ <pCe<r9xi


arxp oy* x>l> iw t<r\x nxXiv Ktiv , o(pp iti mtvx\
Tnyi>av oLvpu>v ttv xvXxkxs . aotcp/ J*' erxTpot
&dpcrvvov /xtoiviv . 0 & in 7totx/jloo poaCav ,
a.vrp .<\)V<xdifXivo$ xuu'r) , o*Cf <Ttv Ctt'xri JVvJyX*
1350 yvx/x^i
youvxr Xxq>pxx , /xsyxv & 6pZ7tXi{iTx1o $\j,u.v
XWi t IXXlfXtLlV cu/ UHXos , 'j ^'a r i'irtAi
d-riyei ^npurr-tr/v eV oLvpoL<riv , x/xQ dV ^oAAaj
a'ppcs 0L7T (flpL&ros %x/xd$is. piz %(O/xvoto
01 no*n Hxrx 77X<rxi> xvxv\x^yi9noy xpovpxv
l SS Tnytys' typi&v Ts 7iip <rliQxpo7s rxxegcov ,

Vers- IJ45- kvtk'p cy' 4 &c* | Fiacco :


Cesut U ai social paulum se rettult herot
Opperiens Oc
Vers. 1 348 Spawav /lh/3si!T< | Imitazione di Euripide nelle Fenisse v nf4"
CU amici loro con parole core
Gli facean favellando
Vtri' ijfo* yv&ihA* f y^ar' I Esichio fa equivalente questa frase ad iurtte*
trcu riposarti ; perch chi si riposa, e siede piega te ginocchia - Cosi va,
dietro all' autorit della Dacier seguita da Angelo Ricci , spiegata ir quel
luogo d'Omero (Il*7li8*)* che altri mal a proposito rendono per inginocchiarsi Il nostro Poeta usa questa is tessa espressione al v 1174* del
primo
Veti'

evi AxiKof &c | Questa comparazione presa da Om, QUi * 47 )*


1j
come quando
y'
jAleun porco sO i monti confidato
2?ella /orja , che sta fermo attendendo
La sorvegnente polve , e gran fracasso
J)' uomini; in luogo abbandonato , e solo 5
Di sopra arriccia il setoloso dorso}
1 duo

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

i6$

Onde i buoi dall' aratro ormai staccati


Per lo terren fugandoli li caccia ,
2015 Ed alla

nave torna; ancor vedendo

Di Gigantesca messe i solchi

vuoti .

Ivi i compagni intorno a lui raccolti


Lo incoraggian coi detti: ed attingendo
Ei <Jal fiume corrente acqua coli' elmo
2020 Si dissett con essa , e le ginocchia
Agili per seder pieg frattanto .
La grand' alma per piena di forza
Avea ; smanioso , ad un cinghiai simile ,
Che contra i cacciator le zanne arruota ,
202$ Spuma grondando l'arrabbiata bocca.
Intanto pullular per tutti i solchi
Cominciano i Giganti : e per li gravi
Scu-

J due occhi lampeggiano d fuoco ;


Le ^anne arruota ad aitarsi intento ,
E pronto a sbaragliare e cani , ed uomini i
Cos fermo si stava JJomeneo Uc
; ijff typiZtv | Verbo adoperato per esprimere una simile idea da Omero
in quel luogo ( II* ij- 3*9. ) , che viene imkato in questo nostro;
l (p^fy "il p.yy\ <p3r (t.Sporo; iyyH*<si &cHorruit autrm pugna mortalibus exitiosa hastis c>
donde Virgilio per descrivere similmente un campo d'armati (An-j' f*f)j
utraque late
Jlorreicit stricis seges ensibus , teraque fulgent
Sole lacessita , lucem sub nubila jacant ;
e nell' 1 j. t- oi
tum late ferreus hastis
Hotret ege* , campique artjt sublimibut ardent

,6<i

APTONAYTIKfN

I\

rPovpxtfl t oLM.Qiyvois , xopu^to'o't ri \xix7!0ixvq<fit


Apnos rfjavos <p^t<TiM>Cprou "nero cT' xiy\t\
vti&tv Q\j\[)fJL7:i& </V re'pos rpX7p[o\jo'x .
oos

cWt' 6$ yxlxv 7toMos vity-rto 7T<r6vrot

1360 aTvj/ aW %/fAep/xs ve<p\xs kH'xgvxv xnrxt


Xuyxfy Ozr yvKr, rx F x$px 77xvr

cp&xpQn

ti'ptx XxfMiitdivrx JW Kvtyxs g?s xpx rolyi


Xx'/xttov dvxXMffKovrts vvip %Qoi>s . xrxp Iritftov
fA.vr\<txro MnTe/ns TroXunipHoi iwttfix'Qv
1365 Ac^to <F 77t!oio fxiyxv 7tipmyix mtpov ,
S'uvv UvuxXjou c\ov Apeos * cC ni fJUt aVtPpgj
(lMjm 7il<rvpts yxins tin -tvr&v xtipxv .
tv p' dvx ftUpx ActCaiV /u,x\x rr\\$iv f/u.Cxte
*/as xCts
v<tf iv cx'kos li^to Atpn

fin- \ %66- i ni pu vipt; Scc. f Nel descrivere la grandezza di questo Jisio


edesi imitato quel luogo d' Omero del lib> f* v }oa> dell' II
ora in man prese
Tidide un tasto da gittar *on mano ,
Gran cosa , t he dui gi non partirla**
Uomini quali ton ora i mortali i
pur queir altro del ! v 44f*
Ettor grappando un tatto mi portar*
Cui non avrian due uomini i pi forti
Del Popol dal ferrino di leggiero
A leva messo in sur un carro
luoghi tutti imitati da Virgilio in quel suo dell'Eri' li- t*f
' ' sastum circumspicit ingent
Vi* illud ledi bis test cervici subirmi
Qualia nunc hominum producit corpcra tellut ,
Hit manu raptum trepida torquibat in kistim
FlIC-

DELL' ARGONAUTICA LIB. ILI.

167

Scudi che intorno v' erano , per V aste


A doppio taglio , e lucide celate
4030 Mostra orrenda facea di se quel campo ,
Campo al Nume omicida , a Marte sacro ,
Folgoreggiarne ne arriv '1 splendore
Dall' imo suol per mezzo all' aria in Cielo :
E come quando a ricoprir la terra
303$ Molta fiocc gi neve, se mai venti
Scaccia di nuovo in tenebrosa

notte

Le fredde nubi a scintillar ben

tosto

Tutti vedonsi insiem gli astri pel

bujo ;

Cos lucean quei dalla terra uscendo .


4040 Subito allor Giasone

dei consigli

Dell' accorta Medea si risovvenne j


E dal campo pigli grande , e rotondo
Sasso che fu del bellicoso Marte
Tremendo disco un giorno j e che da terra
2045 Quattro poteano alzar giovani appena .
Questo egli dunque , d' una man levato ,
Con empito '1 lanci lungi nel mezzo
A quella messe ; ed egli

poi nascoso

Sotto '1 scudo a seder si pose ardito .


Gran-

Fiacco non un sasso fa lanciato , ma un celata aspersa Stima di veleu


da Medea Finalmente nota lo Scoliaste alla voce roKov , valere per duca ;
sebbene passarvi qualche differenza si rilevi da Ammonio , e dai Com
mentatori di Esichio

168

APrONAYTIKDN

T.

1370 ^fltpouAeas Ko'\%o <T (xi-y 7ol%ov , oJj ot Tzdurof

An'rnv . 01 $ , cV7g co hvuss , oL/*<piopo'vrzs


flAAn'Acuj (ipv%rJi> iNiov ' 01

ivi yx7xv

1575 fjunrpa. kttov ils uno cPoupxviv , iure 7tukcu


n fpu'es , ecr t Lvifi.010 hatx'/kss fovowiv .
olos <F ovpxvo'S'y 7T\jptis dvXTioLWirxt aVTnp ,
0%

Veri' ij70 mj r itovi-; &c J E* questo passo imitato da Dionitio (V'47f-)


1
qua mare longii
lllisum resonat scopuls
Veri in x> r V fAt f*lpixff'<i| | Lo Scoliaste rimarca su questo luogo aver
preso Apollonio questo, e li seguenti vetsi da Eumelo Di questo Eumelo , Corintio di nazione, antichissimo Poeta Storico vedi Giuseppe Scal
gero nelle Animad- sopra Eusebio , e G. I. Vossio De Hist* Gr- IV- 1- Otto
versi di questo ci sono stati conservati presso Io Scoliaste di Pindaro ; ed
emendati dal Salmasio nelle Eserc Pliniane sono stampati dal Rhunkenio
nella sua seconda Epist- Critica
Veri* ij77- Toe V xpjv'Oiv Sic | Questa similitudine di Omero ael quarto
dell' IL
Qual manda stella d Saturno il figlia
jC nocchieri prodigio , od all' armata
jimpia di genti , con un lume chiaro }
E molte si da lei icappan scintille :
:
Simili a questa venne giunta a terra
Palla Minerva ; e si salti nel metfo
Qui dunque non meno che presso il nostro Poeta si accenna quel feno
meno Meteorico, che sebbene Ignoto al Terrasson , che sul citato luogo di
Omero infelicemente parla, noto era per agli antichi, e notissimo
presso i moderni sotto il nome di Stella cadente Del medesimo intese
parlar Virgilio , quando disse nel primo della Gergie* v jtftfSiepe

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.

<j9

20$o Grande a tal vista i Colchidi schiamazzo


Feron , siccome il mar , quando rimbomba
Rotto , e fremente fra gli acuti scogli ;
Ma stupido restar fece Io slancio
Di un s pesante disco , e muto Eeta .
2o$$ Quelli poi nati allor guerrier Giganti
Quali mastin veloci un contra V altro
Si assalgono fra lor ; con alti strepiti
A vicenda s' atterrano ; ricadono
Della lor madre in sen , dalle lor proprie
2060 Aste trafitti , come querce , o larici
Quando di vento le divelgon turbini .
Allora fu , che qual ignita stella
Tremolando dal Ciel solco di luce
Tom. IL

Seco

Sape etam stellai, vento impendente, videbh


Precipite! calo labi, noAisfue per umbram
Flammarum longos a tergo albescere tradus
Ovidio pure con molta eleganza in poche patole lo descrive cos
( Met i- iti ) ,
'
ut interdum de calo stella sereno
fltsi ncn cecidit , potuit cecidisse vderi ;
e finalmente Arato ne cava da esso il pronostico di futura tempesta^
( Progn- v- 194- )
^
Si videes stellas noAis volitare per umbram
\
Precipite* , longosque a tergo albescere tralus 3
Hoc iter emensi venient per incinta venti
Tra li moderni poi su di questa meteora che non che uni ignea esa
lazione, e che principalmente si vede nelle calde notti di estate , pu ve
dersi il Muschenbroek nella sui Fisica , e quanti altri cita nella sua Scienza
dalla Natura , il P> Gio. Maria dalla Torre

i7o

APrONAYTIKfN

I\

cXkv tina.u-ydQtov , ripeti c><PpoC<r/t> , ol i*iv i'Ayrxi


/Axp/jLOLpu-yri <rKor/oto dY nVpoj xt^xvrx '
lj30 T0/0S OyO* Al<T0V0i VlS TliffUt P>ftitltVi .
yUfJLiv (F K HOX&olo <J)5/>g ^/<po$ OUTX dV /(Al'yffP
cLjulup i 7io\m
st' f $ J'ikMv XxyoPXf ri
r/u.i'crexs xvi^ov-tx% i$ r]ipx ros dV ,
ct^/3/$
o?/a&>j' rWo/xivous ' toOs cTe , j^oi VTiictxs
1385 tcuV <^', n<Tn

-noffv 7:iiyoixivo\j% ej etpnx .

ttS d"*' 7TOT , XfJLfp* OVpotCriV yUpOfJuivOU TloXtfjJOlO ,


fa'cxs yiio/JLo'pos Atn ol 7rporx/xa>vrxt dpopxs ,
p7m tKXfju7rn

nod^nyx %p<ri juejULXpnf ,

fiv t77itf77t\j(v KitpU arlx%ut> , cudV /3oApV/


1390 fx'tfxvu s (upx/nv TtpffnfAivxt r\i\ioio '
tj to't Ti\yti4(v H?p6 arteC%vp x/juxri f c\xo
ijr Kprwxlxi x\u.xpxt zXrl^oiro poppi .
m'nlov tf , ol M,p 6k\^ , nrpn^rx fiZXop fcvtfi
Act-

rirs. ij8i *7>W;

&c | E* questa bellissima ipotiposi copiata da Fiacco

Advolat , atque imo trttut gv proxima collo,


2fedum numeri vldere diem prior tnse seguaci
Aftiat kumo truncos, rulilum thoraca leguinti >
Aut prunai a matte marna l ptemit obvius ante bc
e Ovidio pure la imita, dove parla dell'analoga tavola di Cadmo
( Met- j* io8 )
Tegmn max capitum pifo natantia cono i
Mox numeri , ptAusjut , oneratacue btackia tllit
Exiitunt , creicitant seffe s cijp tata virorvm

DELL' ARGON AUTICA LIB. III.

i7l

Seco si trae , pegli uomini portento ,


206$ Che con splendor la vedono lanciarsi
Per mezzo all' aer tenebroso , e nero :
Tal si scaglia Giason contra i Giganti ;
E snudata dal fodero

la spada

Confusamente quei fere

mietendo,

2070 Molti di lor trovandone spuntati


In aria per met sino alli fianchi ,
E sino al ventre ; altri che insiti le spalle
Fuori sporgean ; alcuni in piedi appena ;
Altri alfin che a pugnar correan gi lesti .
2075 Ned altrimenti , allora quando guerra
Desolatrice si eccita a' confini ,
V agricoltor temendo , che i nemici
Nel

mieter noi prevengano li campi ,

Presa 1' adunca in man falce , aguzzata


2080 Di nuovo allora, la immatura messe
Si affretta di tagliar ; n che evi raggi
In sua stagion la secchi il Sole aspetta :
Cos la messe ei de' Giganti taglia ;
E di sangue li solchi , come d' acqua
2085 S' empion delle fontane li meati .
Quindi alcuni cadeau, su le ginocchia
Y 2

L'as-

Vers- i?9j. ix\*- | Cos dall' Abresch io , e dietro lai dal Brunck stata ri
formata la scorretta volgare lezione, ciie aveva <T5g . Dei varj atteggia
menti degli uccisi Giganti che cadono , il primo di quelli, che cadono
su le ginoccfaia- Siili' avverbio kaJ; vedi Jisichio , e Suida

!7a '

APTONAYTIKX2N

Ax^ju.yci ??pr\i>i7s ' ci , tf.7ix\iv oi

I\
, in xyotffcf

1 3 9 S vcf\ n\ivpo7s , m'ra'a'i $ow\v x-rLXxvtoi /fcrQxt .


7toXXo

crcCfJLtvoi , 77pv n %Qois *%vo$ oLtpxt ,

offfov Jlm npcuru^xv es npx roter spxfy


$pi$-Gfxtvoi n\x$xpo7<ri nxpnxviv tpripavro.

1400 <pi/TttA/p vipfn\a. Hxrn/uuv'ovcr/v ipx^s ,


HxvHvtx pI^n^? , a'AfcnW no'vot, oiv^pZy
tv fi H&rr\<pe/r\ re yo^ o\j\ov x\yos kxvu
xXn'pcu ffrsfjLXvrnpa. <purolpq>ov &$ tot' xvxkoi
Airirxo (lxp7&i vno (ppt'vxs r?X-d'oy .Va/ .
J40S m ^'

?f(o\i&pov Cnrponos x/JLixtyx Ko'A^o/y ,

r^ri. ij^9' 1 Questa similitudine stata imitata da Virgilio in quel luogo dell'
Eneid. (o>4;f. )
Purpurezs velati cum flos succisus aratro
Languescit moritns , lastore papavero eolio
Demisere caput, pluvia eum forte gravantw l
e medesimamente lo i stata da Ovidio nel decimo delle Metamorfosi
vers ijoUt si euis viola* , riguovc papaver in horto ,
Liliaque infrir.gat , fulvis httrentia virgis }
Jvfareida demittant subito caput ilia gravatum
JP/ee 1* suitintant , spedentque cacami terram
O piut-

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


L' aspro

175

terreno a mordere bocconi ;

Supini quei si rovesciavan \ questi


Sul gomito

piegavansi , e su i fianchi

2090 A balene di mole

eguali in vista :

Ma feriti li pi veniano prima ,


Che sopra .il suol piantassero

vestigio;

E quanto d' essi in aria su spuntava ,


Tanto a corcarsi ritornava in terra ;
aops Che delle teste lor pregne, e inzuppate
Di sangue

gi ne li tirava il pondo.

Come poi quando avvien ne' semenzai ,


Che per soverchia pioggia a terra il capo
Inchinino li germi allor cresciuti
2100 Dalle radici svelti; (opra e

travaglio

Gi dei cultor ) quindi tristezza, e duolo


Grave del campo ange il padron , di piante
Educator : cos del Re , d' Eeta ,
Acerbe cure allora entrar nelF alma .
2105 Alla Cittade quindi colli suoi
Col-

O piuttosto l'hanno tutti presa da Omero , che se ne serve cosi nell'ot


tavo dell' IN v jo6.
Qual papavero verso un lato il capo
Piega dentro al giardin , carco di frutto ,
delle gitale l di primavera i
,
Cos da banda ckir.i gi la testa
Carica d' elmo

174

APrONAYTIKDN

TEAOS

BIBAIOY

I\

I\

DELL' ARGONAUTICA LIB. III.


Colchidi torna, in suo pensier volgendo
Come al pi presto ai Minj farsi incontra
E fini '1 giorno intanto , avendo insieme
Cos Giason compito il suo cimento .

FINE DEL LIBRO

III.

177
OSSERVAZIONI
SUL

LIBRO

TERZO.

f Porgimi Erato aita Oc | frequentissimo nei Poeti Epici reite


rar le invocazioni , o per entrar in una nuova maceria , o per intrapren
dere il racconto di qualcosa meravigliosa , o per dar a quello , che si vuol
narrate un' aria di maggiore importanza , o mistero. Omero, c Virgilio
abbondano d'esempj : ed U medesimo nostro Poeta oltre di questa alcre
volte ancora vedremo reiterare l' invocazione Quindi il precetto del Vida
( Poet lib> a v. 6- )
&cc sat opem implorare semel , Musasc-ue ciere i
Sed quotiti , veluti scopuli, durissima ditlu
Objicient tese libi non superando labore
Mortali , divos toties orare licebit
Veri \X' Giunone, e Palla i/c- | Ecco in' questo concilio delle due nominate
Dee, e nella successiva condotta di queste con Venere , nonch nell'ope
rato' in seguito da Amore a favor di Giasone industriosamente introdotto
dal Poeta l'uso delle Macchine i conosciuto nome, sotto di cui incendono li
Maestri della Poetica 1" intervento di divinit Pi oggetti possono averneJo determinato a far qui quest'uso Un primo di ravvivar il suo Poe
ma col passar dal racconto del viaggio, nel quale non sono che descritti ,
e dipinti costumi d'uomini , alla Poetica finzione di un congresso celeste,
e sue conseguenze, dove possono mettersi in vista costumi di Dei} per
far quindi trionfar quel mirabile , che l'anima dell'Epopea' Senza di
* questo languirebbe la Poesia Epica , e non differirebbe un Poema da una
Storia
La Poesie Epijue ( dice Despreaux )
Dans le vaste recit d' une longue adion
Se soutient par la fable , vit de .fifion ;
del qual ptecetto quanta sia la ragionevolezza, chiaro lo mostrano gli esem
pi di Omero, e di Virgilio: pieni ammendue ad ogni qual tratto dell'uso
di queste macchine . Oltre di ci altro fine pu aver avuto il Poeta in que
sto luogo, di cominciar cio la catena di quelle meravigliose avventure ,
che dovranno in seguito somministrar lo scioglimento del primario nodo
Tom- II.
Z
dell'

OSSERVAZIONI

dell' azion principale, che il rapimento del vello : operato con quegli
esttaordinarj mezzi , che si vedranno in questo libro , e nel quarto . Non
aveva sin ora il Poeta che accennato, e toccato quasi di volo la protezion
di Giunone, senza la quale una cos difficile impresa , e che tanto superava
le umane fotze non si sarebbe potuta eseguire Ora di questa protezione
ne individua qui li motivi , e spiega i mezzi adoprati da essa Giunone per
renderla efficace , ed attiva Da questa primaria tutte derivano le estraor
dinarie seconde cause, ed immediate, che vedremo agire ; e che non po
teva adoperar il Poeta senza averle preparate col dar conto della prima per
quell' indispensabile dovere , che in preferenza ad uno Storico compete a
un Poeta di non ommettere veruna delle cause concorse a produr la sua
azione : del qual obbligo egregiamente ragiona il P- Bossu nella sua Poe
tica Finalmente uno pure dei fini qui dal Poeta contemplati pu essere
stato di anticipare un principio di giustificazione , per gli eccessi, che ve
dremo commessi da Medea, il cui carattere dipigner vuole non da per se stes
so cattivo, ma reso tale da una irresistibile passione ; non delle ordinarie ,
e solite; ma di una efficacia superiore , e sopranaturale Un personaggio
di sua natura empio niente interessa , e poco istruisce; perch 1' orrore ne
allontana l'attenzione ; e se non se ne vede la punizione, pu anche dive
nire scandaloso, ed immorale Al contrario un attore divenuto cattivo
da una causa esterna , e non evitabile eccita la compassione , e per questa
pu insinuarsi 1* istruzione ; ai punto in tal caso pregiudica il non veder
punite colpe , che in qualche modo scusa la estraordinaria forza della__
causa . Tale ha voluto il Poeta rappresentare Medea ; nella quale il pitto
resco contrasto , che vederemo tra la virt , e il viiio, non averebbe po
tuto aver luogo senza questa preparazione, perlaquale si vede come di
buona sia divenuta cattiva Q_iesti essendo pertanto i ragionevoli moti
vi , per li quali ha qui il Poeta introdotto le macelline , esposto non sar ,
credo, per queste alla censura di chi mal interpretando i luoghi di Aristo
tele, e di Orazio , dove di esse si parla , pretender; vogliono in generale,
che senza un'espressa necessit lecito non sia d' introdurlo Ho detto mal
interpretando i luoghi di Aristotele, e di Orazio i perch tanto quello nel
cap- i } della Poet* , quanto questo in quel verso
f*c Deut intersit , uu dignus vindice nodut
Jnciderit
non parlano che della Tragedia ; nella quale vero , a differenza del Poemi
Epici j che il meno che sia possibile deve procurarsi coli' uso delle mac
chine lo scioglimento de' nodi Vedine su '1 citato luogo di Aristotele i
suoi commentatoli , c fra questi il Castelvetro particolarmente Aggiugne*
ri

SUL

LIBRO

TERZO.

179

i qui per ultimo s questo passo il giudzio del SigFawkes, cha lo an


tepone per la sua dignit , propriet , e bellezza a quel di Virgilio in quel
la parte del suo primo libro ; dove ad Amore dalla Madre commesso di
generar nel'cuor di Didone una passion per Enea : giudizio che il confronto
d'ammendue i passi far al lettore conoscere giusto , e fondaco
Vtrs' 38- Al figlio suo | Lo Scoliaste sii questo passo rapporta li varj sentimenti
dei Mitologi s la Genealogia d'Amore - Saffo (egli dice) lo fa figliuolo
della Terra, e del Cielo: Simonide di Venere, e di Marte; Ibico, ed
Esiodo del Caos ; e finalmente negli Orfici figliuolo si dice di Saturno
Veri' 48* Il genitor mi partorisse I Qui col Greco veibo rint , che corrisponde
all'Italiano partor si accenna la notissima favola, di cui si vuole primo
autore Stesicoro , su la nascita di Minerva , che g'nv fti-V/xj; sine marre,
come Eschilo si esprime ( Eum- vers- 666- ) , si dice uscita dalla testa di
Giove Cosi Callimaco :

nulla madre
Partorinne la Dea , ma ben d Giovt
La testa
1
Luciano al suo solito con molta grazia si ride di questa favola , descriver!
doci Giove in atto di farsi spaccar da Vulcano la testa , e Pallade , che
di l se n'esce gi adulta , ed armata : azione questa che si. vede rappre
sentata in un' antica patera esistente nel Museo di Bologna , ed illustrata
in una Dissertazione inserita fra quelle dell'Accademia Etnisca di Cortona
Verr anche nel quarto occasione di far parola di questa favola medesima
Qui aggiugner solamente, che con molta propriet, e convenevolezza il
nostro Poeta la fa ignara delle cose amorose , e schiva di parlar con Amo
re, come quella che sempre si voluta , secondo i Mitologi conservar
vergine: onde il citato Luciano nel luogo stesso dei Dialoghi degli Dei faj
che Giove risponda a Vulcano , che appena vedutala ad uscire dimandata
1' aveva in isposa : Impossibile petis , vult enim virgo permanere
Veri' 6"j' dell'isola vagante | Per quanto ne dice il nostro stesso Poeta nel quarto,preceduto, eseguito da pi Mitologi.era l'officina di Vulcano in una di quell*
isole fra l'Italia , e la Sicilia , ch'Eolie si dicevano , e da esso appunto Vulcanie : altrimenti di Lipari , nome sotto il quale sono oggi ancor conosciute
Una principalmente di queste Hura si chiamava secondo Diodoro, perch
sacra a Vulcano ; o 'itpv H<pa.Vs Vulcani templum , come si ha da Strabone Qui dal Poeta a quest'isola, qualunque fosse, dov'era 1' officina d
Vulcano , si d l'aggiunto di erratica , o vagante , che , secondo me, lo stesso
che l'altro di notante ; aggiunto che comune, come altrove si veduto,
ad altre itele, e scogli, da quesco forse sar derivato per essere di quelle,
Z
le

i8o

OSSERVAZIONI

che alle volte immergendosi entro del mare spariscono , s di nuovo aner
poi sollevandosene ricompariscono Infatti in quelle stesse acque appunto,
si sa per la testimonianza di Cassiodoto ( Var- l- j> ep- 47- ) , e di Orosio
( Hist' lib- 4 ) , che ai tempi di Annibale un'isola qua antea non fuerat
repenti in mari edita fuit : lo che se nei tempi anche anteriori , come
verisimile, avvenne, pu aver dato motivo ad Apollonio di attribuire ad un*
isola di que' contorni stessi la medesima qualit, e darle perci per esprixneinela quell'adjettivo Omero nel X- parlando dell' isola abitata da Eolo
( una delle suddette Eolie , o di Lipari ) la chiama medesimamente vAwrft
natante :
Al? Eolia isola giugnemmo ,
Ove abitava Eolo Jppotade
Agi' immortali Udii gradito ; in isola
2Jotante
della qual isola qualcosa se ne diri anche nel quarto Forse anche per la
stessa ragione di comparire, e scomparire, che incerto fu il numero dell'
isole sovrannominatc presso ?\\ Scrittori , ehi pai contandone , e chi me
no : come altrove vedrassi - Altra per ragione di questo nome si adduce
da Eustazio sul v- 46J' di Dionisio, con cui in ci non convengo
Vers' 91- d' Issione Oc | Per indicare una impresa difficile porta lo sciogliere
le catene d'Issione , colle quali, dicono i Mitologi , era ad una rota legato
nell* Inferno : condannatovi a perpetuit da Giove Pu anche avere il
Poeta scelto questa espressione per indicar , che tanta era la premura di
Giunon per Giasone, che si averebbe per sin prestata ad aj 11 tarlo nel li
berar dalla pena , chi vi era stato per suo conto , e per 1' oltraggio a lei
fatto condannato Tibullo tocca e la colpa , e la pena in quel distico
( lib 1. El. y.) .
Mie Junonem tentare Jxionis ausi
Versantur celeri noxia membra rota
Per altro d'Issione variano i Mitologi nell' assegnargli il padre Euripide
figlio lo vuole di Flegio j Eschilo di Arnione : Ferecide di Pisione , ed Etone ; ed altri di Marte , e Pisidice Il solo Igino Io chiama Leonteiflius :
ma si crede dai critici scorretta in quel luogo la lezione Vedi sii questa
favola Natal de' Conti lib c> cap-i"-, e le note Sul citato passo d'Igino
alla fav 71
Vers- 171 con Ganimede l/c- | Rimarca s questo passo lo Scoliaste la diffe
renza del modo, nel quale accenna qui questa favola Apollonio da quello ,
in cui la racconta Omero, che non da Giove dice rapito Ganimede-*,
ma dagli Dei, non per amore , o per essere commensale degli Dei, ma per
et

SUL

LIBRO

TERZO.

181

essere coppiere di' Giove . Il passo di Omero , indicato ma non indivi


duato con precisione dallo Scoliaste il seguente ( II- o )
A Dio faragonab'd Ganimede ,
Che fu il pi bel degli uomini mortali ,
'tfi~
Che lo rapir gli Dei , perch' egli fsse
Coppier a Giove per la sua bdtade
Salvini
Di qui s sono divisi i Micologi : che variano poi ancora sul modo , e sul
luogo di detto rapimento , alcuni volendolo rapito in Harpaja , luogo no
minato da Strabone su i confini del campo Priapeno , e Ciziceno , ed al
tri sul monte Ida presso il promontorio Dardan'm : e cos quanto al modo,
chi lo vuol rapito da un' aquila mandata da Giove , e chi da Giove scesso
trasformatosi in un'aquila Anche circa il padre di Ganimede vi dif
ferenza d'opinion fra' Mitologi , altri seguendo Omero nel farlo figlio di
Troe Re de'Trojmi : ed altri con Igino volendolo figlio di Eritione : su
la qual disparit di sentimenti , non che su tutta la favola stessa vedi il
Munckero nelle Note al citato Igino ( fav 171- ) , e pi diffusamente Natal de' Conti nel lib-o- cap-ij. della Mitologia Cosa poi sotto l'allego
ria di questa favola volessero insegnare gli antichi Io accenna Xenofonte
nel Convivio , e vi si uniforma Cicerone nelle Tuscolane : travveduta da
ammendue un'eterna verit, che dicono sotto il velo espressa di quella
favola ; essere cio 1' anime incontaminate , e pure da Dio amate , ed 1
se tratte nel Cielo ; la quale spiegazione il primo avvalora anche colla eti
mologia del nome stesso di Ganimede Vers' 174 Stavan giuocando Ite | La confusione, che massima si trova fra gli
antiquati su gli antichi giuochi delle tessere, dadi , tali, od aliossi &c* viene
dal confondere i tempi , e gl* istrumenti delli giuochi medesimi Questo che
qui si accenna , che quello degli aliossi , o tali , certo il pi antico^ per
ch il pi semplice, e dato dalla natura medesima in quei piccoli ossi , che
gli anatomici hanno osservato in alcuni quadrupedi terminare la tibia pres
so l'articolo del piede : ossi , che i Greci chiamavano fcpctyahoi , i Latini
tali , talloni gl' Italiani A somiglianza di questi ossi sono poi state
dall'arte formate le tessere, i daJi , i cubi , e tutti quegli altri strumen
ti , che con variate regole han formato la variet di quei giuochi , che
sono poi stati compresi dal generico nome di alea Su la differenza in
tanto degli astragali , o aliossi , de'quali qui si tratta , dagli altri strumenti
lusorj dadi, tessere &c> , e di tutti questi giuochi in generale , vedi nella
Collezione del Gronovio i trattaci di Giulio Cesare Bulengero De luds veterum : di Gio- Meursio De ludis Grttcorum : di Daniel Suterio De alea , ft
varii lutisi di Andrea Senetlebio De alea veterum; e finalmente di Celio
1

Cai

jt

OSSERVAZIONI

Calcagnino De talorum luds Ora restrignendoci a peculiarmente dir qual


che cosa su '1 giuoco qui dal Poeta toccato , si pu di esso formar un' idea
confrontando un passo di Polluce ( lib^- cap 7- ) con una pittura d' Ercolano , che nel Tom* I pag- f- e che stata da noi poc'anzi per finaie del libro riportata; confronto questo col quale e l'ima , e l'altro vi
cendevolmente s'illustra, e si spiega* Cinque pertanto per ciascheduno
li giuocatori s prendevano astragali , od aliossi ; e sedendo genuflesso , co
me qui Apollonio rappresenta Ganimede , ed una donna dipinta nella det
ta pittura di Ercolano, li lanciava dalla palma della mano in s per modo,
che rivoltata tosto la mano, venissero a riceversi nel suo dorso; verisimilmente quello perdendo il giuoco , che restava senza aliossi per essergli
caduti a terra senza averli potuti nel dorso della mano fermare, e racco
gliere II numero quinario degli ossi adoperati in tal giuoco fa che presso
il detto Polluce si chiami iriVT\tHx il giuoco stesso , e xtvmhftXefv il giuocarvi ; quando pi comunemente dal peculiar nome degli ossi medesimi iti
uso eran le voci a's7>*}'aX<3>; , e rpxyctKiXetv ; voci che poi abusivamen
te si vedono adattate ad altri giuochi ancora di dadi Per altro dalla,
massima semplicit del descritto giuoco , che indotto mi son a credere,
come ho sopra accennato , essere questo stato il primo dei giuochi ; ed
per la medesima , che fu anche posteriormente considerato il giuoco dei
fanciulli , e delle donne ; onde disse Pausania in Eliacis : Talus quidem
adolescentulorum , virginum lusionem significat , qute a natu grandioribus
aliena , tenera xtats non indecora est . Ha dunque in questo passo Apollonio
osservata esattamente la propriet del carattere nel far giuocare quei due
fanciulli agli aliossi : immagine che forse aver egli preso dal famoso grup
po di Policleto , insigne scultore , anterior ad esso Poeta di pi di un secolo :
il qual gruppo, nel quale appunto si rappresentavano due putti giuocanti
agli aliossi , aver certo avuto anche al suo tempo la pi gran celebrit ,
come 1' ha conservata sino ai tempi di Plinio , che ne parla, come di uu'
opera nel genere suo singolare , e perfetta ( H- N- J4* 8* ) : Duosque pueros ( fecit ) talis nudos ludentes , qui vocantur Astragali^antes : sunt in
Titi Jmperatoris atrio : quo opere nullum absolutius plerique judicant Ad
imitazione di questo gruppo ; ma pi ancora precisamente per rappresen
tar questo luogo di Apollonio sar verisimilinente stato lavorato quell'al
tro gruppo, di cui parla il Winkeimann , che lo dice esistente in In
ghilterra nel Museo di Milord Hope : del qnal gruppo riferir la descrizio
ne con le stesse parole del medesima Winkeimann ; perche conducenti
alla maggior illustrazione del passo presente ( Monunv ined- ! * p- 41*) '
L'uno dei due putti, che sta in piedi si mostra vincitori con aria lieta , e
riden-

SUL

LIBRO

TERZO.

183

ridente ; l'altro sta seduto sul Roccolo , e rattristato per aver perduto Sot
to questo veggonsi dui astragali gettati, e V altro putto tiene sei astraga
li nella mano sinistra stretta sotto il petto , la quale a gran pena pu strignerli C/c
Vers.ioy Una sfera c | Spiegatosi da noi questa passo, come se Apollo
nio intende! volesse di una sfera armillare , o di un globo sia terrestre , o
celeste , giova qui l'osservare di molto anteriore al nostto Poeta l' inven
zione di questi tali strumenti Il Newton nella sua Cronologia ne la at
tribuisce a Chirone , facendola con ci rimontar ali' epoca in circa degli
Argonauti medesimi : e presso a poco del tempo stesso la fanno quelli , che
dalla Mitologia pretendono di poter sostenere, esser detta invenzione di
Ercole , e di Atlante Plinio ne fa autore Anassimandro Milesio , disce
polo diTalete, che visse cinque e piti secoli prima di Cristo: e con esso
vi conviene anche Diogene Laerzio , che tra le cose inventate da Anassi
mandro vi pone pure la sfera , spharam insuper construxit ( Iib t c ! )
Vedi il Fabricio BUI- Gr*c- lib- 4- e- 14- Eratostene di un secolo circa po
steriore ad Apollonio non ha fatto , che perfezionar il primo ritrovato del
la Sfera nel far costante quelle tali armille, che poste erano nel portico
Alessandrino sotto Tolomeo Filometore ; destinate a segnar giornalmente
i moti celesti : delle quali armille parla il Gassendi nel Tom V* delle sue
Opere
Ve<s< jo7 Giacch' i vietato &c- f Dice lo Scoliaste s questo passo aver il no
stro Poeta nel riferire questo costume de'Colchidi seguita l'autorit di
Ninfodoro Forse su la stessa , o su questa medesima di Apollonio si fon
da Eliano nel riportare di quella Nazione l'uso medesimo ( V H 1*4. ci)
Calchi mortuos suos in pelltbus sepeliunt, & insutos ex arboribus \suspendunt
Un costume presso che simile par che Plutarco attribuisca agli Sciti , ove
nell' Opus* An vitiositas ad infelicitatem sufficiat , dopo aver detto nihil in'
terest huni ne an sublime putriscati soggiugne , sepultura i state Scythis bea
ta putatur ; al qual costume degli Sciti allude pur Silio Italico in que*
versi (lib. 13. y 486. )
At gente in Scythica suffixa cadavera truncis
Lenta dies stpelit , putri liquentia tabo
Vers 3 30. Che delle Pliadi | Esigerebbe qui lo Scoliaste da Apollonio maggior
esattezza Astronomica di quella, che ad un Poeta si convenga; perch
vorrebbe espresso di qual nascere, e tramontar parli nell' indicare il tempo
del descritto fenomeno della fontana ora bollente , ed ora ftedda Lo scu
sa per, e lo difende con buona ragione 1' Hoelzlino , sostenendo anzi,
che una maggior precisione darebbe nel basso , e sarebbe pi adattata ad
uno

,84

OSSERVAZIONI

uno Storico, o ad un Filosofo, che ad un Poeta Per altro le Pleiadi


sotto il qual nome oggi ancor si conoscono sette stelle nel collo del To
ro , notissime erano presso gli antichi, e pei rapporti lor Mitologici, e
pegli Astronomici Per li primi si finto dai Poeti , che in queste stelle
jieno state convercite le sette figlie di Atlaure e Plejone , per quelle cause,
e con quelle circostanze , che variamente vengono dai Mitologi addotte ;
fra i quali da vedersi Igino alla fav ioa> , e nel cap *! del lib. del
suo Poet- Astro*' cogli altri citati dal Munckero nelle noce al medesimo
Igino Quanto poi ai rapporti Astronomici pu con verit asserirsi , es
sere questa la costellazione , della quale e per 1* Agricoltura , e per la_y
Navigazione fatto se ne vede dall'antichit il pi grand'uscs e della quale
antichissima n' la notizia - Sin dai tempi certo di Giob si conoscevano
sotto il nome di Kimah , che San Girolamo traduce per Pleiadi! in quel
luogo ( $8S Afumquid con/ungere valebis mieanta stellai Pleiadasi
Esiodo sul principio del libdella sua Opera Dei lavori, e giornate ne
parla colla maggior precisione cos s
Al nascer dell* Pleiadi d' Atlante
Figlie principia la battitura.
j. : .ij
al tramontare a rompere la terra ;
Quelle quaranta d , e quaranta notti
'tan sotto , e poscia col girar dell' anno
'
Appajon quando prima il ferro intaccasi :
la qual precisione circa la qui accennata circostanza della occultazione^*
delle Pleiadi per quaranta intieri giorni nei raggi del Sole dimostrata dal
P- Petavio nella sua Cronologia Dette poi sono queste stelle dai Latini
anche forgili* d ver primavera j perch per annunzio passava della pri
mavera il loro nascere la mattina prima del nascer del Soie : ragione for
se questa anche per cui cominciavano alcuni Popoli al dir- di Censorino
dal nascer di queste stelle il loro anno : Quibusdam ab ortu Vergiliarum
..... ineipere annus naturalis videtur Vedi il Sig Bailli nella Storia
dell' Astron* Amica
Vers> J4f. Toii, che atean Oc- \ Prepara qui il Poeta quel meraviglioso, di
cui la seguito di questo libro si propone di far uso nella estraordinaria qua
lit, ed azione di questi tori - Se di salto g' introducesse senza averne,
come fa qui, indicata la sovranaturale lor p:ovenienza, non si contiliexebbe quella credibilit alla finzione , che pur necessaria , e che deve col
meravigliose stesso andar sempre congiunta Di questi tori, ed aratro la
prima idea ne ha dato forse Onomacrito , dietro a cui Pindaro nella Pi
tica 4 Ep. f cosi li descrive ;

SUL

LIBRO

TERZO.

18$

Afa dopo aver Eeta collocato


L'aratro di diamanti
In mejjo ad essi lei buoi , che ardente fuoco
Spirano dalla bocca , empiendo il loco
Di romor , quando il pie battono armato
1Y unghie di bronzo
la qual favola adottata poi dal nostro Poeta, resa anche vieti da esso cre
dibile , col far quei tori , ed aratto opera di un Dio j come di un Dio fin
ge Omero , forse imitato in questo luogo , essere opera li cani della casa
di Alcinoo - In questo per migliora pu dirsi Apollonio il suo originale,
che vi agp,iugne inoltre l'occasione per la quale questo Dio , cio Vulca
no , si prest a far ad Eeta opere cos meravigliose , occasion , che ripete
dall'averi egli voluto mostrar grato al Sole, padre d' Eeta medesimo , pec
averlo accolto nel suo cocchio, quando tornava dal combattimento di Flegra Di questo in appresso : om sh la detta favola dir , scriversi da Dio
doro Siculo, che per quei tori spiranti foco intendersi devono i soldati
d' Eeta , che presi dalla Taurica , per la loro gran forza di corpo , e fero
eia d' animo si connotava dai Colchi col soprannome di tori
VersChe di Flegra c- \ Lo Scoliaste quiddit questo sito per un cam
po della Tracia intorno a Pallene ; e il combattimento , che qui si ac
cenna, per quello degli Dei contr3 li Giganti, notissimo fra li Mitologi s
e del quale Ovidio fia gli altri ( Metam- io* ifo- )
~ cecini pieAio graviore G-igantas
Sparsaaus Phlegrjeis vricia^ fulmina campisPotrebbe per Apollonio aver anche inteso dei campi Fiegrei della Carri'
pania, per li quali aver fra loto conteso gli Dei s'indica, come verisimile
da Polibio in qti<l lnogo ( Hist> lib-i- ) , nam & hi ( circa Capuani ) yuojue Phlegrtii nominati sunt , ut alii precipua bonitate ins'gnes : sane
de his potissimuxn Deos inter se pugnasse simile vero est propter eorura
amtenitatem , ts prtestantiam
Veri'
Che Asterodea c- | Qui cade in acconcio di dir qualcosa su la fa
miglia di Eeta Che sia questo figlio del Sole vi conviene la maggior parte
dei Mitologi ; e noi 1' abbiamo aJtrtive pur accennato Non cos conven
gono sul nome della madre, che Perseide chiama Esiodo; da Epimenide
citato dallo Scoliaste si vuoi detta Efira , e Diofane medesimamente citato
dallo Scoliaste nomina per Antiope . Figlie parimenti del Sole, e per con
seguenza sorelle di Eeta si fanno Circe, e Pasifae ; delle quali verr altro
ve occasion di parlare, e della prima specialmente anche fra poco Quan
to ad Asterodea per una delle mogli di Eet3 , qui nominata , ed indicata
ZVjR, Ih
a a
co

i8<$

OSSERVAZIONI

come madre di Absirco , non ho sinora trovata presso d' altri menzione :
anzi dallo Scoliaste si nota , che l'autore ri Nmtjmi-ocnv la chiama in
vece Eurilite Fu poi secondo il nostro Poeta , che in ci siegue Esiodo ,
seconda moglie di Eeta Idia figlia dell' Oceano , e di Tetide ; e da questa
ebbe per figlie Calciope , e Medea; nominata peto solo qucst' ultima da
Esiodo in quel luogo , in cui tutta abbraccia la genealogia di Eeta , coaforme a un dipresso ad Apollonio ( Gcneal- de' Dei v* yjtf- ) i
Al Sole infaticabil parlano
La chiara Oceanina , la Fendi*
Circt , ed Eita Re Ed Eeta figlia
Del Sole apportator di luce agli nomiti
Una d'Ai' Oceano intiero fiume
Figlia per lo voler di Dio si press
Idea dalle belle guance E questa
A lui Medea dalle belle piante
In amor doma feo per V alma Mentre
Altri per al cri nomi danno alla madre di Medea . Dionisio Miletio citato
dallo Scoliaste la vuol Ecate; Bracllde Pontino Neera ; ed Igino, se non
come si sospetta , scorretto il cesco , sebbene in un lungo la dica Idia , pu
re la nomlia t i un altro Clini Ci per non ostante che il nume pi"
comunemente ricevuto di questa donna foise Idia si pu anche de.hu da Ci
ccione , che parlando di Medea , cosi senza mostrar alcun dubbio si esprime :
Quid Mc.ex respondebis , qu* duobus avis Sole, Oceano , JEeta patte , ma*
tre llyjia procreata est i ( De Wjt- Deor- J- t Q- ) .
Viri' 470- Circe portava c- | Su questa favola d' essere stata trasportata Circe
nell'Italia dal Sole nel suo cocchio, dice lo Scoliaste aver Apollonio segui
to Esiodo Anche Erodiano citato da Natal de' Conti nel lib- 6- la racconta
nel modo medesimo: ma Dionisiodoro presso lo stesso Conti la dice da se
passata nell'Italia, quando fu per le sue crudelt discacciata dai Sarmati ,
che le si eran ribellati Quanto poi al luogo dell' Etruria , dove and a sta
b il irsi , ne parleremo su quel passo del lib 4 , nel qua! vedremo portativi*!
al loro ritorno gli Argonauti per farsi da essa espiare dopo 1' uccisione di
Absirto
Vtrf'io- Che i Sarmati ti son c- | Distinguevano gli antichi Geografi due
Sarmazie, una nell'Europa. 1* altra Bell' Asia : divise queste una dall' altra
dalla palude Meotide, e dal fiume Tanai Qui intende dei Popoli abitanti
qtiest" ultima , la quale era confinante colla CoJchide Fra i molti , che
parlano di questi Popoli baster accennar Dionisio , che li qualifica appunper bellicosi ( De U Qrb. v. <5j t.)
Ptf

SUL

LIBRO

TERZO.

137

Principio tardai juxta M-totidos undas


Mrotxquc kabitant , gentes
Esper Mavortis oolei
Vedine ancora il Cellario , e il d' Anville .
Virt' 6$8- Di Pene figlia veneranda Dea | Opportunamente fa qui il Poeti
che Medea invochi Ecate ; come quella Dea , di cui sopra ha detto esser
Ella sacerdotessa Su qiteita variano pi forse, che sovra tutte 1' altre fa*
volose Deit li Mitologi; perch confusa presso alcuni con Proserpina, e
presso d'altri con una pi moderna Ecate , che da qualcuno si e voluta.,
madre di Eeca , e Circe . Comunque per siesi di questa confusione , In
questo luogo Apollonio , dove accenna li natali di questa Dea , che poi vedetemo altrove pur ripetuti, segue la genealogia indicata da Esiodo io quel
luogo della Teogonia ( v^oo- )
Cener Asteria di bel chiaro nome ,
Cui Perse gi men nel gran Palagio ,
Ajfinchi cara i appellasse mrglie
Essa impregnata Ecate partorto :
provenienza questa , che pur adottata da Apollodoro , e da Ovidio in
quel verso ( Met- 7- 74* ) *
Jbat ad antiqui! Mecates Perseidos a'as
Verri occasione ben presto di riparlare di questa Dea, e dei vaij suoi nomi :
ora per quanto spetta a questo luogo basta vederne Natal de' Conti nel
lib- j. cap- ij' , e il Baron di Santacroce nel suo libro su i Misterj del Paganesmo
Vtrts n(!t Dicono Promitejo | E' forse peculiar di Apollonio questa favola,
che dalle goccie del sangue di Prometeo nelle viciname del Caucaso sia da
prima nata questa erba della descritta efficace virt, da lui perci chiama
ta Prometeja Venne seguito da Fiacco , che accenna questo medesimo in
quei versi (7. jff-)
qu libi fida magit vis
A'ulla Promcthcte florem de sanguine fibret
Caucasium , tonitru nutritaque gromma , promit i
e vi alludono pure Properzio , e Claudiano { quello nella Elegia ll del
lib* i> dicendo :
'
an eu4t
LeAa Prometheit dividit herbj jugs l
t questo nel lib- t, in Ruf- v- ijo- cos :
1
funestarumque potest!
Utrtarum juidqud letali gramint pollm$
A a a
Caw

i88

OSSERVAZIONI

Caucasus , Scythic* vtrnant in carmina ruptt ,


Quas legit Media ferox , & callida Circe''
Pretende Ausonio ( ne* Monosillabi ) , che questa erba corrisponda all' aco
nito : ma la descrizione di questa , che esatta abbiamo da Plinio nel cap- 1.
del lib- 2.7- punto nou rassomiglia a quella, che fa qui della sua il nostra
Poeta
Vttf 116}' Dera | Uno dei molti nomi attribuiti ad Ecate ; comune per an
che secondo Demostene , ed Eschilo citati dallo Scoliaste , e secondo Licofrone (Y7io) a Proserpina; perch spesso confusa, come si altrove
accennato , con Ecate Lo Spanhemio ( Hymn' in Dian- Callim- ) vuol de
rivato alfx , o "idrtpx da lab-xoi facem ferent j perch Ecate si rappresenta
come avente nelle mani due faci; onde Aristofane nelle Rane v 1406.
Duplica faces tenens
Vtlocisiimis manibus , o Jecate
Nello stesso atteggiamento si rappresenta pure Diana , che la stessa essere
con Ecate noto, in una medaglia di Adriano presso il citato Spanhemio;
e in una statua medesimamente del Museo Capitolino , cos si rappresenta
Diana triforme , o sia Ecate La prima di queste sar stata osserva ra im
pressa sul fine del libro . Per la stessa ragione , cio dal portar luce, che
(fws'popi); la chiama Euripide nella Elena v- j JS' > dove per pu confon
dersi colla Luna* Vedi su questo nome, in quanto per altro si attribuisce
a Proserpina, il Porter sul citato verso di Licofrone ; dove altra e rimolo
gi vi porta, e vi cita Favorino , ed Eustazio .
Veri- tiS6- Rumo | Altro soprannome di Ecate; promiscuo pur anche questo con
Proserpina per la confusione sopta indicata Licofrone lo da peculiarmente
ad Ecate ; indicata colla stessa individuazione del padre, che dietro ad Esio
do ha adottato Apollonio:
11
nam Pensi filia
Etimo Uc
( v H7tf )
Da alcuni si ripete l'etimologia di questo nome dalla favola, che aveado tentato Mercurio di usare con questa Dea , essa ne fremesse pptptxj ;
alla qual favola allude Properzio ( El- prima lib- i-)
Mercuri & sandii feriur Bttbeidos undis
Virgineum Brimo composursse latus
Altri per altre etimologie riportano , che possono vedersi presso lo Sco
liaste } derivanti o dal timore, che incutersi credeva quella infernal Dea;
o dagli urli, e fremiti che l'accompagnavano Vedi li Commentatoti di
Licofrone, e il citato Baron di Santacroce nel mentovato suo libro su i
Mifterj del Paganetmo Ora pei far anche due parole su gli attributi ,
che

SUL

LIBRO

TERZO;

189

che qui le si danno , dir del primo , che I; applica Apollonio di xxpsr^'pq
juvenum nutrix , sotto il quale essere scata in partirolar forma venerata da
gli Ateniesi, ce lo assicura su l'ancorici dello Scoliaste di Aristofane Gioj
Fasoldo ( De Festis Grxc ) trovartene fatta anche menzione da Orfeo nell'
Orazione premessa agl'Inni v^o- ; e da Esiodo, dove pure si accorda col
Poeta nostro nel chiamare Ecate unigenita ( Tktog' y 447* ) 1
Cos l' unica ^figlia di tua madre

Di tutti onori l ornata appo gli Dti l


Saturnio fella di giovan nutrice
II secondo attributo di wuttoKos nottivaga ha relazione al notturno tempo
nel quale apparisse; confondendosi, anche al dir di Cicerone, colla Luna:
ovvero pu avere ancora relazione al farsi sempre di notte suoi saprifizj;
onde Diodoro Siculo la dice wmtx tenebratami. Qjanto al terzo epi
teto di yjtot-m subter aneam , iju.'Sto le si di pur da Teocrito nell' Id-i.
vers 12O Dta , a te drijfr V incanto ,
Ed alla sotterranea Ecate orrenda
Finalmente si t ice comandare su i moni per la stessa ragione, per la quale
essa non men >.he Proserpina si dicono Regine dell* Inferno V il pi.
volte allegato B-Santacro<.e , che su questa Dea , e(su i varj suoi nomi ha
formata una apposita Dissertazione
V*rs- 15 io- O Portento, od Amniuo Ite j Del Partenio , come fiume in cui
fosse solita lavarsi Diana, se ne veduto nel libro antecedente fatto cenno
dal Poeta Ora lo replica congiugnendolo coll'Amnisio, fiume dell'Isola di
Creta Una Citt pur v'era dello stesso nome di taita celebrit , che si
prende presso Dionisio per I* Isola stessa Omero nel io- dell' Odiss- ne
parla come di un porto : e vi si uniforma Strabone , che aggiugne aver ser
vito ad uso di arsenale : lo che si concilia col supponere la detta Citt si
tuata all'imboccatura del fiume j la qua! imboccatura servir poteva d' ar
senale, e di porto Da questo fiume, e Citt rratto hanno il nome di
Amnisidi le Ninfe di Diana abitanti in quei contorni ; delle qual"Ninfe
in due luoghi fa menzione Callimaco nell'In* in Dianam , e il nostro Poeta
pi sotto - Osserver qui per ultimo, che in questa enumerazione di Nin
fe , distinte secondo i varj siti delle rispettive loro abitazioni , pare se
guito Oanero , o chiunque sia l'autore degl' Inni in quello a Venere , nel
qual si vedono enumerate le classi medesime cos :
od alcuna
Delle Ninfe , che albergan ne' bei boschi ,
O di futile , che in questo stati bel monti
abl*

I9o

OSSERVAZIONI

E. abitati de'fiumi nelle fonti ,


E nell' erbose valli i
Veri- 1480 Cosi da un no periglio [fc. | Con molto artifizio introduce qui il
Poeta Giasone a valersi di un esempio per indur Medea ad ajutarlo ; e
di un esempio specialmente di una congiunta a lei di s.mgue ; qua! era__
Arianna > che aveva per avo materno il Sole , come lo aveva Medea per
paterno E' notissima presso i Micologi la favola ; e come questa Ari
anna ,
Cui , pater Minot , cui mater filia Pk/ebi ,
abbia salvato Teseo , che destinato era con altri fanciulli Ateniesi a perir
nel labirinto, coli' insegnargli la strada di uscirne,
Errabunda regens tenui vestigia filo ,
Come si esprime elegantemente Catullo : dopo di che la dicono con Tese*
stesso dalla patria fuggita Fanno di questa favola menzione infiniti Poe
ti ; e sin Omero la tocca nell' 1 1 dell' Odiss* dicendo :
'
e la leggiadra
Arianna figlia di Minano , il savio ,
Cui gi Teseo di Creta al tetren grasso
Della sacrata Atene conduceva
E' rimarcabile come il Poeta ingegnosamente faccia alterar a Giasone suo
vantaggio la cosa . Pare che voglia far credere in questo passo ( e vi si
Uniforma altro luogo posteriore ) , che prima della partenza si sa. Arianna
pacificata con Minos , e questo ancora con Teseo : quando il contrario por
tano 1 Mitologi , ed Arianna stessa presso Ovidio , dice, che
accessus terra paterna negat
Cos soggiugne semplieemenec , e seccamente aver con Teseo lasciata
Arianna la patria ; tacendo poi l' infelice esito di questa fuga , per parte
cio dell'amante, che l'abbandon nell' Isola di Nasso : almen per quan
to alcuni Mitologi vogliono, il sentimento dei quali segue il nostro Poeta
nel quarto Finalmente attribuisce a questo ajuto dato a Teseo la bene
volenza degli Dei verso Arianna , e l'essere stata trasportata in onor suo la
sua corona nel Cielo; quando ci tutto ascrivono in vece i Mitologi all' aversene Bacco invaghito, ed all'averla fatta sua sposa - H*c existimatur
( dice Igino nel Poet- Astron- ! cy> , parlando di questa Corona) Ariadncs
fuisse a Libero patre inter sidera conlocata Diciiur enim in insula Dia , cura
Ariadne Libero nuberet, hanc primuti coronarti muneri a Penere, ii Horis adeepisse; cum omnes Di i in ejus nuptiis dona conferrent j e uniformemente a que
llo Eratosrene ne' Catasterismi cH*c corona dcitur esse Ariadncs , guaiti
LUer astris intuiti i ouaiuio Dii ejut nuptias in inula Di* ctlcbrabant c- Per
aU

SUL

LIBRO

TERZO.

i9x

aler questa corona , che nell'Astronomia Micologica conosciuta sotto il


nome di Corona di Arianna, gli Astronomi moderni pi comunemente dico
no Corona Boreale, per distinguerla dall'altra Corona dell'Emistero Meridio
nale ; lo Schiller la chiama Corona di spine di G C- l'Harsdorfir Corona
della Kegina Hester : ed altri altri nomi le danno, che possono vedersi presso
il Sig Dupuis nell* Origine delle Costellazioni La sua situazione fra la
Costellazione d'Ercole, e quella del serpente t evi si contano oggi da_
quasi tutti *i. stelle di varia grandezza, ma nessuna di prima Non ne
contavano per che otto gli Arabi , come pud vedersi nel famoso GlobeCeleste Cufico- Anbico , che posseduto nel suo Museo di Velletri dal Sig*
Card* Borgia , onor delle Lettere, e del Sagro Collegio , venne con mol
ta erudizione illustrato dal Si g- Abate Assentarmi ; presso il quale possono
vedersi li varj nomi, che si sono dati dagli Arabi a questa costellazioneCompir finalmente questa Osservazione , coli' aggiugnervi quauto della
medesima ne disse Minilio ( lib- 1- v
).
At parte ex alia dar volat orbe Corona
Luce rnieans varia . &am stella vincitur una
Circulus , in media radiai , cu* proxima fronte >
Candidaque ardenti distinguit lumina fiamma ,
Gnossia desertx quondam monimenia puellte
Vety ifi9' Allor tu preso c- | Minutamente qui fa il Poeta prescriversi da__
Medea li riti, co' quali dovevasi sagrificar ad Ecate: riti per la maggior
parte comuni aiutiti li sagrifizj , che si facevano agli Dei inferi Il tempo ,
il luogo, il genere delle vittime, il modo di sagrifkarle , e le libazioni
sono tutte modalit di questa sorte di sagrifizj, delle quali ne sono pieni
tutti gli scritti degli Antiquarj , e di alcune delle quali noi all'opportunit
nelle note ne abbiamo detto qualcosa In particolar poi venendo ai sagriizj , e feste per Ecate, queste con peculiar denominazione si chiamavano
Exr>t-<* Ecatesia ; e con grande solennit riferisce Strabone nel 14 , che
si celebravano ogni anno dai Stratonicensi . Avevano pine gli Ateniesi
per questa Dea particolar venerazione ; presso i quali v' era anche un tem
pio a lei specialmente dedicato ; e della sua statua innanzi alle porte in
nalzata , con peculiar denominazione chiamata xsths o Uxrokn , fanno
menzione Snida , ed Esichio Vedi Gio- Fasoldo nell'Opale* De Frstis
Grzc inserito nel Tom- VII. del Tesoro Gronoviano
Veri' itfio- Terra , che molti Oc- | Per rendere esattamente Giasone conto a
Medea delle cose ricercategli comincia dal descrivere in generale la si
tuazione del suo paese , cio della Tessaglia In questa descrizione , dice
Jo Scoliaste , il Paeta legue Erodoto ; il quale infatti la dice cjuasi colle
e

i9z

OSSERVAZIONI

stesse espressioni circondata da tutte le parti, e racchiusa da alti monti, eoa.


elusa undique prtaltis montbus : e irrigata pure la dice da pi fiumi , che
pri.tia di essere inalveati, e condotti al mate , come dopo lo furono, la
sommergevano tutta , e la riducevano un mare : quod ir.ter Kos , quos di.
si, montes (sono le parole dello stesso Erodoto nel lib. 7- ) medium , ti
Tkessalia est , ita cava , ut cum olii frequenta amnes in eam influant c- ,
fui e montbus Thessaliam cingentibus in eam planiciem confluente: .
fertur quondam , qu um nonJtm rjftt his car.alis
cmnem Thes.
saliam ejfecijfe pelagui Procurato in seguito ai detti fiumi lo sbocco ne
poi venuta quella fertilit , che tanto decantata ; e per la qua
le caratterizza anche il Poeta la Tessaglia per abbondante di pascoli
Strabone vi si uniforma esattamente nel descriverla in questo medesimo
modo , unendo col posteriore il primitivo suo stato : e di questo giova per
illustrazione maggiore trascriverne le stesse parole : Atque hic est medium
Thessali* , fertilissima regio , iis locis demtis , qu* fluminibus alluuntur
Etenim Peneus per mediani fluens Thessaliam , mullosque excipiens amnes
stepenumero effunditur in agios l atque antiquitus planiciem islam stagno
ajunt telam fuisse , cum U montbus undique includere tur , (y loca orx ma'
ritimee editiora esstnt campestribus Dalla descrizione Geografica passa Gia
sone a toccare del suo paese la storia : e per questa accenna quello dei suoi
Re, che poteva esser conosciuto anche nella Colchide , ch'era Deucalio
ne; perch figliuolo di Prometeo, che vedremo nel quarto lasciato sul
monte Caucaso da Sesostri; quale Deucalione aver regnato sulla Tessaglia
Eltanico fra gli altri lo assicura , citato dallo Scoliaste , in un'Opera appo(icamentc su le coe composta a quel Re appartenenti , e per mticolata
Deucalionica Su la vera Epoca di questo Re, interessantissima ne' tempi
Favolosi, od Eroici, perch lo stipite comune di tutti quasi li Principi,
ed Eroi della Grecia, su la vera Epoca , dico , di questo variano fra loro
i Cronologi j i varj sistemi de' quali possono fra gli altri vedersi raccolti
presso l'eruditissimo Sig-Larcher nella sua Cronologia d'Erodoto : ma quan
to ad Apollonio, che figlio lo ia di Prometeo , non pu fissarsi lontana da
quella della spedizione Argonautica ; sebbene poi a lui dia il merito di
avere civilizzata la Grecia Il famoso "diluvio di Deucalione ( che sari
stata una qualche, forse maggiore del solito , inondazione degli accennati
fiumi , che si detto irrigar la Tessaglia ) ha dato argomento a molti
Poeti , fra' quali ad Ovidio , di farne eleganti descrizioni , nelle quali le
circostanze furono in gran parte copiate da quelle del diluvio di No;
che Filone vuol Io stesso , che il sunnominato Deucalione Come poi an
che nella favola si suppone dopo il cosi detto diluvio di Deucalione rinovau la Gk:U, ia quel modo ia cui si sa per la Sagra Scoria rinovato il
Moti*

SUL LIBRO

TERZO.

193

Mondo dopo l' Universale : quindi che Apollonio con poetica es


pressione attribuisce a Deucalione 1* avere il primo fabbricato citt , e_#
templi : circostanza questa pure, che secondo lo Scoliaste, presa avr
dal citato Ellanico , che dice innalzata da esso un' ara all dodici Dei
Chiude il Poeta questo primo tratto su '1 generale del paese di Giasone
col dirlo soprannominato Emonio : soprannome col quale essere stata co
nosciuta la Tessaglia ci assicura S trabone, e del quale ne abbiamo noi detto
altrove qualcosa* Ora fatto Giasone dir ci sul general della sua patria ,
lo fa adesso il Poeta patsar a pi precisamente individuarla , esprimen
done il nome, ch'era Jolco Di questa citt, che pi volte si gi sen
tita a nominar nel Poema , come la patria del principal personaggio dell'
azione, ne parlano tutti li Geografi , dopo Erodoco , Strabone, e Io Ste
fano : e da ci convien credere, che fosse anche ne' primitivi tempi d
qualche importanza , che diede ad una parte della Tessaglia il suo nome,
decta per quesco JoLhite Omero promiscuamente la chiama Jolco , e Jaolco j e le d l'epiteto stesso , che le d Apollonio di ben fabbricata La
circostanza poi , che si fa dal Poeta aggiugner qui a Giasone , che non si
senta nella Tessaglia neppur a nominar l'Isola di Ea , sarebbe superflua
affatto, e inopportuna se non servisse a soddisfar ad una ricerca, che si
aveva innanzi fatto far non senza artifizio a Medea, che s' introdusse do
mandare a Giasone se vicino era per portarsi alla detta Isola Ho detto
non sen^a artifizio , perch ha con ci voluto il Poeta conservar nella sua
verit il carattere di Medea , che come giovinetta , n uscita mai dalla ca
sa paterna esser doveva ignara affatto delle cose Geografiche , ni di altri
paesi aver idea, che di quelli che sentito avesse a nominar dai parenti.
Per questo dunque, che le si fa. domandar dell'isola di Ea ; perch di
questa doveva averne inteso- a parlar, come d;ll i abitazione di Circe, la
sorella del padre; che come egli stesso sopra ha ricordato, ve la aveva
condotta Di questa Isola verr nel quarto occasione di dirne qualcosa : ora
due parole di Orcomeno , di cui per la stessa ragione si fa domandar conto
a Medea, che notizia doveva averne acquistata dai figliuoli della sorella,
Calciope , in bocca de' quali verisimile, che spesse volte sia stata - Si
colloca qui dunque Orcomeno colla maggior Geografica esattezza su i con
fini della Beozia ; perch tale era infitto la sua situazione ; per cui proms
cuamente nella Tessaglia alcuni la mettono, ed altri nella Beozia Lo Ste
fano , e Plinio sono di quelli : Pausatila con altri fra questi ; lo che pu
conciliarsi da quanto dice Strabone, che incorporata fu posteriormente^*
questa Citt nella Beozia, quando n'era prima sep irata ; li confici della
qual Beozia chiama qui il Poeta Cai nei , co ite ruciJiJe (lib-i- cap-n-)
Tom. Ih
g b
Bea

OSSERVAZIONI
Beozio quel campo, che dice aversi prima detto Cadmejo qui nunc Bseotmt
voratur , ante vero Cadmejut Soggiugnesi poi fabbricata questa Citt da
Minia: del che pu servire di prova l' antico suo nome , ch'era Minieo;
come dietro ad Ometo disse Plinio Orchomenus Minytus antea d/Aus ; e il
nome pur posteriote di Orcomeno , che da un figlio le venne ciel suddetto
Minia al dir di Pausania Provenir inoltte si aggiugne questo Minia da
Eolo: perch, come spiegando questo passo individua lo Scoliaste, nata
egli era da Crisogone , che figlia era di Aimone , di cui padre et stato
Sisifo, figliuolo di Eolo Finalmente si giustifica quanto di questo Minia
si dice sull' esser egli venuto dalli Tessaglia dalla sovraccennata promiscui
t , e vicinanza di queste Provincie , non che dal sentirlo da qu -L'imo a
nominar per Re dei Tessali, come fra gli altri da Lattanzio , l'antica
Commentatore di Stazio sul v )47* del quinto della Tcb'Mini* Thessal
Minya rege Thessulorum
Vi- 1748- Fu Cadmo &c- | Sempte esatto il nostro Poeta nell'osservare li buo
ni principj della Poetica , prepira con. questa favola non senza ragione cir
constanziata il mercvigloio , di cai si propone far uso in seguito Abbia
mo sopra veduto al y ?4f. preparato l'altro meraviglioso su i tori coli'
indicarne la loro provenienza da Vulcano ; ora fa lo stesso su la generazion d'armati da seminati denti, la qual forma la seconda parte del mi
rande scioglimento della sua favola per quanto spetta alla esecuzione data
da Giasone alle strane condizioni apposte di Eeta per lo conseguimento
del vello d'oro A questa seconda parte pareva gi veramente conciliato
il credibile non altrimenti , che alla prima , dalla opinione , che secondo
Arisr. ( Poet' e 14- ) i uno dei mezzi per ammettere {'incredibile ; la qual
opinione potea dirsi fondata su l* autorit di anteriori Scrittoti : giacchi
non solo preceduto fu il nostro Poeta in questa favoli da Onomacriro , e
da Fcrecide citato dallo Scoliaste ; ma ( ci che pi importa ) si vede da
un cenno fatto da Euripide nella Medea , divulgata e nota detta favola
ancora al suo tempo . Ad ogni modo come il meraviglioso incredibile di
questa seconda patte ha forse un ^rado maggiore di singolarit , e perci
d' incredibilit , cos ha il Poeta ben fatto a predispotla , e prepararla.^
col circonstanziarne con precisione l'esempio di altri denti dello stesso
dragone: seminati quelli pure; e coi medesimi effetti da Cadmo: favola
pi nota, e per lo maggior numeto di antichi Mitologi , che ne han par
lato, fra i quali molti ne citalo Scoliaste, e pei l'uso, che fatto ne
aveva Euripide nelle Fenisse Merita il passo di questo essere per intiero
riportato; onde si veda, che l'idea non solo, ma l'espressioni ancora
del Poe io questo , c in altto successivo luogo sono in graa parte ca
vate

SUL

LIBRO

TERZO.

i9%

vate da quel fonc* Cos dunque il Coro nell'Alt' fecondo delle Fediste,
fecondo la versione del P- Carmel :
Da "Tiro in questa terra
Cadmo sen venne , innanzi
jt eui da se prostrossi
Sul suolo' una giovenca
Quadrupede , compiuta*
Z.' oracolo rendendo ,
Dove albergar dovesse
Ivi giacea di Afartt
Il micidiale Drago
Custode fier , che i vivi
Fonti , ed i verdeggianti
Pivi guardava intorno
Volgendo le pupille ,
Che fu da Cadmo gito
Al fonte con un sasso
Ucciso , e l' uccisore
Di fiere , il sanguinoso
Capo ferio con colpi
Dui suo braccio vibrati ;
della diva Palla ,
Che sen^a madre nacque ,
Poi per consiglio , i denti
Del Drago in terra sparsi
Gett nei fondi seLhi,
Onde dal suol si vide
Uscir armata gente
J* su la superficie
Di quel terrtn ; ma ferrea
Strage di nuovo feo ,
Che su V amico suolo
Cadde, e bagn di sangue
La terra , eh' uscir fella
Del Cielo all' aura aprica
Pu pur vedersi questa favola nella Bibl* d* Apnllodoro (lib. $ cap ) e
in Igino nella favo"- non che poeticamente descritta da Ovidio nel terzo
delle Metamorfosi Pai efato nel capo 6- ( De inered- Hist- ) d della me
desima , c di cucce le tue circostanze la scotica allegoria ; su la quale
B li t
anco

196

OSSERVAZIONI

ancora da consultarsi Natale de* Conti nel cap. aj del lib* 8* della Mito
logia
Vers-iiiS' Del?Amaranto c- | Mi son creduto in libert di qui dilatare al
quanto la traduzione dietro all' espressioni dello Scoliaste s i questo passo ,
che dice per questo chiamarsi Amarantio il Fasi , perche viene da un_
monte della Colchide di questo nome S questo monte cita lo stesso Sco
liaste in altro luogo, cio sul V40i* del secondo , l'autorit di Erodiano
per provarlo monte della Colchide. e per provar, che da esso deriva il
Fasi Lo Stefano segue tutti e tre, Erodiano cio , Apollonio, e il suo
Scoliaste per registrar nel suo Lessico un monte , e un Popolo di questo
nome : chiaro indicando di aver avuto specialmente in vista questo luogo di
Apollonio; mentre chiude il suo articolo col dire : Hinc , g uod inde Fhasit
profittai, Phasin Amaiantium appellavere . Per altro non trovo presso altro
nessuno degli antichi Geografi Fatta menzione di questo monte: anzi tutti
parlando dell'origine del Fast Io fanno dietro l'autorit di Eratostcne , cita
to pur dallo Scoliaste, scaturire da uno dei monti dell'Armenia , o Moschi ,
come li chiama Plinio j che Gulielmo Hill sul v 604 di Dionisio crede
fosse o lo Scidisse, o 1' Abo
fen 1814' Mimante, il gigante di Flegra c- \ Mimante, dice s questo pas
so lo Scoliaste , nome proprio di un Gigante : da non confondersi per
coll'altro Mimante nominato dal Poeta nel secondo, come uno de' seguaci
d'Amico, e ucciso da Polluce nella mischia avuta coi Bebrici dopo la morte
di quel Re Per altto su '1 combattimento di Flegra ne ha fatto anche su
perormente cenno il Poeta al v cio
sul quale vedi la Osservazione
Veri i84f- Quale salito c | In questa similitudine diretta a mostrare la pom
pa , e la velocit di Ecta nel 1' uscire dalla Citt , unisce il Poeta molti de'
luoghi , nei quali fama era , che fosse Nettuno adorato , ed ai quali per
ci di tratto in tratto si portasse E prima nomina li giuochi Ismici per
ch a lu , come e noto , originalmente dedicati , s suppone , che alla loro
celebrazione vi concorresse : donde anche avviene , che datogli spesso il
soprannome di Ismico . Pindaro parlando [appunto di Nattuno nell'Olim
pica 8 str j
Ver V hmo se ne and velocemente
,
Quei che scuote il tridente c.
E pi chiaro nella quinta Nemea str ).
Ifettun gi' persuaso
Futuro affine , da cui spesso vasti
Da Ego al glorioso
Dorico hmo famoso c
ViB

SUL LIBRO

TERZO.

i97

Vieti dopo menzione di Tenaro ; e lo individua lo Scoliaste per promontorio della Laconici : individuazione, che ho io adorata nella traduzione
Era famoso il tempio, che l esisteva dedicato a Nettuno, del qjale fan
no parola Strabone nell'ottavo, Pausania in Lacoi Cornelio Nipote in
Pauf , e infiniti altri : il qual tempio riferisce lo Stefano fabbricato da
Teuaro fratello di Geresto , e figlio di Giove , che dato ha il suo nome a
detto promontorio , e rispettiva Citt Presentemente si conosce sotto quel
lo di Capo di Metapan Succede V acqua di Lerna : che Io Scoliaste chiav
ma fonte dell' ArgaVide Aver da ci avuto origine l'esser questa tenuta
per sacra a Nettuno, che in quelle vicinanze, vogliono i Mitologi, e ri
ferisce Apollodoro nel secondo , che avuto da esso commercio con Amimone , le mostrasse in piemia quella fonte; tanto allor necessaria per la sic
cit , che affliggeva in quel tempo quei Popoli Da questo istesso avr
preso il nome quel vicino altro fonte detto Arminone , di cui Strabone par
la , come esistente in quei contorni : monstratur edam Amsmone fons
prope Lernam : e sar in memoria di questo avvenimento medesimo , che
in Tcmeno , luogo pure di quelle vicinanze , vi et al riferir di Pausania
un tempio dedicato a"" Nettuno. Che a questo inoltre consecrato fosse il
bosco di Onchesto , detto lo aveva anche Omero nel secondo dell' II al
<t)6- l'espressioni del quale ho io adoperate nella traduzione:
JE d' Onchesto sacrato al Dio Nettuno
Colla sua sacrosanta alma boscaglia
Strabone nel IX' mette in dubbio se veramente presso Onchesto , citt
posteriormente l fabbricata , stato vi fosse un'effettivo bosco 5 e pendew
a credere, che dall' esservi l stato semplicemente un tempio di Nettuno ,
si sia Omero espresso , come se un bosco vi fosse stato ; perch Poeta- or
nandi causa omnia tempia lucos appellant , etiam arboribus carenila i ma
Pausania assicura , che sino all'et sua,/ e tempio, e bosco esistevano:
mtate mea (dice nel settimo ) delubrum et signum extat 2?eptuni Onchestii ,
lucus , auem suis Homerus carminibus o/navit Qui poi il Poeta d a
questo bosco l'epiteto di J.intio, per dirlo Beozio j perche i Jjntl al diran
che dello Scoliaste , abitato avevano la Beozia, dove Onchesto esisteva:
dei quali Popoli,, come abitatori di quella parre specialmente della Beola, ch'era intorno Alalcomenla , parla ancora Io Stefano - Passa dopo
Apollonio a nominar Calavria Questa una piccola Isoli in faccia il
porto di Trezene del circuito di trenta stadj incirca ; cosi detta la Calivro
figlio di Nettuno; e per sin d'abantico a questo dedicata secondo Filoste*
fano citato o'allo Scoliaste Rest ancora ne' posteriori tempi in venera
zione il tempio l dedicato a quel Dio : e tanto lo rest, che aver ser
vito

i98

OSSERVAZIONI

vito d' asilo notissimo per le autorit fra gli altri di Srrabone, e Pausinia ; non che pel sapersi ivi rifugiato Demostene, di cui, l morto, vi
li mostrava ancora il sepolcro Tocca in seguito il Poeta la Pietra Emonia,
o Tessala , come la spiega lo Scoliaste: che la fa nome proprio di un luo
go ; donde a Nettuno la denominazione di Pecreo presso Pindaro in quel
verso della quarta Pittica :
0 del Vitrea 2/ettun incliti prole :
sebbene da altri altra ragion se ne adduca. Finalmente si nomina Geresto,
citt notissima dell' Eubea Era celebre al dir di Strabone , il tempio che
v'era l di Nettuno; donde a questo il soprannome di Gerestio , e Gerestii si dicevano li giuochi , che in suo onore si celebravano; dei quali
parla lo Scoliaste di Pindaro sull'Ode Olim-XIII- Omero pure allude *
questo particolar culto, che l prestavasi a Nettuno, quando fa ad esso
agrihcar subito al primo arrivar a quel sito ( Odiss- lib- } )
1
e a Geresto
Di notte fur condotte : ove a 2?ettuno
Imponemmo di tori molte cosce
Vri- ipoS- Giasone allor c> | Qui comincia la pittura del combattimento
de' tori, e successiva seminagione dei denti del dragone, coli' esterminio
de' Giganti quindi nati in quel campo ; pittura, che quanto ai colori pu
dirsi , almen rispetto agli scrittori rimastici , tutta originai d'Apollonio:
giacch gli anteriori Poeti Argonautici Onomacrito , e Pindaro, non han
fatto, che somministrarne, pu dirsi , in cenni, l'idee; ed il secondo
anche sol parzialmente - Fiacco Io ha imitato, anzi quasi tradotto nel
settimo, e cosi Ovidio nel settimo pure delle Metani- , alcuni luoghi de'
quali sono gi stati rispettivamente confrontati nelle Note con quelli di
Apollonio ; dietro a quanto insinuato avea lo Scaligero nel 1 ib y - della Poe
tica perch si vedesse cui trium poetarum plus debcatur ob illustrem narrati*nem . Altri Poeti inoltre e Latini, e Greci han fatto cenno di questa favo
la ; fra i quali dei primi Esiodo , che nella sua Teogonia v- oot. senza per
individuarne le circostanze chiama sospirose le fatiche di Giasone , ed
Euripide nella Medea , dove la introduce a rinfacciare a Giasone i benehij
prestatigli , e a dire cos ( v 476' )
lo ri salvai ( come i gi conto a quanti
Greti salir in su la stessa nave
D' -Argo ) qualar que' buoi sbuffanti foco
Sotto al giogo a condur fosti spedito ,
a seminar fatale messe

Dei Latini poi eltre li citati , Virgilio vi allude in quel passo della Georg.
( !*

SUL

LIBRO

TERZO.

199

(Hb> v. 140-) , che abbiam cicato nelle Note j e Lucano nel quatto
della Far*.
Pkasiot campii insomn denti creati
Terrigena mina magicit e cantibus ira ,
" Cognato tantos implerunt sanguine sulcos fc
Inoltre su la favola stessi fra i Mitologi , che tutti ne parlano, pu spe
cialmente consultarsi Apollodoro, ed Igino: non omettendo per ultimo
di notate avet essa somministrato argomento agli antichi artisti per espri
merla ne' loro lavori : fra i quali era un basso rilievo , che si vede presso
il Begero nello Spicilegio Antlqaltatls ; ed altro basso rilievo , di cui un
frammento nel Regio Museo si conserva di Torino, pubblicato quindi nei
Tom* li dei Monum. Taur> Monumenti ammendue, che immediatamente
qui appresso si vedran riportati , e piti diffusamente poi spiegati nel fine

Fine delP Oneriazioni sul Libro Terzo ,

APrONAYTIKGN

I B A I O N

A.

DELL' ARGONAUTIC A

LIBRO

QUARTO.

aoa
AnOAAfNIOY

APr'ONAYTIKQN

I B A I

urti pup KaLfiArp yt ,

O N

A.

Me a Hctipnt

KoA/tfo$ ewfJi MoDVa, A/oj tkos . n 7^/) ifioiyt


sLjuXQoLtfiQ vos iri'ou 4\J<rfsra.t pfjujUvovrt ,
n'g /-up amc 77^* ^uvi/uuipov , n" to' 7' vl<f7t<&

ir
Hro^ 0* (ttfV M/noto jult of^poCcip , ofcroi ctpi<flot ,
7T0LVVV'%l0t tPfl'Acv CuVuV V CTXp/oV AMT toioUTiiV
ditfiv vi ju>iyoCpots , fflvypZ ini ^uju.y ag^Aa
A/n'rns ifJLorov K%o\a>iu.t'os ci/o*' 0 72 7zcLfX7rcLv
io $uya.riptoi> rU& vvtyiv eco? r6X<r$x4 eaA77e/ .
Tp cT' aAg7g^^0T<XT(jj' kpclMq (p<j$ov e/u,(ixXv Hpn .
vptfttv f t nti rts outpn

> fr re &<ti'ns

Viri' 4* V p I Se oscurit rescasse in questo passo la toglie il Brunck co! no*


tarvi riferirsi quel p. al ufur travaglio : espresso da me col prenome di
relazione quillo
Vin- r <-/\i'*)v| Corrisponde al turpem i epiteto dato da Fiacco a questa fuga
Vus- 1 >T * 0*3*5; &c* | Espressione d'Omero in quella similitudine , che
in senso opposto ha qualche rassomiglianza eoa questa nostra (Il ai-) :
or

DELL* ARGONAUTICA

DI

APOLLONIO

LIBRO

QUARTO.

J_3 ella vergiti del Coleo ora il travaglio,


E li pensier narra tu stessa , o Dea ;
Tu che di Giove sei , Musa , figliuola ;
Giacch tra dubbj in me dentro s1 avvolga
5 L' alma pensando , se a? avversa sorte
Quello esser l'opra i' dica, o pur se indegna
La fuga , ond' essa abbandon li Colchi .

Mentre che a consultar tutta la notte


Stava in sua reggia coi miglior del stato
io Qual alta ai Min] architettar mai trama *
Da non placabil ira acceso Beta
Per lo duro al suo cuor fin del cimento
Di cui temeva anche le figlie a parte ;
Giuno frattanto di Medea nir alma
15 Grave gett terribile timore :
Ed essa impauri qual lieve damma ,
Che nel pi folto di profonda selva
C c 2
m
.or come fanne
&*a fantera da prefitto baco

Di

ao4

APTONAYTIKfN

A.

rxpcpictp iv ~u\%oio Kvvtav ityo'Cncrv om-okXtI ,


xOt/kx yxp vn/xprf t'cr<rxro , jun t*iv paytv
i $ . \r\ip.tv > aj^x ,dY 7ra.<rxv x\x7T\t\<Ttiv xancfrnJx.
*rxp($u tF oLfjjQmXoui vu^cpxs . iv dY ol oifcr
72\r\vro 77Up'$ , cPg/roV N Trepifipo/utfHcv xxoitxt .
7:xjkvx tTg XxvKxvtns 7T/U,Xff<rxrO , ttwux dY xovp
iXKoixivn 7t\okx/xous yoepp fipu%r\<xxT' a'p/jj .
ao xa/ fJ xef aurou Tn,aoj i/^fp /xpov &\&ro aoupn*
tyx'pixxKx 7TXty<fx/xiir\ , Hpns

a'A/ixrg /ae^o/poij ,

/ /ttn' /a/p $piloto $-tx <rvv 77&/07 (p/CsirSa/


I/30'g' xru^cfxfirw -n\^p6u% dY 0/ gV (p^grr/ ^ujuJs
i&'vd'r) ' /U.&TX i* tryg xxX/o'o'Vtos x$px k\7T(v
25 (Qx'p/jlo.kx 72<ivr KfA.vt*ts Kxr^evxlo (p(pix/xoto .
xu<ro*g tF gV? Tg Ag'^os , ncft (T/kA/cTxj xju,Qorpo$s
<rlx$/uLoQs , yg\ toi^w ttx(^i{<xxIo , %zp<si ti &xn.pov
fin-

Incontro ad uomo cacciatore , e nulla


jbfcl cuor paventa , o teme , allorch- uilo
Il gattire dei cani
Scorretta la volgare lezione, che di un genitivo singolare /JaSsiR ne (a
un dativo plurale /S0*ritjc: errore che fu il primo l'Hoelzlino a correggere,
seguito dal Brunek
Tetf 14.
&c- | Colla stessa pittura di Medea . spaventata comincia
Fiacco il suo libro 8At trepidam in thalamis , jam sua fata paventtm
*
Colchida circa omnes pariter furijtque , minteque
Patris habent E/c
Veti } tt/>hs | Lo Scoliaste lo spiega per xSp^c leggiero Io mi sono at' tenuto a questa spiegazione; non convenendo alla nostra lingua la meta
fora del Greco
Veti- 16* | Di qui Virgilio ha preso quella sua immagine del secondo dell' En>
(v>4?o) Amplexitaue tenent potiti atque oscula figunt ra costume
pre

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

0f

Di cani , e cacciator turbino voci .


Giacch* Ella tosto il ver vidde , che al padre
io II soccorso di lei non era ascoso ,
E che averia perci tutti essa i guai
Sovra di se compiuti ; d' ogni, cosa
Conscie come temeva esser le serve .
Quindi di foco avea gli occhi

ripieni j

25 Le sussurravan gravemente intorno


Le orecchie ; spesso si strigneva il collo ;
Spesso flebil stridea sveltisi i crini j
E sin a' allor

gi prevenuto avria

Il suo fato la vergine morendo


30 Col tranguggiar veleni , e di Giunone
Resi vani i pensier , se coi nipoti
Di Frisso coi fgliuoi , la Dea medesma
Pel spavento a fuggir non
Si esilar, fatto leggiero

la spignea .
allora,

35 A lei nelT alma '1 spirto ; e ritornata


Dietro , dal sen dove

li avea raccolti

Tutti i veleni rivers nel scrigno .


Quindi il letto, baci , baci gli stipiti
D' ambo le parti ; vi palp le mura ;
40 E lunga di capei treccia divelta
Colpresso Greci di baciare, e salutar quei luoghi, che lasciavano per non
pi ritornarvi : al qual costume due volte allude Sofocle nel Filottcce sem
pre adoprando il verbo vpoffxvu
lulXtl) J *C TpWKUffx'lTti tv itm
\
Eamui o fili salutante} hane intra
Jnhabitatam habiationem
e

I
ao6

APrONAYTIKfN

A.

HoLMfTit 7ia.p>tvns , dfvy <F Xotyv'pxlo <p<6v$ .


50

** Tovfi rot oivr' t/uL&ev ra.va.vv ttMkov tf*4 Xttou^x^


junrsp tfui , x.x/pots JV

apcT/^a jroAAoV ioiiarp

%a,/j)(Hs Xx\Ktd77ft t HSH 77*J g/ulos . a-r^e ce nrme $


*7m ftpffcucrB, 7ipv KoAg/fa. yxlxv jxs'crfx/.
Qs p #<pi jSAe<pa/)j oV xxt' ap<ta foCnpuA ^Cej.

Arii'os , nV t yeo' 7Txrpns TiivfQHtiv cuott


wdV vd Tra ju.oyepo?v 7Ttniipr\ra.t Ka.fx.rcio ,
etiX ir anO'gVo'ouo'* cTu'nJ ^54 tPci/A/a *p7<t

40 To/n c?p' fjiApitfva. $iJt.<v g^eVci/To xct/pn .


tjj JV ^ OAjrofia,roi dnpsoiv ij7&'u%a.v %nts

< reno il line deHa tessa Tragedia


r*J^s wptxti ytfiv*
Ahi salutai Urtarti .
Fiacco diversificando alquanto il pendere la fa baciar le bende virginali,
ed abbracciar il lecco $
Ultima virgines fune fitta dedit oscula vittit
Quosjue fugit complexa foroi

ma l'Ariosto unendo l' idee dei sopraccitati ne form quindi da catte quelle
la bella tua descrizione (c* 17* f|0

Vers. jj.

L* afflitti donni percuotendo i petti


Corron per casa pallide , * dolenti
abbracciali gli usci , e i geniali letti t
Che tosto hanno a lasciar et stranie genti
| Virgilio ( /n. 4. 6rj. ) ,
Felix heu nimium felix , si Utora tantum
W-unyuam Dardonia: tetigissent nostra carina

Catullo:
Juppitet omnipotens utinam nee tempore primm
Girti* Ceeropitt tetigissent littora puppet

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

ac-7

Colle sue man , nel talamo alla madre


Di sua verginit lasciolla in segno .
Con mesta alnn voce piagnendo disse .
T me ne vado , di me invece

questi

45 Lunghi capelli a te , madre , lasciando .


Ma tu sebbene ita i' di qu lontano ,
Sana rimanti, e tu pur sana o suora
Calcfope > e con te tutta la casa .
Ah pur t' avesse , ospite , il mar disperso
50 Dei Colchi innanzi di arrivar al suolo .
Ella cosi dicendo , dalle sue
Palpebre a sgorghi ne versava il pianto .
Quale poi schiava, che test la sorte
Abbia staccato dalla patria , e lasci
55 Ricca famiglia; che non mai travaglio
Duro prov ; ned a soffrir disagi ,
O servili a prestar opere avvezza
E' giammai stata , di padrona iniqua
Va dolente a cader sotto le mani :

60 Tal la giovin di casa amabil fugge.


Ad essa cedon delle chiuse porte
Con ispontaneo moto i chiavistelli.
Che
F/ri.4i. r*T V
Mun &c | E' quasi la stessa idea quella di Callimaco,
dove chiama le porte ad aprirsi da se stesse al venire di Apollo ( Hym> in
AfolU v 6' )
Schiudetevi or voi stanghe dell* porte
voi serrami
1

luoghi forse ammendue da Virgilio imitati nel quinto :


Ostia jamque domut patuere ingenti centum
Spante tua
1
dove

eo8

APrONAYTIKflN

A.

tfxtt x^oppot eLv&d-fXTKovTet xotfxTs


yu/Avcuat
7:ci'&<T<Ttv U'-x ffetvds di'v oilous
Xxir, fxv %tpi 7i7r\ov r QpTiv jjutfyt /u,?'r<7rX
45 (TiiiXxfJLf^n ng] hxXx 7ixpi\ix , tTs^mpp fi
uapw tAJ/C^/ r^xv x&prx^ousrx %itvoi .
xxp7?xX/juLtof fi aiiVViAos' ft^' cri'Cov iKjo&t mjpyaiV
xfflos tpu (poio (jjo'Ca l r' rudY rrs iyvca
rrivfe q>u\xKrnpi)v , Xx$ dY ccp? xs p^nd^icrx .
5o tv&iv ifxv vwv^i /xd.\' i<ppx<rxr ' o yaip xi$pt$
nv ocTfcf , d'X^x njC] 7ipv dX'xfjtvA x.utyi ts vsKpos
xfjLtyl n u<r7Tx\ixs pi^xs %Qovs ofx 7u^.7gj
(QxpfjuXKi'^S rpojtApZ fi jn ^t'/xxrt 7rdXXi\o $VjU.s .
tr\v (Te* vov T/tiWj xvip^oui4vr\ ?apxrr\^iv
<5 QonxXnv 4<fio\j<?x &x ^i^px-to Mn'cn
p7TxXas yg\ rtx fi&xx q>pn\ pav? eW*,
" Oli*
dove da notarsi Jperfettamente corrispondere lo sponte sua all' cafro di
Callimaco, e all' cahp,xTot di Apollonio Su la voce poi yjvs , chesebbene suscectibile d' alno significato , pure qui bene credo si spieghi per
chiavistello , vedine Apollonio Sofista nel suo Lessico Dalla detta voce ne
deriva la composta Karolis usata da Callimaco nel loco citato : e su Ja
quale pu consultarsi io Spatihemio-
Vers- jo- ivTUv ititi mo'Ai Sic. J La volgare scorretta lezione A3- ivi pj* vmiht,
che -non dava alcun senso , fu per il primo riformata dall' Hartungo , se
guito dal Brunck ad onta della ripugnanza dei codici .
Vtts> y. IxrtriKtmc, | In due modi ho creduto di s piegar questa voce; per nocive,
cio dietro l'autorit del Runkenio , che su questo verso dice nella sua
seconda Epist- Cric- intelligo herbas noccntes j e per diffidici avulsu secondo
una delle spiegazioni dello Scolio *f ra;
rfa(r;ru-^ve Non sapen
do qual preferire di queste spiegazioni , sembratemi ammendue ragione
voli le ho unite tutte due Per altro questa immagine d rappresentar
Medea occupata nel tagliar erbe venefiche presa l'ha il nostro Poeca da
Sofocle , che nella perduta Tragedia intitolata < appunto da questo taglio
di

DELUARGONAUTICALIB.IV.:

*o9

Che dai magici son carmi ben tosto


A risalir retrogradi costretti ;
65 E quindi uscita per istrette vie ,
Nuda li pi , sen corre essa avvolgendo
Colia sinistra man la sopravveste
Al viso intorno , ed alle belle guance
Sino alle ciglia , e colla destra alzando
70 Della sua veste il

lembo , insin che presto

Per oscuro sentier tremando arriva


Pi queir ampia citt fuor delle porte ;
Dove ncppur delli custodi alcuno
La ravvis , che niun di lei s' addiedcj.
75 Di l pensava ai tempio essa di gire j
Giacch non era delle strade

ignara ,

Usa per .quelle andar pria spesso errando


A morti intorno , ed a nocive piante
Tenaci ai suol \ come le donne fanno ,
So Che compongon

veneni : ma nel petto

Batteale il cor da trepido spavento .


Surta frattanto

la Titania Diva ,

La Luna allora allor

dall' orizzonte ,

Quando appena gitt su questa gli occhi ,


85 Che insana gfa , se ne compiacque tosto,
Ed in sua mente iva cosi dicendo :
Tom. IL
D d
Non
di piante ) Pm?ot4*m ce la descrive in questo atto in quei versi , che con
servati ci son da Macrobio nel cap- io- del quarto dei Saturnali
Vttf f4- Ttrvic | Non ovvio questo epiteto dato alla Luna , qui non far che
notare, trovarsi pure presso Ovidio nel quarto de'Fasti v-o-fjCum Pkrygis Auaraci Titania fratre TtliAo [fcsecondo la genuina lezione dell' Einsio Su la ragione poi di detto epiteto
vedi le Osservazioni

aio

A PTO N AYTIKX2 N

A.

Ooh xp g7a> &c\jvn kxtx Ar/xiov xvrpov ct'AuVaa ,


OlF olf\ KX\m 77 pt^x/ojUAt Erufxl(Vl .
n Scl/acl dVi j^j crpov , h\jov , <PcA/ip<rtp xot^xis
60 /xrnvx/xevn <p/AoTn7o$ , /W (Tkot/jj gV/ j-ukT/
Qxp/jLoLtfCrS innXos , a to/ (p/Aa. sp7, truKxt .
pup tPg noty xvrr cTn^-gf /xolr\i i'fxixopti ams
cT)Ke

xvtnpr tot Irifovx 77tiux ytrt'crQxt

fxf/xtov \%Kytrtti . x\X &p%zo , t^tAx^/


65 >

V^nj ,

77ivu-tn 77tp iovtfx , 7io\\j<t1ovov x\yos xu'pttv .


2i xp e*<pn rnV tT' a/^* ^'^s (p&pov timovioufcLt .

f77x<r/)s cT' o%Qri<jri!> ezrne'p^n 77orxixolo ,


d.nt77tpnv \i\jtvouvx 7?\jpi cs\x$ , <5' px t' aV^Aou
7lOLVWl0t npilS vQpOtTUvritTlV t^XtOV .

J7 xar Aa'r^fov t/jjv f Vi ha qualche somigliami Fra questo passo , e


quel di Catullo ne' primi versi della sua Elegia De Coma Berenice!
Ut Trivam furtm sub Latmia sana relegans
Dulcs amor

e cos pure con quello di Ausonio nel suo Idilio intitolato Cupido Cruci
mdjtxus
Errat ipsa , olim oualis per Ljtmia tana
Endymioneoi solita adfeAare sopores
Cum face , astrigero diademate Luna bicornii
Fiacco nell' imitarlo , lo ha al parer mio migliorato, perch senza inter
rompere con una forse inopportuna digression ia narrazione , ha da que
sta favola tratto una assai elegante simili tubine cos (8- 17)
Qualis adhuc sparsis comitum per lustra catervit
Latmus testiva residet venator in umbra ,
Dignus amore De C'
Su la favola poi stessa, e su l'antro di Latmo. vedi le Osservazioni
Veri' 19' Ki/oy | Alcuni Codici hanno xvwv : ma il dottissimo Runkenio nella
seconda Epistola critica avanza su questo passo una conghieccut3 , che seb
bene

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

211

Non sar dunque i' sola , che vagando


Di Latmo 14 per

la spelonca

vada ;

N sola eh' arda all' amoroso foco


90 Del vago Endimion . Certo che spesso
Anche pei tuoi

v errando astuti carmi ;

Che del mio amor mi fanno sovvenire ,


Per poter poi tu cheta li veleni
Ir preparando nel notturno bujo :
95 Opra che a te di far sempre fu grato .
Or finalmente a

te medesma ancora

Tocca lo stesso mal } poich in Giasone


Trovar ti f maligno nume il tuo
Duro martir : vattene pur : ma

accorta

100 Bench tu sii , per dolor ti appresta


A sostener di lagrime ferace .
Dileggiando cos dicea la Luna:
Ma mentre intanto frettolosa i piedi
Portavano Medea , sal del fiume
105 Avidamente i margini , vedendo
Di quel foco '1

splendore dirimpetto ,

Che festeggiando pel certame insieme


Tutta la notte arder facean gli Eroi .
D d 2

A te-

bene non rimarcata dal Brunck , par a me sembra giustissima Dice egli
dunque, che prendendo la voce w/'ev, o w/'wv per un vocativo , resta il
periodo senza verbo , e peto mutilata la costruzione Per questo egli vi
sostituisce Kioy aoristo di k'i vado: semplicissima cortezione, che d un
senso regolare , e gittsto Io sebbene ahbia voluto per 1" uniformit la
sciare il testo, come l'ha lasciato il Brunck , pure ho seguito nella tra
duzione la correzion del Runkenio

21*

APTON A YTIK X5N

A.

70 &lp o"1' r,7iurx JW nv<pxs cp^/x cpafjj


07T\dxcC[0V $pityl0 7TpCLiG$St> T\71\ii JTSu'o'W ,
$pc itit> 0 Te' ^0 g'oTc Hxcrryvnro/f otto, noilpns
aii-r! t' Aicrovffy T/*n'paro (rTyei <T irxlpot
$-cl/jl,Ccv , eJ* vxwclv 0 th yg\ rr\rit/u.oy ni 7 5 T/>/$

ciyn'fft , rps

, rpuivoms fjUXoxt ,

Q>pvTK cLfA.oiQri(ht\t> xrrlx^iv

tipa, rst'at

riputi flint Tn'f-yg ^oe?? \oLkctkov iptT/jili .


u 77 wg/V/aoT*

eV nmipoto 7itpxt>\s

QdMov , 0 (Te* Kpxtnvoi %/pfty 7iau nxgp InVao


80 w'\|/oD aV ixpiQiv ' fjitroC oV $pvrts r
Apytn ,
vie (Tua $pfou , %ctiJL(i$ts >pov ri o*? xpaL rov'f ys ,
yofotoy K/u.<pov6'pri<rt mpto'xpfjjivn , 7ipo$4intiv .
** Ek <u,g , <p/Af/ , puffxtrQ $\rtoLix[xopov, coi dV ^ xrotfs
,, ai'xs , Aititelo 1 7rpo 7*/> t' oivau($xv rrvKfxt
S$ i ttoCvxx fJuCX t oiJJ* rt /u.n#0$ titxperxt. d\X &>t vru
<pgu>()/a8' ,

to'? 7g .^oca? jr/Cn%.g^*/ mrw .

, taVco <Tg' xp\}ftor yc Hpost aumouca

fW 7 <A | Avvetbialmeme adoperato pure da Omero nell' tntMO lignificar


CO d' intensamente ( !] II- V ! )
EvS* r<r' 's-j Si* p,ty ri ervo re
O^' Ayoie-i
che il Saltini letteralmente traduce
b.

- ^iVi
Fermatati la Dea , gridi Ben forte ,
E orribilmente a trita in vtr gli Achei
1 due voice dall'autore dell'Inno a Cerere , cio al v ao, e al v tff
D cjui il verbo /A*?"> : di cui Etichi , ed ivi la nota dell'Alberti

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

aij

A testa quindi con acuta voce ,


no Nelle notturne involta essa tenebre,
Chiama del fiume dall' opposta parte
Fronti il minor delli fgliuoi di Frisso .
Ed ei coi suoi fratelli , e Giason

stesso

Della donzella indovinar la voce ;


li$ Muti restando, e stuptfatti i soc| ,
Quando com' era intesero la cosa .
Tre volte essa chiam ; tre volte Fronti
Ecctandol la torma , ad alta voce
In risposta grid : n gli Eroi 'ntanto
120 Spignersi a lei tardar coi pronti remi.
Ma non avean per anco dalla nave
Su

T opposto terreo funi gittato ,

Che i lesti pi lancia Giasone al suolo


Dall' alto gi del tavolato ; e insieme
is? Saltan con esso a terra e Fronti, ed Argo
Di Frisso ambo fgliuoi . Di questi tosto
Con ammendue le
Le ginocchia ,

man ella abbracciate

cos lor prese a dire .

Me liberate, amici, sciagurata,


130 E voi pur stessi dalle man d Eeta :
Giacch tutto oramai fatto palese;
N consiglio pi v' :

ma su

la nave

Noi subito fuggiam , fuggiamo innanzi ,


Ch' egli su i ratti suoi destrieri ascenda .
I8<> T sopito il dragon , che n' il custode.
Il vello d* oro vi dar : tu i Dei ,

M4

A'PFONAyHRIKnN

A.

(ppovpcv ctpiv ruvn JV -d-ftJs ivi ctctfiv ir&ipott '

, 770/ntfCLl /U.r\J>' ivd'V iKOLlflip) pfJLr\^i<TXV


' /Kn'T' xnftfto'vQv vorw xcf xuh&'x ^-sJns .

ytov ' x7\^x (Te /u/p 77g/v 7oi/Vairr TriTplrmxv


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xvxapfxivoi 77fxoff-n\\j^XTO, &xp<r\jviv

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Hpn Tg Zyy,/ni A/cj Wr/s. n ,ugV inoltri
HovptfJnv ci fjJLOKfiv ivi 3>n'a'ir0a/ x\otnv ,
tur xv is EMdfx yxtxv tncju,$M *-0<r7nV;x>'Tg>" .
<Qs nuo*x , (< %e7px 7Txp&cr%eJ'ov npxpe %/p
100 iPfyrepriv ' ri fi 'srtytv is hpv xXros xvya v
j-not ^onV iKxxv xioff%tv , o<pp e vtiap
hZxs iXo'vrs (Cyo/vro 7ixpK vov Atrirxo .
g'V^1' gWoj nW ^ ipyov /xo 7i4ktv ccu/xvoiciv .
g*$

^/f; , /SnVet^j , *W %Qovos xCt/k


L'in-!
_:!.

IWap
j* .

P'irrj. o6"> Hp) r Zwy/| | Epiteto dato a Giunone , come a quella che una era
considerata di quei cinque Dei , fuofum ope matrimonium tontrahentes indigere putant , al dite dj Plutarco ,sul principio delle Questioni Romane
Le si vede pur dato l' epiteto, stesso da Museo al v njj' , ridotto come
adesso alla sua genuina lezione e corrisponde al Jugalis , che le si d in
un antico marmo riferir dal RoiideHij ed al ptonaba di Vlrg- (/n-,f 166-)
che della stessa Giunone disse poi in altro laoga.
.
J uno t, cui vincla jugalia ej/rje
n
r . ,
Io non mi sono astenuto di spiegarlo per pronuba , sebben voce non registra
ta nel Vocabolario ; perch ho veduto non aversene fatto scrupolo il Caro*
Vedi del sopraspiegaco epiteto .Esch io , e Snida '
l'rrs- ioj. V3' firog iJW
?pyov j Espressione di Omero ( II. io- i^t- )
tCrix' incsS px *0S& V , utKto V ipyn .
Poi lotto insieme fu e 'l detto , * il fatto
Ovt-

DELL' ARGONAUTrCA LIB. IV.

21$

Ospite , chiama ai tuoi compagni in mezzo


Per testimonj delle tue promesse;
Che qualora cio

di

qua lontana

140 Orba dei miei sia giunta , di disnore


Me coprir, e d'infamia non
Mesta cos Medea :

vorrai.

ma di Giasone

Assai godeane P alma ; e quindi tosto


Lei che caduta era

alle sue ginocchia

14$ Alzandola , abbracci soavemente ,


E coraggio

le

f , cos dicendo:

Cara , ti giuro per T Olimpio Giove ,


-E

per la moglie sua pronuba Giuno ,

Che vergine qual sei , nelle mie case


150 Mia sposa ti far, quando tornati
Alla Greca
E 'n cos
Alla

mano

arrivar terra possiamo .


dir Giasone la sua destra
congiunse

di

Medea .

Essa poi lor tosto ordin , che al sacro


155 Bosco spignesser la veloce nave;
Onde di notte ancor presone il vello
Portarlo via , non lo sapendo Eeta .
Quindi al loro affrettar fu detto e fatto ;
Poich non tosto nella

nave

entraro ,

160 Che da terra la staccano; e fragore


Mol-

Ovidio pure I' adopera nel 4- delle Met v f4^


"
res diia secuta est 3
eTerenzio, che pi ancora si avvicina alla maniera Grec (Htant-f'
didum fa&um , huc abiti Clitipho

x6

. A PJTON AYTIKGN

a.

105 ntx . ttoXvs cN pu/uucty^i iTTiiyofxsvcv i\xry?iv


r\iv api<f(ri(av n JV ifJLTixKtv xfffTOutrx
yx/p %t7pxs trtiviv x/u-n^xvos . xrxp InVav
&cLp<rut'v r 7?4tv<fi , j^j *<t%xvv xV^xJ.gWx? .
H/Uo$ T' xf'ps U7ivov uV o'<p9xA^tj' iCxXoyro
HO ypOTXt , M T Hl/PiCVl 7T770&TSS Oli 7T0T& VI/'kJx
xfyxxipop Kvd<T<ro\j<r iv , x\%utxzvoi <pxos n'ouj ,
/un Ts-p/V flt/afltAcTtVp Sripcui' crlfcov , rtTg'

c'dV,r'y

Tn/uo$ x/>' A/Vflp/JVij xoi/pn t' x'to t-n&c l'Cns'xp


1 1 $ . 7TCtr\r x\x %apoi> , /"ex xp/oo" xxAfWrx/

..

fi/Va./ , 0^/ 7rparov x&km.w'tx youvxr kx/ia^s ,


*cuto/ov (popiay Mivuriiov uV A-x'ixxvtos .
tyii&i cT' x^-xXo'vtx Trite (iu>/uu>7o $>'/xeQ\x ,
p'x" 77cr' A/oA/dV)f A/i'' 4>u^/(f ttffxro <>ptt;os,
I aO pV&' XgTl'O T^pXJ 7Ix-fcp<SlOV , taf 01 timtV
EpfjL/ns 7rp(Qpz>v ^u/xCXrl/uvos . e?^' apx -rotfs 76
ApyOU (ppXcT/ltOO'UJ'JKr/f XptfriiS fJL&r\KXV
ti

Firn* in* | Queste medesime avvertenze sono ai cacciatori prescrtte da Se


nofonte nel suo libro De Vtnatione ; che perci loro suggerisce t'giwu vpw?
diluculo
Yti> no. *t^iV> | Vedi il vers- 11 47. del libro secondo , ed ivi la Nota Qui
aggiugner solamente trovarsi dato a Giove lo stesso attributo da Licofrone al v-i8/>: sul quale prende, panni , uno sbaglio il Meursio nei confondere questo epiteto coH' xor^Taw; , cui corrisponde presso i Latini
Avet runetu : quando sotto l'attributo di 0^uf invocavano Giove, come il
Vrottttot dei fugitvi , e sotto 1' altro ( comune a pi Dei ) lo conside
ravano in general; , come quello %u mula depellit , aventi

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Molto si fea , gli Eroi premendo i remi .
Non pu la vergin non voltarsi addietro,
E

confusa stendea le mani a

Ma 1' anima Giason coi

terra:

detti suoi ,

%6<) E ad onta del suo duol ferma


Giunta frattanto era gi

la tiene .

1' ora in cui

Quel cacciator scaccia dagli occhi il sonno ,


Che

su

1' opra fidandosi dei cani

Li primi albor nessuna notte aspetta


170 Sonnacchioso dormendo j
L' Aurora, affine che non

onde schivare
pria cancelli

Delle fere i vestigi , o che non prima


Con

quei candidi rai ,

eh' uscendo

vibra

D'esse l'odor disperda: in quella appunto


175 Ora Giason colla donzella insieme
Sbarcan
U' del
E da

di nave

in

un erboso sito

monton vuoisi

il covil

che fosse,

pria le ginocchia vi piegasse

Stanco , dopo

d' aver il Minio figlio

180 D' Atamante portato su le spalle .


Eranvi presso l le fondamenta '
Fuliginose ancora di

queir ara ,

Che Erisso un d d' Eolo progenie eresse


Al protettor de' fugtivi Giove *
185 Per immolarvi sii quell'aureo mostro,
" Come gliel' ordin Mercurio stesso
Amicamente a lui fattosi incontra .
Ivi, lasciaron per consiglio d' Argo
Gli Eroi quei duo ; ch'indi per dritta via
Tom.//,

E e

i8

APTONAYTIKfN

A.

r<u dV dY eirpxTriloio i*t& hpv ci Accs iKovru >

12 S /Bs'CAnTo , vityiXy ivxXfiKM , n /r' xvtvros


T\i\io\j q>\o-yp$tr/t> piu^trcu XHf/vevcnv .
xvrxp oy oLvrtKp 7rptfJut\Kix niva.ro Jtprv
o'^us oLinvoiifi 7:p6i&> oQis o^^aA/acvV/
vt?<rofiA.voui , poiKii dV 7}i\ipio9 a^Kp/' dV ju,XKpxt
130 n'i'oVsj 77orxfj.olo 5 j^j XTnirov ix%tv et Aeree .
inXuov 0/* j^j 7io\\v kxs Tnnv/J^os A*ns
KcA^/dV 7n^ ivlfjjovxo* 7ixpx zrpo%op<ri Aukoio .

^ffiMif* 'pfA.)j (vxKtyxin | Comparazione, che Fiacco copi esattamente ia


quei versi (8. iif< ) x
fubibus accensis smilem aut cum veste recin&a
Labitur ai denti Thaumantias obvia Vhxbo .
Virs- ) i* tnkvoi 0?
&c | Pare che Apollonio- abbia presa l'idea di questo
bellissimo passo da quel luogo di Euripide nelle Troadi y- fff*
m
una funesta;
Voce per la Cittade
S* udia per ogni loco
Di Ttoja , ed i -fanciulli
Amati stando intorno
Le vesti tendear. verso
La Madre lor le mani
Carmel
Timide

Virgilia per pi che questa di Euripide ebbe presente quello del nostro
Apollonio , ove parlando della voce di Aletto , dice ( 7 fi j*)
1
'
qua protinus omne
Contremuit nemus , silvie intonuere profundte
Auiiit Trivi/e longf lacus , ciudit amnis
Sulphurea far albus aqua , fontesque Velini t
t trepidx matres pressere ad ubera natos
ed ammendue lo furono a Stazio dove nella Tebaide ( libo vii8 ) deeerive il sibilo degli angui di Tesifone La medesima immagiue pure staia
espressa dall'Ariosto in quella elegantissima ottava del Canto 17 r
Tre

DELI' ARGONAUTICA LTB. IV.

ti 9

190 AI sacro s' appressar bosco , cercando


Quel fggio immenso , ov' era posto il vello 5
Simfl a nube allor , quando rosseggia
Del Sol nascente ai folgoranti raggi .
Ma non s tosto

quel terribil

serpe

j$>5 A se venir quelli si vide innante ,


Con quegli occhi, che sonno unqua non chiude,
Che il lungo collo subito stendendo
Sibilo fuor mand tremendo , a cui
Le lunghe rimbombar sponde del fiume,
zoo E rimbomb 1' esteso bosco intorno .
Lo sentirono quelli anche che lungi
Dalla Titanid' Ea pascon del Coleo
II terreno , del Lieo su le sponde ;
E e 2

Che

Trem Parigi , e turbi dossi Senna


All'alta voce, a auell' orriil grido ;
Rimbomb 'l suon sino alla selva Ardenti*
Sicch lasciar tutte le fiere il nido
Vdiron l' Alpi , e il monte di Gebenna ,
Di Blaja , e Arli , e di Roano il lido ,'
Rodano t e Sona ud , Garonna , e il Reno ,
Si. strinsero le madri i figli al seno
E dal Camoens nel lib- 4- della Lusiade in quei versi , che cos suonano
nella nostra lingua
Or gi V orribil tromba Castigliana
L' aria assorda , e d 7 segno clamoroso ,
E i' Artabro si scuote , e il Guadiana
Al suo fonte sen torna pauroso ;
Trema il Dovr , e la terra Trastagana ,
il Tago corre al mar precipitoso J
JE le tenere madri il lor diletto
l'arto per lo timor stringonsi al petto

tao

APTON A YTIKX2N

Ss r X7ioh.ivol{xzios 770TXJU.OU KXoi<^ovros ApoC^so


$.'o*/cPi <fuju.<p?'pZTX/ ipov pov 01 fi cruvoL/AQ'jk
IJ5 KcLUKOLO'/rW xXxf ili fXXUVfAlVOl TTpOfloUfl .'
filfxxrt cf' ify'ypovro XifcCtif's , xfxty
vrvTtcCycis , c/'t& c(p/v

Tronfi

xin.x'kiS'&fQ'iv clxjov ,

ttxWo/xois , %ip&S &d\oy oicr^xXo'axj'Ai


cJs

ore TuepojafVnj uA-ns ump xi$x\c'e<r<rx

140 hcL7tpo7o vlpcQd.Xtt'ys oLnzIpnoi s/A/Vcoptcu ,


'aAAn a/\{/ erprt fV/T'AAgT*/ ot/gj ivi^p
vid-Zy iiXiiyotViv inrfipos ^xviou<rx
aj tc-'t* tHilvo niktopov <X7iupttick% XKi^
pVM,Co'vxs a^xAp'pav 7ir\pi($ixs (poM^fct .
145 tolo cf1' \i<t<toix4voio hxt' G(x/j.xto /<rxTo novpn ,
C'wvov aoT<rnTn/>a. ^sjf OrrcClo , hxXioucx
Wp gjwrp , -^X^xt Tg'/xxs aug d^' xvxvffxv
lUKlinXov , x&ovi'r\v , txvrix fotjpxr i<Qop(xr\v .
tiTiiro tT' A/Vop/c/Vis Tr&hoQnjubyos . xxjrxp 0 7' f</Vv
IJO 0//tCp *i\~x(JLiVOl

$oXl%r\V ilXiT

XKXV&AV
yn-

Vers. 146- 3iv vTKTiv ] Espressioni! di Omero , che lo diurna ( Il< 14 )


1
<f< fu/ uomini , e /Jet Signore l
usata pur da Onomacrito in -quel lirogo , ohe il nostro Apollonio quasi!
copi nel presente ( vioor)
Advocavi autem somnum deorum regem , omniumjue hominum ,
I/r venitns vim leniat immanis draconis
Fiacco lo diurna onnipotente ( 8 7 )
-1
teque ciebat
Somne pater, sonine omnpotens Ifc
Veru 148- v5xri* | Voce , che manca nei Lessici ; ma che lo Scoliaste ra s>
nonima di Jinw spiegata da Estchio per tuHhf Ctmt* : bene occurreni , felice
Veru iyo- ibtKfTO \ Ha Virgilio presa questa espressione, dove coii dice di Or
ber ( ^fc'n* 6- 4i )
*-

DELL' ARGON AUTIC A LIB. IV.

aai

Che dall' Arasse strepitoso uscendo


205 Le sacre porta

onde nel Fasi , e quindi

Van ambo insieme nel Caucaseo mare }


Per lo timor svegliaronsi le madri ,
Ed ai teneri figli , che nel seno
Loro dormian , per queir orrendo sibilo
zio Palpitanti essi pur , ambe le mani ,
Per istngnerli pi , stendean smarrite .
Come si vedon poi ,

quando

una selva

Arde , infiniti avvolticarsi in alto


Di acceso fumo tortuosi giri j
115 E l'un nascer dall'altro sempre innante
Dai vortici
Cos per

dell' imo in s sorgendo .

infinite

si

girava

. Allora spire quel mostroso drago,


Tutte d' aride squame ricoperte,
aio Di questo in guisa tal attortigliato
La vergine sugli occhi si presenta ;
E con soave voce in suo soccorso
Il Sonno chiama, delli Dei '1 pi grande,
Il mostro a molcer ; n invocar tralascia
225 Eoate , la Regina, che la notte
Gira vagando , e che sotterra ha sede
Perch felice il tentativo renda .
La seguiva Giason con pi tremante ;
E dal magico carme raddolcito
250 Frattanto il drago del vipereo nodo
Gi
immana terga resolvil
Fusus humi , totoaue ingerii extenditur antro

<

zi%

APTONAYTIKDN

A.

-yrrygpf'os tfWpn* /unxi/fs dV fj.\jpix hijk\x ,

K\J/*x (xXxv KQo'v ri

CpoM.Oy xkkd yaf iju,7Tns

u^jou <riJ.ip<S>x\t\v H<px\riv fjuvi'xviv di/pus


3 55 flt/x.<poTg'pou$ \ori<ri TrgyO/rTi/^x/ ytt>tcrtrtv .
ri dY /Cc/y dptetoio viov rf!/U.r\cri ^.AAco ,
|3a.VTou<r' 6K KUKfifoj d>tripot.Ta. QjLp/JLXK XOt^XlS
pca?* kxt' acp^fltA.aof 77gp/ t' e,ac/ rg vriptros cdVn
<Qxp/u.xKOV xinvov g*C*AAg yivuv & xvrri ivi ^cb'pp
160 <d~r\H6v g,pg/<r..'/u,gfos toc) <F cLirtipovaf. voWv oV/o*o*a
hukAo. 77oXu77pfxvoto dV uAns nrxvuslo .
iv-x
o fjiv xpvGttov oLti (Ppus xivvro nZx$ ,
KoJpns K&K\ofj,vr\s n
i(JU7rt$ov gV7ni/7x
(pacp^aKO) g*\|>n^g ^npoj apri , eiarK fri pi.it>
(tvVeti- lyi- inixwiV &c | Questo luogo , e . la seguente comparazione sono
state precisamente imitate da Fiacco j senonch dove il Greco si vale dei
flutti marini , il Latino per .esprimere la stessa idea si vai dei fluviali
(8.88.)
Jamque aitar cecidere jubte , nutatque coadum
Jam caput, atque ingens extra sua veliera cervix i
Ceti itfluens Padus , aut septem projedus in amnes
2?ilus Hesperium veniens Alpheus in orbem

Vers- ij6- yf V ijliv &c f Da pi Latini viene imitato questo passo .; e prima da
Virgilio (y'n- y 85-4.}
Tttmum Lethxo rote madentem
Vque soporatum Stygia , super utr.\que quassat
Tempora 5 cundantique natantia lumina solvit
Fiacco pure, ed Ovidio nel descrivere lo stesso fitto Argonautco non omet
tono questa medesima circostanza : Il primo nel lib- 8- v 83*

Contro Tartareis Colchis spumare venens ,


Cundaque Leth*i quassare silentia rami
Ferstat , advtrso ludajitia lumina canta
O.

DELL' ARGONAUTICA LTB. I V.


Gi si rilascia ormai la lunga spina ,
E col

spianarsi immensi giri stende;

Come si volve in bonaccioso mare


Senza romor e muta la ner' onda ;
25$ Ma pur sii alzando '1 smisurato capo
Con le fiere mascelle s' avventava
Ambo aggrappati

di addentar cercando

Di ginepro essa allor un fresco ramo


Intinto in soporifera mistura,
240 Asperge quel di buon venen negli occhi ,
Maghi carmi intonando : e il grave quindi
Di quel farmaco odor tutto d1 intorno
Sonno glT infonde j onde la sua mascella
In quel sito appoggiandosi , abbandoaa >
24$ E per li sterpi della
Infiniti

si

selva

vedono a retrorso

Dell' assonnata belva i


Quindi ,

folta

giri sparsi .

cosi ordinando la donzella ,

Ei dall' albero stacca il vello d' oro :


250 Ma resta ella per ferma del drago
A palpeggiar col farmaco

la testa j

Obruit ; atque omnem linguague , manuqut fatigat


Vim Stygiam
e il secondo nel settimo delle Mec- v ifi.
Hunc postquam sparsit Lethtti gramine succi
Veraque ter dixit placidts facientia somnos
Veri' 161. | Nello stesso modo chiude Fiacco la narrazione di questo

mo fatto ( 8 1 1 2 )
Nt mora fit , diAis Jiens Cretheja prole* ....
Corripit optatimi decus , extremumque laborem

I
I

t4
165 olutos inv

APrONAYTIKfN

A.

fn<t nxXivtpoTToLa.vQxi InCa

ds dY ceAni'ci/n' i%ofAi\vilx 7rxp>t'vos x*y\r\f


V^'V i^xvi^owxv uvapQiOf d'xXx/xoto
\ivra.\4<A fXuS \7t<f%jix(Li ' tv dV 01 nrop
170 %x!pu fipkojtA'vns kxXov cre'Xxs* c?j tot' ImVojj'
7n3,o'o'uyo$ Mf7* h>xs ? ct7$ ivx&ipxro %&p<Tt '
XXt 01 7TI %XV$?)<Tt 7lXpilv<TlV n'dV jtXSTCTrOp
fxxp/mxpuyf Xnvz'aiv cpA.07/ ttm\ov O^&v zpt\j>os
o<rcn dY ptvs (&os nV/os , n* \x($oio
175 yiyvzrxi , n? t' ypZcrlxt x^x'vitw HxXe'ouift ,
rca'ou IV 77a!fTn fcpvzov it^nep^iv cUcurov .
fiCp/S'ii

t7?r\piQs rlXiSx dY %Q2v

O.V V7T 77p 710$toV xfjuxpvffvtto vivvofxivoio .


an/e cT' tAAcre /WgV Asu 7iiU[xivof /xy

Veti' 167- w; ?! &c | A questa similitudine d molto lume l'altra adoperata


dal Poeta nel primo al v- 77.4- lavorate ammendue su Ja medesiira idea
Ven-ifi- >*w(*>* i Sii questa non ovvia voce, vedi Esichio, ed ivi la nota
dell' Alberti .
Viri. 17 f. yju'viw | Secondo 1' etimologia del Salmasio ( nelle Esercii- Plin-}
che fa venir questa voce da
lana molles i^xi'tlm iXxtyoc. , vuol dire
quel cervo , cui ttnera adirne cornila , mollis a instar vellttis lanuginosa,
che quanto a dire un cerviatcello Lo Scoliaste ripetendola in vece da
una Citt di questo nome nell'Isola di Creta, la ctede un nome gentile :
spiegazione , che poter convenire a questo luogo di Apollonio fu pure os
servato dall'Arduino in una Nota ai iifa- 1 ! di Plinio Questa voce Syjuv*
ti trova anche registrata da Suida : ma l non si spiega, che semplice'
mente per cerva
Veri' 170- sfili i' ficc | Ha questa immagine copia ro Flacc-o in quei versi
(8. iij. ) .
mi-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Sinch segno le f Giason medesmo
Di ritornar di nuovo alla

sua

nave;

E V ombroso lasci bosco di Marte .


Non

altrimenti della piena Luna

Sorgente allor , vergin dall' alto accoglie


Stando presso del tetto di sua casa
In sottil manto il raggio; e '1 cor nel petto
A Jei n' esulta il bel splendor vedendo ;
260 Cos allora Giason per 1' allegrezza
Il

gran vello innalz colle sue mani ;

le

Eran

di bionda

barba ornate guance

non meno che la fronte

tinte

Di un vivo rosso somigliante al fuoco


t6<) Dallo splendor

delle

dorate lane .

Quanto si estende poi di


Di iin solo anno
(Sia di
JNote

quelle

col

una giovenca

la pelle , o di una cerva


per che ai cacciatori

nome son d' Acheine )

70 Tanto appunto in ampiezza era quel vello ;


Che avea
Che

d'oro il dissopra j per le lane,

lo .coprian pesaya; e risplendeva

A far che

larga

di Giasone ai piedi

Nel suo andar luce si spargesse

in terra .

275 Giva dunque egli or sii la manca spalla


Messosi quello attorno, che
Tom. II.

pendea
E f

miest omnit agtr , villsque comanttm


Sidertis tetos pillem nunc fundit in attui l
sfunc in tolla refert t nunc implicai ili iinistr*

**

APrONAYTIKfN

A.

180 a.%tvos g'i; CnLroio 7tom>ks , ctAAoTg o*' aSn


tiKit xq>x<r<r/u>&vos ' 7Tpl 7*P $tiV , 0(p/)X g* IM\ TIC
xvfpav ne S-iZv pofty'o'o'&rxi a'fT/CoAnVocs .
Hall /UgV p" ini yxxv Kt^vxro , to/ cT' g's SfJutXop
tov t&x&Qrio'Xv (Te' 0/ '.g7. hZxs iJ^vrii
l85 XxfJL7!o'fJ,VOV , crTgpOTTJ) /KXov

. &pT0 0*' iKXVloi

vJ/xDau/ ti>5tt/Avos , tP%Qxt r ivi %tp7v iririv .


-A/oWcPns
xroOs txv aprimi t d**' e 77/ cpapos
xaCCocAg ^nyxrgo' 7ipfxv^ <P' ivaira.ro Koiipnv
v${/JLiVOS , }{C/l] tloV 770f fJL.itX 7IXTIV fl7li .
190

*' Mnng'r/ i-Cf %xty<rQ , (Qt'Xot , ^,'TpnnTg v&'<rOxi .


, r^n 7*p xptcut rns Uvkx ttW aAe7g<w
)> yxuT/A/'np grAn/x-gv , .7t fxo%-i(pvres ,
,> gU77JtAg'a)$ Kcupns

tTrugov Hnpxxvrxt .

rnv fjiiv iyov id-Xouarxv xvx^o/xxt otKxP xxotrtv


19 S Kouptfrw aTtt/) v/xij&s > A%xtios 6]c r xxvns
,, a.UT' 3'' u/u.6i(6v ia-QXnv 7T&p6)yy eoo<rxv
5 CO*"
Vers- iSj. ufito V fxxrae &e. | Mal * proposito voleri leggete 1 Rutgerso
JCkxto pretendendo spiegar questo passo , che al solo Acasto avesse Gia
sone fatto l'onore di lasciargli toccar la pelle Ma questa conghiettura
a ragion riprovata dall' Hoelzlino La voce che segue Orti sostituita
dal Brunck alla volgare lezione KKa dietro l'autorit di Georgio d'Arnaud , che felicemente ha corretto il comune sbaglio; e cosi spiega l'in
tiero luogo adveniebant vero omnes manibus suis vellui traftjndi cupidi : al
illos jEsonidet inhbuit i hoc autem ( vellui ) novo (exit velamine
Veti' ioo <tft<r3e I Gli espositori d' Apollonio han tradotto sin qur qitfsta_>
voce per tollictit sitis contro il suo valor vero, ma sull'automa, coro'
essi dicono , dello Scoliaste Non avevano certamente osservato , che le
Stefano nel suo Tesoro alla v '/JX* dileguava dottamente ogni equivoca
nato su questo passo , e dimostrava che la spiegazione fKpr/xvr ( sollieiei
litit) addotta dallo Scoliaste noti apparteneva al verbo yjxZtosk del resto,

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

z>y

Dall' alto collo ai piedi \ ora all' incontra


Piegato lo teuea ;

quasi temendo

Uomo o Dio d'incontrar che gliel togliesse.


280

Ma non s tosto si spargea l'Aurora


Su la terra che al stuol essi arrivaro .
Si stupiron quei giovani vedendo ,
Della gran pelle

lo splendor , eh' eguale

A quel parea del folgore di Giove -,


285 si

moveva ognun da voglia spinto

Di toccarlo , e di averlo nelle mani ;


Ma nel viet loro Giason , che tosto
Lo f di un nuovo ricoprir ammanto .
Quindi condotta poi eh' ebbe Medea ,
390 E collocata 'n alto su la poppa ,
Tale fra tutti allor tenne

discorso.

Nulla, amici, pi oltra or voi rattenga


Dal ritornar in patria j or che l' impresa
Per cui tanto varcar duro tragitto
29? Osammo, afflitti da s

gran disagi,

Di questa vergin pe' consigli , e 1' opra


Agevolmente a buon fine

condotta.

1' questa ( e gi di suo buon grado ) a casa


Di vergine

qual' far mia sposa :

300 Ma voi com' una , che cortese ajuto


A tutta Grecia di, diede

F f 2

voi stessi,
Que-

ma bens ad una ratti lezione del medesimo ivi ricordata , che sostituiva
tywcw3* a ^<*?<t3e . Lo stesso insigne Grecista mostra che nel luogo in
quescione %?w0 ritiene i suoi veri significati di rectitre , aistincrt , mo
ririi a' quali ho adattata la mia versione

228

APTONAYTIKnN
crdr .

A.

yxp 7:cu fxcLX io/xxt u<fi* epurar

ASnvns oVa't^a 7zvrovF Ifxtv k 7iorx/xoo .


a'AA' 0/ /tt^ cf/x tW$ , dfjJ>iZaJ*h xvpos vnp
200

i^/xepos , 72r\$iviv ipifqri-tz ' to JV (io&ixs


,j aW/JVts t)/u./<res (/ViA?

i%tf,x (ioXxcay ,

77porrlofxzvoi , rdorlof izrct/uAiven . yOf gV/ ^epcri


,, 77a?cfaj e'ci/c , 77oLrpr\v re (p/Arn , yzpxpovs t Toxnbic

20$

nV xfltTrKpg/nf > n" J(9tj alVx kucTos dpvQxt .


<Q$ (paro , <ft/fg' t rg^g' a'pnVa. T0/
ttvryfcLf
ttiT.iviov M.ju,xtores . o* dY

f' KoXolo

C'TTCt.O'O'oC/JLit'OS , 7Tp\J[XVaU(L Vt(S <X7! 7Tt(TfXXr'' KOy^S? .


*7'
7TXp&tVtK{s KiKOp\JfjJvOS i&VVTript
aio Afax/to 7ixp^,xvHiv inytxo & eipsr/p i>ws ,
ffxepfcO/mtov sifMiov mtx^ou <Z($xp k\$ eAaVctv .

Ken. J07. * te" <'<p&$ &c- | Imitazione di Omero nel X> dell'Odisi r 116.
io ut-ufo coliti tratto dal fianco ,
Troncai le funi della negra nave
Virgilio aver avuto ammendue questi luoghi present j ma pi si avvici
na al nostro di Apollonio in quel suo ( yf?n> 4- 170- ) :

1 vaginque eripit ensem


Fulmineum , stridoaue ferii retinacula ferr* ;
Idem omnes simul ardor kabet
Lo Scaligero al suo solito mal disposto contra Apollonio a! confronto di
questi due passi vi premette la seguente quanto maligna , altrettanto in
concludente osservazione AZnete quoque, ti Jasonis trepidatio i campar entur quantum distant !
Veti' aio vx^fi*tr.a\ La forza di questo verbo, e il metaforico suo senso pre
so

DELUARGONAUTICALIB.IV.

229

Questa a salvar pensate : giacch stimo ,


Che a tutta possa ad impedir Eeta
Al stuol verr d' uscir dal fiume in mare .
30? Dunque di voi , sedendo per la nave
Uomo con uom disposti alternamente ,
Spignete alcuni i remi ; e di voi 1' altra
Met frattanto di bovina pelle
Scudi opponendo , alli nemici colpi
3 10 Forte riparo , il nostro
La cara patria ,

uscir protegga :

i figli ,

i venerandi

Padri in mano ora abbiam 3 in noi si fonda ;


E dal nostro la Grecia attende sforzo
Vergogna aver, o pur onor sublime.
31$

Ci detto l'armi si vest guerriere ;


Fremeron gli altri di divino ardore j
Ed ei 1' acciar tratto dal fodro , a poppa
Della nave le gomene recise .
Quindi vicin restando alla donzella

320 Tutto armato e persin Telmo sul capo


Fassi al nocchiere , al prode Anceo , d' appresso ,
Come a chi guida in cocchio st

chi

pugna :

E dagli sforzi intanto era 'n l spinta


Degli indefessi remator la nave ,
325 Onde del fiume fuor presto cacciarla

Ma
so dai combattimenti , che si facevano su i carri , non era possibile ad es
primersi con un solo verbo : ed per questo , che mi sono preso la li
bata di cambiar la metafora in una similitudine. Di questo verbo, e_
Ul nome, che vi corrisnoo.de Tf*|S'ns , vedi la non su'! vcrs 7Sf e\
lib- primo

ajo

APrONAYTIKGN

A."

H<fn tT A/n'-rp tSntpnpopi vaivi ti KoA^c/s


MndVnj 7Tipt7TU<f\os epas
Ipy iriruiifo .
es
aiyopr'v sLyspov? ivi ?i%t$iv V<ra t6 7ivtou
215 wSfioOfx %iiiu,ipioiO Hopcra-Txt g; tiviixoto

q>\j\\o%(Q ivi /mvi . sii otv ratte rHfxiipa.no ;


&Ij 0/ .7:Hp<ft0t TTOTXfJLOU 7TZp2fJLTpZOV 0Xi ,
xAar>p uou/uidovrs ' F Utu'hT^ cm dVcppqj
220 Attimi ITTXOttfl /.X7Tpi7TiV , OtTj <?/ 077(L$<flV
HXws > 7ivoi$<rtv wfofJLtvovs ivi^oio
o*Ha/p ,afV
sV ^s//3/ o*axo$ J^mtov ds/pav ,
eVepp MKtw 77&ptju,rKex noip $4 ol f%o$
tLvrmp rtroCvijffo m>.(ptov nV/x

/7r7rv
yiv-

Vtrt, ni- Ifiu; i ttty' | Fra queste due parole mi son preso la libert nella
traduzione di aggiungere 1' altra fuga per pi avvicinarmi.a quel passo di
Fiacco; che & un' imitazione di questo nostro ( S> tj-p ) :
Interra patriot sccvas vexit horror ad aure*
Fata domus .ludumjue ferens , fraudemque , fugamyue
Virginit
V*rt> 11 6". fi r* <puAA* &c | Ha Virgilio copiata questa comparazione nel 6".
al v jop
Quam multa in tylvis autumni /rigore primo
Lapsa cadunt folia

che il Caro traduce :

2?on tante foglie ntll' estremo autunno


Per le stive cader .
i
Io ho adottata l'espressione di questo per rendere quel ivi M/ (puKXoyoui
perch non questa voce nome proprio di mese ; ma solamente un epi
teto comune a tutti quei mesi , qw'cui defluunt folta : epiteto che vedesi
usato anche da Plut nel Probi- ultimo del lib- 8- de' S'impostaci , e che
senza una lunga circonlocuzione non potrebbe rendersi in Italiano : ma
che

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Ma

a;i

frattanto il roraor porta ad Eeta,

Il Re feroce , ed alli Colchi tutti


L'amor, la fuga, i fatti di Medea.
Quei sull' armi perci nelT adunanza
330 Tosto s'unir: e quante son del mare
L' onde che un invernai vento commova ;
O quante foglie nell' estremo autunno
Cadono al suol per li fronzuti boschi
Delle quali contar chi pu P acervo
3}$ Tanti , e si innumerabili del fiume
Per le rive correan , cercando , urlando .
Si distinguca lo stesso Re fra gli altri
In elegante biga da cavalli
Tratta ( del Sol gi dono ) che del vento,
340 Eguali erano ai fiati : un ben tornito
Scudo innalzava nella manca mano;
Lunga face nell' altra; una grand' asta ,
Ch' era a lui presso si stendeva innante
dei

che in sostanza significa autunnale Su le surriferite due comparazioni


ceco il giudizio , che dal tribunale del suo gusto pronuncia colla sua arbi
traria franchezza lo Scaligero : Ma Apollonii sunt tlaborattara , nostra ( i-Virgilii ) simpliciora
fri*
vrtw | Per abbruciar la nave, dice Io Scoliaste* In simile adita*
dine si descrive da Virgilio Turno nel 9- v 7*
-.
Atqut manum pina flagranti fervida* implet
e Absirto da Fiacco ( 3- 16 ) ;
Aisyrtui suiita ptrteeps evm classe partntis
Advehtur , profugis infestarti lampada Grati
Concutiens i
1

2j2

APTONAYTIK&N

225 -vivr %zpp7i> A^upros ijir&tnp

A.

7i6vrov {rxf4.v&

pws ncTn , Hpxrpolfiv Miyofxvn eprrift ,


Hgt] f/.6-ycL\ov vorx^oo xa.rx.fi Xctkovti p\i^p<f ;
CLVTZp XVX^ XTQ 7I\j\\i7ir\ /XO l fclpXS X/pXS
HiAtov j^j Znix, hxkZv 77i/xxprupxi ipyav ,
230 xtKkiro fijvx i TTX-.rt 7TXpxer%t6v r{nu& XxZ
" Et /U 01 xoprw xvrxyprov , rf xyxy yxxv ,
n 7r\arr)S epdvres ir ih x\os o^/xxri vnx ,
x^ovirt t

-^UAiof iii7T\n<ru , /uavex/my

rfoxvQxi , Ta'cTa Tixvrx ^xvovtxi xe<px\r,<ri ,


235 Txvrx. yXov
tixvxv poV vxofy/xivot xrnv .
>Q$ <$xr. Airrrns otrJ (F eW n/xxri Ko'A%oi
vnxs r iparcrxvro , j^ij xp/xivx vnwi (ixXovro >
cci/Tto <T' f/u.xrt 77vrov xpniov edV x& q>x/ns
XV99V imtrw srloXov tfxfxipxt , cc'AA' oww
IXx-

Vttfi%\' nvTxYprn [ Voce non ott, che solo si trova tre volte adoperiti
da Omero : una nel ij dell' Odiss v- 148- dove si spiega p'opri arbitrii,
e due nell'Inno a Mercurio, dove tradotta per promptum Nessuno d
questi significati conviene a questo luogo L'HoelzIino indica la strada
xla cavarne un' adattato valore , eguagliandola all'altro simile compost*
aroyjw adoperato da Omero ( II- *$ v- 8i6"- ) per ispiegare a fornaci mdem , corti' esce dalla fornace : cui potrebbe forse aggiungersi l'altro usato
da Tucidide e.vro[}o* oute primo ineunti capitar' Il nostro, che viene da
ari, o xypx captura vale statim ab ipia captura 2 tal oual i pressi, afpenm
presa come lo ho io tradotto
Veti i}4- Tilt xr* &c* Apollodoro ha copiato queste espressioni, ove dice
( Bibl lib S' )
Mediani captarti ad se retrakant , i illos supplicii ,
quod Medea subit^ra esset , daluros comminatur
Veri'
Questo luogo, come pure l'aler al v> if t e riportato, e tradott

DELL' ARGONAUTIC LIB. IV.

255

E dei cavai tenea le briglie Absirto .


34$ La nave intanto il mar fendea gi 'nnanzi ,
Che spinta ne 1* avean
Rematori , che

non meno i forti

il gran fiume medesmo

Colla precipitosa sua corrente .


Allora il Re

dalla sciagura acerba

350 Percosso, alzando ambo le mani in alto


E il

Sole , e Giove delli gran delitti

Testimonj invoc; poi

fieramente

Al Popol

sclamando :

tutto subito

Che se a lui , disse , appena 1' abbian presa


La figlia sua non
O per

condurran; trovata

terra , o tuttora su la nave

Fra l'onde in, mezzo

al navigabil mare ,

Onde 1' alma saziar di smania ardendo


Di vendicar ci tutto ; proveranno
360 Tutto lo sdegno suo su le lor teste,

4.

subiranno tutta la sciagura .


Al cosi

dir cf Eeta nello stesso

Giorno i Colchi tirar lor navi all' acqua ,


E su le navi vi portar gli arnesi ,
36? E '1

giorno stesso

pur nel mare entraro:

Ned , al vederne tante esser

direste

Quello di navi

ma di palustri

Augelli
Tom. IL

un

stuol ;

innumerabili uno stormo ,


G g

Che

dil S'\o. Abate Fortis nel suo Saggio d' Osserva^ sovra l' Isoli di Cherso ,
Ji Ossero : libro di cui ne faremo ucilniente uso in appresso Io ho inc-rico due versi della sua traduzione nella mia, che si vedono contrasse
gnaci

*34

APrONAYTIKfN

A.

240 i\xcv u.?7i[ov t&ios 77/Cpo,u.e'iv 7i\cLyitf<ft9 .


O/ cT' v/xcu Xxi\l>r\po , d'gns &ou\y<rtv , dvros ,
HpriS , 0^>/5' toKivlx KOLKV Hi\!a.O JfXOHj IV
Ax/n Mrlfix TlXxa-yt^x. yxTxv inoiro ,
n'c? vt rpniLrrt 7ipM(X'.r\!Tix vr\o\ g'JWxp ,
245 ria<pA.X7o:wv aTp<r/ , 7ioCpot& AAuoj 7iorxfxto .
t? 7*'p cip f^ot^&CfltyTotj xps'a'ca.T'd'Xt d'ue'&crartv
rivcuyH Ekxttw .

dVi rei /.eV . cccr* ^i/nAnV

xovpn 77cp<xa.hovrx ttriiffKsIo, M-n're rt% /V7<j>/j


i/n > AtnV e,a6 Su/xi inorpxjvi&v oiiifinv .
2$o a^O/ua/ xvfnirxi to' 7g" ^tn'f fd^s g^g'-r/ ne/vou >
0 ^'a ^< ri^otfgj fV/' pny/xviv it<xxv ,
oLi^fxrtv c^iyvot<ri txivi vcf\ rn/xos (<P<rQxt .
AiniKx (f A/aWd\i5 iixvntfa.ro , cri)'/ dV yjjij ojAAw
rj/56)6$ , <t>ipf0S , >* JVJ 7lK0V a,\\OV 6&77&V
2 55

A/ns <r<T<jQxt aYa'/VToc

trirv<Ui_

71S.VIV c/xZs. Apyos <Pg XiXxiOfx9fon xypV(T&


*' Neuaee' g's Op^o/xnv , rrv i%pxtv xlfxixt ntpr\tfxi
nM/)Tn$ oV (xtxyrtt , ora ^vvi'Cnr irxpot$-&v .
ga-r/p
l'ri 140 Vu3;'f | Avverbio derivato da *Xtj turma , e vale turmatim , come
da Eskhio 11 nome Sw; congiunto eoa questo avverbio ben c reso in
Italiano col solo nome di stormo
YttS' 147- >(j \ tx tuit &c- | La viziosa interpunzione di questo passo, e la
scoiretta lezione per la quale in luogo di 3t/))\> , comunemente leggevasi
tSuriM , reso lo avevano inintelligibile 11 Brunck ne ha tutti due i vizj
emendati , e ne ha data la costruzione ; secondo la quale ho par io di
retta la traduzione !
Veis- 2fo. to' yi ufo V> &c- | Secondo Io Scoliaste su l'autorit di Ninfide nel lib 8- dell' Opera intitolata De HeracUa , che qui accenna il Poe
ta esservi stato nella Paflagonta un tempio dedicato ad Beate, fatto innal2ar da Medea. Questo Ninhde era Eracleore., e scrisse secondo Suida
libri su 1? vite di Alessandro , e del suoi successori Imo al terzo Tolomeo

DELL'ARGONAUTLGALIB.IV.

i3s

Che su l'onde alleggiassero gracchiando.


370

Per 1' altra parte


Fresco

i Min) , ai quai Giunone

facea spirar vento secondo ,

Onde al pi presto, delle case a danno


Di 'Ptlia ,

arrivi alla Pelasga terra

La Colchide Medea ,
37? La terza Aurora
Legar le funi

ai

spuntata appena

in Cielo ,

della nave

Paflagonj lidi,

Del fiume Ali col presso la foce .


Ivi Medea volle che a terra scesi ,
Ecate per placar, vittime offerto
380 Avessero :

ma poi quali

n quante

Ne apprestass' ella , che


Del sagrifizio dirigea ,
Saperlo pu j

l' arcano

rito

nessuno

ned a cantarlo ardire

Mi e' indurrebbe : riverenza il vieta :


?8$ Questo
E

sin

si

ben , che ai posteri rimane

d' allor si vede quel

Che alla Diva sul lido


Allor
Si

delubro ,

alzar gli Eroi .

Giasone , e con lui 'nsieme

ricordaron di Fineo ,

300 Che vi saria per

gli altri

che disse

mar altro cammino

Partendo d* Ea ; ma come

a tutti

ignoto

Era egualmente , A go perci prevenne


Li

desiderj

altrui cosi dicendo.

Potremo, ver, ad Orchomen per quella


59 $ Strada tornar,

che a voi di far predisse

Il veridico vate ,

che incontraste :

G g 2
Che
Veri- ifj' N/Vf0' t*; Oftyj>it.tDv &<: ] Ecco 1'.litro Itiooo t'no al vers- io** ri
portato, e tradotto dall' Ab- Fotti ntl libro sopracitaco

*3*

a 60

APTONAYTIKI2N

A.

SvtP yxp 7t\os xAXos , o*i> x^xpoCtiuv tzpnH


7i4(ppa.ov j o/rt n'Cns Tpirwi^os KytydLoitftv .
cu^M nt'ptx TidLvtL rx r' opxv itXiwovtxt ,
, ctidY t/ ^ca Aaf&ac /g/oV ye'vof ntv xnou<rxt

ApKxfs , e* ^ 77/5oV02 eAma/nj i/dVopTou

0&V TOTg K\J<f'X\i(,Ol<TtV

x\xtf<rzro AsuKxXi'fycw

, niccos or' r'sp/n 77oAuAn7os eVtAniVTo


, urmp Atyu7ffos 77poTtpnyivi<v a^mv ,
, ^tj 770-ix/xos Tptrcoios upoos , w J770 7ra(r.
470 ,, xpHtxi riipt'n &iiv dY /juv oO non (Perizi
faCpos aA/$ 7Tpo%ptjl<Ttv xvx(f\x^\jo\j<!iv xpoupxi .
eV

1^4. * >Cj T/V3e Sf\iiv*rt(5 &c- | DJ qui Ovid'o nel primo de' Fatti.
Offa ptior Luna , de se si crtditur ipsi ,
A magno tellus Arcade nomen habet t
c Stazio
Arcades . aslris lur.mgue ptiores
Veri- z6j> lt/;") | Lo inno epiteto si e veduto nel primo al ver- f8o- darsi dal
nostro Poeta alla Tessaglia Plutarco nell' Opuso De Jsid- Os- cosr
parla dell'Egitto: A^gjptum , gu/e vel maxime nigram .habet terrum , tamguam nigram oculi pattern ehemia vocant Di qui , che secondo Eusebio
Bel Cronico, ai tempi di Mos l'Egitto gu* primitus nirpiix a Grecs Stput
(forse pi correttamente fitfix) vocabaturt e per la stessa ragione presso
Eustazio nel Conimene a Dionisio si vede indicato l'Egitto col nome di
IMi\Ku,fiu\oi nigrx gleba; Virgilio ha coti due epiteti espresso l'effetto,
e la causa in? quel verso ( Geor- 4 ipi- ) .
Et viridem ySgyptum nigra feecundat arena
Male dunque l' Hoelzlino e in questo passo, e nel citato del primo Be
ffa competere a questa voce questo significato ; che anzi il vero , ed M
solo che le convenga Ma pi diffusamente vedi s questo epiteto quanto
co gran copia di eradixione ne ragiona il dottissimo Sig- Abate Ennio
Vis-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Che

altro

infatti

Esservi ancor

fu

cammin
gi

*J7

pe' naviganti

da quei dimostro

Degli Dei Sacerdoti , che i natali


400 Ebbero l nella Tritonia Tebe .
Poich non tutte

ancor nel Ciel

le stelle

Si ravvolgean ; n chi cercato avesse


Del sacro udito avria germe dei Danai ;
Ma gli

Arcadi soltanto Apidanesi ,

40$ Gli Arcadi v' eran delli quali fama


Prima vivesser

della stessa Luna

Di

ghiande sol

di

nutrendosi

pe' monti :

Deucalion g' incliti figli

Regnato aveano

ancor su '1 suol Pelasgoj

410 Quando la nera , e di frumento ricca


Madre dt gli
Era gi

uomin prischi

conta ,

Egizia terra

conto era- pur anche

Quel che scorrevol v Tritonio fiume :


Fiume, onde

il nero suol

tutto s' irriga;

415 Che da Giove col non cade mai


Pioggia ; ma basta a fecondar quei campi
Quella eh' indi si spande

acqua ,

e gli allaga .
Quin-

Visconti , nell' illustrare la Tavola XLVII. del Tomo III- del Muieo PioCleme-itno
Vtti> 17 ! Ai; | U amfibola nella sintassi, che qui trova Io Scpliaste incerto
a qu?l voce debba riferirsi 1' avverbio Aie vien tolta dalla interpunzione
adottata dal Brunck , che lo fa appartenente al verbo' tKr-/^Jwt senso
che seguo nella traduzione Per altro par in questo passo avutosi da_>
Apollonio in vist i quello di Euripide sul principio dell' Elea
Del Udo gueete son le vaghe , * pure
Onde che in vece delle mate piogge ,

238

APrONAYTIKDN

A.

iv$iv tTn rivai <px<r/ 7ri'pi d\a 7ttxv ocTsuou/.


Eupaw A<r/np n ,
ytj Kxpru Axcv
ctywTptov , S&pvti ti zrvoiS-rx /xvptx <T ct</Tn
27$ >> ioL<rcxr eVo/^oVs'Oi , t* ,ugV n 7ro3>/ ixtsrxourty ,
rie ^cj cu ' 7rcuAu5 >ap ac/V gWn'ioS-gf ot/aj'f .
A7u.' 76 /.rif er/ ^i7f y.iu f^vtPov , viavoi ri
tSpJ*' ifpZv , ru? os 72 hx$<t<tcl1o vxtifxtv Alxv ,
o7 dV tg/ ypxTTlus nxrpcv g'-3>gi> upovrxi ,
a 80

Kljp&OLS , WS g*f/ TTXfOU cJ^O ycty 7!/pxr XVlV ,


,

vypns r , Ty>a<papnc. ts . 7iipt^ 77ivi<rvo!x4i>ci$iv .

gupi/s Tg , 7rpc.Ca^u's Tg , ^. \koi mi npnw


llflpOV fUV HX\Ol>TS KXS <PlirH<JLr\pa.t>TO
ti CS

'ie sparge Govt per la sciolta lianea


2?tvr il terrea d' Egitto , e le campagne
Irrigano

secondo I versione del Carmeli


Veti' 7f viaaxro \ Una <>1 issa riportata dal Branck fa questo verbo sinonim
di KXTOt'y.ut da xaTOtx-.Xu habitatum mitto , Vedilo adoprato al v- rjfC del
primo , ed ivi la Nota
Veri' 179. yfxTTi . ' xvpfrai | Accusativo plurale del sostantivo yptTrt
scriprura , delineatio vuole il Brunck la prima voce ; alla quii perci cam
bia l'accento contro la comune ortografia, e contra la conghiettura del
Gesnero , che vorrebbe leggere y/urrii , e farla adjettva , conphiertura
per che parerebbe appoggiata da due Codiai Vaticani , che nel testo, e
negli scolj hunno ypxirTxt L'altro nome poi si vuole da esso Bninck apposto
7rtZYiyr)Tizt <lrmo-,itrative , per indicar il sito , e 51 moJo ntl quale erano con
servate le accennate Geografiche memorie Io l'ho seguito esatramente nel
la traduzione : e quanto al significato dilla vocr xvrf.xt 1' ho espressa col si
nonimo , a cui lo Scoliaste la fa equivalente di s".>; columnas , cippos : an
che per la ragione , che si addnrr nelle Osservazioni
Veti' 2&v Ctutsv xif&t XlstwwJe [ Lo Scoliaste qui nota , clic corni dell' Oceano
dice

DELL' ARGON AUTICA LIB. IV.


Quindi pertanto dicono che

%9

uscito

Anticamente uom sia , che confidato


420 Sul suo ardire non men , che su la forza
sul valor delle sue genti , tutta
All'intorno scorresse Asia, ed Europa j
E che invase da lui molte cittadi
Le desse

nuovi ad abitar coloni .

425 Abitate ne sono in qualche sito


Alcune d'esse ancora;

altre deserte:.

Giacch gran tempo vi pass di mezzo.


Ma d' Ea l'alma cittade fra le prime,
Che ancor sussiste , e vivono i nipoti
450 Di quei , che l vi pose egli ab antico .
Ora

questi

Dei

padri

appo lor

lor le note, le colonne.

Constrvan \ dove
E di

gelosamente

ttrra ,

li

confini , e strade

e di mar tutte vi sono

43 S Per chi cammin per

d' ogn* intorno imprenda*

Segnato in esse vi si vede un


Dell' Octno il

fiume ,

pi elevato corno,

Ampio, profondo, e a traghettar capace


Una nave ben carca : da lontano
440 Lo dimostrali venir : Istro di nome .
Im-

dicevano tutti I fiim>i : e l'Hoelzh'no spiegando questa espressione agglugne , che confederato l'Oceano per un grande animale li seni corrispon
devano ai piedi, e braccia , come i fiumi alle corna Dell' Istro poi soggiup;ne d irsi da Apollonio 1/ pi elevato p<r la sua appresso indicata lun
ghezza Per altro 1' espressione ori^iiuiumeace i di Esiodo nel v 780*
fella Teogonia

24o

APrONAYTIKfN

A.

285 c*s oty roi Tias txiv d-rst'povx re'u,u&r xpoup&i>


ts c7cs nnyx yxp iWp nvotos ttopfxo
Pi7T0UOI$ V OpitffftV (iTTOTTpO^t /XOptx'pOUTIV .

eV-3u T/^n to /uA gfiifa /M.t' lovinv \ol (lx\Xa


290 , T-<^ t'iTap , to' cT' oV/afia (ha,^u d\<x kKvov ?r\tft
oVt'C0'"'6'05 Tivrou TptiAKpiov a'ot.vfcovrx ,
-yet/r? os rj,txiripr\ nxpxnjKXrxi , e/ toV (Tri
7W uasrfpns A^gWcs e^xvt'ncrtv .
2s xp' fc<pn * tfft dV ^-ga rg'pxs fyuxXifyv
29$ ouviov , <

Tr^n-es eVei(pn'/ano'flC^ /tToVrej ,

aTg'AAecfiau t^kT1 o7/*of . mnp yoLp oXkcTs irv^Qn


$pa.vi'r\s clkivos , o^n ^ cl/xu'cri/xov ni .

y^rj. 8tf T)iy2 yip &c | Dionisio ha copiata questa espressione nel r 514

t<j fars TlauTiKxxxo


Vivcuoii il iptft uiUiyji tufiiuJf)Wt
1
(f Panticapie aqute
Rhipxu in montius separatiti! murmurant
Ivi VTip tvsm'c | Cosi vuol che si legga il Brunck , e lo spiega ultra flatum :
quasi se diceste di l dal Settentrione per dinotar insieme e la plaga, e
la lontananza - Vedi ji\ questo , e sul seguente verso le Osservazioni
Vett' a So- (wr* Intu | Qui certamente guasto il testo: giacch e l'alterna
tiva dei due pronomi Tptv , rih ; e 1' avverbio
huc ; e il senso me
desime vuole, che in questo primo membro parli del braccio d^U'Istro-,
che vi nell' Eussino : e per 1' Eussino non vi ha esempio , che sia mai
stato preso il Jonio : che poi ( lo che da notarsi) pochi versi dopo cio
al vjofi- dal Poeta si adopera nel veto suo significato - 11 Gesnero nella
sua Prelez- De Phxn- navig- ha traveduto l'errore : ma non ha osato alterar
il testo } che d' altronde in questo luogo passato inosservato .alla dili
genza del Brunck Io dunque mi d a credere , che debba qui leggersi
jmt' Ademp ; e che l'errore sia da ci provenuto, ch'essendo da qualche
Grammatico ( come Tacevano ) sopraposto in torma di glosa .alla voce iccX> che immediatamente sci sottoposta nel verso seguente , la parola.^

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Immense terre questo fiume

241

parte

Anche scorrendo sol: giacch i suoi fonti,


Oltre col li

fiati d' Aquilone

Su ii monti Ripi fremon da lungi :


445 Ma giunto poi dove de' Traci ,

e Sciti

Sono i confini , allora in due diviso,


Quindi a gittar qua nelP Eussino mare
L' acqua sen vieti ; quinci rivolto addietro
In

un profondo v seno a portarsi ,

450 Che dal Trinacrio mar stendesi addentro


Presso adiacente della terra vostra.;
Se dalla terra vostra vero , eh' esca
Quel che sbocca in quel mar fiume Achelo ;
Ci detto appena , ecco che a lor la Diva
455 Favorevol dal Cjel mand segnale ,
Cui volti gli occhi consentiron tutti
Quella via di tener; innanzi apparso
Di celeste splendor solco lucente
Per dove ancora si dovea passare .
Tom. IL

Hb

Lie-

uiv per connotar di qual seno pari! in questo secondo membro del pe
riodo ( p.iacch a quel tal seno perfettamente corrispondeva quell'epiteto )
*
in appresso li copisti per ignoranza i' abbiano in vece inserita nel verso
Saperlo e in luogo della legittima che vi sar prima stata A^tmn ; e ci
tanto pi quanto un simile emistichio trovasi ( bench a proposito )
ripetuto al v 6$a- del libro stesso : Io ho lasciato per la propostami lejge d' uniformit il testo com' era : ma ho regolata la traduzione secondo
la correzione , che a me par necessaria
Veti' ij- yai'*', 5; /jitTf'/M | Cosi su l'autorit di p codici corregge il Biunck
la comais lezioni- t|**tr^>j : avuto anche riguardo, che Argo nato nella
Colchide parla a Greci
VcTi-ipj. ifkiriiw I Che sia cos stata corretta la volgare lezione, che ave
va

24'

APrONAYTIKHN

A.

ynotfvpot H Auzoto kxt clvt$ nx^x Xt7i6vtH


\XlQsTi nvlx.U.e'i'OiO'lV u^up x\x VXXtXlWVtO ,
%00 cvpex i\a.$\xyvc*v $ra\jfxtvoi . cc/V K.xpxixCiv
yvd/x^xv , tzi 7ivoixi r

opxv/ou Tiups xy\t\

fxitvv , e oj$ crlpoto fxtyxv pov e<rx<r>tKO'.P(o .


Ko'Xfcoi. P xvt xWot fxir , rcTix txx<]\jovrts ,
Kvxvs'xs Ylvxoio // in 77rpx% ivpnrxv .
^05 xWot tf' av TTorx/xv /uarnix^ov , d/Vip xvxTfiv
A^upros , KxXv Te </\c r/To'.aa. 77g7/3g XixvStis .
t) ^.j uV'(f)6n rot/j >g , (ix\<i> np xv^ivx yx!ns
KX770V Vi) 71(5VtW T7XVi<T^XX0V \0Vl0t0 .
larlpcf yxp 775 t-nVoj ipytrxi ouvot&x Flsu'jtn ,
3IO rptyX^iv , gi7pcc /AgV gj xy/xXcvs xvi^ouvx ,
cTg/J-tfV (F XUT XlWVX TtOt pQV ' XfJLQt

dY dWV.

va p./^tit.oi , si deve ai!. diligenza del Rimckenio , che trasse la eia dal
Glande Etimologico La parola iwnpm letteralmente Tale ptrtram'tiilt
da Attua pettranna Virgilio par clic aboia imitato questo luogo nel se
condo dell' fin. v
1
<if orlo lapsa per umirat
Stella facem ducens multa cum lue* cueurrit lllum summa super laienttm culmina ti eli
Ctrnimus ld*a claram se condere stira
Signantrmtue vite .
Yirs> %o6- K*\ j Qui nome ptoprio , non appellatilo . Plinio I il 4. dove
enumera le bocche dell' Istro 'ecundum cstium JSaracustoma appellai ur ;
ttrtium Calenstoma Ite- Vedi le Osservazioni
Viti' jo7- tyjv* j Merafora ardita , e difficile da trasportarsi in Italiano senza
durezza Il P^eta considera come un'Istmo tutto quel tratto di terrai
per cui scorre l' lstro , e che si frammette fra li due mari Eussino , eJo>
do e come t.ile lo chiama metaforicamente collo ; perch il collo quella
parte del corpo , che congiunge il capo al tronco Un passo di Eroduta
mi ha fatto strada a dare questa interpretazione alla voce mlite ; dove
parlaado dell'Istmo del Chersoncsc lo chiama (lib-*-)
%epfoiM :
che

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


460 Lieti pertanto Dascilo ,

il

b4)

figliuolo

Di Lieo, ivi lasciar ; e a piene vele


Il lor cammin per mezzo il

mar drizzaro

A vista ben dei monti Paflagonj ,


Ma Carambi

lasciando ( poich sempre

465 Durano i venti , e la celeste fiamma ) ,


Sinch al gran fiume essi arrivar dell' Istro .
Dei Colchidi frattanto altri seguendo
Vane traccie , e pel Ponto navigando
Per mezzo ai scogli trapassar Cianei ;
470 Altri al fiume sen gir \ -dei quali il duce
N

tra lo stesso Absirto ; ma per quella


Bocca epli mentre di passar s'avaccia
Usila , eh' detta , ivi gli Eroi prevenne,
Oltrepassando il gran

collo di terra

475 Sin dell'Ionio mar nel seno estremo.


Poich un' isola l dove ha

sua foce

L' Istro nel mar chiudono l'acque intorno


A triangol simil ( Peuce '1 suo nome ) ,
Di cui la base verso il mar rivolta ,
480 E del fiume s' oppon l'angolo al corso.
Quindi di qua , e di l s' apron due bocche ,
H h 2

Del-

che il Vaila traduce fauces Chersonesi ; ma pi fedelmente il Sig> Larcher


in 'Francese le col de Li Chersonese , come in Inglese il Littlcbury the neck
/ Chersonesui Io vi ho aggiunto l'epiteto di grande per individuarne il
senso con maggior prcciiione
Veri' jof- Wfm yfr &c | Nel rradur qnrsto bisso mi sono preso una qualche
leggieri libert per maggiore chiarezza di questa topografica descrizione :
seguitane precisamente l'idea, che su 1' autorit di Eracosceue ne d lo
Scoliaste

itf

APrONAYTIKGN

A.

C^t^oprxi 7ipo%o<ti . rnv (jv KxXeouft N^pnnos

A^tyjTos Ko'A^o/ re Sodittpov (pfxr\t\<rxv


315 w <T' iaJ/cD vnvoio Kxr cinporsCrns vovxo
tnX-tv . fe/a^tet ^r/ <T' e e xvnfrtx thLix Xilntn
770i/u,'pis xypx\j\ot , rncf (po'/Sai , ola. r& d'fipxs
tfffdfxwot novtoxj /xyxKnrsoi i^xvtvrxs .
o yctp 770) X/xs 7 Trxpos 77or vnxs iovto ,
320 cor' cu 0pn7/ /uuyx<hs H,H.ud>xt 5 outs S/>ufOi ,
ei3V cup Vpxxi^ivioi , 0133"' 0/ 77Sp/ Axvpiov nJVi
"SLh^oi pr\fxxlov tt&J^/op fjAyx vxixxo',-tis .
XVTXp 77 TXS-yOUpOV OpCS , J^j X720V VXX
JSfycupou optos VKmXov 7:xpx k.xu\tXKolo ,

{6x\Xu x\cs , 72ticv r r Axptov -n^l^xvro ,

T^rj. jix. x*\lttt Na'/tw? I Scorrettamente nelle volgati Edizioni si leggeva^


xjrAe'siri AjO))xo{; ed egualmente male in molti Codici KKhUsn Aji>i9$ La
correzione del lsrunek , che per fu .mene prima traveduta dall'tuelzlino ,
e d.il Salmista ha per garanti le autoriti di Plinio nel luogo sopra citato,
di Ardano, e dell' autor anonimo del Periplo del Ponto Eussino
Ven. xi6- txy.twtt &c- j L'idea di questi pascori attoniti , ed intimoriti al
nuovo aspetto di una nave si adopera pur da Cicerone , dove anche porta
un passo dell' antico Poeta Accio da noi citato al v joo del primo, per
rimarcare alcune altre espressioni medesimamente tolte da Apollonio Ec
co il luogo intiero di Cicerone, nel quale crto ha atruto il presente del
Poeta lotto gli occhi ( De Ifat> Deor- Jf . ) Pastor qui navem numquam
onte ridine! 3 ut procul ditrinum , novum vehiculum Argonautarum e mun
te tonspemt primo admitafli , perterritus hoc modo loquitur
dubitai primo qutt lit ea natura , cuam ceruit ignetam primo adipcru inammum quidiain , sc.suque racuum se p jtat cernere c>
Veri' 310- i'b>r3 | La scorretta interpunzione di alcune Edizioni rende oscuro
queste passo j egregiamente inteso ii Carico S..iino , clic fa servire di noniinj-

1
DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.
Delle quali

243

vicini una Nareco

Chiamali , e 1' altra che ver l' imo scorre


Dicon la "Bella : entrar per questa Absirto ,
485 E i Colchi jl corso .lor troppo affrettando;
Per quella
La

i Min; , cnde lontano e sopra

sommit dell' isola giraro .

Di queste navi pe '1 timor ,

lasciate

Per li prati vicin in abbandono


490 Da rustici pastor molte eran greggi ,
Che belve uscir loro parea dal mare
Di ceti albergatore poich non prima
Marine navi avean giammai veduto .
N gli Sciti, che son misti coi Traci,
495 Ne i Sigini giammai , ri li Grauceni ;
Ne i Sindi pur che al campo Laurio intorno
Venner immensi ad abitar deserti .
Dunque i Colchi dappoi , che dell' Anguro
Oltrepassar la vetta ,

la da questo

500 Monte lontana alta Cauliaca rupe ;


Presso la qual in duo diviso 1' Istro
Quinci e quindi

nel mar l'onde sue getta ;

Non che ancora trascorso il Laurio campo ,


AI-

minativi al verbi fiovro tutte quelle nazioni che come adjacenti all'Itero
numi i,i in appresso Scici , Sigini &c
Vers- \ x6- wt^o rt ti Axipnv | La scorretta volgare le?ionc k o rt rute/pm
aveva duplicato il luogo nominato poco prima al v-jn- Jl firunck coli*
autorit di cinque codici l'ha coeletto j ed io l'ho seguito, correggendo
ancor nella carta l'equivoco in cui eia caduto 1" Ortellio per l'fctcssa-j
corrotta lezione

24<5

APrON A YTIKX2N

A.

cPn' poi t-ri Kpounv KXfcCt x\xrP' i>frpo,<xo\i>rir, ,


ra-'^rn , /ur\

Xx$oit? , Xj/:l,ur\i;xvTO XiXud'OUf .

ot <T o"tiv 7rcrx'xo7o fixrnXv-ov , g* o*' vprtfxp


330 tTo/otj t\pli'u.i<Pos BpirymdVs aY^o'Sv vi{to\j$ .
Tcf fife/ srg'prj /CcgV gV /epoV govtgf fcA^Ao*
tv t^' g'Tpp , 7rAn3-Uf 7T(pu\xyisCfpot A^Lprote ,
top* fVg/ Hihxs ' 7:oXk(v Xinov vo>i ir,crous
clutus , x^d/xn 0/ Koupnv k/di xl o*g cTn aAAcu ,
3JS (ylro im.ii xt KoA^<?/<r/ , 7ipous ttpvvro d-x\oC<r<xr\s .
?s dV j^j g/s aAAxj

A/V<?p aY^o'^v vnVous

fxi'<r<px ZxXxfuiios 7Torx/xc\i yji] N'crli^os x/ns .

Kg AgiryxAg'p M/n/a/ ro'rg riornrt


Ttxvpripoi T.\iovi<T$iv \jmi'kxov * aAAa /7x,?o/3<g
340 Guvi<rtou , /ag'y* g/xoc UXiv/MM , troiuofro .
xZxs (xv %p\j<rncv , pV/ <r<p/<r/f auree niqftn
Arirns , / g/Vo/ ai'a^AnVe/a? .V^Aouc ,

Pri- 33" B/wyw"5*{ | Scorrettamente nelle volpar! edizioni si Iege B/ei/rti5| .


Traveduto aruhe prima l'errore dallo Stefano } e dall'HoelzIino , fu poi
miro dal Brunck S queste Isole , e tuli' intiero passo sino al vers 337
vedi le Osservazioni
Veti' 333. luoJu | intus : avverbio, con cui vuol esprimere le Isole, ch'erano
nel seno Polatico , ora Quamaro per contradistingucrle dalle altre, che-*
colla discretiva u; cerne separatamente enuncia per esistenti vicino bens del
cno stesso, ma fuori di esso ; ed occupate pure da' Colerli- Questo passa
i stato miserabilmente tradotto da tutti gl'interpreti per non avere atteso
alla localit delle situazioni . Io mi alerei volontari per proccurare mag
giore chiarezza preso l'arbitrio d'individuare quel seno , con quel bel
verso di Dante i
Che Italia chiude , e i suoi termini bagnai
ras

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Alfine uscir nel

47

Saturnio mare :

505 Dovunque pria tutie le vie recise ;


Qnde sottrar non si potesser gli altri .
Li

Minj poi, gi per lo fiume anch' e sii

Discesi dopo, inver le due Brigidi ,


Isole di Diana , si accostaro .
510 bravi in una aUa Dea sacro un tempio j
Essi sbarcar-nell' altra -, onde d' Absirto
Schivar cos la gente : perch quelle
Fra molte Isole sol lasciaron vuote
Per

rispetar di

Giove

la figliuola ;

515 Mentre quante altre poi sono in

quel seno

Di Colchi piene intracludean le vie


Tutte

del mar: come lasciar pur genti

Nelle vicine ancor, Isole , sino


L elove il fiume Salancone scorre >
520 E al marittimo insin Nestide suolo .

Ivi li pochi ai pi, li Minj ai Colchi,


Avrian dovuto

in sanguinosa pugna

Cedere allor : ma per schivar 1' estrema


Mischia a patti fissar vennero
525- Fissarono cio ,

innanzi

che il vello d' oro

(Giacch promesso lor l'aveva lieta,


Qualor compicsser

dei certami 1' opra )


A buon

ma non poteva convenire l'espressione in bocca di Apollonio, al di cui


tempo non eri ancora l' Istria incorporaci all'Italia, a cui lo la solamente
a! tempo di Sirabonc , sotto di Augusto , e Tiberio

Za%

APTONAYTIKfN

A.

tjuu7riov ttPiKi'r) ctp-xs g^f'aSf , tiri <P\o/<r/v ,

ttri )($] cL(A(b<JU$,Jf[v auTCoS xiKovrof xvwpccv


345 xrxp Mrifetxv , rotte 7*7> 77<:'Af aapn'p/rTov ,
77xpd-<r6cc4 Kcv'pr) Ajit&ucP/ vftQiv /xiXoxi ,
tlcrK ris JmvCtfrirt $iU.torfou%cov (xirtXrov ,
/re au? g/s 7:xrpi %pzt'2 Jsd,u.ov aur/c kxvUv ,
6*rg
3 50

EAAx'cTx yx7xv oip/rJtiTa-/v &?7gy9x/ .

Ev^a cT' g'W TDL KX<ffx lto 7XitX7!X(fQyC\0 K0jpr\ ,


Tri

A'" ^ixi Kpx^nv \Xit\xv dvtxt

vcX/xs ' aAjlx oV tvtytv ncoux /ulcvvov trx!p<v


HTrpcHxXecra-xfjL^un xytv xXXuf/s , c<pp' tXixfffcv
7ioXXv nss , <f[ovzvrx f g'itaradVc kQxIo M-bd-ov .

547* Ss^KW^ev | Manca questa voce nei Lessici $ ma dalla sua composi
zione apparisce dover essere il suo valore qui jura ttntt , judicti sinonimi
per-conseguenza dell'altra itiuriKohii , che l'Hoelzliuo dietro ad un equi
voco preso da Dionisio Aluarnasseo asserisce usata da Omero, presso di
cui per non si trova, ttovandovisi in vece la equivalente 'kxMfvcKoi ir_
quel luogo dell' II- ( t- i} 9- ) :

'iuxtriro'Kot , o'rt SjjM, 'm;

che ragion tengono . r fanno

Le .leggi , the da Giove son


1
su'! qual passo vedi Eutcazio La sopradjtta voce poi HsiiurSroKis , che
Esichio troppo vagamente spiega per hxxiof giusto si adopera da Coluto
in senso di piudLe ; ove di a Paride il nome ( De Eapt' HeU v f ) di
TUluroTo'hoto n.^Koforrtpof del giudice Pastore : come lo spiega il Salvini
Veti' 349. | Dopo di questo verso nelle volgari Edizioni si leggeva quest'altro
ini ij.(r' ap* 3h* ioU fif^oiMivoo
p.er conservare il quale tenta il ftunckenio di correggerlo , e leggerti
f.n iktr 9^iv : ad onta per della qual correzione sostieae il Facio nella
sua

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

a49

A buon dritto restar loro dovesse ;


O che glie 1' abbiati con inganni , o pure
530 Alla

scoperta suo malgrado tolto :

Ma di Medea ( poich su lei cadeva


La contesa maggior ) , che in guardia fusse
Alla figlia lasciata di Latona ,
Dallo stuolo disgiunta ,

insin che alcuno

535 Di quei che ragion fan prenci decida,


Se del padre tornar debba ella in casa,
O pure in Grecia seguitar gli Eroi .
Allora tutte in suo pensier le cose
Ponderando

la vergin , cominciaro

540 Ad agitarle il cuor acute doglie


Continuamente :

e tosto a se chiamato

Solo Giason , e dai compagni

a parte,

Lo tragge altrove assai da lor discosto;


E a faccia a faccia poi cos

gli parla ,

$4$ Mescolando di lagrime le voci .


E qual , Giasone , su di me pensiere
Tom. II.

1 i

Ite

sua lettera Critica all' Harlesio , che vada eliminato da questo sito, con
siderandolo come spurio, ed una semplice ripetizione del verso ii85- del
secondo . Vi si e uniformato il Brunck , e facendone veder l'assurdit del
senso, che ne risulta lasciandolo , lo ha nella sua Edizione levato
Vini- }; J4- li oV(pi &c> | Fiacco imita questo luogo (84ij)
prior occupai unum
Aionilem , longequ* trjhit j mox talbut infit
Vett> $* r. AiW* Sic | Tutta questa parlata di Medea ha servito <H modello
a Virgilio per la sua di Didone nel quarto; a Catullo per quella di Arian
na nell' Epital- di Peleo , e Tende ; a Fiacco per la sua di Medea stessa
nell'ottavo, e ad Ovidio per la sua Episc di Medea a Giasone

aSo

APrONAYTIKfN

A.

ttucp' ifjuol ; ne ce auf^o \x$i<pporit>xK himxv


dy\a.fxi , Tcf cF ou t/ fxtJxrpiTTr) , ocrr' oypeuf

opntx\ vox! dV /uzX-'X.P&' i/Vco^eV/s $Zxx<riv J


3 60

g-7cJ c kxtc KTfxov , a^x/cPn'ro idrnn ,


7rcr/3nj' Tg , ai* t& Mg7xpaf xroivs Tg Tcwnx*

ocr<j>/<rct/cnf , tx txoi rjgf niptxlx' ti\\^i & o*n


AL/7/rpT/ KXTX 77l?0V A.<X <x\H.UO'vt<rfl (^opU.ULXt ,
c

ivw.lv KXf*d>rz , 7^ jet*" croce oiu,^)/ Tg $owtv

35$

Tg TnyivtQrariv . et: xzrAricrg/xc x?$\ous .


uVIatci' au
Kaaj , g<p cu rAooj /xfxtv ir^n
/Abj g'/ttjj AtXT/'p Hara! A oxtXov xlcr^os %ivx
^r,AUTg'pa/S . T< (pox/V TgR Hrl/pn Tg , fx.uxp Tg t
a.i>T0KXtr/7nrrri Tg

370 Tiovrn

fcAAx'd\x, yxxv 7r&<rQxt .

77pc'<ppM nipi<\x<ft> , fxn<P fxi fxoxivw

Viri' jT9 *8 V ik%KtyjxU &e 1 Verso quasi tradotto da Catullo in quel suo
dei ciuco fipicalAt non hxc quondam blanda prontista dedisti
foce mihi cVtrs' 3^1' veff fjTit**iv | Una glossa citata dal Btunck fa questa voce linonima
di xari^mo laiciai ' Tee esempi in appresso tracci dall' Odiss- di Omero,
il medesimo iiruu-k poeta ne' quali questo verbo si adopera
Vti' 564- ffu htMv kxu&twv | Il Facio nella citata lecceta all' Harlesio vorreb
be leggere s htictv hx/mvuv , qug tut eausa infelisr sum ; giuscibcando con
csempj il participio mascolino accordato con Medea , che parla Ma come
il senso, che risulta dalla volgare lezione pu perfettamente convenire a
questo luogo, cos non era da ammettersi un arbitrio cale senza necessi
t: ragione per cui ho senza esitanza seguito la lezione delBrunck* che
si uniforma alla volgare
Jri iva u-oi rose &c- | Simile rimprovero fa a Giasone Medea presso Euripide in
quel passo, che qui certo ha voluto imitare Apollouio {Mei- v47^0 *
Io

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

$t

Ite voi tutti machinando insieme?


Te forse affatto all' oblivion condusse
La splendida fortuna ; n di quanto
550 Dicevi involto nel bisogno or curi?
Quei giuramenti ove iti son , che a Giove
Il protetor dei supplici giurastti ?
Dove le tante tue dolci

promesse

Ite son or ? s quelle tue promesse


555 Onde con mio disnor , con impudenza,
E patria , e reggia , e genitor medesmi
( Sommi oggetti per me) tutto lanciai.
Lungi , e sola pel mar in compagnia
Di meste alcion v errando per cagione
Srfo Delli travagli tuoi ; perch dai tori ,
dai Giganti salvo li cimenti
Tu

mi compiessi j il vello alfn medesmo

Per cui

toccovvi navigar, prendesti

Tu pur merc la

debolezza mia,

Di turpe obbrobrio il sesso mio macchiando:


per dico , che seguirti

io deggio

Al Greco suol figlia, consorte, e suora.


Ad ogni possa ora tu dunque insisti
I i a

Con

lo ti salvai
junior quei buoi sbuffanti foco
Sotto al giogo a condur foriti spedito ,
JE a seminar fatale messe tfc
Yets' jyo
l Fu primo il Facio ad accorgersi dell'errore della volgare
lezione , che aveva */M(pi*pwv ; e uggerisce nella citata lettera di sostituirvi
tpityxn : voce usata da Omero , e dal nostro stesso Poeta altrove . Ad
dotta ilBruock la correzione*

2J2

APTONAYTIKflN

A.

<re7o A/>7jr* <7raLvm>a> , 770t%n.tvos (ixtrtXnxt .


AA.' ocurcas eipuvo ' oYn (Te re/ ijxviJ'os V7<a ,
>
^eV's f
*M<f>a crwxp<y<rxfxw rf <ru'
gVg/Tae
<pa(T7.''<j) xvt/kx ri^ (xitov dW Xx/ju-ov d/xr\vxt ,
375 $<p/)'
oVfcf'rAig

^Px (ppoM-ou iomrx txxpyovijvqft .


Kf dV /ag Hx<rtyvnroio J*mxr<rQ

tUlxivxi oura

, t< gV/V^erg rfoP xXyeivds

x/ut^i cwd'tn'xf , Trai t^o/xxt o/x/u,xlx 7ixrps ,


m fxxX' eKXuris ; r/ux
380

ot thiv , nV (ixp&l&y

arrif cu cr/xuyipZs , J^/mv utt&p orx eopyx ,


,> r\n<T<* j cu" Hif 3^/'.an<rg* vcrto eXo/a
/ttn T>g vxjxCxc/teix Atos ttXivnv xHOins ,
p gV/nutT/j^g/s . /am'cra/o dV h&V wot' ixdo *
crlpvy/ULiios nx/x^roiv dYpoj dY tg* 'orci' dvttpou

38$ fiftor ts fyiCos ixt-rxtxwiov . e ^ rg 7rxWpm


, xutk pA.i <f Xx'vuxp Lp/unks ' ola >($i} .Urn
(T} 77xd"OV XTp07T/y . rx ixiv O d-M-'S XHpx'xfTA
*t> -ya/p 7ii<xnv . fxd\x yxp (xiyxv n A/rg$ opwp ,
MiAggV cUA' cu 3>nV Ato/ mXXitpyrts 7Ti'<rqro

Pirr* 371 iitoiyftktKi PttTMxf | Leggevaii prima scorrettamente ffcs'rt.Jioe ; e


questo genitivo oscurava il senso Si deve al sopralodato Facio 1* aver
veduto, che doveva riporsi ii vece l'accusativo plurale : e il Brnnck ha
coli' autorit di quattro codki avvalorata questa sua plausibile congiun
tura
Ytri' 386. iy>*( e* thittun Epwvt/ec | Virgilio JEn- 4 38 j-Et cum frgida mors anima tedunsrit artut
Omnibus umbre locis tdero m~*

DELL' ARGONAUTICA LTB. IV.


Con amico voler ;
570 Sola qui

senza

me non lasciare

te per accostarti

A prence alcun, qual giudice; diffendi


Me tu cosi ; fermo appo te sia '1

giusto ;

E la legge , che insieme ambo accordammo ;


Ovver tu dopo con la spada tosto
$75 Recidi a mezzo questo collo ; ond' abbia
Quel che all' insania mia premio conviene .
Ah perfido ! e se quel prence , cui questa
Cos trista affidate ambo contesa ,
Se del

fratel eh' io sia questi

580 Come del padre incontrer


Fia questo forse con

decide

l'aspetto?

mio grande onore ?

qual castigo mai , qual grave pena


Non soffrir, per quanto fei di male,
Miseramente ? Ma neppur tu allora
585 Ritorneresti lieto j n potria
Mai questo far quella onde vai superbo
Gran Regina dei Numi a Giove moglie .
Ti sovverrebbe di me forse allora
Consumato da mali ; il vello andrebbe
5510 Qual

sogno in aria a dileguarsi , c in fumo j

Te caccierebber dalla patria lungi


Le Furie mie j n di quei guai , eh' io stessa
Per tua malvagit soffrissi giusto,
Che vano a terra ne cadesse alcuno ;
fps Poich averesti allor oltre misura
Violato, crudel , gran giuramento.
Ma non a lungo voi coi vostri patti

2$4

AP rON A YTIK i2 N

A.

I90 JVnf e<r<rg<rd' gunnAo/ xht/ -yg <rui>$<rix,av .


Qi <P*V vx^s/ouo'x fixpv %p\ov 7ro
n yt
vrx KATxq>\si*ou . JW t' tfjmiS'x 7tcvtx mx'ffxi ,
v dY 7ii<ruv aurn fixXepZ nupi . T0?x d*' InVae
fin\i%fo(s vizvviv U7T0il*ef<rxs 7rpocrit7rSy .

, aAAa tp' c^ttCoA/n? f/tf/tASx ^n't'ornros ,


eco* v9ft.iv(v xvipcv vtyos d/iA/hl^'^iV
, gZl'gHei 0*g<7 . SrceTgC >Otp , oVo/ ifivX TlV^g vifJLOVXXl ,
,, AvJ/JpTt nt/xdxffiv dfjwvi/uutv , o<ppx <rt 7ixrpi ,
400 , 0/a re An/afo/ou , ^nrpovov oIkxJ yotro .
n xro dV crJuyepa Mv oKo/az^x jrocVrgc St&pq ,
fiu'Zxpvti <Pa* %t7px$ 770U j^t]

aAioj

, tfvtrxt , e" <rg ^ayoVrgs eAap xe/voto-t \l7iot(A&v .


,3 cTg cTg <rt/?>3>g<r/n xpxvu oVAgp &

pV tTni*

405 /3n'<roAtgf . cUcF e?? C/u.$ 7ipivxtrxt it<rxiovra


, Ke'A^wj rfya tyipoiiv Cnip <ro , vvtyiv ivxKos

Si *S
Yen* joi ii*X,ih9% | La volgare scorretta lezione afeutxrc ha dato luogo a molti
Inutili sforzi dell'Hoelzlino ; che finalmente per ispiegar questo passo ha im
maginato una pi viziosa sostituzione nella voce ivi*far* Ha felicemente
corretto il Runkenio e Tua errore , e l'altro col riporri la parola '*?>'
ex, che ben convenire a questo luogo prova con molti esempi Ha per
ci il firunck col suo solito discernimento adottata questa lezione} seb
bene nuova . e non appoggiata da codici
Vtrs' 191' h V Tttsi &c | Ha Virgilio imitato questo luogo al v 6*\' del
quarto dell' Eneid
1
facci in castra tulissem ;
lmplessemqut foros flamini* , natumfue , patremgu*
Cum genere cxtinxem: memet super ipsa iedistem
Vers> 40^ sovrie. . tfp* (pipoitv | La genuina lezione di questo luogo de
voti unicamente alla diligenza , e al criterio del Bruack , che professa aver
la

DELL ARGONAUTICA LTB. IV.

455

Me insultando tranquilli resterete .


Nel cos dir di grave ira bolliva ;
600 Ed abbrucciar la nave , fracassare
Quanto v'era di saldo, alfin volea
Nel vorace gittar fuoco se stessa :
Ma le rispose con soavi detti

Sorpreso alquanto da timor Giasone.


60$

Ti ferma , o cara j a me neppur ci piace ;


Ma sol qualche frappor cerchiam ritardo
Della pugna al cimento : tal la nube
Che di nemici arde d' intorno a noi
Per tua cagion : quanti poich qui sono

610 Di questa terra abitator , son tanti


Che V armi hair gi per ajutare Absirto ,
Ond' egli possa nelle man del padre
Quale predata , ricondurti a casa .
Se noi venendo ora alle man cadiamo
di 5 Tutti di cruda morte , allor pi duro
11 tuo dolor sar ; quando morendo
Preda dovremo ai vncitor lasciarti .
Allo 'ncontra il propor questo tal patto
Insidia forma ; onde a perir condurlo :
610 Ed estinto qualor 1' abbiano inteso
Li vicini , non pi forse al 1 x Colchi
Egualmente darian per te soccorso ,
Man-.
la accozzata da pi lezioni 3 tutte cattive, di varj codici insieme con
frontati Il senso ch'egli ne cava i il seguente: Neque finitimi audita
Regis morte , Calchi; auxilium tulerint ; il qual senso ognuno veder pu dal
contesto, quanto bene si adatti al passo presente a differenza dell'esau
rissimo incoerente senso , che di la scorretta volgare lezione

ZS6

APTONAYTIKX2N

A:

os tot .o<rcrr\rrip rz nxffiyvms re rirvKxt '


HSH & X*v e'"y* KolfcOifiV vl^XtfXl 7flo\6fAtyty
vnQtnv t ori fxri /xi ^ixr/xri^wt viarQxt .
410

tj7T0crxtmv * n & o\o6v k/qxIo /xG&ov .


$pco' vuv . %pei yxsp &ti.l\ioi<fiv in spyoif
t

T0'^6 finridtLffQxi c'^e/ ronpZrov doCcOrw

, cL/A7?\xH/y , SQv dY kxkxs nvxxrcrx fxtvoivx\ .


Tt'w /ueV xaTa' /uXov xXifyo fovpxrx Ko'X^au
41 5 > xrxp iy< nuvv ys nx\ s %tpx$ K<rQxt
fiuXi^Q cu dY
(pa/tTpo/s xyxnxtyo dVpo/j
e? X8i ^6)$ xn'puKxj xnep^oju,ivous nnfot/xi
ci^iv tov ifxlai cruvxp6ju,ri<rxt iniivviv .
e

? to/ TocTe 7' l/ryo? cpxvfxvu , cu

fj&yxtp<* ,

40 H7v t , J($ij KoA^o/ov:* xttpio (Pn'iorrirx .


<Q$ T< 78 ^v/u.Cx'vT fxiyxv MXov riprvxvto
A^Cpra ,

3r0AA,al Tropo' fytvri'x fZpx ,


> o/J

Tiri 408 ^ f A fattjSaqu | Anche questo luogo mirabilmente mi


gliorato dal Brunck, che cosi leggendolo Io spiega in tal modo : Jpse vero
Colehit arma inftrtndi necessitate solutus fuerim , cum mihi trantum non
intercludent Io ho senza veruna esitanza seguito nella traduzione la sua
lezione, non meno che la sua spiegazione per la somma ragionevolezza,
che vi ho ritrovato
Veri' 411- | Battista Pio volendo compiere il Poema di Fiacco cimato imper
fetto ha da questo verso cominciato a ttadurre in versi latini Apollonio,
e con questo resto del libro quarto ne ha formato due altri libri da ag
ir
giungersi agli otto lasciati da Fiacco La sua traduzione non senza ele
ganza , ma non pu dirsi delle pi fedeli Ne ha trasportata una piccola
parte in versi italiani il Buzio nella sua traduzione di Fiacco
Vm +it | Oscuro alquanto nella sua sintassi questo luogo ne ha il Brunck
aditata la costruzione, e spiegato il senso, che secondo lui come se in
pi parole detto aresse : Si forte prtecouibus persuasero , ut cum frater
meus

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

457

Mancato il rege , che da lor si guarda


Qual un tuo protettore , e qual fratello :
'62$ Ned io coi Colchi allora averei d'uopo
Venir altro a tenzon ; quando al ritorno
Pi non istian a intersecarmi il passo.
Ei la blandia cos , quando ella tosto
Con queste voci replic funeste .
630

Mi ascolta or dunque -, poich questo ancora

Dopo i primi conven tentar misfatti :


Giacch da

prima per error peccai ,

E fatalmente opre commisi inique .


Tu di rispjgner nella zuffa addietro
6i Cerca Tarmi dei Colchi ; io con lusinghe
Esso a venir trarr nelle

tue mani j

E tu T alletta ancor con ricchi doni .


Poscia

quand' abbi allontanati quindi

I custodi del tempio ,

ed a ci indotti

640 Ch'egli in disparte, e solo mi si accosti


A parlar meco > allora tu se questo
A

te piace di far ( i' non Io

vieto )

L' uccidi , e incalza nella pugna i Colchi .


Ambo cos fra lor orrida

trama

45 Di machinar convennero ad Absirto :


E quindi a lui molti ospitali doni
Tom. II.

K. k

To

meni acctsstrit , a nobis diseedant , solumfue eum nobis commttant Io mi


ho creduto permesso di allontanarmi alquanto in questo luogo dalla let
tera del testo per seguire questa traccia, e procurare alla traduzione mag
giore chiarezza Parimente ho creduto di seguire il Brunck nel supporre-
adoprati per araldi li ministri di quel tempio: Erant , egli dice, Mi pr**es ministri publici templi Diati* > yuibus Mede* custodia mandata

58
tns fJ.it&

APrONAYTIKHN

A.

7T67tXov Mvav hpv Y\J,/m/Ag/ris

425 A/p iv oL/uuQipvTop Xdprtts Sex/ xvrxp tf 7ra/dV


<TaTg (down /xtrxunt 0 o*' xu Xiniv Yv|//?ruAs/Y)
n *' e^op' A/aWcfy TrcAg'ov /Ut*

tc typivfa

yXnuviv txepys fytvnov . cu* aup a<px<r<ra>p- $


CUT2 6* VOptoV , 7Auf 1/XtpOV /X7r\l\>TUXS .
430 tcu dV ^i) xjuCpcc/n efflu -niXiv , '^pt/ havom ,
g cu cua aUTO$ NuTnVoj e'jKfliTg'AgKTa
.Kpe%oL\i<z onof

lntxpt , xA* /xmxp 770)5

crTrvdwt ra/^ewxns M/woAtj , ni J7o7 rweu'f


Kttoao'^gj' itnofidn A/p fV/xflAA/77S *nV '

PVj. 4t6- 0:'ivn &o | Nella provenienza di questo manto ha manifesta


mente imitato Omero , il quale cosi descrive quella dello scettro di Aga
mennone ( IN v* tot- ) ;
Diello Vulcano al Re Saturnio Giove ,
Giove al meis uggite uccisor d'Argo,
l Re Mercurio a Pelope V auriga
Pelope diello a vitreo paitor di Popoli ,
Atreo morendo il laici a Tiette ,
Lisciollo poi Tieite a Agamennone
Vedi anche un luogo simile neh' Europa di Mosco
Veti' 418- yrtifii | Lo Scoliaste fa questa voce sinonimi di votyt.iKu.xrt varit
omatibui prtesertim acu facis Con questa idea ho cercato di esprimere.
il valor della voce di Apollonio; su la quale vedi Esichio, e suoi com
mentatori
Vitti. 4ji- <ixpr?'A.( | E' parola peculiare di Apollonio , da cui la prese Dio*
nisio in quel verso, che non che un'imitazione di questo nostro; ovt
pattando appunto di Bacco disse ( De sif Or' 948 )
'Axpo^ciAfJ; V tfVw TfxrG n*Hf*n HfiTK
briui autem vino implexos quanavit thyrsot
Io l'ho spiegata pei bagnato ; perch tale ne l'idea, che vi corrispon
de;

DELL' ARGON AUTICA LIB. 17.

%%f

Tosto mandar: fra i quali era il gran manto


D' Isifilc , purpureo , risplendente .

Questo gi a Bacco nell' ondosa Dia


ffO Le Dee stesse, le Grazie lavoraro ;
Diello poi fiacco al suo figliuol Toante;
E Toante ad Isifile, che in dono
Con molti altri a portar seco regali
A Giasone lo di : dono

ospitale

Di variati fregj , e di ricami


Ben intesto cosi ; che di toccarlo ,
di vederlo unqua non fora pago
Quel che in te nasceria dolce disio.
Da questo a uscir grato divino odore
660 Principi sin d'allor eh' entro vi giacque
Lo stesso Re Niseo , Bacco medesmo ,
Quando di vino , e nettare bagnato
Il bel seno stringeva tra ie bracci
Di Arianna da Teseo abbandonata
66$ In Dia, dapoi ch'ella seguito innanzi
Sino a col dal Gnosio suol l' avea .
K k

, E*.

de % sebbene pei la ina composizione il tuo valore esser dovesse summe


rtlaxatut , ovvero mero relaxatus : s di che vedi fiottarlo sul citato verso
di Dionisio , ed Esichio Per altro sovra tatto questo passo Giuseppe Sca
ligero, ereditata forse dal padre l'avversione contra Apollonio, ne di questa
dura , ed iniqua sentenza ( in Varronem De L.-~) Ineptus poeta omni ai'
jeea verecundia , (f ma']estate heioici emrmtnis illam fuiitatem etiam ifsit
werbis expressit Pi giusto , parrai , il Runfcenio , dice anzi che rem ita
tutu* est ( Apollonius ) , ut ne eastissimas quidem aures fenderei St al
leuoc di decidete chi abbia meglio giudicato*

6o

APrONAYTIKflN

A.

435 n oV 72 Kr\p\jKi<r<rtv im^yjvcacrxro /mii^ous ,


SX-yi/jLiv , tur

x*v 7rpSrx -5>xs Tttp vi\v ?Ki\rxt

cu^cr/p > PVtCo'f r /j*4\xv xvttyxs

x/u.<piZx\rxrfv ,

i\$#fn,iv, o<$pcL $\ov <rufjLq>pi(x<rrx/ , c2$ mv e'AoCc*


Xptitftov fjAyx xJas , Tirpcmoc a.urts nt'cara
440 /Wn es Atrirxo Mfxous 7iipi yxp /xtv xvxtny
ty/nes <$>pi%oio fcrxv tyhciffiv aytr6xt
tota. 7rapxtQxju.vr\ , 3,ATnp<& tyXp(.XK t7ix<tsiv
a.t'pt i{cf\ 7Tvoir,<ri , rx Ktv

X77o^tv trta.

xypiOK rXX^roto Kxr oupos nyxyi d~npx .

445

Y.%4r\i Epus * fxyx 7:xstxxt /UL&yx cfyos xvQpd,7ioi<ftv


k C'Qv c\i\ixiva.l r e p/d^es , <rovx%xi ri , yot ri ,
iXyix' r

aAA' 6tt/ rtfiv X7?u'povx rtrprifcxfft

$uv/ah%i> ini 7IX17 KoprjTtto , i'xl/j.ov , xtp$>s ,


c/05

Pri. 44f- S^/rX' Epw; &o | Esclamazione imitata da Virgilio in quella su*
( JEn< 4 411.);
Improbe amor ouid non mortalia pedata cogis ?
colla quale esclamazione il Poeta nostro cerca di rendere meno odioso l'as
sassinio fra cerno , cui si prepara d cooperare Medea Non era che un de
stino che la rendeva rea ( graziosa , bench non giusta espressione , di un li
rico francese ) , quando il suo cuore era (atto per amar la virt ;
Le destin de Medie est d' tire crimir^lle
Mais son caur toit fait pour aimer la vertu Quinault
Firn, 448- fetf/tuWuy Ivi Tutti &c ! Imprecazione imitata da Dionisio al vtfop
Hostiurn Jlii agitali per mare
lllis occurrant errantes
quando non l'avessero ammendue presa da Orner in quel luogo (II* o
ve.
:
alla mia forja
Incontro van .iegV infelici i Jgli .
La

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Essa

a parlar frattanto (ti Diana

Coi ministri comincia j onde d' araldi


In figura addolcir vogliano Absirto ,
670 E far che quando della Dea nel tempio
Entri pel patto essa da prima ; e intanto
Della notte si spanda oscuro bujo,
Egli

sen venga per pensare insieme

A qualche frode , colla qual ripreso


67$ D'oro il gran vello, ritornar d' Eeta
Possa alle case ; giacch

( lor diceva )

La dier di Frisso li figliuoli a forza


A

quei stranier per via con lor condurla.

E mentre essa cosi quelli informava


680 Un addolcente farmaco spargea
Per l' etere , e pe' venti , che di trarre
Avea virt dal pi elevato

monte ,

Lungi fosse sebben , fera selvaggia .

Perfido Amor , pe' miseri mortali


68? Orrenda peste, ed abbominio orrendo l
Suscitate da

te son le

fatali

Contese , e i pianti , e i gemiti , e dolori


Altri infiniti inoltre . Alzato t' arma
Contra i figli tu , Dio , degl' inimici j

La usano anche i Latini , fra quali Orazio Od- 47 lib, j. Catm*


Hostium uxores , pu eriga* cmeo*
Sentiant ruotai orient Tlxii
sul qual passo i da vedersi il Lambino

APrONAVTIKfN

A.

clos MnoVp cTuygpnV typwv gVtCxAec tw .


4$0 TTtoS yxp dV fi&xivrx xxkSI i^/xxccrsv X'^pu
A^uptov ; re

nW" sw^f/fc niv cto/dVs .

fftyMTpxtt xptv$4vT6t 0 *' e'c Ao'^op j-gj> Irfcai


4<5 Myju,6vos A^vpv re* t(g\ otjs s^xOns irxipovs .
ai/TO/) & >' xvorx\q<tiv C7T0tf%iirtQ<rt foXa&tis
Hxp7ixXt'fJt.M p mi* dV otAo's o7d\u,a Trepritfxs ,
ri^? Otto Xuyxinv hpns f7r$r\<rxro tm<rou
COS & XU/HpO (A&Xtv 7TUpi\<fx\0 fAAJ$OIS
460 tlo xxtftyvrtrns , ( xrxXs nx't'i olx %xpxWpt\s
Xtlfltpfat , ifl/ Ct/dV dV Xij&t 7Tip0iVtV )
fine oVAoj tylvovtiv in' xvfpx'tfi Tg^fnVxiro
re* fjjv txy tHxtrtx cwqvzo xWnXoitftv
xCtkx 0*' Aiovp/ih\s 7tuhipou e^xXlo \o'%oto
465 yvfxvoy xvxvxixvot ttxXx'/xq

a/]/* V KCO/)n

IfAJIXktV 0/J,(A.Xr' iVttKi , XX\U\\,XM,vt\ WrMTtt


Ai <p<W d$piitfii HXonyvriTOiQ tunvros .

Peri* 4tfo iruKit wm | &c | Colla


senso, e si schifa l'assurdo,
la voce T*Kit ( come nelle
sirto unir fanciullo : nome ,
(li II d poco dopo

ticetpunj'ont del Brunck ne rettifica U


che risulta dalla parentesi collocata dopo
volgati edizioni ) di sentir nomini to Abche Boa (t accorda eoa quello di Eroe, che

DELL'ARGONAUTICA LIB. IV.


690 Qual

Medea nell'alma eccidio hai messo.

Poich e come essa mai morte ad Absirto


Che $' accostava proccur s indegna ?
Porta a ci dir del nostro canto il filo .
Quando dunque pel
69$ Di Diana nell'Isola

patto ebber lasciata

Medea,

Tornaron gli altri nelle proprie barche


A parte ognun : mentre Giason si pose
In aguato aspettando , che venisse
Absirto , e quindi i suoi compagni ancora .
700 Allora questo dalle inique vinto
Della suora promesse il mar non tarda
Prestamente a passar colla sua nave
Della

notte pel bujo ; ed alla sacra

Isola alfin pervenne e vi discese .


705 Ivi solo mentr' e giuntole

in faccia

V la suora tentando con parole


( Come

farebbe tenero fanciullo

Tentando il passo d' invernai torrente


Che neppur passerian giovani forti )
710 Se contra gli stranier abbia essa a fraude
Pensato alcuna ; e mentre ambo parea ,
Che tutto avesser conciliato insieme j
Improviso Giason dal bujo aguato
Ecco esce fuor, nuda la spada in mano
715 Alzando in atto di scagliarne il

colpo.

Medea subito allor gli occhi rivolge


Coprendosi co' lini ; onde non veda
La cruda morte del fratel trafitto ;

e*4
tOV

APrONAYTIKQN

A.

0 y% t $0u\\J7ZOS CuVTg [jAyXV KSpxXKA txvpop %

xXnfyv 07r/7p[ijiJ'Xf vno tf%&v , o u 7ior fiifM.*


470 ApTfJuJ1! Bpuyct 7tipivxiirxi xvrt77tpr\-tv .
rov 0 y p 7?pcJ*c'/u.u yvC% rlpine XoixQtx $ npas
$vju,t> dva.7!Vii(iv %ep<y! fxiXxv xfxtyortpriqriv
0.1[XX KXT CTC/AnV 770't<r%(o * TU JV KX\\J77Tpftl>
pyvfw ng] TiinXov xXuofxivns pv$i\v6p .
475 ^ <^g1 7TXvAsX(JltXT(p Xc^! ti'iV O'iOV ipi^OLV
o/x/xxlt vnXetns Xoq&ov ipyov Epiwvs .
npas cT' AarovfJis i<~xpy/*xlx rx^ve

xvvros ,

773/5 & xnt'Xufy (pvou , rps & zi; xyos VTw' cWjTW ,
f t'juus x$4vrQ<Ti foXoKlxtrlxs tXxivQxi .
vypv
Vert' 46*8. jSmwo; | Voce adoprata dal Poeta anche al vers-pi* del lib. i- do
ve lo Scoliaste vuole , che peculiarmente valga chi uccide i buoi nei sagriGzj : che in latino si direbbe papa Il valore per de' suoi componenti
importa un pi generico significato : e per tale la spiegano Suida , ed
Eschio
Vert'47f- K* lty ^ii,XTt | Illustra questa espressione con molti esempj il
Runkenio nella seconda sua Epistola Critica all'ErnestoVeri' 477- i^ipypMrx | Lo stesso che xTxf.yfi.xTx voci a che originariamente vaigono primiti* , passate poi a significare le parti estreme dei corpi degli uc
cisi , che secondo il rito per una certa espiazione si tagliavano dagli uc
cisori Altrimenti si dicono luxayjiKifffi.xTx , e il verbo esprimente l'azio
ne di tagliare iJ.tryjt\iZu da luxvyjiton axilla ; perch tagliate, che erano
si appendevano dette parti sotto le ascelle Sofocle usa questo verbo nell'
Elettra, dove parlando del corpo dell' ucciso Agamennone dice { v 44**)
Ve to/a>wti{
ilixaya\iato\

' tamouam inimicus


Otruncmtut fuit
< 1 i
o come meglio Io rese in Francese Mr- de Rochefort camme un vii ennem
lui coupa In txtrrmitit det membres V- Esichio , e Suida ; c in generale
sul qui accennato costume le Osservazioni
P#rs'473-

DELL' AERONAUTICA LIB. IV.


Ed egli come un feritor d buoi
7o Fa con gran toro d' elevate corna ,
Absirto fere , presolo di mira ,
Presso

al tempio di Cintia, che li Brigi

Alzaron

gi, gli abitatori opposti.

Di quel tempio nell' atrio per innanzi


725 II ferito cad sulle ginocchia ;
Ma nel cader V Eroe F ultimo fiato
Mentre spirava , d' ammendue le mani
Nero sangue cav dalla ferita ;
E contra lei scagliato che fuggiva ,
730 Le ne imbratt

la veste, e il bianco velo:

Atroce fatto; onde la stessa Erinni,


Che tutto doma , e mai piet non sente
Con bieco occhio guard di quale mai
Crudel misfatto si facesser rei .
735 Giasone allora dell'estinto corpo
Le membra estreme ne tagli ; tre volte
La ferita lamb; fuori altrettante
li succhiato sput sangue dai denti ;
( Come giust' , che ad espiar dolose
740 Uccision dagli uccisor si faccia ) ,
TomJI.

LI

E II

Firn 478- Tp'.<t V diciKtttt q>o'v* | E' strano come il Mazzoni , uomo per altro
versatissimo nel Greco, abbia mal' inteso questo passo, dove citandolo,
cos lo tradusse (/}/ di Dani* lib- $ cap- io". );
- t ben tre volte ancora
Rifiut quella morte
$o'y9e oltre il solito significato di omicidio, vale anche il sangue in
efuws : e cos v spiegato in questo luogo
Ivi iyof irrur' | Non parali, che rendano la giusta idea di questo senso g' !

a66

APTON AYTIKX2N

A.

480 vypov cT' tv yai'ri upu^e v4k\jv , V^*' In vw vip


. x/xlxi oVTs'x Hilvx fxr ufpxtfiv A^uplOrtv .
O/ <T' x/u.vfts Mpcoto ce'Xxs 7rponxpoi-tp /dVmj
to' <r<p/f 77xpd-fiKn TiKM-xp (xiTiounv a*g/pg ,
K&A^AToj a'S^o'^/ jWj g'nV rapa' wx. (xXovro
485 nptos' K\%(tv cN otenov <f[oXov , fjirrg K/'pnet
(puAx ^gAe/x'a.f , ne /U.67X ?rSi/ Xovris
cLyp-rtpot k\cv{omxiv ivi <r7a3\ao7c/ Sopevres .
Cl/'cT />X T/J Ki'lV 3x'iaT<?P <pU>g , 77XVTX. <T' OfXt\0f
?7p are , cTni'o'o)!'Tgj 77^pxfxov Ovj/f' <P InVo*
490 juTnirg > /Ug.axcJj ttxixuvix&v o /&xX xpnyns
JiuotxtvoK nd\i oV ^ a,a<J>* xvtoj fx4\ovro .
i-$x oY vxunXt'm 7tukmv xpi

fxi\ttxx<TKOv

4^0/xivot $ou\r\v ' 7t dY <r<f)'o'/>' riAu^-e Kci/pn


(fypxty/JLtvois ' TlnXi cTg 77xpo/rxlos enfilo jm,\yo
495

'* H<Tn ^fcf h4Xo,u.x HJHfup Sri i>i\' intZxHxi


epicr/rj 7T6pcCxy nXov vtlov

n^oxj^t
. *V-

preti col tradurlo scrfu* expuit E' vero , che yac comunemente si spiega?
per scr/ui j ma presso Esichio anche sinonimi di r/utCfur vu/nm ; onde pa
rerebbe , che il senso esser piuttosto dovesse txpuit vulnus , seu sanguinami
vulneris Il Mazzoni nel luogo citato ha reso altrettanto bene questo secon
do emistichio , quanto aveva mal reso il primo > traduccndo

ed altrettante
Sput da' denti il sangue gi succhiato
Dalle ferite
espressione che ho io seguito nella mia traduzione
Vers' 4<>i> iruxir | Scorrettamente leggendosi in tutte le edizioni , e ae co
dici uxwSic veniva mal' a proposito ad applicarsi questo adjettivo alla na
vigazione, mentre non conviene, che all'assemblea La correzione del
Bruack ne ha rettificato il senso

DELL' ARGON AUTIC A LIB. IV.


E il cadavere aI6ne umido ancora
L sotterr; dove tuttor quell'ossa
Delle Apsirtidi stati presso largente .
Nel punto stesso dalli Min} Eroi
745 Della face *1 fulgor vistosi innanzi ,
Che ad essi avvicinatisi Medea
Per segno alz , tosto la nave loro
Presso la nave

Colchide accostaro .

Quindi dei Colchi

quel drapel si diero

750 A trucidar; come di torme fanno


Di timide colombe gli avvolto/ ,
O come sbranan numerosa gregge
Leoni agresti nelle stalle entrati;
N di quelli schiv morte veruno ;
7S5 Ma per tutto quel stuol correndo i Greci
Portar qual fuoco struggitor , la strage .
Tardi alla mischia sopravvenne alfine
Giason , che ai soc] disiava ajuto
Prestar ; ma non ne avean essi pi d* uopo ,
760 Ned altro lor , che il suo venir caleva.
Tutti allora s' unir nelP adunanza
Piena a pensar quando , e per qual 1* avesse
Mare a volger cammin ; ai quali in mezzo
La donzella in quel punto sopraggiunse ;
7^5 E il primo fu cos a parlar Pelo .
E' '1 mio parer , che in questa notte istessa
In nave entrati remigando il corso
Per opposto cammin col drizziamo
Lia

368

APrONAYTIKGN

A.

Woi ' rto^v ydp i<rx^pr[<rxvrxs eKxrlx


i\770jULXl 0% iVX /XU^OV , 0 T/S 7TpOT&p<<ft MC&Xi
njxe'xs rpwzi , toJs vinri^v ' oix <F xvxhos
5oo guWgj , pyx\?'r)Tt fr%ojfx<r!r)S Hfo'uvTcu .

, ri^' g*n 0trxu\<L KXT&pxo/u.'voto't xs'Aao5^$ .


>Q$ Qxt yvn<rxv cTe*

g*70$ AxkJ^xo .

pt'/xQx. c/V pit" eW<CxVrej innj?fi$rt tketf&i


505 vXi/xii , f^p' /t/rnV HAgJtTp/Va rnco? inovto
aAAa'ajj' liWrn , 7rorx/xo\j <r%iv Yipi^xvlcx .

Kc\%oi cF , c7T7tt' oXi^-pcv 4776<ppa.vGn<yxp XKXKOf,


f!ra fxv J7go 0a/ vt^pxov tifoni 7rd<xr\f
Apyci

M/iiiij Kpoi/ns xXo's . oi\ oiv^punip

$10 Hpn <r/txp<Px*r)Ti hxt

xSpos xvlpo-rrriv .

vulxTOu xrot P aure K.utxu<Pos n^gx yx/ns


olvBxv , XTV^o'/xvoi %\ov xypiov Arirxo ,
ttxTiz^ct. cT" aAAi/efvs a*A.Ao/ g'tpopAcnd^Tgj tnurhfr
Ct fifa 7T Xtx\v vfow 6&Xy , pOVP inifftOV

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


A quel che tengon li nemici Colchi ;
770 Poich dell' Alba all' apparir vedendo
Essi ogni cosa , tale alcuno , i' spero ,
A persuaderli non varr discorso ,
Che ad inseguirci innanzi pi li spinga :
Ma fra di loro orbi oramai del rege
775 A scinderli verran fere discordie j
a noi cos pi agevole aprirassi ,
Scisso il popol fra due , strada al ritorno .
Ci detto eh' ebbe , i giovin di Pelo
Il consiglio lodaro ; e nella nave
780 Entrati tosto a far su i remi forza
Indefessi si dier ; sinch alla sacra
Elettride arrivaro Isola alfine :
Isola l , che 1' ultima fra 1' altre,
Che all' Eridano son presso la foce .

785

Ma i Colchidi , qualor ebbero intesa


Del Re la morte , a ricercar furenti
Per tutto il Cronio mar volevan darsi
La nave Argo , e li Min; j ma Giunone
Ne gF imped , per 1' etere scuotendo

700 A spaventarli fulmini tremendi .


All' ultimo per reformidando
Alle sedi tornar del suo) Cito ,
L' ira perch temean fiera d' Eeta ,
In salvo ad abitar qu, e l sbarcaro .'
j9$ Scesero in quelle alcuni Isole stesse ,
Che pria gli Eroi teneao; dove comune

a70

APrONAYTIKGN

5l 5 npcagj > vxicuift

A.

f77W\ifj.oi A<\,uproio \ .

ot <T' etp' eV J\Xupwc7o M,t\a4JL$&QS 7Torxut,o"to ,


t\j/jl(os 1v ApfJLOvins Kad\W Tg , niSpyou fratxxv ,
oLipa.<riv Ef^eAe eo-av t$4<rM . ot cN i opitrctv
vvxtoxiftv , a77S/3 Tg K.6pxu'i>tx HmXr\crKovrxt ,
$20 txo$H> i^ort rovary A/oj Kpovffxo xipxuvot
*t\croy h xvrtntpxKfiV .TiirpxTiQv 9*p/u,n,npau .

Hpagj <T , ore dV c<p/ iettalo po'rtos x?t{juuu ,

W\i\(av . t-nco/ 7*/> 7Tt7ipoij^ovro &xu,etxt ,


52$ xpyxXirw nXowiv odVp u,ecr<rr\yOs %ov<rxi .
cu'dY <rq><v <o$

TTp/V , (Ivxpcrix /M\rtxx<fMv

YAAr?g$ ' 7tpo\ $ xrot i/M\^xv(vro x\eu>ov ,


/AtcQv XlpoCfAilOi rp770$X JUXyXV AttMVOS .
JWu'c 7<icp Tp/nofxs TnAcD 77c/>g 3>c7Co$ xyevOxt
5$0 A/oWcfy Tiepwxt xxrei %peos $ 7rnre flu^c*

KfCj. fi7> rw(33{ 3cc | Dionisio, che coincide col nostro Poeta nella situazio*
ne di questi paesi , come potr vedersi dalle Osservazioni , lo imita nu
che nel cenno di questa favola in quel luogo , che vieti cos reso da Pclsciano ( vers jSi- ) :
JEt venit Jllyriat hit porrefus ai arce, ;
Qua tollunt montes excilsa Cerauna summos .
Ctrttititr hic tumulili , fui Cadmi iicitur esse,
. .
Harmaniaroue simul : namgue hic serpentibus Mi
1 Ootpora post tempus longum mutasse ferutitur
In tenia

.
Lucano pure credo , che abbia armo presente questo passo di Apollonio ,
ove disse ( Phatf lib } )
# io*

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Gli abitatori han con Absirto il nome :
Sull'Illirico fiume altri profondo,
E di net* acque , ove d' Armonia , e Cadmo
800 Giace il sepolcro , fabbricar castello ,
Cogli Enchelei cosi commisti i lari :
Altri a fissarsi alfin vanno su i monti ,
Che dai fulmini son Ceraunj detti
Insin d' allor , che il figlio di Saturno ,
80? Colli fulmini fuor di l cacciati
Neil' Isola li f volgersi opposta .

Li Minj poi quando ebbero il ritorno


Scevro per lor veduto da perigli ,
Allor pi 'n l avanzando , degli II lei
810 Alla terra le gomene legaro :
Giacche frequenti in mar sorgon 11 presso
Isole, ch'ivi fanno ai naviganti
Difficile la via d' esse pel mezzo .
Non pi quel Popol , come prima , ostili
815 Ver loro avea pensieri: anzi la strada
Fronti ad essi insegnar tosto g' 1 Ilei ,
Convenendo fra lor , che per mercede
Un tripode averian grande d' Apollo ;
Un di quei duo , che a portar lunge diede
8zo Febo a Giason , che al suo destin passava
Quando al sacro di Pito oracol venne

1
npmint prisco
Encheli* vini testantur funtta Cadmi
Colt hit
1

7*

APrONAYTIK 'N

A.

ipfy 7iiv<?(xvoc /xiriKlx^t rnVc^' uWp xri\s


vxvriXiw Ttinptlo \ Vn %9ovs !<Ppui>$e7ep
/un woTe rnV (Pn/ottriv vxiffttf&arQx.i tourt .

'$3$ a/U<p/ ^o'A/f dyoim* YAAnATa , 7io\Xov gVgp^g


cxii'ios as ksv a.<QX>iot dei (xip7iltf<rt TriXtytxi .
o /ugV t/ <o0i'Ta xxlxvrdd<i ritixov xvxkIx
YAAoj , oV eJg/tTrfj MeA/rn Tg'^gi HpxKXn

' '

ri/u.q $a.ii\Ktov . & yoip oh/x Nxucr&oio


540 Mxxpiv r gxQ'ihxv , utoviitoto r&rivnv ,
vi\6fAvo% 7xi$aiv oXov (pvov ' iuty 0 ye Hoiipnv
Atyxiou t^dfxxvffiv px<r<rx/ULei>os nlx^oo
Nni'xdV MXiTW . rf fi cQivxpv rinv YXXoy
$r\/xc QeunKtoP 0 (jJv oh/x Nai/av^c'o/o
545 XtrrQf iw vox fW/gp airxp Xm vrifov tnUrx .
c
Veti f4o> tuvwrw TiTjrfwiv | Letteralmente nutrie di Sacco : ma come Apollo*
nio intende qui dell'Isola detta poi Ccrcirea , e vuol accennare la favolosa
etimologia dell'antico suo nome, cosi ho creduto per maggiore chiarezza
di aggiungervi qualche parola presa dallo Scoliaste Ho detto ttimologia
favolosa ; perch la vera sar la stessa , che adduce Eustazio ( in Dionysvers fio- ) per l'Eubea , chiamata pur Macri tri rs f*xfi5T*|roc per la sua
lunghezza Di questa Macri, e di ammendue quell'Isole da essa nomi
nate se ne parler anche in appresso
Vtrf f4f | Questo verso nelle volgari edizioni viene intruso dopo il Hi?' ti
in pi codici confrontati dal Brunck o si omette affatto , o si colloca al
trove : ma sempre in sito da turbarne il senso La giusta sua collocazione
(se ha da restarvi) , ed un certo buon'ordine di questo passo, quale lo
stesso Brunck ha adottato , crede egli di doverlo al Card- Quirini , che tratto
1' abbia dai Codici Vaticani ; ina infatti si deve al Cluverio presso di cui
( Sic- Atitg' lib - * e- 16- ) Io trovo io cos citato ; e dal quale, e non certo
dai Codici Vaticani j nei quali si legge secondo la volgata , deve averlo il
detto Cardinale copiato , che cale lo inser uel cap> del suo libro intitolato

DELL' ARGONAUTICA LU. IV.

973

Per consultarlo su la impresa stessa :


Tripode , che per legge era del

Fato

Tal , che dovunque collocato fosse


82$ Devastato quel suol unqua non fora
Da assalitor nemici; ed per questo,
Che degl' Illei nell'inclita cittade
Sin oggi ancor quello sotterra ascoso ,
Ed anche ben profondamente, affine
$30 Che sempre resti agli uomini celato .
Non pi vivo col trovaro il Rege
Ilio , d' Alcide figlio , a cui la bella
Melite '1 di tra 'l Popol dei Feaci :
Poich venuto un d l di Nausitoo
855 Nelle case , ed in Macri ( Isola, a cui
La nudrice di Bacco il nome diede )
Dei figli ad espiar la cruda morte ;
Del fiume Egeo prese ad amar la figlia,
La Naiade Melite, e la compresse;
840 Ond' essa , il prode diede Ilio alla luce .
Questo, fanciullo ancor, nella medesma
Di Nausitoo magion fermossi un tempo ;
Ma poi lasci quell'Isola, dov' egli
Tom. IL

M m

Fat-

Frimordia Corcyr*- Io per osservare la propostami legge di seguir fedelmente


il testo del Brunck , non mi sono dipartito dalla lezione da esso adottata $ dal
la quale ne risulta un senso bastantemente ragionevole : ma da ci prescin
dendo altra forse miglior lezione me ne somministrerebbe 1' altrove citato
Codice dell' Emo Card- de Zelada Segretario di Stato, cortesemente comuni
catomi nel quale omessi li versi 544-, e 745: s legge il 746- iV xply' iniuxisxi
*rv) &c- JVfj'uff die vero tttate florens c> lezione, ho detto , forse migliore ;
perch tolta in essa la troppo vicina ripetizione del v- S9' J e quanto il vetbo

74

APrONAYTIKHN

A.

co' yaip oy rfCno*<*f xi/tjj eV/ eX^to wirq


vxluv , Ho/pxn'ovros V 0<p/>tfov N.utr/3*fo/a
$n o*' xXxcPe Kpow'nv , xvr%Qovx Xxv xya'pus
$OLtr\K(V . CLfv 73tp 0/ aWd; 7Tpcr\JVt HfXiU^OV

MiTops , ypxiiXotcriv x\i%c/xtvov vip fiouviy

AAAa , -d-ga/, srSs rnr^g /7xpg aAo*s , ci/jjht yx7xp


Avov'mv , vrivovs ti A/>ur7/d\x.$ , a/" kxXvxu
TC/ao*g$ , ApybY\f Mpmiix (Tn/uuxlx vi\i
S 5 S pr\/xsprs n4tyxrxi\ t/s x?;7jpot rdcrcrov- xvx'fnn
)&] ^pttd* <r<p' ix/niTtrs j r/^gj crcpgxc riyxyou xOpxt j

AuTy Tiou /xiyxXdicit , cfeJWWTtfc A^iiproio ,


Zritx , ^gip /3x<r/Anx , ^c'Aos Axfiey , .g/c ipt^xv .
AWelxii.ift*s in luogo d' tf/3V , conforme a cinque. Codici della Biblioteca Re
gia di Parigi : beninteso per altro , che si legga cixn>iitfxi non con un solo s *
come in detti Codici ; ma con due , per non offendere la prosodia
Viri- ja- urtf ivi i/foro | Scorrettamente nelle volgari edizioui Mtttr : com
posizione giustamente qualificata dalBrunck per assurda Fu per il Facio
il primo a sostituirvi la veta lezione
Viti' y47>
ppjtri \ Subjecus superbo imperio 27ausith , cos spiega questa
frase il Brunck; soggiugnendo poi che i-fyvtt} indica superbia . Io ho cer
cato di conservare l' originario valore della parola Greca insieme col sen
so , che si e voluto esprimere dal Poeta ; lochi non senza qualche arbitrio
ho potuto eseguire
Ven- 548- w-fySowt } Cos pure sono chiamati li Feaei da Conone nella terza
Narrazione presso Fozio ri nfrtpo /To'%3owte : e cos altre nazioni ancosa , ita le quali specialmente gli Ateniesi Sul vero valore della paiola
eh* corrisponde all' indigena dei Latini , vedine Bsichio Il Salmaso nel
cap-n- delle Esercii- Plin> rimarca contra lo Scaligero la differenza fra-
jr^Su* j e yyns
Yen- yjj. MtjttCw \ S questo passo rimarca lo Scoliaste essere stato da al
cuoi

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Fatto gi adulto abitar pi non volle;
84$ Il sopracciglio perch troppo altero
Avea '1 superbo regnator Nausitoo :
E quindi entr nel Cronio mar , raccolta
(Giacch quel Re gle ne fornfa la strada)
Una colonia seco di Feaci ,
850 Di queir istesso suol Popol nativo.
Col pertanto Ilio sua nuova sede
Piant: ma poi li Mentori vicini
Di vita Io privar , che in una mischia
Difendeva pugnando agresti buovi.

855

Ma voi mi dite, o del Pierio Dive,1


Come di questo fuor mare , e per quello,
Che i lidi bagna dell' Ausonia terra ;
Non men che alle Ligustidi d'intorno,
Isole l , che Stcadi i vicini

860 Chiamano, come mai della nav' Argo


Veri si son visti e cospicui segni ?
Qual

uopo s lontan , quale destino

Li condusse , e quai venti li portaro ?

Avea'l cader d' Absirto a grave sdegno


86? Lo stesso Re dei Dei , Giove medesmo ,
Mosso per tal che fatto avean delitto ,
M m z

Ed

cuoi ripreso Apollonio , per aver dato il nome di Ausonia all'Italia , quan
do questo non le venato , che nel tempo posteriore agli Argonauti da
un certo Ausono figlio di Ulisse e di Caiipso : ma potersi per il Poeta
difendere col dire , che non al tempi degli Argonauti si riferisce quel no
tte i ma a' suoi proprj

*7<*

APrONAYTIKGN

A.

AtaJns cF Xov riHu,npxlo friv&vt K/pxns


$60 xif xtiovi^xihvoxk , 77p r M,vp!x 7inMM.v^4vrx%
wocftntuv . to' /tcsV et7 t/$ a/w*TnW gWnce? '
a'AA' l^'gfj' yxtns YAAn/dVc i^xvivra ,
TnAo'^i tx5 <T' a.7!t'\U770v , c<rx/ Ko'A^o/av nx'pot^p
ifytnt nMSovro AtQvppff'es ih a'A/ *r<ro* ,
565 I<rcx T6, WkXxs t,

t/u&prr ltrvstx .

AVTip i7Titr m T^iVi TTXpx KpHUpXV tKOVtQ ,


V^T-a, rioiT/cr^ap A<r<7ii(L vcLvfxro Hoxiprw ,
nvKOfAOP Kpnvpxv , h.Ls $\tovvri$ot CUt)S ,
dpnx^xs r spari ' fjJi\xivonvt\v dY /tu* xvtyes
570 yxvn'Xoi 4k 7tvroio KiXxtvy zrxt>rod>v oAp
J'epKf.POl KpKVpXP 7TtK\i{o\J<ft MiXxivdL.,
tj; o*' gW/ ^ MgA/top A/apa? Treprynd-ees otipo* ,
xiTTtvnv n Kpaxry * V7Tpt dV 7roAAoV e'oDca'
Nvaffia/ni* 7ixpuLn.ti^ov , tvx Kp/ovcx KctAuv|/fo
57 S AtA*PT/J PXifH T
fcpQUHx XvWilV
:

OpUt

Vm j6f- vnitkt | La duplicazione della copula ha ragionevolmente deter


minato il Brunck a considerare questo nome non per appellativo , come
mal' a proposito volgarmente ti prende , ma per proprio : sentimento cui si uniforma ancora l'autorit di pi Geografi Vedine le Osservazioni
Yen- 77 v "va &c E' preso da Omero questo luogo, dove parlando d* Ogigia,
che s vuole la stessa appunto con Ninfea , cosi dice ( Odiss* 7 )

1 Evvi un' Ogigia


Isola posta in mar ben lungi lungi
Ogigia , ove d' Atlante la Jgliuolm
Fxaiolenta Calino abita bella *

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Ed aveva nel

Ciel dato de' segni ,

Che non prima averian fatto ritorno


D'aversi innanti del funesto sangue,
870 Dei consigli a tenor di Circe Eea ,
Lavato , e aver molto pria mal sofferto :
Ma degli Eroi nessun ci 'nttso aveva . .
Usciti quindi

dalla Illeide terra

Lungi correan avanti : e gi lasciate


875 Quelle

oramai s' avean Isole addietro ,

Quante empiute da prima avean li Colchi


Fra quelle l , che in ordine son poste
Liburnidi nel mar; Issa, e Discelado ,
la Pineta

ad abitar s vaga :

880 Dopo le quali avean trascorso appresso


Corcira , dove da Nettun fissata
Ad una vergin fu di belle treccie
C Corcira era di nome ) la sua sede;
La qual figlia d'Asopo, ei per amore
885 Lungi rap dalla Fliusia terra;
Isola inoltre , che dal mar vedendo
Fosca il nocchier per le sue folte selve
Al suo vi aggiunge il
Quindi

nome anche di Nera

passata ancor avean Mei ita

890 Del favorevol vento assai contenti j


L'alta Ceroso pur, e l di sopra
Posta, e

dall'altre pi

lontan Ninfea,

U' regnava Calipso , la figliuola


Di Atlante ; e alfn gli alti Cerami; monti
895 Veder loro parea, quando Giunone

78

APTONAYTIKQN

A.

cupe*, fotdtyvro Kepxvtx . ^aj to'ts jSct/Axc


<u<p' xrts Znvos re niyxv %o'Aov i<ppcL<r&& Hpn .
IXY\^OfXUr\

XVUfflV TO 7tX0\J ,

<x/AAxc

dvrtxpC i toTj .OV/s dvxp7idyx\v tyopovro


$80 iVoo Ari xpxvxns HAenTp/cPoc . xvt/kx <F <qms
4&%ev cipfpo/udQ vo7TQ fA,e&fr\y\j Seovrcov
A^ney yXaxpvpns vr\f dVpu, r p*' dvd iavswv
vltipxv A-mau'n AaJW/cToc r\pM.o<re <pr\yov .
tcus cN 0A00V yaio*o'H7 V<?C A^Ce? e<rxfovrxs
5 8 $ (pScJ'Tjjv t Znvs re (xptir %o\ov . o ydp d\u;iv
twernv euri npovs tfoA/^ns aAo's , cu t ^ug'AAas
dpyxXixs y ore /uri K/pxn (pop' Av|/i/pT<?/q
ynAg* jv'vJ//s ncAutfauttsa d^' eu;gTa'xo'0flU
KacropoL r' d$xvdrot<f $eo7$ nmye kXu-ov
590 At/oWns eM.7TpoffQe 7iopCiv dXos * p evt Kt'pKW
friovcrt t TUptrms re )@] HeA/0/0 $u'yxlpx .
Qs Ap>cJ d%M6V I/J70 XV'tyXS ' oi cF xvpouifxv
Tvvf&pifxt , ngf %e7pxf dvwjge^op d$xvdrot<riv ,

WVets- f So- cJrta V 4$w$ | Apollonio ha in questo luogo imitato Onomacrico


e nell'idea, e nelle frasi. Cosi egli al v 1 1 f4' e segg- secondo U tradu
zione, che ne abbiamo, pubblicata da Battista Pio t
i
iti imo
fundo reionans dot vocem concita fagut t
Argolica Pallai secuit quam diva bipenni ,
Atout ait : ast circum stupor inde invasttat omnes c>
Vtrt fai TUpm 1 Concorda in questa genealogia , di cui se ne i altrove da
nei detta qualcosa , con Omero , ove dice ( Odiss* io* )
i '
Circe , mora

Del savio Seta Ambedue nati furo


Del Sol , chi rtea agli uomini la luce ,
Di madre Persa , cui generi Jiglim
,
V Osein
...
Esio-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

j9

Che sebben li pensier su lor di Giove! ,


P ira acerba inteso avea , non meno
Volea per del lor viaggio il fine ,
Procelle opposte suscit , che a forza
900 Di

nuovo addietro li portaro a quella

Aspra donde partian Isaia Elettride .


All' improvviso allora umana voce
Infra li pi dei rematori uscio ,
Da quel sonoro della cava nave
$0$ Legno di quercia Dodonea , che in mezzo
Alla carena vi adatt Minerva .
Da terribil

timor quelli fur presi

Nel sentir

quella voce ,

e nell' udire

L' alto di Giove sdegno ; essa dicendo ,

010 Che n del lungo mar fuor usciranno


Dagl' ignoti sentier , n le procelle
Moleste schiveran , quando d' Absirto
La

cruda uccision Circe non purghi .

Polluce inoltre , e il suo fratel Castorre


$1$ Essa eccit porger ai Dei lor voti
Affin

che ad essi dell' Ausonio mare

Prima aprisser la vie; dove trovata


Avrian Circe , di Perse , e del Sol figlia .
Questo inteso ad uscir suon dalla rmve
420 Tra'l lume incerto della prima Aurora
L Tindaridi Eroi tosto s' alzar o ,
E le
Esiodo con nome non patronimico, ma proprio la chiama Perniiti noie eh' poi patronimico , quando s' applica ad Ecace j perch figlia di
Pene , uno dei Titani e di Asteria

a8o

A PrONAYTIK&N

t^fAifi roC eKxo-lx xa.Tti<pe/n

A.

%tv x\\ous

S95 npcXs Mhj&s . if o*' ectruro noWv incnpS


XcnityWiv , ss r eCxXou ft,\i%<brov pov Hpi$xi>7o
gV^-X 7IOX xi^xXfTt TV776S- 7Tps fflpPX H6pXVl>!i
njuuPxrls tfW^ap 7i4tzv xp/uLxlos HX/oto
Xl/xvns ii 7Tpo%ocLs 77o\vfi&v$os rf
817 ^Df Tizp
600 rpxd/u,xros xbonipoto (ixpv xvkakuv xt/jlop .
cu'dY t/$ ucT<ap xg/fo JW 7?(px' ou<px Tttn/o'ouj
ows fvxrxt $a.\4tiv vzrp ' tt'AAtt A2Cn>
(pAO>At 77&p(u<TKtt 7Tt7Tr\M.VOS . flt/^Cp/ dV HOVpXl
HA/flitTgj , txvxqfiv tXiy/Ji.vxt xys/pouxt ,
/Al/

t9t* aJaXrivri &c | Varrone Atacino in quel verso conservatoci


da Quintiliano { Imt- llb i cap y, ) avea cos resa questa espressione*
Cum f flagranti dejerum fulmine Phxthon
Per altro stato questo luogo felicemente imitato da Ovidio , che tutta
questa favola descrive nel secondo delie Metani'
At Pkaethon rutilos fiamma populantt eapillot
Volvitur in prgcept Oc.
Excipit Eridanus ; spumantaoue abluit ora
Veri' fpo. *oX//Jv3s | Cosi dietro la edizione di Firenze legge il Brunclc ; ed
a ragione : sebbene in pi codici da lui confrontati , ed in molte anche
edizioni si leggesse SFlXuoVoc E' notabile , che Gul> Cantero su'l v*i040*
di Licofrone adottando 1' errore crede doversi qui intendere di un fiume
della Caonia , detto Pollante , contra la Favola
Wttf 6oi> ie* tu; Crup &c< | Passo imitato da Viig- in quel suo ( n> 6- tjg- )
Quam super haud ullte poterant impune volantet
Tendere iter pennis
Tittfo' u,<$ V xipat | Apollonio in questo luogo ha voluto manifestamente
imitate Euripide , dove dice parlando delle rive del P presso il Mare Adria
tico nell'Ippolito v*7j9*
dove
Del rivendente Padre
Le
ftri.

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

aj,

E le man stese inver li santi numi


Tutte devoti fer le ingiunte preci ;
Dimessi gli altri rimanendo , e tristi :

925 Ed avanzando a piene vele intanto


Dell' Eridano entrar nel rio pi 'nterpo .
Col , da ardente fulmine nel petto
Colpito , gi dalla Solar quadriga
Semibruciato un di cadde Fetonte
930 Entro dell'alveo di profondo stagno,
Che dall' accesa piaga ancora esala
Al

d d'oggi persin grave vapore;

E tal che stender le veloci penne


Su queir acqua , e passarla augel

non puote j

955 Ma nel volar piomba all'incendio in mezzo.


Le figliuole del Sol stan l d' intorno ,
Tom. IL

N n

he

Z,e ben tre volte triste ,


J sventurate Figlie
2/elle purpuree acque
Stillano per pietaie
Del lor fratel Fetonte*,
Dagli occhi chiari umori r-.
All' umbra pura simili'
Esso poi imitato da Dionisio ai v 88 , da Nonno iib j8 v- p- , e*
presso i Latini da Ovidio nel secondo delle Metamorfosi v. 540- e segs;- do
ve anche di quelle sorelle ne sono nominate due Faetusa, e Lampetic L'A
riosto pure vi alluse col dice ( } J4') *
Quando fu pianto il fabuloso elettro
Vert' 04- ii.tyu,uu | Ottima lezione sostituita dal Bruii eie su l'autorit di un
codice alla volgare scorretta iipii/M II participio iKiYit.*'m adoperato
ed significato medesimo da Omero nell' inno a Mercurio v }o6>
Fastia circa humeros involutus

i8a

APTON A YTIKX2N

A.

<5of jJLijpotroLt xiwp fjXtAi yov ' in. f <$xuvx\


rXnlpcv XifioC^xs (i\<Qxp<v 7ipo%4owiv ipxty
tu' txiv r niXi'cp v^x^aa^o/s 77/ npvxlvovrxi
ut* xv JV HKutftVi xtXcui>ns ot^/xxrt Xtfxvn$
riivxs mor tio\ux\^o% g' xvifxoio ,
6lO (fri TOT f$ H/DuTftWV 77pOKU\/viPTXl X^poX 7Tatv(ck
KV/xxivourt pto . KgA7o/ <P gV/ /3x'^/i' t&efto ,
*

cJs ctp' AncWovos rxj^ Jx-ipvx Antot^xo


e\i(*-%4pitXt $faxi% , fl? TC fXUpix %U6 7TpOt$>iV f
\/.os YnepCopav hpv ytvos 6f<rx<pfKXi6v ,

615 cpxvv xy\r\tvlx XtTrtav in. 7rxrpdf eV/^nf


&)0'/U,2fOJ Trgp/ TflUoV , TOV gV X{7TXpf AXKipiitQ
J^Tx KopWs stkIv 7i 7ipo^o^,% A/xJpoio .
)(/C\ tft ,ufV cSs Kivoicri julst ittfpdcM K&iXni'<rxt .
TGU$

OUTg $p(/JLX\S Jjpg/ 570'3-0$ , o^e' 7TOro7o ,

620 cut' gW 7n.3'00't/fx$ rpdmro vos . oAV apa Torye


rl/xxrx (lv <ffpevyoi?(o zrp $Xn%pt> (lxpii$of(6$
c

XwyxXy > TnV />' a<r^iTO^ txvU<TKov


TU-

Veri- i- yatutiot mrf | Virgilio En. Iib< 7 vers- 770- cosi di una parte della
favola qui toccata
T'un pater omnipotens aliouem indignatili ab umbrit
Mortahm infernis ad lumina surgert vitm ,
iptt repertorem mediein* talis artis
Fulmine Pkoebigenam <Stjgiai detrutit ad undai
.Vedi la Osservazione

DELL' ARGONAUTICA LIB. I V.


Che d' alti pioppi in la corteccia avvolte ,
Misere ! del fratel piangon

la morte

Amaramente : e dalle lor palpebre


940 D' elettro cadon rilucenti goccie
Sparse pel suol : goccie , che pria dal Sole
Su l'arena seccate, allor poi quando,
Gonfiando T onda di quel

nero stagno ,

Con gran fragor il vento i lidi allaga,


945 Quindi J' ondoso fiotto a scorrer porta
Neil' Eridano a mucchi insiem coli' acque.
Ma presso i Celti invalsa pi la voce ,
Che d' Apollo , del figlio di Latona
Queste lagrime sien , che per li gorghi
9?o Scorrono insiem; ch'infatti egli infinite
Sparse innanti ne avea ; quando alla sacra
Venne col degl' Iperborei gente
La splendida del Ciel magion lasciata ,
Del genitor temendo le minaccie ,
555 E per la morte del

figliuol sdegnato ,

Di quel figlio , che a lui l nella ricca


Laceria , e dove ha 1' Amiro sua foce
Coronide , la bella , partono :
questo ci , che fra quegli uomin corre
$6o Intanto i Min) ivi di cibo , e bere
Mai non prendea disio; n lieta l'alma
Avean giammai , ma all' ultimo ridotti
Meno venian pel di dal tetro oppressi
Odor che mandan dell' Eridan 1' acque
96% Intollerabil dal fumante corpo
N n a

.a84

iAPTONAYTIKON

A.

?u<qo/ul vou $ad$ot>ros imponi Hpt^xpoto


vuttls f xu yov ^Cv fupojuLsmy fXriouov
6 z S HA/a'JW Aty'w rei dV ffixKpvx txupotxiv^tv ,
cio t\xtr\px crlxyss , vrPeLVtv 4(x($opioZ\o .
Eh f rc'd-u ?oxvolo (ixd'Cp p'o'ov it<rxv(0\<fxv
00*7' e/s Hp/JWoV fxi?K/i<?<yrcu a./LHfjiiyx <F ud\ap
iv ^vicyri $Qpv% KVK(tM,&vov xrcxp o* yxt'ns
6 io in M.v%oirr\s t tvx r ffi xXxt yo^\ edV-3-A/x Nuk7c$,
it^V <X7}0pi\J/Xi\'0i , TJ) /U.g'fT' i?lip iJy&rXt <k7<$
fneai ou , rr, f au-re /ur lovfav xXx CxXXu ,
rp, <F ini Y**p$\iov TtXxyos J($ij ixTTit'pcvcL Kknov ,
tnlx fox clo/u.a,rtoi> tu p'aov . fH f xpx roto
6i 5 Xi/xvxs viXxvxv var%tM.oicLs xt r xvx KgA72p
r>niipov 77'7p(xprxt d&vtyxrxt ' iQx Kiv o'I yt
ry oLitKtXiy 7i\xvxv <pgy3g yxp t/J xnopto*
nXnov is Qkxvo , rv cu npo^xivris (/u&XXop
V-

>
Vtri' 6x7- Ex V r%tv PoSavofo See | S questo dinTcile , e controverso passo
ecco la glossa dello Scoliaste, che qui riporto, perch d molto lume alla
sua intelligenza: II Rodano un fiume del paese dei Celti , che si unisce
insieme coli' Eridano , che diviso per una parte v ne II' Oceano ; per un
altra nel seno Jonio j e per un' altra nel mare Sardonio . Il Mazzoni ( Dift
di Dante lib* } cap- 17*) lo riprende contese avesse fatto scaricare il P
nel mare di Sardegna : riprensione che non regge nel fatto ; perch lo Sco
liaste non fa andar per quella parte, che il Rodano, come suonano ledi
lui parole
Vets-6ii- TMjMHt nk'rov | Con tutta la convenevolezza si adopera qui questa
voce per significare quella parte del mar di Sardegna , che conosciuta pres
so i Latini sotto il nome di Gallicus sinus , la adesso sotto quello del
Golfo di Lione
; Vct!'6}7-

DELL ARGONAUTICA LIB. IV,

*$

Dell'abbruciato misero Fetonte:


la notte sentian 1' acuto pianto ,
lo strillar delle gementi suore ;
Dalle quali le lagrime sull' acque
5)70 Cadean , simili a goccie d' olio , a stille
Ma poi di l del Rodano nel letto
Entran profondo, che ad unirsi corre
Coli' Eridano : e insiem confusa V acqua
Nel mutuo lor concorso romoreggia .
975 Quel della terra dal pi 'nterno seno
E' ve la Notte ha le sue porte , e sedi
Uscendo quindi poi per una parte
V con fragor dell' Ocen su i lidi
A sboccar ; e per 1' altra qu nel mare
9S0 Jonio si getta , e manda l suoi flutti
Nel mar Sardonio , e in un immenso golfo
Per sette bocche . Ora da questo fiume
Nelle paludi entrar pel

diaccio infeste ,

Che per le terre stendonsi dei Celti


985 D' indicibil lunghezza : ed

eran

quindi

Ad un duro destin vicini ormai ,


Fosciacch li portava una corrente
Dell' Ocen nel golfo , u' foran certo
Pria

Vtn 6tf- arj/otit 1 Eustazio sul veri jl f> del secondo dell' II- ivopp^ ntfru
mppout emanato , defluxus j e secondo Apollonio Sofista nel Lessico Ome
rico ivifttyiut timu Questo i il senso , che deve darsi a questa voce in
questo luogo : mal spiegata da alcuni per l'altro significato , he puf le
compete di jromMns , vtl fwuftut uogulut

a85

APrONAYTIKfN

A.

ucrfcxXtfp * To'^ef ou 6f Cnrpomi ^cda^v .


640 a'/U' Hpn VKOTiiXoio xx& FpKVv/ov ot%rrtv ,
c^pxv^iv 7rpo$opovcrx <p(iof *' r/m%Q6p xurns
7id.v\a om.Zs uvv yop

(Tri uJyxs Cpx%v xiMp

av|/ (Te' 7Tx\iblp07iavro Jhxs uno , a/ p ivdncrxv


tnv fjuov ,

?r/p rg ng\ intero vistai ioutfi .

64 S molio & ftxTaf \t{A,\jpixs eifxQt'xopTO ,


Hpns twior/ptft, oV g^i-ga /Atipia, KePCISv
Hcf\ Atyvap 7i6p<avns oVi'o/ . d/uuQt ydp oiimv
nYpa ^styg -3>goi 7raVr' n/mxrx viwo(juvoi<x\ .
fA.tffCcrxrop tT' apa t<?/ >g JW dd/uut. pr\t {!>x\dvrif
6$o 2lro/%x'<Pxs e/&X77'Cxv prio'ous tfo'ot, uvkx xcipap
Zwds ' 0* <Pn ficcaci rg j^j /epa tc?07 riruKlxt
t/tA.7Te<Pop ocf*' o/o xg/'cns 7TKoupoi imvto
vxuriXins Zu$ oV <r<p< ^tj e'vpry'i'a 770'pg ^nccy .
STW^a'dVc ai/Tg A/^o'prgj

Ad>x\ir\p gWpnca?

65 S pwop 7vx \\,r\($ffip ntoH-p^xp-to kxaxvxs


/TpS aA/s xpoty JV ar* aiyiX\o7o H.{%yjvtxk
g*g-

Fifi >47> Vp yp aXm Yiipx | Simile ripiego si fa dal Poeta usarsi da'Giunone per nascondere gli Argonauti alliColchi, mentre si portavano da Eeta
Vedi la nota al vaio* del terzo*
VtTf 6f * irUtpn | Al Runkeaio parerebbe piti poetica la lezione dell'edizione
Fiorentina approvata anche da Enrico Stefano , che ha fr/tf/xu , che spie
garsi pocrebbe per cuuoJes Egualmente buona per la volgare adottata dai
Brunck , non ho io creduto dipartirmene
V*ts'6j- vpt >W5 | Avverte qui lo Scoliaste sottointendersi la voccffwffff sal
vare , omessa pei olissi le ve la ho aggiunta per chiarezza maggiore nella
traduzione

DELL' ARGON AUTIC A LTB. IV.


Pria non avendol preveduto, entrati:
990 N quindi avrian fatto ritorno illesi .
Ma dal Cielo Giunone allora accorsa
Dal monte Ercinio alto mand fuor grido ,
Da cui scossi restar tutti egualmente ;
( Tal per l'etere fu grande il rimbombo)
99 f E donde addietro dalla Dea rivolti
E '1 sentiero osservar, e per qual anco
Parte avanzando a far s' avea ritorno .
Tardi quindi

arrivar ai salsi lidi

Per mezzo a varie nazion

passati ,

1000 Liguri, e Celti, e pel favor di Giuno


Da veruna arma osti! non tocchi mai;
Che tutti i d da nuvola coperti
Densa i tenea nel loro

gir la Diva .'

Per la bocca alla fin che la pi 'n mezzo


1005 Di quel fiume trascorso

colla nave

Fra le Stecadi entrar Isole salvi ;


E ci per V opra dei flgliuoi di Giove :
Ai quai perci templi , ed altari eretti
Fur stabilmente ; perch non a quello
IOio Mario viaggio sol furon d' ajuto ;
Ma dei posteri ancor loro concesse
(Giove le navi di poter salvare.
Ora gli Eroi le Stecadi lasciate
D' Etalia dopo all' Isola passaro ;
1015 'Ve dal molto sudor si terser lassi
Coi lapilli, che sparsi ancor pe '1 lido

188

PrONAYTIKfN

A:

eiKiXeLi iv <Tg cXot yg\ retata. $xrK\a. Kt'mp


iv cTg Xt/mv ApyZos imvu/xinv zrQoCrtcrcLt

Kxp7rAX//jL(i>s J*' ivbiv&i cV s; tixs oiJ*/u. ve'ovro %


60 Awop/ns ckIols Ti/poWJW evopoavres .
Jov o*' A ft/ns Xif/dpa. kXvtv g'x tT' cpai ytioj
ntltffJLO.T in tudrap o,%ds$t> fcaCXov . gV^ouTg K//>Km>
upoc a'Aoc vorittffft HcCpr\ iTrityxifpxjvouvoLv .
tc/cv 70-/5 vvfcoitfiv oh!pouftv inlo/nro .
66$ tubasti oi L\ct.fjijO n ^ g/>Kg* 77xvrx &fxoio
/uvpevQxi fMov <p*c <T' x'd-px (pcip/ucLK g\/W7g' ,
e7<rt 77a'/30$ tyivous $4\y xvipxs > VT/j /'xo/to *
tiV cT* arn qovito cQ^cev xi/u,xri TiopQvpouvxv
%ep<rv x<puffx^m Angf <P' oAoo/o <pd$oio .
670 t< ^ 7im\o(Jvr& tois vorMuffi &xXx?ft)s
iypo-

yicrf 66o> Ai/VoK't)? furti Tvprwfot


Onomacrito mette l'Isola di Circe di
l dalle colonne d' Ercole , o stretto di Gibilterra ; e fa approdarvi perci
gli Argonauti prima di entrare nel mar di Sardegna , ed avvicinarsi alle
coste della Toscana Nel farli poi navigare per quello i imitato in que*ta espressione da Apollonio ( v. t*4f)*
Matutini remigis glaucum mare suleavimut
Sardoumjue in pelagut pervtnimus , sinusque Latinorum
Jniulasqut Ausonia! , f Tyrrhena delati sumus littora .
Veri' 670' tu *j &c> | A questo costume degli antichi di purgarsi la mattina
coli' acqua se tristi sogni avevano fatto la notte allude Aristofane nelle
Rane , dove fa dire ad fischilo ( v< ij/tf* )
Sei viihi o famulo;
In situiti e fluviis rorem date ,
Et aquam calefacite
...
Ut divinum insomnium abluam
Nel qual pass fotte ha voluto il Comico toccar lo stesso fischilo , che
nei-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Tuttora serban il color medesmo ;
've di quei son dischi , ed armi insigni
E il porto , a cui d' Argoo

ioao

Di l poi
L'onda

rimane il nome ;

lesta per Io mar di nuovo

solcar ricominci la nave j

E dell'Ausonia li Tirreni lidi


Sempre a vista tenendo , alfin
Nel

d' Eea

porto entrar famoso : ed alle spiaggie

1025 Dalla nave vicin gettar le funi.


Quivi Circe trovar, che nei marini
Flutti la testa si

tergea : spavento

Tale le avean notturni sogni impresso.


Poich scorrer

pe' talami , e per tutto

1030 Della casa il recinto le parea


Fiume di sangue 5 e che una fiamma tutti
In un raccolti ardesse i suoi veleni ,
Con li quai gli stranier era dinnanzi
Quanti giungeano l d' incantar usa :
103$ E le parea, che colle mani attinto
Di quel sangue letal , spento ella avesse
Quella rovente fiamma ; ed in tal modo
Se liberata dal fatai terrore .
Era perci, che al comparir dell'alba,
2040 Desta , se n' era ita a lavar del mare
Tom. Ih

Le

nelle Pene introduce Atossa a cos dire dopo aver riferito un terribile sogno
fatto la notte ( v oo< ) :
,
.
Et tute fuidtm notili me ridisse dico :
7
. ffottquam veto tuffetti, .& manibus pulckrifluum
, .,
Teli

99o

APrONAYTIKflN

iypofjjvn 7tAidhcCm'0us t

A.

u*M.&r<x. <pxiptivtorne ;

$fip6s <T 01/ Snpwetv eo/Kr&s

d/Ji.r\<f(ft<rtv ,

edY /u? cT' LvptfVtv S/j-v cTg%a$ , t AAo cT' <*V aAAgy

675 K <xlcL$>/ULC!> OiXti UffIV 71X\i\J0VtX POJUlU .


tc/cus

Tzporspm il* i'Aiios eCAair7n<r

^6cJf auTn (*.i>C\o7crtv oipr\pxiu.ifous ixiktvviv ,


eu^o) d\\{/aAg'aj /xdX Cn npt 7:t\t\^<rx ,
cv dY 7ia> d(a.\ioto $o\xs rtrov r&Xloio
680 /'/AotcTxs ouvufjdvn t.'
eV/ o7/A< nyxytv xw
cvtuplun Ttos c< 72 ^unV Tt/ViAc/ tnovro .
tj/xaas d*" 6 A -^oUCov eLv'lpno a.7v|>x tf' tKxlos
Kipum us re (pun'f , 6?$ r SfjLfxxrx Ttxn\xivovr%i
f?e7x ,(r/7inT>iK paca /x/j^vxi Aitrxo .
H f
Tetigi fmtem , sacrifica manu
Altari adititi ere
Anche presso Silio Italico Anna, sorella di Didonc, che era Stati atter
rita la notte da un sogno infelice, snggiugae ( lib-8- ; :
Qua? dum abigt mente , sub lucerti ut vita lecundtnl
Oro ctltcolas , ac vivo purgor in amni c
Veti' 6ji> ^i/xi ki'ov fpoot | Omero ( Odiss to< ) ,

a lei d' intorno


Di montagna tran lupi, eran leoni*
e poco dopo :
Cos quegli d' intorno i forte unghiuti
Lupi , t liuti accare^avan
fin* 676' roi'uc i TpoTf'^is i" Ause &c- I Espressione di Archelao presso Diogrue Laerzio (lib* a cap- 4. ) ihtyt ri Za x tc tMf yumfNmat ; Dieebat animalia de limo nata Forse di questo Archelao sar questo medesi ino sistema su la formazione dei mostri , che qui si accenna , e che
pare tolto di mira , ed impugnato da Lucrezio in quei versi del lib- r
l'espressioni dei quali sembrano sentite di quelle di Apollonio (2J*>
Qui

DELL* ARGONAUTICA LIB. IV.


Le sue treccie nell' acqua , e le sue vesti
Fere

seguian (ma non a crude fere

Esse per simili, n simili


Agli uomini di corpo , ma composte
1045 Di pi accozzate insiem membra diverse)
Seguian lei , dico , queste fere in folla ,
Come dai chiusi seguono il pastore
Di pecorelle numerose greggi .
Tali abaDtico dalla smessa terra
1050 LJscir formati dalla prima creta
Corpi di miste insiem

membra congiunti;

Quando ristretta non V aveva ancora


La secca aria d' intorno , n '1 sovverchio
Umor le avean

dell' infocato Sole

1055 Tolto li rai : corpi , che poi


Nelle

1' etade

sue classi separ distinti :

Cos d* incerta forma erano quelli ,


Che La seguivan mostri . A questa vista
Attoniti rimasero

gli Eroi :

lotfo Ma tosto ognun nell' affissar di Circe


Neil' aspetto , e negli occhi esser d' Eeta
Agevolmente dissero la suora .
O o s

Qui fieri potuit , triplici cum eorpore ut una


Prima Ito, postrema draco , media ipso eh.mara
Or foras acrem efflaret de nrpore flammam ?
Harti euod multa futre in tetris semina rerum
fempore suo primum tellus animalia fudit ;
Vii tamen Ut signi , mixtas potuisst creari
Mutar te pecuies , tompalaaue membra animantum

i9%
685

APTONAYTIKfN
H

A.

ore oV pxj^i'cv xtzo J^u'^xrx ^f/AvpSf vilpav

auriK 67Ttr x^oppov XTrfcrlt^i' rous cP

xix g/7go-0ju,

^g//?/ KXT&px<rx , foAotypcirv'pQiTiv xmyt .


gf-3"' nrtv tfAn-^-tfc /Ug"? qtjxxIs Avovtfxo
fjLfA.viv aVnAg7g'ft)j . 0 tf*' iprvx-ro Koty/fx xotipw .
690 ttV(pa> tT gVTreVQnv aumV

, es t' a'cp/WTa

K/pK!)i SS IxiyXpOV ' TCUC d^' gV \{7*Xpc(?i H\i\Jtf&t>


n yt S-pdvois grafia/ , x^r,%xvcv<rx hwvtgv
TC T' Ct^gCt

XvXU^Ot f <p cVt/{) X't^Xfrif

it^xvov , n Tg oVn \vypois tue tjxt/ Tt'ru;ifou ,

6p$ r' /UgV gV X,U.!pOTpXtS $-M.vt) %ipi<T<Tt /uttaTTX,


avrxp 0 ft)7rTf fjL&yx Qxtfyxvov iv %Qov nri^xs
&77?p t' Airirxo 7:a7? xcCpv eti'crg* /tot oc<rg
/^i/s f 7 $Xityz.poicrtv xvfff^ib-ov . xx'ikx # iypta
K/|0Kn (^^/o^ oTto- x\tvpovvxs ti Qovoio .
**
Tta.*

Few <Soj ('p*


'Jay | S questo passo cosi lo Scoliaste, cerne 2
p
li supplichevoli , che posti presso al foco non parlino la fatti presso Omero
nel settimo dell'Odisi ifj- vediamo in questo atto Ulisse nella casa di
Alcinoo :
Cos dicendo mistesi a sedere
Sul focolar tra le ceneri al fuoco :
e presso Soff'ocle il gran Sacerdote cosi parla ad Edipo sul principio deli'
dipo Tiranno ;
'
i feque ego
2?exui hi filli insidemus arae
N si trova questo modo di supplicate solo ne'Poeti; ma parlando Plu
tarco di Temistocle ricorso ad Admeto Re dei Molossi, dice averlo esso
usato ; ed aggiunge , eh' eri quello il modo pi efficace di supplicare ples
so quella Nazione ( Vit- Themist' ) Abjecit se ad focum ejus Ffunc ma
xime prcpe , solum qui non rejiciatur , Molossi modum ducunt supplicanti
Finalmente che sia questo stesso costume passato anche ai Romani dal
mede-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

3$>3

Essa qualora de' notturni sogni


Si allontan i terror , subito quindi
1065 Addietro volse per tornare il passo j
Ma con la mano dolcemente insieme
Scaltra lor f di seguitarla segno .
Ivi per senza curarsen ferma
Si tien la torma di Giasone al cenno j
1070 Ed ei con se traendo la fanciulla
Del Coleo , ambo seguir la via medesma ,
Sin che arrivar di Circe al gran palagio .
L , che sedesser sovra ricchi scanni
Essa volea, che sul venir di questi

107$ Esitante era ancor : ma cheti , e muti


Al focolar ambo a seder correndo ,
( Come ai tristi di far supplici rito )
Una alla fronte le due man si mette ;
L' altro la grande , e d' elsa ornata spada ;
1080 Che fe Absirto

cader pianta nel suolo:

N alzar mai dritto gli occhi in le palpebre .


Da ci conobbe allor subito Circe
Qual era quella onde fuggian sciagura >
E d' omicidio esser i lor peccati :
Onde
medesimo Plutarco si cava , che di Coriolano supplice avanti Tulio Aufidio , Principe dei Volsci , dice ( Vit> Cono/. ) Profedus domum ad Tul^ lum repente ad focum nullo tentiente peneUavit , ibiyue taeitus stdeat Cfc
Vedi Celio Rodigino Z.etf- Antio- hb tf cap 18
Veti- 6ga- <p(/'cjy oi*r | Espressione difficile a tradursi , ed impossibile au*
rendersi senza una qualche circolocuzione La voce tyCfyo non qui da
prendersi , come al v- 1147* del secondo per un attributo di Giove: ma
^ per un sinonimo di ^^c a auo fugitnium est ; e il Bruadk coll'ap-

04

APrONAYTIKON

A.

*s fxiya. /jJv Koru t friya. <F oLv&potyvottfiv oipnyu ,


fty ^W7ToXir\v , o?p r oivoXvju.xhoula.t

vnXmls l**<u > or i^ivXiot dvlidacn .


uptora. fjjv dip4n\'oo Xurnptou n ye tyvoio
70 S rttvotfjidtm Hxd'07TpQe <rus rnos , ns in jua.(c
7i\n/JLfAvpov Xo%ins k imfuos , ou/uat %6/pa.s
tityiv , 7infmyowai Hpnv ' atfivs dY ^ uXXos
fie/Xicrcre %\JrXori xx'dperiov xholX^owix.
Znv& > 7ioJka.ii.va.lw n/xnopov IhwcCw .
710 ^ij ta) fjuv d$>po'a, Tidvra. &/*.<v in Xi/u.at tvinuLv
Nn'*<^ 6$ 7zp7T0\0i t taj 0! 7tip9\ivov 'x.ix.<f]'a, .

porvi la prima lettera mtnuscula a differenza dell' altro Iugp > bastante
mente s di ci manifesta il suo sentimento L'altra voce poi Vay non
vale , come vorrebbe spiegarla lo Scoliaste 3a'*rs> mortem , ma sta per
ecrumna , calamitai , come la intende 1' Hoelzlino
Vitt' 704- Kupfftn | Secondo lo Scoliaste , lo stesso che tuitefftov expiatio Vi
aggiunge poi il medesimo la seguente glossa , che non qui da omettersi :
Parvut est proccllus , cujus maAati sanguine ab expiatore illineiantur manus
expiandi ; ed per questo che nella traduzione poco sotto per maggiore
chiarezza alle mani vi ho aggiunto di coloro per indicare di chi erano le
mani intinte ; ci che resta oscuro nel testo Vedi s questo passo la
Osservazione
Vtrs- 709- **oA*lv wy np.%/rt truffimi | Della prima voce molti significati si
danno, con e osserva il Brunck s questo luogo; ma qui non le compete ,
che quel di (fovtv; uccisore: r>Me#*C , poi si prende alle volte per punitor ,
ultor j ed altre secondo Esichio per fkiftc auxliator , pitulator : senso che
a questo passo conviene Simile ambiguit osserva Ammonio nelle analo
ghe VOCi TtU.Uftflff9<U , e tWMf
Vers-rif KW<ftcc /r-atas ( Anche Omero aveva fatto servir Cifice da quattro
Ninfe ( Odiar* *o ) ;

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

ao$

108$ Onde di Giove il dritto rispettando ,


Dei supplichevol Dio , che se possente
Contra degli uccisor s' arma di sdegno ,
Ancor possente in lor soccorso accorre -,
Li sacri riti ad eseguir s' appresta ,
1090 Coi quali un reo d' uccision si purga,
Supplice quando al

focolar si accosti.

Prima pertanto in espiazione


Dell' altrui data irrevocabil morte
Sopra stendendo di una troja, a cui
109S Gonfie ancora pel parto eran le mamme,
La nova

prole, del reciso collo

Nel sangue intinse di color le mani ;


Poscia

con altre aspersion leniva

Giove l'Espiator, esso invocando,


1100 Degli uccisor soccorso supplicanti;
E mentre

poi

le Naiadi, che serve

Ogni cosa a lei prestan , le sozzure


Tutte insiem fuor portavan delle stanze,
Essa

striceli venerande nel palagio


Miniitvarano quattro , che p?r casa
ut Iti ioti faccendiere , operatrici
2/aicon fuetti dai fonti, e dai boschetti ,
Da savj fiumi , che nel mar ttu vanno Oc
ed Ovidio imitando atnmendue ( Metorri' 14* 264- )
Jfereidei Nyrnphxque simul , fu* veliera motti
Uulla trahunt digitit , nec fila seouentia ducunt a
Gramina disponunl , sparsosaa une ordine Jtotn
Scctinunt calathi* Oc, '

296

APTONAYTIKDN

A.

$olv 7T 6v%Q)X$<t ^xpecrltos , o<pp, %dXoio


cr/ULepf&Xta.s mu&titt* Eptvvuxs , nW ^ auTo's
7 I ? iVfA.U<Pt\S T2 7tiXoitO Hg\ $77 10$ CLfJUQOTi'pois tv ,
tir oZv ^vi/a iAi(A>ict.<sfxivot au/xxrt %UpL,s ,

Arp ivi! fuihL ttcLvIcl 7iovt[(fa.ro , tfri tot' ixeiratlvtv rti fyviv cLvx&lricrtx.o'oL d>pt>o/ci ,
720 ng] tP' avrri jt'Axc rsp imncufrif . au<\,& dV /uu'^
^p8/<I , pxurtX/rw Te * ftxHptfv typiuviv ,
rio*' x&iv ixitd yxlxv tr\v ng\ (&m>xt ivls
auTfioj fptiv&ncrxit g<pgV7/o/ rT 7*p veipw
fjivn<fiis oLuKeAt'n <f>vve q>p'vxs pfMjvowrM
725 /sto d^' atf HoJpns ^xiXiov i^fxivxt iwpt\v
xvtI% 0776) j (vnffiv Lti cOrPtos ccc $<xAouc'.v
^Va 701)3 HeA/cu yenr xpt'th\Xos /dYcfia/

71 ! vt|!p*>irw | E' parola peculiare di questa sorte di sacrifizj , nei quali


non entrava per niente vino nelle libazioni : come appunto erano quelli ,
che si facevano alle Furie , che sobrie sono chiamate , ed otvot vini expertes da Sofocle : hoc ( aggiunge Suida ) quia vindicla semper vigilai j
carattere perfettamente adattabile al tagrifizio , d cui si tratta in questo
passo Vedi il citato Suida alla v- vrf^xKtef Sutta
Vtrs'in- I Espressione simile usata da Callimaco al vers* izo* dell'Inno a
Diana
Quoj tu hdari vultu , benigna rtspexeris
Vtrs' 71 7' iju.(pu\w ! Lo stesso epiteto si da al sangue di Absirto da Onomacrito in quel passo qui avuto in vista dal nostro Poeta (r> ntfo- ) 1
1
quandoquidem nunc semper Pana
Familiari! sanguinis occisi Aborti
A tergo nos prosequitur
E'ado-

DELL' ARGONAUTICA LIB. I V.

297

Essa dentro, focaccie, e raddolcenti


1105 Altre misture abbruci 'nnanzi all' ara
Con sobr) voti ; onde le orrende Erinni
Far dall' ita cessar , e far che ad ambo
Lo stesso Giove sia mite, e placato:
O che lorde le man d' estranio sangue
ino O di sangue domestico macchiati
Ansiosi col sieno venuti .
Ci tutto dunque

alfin quando compiuto

Ebbe 1 ella testo in ben lisciati scanni >


Alzandoli , seder ambo li fece :
in 5 E presso loro ella seduta in faccia
Parlando incominci distintamente
A interrogarli quale l'uopo loro,
Qyal navigazion , donde venuti
Alla sua terra, ed in sua casa entrati
1120 Perch messi si sien supplici al fuoco:
Giacch

de' sogni trista ricordanza

A lei turbata gi, veniva in mente.


Bram 'noltre

sentir della donzella

La domestica voce j appena eh' ebbe


112S Vistala aizar le luci dalla terra:
Poich tutta del Sol si distingueva
Tom, II.

P p

In

E* adoprara la stessa voce anche al v S6f- del primo, sii cui vedi la nata
Veti- tu- bpiunam | Secondo la lezione, e la interpretazione del BninLk , ri
questo adjettvo riferito a Circe j per eleganza essendo sostituito 1' accusa
tivo al dativo, che secondo l'ordinaria sintassi dovrebbe mettersi La
volgare lezione -V.u- izZx lo riferisce a /xyflri$

298

APrONAYTIKQN

A.

ner imi (IXi^x'pav c7Torn\o'$t ixxpixxpuy^ip


cldv re %p\j<Tf'nv tivlniov ?&<rxv xlykrw .

KX%Ifx yipvp itcx , &xp\j<$poict Atrirxo


ttovpn fxu\i%im nW* <fl\ov , n'cTe Kztedd'ous
ifyoJat' qou t' fl,a<p/ -d'Ocre /xdynvxv xi&Xott *
Zi ri Kxviyvrirm jyoAuKndYos nA/rg /3cuAx?s *
73 5 & T' novfftyiv fitAiy^gf uWpC/a ti/xxrx Trxrps
<ruV 7ixi<il $piloto (j^vov & dXz'uizv iiifnav
A^CpIou . rnV <T' cu t/ tea Aa^g? * ctAAx ^ eV^W
lAupo/Atinv \4r\ptv , gtfos cT' jjw rcFciv tant .
" S^grA/n r? /5X Kxxf ^ sunnix fjunfxo itop .
740

tXnofAat ok ini d\)V ffg fZxpv %o\ou Ainrxo


K^x>y4ttv ' rx%x & 6<r/ ^ EAAa'd\?c tvS-g* 701/115
,j rtV/*tooi q^vov uhs , V aerer, gp7' g'Tg'Aeacrac .
aAA*

yiro-78. MMM^yf r" &c* | Ovidio Am III }.


A'gutos habait , radiarti ut iitfm , occi!os
yrj7}i> KsA^ila yi>t> | E' questo quello stesso linguaggio in cui raccontai
Diodoro dette Medea agli Argonauti il segno, quando ritornata diede a
Pelia coi suoi veleni la morte : Ibi Colchorum lingua longa ad ttrtrtium
ttmpui orationt habita , sgnum dtdit Argonauti* rei confidenti* ttmpus
mdesst .
Viti- 741- rfy* | Per forsitan spiega questa voce l'Ammgo, ch'io seguo nella
mia traduzione ad onta della ripugnanza dell' Hoelzlino , che vorrebbe
spiegarla pei mox : a sentimento per mio mal' a proposito ; giacch qui
quell' avverbio dubitativo pu credersi non senza avvedutezza adoprato dal
Poeta , che non avr voluto mettere in bocca di Circe un' assoluta asser
zione di cosa , che troppo ripugnava alla Storia , ed al vero Pokh non
li poi verificato, che abbia Eeta perseguitato colla forza nella Grecia
Medea, ne vendicatosene: ma per quanta si ha da Erodoto non ha che
mandato alti Gicci un' ambasciata pei ridomandarla ; ned aldo dopo la

DELUARGONAUTICA LIB. IV.

*n

In ci la schiatta che lontani per gli occhi


Raggi

in fccia mandavano simili

Nel folgorar allo splendor dell' oro .


1130 La figlia allor del furibondo Eeta
Soavemente al

ricercar dell' altra

In Colchico linguaggio rispondendo


'" Dello stuol le d conto degli

Eroi,

Delle percorse vie , degP incontrati


1 1 j 5 Duri da Ior certami, de' consigli
Onde la f prevaricar 1' afflitta
Sorella ; e come da per se dovette
Fuggir del padre le minaccie

orrende

Di Frisso insiem colli figliuoi . Nessuno


1140 Della morte le f cenno d'Absirto:
Ma Circe a cui

pi 'n suo pensier nascosa

Ogni cosa non era ; e che pietade


Sentia per del pianto di Medea
Al suo dir replic con queste voci .
1145"

Infelice che sei! ben fu '1 pensiere ,


Che festi di partir malvagio , e indegno .
A lungo n non

fuggirai d' Eeta

L'ira atroce, cred' io ; che del suol Greco


Egli

forse verr sin

nelle

sedi

1150 II sangue a vendicar del figlio


Intollerabil tanto

estinto:

opra facesti .
P p a

Ma

ioro negativa ha tentato - E' dunque ben adattato a questo passo in senso
d'incertezza quell'avverbio , che lasciando la minaccia nella sua forza,
mitiga la durezza di un'asserzione, cut nessuno n Mitologo, ne Storie
di appoggi- .

$oo

APTONAYTIKQN

A.

M aAA' ?ni oS* inera ng] Snyvm inXzu i/jAto

74f

ipxt0 ^ fH M&y*-pav

9Vvonn&t ioufx ,

ovitvx toutov x'<f\ov aitipxo 7ixrps xvzu$ *

^tncT' V yovux<r<rcLto ifyirios , cu 7r> iyaye

,Q$ (paro .mV cT' x/Xc'yxplov x%ps AaCg* at/tup/


7 50 qS'xX/uloIci /3aAouou , 70'of ^e'gf , c<ppa

TtinXsv

ripa* ,

%eips im<T%/xivos , fjLtyxpcv i!$yt ^Jpxfg


tP/jxxn nxMo/xvxw Xutiov $ xr.o cTaJcutrx K/pnns

OJcT' x\o%ov Kpop/^xo A/o's AiOop aAAa 0/ Ipts


nitypxfv , ut dtvr& in /juyxpoio^ K''SIxs 7<S *iTn 7*/3 /cui iuayt oHt\jifxiv , innri ni a
tfltftptiv t r ^cj .ut/s norpivoutr xypzx&v .
" 1/3/ <p/An ,

, g* 7roT' fAKt'j iri\i<s<tx% $ir/uust

/<T' 078 , Aa/\|ry>pa7 fJLtroi^pfjuvr\ 7p[epy<r<ri >


<fgupo (iriv fjLOt xvo^d-i /xoXuv ctXs f^xutouffxv .
760

xe<Vnj 7f />/>' /*6 Ki%x',erxt , xvrxp xenx


e'A-

75'P" fcfyo eV* &c- | Cos Giove presso Omero manda a chiamar Tetide :
liffiiio di cui se ne carica Iride ( II 14 )
Ma se alcun degli Dei a me d' appresso
Chiamasse Teli ; affinch a lei io parli
Soda parola c.
Disse , e si messe V Iride c

DELI' ARGON AUTICA. LIB. IV.


Ma poich a me tu

301

supplice venisti ,

E insiera congiunta sei ,

farti altro male

Non penser , quando di qua tu parta .


1155 Dunque

ten v di questa casa fuori,

Di uno stranier , chiunque ei sia, compagna,


Che ignoto tu senza tuo padre hai scelto :
Va ; n le mie ginocchia all' ara appresso
Strigni a pregarmi pi ; che i tuoi consigli
ii5o Non approv' io , n la tua 'ndegna fuga.
AH" udir ci da grave duol Medea
Fu presa , e gli occhi entro del manto avvolti ,
Versava pianto j insin che poi 1' Eroe
Presala per la man fuor delle porte
Ii5? Di quel palaggio la condusse alfine,
Palpitante
E di Circe

timor

dalla paura :

cos lasciar le case.

N del Saturnio Giove era ci ascoso


Alla moglier ; cui detto Iri l'aveva
1170 Qualor li seppe dal palagio usciti :
Posciach d' osservar Ella le impose
Quando alla nave ritornasser . Quindi
Rispedendola ancor cos

le

parla .

Iride amica, se adempiti unquanco


1175 Hai tu gli ordini miei, questo n' il tempo.
Sovra 1' agili penne or via discendi ,
E fa , the Teti s dal mar sorgendo ,
Da me qui venga: che di lei m' d'uopo.
Poscia a quei lidi passa ,

u' di Vulcano

%ot

APTONAYTIRfN

A.

i etv eli xk\$ o$t r xnixovs H$a/VT<w


%L\xuoi erldCxpQiriv dpc<rffo.?{xt tun'ifovviv
e7r cTg KOi/xncrxi <pu<rxs Trups , s/crMv Apyj
rxorye 7i&pi&\(i<?Q<Tiv . xrxp
765 , AtoXov Srr
j^j

s AtoXov iXQuv ,

vt/Aois xt>pt\ytnitf<rtv aUcfotti

t t7r4fjMcu rv i/xv vcov , &*$ mv rirxs

77,'fTfltj aVoAri^g/gp uV rig'p/ , AindY t/j. atfpn


t(M%}Jvoi ne'Xxyos Z^J/ntu 76 /UgV ci/po$ aivra
c<pp" 7 y
770

AkKivou <>*/n'Kid\t vn<rof ihvtxi

X2$ e<J>XT * xOti'kx <F Ip/s *V OuAo',uzro/o d'opovffx


tifxvi , tx\MVVX(xivf\ Hovtpx iflepoC . cPu o*' ir* 7ivrto
Aiyx/cf , rd$t 7iip t M/mi Nnpnos faa7 .
7ip<iti\v (T' <ra.q>/Hxi>e iriv ,

gW<ppatTg /u2$ov

Hpns vvurlQs > p<rg' re*


f/s g* t-ggo^cu .
775 cTsurepa o*' g/$ Htpa./aTo' McrxTo waucrg (T toV 78
p7/U<P* fftfripttuv ruzr/JW . cr%ovTO tF xt/aj\
.&xAoi 77pn<r7npg$ . aVa)) rpitov ttffxtylKXvtv
AoXov Izrndro nxTfx kXuxv . c<ppa, dY #91] t5

Fir. 7$f tSijfHYtdtttt | Epteto d' Omero Io Io ho spiegato per freddo , se


guendo lo Scoliaste; ma potrebbe anche intendersi per sertnitatem inducens f
o per a<iro do/2' fra , come il Salvini
Firn- 770. 3<ySf | Lo stesso verbo usa Omero per esprimere la stessa idea par
lando della medesima Iride , di cui disse che ivHoft imilit , salt, come lo
traduce il Salvini 1
Vttf 771 Hrm T&w4axpJvn Scc- | Virgilio ha copiato questa espressione in
quel luogo, dove appunto di una spedizione consimile d'Iride * dice-
( jCn- )
1 parihus te sustvlit alis
Ingtntcmqut fuga teeuit sub nubbus areum
Vttf 77*. Ai'yaiw | Omero nel libro poco fa citato, fa nella Stessa situazione
appunto abitar Tetide , e portarsi Iride per chiamarla
Uri-

DELL' ARGON AUTIC A LIB. IV.


li 80 La ferrea incade sotto i colpi geme
Di pesante martel : digli che sosta
Ai mantici del fuoco alquanto dia
Sin che quelli la nave Argo trascorra .
A ritrovar al fin

Eolo

ti

1185 Eolo, che sovra i freddi

porta ,
venti impera;

E a questo pur la mente mia palesa ,


Che per l' etere ei tutti aqueti i venti ,
Ned osi alcuna aura turbar il mare ,
Ma di Zefiro sol

che spiri il fiato ,

1190 Sinch d'Alcinoo alla magion li Min;


Nell'Isola pervengati dei Feaci
Ci detto
Dal Ciel

tosto Iride gi di salto

discende ; ed i leggieri vanni

Spiegando , 1' aria nel passar divide .


119$ S'immerge

quindi entro del mar Egeo

E di Nereo col giunta alle case


A Teti prima di Giunone a norma
Degli ordin parla j e a gir da lei la sprona
Poi da Vulcan sen v ; dove di ferro
1200 1 martelli cessar fa dal lavoro
Agevolmente, e di fuligin carchi
Dal pi soffiar i mantici trattiene .

Per terzo alfiu d'Eolo alla reggia arriva


Chiaro d' Ippote germe ; a cui pur anco

1205 La sua

ambasciata espone: e mentre dopo

1
Iride , che ai piedi
Ha le fiottile all' imbasciata fata
Tra Santo , ed lm'no aspra talli' nel MIA
Hate trovi Teti in eava grotta *

J04

APTONAYTI'jKGN

A.

oftytXlw <^x/xivr\ -oai yovxrx 7ixvf&v ofo ,'


780 To'cpp* 0gV/c , Nnpnx xxcvyj-n'rxc re Xnroufat, ,

rf oV At"* xVcop h7o Ttxpuv n , Qxtvl re ixu^av


' KgHAuS/ tUf, 08T/ dYx , TX T0/ TtdJtof* vifTT&lV.
11 olcr-oi /xii> oirarov g'apT/p iW <p:>g<r/ ritrxt npai
785

Afoovi'fm , 0/ t' aAo/ iorcrnrr pa xY^Aou,


, c/'cs t* ccp' gVx'axrx A* TzAxfxTx's TTtpowrxs
77trpxs , gf^x 77up&s tPen>xt

(ipofx'ovcrt &iMxt ,

huaixtx' rg cxXnpjjT/ vtp&Xu (r^AxJWa*/ .


*u? dY jrxpa Situ'AAns ctkttXov ixiyxv , n'oYX-x'pi/CdV
790 JWoV (piuyofximv , tTg^sTx/ c'dVs . xAAx' o'g 7x^3 oV
f'^STi MWtnr/ns xi/Tn Tpg'cpov , n^' oiyavtwx
> *Z,X.0V *AAx'of , a* t g/^ x'A/ ta/gTx'cuo'/j' ,
oCmkv ok ItAns gvp A/cs lifxivoto
m AsVerf 790. ipevyou,<rw | L'Mea che Apollonio qui, al v-9jf esprime con
questo verbo, Omero espressa aveva con pili parole : ove dice nel duode
cimo' dell' Odiss
quinci Scilla , e quindi la divina
Cariddi orrendamtnte risorbiva
Di mar l'acqua salmastra, e allora qu alide
Jtiromitava , qual pajuolo in foco
Molto tutto bollia a ricorsoio l
idea pure spiegata da Ovidio in quel verso ( Metani- 14- )
vorat httc raptus , revomitque carinas
Vtrfyoi' | Questa parlata di Giunone a Tetide sente di quella , che da Ome
ro si fa pur tenere alla stessa Giunone sulla medesima Tetide ( IN 14* ) l

la qual' io
Nudrii , ed allevai da bambina ,
E ad uom diedi consorte , a Pdto il quale
Di cuor fu caro agi' immortali , e tutti
'
O Dei foste Ile nojj c '
..
Vir.

DELL' ARGON AUTICA LIB. IV.

JO$

L'agili orinai ginocchia dal cammino


Cessano , intanto inver 1' Olimpo Teti ,
Il genitor lasciato e le sorelle ,
Alla diva Giunon sale dal mare .
ino A se vicin questa la fa sedere,
Ed in tal guisa quindi le favella .
Divina Teti , or ci che dirti agogno
Ascolta . Sai quanto in mio cor s' onori
V Eroe figlio d' Eson , non che i compagni
xziS Quanti altri danno alla sua impresa aita:
E sai come al varcar delle Vaganti
Pietre salvati i' V abbia ; ove tremende ,
Quali di fuoco , fremono procelle ,
E sgorgan 1' onde ai scabri sassi intorno .
iato Ora la via riman fra '1 scoglio orrendo
Di Scilla , e la terribile Cariddi ,
Che rutta gorghi . Io te sin da fanciulla
1' stessa t' ho nudrita , e di quant' altre
Stanno nel mar, t'ho sovra tutte amata:
ia25 Perch di Giove , che *I volea , nel letto
Non osasti dormir ( eh' ei di tai cose
Tom, II,

Q_ q

Va-

Virgilio poi ha voluto imitar tutti due, ma pi forse il nostro, dove cos
introduce a parlare Giunone a Juturna nel libi v- 143*
Scii ut te cutiAit mia , quteumque Latin*

Magnanimi Jovis ingratum ascendere eubile


Prmtultrim , cmliaue litens in parte locarim ;
haital ione per altro, che lo Scaligero nega per la capricciosa ostinazione
di roler anche in {netto sostenere la originatiti di Virgilio

J06

APrONAYTIKflN

A.

\e'^xcrOxt . Kehca yup x rx<Pe tpyx fd(JunXiy ,


79 5 > *"'g

xivdrQf , nV dwrjjov? xfeiv .

3, aAA' g'ae' a/JW?'tri


ivi typtcr dVaa/^twx
riAfiJa o o*' e^g/ra, 77\dptoi> opaov o/ULO<r<re
fjui\7ior4 <r x^xvxroio $ic\j Kx\h<rxi xkovuv .
fx7n\s tf cu (X&lvrui* vtxftfav xxowxr ,
800 j, tivrs 0! 7?p6<rC/px t/xts xxr4\ifyv xvxvrx ,
aJs dV to/ n7?ptorxt xtxihovx Tixrpos ioo
7TXl^X T&tiV . Tfc Kit/ 0*6 XtXxt/XiVOS fM&lwt ,
tfAXri

T/l 60U XfTxfyof X\\0S XVX<T<fQl

x-d-xvxruv ,.x\\' a/Ve foV xpxros e/puotro .


805

XVTXp y ToV XpilTOV ?7i^Q0Vt'(V 7T0VIV lVXt


<Ta>Ka to/ , ocppx yxju.ou 3,u/andVcc aVr.'xV/xj ,
-rexpx t (pniicrxio $<6ovs
is dV7r' exx'Aeo'ou
zraKraj c%c$ auVn M <rf Axs %t'pt<f<riv xncr^ou

Pri. Sor- pt?o | A questo isresso carattere di bont per cui si dice prescelto
Pelo alle nozze di Tetide , alluse pur Aristofane ; nelle Nuvole v-iofij.
l'eleo frattanto per la sua modestia
*
Fa dfgno di sposar la bella Tetide
Ver^ 807. Sii; V i% Vwr' &c j Che sieno tutti gli Dei intervenuti a quelle nozze , lo aveva olete Omero detto anche Pindaro , parlando di Pelo nella-j
quarta Nemea :
Delle lfereiii poi , che assist stanno
Jn alto trono ad una
Si strinse in dolce laccio , e vide in scanno
Rotondo i Dei , che il eitlo t e il mare aduna
'
Porgergli doni c
..
1
ed Euripide pute nella Ifig. in Aul v- 1076Allor gli Dei le no^e
Di Te'ti illustre , e aiterei
,
Pi eh' altre , e gl' Imenei
D Pelo celebrare .
<*
dette

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

j0f

Vago fu sempre o con celesti Dive


O con donne mortai passar le notti )
Ma di me per rispetto , e pel

timore

isjo Che avevi in cor , fuggendo ti salvasti.


Egli allora giur gran giuramento,
Che tu non mai moglie di un Dio saresti:
Ma non ostante ei tuo malgrado ancora
Di gettar su di te sguardi amorosi
123$ Non tralasci j sin che l'augusta Temi
Dell' avvenir squarciandogli il velame ,
Ch' era , gli disse , ne' destini fsso ,
Che da te n' usciria figlio pi

forte

Del genitor : voce per cui depose ,


1240 Vago di te sebben , di te '1 disio,
Per lo timor , eh' altro a se egual

non venga

Ad usurpargli sovra i Dei l' impero ,


E di non sempre ei ritener sua

possa.

Io di quanti eran mai sovra la terra


it4<> L'ottimo allor ti diedi per isposo ;
Perch liete incontrar nozze potessi,'
E figli aver : tutti io chiamai gli Dei

AI nuzial convito : ed io medesma


Q, q 2
Col.
Dette none poi , che troppo son note fra i Mitologi perch d' uopo ne sia
di fame parola, si dicono da Esiodo celebrate in un Epitalamio , di 'cui
due versi ce ne ha Tzetze conservati ne' suoi Prolegomeni a Lieofrone ; ed
in altro pur Epitalamio da Ag a [nestore Farsalio , del quale due distici ne
sono rimasti presso lo Scoliaste del detto Lieofrone : per non star qui a
rammentare il notissimo Epitalamio di Catullo sii lo stesso argomento
Veri. 8o* fltt/r^ V <r'/.a; &c | Su questo verso lo Scoliaste ha la seguente g-los
sa, che merita di essere riportata per intiero Che fosse costume prttto gli
1

ari-

303
.

APrONAYTIKHN

A.

M yVfAQifwv , KUt>r\$ xyxvtypovos uv&tx -rtfxns .

Ilo ,

e*A' <*7 , *^t] t^o.' tot mueprA uv$ov vityu .


tZr oV ts HAt/V/o*1 niMov rts vs 'lamcu ,
ov dV -uf Xe/paios 4v j\$&<rt KvrcLvpoto

Nn/a<Te$ ho/jlouvi , tcu Xin\ovrx yxXxKos


^pic

xou/3n$ 77<riv ifjLfj&voLt Arlrxo

8 1 S > MndVw ' ^

i/m>l

'xu/mi' ars/) outrx ,

n'cP .Tto FlnAn/" . t/ rot %\os crripnifxt ;


daOn . ^ij ><*'/) re &60t}$ imvitterxt Atii .
vol /*fV iqi\(JLOGvip<rtv /J.OUS HQcucrr 6*<
t Aa(pnVg/j> npfaovtx Tiups /xe'uos , l;7wrAeftj> oV
820 , A*o\ov tKfxs xvixtov '/kxs ipyjfyiv
vtfQlV 6jfflx$OS ZQupOU , T&/aS K6f iKOtVTM

ant'uhi , cAf / madri degli sposi portassero nelle BOtfe la face , lo dice Eu
ripide c Qui dunque Giunone dice di aver portato a Trtidt la face l e ci'4
/*' /n materna benevolenza verso di essa II passo qui cicalo di Euripide
nelle Fenisse a] v a** io bocca di Giocate*
e f*J< io non accesi
Come il nu^ial costume ,
Come conviene ad una
Avventurata madre
Vers. !/ Art | Qui nome proprio di quella tal Dea, figlia di Giove* in
trodotta nel Cielo da Omero , qui imitato , per esprimere la sentenza in
questo luogo medesimamente espressa > che cio sono gli Dei egualmente
che gli uomini soggetti ad essere allucinati , e condotti ad opere perni
ciose ; sentenza analoga alla falsa idea , che avevano gli Etnici de' loro Dei
11 passo di Omero , a cut allude il nostro Poeta 4 nel decimo nono dell'
11* reto cos dal Salvini , sul cui esempio mi sono fatto lecito di ag
giungere per maggior chiarezza al nome proprio il suo significato : ma__>
forse , spero, cou pi precisione, e propriet di quello, che abbia egli

DELL' ARGONAUTICA LIB. V.

309

Colle mie man portai pronuba face ,


i2$o Quel di madre prestando onor cortese .
Ma tempo ormai , eh' io ti discopra il vero .
Quando agli Elisj campi un di ria giunto
11 tuo figliuol ; quel che col nelT antro
Del Centauro Chiron Naiadi Ninfe
1255 Ora nutriscon , che disia '1 tuo latte ,
Allora il Fato vuol , che di Medea
La figliuola d' Eeta ei sposo sia .
Tu dunque aita la futura nuora
Sin da adesso

qual suocera , e Pelo

1260 II tuo Pelo medesmo insieme aita.


Ma che ? forse tuttor contra di lui
Fermo '1 tuo sdegno : ei dannosa opra fece ;
Ate per , la Dea che a dannos' opre
Gli uomini spigne anco agli Dei perviene .
1255 Or sappi intanto, che per mio comando
Del fuoco cesser , credo , Vulcano
La fiamma d' eccitar : e che dei venti
L' Ippotade terr gli empiti a freno
Eolo veloci , il sol costante tranne
1270 Zeffiro ; insin che dei Feaci al porto
Arri-

1
1 1
la Dea fa il tutte
La rcnttandj di Giove figliuola
Alt , o la Lesion , che oltraggia tutti
E gi un tempo oltraggi Giove t stasa
Al Brunck Lise sfuggito questo passo di Omero : ed perci , *be no
ha considerata la voce tu per nome proprio . Snida ne ha ragio nel
suo Lessico
>

3io

APTONAYTIK&N

A.

$clh\k<v Xj/jvx <rti <F xndYx An'cTgo poVToi.


<Te?A* dV tot nrpcu qaf np&x k\j(jlxt &x<rt
ixoZvov y xs tpi^xio KX<rtyi>nr$rri cvv aAAx/j . ,
825 ' /ancTe (Ti/ 7' He XxpuCfiv x/xr\^xv4ovrxi sx<rra
vtxXuv Atn veCX&S vxQpdi;x<rx <pipri<riv ,
nV 77^/)^ Enb'AAnc (ffvy&pv Htu/mZvx rcrQxi ,
Eku'AAhc Avovim Xofppovos ,

rg'xg 3>o>pxa>

, viiKt7id\os EnaTM , tu'? ts H\siowt KpxTx'v


830 (i7i(% e/xtpfxXrifftv ivxt^xtrx yinverei
A&hIoOs tpuQp (TnAnVsrsc/ . AA' g^g ^na
Kg7ir' , 0Q1 mp tut0ji >g nxpxtQxo'is i<r<rr Af$>pov
2s (paro mV dV gV/5 T0/<p ?rpoffAi^xro ju,vd<q
" E< A*sV <N /xxXipolo 77vpcs /xtvos , n'dY ^u'gAA*/
835

^xfcpntTs Xr\^ou<riu ivriiu/xov , rvr aV g*74>7g


,1 &xp<rx\ir\ (pxinv ,

wjfAxros xvricwros ,

,j t-ria tfxatf/u,6i>xi y ZQbpou A/yx Hivuu.voto .


a'AA' &/3n J^oXt^nv r ngi\ iZfnlop l^ov uv
6<p/)a Kflwywras M.rs\tvaro/u,X{ , a? /ag/ xpuyoi
g<r-

^rs. Sitf. iwfipfyr* | Verbo d'Omero, usato appunto per esprimere l'assor
bir di Cariddi ( Odiss* n 240. ) sul quale Eustazio rimarca , che il tema
(Spyu inusitato E* 1' opposto dell' altro t'ptoyo/i.cu adoprato al v 790
ed ammendue insieme spiegano I3 natura della voragine , gute vorat revemit per usar la Frase di Ovidio v.
Vtrs- 830- fa-curaro | Corrisponde l'espressione a quella di Virgilio, ora ex*er~
tantemi ed ammendue sono conformi alla descrizione, che ne fa Omero,
che dopo aver detto che Scilla
{.1.
,1 fuori
4,u ,
, < Sporge le teste dal? orrenio abisso}
riferisce in appresso arersi ella dalla nave d' Ulisse aggrappati divorati
certi'

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Arrivin .

Tu che il lor ritorno sia

Sicuro pensa : altro a temer non hai ,

Che i scogli solo , e i violenti flutti ,


Che volger tu coli' altre suore puoi :
1275 N a lasciar hai, che o cadan senza guida
In Cariddi , perch

non

tutti

forse

Se. li assorbisca a un tratto, o che all'orrenda


S'accostino vicin grotta di Scilla:
Scilla Ausonia fatai , che a Forco diede
12 So Ecate vaga di girar

la notte,

Che detta pur Crati \ onde addentati


Con quelle fauci orribili non sperda
Il fior di tanti Eroi : ma tu la nave
Tieni

col 've dalla strage immune

128$ Il passaggio sar, quantunque angusto.


Di Giuno al cos dir Teti rispose.
Quando del fuoco esizial la forza
Sia ver che cessi , e cessino pur anco
G' impetuosi turbini dei venti
1290 I' coraggiosamente a

dire ardisco

Che salver del fiotto aitcora in onta


La nave , il dolce Zeffiro

spirando .

Ma d' uopo or fa , che per immenso , e lungo


Cammin le suore ad avvisar men vada ,
129$ Che ad esser m' han d' ajuto ; e l pur passi,

compagni sei , che in mano ,


Ed in possanza erano dei migliori ;
luogo put imitato ia questo passo da Apollonio 1

Slt

APrONAYTIKflN

A.

840 eftfovfoLt jyij wo'j o3>/ zrpujxvriirt apnaTcw


aj e' \7Ti\Zot fxvnrxixlo v<f\ov e'AsVOxi .
H ,
xvxt^xtrx kxt x^pes i/uyers Nvxts
HUXvioU 7IVX010 HxXii O** inXftMvi'fliV x*Mxs
xtiroKxcrtyvrlrxs Nnprifxs ad i? xtoucrxt
84S tkVtiov aAAnAjjo*/ * in$ F ypiut g'cpgT/Ax'c
Hpns cu\\/X o*" *xAAe Aig-r' Awovinv xkx 7rxcxs .
cu/rn

Sxt/W/>n xp,xpijy/u,xlos , nV |3oA*'mj>

niXiou , or aVe/av zrep,/n$ u\(/c3< 7x/ns


Cuar'

Aflt/vJ/ryja! oV udVfav ^5 t xty'nxviv

8$o axTnV Ax'mv Ti/pciWcPcs nviipoto .


tou's
stipe ?r*/)ct mi* cc'Aa porno"/ r oi<ft<uy
ttpTtOfjJtovs ti o*' oiavov pt^x/xn %tps axpns
Aixm'^ta TlnXhOs o* yx'p px' ol nev xbtm

85 S

V QfxA/xottfiv titfxlo , (Qwnvtv ti .


* Mwe'-n i-C* olhxs TuptnMtftP ncrte fiivorrti '

H/jp nt&jAMWi nxpnyott rn$ >a|p t<ps7/*j}$

vnx
Ven- 8 fi- rihu infitti t' iie* Tirreni \ Piesa l'idei dal vetso di Ome
ro 774- del secondo dell' 11A('ffX5if<v t>tovto Kj aiyaviutt* l'ime
replicato poi al 626. dei qu arco dell'Odissea Ho io per questo inserito
intiero il verso del Salvini , che esattamente in quelli di Omero rende il
nostro Su li giuochi poi qui nominati vedi l' Osservazione
Vers- Sf4
| Il Facio a cui pare non solita l' espressione f&tn SiUK&n,
vorrebbe leggere /ttyxiy : ma il Brunck su 1' autorit di Esichio , che fa
sinunima tarila di <fx:tf , ha con buona ragione ritenuta la volgare lezio
ne , che da nessun codice cantradetta

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Dove legate al suol sono le funi
Della nave ; onde far che al di novello
Quei d' allestir sovvengansi il ritorno .
Ci detto; gi per l'etere scagliata
150 Entr nell' onde

del ceruleo mare j

L* altre Nereidi l suore

in ajuto

Vi chiama ; ed esse al primo udir che fero


Ad incontrarsi non tardaro insieme .
Gli ordin d Giuno allor Tetide espone j
130$ Ed all' Ausonio mar tutte le invia .
Essa dipoi del folgore pi presta,
O dei raggi del Sol , quando nascendo
Dall' Orizzonte i sparge pi remoto ,
Di leggermente

correre

per 1' onde

3310 Si affretta insino che alla spiaggia Eea


Alfine arriva del Tirrenio suolo .
Col trovati, che alla nave appresso
Spassavansi col disco , e a lanciar dardi
L' Eacide Pelo prese per mano,
1315 Gi suo marito : e mentre chiaramente
Nessun potea vederla , ed apparia
Solo agli occhi di lui , cos gli disse .
Or non pi fermi su i Tirreni lidi
State ; ma air* alba della presta nave
1320 Le gomene sciogliete, ubbidienti
Di Giunone al voler vostra ajutrice.
Poich di questa ai cenni di Nereo
Quante le figlie son verranno incontra
Tom. IL

R r

. a

3f4

APrONAY.TIKQN

A.

8<5o inx oVx 7itpx% , a/ t nAafwW xxXovrxi ,


pu<r/ut,M.t . Hlvn yxp fpa.!<rtfxos W^ H&Awd>os .
a'AAa cu Atn

V" JW{is te'/*** , gY aV /c/ruw

cCpTOfA.t>r\t> traV Tr,ft ' vto <F


7i\uov er t n
865

, yun' /xi ^oAfiJcpj

tOTiipoi^iv xvr\ky<% e%\toirx$ ,

H , ^] t7zeiT a/d^nAos ifvtfoCo /3gV$gx nvrow


tv iT' a^cc a/We g-rifvj/f > bV/ 7rdpot onir outrxv
efpXKV , g'^C/Tg

7TptTX A/tfg $-ClL\x(Jl.V Tg J($lj l/Vrv ,

%a<rxju.in A^/Anos xyxuo TOTrM^orrtff .


rf /u,gV
fipor/xs xh iripi tfLpKXs (fati
870 uTa <T/fl fj<r<sr\v (pXoy/xu nups n/uutlx T tur
fiCpoortQ %piVM xptv dY/**$ , o"<j)/3* n\ono
oid-x^aCtos 1 KXt o aruyepv %po' yr\pxs

a.'A*A0f .

xiircp 0 y ti* gi/Vns fl'^aA/*gyoj g/Vgvorwe


77*7-

JVs- 8tfo> < re rUiyxra x*\f9vra< | Preso mi san la licenza af nome appella
tivo nAoyxrot degenerato in proprio aggiungervi il suo significato ; quando
negli altri luoghi, dove il nome scesso adoperato > non vi ho messo
che il suo volgarizzamento . Son quelle scesse Isole , che Dionisio chiama
TiKfai : ci che c scaco in pi luophi rimarcaco nelle Osservazioni
Veri- 870. jvxr ui n.9ditv &c- | Cosi nell'Inno a Cerere da cui come ha trat
to Apollonio la favola ( lo che sar rimarcato ncll' Osservai ) cos oc ka_>
preso anche i colori ( v 156- ) ;
Cerei rum
Ungebat ambrosia .
fofu vera occultabat igni! vi tfe
t Ovidio imitando ammendue nel quarto dei Fasti V 40*
.fVofli erat medium
Jf.f ite foco pueri cor/ut vivente favilla
Obruii
.1
Vcts- 875. (% tiA; in*i>\kM<i &c> | Le medesime espressioni si trovano oell'
Inno citato JJJ* segg.
Me-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Per trar la nave fuor di quelle pietre
132? Che le Paganti dicon , o le Piante:
Che quel cammin , che vi destina il Fato .
Ma tu la mia sembianza a nessun mostra
Quando venir mi vederai coli' altre
La nave ad incontrar : poni a ci mente ;
1330 Perch pi non m' irriti ancor di quanto
M'abbi irritata acerbamente prima.
Detto ci eh' ebbe nel profondo mare
Nuovamente invisibile s' immerse .
Egli rest da grave duol colpito
1355 Perch veduta non 1* avea pi 'nnanzi
Da allor, che pria lasci talamo e lette,
Disdegnata a cagion del chiaro Achille ,
Ancor bambino . Ella le sue mortali
Carni pel mezzo della notte al fuoco
1340 Nella fiamma abbrucciava ; il giorno poi
Ne ungea d' ambrosia il delicato corpo :
Onde

farlo immortai , e dalie sue

Membra la dura allontanar vecchiezza .


Ma di ci ignaro un di Pelo sbalzato
1345 Dal letto vide a palpitar tra il fuoco
Ria

Metanir*
JtfoAe obstrvans , fragranti ex thalamtt
Jnsptxisset } cjulavit autem c*
Mi autem irata Certi filium carum
Manitus immartalibus a st dtposuit in terram
Ertptum igni

gi
v

APTONAYTIKfN

7tx1$x <p/Aov Gnxipovrx

A.

<Q\oys ' fine fi dvrnv

875 <r/JLip<Px\r\t> fif* $ M-yA vnnios ' ri


a?>uou
tv jtgV xp' <p7iaLyJ>r\v %xm>x'<Ps (IcCXs H6K\nyZrx
au-rr JV 7ivot?i k4\x\ </V/u-xs , n'V ovtipos
$n p" i/u.Zi> in /mi! xpoto d-oZs , ng\ eVn'AxTo xcvrov
%C<rx/u.si>n' fjuitx $ cu ti 71xA/ccri/Toj 7kt onlftfa
880 tZ /x-eV x\u,r)%xv/n ^ncre typivxs' aiWx ncf t/ximi
tlvolv fQnjULGcrw 0T/<To$ n.i-tiu7ziv ir olpois .
c <T' ctpa. /uecrnys An^x

inxurxv <x\'-\ous ,

iffufjviftos fpvov ti ^xjmvJfXs r <fAQi7Tvovro ,


tjjj e $iufoCjMt>oi vnV xWx , <Js t07rxpo&iv .

885

H/U0$

cut/Do? eCxAAs (Jjxgcxpo/w opxiy HgJs

JS to'ts Ax/\J/n/5o?o xx-rnAuir/jj Zs<pupo/o


fi&lvov tr. KAruiTxf xW %Qovs in

u3>0~o

ivxixi tlXaov 7iiptyx\$4is , aAAx t jtoVtx


upjmvx unpv'ovro kxtx %pos . i?vj>/
Ax7<J)0S
89O ipVTCXV tXV<tXVt&S V t/JuOLVTifft Kspx/ns .
'X

iKpxn XViiMS (4piV , fiJvJ/X IV* SV!


X

V<ts 877- I Virgilio jEa> lib- * Tcrs- 7^4


Pr hvitus vtntis, volucrigue milhma somn

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

31-,

Il caro figlio , e nel vederlo orrendo


Mand fuor grido ( ah che in ci fu ben stolto ! ]
Che Teti intese ; e per lo qual strappato
Ella dal fuoco il pargoletto , al suolo
1550 Tra i vagiti '1 gett : poi di persona
Fatta al vento simi

esce

qual sogno

Velocemente dalle case fuori ,


E indispettita entro salt nel mare ,
Ne da allor poscia unqua torn pi dietro .
13$$ Ei fu

perci che

Attonito rimase,
Ma

di Pelo
e

Io spirto

stupefatto;

non pertanto egli il voler

di Teti

Tutto ai compagni espon ; che perci "manto


Si quietaro , e lasciaron li certami:
1360 Poi prontamente ad allestir la cena,
E i letticciuoi si dier ; su i quai la notte ,
Cenato eh' ebber , come pria dormir .

Ma quando

poi la sommit del Cielo

A ferir cominci colli suoi rai


1365 L'apportatrice della luce
Allor , mentre a spirar

Aurora,

era gi sceso

Lo Zeffiro leggier , entran pe' banchi


Dalla terra gii Eroi: lieti dal fondo
Tiran l'ancore s : tatti al bisogno
1370 Ammassati gli altri arnesi : e dell' antenna
Nelle coreggie

stesa alzan la vela .

Quindi la nave un temperato vento


Spignendo , guari non and , che a vista
Del

3 13

APrONAYTIKQN

A.

nxXnv , oLv>itJLttftfcLv ict^pxxov V^x Xtyzixt


2/pnPS5 vlvomc A^gAcwd^gc rftfpiTi
$Xyovirxt fxo\7TQ<rtr , orts nxpx 7i<Tfxx $oi\ono .
89 S Ta$ AfV fy' evetJ'rf A^gAcJ^ eum^g/ou
,

ytivitto Tep^/^opn , Mouo^a? /tu* * hou' note Ancus


$uya.rtp ity&iflM luP/tinT iti Tioptfxivt&nov
x/xfAiyx fJLtXniJLtvAt rdre
etAAo /*gV oavoTo'iv ,
aAAo (Te' zra/j^Nwxpj ivxXfiKtxt tffKov /dY<x0a/ .

900 fiUti* cN tcp/AOU $$OKn/xivXt X 7I&pito7IX\%


\

n <x.ytt^

fto\i(V (j&\it\$ix vtfov tXovro ,

rmifvt (p9tt>ti$>ouf<x.i x^\iyic% <P'

^ij rius

ttfcLv ex tfioixxtm Sttx \iipw . 0/ <T' dir vns


tVn mi<fn.a.-t ^.iXKov in ti'iovtftft (&x\<r6xi ,
joj 8/ An />' Otdypoio 7txi% pn/'x>s Opcpsuj
Bufovfw ivi x^pviv tcus (ppjxtfyx rxv<r<rxi
xpxtxpv urpo^dXoto fxiXos Kxpx^ncrsy doi&ns ,
o$p
Vtrt' tai- dv'%iit.iia<Tx | Epteto preso da Omero , che *fiUu,fon* htiax chiama
il prato di quell'Isola (Odiss- li ifo- ) j
Delle Sirene in pria emanda Dive
Jl ivon schivare, ed il fiorito prato*
U Scholiaste di Omero ne fa di un appellativo un nome propria : e vuol
perci chiamata Antktmusa l' Isola delle Sirene
Veri- poo- | Trinodoro vi4i tcfifi* TtrxwvuJn i% tim*>)s
' e specula litoris eminenti?
Fin- 901. ? fajw J>i iot) 8cc | Con pi parole ha Omero espress* la se*
desiata idea nel ta dell' Odisj. qui imitato dal nostro Poeta ;
Chi sconsigliatamente accosterai*
la voce udir delle Sirene
A lui non donna , e non fanciulli Jtgli
A cast ritarnando , attorno stanno ,
2S godon i ma lusingano con canto
Sonoro le Sirene in prato assise ;
E ani'

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

319

Della bella , e fiorita Isola furo ,


137$ U' T argute Sirene, d' Achelo
Figlie , molcendo eoa soavi canti
Fan di chi getta ivi le funi scempio
Queste un di gi Terpsicore la vaga ,
E del bel numer' una delle Muse ,
1380 Con Acheloo fatto comune il letto,
Al mondo diede : ed una volta insieme
Cantando ad allettar stetter l' illustre
Di Cerere figliuola ancor non tocca ;
Fatte poscia ad augei simili in parte ,
138$ Ed a vergini in parte comparir 1^
E l del porto sempre alla veletta
Stando a osservar , assai sovvente a molti
La dolce di tornar strada levaro ;
Ivi da tabe macerati , e spenti .
1390 Or queste ai Min) incominciar gi franche
Dalle bocche a mandar soave voce,
E dalla nave essi eran gi le funi
Al ud per gittar; se il Trace Orfeo
D' Eagro figlio , la Bistonia cetera
139$ Stesa nelle sue man , di canto equabile
A modular concento in note celeri
Non si metteva , e insiem le corde a battere ,
Onde
t. malto intono d' osta alta eatatta
D' uomini putrefatti c.
iti quali versi l'ultima espressione* pur copiata da Virgilio , don chia
na li scogli delle Sirene multorum osbui albas
Vtf 007. xfuwy turpyijiKm &e | Neil' edizione di Oxford vien rimarcato
in

$2o

APrONAYTIKjQN

a.

o<Qp V-udV xXovi'ovrOi mtpo/xtorio cLnovxi '


xp&yiJLl 77a.p$>tvoir\v tP' ivonriv eOnVxro <ppM>iy% .
910 vr\x eT' fMU Zetpupo's t ^ij n'^n'gj' <pp& xO/ulx
7ipU(Xv^9 pv/lLiVOV ' TXt 0*' XKpirOV iitfXV XUc/VlJ' .
aAAx* j^j o?s TeXofros fus 7rx'is o7o$ trx/puv
7ipo($$oifxivo% , ^o*7c7o xx7x' 1/701/ ei>$>ope vvTq
Bot/mr , 2g/pn'fS)f Aryupj}

&\j(xv ixvd>e/s

91$ pn^e eTe 7iop<$upioio dY oiffioCfos , ocpp' mCeu'n,


C6tA/0S . n rg* 0/ x7\J>x xxlxur^t vcrlov d.7iwpmv
a'AA^

otKepxcx $6% Cpunos AtsdYou<rx

Ku^/5/$ t' gV <P/'vxi{ dvipii^xlo , x/' />" gVxWe


7rp($p(v xvro/xvn A/A.u/3n/V*x vxit'/At XHpnv .
920 e/

<r^ixivoi tx's (ag'*' A/w , aAAx

o-n&tpv

Hiivrtpx ixi)*oir)(Uv a'Ao'j p'x/tfJriptx mS? .


TJJ
ia una nota di Giovanni Upton , che non senza artifizio composto quesro
verso d soli dattili per esprimere il genere di musica concitato , ed alle
gro usato in quell'incontro da Orfeo , come il pi atto a distrarre dal can
to delle Sirene 1' attenzion de' compagni Io ho creduto di conservar l'ar
tifizio del Greco coli' adoperar in questo passo versi sdruccioli Per altro
Onomacrito, da cui ha tolto questo luogo Apollonio, individua ancor
l'argomento preso in quell'occasione a cantare da Orfeo: passo che in
tiero merita d'essere confrontato con questo nostro ( v* 1174*)
Veti' 9x1- tutti wi | Presso Suida ffg&f quella strada, che s'incontra in
un'altra - La ocular inspezione della carta, da se mostra , che in quel sito
pi strade s'incontrano; poich oltre li varj scretti, che formati sono fra
: l'una, c 1' altra dell'Isole di Lipari , due strade l io certo modo 1* in
tersecano ; una cio che porta nello scretto di Messina , e l'altra per cui
v a girarsi per di sopra la Sicilia Omero che si in questo luogo imitato
ne d di questo sito la medesima idea (Odits>is) bench poi dopo non
. bene distingua l'Isole Vaganti o di Lipari da Scilla , e Cariddi ;
Voichl queste ( le Sirene ) 1* compagni avran panate
2/on pi dirotti allor seguitamente

DELL' ARGON AUTIC A LIB. IV.


Onde del suon gli orecchi risuonassero ;
Di quelle il canto dalla cetra oppresso
1400 Cos la

nave Zefiro portava ,

E la sonora insieme onda che a poppa


Con

forza la spignea ; mentre confusa

Le Sirene a mandar seguian Ior voce.


Ma ad onta pur di ci, di Teleonte
1405 II buon figliuolo, fra i compagni il solo;
Corse al periglio innanti : in mar gittossi
Dal liscio banco Bute , dalla voce
Di quelle arguta riscaldato 1' alma :
E gi nuotava pe' cerulei flutti
14x0 Per arrivarvi (misero 1 che allora
Tolto quelle gli avrian di mai pi quindi
Dietro tornar la strada ) , se a pietade
La Dea che regna in Erice , Ciprigna ,
Mossa non Io rapiva , ancor nelT onde ,
141? E di buon grado accorsa per salvarlo
Noi trasferia nel capo Lilibeo .
Di ci dolenti i Min; le Sirene
Oltrepassar : ma gli attendean ben altri
E pi duri flagelli delle navi
1420 In quei crocicchi di marine strade .
Tom, IL

S s

Quale a te degli due sar il cammino ;


tu stesso considera ne lly alma
.
lo ti dir di qui , e di l son quindi
Ombrose pietre (fc
Vaganti queste i Dei beati appellano &e>

522

APTONAYTIK&N

T? /OfV

A.

.ExuAAris -A/ovr vpo^ailvero 7tixpi\

rrj <T' ctfxorov ^>oaL(L<TH&v ataCAu^ouoU Xccpufifas


aAAo^/ (Te nAxSYTflt/ ju.7x'Aa) uVo wiixxti 7irpxi
92$ p%$toy , j7/ 77<ipo&iv clttttIisv a.t^of.4vn cpAoc;
LKptop fK GHQTii'Ktov , 7?\jpt>a.\nos t/vpo'^/ 7zrpns
xxvm o*' a^Auo's/j cLt'p 7ii\iv ' otidV gi> &1/7&S
tfyttKs n'gA/0/0 . tot' O.U Xn^XVTOS obi ipyuy
Htpxiclov , $>ipfxr in xrims nvra oLxjrfxnv .
930 e^oc ccp/' HoupcLi Nnpriifs a.\\o$>&v lMxt
Utriov rf <T' oW^g 7Tp\jyos drye zrncMA/o/o
J7x g'r/j nAa.fH7j?a7

V crm\oJs&r<rui ipu<f<rxv .

ds <T ovrxv tTgA(p7^g$ uV^ aAc's iiccvrts


tfTrtpxp/j&'vnv oLyiKnfv X.i<r<T)vrxi ?zg/)/ wia
93 5 aAAoTg ^cgV 77po7r<po&tv peif/UMU , aAAor' O7ti<t0i> t
aAAOTg 7TO.pQo\0L<Pw , PX\JTpffi

}(OpfXX TTUJlTflU *

$ a/' \j77iK7?po&ow<u 7mrpifjuoi &i\tcrrovto


Ap7J7 77f/

.-

> 6T/J <^ r^UM HgAgU^Ol/J .

K*rj> qjj. wc, V 4*'r*v &c. | Virg- nel quinto dell'Eri v fy-iDclphinum simili! , fui pr maria /tumida nando f
Carpatkium Liycumgue stcant , luduntyue ptr undas
Lo Scaligero , che a dritto , o a torco vuol sempre deprimere Apollonio do
po aver seccamente detto Apollonia sunt elabaraticta; Vitgili simpliciora , si
ristringe ad accusare la comparazione Greca , come non giusta ; perch
presagendo la comparsa de' delfni borasca , non potessero portar allegrezza
ai naviganti Lo fa per travvedere l' impegno di contradire: perch non
vero , che presagiscano borasca i delfini , quando scherzano sul mare >
ma ben quando si rifugiano ne' porti Ecco quanto con maggior esat
tezza Cicerone u dice ( DeDivin- z- 70- ) Gultrnatorts cum exultantes loligioti yiderint t aut delphinos se in pottum eoniieientet , Umpestatem stgnijfcari putant
Jri

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

325

Poich fuori sporgea quinci- di Scilla


Il nudo sasso ; di eruttar
Quindi

Cariddi

muggendo non cessava

mai ;

E d' altra parte sotto immenso fiotto


1425 Mormoreggiavan le Vaganti pietre;
Ove innanzi era uscita accesa fiamma
D' eccelse rupi sovra ardente scoglio ;
Onde di fumo ancor l'etere oscuro
\ Era , n rai di Sol veduto avresti :
1430 E bench avesse appunto allor cessato
Dall' opre sue Vnlcan , pure seguiva
A tramandare il mar caldo vapore .
Ivi al rincontro Ior son di Nereo
Di qua, e d l venute le figliuole;
1435 Teti poi stessa, la divina Teti
Diretro 1' ala del temon toccava :
E la nave traean ne' scogli erranti .
Come talor lussureggiando intorno
A fior d' acqua s' aggruppano delfini
1440 Ad una nave, che pel mar sen corra;
E chi guizza dinanzi , e chi da poppa ,
Chi si mostra per fianco , e tutti sono
Dolce di gaudio alli nocchieri oggetto :
Di lontano cos quelle l accorse
1445 Ninfe d'intorno alla Nav'Argo in folla
Volgonsi ; e Teti li sentier ne addita .
S s 2

Quc-

Ivi wJkivmt | Cosi ritiene questa lezione il Broncie coner il sentimento dell'
Arnaldo, che mal a proposito voleva accordar questo epiteto con **'S , c
leggere tuiwnof

3=*

APrONAYTIKflN

A.

ntLt p' ore JVf T\\atfKlfolv nx,p//u,7plo,0xi g ,uAAw ,


J40 airr/V xvx<r^fxtvxt \6vko7s fW yovxtfi 7ii^x% >
lAJsau gV auraaip c^Aa'o'W ^ij h\/xol{o yns
ficovr evd<x ^ eV3"0. d\ao"7ao\?V xXXrlXpn .
nfj <Tg 77Xp^oplr\v

ktt pos ' a'/a<p/ dY xu,u,a.

AdCpOV itpfXtVOV 7TtpXlS 7TtKX^?i.u,^tCrKtV .


4$ a/

OTg /xgV Hpr\/xvs ivxXitHixt tie'pi xupov ,

'

aAAoTg cTg $puixi vtUrcf uno n-ud'/u.^n nvrou


npnpeu>< , o$t zrcAAoV n/pe^v txyptov c7oV,a
ai <F , <rT wxSevros eV/o^gt/Ve xytxXoo
KxpS-iviKx , ^/^<t ho'Kvov in ttjt!a.$ eX/^xcxt ,
950 <rq>xt'py o&powt nepinyfi ' rnV /tciV mtrx
aAAn l/V g ctAAns <P?'%f(eu , ^ij
n'g'px n/xnu
u^t fAi?&%'Gvir\v rf cF ounor m'XroC&i cud^g/
cSj a* *n, ow&v a/*wCft<Ws a*AA<?^,g>' aAAn

Kffrj

x Ji' Srt W &c | L'idea di queste Ninfe accorte in ajuto de-Tla Na


ve Argo , e affaccendate per trarla da quel pericolo fu imitata da Virgili
sul principio dell' En- (lb-t* v-i44):
Cymotho tinn , Trton adnixus acuto
Dcttudunt naves scopulo
>
B ne ha pur fatto uso il Camoens nel secondo della Lusiade , dove intro
duce tre Nereidi Nisa , Cloto , e Nerina impiegate da Venere per tratte
nere il corso delle navi Lusitane , onde li suoi non cadessero negli aguati
dei nemici
yrj*949- lt'jyt xc'Atov j E' con tutta la propriet adoperato questo avverbio
secondo l' atteggiamento di Diana, e delle cacciataci, che con doppio
cinto si raccoglievano le vesti , e le alzavano sino al ginocchio : atteg
giamento che si vede rappresentato in due medaglie riportate dallo Spanhemio , che compluret alias tirnilts , asserisce d' averne veduto Vi allude
pure in due luoghi Claudiana , che ben fanno a proposito per illustrare
il

DELL' ARGONAUTICA LIB. I V.

3*5

Queste appena vicin quando alle pietre


Vaganti fur , delle lor vesti i lembi
Alzati incili ai candidi ginocchi ,
14S0 L 'n alto appunto, ove coi stessi scogli :'t
V onda si frange , ivi maggior gli sforzi"":>' ; I
Facean

qua, ilj fra lor divisi i siti :

'

>

E mentre il fiotto gi battea la nave ' y,


In su portata, e ad essa intorno l'onda 1
14^ Sormontando su i scogli insana freme , - '

Altre, quai d' aria corpi, su le ci no : :-: l


Di monti d'acqua incontrnsi scoscesi ,
Altre nel fondo imo del mar sommerse*

<!"C

Si piantan l , 've pi s' inaspra il flutto .


14^0 Insomma quali presso ad arenoso

Lido donzelle, raggruppato ai fianchi,

--

t ..

Con doppio cinto della veste il seno


Vanno a palla giuocando , che riceve
Una dall' altra , e quindi in aria manda
1465 Alto dal suol j n mai cade essa a terra ;
Tali la nave m'andan che dorreva

'

Quelle a vicenda una dall' altra ^ aria. .9u, '


;
- So

li pasto presente, ed autorizzarne la traduzione ; 1' uno al veri *47* D*


in- Con Siti'
. duo cingiti* Vinetti '" ''
CtMTt tenui pendere velanti
1
e l'altro nel lite "t* De rapu Ifrotetf v jj
,
Criipatur gemina vestis Gartynia rinfili
' i Voplits futa tenui I '
Vedi, il citato Spanhemio <n Callim* H]mn> iDun< Mi-

326

..APrONAYTIKIN. A.

7jif*.7it dVifip/nf ini xuficuUv , ot/eV .7T<"t .


9 S 5 77&rpoL(v 7iipi dV cr<j><p pury/JLivov Qev v<ap
r,V dV ^ auro'* xvxi; KopuQns im A/ffouVW anpnj
pSos ini creXep rum'fos fixpv Z/ulop ipuirxs

> \

H^xiiftof d>r\s7ro , vc/\ ayXtigpros Cmp^ir


cvpxfov icrlnvlx Atos J>U/u,xp.' d^cp

A^nVp.-. ;. j

960 fixM xp&s tv M-m t^tv dYs e/Vopsur


covri cT' sjxptpou fA.mvirxi \ia,xtos xtra. ,

. i

tofCxriov jxoyiwHQi' im %popop , fcMtyuo'tu

r .

" .

(iit dV* TrrpXi no\unx/xs * 0/ d^' xv&'/xoto, ,


oajtis 7ix\ip(ivot 7rporpa $4ov 2>kx <F x/jluZov
965 ptvxKtriS.,Xlit(uvxi &out> tpoqpv RtXioib .'
tV$ OLI JUuft KXTA $.V>0S xXtfatXt Xi^VtrXfl
cTCwf , eVe/ p" x\%oto A/os vpvuvov itytrfixs .

i;'

tcu's cT' xfJLV&s $Xn%o ri dV epos 7hta /un'av ,


.

!:

>

2" 'jI '.! j .

. ' , . .
. .

!;.* .... /uu

firn, off.
fup | Volgarmente St'w Devesi .per confessione del medesimo
Brunck la prima correzione al Facio nella altrove da noi citata lettera cri
tica all' Harlesio Si appella egli al solo giudizio delle orecchie per israbilire che aR' tpwyJ/xtvov ilorp vri' p* 'corrispondere ri vrfrbo Un Po
rrebbe aggiungersi ancora per confermare la lezione di f/t, che la stessa
ida del bollire , rapporto alle acque di quella situazione trovasi usata..*
nella descrizione , dhe se ne fa nel libro De Admir> Audio in quel pas
so , eh* si. citer a questo proposito nejle Osservazioni
Veri- 961- tfju,r:>; alfx | Checch ne dica sii questo luogo 1' Hoelzlino , cui non
par dignitoso, che tanto tempo abbi^ina in questa .operazione impiegato
le Nereidi , io credo col Brunck non valere queste due voci, che perjratti
tornente ni^xf giorno j coin -presso Omero. ^T'^i *<f* non vale che ikrs
(Odisi- 19- v- 84- ) j fenso anche di u;cazio
r , 1
Veri, 961 (Si^xi'vi; | Cosi sii qnesta_pjrola_lo Scoliaste : Timo , dice chiamarsi
Trinacria la Sicilia t parchi kf tre. promontprj : ma gli Storici dicono aver
Tri-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

3*7

Sovra i flutti lontan sempre dai scogli;


*
E ruttando bollia l'acqua d'intorno. j>

1470 Questo

a mirar dello spianato

sasso'

'

,..-:..*-*

In su la vetta il Re medesimo

-u"

Ritto in piedi VuLcan , la grave spalla '.

, A

Del. martello appoggiata in suL manubrio- $


Ed a mirarle pur stava dall'alto .-:>*. * ...^ j-lj i
1475 Lucido ciel di Giove la mogliera ,

x.:
Che di Minerva aggavign le mani :

Cotal terrore nel veder la prese* . _ ru


Or esse tanto affaticar di tempo, ,v' . ;
Nel;* dijqo^lar vuda ^a^isfrementi cogli?-:

'o,V\< c

14S0 La nave, quanto del d lungo il corsp [:


Alla stagion novella : indi di nuovo
Riguadagnato il vento in l cammino
Avanzaran li Minj j onde ben presto

V- -.'.V!
' y.-t \-\:

Di un prato fur della Trinacria a vista ,

1485 Pasco dei buoi idei. Sole ; ove le Ninfe. -'..= \


' vQuai merghi si tuffar gi nel profondo,
Ubbidita dapoi eh' ebbero Giuno .
Ivi ad un tratto ed uo^-b^lat d' agnelli.
Per l'aria lor -pervenne t c insiem d' appresso
...
MugS '.i.i .-ol ! .i v-.ivO OXM.-/..J1 I. .' * : W. >
Trinaco regnato nella Sicilia Vedi sii questo nome il Cluvero Sic Antio*
I.i
*.
\ 4 . : . 1 o\ ^ ..1,.... 1
ib i cap> i j e
*W 968. 4 V Vt*5 &c- | Omero da cui' rdlto questo pajso cos nel ix
dell' Od- in bocca d' Ulisse
:t v,/' -t l i. 'li ^ '.'i.J' t.' I *\:-<.<y ->
venimmo alla gentile
Isola u' belle vacche tt ampia ''teita \
molte graue pecore del Sole
Spe*

?a8

APTONAYTIKGN

A.

/u,vxn$M,s ri i&ow oLrofxifv oxr e ZxXXe ;


97 KSH T^ fAv .ipvMvrx hxtx fy/x 7toi(xxht(rKiv
nXoripn $i$-ou<ra. d>vyxrpZi> HiX/oto ,
pyJpeop XjCiov zrxXx'/u.ri &vt 7Tn^vou^x

' .

A<t/U576T/n <T' pVi faoutrtv petfcxXnoto tpxuvou


rrdXXtv 7rr\^i\o\Jcrx KxXxuponx . tcls oV ^ ctJroi
975 (t>o<rxo/j.iixs norxfMio 7ixp' vJ^eurj^ ifoopwto

xuxvn /xerx r^ffi dV,ua$ * yfScreu <N yx"XxK\t


iiM/tiivau t %pucTOis Ktpx&<r<rtv xuJl>ioix<rnov
1@\ pAv roLs 7TXpaCfjLiiCov fV ifxxri pOk # cu'crr)
f8o 7tpov xXs fxiyx Xaur/xx ai^tkptxivoi , otppx >^jij xJrts
Hs ijjp#ycnw (pfyos /3otA viveoikinoiGiv . ,
o" .: " . .
.'.
...:
Eo"7i JV t/j nop$t*io xxpoirdpn Joyfoto \

"

/A^/Axtpns niupx K.spxuvi'ip e/y x'X vncros ,


y uno d\{ xtiffQxt $pt7ixvov (px'ns , *Aa7s M Gotti
985 cx t'yMXw ivntA npoxipw n0$ > fa aW naurps
. /un'-

Ipetne l allora io nel mar1*


Essendo in nave negra > ud 'l muggito
,
.f
Ve buoi soggiornanti nelle stali
'/ ie/ar Jr// pecore fc
V*rs> yji< e segg- | Il medesimo Omero nel loco ci cito :

le Dee
.
..
.. -,
Sonvi inoltre pastori, vaghe Ninfe
, . . ' >-\~
Faetussa , e L.ampe\ia , che al Sole
lp erine fio Diva Neera
r* 07*. %uv<r | Lo Scoliaste ini ri ri rtytt rffc
9fionpr**&t*
Vedi Eolico Stefano nel Tesoro Li comuni Lettici non hanno che li com
posti .

\'/' *
V*Ti'f7+>

DELL' ARGON AUTICA LIB. IV.

j2j

1400 Muggir di buoi loro feri 1' orecchie .


Quelli pascea pe' ruggiadosi prati
Faetusa del Sol 1' ultima figlia
Argentea verga nella man stendendo ;
Come Lampezia , che seguia li buoi
1495 Baston scuotea di

lucido oricalco .

A pascer poi videro i Minj

stessi

Quegli armenti col del fiume in riva,


per gli campi , e pei palustri prati ;
Ned animai v' era tra quelli alcuno
1500 Di fosco pel; ma tutti eran qual latte;
E d'aurei corni ivan superbi i tori.
Ora di l trascorsero gli Eroi
Durante il di ; la notte poi vegnente
Gran tragitto di mar passaron lieti;
i$o? E mentre ancor correan ,

di nuovo ad essi

Luce mand la mattutina Aurora .

Giace rimpetto dell' Ionio seno


L nel Ceraunio mar Isola opima
A doppio

porto . Ivi che sia sepolta

15 10 (Voi perdonate, o Muse, se la voce


Non volendo racconto degli antichi)
Dicon la falce , onde crudel recise
Tom.//.

T t

Sa-

Vtif P74* wKxifOTX | Vedi Esichio su questa voce , e li mot Commentatori


Vers- 084- Kxrt Mita* 3cc- | Simile quel passo di Arato Fkgno- v
mmmm^m, con - pace di Diana
E fama antica
<

23o

APTON A YTI KQ N

A.

/un^gx niAg/2s ta/m Kpvos ( 0/ dY g* Aiwuj


xXiioucft v$o*tnS xa.XxM,t?[M,oy t/x^vAt a.p7ii\v .
An yu'p Kg/Vp iti dV xort vcCtfcrxlo ycn/r) ,
T/rnVxj <T' gVxg viai^uv 0(jmvic,v cCfxritfa.<yQsu ,
opo,u.ol , $a/riKap <cgpn rpotys & rftf ^ auro/
Jft/Ctos OpcLvioio ye'ros $a/nxs$ savi .
rcvs Apyt 7io\te<f<xiv ri<r%ofA.tm x&M,&Toi<ri
piva.Ki'r\i xvprjs kt i% at\s 0/ b*' a.Vai'flViP
995 AAx/mws Aflio/ t &W7?o\!ri<riv vtas
fetfe'ZAT C7TA<yi(i ' im dV cnp/av KxJ^aAaWKg
J7*<ra 77o'A/$ <px/nj g? g'o7j gW 7rua7 yoCuucrBxt .
Hg\ <r' aUTO/ n/)4)g5 .Va ^An^ii Hg^a/jonrfl ,
T&I *K6Ao/ , ov T2 Atecx^Tar}) gVtCgCx&rgj
1000 Ai/Aovlp fAXXoy dV /3cp ew $april;&rQct.t

'

co<fg /ttaA* d.f%ifM\iov <f[pato's a<T7t6os g'^g^aaV^n


K^A^ajj' , 0/ ilrtoio KXT< cfdjx& , (91) d\<* Trrp&s
Kvxyf'xs ACflC0"7n/3gj ap/<r7nW tTiipnfAv .
Mn-

rm- 1001. | la questo verso ripetuto il secondo del libi i-, ed 4 origina.
1 Untate tolto dal 706". 4i Onomaciito .

DELL' ARGON AUTICA LIB. IV.


Saturno i membri al genitor ; sebbene
Altri che

sia la mietitrice falce

1515 Della terrestre Cerere creder,


Che ivi abit gi un tempo , e dove l'-alma
Spica a tagliare alli Titani apprese
A Macri amor portando ; e sia da questa ,
Che quell'Isola fu Drepano detta,
1520 Nudrice sacra dei Feaci \ poi
Ch' essi del Ciel nati anche son dal sangue ,
A quest' Isola dunque la Nav' Argo
A
Dal

molti esposta sino allor travagli


mar Trinacrio aure portar seconde .

Alcinoo '1 Re, non che qul popol tutto,


Di buon grado dei Minj la venuta
Con sagrifizj festeggiar cortesi ;
E tanto

n'era tutta la cittade

Di letizia, e piacer per essi piena,


1530 Che per proprj esultar figli direste.
Dall' altra parte eran gli Eroi medesmi
Tra '1

popol di col lieti del pari ,

E quanto esser potrian , s' eglino in seno


Giunti gi fosser dell' Emonia stessa .
i?3$ Ma di ci 'n mezzo si trovar ben presto
A dover pugna sostener vicini:
Tanto dappresso lor tosto comparve
Squadra di Colchi immensa \ di quei Colchi ,
Che del Ponto la bocca , e per gli scogli
1*40 Passar Ciani per inseguir gli Eroi.
Tta

APTONAYTIKCN

A.

Mriftixv & i^xnov ioti eV Tixrps xy&<rOxi


ioo< 7pt' oL77pcxpoLr(s , nV crlovdo'a'xv citimi?
vtojULno-etv %xX7i$<Tii> ffstxXit xrpontritrtv ,
M.u'i rt , ycf\ /Attintila. <ri/V Arirxo hsAi/3* .'
(AAft <r<pct$ KXripVKiV 7Tiiyo/x4vOMS 7I0\cfx0l0
Hptmv AAx/Ws . AeA/>iT yxp

<iix<jy)tpoiGi

ioio cTni'oTnTos ccvgu^gp nsp^tx vttK&x X0<rxi .


xcupn iF cvXofjim wr ^u/xx-tt noXXd fx.v o.ijtos
Atvovifta rxpous /xuX'tvfftto , 770AAX dV %*ptiv *
Aprirti* yovvtov x\%ou -d-/ysv AXnivoio .
ToufcvM'Xi , fix<r/\ztx. cru
/Aa.0/ , /tneF s^ui Ko'A^c/f
IOI5 (| fKdVtlS 1 & 77fltT/D/ KOJLLi^/ULy , g*

^ au'-rn

dv&p&nciv ysvns fJiix typCiou > c7a7j e$ arw


,i (Lkv'txIos Hu<pri<rt &hi vos c/u.7T\xntr)<rtv .

. .

its e'/oo/ k tjukivx 7t&itov (ppvts 3 eii fxv turni


fitxpyoa'ijpr\s . 7<r7a <F /gpoV (patos HsA/0/0 ,
1020 7cr7cu vvk17t.ou Tiipfrufoi opyix KOtSpns t '
*

_f
.
>/
Fiw ioo8
&c- | Diversamente era disposto Alcinoo presso Onomacrito , che lo finge immediatamente risoluto di consegnar Medea alti
Colchi vers. ijij*
,
Alcinous quidem statini permiserat praconibus
Fuellam ut controversam il armata navi abducerent ,
Utque illa patri suo impie fattorum panai lueret
Veri' 1011. xipn V Ko^m rw 'iAu.xri | E' nella stessa situazione , che, de
scritta Medea da Onomacrito v 1304Medea; metu solvuntur genua , mtttts pallori genas hficit
Viert. 1014* Tsvimu , /Ss7\h* &c> I Quasi nello stesso modo comincia Ulisse a
supplicai Nausicaa presso Omero ( Odiss lib< 6> ) :
Supplico te, Reina , umilemtnte
O alcuna certo Dea, o mortai sei' * '
iS' aleuna poi tei de' mortali , i quali
Abitan su la terra &e>
Vcrs-io^'

DELL' ARGON AUTIC A 1IB. IV.

Domandavano quei primieramnte

...

Medea portar senz' altri indugj

al padre:

333

Se n di muover con superbo ardire


Lor minacciavan luttuosa guerra ,
15-45 E allor su '1 fatto} indi al venir d' Eeta .
Ma Alcinoo '1 Re dall' affrettar la pugna
Essi fren , che d' aramendue voleva
Senza guerra finir 1' aspra contesa .
La vergn

per 'manto per Io fiero

iffo Timor eh' aveva, . or blandia molto i stessi


Compagni di Giasone , or molto stea
Colle mani

abbracciata alle ginocchia

D' Arete , moglie di quel Re , dicendo,.


Ai

piedi tuoi, Regina, i' ti scongiuro}

i$5? Tu m'esaudiscij n mi dar ai Colchi ,


Che al genitor mi rendan } se tu stessa
D' umana stirpe una fra gli uomin vivi ,
Dei quali incorre nella pi gran colpa
Da lievi

error

rapidamente 1' alma .

i5<?o Cos cadd'io, sebben prudente innanzi:


N fu ci

per cagion d' insane voglie

( Per la sacra del Sol luce lo giuro,


E pei mister;

della Dea notturna


.

Fi-

Vet^ iei. iMpyotvm | In un codice ha trovato il Broncie jm%Xoti/>i)c j voce


che ristringe , e specifica il valore dell'altra Potrebbe questa seconda
egualmente ben convenire a questo luogo; ma pi decente la comunemente
ritenuta, e pi adattata -al modesto linguaggio di una vergine, qual'era
Medea . Vedi su la voce y.irtffitCm Esichio , e il suo Commentatole

334

PrONAYTIKGN

A.

fin /juv iy<v edf'AouoU CoV xv&pdfiv dMo^i-voti


ku*v cQop/xrid-w cuyepov J*' fi roLpCot e^ettre
m rncr^e <piryn$ f*,vricrx<rQxt , or nXirov cdV t/s aAAn
/unr/j

. fri fio/ f*irpn fivei , cJ$ vi 7rxrps

1025 fiLfxouriv, a%pxvros ng] xwfpxlos. d\X Xe'xtpe ,


7ICTVO, , tiv Ti HQ91V yU-g/A/VcgO 0*0/ O*' nXffetXV
t* xvxroi fi/or re reXetrcpdpov , xyXxtnv re ,
^tj 7ix7J^xf , jyi] xWtoj nopriroio 7iXr\os .
llx fiiv Apnrnv youvaC^ero xKpv%o\j<rx
1030 rolx <T' xpitrtnav ivx/xoiZxfs xvfpx kx<?\ov .
* Y/xtoP t a *^/M W A'"y& (piprofioi , xjxtyi r dtQXois
n ouveaev rffierpotviv .r\j{p(ixi , ns rnrt
t rx\jpom r ^eii^x<rOe ^ e Spos oXov xva^pSv
Il X//)6T6 7n>6W n$ itVtKiV Af/XOVi'nvf
>o?5 > xpvtov xrKX mZxs dvd^ere vo<rlr\crxvres '
no"'

n ndrpnv re ^ os (uXeccx ronnxs

11 i ffiov , ri* ffdju.TTXO'xv vQpofijvnv fatroto


1 t7^i/ii< <Pe ^1] TTdrprw

fctfixlx vxtfiev xuris


t nvu-

Vtri* 1014* p./'r/) | Questo luogo pu servire di appoggio a quanto si asseri


to nella osservazione al v-4j del lib- i su l'uso dell'espressione tolvere fonam presso li Greci
Vn xo.6' <ro V
aivxrat Sto l Con simili augurj chiude Ulisse la sua
supplica a Nausicaa presso Omero nel libro poco fa citato :
1 a te gV Iddi deno altrettanto ,
Quanto in tuo cor disii J marito t e casa
concordia c
Ven- 10 ji- | Riconosciuta dallo Stefano non meno che dal Brunclr per intri
cata 1 e dura la costruzione di questo passo , amniendue l'ordinano cos:
w W| M iriy* (P'iM"*w > ima vtt > ^ 7*<p'
iuripoti rw?a/*
A me non dispiace il pensiere dell' Hoelzlino , che ctede qui usata dal

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Figlia di Perse) n

335

di mio volere

iftff Di l fuggir con istranieri io scelsi $


Ma questa a meditar fuga m' indusse
Tema

crudele , il primo error commesso .

Non altro era il pensiero j e mi rimane >


Come in casa del padre , ntegra e pura
1J70 La verginal mia zona. Miserere
Dunque di me, tu veneranda donna,
Ed addolcisci in

mio favor lo sposo .

Cosi matura e d' ogni lustro piena


Vita ti dien gli Dei ,

ti dien figliuoli ,

i?7$ E l'invitta Citt colrain

d'onore.

Tali d' Arete ai pi voti piangendo


A lei porgeva umil j tali rivolta
Ad ognun a vicenda degli Eroi .
Di voi guerrieri , o pi degli altri prodi , .
1580 Per cgion, e per conto dei certami
Vostri pavento : i' per lo cui consiglio
Domaste i tori , e la terribil messe
Devastaste degli uomin dal

suol, nati ;

E col favor di cui la pelle d' oro


1585 Or portarete in Grecia ritornando .
Quella

son io , che i

genitor perdetti ,

E patria e casa , e della vita i beni


Perch abitar di nuovo e patria , e case
Pos-

Poeta quella figur, che i Retori con Greca yoce chiamino Sfochisi, o
sia turbatio ordini) , affine di rappresentar coti meglio il turbamente di
Medea >

H6

PrONAYTlKHN

A.

r\vu<?x ng\ yXwtpo'ttftv Ir siero vagete roxr\xs


I040 OfJL/UULtfiV * Xrdp fJWt X7l JV fixpds ti XtrO cfW'fXiV
dyXxtxs crluytfm dV tfv ^vitois xXxXnjaxt .
cTfi/VctTe cxiv^tvixs re (g\ Zpxtx , tPs/crxr Eptvv
, Ktvlrw viti&Giv rt -3>g5p , e$ xtlpxs iou<fxv

1045 >i c miouV

7t\jpyov inipo^ov , oux xXtapnr

ttAAnr c/o^/
zrporiCdXXo(jt.xi vu&'xs xvrou's
tf%trXtoi cCrpoTzfns t(g\ xynXtts cucT ew
a/tTg/cte %t(vns ti ini yovxlx %t7pxs aWccns
JpHlULWi XtivOWtXP XfJJt\%XVOV a'AAc g 7ix<xi t
lojo , xZxs iXtlv /tA.t/uxirts t tfju'^xrt J^ov'pxlx KdX^ois%
&r<j> t' A/n'rp tj77tpnt>opt t-w dV fiLifhtfQt
nvopns erg /xovm x7:o{^r\yhrts ixert .
<Qs <pa/ro Xiccofin Tea? tP' ovrivx youvot^ono ,
os tu SxpvvttKtv pntfjuy x^ioutrxv .
ce/o*
ii^ilxi iimxs tv nxXxn.qti ,
Qdtfyxv r in xoXtw cdV Vyjtftrtxi xpayns
tv-

Vttf 104}* rsfy | Si sottointende /.t ; ed un' accusativo assoluto , che sta
in vece di l'Sa-rs 'V : maniera usata anche al v jq5- del primo La spie
gazione , che io ho seguito viene cos indicata dal Brunck : Timett itomi*
indignationem , quarti experturt estis 3 dedita me Aeetx acerbissimi* pleAenda
supplicis ' La aveva anche lo Stefano travveduta ad onta della mala intel
ligenza , che se ne tira dallo Scoliaste
Vers' 1057. t VxtK &: | Ho regolata la traduzione secondo la spiegazione
che ne d il Brunck : Si inijuum Medea pateretur judicium L' Artungo,
1' Hoelzlino , ed ij Shav sono ben lontani dalla vera intelligenza di questo
passo, miseramente da tutti e tre maltrattato

DELL ARGONAUTICA LIB. I V.


Possiate voi , perch voi dolci sguardi
i$90 Volgere ancora ai genitor possiate .
A me frattanto irato un Nume tolse
Quanto avea di splendor j e in odio a tutti
Eccomi andar con istranieri errando .
Li giuramenti rispettate , e i patti ,
1595 Rispettate dei supplici la

ultrice

Erinni , e 1' ira degli Dei temete ,


Quand' io sia nelle man data d' Eeta
A tormentar colla pi acerba pena .
In mia difesa V non di templi
1600 Non

il

presidio di munita

asilo ,

torre ,

Non altro scampo oppongo , oppongo solo


Sola qual son di voi

medesmi il braccio.

D' inesorabil animo , e crudeli !


Neppur sentite in vostro cuor vergogna
1605 Di straniera Regina ai pi vedendo
Me

supplici le man stender confusa.

Allora s, quando di torre il vello


Vi spigneva disio , di cimentarvi
Con tutti i Colchi osaste, e collo stesso
1610 Eeta insin feroce; or, che son soli
E divisi , il valor vostro allentate .
Cosi dicea pregando ; e ognun
Scongiurava coraggio

di quanti

le faceva ,

Trarla volendo dal suo

duolo : e tutti

le 1 5 Collo scuoter in mano aste pungenti,


E col cavar dai foderi le spade ,
Di non mancarle prora ettean d' ajuto j
Tom. 11.

V v

338

APTONAYTIKfN

A.

i'wivov , tt xe <T/k$ dXirn/xoyos dmtidcru* .


clpuyo/uitvcts
dv ofxtXov 7ii{\u$>tv ivnrupx
Nt/ tpy<6v xnflpetr<ri t HxlumXno' JV notare*.?
106O -yOUOLV /LuZs TJJP

Ct? T/ fA.huf^-dC Vip SUVOUfiV U7TVOS ,

AAa 0/ v <f\4pvois d^otr e/A/V<rero $>u/a,s .


0^ g't xAaxrTnpa, >uni rxXxtp-ys X/crct
tvvv%ir\ TtjV <P ctiutyt Kivvprctt pcpxyd rma.
%r\pocu'yp 7:09 tos ' (flxXdet <T' uW J^xKpu Trxp&tdf
1065 /u.ra>0>ti>ns > n au? *V/ cfJkUytp XdQe? xl<rx
s rns tHfULtporro nxpntJ's v </V ol nrop
6i~t!iflS uX&lro 7it7:xpijiAvov dju.cp' flhpo'/ .
Tea cT' t>roa-Q /xoto nxrd 7plXiy , oJc ro7ixpoi^6 ,
xpuav AXkIvoos > voXuTTrvtd r AXkivoio
1070 ApnVn xXo%ps , aopns vpi ixnvidxtKQv
olcrtv ivi As^ecrov JW kvqxs olx <F XKoirnv
Hovptfioy d'xXeppo'i fd/uuxp 7:po$77X\j<r<riro /xu'd'Ots .
Nu" $/Aoc e/ <A' fit^e Mf/ xoXuKnftx p'uea KoX^oav
7ixpQviKi\i> , Mnixw cppcav %dptv . ty\j^t & A/3705
1075

nfirpns privo/o, t^] dvpti Ai/xovinH


A/n'rnf cP' cut' ap pa/g* cr^eJW, <?i/W t/ /JV*g
A/ri-

Keri. iotf3- ; rar*p3s | Questa influenza che areva Arete coi suoi consigli
nelle deliberazioui del marito conforme a quanta ut abbiamo di essa
presso Omero Odisi- 7E guata Alcinoo fece sua consorte ,
E 1' onorava come niun altra
Su la tirra onorata delle donne ,
Quante ora tetto l' uom sono accasate c>
Che r.ulla anch' essa d buon senno ha d' uopo
uf guai tuoi bene , e agli uomin brighe scioglie

DELUARGONAUTICALIB.IV.

335

Se fosse oppressa ,da sentenza iniqua .


Ma intanto a quei stanchi oramai fra '1 stuolo
1620 Sopravvenne la notte , che

dall' opre

Fa gli uomini cessare , e che

quiete

Spande su tutta egual- mente la terra*.


Essa per neppur per poco

assonna ;

Ma le si agita in sen l'alma angosciosa:


1625 E .come allor quando di notte il

fusp

Avvolge donna alle fatiche avvezza t


A lei

d* intorno

mentre si querela

Di sua vedovila 1' orfana prole

'

Tutte irriga di lagrime le gote ,


i5jo Nel rimembrar qual sia '1 destin Suo grave:
Molli

cos di quella eran le guance ,

Cui '1 cuor balzava da aspro duol trafitto.


Dall' altra parte dentro della casa
Nella Citt , com' usi eran dinanzi
1635 Alcinoo '1 Re colla mogliera sua ,
La veneranda Arete , per la notte
Consigliavano insiem ne' loro letti
Della donzella su '1 destino : e viva
mente

cos abbracciandolo diceva

1540 L' amata moglie al giovane marito .


S , caro sposo , ors tu
Dei Colchi dalle

man

via mi salva

questa dolente

Vergine , e il tuo favor

ai Min; presta .

A quest' Isola nostra Argo

vicina ,

164$ E vicini li Tessali ci sono ;


Eeta poi n presso

qui dimora,
V v 2

v '
'
Ned

34o

AP TO N A Y TI K Q N

A.

Ainrw *AA' c/ov xhooh&v n oV *u xoi/pn


xvo^x^ns kxtx /Cto/ few kKxvv cnr/oWx .
^tn iuv i W , l\%oi<ti npoisJs 7zxtpo% xyixQxt .
1080

aerOn ore npZrx fcoZv ^Xntnpix tf&ng


q>oCpM,oKoC oi <r%ti'Qtv <Pe hxkZ kxkSf , otti ti ttoXX

-nxvps C77ip($ia.\oio (Zxpvv %\ov . xvrxp InVp ,


oJj c/c* , M.ydAoi(rtr ivi(Setoli i% ed'&v opKots ,
1085 xoupiffw S-fltf&ffQxi svi (xtyxpoi<rtv xkomv .
t , <p/As , MnV ovv xrs incv in/opnov /ntftfcu
2/11$ A/oWJVy , /wfr xcr^ttx ce/o enriT/
77a7d\* 7ixrnp 'Uju.Z H&KornTi c^iAnVa/ro .
A/nj 7*p (Tiia^nAo/ g'jj ?W jreuo*/ ronfies *
1090 > cu a. ynev Avr/onw iuavio^x /u.v.crxro NunTei/j
, o/a tTe' ^ Actpa'n 7?dvrto ivi nAixxx xvrXn ,
7ixrpos xrxa-QxX/pct rs'ov 72 /*gV *
aV TnAoC ,
vCptofrs J3^e7o$ yXrJyxts ivi %ti\Kta. Kvrpx

Ven> io86" ari< 'tKv | Volgarmente si legge Jry riferbile ad AAry<%p: lo


che rende a giudizio del Brunck freddo , e languido il senso L' esprestione /ri$ ima usata anche da Omero nel secondo dell' Odiss. vcn*
sf spiega dal medesimo Brunck per ipie vitro , cio e tola libidine , nullo
cogente , absyut ulla ratione : modi ai quali ho creduto io equivalente la
voce ipentanto

DELL' RGONAUTICA L1B. IV.


Ned Eeta

noi punto

Ma T abbiam solo

341

conosciamo ,

a nominar inteso .

Questa , che tanti guai soffre donzella


*6$o Con le lagrime sue , colle sue preci
L' alma a piet mi mosse : i' te ne
N, non la dar, mio

priego ,

Re, dei Colchi in mano,

Che alla casa la portino del padre .


Essa pecc , quando

da

pria veneni

1655 A colui di per ammansar li bovi;


Poi medicando con

un nuovo male

Il mal primier ( come facciam sovente


Nel cumular gli errori )
Ira

fugg del genitor feroce .

1660 Giasone
Coi

la pesante

poi (lo intesi a dir) s'astrinse

pi gran giuramenti da se stesso

In sua casa

lei vergin di sposare .

Quindi , spontaneo tu , Giason spergiuro


Non far che sia , mio caro ; n cagione
166$ Esser che sfoghi indegnamente il padre
L' animo

suo crudel contra la figlia .

Troppo alle volte son contra le figlie


Acerbi i genitor , qual fu Nitteo
Nel macchinar contra la bella Antiopa ;
1570 Qual fu di Danae il padre , che nel mare
Per crudelt le fe soffrir travagli ;
E qual

fu

poco fa di

qu non

lungi

11 Re d' Epiro , il scelerato Echeto ,


Ch' enee ficc negli occhi acute punte

U*

APrONAYTIKHN

A.

zrng d'UycCfps ins ' crlovvn dV KoCpQtrxt oirq


109S

p<pv<tfri evi %oL\}tv dXsrpiuoucrx KotA/p .


2s sQolt

dvto/jivn ' rov <H (ppves auvovvo

ns oLX^ou iitlSctctiv , izros f sV/ t7o^ ezmzv .


* Aprirn , a/ xfr.atff Tgu'^go'/j' i^iXcCccu/u
Ko'A^ow , i)pao'o't apt'pav %oLpii> , ttvtKX Houpns .
ZI 00 M aAAa' A/05 flifoiKCL rPJxnv iyMt&p dtlaaxi . -

. :

oi/'dV /*eV A/Vrnf d^tpti^/uav , &s dyopvts ,


AT/dr 70/) t/5 (Zxo-iXiirepos A/h'tao .
a/

$\tov, tHOL$v vip , g'$' EAA&c^x ys/xoj a^o/To .

tJ
4t7oik </Vhw<, nr/j ^g-ra' waav' cp/<rlr\
110$ eco'tTxi dv$p<7iot<rt , fmxtyfAv ouW
suVw .
7ia.pd>viKnv juSv ovcrxv , g<2" aVo' 7ixrp xo/xiwxt
ftim * AiHpOV T Ct/V /g/5/ 7iopQ<t.ivo\i<$a.v ,
cu ^a/j ? cu TreV/oj vo<rQ!<r<fojxa.t ou'dY > TS^g^An"

1IIO

,Q5 ?/j' f*^)n ^ TOV MSf 7TtfXiv tUVXffiV V7TV0S '


rf

g^or cV ^k/x-oT 7i\i\uvv /3a'AgT' olvt/kol cT' o^to

h \i%t<y dvd tP/tJLX . ifvpni^xy dY ywafitts


dfx^iVnu noff. *-*fwxi)y m>< fSffav &c- | Questa sentenza a differenza del nostro
Poeta si fa da Qnomacrito (y. iji8> e segg. ) pronunciar immediata
mente da Arete ; differenza sfuggita a Josua Barnes , che suppone in tutti
e due li Poeti farsi uscita detta sentenza da Arete Si avvicina dunque pi
il nostro , che l'altro ad-Omero , presso cui Arete non ha che quella in
fluenza, che le derivava dalla stima, che di essa ne faceva il marito,
e non gi da una immediata parte che avesse negli affari : del che ne fan
fede quelle paroje di Echeneo , uno dei vecchi Feaci nell' if dell'Odisi*
O amici, certamentt non a voi
Fuor d mira , e proposito favella
La prudente Reina Ora ubbidite l
D'AI-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

345

j6y$ Alla figliuola; condannata poi


Inoltre ancor al misero tormento
Bronzo di macinar in tetra cava .
Cos pregava Arete ; e
A queste voci

ne godea

i"8o D'Alcinoo, che

cosi poi

della moglie
lo spirto
le rispose.

Arete , anche coli' armi i' caccerei


Li Colchi dando questi Eroi favore
Per la donzella ; ma la sempre retta
Temo giustzia offendere di Giove .
1 68 $ Ned Eeta sprezzar , come tu credi,
' buon consiglio , che nessun Re forse
E' pi di lui potente , e pu volendo ,
Lontan sebben , portar la guerra in Grecia .
Di pronunciar dunque sentenza d'uopo,
1690 Che appo gli uomini tutti ottima sia:
N a te la celer : vergine essendo
Ch'ella sia voglio al genitor suo resa;
Ma se

avuto ha con uom comune il letto

Essa non pi divider dal

sposo ,

169S Ned ai nemici lascier la prole ,


Se di prole ella porti il ventre onusto
Poich ci disse '1 sop tosto il sonno .
Arete allor, che quella saggia voce
Consider 'n sua mente , su 1' istante
1700 Dal letto sbalza per la casa; e insieme
Vi si lanciano pur anco le serve >
Occu
jy Alcinoo , da questo s ne segue,
E il detto , e il fatto ci

344

APTONAYTIKfN

A.

cfytX. <T' iv Xn'pUHflC KXX&<f<fX/jJvi\ 7rpO<Tt7ZV ,


mS jj<r/f {<$n[xovvr\vi 7ibrpuviovtx tuynvcu
AfooyitSiw nopq /tcnV AXkvoov (&x<riXnot.
A/ctrecrSa/ to' 7tp *ut5 /'ouV Kg'A;<hov tH.x#<fu ,
7ixp-tvimv /av iou<ra.v , V^ TroT/ ^d,u,xrx nxrps
ext/We/r ' Xntpov <Pe <ri/i' aY//)/ Tropea/ vouvxv
il 20 oKri KoupiMns tuv xnorfxri&iv QtXrros ,
>Q$ a/>' e<pn ' toV

a7v|/, wo'dVs typov k /u.tyx'pctp ,

afe xe? In'cop/ fw^ov im/c/ju.ov xfytiXttiv


Aprimi (iovXoLs n SeovJ'os AXkivoio .
roOs & i&pt zrxpx vr\ <rv tvr&riv iyprio'Covrxs
112$ YAA/hT tv XifAtPtt cr%tv otoreos ex
a/3* nxtfxv
ni^px^tv xfytX/nv ' yridwr JV $v/u,s e'xaVTou
ripdcv fixXx yeCp &(Qtv x$rx p,v$4>v eei77v .

Atkx <Te npnrnpx MpxcrpxfAtvoi /u.XH.xpeo'o'w ,

au*

/*7rj. nxf. ^*piiu,oflvV)'-iv | Per quanto abbi tentato il Btunck di migliorare.


nella sua edzionc questo passo , malamente guasto , e nelle volgari edi
zioni, e nei codici, pure non crede che gli sia quanto basta riuscito il
tentativo , e patgli che ancora un senso ne risulti poco felice . Vorrebbe
dunque leggerlo cos :
ay* V lv xjfux* KxKtatit.ii.ivq , vftlxtiti^vt ,
>
vTctv i<pi\n,oavrwn ivtTtmwT* fuyftwu
Io nel testo ho per 1' uniformit seguito - la sua lezione , ma nella tradu
zione la sua coughiettura Aggiunger s questo luogo, che ('uffizio che
s fa qui prestar dall'araldo di Arete , Onomactito lo fa fare a Giunone
sotto figura di un servo

DELL' AERONAUTICA LIB. IV.

34f

Occupate d' intorno alla padrona .


Tacitamente quindi Ella il suo araldo
A se chiamalo , da Giason lo invia,
1705 Perch di sua commission lo spinga
A non tardar d' unirsi alla donzella
Senza che Alcinoo '1 Re d' altro si preghi :
Poich questa per dar egli sentenza
Sovra dei Colchi ; che se vergin sia
1710 Medea pur anco, al padre
Ma se avuto ha con uom

suo si renda;
comune il letto

Dal legitimo amor ei non la stacca.


Ci detto appena, di costui li piedi
Lesti il portaron dal palagio

fuori ,

171$ Onde a Giasone riferir d' Arete


Il provvido consiglio, e del divino
Alcinoo '1 Re quai sien li sentimenti .
Egli trov gli Eroi , che 1' armi indosso
Alla nave vicin stavan vegliando
1720 Nel

porto d'Ilio alla Citt dappresso:

E V ambasciata sua
D'essi ciascuno
Perch fu

tosto compiuta ,

n'esult nell'alma;

a loro quanto ei disse grato.

Dunque essi tosto agi' immortali Dei


172$ Nappi mescendo, come il rito porta,
E

santamente per impor su

Tom. IL

1' ara

X x

Aeni

Vits' lir- tKKtw iv \ip.in | Q^i nello Scolio si nota Porto Ittico da Ilio Jlglio
di Melile , * di Ercole Vedi la Osservazione al y 834 di questo libro

346

APrONAYTIK^N

A.

1130 cltovv%i Koupp $a.\xfxt{7op itruop eu'unV

Houpn A picciolo jULiXitypovos t os px M-iXtffciV


tpyX , 7roX\JKfXT\rOlO r

XVipXtO 7UXp i\Xtt\i

Hhn tM 7iLiA,7ip<Ta. A/&j Nutfri'/op ut et.


ji 3 5 Eu'Cc/ns tv-roffav ACapT/tToj & eV Ho\?r(f
fZxTo , ^ij ju.e'Xirt ^r\pv npt %u\os 2<P&vcrey ,
turi /xip Ep/xe/ns (pp&p k mipi i^pttm cT' tpn ,
xcu g' ^o\((Ta.fx4vr\ 7zx<rr\$ g'riAxo*g wrcu .
r* <T' apa $a./nn<ai' /g/:fc gV triK^p a.vrp&
II 40 potffarxTo , (c/i Tiptv oXCop oL$<T(pxTOp ivvxirri<rip .
tp$x tot' vlpwxp Artlpop fxyx tc?o d*' umpS-i

Veri' iiji xi/oii V A/xr-'U9M &c> I Quanto qui da Apollonio si dice di Alacri ,
figlia di Ariste, da altri si attribuisce ad Aristco ntedesimo, che si vuo
le aver lui stesso nell'Eubea nudrito Bacco* Fu questo sentimento adot
tato da Natale de' Conti in quel luogo del lb- 4 del suo Poema De Venaliane , nel qual luogo ha cettamente avuto presente questo del nostro
Poeta :
Fertur Aristxvs antrum kc ( in Enbxa ) coturni > virorum
Qui genus indocile , / viventum more ferarum
Glandibus , baecis , fornii sylvestribus , & gu*
Silva tult cultu nullius jussa coloni ,
Edocuit primus teneras armento per herbas
Fascere , quercus fumis pellentibus acas
Clauiere apes vacuo sub cortice ; primus olivum
Exprimere ex ole* frudus , lac cogier idem l
Nutrii hie Bacchum miro devinAus amore ,
Euboicas inter Nympkas , Dryadasque puellas &c
y#rj-H34- Nt/O'w'sv v7*\ Notissimo epiteto di Bacco , assai frequentemente^
usato dai Greci , e dai Latini Viene d3 Nisa Citt, dove vogliono i Mi
tologi aver avuto Bacco i natali ; su la situazione per della quale molto
da

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

347

Agni traendo , in quella notte istessa


Il letto

nuzial

alla donzella

In quell'antro divino apparecchiaro ,

1730 Dove una volta dimor gi Macri ,


La figlia d' Aristeo del mele amico;
Quel che vide il primier

1' opre dell' api

E che il primo invent trar dall' uliva ,


Faticoso lavoro , il pingue succo :
1735 Macri , che mentre nel suo seno accolto
Neil' Abantide

Eubea da prima aveva

Il Nisejo figliuol di Giove, Bacco,


E bagnato di mei

V arido

labbro ,

Quando Mercurio Jo lev dal fuoco ;


3740 Dapoi che Giuno al ci veder sdegnata
Da tutta la cacci V Isola , allora
Lungi in quel

sacro ad abitar sen

venne

Delli Feaci speco, e di una immensa


Quegli abitanti vi colm ricchezza .
1745

Ivi pertanto allor pomposo letto


Sternono ; e V aurea rilucente pelle
'

X x 2

, ; .-. .r.

Vi

da questi si varia, e dai Geografi, chi nell'Arabia collocandola, e chi


nell'India, come pu fra gli altri vedersi presso Gulielmo Hill nelle Note
a Dionisio
Veri' 1 1 3 f Eiz/Soi'; Apxvri'ioi | Omero nel Catalogo chiama Abanti gli abitatori
dell' Eubea i e quindi l' epitero di Abantide a quell'Isola si trova ancora
presso Callimaco , e Dionisio Aristotele citato da Scrabone nel lib- iocrede derivato questo nome da una Citt della Focide chiamatala, don
de originari erano gli abitatori dell'Eubea: ma alni da un Eroe piuttosto
detto Abante lo vogliono venuto

S4&

APrONAYTIKHN

A.

XpCtfov xyXr^v hZols $ul\ov , o<ppa TrXono

Nu'/u.q)Xt clju.epyo/ULi'Xi XwkoIs ivi notKiXx hXtioh


II45 vQoptov ' 7zx<rxs <Te, zrupo'c 0?$ , L^tiv a/7 Air
tlov aVo %p\i<si(v d-uT&ixtv df*OLp\i<ftfiTO (Qsfyos .
dWe tf1' v 6<pQxA/u.os yKwps nSos . ?<r^e cN eWo*7ni>
a/d\i>c , hpAvrw 7iip OyaSj g7r/ %pa. $x\i<ybxt ,
oli fJv r Atyxou 7ro7ctAOt* HxXovro ^\yxrpa.
il So a/ cT' cpsos xopvtyds MAwucu <x/j.Qviaovxo *
cu o*' sex s'h 7ii^i(v UXmfes . <Zp<rg 7ap ai/Tri
Hpn ZrWs aHo/T/j , Incolse. hu<Px/ muto, .

MnJWnj , od>i roOcy <ru oLWnKoicriv 6,^*c


1 1 5 5 ruvcifj&vM eVweus eW^eaj . 9/ <' gV 2poV
tTct/-

Pri. 1141 %on'< &c [ Fiacco nel lib- 3 v 158 inque sui sternuntur velieri* auro
Vers> 1149- *" >A t Atyc* o7c MeMi-i* | Nota qui lo Scoliaste esser
1' jE^o un fiume di Cotcira : ci6 che deve avvertirsi per non confonderlo
col Mar Egeo , di cui non pu qui intendersi; sebbene il nome di fiume
non disconvenga in bocca dei Poeti Greci anche al mare Aggiunge poi Io
stesso Scoliaste esser lo xeno fiume Egeo quello che per padre di Mei ite
lo stesso Poeta nostro ha mentovato disopra : la qual Melice fu poi madre
' Ilio Da questa forse derivato il nome a quel monte di Coreira , che
qui s dice Melitejo ; quando col Cluverio non voglia dirsi derivato piut
tosto da Melica ( ora Malta ) antica sede secondo lui de'Feaci
Veri- uff. THvip.ncu ixvii &c | Questo modesto ripiego di far colle vesti dalle
Ninfe coprire l'atto di cui si tratta sente dell'altro simile introdotto allo
stesso fine da Onoiuacrito ( v> 1 jjj. ) :
Tarn.

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

349

Vi distendono sopra , onde maggiore


Celebritade , e onor abbiati

le nozze .

Per sparger poi sovra i novelli sposi


1750 Fiori le Ninfe nei lor bianchi seni
Varj

ne portan da lor

Ed all' intorno

gi raccolti :

tutte le circonda

Simile a fuoco , uno splendor ( cotanta


Fuor di queir aureo pel luce scintilla )
1755 Onde d'ognuna fiammeggiar negli occhi
Dolce

disio

si vede su quel vello

Le man di stender : <na le tien pudore.


Di quelle Ninfe altre si dicon

figlie

Del fiume Egeo ; del Melitejo monte


1760 Alla vetta d' intorno abitan
Ed altrt boscareccie

altre ;

eran de' campi :

Giacch tutte col la stessa Giuno ,


Di Giove la mogliera,

aveva spinto

Giasone ad onorar . Ora queir antro ,


175$ Antro sacro, al d d'oggi ancor conserva
Il nome di Medea j dove esse Ninfe ,
L' odorose lor vesti distendendo ,
Di letto nuzial copia le fero .
Gli Eroi frattanto nelle
;

" . .. r .

... .

man vibrando

tj fti.'ij ; .;> i. IL iti ji :.;yv ?e i/,o 9 \Le


{# -n?7

Tum jam thaamorum leAum patat Medea


Jn summa pufpi Stermini storeai :
Circum ipsam aureum intendunt tapetem ;
Deinde haitis mtpendunt pellis buislas
Atraque { stuta ) , sicgue occultarunt vetitunium nupfarum oj>ut

3J0

APrONAYTIKHN

A.

'

fovpxrx vcfx.iica.vris xprx , /an xpiv s a'AktiV


JWAigpgW /JViAoj ezuCp/cruev o/juXos ,
KpXXTX O*' eV<puXA.OlS i<flifJifjJvOl ctKptjuuSv&ci'fiv t
/jt,/&Aas , Op<pno5 Vo Ary* tyopi&itpvtos ,
1 1 60 vv/uuQiMdUi u/jlvxiov ivi TzpofJuoXqvit ag/JW .
cu yaeV gV AXmvoio yoC/u.ov /tgygVg rX4<r<rxi
rlpoas A/Vow'JSw , M>eyxpots <T' V 7rxrpcs ioo ,
jwTn'oUj $ IaAxeV V7ro'rpo7ros &j dV j^j ai/Tri
Mn'^/a. (ppovticntt tot' ai/ ^psoi rryg lULiynvxi,
116$ a'AAa! 7*/) cu jroTg <pSAoc tPun^x-^v pdytovto*
tip7T(\ris i?]i%,i\iJ.lv o\( 770M crt/V JV t/c a/W
77/xpr 7rxpjuif.CX(aHiu iutypofJvQViv xviw .
Tt ^l] TOUJ 7Auxg/)j) zrgy) xivo/jlvou$ QtXxntl
(Tg7/U.' g^g' 1 p TgAe'o/TO &icxpt<ris AXaivoio .
il 70

Hj
ai/UL(ipo(ftourtv <Lvzpxp(jt.ivt\ (pxtfft
Aug KtXxtvw uvHfx
rpos ai
iysA.xcro'xv
rivs vriffoio {c/i\ fptfriiffcfxt XTrtofav
xrpxnnoi mm v A>i &po'os eo'KSJ' xyvixs '
tu'-

Vite* 1166' ri/m-uM; 'ffi'i>i/* Aw roS/ | Sentenza quanto vera . altrettanto


frequente presso H buoni Scticcori Lucrezio nel lib* 4- pi figuratamente ;
. medio de fonte Itporum
Surgit amari aliquid , quod in ipsis floribus angat i
e pi avvicinandosi al nostro passo presente Ovidio nel settimo delle Met
vers 4rj
usaue adeo nulli lincer voluptas ;
Sollicitique aliquid Ixtii intetvenit
All'espressione poi qui usaci Ku xi equivalente e l'altra di Libanio 9tth
ri fit , Tom secondo edU. Morelli p- 7x4Vtrv 1171. ai}' iyiKaftv | Modo di dire iato anche dall' autor dell'Inno a
. Cerere v 1 $
,
Ter-

DELL' ARGONAUTICA LIB. I V.

351

1770 Le marziali picche ; onde improviso


Primo alla pugna dei

nemici il stuolo

Non s' avventasse , e di frondosi rami


Il capo cinti , al dolce suon che intuona
Su la cetera Orfeo , soavemente
1775 Cantando van sulle sponsali soglie
Lieto imeneo per festeggiar le nozze:

. .

Nozze queste per che di Giasone


Mente non

era ivi d' Alcinoo in casa

Di celebrar , ma nella sua paterna ,


1780 In Jaolco , qualor fosse tornato:
Ma al congiungersi allor gli strinse il tempo .
Oh dei mortali misera la schiatta !
Quanto ver , che giammai con tutto il piede
Noi non entriamo 've piacer alberga ; ,
1785 Ma sempre a feste amara cura unita.
Quelli cos , tra '1

giubilo sebbene

Di dolce amor , pure timor rodeva


Come del Re finisse la sentenza .
L' Aurra intanto coi divini raggi
1790 Sorgendo discacci la nera notte
Per 1' etere ; ed ormai rideano i lidi
Dell' Isola , e ridean sin da lontano
Le ruggiadose strade delli campi j
Per le piazze il romor gi cominciava j

i
E co-

Terraglie omns rideba :


e che si trova pur in Teognide sul principio delle Sentenze :
tiiit vero terra prodigiosa - -

35*

APrONAYTIKGN

A.

ki'vvvt ivvxrxt yjcv aivx n\\tv , 01 tP' Ltt rnXoC


117$ K.d\%oi MxKptMns ivi mipa.fi %tpvn<roio
xvtikx tT' AXki'voos /agTeCnVaro a,vv$>F/'r)o'tv
Sv vov i^ipiav Kodpns ump . iv <P' 076
CHn^lpov

%pvcro7 iKxt7z\ov , & &70 tzoMoi

t^&t'xs dvc xcru Jienpivopro ~iu,ivxs .


il 80

dY j^j f'^e/ns 7io\itAAttL redfcA Mvrzs


$xn\Ktov ot xptvfot d/xiXx^v crlifcavro .
npactj <Te yuvx7n.es xo\\ss

ZkoS 7tCpyaiv

fixvov Tio^fxAvxi ' ffOv <r' cLvp&s xypotZrxt


nvrtov crxtovTs , imi vr\/m,epn'x (ix^/y
1185 tipn innpoivMf . xytv <F 0 /xv nupnov \Xmv
"''

"

...

K*rj 1178- ?<x*(TTiA.ov | Questo epiteto , che applicato allo scettro proprio di
Apollonio specifica quello scettro, che non di maest, e d'impero eia se
gno, ma di giurisdizione , e di giudicatura : comune per conseguenza a tutti
li giudici nell'atto di giudicare Di questo scettro intende Virgilio di par
lare, quando disse di Priamo ( jgn> 7> 146- ) :
Hoc Priami gettameli trat , curn jura vocatis
More darei populis

c di questo medesimo come usato da tutti indistintamente li giudici inten


de Achille presso Omero nel primo dell'Iliade con queste parole:
E nelle palme or tengonlo i figliuoli
Degli Achei , che ragion tengono , fanno
Le leggi
'
sul qual luogo Eusrazio sceptrum non solum regni est, sed justtia symbolum . Qui poi non senza la pi gtande avvertenza , che si aggiunge
solilo da molti giudicarsi con ouesto scettro ; perch infatti abbiamo da Oracto, che in Corcira dodici consiglieri, od ottimati (tftnst li chiama po
co dopo Apollonio ) parte avevano nella giudicatura col Re; a cui nella
accordatagli preminenza , che Omero pure rimarca , riserbate forse erano
le caute maggiori , e di jus pubblico qual' era la presente Per questo
Ome-

DELL' AERONAUTICA LIB. IV.


1795 E come si movean per la Cittade
Gli abitatori , alla medesma guisa
Da Macride li Colchi
Su li confini

di lontano

fean del Chersoneso .

Non and guari a comparir Alcinoo


1800 Per ispiegar a norma delli patti
La mente sua su la donzella : e in mano
D' oro teneva il giudiciario scettro ,
Col qual retta ragion si dea da molti
Per la Citt nel giudicar le cause *
180$ Il Re a file seguian delli Feaci
Di belliche vestiti armi i magnati
Venuti in frotta j e per veder gli Eroi
Le Donne a torme fuori delle mura
Usciano ancora ; e i contadin pur essi
i8jo Vi accorrevan ci 'nteso : giacch aveva

Y y

Chi

Omero stesso chiama questi dodici consiglieri alle volte anche Re , Re

Veti' ii8o^ | In questo verso specialmente , come in tutto questo pasto aveva
Apollonio presente il principio del lib 8 dell' Odi* , dove si legge fra
l'altre cose:
Cos dicendo precedette Alcinoo ,
JE insieme segui ano gli scettrati

354

.APrONAYTIKQN
dpvav aw'Acoj' , o

A.

dtpyrkv Ir/ Tipxiv

i\\oi tf fjL(pt(popr,a.s gV/c^ecf'oV /oTWai? otvou


xfpvxarQzi -$ugW t* *W rr\X^t w\hh A/yyvs
su* eTg 77oAuHju.r\TOvs olpois tyipov , cja, yvvofixs ,
1I90 fxtiXix T xpwoo ,
aA.Wr)J- ivi tottftv
yXxfnp , o'iiw re vt(\i-yis imlfovxau
d-oi/u.Cov <F ii<roptocra.i dpmpt77<V riposai
tifx

fMftyds

W tfQi'ftv OiaCypow

vlv V77aJ (Qp/xrfyos uHpiKou ncf dot^ns


119$ Tocpcp'x (rtya.Xu'&t'ri 77gVW xporiovra. 77M\op .
Nuutp**"
&M>fJ.iya- 7icC<fxt , ore fjt.vnva.no yd/u.010 ,
ifjLSpepjy \j(a.v<uov di-fauov <Zx.\or& eP' ttiTrg
c-d'v c7xt ae/JW i\/fffo'iUtt>xi 7itp wJkXop ,
Hpn , ceTo 7' gHirr* . c 7cp j(5*j gW <ppgo7 ^>nKAt$
1200 Apirrnj, 7i\Mivv (pctVOx/ gzrcs hXjuvoto .
flM/

^irrs 1 196* 2 tuiisam | La scorretta volgare lezione futironro riferendo questo


verbo alle Ninfe, dava un senso confuso, e niente significante* All'in
contro convertita , come ha il lirunck , questa voce in p.rf<futTe per accordarsi
con Orfeo ne risulta ottimo il senso cos spiegato dal medesimo Brunck :
Quotiti in cantico guod ad Ijram cantbat Orpheut nuptiarum meminerat ,
fymphx Hymenxum acclamaant l interdum vero teotsum saltantes canebant
salte guietcentibus Orphei Ijra , vce Io 1' ho appuntino seguito nella
traduzione , perfettamente con esso uniformandomi nell' osservazione , che
; fa all' occasion di questo passo ; niente essere da meravigliarsi se letto Apollonio nelle versioni sino ad ora pubblicate sa passato per lo pi inetto ,
e pi insipido degli Scrittori : vero pur troppo anch' io confessando il detto
del Rhunkenio : melius esse Grtecos Poetai ignorare , qvam est versione cognoscere
Vers' 1199' tv yo't> *j i* fyifi Stjxa; | Espressione frequente ia Omero, come
fra gli altri luoghi al primo dell' II* v Jf

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

3$$

Chi giovenca portava ancor non doma;


Altri qu da vicin ponean di vino
j8i$ Anfore per versar , e l da lungi
Dall' ostie alzarsi si vedeva il fumo .
Le Donne poi ben travagliate vesti
Portavan come al sesso lor conviene ;
E doni d' oro , e variati inoltre
1820 Altri ornamenti, onde le nuove

spose

S' ornano : ed al veder di tanti chiari


E prodi Eroi gli aspetti , e le figure
Ne stupian tutte ; e pi al veder fra questi
D' Eagro il figlio , che all' arguto suono
1825 Della cetra, ed al canto, iva frequente
Col ben calzato pi battendo il suolo .
Ma frattanto le Ninfe insieme tutte ,
O col Trace cantor , quand' Ei nel canto
Rammentava le nozze, ivan d'accordo
1830 Anch'esse nel cantar dolce Imeneo;
O da se sole roteando liete
Celebravan di te , Giuno , le lodi :
Che inspirasti tu ancor nel cuor d' Arete
Di rivelar il saggio dir d' Alcinoo .
Y y 2
tu yfi ivi <PfifC Sijxe 3t XtVKKfict HjM] .
(he gliele pot in cuor la Dea Giunone :
1- 8* vers iS.
i Hi ivi qvwi %fiK Ay^t'uton vrm Hjs

se in mente
Ad Agamennon non avesse posto
La divina Giunon

Que-

35<5

APrONAYTIKON

A.

cLvrcCp ay eh rxTrpZrx dVttnj ciuci Trttpxr' eei7T&p

/$e/ns n JVi dV yxjaou r\os KXnicrlo ,


f/UL77toy cSs xXiyuvi JWt^spa's oudY g rxpQos
oCtev , ouW (ixpslxt ttXu^op Arirxo
12Q$ fiWtS , dppnKOlCfl
t;

iutyv^Xf %iV cpHO/f

V n'AgyaaTts KoA^o/ iax&ov dwi<*v?& ,


c<pg<x$ n'& iti<fla.$ 'os &?pv<xQxj xmyz ,

ji Xiixivw yx/ns r xtt rnXd^i yrixs it'pyuv 9


Ji\ rc'r JV fi<t<fi\r!o$ iou rpo&ovr&i ivmdis t . ,
12 io %Qxt ixuXityLvra <rvvr{/uiovxs au^/ /a pmV<
cTnV fixAx <Pxtr\KS<r<rt ju.er xv<Ppxfi pxizrxxcfKov
e/Vore Bxx;/a,'</\x/ , y&vr? Ecpvpnd<f sovra ,
dvpis wx(T<rxt>ro /ul&tx %pvov ol dV mpxirw

la 1$ ovptx , Nicrtx/ous t, j^j QpiHov UfxtyixffQxi LWx tx (xiv clilftovros ci</V xwos ru$>r\. .
Mo/pxUV

Ti Kif d-Vn TlxUX. MftOVtXl


w

Ven* tiri E(J5tJp?|* | Sovra questo iu>me cos lo Scofiaite Efira l detta Cariate
da EJra figlia di Epimeteo ; ovrtro secondo Eumelo dell* Oceano , e di Te
li ; moglie di Epimeteo< Comunque sia di questa Mitologica etimologi.!
per Efira nominata Coriaco nel 6- dell' 11* e tra le varie Citt, alle.
quali comune questo nome Stiabone pure , e lo Stefano vi annoveran
anche Cotinto Io pei maggire chiarezza re lo ho nella traduzione aggina^
to . Anche Vellejo Patercolo lib t cap. j Corinthum , oui antea fuerat
Ephjre
Veri \ i\6> i\\ ri ftv yrf^avroj | Nello Scolio si spiega qnesta espressione
per f*.sr noKOv yj>&w post multai* tempus : e trovasi verificata in qualun
que sistema di Cronologia si voglia seguire j come si vedr nelle Osser
vazioni
Yits' iii7> in xmiti &c J Consentono- presso a poco con questo passo le pre
cise paile di Timeo presso lo Scoliaste ; U quale dopo aver detto seguite

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

357

83? Questi allor dunque , come gi da prima


Della giusta sentenza li confini

, .

Pronunci ; adesso che le nozze ormai


t

Consumate si sanno ,

fermamente

Sempre sostien lo stesso: n timore


840 Fatai muove lui gi , n le minacele
Gravi d' Eeta : ma inflessibil serba
Quei giuramenti ai quai s' avea legato .

-,

Quindi ancora qualor venuti incontra


Vanamente li Colchi

ebber ci 'nteso ,

84? E fu lor anche , o di osservar sue leggi


Imposto , o lungi di portar le navi
Da quella terra , e porti j allor temendo
Del

loro Re , d' Eeta , li rimbrotti ,

D' esser pregalo ivi quai socj accolti :


1850 E infatti fer nell'Isola dimora
Fra li Feaci a lungo , insin che dopo
Vennero ad abitar ivi i Bacchiadi ,
Che d' Efira , o Corinto eran

nativi ;

E i Colchi allor nell' Isola passaro


1855 Opposta} e quindi trasferir lor sedi
Su li Ceraunj monti degli Abanti ,
E nell' IUirio ancor fra li Nestei ,
E di Orico col nella Cittade :
Ci che per dopo assai tempo avvenne .
1860 Sin poi da allor ricevon ostie ogn' anno
Quein Corei quelle nozze, ed aver parlato del Wgdfizlo ; aggiunge che que
sto ogni anno si faceva anche ai suoi giorni , dopo che per la prima volta vi
aveva tagrifccato Medea nel tempio d' Apollo y eseguita ihe due are per me
moria

?$3

APrONAYTIKON

A.

Nu/itpgW , No/ULtoio hx& hpv A itoAAcaro*


(itofJLot , tou$ MwPg/a. Hxd-/<rcrxro . zroAA ^ /oDrtf
12 20 AXh/poos Mtvvxif %avt{'x , 710AAo? cN O7?our<rzv
Aptirn mta' tT' eturg fucifHX fZKtv execrQxt
MndVp f/JLCcLs $o/nx/JVxs f /uayx'poio .
rifiati o*' iC^o/xcCrcf Api7T0LPM \faov rtku$ j? cCpos
anpars riS^p oVg'x

. e/ o*' xvifxoio

122$ Tivoq 7Tityon&voi npotipa &ov . aAA< 7ap ou^a


afifioy nv e'77/CnVflU A%xios r\p<r<rtv ,
o<pp' 6t/ ^ A/C^'u eW 7iilpx<tiv tXrlcruay .

HcTn ixiv noti kXttov indvufiov AfA^rpaHmav ,


fifa Kovpntty iXmov %Qyx 7Ti7f\xfj*{voi$i
la 30 Xxityivtt ^ij vuvds xrxls cv E%wdtft vntfovs

mora di quelle nn^c sono state innalzate una alle Ifinf , P altra alle 2fireidi Apollonio fa quesc' ultima dedicata in vece alle Pacche
Vtrt' iii8 Noptoio | Soprannome di Apollo , che trovasi presso Teocrito' nell'
Idil- xf> al ve presso Callimaco nell'Inn- ad Apollo r 47- Secondo
il pi comun sentimento viene da >V/**> pasco , o perch Apollo , come
dice il citato Callimaco
in Anfritto
Le aggiogate cavali a pascer ebbi
o secondo Macrobio ( Saturo, lib. i< cap- iy) perch Apollo, o il Sole
pateit omnia qua terra progenerai Lo Scoliaste per su questo passo gli di
un' altra totalmente diversa derivazione , facendolo prevenire da w'/wc legge;
perch nari :/auo juxta legem sia stato da Alcinoo pronunciato il suo giu
dizio Io su la dubieta di questa etimologia per lasciarne , come nei
Greco , indeterminato il significato , ho lasciata senza volgatizzarla nella
sua originalit la voce
Vetf n*8. H>i) i*t -ori Afurptxouv | Alla diligenza del Brunck qui sfug
gito un etrorc ad testo, che sebbene abbia per la legge propostami voluto
lascia-

DELL'ARGONAUTICALTB.IV.
Quegli aitar

359

delle Parche , e delle Ninfe ,

Che l nel tempio al Nomio Apollo sacro


Di sue nozze in memoria alz Medea .
Alcinoo al fi a del lor partir su 1' atto
2 365 Ai Minj

di molti ospitali doni ;

Molti Arete ne di; che inoltre diede


Per seguirla a Medea dodici serve
Feaci , e tratte di sua casa istessa .
E nel settimo d poi da che giunti
1870 Di Drepano lasciaro il suolo, e il porto.
Venne da Giove allor leggero un vento
Da mattina a spirar : e merc '1

fiato

Di questo spinti in l sen gian correndo :


Ma non era dal Fato ancor deciso ,
1875 Che neir Acaia entrassero gli Eroi,
Perch soffrisser nella Libia ancora .

Avean
Non che

gi dunque degli Ambracii '1 seno


il suol dei Cureti a piene vele

Ormai lasciato j e l' Isole trascorse


Per

lasciare,' pure i qui necessario di avvertire L'errore consiste nella parti


cola uni , che deve assolutamente cambiarsi in vori HJt) icori , uniti vagliono jjmdudum , come oltre lo Stefano nel Tesoro prova con pi esempj
l'Hoogeveen De Partie- r- * cap- xlvi pag- 1076-3 e questo significato bea
conviene a questo luogo* Al contrario mori , ch'equivale a x/tg non di
alcun senso , avuto riguardo al verbo iKinov , che vuole il solo accusativo
senza alcuna proposizione- Quanto poi alla voce AfMrpoxAHM' il promiscuo
nsto di scriverla col /S, e col viene attestato da ustazio in Dionp- , e
dalle Stefano
.

36o

APrONAYTIKfN

A.

e'g/n$ TiXortoi dV viov Ha.rxp'Aii'ifo yaua.


tot' cvxp7ra!y<Pnv Xon Bopoui ^u'gAAa,
fjLitffnyOs 7i4Xoi-yoff^ AiQuvIikv ien'a. 7Tx<r<ts
piSkols /j,Zs K3H fcarit q>p' niu.xlx , fx^pts "hovts
1235 7ipo7ip fA.tiX' f ufoS-t JLtiprtv , 'S ovxn vrlos zritff
muori 7i4X&i , ore toV y& (4<<tro k\vqv hvQxi .
7iaLvrn yp r&yof , /raVrn fiviovra. fiu$o/o
toLptya. Koucpn dY ccp/p gV/CAi/g/ C'fofios %vn

1240 pnitv oH 77orn\p os/pTxi . g;^' apx tci/c 72


7T\nju,M.Ups ( ^ij 7*/J t' oLvxfcoLfyrxt t\7ii!poio
ri Sol/uhi dV rSJ^ ^gu/*x, ^tj a\J/ f7rpuy&rxt oChIs
AoCQpov notjtfJdvov } fAU^cCrp vtovt rd%tcrla.
rin , rp7rios cTg' AiaA.' Jd\xo7 7ra,\jp (\iXa77lo .
1245 0/

d,7i vws opovvzv , a-xps P tXv /VopoayTaj

tipx , ^ ^u^&'Anj >fcT. %Qos>s , ntpt & 7fa. ,


TnAou \j77tp\tivovrx fwHs ' oudY t/*' oLp/jt,v ,
cu' ;7,W , ovk t^aVeu-^e HcCla.uycC'Tfxvro fiornpet.
7-

fin- 1131. n^\0T9{


| Lo Steno che t/Kotii; wj<ree usato da Dionisio; don
de componendo formato il nome proprio YlthoTrtnWot; , uno degU antichi
nomi di quella celebre regione , che detta fu anche Apia , e Pelasga ; co
nosciuta ora sotto quello di Morea . Di detto nome > che le venne dal no
tissimo Pelope Frigio , di cui qualcosa si i detta altrove, vedine lo Stefa
no, ed Eustazio in Dionys- v- 403
Veri- 1246' segg- | Sallustio parlando appunto di quella situazione nelle vici
nanze della Sirte Maggiore , o Cirenaica ( De bello Jugurt- ) Ager in medio
areno sus , una specie ; neque flumen , ntfue mons erat i/c. E poco dopo ; 1
locis illis tempestai haud stew ac in mare retinet Nam ubi per loca *ouaHa, nuda gignentium ventus cohorlus arenarti kumo txcitavit , ea magna fi
agitata ora oculosaue implere , ita prospg&u impedito t moretti iter

DELL' ARGONAUTICA LIB. iY.


1880 Per ordine che fan colle medesme.,
Echinadi col

stretto il passaggio ,

Di Pelope vicin gi cominciava


Ad apparir la terra, quando surta
Aquilonar fiera procella , in mezzo
1885 Al Libistico mar a forza tratti
Per nove iutiere notti , ed altrettanti
Giorni i port dispersi

insin che innanzi

Entro alla Sirte penetrar ; di dove


Uscir addietro pi non pon le navi
1890 Quando nel seno ad internarsi spinte i
Poich l tutto limo, e tutto '1 fondo
Muscoso , e denso ; vi si spande sopra
Dell' acqua con romor leggera spuma ;
Ed appresso vi giace immensa arena ,
189? Per la qual n cammina, n vi vola
Animale verun . L dunque il flusso
Cacciolli presto alla pi 'nterna spiaggia :
Perch l bene spesso dalla terra
L' onda recede , e spesso ancor su i lidi
1900 A furia rutta, e li percuote insana j
Ma sempre alfin riman

della carena ,

Poca parte nell' acqua in quelle secche .


L pertanto

gli Eroi

sbalzar di nave ;

Ma li prese dolor , quando

non

altro

1905 Videro ch'aria, e quanto l'aria lungi


Stesi, e seguiti di gran terra dorsi.
Nessuno l vi videro vestigio
D' acqua , o d' alcun sentier ; n di lontano
Tomdl.

Z z

362

APTONAYTIKGN

A.

xuXtov , g*n'A<j> H HO.r6%ilo xdvrcL yxXrivq .


1250 aAAcs fi .ut

aAAof rer/WfMs &piuvz .

'* Tt's %Q<t> evfclxi r, y 77c$< ^vvtovoiv xXXxt


nVf'aj ; xiS irXr\M.tv , ciqMfe'es oXo/xvoiO
)t cTg//U,a7oj , aura Hg'Agu3-a dVx/A^gpg's p/xn^nvxt
7iirpddv . nr <xv

uWp A/o$ cucrxy /0&V1

I25S feXltpoy r\v /xiyx oV ri pAwivortax Xs'tQxi .


rO? cT?1 ri g p(%xifxw > ipw/Avot .vij.oi^iv
t aud'/ fjJvuv rvrQv zrgp gW %pvov , cFc? g'pnMfl
j7g'a. fitoXuy/ns .vx7ii-n\xtxi r\77iipoto ;
>Qj a/s' g<pn Atgral tT' .UToV ciju.n%xi>/p HXKrnlos
1260 i$uvrrp Afxa/oj nn^/xivos ciypevw
&XfJLS& xvrcdov Tn-^gf t^pov , eoo*' tSnciXufyi
gVT arns* TTcCpx <F L/x/xi rd hvvtxIx 7rr\f*xv$nvxi
Tp^' uV ipr\]u.x/$ 7z&7P(wtxs > / Hg^ a'nTX/
%ip<ro$iv oifX7:v&\j<fStxv ' Imi TZvxytofx Agi/croM) ,
126$ rnAg 7iipi<SK07i(dv , aAflt /7a'i'T0-3,gj> nA/^a. o^' utTco/)

xa/ gy g'zr/CM^gpas c/Va <^n 7txXxi r!^ nxcrQn


j^C-s /gpn %4p<fou 770XXV 7Tpc<ra) cCxXx tuv xrn
77XnM.M>vps in Tivroio jxii&xQovinv gW^uare .

F#w iitftf- ^w'a,evv tsTuhViv titiTpyjH 4.*/**5S3<x | Di qui ha preso quel re


Dionisio ( vers* io* ) :
- SiKKvrt V Jre

1 interdum vero rursus


Recami estui siccas curtit super arenai

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Pur si vedea di pastoral capanne

1910 Segno verun , e muta era ogni cosa.


Quindi dolente un domandava all' altro .
Qual terra questa mai ? dove li venti
Cacciato n' han ? Volesse Dio che osato ,
Vinto il fatai timor , da noi si avesse
jpiS Per lo stesso cammin di nuovo in mezzo
Dei scogli ripassar ! certo era meglio ,
Iti sebben contra il voler del Fato ,
Perir tentando una almen grande impresa.
Or che faremo se per poco ancora
1920 A qui restar ci tien costretti il vento ?
Tanto di questo immenso continente
Ci si para dinnanzi erma la falda .
Cos dicean 1' un l'altro: ma fra questi
Lo stesso Anceo '1 nocchier per la gravezza
192? Del mal' oppresso da dolor, soggiunse:
Ah ! che periti siam di dura morte ;
N v' pi scampo al mal : eh' anzi fra poco
In questa solitudine caduti
Gli estremi guai noi soffrirem , se venti
1930 Spirin da terra; poich il

mar limoso,

Per quanto lungi guardi, ovunque vedo,


E nelle bianche arene ripercossa
L' acqua sen scorre . Gi la sacra nave
Miseramente dalla terra lungi
193$ Rotta a quest'or saria, se non l'alzava
Il flusso istesso , che dal mar venendo
Levolla in alto; or questo istesso flusso
Z z z

364

PTON A\ TIKX2N

A.

1x70 nv # n fdv zrg'Aaw^e M.&T<r<rula,i , oid$-t J* fajum


77X009 /A/tcu , ya./ns Cmp ovvov imputa, .
toiviK f 7&> 77C<rxy p.iv ri iXn'iba. <pri/u/ Hxtylxi
muiX/ns yovlou re . J\xn/aocuVnj' >g' tis xXXos
q>t)vti> ' 7:oLpx yoip ci eV oHn&tti ^xaVce/p
1*7$ > m-aio/ulco Ko/Ju<Pns <x'AA' c /a^Aat v<x1i/aov n^axp
Zeus *Xu noi(A,cToi<riv g'<p' r)/u,6Tpoteri TgAsVccu .
,Q$ <pa-'TO ^XHpVUf ' ffy tP' VV71QV cL<f%OL\(lVTt
Vco/ Va* muP dWati/ueVo* g'p dV apa, 77a<r<
Trat^fc^n HpxrPt'n , ^u'to dV ^Ao'o$ oc^acp/ nxpucCs
1280 c/o? o*' <i<\>xpi<!iv iomdrs $(XoKru>
dLvtpts eXt'a'a'ovroi.i divL 7p[dXtv , n 7toX&/jloh>
rf Xoi/jloTo rXos noxt^iy i&tvoi , rie rtv o&Cpov
cZvnitov , c<rfe /Soly ara ,aup/a, kXwzv epyot, ,

Vus it8o. e isgyt | Pu dirsi di questo passo ci che disse di art simile luogo
in Omero ( II- 14) il Pope , non essere cio questo un vano accozzamen
to di similitudini una su l'altra, che perder faccia 1' idea principale : ma
bene il naturai prodotto di una immaginazione , che nello sforzarsi di es
primere fortemente qualcosa, non trova idea , che adequatamele vi cor
risponda , e cerca moltiplicandone le comparazioni di supplire al difetto
Felicissimo in questo luogo il nostro Poeta ; difeso per questa union di
similitudini dal passo sopraccitato di Omero , e posteriormente imitato pres
so i Latini da Virgilio nel 4- della Georg v- i6iFrigidus ut quondam sjfois immurmutat Auster ,
Ut mare sclluitum stridei refluentibus undis ,
JEstuat ut clausis rapidus fornacibus ignis
E presso gl'Italiani dal Tasso ( Gerus liber* caruse* M>*
Rapido s che torbida procella
Va' tafmoti monti esce pi tarda ;
Fin-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV,

%6<i

Di nuovo al mar con empito tornando


Poca vi lascia innavigabil

acqua ,

1940 Quanta sol basta a ricoprire il fondo.


Egli perci eh' io dico ogni speranza
Di

navigar' , e ritornar recisa .

Suo magistero altri , se V ha , palesi j


Ai timoni sedersi ei pu , se '1 brama ;
194$ Ma che il d del ritorno ai nostri mali
Ormai dia '1 fin , Giove non vuol di certo .
Cos diceva lagrimando Anco :
E feron' eco alle sue triste

voci

Quanti eran dotti in governar le navi.

Vfj.

19 So In tutti il cor ghiaccio mortai ristrinse,


Ed un pallor si sparse per le guance k
Come simili a inanimati spettri
Si vedono girar per la cittade
Talora gli uomin , se

di guerra , o peste

;l95f Temon le stragi ; 0 se dirrotta pioggia


Aspettano che affondi , e in un d perda
Tante dei buoi fatiche ; o quando sangue
Stillan da lor sudando i simulacri,
E par
Fiume ck' alberi insieme , e case svelij j
Folgore che le torri abbatta , ed arda :
Terremoto che 'l mondo empia d1 orrore ,
Son pieciole sembiante al suo furore
Vers' 1184* ti rav htu,oltx Sic- | Lo Scoliaste su questo luogo : Quando era per
succedere gualche sinistro, le statue sono state solite sudare , come accadde in
Tebe al tempo della battaglia di Filippo contro gli Ateniesi presso Cheronea
Si annovera questo medesimo prodigio da Virgilio fra gli altri , che si di
cono successi in Roma dopo la morte di Cesare ( Georg- 1. v 47$>) :

166

APTONAYTIKON

A.

1285 xt/uLoCfi , ng] /U.VHX <rmo7s Ivi Qxvtx^qvIxi ,


nV ^ij nVA/oj txiva nA*"*"/ h/kT eVa/yptr/p
cvpxv$v , rei dV Xa.fA,7zp dY nV/w x<rpx (pxg/yp
eSc toV xpitrlnts foXi^oti 7tpva.p xyixXoto
rtXuov ipTiv^ovris . e^n'Ai^e
at/h pi/xm
1290 i<T7Ttpoi * T' teuvcC %zptv c<p?'a? xlu.q>iQxAi>res
oLH.p\juv xyxuxKpv t "tv xvftxx fn&tv enx<rlo$
S-UflLV X770ty$<rttXV ivi \l/X,<JL0CS"0rt 77i<Xvrii .

#aV <P' /Atei aAAud\5 aAAoj Hx<rpa xZXtv X&<rOxt


<P Ka'pn 77\ot<tt KxXu^x/mtvot crcpiripoitfiv
1295 xK/xnvot ng\ xnxvtoi m/xro pi^S' tino ttxcxv
Hg\ <pxo< , oiKiirlef &a.vUrcf ini . wfap/ cTe' noupxt
cC$pxt A/nVao 7rxp?lei'x%ovTo Suyxrpt .
Ss iF cV ipwixxioi 7ii7r\nr$ CIo^ xirpns
W

Et mMstum illacrymat tempia elur , ttragut sudarti :


e Tibullo pure lo conta fra li presagi di guerra ( 1- f* lib* ! ) t
Et simulacro Dcm lacrymas /udisse tepentes
Fataqm vocale* pramonuisse boves
Sotto il Consolato di Gn- Servilio , e di Q: Servilio abbiamo da Giulio Obequente , che sudasse una statua di Marte nella via Appla
Virf uS6* ri *j r^iKiii Scc j Pare indubitabile all' Ursni, che abbia Virgilio
voluto esprimere questo sentimento con quel verso , dove parlando del Sole
oscurato alla morte d Cesare dice :
Me edam extn&o miseratili Cesare Roman
Cum caput obscura nitidum ferrugine texit i
ma senza equivoco ha di qui certo Virgilio tolto quel passo ( a- to):
1
medium vi o discedere ceelum
Palante<oue Polo stellai i
Ven- t 180- favo* j Felice congetturai correzione del Bruncit , per cui alla voce
j\i/3v , che portano tutte l'edizioni , e che d un senso non elegante , vi
sostituisce quest* altra , che viene da &m verbo sinonimo , secondo Est
erne ,

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

367

E par che s' oda a mugolar ne' tempj j


1060 O quando il Sol nel mezzo d dal cielo
Delle notturne tenebre s' ammanti ;
Ed in vece per l' aer splendano gli Astri :
Cosi allora gli Eroi pel lungo lido
Errando

intorno passeggiavan mesti .

196$ Ma poi venuto della sera il bujo


Uno all' altro stendea le

mani , e insieme

( Compassionevol vista) s'abbracciava,


Di lagrimar il misero diletto
Gustando sol; sinch disgiunti,

;
ognuno

1970 Su 1' arene gittandosi in disparte


A macerarsi 1' animo si diede .
Quindi, chi qua, chi l giti cercando
Di lontano ciascun per se un covile ,
E col mantel copertasi la

testa

1975 Famelici , e digiuni se ne stanno


Tutta la notte , ed il

mattin giacendo

Infaccia sempre alla pi dura morte .


A parte poi le giovani Feaci
D' Eta intorno alla figliuola unite
1980 Gemean : e come da scavata pietra ,
Gi nido Ior , caduti li pulcini ,
Che

chio , di AfeVtS , ed usato altrove dal Poeta j e da Oppiano pure nel 4* dell'
Al v- 3 37Vers' 1196- jcs/jcM | Vi ho aggiunto nella traduzione l'epiteto di Feaci, per in
dicate, che erano quelle dodici serve donate da Arete a Medea: indicazio.
ne che dopo l'Artungo ha pure il Brunc.lt creduta a questo luogo neces
saria

368

APrONAYTIK&N

A.

ftnpoLfrou X7?[r\vs Xtyix n\a%ou<rt peoarcot *


1300 n" ore xx\al vxoptos eV <ppi}<rt TLxkq\o7o
kuhvo Kivria-ovvw {v fxi\os cC/uupt dV AeijULOiP
(pcriits fipfiifxt , 7Tora.fA.ol re hxXx pie$px
a!j txt ini ^xp-S-xs -d-i/x^xt noviririp t$>sipxf
woLvvtfyttu iXutPP trXtfjLov dMpovro .
;ijO< kx ri hv xxrou Trxpres alvo ^ms iXtourHv
vdvufxvot ){f] x<pxvro{ int%Qo>tonfi ft'xr\pxt
rpucv ot xptfflot xutpu'crc gV xi$\& .
ttXXd etyixs ixnpxv x/u.n%xt>iip /utw''orrxs
rpcftfxt , AtQvns rtfJLwpot , x7 7ior Adwpnp *
13 io Tifjuos or in Tixrpos nedpxXris -frps Ttx^xtvowx ,
dn/xevxi Tpt'rwos f<p' uoVov ^urXi><Txvro .

Vtn< ijoo- nxrXt? | L*<rar/, che mi ho creduto permesso di aggiungervi


corrisponde al jyws/or'o; Chrporrhoas , nome col quale lo Scoliasce dice chii
maro quesco celebre fiume della Lidia , che per le sue arene gialle u cre
duto che portasse oro Cosi Seneca JEdip. v* 467
Divite Pacolos vexit te Ljdius unda ,
Aurea torrenti deducens /lumina ripa
Vttt. 1301. wkm Kttiintn ih t^Kog | Da questa favola su i cigni notissima
presso i Mitologi , ha pur tracco Virgilio quella elegante sua comparazione
nel settimo dell' En- v 701Ceu quondam nivei liquida nter nubila eyeni ,
Quunt iw e pastu referunt , longa canoros
Dani per colla modos j tonai amnit , Asia longe
Pulsa palus
imitato presso gl'Italiani dal Casa nel principio di quelle lue Ottave;
Tosto che sente esser vicino il Jne
Il bianco cigno all' ore sue dolenti
Empie l' aria di canto , e le vicine
Sire fa risuonar di nuovi accenti
Vrs.i Joo>

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Che non ancor di

369

piume rivestiti

La madre abbandon , d' acuti strilli


Assordati

V aria : o

come su le sponde

1985 Di quel che vago scorre aureo Pattlo


Muovon lor canto cigni , e ne risuona
Tutto all' intorno il rugiadoso prato ,
Non che del fiume le lucenti rivej
Quelle cos 'n la
1990 Le

polve ravvolgendo

bionde chiome fean

D' omei

tutta la notte

lugubri un lamentevol suono.

In questa guisa li migliori Eroi


Lasciata l tutti averian la vita
Ignobilmente , e senza che restasse ,
1995 Non compiuta l'impresa, alcuna fama
Agli uomini di loro , se pietade ,
Mentr* essi gi languivano smarriti ,
Non ne prendean queir Eroine illustri ,
Della Libia ^ispettrici ; quelle desse ,
2000 Che accorse

quando dalla testa uscia

Del genitor , gi per 1' acciar dell' armi


Rilucente Minerva , la lavaro
Col nell* acque dei Tritonio stagno .
Tom. IL

A a a

Era

Vers' ijoo rt^opoi | Qui secondo Io Scoliaste, cui si uniforma l'autore del
G- Et , si prende questa voce per t<po/>ot da ttyopiu inspco , obtervo
Veti' i)ti.
| Verbo adoperato per la medesima azione da Callimaco
nell'Inno a Giove v- 17*
I
toxow
hiuer* yyrkrtuf*

f ( aquae rivo ) parta


<Sordet abluerct
50 1 qual luogo vedi Io Spanhemio

lo

APTONAYTIKQN

A.

ivhov n/xxp enr > vip fi c^rxlxi $>pov xyxt


flA/eu A/Ci/w et/ te tfzMv AfoopJfxo VTfltP y t\OV f1' 0.710 %ep<T KXpnXTOS IpfXX 7l7l\o .
1315 xvrxp oy ih repairi 7rx\ifx7iirii ofx/xxr' mhs ,
tPx/jxopxs xtficQ/s ' tur*/ oV /uuv dfJiXQxfy clov
fxu\i%fots niivaiv xr\j^p\ivov 7ipo$iiiiiov .
KaV/oepe T/77T in tvvov x/u.n%xt>/Q (liCo'Xnrxt j
/oV* t720i%o&vovs xpfoiop Npxs ' t/XiV hxctx
1320 vju.iTf'ptov KX/xx-tcav , oV

ojos , cWot t' g<j>' ypnv

TrAct^o'M^' xetTet' xovtov , vWpC/et 6/37' iax/xityO .


ooncXot

%Qdv/xi $ix cvjfnifcrxi ,

r'pio'irxt , A/Cuns ti/xtiopoi ridY $u'yxrpis .


etAA' otwt mi^1 6 ti Tevc? 'tjjoiv ctxxnfo
1325 xvcrtnrov fi irxpous eur

et"? dV tg/ A/utfQtrphn

ctp^tot noce/cTao^oj iiirpo^ov xx'ikx AuV^i ,


JV p'ct Tore <T(pgTf'jOj) ^o' fxmtpt tivix x'/xotCnv

eHx/txi , <h\pcv kxt< widVos jxjtxs (ppcucrx


xct/ kej> V n'7*-$e>ip e$ A%xux vota^xix .

rri ijn ti'oirKat | Allo Scoliaste, che spiega quesra foce per *es t*s e
xitsu circa oves versante* applaude, e vi si unisce 1* Hoelzlino L'Arnal
do per, ed il Brunck facendola sinonima dell'aler al v I j j ?. tpvui.ovo'tiot
la spiegano per deserta kabitantes; ed io seguo la loro spiegazione: che
la medesima che darsi deve a questo stesso epiteto applicato da Pindaro a
Tritone nel v- 49- della quarta Pitica Per altro queste Ninfe qui da Apollo
nio accennate sono le stesse , d'elle quali si parla in quel frammento di Cal
limaco conservatoci dallo Scoliaste ; e cosi reso dal Bentlejo ;
O Heroing Lybyx domiti* , gutt 2/asamonem
Portum , O longas ripas inspicitis ,
Matti me* vitam prorogate
fin- 13*9.

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Era del d gi la
200$ E ardean la Libia

$71

met trascorsa ,
acuti rai del Sole ;

Quando presso a Giason esse s fero ;


E colle man gli alzarono dal capo
Leggermente il mantello . Egli rivolge
Addietro tosto ad

altra parte '1 guardo

aoio Per riverenza a quei


Ed

terrestri Numi j

esse allor scoprendosi a lui solo ,

Che mesto era , cos dolce parlaro .


Infelice ! e perch

tanto ti maceri

Confuso il cuor ? partiti il vello a prendere


01$ Vi sappiam noi: sappiam di voi medesimi
Quanti per terra e in mar errando profughi
Incontraste fatiche per lo pelago ,
E di vostro valor 1' opere intrepide .
Abitatrici

noi

di solitudini

2020 Siamo, terrestri Dive umane affabili,


Eroine , di Libia e figlie , e presidi .
Sorgi su via ; non ti lasciar opprimere
Cosi dai mali ; i tuoi compagni convoca ,
E quando di Nettun

sciolga il volubile

2025 Cocchio Anfitrite , allor voi tosto rendere


Alla madre dovete la pariglia ,
Che cos a lungo vi port nel!' utero :
Ed in tal modo vi sar di riedere
Concesso un giorno al divin suol dei Tessali .
A a a 1

Ci

Vttf ij<>. KyjuTitt | Lo Scoliaste qui nota , che per Achaide s'intende la
Tessaglia j e ne cita in prova quel verso d' Omero j

3-7a
13 30

APrONAYTIK&N

A.

Qs cip e<$xi> , ng] atyxvtoi , lv itrlxQv , 1 10' ap* rau' >g


<p6fl"7p o/Afu yivovro 7rxpx<r^i^f . xrxp lricav
7ixtt\kvxs dvai fi' t^r im %Qovs , a>dV r luniP .
" iAa-r' (pr\/xovQfAOt Kufyxt SXi' flt/acp/ cT *V7>
cut/ ,u<A' oLprmpus voi< Qol-tv . iT /uV era/poos

1 3 3 S /'$ eV ciyupdixifos M.\jn<ro/u,xi , e* ?j t/ rn/jutop


riotfxiv KOfit^ns ' 7roXoiv J>4 r /xr\ns dpt'm .
H , ^ dvxt'^xs rdpovs ini ixxKpv ajxu ,
a.V(xlx\Of KOvlrt<ri , Ag'fiif fcj, 0$

t' V vXnir

tvvofxov tfy /ue^-Ta (pxirxi . a/ oV (&xd>lxt


1340 (pSoJ'Tp tfcrolpojuou<rtv aV oupg* TnAc\97 $n<f<xxi .
fi/xxri 0*' xypxvXol re /3<fec /u/ya. 7TtypiKxcrt ,
fiouTTiXx'r&t . r &cZt> ro?s <F aS pu ri yrtpvs irfcQn
p%iyxm trdpoto <p/Ac/s 7tikk\o(x4voio .
oLf%ou tf>* rytpt&ovro Kxrntpz's xrdp 0 ros y&
2 3 4 S cL%vvix4vcvs opfxoto 7zi\xs n'tyx ^nAJTe'ppcr/i'
IfpWXS , /UUlSlrO 7lKQXU<TH.(JI*tVM T* iHX<ftx .
KAD-

Mirmidoni chiamati, Sileni, e Achei i


che sebbene da lui non indicato il 684* del lib- II- Io per farne pi.
sentire la promiscuit dopo aver in altri siti conservato il nome stesso ,
I* ho qui spiegato per Tessalo
Vitti' 1330- p3<s4 jSSSa-ffju | Contra tutte le edizioni , e i codici legge cos il
Brunck , ben accordandosi l'epiteto pxUcu a pwv.u , mentre prima leggen
dosi
se ne dava un disadatto al ruggito del leone ,

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


2030

Ci detto appena, ivi in quel punto istesso


Della voce al cessar sparver dagli occhi :
E allor Giason , guardato eh' ebbe intorno
Su la terra a seder si pose , e disse .
Da voi imploro favor , illustri Dive ,

2035 Di questi abitatrici ermi paesi j


Ma dell' oracol vostro su '1 ritorno
Ignoto m' qual ne sia affatto il senso .
Pure ai compagni chieder raccolti
Se del cammin segno qualcun fatale
2040 Potessimo or trovar . Sempre migliore
Dei molti insiem intendere 1' avviso .
Disse , e dal suol con empito levato
Squallido , e ancor di polve ricoperto
Quanto pi forte pu grida ai compagni.'
2045 Come rugge leon , che per la selva
La lionessa sua richiama , e cerca :
Ruggito, che tremar fa per li monti
Le folte macchie , e inorridir di tema
Agresti di lontan bovi , e biffolchi :
20J0 Del compagno cos bench la voce
Agli amici d' orror non sia , che i chiama ,
E' per tal , che intesa ognun non tarda
A capo chino avvicinarsi insieme .
Ed egli allor , fatti col sedere ,
205$ Ove presso fermata era la nave,
E collo stuol donnesco insiem

confusi ,

A tutti eh' eran di pallor dipinti


Ogni cosa narrando cos parla .

373

374

APrONAYTIKHN

A.

' KAtfTg , <p/Ao/ . rptis yxp fxoi Lvtdtyvri cCm i


<rf{Xpwti> xiyu'ots i^wtfuiviu g UTidroto
x^ivos dju.q>i re vZrx i{cf\ ^xjxs , r\r& Koupeu *
13 So iarlxv mp xeipxXns fixX imcr^i^v gVt
kxXv^xv ,
7j7i\ov ipw<?xfAivxt xovQr) %zp , et/ fi kXovto
xrov r ypcrQxt * xvot & t/.ag'xj opcxi vvx*
fxnrpt dV cqjgre'pj) imvoukx r/a'xi oLju,oiCr\v ,
!

tKXfJLi t dVipoV KXtai ftitTu'oj o^a/Ag (pgpouoU

>3S5 mrxt ksp AuVpc/' tpo^ov AfMprrptrti


ap/Att nocg/dVoMO* . y <F ov 7ixf%u vorio'xi
TntrcTg $07zpo7i!r\s tv^a 7ipt . <p<x> >g ^gV g7m/
riptatfarxi , A/Cunj rt/u.riopoj n'dV ^U7XTpg5
1*

eVroV auro/ 7rp<rtev ini %Qoi>gs , rcf1' oc' f<p' uyprv

1 3 60 grAn/agi rx &Kx<ffx foiffutcu iH^tavro .


,i outT* g*T/ Totc^' aW %Zpov <x4pxK0v , eAAoi t/j a^Auj
i nY yg'tpcs Atgcrcnryij (pxuvofixs exxXu^ip .
X2$ g<pflt^' et
apa, tixm% -1(j,ov fxiovrts .
sV

Pri 1348* Tiptpttn aiytkn | Lo stesso che alyi'it , guam Lyiiss* ferunt pellem ,
dice Esichio . Rimarca il Brunck in questo passo , essere secondo la pi giu
sta propriet di costume , che fa Apollonio cosi vestite quelle Dee della Li
bia Infatti tal ne per appunto la descrizione] che ne fa Erodoto , d cui
giova qui riferire per intiero il luogo giusta la versione di Lorenzo Valla
( lib 4* ) Liifse multerei super vestem amiciuntur ayiq
captnis
pellibut non villots , fimbriatit , oc rubrca delibutis ; a guibus ayiMt capri'
ns pellibut tegiia denomnavere Grgci : del qual costume rende Ippocrate la
ragione nel non trovatsi nella Libia altro bestiame che capre e bovi Niceneto in un Epigramma inserito dal citato Brunck negli Anal- lib* I.
Bp<T<rcu , AipttD tpn Sxrtn alrt tfrtftt ,
eyih Xj s-piTvoti IjuripMat Ausimi
Eroi-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Udite amici : a me dolente apparse
aotfo Sono tre Dee , che di caprine pelli
Dall'alto insin del collo erano cinte
Agli omeri d' intorno , e intorno ai lombi
A donzelle simili di sembianza .
Elleno al capo mi si fero appresso ,
2065 E lo scoperser , con leggera mano
Levandone il mantel : quindi che in piedi
M' alzassi i' stesso , e che a eccitar venissi
A sorgere voi pur mi comandaro .
Disser che grata render la pariglia
2070 A nostra madre dovevam noi tutti
Di sue fatiche , per averci a lungo
Nel suo seno portati : e ci qualora
Abbia t soggiunser , Anfitrite sciolto
Il volubile cocchio di Nettuno :
207 5 Vaticinio per , di cui non posso
1' rilevarne il senso . Esser poi 'noltre
Eroine dicean , figlie , e custod
Della Libia , e saper quante fatiche
In terra , e in mar noi sostenemmo innante
2080 Da lor ci detto , iv' io non pi le
Che nebbia , o

vidi ;

nube si frappose in mezzo

Ed alla vista mia le ricoperse .


Cos Giason , e mentre
Attoniti , e stupiti

tutti stanno

nel sentirlo ,

JErotue , Liiyorum qua colitit montem littorevm


JEgii , intortis ciati* fimbriit

37<J

PrONAYTIKnN

1365 i <\s n^/poV(Tg

A.

7it\(upm xv^opp twos ,

MQtXxQns xpuvpo'i /*.ZTr,opot clv^vx %x!rcus *


fifjuQx dY ffetarx/uLivos yu/af tto vn^urov xX/u.rw
Spro

, 7ivot^ 7h\os -v^a.* . xt^x dV flnAsus

7n^nV<t$ ircLpotcrtv ixr\ytpii<r<ri /merwd^x .


1370
Apju.xlx

11 fjLr\r/pct o*' <ju'k ccAAnj 7rpori(xcrofjuxt , rie 77gp cwri


mx 7i4\itv n 7*p hxto widVos xfx/xt tyipowx
vdXi/xh xpyx\tot<xiv ottusi Hx/xdrot<rtv .
l7f t aAAa /a/v aVTg/tupg/ Tg /3/p ^ drtipiciv Z/uhs
t/'v|y^g' aiv&tfxzvoi , vpX/W-oc-d'toe^goj ivrPod't yxir\s
CtC~OJUt.il/ , J} 7Tporp(dVi TXl/c Tt&OLS fXxtfV 7TT0$ ,
ci/ >ap ' >g npnV u'jwcfuVgTx' *#wx o*' a%7y
11 ffn/JLXVi'iv tip ioXzrx fxxj^v KxO>i/Vgpc3g ^xAaVo'ns .
1380

X2$ nuoV 7iBLvrnT<rt F gWCoAos nv&a.n /mnrts .

ri/e-

P4rj 1 J64. AS, Ti pMnttn &c. I Di qui credono alcuni , che preso abbia Vis
itilo quel luogo ( ylfn j. fi7) S
Quatuw Aie (primum amen ) 71405 in gremiti vidi
Tondtntes campititi late , condor* nivali
Per altro sotto l' immagine di questo cavallo ha 1' Ab* Banier la non so
quanto fondata opinione di supporre , che si abbia da Apollonio voluto
allegoricamente indicare un vascello leggiero somministrato agli Argonauti
dagli abitanti di quelle cosce intesi per le Ninfe , o Dee della Libia ; affine
di guidatli fuor di quelle secche sino al Re di quel paese, figurato per Tr
tone , del quale in appresso* Vedi negli Acci dell' Ac dell' Ioscriz* e B- L
Tom- !* la sua quarta Meta* sugli Argonauti
Vti' \ \66> p<p<A<p>fc | L Scoliaste r*<piri(*i3tt 3/m|;<' reysCfywwe utrinjue co

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


208$ Ecco eh ai Min)

alto

377

prodigio apparve .

Salta in terra dal mar un gran destriere ,

'

Di qua e di l chiomato , e risplendente


Pei crini d'oro la cervice alterai
Che dalle membra immantinente scossa
090 La molta che '1 copria spuma marina,
Qual vento i pi trasse

veloce al corso ;

Subito quindi all compagni uniti


Lieto Peleo spiega cosi

sua mente .

Ora dich' io , che di Nettuno il cocchio i


2005

E' dalle man della diletta sposa


Gi sciolto ormai: n credo altra la madre
Essere gi, che questa stessa nave,
Che nel portarci nel suo sen gemette
Sempre perci sotto a s gran fatiche .

lieo Quindi ora noi su le non

dome spalle

In alto alzata con immota forza


La porterem per V arenosa spiaggia
V vejoce il destrier s'avanz 'nnante:
Giacch spero in la sabbia non s' inoltri ;
2105 Ma che sien anzi i suoi vestigi a noi
Per indicar su 1' Oceano un seno .
Detto Peleo cosi , tutti approvaro
Questo , che in suo pensier cadde consiglio
E' delle Muse conto per la bocca ,
7om.lL

B b b

Ned,

sui opertus Ho tradotto questo epiteto secondo questa intelligenza, che


pet alcto non era la ovvia ai la risultante dalle sue radili
y*tf
I Per conciliar pi fede al meraviglioso del racconto che segue (che
per

pS

APTONAYTIKQN

A.

TLupIfov , ^ rrf^g TixvxlpKi hXuo i(Atyw ,


tW*s w "rf/w W /ui-y<x tfprztot u/gj fl&Tap ,
#/p , t a/jsrp A /Cune a m' -StVcis pri/uxvs
1.3 8$ rx /ULira-xd-ov/nv > oca. t' ev<Po$t vns a-yg<r0g ,
.v^tfx4vovs /xot<fi , <pptiv cTuoHflt/cTgx nx'urx
rl/u,x& om-ou runlxs rg . (Turn >e

iT ^ o7uV

t/$ x' iv47TOt i t*jV Kit voi xvinXtvrxv fxoytovrts ;


/amov xS-xvxtov <rxv xl/xxloi , 0/0* Siriftta
1390 epyov , dvxfxa.ip fitCoXn/xipot . xvrxp iiwrpd
TnAg /U-o^A' wfTtMlm Tpirtov/flos o*J*/u,x<rt A/'/Unis
(Js (pf^of , cJs e/VCa^Tgs W liCxpu, $4crxv a^av .

AwcrxXe'odS cT' nWe/T' "xeAo/ xuovV xte&ovrts


x'ixkx (j*x<fliui$Koi> ' im Znpr yxp kuto

pet non oltrepassar il verisimile vedremo nelle Osservazioni ) vi premette


l'autorit delle Muse. Di simile artifizio si e valso Virgilio nel ?. dell'Ex
vers 77

Quis Deus , o Muste , tam sceva incendia Teucri*


Avertt tanto* ratibus guis depulit ignes l
Dicile i prisca jides fa&o , sed fama perenni*
Viri 1386- (pt'fui luoxxilixx nivTs fat' Sic. | Pindaro in bocca di Medea nella
quarta Pitica :
Jl duodecimo giorno essendo scorso
Da che fuor delle Sirti a mio consiglio
Tratto dall' Ocean iva il naviglio
Pel deserto del suolo arido dorso
( Gautier )
Tir ijpi* &t <fifov . 4 rfiirrti ( Il Brunck cos spiega questo passo male
sin ora stato inteso dai traduttori : Simulac ad Tritonidem lacum venerunt ,
statim deposita nave , in eam ingressi sunt La figura quella che chiamano
vstfiKiyi* , ovvero irpurtpo t : e Latinamente hy sierologia : locutio pi*pajttra Nell'Italiano non poteva conservarsi.

DELL' ARGONAUTIC A LIB. IV.

579

21 10 Ned io fo , che seguir ministro i detti


Nel mio cantar delle

Pierie stesse ,

E ci che intesi ad avverar la fama ;


Che voi cio ben generosi figli
Di regio sangue , e di divina stirpe
an$ Merc '1 vostro valor, vostra virtude ,
Per li solinghi della Libia acervi ,
Alta la nave , e quanto vi era in essa ,
Sugli omeri levata vi portaste
Dodici intieri d con altrettante
2120 Notti egualmente . chi potria le pene
Tutte , e i disagi raccontar sofferti
In sostener una si gran fatica ?
Germe ben si mostrar vero dei Dei
Allora quegli in

eseguir tant' opra

212$ A cui necessit dura gli astrinse .


Or quando innanzi di Iontan portata
Ben contenti la nave ebbero all' acque
Dello stagno Tritonio , "ivi deposta
Dalle robuste spalle , in essa entraro .

2130

Quindi

simili a de' rabbiosi cani

Fonte uscir a cercar; giacch fra i mali


E li dolor , ond' eran

quelli afflitti

B b b 2
AriVitu 1 3^4
V4- | Ha cos emendata il Brunck la scorretta volgare^/
lezione, che avendo gti/aif, riferiva mal a proposito questo epiteto al se
guente sostantivo 3w)xS/> Per altro di questa aridit della Libia , che &
gi da tutti li Geogran predicata , cos Lucano lib*> v 583.
tata in fotltbuS Unix
Siccajue letiferis sguallenf strpenlius arva

38o
139$

APrONAYTIKGN
cTAf/fc ^t/n*a/p r

A.

\ytviv . cCtf juoCrr\<fxp

tifiti 7TC\lK xQlt^v 7TXf%ptJf&X pJTO fXY\Xx

Ecnep/fes to7iv\jov , e<pt'/u.epov atg/^ouo**/ .


1400 <fn Tore y <Tn x/w5 J<p' H/soCKArT/' ^x'i^Bs
fAnteiov fi'QXnro 7iori <t1v'ttos o$t <A' xnpp
cvpq in a'vxipea'KSv a'770 Kpxvs <Tg gAa/mV
a^;/:/$ eV XKvwltv Ktr

xnvooi ck dY Xittovxw

Ctyns AtpyaJns %\ov xt^xrt 7TiKpov i'trfSp


1405 fxxuxt 7t\iotxivoi<Tiv iqp 'Xnffi tipfxtvowo .
etffcOU J*' Eff77ip/<PS K<px\?,S fari %tpa.S %OWcti
<tpyvq>xs *xv$y<7i , A/>' i<?t*pov ci f i?T4\x<rvxr
xQvto o(uc2 '

et1' a,7vj,x hoV/j ^t] 7ot7<x , kivtv

<r<TVM.'i6is , fVww .Tat/To^/ . vacrxlo

Opqts

1410 ^g7a T?'p& , <xlxs dY <r(pg 77xpnyopeffK A/rpov.


^xi/xofis J JtaAa./
ivfppovss , l'Aar' oVaava/
., g<V cu* odpxvlris ivxpifJLtoi sVTg* ^ejcYP 1

Kirrj. ij^q. t'$tp.tpv clwTM | Le Esperidi da Esiodo ( Teog- v 175". ) si chia


mano Ajyi/<pwvo< : canore io spiegr il Saivinr
1403* /x V KtTrvTu | Il Erunck in questo luogo si scaglia contra li tra
duttori di Apollonio, che l'hanno singolarmente oscurato, e travvolto
Egli ne indica la eostruzione , e la vera intelligenza ; che appuntino ho
io seguito nella mia traduzione Pei altro questa immagine del nostro Poe
ta , che le saette di Ercole conservassero ancora il veleno dell'Idra Lenta
anteriormente da lui uccisa , presa c dall'antichissima favola secondo la quale
Ercole uccisa l'Idra r ffp,* vnsyjax^ r>f yo\tr ri; djc f/3* J.* Vedi
Apollodoro lib* x- cap- f a* * Anche Sofocle se n' valso, che nelle_>
Trackinie fa dire a Deianira , che le frezze, colle quali Ercole uccise il
Centauro Nesso avvelenate cian dal sangue dell' Idra

DELL' ARGON AUTIC A LIB. IV.

$8

Ardi tutti ardea sete crudele .


N errando invan cercar , che al sacro campo
213$ Giunser , d'Atlante in la region ; 've
Pomi difeso insin al

aurati

giorno innanzi

Avea Ladon , serpe dal

suolo nato ;

A cui le Ninfe Esperidi d' intorno


Dolce cantando , lo servian

ministre ; .

2140 Stato era appunto allor che aveva Alcide


Ferito e morto

del pomiere al tronco

L quel serpente ; palpitava ancora


La coda sola ; esanime giaceva
Del corpo il resto

dalla testa insino

<

1145 Alla nera del dorso ultima spina;


Ed intorno alle piaghe infracidile
Arse e morte restavano le mosche
Misto succhiando insieme con quel sangue
Dell' Idra anche Lernea da prima estinta
2i$o Sozzo venen , che vi lasciar le frezze .
L* Esperidi tuttor stavan vicine ,

E siv le bionde teste le lor bianche


1
Mani tenendo , si dolean strillando .
Quei per non s tosto insiem' appresso
a 155 S' accostaron , che polve elleno e terra
Divennero ad un tratto ivi e sparir .
Ma

Orfeo , che osserva quel divin prodigio

A supplicarle si ferm dicendo .


Leggiadri Numi , e cortesi Regine
a 160 Deh siate voi propizie . O fra le Dive
Celesti siate o 'n le terrestri ascritte $
O Nin

j8a

APrONAYTIKGN

A.

6itt kx1x%Qoi>/q< , e/T oonXot HX\e<rQ&


Nu.q>*/ ?t' & Nua<P*/ /epoV >^k?s Oxgfltwo $
141 5 > dV&xr' hXfofjJvotony , ivto7rx$h L^/jn (pxpe7<rxi ,
n t/p<* 7?6rpaJnv %y<riv udVroj, n -r/r* >*/n$
/pflV ^kCAuoj'TX , S'gA/ , fido? t co 07T \\J,*v
&t$OM4vr\v aifjjxov XotyriVOfMv . JV K6r tJr/j
JV 770T' Afc&uifo. yxlxv ih.ha.z>x pxuriXtytt ,
1420 dV tot* /xxjpix J*Zpx fj&rL ^polrpc/ S'eaW ,
Ac/Ca's t' Xxm'pxs re T7a.p4tyfJLiv tfUrt'opns .
X2f <p<r0 Atccr/u,6vos acT/^jj cV/ t*/ o*' Xmpxu
efyti^ep x^vv/xpovs ' qg] dV %Qovf i^xv^rtiXxv
iro/w 77fjLvparov 7io!r\s ye f*v iJ/o'^/ /xxKpo
1425 (iXrttfleop bpTimts' ftAti & ipptx mX&o'upx
TtoXXp fJnp yxlns p^ocrlx^v ricopro .
Lff77^pn , xiyupos ' 7?(6\r\ , Ept/^n/j iytwo '
AyXn 0*' , rrs/ns */>oV oTt/Voj . ex dY pu Kiiva
fiv&pav , e/a,/ ^flcp , to7<x/ nxXtp t/uut^ov xvras
1430 fy'<pxt>6v , &'iu.Qos Titpmftov , SxQxlo

AJ^An

/xuhxJois izt'swty Lf,uQ,ofjivn ^xriovxx% .


H <fy*

Per*. 1411 tKxrtvin; | Lo Scoliaste spiega questa voce per Slt/ff/ae sacrifici! j seb<
bene il suo originario significato ( anche per la sua etimologia rimarcata
da Ateneo lib>8 cap 16- ) sia convivium Cos infatti Suida, ed Esichio
promiscuamente la prendono. Io ho voluto nella traduzione farne sentire
ammendue li significati
Vtn* t*7 E(rxf/Di , ^)c, Aytoj | Sull'ultimo nome tutti quasi li Mitolo
gi si accordano Vi c variet nel primo detto da altri Esperusa , o Espertusa 1 ma molto pi si varia nel pronunciare il secondo , che Alcuni dicono
Aretkusa , altri jEttia , e presso Igiao /Etica , quando non sia guaste U
testo

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

383

O Ninfe abitatrici di deserti


Vi chiamiate ; ors via , dell' Oceano
Sacra progenie, o Ninfe, ora comparse
li 5$ Giacch ci siete innanzi , a noi mostrate ,
Che lo bramiamo , o un sasso , onde zampilli
D' acqua un rampollo , o qualche sacro fonte >
Dive , che fuori della terra sgorghi ;
Onde V ardente insazfabil sete
2170 Possiam sedar. Quindi se mai di nuovo
Navigando venir al suolo Acheo
Ci fia concesso , allor doni infiniti
Vi porterem , come a primarie Dive ,
E di buon grado vi offrirem devoti
1175 Ed ostie sacre, e libamenti , e mense.
Cos pregando Orfeo con

flebil voce

Diceva j ed esse da vicin vedendo


Dolenti i Min; , ne sentir pietade ;
Quindi da prima pullular dal suolo .
ti8o Feron dell' erba , da quest'erba rami
Lunghi in alto spuntar , poi verdi piante
Alte da terra sorgere diritte .
Espera nella scorza era di un pioppo ,
Entro Eriteide a un olmo, e un sacro tronco
218$ Egle parea di un salce j indi da quegli
Alberi poi , quali eran pria , di nuovo
( Gran stupor a vedersi ) comparir :
E dei Min; alle preci Egle in risposta
Con dolci detti cosi lor favella .
Ei

j84

APrONAYTIKHN

A.

H px cTn Mf7* 7i.fj.7ia.v g'<p' /n.trpotfftv ovefap


ftup e/juoXt KOLjLLxroiO'iv huutxIos , otrlts XTioupxi
Qpovpv $<Qti> <an$ , 7ix1%p$tx fxnXx ^tcCmv
1435 o%6t tttopd/suUros ' vyspv cT' x%& xfxfxt X\nn\xi .'
M nAo-^g 70/3 %0<tys ns xvtp Xodrxlos vCptv
m K^ M/uas ' tVcs Te 0/ (&\o<rvp T.iXxfjMt /xtrtnof
wAn's ' a'AKp/ o*g' Mp/ML 2rtAopiou V7o Xopros
fc/ttoV , odYvf/n'To*' cliQxpv cP' g^gj oo? iXxtnf,
1440 To'^a re , to7o*/ 7ii\(>p ri* X7ri^t(fiv /oCoAnVxj
nAu-^g <P' cu' nutipos , <rt %Qpx zr&tys feiSar ,
j, cJVvj^p Hzp%xAtos ' 7rx<Qxtrcrt JV rv$ ,W %upop ,
t;d\i>/> t^epe'av , to' /HV cu 770^/ (xWtv tfaQxi .
i, liV o*' apat t/s 7iitpi\ Tptra>pl^os tfyu^t >Jf&vr\s ,
*445 >

7' 7TtypoL<rf)ts *C5*-


ivvtviqvi
Aa jzocV r\jy\,tv Zvtp$t to' <F x$pop gCAum Gfasp,

xrp oy

x/utyu %tpt 7zi$q

vttppov ipttvxs

pttyfoi in nrpins nitv a.<S7itov , o<ppx $x&tixv


tt vnfv , QopQcifi ttros eV/zrpojrgo'wV , inoptcrOn .
14S0

X2j <p<tfr : tc/

tfaxatfty, /Va cxp/V* viQpxHv Ay\t\

Pm* i44< l'-J-ij max^^N | Espressione di Omero, che chiami li Trojani W<1
q%Mt ( II- ac 1-4. ) & tctt arricci , come traduce il Stiriti 1

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


2190

Ei certo par, che per portarvi aita


Nelle vostre sciagure or qui venuto
Quello spietato sia , che tolta al serpe
Gi custode , la vita , e i pomi d' oro
Delle Dive furati , sen' partio

siq$ A noi lasciando il pi crude! dolore.


Poich jeri qui un uom terribil venne
E di audacia, e di corpo ; scintillanti
Sotto la truee fronte aveva gli occhi ,
Ceffo crudel ; d' un gran leon la

pelle

2200 Non concia ancor, e cruda lo vestiva;


Grosso baston teneva d' ulivastro ,
E ornato era di frezze, onde colpito
Quel portentoso drago a terra stese .
Venuto ei dunque , come chi per terra
2205 A pi cammini , arsiccio era di sete :
E a volger quindi si f gli occhi intorno
Ond' acqua investigar per questa luogo ,
U' non era per mai per vederne .
Ma vista l presso al Tritonio stagno
2210 Egli una pietra ( e l'avr forse un Dio
A ci condotto ) la batt col calcio ,
E a scaturir vi cominci molt' acqua :
Allora al suol ei colle mani, e il petto
Boccon disteso dalla pietra fessa
Z2if A trangugiar si di j sinch il profondo
Ventre sazi , simile a un bue corcato .
Ci detto, ov'Egle il disiato fonte
Lor mostro avea , ver l correndo lieti
Tom. IL

C c c

386

A PTONAYTIKXN

A.

ttIJ^xhx, tj; -^oi xl^x xi%xpju,vott otypy -nKMpvxv ~


MS <F onri <f\ttv> 7itpt %r\pxt*.t> t\i$sortxt
yiio/xpot f*ApfivHK juaXx&v , n ori fjuuxr
aVcp' Mym /x&Xnos -yXuxtpoU A/Cx 7ii7j\rmxt
1455 (i77\r)Iou /u.efjuoixcriy iirhcpt/JLOf cos tot xcAA/s
inrpxi$ Mivvxi 77tp tz'i^xki ^hIscthou xxi 7iou rts fiipcus ivi xttXvtv umv /W-3>g/s .
" Q, 7T7701 , n ng\ vcrtytv fr ifttotffip rxfpovs
HpxKAgVis tT/^p KSJcun&TXs . aAAa* /juv et 7ra>s
1460 ^r\o//u.iv trtetxpvrit dY rwi'tpoio xivrs .
H , >(9ij .y.uQotA.vtav , 67 t *p/u.t>ot s rte ipyov^
tnp&iv , ctAAud\s aAAos ^xf^xi iptitvttv .
t%vtx yxp vvfcioiviv eVriA/r</W xi>/u.oi<rt
wvujULtwi x/ULxd-ou . Bopxo /lif topjULri&ncrxir
1465 1/72 dVco > Trlpvytffi 7ii7T0&r 7^oo'cr/, cT& KOU(po/f
Etfpri/ttoj r/Vuw Aufaei/c 75 j/.gV ccf/a TnAoG
Vcrg CocA?* 77fx,7p[of dY /xerx gqviv eWuro Ka'f^ojtoV <u.eV

a/Va. S-gcoj' Hg/W edV> , nvopi'n t&


*
Cop

rir-. i4f. c V TBTf s-hv) &c- | Prese, cred'io, da questo luogo Virgilio'
quella comparazione del 4 deli'Eii' V'401'
yeluti ingentem formica farris acervum ,
Cum populant , kirmit memores , tedogue reponunt t
Jr nigrum campii agmen , prxdamjue per htrbas
ConvcAant calle angusto Oc
yiers.i+ff- xhKhtov &c> | Cos letto dal Brunck questo avverbio , esclusa la vol
gare lezione, che aveva tX>ixto , non ha che il significato di valde , multum , infinite &c : significato nel quale lo adopera in due luoghi anch'Esio
do Qui dunque non messo , che per rinforzare le idee delle due se
guenti parole* Io mi ho creduto lecito, conservando queste ultime , di
accrescerne la forza , colla disposizione , e col suono delle voci, e cos in
sie-

I
DELL' ARGQNAUTICA LIB. IV.

387

Tosto sen gir , sinch '1 trovaro alfine .


azio Come ad angusto poi buco vicino
A torme giran le formiche industri ;
O volando talor come le mosche
Di dolce mele a gocciola d' intorno
S' aggruppano , s' aggirano , sussurrano j
2225 Cos s' affollan al pietroso fonte
Intorno i Minj ; fra li quai taluno
Refocillata l'alma, e ancor

bagnate

Le labbra , ad esclamar cos si fece :


Ah ! che i compagni sitibondi Alcide
2230 Anche lontan salv : per questa

terra

Voglia Dio che col gir troviamlo errante .


Cos dicendo , e col parlar fra loro
Scelti all' uopo i miglior , corron cercando
Chi qu, chi l: giacch i notturni venti
2235 Le traccie avean, mossa l'arena, ascose.
Vi si portare i due figliuoi pertanto
Di Borea, che fidanza avean su V ali,
Eufemo ardito pei suoi pi leggieri ,
D' acuta vista , e di lontan capace
2240 Lo sguardo suo

di stendere Linco ,

E alfin per quinto vi si un pur Canto ,


Che il suo valor spinse , e il voler dei Numi
Per quel sentier , onde cercar da Alcide
C c c 2

Libe-

sieme di procurare un* armonia rappresentativa , che dia maggior eleganza


a questo passo , che senza far violenza al testo , me ne sembrato su
scettibile ...

388

APTONAYTIKON

A.

Zpff&p , 1* HpxKA.Toj ec77nAg7e'&>s 7Ti77\j&otro ,


1470 Xxrifrw noAutpn/af- Vn A/Ve ' MeVCAsro 70/3 0/
cu e-3>gp aM<p' irdpoio /u.Tx\\n<rcu rx tHX<f\x .
aAA' 0 ju.iv ouv b/[\j<ro?<ru> t7ri>t\is &<f\u 7io\!<r<xx$ ,
yvlou w^offiii^iv e Cu c/V^n'ae^os Apyt
T\e dY rixt'pao ' Tg'toj cT' i^tKiro -yxlxv
147 5 aY^/alAov XocAuCcop * to^v ,u/p

Mc7/)' ix/jLXtf<r& ,

xa./' 0/ uW /SAa^priV xfctptoftPx cn/xx riruKlxt


tvtQv xXs npoTixpo&iv . xrxp rn 7' HpanAnx
fjioxjvov X77/p<r/ns rnXo %Qovs z*trx\o Ai/J'kvs
rs t^eety , ai rs ri vcf ivi n/xxri fjcnvrw
I48O n
is

*tV , fi fKWtV zrx%\owxi> MvQxt .


irxpous oLuV /uLii$'ri<rxlo , /uri (jliv ir xKXop

fjLXfflrpx crle/%ovrx Kt^rw/xiv ' ds Te vg\ xrot


r\Au$>oi> , Ev<pr\ju.o's r 7i^x% ra^uV ofg Te cTo^'
prUKi'0U BoptOU , JU,TXJU.<ul>IX fAOfcQntfXVTiS .
1485

K,V6e , ce o*' o\j\d(jLtvxt A/Ci/'p ew Kn^cej '{\ov\o-.


7160x1 <$tpZop,iioitfi fwr'ttrs ' unir dvrp

Veti- 147:. iKK i


&c. f Richiama qui il Poeta , come gi avverata, la pre
dizione, che fatta aveva di Polifemo Glauco nel lib- ! v
e ssggsul quale possono rivedersi le Osservazioni
Ytts>
f Tif ti v:u in /xar* fHMI &c- | Virgilio ha intieramente copiata
questa similitudine excellcntissimis numerisfida, exacagur rotundlate ( dice
lo Scaligero) cosi esprimendola nel 6- dell' En- al V'448- e segg
i
qualem primo qui S'Urgere mense
Aut videi, aut ridine putat per nubla lunam:
passo che cosi ha reso il Caro, da cui ho preso io qualche colore per tra
durre il nostro presente :

i guai chi vede, o crede


Veder talvolta infra le nubi, e il chiaro
z

DELL' ARGON AUTIC A LIB. IV.


Liberamente dove avea lasciato
a 245 II figliuolo d' Elto , Polifemo :
Tanto ha del socio a cuor saper le nuove .
Ma Polifemo dopo avere illustre
Cittade

ai Misj fabbricata , errando

Di tornar disioso , per la terra


22 $0 Lungi sen gio della nave Argo in traccia,
Sino a che giunto alle marine spiaggie
Dei Calibi , col morte lo colse ;
E al

vicin mar rimpetto vi si eresse

Il monumento sotto un alto pioppo .


22$$ Per altro Alcide sol parea da lungi
A Linceo di veder , e di una immensa
Terra al di l j come chi vede , o crede
Veder talvolta nelli primi giorni
La nuova Luna infra le nubi , e il chiaro .
225o Quindi ai soc] venendo , a lor predisse ,
Che di quanti a cercarlo eran partiti
Non lo averebbe alcun per via trovato :
E infatti ancor tornarono ed Eufemo
11 veloce di piedi , ed ambo i figli
225$ Del Trace Borea , affaticati indarno .
Tu non tornasti , o Canto ; che ferali
Nella Libia le Parche

ti rapir:

E mentre assali gregge , che pasceva,


Il mandrian , che dietro se ne giva ,

Z.o nuova Luna aliar } che i primi giorni


Del giovinetto mese appena spunta -

389

39o

APTON AYTIKX5N

A.

ttJAl/ms o <r iav flriXtot Tiipt , rScpp1 trxpoifi


fcuo/juiott HOfiu'<retoLs , xXe^/uuevos Hxrm^vi
Xxi fixXf imi ov i*v xtpxupnps y ir/runto
1490 ut ms $o/'Co/o AuHups/oio KcCtQxvpos
Hoilpms r ai<Po/ns AhxkxMWos , r\v wrt? Mimi
s AtCwv biivaLtta 3>sou f&xpi} ku/xx (pppoucrxv ,
v-yoLrpa. afyttiprw . n* J1' xyXxv \iiix $>o/j3(p
TtHV > OV A/X<Qtf$<t/XlV Txpx'fxxvxx' T6 KiHXritfHOucriy .
149S Afi<p&M.is <F xp 67THT /xfyr\ Tpiraii^i Ni/^}) *
1? <T' apa 0/ Nao'a/M.aj'ct rne , xpxrepo'v r Kxtyxupoy ,

os Tore K.cp$-ov fWstppgp ini pni&fvtv iivtv .


outT' oy cLptvlntov %x\indi nXaixro %upxs ,
&s /JLu'OV 61 ov ipe^ . vkxjv XVXitpXV nitfffC

1500 77v,/jlvoi Mnvxtt y<*.iri r ivt {"txp%<rxvto


fjLVpo'/uLiw tx c/V /xi\Xx acto) a<pe'flcs ol y H.6/xitf<fxv .

Ev$x feft AfA7i\jKtr\v xvrc ivi n/xxli Mo'^oy


vr\Xuns tXs Ttrfxos dfeuni* $ ol (Qv'yy citfxv
fXXV

Vtrt 1490 Amu/atoto | Cosi pure detto Apollo nell' Inno Orfico , e da Cai*
limaco ldi' Inno medesimamente in Apoll. vip- Lo Scoliaste qui nota,
che sta per Delfico , perche Delfo si chiamava Licoria : colla quale ancori
ti si accorda quanto ne dice Strabone nel <? , e lo Stefano alla v< Avx*hx Altra etimologia per pare , che possa cavarsi da quanto racconta An
tonino Liberale nel cap*;o> che abbiano i lupi (At/xei) per ordine di
Apollo custodito , e allattato in una selva Mileto > frutto dei suoi amori con
Acaeailide* Vedi su questa favola le Osservazioni*

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


2170 E le pecore sue da te involate
Ai socj

per portar, che n' avean d'uopo,

Difendere volea , te con un sasso ,


Che contra ti lanci , distese al suolo .
N fu stuporj che men
227$ Robusto, e

di lui non era

prode l' uccisor Cafauro ,

Gi di Febo nipote , il Licoro ,


Non men che d' Acacallide famosa .
Questa , che figlia di Mins , qualora
Onusto il genitor di divin carco
2280 Le vide il ventre , ad abitar mandata
Fu nella Libia , ivi un illustre figlio
A Febo partor , cui insiem li nomi
D' Anfitemide diero , e Garatnante ;
Che poi gli amplessi di Tritonia Ninfa
228$ Feron di Nasamon padre, e del forte
Cafauro , quel che allora Canto uccise
Delle pecore sue per

la difesa .

Ei per dopo non schiv la ultrice


Grave man degli Eroi , quando si seppe
2200 Qual fu da lui commesso atroce fatto.
Quindi , trovata , del compagno estinto
La fredda salma tolsero li Min; ,
E sotterra dolenti sepelliro j
Poi seco

229$

lor le pecore asportaro .

Quivi fu ancora, ed in quel di medesmo


Che cruda morte d' Ampico il figliuolo ,
Mopso, fur j n i vaticinj suoi

l9z

APTONAYTIKrN

A.

/JLXVtOffvxis cu' yxp ris X7roip07zir\ &xvx?oio


l$0$ Kto & ini \l/oL/ui.o&o/<ri ijj<tr\ix^,pivv n/^xp xXfomv
fuvs o<Qts vo$rs fJuv H.dv xnovrx %x\i\)tu
oJtT' dCv xorpo'o'xffos vc7txs xfyttv .
x\Xx Kev a rxnpaTX /u.i\xt %i/xov lv vz/n
a)oVr<ap , o<rx yxlx (p&pirQtos i[x7ivox (idorxei ,
15 io cu'tT' occov 7rr'%uwv is A'/ePx 7/7 verxi olfxos ,
etf1' ti lxinw u /xoi d^sju.is xixtyx$v in&v ,
tyxp/AXtfffot , or& fxoZvov vf^pifx^^iv 6<Pou<rw .
euTg yp icrdd-os AiZwv \j7iip7f\xro Tlipvti
Eptycig'JW ( fj\ yxp r xxXeo'K /juv ouvo/ux /xrlmp )
151^ Tcp-yvos xptlrofxov K<pxA.n v (ixtf/\r!'/ ho/x^cv ,
efftxxi wjxvou ffrxys x/M'xIos ou^xs kqvxo
xt
Vtti' 1 f 1 1 n(v | Peone originariamente pu considerarsi per nome appella
tivo da Tuiu abigo , quasi, qui abigit : preso poi come adjettivo, fu dato
t
per epiteto ad Apollo nell'aspetto di Dio della Medicina , perch morbos abigat ; nnalnuore, personificatane l'idea , fu preso per nome proprio del
Medico degli Dei Per tale si vede anche adoprato da Omero nel quinto
dell' II- , dor fa da questo medicare Plutone Plinio vuole da un Medico
di questo nome denominata l'erba Peonia, conosciuta nella Medicina , e
da lui descritta
Vers- 1)14. EfViiSia* | Presso Esichio questo epiteto comune a Perseo, ed
a Nettuno : e fta gli Uccelli all' Aquila Per la sua formazione vale late
regnami ed perci che io lasciandolo nella forma di nome proprio, ho
voluto coli' epiteto di glorioso indicarne il significato Nettuuo si trova
cosi chiamato da Pindaro nell' Olimp- S v- 40Vtrt' 1 f 1 5o~stu &c | Fu questa ptovenienza dei serpi nella Libia dalle goccie del sangue cadute dalla testa di Medusa adottata da Ovidio, e da Lu
cano ; che ammendue imitato han questo passo II primo nelle MetC4- <?J0 :

1
at alttr ( Perseus )
Viperei referens spolium memorabile mtjutr
Aeri

DELL' ARGONAUTICA LI3. IV.


Lui tor potro a cosi acerbo fato ;
Che dalla morte alcun non v' mai scamp
SJOO Giacea pertanto in tra 1' arena ascoso
Per ischivar il meriggian calore
Tremendo serpe , che sebben non pronto
Da per se di ferir chi non 1* incontra ,
N tal che inver chi fugge s' avventasse ,
330$ E1 per tal che 1' atro suo veneno
Subito

eh' entri in animai , qualunque

Che spiri aura di vita su la terra ,


A poche spanne dal sentier lo porta
Di Dite : e ci s' anche Pene istesso
23 io (Se lice il ver liberamente dire)
Medica man vi ci apportasse , quando
Tocco sol 1' abbiali di quel serpe i denti
Poich a volo qualor sopra la Libia
Pass il divin Perso ( cui dea la madre
23 1$ D' Eurimedonte il glorioso nome)
Portando al Re la allor recisa testa
Di Medusa , su '1 suol quante

di sangue

Nere goccie cader , tutte converse


Tom. II,

D d d

Aera carpibat tentrum sttidentibu alis


Cumque super Liticai viziar penderei arenai ;
Gorgonei capitis guitti eecidere cruenti* 1
Quas humus exceptas varios animavit in angue! ,
Unde freauens ilia est infestaque terra colubri
e il secondo nel lib* o* della Fars v- 19- e seggCur Litycus tantis exsuiet pestibus aer
Fertilis in mortes , avt quid secreta recenti

394

APT0NAYTIKX2N

A.

7 72x9x1 Ktlvtov cQitav yvos t$\xcrtr\3'xv .

Aa/oY nmpoQipM rxptfv no^s xrxp ixivvtw


1520 Kepn/fx ng] fxxjwx , 77g'/>/ S<f>Ci*i<xiv rAt^d-eis ,
CxpKx cTaxcuV, i%dpa.*tv . rxp Mift/W ^ auVoc/
irpixxv }jL<Qt7To\ot 6 J tyohiov '\Kos acp-xcrcrg
^apcraAfiiJS , eVe/ cu

n^p^ov xXyos tnipt

c%r\tos ' n ri ol r?o*n uW ^po* Mertf xca.tcct


Au-

Miscuerit natura solo Oc


ltque super Librarti , quje , nullo consita cultu e
Illa tamen fttrlis tellus , fxcundaquc nulli
Arva ono , virus stillar.tis tabe Aleduste
Concipiunt , dirosque fero de sanguine rores
Qyoi calar adiuvit , putrique incoxit arena;
.H/c cu* prima caput movit de pubere taes
Aspida somniferam fumila cervice levavit
Anche il Milton vi alluse quando disse nel x- del Par Perd>
Tanti non ne repron su lo sparso
Suol dal Gorgoneo gocciolato sangue
Vtrs- ijo tupulx Xj ikUva | Voci ammendue anatomiche Ho per maggiore
chiarezza spiegata la prima colla parafrasi , che ne di Polluce , coi dire:
majus os , quod tibiam sustinet Xf/ixi} radius dicitur j sebbene pi comuneniente radius presso i Latini si adoperi per significar un osso presso il go
mito , come si ha da Celso al capo primo dell' 8- libro: l'altra voce si
trova in Snida , che la spiega per nervorum , seu musculorum locus , e ne
adduce un esempio tratto dalla Si di Procopio
Vtrs>
itti i un nre'pjSiw tiKyot | Secondo la felice conghiettura del Brunck
avevano i copisti dal verso antecedente ripetuta in questo la voce iKnoq in
vece di hyo; , ch'egli vi sostituisce) onde voglia dirsi dal Poeta, che
intanto Mopso vulnus audacer contreAabat ; perch vulnetis dolor adao magnus non erat ob putredinem , gangrenam Io adattando la conghietturale
lezione ho creduto di esprimere nella traduzione ci, che vuole il Brunck
sotcointeso Una tale lezione viene anche avvalorata da un passo di Luca
no,

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

395

Di quei serpi a formar furon la schiatta .


2320 Ora Mopso ili quel la spina estrema
Camminando prem col pi sinistro ;
E il drago allora pel

dolor contorto

L fra 1' osso maggior sotto lo stinco ,


E nel nervo vicin la carne intorno
2325 Mordendo, impresse il velenoso dente.
Attonita Medea non che le stesse
Serve restar ; ed ei palpando gi
Arditamente la letal ferita ,
Giacch,
2330 Non

formata la cancrena ormai,

troppo forte lo- affliggea dolore.

Infelice per ! che da l

a poco

D d d 2

Le

no , nel quale cerco ha preso ad imitare Apollonio , e dove parlando ap


punto del morso di un serpente, mette fra i sintomi questa insensibilit
della ferita ( Phars-p- 79')l
Vix dolor aut sensus dentis fiiit J ipsaque leti
Frons caret invidiai nec quidquam plaga minaturx
passo questo, che fa parte di un pi lungo , in cui si enumerano dal Lati
no Poeta, e descrivono li varj effetti dei morsi di varj serpenti ; ed il qua
le si mette dallo Scaligero al confronto di questo nostro di Apollonio,
per indi poi sfogare contra ammendue la sua acrimonia , col dire che tam
infant videtur Grtrcus , quam Latinus nimiut t ti nter se conferantur Li con
fronti l'imparziale lettore, e li giudichi
Ver*- ifi4 ifi7* In tucco questo passo par che Apollonio presente avesse
quel bel luogo del Fedon di Platone , dove si descrivono li segni che pre
ceder dovevano 1" effetto in Socrate del bevuto veleno ; Quid faciendum
est nil aliud , inquit , quam ubi biberis dtambulare , donee erura tibi graventur , fune verum decumtere pte vero cum inter deambulandum siti
erura gravari dixisset , supinus decubuit . ac r.obis ostendit frigere eum ,
atque rigere Il verso poi ifiy-cos reso in Latino da Varrone Atactno
presso Servio sul verso j;o> del X- dell'Eneide
Se-

l96

APrONAVTIKflN

A.

1525 \u<fifjLt\i\ , 7ro\\i\ fi hxt QQxXtxuv x4tT

a^Au'f.

clCt/hx cf'g *A/W xvio> iCxpwrx yu7x


vJ/U^t xju.n%xi/p srxpoi M /cu>> x^xy'pouro ,
npcS r A/con'o^ns , adV/7 7itpi-x/xCi'i$ otj) .
euW fJLfy evo*1' *W rvrd-ov x77oq>Q//u.evs

fVeAAg

2530 KlvQxi uV ri'gA/cj> . ^t/'d'O'Hg 701/5 tv$oi crxpHxs


ios x<pxp , /uudVacra cT' a^o %pos ppav iyvn .
dV %x\Ki'r)tri (ZxS-vv rx<poi> ify\d%xivov
ivvuixivtos fjLXH.4\ri<nv ' ifJLOtpncn.vro tTe ^x/txs
avrei 0/u.tos tiovpx/ re , fettu? fattiva. 77Xvrx
1535 (Mpfxtvoi ' rph <F xf&ty orOp e preci tpr)4vr&s
u Hp'av tvxpvrx VrriV / yxcny t^ivro .

AAA' erg dV /)" fW

eCa.v , npriSotros ofrefo

xfxTriXxyos vWoio t vpovs r X7TirtKfjct\pxvro


XifAms KnpofxoXuv Tp/run'^os > cu tivx /jJUriv
1S40 $rv i%ov 1 x(ppxHa>s Te' 7io.vr\f%i'ptot tyoptovro .

Semianlmesqut micant oeuli , lucemqut rejuirunti


e qnanto all'effetto dell'abbagliarsi gli occhi nel!' insinuarti che fa il relcno , questo si trova pure in Nicandro ( Ther- v 4Jo )
Casi il veleno acuto ognor strptno
Mangia , t nebbia coprendo intorno gli occhi
Uccd* P uomo
Yttf ij jit jxi/Wira iyjn | Leggeii volgarmente Aa%w: ma il Brande con
buona ragione , e sull'autorit di un codice legge iyji) Colla prima lezione
pareva, che si volesse indicare il cader dei peli : ci che pi una malattia
di un corpo vivo , che il segno di putrefazione in un cadavete . Questo
quello, che deve qui esprimersi ; e quel che infatti importa l'altra lezioite , giacch la vocea^m vale spuma illa , qui* putrific* uligini* tffluxu li'
queictntibut camibut oboritur Io ho ccicaco di bea renderne netta l'idea
nella traduzione

DELL' ARGON AUTICA LlB. IV.


Le membra

a scior pestifero

letargo

Gli penetr

nel corpo ; gli si sparse

Pegli occhi nebbia ad oscurargli il lume


233? E di repente a

terra gi piegate

Le dal peso cadenti sue ginocchia ,


Intirizz di morte nell' angoscia .
Da cos

gran sciagura li compagni

Percossi e il figlio fra di lor d' Esne


2340 Tutti ad esso d' intorno s' affollaro ;
E come sotto il sol neppur per poco
Il

cadaver lasciar non si potea ,

Che dentro guaste dal velen le carni


Dalla cute a stillar lurida spuma
234? Di putridito umor gi cominciava j
Cos fondo a cavar

con

eree zappe

Si affrettar un sepolcro ; le lor chiome


Essi non men , che le donzelle insieme
Si tagliaron , piangendo dell' estinto
23 So La miserabil sorte che soflfrio 5
E dopo avergli li funebri onori
A dover resi , per tre volte

intorno

Girando armati , lo coprir d' arena .

Ma

poi qualora

nella nave

entraro ,

23$$ Spirando d'Austro per lo mar il vento


Neil' indagar le strade , onde dal stagno
Tritonio uscir , nessun avean consiglio ,
Ma alla cieca vagar tutto quel giorno .

l9%

APTONAYTIKfN

A.

Cu'j dV tycLKtoV crnoXitv \iy,uvos ep%trxi ofxtv ,


turi tu* cvrx\ov $-cL\ttu ciAxj MXioto
/>V<p cT' gV^x ^tj gV3"* */on oTpe'tpg/ , gV

0/ cWs

ff77iv$oLpijy6<ra't nups vxXKkix /uLX.t/u,aoprt

&j Ap7ol A//U,ws tr/xx vxxlnopov

^pouarx

<Lfjji7t\u thwxiv 1V4 xpvov . cLrtKX f1' Op<pev<

&&i(xo<riv tfytvtrxK vcrlcf e 77/ fxilXtx &<rOxt .


ISSO ^ re/ (WgV <$>o/Qou xiipxs tfpuov iv %Qov fcxvns '
totdv <F cc/^nT pxX/fKtos oVreCoAncrg
Tptrcv evpvfi/ns , yxt'ns & oivx $ZXov ctipxs ,
/V dpitf\r\i<you 77poi c%C[o , tywmv ri
'* Ag'^Ss , cp/Ao/ /W cu 77gp)V/0p fyuxXi^xi
1 5S5

n/p 7ixp' ifxo tyivrov dLvro/xivot<Tiv .

,1 ti oV t/ Tn<r<Tg Tipous fA.xhcrQ' xXs , o/a' rg ^oAAa)


X"^pa>770i ^xtowtv iv a'AAoc/Wj; 7iip<vtis
ifypito . jy 70/1 /U.g 7ixrnp 7?u<r\'opx 72vro\t
11 &\Ki TlotfU<f*ol(V rovJ^ t/xfxtvxt . xvtx*p aWo*o*a
1560 11 nxpxXt'ns ti <Tn t/j' xHoutre vvqiv ivra
>> Ei/.
fin if4i
V ?/>*xw &c> | Il Runkcnio tede qui da Apollonio imitato Esio
do io quei versi contervacic da Strabone nel Iib , dove dice del fiume
Cefisso , che va tortuoso come un serpente :
htyyw; itti pdxuv w?
crcumvolutus it ut serpens l
e crede pure imitato Apollonio da Dionisio in quei luogo , dove paragona
ai giri di un serpente la tortuosit di un seno ( r ixj )
Ut autem draco hotttndus vini volutatur flexuosus repent
Tatdus, sub hoc autem totum gravatur monti* jugum
Incedente | tic illc volvitur in mari sinui

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Ned altrimenti in tortuosi giri
2jdo Contorto drago per !a via
Quando acuto di Sol

cammina ,

raggio lo

scalda;

E sibilando intorno il capo volge


Di qu , e di l ; cogli occhi nel scagliarsi
Quai scintille di foco lampeggianti ,
236$ Sinch trova fessura , onde pentri
Nella sua tana : iva cos cercando
Per lunga pezza intorno la Nav'Argo
Navigabile bocca dello stagno .
Quindi subito Orfeo , che dalla nave
2370 II gran tripode fuor tratto d'Apollo
Si porgesse ordin di

quel paese

Ai Dmoni in merc per lo ritorno :


infatti a terra scesi non tardaro
Ivi quello a posar di Febo

dono .

2375 Ad essi allor di giovane in aspetto


Il possente Triton si fece incontra ;
Ed una gleba su di terra presa ,
Dono ospitai agli Eroi diella , e disse :
Prendete , amici , giacch ricco dono
3.380 Offrirvi or non poss' io qua rincontrati;
Ma se cercate di saper le vie
Di questo mar , come n' han d' uopo spesso
Gli uomin passando per estrania terra ,
A voi le mostrer : giacch Nettuno ,
138$ Il padre mio, di questo mar ch'io avessi
Volle il governo : i son queir io , che regno
Su queste spiaggie ; c se nell' ir voi lungi

4oo

APrONAYTIKGN

A.

EpJ7TvXoy A/Ci<p S-npolpdqx tyiyxSrx ;


Qs t)<Px 7rpd<ppa>l>
V7Tip<S'Xit fito\XKt %tpa.s
E Jcpr^aoj , i{cft tota. 7TxpxC\rifr\v 7Tpo<r4u7iti> .
Ardii1* nef niXxyos Miv&ov ti vii nou , Ffyay ,
1565 i^ions t vnjxtpris xvitpo/xvottriv ivurm .
ttefyo ydp oK i$'Xot>Tis koCvo/jmv , oi\\oi (ixpitxis
xpin^<*>vrts yx/ns ivi ntipxct rnfffe $u\Xxts
vnx fxx^Qovir\v KOfxi<r<fx(xiv is rH Xl/u,vr\s
xjtxjfxa. J7 r\7T/pou {l&Cxpr\(Aiot , cu'dY ri f/Aip
1570 zrn ttAo'oj H^xn^ti Tli\o7iruix yxlxv kctQxi .
Q$ xp g*<pn 0 H x*px rxpu<y<rxlo , <Tg7|g <F xna&i ,
qwfoxs nvrov rt , ^ df%tCx$>s crl/xx X//xpns '
** Kg/yn f*v itvroio $m\u<rt$ , V3>x itt*'A/a'7<t
11 fivffas nimlov faiKxvu inoCrsp^s <Pg' Aei/nou
ti pVy-

Fir*. iftfi. j Pindaro, che come si vedr nell'Osservazioni, ha somministra


to al Poeta l'idea di questa favola, gli ha pur dato i colori coi quali
lumeggiato questo passo - Ecco le sue stesse paiole nella 4 Pitica :
- Dixit vero te urjpilum
Terrarri - continenti* filium immortalit 2/eptuni
Esse . . Statim itajue arripiem Unte
Dextra obviurn
Hospital mujus quicsvit Eupkemo dare i
2/egue inobciiens fuit ipsi l sei
Rerot Euphsmus in littora prosiliens
Manui ejut manum cum cantra porrexisset ,
Acctpit glebam felicerti
Nella traduzione mi son preso la libert di aggiungere ad Curpilo la quali
ficazione dei genitori, presa dallo Scoliaste Vedine l'Osservazione
ivi, Swrpctyu | Fxta fcris ha reso questa voce Varrone Ataciao, come si vede
da quell'Emistichio conservatoci da Junio Filargirio sul v* 176* del terzo
della Gergie* Fxta ferii Lib^e Questo epiteto poi od ha rapporto all'abboa-

DELL ARGONAUTICA LIB. I V.

401

Di Euripilo giammai sentiste a dire


Da Celeno , e Nettuno in Libia nato
2300 Che fere nutre , io son quel desso appunto ,
Al cos dir , pronto 1-e mani Eufemo
Sporse alla gleba , e cos poi rispose .
Se max conosci , Eroe , 1' Attida , e il mare
Tu

di Minos , il vero a noi , deh ! mostra ,

2305 Che te '1 chiediam . Qy non di nostra scelta


Volgemmo il pi , ma da procelle avverse
I confini a toccar di questa terra
Spinti , la nave su le spalle in alto
Portammo all' acqua insin di questo stagno
2400 Pel terrestre cammin dal pondo oppressi j
N sappiam punto

u' 'I navigar si

drizzi

Alla terra per giunger Pelopea .


Detto ci eh' ebbe Eufemo , allor stendendo
La man Tritone , il

mar mostr da lungi

240$ E dello stagno l'affondata bocca:


Ivi , dicendo , che nel mar si passa
U' 'l maggior fondo immoto resta , e cupo :
Di qu , e di l biancheggiati per la spuma ,
Tom. IL

E e e

Che

bondiola di velenosrserpi , per U quale anche xo/n/'Stvw detta la Libia


da Alessandro presso lo Scoliaste; o si riferisce alla copia di leoni, che
infestavano quel paese, fugaci poi, merc il favore di Apollo, all'arrivo
coli di Batto , come si ha da Erodoto , e Pausania non che da Pindaro
nella Pitica quinta Anche Orazio ha detto Ttllut Africa Itonum ani*
nutrix
Vttf if&V ArSil | Antico nome dell' Attica , usato pur al v^j- del primo.
Qui ho voluto conservarlo nella sua originalit

402

APrONAYTIK^N

A.

1 575 p*nyMarti (pp/tra'owi fixuyf ' rf fi /u.so'ny


pr\y(.!v(V <ylivt\ riXf-U o'dVj eVTo'j eAxVcrct/ .
xtvo
\j7ir\4piov S-tnv T\07zr\t^x yxixv
ttorxvi^n ntXxyos Kprirns Czrep .'AA' ini %eips
, fz^Mpns, Xifxvn-iv or

es a'Aos o7dVx (ixXtU ,

1580 To'(pp' ctrnV rapai yjpeov hpy/udm $uv6?0 ,


e$ t' w atto TtivQff 7ipipt{r\v

repav

hA^o/as'hh fcpeoio , Tore rAo'cs iWu" aW<u<af


arK&wj tto-VucT*/ ir 7Tpo^ovros ocriv
aiAA' /re ynd-o'truiOi , hx/xxtoio dV yttn t/$ a-Vn
1 S 3 S ytyrt'orOo terni Kirixr/xvx ywx /u.oyn<rxi .
IcHfij' ijQpoicf ol cf*' a7vj/ fV/ moV tZnfxv
Xlft.vm Knpo/xoXuv XiXmfxvoi ilpurirtrt .
^t] tTr 7ii77poviovro /llSj&xts ' xrxp oy C/ulois
Tphav xv^ifxuos rp77cx txiyxv , icxro Xlfxvtw
IS^O tvCxtVilV {JLiTX & O T/$ ic^pXKZV , OlOV XQXVXOl
o.Ct crt/V rpino^i c^sdV? grAs-ro . to7c/ o*' ixf$n
d-vy.$ , o cTr f^xnxpw ris ivxivt/xos am/Bo'Ano'
HO./

Pir*. if8. Tffrt t\^o{ &c- | Intricatissimo questo periodo , l'ordine additato
dal Brunck ne agevoli l'intelligenza Eccolo ro're (idest otky turtrt irpct,
to raVov , ^i i| /JfO'oi trpuft xKivtrcu >^ iyxvx voi) tKo fmtfMW
Ttra'ws-^
, Viv dir tb T/i5%ar!S yxwvoj rune ( idat cum ferventi
fueritis ad locum , ubi tetra aliarti in partem inclinatur , if cubitum consti'
tuit ) navigatto tuta erit vobis profciscentibus ai eo cuoitu preminente'
Io ho s-ccondo questa disposizione, e intelligenza regolata la mia tradu
zione
Veti' ij88 avTcifi y' wt; | Volgarmente leggesi w't| roi'mi Il Brunck ttova quell'avverbio ozioso, freddo, e inetto j e perci lo giudica spurio
Vi

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

40

Che vi si frange , limpide due ripe j


410 E delle ripe in mezzo angusta s' apre
Strada onde uscir : quello poi 'n l pi oscuro
Mar sopra Creta alla divina terra
Di

Pelope persino

Voi dunque

si distende .

a destra dello stagno usciti

241$ Del mar fra V onde , se radendo il lido


Finch si stende in su, drizzate il corso,
Giunti che siate , ove dall' altra parte
Bagnato intorno si ripiega il lido,
Da quel gomito allor , che fuor si sporge ,
2420 Partendo avrete il navigar sicuro .
Ite pertanto lieti , n vi prenda
Della fatica noja , onde si stanchi
Di vostre membra il giovanil vigore .
Ei cos in tuon cortese j e quelli in nave
1425 Tosto di nuovo entrar volonterosi:
A remi uscir fuor dello stagno, e infatti
Spediti gfan , mentre per I' altra parte
Su le spalle Triton presosi il grande
Tripode entrar fu visto entro lo stagno j
2430 Ned alcun pi dopo lo vide , tanto
Ei col tripode insiem presto disparve .
Dei Min] V alma ne gio, vedendo
Che bene a presagir lor venne un Dio;
E e e 2

Ed

Vi sostituisce pertanto Zn.au j perch seguendo hVjfctvsc sa espresso cuinarri corporis parti knpesitum tripodem atstultrit : e ci con tanto maggior
fondamento quanto insolito usar il verbo Wfta assolutamente

4o4

APTON AYT IKQN

A.

Ha./ p'x 01 ArWlfaj fjj\\(v o ri tpsplxrov xMws


lmyov pt~cu , ^ gVgupn/^nVa/ i\o\rx .
1 59 S xl^x $ oy* &or<rv/uit>(i>s

Hpjvxlo , hx fuv de/pxs

V^oC^e nxru 7rpv'/u,vr\s > itti <F ivvirrtv ft/vaAfiOV .


** ou/xov , o rts Xt'fxmt ini mlpx<n Trionfi1 (%nuCv(fa$ ,
*t cu 76 1ph(v , aA<of rpxs , g/Tg ce $pKOv ,
n Nnpna Svyxlpis faiKAtfouf' a'AoTt/JW/ ,
1 600 i\x$j , ng\ vdvt010 tAos d-v/unMs otzxKj .
H p", ct/ua.

gu^aiAj?<r/^ g'j oif/mxlx XxtM.olojji.r\<rx$

f,Hi kxto npyjfxvns 0 dV Qt'v&os 6%i<QxeCy$n


ro7os gfov t 0/0$ 77 g/) rnr u/jos ntv t&<rQou .
foj o*' or

oLvrp $<oi> Ititiov ?t epx kukXov xyZvos

160? (rTAAp , pi^xfjiivos Aacr/ns iimiSx ^a/ms ,


g7^ap 73irpo^di(v

gV a^g'fi 7aupo$ dip^-f

iVTitlcLt , xpyivtvrx & eV/ cfJo/u.oT<r<ri %x\tvx


d/jLtyh fxKlx^ovrt 7rxpxZXn<Pr\t> Kpolt'ovrxi
wj 07' tTTic^fj-vos yXxtyupris \miov ApyoSs
1610 rry' a Acute 7ipor4p<<fi . /xx$ dY 01 g' unxroio
Xf>XXTO$ t

Tg PO>TCt ^tj /uXS $ T* sW f

uV ,

Yen- i6oj- ipyiritrr* V M &c. | Hi questo luogo felicemente imitato Virgi


lio io quel suo ( A'n- 4- 1 j f ) :
- ostroque insignii , r auro
Stat sonipes, ac frgna ferox ipumantia nwdet
Vtti ifiio- V^Mte V &c> | Sente questa descrizione di quella che del medelimo ne fa Virgilio nel X dell'Ha- no
cui lattrum ttnus hispiia nanti
Fram hominem prefer, in prtitin dcsinit alvus

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Ed ordinar quindi a Giason , che scelta
3455 La pecora miglior, questa imolasse
che presa i suoi voti umil porgesse.
Tosto egli dunque , e di buon

grado scelse

La vittima , e portata in su la poppa


Ivi sgozzolla, e vi ci un tai preci.
2440

Nume chiunque sii , eh* entro ai confini


Ci comparisti ora di questo stagno ,
O te chiamin Triton , mostro marino,
Le figliuole del mar , Forco , o Nereo*
Deh tu ci sii propizio , e tu

soave

244$ A noi procura del ritorno il fine .


Cos dicendo , e tai porgendo voti
L' ostia sgozzata dalla poppa a basso
Gitt neir onde ; ed in

quel punto istesso

Qual' a vedersi era il suo vero aspetto


2450 Tale dal fondo compar Tritone .
Come talor all' ampio del certame
Circo guida talun nobil destriero,
Che maneggevol per la folta chioma
Tien colla man , per
24$$ Correr veloce, e
Alzata questi

indi poi salito

l'orgogliosa testa

il condottier suo segue

Mordendo intorno il biancheggiante freno ,


Che gli risponde tintinnando in bocca ;
Cos la coda ei della cava nave
2460 Tenendo,

al mar l'iva

spignendo innanzi.

Il suo corpo dall'alto della testa


Agli omeri d' intorno , e intorno ai lombi

4o6

APrONAYTIKflN

A.

cZyriKpus /u.xH.xp<r<fi cpunV iwxyXov uk\o


OLVTOp V77K XxyOPCV J^/Hpt px 01 if^X ^
mnos XHx/n /xmuviro K7pii
xk&v>xis
l6l$ xapov {j(p , Al

Tg cthoXiois 7Tt Pilni nivrpois ,

/u,rivns m mpxifo'iv 4u^fA.ivxt , fi%davr .


rtypx
xyi > rz/ws fuv 77i77poim $&\aL<r<fri
vi<jtfoi&ivr\v <T(7 $ xl^x w'yxv (iv$>o'v ol <T' 6f*.x^r\(fxv
flptos , rpxt xivv iv ^xX^laiv fvr&s .
1620 tv$x yiv ApyZs n Xifttv j^] cnV-cxTx vr$ ,
<f nogreifxtovos ii Tpiravos x<rt
fitoju.ot ' imi kv

n/xxp gWc^g-Sw . avrdp g'c rial'

AaApsov 77677lxfA.i1 ois arr,V gV/ dVi;/ e^oyns


yxlxv ipr\fJLxlr\v ,

Zopv'poto &4<Tkov .

1625 rip* <T' 77in xtnZv & f,ou > fxv^xmv n ^xXxtfotxv
HtxXifjLvnv cLthaves Oirip 77pov%oi>ros , H^ovro .
Arrlno. cV Zityvpof /ueV iXbtyiiv , nXv^s T' xupn

Viri \6i j. 3<x/>n


o | Volgarmente leggesi J/x/>*'>* 0/ ; ma ne fu sospettato
1' errore da Adriano Heringa nelie Osservazioni al cap* XIII* sul fonda
mento , che duro gli pareva il dare alla coda l'epiteto .d biceps Il diligentissimo Brunck dietro a questa traccia combinando le lezioni di pi
codici > e della edizion Parigina ha restituir alla sua perfezione questo
luogo
Viri' lto- Apyw1*} \ Lo Scoliaste qui nota: Pieno al lago Tritono vi un
porto ditto Argoo Non cita egli veruna autorit , che lo comprovi , ned
alcuna ne ho ttovato io press gli antichi Geografi Forse sari lo stesso ,
che Strabone chiama A<p>>y EairifiUiv, pottus Heiperiduti Egli per, che
senza alcun fondamento lo avr nella sua Carta situato 1' Hortelio , co
me Io ho io pur situato nella mia
Vm* i6ij* J Questo passo ricere lume dall'anteriore ai v*if8i*, ed per
que-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

407

Insia al ventre fatto somigliante


Era agli Dei nell' ammirabil forma 5
2465 Ma sotto i fianchi poi gli si allungava
Qua, e l di un ceto bifforcata coda;
E a fior d' acqua guizzando colle spine
L' acqua battea , che in

ricurvate punte

Alle corna simili della Luna


2470 Si dividean nell' imo . Egli pertanto
Sin

l guid la nave , che nel

mare

Entrata poi lasci ; quindi ad un tratto


Nel gran fondo di nuovo si sommerse ;
Ed al vedersi un cosi strano mostro
2475 Innanzi gli occhi, bisbigliar gli Eroi.
Col dov' oggi ancor serba d' Argoo
Quel porto il nome , e dove ancor vi sono
Della nave vcstigj , ed anche altari
A Nettuno, e Triton , quel d restaro;
2480 Donde su l'alba poi tese le vele
Tenendo a destra la deserta spiaggia
Di Zefiro il soffiar correr li fece ,
Sinch il mattin , e il gomito predetto
E quello insieme , che oltre il fuor sporgente
2485 Gomito piega, interno mar scoprir.
Quivi al cessar del Zefiro in sua vece
Venne il forte a spirar vento di Noto ,
E quei

questo , Jhe io ho voluto con queir epiteto preietto applicato al Gomito


richiamale questa conformit , facendo sovvenire, ch'era quella stessa si'
tuazione , eh' era stata predetta da Tritone t

4o8

APrONAYTIKN

A.

ilpyetrtxo No'tcu %ripct.vro dY Sum-v /'top .


n/AOi rXios nv Vu , xvx d*' nAu^gv dcrlrp
l$o xvXios os r xvnxu'Ttv i^vpos xpornpxs ,
<Tn rr Imer ', xv4/a.oio Kti.aav$ vutt Xmqvtos ,
ieri/a. Ava'aM.&voi , 7iipifmMA<L re nA/Vacrnc
tVToV iij&'crlritriv 7itpp<Qirt i\xr$<rt
7roLvw%tot
163$

gV n

eV r!/uxri <F xvris ioua'xv

irpnv . tln^&Clo <F 0.77677po^-i nxMxXtvtyx


%.Xp7TX$'0S ' iV^tV

0/ 78 77ipXl(<St<S^Xl t/U,t\\0V

Kpifiw n t ctAAcof mp{7:\i{o v a'A/ miVwj' .

Tcu$ dY Ta'Aojj f^!Axe/oj aW vltCxpou a,no77t\oto


pr\yvv^vo$ ?7rpxs g7/ryg ^So?/ TTtlVfxxT xvx^xt ,
1640 odx/np op/juoio y.x[ip-xpixvou% 7tia>yr\v .
tv (av %xXxiIns ^\ir\yivi(v xvp<Lt7(v
f/n$ Xomv ivtx fjuir

dv&pxfiv nt^&ioitfiv

Et/Dto/rp Kporifns ptifov npiv t^ivxi ovpov ,


t/3/s ^e/)/ %xXKtiot$ $.pr\rrw thxsi oVei/crra. .
cAA'
\6x%- ifyino N | Colla pi intelligente propreti di termini volendo
Apollonio descrivere la navigazione degli Argonauti, come favorita dal
vento fa che questo si cambi sul momento che cambiar essi dovevano di
direzione Sino allora navigavano da Occidente in Oriente ; ed era per
ci loro favorevole il Zefiro , o vento di Ouest : ora dovevano per avvici
narsi all' Isola di Creta , c di l passar nella Grecia , navigar verso il Set
tentrione, e per questa direzione era loro opportuno il Noto, od Austro
che vento di Mezzogiorno, o del Sud Di qui che era ben ragionevole
la dimostrata letizia dei remiganti al comparire di un vento , che tanto
favoriva la loro navigazione Su la voce poi fyteito , vedi la nota ai
votfi del secondo, dove pur adoprata
fin- 1644- r*i{ I II Mazzoni (Dif- di Dante lib cap- ) prende sn questo
passo un equivoco asserendo, che qui Apollonia abbia scritto che Talo tre

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

40$

E quei nell' alma ne gioir gridando .


Ma poi qualora al tramontar de] Sole
2490 Comparve in Ciel la vespertina stella,
Che triegua porta ai miseri villani ,
Allor dal vento per l' oscura notte
Abbandonati , ammainar le vele ,
Ed il lungo abbassato albero , forza
2495

Su i ben torniti a far remi si diero .


Tutta pertanto remigar la notte,
E il d seguente , non che dopo questo
Un' altra notte ancor , sin che da lungi
Per accoglierli gi stava oramai

500 La discoscesa Carpato , di donde


Stati sarian per tragittare in Creta,
Che quante altre in

mar sono Isole avanza.

Ma V eneo Talo da un'alpestre rupe


Sassi lanciando che le funi a terra
$o$ Legassero viet; di un porto entrata
Ormai la nave nel Ditteo recesso .
Questo , che d' enea stirpe '1 sol rimaso
Degli uomin nati da frassineo seme ,
Ne* d de' Semidei, questo ad Europa
2510 Di Saturno il figliuol diede, onde fosse
Dell'Isola guardian, tre'ntorno a Creta
Giri compiendo colli pi di bronzo .
Tom. IL

F f f

Di

volte il giorno correva tutto lo spazio dell'Isola di Creta} quando non di


ce, che ter, senza esprimere, die' ne obiret , aa mense t ananno , come me-

4io

APrONAYTIKGN

1645 ttAA' nroi t ju.iv \\o Mixxt

A.

yvta. rifinito

^oXkcs n'cT &ppr\Hlos ' vttx oV oi \rg tvovros


vpty}* a.f/u.XTfo'x kcltc fftyvpv arxp 6 rns ye
Xinls v/unv i^ans g*g Trs/pxrx ng] S'Civxroto .
ci c?g' , <Ti/j7 /ulxXx mp ^^/xr\/j^ivoi , a/vj/ cZn %zpfov
16 50 vnx , 77pt^lcrxvT6s , x\mpo\l<THov ipir/jios .
hoc,/ vi h 7Ti<T/u.vypcf Kprims 'axs npd'ncrxv ,
oL/jLQonpov cT/vJ^p T6 ng] xKytri fjuo^l^ovts ,

** KinAvl (xtv M0uni 7*p fojunu Cfx/xi ^xjuaJCuv


itfSS Lt^poL rv , olts e<F txr! , ncf\i ttxI^oLXkov *<r%u
t, Sv fe'fA.xs ' 0777:6t fin oi in chx'm.x7os v4\oi xw .
cAA" e^gT at/Tou yna ^gAn'^tc** eVToj fpanj
7Titpx<V , g7>5 Kgf g'/UW g/^g'g fxfJLnvXt .
efy) f <pn ng\ ,to (jlv l7tV (&\toi> ipilcxtro
1660 vr\ in ptr/JLOcri , $i$,oM\fA.ivot nv rtvx pityi
fjLnTtv vci'i'Vus ' n f 77lv%x ?7op(Q\jpoio
7ipot?xofAim 7i{7i\oto 7ixpttx%v SH^tep^e ,
|5n'-

glio lo ha inttto il Murer nelle noce a Catullo Io ho Usciata fedel


mente nella sua generalit l'espressione , nella quale Apollonio non ha For
se Voluto che spiegare ci che aveva Onomacrico oscuramente detto col
chiamar Talo TpiyiycuTa ( v 1 348 )
Ynt. itf^rT tJ*
&c* | Dante cred' io , presente ha avuta
oltre che la statua sognata da Nabucco, ancora questo passo, nel descri
vere quella statua del monte Ida uell' Isola pure di Creta (Ini* 14 ) :
La sua testa di fin ro formata ,
puro argento son le braccia , e il petto ,
Foi di rame infino alla forcata j
Da

DELL' ARGONAUTICA LTB. IV.


Di bronzo avea del corpo ei tutto il resto ,
E tutte impenetrabili le membra;
25 1$ Ma rimasa al tallon era sanguigna
Vena di sotto af tendine , coperta
Da membrana sottil , onde i

confini

Dipendean della vita , e della morte .


Ora li Min; dai sofferti guai
2520 Domi com' eran , pel timor la nave
Coi remi gi scostavano da terra ,
si saria n dolenti allontanati
Da Creta ancor , bench assetati , e stanchi ,
Se il turbamento lor cosi Medea
2525 Non acchetava: Or me, dicendo, udite;
Io sola s , come costui domarvi ,
Chiunque sia , tutto sebben di bronzo
Il corpo suo , purch immortai

non sia .

Voi la nave perci qua di buon grado


2? 30 Fuori tenete dal tirar de' sassi,
Sinch domato al mio poter ei ceda .
I cos dir essi
La nave a trar non

dal lancio

fuori

tardano coi remi ,

Qual mai guardando impreveduto tenti


253 $ Pensier Medea: frattanto essa ravvolta
Tutta persino ad ammendue le gote
Entro le

pieghe del purpureo manto


F f f 2

Va indi in giuso tutto ferro eletto


Salvo che *l destro piede terra cotta ,
sta in 114 quel pi che in su V altro eretto ,

4ia

PrONAYTIKDN

Afaovffns tHfjii^

A.

xXntf&s /outruv .

166$ tvd-x cT aLotffttft /xuXhcrtro , fx\m </V Knpx$


Su/uLQo'peus , Atfxo $ods kOvxs , xt 77Spt 77Zv.v
npx fnevcwxi ini ^ao'iv xyovtxt .
rxs yo\jva.{jDiAvi\ rpis (xv 7TxpHKXsr ao/d\x.7s >
T/>/S <T A/Tt7j '
{T KXKV VOV , t%Qoo720<flV
170 cfA/u.x<ri %cL>iKttoto Tx\( i/xi-yr\piv 7ictixs
Xtvyx\f'ov <T' ini o; 77/>7s %\ov ,

f1' x<f>r\Kx

"iKT,\X 77poxX.\tV , 7Tlx<Qi\0V KOTOWX .

et cTn /un voucroivi runriTt n Xuyps ote&pos


'167$ dimetti > ^tj JSl T/S X7:7zpo^-v LlXfXi %X\7?[t .
c?$ 076 , %d\Kns 77tp ecv , ^o'e/^e (Px/mnixi
,

MncTe/ns fipiM-p 77o\\j($xpixxKO\j . a? cPg &xpu'a.i


>xGtyas , ipmi/^p opi^ov kso'Q-xi ,
e-

fisn i6"67- plAffi I Volgarmente SeXye : ma ne giudica alieno il Brunck dal luo
go presente il suo significato La correzione che qui vi ha fatto si appog
gia a quattro codici , ed a due edizioni: ma pi vien confermata della ra
gionevolezza del senso , che ne risulta Jfon deliniendx ( diue egli > non
fallendo , non spendx erant Pare* , sed invocando Ho redolita la mia tra
duzione su V autoriti d'i questa nota: .
Vtrs> 1666- 2 vifii vfitv &.c | Forse tolto da Esiodo ( Op- D. v tot* ) :
i malatte agli uomini di giorno
di noltt da lor tenja chiamarsi
Vengono addirittura Oc
Fin 1 tf7 1 irflt J ' dell'ultima stravaganza il pensici dell' Hoelzlino , che.
prendendo questo verbo nell'ordinario suo significato di serro , sego vuole
alluso all' invenzione della sega attribuita a Talo , quando il Talo invento*
della sega totalmente diverso da questo di cui qui si tratta Deve dunque
secondo il Brunck qui prendersi *pt per vpu da x,tn3 inflo afflo; co
me potersi si cavare anche da Esichio , lo prova l'Alberti nella nota alla

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

413

Sul tavolato sale j e per la mano


Colla sua man presala allor Giasone
2540 Diretro

a se la conducea

pe' banchi .

Ivi incanti ad usar atti a placare


Si di con carmi 5 ed

invoc le Parche

Divoratrici d' anime , di Dite


Cani veloci, che

per 1' aria intorno

3545 Tutta girando assalgono i mortali :


E poi che queste ebbe tre volte umile
Invocato con carmi , e

tre

con preci ,

Allora in ci suo rio pensier ponendo


Cogl' invid' occhi affascin lo sguardo
2?$o Dell' eneo Talo ; atro vapor nel seno
Inspir lui di perniciosa bile j
E accesa di furor sembianti
Fuori

orrendi

mandava a conturbar sua mente .

Oh gran padre dei Numi, immortai Giove!


2$5,s Inorridisco pel

timor vedendo

Che non da' morbi sol , n sol da' colpi


Il tristo

fin ci arriva ; ma da lungi

Anche venir pu chi talor ne offenda .


Talo cos,
z$<So Della

bench di bronzo fosse,

maga al

poter

ceder dovette .

Egli pertanto mentre enormi

pietre

Stava movendo , onde impedir che al porto


Non
v-irpi'iTiu Secondo l'Etimologico per oe/tt dovrebbe spiegarsi per Ka'pt : ma
non ho io per la uniformit voluto allontanarmi dalla spiegazione del
Bruncfc Ben ci in tutto questo passo mi sar perdonato se una qualche
libert ho dovuto prendermi pei rendere pi chiaro il senso

4i4

APrONAYTIKDN
TTStpx/Cf QrlvUfct

A.

Ctpvpy in cTg' Ot %p

1680 rr\Ko/Ubv(f tMXos jULcMCq ptev o*' in jTnpoV


/VTn'e/ TrpoQXnros t:iij$iS.x% <nio77tXoio .
aAA' os r/s r iv cpicrcrt 7T&Xapin Vy^^t 77VHn
ti\v r -ods 7ii\Ki9Viv
n/xnrXfiyx Xi7?>T6s
ijXoto'/juoi pu/Aoo KxlnXv&cv r tF iStt VVKi
1685 pt7T^<ft fjJv 7ipura. Tivx'cro'TAi , Cifdpov xur&
TpVIXVS-tV t^OL-yilfX Kxrnpmiv ' Ss 076 TTWftfh
tLHXfJLCLTOii riidS fjJv t7TI<fiX^v r'opt/TO ,
tjrflipOV CLVT

dfJLivrws XTTiipoVl H^VZi(Ti $0\J7T< .

xtvo fiAv euv Kprvrp ivi (Tri kv4<$xs nX/^ovro


1690 npaes' /xtrx & o7 y& viov <QxtQov<xa.v is n'w
Ipv Anvaans Aivatfos ffyvxvro ,
utTcop r ilvxQuvxvTO }(c/C\ iai^xv , eos nev epzr/AoTs
7ixf,7ip(!nTi<flx fixXoitv 7Tfp S xA/U,cow'Toj axpns .

Ai/'r/xa (Te' KprrraTw uVg/> /og'ya Xx7r/u,x S-ortxs

ftn>l6ff | Questo verso senza citare il nome di Apollonio riportato nell*


Etimologico M- ma scorrettamente letto rrt/iiv *iw/ij . Ingannato da que
sta lezione il Silburgio si sforza di spiegare Ja intrusa voce xrtpfu ; ricon
venuto poi del suo errore dai Rhunkento
Veri. i6ii- c!K\' t Ttf &c< | Il fondo di questa similitudine di Omero nel
13. dell' II- r j3o.
Cadde oual quando alcuna quercia caie
O pioppo, o pino in su vegnente ed allo,
CU? uomini lavoranti alla montagna
Tagliaro colle raffilate accette
Perche fervine a fabbricar le navi:
luogo che Macrobio mette al confronto col seguente di Virgilio , discor
dandone per il Pope , che crede tali quesci due passi da non ammetter
fra loro coinparazioue ( Ain- a r 616- )

DELLVARGONAUTICA LIB. IV.

4*5

Non approdasser , d' un acuto sasso


La punta urt nella caviglia, e quindi
2$6$ Qual liquefatto piombo uscendo il crudo
Sangue , restar sulP eminente scoglio
Retto su i piedi ei non pot pi a lungo ;
Ma come alto talor pino su i monti ,
Che i tagliatori colle acute scuri
2570 Reciso a mezzo abbian
Onde dal bosco

lasciato in

piedi,

uscirne ; nella notte

Per lo soffiar de' venti prima crolla ,


Ma infranto poi dalla radice a terra
Gi si rovescia j ei nella stessa guisa
257$ SuU' instancabil

pi fermo da prima

Si sosteneva ; illanguidito

poi

Con immenso fragor precipit.


Quindi in Creta' gli Eroi per quella

notte

Si trattenner j comparsa poi 1' Aurora ,


2580 Prima un sacro innalzar tempio a Minerva
La protettrice

del

Minoide suolo ;

Poscia attinser dell'acqua, e nella nave


Di nuovo entrar , onde da pria co' remi
Trascorrer oltre alla Salmonia punta .

2585

Mentre pertanto pel gran mar di Creta


CorAc veluti summit antiquam in montibus ornum
Cum ferro accisam , crebrisque bipennibus instant
ruere agricola ctrtatiml Ma usque minatur ,
JEt tremefaia ternani concusso vertice nutat l
Vulncribus donec paullatim evi&a supremum
Congemuit 3 tiaxitque jugis avulsa ruinam

4i<5

APrONAYTIKDN

A:

1695 h2 <po'Ca rriv Tttp n KoIouXcl^x, KtHXrf&xoMfit


vvkC Xotiv ok Atrlpx i'ua'^a.viv , ovk ci/JLot.pijyxt
finvns ' opa.v'Zv </V (xiXxv %cCos , n t/$ duVIW
>p(l>pu <XKor/n fjju^drv vioura. (Zep-3>pav .
(Lrot <T' , tir

A/cfy , etty ufauriv ^opiovro *

1700 ntifttv otf otftrov i^rpi^xv dV ^aA.X'ro'p


v<fiov , et^tn^A^ot-Ter , o^n (pg/30/ . cLroCp In'oVDj
^eTpxj aivOLVxfJLtvos M>yxXr\ m <t>o!Cop aure/ ,
fSJtfourO&i nxXf'av holtol cF tppttv xar^xXccvrt
foCupva. . ^oAAa) <fe riu^o? oWa^eTo, xoXXx <f>' A/*t/xAa/s
1705 ztoAA^ <T' es Opvvyiw ertpefarM <Ppx no/taffu .
Anro/'eTn > tu'w Te k*t' ovpxvov iato nirpxs
f//A<p& MXxvr/ovs xpirinoos , cu' r eW Tivtto
fwroLi ' cTo/aai' Te ,u/nj s'<p\j7Tpd>&v povifxs
^i^iripr %p\j<ruov dncrxes t}'0'.^ to'^o^
1710 /u.eLp/i*apn o*' d.7ii\&i*\t fiioj 7Ttp 7zoLvro$>v xtyXn.
tot'

Ven. 1691 . Karxti* | L'Etimologia di questa voce indicata dallo Scoliaste


su questo luogo col dire : una nofr tenebrosa si chiama xtnKiia ( Catulada )
trafi ri \at ( come perniciosa ) . Cita inoltre Sofocle , come uno che_
abbia questa voce stessa anteriormente usata : e ci nella perduta Tragedia
intitoloca Naupata , o come su V autorit di Fozio legge il Kustero 2vau
flio Vedila registrata presso Esichio , e Suida , il qual ultimo in prova
della spiegazione , che le d, porta questo stesso verso di Apollonio senza
per nominarlo
Vert' 1704- ro\Ki "it- Tlu%oi &c [ Luogo ripetuto quasi litteralmente da altra
del lib- ! ver. 418- Alle Citt in questo enumerate dedicate ad Apollo si
aggiugne nel presente Amicle , Citt della Laconia , del cui tempio fa
menzione Polibio ad lib f Habtt ApolUnU xicm ferme cun&a totius
Luco-

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

41

Correan , terribil tenebrosa notte


A spaventarli sopraggiunse \ ( i Greci
A queste dan di Catulade il nome )
Notte il bujo di cui non penetrava
2S90 Astro verun , n della luna raggio :
Tale , o nero caos dal cielo uscito ,
O dal profondo surte eran
Il mondo

baratro

ad oscurar spesse tenbre ;

D' essi nessun se per le vie di Dite ,


2$9$ Gissero, o per lo mar punto scernea ;
Ma dell' onde in balia senza consiglio
Lasciavansi portar , n sapean

dove .

Allor Giasone ambo le mani alzando


Invoca Apollo ad alta voce, e '1 chiama
2600 A liberarli, e mentre gli scorreva
Amaro pianto , d' offerirgli doni
Molti in Delfo promette , ed in Amicle i
Ed in Ortigia di portarne immensi .
Tu F esaudisti , o figlio di Latona ,
KSof

propizio dal Ciel tosto scendesti

L di quel mar ver li Melantj scoglj :


E di quei duo sovr' un lanciato a volo

Il tuo d' or colla destra arco innalzasti ,


Donde dal nervo a illuminar per tutto
z5io D' intorno 1' aria
Tom. II.

scintill splendore .
G g g

Mer-

Uieontem tempia telebritate vincentem ; doa-de Stailo la chiama Apollinei


L Theb< 4.
)i
Hujus Affiline* euttum comitantur Am^clte ,

4i8

APrONAYTIK^N

A.

vitti cV ns E^opadW oun dn rc$p i<Qxcti>$t\


vnffos tuv , Xi'yns lnnoi/pi^os Anta, vfacxj ,
i& v>s iZxXovro t(g] tcr%$ov arfrixx
HoJj
Qe'fyev cLvtp%ofxivn ' tot cP' xyXxv AttXXov
171 5 a Acre/ ivi ffKtepu t/xivos , CKttvrx re fiu/udv
7:oii.ov AyXritnv
ivtmirtou Uvixtv x"yXr\s %

tffuov t 0* JVi <o7Co's txiv oLritty/xivots oL^s'(pnf .


ptyv <F ocr<rx vip xvtyes ipn/uuu'p tvt pHtyiv
1720 xTp ifycmXtffVUOLV 0* <JW <r(pxs nvxz xXi
vfcop xi^ofx{voi<stv ^iXii^ovrxi trotto
MreTe/ns ffxux $xtr\Kls , ok tr' Zninx
t<r%tv iv vlri$tf<xt y4Xw arQroy , otx $x(xuxs
atf

Vets>7t6- Ai'yMrflv iti Scc | E' questo epteto d'Apollo registrato come
(aleda Esichio, su cui posso anche vedeisi i suoi Commentatori Viene
da oy/i>i fulgur j spiegato perci dall' Heyne ia Apolloi- per fugurator j spie
gazione , che ho io seguito nel volgarizzare a maggior chiarezza la voce
deca Che in questa occasione poi sia stato infatti dagli Argonauti in
signito Apollo di questo titolo lo riferisce anche presso Fozio Cononc nel
la Narraz 40- Di questo tempio dedicato ad Apollo Eglete in Anafe , fa
pur menzione Strabene nel X- Anaphe in qua A'gleta Apoliinii tst templum;
e ne cita un verso di Callimaco, che dice cosi :
Atgletem Anaphemgue , (ibi Spartana propnjuam
Thera , subii lingueus
il qual verso mal' Inteso da alcuni ha dato luogo a credere , che Callimaco
intendesse di un luogo di questo nome, quando non ha inteso, che d'in
dividuare Anafe col tempio in essa dedicato: equivoco scoperto dal Casaubono nelle note a Sttabone
Vtrt' 1717* Av(pi | L'origine di questo nome da dvx'pxlvu ostendo , apparite
facio , indica il suo valore , e l' idea che vi si vuole congiunta : quale ho io
cercato di esprimere colla voce Italiana appari^ior.e II futv nel verso se(Ipacate

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.

41*

Merc di questo agli occhi lor s' offerse


Fra

le- Sporadi in mar isola angusta ,

D' Ippuride rimpetto altra isoletta ,


U' 1' ancore gittar , e vi approdaro .
2615 L'Aurora intanto, che nascendo splendei1
Dato avea luogo al nuovo d ; quand' essi
Consecrar tosto nell' ombroso bosco
Un bel delubro a Febo , e un' ara ombrosa :
Febo chiamando Eglete , o Folgorante ,
2520 Per l'opportuno a lor fulgor lanciato;
E Apparizion , o Anafe quella piana
Isola che apparir Febo allor fece
Ad essi ch'eran pel

timor turbati.

Inoltre quanti in erma spiaggia ponno


261$ Apprestar uomin sagrifzj , offerti
Da loro son : onde qualor libare
Li vider acqua su tizzoni accesi
Le Feacidi

serve di Medea

Non pi poteron ritener nel petto


25jo II riso; quali

erano spesso avvezze


G g g 2

Nel-

guente sostituito dal Brunck al p.iv , che volgarmente leggevasi> determina


il senso del Poeta ad esprimere non gii che Apollo abbia con quello splen
dore mostrato se stesso ( come male da alcuni si traduce ) , ma che abbia
agli Argonauti fatto comparire , e vedere queir Isole dove potessero appro
dare Per la ragion conttaria, cio per essere all' im proviso sparita dagli
occhi Andromeda in Egina al riferire di Antonino Liberale nel cap- 4 delle
Metani* gli Egineti consecrarono a Diana quel luogo , ove spari, col nu
me di Afaa : In fono Diurne locum ubi oculis hominum suitratfia est jfginet
eonteerarunt , jtphaamque dixerunt Sull'Isola poi stessa v la Osserva
zione

4*o

APTONAYTIKflN

A.

a/eV ir KXkivoio $ook\xvxs pafxi .


1725 Ta's <T' oL4<r%po7s r>f.aes e'zrt<rloQzo'Kcp vctiGi ,
#Agi/p yn^vxjvoi ' yXuKpti fi aVecTa/sro T>7<r/
mpro/x/n , j^j ^g?oj iviorZXov , e* fe' ^ hs/h/is
f*.o\7Trts ripulii? Htrty e'/ tc7* ywxtKis
dvfyUei i'Tipttavra.i , or' A77oAAa)fa,

unAa7j

1730 AAriTW Aj<a(j>nj r/fxn'opov \oL<rKovtxi .

AAA.' t?Tg oV HcCHUd'V U7lt\ttX 7Ti/<TfXXT XVfOtV


//.'nVotT' ine/r

Ev<pr\/u.os vtlpx-tos ivvxj^Jcto ,

dl^f.tvoi Maini vtx nXtiry . iteralo 7otp 0/


fa.ifA.cvin (iZXa^ m/uxcrltos < eV dyocrQ
17 3 5 txpfecrOxt Ast/xpov? uW A<Ca/W<r/ yx'XxHo^
h Y 71/ni (itLKow ntXnr , o\i'yr\s Trip ioCcrns r
TrapStvtHQ KtXn M.f%Qn dY et iv <p/AcVn7<
*.<r%[Qv f/A,tpQ/s \c(QupTo fi , n'i/Tg K0i/yon

1717. ex V yt/ w/Vtg &c- f Simile costume riferisce Paiisania essere prati
cato Dell' Acaia nelle fette di Cerere , la Misia (lib-7- ) vtrti templum "*{restii eoi mulicres , per vieti feminat viri multo cum risii mutuisquc excpiunt scortitnatibus
rrj- 1735- Vjiwae M*/!i; &c- | Ha ci relaione aHa opinione che avevano
{li antichi , ohe fossero li sogni in podest di Mercurio Omero fra gli al' Sri titoli che gli di, lo chiama anche ( Hymn- in Mete- V- 14- ) ftftfrs*?
ivtifU* duce di segni ; e Virgilio ( jn- 4- 144- ):
Dal somnos adimitque 1
Tttt' 1 7 j8- nCri K'/m | Volgarmente wipl' Questa correzione introdotta dal
Btunck insieme colla varia interpunzione di questo e del seguente vers
a limitar questo scaso Lcrymabatur , tamouam pue.Ua t jutd rem habuitstt
cum

BELL ARGON AUTIC A LIB. IV.

4!

Nelle case veder d' Alcinoo sempre


Nei sagrifizj

ostie immolar di bovi ;

Quindi dal

canto lor anche gli Eroi

Ridendo le

pungean con

t6l$ Dolce
E di

cos fra lor guerra

turpi voci,
nascendo,

motteggi un alternar rissoso :

Dal quale

gioco degli Eroi poi venne

Che in queir Isola van

cos le donne

Motteggiando cogli uomini , qualora


1640 A Febo Eglete il protettor d' Anafe
Sacrifizj ,

placarlo offrono , e voti .

Ma poi qualora le tranquille


Quindi ebber

funi

sciolto , di un notturno sogno

Si risovvenne Eufemo , venerando


2545 II

figliuolo di Maja, inclito Nume;

Parso era a lui , che la divina gleba ,


Fra

* -

le sue braccia al sen stretta , di latte

Bianche goccie irrigassero ; che quindi


Di quella gleba, piccola sebbene ,
26*50 Donna n' uscisse

di virginea forma ;

Che d' essa vago del suo amor gustasse


Li soavi piaceri ; e che piagnendo
,

Poi,

tutti ta , quam ipst tuo autrat la&e : senso da me adottato La breve-


- comparazione di Apollonio tolta da Omero ( II* i</> V7' ) > dove fa che
Achille dica a Patroclo :
Patricia perchl piangi , guai bambina

4za

PrONAYTIKGN

A.

^u^df^ivos rrlv etTos iZ dthnXi ycCXanlt *


1740 n H 4 ^iXi^ioitt 77Apnyop46<rKv tvia-tri
*' Tplroavof yivo% tt/xt , tiZv rpoQcs , Z <pAg , Tza/JW
H o Houpn Tp/rav yp tfut A. Con ti tow\a .
dXX ift Nnpnos nxpxxcCtBo 7TCLpivtxrlcrtv
oL(ji.7iXa.yos vou'uv , Ava<pn$ o,/oi e7/cu cT' g'c ai/7et1$
174$ > n'eA/ou fjiir7TicrQs , rgo/j vii7^&ffffiv ztc/jm .
TZ P up" ivi fjLvr\<r\iv padYn fccXv , Ih t ovo/j^vv
A/crWdVi? ' 0 <P' g77e/Ta -i07rpo7iia.i Ekxto/o ,
&v/jlZ 7iifA,7idZtov , aVe^g/KotTO , (pdvw^v ti .
" 2 770770/ , n At/ya <Tn ce

oLyX&v /u./uope vd\js

,, /3a)'Aa.Ka. ycip tiiifyvtft -d'io?, toutov^ (SttXptt ,


ynCoi' > *V vXttpoi noL/fav <rg'3,g>> t>vcC<r<rovrot,t
77,7{Tj ?7e< Tp/tatv ^iivniov HyuUXt^i
, tnvJ^ tot tint/poto A/Cu<rT/tfas * cu po' t/j aAA.cc
M cLa.voit<V , tf e7fo$ > 0 ac/p 770'pgp aW/CfAnauj .
17 5$
>Qj e <px* cu'cF dX/cdv \j7iKpi<riv A/oWdVo
Ev<pn,aoc /3)Aov cTg' , $-i07rpo7ti$tftv ta.v'is ,
miP 7ToCpufctr\i> . rnf J^' 6h1o$ vnvos ciip$<nt

Firn* 174}- *i>|0xr3fo f Questo imperativo stato da Gio-Pierson ben sosti1 tuico alla volgare scorretta lezione T/cwir3iT9 , che contra il senso impor
ta un tempo passato Qui la gleba prega di essere consegnata alle Nerei"
di: lo che, spiegato da Giasone al v i7fo viene poi eseguito da Etilemo al vers> 1757 Questa corrispondenza e la prova di essere genuina la
correzione
Ven- 17 f 7< fixiv | Pindaro non di proposito e per l' Insinuazione di Giasone fa
gettata da Eufemo in mare la gleba, ma accidentalmente cadutagli , e di
spersa per lo mare, contra anzi 1' avvertimeli co di Medea , che la voleva
conservata Cos egli nella 4* Pitie*

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


Poi, qual fanciulla, per aversi unito
Con chi allevato

aveva ei col suo latte ,

a<5?$ Lo raddolcisse ella con tai parole .


Germe i' son di Tritone 9 o caro amico ,
Dei tuoi figli nutrice , e non tua figlia :
Figlia ben

della Libia , e di Tritone .

Ma alle vergini in man tu mi consegna


2660 Di Nereo '1 Ponto ad abitar con esse
Ad Anafe vicin . Pe' tuoi nipoti
Pronta poi dopo ai rai del sol me n'esco.
Tanto il suo cuor gli fe rissovvenire j
E invitato Giason ,
266*; I

vaticin]

questo di Febo

poi nella sua mente

Noverando gli spiega , e cos parla .


Ah! ben a te grande, ed illustre onore
E* tocco in sorte . Al

suo gittarla in mare

I Dei la gleba un' Isola faranno


2*570 'Ve i figli abiteran delli tuoi figli.
Fu questo il don , che gi ti f Tritone
Della terra Libistida , ned
Se non eh' egli si fu

altri ,

degl' immortali

Quel che ti si f 'ncontra , e che tei porse .


1x67$

Cos disse Giason j n rend vana


La sua risposta Eufemo : ma la gleba
Lieto per gli presagi, in mar sommerse,
E V
Aceeplt ( Euphemus ) glabam felictm
studio autem eam suimersam e navi
uiiisse curri salsugine
Vesptre humido pelago subiradam

4*4

APrONAYTIK^N

A.

K<*AA/V7n , 7ix1^cv lpri rpcxps Evepriju,oto ,


ot npv ixv 7:0ri Tri1 2/frn/ld\t A.n(xvov tvxtov
1760 Arifxvou cT' ^eXxd-vres uV tuTpob*/ Tvpa'npoJa't ,
S^a'pTn^ ticra.tytH.xvov i(p<rl<ot . g' oV A/7rvrxs
T,7Tciprr\v t Artfficvef g'tfs vd's nyxy r!pxs
K<xAA/o7nv gV/ i-nco ' xfxtty\jx\o cT oviom-x ripns
i% t^tv . AAa Tfl <agV (JA-V7HV yivvt Evtyri/xoto .

176?

Kg/^gi* <T' aV7gpg'ojj , T/a fjLXtpt'ov otffjLX Xtno'vres


Atyivns Xrtlytfiv iv<r%6$ov a.7v|yx dV to/ 76
ufye/'nj; 77g/3^ Jsnp/' x/xejutye'x <Prp/<rxvro ,
Ss xev x<$vff<r<it*.tvos <p0a/n /Agra Tao** tHicrQxt
xfjL<$< yxp xpeid re , yg\ xcrmlos oCpos &7iuyivi

1770 V3>' Ir/ fCy rAo-d'O^raj ttc/j^x^v x/jL(pt<popr{xs


XV&i/AiVOl KOVtyOlQ'lV XtyXp HXT XyZvX 77fo<f(fi
Houpot Mup/xifo'mv r/ms npi JiptowT&i .

IAXT

Certe ipsam mandaveram uefi


Vamis labore famulis
' '
Servandam : at eorum oblitm tunt mentes~*
Veri' 177**
MvfnAhuv | Nome Poetico degli Egineti , di molti alito die
tro 1' esempio di Pindaro , che cos li chiama nella quarta Nenie* La
etimologia Mitologica si ripete dalia favolosa trasformazione degli uomini
in iormiche ottenuta da Eaco in quell'Isola; su la qual favola descritta da
Ovidio nel settimo , pu vedersi anche Igino alla fav- fu * c li suoi Com
mentatori : ma la etimologia pi naturale viene da ci che l vivessero gli
uomini alla maniera delle formiche Cos di ci Strabone nel lib 8 Myrinidonei vero appellantur jEginetx , siculi traditur , non quod ( velut fatui*
jadant ) magna oiorta peste formica; /Eaco vatis id impetrante in komir.um
net'u

DELL ARGON AUTICA LIB. IV.


E 1' Isola usc
Nudrice

425

fuor quindi Callista

sacra dei figliuoi d' Eufemo .

3680 Questi che prima abitator gi furo


Della Sinteide Lenno, dai Tirreni
Fur di Lenno cacciati, ed alli Lari
Si portaron di Sparta ; ma lasciata
Sparta pur anche , all' isola Callista
258$ Li port Tera d' Autesione il figlio,
Che di Tera da se le diede il nome :
Ma tuttoci dopo

d' Eufemo

avvenne.

Li Minj intanto con veloce


Per vasto tragittar mare , ed

corso
ai lidi

zyo Approdaron di Egina , ove ben tosto


Nel far acqua occupati , fra di loro
Nobile si eccit gara chi '1 primo
Fosse a tornar colla attinta acqua in nave ;
Perch arabo urgean , ed il buon vento, e l'Uopo;
z6p$ Quindi ne deriv , che anche al d d' oggi
I Mirmidni , abitator d' Egina ,

Onusti il tergo di riempiti vasi


Nei

lor certami

usan

coi pi leggieri

Della vittoria disputar 1' onore .

Tom. 11.

H h h

To-

naturarti sint rr.utatm i sed gvod formicarum in morem ferrarti fodientes in sax
stmen conjicerint , ut agrculturam exercirt pouent : 1/ quod laterum coAorum penuria in fostis habitatent Vedi su questo aome t c SU la sua ect
Biologia l'Hcync in Apoll- BibMib. } il- 6\

425

APrONAYTIKGN

A.

f/S eros e e-reos yXuHtparpa.1 ltv aVcfa/p


177? dv$p<il7Toii . n<fn >*/> f'W Aut niipa.^ iaoLm
Cf.ir4p(>V HCt/UOLTCoy ' tJTt/ 0\l V TU XJI./XIV $-A.OS
tuT/$ dr Aiy/t>n$tv oLvzp%otA',otfty frxi^Qn ,

Firn. 1773* I^"-' /ms^wv &c | L'eruditissimo Sig- Abate Ennio Visconti del
cui consiglio mi sono utilmente setvito nel procurare questa edizione,
crede vada qui letto i'Aut' */!), vocativo forse cambiato dall'ignoranza
dei copisti in un genitivo per concordarlo col genitivo che segue A ci vi
s'induce dal riflesso , che falsa sarebbe l'indicazione, ed una lode scarsa,
e incompleta chiamando gli Argonauti itirpt d' Eroi beati . Falsa indica*
zione perch Ceneo , ed Eurito padri d' alcuni Argonauti , e nemici degl*
Iddii non erano fra gli Eroi beati : scarsa lode , ed incompleta perch gli
Argonauti erano almeno canto beati Eroi, quanto i lot genitori , anzi or
dinariamente pi di loro famosi i scarsa ancora, ed incompleta perch es
sendo la pi parte anzi forse tutti o figlj , o discendenti d' Iddii mal si en
comiano appellandoli solamente stirpe di beati Eroi . Al contrario chiaman
doli stirpe dei Dei , la indicazione vera , perch infatti di cutti gli Argo
nauti pu provarsi , che discendano dagli Dei ; ed alcuni anche immedia
tamente A maggior prova di questa felice conghiettura servir pu quel
verso di Catullo , che par una Urterai traduzione del presente;
HEROES salvete DIVVM GENVS
Se la propostami legge dell' uniformit non lo avesse impedito , averei i
trodotto questa lezione nel resto, e cos tradotto questo passo:
Ora 'l vostro favor da me s' implora ,
O voi , stirpe d* Udii , famosi Eroi
Ivi | E' qui Apollonio nel mostrar desiderio su la buona riuscir dei suoi versi
bn pi modesto della maggior parte degli Epici, presso quali si vedono
bene spesso sfacciatamente inserite eccessive lodi di se stessi Fra li molti
che cita, come lodatori di se stessi il Mazzoni ( Dif- di Dante lib i* 0 49- )
riflessibile Lucano , che osa di mettere il suo Poema in paragone dell'
iliade di Omero (lib-9- ) cos parlando di Cesare:
Uam siquid Latiis fas est promittere Afusis '
Quantum Smytnni duratimi vatis honoris

DELL' ARGONAUTICA LIB. IV.


fjoo

Ora il vostro

4aj

favor da me s' implora ,

O voi progenie di beati Eroi j


E questi carmi agli uomin d* anno in anno
Sien pi dolci a cantar. Ecco gi tocco
L' illustre fin delle fatiche vostre ;
705 Poich usciti qualor

foste d' Egina

Non vi si offerse pi verun cimento


H h h a

Venturi me, tequi Iegent, Pharsalia nostra


Vivet & a nuli ttntbrit damnabitur trro
e Stazio , che cos apostrafa ia sua Tebaide , cai da te stesso assegna il se
condo luogo dopo 1' Eneide :
Jam te mmgnanimus dignalur nasceri Ctesar
Itala jam studio discit t mtmoratque Juventus
Vive precor , nec tu divinam ALneida tenta ,
Sed longe seguire , & vestigia scraper adora 1
Max tibi siqus adhuc prtetendit nubila livot
Occidet , meriti post me referantur honoris
Ma pi di tutti Ovidio , che cos termina la sua Opera delle Metani.
Jantgue opus ixegi i quod nee Jovis ira nec ignes ,
2fec poter ferrum , nec edax abolere vetustas Oc
Viti' 1774* 'Ih | Era sin dai pi antichi tempi costume presso i Greci di can
tare nei Teatri , e nelle annuali solenni feste oltre che Inni , anche Poemi
Epici D'Ipparco figliuolo di Pisistrato Eliano (VH-lib?f i)r'ferisce
che ordin fossero dai Rapsodi cantati nella Festa degli Ateniesi i versi di
Omero Di questi Rapsodi , e di quanto concerne la loro Storia , vedi
Lud- Kustero nella Se Cric di Omero Sei* f Simile costume essere anche
passato ai Latini si raccoglie da quel luogo di Giovenale , dove si vede
cantata nel Teatro la Tebaide di Stazio ( Sat- t v- Sj. ) :
Curritur ad vocem jucundam , U Carmen amie
Thebaidos , Letam fecit cum Statius urbem ,
Promisitque diem ; tanta dulcedint captos
Afficit ille animos , tantaque libidine vulgi
Auditur Ite
Vedi il Mazzoni Dif. di Dante lib* cap. u>

4z8

APrONAYTIKGN

4.

ytu'nv YLtxpoTTrw , Trxpoi r Ai/'A/'cTo. ntlpnvxvns


780 ECe/ns ivrocrQ&v , Onouvrid x <Z<rfx Aonpay ,

T E A O S
TQN AlIOAAfiNIOY APrONAYTIKGN .

DELL' ARGON AUTICA LIB. IV.


N pi

"

dei venti v' impedir procelle ;

Ma cheti intorno la Cecropia terra,


E dentro 'l stretto dell' Eubea radendo
2710 Aulide , e le

Citt dei Locri Opunt] ,

Di Pagase approdaste allegri ai lidi .

FINE
DELL' ARGONAUTICA DI APOLLONIO .

419

431
OSSERVAZIONI
SUL

LIBRO

QU ARTO.

Vtrf 8*- la Titanio Diva c> \ JLf O Scoliaste qui nota chiamarsi Titania U
Luna perch figlia di uno dei Titani , cio d'Iperione, che la ebbe da
Tia una anch' essa delle Titanidi ; vi cita l' autorit di Esiodo j ed infatti
i da questo , che gli antichi Mitologi trassero questa genealogia Il luogo
di Esiodo, non specificato dallo Scoliaste al vers- 371 della Teogonia,
eye dice:
Thia prateria Solemque magnum , lucentemque Lunam
Genuit congresso cum Ufftrioni in amor
L'autore degl* Inni Omerici . bench discordi nella madre , che chiama in
vece Eurifaessa , convien per con Esiodo nel far Iperlone , mio dei Tita
ni , padre del Sole, e della Luna, cos esprimendosi nell'Inno al Sole:
che prese Eurifaessa
jWo/fo famosa lptitan , iirocchia ,
Che a lui vaghi figliuoli partorio ,
JJ Aurora Iraccirosea , e la crinita
Luna , e il Sole infaticabile
1
Apollodoro nel primo della BibI al cap> a- segue intieramente il primo nel
far nascete da Iperione, e da Tia la Luna, ed il Sole; e secondo 1" au
torit di questo ammessa questa genealogia medesima nella seconda sua
Tavola Genealogica dall' Heyne Egli per questo che l'epiteto di Ti
tania qui dato dal Poeta alla Luna promiscuamente si vede dato presso al
tri Poeci a tutti li discendenti dal Sole : come tra gli altri a Circe detta
da Fiacco Titania , come dirsi potrebbe la stessa Medea Osserver final
mente non doversi coli' antica Mitologia su questo articolo confondere la
posteriore, nella quale come Soles quam multi proferuntur al dir di Cice
rone , cos anche varia se ne dor trovare la provenienza ; sinch poi nell'
ultimo stato, confuso il Sole , e la Luna con Apollo, e con Diana, ne
fu comunemente tenuta per madre Latona, e Giove per padre
V*rs- 88 Di Latmo l c- | Notissima la favola di Endimione , argomento
di questa breve digressione, nella quale si allude alla opinion che correva
M le magie Tessale , che ciedevinti potere
r e*

432

OSSERVAZIONI

"
calo deducere Lunam ;
e che in fondo non etano, che un abuso che facevano i periti dell'Astro
nomia , li quali conoscendo il preciso tempo dell' Ecclissi Lunarj , e poten
dole perci predire esattamente, davano ad intendere esserne cs:i coi loro
incantcsmi la causa : come di una certa Aglaonica figlia di Egemone ri
ferisce lo Scoliaste Per altro di Endimione si conviene nel farlo figlio
diAetlio, e di Calice j e nel farlo amato dalla Luna, che andava a visi
tarlo nella spelonca di Latmo , quando et l addormentato : della qual
favola cita lo Scoliaste per autori gli antichi Mitologi Esiodo, Pisandro ,
Acusilao , Ferecide, Saffo , e Nicandro Ne descrive Luciano questi amori
nel Dialogo di Venere, e della Luna j ove con molta grazia questa vien
rapptesentata abusarsi del sonno di Endimione, donde il proverbio: Endymionis scmnus , del qual Cicerone nel quinto de Finibus , e nel primo
delle Tusculane Eraclito nel cap- j8- del Libro De incrtditiiim , crede
intendersi per Endimione pastor quidam ignarus mulierum , ff rudis , quem
eutn mulier deperisse! a nescio quo interrogata , cu* illa esiet , respondit , Lu
na l ma un Anonimo a lui posteriore , pubblicato per la prima volta da
Leon Allacci, poi da Tom- Gale , crede la favola derivata dall'aversi que
sto Endimione dato per il ptimo a studiare il corso della Luna ; pet lo
quale studio passando senza dormire le notti ; dormiva poi tutto il gior
no : ideoque ( sono parole del citato Autore) Luna amore eum prosequi
dicebatur , tamquam qui Mi *b id studium gratus esiet E' da vedersi an
che Pausatila nel quinto, per quanto concerne a tutto ci che di vero,
e di Storico si ha su la persona di Endimione ; che come in atto di dor
mire vien rappresentato in una statua di eccellente antico scalpello, tro
vata non son molti anni nella Vilia Adriana , ed acquistata dal fu Re di
Svezia Finalmente per dire anche di Latino una paro/a , questo un
monte della Caria, o Jonia nell'Asia, Endymionis (dice Mela) a Lunm
ut feruta adamati fabula nebilis ; alle falde di cui vi era una Citt dello
stesso nome, detta alttimenti Eraclea, della quale Tolomeo, Strabone ,
Plinio , e lo Stefano, che cita su la indicata promiscuit di nome l'au
torit di Alcmane, antico Poeta- Dal detto monte, e dalla accennata fa
vola da Ovidio chiamato Endimione Lctmius heros ( Trist- * 244- ) ,
come Latmius venator da Fiacco
Vexf 186". Come glie lo ordin Mercurio stesso e* | Pare qui veramente Apol
lonio in contradizione con se stesso , dicendo in questo luogo sagrificato
l'ariete da Frisso per consiglio di Mercurio, quando innanzi in pi luo
ghi lo aveva detto , secondo il sentimento della maggior parte dei Mito
logi sagritcaco per consiglio dello stesso montone, dotato di favella uma
na .

SUL

LIBRO

CLU A R T 0 :

43^

a* Lo Staveren commentando quel passo d'Igino nella fav- j- in cui di


partendosi egli da tutti gli altri , dice immolato 1* ariete da Frisso matrit
prxceptis , accortosi della contradizione di questo luogo di Apollonio coli*
altxo del lib- z al v- 1146* , tenta d conciliarli collo spiegare le voci di
quest' ulcimo iif To3nM,&(ri/wj<rt , che comunemente si riferiscono all' ariete
per xvr CttoO- , riferibili a Mercurio poco prima nominato Ma oltre che
violenta questa Grammatica spiegazione, vi resistono ancora due altri
passi del primo libro, cio il v ifS- , e il v- 764. , in ammendue li quali
accenna il Poeta la facolt di parlar nel montone, alludendo alla favolosa
-circostanza cos chiaramente spiegata poi nel citato passo del seconda dell'
insinuazione dall'ariete stesso fatta a Frisso del proprio sagrifizio Io direi
piuttosto per conciliare questa apparente cootradizione , che mente di Apol
lonio sia stata in questo luogo di dire, che in ci sia intervenuto il consi
glio di Mercurio a determinate dove faoi doveva il S3grifizio suddetto dell"
ariete, gi anteriormente da lui stesso quanto alla massima insinuato, senza
averne per allora precisato n il tempo, ri il luogo* Ed a proposito del
Juogo aggiugner, che mentre il nostro Poeta , seguito da Tzetze ne' cornaia Licofrone , fa immolato l'ariete semplicemente nel bosco di Marte , Igino
dietro a lui Luttazio in una nota a Stazio ( indotti forse ammendue dall'
equivoco significato dei termini rf'iwvse , 0 itpv ) , individuano il sito per
un tempio ili Marte.: dal qua. essere poi dedicato a Marte questo bosco , o
tempio che sia, n' derivato, che alcuni , fra i quali il citato Luttazio,
credessero non a Giove , come il nostro Apollonio , dedicata la pelle del mon
tone , ma a Marte Aggiugner per ultimo, ravvisarsi precisamente quell'ara,
di cui si fa qui cenno , in quella gemma Cortonese, che impressa si vede nel
fine del Tomo precedente , ed ivi spiegata
rcrs< xoj. Del Lieo su le tponde { Nel libro secondo si vede nominato pure utt
fiume Lieo nella Mariandinia , o Bitinta , e fu ivi notato esservene altri di
questo nome* Quello di cui si fa qui cenno sar lo stesso, che Strabone
inette nell'Armenia poco dopo aver parlato dell' Arasse j ed unendolo nel
nominarlo col Fasi ( lb- 1 1 ) Flumirut Armeni sunt multa : notinima horum in Muxnum mare exeuntia Phasis , f Lycus . Non ho per trovata si
nora presso alcuno degli antichi Geografi la circostanza qui indicata dal Poe
ta, ch'esca dall'Arasse , e che vada come un influente, a congiungersi col
Fasi Forse sar lo stesso di cui riferisce Plinto ( lb- i- io<5>) , che si per
de per un qualche spazio sottetra, per poi ricomparire in appresso; qualit
rimarcata pure da Seneca nelle Naturali Quiftioni , e da Ovidio in quei
versi ( Met- ijr 17}- )
Tom- Ih

Ili

Sic

4S4

OSSERVAZIONI

Sic ubi terreno Lycus est epotus hiatu ,


Existit proeul fiinc , alieque renascitur ore
Ttn
e tegg- | Comincia qui a descrivere l'assopimento del dragone, e
l'atto di levare, e portar via la pelle d'oro, fine dello scioglimento dell'
azion principale del Poema Di questo mirabile assopimento operaro coli'
uso del ginepro dalla magica arte di Medea , ne ha il nostro Poeta tratta,
secondo lo Scoliaste , la idea da Antimaco , antico Mitografo , ed ha in ci
seguito pure Onomacrito , da cui preso anche ha molti dei color coi quali
ne l'ha abbellita - Fetecide all'opposto, citato medesimamente dallo Sco
liaste, non addormentato vuole il serpente , ma ucciso ; e cosi Pindaro nel
la Pitica quarta; sentimento che riferisce, come il pi comunemente ri
cevuto, anche Diodoro Siculo net quinto della Biblioteca Fiacco, ed Ovi
dio seguono appuntino il nostro Poeta , imitandone anche peculiarmente
molti tratti, come pu dal confronto apparire; e dei posteriori Mitografi vi
li uniformano Apollodoro , ed Igino; il prhno dicendo nel primo della Bibldi Medea , che Draconem custodem ventficiis aggressa sopivit ; inde sumpto
veliere curri Jasone in navim Argo te contulit ; e il secondo nella Favola
cos di Giasone : Drecone autem renenli sopito , pellem de fan? sustulit , in pa~
triameue cvm Medea est profcfus Spiega nel citato luogo Diodoro Siculo
U favola che Dracene fosse il nome del Capitano delle guardie , destinate
a custodire il tempio, dove il detto vello , o tesoro per esso inteso, si con
servava modo simili ( sono le sue parole cos rese in Latino ) cum templi
custos Draco eppellaretur , tradu.xerunt poetx admiranis stupendoseli ejut
ammanta fabulas Aggiunger per ultimo esattamente, come qui da Apol
lonio si descrive, rappresentarsi quest'ultimo fatto nell'ai trove allegato bas
sorilievo antico pubblicato dal Begero > dei quale la parte, che questo falcoriguarda , servir per un finale ad illustrare questo passo Ver$. 238. Di ginepro e- | Non per qualit" sonnifera, che abbia il ginepro,
ma ben piuttosto come un' antidoto contra li serpenti , che qui fa Apollo
nio con molta convenevolezza adoprame un ramo per aspergerne il drago
ne Per la prima qualit non vi ha eh' io sappia , verun Botanico , che
glie l'attribuisca, e forse Battista Pio il solo , che interpretando quel ver
so dell' gl> X di Virgilio :
Junperi gravi* umbra
spieghi quel gravis per sonnifera Quanto poi alla seconda abbiamo, per
dargliela, l'ancoriti di Plinio , che seguendo Dioscoride, cos parla del gi
nepro ( Hit- Wat' lib 14. e* 8- ) Juniperus , nel ante celer omnia excalfacit ,
extenuat , cedro animila Et ejus duo genera l altera major , altera minor
Uaaoue accenta serpentes fugat Sunt oui (f perungunt corpus e temine
eius

SUL

LIBRO

QJJARTO.

43$

ejus in serpentium metu Le due iort di questa pianta indicate qui da Pli
nio sono pur conosciute dai moderni ; fra i quali per citarne il pi ovvio
pu vedersi Valraont de Bomare nel tuo Dizionario di Storia Naturale - Aggiugner per ultimo, che quanto su questo passo nota Io Scoliaste, essete
cio questa pianta dedicata ad Apollo, nulla ha, panni, che fare col passo
medesimo, che spiega ; giudizio, che c pure analogo al pronunciato dal
Btunclt rs- j7o- Per V altra parte Ve- | In questo viaggio di ritorno degli Argonauti,'
che qui s'incomincia a descrivere pu dirsi otiginale Apollonio, perch
( almeno quanto alla sua totalit ) non preceduto, che si sappia, da alcuno
Ho detto guanto alla sua totalit , perch il punto ch'entrati sieno , ed ab
biano navigato nel Mar Tirreno , e da esso usciti per lo stretto di Messina
nell'Ionio, questo punto, dico, sin da Omero si vede , come cosa al suo
tempo notoria , ricevuto , e quindi in appresso da tutti gli altri adottato ,
ma poi per quale ttada , come, e perch in detto Mar Tirreno penetrati,
questo ci, che resta tuttora oscuro, e nel che fra loro discordano gli
scrittori Argonautici Timagete, che lo Scoliaste asserisce essere stato se
guito da Apollonio, con assai confusa, ed oscura descrizione vuole, che l'Istro,
il quale secondo esso nasce nei monti Celtici ,, nel M.ire Celtico con un suo
ramo vada a sboccare , e che per esso sieno nel Tirreno entrati gli Argonauti
Egualmente strano Ecateo Milesio l conduce dal Fasi nell' Oceano , donde
nel Nilo a e da questo nel Tirreno Onomacrto con pi fantasia che verisimiglianza, ha immaginato, che usciti per la palude Meotide nell'Oceano Set
tentrionale girassero tutta l'Europa , per indi entrare per Je colonne d* Ercole ,
o Stretto di Gibilterra nel Mediterraneo Finalmente Apollonio con maggior
fjrado , parmij di credibilit li fa per l' Istro penetrati nell'Adriatico, e
da questo su per il P passati nel Rodano , donde nel Mare Ligustico , nel
Tirreno in appresso , e dopo nell'Ionio Di tutti questi viaggi io non mi
fermer, che sopra quest'ultimo, per difenderlo dalle accuse, che gli si
danno; ora per solamente dalle generali L' Abate Banier nel tacciar tut
ti in comune gli Scrittori Argonautici , viene in questo a tacciare anche
Apollonio, he a differenza degli errori , e delle avventure di Ulisse, che
formano il soggetto dell'Odissea, le avventure, ed errori degli Argonauti
nel- loro ritorno non abbiano n instruzione , n morale, e non sieno in so
stanza che una copia servile , e languida del modello eccellente di Omero
Su questa accusa sebbene potesse anche negarsi , che Apollonio imitato ab
bia in questo viaggio Omero , per essere di molto anteriore ad Omero stesso
la favola Argonautica , pure senza entrare su questo articolo , ci pott certo
.sostenersi , che quando anche vi si voglia accordare in Apollonio imitazione
Illa
di

436

OSSERVAZIONI

di Omero , questa non pott mai dirsi serrile , perch ami variata rappor
to ai luoghi , al modo , ed agli incidenti , come pu mostrar' il confronto }
c molto pi dovr accordarsi , contenere il racconto d'Apollonio distruzioni,
e morale. Medea giunta all' ultimo grado dell'empiet nel conspirar cort
Giasone all'assassinio del fratello mostra le conseguenze di* una passione non
frenata per tempo, e come una colpa prima ne porti altre seco, e sempre
maggiori La voluta espiazione da Giove , e dovutasi con tanti disagi ptoctirare , e con tanta umiliazione , insegna , che non possono sperare gli tic*,
mini, che nascosi restino alla divinit, ed impuniti i delitti. La corredi
Alcinoo , non che la persona sua e della moglie, la scola di un Popolo os
pitale , di un Re giusto , e di una Sovrana benefica Le peripezie sofferte
nella Libia servono di lezione per superare con pazienza, e coraggio li quasi
inevitabili ostacoli delle grandi imprese j e finalmente la favola di Talao ten
de nella sua allegoria a mettere sotto gli occhi gir effetti della umana fragi
lit ; insegnamenti questi tutti , e moralit, che smentiscono l'accusa- , che
a questa parte si d del Poema d' Apollonio Altra , e ph comunemente
datagli accusa quella d' inverisim-iglianza , e d' inesattezza nelle cose Geo
grafiche : dei qaali difetti si vuol macchiato questo viaggio del ritorno A
me per altro pare il contrario ; e prescindendo per ora dai due luoghi pi*
combattuti, che difender a parte, p armi che si possa in general sostenere
immune il viaggio Apo-lloniano da quei vizj , che caratterizzar possano il
suo Autore per inesperto nelle cose Geografiche, o violatore delle leggi del
verisimile Altro forse sarebbe il giudizio, che di detto viaggio farti se
in bocca fosse di uno Storico , o di un Geografo; ma nella bocca di un Poe
ta, e nella posizione in cui si trova rapporto all' intiero contesto del Poe
ma , credo poterlo asserire incensurabile, e tale appunto quale esser dove
va Aveva Apollonio mostrata la pi scrupolosa esattezza Geografica nell*
andata 3 ora avrebbe incontrata una insipida monotonia, se non cambiava
il ritorno , e se non cercava in esso quel meraviglioso , che l'anima della
Poesia Per renderlo poi verisimile , bastava che fosse possibile , e che fosse
stato creduto , o tale da potersi credere ; caratteri che vederemo non man
care ad ogni passo del viaggio di cui si tratta Omero, che pure il Prin
cipe della Geografia vien detto da Strabone, non ha incontrata simil taccia
nel complicatissimo viaggio di Ulisse , e nemmeno in quello di Menelao,
sebbene ammendue in qualche parte smentiti dai posteriori pi esatti<onIronti Geografici: e ci perch il Poeta deve fingere , nec fabulx ignorationis causa finguntur , dice il citato Strabone Su questo esempio pertanto, e
colla norma indicata, giudicato Apollonio, credo ne risulter che a torto ne
lo hanno perci ripreso il Casaubono , il Cluverio , ed il Vosiio , i quali da
lui

SUL

LIBRO

QJJARTO.

437

' lui esigevano ci che da un Poeta , senza che manchi alle regole dell' arte
propria , esigere n si pu , n si deve Osserver per ultimo su questo
viaggio in generale, che come nella sua totalit da nessuno stato , che si
sappia preceduto Apollonio, cos nessuno dei posteriori lo ha per intiero
adottato Di Fiacco non si pu precisamente sapere qual viaggio avesse im
maginato , perch rimasene imperfetto il Poema ; ma in ci gi comincia
va a di fi", rir da Apollonio , che fa alla bocca dell' Istro seguito il matrimo
nio di Giasone , l raggiunti gli Argonauti dai Colchidi sotto la condotta
di Absirto , c l nato fra quelli il pcnsiere di riconsegnar al fratello Medea
Is;ino non estende la sua narrazione di questo viaggio oltre di quanto av
venne, secondo Apollonio, fra gli Argonauti , e li Colchidi nell'Istria,
non senza per confondervi 1' andata loro in Cotf , che ben posteriore si
fa dal Poeta E finalmente Apollodoro niente parla della navigazione per
l' Istro; fa uccidere da Medea Absirto nell'atto di partire; fa oltrepassare
gli Argonauti V Eridano , e nomina, ma tumultuariamente , l'Isole Absirtidi , la Liguria ( o secondo altta lezione la Libia ) il paese dei Celti, eia
Sardegna per condurli nel Mar Tirreno ; riunendosi poi con Apollonio nella
maggior parte delle circostanze posteriori E questo quanto ho creduto
opportuno ossetvar in generale su questo viaggio , riserbandoini poi ad illu
strarne ad una ad una minutamente le parti
ytts>i9$' Potremo, l vero c. | Artifiziosamente qui principia Apollonio a
preparare la credibilit al maraviglioio dell' ideato viaggio La prima dispo
sizione era gi stata data nel vaticinio di Fineo : ora Argo viene a spiegar
lo , ed a precisarne il modo di eseguirlo colle cognizioni derivategli dall'
Egitto Onomactito senza alcuna preparazione fa quasi dal caso appiglia
tisi ad una nuova navigazione gli Argonauti ; perch incautamente inoltra
tisi contra la corrente su per lo Fasi Fiacco pure assai leggermente se la
passa su questo articolo , e fa non da altro indotti gli Argonauti a mutar
cammino, che dal consiglio di Ergino , non si s come informato del nuo
vo corso per l' Istro , che suggerisce di fare . Ad onta per altro di questa
maggior convenevolezza, e propriet in Apollonio trova l' erudito Signor
Conte Carli da riprenderlo , e collo sforzo della sua erudizione imprende a
provar non probabile, che su la predizione di Fineo, e su la relazione-
d'Argo s'inducessero gli Argonauti a mutare strada, e tentatile una nuo
va Io non voglio qui stare ad impugnare li suoi riflessi su questo articolo,
su li quali per potrebbe farsi qualche osservazione : ma dir solo in difesa
di Apollonio , che qui non si tratta della verit di un punto storico, ma
della verisimiglianza di una favola Poetica j e sosterr, che per questa nien
te resti a desiderare, per poterla dire preparata convenevolmente, e giustifi
cata

433

OSSERVAZIONI

cata Vedremo in appresso aggiunto nuovo grado d credibilit a qae$ta_


favola dall' intervento di una machina nell'apparizione dell'ignea meteo
ra, che ha loro servito di guida nel tragitto del Ponto EussinoVtrf j<?p- Degli lti Sacerdoti Uc- I E' notissimo , che nell'Egitto l'ordine Sacer
dotale era il depositario di tutte le Scienze , e che ai Sacerdoti , come si ha.
da Erodoto , e da Disdoro, quelli dovevano ricorrere, che volevano essere
in qualche materia istruiti , ragione anche per la quale erano i consiglieri
nati dei Re Strabone ancora in conformit di questo ebbe a dire (libl7 )
Sacerdote! philoiophiam , astronomiam extrccbant , cum regibus conversabantur Fra i Sacerdori poi, quelli avevano la maggior riputazione, che
abitavano in Tebe , forse perch la pi antica Citt dell' Egitto , fabbricata
anche , dicevano , dallo stesso Osiride y ed perci , eh' Erodoto nel prin
cipio del libro secondo , dice di essersi portato in Tebe per verificare da quei
Sacerdoti , quanto insegnato gli avevano in Menh li Sacerdoti di Vulcano
Tritonia poi si dice qui Tebe ; perch situata sul Nilo , detto in appresso
Tricorno , come vedrassi, e per quella ragione , che sar pi sotto notata
Vtrf 401 Poich non tutte ancor c> | Fa qui Apollonio cader' in acconcio l'op
portunit di adulare l'ambizione degli Egiziani su la opinione della loro an
tichit , come quello , che nella corte essendo di Tolomeo , cercar doveva
ogni occasione di piacere a quella nazione fra la quale viveva Era dun
que secondo l'idee di quel Popolo il credersi il pi antico del mondo: e
sebbene l'universalit di questa credenza venisse mortificata socco il Regno
di Fsammetico , che col fallace esperimento riferito da Erodoto , suppose
di poter' inferire pi antichi li Frigi, pure ben lontano da estinguersi detta
credenza , trov anche in appresso sostenitori , e seguaci Tali furono li ri
feriti dallo Scoliaste, Cosme nel primo libro delle cose d'Egitto, Leone,
Gnosso , Nicnore , Archemaco , Xenagora , ed Ippi : ai quali tutti pu
aggiugnersi, anzi d loro peso Aristotele nel lifa- 7 della Politica al cap ioQuesto pertanto per esprimere Apollonio, prima con poetica idea fa gli Egzj
coevi alla formazion delle stelle , che i quanto a dire alla creazione del
Mondo 5 poi per ispiegarsi con idee pi famigliari all'i Greci prende l'epoca
di due fta li pi antichi Re , e del Popolo pi antico della Grecia , per indi
car pi ancora di questi in antichit rimoti gli Egiziani Fra li Re colla
vista sempre di accarezzare quel Popolo , ne sceglie due , le provenienze
de'quali si volevano Egiziane , Danao , e Deucalione Quello , che il primo
fu della seconda razza dei Re d'Argo, si pretende da Manetone citato da
Giuseppe Ebreo , fosse fratello di Sesostri , di cui fra poco; e passato in
Argo dopo la spedizione di questo, della quale si parler in appresso; opiuione, che sebbene da pi eruditi adesso rigettata , pure verisimile, che
ave-

SUL

LIBRO

QUARTO.

439

avesse almen presso il Popolo voga al tempo di Apollonio j perch sostenuca da Manetone suo contemporaneo , allora in massimo credito nell'Egit
to ; la qual parentela , quando anche falsa, pur resteiebbe esser da tutti ac
cordata la sua provenienza dall' Egitto DiDeucalione poi, il primo Tra l
Re della Tessaglia , Io stesso nostro Poeta nel terzo lo fa figliuolo di Prome
teo , che quel desso , che vogliono fosse dal sopranominato Sesostri suo
zio lasciato dopo le sue vittorie in custodia del Monte Caucaso Finalmen
te per indicare una rimota antichit prende fra i Popoli quello di Arcadia*
Comune era questa opinione , che fossero gli Arcadi li pi anciahi Popoli
del Mondo ; onde terrigena; li chiama Licoftone , Strabone vetustissimo! Gre
carum , Manilio antiouos , e veteres Seneca Per questa medesima loro an
tichit si dava ad essi da alcuni il nome di Xfirtikiwu antelunari , perch esi
stenti si credevano avanti la formazion della Luna 3 bench di questo no
me altre ragioni da altri se ne adducono riferiti dallo Scoliaste : ed una inol
tre da Censorino , ove dice {De die Zfat' cap* io> ) In Achaia Arcaies
trhnestrem annum primo habuisse dicuntur j U ob id npoft'kwot adpellati i non,
vt quidam putant , quod ante sint nati, auam Lume astrum cielo esset Da
questa medesima vantata loto antichit ne viene l'attributo , che ad essi vien
dato in questo luogo di esseisi in que' primi tozzi tempi pasciuti di ghiande :
al quale attributo allude pure Licoftone in quella singolare espressione.
( vers. 480- )
- filiam glandis dapem
Torrtre suetos in calentibus focis l
cos resa da Giuseppe Scaligero Osserver per ultimo su questo passo, che
l'epiteto di Apidanesi, che d agli Arcadi Apollonio, dato pure vien loro
da Dionisio nel v-4tf
Arcades Apidanenses sub etho jugo Erimanthi ,
e che tanto Eustazio su questo passo , quanto lo Scoliaste d Apollonio
10 ripecono da Apide figlio di Foroneo ; il qual' Apide venuto dall'Epiro
nell' Arcadia diede a tutto il Peloponneso il nome di Apia , ed in par
ticolare agli Arcadi quello di Apidanesi - Strabone per crede, che il no
me di Apia convenga piuttosto all'Argia, e quello di Apidani (cos egli
11 chiama) agli Argivi j differenza, che Gulielmo Hill nelle sue Note a
Dionisio vuol conciliare , supponendo , che quel tal' Apide abbia su tutti e
due li paesi regnato
Tritonio fiume Oc- | Sopranome del Nilo , datogli anche gi da
ticofrone nel vers- 119. commentando il qual verso Gio- Tzetze da ci
lo deriva , che eie diverse denominazioni abbia in quei primi tempi avuto
quel fiume , di Oceano cio , di Ecco , e di Egitto , prima che 1' ultimo ac
qui

440

OSSERVAZIONI

quistasse d Nilo , sotto il quale sin ai di nostri si conosce : artico quSsto /


secondo lo Scoliaste , da Nilo di Ciclopi) , di Tantalo , Re gi del paese
Qn poi si accenna la quasi peculiare propriet di quel fiume di periodica
mente inondare , e fecondare quel terreno , supplendo al difetto della
pioggia , che vien qui detto non mal l cadere , conforme al sentimento
della maggior parte degli Scrittori , specialmente antichi ; onde da Mela si
dice l'Egitto terra expers imbrium , e Seneca parlando del medesimo , cos si
esprime II ea parte , aut nulli imbres sunt , aut rari ( Naturai' qutst' lib4- )
Questa inondazione, che periodica avviene tutti gli anni l'estate, comin
ciando verso li primi di Luglio, stata in tutti li tempi il soggetto delle ri
cerche dei Filosofi , c varie cause se ne vedono addotte, molte delle quali
tiferite da Erodoto , dallo Scoliaste medesimo di Apollonio, da Strabone ,
da Plinio , da Solino , da Seneca , e da altri Fra tutte per queste cause la
pi plausibile quella, che si ripete dalle piogge dell' Etiopia , che in im
mensa copia cadono appunto nell'estate ; ragione , che avveduta dagli
antichi , e sin da Omero , che pet questo si vuole'desse a quel fiume l'epi
teto di Wxtrt'se a Jave decidenti* , fu poi adottata da quei moderni , che ri
conoscendo nell'Etiopia la sorgente del Nilo , ignota nella sua precisione
agli antichi , e forse anche egualmente secondo il d' Anville al d d'oggi,
asseriscono dalle pioggie di l , e non altrimenti derivar la vera causa del co
stante suo accrescimento Vedi fra li moki, che si citano nella Storia Uni-
versale della Societ Inglese , Jobo Ludolfo nella Storia dell' Etiopia lib- 1
cap 8- Ho poi detto da principio esser quasi peculiar propriet di questo fiu
me questa periodica inondazione, perch poi infarto solo non , di cu!
sia ci stato detto , giacche del fiume Migdonio nella Mesopotamia , dice
Giuliano ( Orazione prima ) inondare li campi, come il Nilo V Egitto ; e
del fiume Saleph nel Regno'di Siam lo stesso riferisce Abulfeda nella Sto
ria Civile , e Naturale di quel Rrno , a somiglianza de' quali altri forse
in altre parti del Mondo saranno fiumi , che abbiano la medesima proprie
t ; lo che per non ostante pu ancor restar vero , che solo sia il Nilo
che con quella tal regolarit , e con quelle tali circostanze produca una tale
inondazione, o al mcn certo sia il primo , di cui sia stato osservato un tale
fenomeno
Pri 419. Anticamente un sia e. \ Non vi ha dubbio volersi qui intendere da
Apollonio Sesostri , che nello Scolio si dice Sesonchost , aggiugnendovisi
per , che Teopompo lo chiama Sesostri . Niente era pi conforme all' oggettp sempre propostosi dal Poeta di secondare l'ambizione degli Egiziani,
quanto il rammemorare le gloriose conquiste di quel loro antichissimo Re ,
e le colonie qu, e l sparsevi da esso: fra le quali una delle pi illustri
era

SUL

LIBRO

Q.UARTO;

441

ta la Colchde Questo fatco cos onorevole per gli Egiziani era della pi
-grande notoriet nelle Scorie : ed Erodoto principalmente tanto anteriore ad
Apollonio , e sin da allora in tanta riputazione, non mette dubbio , che colonia
a dirsi non abbia dell'Etnico la Celehide; incerco solo se ve l'abbia apposta
piantata Sesostri, o quasi accidentalmente i'abbian formata i soldati di quel
conquistatore coli trattenutisi nel loro ritorno: Hnc (cos dice lo Storico
nel lib* a. ) digressus retro abiit , posquam ad Pasin susedit , quid dein.ceps non habeo quod dicam , an ipte rex Sesostris , diviso tuo exercitu aliquan~
tulum copiarum reliquerit ad eam regionem incolendam , an aliqui militum pertasi peregrinationis circa fluvium Vhasin substiterint j, Ham Colchi videntur
A'gyptii esse : quod ipse prius notum , quam ex aliis auditum refero Oc Am
misero in -seguito la verit di questo fatto varj altri Scrittori, come fra i
Cteci Scimno Chio citato dallo Scoliaste in un luogo della sua Opera__
( ora perduta ) , ove parlava dell'Asia; Diodoro Siculo nel primo della Biblcoli' asserire , che Sesostri iti multis Agyptiis juxta Mxotim paludem rtlilis
Colchorum genti origjnem dediti e Strabone , che nel lib* li* dimostrata
dice da molti. Colchorum cum Agypriis cognationem \ fra i Latini poi Flac.co, che sebbene vatj neli' occasione pure fa dagli Egizj provenienti i .Colchi
in quel luogo ( r-4i8^)j
'I
cunabula gentis
Colchidos hc ortusque meusi ut prima Sesostris
Itxtulerit rex iella Getis , ut clade suorum
Territus Kos Thebas , paUiumque reducat ad amnem *,
Phasidis hos impostai agris , Colchoique vocari
lmperet

finalmente Rufo Festo Avieno dicendo ( Descrif Orb- v-&n-) '


lmpiger hos propter Colchus colit 5 iste feraci
Exsul ab A'gypto celia; serit aspera rupis
i questa provenienza sono stati, come segni , rimarcati nei Colchi , oltre
che l'aver, come hanno gli Egizj , i visi neri, onde furono da Pindaro
( Filli- 4- v 177'} chiamati kjAuvu-thc ; v,irj ancora costumi Egiziani, fra
li quali il pi rifiessibile quello della circoncisione , riferito da Erodoto
Ad onta per di questi seni , e di tant autorit comprovanti la derivazio
ne dei Colcbidi dagli Egizj , Plinio non s-i si su qual fondamento (lib- }j
caP* 3' ) > vuole in vece debellato dai Colchidi Sesostri : alla quale strava
ganza di Plinio simile in certo modo la recente del Sig di Voltaire , che
pretende piuttosto derivati li Colchidi da schiavi Sciti riscattati dall'Egit
to j stravagante opinione confutata dal Sig- Larcher nelle sue Not ad Ero
doto Resta dunque fermo in fatto di Storia , die per colonia Egizia giustaTom' 21.
K k k
mente

442

OSSERVAZIONI

mente passava la Colchide ; e per colonia in quel paese lasciatavi da Sesotri Ora s questo Sesostri , e su la sua epoca vatj sono i sentimenti degli
eruditi ; de' quali non dispiacer forse averne qui qualche idea, uno questo
essendo dei punti pi interessanti nella Cronologia , e nel tempo stesso neces
sario a dilucidarsi per la intelligenza di questo passo Il Cav Gio-Marshana
lo vuole lo stesso che il Sesac .della Scrittura , che vinse Roboamo , ed en
tr vittorioso nella Giudea , come nel libro terzo de' Re al cap 14* Comb.itre questa opinione il Perizonio , e vuole invece provare Sesostri lo stesso
cheSethosi) e quanto al tempo lo fa ben pi antico di quello, che lo fa
cesse il Marshain , perch contemporaneo al governo dei Giudici Il Whistoa
si sforza di mostrarlo il medesimo col Faraone della Scrittura, sommerso
nel Mar Rosso, e corrispondente al Tifone della Favola fulminato da Gio
ve, e sepellito nel lago Serbonio, di cui se n' detta qualcosa nelle Osser*
vazion sul libro secondo Finalmente il Newton sostenendo essere Sesostri lo
stesso coli' Osiride degli Egiziani, e col Bacco dei Greci, lo mette per tutti
i confronti del suo sistema di una sola generazione anteriore alla spedizione
Argonautica, o ci, che secondo lui riviene allo stesso , 400 anni prima del
viaggio di Solone per l'Egitto , e precisamente circa l'anno 970- avanti Cri
sto Io che sino da principio ho creduto la pi -di tutte adattabile al Poe
ma d'Apollonio la Cronologia Newtoniana , credo non dovermene neppur in
questo articolo dipartire ; niuna difficolti facendomi , che metta qui in boc
ca d' Argo enervi passato gran tempo di me^o , cio essere assai pi antica
della spedizione Argonautica la fondazione della colonia Colchide La con
ciliazione mi sembra agevole, col dire, che ha voluto anche in questo
Apollonio secondare il genio degli Egiziani, trasportando con un Poetico anacronismo pi addietro assai del vero il tempo di Sesostri; giacch coti in*
fatto facevano li Sacerdoti Egiziani, che al dire del citato Newton nel c- *
della sua CronoN in ausi 400 anni, che passarono tra Solone, e Sesostri
- ' magnificarono cos eccessivamente le Storie , e l' antichit dei loro Dei da
farli di nove mila anni pi vecchi di Solone Da ci ancora io credo deri
vare, e non dalle ragioni adotte dall' Hoelzlino , la soppressione , che qui
si fa dal Poeta, del nome di Sesostri , per coprire cio cos meglio la con
fusione che far voleva dell' Epoca, senza andare scopertamente di fronte
co ima la verit, che ignota anche al suo tempo non sar stata alli pi il
luminati, e men perci prevenuti dai pregiudizj della Nazione
Virs- 4ji> le colonne \ E' precisamente secondo il costume della Nazione Egizia
na , donde abbiamo test veduti derivati li Colchi , che qui si deve spiegare
la voce xJft3a; posteriormente presso li Greci suscettibile d'altri significati,
per colonne; perch infatti lo scrivere , delincare, o scolpire su colonne era
uno

SUL

LIBRO

Q.UARTO.

44j

Mito dei pi antichi modi ne' quali la scienza di quella Nazione si conser
vava Una delle due colonne di Sec, delle quali parla Giuseppe Ebreo
come contenenti memorie antediluviane , si vuole da pi eruditi , fra I
quali il Dodwello , ricrovata nell'Egitto, indicato, si pretende, dal cita
to Giuseppe per la terra Siriade Egiziane pure erano le colonne, che sotto
il nome si conoscono di Mercurio, di Ermete , o di Tot; e da queste si
lice abbiano appreso le scienze Pitagora , Platone , ed altri ; quindi San
coniatone, e nei tempi al Poeta nostto vicini, Manetone , Diodoro Siculo
Galeno , jamblico , Proclo , ed altri parlano di queste colonne , depositarie
presso gli Egizj delle loro Scienze j citati questi in gran numero dal Fabricio nel cap* 1 1 del lib* i. della Bibl- Gr- , che degno da consultarsi sii
questo proposito * Dall' Egitto pass in altri Popoli il costume di scrivere;
e scolpire su pietre, tavole, od altro, di qualunque figura fossero , scienti*
fict ritrovati, o leggi; onde de' Babilonesi riferisce Plinio (7. if*)> che
avevano annorum obiervationei iiderum cocilibut laterculis imcriptas ; e dei
Greci abbiamo su l' autorit di Apollodoro citato da Arpocrazione , che
crivevano le leggi appartenenti a cose civili , e sacre su certe pietre , o
tavole triangolari perpendicolarmente erette , che appunto xvp&rtt eran dette
dalla punta, in cui terminavano , come Sjowj, secondo la differenza rimar
cata da Suida , dicevanii quelle pietre , o tavole quadrate , su le quali era
no scritte le leggi spettanti a cose private Ma tornando alle colonne la
sciate in Ea da Sesostri , delle quali qui si parla , fossero esse delineate , o
scritte , pu credersi , che Apollonio abbia col far di queste menzione , vo
luto rimarcare doversi agli Egiziani fra tante scienze, ed arti i principi
ancora della Geografia , e l'uso delle carte Geografiche , come infatto', fon
dato s questi versi appunto, da Sesostri, e da queste colonne li ripete il
Moutucla nella sua Storia delle Mattai* lib- j cap- fVtxi> 440- litro di nome J Come non vi ha dubbio alcuno sul moderno nome
di questo fiume , detto ora generalmente Danubio ; cos molto ve ne fra
gli eruditi su l'antico, trovandosi promiscuamente chiamato ed Istro , e
Danubio j onde Ovidio lo disse bnominem ( De Ponto lib- ! ep- 8- ) :
- urbi tipce vicina binominit litri
Molti hanno adotcato la distinzione . che nella parte superiore , e verso la
sorgente Danubio fosse il vero suo nome , Istro poi nella inferiore e verso
le bocche; distinzione, che vien da Strattone , ove dice nel lib- 8- Fluminii superiore* parta, ante venus fontei sunt , Danubium dixerunt ad catara/ras
usgue , qute maxime per Djco ferunt ; inferiore* ad Pontum VIflit, quai Getx accolunt Istrum adp elianti seguito questo in appresso da Mela, e da al
tri Forse per pi vero i, che il primo originario nome presso gli antichi
K k k *
no

444

OSSERVAZIONI

non fosse che litro, veggendosi ch'Erodoto, Aristotele , e Pindaro per


tale solamente lo chiamano , anche parlando della sua sorgente In qualun
que modo sempre il nostro Apollonio con molta propriet in bocca d'Argo
usa quel nome , che tanto rapporto al sito , quanto rapporco al tempo in
cui parla pi compete a quel nume
Veri' 44}- Immense terre c- \ Espressione conforme al vero, e conforme all'
idea , che di questo fiume ne han dato gli Scrittori . Erodoto fotse eoa qualche esagerazione , dice nel lit- * lster mediarti Europam seindit , totamoue permeami in Euxinofinitur ; e Mela lo dice passare per immania ma
gnar um gentium spada : onde Ovidio massimo Io chiama , e da non cedere al
Nilo Soggiugne poi il Poeta anche scorrendo solo per indicare , ebe scorre
gii per gran, tratto prima anche di essere arricchito delle acque d'altri fiu
mi j quello essendo nel quale pi forse che in ogni altro ne confluiscono in
gtan numero ; contandone infin do Plinio : ragione forse anche per cut 1
chiama Lucano multifidus
Verf 441 giacchi i suoi fonti ite \ Uno questo dei passi K pi soggetti ad
essere tacciati di poca esattezza Geografica , ma che ben inteso e spiegato si
vedr immune da qualunque ragionevole censura Colla frase oltre i Jati
dell' Aquilone , che quanto a dire verso il Settentrione si vuol indicare
la plaga ; e rapporto a questa, sebbene sia vero , che la sorgente dell' Istroc vetso l'Occidente di chi Menato sul Mare Eutsino , per altrettante*
vero, che Settentrionale essa plaga pu dirsi, e per riguardo all'Emulinomedesimo, dove si suppone chi parla, e per riguardo all'Egitto, donde
si fanno provenienti quelle Geografiche nozioni La sola octflar inspczione
della Carta mostra passat molti gradi di latitudine Settentrionale fta la Cit
t di Ea , o la spiaggia dei Paragoni , e la sorgente dell'Imo , e molti pi.
fra questa, e 1' Egicto Ci premesso ne segue, che bene stava per ogni
riguardo in bocca d' Argo chiamar Iperborea ultra Boream , detta sorgen
te , giacch jl nome d'Iperborea , oltre esser proprio di una parcicolar Nazione, che corrisponderebbe ora agli abitanti della spiaggia del Mar
Glaciale nella Moscovia , poi anche nome di comparazione ( dice bene il
Signor d' Anville in una memoria dell' Ac- delle laser, alla quale sono
conformi tre altre memorie della stessa Accademia, due nel Tomo VII- , e
l'altra nel XVIII- ) e vale Settentrionale per rapporto a un paese qualun
que pi Meridionale : onde , soggiugne , quando il 2vor<2 dell' Europa era
incognito , li paesi situati sopra il Golfo Adriatico eran dati agli Iperborei
Per questa medesima ragione Iperborei chiama Marziale gli abitanti lungo
il Danubio ; e molto prima d'esso fra g' Iperborei appunto mette la sor
gente di detto fiume anche Pindato , fingendo che da quel Popolo abbia
Ercole tratto una pianta d'ulivo silvestre ( Olymp-y $erf ) ;
htri

SUL

LIBRO

QUARTO;

44J

litri ab opacis fontibus attutii


Populo Hyperboreorum cum persuasisset ;
passo j che solo basterebbe a giustificare I* espressione , d cui si tratta nel
nostro Poeta Quanto poi alla precisa localit , in cui mette la sorgente dell'
Istro , cio su l Monti Rifei , da sapersi , che sotto que3to nome oltre
che intendonsi alcuni particolari monti della Sarmazia ( oggi Moscovia , e
Polonia ) dei quali parlano Plinio , Mela , e lo Stefano , che parte li fa dei
monti Iperborei, oltre, dico, Intendersi questi monti, gli antichi Greci
intendevano anche le Alpi Un passo di Ateneo bastantemente prova questa
permiscuit di nome, dove su 1* autorit di Possidonio , dice ( lib- tf- c-4-)
Montium juga , giite antijuitus Riphtea , postea vero Olbia dida , nunc autem
Alpes vocantur : della qual promiscuit rende ragione il Cluverio ( GermAntia- I I) j e il Casaubono sul citato luogo di Ateneo vorrebbe mostrarla
anche posteriormente in uso , con un passo di S- Basilio , che peraltro ori
ginariamente riscontrato non pu intendersi dell'Alpi - Ma da ci prescin
dendo , e solo tenendo fermo , che le Alpi da qualche antico sieno state tal
volta nominate monti Rifei , che poi su le Alpi PJstro abbia origine
notissimo , giacch fra le Alpi compreso il monte Abnoba nella Vindelicia (oraSvevia) sul quale, o j>resso il quale sono le sorgenti di detto
fiume- Cos uniformemente Plinio (4* l'i) Oritur hic in Germani* jugis
montis Abnoba $ Tacito ( De mor< Germ' ) Danubius molli , clementer
edito montis Abnoba jugo ejfiisut c- e Ruffo Festo AvienO ,
Abnoba moni litro pater est} cadit Abnobce hiatui
nulla ostando le autorit di Erodoto, e di Aristotele , che per equivoco Io han
fatto nascere dai Pirenei , quando non si ammetta la difesa, che da alcuni
si fa ad Erodoto ( che Aristotele non ha fatto che seguire ) col dir che ha
inteso , che nasca non su i monti Pirenei ; ma vicino ad una Citt detta Pirene ; difesa per , che non ammette il Cluverio Se dunque resta vero , che
monti Rifei alle volte sien state l'Alpi nominate , mal' a proposito Strabone
(forse volendo tacciar Apollonio ) attribuisce ad ignoranza, che si senta
no alcuni (lib-7-): qui Kiphxos montes , tf Ffyperboreos commenti sunt in
quelle vicinanze; e se inoltre egualmente e" vero, che su l'Alpi nasca
l'Iscro, a torto pure il Mazzoni {Dtfi d Dante lib- * cap- 17- ) sebben
poi voglia giustificarlo , accusa Apollonio di aver qui detto il falso $ giac
ch ben intesa l'espressione verissima, e come tale fu inulto prima di lui
adoperata da Eschilo, che al riferir dello Scoliaste, dice appunto nascere
l' Isrro dai monti Kifei in un passo della perduta Tragedia intitolata 17/MjtiqSii; \vu,tvot; Prometeo sciolto : passo , che se ci fosse stato conservato , sa
rebbe pi chiaramente risultata l' imitazione fattane da Apollonio e con
te*

44*

OSSERVAZIONI

seguentemente la sua difesa Per tutto questo pertanto, e per dartarmi ai


linguaggio del Poeta, nella Carta Geografica inserita nel Tomo primo , do
ve 1* Ortelio da cui originariamente procede ( lo che mi sono dimenticai
sino ad ora d' avvertire) ha messo Alpes montes alla origine drillstto, io
vi ho sostituito montes Riph*i
Veri 44^> in due diviso /c | Unendo questo, e il seguente passo , dove effetti
vamente si dicono usciti, e i Colchidi , e gli Argonauti perl'Istro, o per
un suo influente nell'Adriatico, mi far un carico di difendere ammendue
dalle accuse, che loro s danno E primieramente su la comunicazione^
dell' Istro coli' Adriatico , qui non ha da cercarsi, se veramente oggi vi
sia , ma solo se al tempo degli Argonauti esser vi potesse, e se da varj sia
stata e prima, e dopo Apollonio creduta* Che possbile pertanto sia che
ventotto secoli innanzi canali e fiumi vi fossero , che oggi pi non appa
riscono , ognun dee persuadersene , che getti 1' occhio su g' infiniti cam
biamenti , che notorio presso li Naturalisti aver fatto la Natura su la supetfizie dell'Orbe terraqueo nello scorrere del tempo Li terremoti, li Vul
cani , lo sprofondarsi d montagne, 1' aprirsi di laghi, il retroceder del ma
re son tutte cause , che possono produr nuovi canali , e farne sparite d'usa
ti , lo che in fatto per lo confronto dell' antica colla nuova Geografia si
prova avvenuto. Riferisce il Buffon nella sua Teoria della Terra, che dal
monumenti della Storia si raccoglie essessi rrovata in una miniera dell'Alpi
una nave colle sue ancore : prova che poreva una volta esser luogo a na
vigazione , dove ce ne pare adesso preclusa affatto la strada Poteva dunque
esservi, ni vi i ripugnanza, in quegli antichi tempi una comunicazione
fra l' Adriatico , e l' Istro ; e questa pu con tanto pi fondamento sup
porsi quanto piti viene con attento occhio esaminata la superficie di quel
non largo tratto di continente , che si frappone fra l' Istro, o la Sava , che
uno dei suoi influenti, e il mar Adriatico ; giacch detta superficie ad un
espetto Naturalista offre nella sua struttura , e nella natura del suolo mani
festi segni di preesistenti perduti fiumi , o di prolungamenti di quei pochi,
che attualmente ancora sono rimasi : come prova con assai buone ragioni
il Sig Abate Fortis nell'Art* I7 delle sue Osservazioni su Cherso , ed Osse
ro E questo basti quanto alla possibilit di detta comunicazione; della
qual poi la credibilit viene sufficientemente provata dal consenso di molti ,
che prima e dopo Apollonio l'hanno tenuta per vera* Sfa a questo ef
fetto prima di ogni altra adotta 1* autorit di Atistotele , che senza esitanza
veruna Io asserisce j dove adducendo la ragione dal vedersi il pesce Trichia
nell'Adriatico, dice ( De Hist> ani'm- lib* 8* cap* i { ) hi soli subeunt Hitttum, ae mote ubi flumen Jnditur (8S >i* sottra frase adottata da Apol
lonio )

SUL

LIBRO

QUARTO.

447

Ionio ) defluunt in Hadriam : passo da Plinio alterato nel riferirlo , e die


tro ad esso non fedelmente tradotto da Teodoro Gaza : ma passo nella sua
originalit confermato da un altro del lib De Admir. Aud.it- ( il qual libro
te non immediatamente di Aristotele, almen lo vogliono su gli scritti
suoi compilato da Teofritto , o da qualche altro suo discepolo ) , ove si
le?ge Amnem Histrum nomine bifidurn esse proditur ; r partirti quidem tn
Pontum, partirti vera in Adriaticum mare diffundi c> Oltre di questi, re
stano ancora fra li Greci . Scilace , che se tanto antico non quanto fu cre
duto prima del Dodwello , pure certo dei pi antichi Geografi , e da pili
antichi ancora ha tratto le nozioni , il quale cosi si esprime nel Periplo :
Post Veneto* sunt Histri , & fluvius Hister Hic fluyius etiam in Pontum delabitur : e Scinno Chio , che professa aver seguito autorit rispettabili de'
pi vecchi Scrittori , e presso il quale cos in un suo frammento si legge ;

Jster amnis ex locis


Ad solis occasum remotis defluit ,
Pontumque quinque scissus intrat ostis S
Iti Adriani quoque altero alveo fluit
Ad intima usque Celtica sat cognitus
Medesimamente fra i Latini Mela , uno forse dei pi diligenti fra li Geografi
rimastici , che visse fra g' Imperj di Augusto , e dei Vespasiani, cosi scrisse
{ lib- cap 4 ) : inde ( Padus ) tam citus profluit , ut discussis fluAibus dia
qualetn emisit undam agat , suumque etiam in mari alveum servet , donec rum
ex adverso littore litri* eodem impetu profluens Jster amnis excipiat l e se_j
Plinio ( lib> } cap- 18. ) pare non disposto a credere lo stesso , pure con
fessa , che molti 1' han detto plerique dixere , fra i quali Nipote , che piti
d* ogni altro poteva esserne informato , perch Patti aetola A tutte queste*
e ad altre autorit , che addur potrei , si aggiunga in comprovazione , che
fu da Popoli intieri creduta questa comunicazione, 1' ancoriti di alcune Me
daglie riportate dal Pellerin , e dal Golzio , nelle quali con due teste vol
tate in opposto si vuol rappresentato l'Istro: e ci (dite il Vossio nelle
Note a Mela ) , per questo appunto , perch solus Ister in diversa maria di
versi* & contrariti exire capitibus credebatur ; ntmpe in Pomum Euxinum ,
in Adriaticum Tutto ci dunque supposto ne viene da se per consesjtien2a non aver peccaro Apollonio nell' avere adottato un viaggio , che univa
al meraviglioso tutti li caratteri della verisimiglianza nella possibilit, e
nelle credibilit : principalmente avendolo adottato dietro l'esempio d
molti , che lo hanno in ci preceduto di crederlo , e dt scriverlo Poich
oltre l'aver dallo Scoliaste , the Apollonio ha seguito Tiroogtae, ed oltre
l'aversi da Stubone > che gli antecessori d' Jpparco autorizzato aveano quel
viag

448

OSSERVAZINI^..

viaggio, ne poi ancora una piova, che da molti scrittori anteriori a*


che ad Apollonio sia stato adottato , il vedere , che li posteriori ad esso , che
ne parlano o per riferirlo , o per confutarlo , si scostano poi dal medesimo
In tante modalit , che fanno conoscere di aver avuti altri autori pet gui
da ; riflesso giustissimo dell' Abate Girolamo Carli in una sua Disser
tazione , al qual riflesso aggiunge peso il vedere, che di detti autori ad
Apollonio posteriori , che del medesimo viaggio fanno menzione , come
tono Diodoro Siculo, Eustazio , Trogo , ed altri nessuno cita Apollonio,
ma in general solamente plerosgue scriptores Ho veramente pi che non
voleva allungato questa Osservazione , perche il passo presente uno
forse dei pi censurati in questo Poema ; ma pure terminarla non posso
senza aggiungere anche qualcosa sul sito , nel quale accenna Apollonio di
vidersi 1* Istro In questo passo lo dice fra li monti dei Traci , e Scici j do
po lo individua presso le rupi Cauliache Pi vaga la prima espressione ,
dipende dalla confusione dei confini pi o meno escesi presso gli Antichi
Geografi di queste due immense Regioni Scitia, e Tracia, che fra loro
si congiungevano, sebbene per altro paja , che pi propriamente si abbiano qui ad intendere per Sciti gli abitanti della cos detta da Strabone pie
gala Scitia; essendo che essersi questi intrusi nel paese de' Traci dal medesi*
Dio si cava, che li dice Stabiliti ( lib- 7- ) Thracibus , quia resistendo non
rune, eoneedentHut Pi individuata poi l'altra espressione, che eoa
precisione maggiore connota la rupe Cauliaca per lo sito della divisione
predetta* Non molto presso li Geografi conosciuta questa rupe, o mon
te; che anzi io piuttosto credo catena di monti da ci che lo Stefano , che
ne fa menzione , e dice aver da questa preso il nome un Popolo, soggiungo
che quesco tal, Popolo si estendeva sino al mar Jonio Lo Scoliaste cita co
me un autore che parli di questo monte Polemone , che sar il Periegete
nominato da Strabone , e pi voice ancora da Ateneo. V Orcelio ingan
nato da una falsa lezione del vers- 1*4- accennaca ancora dallo Scoliaste , e
poi adoccaca nella edizione Fiorentina , connota questi monti col nome d
Caucasii scopuli : ma io seguendo la pi genuina lezione, dallo Scoliaste me
desimo difesa, e dallo Stefano, poi approvata dal Brunck , e dai Codici Va*
ricani confermata, vi ho riposto nella mia carta Cauliaca rupes: allungan
done poi pi forse del vero la catena per la incertezza della precisa lor po
sizione : come per la stessa incertezza ho punteggiata a capriccio una co
municazione dell' Iscto coli' Adriatico , senza per pretendere , che fosse la
vera, o quella della qua] parlano gli autori sopracitati
Vers- 44p- In un profondo &c | Qui senza nominarlo indica il Seno, o Golfo
Adriatico , che poi vedremo promiscuamente detto jonio , o Cronio per
quel

SUL

LIBRO

QJJ ARTO.

449

quelle ragioni, che saranno opportunamente addotte - In bocca d'Argon


giovane non mai prima d* allora uscito dalla Colchide , e che non ha ac
quistate quelle nozioni geografiche, se nonch da quelle carte, o tavole
Egiziane , st bene quel mostrarsi ignaro di alcuni nomi, e qucll' aju tarsi
olle indicazioni locali , per supplire a quelli che ignora Il nome d
Trinacrio stato forse il pi antico per significar tutto quel tratto di mare r
he si stende tra la Sicilia ( dalla sua forma detta Trinacrio ) , e l' Isola di
Creta ; e di questo mare pu considerarsi un' estensione, od un braccio il
suddetto Seno , o Golfo Adriatico Per tale dunque lo connota qui Argo ;
per pi precisamele individuare quella parte del mare medesimo , che
internandosi forma quei seno, accenna eh* l adiacente alla Grecia; la
qual pure senza nominare indica per quel paese dove nasce , e sbocca
J'Acheloo, fiume che per questo ha scelto a tale indicazione , perch il
pi noto della Grecia , e che infatto nasce, e sbocca nell'Etolia , bagna
ta appunto in quel sito dal detto mare Trinacrio , chiamato Ionio in ap
presso Dionisio forse imitando nel!' espressione questo luogo di Apollonia
cos palla di quel fiume secondo f antica versione di Priscuoo
A'tolte gentis tunt belli laude potenti*
Campii yuos mtdios Acheloja persecat linda '
Et mate Trinacrium perrumpit Echinadas Inter
Del medesimo , e del uo corso vedine Strabone, e Vibio Sequestro ; co
ine deili suoi varj nomi , e favole che vi appartengono vedi P autor dell'
opusc l* fluviis attribuito a Plutarco* Oggi si chiama Aspropotamo j ed
il sito del suo sbocco corrisponde ora alle acque della Cefalonia , <Jove
-all' incirca s'intende anche presentemente cominciar il Gol io , o Mare
Adriatico
Veri' 4J Z* Di celeste splendor solco lucente | Per tendere pi verisimile insieme e
pi meravigliosa la nuova navigazione che fa ora imprendere agli Argonauti,
fa qui Apollonio con molta convenevolezza uso della machina , o sia dell'
intervento di un soprannaturale ajuto di una Diviniti Non eh' cu tibial
mente necessario ci fosse in questo caso , ma sappiamo dai maestri dell'
arte Poetica, che a differenza della Tragedia, nell'Epopea pu farsi allora
anche uso delle machine, quando (disse il P Bossu ) poua ancora farsene
a meno, e l'anione non l' esigga di necessit assoluta Omero, e sul suo
esempio Virgilio, in infiniti incontri le impiega, ne' quali l'ordine naturale
delle cose potrebbe produrre 1' eftetc medesimo ; come sono per ben riusci
re in un combattimento , per suscitare una borrisca , per acquietarla &c
Cos in questo luogo Apollonio , sebbene avesse preparata nel modo, che
i rimarcato la credibilit al nuovo viaggio, che ha scelto di far fare ai
Tom' IL
L 1 1
suoi

4So

OSSERVAZIONI

noi Argonauti , pure perch rescava difficile a credersi, che potessero fu


tanta deficienza di mezzi d'allora, scostarsi dalla terra, e pet la ptima_
volta attraversar un gran mare per giungere alle ad essi ignote bocche dell'
Istro , per questo ha fatto concorrete Giunone ad ajucarli ; come nel secondo
ha fatta venire Minerva , per facilitate il loro passaggio per "gli scogli Ciane! ,
e appresso si vedr concorsa Giunone medesima per farli uscir dallo stretto
di Scilla, eCadddi* Non discrederei poi, che l'idea del prodigioso feno
meno a questo effetto immaginato non fosse stata da Apollonio presa dai
nostii sacri Libri , tanto al sito tempo conosciuti nell'Egitto, e alla Corte
appunto dei Tolomei , dove viveva : nei quali Sacti Libti celebre il mijracolo delle colonne di nube , e di fuoco , che servirono di guida nel loro
viaggio agl'Israeliti Dominili ( cos nell' Esodo cap- la- ) autem prseede~
bat eos ad ostcndcndam viam per diem in columna nubis , (/ per noAem in
columna ignis , ut dux esset itineris utrojue tempore funquam defuit fa
umna nubis per diem , net columna ignis per noAem coram populo i su le-
quali colonne , e su *I dannato errore rapporto ad esse dell'empio Gio- Tolando vedi Natale Alessandro nella Storia Ecclesiastica tom- primo - Con
questo confronto non ho io cteduto di offendete quella venerazione , che
alle divine catte si deve ; questo anzi essendo uno dei mezzi , che ho veda
lo utilmente anche contra gli Eterodossi impiegato a provare l'autenticit,
e 1' antichit di quel Divino originale , il vederlo in tutti i tempi imitato
dalli pi gran Poeti, cominciando da Omero; le cut frequenti imitazio
ni sono state rimarcate dal Grozio nel suo Coitimene al Testamento Vec
chio : n se n' fatto scrupolo d* usarle il citato P- Botsu religiosissimo
scrittole , che spesso mette nella pi luminosa vista questa conformit di
Omero colla Sacra Scrittura
y*ff 47f* Sin dell' Ionio mar c | Antico nome del Mare Adriatico; gicchi
anticamente per Ionio anche la pi interna parte del medesimo sino allega
bocche del P s* intendeva : ristretto poi in appresso a peculiarmente di
segnar quella parte di mare ( Trinacrio detto una volta), che comincia
dopo la bocca del Seno medesimo , e radendo la Gtecia si estende sino all'
Isola di Cteta Cos Strabone , e Dionisio Quanto poi al nome di Ionio,
Teopompo citato dallo Scoliaste Io deriva da un certo Ionio di nazione Il
lirico , o Italo, secondo Eustazio: ma altri lo ripetono dagli errori, e favo
la di Io Pi antico per di questo nome Ionio era quello di Croato , o
Saturnio ; nome con cui vedremo pochi versi dopo chiamato il medesimo
Seno dal Poeta , forse il solo che cos lo chiami La derivazione ne
chiara, dovendosi ripeterla da Saturno; dal quale era pure l'Italia, ba
gnata da quel maio , detta Saturnia tcllus , per essere stato il primo pae
se ,

SUL

LIBRO

Q_U ARTO.

4?i

se , ove secondo l'antica Micologia si sia rifugiato dopo la sua espulsione


dal Cielo Ovidio ( Fast' lib- i ) :
Hac ( Italia ) ego Saturnum memini allure rtceptum ;
Cttlitibut regnis ai Joy pulsut trai

Inde diu genti mansit Saturnia tellus tic


Eschilo, che con un equivalente lo chiama Seno di Rea , oltrech appro
vare l'anteriorit di questo nome sul nome Ionio , di ancora 1' etimologia
di quest'ultimo in quel passo del Prom-leg-, nel quale cosi fa dire da Prome
teo ad Io (v ili' e segg-) s
j
indi dall' estro
Agitata scorresti per Ij strada
Littarai sino al gran Seno di Rea
Dal guai tempo tu sei poi travagliata
Da tanti corsi erranti Or quel profondo
2rtar nei tempi avvenir nominetassi ,
Tieni* per cosa certa, il Mare Ionio
Per monumento appresso tutti gli uomini
Del tuo viaggio -
Giacomelli
Ho poi detto forse il solo Apollonio, che con questo preciso nome d Cto
nio chiami quel mare t perch per lo Cronio d'Orfeo ( Argon v- 1079- )
nou l'Adriatico, ma l'Oceano Settentrional deve intendersi; come pure
per questo stesso deve prendersi il Cronio di Dionisio al v- 48* , che lo fa
comunicare col Caspio
V*if 476" Poich un Isola &c | L'Isola, di cui qui si parla, notissima pres
so tutti li Geografi , come la pi grande delle situate alle bocche dell'
Istro Il nostro Poeta nel descriverla si accorda , come 1' ho osservato
nelle Note, con Eratostene , che inoltre la asserisce eguale in grandetti
all' Isola di Rodi ; e Peuce nominata dalla quantit di larici (vaimi ) , che
vi abbondano: circostanze pur confermate dall'Anonimo autore del Periplo
del Ponto Eussino inserito fra Geografi minori dell' Hudson : sebben poi
quanto all'etimologia ne dissenta Fiacco, che la ripete da una Ninfi-
(3. 117. )i
Insula Sarmatica Peuce stai nomine Wymphg
Lo Stefano non fa che nominarla , come tm' Isola nell'Istro , e cos Plinio:
ma Mela vi aggiunge , che sei sono le Isole situate fra qtselle bocche ,
e che fra queste, Peuce notissima, maxima Oc Presentemente, secon
do il d' Anville , con poca variazione di nome si chiama Piczina , come li
Popoli di quei contorni detti prima Peucini , ora son conosciuti per li Piczinigi Quanto poi alle bocche dell' Istro qui non ne nomina il Poeta,
L 1 1 a
che

4S2

OSSERVAZIONI

che due ; ma pi erano certo , sebbene sul loro numero qualche variet
vi sia fra li Geografi Sette ne conta Strabone , e con lui si accorda Am
pliano , e Mela : Dionisio, ed Arriano cinque, e Plinio sei; difterenza_i
non grande, e che, pu dipendere da temporanee circostanze , e dal modo
diverso di osservarle* Le due , che qui fanno ai nostro proposito , e che
vengono a corrispondere alla terza , e quarta, si stabiliscono da Arriano, e
dal citato autore del Periplo del Ponto Eussino fra loro distanti fio-stadj ,
che formavano sette miglia , e mezzo Romane Di tanto dunque almeno
vengono ad aver allungata gli Argonauti la loro strada su quella , che
anteriormente si dice aver presa li Colchidi , entrati , come si fanno , nell*
Istro per la bocca inferiore , o meridionale
Veti- 404- 2v* gli Sciti Oc- \ Per esprimere poeticamente Apollonio, che non
prima era stato navigato l' Istro oa barche marine , dice nuova la vista di
esse per li popoli adja:enri , fra i quali alcuni tumultuariamente ne nomi
na Quanto alli primi , cio agli Sciti mescolati colli Traci se n' detto
qualcosa sul vers> 44.^ , dove si mostrato essere questi verisimilmente
gli abitanti di quella Regione , che Strabone chiama piccola Sciita Dei
Siginiil poco, che ne abbiamo, lo dobbiamo ad Erodoto , che sebbene con
qualche incertezza, pur qualcosa ne dice nel quinto ; perch ohre quali
ficarli pe' soli Popoli , che trans htrum vagarli- , ignotamoue plagam in'
colunt 1 aggiunge che limitrofi sono dei Veneri, che abitano il bordo
dell'Adriatico, e che si credono coloni dei Medi Nulla dunque han cor
questi che fare n li Sigini , che nomina lo Stefano come Egiziani, n li
Sigimni da Onomacrito ( Argon- v- '7f4 ) messi verso la Colchide , e cre
duti dal Gesnero una colonia degli ora detti Sigini dello Stefano , male,*
parete suo , inteso da Luca Holstenio e dal Rychio ; n finalmente quei Sh
gini, de' quali parla Strabone nell'n0-, come popoli dell'Asia, abitanti sui
Caucaso - Seguono fra li qui nominari dal Poeta li Grauceni } ma di que
sti nessuna ho sinora trovata menzione appresso d'altri, solo collocati
dall' Ortelio nella carta sua Argoaautica, forse per anche da esso senza
fondamento Dei Sindi la trovo ; non per bastante ad illustrare ripasso
presente rapporto alla lor situazione; poich quanti ne parlano dietro adi
Erodoto , che ne il primo nel lib 4- tutti si accordano a collocarli pres40 il Bosforo Cimmerio fra la Palude Meotide , e il Ponto Eussino Cosi
Strabone , che framschiati li fa colli Meotidi ; cos Mela , che li met
te in confinio Mxotidis; cos lo Stefano , che gli enuncia posti a meridie
Mxotidis paludis ; e cosi gli altri Geografi , che ci sono rimasi , conformi
questi all'autorit di El Unico citato dallo Scoliaste, che cos si esprime?
Chi navica per lo Bosforo incontra li Sindi } e sopra guati risano li Meo-

SUL
<

LIBRO

QUARTO; ^

455

ti (secondo la lezione di L- Holstenio ) Ci supposto di questi non pu


cerco intendersi in questo passo , nel quale non si parla che di Popoli ad
iacenti all'Istro; e per oscura resta tuttora la lor situazione La precisa
Apollonio colla posterior indicazione del campo Laurio 5 ma neppur questa
basta , perch egualmente oscuro anche questo medesimo luogo , che sem
plicemente essere nella Scitia asserisce lo Scoliaste , non altro aggiungen
dovi se non che si enumerano nella Scitia stessa cinquanta Nazioni da_
Timonaco ; lo che viene a corrispondere all' espressione del Leibnitz , che
la chiama vagina gentum Ad ogni modo se da questo luogo cavar si vo
lesse una conghiettura , potrebbe dirsi non lontano dal vero , che ranto il
Campo Laurio , quanto li Sindi, che vi si dicono abitare d'intorno, fos
sero situati nella Pannonia ( ora Ungheria ) dalle parti del Sirinio : giac
ch un nome analogo a Laurio , cio Latiriaco si trova per tre volte nell"
Itinerario di Antonino , come nome di luogo in quei contorni esistente,
al quale il Oliverio ( Gemi- Ant- ) crede corrispondere oggi un villaggio
sotto le mura di Eus Comunque per siasi della situazione di quei Po
poli , saranno cerco essi stati una colonia dei Sindi della Meotide, come
sopra abbiam veduto , che si credevano i Sigini una colonia di Medi , e
come facile che avvenuto sia in quegl' immensi deserti , che forastiere
colonie vi si trapiantassero N maraviglia dee fare il silenzio dei Geo
grafi su dei medesimi, n cavar da esso si pu in aggravio di Apollonio ,
che a capriccio affatto , e contra il vero gli abbia l messi , accesa la massima
oscurit, nella quale scaca sempre involta la Geografia di quei paesi; del ' la qual sin Erodoco si lagna nel sopracitato luogo del quinto , dove si es
prime cosi: Quod autem hujus regionis ad Aquilonem vergit , nemo potest
pr competto refetre quinam homines eam incolant i sed illam , qux trans
Jstrum plaga est , constat rastam esse, atque ignqtam Non dunque fuor
del verisimile , che su memorie si abbia appoggiato in questa enumerazio
ne Apollonio , scarse ed incerte al tempo di Erodoco , perdute poi affatto
. ne' tempi posteriori : lo che basta insieme , e agiustificare il Poeta, e a li
berar noi dall' obbligo di pi chiaramente illustrarlo su questo passo - Non
i pertanto censurabile neppure 1' Ortclio , se nella sua Carta a caso , e
senza fondamento ha collocato que' Popoli j arbitrio che ho pur dovuto
seguir anch'io nella mia per l'assoluta impossibilit di correggerlo , del
che bene per, che ne sia a maggiore cautela avvertito il lettore
Vtrs- 4p3- dell'Anguro \ Sebbene lo Scoliasce non ci et che Timagece , che faccia
memoria di questo monte , pure dal medesimo si cava , che altri ne ave
vano parlato, perch tre diverse maniere riporta , nelle quali autori di
versi ne scrivevano il nome Ora per altro presso nessuno dei rimastici se

4S4

OSSERVAZIONI

ne fior fatto cenno L' Orcelio, nous con qual fondamento t lo fa Io


stesso che 1' Ambeno di Fiacco , di cui nel v 48 del lib 6
1 linjuitur , & moni
Ambinvs, U gelidis pollini Ophiussa venenis
Il suo ito dal citato Scoliaste indicato per vicino all' litro : ed io nella
mia Carta 1' ho messo presso alla bocca per lo cenno , che fa il Poeta ,
che sia molto lontano dalla rupe Caaliaca , punto , dove supposta la dvisione del fiume medesimo
Veri' roS alle due Brigeidi (fc- | Per queste s' intendono quelle Isole djacenti
all' Istria , che dopo dette Absirtidi per quella ragione , di cui in appresso ,
sono finalmente oggi conosciute sotto li nomi di Chetso , ed Ossero Quel10 di Brigeidi loro viene dai Brigi, popoli che lo Scoliaste senza per
addurne veruna autorit qualifica per popoli dell' Ilirio ; originariamente.
forse una colonia di quei Traci Brigi , dei quali parla Erodoto nel sesto ,
e dei quali Strabone dice , ch'erano lo stesso che i Frigi* Di questa co
lonia, e di questi Brigi , che sparsi per l' Ilirio li primi abitatori furono
di quell'Isole intende anche forse Scimno Chio , che li mette, sebbene
non sema qualche oscurit, presso gli Enchelei , dei quali in appresso
( vers 411- e segg):
iea posthxc porrtela terra
Gentes continet multai (fcSaper hoi sunt Br-cgi barbari c
Super vero Brjgoi Enchelei diti
11 Sig Co Gio. Rinaldo Carli, che nomino a titolo d'onore nel voler
con molta erudizione trasportar fuori dell'Istria il luogo della presente
tragica azione, e nel voler escludere la provenienza degl'Istriani dai Colchi fa ancora da questa situazione sloggiare li Brigi, e l'Isole Brigeidi;
collocandole alla bocca dell' Adriatico infaccia l'Epiro. Io sebbene con
fessi restarvi molta oscurit su quei popoli , dei quali pochi sono li Geo
grafi che ne parlano, e i quali conte una colonie d'emigranti facile,
che non in una sola, ma in pi parti dell' Illitio si sien trapiantati , seb
bene , dico confessi questa oscurit , pure non posso convenir nel suo sen
timento , e invece coli* Ab Fortis , e 1* altro Carli ( Ab Gir ) non d'al
tre Isole potersi qui intendere son persuaso , che delle prenominate di
Cherso, e di Ossero Una breve analisi di questo passo lo mostra perfet
tamente ad esse in tutte le sue parti adattabile E prima riflettasi incon
trarsi dagli Argonauti quest'Isole appena sboccati nell'Adriatico per quel
ramo dell' Istto , che quanti lo suppongono , tutti fanno passare per l'Is
tria , alla quale appunto djacenti sono l'Isole medesime Queste si dicono
due

SUL

LIBRO

QJJARTO.

4$f

iue , e si comprendono sotto un nome solo, perch sebbene due infatto,


pure per la estrema lor vicinanza , e per non essete disgiunte , che datino
strettissimo canale , sono indistintamente presso li Geografi passate ora
per una , ed ora per due , ed il nome lor pronunciato ora in singolare , ed
ora in plurale Si aggiunge dal Poeta al nome la qualificazione di essere
sacre a Diana, e questa compete lor giustamente, quando si facciano abitar
loro dirimpetto li Brigi , e da questi ptovenite, giacch , supposti con S tra
bone gli sressi i Brigi con li Frigi , notissimo il particolar culto, che da
questi a Diana si prestava : ed oltre a ci riflessibile che in Pola ( Citt
situata infaccia appunto di quest' Isole ) avanzi ancora si vedono di un_
tempio di Diana; il qual tempio , sebbene il preciso suo tempo se ne igno
ri , pure sempre prover la continuazione del culto medesimo Finalmente
la distribuzione e il riparto degli Argonauti e dei Colchi per dette Isole ,
e per le vicine, tiene immediatamente alla topografa di quei contorni,
senza la quale difficilmente si cava un ragionevole senso da questo passo ,
come ho fatto rimarcare nelle Note Situate pertanto quell' Isole in quel
seno , che detto anticamente Polatico , o Flanatico , ora Quarnaro si chia
ma , oltre di esse, che sono le maggiori , altre minori vi si comprendono,
che forse saranno state delle antiche japidi , e che adesso si conoscono sot
to li nomi di Levrara , Onic , S- Pier di Nembo , Sansego &c- di l dalle
quali fuori del seno cominciano le Ltburnie lungo le coste della presente
Dalmazia* Ora Apollonio fa, che i Colchi arrivati i primi in quel seno
abbian rispettato le maggiori Isole , perch dedicate a Diana , ed abbiano
in vece occupato le minori di quel seno stesso , e quindi poi sparsi ancora
fuori del medesimo per le vicine Isole , sino al fiume Salancone, e la terra
dei Nestei , de' quali in appresso ; tirando anche dal loro partito li Popoli
del continente opposto : fa che gli Argonauti sopravvenuti dopo si sieno
rifugiati in una delle due Brigeidi , cio in Cherso, dove non era il tem
pio di Diana; ma egualmente che l'altra per la sua prossimit sacra a_
Diana stessa j e perci dinanzi per rispetto non occupata dai Colchi : e fi
nalmente fa in Ossero seguito l'omicidio di A bsirto , l su d'una barca da
una delle vicine Isole , dov'era, ttasferitosi Tutte queste individuazioni
a verno altro sito non egualmente adattabili , mettono fuor di dubbio , che
di queste precisamente intenda Apollonio, escluso affatto ilpensiete, che
intender possa d'altre Isole infaccia all'Epiro , e molto pi escluso , che poisan esse confondersi colla Citt, ed Isola di Ausino , o Apsoro nel Ponto
Eussino, di cui Atriino nel Periplo, e lo Stefano Del resto le nostre Iso
le, delle quali qui si tratta, sono notissime presso tutti li Geografi, e
fretto gli antichi specialmente sotto il nome di Absircidi : come fede ne
tao-

45<5

OSSERVAZIONI'

Ninnoli pass! di Tolomeo, Scilace , Plinio, ed altri per la maggior pine


citaci dal Oliverio , e dal Cellario Pei lo stato poi delle medesime redi
il soprallegato Ab* Fortis nelle Osserv di Cherso , e Ossero.
r< fijio- Salandone festide suolo | Indicazioni son queste di quella
parte dell'antico Ilirio , che posteriormente e sin ai d d'oggi conosciuta
cotto il nome di Dalmazia , lungo il littorale di cui son quelle Isole per le
quali si fanno sparsi 1 Colchidi , e posteriormente passati gli Argonauti
Del fiume qui nominato Salancone non ho presente, che alcun Geografo
ne parli , e solo ne vedo seccamente registrata questa voce presso Suida
senza veruna qualificazione , che la precisi Quanto poi alti Nestei , es
sere questi Popoli dell' Illirio , ce lo assicura Scilace , che ne fa nel suo Pe
riplo una apposita descrizione , all' autorit del quale par che si opponga
quella di Eratostene citato dallo Scoliaste al v nif, che li mette dopo
g' Illirj Eratosthenes in tertio Georg, aiti post Jllyrios Weitx Lo Stefano si
unisce al primo j e citandovi Artemidoro nel libro secondo delle cose Geo
grafiche, mette nell' Illirio una Citt, ed un fiume di nomeNesto, donde
secondo esso la regione Nestide , e i Popoli Nestii , che Nestei si dicono
da Apollonio , e da Scilace Io su questo fondamento gli ho nella mia Car
ta , secondando l'Orcelio, posti nell' Illirio a un dipresso nel sito indi
cato da Scilace senza per garantirne la verit, e l'esattezza; solo av
vertendo in ultimo luogo col Salmasio ( Exerc Plin- ) di non confondere
questo Nesto dell' Illirio col Nesso, o Nesto delia Tracia , come molti
autori hanno fatto
Veri- yjf Di quei , che ragion fan c | Ecco la prima idea di un compromes
so Era Nazioni fatto in un Re , od in rappresentanti di una terza Nazione
Molti se ne trovano in appresso esempj nella Storia : come nella Greca
presso Plurarco quello dei Megaresi , ed Areniesi , che per arbitri della que
stione fra loro insorta per Salamina scelsero i Lacedemoni , o l'altro pres
to Tucidide dei Corciresi , che proposero ai Corintj l'arbitrio di una Citt
fra lor convenuta del Peloponneso Presso i Latini pure si vedono in Livio
all'arbitrio del Popolo Romano rimessi prima gli Ardeati , e gli jAricini ,
poi li Napolitani , e i Nolani j e li Romani rimettere le loro controversie
coi Sanniti nei Socj comuni Finalmente non mancano anche nei tempi
bassi esempj di compromessi tali , come stato quello esibito dai Gepid
ai Longobardi presso Procopio , o quello rammemorato dal Pontano del
Co- Holsato preso per arbitro fra il Re di Danimarca, e i fratelli Il Gi
delle Genti ha riconosciuto questo per uno dei mezzi legittimi da definir
senza guerra le controversie inter eos (, dice il Grozio De J. B- & P- lib-
cap- ij ) oui communem judicem nullum habent j ed con buona ragione,
he

SUL

LIBRO

QJJ ARTO.

457

che Apollonio lo fa rispettato dai Cokhi , sebben superiori di numero , per


ch sino dai pi antichi tempi al dir di Tucidide ( Ni* ) in eum qui arbitrum
accipere paratus est , nefas ut in injuriosum ire II preliminare poi , che si fa
dal Poeta precedere l'ideato compromesso, di mettere cio Medea , sog
getto della questione , in una terza sicura mano parerebbe conforme a quel
canone, che il citato Grozio ( lib- 3- cap- io ) prescrive in quesci tali com
promessi di non aver ragione alcuna al possesso, ma di indicar solamente sul
negozio principale j non esiendo ( egli dice ) li giudizj possessotj , che di
Jus Civile: ma come Enrico Cocccjo rigetta affatto , e uon senza buone ra
gioni quei canone , cosi neppur forse I" esempio , che da questo luogo pu
trarsi di Apollonio , basterebbe a confermarlo
Veti' 6"47 il bel manto Oc* | Da questo manto coglie il Poeta occasione d'in
serirvi a maggiore ornamento un Episodio , nel quale, avendo relazione
col l'altro del lib* - su le avventure di Lenno , si vien poi a compite la favola
di Arianna cominciata nel terzo , e per quella patte ivi toccata , spiegata
nelle Osservazioni Qui dunque si accennano gli amori della medesima con
fiacco Li pi dei Mitologi, il sentimento dei quali ha qui seguito Apollo
nio, vogliono che abbandonata Arianna da Teseo nell'Isola di Nasso t se
ne invaghisse Bacco , la facesse sua sposa ; donde ha poi origine quanto
si dice d'esserne perci stata in Cielo trasportata la corona , come i det
to nella Osservazione citata del lib- J- Seneca ha adottato questo stesso
sentimento in -quel luogo dell'Edipo, nel quale pare da alcune espressioni ,
-che abbia avuto presente questo di Apollonio (Jiip> v> 489* ) :
faxos /&,g*o redimita ponto
TradiJ.it thalamii virginem teliAam
Meliate pensans damna marito
Al qual passo di Seneca conforme pur uno di Ovidio nell' ottavo delle
Metani' , dove cogli stessi termini la favola medesima si racconta Da que
sto matrimonio poi essere nato fra gli altri figli, Toante, lo accenna il Poeta
col chiamarlo figlio di Bacco , e pi chiaramente Jo dice 1* ora citato Ovidio
in bocca di Isifile ( Epitt- Hyps- Jaf v- 1 1 f >
Bacchiti avus , Bacchi conjux redimita corona
Prxradiat itellis tigna minora suis
Ho detto che li pi dei Mitologi raccontano cos questa favola , perch in
fatti non tutti vi si uniformano, chi in un modo riferendola , e chi nell'al
tro ; onde Plutarco per questa variet ebbe a dire nella vita di Teseo: Jam
vero multx preterea de his , If de Ariadna referuntur fabula , qu* nihil hahent certi' Ometo fra gli altri ben lontano dal far Bacco amante, e sposo
di Arianna, lo fa anzi servir di testimoni conrra di lei presso Diana, che
Tom- Ih
M ni n
su

4*8

OSSERVAZIONI

su la sua testimonianza la Fa restare in Dia o come vogliono alcuni com


mentatoci "ve la Fece morire\( Od- lib- 1 1. )
,
Arianna figlia di Minosio , il savio ,
Cui gi Teseo di Creta al terren grasso
Della sacrata Alene conduceva .
2W ci god : che per avanti tennela
Diana in Dia bagnata intorno intorno
Ver ttstimon di Bacco
Terminer questa Osservazione col dire una parola di Dia, antico nome
(dice lo Scoliaste) dell'Isola di Nasso, chiamata poi dopo, forse anche
appunto per questa Favola , o per la Fertilit delle viti, Dionisiada , come
da Plinio ch'enumera questi, ed altri nomi della medesima (lib-4.ci2. )
A Varo teptem miti- ouir.gentis 2Vaxus , a Delo ICVllh cum oppido , ouam
Strongylen , dein Dian , mox Dionysiada a vinearum fenditele , alii Sici
liani miaorem , aut Callipolm appellarur.t L'Isola poi, una, anzi la pi,
considerabile delle Cicladt (inter Cycladas optima , come la chiama Agatemero ) notissima presso tutti li Geografi antichi , Tolomeo , Strabone &c
che tutti ne parlano , come fra li moderni il Cellario nel lib cap- 14L' odierno suo nome poco variante dall' antico Naxia .
Veri' 700- Allora questo Oc | L'uccisione di Absirto Forse uno dei punti
pi controversi nella Mitologia . Vi fi3 chi affatto la nega, e per questa
opinione pu servire di appoggio il silenzio di Diodoro Siculo, che nel ri
ferire minutamente tutte le circostanze della spedizione Argonautica non
per pure nomina Absirto : silenzio, cui d molta Forza l'altro di Erodo
to, che nel parlar degli ambasciatori mandati dai Co! chi alli Greci per
ridomandare Medea, nulla dice delle querele , che averebbero anche dovuto
fare, se vera, su la uccisione di Absirto Fra i moderni pu contarsi per,
sostenitore di questa opinione l'Ab-Banier; poich sebbene nella sua quar
ta Memoria su gli Argonauti ammetta il fatto, pute negandolo nell'altra
sovra Medea , che posteriore , dtve questo ul timo passare pel sentimento
da lui abbracciato - Di quelli poi, che tengono per vera 1' uccisione me
desima, altri la vogliono ia un sito commessa , ed altri in un altro, va
riando anche fra loro nelle circostanze Onomacrito , ed Euripide sono
stati (orse li primi ad autorizzar questa voce coli* attribuire anzi l'esecuzio
ne del fatto immediatamente a Medea j ma il primo lo fa commesso alla
bocca del Fasi , mentre il secondo nei due luoghi della Medea , dove ne^t
parla ( Atto I , ed Atto V ) non individua la localit , solo dicendolo uc
ciso in nave* In nave pute lo Fanno, e per la mano stessa ucciso di Me
dea Apollodoro , ed Ovidio 5 ma poi sparse le membra verso la Cini di
nr _

SUL

LIBRO

QUARTO.

4*9

Tomi , o Tomeo alla bocca dell' Istro , cos anche detti, secondo lo Stefa
no , da rffMW seco per questo sbranamento di membra :
quia fertur in ilio
Membra soror fratris consecuisse sul
dice il citato Ovidio nella El- o- del lib- } Trist- : Etimologia per negati
dagli stessi Tomesii, che la ripetono invece dall' Eroe Tomo impresso nelle
loro Medaglie Finalmente l'opinione adottata dal nostro Poeta, che_>
niente peccare contra la verisimiglianza vien provato dalle prove medesime
addotte in giustificazione del viaggio , se precisamente s'ignora qual' ab
bia fondamento di anterioti autorit, ha per certo avuto molti seguaci
ne* posteriori Scrittori Igino fra gli altri nella fav ij- segue appuntino
Apollonio colla sola differenza , che fa prima gli Argonauti approdati a
Corf , e che non a Diana, ma a Minerva fa dedicata l'Isola, e il tem
pio, presso cui segu per man di Giasone l'uceisione predetta Strabone ,
Plinio , Eustazio in Dioif , e lo Stefano possono tutti contarsi per fautori d
questa opinione; mentre tutti derivano da questa morte ivi seguita l'eti
mologia del nome di quell'Isola A proposito per della qual' etimologia
non 4 da tacersi"il pcnsiere dell'Ab Carli , che trovando presso Cicerone ,
e presso Giusrino*dato all'ucciso fratello di Medea, il nome d Egialto ,
crede piuttosto a lui dall' anterior nome dell' Isole derivato quello di Absirto , che da esso nominate l'Isole medesime Ma questo pensiere per
nulla pu combinar con Apollonio presso" cui Absirto l'originario nome
di questo fratello di Medea : nome anche confermato dall' autoriti ben pi
rispettabile , perch tanto pi antica , di Onomacrito , dal quale pur cos
nominato Ci bens non discrederei , che applicata la voce appellativa
J^OiSJC, che per la sua composizione pu valere dietro il monte, o retro'
fluente, a qualche altra Citti , od Isola, la somiglianza del nome abbia
moltiplicato i luoghi , e generata qualche confusione sul sito di questo
omicidio , che conseguentemente e stato creduto aver dato il nome a quei
varj altri paesi ; locch aver pu luogo per quell' Apsoro , che lo Stefano
fa Citti dell' Illirio,, o per quelle Absirtidi che lo stesso su l'autorit di
Arriano mette nel Ponto Eussino ; quando piuttosto non voglia dirsi, che
dopo l'omicidio stesso altri luoghi in varj siti sieno stati fondati da quel
le colonie di Colchi , qu e l sparse posteriormente , e dal nome chiama
ti del figlio del loro Re , e gii lor condotttere Absirto
Veri- 7 5 y Giasone allora bc | Lo Scoliaste su questo passo spiega cos questo
costume degli antichi Greci : Quelli , che uccidevano con inganno antica
mente tagliavano le estremit del corpo morto , e pigliandole le mettevano al
eolio di lui dopo ricevendo il sangue di quello glie lo sputavano
M m ni 2
tr

46q

OSSERVAZIONI

tre volti in bocca , e guato facevano per espiare la fraudolente uccisione


Abbiamo veduco nelle Note, alluder Sofocle a questo costume (almen nellapatte della mutilazione delle estremit ; sul qual passo del Tragico il sua
Scoliaste coincide presso a poco collo Scoliaste di Apollonio} se. non che
dove questo dice , che attaccavano quelle estremit al collo del morto,
quello le dice appese alle ascelle , differenza conciliata dal Mazzoni QDijfdi Dante Iti $ cap-n-) con un passo dell'Etimologico, che le asserisce
attaccate ed alle ascelle , ed al collo Son da vedersi Snida alla voce u,xs-j(x\t(r?iWM , dove cita ammcndue questi pissidi Apollonio, e di Sofocle;
ed Esichio alla v lucvxj&taibttTx colli respeitivi loro commentatori Kusrero i ed Alberti: non che il Meursio sul V'itxj- di Licofrone A questo
stesso costume alluse con molta avvedutezza Virgilio , dove descriver
come Enea trovasse Deifobo ( ALn- 6- 44.7. ) ;
Deiphobum vidit , lactrum crudeliter ora ,
Ora manusgue ambas , populatague tempora rapti$
Auribus , li truncas inkonesto vulnere nares
Che poi questo medesimo costume passasse anche ai Romani tenta il Meursio
nel luogo citato di provarlo con due passi di Quintiliano , ed un di Sallo ,
stio , ma da questi a me ci non sembra bastantemante provato
Vers'jii' Eletride | Controverso fra li Geografi , specialmente moderni , il sic
di queste Isole , li pi ( convien confessarlo ) non convengono con Apol
lonio nel metterle alla bocca del P nell' Adriatico A giustificarlo perbasta solo 1' autore dell' Opusc De Mira' Aud- autore > che se non- Ari
stacele, certo almeno suo contemporaneo , il quale le mette nella situazionemedesima, individuandole cogli stessi caratteri del nostro , e di Mitologia,
e di Storia Naturale . N' riflessibile il passo, perch pire certo sia stato
presente al Poeta nello stendere questo suo : ElecriUas insula* , gu* in Adria*
fico sinu extant , ab Eridano adstrui asseverante Lacus non procul ab amne
Eridano constai, cujus agua calida est, ac odorem gravem , molestumgua
exkalat , ex gua nullum animai bibit , nullague avis eum supervolat , sed intercipitur , pariterve moritur . Hic autem CC- stadia circuii , ac per X- latiti
est Accolte vero fabulantur Pkaethontem jam fulmine ium in hunc decidisse , inibigue crebras populos existere ex guibus eledrum dicium excidere ,
guod nec absimile gurirni esse asseritur i/o Su la fede di questo Scrittore,
che convien credere per lungo tempo in appresso non contradetta autore
volmente e Sciamo Chio , e Suzione asseriscono di queste Isole la mede
sima situazione , sentimento, che altri ancora hanno abbracciato citati da
Plinio, e posteriormente anche Mela Ma Strabene ingannato forse dall'
alterazione , che avevano gii sofferta quei siti al suo tempo ricett fra
le

SUL

LIBRO

QUARTO.

461

le favole la esistenza di quell' Isole alla bocca del P , e Io segu Plinio ,


dietro alle quali autorit li moderni Geografi Cluverio, e Cellario, non
che il pi moderno ancora d' Anville con altri , negano che mai abbiano
col esistito, e sostengono che alle Eletridi degli antichi corrispondano
certe Isole del Baltico : incerti per dove precisamente le .nettano j seb
bene li pi le vogliano nel seno Venedico , corrispondenti a quelle lingue
>
di terra lunghe , e strette , che separano dal Mare li golii ora chiamati
Miseh-haf, e Curiseli -haf Adonta per di tutto ci , se come ho detto
da principio, non bastassero a giustificare Apollonio le antiche autorit,
che ho citato , non manca ai d nostri chi in questa parte lo difende col
richiamare a quei siti l'antica esistenza dell'Isole predette: assunto fca
gli altri trattato con molta erudizione dal Sig Ab* Fortis in una sua Disser
tazione letta all' Accademia nostra di Padova , e pubblicata nel primo To
mo dei Saggi Scienl' t Letter- della medesima ; nella qual Dissertazione
vuol provare che , esistenti infatto in quei rimotissimi tempi quell'Isole
(prima Vulcani, come si vedr) vi corrispondano adesso li colli di quel
Territorio, conosciuti sotto il nome di Colli Euganei , e ci per una tras
formazione , che 1' allontanamento del Mare , e varie fisiche alterazioni
nel lasso di tanti secoli hanno col generato Vedremo poco appresso
quanto bene si adattino a quei siti le indicazioni e Mitologiche , e Natu
rali , che dietro alla citata autorit del libro De Mirab- audit- applica lo
ro Apollonio
Veti' 79f> in quitte Isole stesse | Tre sono li siti, ne' quali individua qui il Poeta
essersi dispersi li Colchi dopo la morte diAbsirtOj uno cio nell'Istria,
l'altro nell' Ulirio propriamente detto , o Dalmazia, e il terzo nell'Epiro,
ed Albania ; siti eh' enumera egualmente, bench alla rovescia, Giovanni
Tzetze sul v< I7f di Licofrone cos: Di quei Colchi, eh fuseguitavano
gli Argonauti , alcuni si trapiantarono su li monti Ceraunj , ed altri nelP lllirio ,
ed Isole Absirtidi Ora quanto a quelli , che son passati nell'Istria, dice,
Apollonio, che si sono rifugiati in quell'Isola, dove erano prima gli Argonau
ti , e dove era il tempio di Diana, vale a dire nell'Isola di Ossero, la
quale sopra si veduto non aver da principio occupata per non profanar
coll'atmi quel luogo sacro, giacche allora venivano in figura ostile a dif
ferenza di adesso , che v'entrano pacifici per cercarvi un asilo S'ignora
su quale antica autorit si sia Apollonio appoggiato per avanzare fissatisi
nella predetta Isola di Ossero alcuni di quei Cokhi ; ma sar forse stata
quella stessa su la quale Igino , che per varia in altre circostanze dat
Apollonio, asserisce dai Colchi medesimi fabbricata la Citt d'Apsoro,
che 1' Ossero presente Cos egli nella Fav 23 Colchi , qui cum Absir.
to

46i

OSSERVAZIONI

to venerant timentes JEetam Mie remanserunt , oppidumque condderunt euod


ab Absirt nomine Absorin adprllaruni Sat pure stata questa istessa schieri
diColchi, che avr poi nell'Istria fabbricata, ed abitata Pola : Citt di
rimpetto , c prossima all'Isola predetta; e che Strabone infatto chiama,
Antica fabbrica de Calchi , seguito da Plinio, che la dice quondam a Col'
chis condiiam , e da Mela , che sebbene con qualche maggiore riserva >
pur si fa carico della fama che correva , che fosse stata dai Colchi abitata : Pola quondam a Colchit , ut ferunt, habitata Anche Giustino , per es
sersi di l diffusi per l'Istria li Colchi, riferisce la voce , che da questi sia
no provenuti g" Istriani ( lib> jx- cap- j- ) : htrorum fama est originem a
Colchis ducere missis ad ALeta rege ad Argonauta! , raptoresque fili* persequendos
Vers- 198 Sull* Mitico fiume
I L'altro sito nell' Illirio dove si dicono da.
Apollonio fissatisi li Colchi, nei paese degli Enchelei , che son qui con
notati per la celebre favola di Armonia , e di Cadmo l convertitisi in ser
penti , e rimasiv estinti , e sepolti Strabone nel settimo: Enchelix regebantur a Cadmi , Uarmonix posteris , ibique ea commonstrantur qux fabula
de Ut prodiderunt La favola, notissima ptesso t Mitologi , fra i quali
Apollodoro la descrive nel terzo della BibI , Ovidio nel quarto delle Me
tani j e in brevi parole Igino nella Fav- 6- cosi : Cadmvs Agenors ,
Argiopes filius , ira Martis quod draconem fontis Castalii custodem occiderat ,
suorum prole interempta cum Harmona Vtneris , Martis filia uxore sua in
Miri* regionibus in dracones sunt conversi Quanto poi alla precisa situa
zione di quei Popoli , e del luogo , di cui qui parla Apollonio , deve essa
ritrarsi dal confronto di quel poco , che se ne ha presso gli Scrittori . Dal
citato Strabone , e da Dionisio si ha , che questo paese et l'ultimo
dell' Illirio , su la bocca dell'Adriatico, e limitrofo dell'Epiro; Scilace
poi, bench metta il teatro di questa favola non fra gli Enchelei , ma fra
li Manli ( Popoli confinanti ) pure nel precisarne individuamente il sito
coincide coi medesimi , perch suppone vedersi le memorie di Cadmo , ed
Armonia in qualche distanza , vero , ma pur nel paese dove scorre il fiu
me Drillone , il quale poi formate il termine dell'Illirio , e gettarsi in ma
re alla bocca dell' Adriatico si ha per molte autorit di antichi Geografi
citati dal Cellario Ora questo fiume Drillone, che Dtino negro ora si
chiama, pu perfettamente corrispondere a quel fiume Mirico di nere acque
qui nominato da Apollonio; ed il castello, che alla foce di questo fiume
esistente sino ai suoi tempi ci assicura Cedreno , detto gi Elisso, ora
Alessio, un avanzo pu essere di quel castello, che in questo passo dice
il Poeta, aver col i Colchi fabbricato Verisimilmente sar questo stesso
ca-"

SUL

LIBRO

Q_U A R T O .

463

castello quell' xrvpiw di cui ;parla Callimaco in quel famoso frammento


(il 104- fra i Benilejan ) , nel quale concorrendo le stesse indicazioni- e di
Provincia, e di Favola sembra , che d'altro sito non possa intendersi,
sebbene Strabone , ed altri ingannati forse dalla medesimit del nome iro\u
10 abbiano inteso per la Citt di Pola nell' Istria ; ma siccome il nome
di vo\rii nella lingua de' Colchi non era che un nome appellativo , e si
gnificava Citt degli esuli , cos pu essersi dato ad altro luogo , dove i Colchi
si rifugiassero . Il detto Epigramma , o frammento , litteralmente cos suona
secondo la lezione, e interpretazione del medesimo Riccardo Bentlejo
UH guidarti in Illirico muri demittentes remos
Apud lapidem flava Harmonite sepulchralem
Urbem condiderunt , guam exulum Urbem vocavetit
Grxcus guis } ad illorum lingua nominavit Polas .
Questa istessa etimologia pur confermata da Tzetze sul v 1011. di L{cofrone , dove espressamente dice , che questa Pola Colchica una Citt
dell' Epiro > che nella sua pi vasta accezione comprende ancora parte
dell' Illirio ; locch sia aggiunto per sempre pi dimostrare l'equivoco
del nome , che ha in seguito condetto qualche altro posterior Scrittore
in errore
Vers- 8o sui monti c- \ L'ultimo sito, nel quale li Colchi fugitivi si dicono
rifugiati presso 1' antecedente , cio sul principio dell'Epiro, dove ap
punto sono li qui nominati monti Ceraunj , o Acroceraunj , che si dicano
PI in. lib J- lnitium Epiri montes Acroceraunii , e altrove Epirus Acrocc
rauniis incipit montibus L'etimologia bastantemente indicata dal Poeta,
che la deriva da quei fulmini dai quali poco avanti avea detto occasionato
11 disperdimento dei Colchi Alle falde di questi monti vi era la Citt di
Oricum (oggi Orca), che dicono fabbricata dai Colchi, li quali saranno
stati quelli dei quali qui si parla- Plinio nel luogo poco fa citato, in era
oppidum Oricum a Colchis condtum E' Citt conosciuta da" tutti li Geografi
antichi Tolomeo , Io Stefano, Mela &c con un buon porto , del quale fa
cenno anche Properzio nella El> 3* del lib. i.
Ut te felici pravefia Ceraunia temo
Accipiat placidis Oricus .xguoribu
su i quali versi vedi il Burmanno
Pirs. 8oo- degli Ilici | Sebben presso molti depli antichi Geografi nominata que
sta Provincia, pure non ne resta ancora bastantemente chiara la precita
sua situazione - Scillace, Sciano Chio, e Dionisio tutti conformi , la fan
no Penisola dell' Illirio , e confinante coi Bulloni Popolo Illrico sempli
cemente chiama gl' Illei lo Stefano , senza aggiungervi ne' confini , ned al
tro ;

464

OSSERVAZIONI

tro : ma Plinio , uniformandosi ai primi, la fa egli pure Penisola ; anzi par.


la confonda col cos detto Promontorio di Diomede ( lib. j. ) : Jnitium Dal
mati* Scardano , dein Tariotarum antiqua regio promontorium
Diomedis , vel ut alti peninsula Hyllis .... Tragurium c> Tutte queste
indicazioni per non bastino a precisarne il vero sito, sul quale se ne mo
stra incerto anche il Cellario Ha creduto l'Holstenio, e con lui il d* Anville , che corrisponda alla Penisola oggi conosciuta sotto il nome di Sa~
iioncello , ma ci per dir vero non si accorderebbe colla grandezza indicai*
da Scimno , e da Scillace, che la fanno poco inferiore al Peloponneso;
quando non voglia dirsi, che abbia il mate potuto in cos gran tratto di
tempo fare su quelle coste alterazion s notabile L'Ortelio nella sua
Carta Argonautica mette g' Illei nell' Istria ; ma non questo certo che
per una mala intelligenza degli antichi , quorum verta (dice il Vossio in.
Scillac) tam inepte quidam intellexerunt , ut Chersonesum Hyllicam , Tiitricam eandem putarint Io ne gli ho levati nella mia , mettendoli nell*
Illirio , senza per pretendere all' esattezza della localit ; ci solo avver
tendo di metterli in faccia al pi folto gruppo delle Liburnidi , per adat
tarmi a quanto soggiunge qui il Poeta sul gran numero delle Isole , e-
scogli, ch'empiono quella costai numero, che da Strabone si .fa ascen
dere a quaranta
Fin. 8i8 un tripode c | Che ricchissimo fosse il tempio di Delfo, era notis
simo , e fu questa immensa ricchezza , che sedusse li cittadini di quella
Citt a scavare d'intorno all'ara per trarne quindi li decantati tesori:
ma che poi principalmente di un gran numero abbondasse di tripodi una
particolar circostanza, che da Omero si cava nell' Inno a Mercurio, dove
a questo fa dire ( v i7<>-)
Che a bucar la gran casa io v a, Pitone
Donde in gran copia tripodi leggiadri
Metter a sacco , ed i gran vasi , ed oro ,
Ed in gran copia rilucente ferro Oc
Del numero di questi erano quei due, che dice qui donati a Giasone;
questo cio contrattato cogl' Illei , e l'altro che in seguito vedremo offerto
a Tritone
Vts' 831. Ilio d' Alcide figlio c' | Quanti parlano di questa favola tutti han
no relazione a questo luogo d' Apollonio , che lo Stefano anche espressa- t
mente cita . Una qualche confusione pu formare rapporto a questo Ilio il
trovarsi altri due figli d' Ercole del medesimo nome , uno cio nato da Onfate, ed un altto nato da Deianira , dei quali altre favole si vedono pres
so Apollodoro , ed altri j confusione per questa comune a tutte le cose di
Et-

SUL

LIBRO

Q_U A R T O .

4*J

Ercole, di cui , come bene osserva il Sig- Heyne , spesso si ripetono, e


s moltiplicano i farti, riferendoli a tempi diversi, e a diverse persone
Questo Ilio , di cui qui si tracia , si fa figliuolo di Melite, trovata , e spo
sata da Ercole nel paese de' Feaci ( Corcira ) mentre vagava per cercare di
esser espiato dall'uccisione dei proprj figli avuti da Megara ; uccisione dalia
quale fu poi espiato da Testio , come dall'altro omicidio d'Ifico fu pur
gato da Deifobo , locch tutto rilevasi da Apollodoro nel secondo della
Biblioo Quanto a Melite, che qui si dice sua madre, questa nominata,
pure da Esiodo , da Omero , da Apollodoro , ed Igino } ma tutti ( dis
cordi in ci da Apollonio ) la dicono figlia non dell' Egeo , ma di Nereo ;
di Doride dalle ielle trecci
Figlia delf Ocean perfetto fiume j
come il primo si esprime ( Teog- 7.141- ) : e l'ascrivono perci , non frale
Naiadi , ma fta le Nereidi Ne fa pute menzione anche Virg nel jr* sen
za per altro aggiungerne di maggior precisione i
tLteva tenent Thetis , Melite , Panopteiaque virgo
Quanto finalmente a Nausitoo , nella cui reggia, e sotto il cui regno di
tesi nato, ed educato lUo, questo a regnare in Corei ta su i Feaci si tras
fer da Ipcria (creduta ora Malta), e il padre fu di Alcinoo , di cui verri
occasione di parlare in appresso* Abbiamo la sua genealogia da Omero
ad settimo dell'Odisi*, dove fa dire Minerva ad Ulisse %
Or prima
Nettuno scotitore della terra ,
E Periea di donne nel sembiante
Ottima , generaron Nausitoo ...
Magnanimo , eh* Re fu dei Feaci \
E di esso , come di un Eroe , riferisce Plutarco nella Vita di Teseo , cVesi
steva in Atene nel Falero presso al tempio di Scirone un monumento Ilio
dunque, educato, come qui si accenna , nella casa di questo Nausitoo,
se ne allontan poi col consentimento del medesimo , e conducendo seco
una colonia ai Feaci and a piantare il suo regno in quella parte dell' IIlirio , che da lui prese il nome di Illeide . Ha creduto il Canini rappre
sentato questo Ilio in una gemma da lui pubblicata , dove il diadema di
cui si vede ornato , converrebbe al titolo, che gli di Apollonio di*vx;crs;$
ma il Gronovio con altri , pi verisimile credono , che sia il nome dell'ar
tefice Ucciso alfine f e convien crederlo in giovanile et ) si fa dalli Men
tori , Popoli nomi nati da Sciamo Chio i ma dei quali si ha pi precisa la
situazione da Scillace , dallo Stefano , e da Plinio , che li fanno Popoli
dell' 11 lirio, abitatori anzi, secondo il primo, d'Isole, che parte erano
Tom' 11.
N n a
delle

466

OSSERVAZIONI

delle Libarmeli , e per conseguenza per sentimento di tutti , confinimi c


vicini degl'IUensi La occasione poi della mischia , quella fu ch'era la co*
mune delle guerre d'allora, cio per causa di buoi ; l'oggetto in quei
tempi della maggior importanza : occasione, che altrove abbiam veduto
( n occorre adesso ripeterlo ) aver dato origine alle guerre dei Teleboi , ed
aver somministrato un pretesto ad Eccole di attaccare li Driopi*
ftri'&if- Ma voi mi dite Oc- | Artinziosa transizione , colla quale prepara il
Poeta la credibiliti al meraviglioso della parte dei viaggio , che rimane
e che v adesso a raccontare Abbiamo altrove veduto dietro lo Scoliaste
aver Apollonio , pu diesi, anche in questo seguito Timagete, che quan
tunque ne confonda la strada, pure fa gli Argonauti uscire nel Mar Celtitico , e venir nel Tirreno ; ed abbiamo rimarcato averto anche preceduto ir
buona parte di questa navigazione Onomaci ito _, ed Omero , che ammendue li fanno navigare per lo Tirreno ; sicch nel farli rimontare 1' Eridano,
o P, che voglia dirci, non ha fatto che rettificare, o precisare quanto sul
medesimo viaggio era gi scaco detto , e creduto avanti di lui Qui per
oltre l'autorit, conciliano al racconto ApoJloniano fede, e l'uso della mac
china , e le nozioni Geografiche Del primo genere l' efficace ajuto di
Giunone , e la voce del fatidico legno della nave : mezzo e L'uno, e
l'altro gi anteriormente disposto , e preparato sin dal principio, come si
veduto Del secondo sono i segni lasciati in varj siti, le denominazioni
date a var) luoghi , e li monumenti rimastivi per quei tali paesi , per li
quali si fanno passati gli Argonauti ; argomento questo , del quale n stato
anche posteriormente fatto uso , e per provar in genere la spedizione Argonautica , o per istabilire in ispecie la qualit del cammino tenuto Stra
bene fra gli altri , che par abbia nella espressione imitato Apollonio cos nel
primo libro parla di questi segni : Quidam apud Ceraunios montes , circum
Adrian , in Pouidoniano sinu , U intulis au* Tfrrhenie snnt apposita! monitrantur indicia peregrinations Argonautic* i locch ripete ancora poco dopo
multa pethibentur indicia tum. Jasonii , instguentium eum Colettorum ad Crttam , Jtaliam , atgue Adriam Vedremo paratamente quali
sieno questi luoghi del rimanente del viaggio , dove sono restati segai
Argonautici
Vers- 8f 9. Stecadi | Di queste Isole verr poco appresso occasione di dirne.
qualcosa .
Verf 878 Liburnidi nel mari Issa , Discelaio Pineta \ Per connotare fa
orsa fatta dagli Argonauti per l'Adriatico comincia dall' accennare pas
sate da essi quelle delle Liburnidi , che avanti l' assassinio di Absirto erano
state occupate dai Colchi ; passo questo, che serve a spiegare l'altro del
v

SUL

LIBRO

QUARTO.

4.67

vers.
dove per quell'\X*c ho dimostrato intendersi quelle Liburni*
di , che prinre s' incontravano dopo il seno Politico , o Quamaro , dirim
petto alla presente Dalmazia* Ingenerale queste Isole sono note 'presso li
Geografi, come adiacenti alla Lituania , parte dell' antico Illirio fra I" Is
tria , e la Dalmazia propriamente detta ; e come pi o meno si vedono
stesi li confini della Liburnia , cos pi o meno si contano quelle Isole me
desime , che per sino a 40- fa ascendere Srrabone- Mela pi degli altri si
avvicina al nostro autore nella enumerazione , e nell'ordine di queste tre
prime nominate Isole , dove dice nel cap- 7- del lib- i> giusta la pi accu
rata lezione: In Adria Apsorai , Dyseelados , Aistrtis , Issa , Pifya Cfc- Ve
nendo poi in particolare ad ognuna delle tre qui nominate, dir d'Issa,
che dovendo esier questa per il contesto delle prime Liburnidi , esser non
pu quella, che il d' Anville fa corrispondere alla presente Lissa , che
delle ultime, e qnasi in faccia a Curzola , di cui il Poeta in appressoDeve esser dunque una piccola Isoletta , cui pet applicarsi non possono
le qualificazioni dell'altra, che nominata da Cesare , come di qualche ce
lebrit nella Storia de' Romani , detta da Strabone Liumicorum nabilissima, messa da Agatemero inter insigniores insula: justta oram Jllirii Que
sta confusione dei Geografi ben rimarcata dal Cellario nel cap* 8- del
libro terzo Quanto a Dischelado , fu dal Vossio negata la sua esistenza ,
credutosi un errore di Mela l'aver preso in questo passo di Apollonio per
nome proprio quello , che non secondo lui , che un' epiteto della sopranominata Issa , significante male sonans per lo strepito dell' onde Vi
resiste per, come ho fatto osservar nelle note, la duplicazton della copu
la j e questa ha fatto inclinare il Cellario a considerare come veramente
esistente fra le Liburnidi un'Isola di quel nome; seguito in questo dal
Brunck , che inoltre avanza , come una sua conghiettura , che la stessa sia
che Plinio chiama Cdadussa Finalmente la Pineta <]u nominata e un" ap
pellativo passato in proprio, ed applicato a vatj siti , che abbondano di
quel genere d'alberi , quale i l'altro luogo t che nel primo libro abbiamo
veduto stt le coste del Bosforo ; e qnali sono le Isole Pityusg del Mediterra
neo , delle quali Plinio nel lib- j Per altto, fuori del citato passo di Mela,
non ne ho altri trovato , dove sia nominata fra le Liburnidi un' Isola , che
come proprio abbia acquistato quel nome , n pu quindi stabilirsi a quale
or corrisponda
ri* 881- Corcira dove Oc- | Applica qui Apollonio a quest'Isola della Dal
mazia quella favola , che li posteriori, Diodoro Siculo, Pausania, lo Stefa
no , ed altri hanno applicata all' altra Corcira del Mar Ionio ( Corf ) d3
filli li pi non vogliono derivato a questa seconda quel nome , che per
N n n 1
esse

453

OSSERVAZIONI

essere star fondata da coloni della prima. Ci per, che merita sa questo
proposito riflessione , che presso Omero non mai si trova dato alla odier
na Isola di Curai il nome di Corcira i ne mai presso lo stesso Apollonio ,
bench a lungo ne parli in appresso j locch porrebbe far credere, che ai
tempi di Omero , ed a quelli anche di Apollonio corresse 1' opinione , che
originariamente il nome di Corcira fosse piuttosto proprio dell'Isola della
Dalmazia, di qnello che dell' altra maggiore ; della quale li pi antichi
nomi etano Feacia , Selleria, eDrepano, come vedrassi Checch ne sia
per aler di ci , qui certo s' intende dal Poeta di quell'Isola, che cono
sciuta presso de' Geografi sotco il nome di Corcyra nigra $ della quale cosi
ne descrive Scillace la situazione : Vicina huic ( Melita: ) est alia ins*
la , cui nomcn Corcyra nigra
a Melita abest Stadiis XX' a Marilima regione Stadiis Vili-, e Scimno Chio , uniforme in questo a Stra
tone ne deriva da'Gnidii la provenienza cosi. ( v- 4*5-) :
yuaoue dicitur
Jigra Corcyra ouam Cnidii condiderunt
Tutti convengono li moderni , che corrisponda adesso all' Isola di Cttrzolaj
ed il suo terreno anche presentemente ferace in boscaglie mostra vera l'e
timologia accennata pur qui dal Poeti del suo soprannome di Nera , o
i~iV.:u;x presso li Greci . La favola poi toccata io questo passo degli amori
di Nettuno con Corcira figlia del fiume Asopo, cosi accennata da Pai*sania nel iib- %> Corcyram ouidem ( altrove la aveva annoverata fra le-
figliuole del fiume Asopo ) a 2Veptuno cognitam tradunt : tavola analoga a
quella, che abbiamo presso Igino di Egina altra figlia di Asopo amata da
Giove, la quale pur diede , come la sorella, il nome ad un'Isola Su la
Citt finalmente di Fiiunte , situata presso la sorgente dell' Asopo y e per
ci qui qualificata per patria di Corcira , Fiiunte dico, Citt deii' Apo
lide , vedi quanto ne abbiamo detto neJJa Osservazione sul vers-r7y. deb
primo
Veri- 8Sp- Melila | Non lontana dalla precedente, l'Isola, di cui ora si trat
ta , e per la quale si fanno passati gli Argonauti nello scorrere l'Adriati
co, Melila detta anticamente, ora Meleda L'antico nome le viene da
quella Melite, madre d'Ilio, Ninfa, della quale se ne sopra detto qual
cosa j incerto per restando se prima, o dopo glie lo abbia dato , che all'
altra Isola del medesimo nome (ora Malta) Isola pure notissima presso la
Sicilia - Della nostra dell'Adriatico intendono fra gli altri di parlare lo
Stefano, che la mette inter Epirum , Jtalom, e Plinio, che la dice:
inter Corcyram Melxnam , lllyricum , ed ammendue , uniformi in questo
a Callimaco, attribuiscono a quest'Isola la razza di que* famosi cani co
nosciti

SUL

LIBRO

QUARTO.

469

nostrani sotto il nome di Catuli Melitei , e celebrati da Attemidoro , e Sni


da ; bench Strabone con altri li credano provenienti piuttosto da Malta
Costantino nel libro De Admin- Imperli la chiama Melata, e la vuol
quella, di cui si parla negli Atti degli Apostoli , celebre per lo miraco
lo di San Paolo i sentimento , che stato anche ai d nostri sostenuto
nella questione promossa da alcuni eludici fra Meleda , e Malta su questo
proposito
Veri- 891-91- L'alta Ceroso - ... e Ninfea | Usciti gli Argonauti dall' Adria
tico , e prossimi a piegare verso la Grecia, li fa passare per le due nomi
nate Isolette Ceroso , e Ninfea Della prima , che convien credere di os
curo nome , non trovo che una passeggiera indicazione presso il Claverio
( Sic Ant- lib- x- c- 16- ) , che dopo Epidauro ( Ragusi ) cosi seccamente
nomina ammendue: linc circa Aulonem , gux vulgo P'olona est , & fymphttum promontorum sunt Cerosus , Nymphita Dell'altra pu qualcosa
dirsi di pili preciso quando si fissi collo Stefano , che l'Isola sia di Calipso :
giacch egli , il solo credo , la registra con quesro preciso nome nel suo
Lessico | e ne individua anche cosi il sito : ZJymphxa , Insula Calypsus juxta
Adriam , cio Mare Adriaticum Per tale dunque precisata , la vediamo
da Scillace chiamata Calipso , e messa presso la Lucania ; sito nel quale vi
si uniforma anche Plinio, che inoltre vi aggiunge, essere la stessa colla
Oggia di Omero , dove Ulisse trov Calipso j bench di quesc' Ogigia
non sia eguale di tutti il sentimento Eea si chiama da Igino , e da Mela;
ma sebbene da alcuni s difendano , pure li pili credono per errore confusa
l'abitazione di Calipso , con quella di Circe Presso lo stesso Igino nel
loc-cic-, cio alla fav uf> vedi di Calipso, ch'egli pure fa figliuola di
Atlante; bench Tzetze sul vers- 174- di Licofrone figlia la voglia del
Sole .
Vers- o7- Col da ardente fulmine c \ Tornati gli Argonauti alle Isole Elet
trici , ed internatisi per le vicine bocche del P nel fiume medesimo , vie
ne il Poeta ad individuar di quell'Isole i caratteri, mentre non avea da
principio fatto , che nominarle La Micologia n' in questo passo congiun
ta colla Storia Naturale Accenna la favola di Fetonte, ed accenna l'indole
di quella situazione, con quei colori, che trasse da quel passo del libro
De Mirab. Aud' , che noi abbiamo riportato per intiero nella Osserv- sul
v-78i- La favola di Fetonte fulminato da Giove, e gettato nell'Eridano
esser doveva notissima al tempo di Apollonio, perch oltre l'aversi dall'
autore test allegato , usata l'aveva anche Euripide nell' Ippolito fv7J}'0
ed appositamente parlato ne aveva Esiodo in un'Opera ora perduta, ma
che Igino deve avere veduto , formandone un Capitolo col preciso titolo di
2W

470

OSSERVAZIONI

Phaeton Hesiodi Chi volesse rivederli nelle minute sue circostante , pu


farlo presso l'ora citato Igino , presso Ovidio , presso Natal de' Conti, e
cent' altri Che poi sotto di essa tavola significar si abbia voluto un' estra
ordinaria eruzione Vulcanica, come l'eruzioni dell'Etna, e del Vessuvo
si coprono sotto somiglianti favole , i certissimo , ed secondo la natura ,
che dalla eruzione medesima abbia avuto origine la improvvisa comparsa
in quel sito di quel!' Isole l trovate dagli Argonauti , prima molto dei
quali deve essa comparsa esser succeduta ; di molti secoli avendo l'epoca
di Fetonte-, secondo Eusebio , preceduto gli Argonauti medesimi Passato in
appresso gran tempo , ed estinti detti Vulcani , aver quindi quell'Isole pas
sate gi nel continente per l'allontanamento del mare, presala figura di
semplici colli , verisimile, ed esser questi precisamente quelli , che ora si
conoscono sotto il nome di colli Euganei , ci , che col confronto di quel*
le terre , e con buone ragioni di Fisica , prova il Sig- Ab Fortis nell'altrove
citata sua Dissertazione Accademica Tiene pure inoltre alla stessa favola ,
e dagli stessi principi Vulcanici si spiega il bullicame , che qui si accenna ;
e che perfettamente corrisponde ali i famigerati bagni di Abano , e Montegrotto , tanto frequentati anche al di d'oggi , e celebrati sin da Claudiano
nel famoso suo Idi 1 io intitolato Apon-js , da Cassiodoto , e datanti altri,
ne' quali bagni tutti a un dipresso si osservano anche presentemente li ca
ratteri indicati qui dal Poeta, di calore eccessivo, e di puzzo, se non ve
nefico , ingrato almeno Questo bullicame , o sia acque termali non si
sono mai potute ritrovare in quelle Settentrionali parti , dove si sono da
alcuni volute trasportare l'Elettri ji , ed il teatro di questa favola, per quanti
sforzi si abbia fatto dalli difensori di questo sentimento per ritrovarvi col
tutti quei contrassegni , e caratteri, che peculiari sono della favola stessa ,
e della situazione nella quale, seguendo li pi antichi, mette Apollonio qucll*
Isole , e qucll' allegorico fatto Rifiessibile fra quegli sforzi quello di tro
varvi in quelle parti un fiume, che corrisponda all' Eridano ; quando Ero
doto stesso professa ( lib> $ ) non assenliri fluvium quemdam etse , Eridanum a barbarli vocitatum , qui tubeat mare od Septentrionem spedans : fiu
me , si aggiunga , che essendovi , dovrebbe esser tale da meritar il nome
di Massimo , che descrivendo appunto questa favola gli d Ovidio in quel
passo :
ftunc procul a patria diverto maximus orbe
Excipit Eridanut
passo stranamente spiegato dal Signor di Francheville in una sua Memoria
sopra /' Origine del Popolo Prussiano per 1" impegno di provare appartenente
I' allegorico incendio d Fetonte al piano, e moderno paese di SamlandA pr-

SU L

LIBR O

Q_U A R T (J .

471

A proposito del qual Eridano, aggiunger, che con molta propriet il Poeta
cosi lo chiama, non essendo il nome di Padus, o P , che posteriore a
quello di Elidano ( qualunque siasene la sua derivazione ) , per quanto ne
asseriscono Diodoro Siculo , e Plinio dicendo Padus nulli omnium clatjtat
inferior , Grtecis di&us Eridanut Vedine su questo nome Tom* Mancher
nelle Note ad Igino Fav- if4 E' dunque almen quanto basta alla giustifi
cazione, e illustrazione d'Apollonio provato doversi ai contorni Padovani
applicare il sito della favolosa caduta di Fetonte; in essi per la fisica loro
costituzione potersi verificar quei fenomeni , che sotto il velo di detta fa
vola hanno voluto intendere li Mitologi ; e quei caratteri anche al d d'og
gi trovarvisi qui dal Poeta indicati
Vert' q\6' Le Jgliuolt del Sol Ite- | Relativa alla favola di Fetonte sopra es
posta, la favolosa origine dell'ambra gialla , o elettro , che qui si accen
na , e si fa , giusta i Mitologi, proveniente dal pianto delle di lui sorelle con
vertite in pioppi Anche in questa parte preceduto Apollonio da Euri
pide , e dall'autore sopra citato del libro Dt Mirai* Ani- , li quali ambe
due fanno nascere l'elettro in tiva dell' Eridano presso il mare Adriatico
dalle lagrime delle sorelle di Fetonte trasformate in pioppi; nascita, che
emblematicamente velata sotto 1' accennata favola tiene alla falsa idea, che
per la maggior parte avevano gli antichi dell'ambra gialla, che credevano
una gomma, o resina d'albero . Rettificatane dai moderni l'idea, e gene
ralmente conosciuto essere una sostanza bituminosa , di cui la base il pe
trolio separato per sotterranea effervescenza dalle terre, o tolte, rassodata;
poi col meschiarsi coll'acqua del mare, in cui le sia libero il lentamente flui
re: rettificatane, replico, cos l'idea , facile il comprendere, come un tempo
esser vi potesse ambra gialla presso il P , e come in appresso cessasse ;
senza che questa sopravvenuta cessazione potesse dar argomento di negare
la primiera sua esistenza Se si richiami alla memoria il primitivo stato di
quelle Isole, che secondo 1' abbracciato sistema dell' Abate Fortis si credo
no essere stati originariamente Vulcani , si concilier come un grado d
sotterranea effervescenza , esser vi poteste allora, atto alla necessaria separa
zione del petrolio ; scemato poi all' estinguersi dei Vulcani medesimi ? e se
inoltre si richiama alla memoria , che secondo lo stesso sistema per l'allon
tanamento del mare , per l'interrimento dei canali , e per l'alzamento dei
piani, sono quell' Isole passate nel continente , e trasformate in colli , facil
mente si spiegher come le cause stesse possano avere impedito al petrolio,
elemento primo dell' ambra gialla, di uscire dalie viscere della terra, ecoaie uscitone anche, possa essere stato attraversato il suo libero fluire nel
mare . Non pu dunque dal pi non raccogliersi ambra gialla presso il P
de

>t

OSSERVAZIONI;

dedursi , che mai non ne sa stata , e che la favola delle sorelle di Fetonte* /
emblematico velo del naturale fenomeno della formazione di questo bitume ,
non sia 3 quelle situazioni adattabile, come in aggravio di Apollonio , e
dei vero , hanno voluto alcuni sostenere; li quali per questo hanno anche
voluto trasportare 1' Elettridi, ed il teatro di questa favola nel Settentrio
ne . Non nego, che da col, e'precisamente dalle coste della Prussia da
antico tempo non si estragga l'ambra gialla , elettro, o succino, che si
chiami , ed accorder con Plinio , Il quale per non aveva di questo genere
un'idea netta, che certum sii gigni in uulit Septentrionalibus Oceani { mi
ci negher , che sia tanto antico il commercio dell' ambra gialla Germa
nica , quanto n' 1' uso dell' ambra gialla in genere Infatti troviamo pres
to Omero il monile di Penelope nel i8- ornato d' ambra gialla ; e per l'al
tra parte, Erodoto posteriore d' Omero di pi di quattro secoli , parla dell'
elettro del Settentrione dubitativamente Septentrio unde eleSrum venire narratur ; e Tacito degli Estii (Popoli del Baltico, i quali soli raccoglievano
il succino) dice, che sin' al suo tempo tanto poco ne conoscevano Spre
gio, che molte volte diu inter cetera ejeAamenta marti jacebot Se dunque
anteriore di molto l'uso dell'ambra gialla nell'Europa di quello, che
fosse nella Germania conosciuta , d' uopo che in altre part ancora si pr*
ducesse, e d' altronde si diffondesse : locch fede concilia a chi con Apol
lonio la fa originariamente provenire dal P : giacch quella della Sicilia ,
che adesso ne abbonda alle foci del fiume Simeto presso Catania , deve es
sere di pi recente data, perch presso nessun degli antichi n Latini, n
Greci nominata Vedi su l'ambra gialla il Dizionario di Storia Naturale del
Sig> Vallemont di Domare , e quello di Commercio dei Savary Aggiunger
qui per ultimo su questo proposito un'avvertenza usata in questo passo con
molto giudizio , e dottrina dal nostro Poeta Dopo aver sotto la favola
delle Elettridi accennata l'opinione di quelli, che facendo l'ambra gialla
gomma, o resina , la fan provenire dagli alberi, indica in appresso , coli'
additarne un' alrra provenienza , il dubbio, che avea su la prima j della cui
verit averan forse sin ai suo tempo dubitato gli osservatori pi diligenti
dietro al cenno , che dato ne aveva anche Teofrasto Questa seconda pro
venienza dunque, egli coprendola sotto un'altra favola, della quale in ap
presso i deriva dall' umido dei raggi solari simboleggiari per le lagrime di
Apollo j forse alludendo con ci al sentimento di Nicia , che al riferire d
Pli ilio , per 1' elettro soli$ radiomm succimi ntelligi voluit donde anche
forse pu essere derivata la etimologia d' elettro da ihimup Sole Questa
opinione se non ispiega adecquatamente la vera genesi dell' ambra gialla
pure vi si avvicina di molto, giacch sempre vero, che col calore o si
sup-

SUL

LIBRO

QUARTO.

473

supponga questo venir dal Cielo ( donde ogni sorte di foco ripetevano gli
antichi) , o si faccia questo sotterraneo, il piincipal ingrediente dell*
ambra gialla si sprigiona , e 1' ambra stessa si forma In bocca poi mette
. questa seconda provenienza de' Celti, cio di quei Celti, cui ad Adriani
incolebant , come li chiama Scrabone $ perch verisimile coli pi a
fondo indagarsi 1' origine dell'ambra gialla, dove pi essa a quei tempi
abbondava
Vitt'^O' che infatti egli infinite &c \ La favola qui accennata, quasi per in
tiero si ha, e con poca differenza presso Apollodoro nel lib-j della Biblio
teca - Il figlio di Apollo , del quale qui si parla , Esculapio , ch'ebbe da
Coronide nella Tessaglia , connotata qui per la Citt di Lacerti , e per lo
fiume Amiro , Citta , e fiume di quella Provincia , come rapporto a questo
ultimo pu anche vedersi sul v 88f del libro primo , e rapporto alla prima
pu riscontrarsi Pindaro nella Pit> } v fo- Di questa Coronide parlano
Apollodoro nel luogo citato, ed Igino nella Fav io- ma molto prima di
essi Pindaro nell'ora citata Pitica j> ed Omero nell'Inno ad Esculapio,
tutti accordandosi nel farla figliuola di Flegia , e madre di Esculapio, di
cui per altri fanno Arsi noe Meriti qui di essere riportato , come il pi
preciso , il passo liniero d' Omero , che cosi suona reso dal Salvia! :
liei morbi il medicante a cantar prenda
Esculapio Apolline .figliuolo ,
Che la divina partor Coroni
2^'rl Dojio campo , figlia del Re Flegia {
dove si noti espre sa la Tessaglia per la campo Doyo , messo pur nella j
Tessaglia da S trabone nel 9- su l'autorit di alcuni versi, che vi cita d
Esiodo Che poi Esculapio fulminato sia stato da Giove per lo smoderato
uso, che faceva dell' arte sua nella guarigione degli uomini; che quindi
Apollo sdegnato uccidesse li Ciclopi , che gli fabbricarono il fulmine; e
che per questo Giove lo minacciasse di gettarlo nel Tartaro, sono circo
stanze, che tutte tifetisce nel sopracitato luogo Apollodoro cosi: Jupiter
verttus , ne si mortalcs hanc medendi rationtm adipiscantur , su/i se riiibut
vietssim adjuverint , fulmine ipsum interfe.il- Quamobrem iratus Apollo r"j~
clopas , guod Joyifulmina comparassent > occidit : Jupiter in Tartarum jumjam
dejeAurus erati/c- e in piiie le aveva toccate Emipide, nel Prologo dell'
Alceste in bocca appunto d' Apollo :
E di ci la cagion Giove gi fue ,
Il qual uccise con ardente dardo
i
Fulminatogli in petto il figlio mio
Esculapio ; ouani' io d' ira avvampando
Tom- Ih
O o o
Li

474

OSSERVAZIONI

Li Ciclopi, che lui racceso strale


jFjibrtcaro , cader minti feo
Mi e nelle fin qui esposte- circostanze si veduto il Poeta d'accordo co
gli autori citati, in quello poi che siegue, escisi cio Apollo ramingo'
portata nel paese degli Iperborei, se ne allontana j perch Euripide pri
ma , poi Apollodoro , ed altri lo- fanno allora condannato a servire ad Ad
mero Della indicata sua gita agi' Iperborei ttovo un cenno presso Eratoscene, che dice avere Apollo presso quei Popoli occultata la saetta , colla,
quale aveva ucciso li Ciclopi ( Catastr>i^ ) i Hac sagitta Apollo, ut ajunt
intetfecit Cyclopas , oui fulmen Jovi feterant , quo A'sculapius. interfeius fuitHanc autem sagittam in Hyperfroreis occultavit Di qui poi Eorse sar anche
avvenuto l'essere considerata come sacra ad Apollo quella Nazione : su di
che vedine quanco detto ne abbiamo nella Osservazione sul vers> lojvdeL
libio secondo , lo Spanhemia ivi citato sn 11' In no di Callimaco in Delvers- 8r- : e pi diffusamente il Gesnero nella Prelezione seconda De VetttVeri- 071- Ma poi di l dei Rodano mi letto Crc> ! Non pud negarsi-, che una;
qualche confusione non faccia in questo passo il vedere , ripugnandovi
l'odierno stato delle cose, uniti tre fiumi r che nessuna adesso hanno fta
loro comunicazione ; confusione per , che non e tale da- accusar , come fa
il Oliverio, Apollonio d'ignoranza nelle cose Geografiche Li tre fiumi
sono 1* Eridano, o il P , il Rodano, e il Reno 1 giacch col cit3to Cluverio non convengo , che per quel terzo fiume non nominata voglia il Poe
ta intender la Vistola , che troppo distante per aver culli due altri nessun
tapporto . Che adesso poi questi fiumi Steno ben lontani da confluire in
sieme , non impoita pet inferirne, che non lo potessero ne'rimorissimi tempi
degli Argonauti per tutte quelle considerazioni, che si son fatte sopra
parlando della comunicazione de/1' Isrro coli'Adriatico Questa possibilit
basterebbe a difendere in questo luogo il Poeta, da cui non pu esigersi*
che la verismiglianza nel meraviglioso , ma vi di pi : vi l'autorit
che lo difende , e vi '1 trovarsi a un dipresso verificate nelP antica Geo
grafa alcune altre qui accennate topografiche citcostanze ; locch una
prova , che non per ignoranza , ma a bella posta, e per cercare il miratile Poe
tico, ha il Poeta immaginato , 0 seguito altri nell* immaginare, il di pi
Infatti la confluenza del P col Rodano , stata prima assai di Apollonio as
serita da Euripide in un'Opera ora perduta , ma certamente veduta da Pli
nio , che lo riferisce nel lib- 5 7 al cap- ri- cosi: Euripidei rursus, Apol
lonia in Adriatico littore tonfluere Rkoianum , [f Padum dixerunt : SU la
ijuale autorit di Euripide lo stesso ha creduto Appiano Alessandrino nel
pri-

SUL

LIBRO

QUARTO.

475

primo delle guerre Civili , <Jove parlando del viaggio di Pompeo per le_
Alpi dice : hauA longe a Rkodani , alque Eridani fondlli iter capii j e po
steriormente anche Raffaele Volacerrano nel terzo Jibro della sua Geografia:
Rhodanus , Eridanui una commiicentur est Alpibus fluente! iettiti alia via
in Oceanum. , alia in Adriaticutn linum deicendit Quanto poi al Reno,
che questo comune aver potesse col Rodano la sorgente, si rende credibile
dal vedersi appresso Geografi di nome, anche posteriori , rimarcata la pros
simit delle Juro fonti; come fra gli altri la rimarca Plinio , che li dice
nati: In eadem Apium tradii Da questo Reno inoltre , dice il Poeta,
passarono gli Argonauti in paludi, che si stendevano per lungo tratto per
lo paese dei Celti , circostanze ammeodue verificate in quelle regioni Poi
ch quanto al nome degli abitanti in quelle parti che qui si dicono Celti,
e venissimo , che sebben questo nome nella sua pi larga significazione com
prenda gli abitanti di una gran pane dell' Europa > pure peculiarmente
adoperato per indicare appunto gli abitatori delle rive del Reno : ci su
J* autorit di Sutda , che cos si esprime i Celta gentil nomen : qui Germani
dicuntur t utrimque Khenum jncoluntei Quanto poi alla qualit paludosa dei
terreni in quei siti, ed alla loro estensione abbiamo in comprovazione l'au
torit di Stratone , che covi ne parla nel 4* Rkenui quoque in magnai palue1 ejfunditur ; -e lo ripete nel 7 Frope hanc regionem tunt ortut litri , [f
Rheni , lacui inter utrosque situi, paludes a Rher.o effuia; Parimenti
quanto in appresso soggiunge pur il Poeta, che da queste paludi anda
vano gli Argonauti in pericolo di essere trasportati nell' Oceano , o in_
un seno dell'Oceano, si accorda perfettamente al vero, perch infatto
ncirOccauo , cio nel Germanico, v il Reno a sboccare 5 e da quella parte
l'Oceano stesso forma veramente molti seni, come Io attesta anche Ta
cito dicendo extera ( Germania:) Oceanui ambit latot tinut comple&tni
Passando poi al Rodano per lo di cui corso si fanno per la voce di Giu
none rivohi gli Argonauti , vero egualmente quanto qui si accenna sul
medesimo , e rapporto alle nazioni , che vi abitano intorno , e rapporto
alle sue foci* Di quelle nomina li Celti, e li Ligj Quanto alli primi
abbiamo poco fa rimarcata la immensa estensione dei Popoli , ai quali com
pete quel nome, fra i quali certamente vi sono gli antichi Galli, li quali
( dice Pausania in Attica ) : Celtas cum ipsi le , (uni olii eoi norninarunt
Dei Ligj poi (che ben devono distinguersi dai Ligj, Popoli della Germa
nia ) come situati nelle vicinanze di Marsiglia , e per appunto presso il
Rodano, fa menzione Erodoto nel 7 , e pi precisamente Svilisce sul piincipio del Periplo poit Rhodanum fluvium suM Ligyei Lo Stefano li chiama
L'gi'" i donde i Liguri - Finalmente quanto alle foci del Rodano, che
O o o x
sboc

47*

OSSERVAZIONI

sboccare notorio in quella parte del Mediterraneo , che pi precisamene?


dalla Sardegna si chiama Sardonio, riferisce Strabene , che due Polibio ne
concava, Artemidoro tre, cinque Timeo, ed altri sette i Quidam ostiit
Jikodani kunc ( laeuni ) annumerant ; maxime fui septem ejus ostia essr
dcunt : delle qiali bocche quella di mezzo qui accennaca , come quella
per la quale uscirono- gli Argonauti , forse a quella corrisponder , che
Ptinio nel lih- $ chiama Metapina , creduta dall' Arduino la medesima
che dallo stesso detta poco dopo Melma , o come in qualche Ms Metauia E' dunque tatto questo luogo d'Apollonio, bench forse il pi ama
irniente criticato , darla verisimiglianz'a assistito , dall' antorira , e dai con
doliti Geografici Chiuder per ni. imo questa Osservazione- col notare
che per non atrer quanto basta- avvertito a questo passo, nella nostra-Carta Argonautica incorso l'errore stesso, che commesso ha V Ortelio nel!
sua, coli* ammettere questa triplice diramazione di fiumi , e quella patte
specialmente del Reno , per dove si fauno deviaci gli Argonauti Vtrf o^}- Dal monte Ercinio | Non senza la pi gran convenevolezza, che
fa qui il Poeta gridar Giunone da un monte della selva Ercinia , eome
quella , che appresso gli antichi Geografi stesa nella massima sua ampiezza?
per tutta la Germania , aveva poi peculiarmente , secondo gli stessi , il suo
principio su le rive del Reno , per cui appunto .*i andavano a perdere gli
Argonauti IlCluverio, che pi d' o^iri aler ragiona nel lib } dclfa sua
Gtrm- Antiy dell'antica posizione di quella selva, prova la sua prossimit
al Reno , coli' autorit specialmente di Tacito i ed provata anche dal ve
dere alcuni Popoli certamente abitanti presso il Reno, compresi dagli an
tichi nella selva Ercinia , come sono li Jkuteti , e li Catti dei primi- dei
quali cosi Claudi ano ( in Honor> + ) i
venti accola- silvcr
Eruferus Hercfnije
e dei secondi il medesimo Tacito Catti initium sedis ab Hercyno satin iw
choant Il monte poi sul quale si dice essere salica Giunone per farsi me
glio intendete su le rive del Reno sari imo di quella catena di monti , dell*
qual Plinio nel lib 4- dice, nulli inferius nobilitate Htrcynium jugum : ca
tena, che Diodoto chiama in plurale ipam'tt opti Hercinii montes; liqtiaii
monti sin dall' autore del lib- De Mirab' Audio sono qualificati per li
pi alci di quei contorni , ove cosi si esprime : Hercynii montes altitudine
juxta ae mulritudint maltinti in hac plaga ( Septencrionali ) h.abeninr LoStefano, e con lui l'autore dell'Etimologico mettono per manifesti ab
baglio questo monte nell'Italia: eSuida, che non lascia di regisctar nel
suo Lessico li boschi Ereinii troppo ne restringe i confini coatra la comu
ne

SUL

LIBRO

QUARTO.

477

ne noiione , circo3cri vendoli al solo sito* ubi Jsler a fontibus navigabili*


primjm esse incipit '
VetS' isotf- Fra le Stecadi | Isole nel Golfo di Lione, conosciute nell'antica
Geografia , ed ora dette Isole di Hieres dalla Citt di questo nome su le
coste della Provenza , che st loro in faccia Plinio , e lo Stefano ne con
tano tre ; ma Tolomeo ne aveva contato cinque , locch pu conciliarsi
col dir con Strabone ( lib- 4* ) , che tre erano le pi riguardevoli , due
poi piccole Plinio in quello stesso luogo , cio nel cap
del lib* J* ci
ha inoltre consetvato K nomi, che a ciascuna di esse secondo l'ordine
della loro disposizione davano li vicini Marsigliesi Proten , Mesen , qute
Pomponiana vocatur , tertia Hypaa : nomi , che corrispondono adesso alti
moderni di Porquerols , Posterei, e Tian, o Levant ; Vedine il d' Anville , e il Butching
Vtrs' ioo3- Ai quai perci Oc' \ Questo , e l'anteriore passo , in cui si fatto ,
che Castore, e Polluce facessero la ordinata orazione per ottenere felice
questa nuova navigazione, ch'erano gli Argonauti per intraprendete , que
sti due passi, dico, hanno rapporto all'opinione, in cui erano gli ami-chi , che fosse ai naviganti propizio il favore di que' due figli di Leda ,
detti con un sol nome Dioscuri , perch avuti da Giove Comunque de
rivata sia questa opinione, che alcuni ripetono dall' essere stati nell'anti
chissima Mitologia confusi questi colli Dei Cabir! (che altrove abbiam
veduto creduti potenti a salvar dai naufragi ) certo , che sin da Omero
ci attribuisce loro questa virt in quell'Inno , che ha per titolo ; Aio<rx
^85 in Jcvis pueros , dove si chiamano servalores terrcstrium hominum , velo*
ciumque navium. Trasportati perci questi Dei dall'antica Teologia nel
Ciclo , gli Astronomi , secondo Igino , li credono rappresentati nella costellazion dei Gemelli , alla quale davano questa benefica influenza sul ma
re : ma altri confondendo queste stelle con quella ignita meteora , che
apparisce alle volte nelle tempeste su la cima degli alberi, ciedono , che
V apparir di queste stelle , o di questo fuoco , sia un presagio mandato da
questi D oscuri ai naviganti , del qual fenomeno Plutarco nel lib i De
Plac- Phil- cap t8- ne riferisce varie spiegazioni , ed altre ne danno i mo
derni , che lo vedono tutti i di reiterare , e lo conoscono sotto il nome di
fuoco di S- Ermo' Di qui , che continuatasi in ogni tempo questa mi
tologica opinione, ne vediamo presso infiniti Poeti fatto uso; dei quali
bastet fra li Gteci ricordar Teocrito uell* Idil- intitolato appunto i Dioscw
ti, dove a somiglianza di Omero li chiama
savadori dei mortali ,
E delle navi , che sprecando i segni
D,l

478

OSSERVAZIONI

Delle spuntanti , e tramontanti sta.ll*


Diedero in crudi, e disfidati venti tic
Fra i Latini poi vi allude Orazio in pi luoghi , e specialmente, nell' Qd 3*
del lib> i< dicendo ,
ie fratres Jialenm , lucida sidera ,
Ventoiumque regat pater Oce nel lib< 4- Od* 8>
Clarum Tfndardie sidus ab infinti*
Quassas eripiunt aquatibut ratei c
Catullo poi fa dedicato a questi Dei il suo encomialo naviglio;

i sag e dedicai tibi


Gemelle Castor , gemelle Castoris
Vedi quel poco, che ne abbiamo noi su questo proposito accennato nel
primo Tomo spiegando una medaglia di Seleuco , che nel suo rovescio
rappresenta i Dioscuri j ma pi diffusamente ne parlano fra gli altri il
Mazzoni nella Dif. di Dante lib capato*- , Tobia Gucberleth DeMyst'
Deof Cabir- cap- j, e 1* Heyne in Apollodor- III- io 7
Veti* io iv D' Etalia dopo all' Lola | Notissima Isola adiacente all'Italia nel
mar di Toscana con questo nome conosciuta presso de' Greci , come lo
presso i Latini per quello etilista, convertito con pccola alterazione nel
moderno Elba Tolomeo per manifesto equivoco di un' Isola soia , ne fa
due; errore, che in qualche esemplar di Srrabone si pure insinuato per
ignoranza dei copisti, emendato per dal Casaubono, e dal Oliverio - Di
questa Isola , oltre li citati Stxabone e Tolomeo , ne parlano presso li Greci
Scillaco , e lo Stefano , non che presso i Latini Mela , e Plinio , e ne fan
no inoltre menzione Livio , Virgilio , Silio Italico , Rutilio Nutnaziano ,
ed altri i tutti convenendo nel qualificarla per abbondante, come io an
che al di d' oggi , di ferro :
Inula inexhaustis Ckalibum generosa metallis ( inMO l?7-)
La moderna sua descrizione pu vedersi nella Geogr- del Busching La
favola poi dei sassi tinti del sudore degli Argonauti , presa dall' autore del
libro De Mirab- Aud' altra prova, che nell* immaginar questo viaggio de
gli Argonauti , stato preceduto Apollonio da autori molto a se anteriori,
su la fede dei quali ha fondata la credibilit dal suo racconto Ecco il te
sto del detto libro, secando 1' edizione del Silburgio : in Mthalia , Insula
quttjacet in mari Tyrreno , cum alia monstrantur monumenta illorum Heroum ;
tum illud de calculis Quippe ad litus ingeniti ajunt calculos coloris vani ,
yuos Grtci Jnsulx incolte dicunt colorato! a sordibus destringendo detersis ,
quas ur.Ai faciebant : la quale autorit ha pur seguito Strabone nel riferire
ia

SUL

LIBRO

QJUA&TO-;

479

la cosa Stessa quasi coi medesimi termini ( lib T-) prrhibnt a strignteatis
concreti! , ovte Argonauta ibi fecerint , adirne durare variegato! in littre 'scru*
fulos Luca Holstenio quanto renato nelle cose di letteratura , altrettanto
meno instauro in quelle di Storia Naturale, fa gran meraviglia di aver tro
vato al suo approdar in queir Isola sassi cos colorati ; quando nn Natu
ralista arerebbe trovato ci semplicissimo in un' Isola , che timi sanno ab
bondante di gtanto , di quello specialmente variato di macchie nre, e
giallastre ; la qaal fisica qualit di quel terreno avranno appunto quei
sapienti antichi voluto simboleggiar colla Favola del sudore degli Argonau<rt finalmente il porto Atgoo, che qui si accenna ( una di quelle deno
minazioni lasciate dagli Argonauti), si trova pur mentovato nel citato
luogo di Strabone cosi: Ad Athaliam portus est Argous ab Argo navi sic
dirus , ut ajunt Eo enifn perhibtnt Jasonem navigasse Oirces domicilium
quxrcntem Presentemente corrisponde al Torto Ferrajo
Vers- 1013- ajtn d'Eva c- | Non senza qualche confusione , hanno gli antichi,
e moderni , Scrittori parlato di questo luogo Vi ha , come ho fatto osser
vare poco sopra al v.8oi-, chi lo confonde coli' Isola di Cai ipso ; altti
con Igino lo dicono Eharia ; ed altri , fra li quali il Ricci nella Disserta
zione Omerica f4- lo fanno Io stesso colla Citt di questo nome nella Colchide , dalia quale cos chiaramente lo distingue Strabone nel primo , do
ve parlando di Medea , e di Circe , dicej tongissime sunt dissitee alteraoue
earum in recessu Ponti , altera in Italia habitabat Omero , che pur non vi
ha dubbio collocarlo presso l' Italia, lo fa Isola; c dietro a lai Virgilio in
quel verso ( An- j- fio- ) j
Inferr.'iaue acus , Maeque instila Circe* i
ci che per in nessun modo convenirgli sostiene il Clnverio Piti per
conseguenza esatto , e pi preciso dice questo i nostro Poeta , che nel
mettere questo luogo su la spiaggia Tirrena , non mai lo nomina Isola :
d'accordo col quale , Apollodoro nel primo della Biblioteca : Etruriam prcelerveAi venerunt in Af'am , ubi cum Circie svpplicassent expiantwr Impos
sibile per altro non sarebbe , che Isola fosse stato una volta quel che dopo
divenne continente ; e questo essere infatto avvenuto, lo asserisce sull'autorit
di Vartone , Stvio sul citato verso di Virgilio: Qui nunc Circejus moni a
Chet dicitur , alienar. do , ut Varr dicit , Insula fuil nondum sicctis palw
dbus , qajc eam dividebant a continente . In questa supposizione corrispon
derebbe il sito dell' Ea Italica ( che dalla Colchica averi avuta la sut_j
provenienza , e il nome ) al sito del promontorio Circeo t ora motte Ciri-elio
nel Lazio Vedine presso il Clnverio e il Cellario quanti fra gli antichi
vi sono citati , che ne fanno menzione

48o

OSSERVAZIONI

Veri- ioi6- Quivi Circe trovar c- | E' stato Apollonio ncll' idea di queito
Episodio preceduto da Ouomacrito , che per nel sito varia dove trovassero
gli Argonauti Circe > ri li fa veramente da csu espiati , ma fa solo che lo
ro s' insegni da chi, e dove esser dovevano espiati in appresso Apollodoro
segue appttncino su qjesco articolo il Poeta nel luogo della Biblioteca , che
abbiamo citato nella Osservazione anteriore Per altro di questa Circe ,
quanto concerne alla sua genealogia , ed al modo , e motivo per cui tras
porcata dalla Colchide nell'Italia, se n' patlaco nelle Osservazioni sul lbJora qualcosa dee dirsi della sua magica virt, in questo passo toccata , d
trasformare gli uomini ia bestie La descrizione , che qui si fa di questa.
metamoiEo>i gi eseguita, c peculiare di Apollonio , e tiene ad un antico
sistema su la formazione dei mostri , combattuto da Lucrezio in quel luogo ,
che citato abbiamo nelle Note : giacch Omero , che pu dirsi originaria
mente imitato in tutto questo passo , non fa che accennar col facto stesso
della trasformazione il mezzo adoprato da Circe per eseguirla , ch'era la
bevanda di certo veleno , ed il tocco di certa verga Cos egli nel X dell'
Od. s. fi bevanda ,
E. col pan meicol veneni amari ....
e quei bevuto subito
Chiudea battuti con verga in porcili
Di porci aveano capi e voce , e corpo
setole
i ii
luogo imitato anche da Virgilio nel t
Quas hominum ex facie Dea sxva potentibus herbis
Jndutrat Circe in vultus ac terga ferarum
Vedi quanto diffusamente parla di questa favola Natale de' Conti , sotto la
quale si coprono secondo Eraclito licenziosi alice omenti di scaltra mere*
crice : quando piuttosto con Straberne non voglia dirsi accomodata la fa
vola a spiegare la peculiar fsica natura di quei siti creduti allora feraci di
radici, ed erbe venefiche- Cosi a questo proposito l'autore del libro De
Mirab' Audii' i halite moni est Circxus nomine , in quo veneni qutedam spi'
cies lethalis oritur : Jujus vii mtque nature , ut si quis ex ipso aspersus fue
tti , continuo concidat , ac calvus jjli iatur , membraque totius corporis defluant Quamobrem superficiem corporis defunclorum miseratione dignam in.
esse traditur i/cVer s' 109 Prima pertanto Oc- | E' propria di Apollonio nel suo intiero com
plesso questa descrizione del rito usato da Circe nella espiazione di Giaso
ne , e Medea Non se ne trova, eh' io sappia, altro esempio presso altri
Scrittori ; e questo fece , che strano paresse allo stesso Feizio , che sebbene
tan-

SUL

LIBRO

Q_UARTO.

481

tanto versato negli antichi autori , pure dopo averlo riferito , soggiunge es
sere mirum expiationis genus Ho detto per altro nel suo intiero complesso ;
perch quanto alla qualit della vittima, non nuovo nell'Antichit ve
derla usata; e specialmente nei sagritizj d'espiazione Abbiamo da Varr
ne, che la prima anzi di tutte le vittime sia srata il porco, passato poi ad
esserlo__pecu!iarmente nei sagrifizj di Celere , e nelle occasioni di concluder
trattati o di paci tra Popoli , o di sponsali fra grandi Cos egli ( De r*
rust' lib- % cap 4- ) : Sus Grtece dicitur cJ; , olim thisus didus ab ilio ver
bo quod dicunt Jsttv , quod est immolare Ab suillo enim genere pecoris irti'
molandi initium prirnum svmptum videtur l cujus vestigia , quod initiis Cereris porci immolantur , & quod initiis pacis fxdus cum feritur , porcus occidi*
tur , quod nuptiarum inilio antiqui reges , ac sublimes viri in Hetruria in
conjundione nuptiali nova nupta , (/ novus maritus prirnum porrum immolant :
colla quale autorit quanto all'Etimologia della voce sv%, sus consente^
Ateneo , che dice nel lib> o Quidam av dici putant quasi 60v quod sacri*
Jiciis apta sit Quell' istesso principio poi di conciliazione per cut sari
stata usata questa vittima ne' trattati di pace , o di alleanze , Io stesso dico
aver introdotto di usarla anche nelle espiazioni , nelle quali veniva a farsi
una specie di pace tra gli Dei vendicatori , e li luoghi , o persone macchiate
di colpe Che infatti nelle espiazioni si usasse to , oltre essere provato per
questo luogo di Apollonio, e del suo Scoliaste, ce lo attesta anche Snida
alla voce xxSiprix nello spiegarla cosi: Vidima lustralis . Trlos erat Atheniensibus parvi} porcellis quos KuHxpftx vocabant xx&pHv lustrare concionem ,
theatra , in universum omnes Populi conventus : locch ripete , e con
qualche maggior individuazione rapporto al modo di eseguir detta' espia
zione alla voce TS/MsVspj^o; , qui domum , concionem , uibem lustrai
Extrinsecus circumibant , unoquoque sacerdotum porcellum ferente Esichio
ancora ce ne fa testimonianza alla voce xtOiBpiu* , che secondo Iuivale/orcellum quo domum lustrabant in deprecationibus l e Polluce , che secondo la
sua vera lezione , cosi descrive 1' uffizio dei Peristiatchi ( lib- S- cap* 24* )
porcellis minoribus concionem , theatrum expiabant ; sul qual passo son
da vedersi le erudite annotazioni del Jungerman, e del Kuhnio Finalmente
anche presso i Latini, frequente il sentir usaci per vittime, porci nelle
lustrazioni, sul qual rito, e costume prende Plauto motivo di scherzare,
quando introduce Menecmo , che vuol trattare Cilindro da furioso , e da
pazzo a cosi dirgli ( Menecmi Att- a- Se- $)
mmm* M.E
responde mini
Adolescer.s quibus hic pretis porci veneunt
Sacrtf sinceri CYL. nummo MEN> eum a me accipe
Tom 11P p p
Jubt.

48z

OSSERVAZIONI

Jube te piari de mia pecunia .


Per questa medesima ragione lo stesso Plauto anche nel Rudente chiama
tacri li potei , come kottia myitica Tibullo in quel verso ,
Hosiiaqae e piena mystica porcus ara
sul quale vedi il Mureto nelle V- L- lib- j- cap 7 Di fatto anche la so
lenne cerimonia del lustro Romano era preceduta dal sagrifuio cosi dettosueyetaurile , dal quii nome s comprende abbastanza , che il porco era
una delle vittime principali Vedi il PitUco a questa voce
Veti 1 174- Iridi amica | D' Iride j e della sua genealogia qualcosa se n' detto
nelle Note , ed Osservazioni sul libro secondo Oia qui 1* introduce il
Poeta a esercitar quel ministero , che le attribuiscono i Mitologi di messaggiera, e ambasciatrice : ministero nel quale frequentemente si vede im
piegata presso Omero > e ad imitazione di questo presso Virgilio Vera
mente il primo indistintamente la fa servire a Giunone, ed a Giove in
pi spedizioni; ma pare, che li posteriori la assegnassero peculiarmente
a Giunone: oo de di essa Callimaco disse ( Hymn- in Del- )
che sotto al nono ( di Giunone )
Stavasi assito , ed ella non mai punto
Del suo posto si scorda <
e Teocrito la fa , qua) serva > apparecchiare a Giunone medesima il let
to, come Ovidio la descrive occupata ad espiarla dopo il suo ritorno dall'
Inferno :
Ljtta redit Junof quam cxlo intrare parafarti
Par.itit lustravit aquit Tkaumantias Iris
Vedi su tutta la favola d'Iride , e su la sua allegoria Natale de' Conti
lib- 8- cip- :o
Vers. H77- E fa che Teti \ Una qualche confusione per 1* uniformiti cfel)a_>
odierna pronuncia potrebbe nascere tra questa Tetide qui nominata , e
l'altra che i Mitologi fanno figlia del Cielo , e di Vesta , sorella di Sa
turno , e moglie deli' Oceano ; della quale intende Ovidio nel f de' Fasci
v 87- , quando disse :
Duxerat Oceanus quondam Titanida Thetyn :
confusione per, che si toglie dalla ortografa , che n' totalmente diver
sa , e dalla quantit della prima sillaba Questa dunque, che fa qui il
Poeta agire nel presente Episodio faglia di Nereo; come si ha da Esio
do, che descrive la sua non meno , che la genealogia dell' altre sue molte
sorelle in quel passo ( Theag- v *J7) il Ponto generoe
iVereo sen^a menzogna , e veritiero
Di

--

SUL

LIBRO

Q_U ARTO.

48$

J)i Nereo uscir di Dee ameni figli


liei vasto Ponto sterile di frutti ,
E di Daride dalle belle trecce
Fisi'" dell' Ocean peifetto fiume
Proto , ed Eucratc , e Sao , e Anfitrite ,
Suder , e T'elide

Le altre particolarit appartenenti a questo favoloso personaggio , e toc


cate dal Poeta s' illustreranno ai rispettivi luoghi .
Vtrs' \ \19' u di Vulcano (ic J Abbiamo altrove accennato aver messo i Mito
logi 1' abitazione di Vulcano in una delle Isole dette Eolie , Vulcanie , o
di Lipari , notissime Isole , situate in faccia alla parte Settentrionale della
Sicilia , delle quali tutti gli antichi Geografi ne parlano , e fra i posteriori
ampiamente il Cluverio nella sua Sic: Ant> II numero loro incerto,
ma li pi convengono nel ristringerlo a sette - Di queste poi, quale pre
cisamente quella fosse , ove mettersi dovesse la fucina di Vulcano , non ben
sono d'accordo gli Scrittori, dei quali per la maggior parte la mette nel
la maggiore, cio in LIpaii- Di questo sentimento si mostr Callimaco
nell' Inn- a Diana dicendo :
Qjeif/ n'and ai Ciclopi, e s trovogli
Neil' Isola di Lipari c>
Di Vulcan su le incudini fermati l
dello stesso Giovenale nella Sai- i). in quelle parole:
,
1 ' . lf jam siccato nedare tergens
Hrachia Vulcanus Lipartca nigra taberna i
e dello stesso pur moltissimi altri : in appoggio dei quali molte medaglie
si vedono dei Liparesi , coli' effigie , ed insegne di Vulcano ; unite queste
nella Tavola <>f della copiosa raccolta di medaglie Siciliane pubblicata dal fu
Signor Principe Castelli, che mi fo nn pregio di nominare , e che della sua
amicizia mi onorava A questa favolosa opinione averan certamente dato
motivo le Vulcaniche eruzioni , che in altri tempi esalavano da quell' Iso
la , delle quali sin l'autore del libto De Mirab- Audt. fa testimonianza ,
ed infiniti altri dopo di lui, fra i quali assai chiaramente Silio Italico uel
libro 14- cos;
Nam Lipare vastis subter deposta camins
Sulphurcum vomit exeso de vertice fumum
<
Presentemente in quell'Isola, queste Vulcaniche eruzioni sono per intiero
cessate, le quali per continuano nelle vicine, e con tanta forza, che fu
creduto non cessassero mai : tocche per altro i pi diligenti osservatori
hanno negato , ed io medesimo ho potuto confrontarlo nel mio viaggio del>*
P p p *
la

484

OSSERVAZIONI

la Sicilia, nel quale restato pi notti infaccia a quell' Isole ho avuta occa
sione di vederne intermessa V eruzione Forse a questa creduta continuiti
d' incendi , per avventura anche ne i pi rimoti tempi vera , allude il
Poeta in questo luogo nell'ordine, che fa dato a Vulcano d'intermettere
per alcun poco la sua opera , sinch passati sieno gli Argonauti ; intermis
sione, che eoa egual grazia finge Claudiano essere avvenuta per lo spavento
concepito dai Ciclopi allo spaccar, che fece Plutone collo scettro lo strettoSiciliano ( De rapi' Proserp> lib 1- V- 177- )
.ZVbn tulit ili* moias , indignai utque trabali
Saxa ferit sceptro : Siculx tonuere caverntc i
Tutbatur Lipari i stupmt fornace rilicia
Mulctber , ti trepiJus dejecit fulmina Cyclops
Veri' 1184 A ritiorar alfin Eolo &c \ Nelle Isole medesime, delle quali si
parlato poc'anzi, avere negli antichissimi tempi regnato- un Re, Eolo di
nome, fra gli altri asserito da Plinio ; dal qua) Resi vuole originaria
mente derivata a quell'Isole la loro general denominazione Dalia quali
t poi personale di detto Re , ovvero dalla fisica delle Isole medesime , o
di una fra di esse specialmente, della qual fra po^o si dir, derivato
quanto di favoloso vi hanno in progresso lavorato sopra i Mitologi , e i
Poeti Quanto alla sua estrazione viene da Omero , che fosse egli figli
d'Ippoto , opinione seguita qui dal nostro Poeta , poi da Dionisio Afro,
e da Ovidio; bench altri in vece figlio lo facciano di Nettuno, o di
Giove - Da Omero medesimamente venne, (o almeno fu egli il primo,
che ce la tramand) la notissima favola dell'impero dato a questo su i
venti ; cos di lui detto avendo nel io. dell'Odissea:
Che dispensier dei venti quello fece
Saturnio, e far cenare, e sollevar
Cui voglia
favola adottata qui da Apollonio ; in seguito adornata da Virgilio , e di
venuta in appresso a tutti i Poeti famigliare Di essa ripetono alcuni da
ci la provenienza , che quel tal Eolo Re di quell' Loie perito fosse nella
Meteorologia, e dagli aetei segni o celesti presagisse ai naviganti, quando
e quali venti avessero a spitare Cosi Diodoro nel quinto: Aiolus ex acris
prodigiis diligenter observatis , -qui venti ingruituri estent , incolis certo prxdicebat ; ur.de ventorum promut a fabula declaratus est S sentimento di cui era an
che Varrone citato da Servio Altri per prescindendo dalla qualit perso
nale di Eolo, ripetono dalla fisica di una di dette Isole , cio di Strongoli ,
o Stromboli la origine di quella favola : perch dicono esalare in essa da
una voragine uu tal fumo, dalla direzioae del quale presagir possono gli
abi-

SUL

LIBRO

CLUART 0 .

48f

abitanti , quali venti abbiano fra tre giorni a spirare E Strongylg fumo
(dice Plinio nel lib- j- ) quinam flatur sint venti triduum prcedicere incoi
traduntur ; unde ventos Aolo partila* existimatum Egli per questo , che
sebbene tutte in genere quelle Isole Eolie si dicano, Strongoli in partico
lare Aioli domus detta vien da Solino ; e di essa riferisce Strabene ( libtf- ),
che ibi haitasseiAolum ajunt Vedi di questa Isola il Oliverio , e il Cel
lario j come di Eolo vedi fra gli altri Mitologi Natale de' ContiVexf
Di Scilla , e la ttrrible Cariddi | Abbiamo altrove rimarcato , che
da questa parte del viaggio Argonautico risulta noto questo, e noto nelle
favolose sue circostanze, prima di Omero , che senza equivoco fa menzione
del passaggio della nave Argo per lo stretto di Messina , di cui ora intra
prende Apollonio la descrizione Cos egli dunque parlando peculiarmente
delle pietre vaganti nel II- dell' Odissea .
Qu niuna scamp d' uomini nave

sola quella
Passolle navigando il mare andante
Argo, perni?r di tutti, da Eeta
'
Navigando : e saria qui tosto forse
Stata gittata in quelle grandi pietre ;
JUa Giuno acccmpagnolla , e fi schivarle,
Posci.ich amico a lei era Giasone
Onomacrito pure in questa parte ha seguito Omero, ed ha preceduto ApoN
Ionio anche nella circostanza di fare gli Argonauti assistiti da Tetide : in
ci per avendo a parer mio il nostro migliorato i suoi originali , che-
giustifica l'aver incontrato questo pericoloso passaggio col qualificarlo per
non volontario, ma voluto dal Fato (vSfii-), giacch veramente non
di necessiti passarvi ( come Io era passare per gli scogli Cianei ) ; ma potevasi schivare col far per disopra il giro della Sicilia , come consigliaci
Eleno ad Enea presso Virgilio Due dunque erano in questo passo li peri
coli , che dovevano incontrargli Argonauti , pet li quali reclama qui Gi
none 1* assistenza di Teti , prima cio quello, che formavano li cos detti
scogli vaganti; poi l'altro che derivava dall'angustia del passo fra lo sco
glio di Scilla , e la voragione di Cariddi : distinzione questa, che non fa
forse Omero con eguale chiarezzi , e n meno a dovere Apollodoro , che
mette passate le pietre vaganti dopo Scilla , e Cariddi , quando esser deve
al contrario, corife ha ben l'Heyne rimarcato Ora per gli detti scogli , o
pietre vaganti doversi intendere le Isole Eolie, delle' quali si parlato di
sopra , esservi non pu dubbio ; giacch con un nome secondo me qua
si equivalente , cio eoa quello di Tthrtu notanti vengono pur nomina-

486

OSSERVAZIONI

te da Dionisio, ed una di esse precisamente chiamata vKxyxH vagante dal


nostto stesso Apollonio al v* 41 del terzo: sul quale vedi l'Osservazio
ne: nomi questi, che non sono mai stati dati, n possono in alcun mo
do conrenire a Scilla , e Cariddi Strabone senza esitanza nel libro pri
mo crede, che d.ille Simplegadi , o scogli vaganti del Bosforo abbia Ome
ro preso motivo di fingere quanto ha detto nel luogo citato dell' Odis
sea di Scilla, e Cariddi , e delle Pianti situate in quel sito Ma esamina
tosi ora da me Strabone in quel passo, forse con pi diligenza di avanti,
parmi o che ne sia guasto il testo , pur troppo in tanti altti luoghi mal
trattato dalle ingiurie del tempo; o che in quello vi prenda un doppio ab
baglio ; uno cio nel confondere , come vi fa insieme, le Planlx cor_p
- Scilla , e Cariddi : confusione redarguita dalla totalmente diversa natura ,
che loro respettivamente compete, come ho test accennato , e pi chia
ramente fra poco apparir; l'altro nel credere quanto Omero ha detto di
Scilla, e Cariddi, e di scogli vaganti l presso esistenti, una finzione, e
finzione dipendente dagli scogli vaganti del Bosforo ; quando da tante auroriti abbiamo la esistenza di simili scogli , pietre, ed Isole vaganti in quei
due siti non solo , ma in altri ancora ; u , prescindendo anche da questa
replicata esistenza in natura, nessuna ragione favorisce l" anteriorit di una
tu l'altra , pet caratterizzarne vera l'una , e l'altra finta a similitudine del
la vera Resta dunque , che senza alcun rapporto o dipendenza dalie pie
tre o scogli Cianei del Bosforo , per gli scogli notanti di questo sito tj ab
biano ad intendere le Isole Eolie ; alle quali , come ho accennato altrove ,
credo detivato quel nome dal comparire ora coperte dall'acqua, edora
scoperte; e non gi come credono Dionisio , ed Eustazio dall'essere intorno
nivigabli : qualit troppo comune a tutte in generale le Isole; perch de
rivar ne possa P etimologia di alcune in particolare Quanto poi a Scilla ,
e Cariddi, che l'altro pericolo, che dovevano in quel passaggio in
contrar gli Argonanti dopo le PlanAx , infinito il numero degli autori ,
che ne parlano: arrivato quel transito a passare sino in- proverbio . Un'
idea precsa, e netta ce ne viene in poche parole somministrata da Plinio
( 1 ib- J' cap.'8-) : In eo freto est scopulus Scyllai itemCharybdismare vorticosum : ambo dar stevitia ; con cui concorda Mela nel cap- / del lib- !
Fretrum atrox , sxvum , Scili*, Charybdisjue savis nominibus inclyjtum
Scylla saxum est , Charybds mare ; utrumque naxium appulsis Al di d -oggi
non si conosce pi in quel sito un cosi gran pericolo ; e sebbene nella Cala1
bria uno scoglio vi sia al Capo detto ora di Sciglo, che corrisponde all'
antica Scilla , ed una voragine di acqua presso il porto di Messina , cono
sciuta presentemente sotto il nome di Garofalo , pure il passarvi fra mezzo
,
i dal

SOL

LIBRO

QU ARTO.

r4S>

dalla perizia d quei locali piloti reso ora sicuro , come ho io medesimo
provato , che curioso era di riscontrare cogli occhi proprj in quelle situa
zioni quanto gi letto in tanti aurori ne aveva
Veri- %ixj' Perche di Giove f/c- | La favola, che qui si accenna degli amori
di Giove con Tetide , e della cagione del loro scioglimento per lo prono
stico facto a quello da Temi su la prole , che ne sarebbe venuta , Viene
forse toccata per la prima volca da Pindaro , da cui creder si pu , che pre
sa l'abbia Apollonio Cos egli Bell" ottava Istmica:
i i Dii ci rammenter
Quando Giove , e Nettuno illustre il letto
Di Tetide tramaro ,
Che ad ambi amore avea ferito il petto l
Ma a niun d essi contento
Die 'l ciel del lor desio col compimento ,
Poich' ebber dell' Oracolo ascoltato
Le voci Perch Temide prudente
saggia ne' consigli , del consesso
In TTirjjo disse ai Dei, volere il fato ,
Che la marina Dej , se ubbidiente
S fosse mostra a Giove , o del Dio stesso
Ai fratelli . avra un figlio pi potente
Partorito del padre , il quale asceso
Saria sul trono , od a vibrare un dardo
Del fulmine pi grave avrebbe appreso ,
E del tridente invitto pi gagliardo
( Gautier )
Apollodoro , che par abbia copiato il nostro Poeta, vi aggiunge ancori
l'altra cagione per la quale restarono senza effetto quegli amori; cio-tl
riguardo per Giunone ( Bibl- 1 b- J- ) : Sunt etiam qui memorent , Thetin Junonis monitu persuasam Jovis concubtum evitasse . Rine iratum Jovem voluisse , ut ea mortalis viri conjugio locaretur Diversificano per altri la fa
vola , tra i quali Igino; e vogliono , che non da-Temi , ma da Prometeo
in vece , figlio , secondo Esihilo , della stessa Temi , fosse a Giove dato quell*
avviso , che il figlio , che fosse per nascere pi di lui possente sarebbe riucito : a differenza dei quali tutti Ovidio nell' u" delle Meranv plie lo fa
dare da Proteo Pi per altro di tutti convien credere, che comune fra i
Mitologi fosse il primo modo di raccontar questa favola, che l'adottato
dal Poeta , perch questo quello, che segue anche Lattanzio Firm/ano,
dove da questa favola trae uno degli argomenti per combattere la pretesa
divinit di Giove , che in questo caso comparisce , ed ignaro del futuro , e

[8

OSSERVAZIONI

conscio della propria debolezza ; caratteri tutti due ben opposti alla perfe
zione di un Dio ( Jnstit- Divin- lib< i-cap. n- )
tifi. Quando agli Eliij campi (/: | La cagione, che qui Poeticamente
Apollonio mecte in bocca a Giunone per impegnar Tetide ad ajutare Me
dea i cio lo sposalizio, che destinato era seguisse fra questa , ed Achilie
figlio di Tetide nei campi Elisj , ha, secondo lo Scoi/aste, in appoggio le au
torit d'Ibico, e di Simonide Anche Licoftone seguita questa opinione
chiamando al v- 174- Peleo Sponsum futurum conjugtm Cytaicx ; bench
altri vogliano questi sponsali con Elena incontrati , ed altri con Ifigenia
A questa occasione torna qui ad accennare Apollonio ci che aveva ancora
toccato nel primo, cio l'educazione data ad Achille dal Centauro Chitone : su la qual circostanza, che sostenuta da moltissimi autori per da
altri contra ietta , che lo vogliono educato da Fenice , come pure su l'al
tra circostanza, che da Chitone sia stato fatto in vece di latte, nudrire
di midolle di Leoni , od altre bestie selvaggie, vedi il Bayle nelle Note all'
Alt Achille Per le Naiadi poi, che qui nomina il Poeta, come impie
gate a nudrire Achille , dice lo Scoliaste doversi intendere Caticlo , e Fili-,
ra; madre questa , quella moglie di Chirone Finalmente il campo Elisio ,
che qui vien connotato , come l'abitazione di Achille dopo la morte , e il
luogo dove seguir dovevano gj* indicati f.ivolosi sponsali , non sempre si tro
va presso gli Scrittori adoprato nel significato medesimo Nella sua generale
significazione, vale quel luogo, ovunque fosse, dove credevasi dai Gentili
passar le anime dei giusti Cos Suida Elysius campus , in quo homines , qui
juste ntcr Grjrcos vixerunt , post mortem degunt Chi poi ha voluto con
precisione fissarne la localit, a questo si determinato dall'esserne piti
o meno decantata la felicit di un paese o di un clima j ed perci,, che
chi lo ha in un sito collocato, e chi in un'altro Omero, secondo Stra
tone, mette questo luogo nell' Oceano, oltre l'ultima estremit della
Spagna; sito, che verrebbe a corrispondere a quello delle Isole Canarie ,
credute dai Geografi le stesse colle Isole Fortunate Erodoto nel lib> jal cap. 16- fa menzione di campi Elisj nell'Egitto a sette giorni da Tebe :
isoli de' Beati nomina pur Esiodo , e le colloca,

all' Oceano
In vortici profondo :
vi ha secondo il Meursio , chi dava a Creta questo nome; altt riferiti da
Dion Gcisostomo riponevano presso gl'Indiani questa pretesa sede dei giu
sti , ed altri altrove , come pu vedersi nella seconda Prelezione del Gesnero De veter- navigata Ma restringendoci a quanto ha pi immediataruence rapporto con Achille , era fama , che l'abitazione dei Beati , o al
inea

SUL

LIBRO

QUARTO;

489

men di alcuni fosse in un' Isola del Ponto Bussino , che dal suo sepolcro
appunto ivi esistente Achillea fu soprannominata , mentre era prima Leuce
il suo nome, della quale Sctllace , Plinto, Mela* e Dionisio fanno men
zione j detta poi anche per la stessa fama. Isola degli Eroi , ed Isola dei
Beati - Di questa racconta Patisania nel Hb-j., che Leonimo Generale de'
Crotoniati, essendovi andato per cercarvi un rimedio, che gli aveva l'O
racolo indicato poter li trovare per una sua ferita , raccont poi al ritor
no di avervi veduto molti degli antichi Eroi, Patroclo, li due Aiaci , ed
altri, fra i quali Achille , del quale per conseguenza in dette Isole dicono
effettuato il sopraccennato sposalizio Vedi il Bayle Art- Achillea Co
munque per inunto sia di queste favolose immaginazioni , si vedono sot
to di queste, adombrate l'eterne nostre verit , che li Gentili Filosofi pur
avvedevano circa l'immortalit dell* anima , e li premj nel!' altra vita dei
giusti; coerentemente a che, vengono a corrispondere li campi Elisj del
Gentilesmo al nostro Paradiso ; ci , che fu rimarcato anche da Esichio
presso di cui molte cose si trovano , che hanno rapporto al Cristianesimo.
Tertulliano pure ( Apologer- cap-47-) : Si Paradisum nominemus locum di
vina atnanitatis recipendis Sanclorum spritibus destinatimi Elysii cani'
pi fidem occupaverunt
ri 1176 - 7$' In Caridd . . Scilla Ausonia fatai [fc | Hanno li Mitologi
secondo il loro costume personificato anche questi due pericolosi passi dello
stretto di Messina ; la voragine cio di Caridd , e lo scoglio di Scilla ; ed
hanno le fisiche qualit di quei siti espresso colli caratteri delle immagi
nate favo'ose persone Di Cariddi riferisce Natale de' Conti volere la Fa
vola , che fosse una voracissima femmina , la quale avendo ad Ercole rubbato dei bovi, venisse da Giove fulminata, e convertita poi in un mo
stro marino; o come altri, uccisa da Ercole , e nel mostro poi cangiata
da Giove ; sotto la qual favola Eraclide Pontico vuole allegoricamente intesa
prodiga luxuria , & potus inexplebils ingurgitatio Di Scilla poi variano
specialmente su la sua Genealogia li Mitologi , perch quanto al padre ,
senza anche confonderla coll'altra Scilla figlia di Niso , alcuni , come Igi
no e Timeo, la fanno figlia di Tifone ; Cariclide la faceva diForbante,
e Acusilao seguito dal nostro Poeta la vuol figliuola di Forco; quanto poi
alla madre, Stesicoro la dice figlia di Lamia, Omero la fa seccamente fi
gliuola di Cratei , ed il citato Acusilao di Ecate ; li quali due ultimi senti
menti unendo Apollonio fa di Cratei, e di Ecate una sola persona In questa unione credo solo il nostro Poeta, perch anzi trovo in Igino , e So
lino, che certo avranno i pi antichi Mitologi veduto,, per madre di Scilla
considciato il fiume Crateide, o, eome meglio forse Servio, una oinfa_
Tom- 11>
Q,_q q
d

4?o

OSSERVAZIONI

di quel fiume ; senza che altronde cenno vi sia, che fra i tanti nomi di
Beate questo di Ci atei le sia mai stato dato da alti); ohredkli Esichio
pure , senza ar d' Ecace alcuna menzione , non appone al nome di Cratei ,
che qtu-ice sole parole a connotarlo : nome proprio della madre di Stilla
Vedi su questo nome il Salmasfo in Solm , il Munckero su la favola iyo+
4' Igino , 1' Helncio su quel verso di Ovidio ( Met- i}7' } J
2?ereis kit contro reseiuta Cratteide natam i
e T H yne su quel luogo del Ciri , dove cos sono toccate le varie opinio
ni su la madre di Scilla
Jp>i seu Lamie mater sit , sive Cratmh ,
Uve illam moniti o genuit Perseo biformi ,
Sive est neutra parens
.
Sul rimanente poi della Favola di Scilla , la vogliono di bellissima donna ,
che era, convertita o da Anfitrite per gelosia di. Nettuno , o per gelosia di
Glauco da Circe in un mostro mezzo donna, e mezzo pesce, con cani
alla cintura , del quale pu vedersi presso moltissimi Poeti la descrizione
ma specialmente in Omero , e Virgilio Vedi ampiamente parlatone da__
Igino , e da Natale de' Conti , non che dall' He/ne nell' Exc juartus ad
BucoU II citato Eraclide Pontico dice , che Ulisse per Scyllam omnifariam
impudentiam insinuavit ( Allega Hom )
VeriSpassevansi ccl disc , a lanciar dardi | Due qui nomina, come
forse considerati i pi nobili, e li pi degni d'Eroi, fra li cinque giuo
chi, che dopo introdotto, componevano il famoso wt*SJum> , o sii,
esercizio di cinque giuochi ; in tutti li quali vincer dovevasi per conse
guire gli onori dei vincitori Vedonsi compresi questi due nella enumera
zione,, che di tutti cinque ne fa Simonide in quel celebre distico in lode
di Diofone , reso cos dall' Alciato
hthmia Pkilonii Diophon , Pytkia rcit ,
Et cursu , jaculo, & salitili s , orbe , paleHo detto , che fu dopo introdotta questa unione di cinque giuochi , cono
sciuta in appresso dai Latini sotto il nome di qunquertium perch abbia
mo da Pindaro , che sino al tempo di Castore ogni giuoco aveva separa
tamente il suo termine, n si usava per anco questa quintuplicata prova;
osi egli dicendo all'occasione di lodar Castore , e Jolao , per la loro eccel
lenza in questi giuochi appunto; l quali anche da ci si vede , che consi
deraci erano per gli pi stimaci ( Istm Od' prima) :
Oh. come col vigore delle mani
Scagfiaron lunge V aste , i il disco grave l
31 Quinquerjio ni allor si celebrava
Ve-

SUL

LIBRO

QUARTO.

491

Venendo poi in particolare ai due indicaci giuochi , consistevi quello del


disco nel gettar questo corpo , che di pietra era , di ferro , o di bronzo , e
che aveva quel nome, o quello iltiKu (voci promiscuamente usate , ma
delle quali pu plesso Ammonio vedersi la differenza ) , o pi lontano, che
un poteva, ovvero ad uno scopo determinato, secondo che si conveniva
fra i giuocatori La figura di uno di questi dischi pu vedersi scolpir in
un basso rilievo della Villa Albani , pubblicato dal Winkelmann ne' suoi Mo
numenti inediti al num 194-, dove anche riferisce trovarsele uno di bron
zo al Museo Ercolanese : la descrizione poi del giuoco stesso presso Ome
ro , pu leggersi in pi luoghi, ma specialmente dove nell' ottavo dell'
Odiss fa giuocare Ulisse colli Feaci , e fra t Latiui in Stazio nel sesto della
Tebaide al v- 6+6- e segg Da questo giuoco discoboli dicevansi quelli , che
lo gioocavanoj dei quali fu rappresentata 1' attitudine in quella famosa sta*
tua di btonzo di Mirone , della qual parlano Quintiliano , e Plinio ; e della
qual forse una copia quella elegantissima statua antica di marmo , ritro
vata, non ha molto, qui in Roma , e posseduta dalla nobile Famiglia dei
Massimi* Vedi su questo giuoco , e su i giuocatori, quanto diffusamente
ne parlano Gir Mercuriale De Art- gymn- 1 i fc - 1 c.ip-ii>, e Pietro Fabri
nt\VJigonist' in pi luoghi Finalmente quanto all'altro giuoco di lanciar
dardi, di questo pure fa pi volte Omero menzione; ma principalmente
nel $ dell' II-, dove fa servire di scopo, o segno una colomba legata t
e nel zi dell' Odiis- , dove fa tirare in una scure Anche Virgilio intro
duce questo giuoco nel quinto , e fa pure egli tirare ad una colomba legata
all' albero di una nave ( f-48f) :
Protinut Mneas celeri certare sagitta
Invitai, jui forte velini, & pro-mia ponit ,
lngentique manti , malum de nave Seresti
Etigit , (t volucrem trajeto in fune columbam i
Quo tendoni fsrrum , malo tuspendit ab alto
<
V*rt>i%ii' Ella le tue mortali Oc \ Che Tetide , la madre di Achille volesse
a questo proccurare la immortalit , li pi dei Mitologi dietro l'autorit di
Omero vi convengono ; sebbene ancora non manchi chi seguendo Licofrone al T tfH> 1' accusi di aver tentato, appena nato di ucciderlo , .come
fatto aveva di altri sette prima di lui, indisp ttita di aver dovuto in Pelco
sposate un mortale. Ad ogni modo convenendo, come diceva, li pi nel
giustificare l'intenzione di Tetide, variano per nel modo , che si pretende
da essa tenuto per conseguirla E' stato per gran tempo creduto , che tuf
fato abbia il bambino la madie nella palude Stigia , tenendolo per un
piede j donde avvenuto sia , che per quella parte, per cui tenendolo non fu
Q_q q a
ira

49X

OSSERVAZIONI

Immetto , rimanesse vulnerabile ; della qnal voce , come comunemente ri


cevuta, fan io , fra gli aliri fede , Fulgenzio nel lib- j c 7- , Igino Iv-ioj- ,
e Servio su quel verso del 6
Da- duna qui Piridii direxti tela , manusoue
Corpus in A",a;idtr OcApollonio per , che in ci , credo , fu il primo , alla favola di Tetide , quan
to al modo , que'Io vi applica , che di Cerere gi anteriormente correva } aver
essa cio tencato di rendere immortale Demofoonre , o DeiConte faglio d
Celeo R.e di Eleusi coli* abbruciarne la notte le carni , ed ungerle d" ambtosia il giorno; favola, che diftusameute descritta nel celebre Inno a
Cerere, attempi di Apollonio cereamente ben conosciuto , e riportata suc
cessivamente da Apollodoro nel primo della Biblioteca, da Ovidio, e da Igi
no ; dei quali li due ultimi variano nel nome del fanciullo , che non Deifonte , ne Demofoonte chiamano , ma Triptolemo, e il primo dopo averla
nel luogo citato riferita di Cetere secondo l'allegato Inno , la riferisce poi
di Tetide nel terzo appuntino secondo Apollonio ' poi medesimamente
ad imitazione dell* Inno suddetto , che fnge il nostio Poeta adirata Tetide
con Pelco per 1' incauto opporsi di questo alla sua operazione sul figlio
come in quello si era finta irata , e fuggita Cetere per le grida , e resisten
ze di Metanira Aristofane per per cavarne quindi il ridicolo , altta causa
adduce di questo sdegno di Tetide, e di questo suo abbandonare il letto.
diPclfOj dove nelle Nuvole fa dire all' Oratore Ingiusto v- 1065llla relit* homine , aiiit l non enim erat proterva*
2/ec aptus ai transigenium cum ea nocem in leci E/c
Yeti' IJ74* Alla bella, e borita Lola | Dall' avere Omero fatto passare Ulisse
per l'Isola delLe Sirene, preso hanno il pensiere di farvi pure passare gli
Argonauti^ Onomacrito , e Apollonio; in ci per questi fra loro noa
uniformi, ebe il primo mette quest'Isola di l da Sci//a , e Cariddi , lad
dove il nostro pi conforme ad Omero , ed alla maggior parte dei Geo
grafi , la mette fra 1' Isoli di Circe , e la Sicilia Veramente sotto il noro e di
pietre, o scogli Sfrenasi comunemente s' intendono tre scoglietti , odjsole
inabitate e deserte nelle vicinanze di Sorrento nel Golfo di Napoli , in
quella situazione presso a poco , dove si sporge in quel mare un promon
torio dello stesso nome , cio il Sirenuso, detto anche di Minerva per un
celebre tempio li a quella Dea fabbricato j c in dette Isolette , o scogli , si
stabilisce da alcuni l'abitazione delle Sirene Omero peraltro, in ci se
guito da Apollonio, le mette in una sola, e questa Fiorita; creduta da
Setvio corrispondere all'Isola di Capri, che testa appunto in quella equa
zione

SUL

LIBRO

Q_U ARTO.

493

zione in faccia a Sorrento : Sirena ( egli dice sul fine del lib. f dell' En- )
primo juxta Pelorum , poit in Capris Insulti habtaverunt Favorisce questa
conghietcura il veder corrispondere il carattere , che danno a questa Isola Ouiero e Apollonio nel chiamarla Fiorita , colla notoria amenit di Capri $ a
' motivo della quale fu da Tiberio scelta per lo suo delizioso soggiorno ; e
per ricca pure , e verde viene da Stazio qualificata in quel verso (6flV*}*i>)
diles Capre* viridesque resultarti
Fin 1378. Queste un di gi Oc- | Qui accenna la notissima favola delle Sirene,
della quale posson vedersi Igino alla fav> 141 coi suoi commentatori , e Na
tale de' Conti nel lib- 7 cap. ij- Nel dar loro per padre il fiume Acheloo
tutti quasi li Mitologi convengono ; ma variano poi nella madre , chi
volendola Melpomene, chi Calliope, e chi Terpsicore Tre si vuole_
che fossero , e li loro nomi comunemente si dicono Aglaope , Pisinoe , e
Tesciopia , o come riferisce lo Scoliaste Telesinoe, Molpe , e Aglaofono Quanto poi alla loro trasformazione in mostri mezzo augelli , e mez
zo donne, la ripece qui Apollonio dall'occasione dell'essersi trovate pre
senti al rapimento di Proserpina , di cui erano compagne, e la quale ra
pita , o domandarono esse alti Dei per cercarla di poter volare, come alcuni
pretendono , o come altri , furono da Cerere in quei mostri trasformate per
gastigo di non aver difeso coner Plutone la figlia Igino di quest'ultimo
sentimento nella citata Favola ; Ovidio del primo nel quinto delle Meta
morfosi Comunque per sia della occasione , o causa della loro tras for
mazione, che la Mitologia abbia alle Sirene assegnata quella figura (e non
quella, che per errore alcuni loro danno, che le fan cerminare in pesci)
10 attesta , fra gli altri , Servio sul fine del 1 ib-y dell'En- , ove dice : Sirencc
secundum fabulam parte virgines fuerunt , parte volucres y e fede inoltre ne
fanno pi monumenti ne' quali sono per tali rappresentate Fra questi, che
moltissimi sono, tre soli ne ricorder ; una medaglia fatta dai Napoletani
in onore di Augusto, nel cui rovescio vi una Sirena ; la qua! medaglia
si spiega , e s* illustra dallo Spanhemio ( De Prxst- U Usu Numism- ) , che
degno da vedersi j un bassorilievo riportato dal Gronovio , in cut si ve
dono tutte e tre le Sirene coi rispettivi musici strumenti nelle mani , e la
nave di Ulisse, che vi passa vicino j finalmente un'altro basso rilievo della
Villa Albani , descritto dal Winkelmann ne' suoi Monum> ined- , nel quale
scolpita una Sirena nell'atto di essere spennacchiata da una Musa j favola
di cui ommetto parlarne, perch non ha con questo luogo d'Apollonio
verun rapporto- Ben lo,ha l'altra, che di esse si celebra , che col canto
fermassero li passaggieri , per poi ucciderli j favola, che da Omero , come
11 nelle Note rimarcato , derivata , ha poi in appresso prestato ad infini*
ti

494

OSSERVAZIONI

ti Poeti argomento di parlarne , e d'abbellirla ; i quali , lungo e inutile si*


(ebbe di qui riportare; solo bastando di accennare , intendersi sotto il velo
di detta favola : meretrice! , qute transeunte! ai egestatem dueebant , come
ci esprime Servio nel citato luogo, con cui consente Eraclito nel cap- 14De increiib' Quanto poi finalmente in continuazione della favola stessa si
aggiunge dai Mitologi, essersi cio dopo il passaggio di Ulisse precipitate
le Sirene per disperazione nel mare, tocche in contraddizione con Omero
riferisce Onomactito al passaggio degli Argonauti ; questo per nulla ap
partiene alla illustrazione di Apollonio , che di questo posterior favolosa
fatto non ne fa alcuna menzione - Vedine per altro anche su questo, non
che su tutta la Tavola delle Sitene , oltre gli autori citati sul principio , il
Broukhusio in Tib' lib- 4- carm- ! v- 69Frw404 di Teleonte 11 buon jigl- Oc, | E', credo , di Apollonio questa finzione
di Biue, che gittato si abbia in mare , e stato sia da Venere trasportato in
Sicilia ; favola in appresso ne* stessi termini riferita da Apollodoro , e da
Igino Da questo Bute, di cui qualcosa se n' detto nelle Osservazioni al
Catalogo, aggiungono alcuni Mitologi, che Venere abbia avuto un figlio
per nome Erice, dal quale fu detto il monte, e la Citt Eticta nel Promontorio
Lilibeo , come Ira gli alcri abbiamo dallo Stefano , ove dice : Erpe urbs Si
cilia ab E"jce Venerit, O Butte filio nomen kabens Al Burmanno fa imbarazzo
il vedere da Apollonio chiamata Venere Regina di Erice, quando Erice sup
ponendolo figlio di Bute, uno degli Argonauti , al tempo del loro passag
gio esser non poteva nato; ma pu rispondersi, o che il Poeta riferisca
quella tal denominazione di Venere non al tempo degli Argonauti, ma
al proprio; o pure, che seguito abbia altri Mitologi, che vogliono Etice
non figlio di Bute , ma di Nettuno Comunque intanto sia di ci , averi
da quel tempo avuto principi* quel particolar culto . che si poi sempre
avuto in quella Citt per Venere, cui era dedicato quel celebre tempio ,
dal quale a -Roma trasport Marcello la statua di Venere Ericina ; ristatirato poi da Tiberio , o come vuole Svetonio da Cajo ; culto, per lo quale
In alcune medaglie degli Ericini , crede l'Avercampio rappresentarsi Venere
in Una delle due teste, che vi si vedono, come Erice nell'altra, il figlio
appunto di Venere, e di Bute - Per altro di detto Promontorio Lilibeo,
ora Capo Boreo , non che della Citt di Erice, ora Monte di Trapani , o
Monte di S- Giuliano vedine quanto ne ha diffusamente raccolto il Cluverio nella Sic- Antiq* lib- a- cap* iVeri' nix- Caldo vapor a tramandare il mare | Il fenomeno di questo caldo
vapore tramandato dal mare in quelle situazioni pu non essere tutto favo
loso , vedendosi anche nei posteriori tempi menzionato da Sctittori degni

SUL

JLI&RO

Q.UARTO;

495

di fede Strabone nel lits 6> Sxpenumero in superficie marit , quod ett cir
ca Insula istas (di Lipari; iiscurrere flammas animadversum est; e Plinio
lib i,i . o 106' In medio Mari "Riera , nsula A, alia , cum ipso mari arsit
Abbiamo patimenti da Giulio Obsequente nel lib* De Proiigiis al cap 8<?,
che sotto il Consolato di Marco Emilio , e L- Aurelio , cio nell' anno d
Roma 617, singolarmente cospicuo appar questo fenomeno in quelle situa
zioni; onde arse ne rimasero alcune navi , che per di l s" incontrarono al
lora a passare : Ad insulas Liparas ( cos egli ) mare efferbuit , & qubusdam
adustis navibus , vapore plerosque navales exanimavit . Di detto fenomeno
quando o dove apparisce, rende Seneca ragione nel lib * delle Quisf Na
turali al cap z6*
Vtrs' I4J7- Di monti d' acqua c | La Poetica descrizione, che qui si fa da
Apollonio della grossissima marea , che rendeva in quei tempi pericoloso
il passaggio della imboccatura per lo stretto di Messina, in faccia appunto
quasi all' Isole di Lipari , precisamente conforme a quella , che ci viene
riportata nel libro De Mirai Audif , come proveniente da Policrito , an
tico Poeta , che aveva in versi descritto le cose della Sicilia Merita di es.
serne riferito intiero il passo, perch sia anche in questo luogo rimarcato ,
non altrimenti , che si in altri notato , come segua il nostro Poeta in
materia di cose Naturali l'autorit del libro suddetto : Etsi de Sicilia freto
quamplures alii scripserunt , attamen hic , quem retro diximus Polycritus da
ipso porientosum quid evenire cecinit Etenim ex Tjrrkeno pelago multo
cum stridore impetu elatam fluduationem ulriusque promontorii cacumina
incurrere aiti quorum aliud quidem Sicilia, aliud vero Italia , cui Rhegion
nomen est ; ex vasto scilicet mari delatam in angustam fluttuaiionem concludi
inquit : Aoc autem exako undam in sublimi altumve extolli multo cum fremitu t ut penitus multarti loci amplitudinem ascendentis occupet , & longe
astantibus ejus elationem visibilem esse, qute fluduationi mari ncquaquam si'
milis txtat tum altitudine , tum albedine , tum etiam spuma c- poslqiiam
vero unda ad utrumque devenerit loeum , ac in sublime elata usque ad extrema fuerit , in mare , quod subter labitur , defertur , ac rune rursus maxima
tugitu , fremituque per immensos asptrotque vortices fretum ebullire inquiunt ,
(f ex profundo ad sublime in orbem elevati /c Uo poi sopradetto in quei
tempi ; perch o sia esagerata , ed anche questa Poetica , la descrizione
ora riportata , od abbia la Natura in appresso cambiata l' indole di quella
situazione, non si verifica al presente una tale si straordinaria marea in
quello stretto , che io stesso ho veduto nella pi gran calma Per altro su
questo passo pregher il lettore ad osservare quanto fosse Apollonio ricco
di Poetica fantasia, che dopo avere con Poetici colori descritto il passaggio
per

496

OSSERVAZIONI,

per gli scogli Ci mei , introdotto poi avendo un passaggio del turco simile
per queste altre Isole , e scogli , quasi della stessa natura , lo fa con una
descrizione totalmente diversa , e che nulla affatto ha con la ptima di
simile
fers'i^.y Di un prato fur c- | Viene originariamente, come si rimarcata
nelle Note, da Omero questa favola ; ed anche accennata da Euripide-
nelle Troadi ; toccata poi in appresso da Apollodoro in quelle poche pa
role dei primo della Biblioteca : Siciliani itagut prietervecli ( Argonauta; )
ubi Saln oves introni Non ben certo il preciso sito , che si voglia da
Omero suddetto indicato per la stazione di questi armenti , ne lo pure
abbastanza presso Apollonio ; ma rapporto a questo, come dopo imboc
cata lo stretto non si fa menzione d'altre deviazioni di viaggio , prima di
sboccare nel Ionio , cos potrebbe supporsi fra Messina , e Catania , dove
infatti lo riferisce messo da alcuni 1' He/ne nelle Note ad Apollodoro
Altri per Io suppongono di l da Messina dalla parte opposta verso l'an
tica terra, che si chiamava Myla , creduta oggi corrispondere a Melazzo ; del qual sentimento, sebben forse in contradizione con Apollonio , si
mostra il suo Scoliaste ; e lo sono pure Appiano Alessandrino De Bello Cv
lib' f. ove dice; Mylas oppdulum perexiguum , apud cuoi Salii boves fuss*
traduci Plinio nel lib cap- 98- in quelle parole : Circa Messanam , (f
Mylas . . fabula Salii bovet stabulari } e Ovidio in quel verso {Fast
lib- 4 vers 476"' )
Sacrarumjue Mylan paseua lata boum
Sa le Ninfe poi che dietro Omero si finge qui ancora , che custodissero
quegli armenti , queste essere figlie del Sole da quanti le nominano , si con
viene; non peto cos su la Madie, che Neera si chiama dal suddetto Ome
ro , ma Climene da Fulgenzio , e da Igino Ovidio di tutte c due le qui
nominate fa menzione a proposito della favola di Fetonte loro fratello j iti
ci per discordando da Apollonio per rapporto a Ferma , che non I* ulti
ma come questo , ma la prima la dice fra le figlie del Sole
1
e ouii Phaethusa sororum
Maxima
Di Lampezia poi , oltre essere dal detto Ovidio pur nominata > lo inol
tre da Tibullo nella El t del Ub- 3. in quel versoi
Paverat hos Phitbo jtlia Lampetie ;
e di essa Omero aggiunge , che volata sia al Cielo per dar nnova al pa
dre del furto commesso nella sua greggia dai compagni di Ulisse Di tut
ta poi questa favola la comune allegoria tende ad esprimere la notoria
.fa-

SUL

LIBRO

Q_UARTO.

497

fertilit di quel paese ; intendendosi per quei bovi medesimi a senso di


Eraclio li bovi aratori : Qui terram scinderent , If nobis alimenta prxstarnt : quali bovi per aver li compagni di Ulisse divorato coner il divieto ,
che v'era anche di sagrifcarli , incontrarono sciagure ; espresse queste per
la descritta borrasca Questo tale divieto, che faceva intangibili sino pei
sagrifuj li bovi aratori fu imitato anche nei posteriori tempi da molte na
zioni annoverate dal Goguet Orig. des Loix c> Pare* prima lib- primo
cap primo art- 2
ViriGiace rimpetto Oc- \ In tutto questo Episodio dell' approdo , e sta
zione degli Argonauti in Corf , nonch della condotta a loro riguardo di
Alcinoo, e di Arete, ha il nostro Poeta appuntino seguito il suo predeces
sore Ononiacrito ; tutti e due pero su l'esemplare di Omero, che fa
pure coli approdare , e medesimamente da Alcinoo , e da Arete acco
gliere Ulisse Dei posteriori poi Scrittori Argonautici hanno pure adot
tato questo Episodio, Apollodoro , ed Igino; quello uniformandosi quasi
per intiero al nostro Poeta , e questo i.i ci differendo , che cambia il sito
della sede di Alcinoo, collocandolo nell'Istria Oltre tutti questi, che
sono gli Scrittori rimastici, dall'autorit anche di altri fra li perduti , si sa
appoggiato il fondo di questo Episodio j perch di Timeo , lo Scoliaste rife
risce, che fa menzione delle nozze di Medea , come celebrate in quell* Iso
la ; e dei versi Naupazj , cosi parla P.iusania ne* Corintiaci : Carmina Gra>
ci hab'nt , oux Naupatia r.omirant In illis scriptum ut Jasonem ex Jolco post
Veli* mortem Corcyram migraste - Ci supposto, ed ammesso per egual
mente vero tanto ci , che su gli Argonauti abbiamo da Apollonio , quan
to quel che di Ulisse ci ha detto Omero , resta ora da conciliare nella Cro
nologia I' Epoche di questi due fatti , che di molto non possono disgiun
gersi se vero , che Gi3$etie abbia trovato Alcinoo gii maritato con Arete , ed Ulisse li abbia trovati in et pur anco giovanile , e con una figlia
ancora fanciulla Il calcolo di un antico Cronologo riferito da Clemente
Alessandrino , a cui si avvicinava quello di Eusebio , per lo qual si frap*
pongono fra l'Epoca degli Argonauti, e quella della presa di Troja 7*
anni; ni quello pure, che forma l'erudito Signor Conte Carli , altrove
da noi con laude mentovato , che ne mette 67 , possono punto servire a que
sta conciliazione; ma ben pi lo potrebbero quelli del Petavio , e dello
Scaligero; il primo a 40, l'altro a ao anni riducendo questo interposto
spazio; le quali ultime calcolazioni, essendo state adottate dal Cardinale
Quirini nel suo libro De Ptim- Corcyra- , hanno dato motivo ad una lette
raria contesa fra di esso , ed il suddetto Conte Carli ; su la quale oltre piti
lettere d' ammendue le parti pubblicate, esiste pure alla luce uno scritto
Tvn-Ib
R r r
dell'.

498

OSSERVAZIONI

dell' Accademia di Cortona* Noi che fin dal principio abbiamo dichiaratonessun sistema di Cronologia pi convenire alla spiegazione di Apollonio,
che il Newtoniano, qui non faremo, che rimarcare esser questo uno dei
passi, che pi ci stabilisce* perfettamcute convenendo ad accordare le
due indicate epoche lo spazio di 14* anni, che da quel sistema: appunta
risulta interpostovi Ora passando- all'Isola , che il teatro divenne del
seguente Episodio, non mi trattetr in questa Ossetvazione- , che su quanta
qui si accenna dal Poe a , cio su la sua situazione, e ,su due delle prin
cipali sue propriet, che sono il numero dei suoi porti, e la sua fertilit.
Quanto alla situazione, la individua il Poeta con tutta la precisione} giac
ch in senso anche degli antichi Geografi si verifica, che dirsi possa si
tuata quell" Isola rimpetto alla bocca de.l' Ionio , o sia del Mare Adriatico j
vicina Adriatico Mari Corcya * la dice Mela ; e tutti inoltre convenendo ,
die sia verso l'Epiro, mentre Scirnno- Chio la dice ad Tkespmtiam , e_>
Scilace circa Chaor.Lm , ne viene per conseguenza, che giusta sia l'es
pressione di Apollonio, che la mette nel Mare Ceraunio, che lo stessoche il mar dell' Epiro j perch nell'Epiro esiste* quella catena di monti ,.
che conosciuti sono sotto i! nome di Ccraunii Quanto poi ad una delle,
sue propriet, che qui dal Poeta
accenna coli' epiteto di grana , questa:
le vien pure attribuita da Omero, col dirla l'ptpuKm-, e da Dionisio coL
chiamarla Kuxpv, propter fruduum , dice Eustazio abundantiam , bonitarem : ragione anche per cui il Poeta poco sotto soggiunge esserle Cerere
amica L'altra propriet del numero dei suoi porti viene dal Poeta, cred*
io , coli' epiteto espressa aVpdupi'c ; il cui valore sebbene per verit
equivoco pur sembra che possa, dietro ad una delle spiegazioni riportare
dallo Scoliaste , determinarsi a significare , a due porti , per la conformit,
che cos si ttova colla descrizione , che ne fa Omero; il quale pure due
porti le attribuisce, ove dice nel sesto dell'Odisi- vztfj*
c bel porto quinci , e quindi l
e per la conformici ancora coli' altro passo del nostro Poeta , che specifi
cando poco pi sotto col nome proprio d'ilio, un porto di quell'Isola
(detto forse cos da quell'Ilio , di cui altrove si c da noi fatta menzione )
viene 3 indicare , che pi d' uno in quella se ne contava , onde bisogno
vi fosse uno dall' altro distinguerli col nome Scillace medesimamente
per la pluralit ; mentre anzi non di due soli , ma di tre fa menzione, fra
loro vicini 1 Circa Chaoniam Corcyra imula at , urbi Grtrca in. ea , cum
tr'tbus portubus propinouis : dalla qual vicinanza sar avvenuto , che sieno
stati presi da Scillace per tre quei porti, che per due soli sono stati con
siderati da Apollonio , e di Omero E tanto basti di questa Isola per ora:
giac-

SUL

LIBRO

QUARTO;

499

giacch delle altte sue particolarit , quelle che accennate in progresso saran dal Poeta , s'illustreranno opportunamente ai rispettivi lor passi ; e delle
altre dal Poeta non toccate ci dispenseremo noi pure di parlarne , rimetten
done il lettore al sopracitato libro Frimord' Corcyrtt del dottissimo nostro
Cardinale Quirini
Vtti' ijop- Ivi che sia sepolta &c- | Volendo Apollonio dalla Mitologia ripe
tere la etimologia del nome Drepano , uno degli antichi nomi di Corfu ,
la Fa venire da una falce ( Ipt'xxvov ) , che finge l sepolta , e della quale
d due provenienze - La prima, che viene secondo Io Scoliaste da Timeo,
che sia quella falce , che hnge Esiodo abbia servito a Saturno per la mu
tilazione di suo padre Cosi egli nella Teog- al v 179- c seg secondo la
elegantissima traduzione dell' Ab Zamagna
Dixerat , ingenti gravisa est pe flore Terra
Insidiasoue parans occulta in sede locavit
jiudacem gnatum : simul UH dentibus asprs
Dat falcem ingentem , multo simul instruit astu
Jamgue aderat Cxlus tfc

effusum protinus acer.


Excitus insidili gnatus lava occupai ipsum ,
Ac dextra longis horrentem dentibut una
C'orripiens falcem subito metit inguina patris i
Et projeca retro dat ferri c>
Altri attribuiscono questo fatto a Giove ; tra quali LicoFrone , che per
questo dice odiosa a Saturno quell'Isola, perch l vi fosse quella falce ,
che fu contr'esso adoperata (v7<)l

Jnsulam Saturno invisam


Drepanum trajiciens testiculorum lanialricem
Ma li pi seguono Esiodo conforme al quale fa di questi Favola stessi
menzione anche Lattanzio nel libro primo delle Istituzioni: Favola della
quale il Clerc ripete la spiegazione dalla amfibologia della voce tv^sc , che
vale pudenda , e consilium 5 quasi che per essasi avesse voluto esprimere il
torre che han Fatto li Tessali a Saturno antichissimo loro Re li suoi con
siglieri Ora tornando alla nostra Falce di Corcira , 1' altra provenienza ,
che di essa accenna il Poeta, deriva secondo lo Scoliaste da Aristotele, che
nel libro ( or Fra i perduti ) Dt Corcar- Kepub- la vuol quella , che avu
ta da Vulcano Cerere diede ai Titani per insegnare ad essi come mietete il
grano ; alla qual Favola ha rapporto il titolo , che perci davano a Cerere
li Trezeni di ^xla, o sia messis Dea , del quale vedi lo Spanhemio in
Callim' Hymn- in Ctr> v IJ7 Ma prescindendo da questi etimologia MitoRtri
logi

?oo

OSSERVAZIONI

logica, che dalla detta favolosa falce ripete il nome di Drepano , laver
vuoisi , che derivi dalla sua figura , che curva com' , rappresenta una fal
ce : la qtial etimologia comune i ancora all'altra Citt della Sicilia egual
mente chiamata Drepanum ( ora Trapani ) , della quale Ovidio ebbe a diic Fast- lib- j.
Quique loeus curvx nomina falcis habet
Pel resto, oltre di questo nome , che presso molti per lo pi antico passa d
quell'Isola, altri pure ne conoscevano gli antichi ; perch Macri fu anche
detta dalla Ninfa di questo nome , della quale in appresso : Scheria si tro
va spesso nominata da Omero ; e presso lo Stefano non che presso Eustazio vien anche datole il nome di Argos Quello di Corcira le fu dato po
steriormente , derivatole da quella tal Ninfa di questo nome , che Io diede
anche all' altra Isola dell'Adriatico pur chiamata Corcira , della quale s
e superiormente parlato j e finalmente sotto 1' odierno di Corf, bea an
cora pi dopo fu conosciuta; formato questo da Hcpvpv , nome, con cui li
Greci Scrittori dei bassi tempi chiamavano la rocca allora esstente in queli*
Isola . Di tutti questi nomi per non fu da Apollonio usato che il primo ,
e quello di Macri j onde , che degli altri, mi basta di averli semplice
mente enumerati .
Vttf ijao- de Feaci | Proveniva secondo lo Scoliaste da Acusilao , e da Alceo
la voce di cui qui si fa cenno , che fossero stati li Feaci generati dalle goccie di sangue sparse dal Cielo nell'atto della sua amputazione; cenno ,
che uniforme al nome , che al vers- f4<5- si d a quello stesso Popolo di
ivryjhia, , ha rapporto alla pretesa , che avevano gli abicanti di quell*
Isola di essere originar; , e nativi di quel paese ( indigena ), n trapiantati
d'altronde Coerentemente a ci derivavano il nome alla Nazione da
quello del primo suo Re , che volevano fosse stato Feace figlio di Nettu
no, e Corcira j del quale Feace si fa dai medesimi figliuolo Niuslcoo , so
pra da noi mentovato E' per rutto questo contrario all'autorit di Ome
ro , che oltre di dare a Nausitoo altri genealogia, espressamente poi as
serisce, essersi egli trapiantato in Scheria (Corf) con una colonia di
Feaci l condottavi da un' altra Isola , che chiama Iperia presso i CiclopiCos egli nel principio del 6> dell' Odiss
i
l Feaci
Abitavan gi pria in Jperea
Ampia presso i Ciclopi , uomini alteri,
Che lor guatavano , e eran pi robusti *
Levali indi menagli Nausitoe >
in Seteria gli allag c*
A *ual*

SUL

LIBRO

QUARTO.

501

A quii' Isola poi corrisponda l' Iperia di Omero , non ben determinato
ancora ; ma il Cluverio la crede Malta per quelle ragioni , che possono
presso di lui vedersi nel cap- i6> del libro secondo della sua Tic Antiq.
Chiuder questa Osservazione col notare da questo nome dei Feaci , o sa
perch contenesse li fatti di quei Popoli , o sia perch le gesta cantasse di
Feace, il ttolo essere derivato di qnel Poema di Omero (laFeacide), che
tra i perduti da molti si annovera , e che Ovidio ci riferisce essere stato
in Latino tradotto da Tuticano j quando per con altri a dire non si ab
bia , che per essa Feacide non un separato Poema abbia ad intendersi, ma
quelli parte dell'Odissea, dove dei Feaci si tratta: smembramento non
insolito nei Poemi di Omero , come pu vedersi presso Eliano V- H ! i j
cap. 14Veri' ir?'' Alcinoo 'l Re c, | La genealogia di Alcinoo congiuntamente a
quella di Arete sua moglie, della quale poco appresso , si descrive assai
chiaramente da Omero nel 7- dell' Odissea cos :
27ausitoo fi Ressenorc , ed Alcinoo J
Quii sen^a maschi Apollo dall' argenteo
Arco percosse sposo nel palagio J
,
Jl qual lass unica Jglia Ante ,
E questa Alcinoo fece sua consorte
Conone peraltro seguito in ci da Diodoro Siculo non di Nausitoo, ma
di Feace vtffil Alcinoo figliuolo} e il primo anche gli d un altro fratello
per nome Locri , autore secondo lui dei Locresi , Popoli dell'Italia : opi
nioni per, che come si sono vedute riprovate da Omero , cos pochi an
cora contano seguaci Dei figli poi delli due sopranominati conjugi Alci
noo , ed Arete ; e fra questi di Nausicaa tanto celebrata da Omero, noi ci
dispenserem di parlare, perch non nominati da Apollonio, come non
per anco nati al tempo degli Argonauti
Veti, 1*16- de' Minj la renata Oc | Serve qusto passo a provare in quei pri
mi tempi promiscua l'ospitalit al Popolo egualmente, che ai Sovrani di
quell'Isola, a differenza del tempo posteriore , in cui degenerato il Popo
lo, divenne inospitale, rimasa l'ospitalit solamente presso li Principi In
questo ultimo stato eran le cose all' arrivo col di Ulisse , che quanto fu
ben accolto da Alcinoo, e da tutta l sua famiglia , altrettanto era in peri
colo di esserlo male dal Popolo , del quale fa Omero nel 70. dell' Odiss- ,
he cos dica Minerva
Ni alcun degli uomin guarda , ovveto inttrroga ,
1
Che costoro non soffron molto gli uomini
JForastieri j ni antan carenanti
Chi altronde venga Sfs%

foa

OSSERVAZIONI

Egli per questi differenza , rimarcaci gi ancora da Didimo jj e da Eustazio , Scoliasti di Omero, che fu non senza qualche ragione messo in
dubbio se nel v* i86- dell' Inno in Delum di Callimaco abbia a leggersi
per epiteto dato a Corei ra (ptKa^vrurari hospitalissima , ovvero Kxr.o^yvurTnn
inhospitaliisiir.a j la qual ultima lezione pei altro, olire essere riprovata dalla
Dacier, e dallo Spanhemio , ancor* al senio deJJ' intiero contesto poco
parmi , adattara
Veri' i66S- qual fu Nitteo Oc- \ Tre esempi mette qui Apollonio in bocca di Arete, di crudelt usate da indiscreti padri contra le loro figlie, dei quali il primo
formato dal caso di Antiopa Vi tra Mitologi molta oscurit , e con
fusione rappotto al padre di questa , che alcuni fanno figlia d'Asopo , altri
di Nitteo $ ma questa confusione agevolmente si toglie dal vedersi in altri
casi pure duplicato dalla Mitologia il padre di molti , quando avviene, che
fingasi avere un' immortale amata la moglie di un mortale . Cos Teseo si fa
figliuolo di Egeo, e di Nettuno; Pelia , e Neleo figlj di Nettuno, c d
Creteo ; Elena figlia diTindaro, e di Giove; ed altri molti Nel caso
pure di Antiopa ci succede, la cui madre Polizo, essendo stata amata_*
dal fiume Asopo, di questo promiscuamente si dice figlia, e di Nitto
ch'era il naturai mitico di Polixo In questo modo viene a levarsi 1* ap
parente contradizione, in cui parrebbe caduto il Poeta nostro, che men
tre al v7j^ del primo fa Antiopa figlia di Asopo , la fa poi nel passo
presente figlia di Nitteo, per conciliare li quali passi, loeScoJiaste intro
duce due Antiope , seguito da molti citati dal Burmanno su quel verso di
Properzio ( ? if>}
Wyceos Antopen aecubulss Lyco :
la qual duplicazione per superflua se si addotti il sopraesposto riflesso
Ota quanto alla favola qui accennata della crudelt di Nitteo rerso la figlia ,
derivata questa V asserisce Igino da Euripide , del quale essteva naa Tegedia di questo nome , ora perduta , (uorl d; pochi frammenti illustrati dal
Valckenario ; ed era la somma di detti favola , che morto Nitteo di do
lore , per non aver potuto, come voleva , vendicarsi della figlia scoperta
gravida, ordinasse morendo di farlo a Lieo il fratello; che questo infatti
movesse pet ci guerra ad Epopeo Siclonlo , che l' aveva sposata j che glie
la togliesse anche colla forza di mano ; e che ricondottala legata a casa
la facesse con ogni sorte di tormenti crucciare Cosi riferiscono questa
favola il citato Igino nella Fav8, ed Apollodoro nel terzo della Bibliote
ca La soprannominata poi Tragedia di Euripide, abbiamo dallo scesso
Igino , che fosse stata tradotta da Ennio ; e su lo stesso argomento , o al
meno su la scessa persona altra Tragedia pure si s composta da Pacuvio ;
rara

SUL

LIBRO

Q_U ARTO.

503

rammemorata da Cicerone , ed accennata da Persio in quei versi della Sitira prima ;


Sunt quos Vacuviusqxie , verrucosa moretur
Antiopa , arumnis cor luUrficabile fulta
II secondo esempio qui adotto da Apollonio di sevizie paterne, quello di
Danae Lo Scoliaste cita pec autore di questa favola Fetecde , da cui 1* ha
pure con poca variazione presa Igino , il quale nella Fav- 6 y riferisce aver
la Acrisio suo padre , quando si accorse, che aveva partorito Perseo, git
tata insieme col figlio nel mare j donde sf dice, che la salvasse un pesca
tore , portandola a Polidette Re di Serifo , e che questo poi la sposasse
Servio , che su quel verso di Virgilio ( JEn> t 371. )
Incickus , Acriiiusque pater Oc
racconta quasi negli stessi termini questa favola, vi aggiunge , che fu poi da
quei conjugi Ardea fondata ; e che da essi trar la sua origine Turno vole
va Vedine anche Apollodoro nel lib- Finalmente ripete il terzo esem
pio da Echeto Re dell' Epiro , della cui crudelt molto parla Omero nel
18 dell'Odissea Il fatto poi particolare qui accennato dell' inumano ca
stigo dato alla figlia si dice nello Scolio, l'abbia Apollonio cavato dal libro
di Licippo Epirota , intitolato stpCsu -AxriKoy^ Catalogo degli Empj Come
per altro di questo mostro di crudelt non ne parlano, come dovrebbero ,
gl'Istorici , credono alcuni, non s per su qual fondamento , al dir di Mad*
Dacer, introdotto da Omero questo personaggio per vendicarsi di qualche
Re suo contemporaneo , cui portasse odio per qualche sua particolar ragio
ne ; locch ammesso , sar stato forse da chi ne ha in appresso parlato ag
giunto il resto , per esornare , come si suole , il carattere di quell' ideal
personaggio
Veri 1730. Macr [te | Di questa favola , che qui introduce il Poeta , e che
10 Scoliaste fa poco pia di ripetere, pu considerarsi Apollonio per autore,
almen quanto alla totalit della composizione , sebbene l'idea, e le parti
si trovino in gran parte presso ancora altri Mitologi L' odio di Giunone
contra Semele , come sua rivale, e con tra Bacco , come frutto dei suoi tor
ti , notissimo sin da Euripide, e per questo si finto aversi Giove cucito
11 non ancora maturo infante a petfezionarsi in una sua coscia Che poi
Mercurio o sia dalle pur anco ardenti ceneri della fulminata Semele, o sia
in altra circostanza l'abbia raccolto, lo riferiscono ancora Diodoro nel f
Nonno nelle Dionis- , e Luciano ne' Dialoghi degli Dei ; come inoltre che
le Ninfe preso l'abbiano ad educarlo Ovidio, lo accenna nel $ delle Metam
ed Ateneo nel lib. ti< al cap- j> ne cava da ci di questa Hnzion la ragio
ne ; quoniam aqua petmixla rinum augetur Di queste Ninfe ci si sono
pte*

504

OSSERVAZIONI

presso Igino conservati li nomi ; ma quello non si trova di questi Maeti,


che qui vi aggiunge Apollonio, facendola figlia di quel tal Aristeo , di cui
si i raccontata la Scoria nel lib-a-j qualificato qui inoltre dietro 1* au
tomi di pi Mitologi per l'inventore del mele, e dell'olio . Come poi
dal nome di Macri dato all'Isola d'Eubea , forse per la sua lunghezza , han
no i Micologi preso occasione di fingere abitante di quell' Isola una Ninfa,
di quel nome, donde quello sia derivato dell' Isola stessa j cos dall' essere
per la stessa figura medesimamente conosciuta sotto il nome di Macri an
che Cort , preso ha motivo Apollonio d'immaginare, essersi l col suo tene
ro allievo titubata Macri , la nutrice di bacco , quando fu da Giunone cac
ciata dall' Eubea , Isola a se dedicata , e perci da se dipendente Comun
que sta dunque di questa favola , tutta la dobbiamo alla erudizione di Apol
lonio, che l'averi tratta dalle antiche favole Euboiche , per adornarne
questo racconto; al quale il tuo Scoliaste vi aggiunge, che quell'antro
in cui si rifugi Macri , e stava allevando Bacco, per avere due porte si
chiamava ASi//>/'ric biforisi donde secondo lui proviene il nome di Ai^nipatipog
Ditkyramboi dato a Bacco Vedi di tutta questa favola Natale de' Conti nel
1 ib- 1- della Mito!- cap>i}>
Vtrf i74f Ivi pertanto l/c | Pochi punti della Storia Argonautica sono cos
stati controversi , quanto questo del sito, in cui si sieno celebrate le nozze di
Giasone , e Medea Due sentimenti rapporca lo Scoliaste , i quali non hanno
avuto ne' posteriori Scrittori Argonautici alcun seguace; e sono quello di
Dionisio Milesio , e di Antimaco , dei quali il primo le vuol seguite in Bi
sanzio, l'altro nella Lidia presso d'un fiume Timonaxe, che pur allegato
dallo Scoliaste (sul v 1*17. ) , due opinioni riferisse ; una delle quali sttantssima , che nella Colchidc stessa, e col consenso del medesimo Eeca,
Giasone sposasse Medea ; l'altra poi, che ci si verificasse sovra una ma
rittima spiaggia del Ponto, dove (egli dice ) uttenJuneur in adnavigatione
tatui Pontum horti quidam
scapati , juxta guos Jason , Medea
t navi dticenderant , & ad terram gymnaa 0 dci , f Mede thalamus ,
in ouo tunc concubuerat , propt civitatem extrucum Jasoni$ tacellum , ac
plutei aliai arte Analoga questa opinione a quella di Fiacco, che fa
compiuto lo sposalizio in Peuce su la bocca dell' Istro , come pu presso
di lui vedersi nell' 8> dell' Argonautica . Finalmente il pi comune con
senso degli Scrittori vuol eseguite queste nozze in Corcira -, perch oltre
quella del nostro Poeta , vi concorrono ancora a stabilirlo le autorit di
Onomacrito, e di Timeo ; quella apparente dai versi 13 jo> e segg- e que
sta, al riferir dello Scoliaste , corroborata dai segni, che lo stesso Timeo
asserisce col rimasi, di due are per quella occasione col erette, e dagli
ati-.

SUL

LIBRO

Q.UARTO.

?o?

dnnu sagrifizj , che dopo ancora si continuarono a fare in quell'Isola per


celebrarne la memoria ; circostanza pur questa , che tocca poco appresso il
Poeta* Apollodoro nel dar luogo in Corcira a queste sozze , seguita ap
puntino Apollonio , che anzi quasi non fa, che copiare; come lo fa pure
in tncta la sentenza di Alcinoo , e nell'altre relative circostanze anche Igino;
sebben poi per equivoco ( quando non sia guasto il testo ) mettendo nell*
Istria la reggia d'Alcinoo, venga nell'Istria a fissare il sito degli sponsali
medesimi Aggiunger per ultimo una piccola differenza, che passa fri
cucili stessi, che suppongono in Corcira le nozze di Medea , circa l'indi
viduata precisione del sito; che mentre il nostro Poeta nomini per ci
l'antro di Macri , Onomacrito le vuol celebrate su la nave stessa , e Fileta
citato dallo Scoliaste , nella casa medesima d'Alcinoo*
Vers' i8f*. ivi i Jjchiadi Oc- | Accenna qni Apollonio uno dei pi importanti
punti della Storia Greca, che 1* emigrazione dei Corintj , qui connotati
otto il nome di Bacchiadi ; nome col quale c individuata la schiatta dei re*
gnanti in Corinto dopo gli Aletiadi , che per cinque generazioni vi oc
cuparono quel trono Questi Bacchiadi , i quali traggono da Bacchi 1a lo
ro denominazione, che Pausania vuol figlio di Prnmni, ma the fanno al
tri figlio di bacco, ritennero la Monarchia assoluta di quello stato per al!
tre cinque generazioni , sino a Telcste ultimo Re di quella razza ; sebbene
poi, ridotto anche ad Aristocratico il governo , seguito quella Famiglia ad
averne la maggiore influenza, sino a die finalmente ne usurp Cipselo la
tirannia * Di questa Famiglia pertanto esser dovevano Archia , e Chersocrate, che per capi di detta emigrazione sono considerati da Strabone , che
dice quest' ultimo rimase con una divisione in Corcira , mentre il primo
col resto degli emigrati prosegui verso la Sicilia , dove piant Siracusa
jtrchiain ( cosi egli nel lib* & } cum in Siciliani navigarci , cum parie exercitus reliquisse Chersicratem , gen js ai Uerculis postergate ducentem , cui occu
pare! pr domicilio suis Corcyram , eux ante Scherni fuit nominata c- ; al
qual passo, per istabilire Chersicrate della schiatta dei Bacchiadi si unifor
ma pur lo Scoliaste , che lo chiama unus Backiadarum ; aggiungendovi
inoltre l'occasione di detta emigrazione nel misfatto commesso di un'omi
cidio , per lo quale, odiosi divenuti li complici, ne furono quindi scacciati;
espulsione questa , che poi fu la causa dell'implacabile odio, che tempre
li Corciresi portarono ai Corintj , del quale fa pur menzione Tucidide*
Quanto poi all'epoca precisa della emigrazione medesima, e dello stabili
mento per conseguenza della colonia Corintia in Corcira , non si accordano
fra loro nel fissarla i Cronotopi Volendo ciecamente seguire Timeo citato
dallo Scoliaste, fissarsi dovrebbe a 600 anni dopo la presa di Troja-j ma
Tom' Ih
S s s
ne

5o6

OSSERVAZIONI

ne restringe questo intervallo Ubon Emmio , ebe fondandosi su 1' autoriti


di Erodoto, lo riduce a ni e ti di roo- anni; e pi ancora viene a ristringersi
da quanto il Oliverio prova diSirracusa, la cui fondazione* contemporanea
come si veduto allo stabilimento in Corcira della colonia Corintia, egli
con buone ragioni fissa al primo anno dell' Olimp- XI , che viene a rica
dere verso il 448 dopo la presa di Troji Comunque per incanto sia della
precisa epoca del tempo , la verit di questo fatto, in quanto ha relazione
colla Storia, comprovata , olerecch dalle allegate antotit , dal vedersi al
tres in vane monete Corciresi il cavai Pegaseo ; incontrastabilmente carat
teristica di Corinto j giacch in ci convengono gli Antiquarj per detto
dello Spanhemio > essete stato costume delle colonie di ritenere nelle loro
monete le insegne delle primitive lor patrie , e di meschiatle nelle pro
prie Pel resto poi fa qui Apollonio con molta convenevolezza passati ali*
arrivo di questa nuova colonia Corintia , li Colchi , eh' erano prima restati
per lungo tempo ( che lungo merita sempre dirsi quel tempo in ognuna
delle indicate ipotesi ) , presso li Feaci 5 passati dico y in quei medesimi
precisi siti , dove finto aveva da prima , che si fossero fissati quegli altri
Colchi dispersi nell'I Ili; io dopo la uccisione diAbsirto; su i quali siti
tatti se n' detto superiormente ai rispettivi luoghi qualcosa
Veri' 1877 Aveari gi dunque c [ Di questo Episodio , quanto almeno alla,
sua sostanza , che e l'approdo degli Argonauti alle coste dell'Affrica , pos
sono considerarsi per autori Onomacrito, Erodoto, e Pindaro i dai quali
per conseguenza pu dirsi, che preso l'abbia Apollonio > che poi Eatto lo
ha suo col l'anatrarlo alla totalit della sua azione, e coll'adornarlo Onomactito veramente non fa, che accennarlo, passando sotto una poetica,
preterizione tutte le sue circostanze col far dice ad Orfeo (v 1344* ) i
Hic quid tibi , Mmate Dea genite , enarten
Qua; una cum Minyit circa Syrtim e ptoeellis passut sum
Et ut fervati tandem sunt a ponuvago itinere ma questo solo cenno bjsca'a provare , che antiche tradizioni anche al suo
tempo autorizzavano il latto Erodoto nel lib- 4* riferisce gittati alle coste
della Libia gli Argonauti , e riferisce quanto ad essi successo al lago Tritonio , con qualche differenza da Apollonio , quanto alle circostanze, ma
con massima quanto al tempo ; perch egli suppone tutto ci avvenuto non
nel ritorno dalla Colchide , ma nell'andata che faceva in Delfo Giasone
per consultarvi l'Oracolo: differenza per questa , che tutto intiero rove
scia il sistema dell'azione, che tutti hanno concordemente adottato gli
Scrittori Argonauti Pindaro finalmente quello cui pi che agli altri
si avvicina Apollonio , e che pu dirsi avergli servito di modello; perch
sul

SUL

LIBRO

QUARTO.

$07

sul principio della Pitica quarta , facendo vaticinare Medea sul destino dell'
Isola di Tera , tutto a un dipresso le mette succintamente in bocca quanto
diffusamente Apollonio descrive in questo Episodio delle avventure Argonautiche nell' Affrica Ne saranno ai rispettivi luoghi rimarcati gli oppor
tuni riscontri , giacch qui basta il detto , perch sia rilevato nelle addotte
autoriti di chi ha preceduto il nostro Poeta , il fondamento della credibilit
e verisimiglianza del presente episodio Fra gli Scrittoti poi posteriori , Igi
no non ne parla affatto j e lo stesso quasi pu dusi di Apollodoro , che
dopo fatta lasciare dagli Argonauti la Feacia non fa, che accennare la borrasca da essi sofferta, senza neppiir mai nominare la Libia; giacche il solo
passo , dove in qualche edizione si legge KtfCuv dei Libj , secondo il Sig.
Heyne , scorretto , e deve leggersi invece Aiyiuv dei Ligj L* Ab- Banier
finalmente, che nella sua quarta Meni- su gli Argonauti , rapporta questo
episodio, e lo crede fondato sul vero, vi rintracciandone dalle circostanze
sue la Storica allegoria; ma noi di questa ci riserbiamo di darne opportunemente in appresso un'idea
e segg' degli Ampracii il iena il suol dei Cureti /' Echinati |
Diretti gli Argonauti, dopo il loro distacco daCorciia, ad avvicinarsi al Pelo
ponneso per poi , girandolo, ricondursi in Jolco, li fa con tutta la esattezza
Geografica passare per Io Seno Ambracio, poi per le coste dell'Acarnania ,
e quindi fra le Echinadi, ed Isole vicine Il Seno Ampracio ( o Ambracio ,
come da altri si scrive ) precisamente in faccia a Corcita : contro Ambia'
cium sinum Corcyra ha detto Mela , ed il suo nome, come qui pur l'accen
na Apollonio , viene dagli Ambracj , o sia dagli abitanti di Ambracia , Cit
t una volta di gran celebriti nell'Epiro, e peculiarmente in quella parte,
che dicevasi Thesprotia ; Citti per altro ora distrutta , sortovi su le sue ro
vine presso a poco in quel sito, l'oscuro luogo ora detto Prevesa-vecchia
Di questo Seno, del quale nikil esse in Epiro nobilius , dice il citato Mela,
forse per la sua ampiezza, per cui n' era anche al vicino mare comunicato
il nome , infiniti e Storici , e Geografi ne fanno menzione , del quali pos
sono vedersene alcuni citati dal Cellario nel lib- 2. cap. ij. Oggi cono
sciuto sotto il nome di Golfo dell' Aria , nome , che gli viene dal fiumej
Arethon ( altrimenti Arachthon ) , che dentro vi sbocca ; e sotto il qual
nome ne' bassi tempi si compresa tutta la vicina regione , onde l'Ario
sto in una delle sue Satire :
2?eW Arta , o in la Storca farli despoti
Passato poi questo Seno si trova l'Acarnania, frapposta appunto fra di esso,
e il fiume Acheloo Qjj la chiama terra dei Cureti : come secondo lo Stefa
no per Cureti intende Omero gli Acarnani in quel verso del lib> dell' IN
S S S 2
Colf

So8

OSSERVAZIONI

Combatteano i Cureti , e i sofferenti


In guerra Etoli
f! quale Stefano, ali* voce a'/MS, pressamente dice , con questo nome eha*
marsi , aliauis ex Acamania . Stratone , per altro , dopo aver convenuto , che
Curetes alti Acarnanibus adscribunt ; inclina a credere pi propr/amente ap
partenere essi agli Ecoli , Popoli confinanti ; e molto di quel nome, e dellaprovenienza dei Cureti palla nel lib- io cut pu il lettore rivolgersi , co
me in generale dell'Acarnanra stessa , ki cui H famoso promontorio d'Aziocelebre per la sconftta di Marcamento , veder se ne pu nel citato luogo il
Cellario, che diffusamente ne parla . Lungo poi le coste di questa Provincias fanno qui gir Argonauti proseguire il loro viaggio- per quello stretto , cheformano ( vuol dite Apollonio ) colle Ecliinadi le altre Isole , che non no
mina; ma che esser devono la Ceffalonia , ilZa-nre, e l'antica Itaca- r cor
rispondenti queste appunto a quella situazione , per quanto abbiamo! ancoc
da Strattone, che cosi s' esprime nell'80 ante Acarnaniam sit* sunt Zacynthus , Ccphalxnia , Ithaca , atout Echinades Di queste poi in particolare
nominate qui dal Poeta , fanno pure menzione Scillace , Scimno Chio ,
Mela ; ma pi ampiamente ne parlano il citato Stratone, e lo SreFano
Omero le chiama Echine ; ma dopo di lui Ecliinadi sono pi- universalmentechiamate y e ci , dicono alcuni , dalia abbondanza di Echini ( ricci ma
rini ) , che l si trovano Per aspre e des-ree sono in genera/e qualifi
cate da molti, ma- convien- credere , che tali sicno divenute coli' awdatedel tempo, perch Omero le annovera fra quei paesi, che somrmniatraco
hanno gente per l'assedio di Troja ( II lib- * )
Qw di Dulichia , e delle sacre Echine.
Jio/e , d* oltre mar rimpetto ad Eli
Conducea Mege
e peculiarmente di Dulichio ( una delle Echinati >ptov* abluzioni, <jella
espressione di Virgilio ( Egl- e- v- 7<t- ) '
Dulirhiat vexosse rates *
Vedine anche su- queste il Cellario lib. i'cap- 14.
feri' i888 Entro alla Sirte &c- \> Per la sua etimologia sarebbe questo nomeappellative , e venendo da sOpu traho , potrebbe significare qualunque sico>
nel ma*e , dove il flusso trae limo , arena , e sassi , o dove sono tirate dal
flusso verso la spiaggia , o in secco le navi Ristringesi per- ordinariamente
il generico suo significato , e per antonomasia s'intendono per Sirci due
gran golfi dell'Affrica pericolosi ai naviganti per li bassi 'or fondi j fra i
quali due golfi quella regione situata detta appunto Sirrica s quia duas
tyrtet interjacet , dice Plinio Erauo queste due Sirta' pressa gli antichi fra.
lo.

SUL

LIBRO

QUARTO;

509

loro contradistinte cogli attributi di maggiore , e minore t e di queste la


prima di cui per io contesto, e per quanto segue, deve intendersi, che
patii Apollonio; sebbene ad ammendue possa competere l'essere nel mare
Libtstico, perch come sotto il nome di Libia , tutta l'Affrica intendono
li Greci, cos per Libistico tutto quel tratto del Mare Mediterraneo , che
la bagna sino all' Egitto Peraltro la Siite maggiore, di cui qui si tratta
fra le due la pi Orientale ; ed eradagli antichi Geografi considerata , per
messa accanto a quella Provincia , che dicevano Cirenaica ; la quale ad Oc
cidente terminava. Strabone, che diffusamente , ed in pi luoghi ne par
la , ne Essa l'ampiezza calcolandone a pfo stadj l'interno suo circuito 3
ed a ifoo- la sua bocca j e quanto alla descrizione ( che gi comune a
tutte due ) questa essendo presso a poco condotta cogli stessi colori , che
adopera il nostro Poeta, non sar inopportuno di qui trascriverla ( lib - 17.)
Trlajoris , af minori! Syitis d'ffi. ultas inde est , quod cum multis in locis fundus sit vadosus ac etcnosus , propter testiti maris contingit , ut multi in brevia
illapsi hxreant , ut raro navigia evadant Merita pure di esser veduta la af
fatto Poetica descrizione, che ne fa Lucano nel lib- al v 305. e segg- ; e
perche sinora inedita non sar anche forse discaro, che qui trascriva l'altra
che ne fa Agazia nella Prefaaione alla sua Collezion d'Epigrammi esistente
nel famoso Codice dell'Antologia, giPalatino , ora Vaticano j la qual
descrizione cosi concepita ;
Ep&tv -fj irxpx Sf/on'v evi) noTfrpt Sus'AAcu? s
Aii/jx'si l SJKxa'fx irpov yisaov jotyn ,
Kat 4-b fx/rv u,TUTtv vrf'p pijypu Ai'x^w
che pu in Italiano cosi rendersi
Vanne alla Sirti, ove V Austral procella ,
Xispiug*
V jti Boreali
U immenso mar\ talchi un* aiciutta via
Apre in mefto al suo seno, e un'annose
Riflusso 1' onda litoral divide
Oggid con nome corrotto conosciuta questa Siite maggiore sotto quello
di Golfo di Sindra
Vtrs 1990- quelle dtsse , Che accorse c- \ Da queste Ninfe della Libia, che
si Bngono allevatrici di Minerva, prende qui occasione il Poeta di accen
narne li fvola , la quale p; d'ogni alrra secondo la variet dei tempi
variata Esiodo, il pi antico fra i Mitologi con mistico lin?ua<rgio ( Tcogv886- e segg- ) fa concepita Minerva dalla Mente , prima moglie di Giove j
che gravida sja stata da Giove ingojata ; c quiadi Minerva da lui partori
ta ,

Sio

OSSERVAZIONI

t* - Pi semplici li Micologi posteriori , al riferir di Erodoto nel lib 4 l


fanno figlia della palude Trironia, e di Nettuno , adottata poi da Giove ;
locch forse aver voluto esprimere Omero quando ( II 4- fi f. ) insieme
la chiama A'; tvyxTtip Jovisjilia, e Tptroyiwtx , e Ttitande genita , se pure
altronde questo epiteto non deriva, come accenner di qui a poco- Fi
nalmente Sresicoro, se vero quanco ce ne assicura lo Scoliaste , fu il pri
mo, che dall'unione forse delle suddette favole , immagin immediatamen-te uscita , tutta anche gi armata, Minctva dalla testa di Giove Ho detto,
se vero quanto ce ne dice lo Scoliaste, perch trovandosi questa stessa
favola in un Inno attribuito ad Omero ( che il XXVII- ) , o vero non
, che Stescoro , tanto posteriore ad Omero, fosse il primo ad immaginar
la , o spurio V Inno citato , e di un autore posterior a Stescoro Ma
comunque sia di ci , sia di Stesicoro, o sia dell' autoie dell' Inno l' inven
zione , Callimaco I' addott ad' Inno a Pailade , dicendo :
nulla madre
Partoritine la Dea, ma ben di Giove
La testa
ed Apollonio opportunamente ne fa qui uso per abbellirne il suo episodio}
del suo aggiungendovi, che avvenuta sia la cosa presso al lago Trironio ,
col che viene, e ad adattarla insieme al paese, uniformandosi in certo
Biodo ai Micologi citati da Erodoto, e insieme a combinare co] nome, che
Omero, ed Esiodo avevano gi anche prima dato a Minctva , di Tritogenia ; sebbene forse originariamente, non dalla provenienza derivato, ma
dall'essere nata il terzo giorno del mese, come vuole Callistene presso
Tzecze in Licofr- v5"ip.-, o da altre ragioni, come presso Suida . Dju
questo uso, che di una tal favola ha qui fatto il nostro Poeta, per avven
tura deriva, che comune essa sia divenuta presso li posteriori Mitologi;
onde Igino semplicemente si esprime ex 1,*
" ^""rya > Apollodoto copia insieme Apollonio . ^Esiodo; da molti, al dire d' Arnobio , c
per queiro Minerr* chiamata Coryphasia ; e Fornuto nel Cio De nal- Deo"
dopo averla cos ciferita v indagandone la morale allegoria , la quale per
da altri si ripete ancor da pi alto , come vedersi pu presso lo Spannemio sul citato luogo di Callimaco N meno dei Mitologi, ne hanno fatto ,
dietro al nostro, uso d questa favola altri Poeti , fra i quali baster accen
nar solo Lucano , come quello , che pi ad Apollonio si avvicina , cos
toccandola nel Hb o<
Janc (paludem Trito nidem ) , (f Pallai amat , patrio qvx vertice
nata
|
Ttrtarum primcm Liiyen ( nam proxma cielo est ,
Ut

.j tenia i Mmoomlimonltikgoiii, li jj*.


:.,Mf moti pi ilio, etnie ititwpopttmii^
m .ipiiCHmico- N arnoinMitologi,mkm*>/
ico, au iiftmfmhihPota, tui tui/iintuut8'

_
, rwjuB vinuac i a un'erudito Inglese , Gio
vanni Upton , parve oltre il credibile questo fatto , e degno per da cen
surarsi Apollonio , come quello, che abbia usata quella libert , che non
ai Poeti concessa , di violare cio li confini del verisimile : giudizio nel
quale, come il primo non fu l'Inglese citato, cos neppure senza seguaci
rest fra li posteriori nemici di Apollonio - N' per su questo articolo
facile assai la difesa , quando anche a difenderlo non bastasse l'autorit di
Pindaro , da lui lateralmente seguito, come rimarcato ilo nelle NotePoi

~iftaumlina(nm/mmttlt0t,

Si

OSSERVAZIONI

Poich notissimo fra gli antichi non essere stato inusitato questo metto
di trasportate le navi; alcune anzi delle quali erano a bella posta costrut
te io modo da potersi disFare: dette perci ithox IixKutx Erodoto accn>
sando Serse, che abbia per puro orgoglio , e senza necessiti intrapreso di
fare un canale attraverso il monte Ato , soggiunge, che assai pi facil
mente si averebbero potuto trasportare le n.iv per terra ( lib- 7- ) qvum
lceret nullo negotio naves per iitkmum trasportar? . Di Semiramide rac
conta Diodoro nel lib- j- , che per portare ncll' Indie le sue forze ordin,
che fossero costruite navi : flumiuius aptte , qua: dividi possent ; e Sciabone
nel lib- 16- rifesisce di Alessandro Magno , che per I* intrapresa , che aveva
ideato dell' Arabia t navigia partim in Pkarnicia , Cyproque construxerat tum
dissolutili (Iix'Mjtx ), tum clavis compatta , qux per stptem stadia Thapsacum pattata Babylonem flumine delata sunt} del quale stesso Alessandro , an
che Curzio fa fede aver per trascorrere l' India fatto fabbricar n.m c lib- 3
cap io ) : qute soluta plaustri! vehi possent , runusque conjungi Degli stessi
Argonauti fu da molti , al riferir di Giustino , creduto , che anche all' occa
sione di passate dall' Istro all' Adriatico ( lib* }7 j : naves suas humeris per
. juga montium transtulerint j il qual ripiego per altro non essere necessario
di supporre in quell' occasione , fa da noi superiormente dimostrato Ab
biamo pute un bel documento della possibilit di questo fatto nella Storia
mia patria , dalla quale rilevasi, che nel 1430- per soccorrere la Citt d
Brescia allora assediata, iti proposto , ed eseguito di mandare nel l.igo di
Garda una flotta, la quale fatta prima salire lungo l'Adige, fu poi per
terra trasportata, fatta quindi sormontare le xontagne , e dalla cima d
esse fatta discendere nel lago : fatto questo di cui ce ne fa testimonianza
l'accurato, e fedel nostro Scorico M Antonio Sabellico nel lib- j- della
terza Deca Finalmente il de Solis nella Storia di Fernardo Cortes, o sia della
conquista del Messico, fa menzione del trasporto di alcune Canoe (btrchc
i quei paesi ) , fatto per terra dagli
" ie ioro spalle ; del che
ne ha anche aggiunto un *'<: Corsini ad abbellimento della sua versione
Italiana Jt quella. Scoria Spagnuola E" pienamente ciun^e giustificato Apol
lonio se ha creduto , Poeta Cora* , di adottare un facto meraviglioso ,
che per possibile , e veto ci hanno dato tanti autorevoli Storici , ed al
quale per conseguenza nulla manca ad avere la pi pei fetta vensimiglianza
Ytrs' 1118. Dello stagno Ttitonio | Variano li Geografi sul preciso sito di que
sto lago Alcuni lo mettono nella Tripolitana presso alla Sirte minore,
ora Golfo di Gaus ; e fra questi si contano Brodoto , Tolomeo, Plinio,
e Mela Non per questa situazione quella, che convenga al viaggio
Argonautico , qui da Apollonio descritto; perch all'Occideute della Sirte
mag

-ni''411

k*""*

spettiti 1' rebo pet padre ; altri figlie le fanno di Espero (rateilo di Atlan
te ; Eubolo dello stesso Atlantej e lo Scoliaste del Poeta per un equivoco
rimarcato dall' Heyne, confondendole colle Gorgoni , le dice nate da_
Forco, e Ceto Su'l loro numero , li pi sono conformi al nostro Poeta nel
farle tre"; ma Palefato le vuole due sole, come portava la pittura di Paneno nel tempio di Giove presso gli Elei , di cui parla Pausania ; quattro
se ne contano presso Apollodoro, e Fulgenzio ; e sino a cinque ne aveva
Tom- W
T t t
dip''

[+

OSSERVAZIONI

dipinte Teocle nel tempio di Giunone plesso li medesimi Elei , come afe.
biamo pute dal testi allegato Pausania Li nomi finalmente variano essi
pure presso i Micologi , come sar altrove rimarcato Quanto poi alli po
mi , che si finsero a lor consegnati fu detto ( e Ferecide citato dallo Sco
liaste ne fu uno degli autori ) , che Giunone al tempo delle sue nozze li
desse a Giove per dote ; ma Agreote antico Scrittore delle cose Libiche ,
riportato dallo Scoliaste , ctede che si abbiano invece ad intendere per que
sta voce **IAi , che i Vlito\og adoperano , e che ha doppio significato , si
abbiano , dico , ad incendere bellissime pecore, dette appunto auree per la
loro bellezza Pi universale per il primo sentimento , si rappresentano
pendenti da un'albero ; e la differenza versa sul numero; alcuni fra i quali
Ami fan antico Comico presso Ateneo volendoli tre, ed altt cinque; il
qual ultimo numero ha per se l'autorit di una medaglia di Antonino Pio ,
che riportaca dallo Spanhemio , veduta si sar , come inserviente alla_
illustrazione di questo passo , da me inserita dopo le Varie Lezioni , per
un finale - Rapporto poi al serpe , che in questa favola comunemente s
fa custode dei suddetti pomi; questo, Esiodo Io fa figlio di Ceto , e Forci
in quel luogo della Teogonia , che senza indicarne il sito , cita lo Scoliaste
ma che confrontato al verse cosi suona :
Ceto la minor di tutte mista
Jn amore con Forci genero
Orriil serpe, che nelle latebre

Di oscura terra , negli ampi confini


Guarda le poma , che son tutte d' oro
Fisandro per citato medesimamente dallo Scoliaste lo fa nato dalla terra;
.sentimento , che abbraccia il nostro Poeta col chiamarlo ^9:'c e terra gem'ruj , come lo spiega il Brunck Questo is tesso serpe , il cui nomo
Lodati, ci fu da Apollonio conservato, Eracosteae vuole rappresentato in
Cielo da quella costellazione in forma di serpe, che Inter ombas Artosjacet;
sebben altri diano altra origine a quella costellazione, che vi corrispon
de : ituara per la maggior parte nell' Emisfero Settentrionale , composta di
4J- Stelle > e descritta dall' Evelio Finalmente sul modo nel quale Er
cole degli stessi pomi si sia impadronito, convengono i Mitologi , che fos
te coli' uccidere quel tal serpente ; ed egli medesimo appresso Sofocle nelle
Trachiae se ne vanta , mettendo questa fra le altre uccisioni da se fatte di
mostri* Questa a un dipresso nelle Micologiche sue circostanze la favola,
qui dal Poeta nostro accennata , molti in seguito altri Poeti ne han fatto
pur uso : fra i quali baster riportare Lucano, che la ha adattata alla si
tuazione medesima della Libia , alla quale la ha adattata Apollonio, cos
dicendo nel v- j5o- 1
Futi

i,*** .

! dell'Inno ia Cerei' , dove crede adombrato sorto di questa favola il


farai pomo dalla prima nostra madre a istigazione del serpente staccato
dal vieraco albero nel Paradiso rerresrre
Veti' H66- Tu non tornasti , o Canto l/c- \ Era gi srato sin nel C.ualogo pre
venuto dal Poeta il lettore dell' avvenuto nella Libia su la persona di Can
to ; ci che qui intraprende di descrivere dietro il cenno , che lasciato gi
ne aveva Onomacrito al (r> 141- j non volutosi per seguire da Fiacco, che
fa in vece Canro ucciso da Gerandro nella battaglia con Perse Igino
segue il nostro Poeta nel far pure ucciso Canto nella Libia , e nell' indivi
duarne l'occasione; ma differisce nel nome dell'uccisore , ch'egli chiama
non Cafauro , ma Cefalione , e che fa non fratello, ma figlio di Nasamone, e differisce anche in ci , che fa tolta la vita nell'incontro stesso ad
Eiibote; del che nessun cenno ne fanno ni Apollonio, ni altri Non c
poi senza la pi grande avvertenza nel nostro Poeta la digressione, che
introduce su la schiatta di Cafauro , che vuol far rimarcare proveniente da
Febo per levare la indecenza di vedere ucciso un Eroe da un volgare bi
folco Questa digressione contiene una favola, che se non intieramente
d'invenzione d'Apollonio, quanto al fondo, lo certo quanto all'appli
cazione , ed alle circostanze Poich nota era bene fra i Mitologi , come
una delle figlie di Minos , Acacallide, e noti erano gli amori suoi con
Apollo ; ma da questi per testimonio di Nicandro riferito da Antonino Li

Pres,

0 t n

!
I

-elle
Gor-esiqui
ripeterne
il rac*c ne
hanno
le_
, ilquale
riporta
a Eerecide
,
> pu fra gli ajtri vCdersi nella Mito,-n
vedersene
1'allegorica
,
e
cosmogo. -g^io.e'**
delle
daiGemine
Sio- Dupitis
ia d'Orleai
presso li ,Sipnori
*ora le Chi
U'i bascaado quidiavvertire, chepe-

SUL

LIBRO

QUARTO.

$17

accennato, intendersi deve Polidette Re de' SeriFj , da cui fu Perseo co


mandata quell'impresa a fine di agevolare a Ditti il fratello , il conse
guimento dei suoi amori con Danae Quanto poi all'applicazione di que
sta favola a spiegare 1' origine dei velenosi seipi nella Libia , la razza dei
<juali si fa dal Poeta provenire dalle goccie del sangue cadute dalla testa
di Medusa , e per l'abbondanza dei quali serpi iriXthw, detta la Libia dai
Alessandro citato dallo Scoliaste ; questa applicazione , dico , si nelle
Note veduta da altri Poeti felicemente adoteaca Ma rapporto ai suddetti
serpi , anche al di d' oggi se ne conosce dai Naturalisti la specie , che con
servato ancora ha il nome di serpi della Libia , per abbondare appunto in
quel paese serpi, che secondo la descrizione, che ne fa tra gli altri il
Sig- Valmont di Bomare nel suo Dizionario di Storia Naturale , sono luti*
ghi , con coda nericcia, bianchi di corpo, e con macchie nere*
Veri' 1347* le /or chiome C' | Notissimo per molte autorit di classici il
Greco amico rito dei funerali qui accennato , per cui li pi cari al defonto ,
e quelli 3 che pi lo volevano onorare si tagliavano i capelli, e gle li of- ferivano Nel funrale di Patroclo presso Omero nel ijf- "~

co' capegli
Tutto il morto copriano , che tosandosi
-
t ,
. Gittavan sopra
i
' .
'- *. y '
ed Achille stesso a bench l' avesse anteriormente promessa ir voco i
, : Spercheo, pure
f. *
stando a landa
Alla pira tos la bionda chioma
e in man dtl caro antico r
, . La pose
;._ *
Parimenti Sofocle aeW Ajace Flogcl- fa , che Teucro inviti il figlio d'Ajace
ad offerire al morto padre, cogli altri dei suoi congiunti i proptj capelli:
O Jw/i accede huc , stans prope
Sede conversus , in manibus habens
Comas meas hujus , sui ipsius
Supplicatorium thesaurum
N mancano pure presso i Latini autorit, che comprovino questo co
stume medesimo , onde Ovidio fa dire a Canace {Hsroid- Epsi- %i
vers- iif - ),
2von mihi te licuit lacrymis petfundert justis
In tua non tonsas ferre sepulcra comas l
e Stazio nel funerale di Archemoro introduce il padre, che
**" '
tergoyue , pe&ore fusam
$0

5i3

OSSERVAZIONI

Ccsariem ferro minuit , scAsjue jacentis


Obnubil tenuta ora comi:
(Theb-rf 194- J
Vedine di questo rito il Porter Archxol- Gr lb- 4 cap 4 , e il Feizi
Antiq- Hom> I i L>- } cap> ri Quanto poi all'altro rito qui pure accennato
di girare tre volte intorno alla pira coli' armi, l'abbiamo rimarcato presso
il nostro istesso Poeta nel primo, all'occasione dei funerali di Cizico J s<ul
qual luogo pojrono riredersi la Nota, e l'Osservazione
Veri' xij6' Il ponente Trton c \ Tutte quasi le circostante di questa Poe
tica comparsa di Tritone agli Argonauti , le ha il nostro Poeta copiate da
Pindaro , che nella quarta Pitica ne aveva delineate le tracce L* aversi
esso vestito della figura di Euripilo ; l'aver fatto agli Argonauti il dono
della mistica gleba di terra; l'essere questa stata presa da Eufemof e l'aver
essa quindi data l'origine all'Isola di Tera, sono tutte circostanze , che si
trovano in Pindaro; e sono quelle appunto, che per dare al suo episodio
il carattere di meraviglioso ha qui Apollonio adottate Del nascimento di
Tera ne diremo qualcosa in appresso ; ora basta di brevemente illustrate
le altre col confronto massime di due altri autori Erodoto, eLicofrone,
presso i quali si trova del fatto istesso menzione Il primo nel libro quat
to fa parola di detta comparsa di Tritone , e lo dice venuto ad insegnare
gli Argonauti la strada d' uscire da quel Lago , in merc del qual bene*
tzio , soggiunge avete avuto da loro in dono il tripode d'Apollo : niente
per dice , n dell' assunta figura di Euripilo , n della donata gleba Il
secondo al v 886. dell' Aless- nell' accennar questa favola si tiene presso a
poco negl' istessi termini di Erodoto , se non che in vece del tripode , che
questo , ed Apollonio fanno dagli Argonauti offrto a Tritone , esso gli fa
offrire da Medea una patera Quanto a Tritone egli un notissimo per
sonaggio nella Mitologia } sin da Esiodo nominato , che lo fa figliuolo di
Nettuno, e A ufi tri te j provenienza per questa nella quale altri discorduno, specialmente su la madre, e Licofronc anche sul padre, ohe vuol
fosse Nereo Possono vedersi raccolti li principali autori , che ne parlano
presso Natale de' Conti Di Euripilo poi, di cui si dice assunta da Tritone
la figura , questo per detto di Alessandro citato da Tzetze in Licofn era
figlio di Nettuno , e Celeoo , fratello per conseguenza almen per parte di
padre dello stesso Tritone Il medesimo Alessandro dice , che Re sia stato
ili quella patte della Libia , detta poi Cirenaica ( Teatro appunto di questa
azione ) da Cirene , che gli successe nel Regno , dopo avergli , caccian
do , reso il benefizio di estirpare dal paese un leone, che lo infestava:
circostanza questa , che abbiamo accennata da Callimaco nell'Inno ad
Apollo yen- 91. in quelle parole :
tv

fio

OSSERVAZIONI

Chi avesse vaghezza di vedere raccolti quanti degli antichi ne parlano/


pud consultate Ubon Emmio , il Meutsio , il Giuverio , ed il CellarioOggi quest' Isola presso li Turchi , conserva quasi nella sua forma l'anti
co nome, da essi pronunciato per Icrtti } ma comunemente conosciuta
sotto quello diCandia, cosi detta dalla Citt, che ne la Capitale ; Citt
resa celebre dalli memorabile resistenza , che per due anni , e mezzo dopo
una guerra di venticinque vi fecero li Veneziani coatra li Turchi , che
finalmente se ne impadronirono-, dopo per aver l soccombenti dato pro
ve di una fermezza , e valore , che a detto degli Storici forastici! U pi
imparziali , non ha esempio nella Storia n antica , n moderna
Veri' xfoj Ma l'eneo Talo c- | Di questo incontto degli Argonauti con Talo devesi ad Onomacrito la prima idea, cos da esso brevemente espressa
in bocca del suo Orfeo al v 1347- ;
Qutou* in Creta adversa sustinuimus
Cum xncum gigantem eo delati compie et emus ,'
Qui ntminem intra portum venire sineret l
dietro al qual cenno tutti poi son d'Apollonio li colori, coi quali ne hai
egli abbellito questo episodio , e cogl' incantesimi di Medea , e coli' indivi
duate circostanze della caduta del gigante istesso : episodio questo dal qua
le Apollodoro nel primo della Biblioteca ha quasi per intiero tratta su
questo incidente la sua narrazione ; ed il quale come una parte della.*
Storia Argonautica, adottato anche fu dal Newton nella sua Cronologia
Per altro la favola di Talo, per quanto anche ne giudica 1* Heyne (che
cu 'i citato passo di Apollodoro , degno da consultarsi ) mostra nel
$uo carattere di essere di antko conio j e tale infatti bisogna che fosse,
quando ha somministrato a Sofocle il soggetto da farne una Tragedia,
che lo Scoliaste d' Apollonio , cita col titolo di TdKu; , e che su questa
autorit registrata dal Fabricio fra le perdute Tragedie di quel Poeta - Pla
tone nel Dial- De Lege, addita la Storie* ^s'"' delli medesima nel rac
contare, ch'erano RaJamanco. e L'alo li due commessi da Minosse, per
invigilare all' esecuzione delle sue leggi, quello nella Citt , e questo nell'
Isola, la quale ogni anno girava, portando le leggi stesse scolpite in una
tavola di bronzo , donde poi fu detto esser'egli medesimo di bronzo Ec
co le sue stesse parole secondo la traduzione del Ficino : 0 piane ( seRhadamanto ) veluti legum custode, per urbem usus est Minos; ai religuam vero Cretam custode Talo Talus enim ter ouotannis pagos omnes lw
strabat , leges corum observaturus , tabulis trrcis leges insculptas circumferens ;
vnde areus nominatus est : al qual passo forse allude [Luciano , quando
disse parlando di Talo nel Eilopseude ; Erat aeneus die Crete circuito*
Su

SUL

LIBRO

Q_UARTO;

?*i

Su questa base di verit hanno li Mitologi lavorato il resto, e personifi


cando le qualit dello stesso custode, o sa rapporto alla rapidit delle sue
corse , o sia rapporto alla robustezza , e fermezza del suo operare , o sia
finalmente quanto alla parte in cui possa essere stato trovato debole, ne
quindi uscita , quale intiera abbiamo da Apollonio, la descritta favola;
suscettibile poi nel suo complesso d' altre e Storiche , e Morali allegorie
Di Storico , crede l'Abate Banier , che abbia Apollonio voluto con questa
favola adombrare Ja resistenza fatta all' approdo degli Argonauti in Creta
da guardie di quell' Isola, tutte armate da ogni parte; simili a quegli uo
mini di bronzo , dei quali parla Erodoto , e dei quali si serv Psammetico
per rimontare sul trono; ma che non erano infatto, die Jonj armati di
cuojo Di Morale poi non discrederei aversi voluto dal Poeta sotto di que
sto favoloso velo darci un etico insegnamento su la fragilit dell' umana;
grandezza : senso allegorico questo , che lo stesso pu essere della celebre
statua sognata da Nabucco , forse anche contemplata dal nostro Poeta in
questo passo Ma tornando per un istante a Tato , a questo , oltre gli autori
citati , ha voluto anche alluder Catullo in quel verso {Carni'iS- ai Camer-)*
iVoa castoi si Jingar Me Cretum ;
sebben altri mal' a proposito vogliano l inteso Dedalo ; e se fede avesse in
ci a prestarsi al Mazzoni , si direbbe , che fatta ancora ne abbia men
zione Fiacco; ma prende egli un equivoco, aitando per verso di Fiacco
il seguente che tratto dal supplemento , che alla parte di quel Poema
che manca , vi fece Battista Pio , e che non che una traduzione di Apol
lonio ;
Concretili chalye e duro ter obambulat ora
Dicxus Talus 1 ni
Finalmente a questo Talo appartiene ci, che su l'autorit di Simonide ci
riferisce Suida , che uccideva egli quelli, che si approssimavano a quell*
Isola, coli' abbracciarli dopo aversi penna, di bronzo com'era, roventa
to , e ci sempre col viso ridente j donde il proverbio Sagome y\ue.
Vedi a questo articolo il citato Snida Non ometter per ultimo su questo
Episodio di rimarcare , aver questo meritato di essere dall'erudito Inglese
Dottor Broome prescelto per tradurlo nel suo Idioma , della qual tradizio
ne fa anche menzione il Fawkes nella sua Prefaz alla traduz di Apuli.
w i$8o- tempio a Minerva | Che Minerva sotto il titolo di irohi; venisse ado
rata dai Cretesi , ed avesse un tempio in Creta, apparisce dalle antiche Ta
vole d'alleanza fra gli Hierapytnesi , e li Priansi , Popoli di quell' Isola ,
riportate dal Priceo nelle Nore ad Apulejo , e nei Marmi d' Oxford ; poich
sul tuie di esse in Dialetto Dorico si dice lv tC Uf ri} hTiwzlx', t.^TIiTom- IL
V v v

'
ntili ;

S*2

OSSERVAZIONI

\uiot : in jdt Minerve Poliados , seu Urbane Vedi lo Spanhemio in Callim- Hymn' in Pali' v f J.
VwifS+* alla Salmona punta J Questo luogo , e II corrispondente- dal suo Sco
liaste hanno, cred'io, prestato il fondamento a Claudio Sai masio, per cor
reggere , come ha fatto nelle sue Note allo Stefano, li passi li Stratone,
e d Mela, dove il promontorio stato <? nominato . Il primo nel Iib- ioparlando di Creta Orientale est Samonium p romontorium }. e l'altro nel lib *
cap 7 Crete ai Orientem promontoriurti Samonium ... . immtttit
Dalla situazione , che vi corrisponde, chiaro, essere il promontorio , che in
ammcndue li citati passi scorrettamente nominato , lo stesso con questa
punta, della quale fa qui menzione Apollonio , la di cui incontroversa le
zione fa certa la correzione degli altri Dello scesso nome lo Stefano repsera una Citt , ed un fonte della Pisatide
Fin lf8 f- Mentre pertanto c- [ Anche in questo Episodio ha seguito Apollo
nio le tracie d Onomacrito, che lo tocca al vers- i jfo e segg Apoltodoro seguita a m me n due nella sua Biblioteca ; ma con questa essenzial diffe
renza, ch'egli mette questa avventura degli Argonauti prima del loro ap
prodo in Creta, quando li due sovrammentovati Poeti li fanno approdare
alla Sporade , qui in appresso nominata , dopo partiti da Creta medesima
10 per non sarei lontano dal credere guasto, e mancante in questo luogo
11 testo d'ApolIodoro ; strano parendomi, che mentre tutte gitasi le circo
stanze del viaggio Argonaittico sono da lui state copiate da Onomacrito,
e da Apollonio, abbia poi totalmente omesso quanto agli Argonauti av
venuto nella Libia ; circostanza pure interessante, e dai suddetti Poeti,
non che da Pindaro descrttaci
Veri 1606. ver li Melantii scogli | Di questi scogli , come esistenti fra le Cicladi in vicinanza d'Icaria, e Mycone, fa menzione Strabone nel lib- 14
cui uniformandosi Scillace nel Periplo cos si esprime : ^ Afycone trajetut
est ad Melantios scopulas paulo mimor antemeridiana , stadiit scilcet XL'
Melantiis scopulit navigatio in Icariam antemeridiana Lo Scoliaste di
Apollonio su questo luogo fa la nota seguente : Melantii sono due scogli su
la bocca ( forse delle Gelarli ) cos chiamati da Melania , che tenuto ha
muti paese. Li registra anche Esichio nel suo Lessico, in cui possono an
che vedersi li suoi Commentatori Crede poi l'Heyne nelle Note ad Apollodoro, che viziosa la lezione del vers- ijjra* di Onomacrito avteiMti
huvmiGt , abbia a leggersi jMAarx ; e per vogl ia di questi medesimi in
tendere in quel luogo anche Onomacrito - E' per certo, che questo in
vece d far comparire, come fa Apollonio, da questi scogli il prodigioso
splendore di Apollo , lo fa uscire da Dclo , che ne in vicinanza, isola
gi, come notissimo, dedicata ad Apollo .
Veti

*24

OSSERVAZIONI

che il prodigioso sogno di Eufemo, che di Apollonio. Quanto poi siegue su la predizione di Giasone concernente a quanto doveva succedere a
Thera, questa pure tolta da Pindaro nel vaticinio di Medea ; dietro per
anche alle trac eie di Erodoto, che ha certo avuto presente in questo luo
go , come in appresso si vedr dal confronto Apollodoro neppur d questo
* cenno ; tocche conferma 11 mio sospetto , che mancante ne sia in quella
parte, e corrotta il testo*
Ytri' t.6j%. Calliita \ Antico tome di quell'Isola, che poi dopo dilconcftietore di una nuova colonia acquist il nome di Theta Erodoto , e Stra
bone di quell'antico nome fan fede, e del successivo cambiamento ; ca
ule puie Callimaco rn quel distico :
Calliste antea , poti reto nomine There
Mater patri* nostrm fortet eouos alents
E' utta delle Sporadi presso la sopranoroinata Anafe j giusta la situazione iti<
dividuata fra gli ahri dal citato Strabone La favola , che sovra di essa Pin
daro prima immagin , poi il nostro Poeta abbell dell* improvviso sikj na
scimento dalla gleba di Tritone sommersa nel mare, non ch'espressiva del
fatto istorico della sua improvvisa comparsa , attestata questa da Strabo
ne nel primo , e da Plinio- nel cap- Sp- del Hb- i- e confermata anche forse
da Seneca , che sebbene non nomini espressamente Thera , pure di un*
isola fa menzione in quelle vicinanze emersa, che vers-inlmsntc esser
potrebbe Thera . Quanto poi al preciso tempo di questo fisico avveni
mento , non i che nn equivoco del citato Plinio il metterlo alla Olimpia
de CXXXV- ; quando sin da Cadmo, cio circa dodici secoli prima, si si
per l'autorit di Erodoto, ch'era quest'Isola abitata j ma l'equivoco sar for
se derivato dell' aver Plinio confusa la prima emersione , colle successive ,
che di tratto in tratto le han geneiato egli accrescimenti j dei quali
certo, che l'Isola istessa ne ha avuto , dalla diversit dell sua dimensione
al tempo presente da quella , che amichi Geografi le assegnano Oggi que
sta Isola conosciuta sotto il nome di Santorini : nome , che le fu dato
dai Cristiani in onore di Sant' Irene , che ne la Padrona principale; ed
celebre nella Storia Naturale , per non essere il suo terreno, che una ca
va , come dice il Sig* Tournefort , di pietra pomice j rivestita per di ferti
lissima terra
Tets. %6O' Questi che prima &c. | Quanto qui dal Poeta si adduce su la Storia
di Thera in ispirazione del precedente pronostico di Giasone , che non 4
che una imitazione del vaticinio di Medea presso Pindaro, tutrocisi ac
corda col racconto , che preciso ne fa della Storia medesima Erodoto nel 4'
delle sue Scoiie Li discendenti , egli dice , degli Argonauti ( cio li pro
ve-

**Jwr,

* s"

haiJiffmutisiat

/a?*.>* aftfUb* tmutiti*

U inai, :%tmxx tustiapramta li,/*


j numeil ndtwuae/tai,de sto**'
#*, mttmelttahJunPIimmmi>ffif*
*T 'it&iiL-M:3,d'etistellimi;mK-iii'Koii-

, "
-.Mimati*
auxrnia,lii"*

....
con cui
anche sul padre del nominato Thcra si accorda il nostro Poeta] facendolo
ammendue Autcsione; del quale , aggiunge Erodoto , padre fu Tifamene,
avo Thersandro, e bisavo Polinice figlio di Edipo; fra il quale per conse
guenza , e Thera sei generazioni passavano , quali appunto ne numera an
che Callimaco , dove parlando della stessa colonia , disse ( Hjmn' in Apuli'
vers- 74- ) :

Te di Sparta
La generation di Edipo setta
Alla fondatori Therem n' addusse 2
Quanto poi spetta alla successiva emigrazione di Thera , i cui distaccatali
una colonia sotto la condotta di Batto , o Aristotele, discendente per via
di Sesamo da Eufemo, and a piantare Cirene , di questa ultroneamente
patla su questo passo lo Scoliaste; giacchi nessun cenno facendone qui il
Poeca i ne viene ad essere ogni proposito alla illustrazione del medesimo
estranea Bene a quella potrebbe servire di Pindaro, che avendo per iscopo
di mostrare la provenienza di Cirene da Sparta , ha dovuto parlare di detta
colonia Theiea ; e per possono sii di essa vedersi suoi commentatori ,
come pure Io Soanheim'n ni
t
j- ^

OSSERVAZIONI

l'antico tuo nome, cambino poscia in quello di Egina da Eaco , ch'es


sendone il Re, la volle chiamata col nome di sua madre Perch poi li
suoi abitatori si chiamassero Mirinidoiti , si detto nelle Note Di quest*
Isola tutti gli antichi Geografi, e gli Storici ne parlano per la massima
influenza, che avuto hanno gli E ineti negli affari della Grecia special*
mente marini Oggi con non grande alterazione d nome li medesimi Geo
grafi la conoscono sotto quello di Engia- Pel resto la qui accennata circo
stanza de/i'approdo in quell' Uola degli Argonauti per larvi acqua, e della
gata insorta Ira loro , bench omessa da Onomacriio , fu per adottata da
ApolloJoro (Bibl. Ub!)*
! i7of Poichi usciti fualor [fc | Colla stessa Geografica esattezza , colla
quale ha sempre Apollonio accompagnato il viaggio Argonautico , colla
medesima si approssima ora a terminarlo Partiti gli Argonauti dall'isola
di Egtna fa , che radano l'Attica , che lesti in faccia , bagnata dallo stesso
Golfo Sarorrica > la qnal Attica chiama Cecropia dall'antico nome di Ate
ne, cos detta ( come si altrove accennato ) da Cecrope suo Ke Questa
navigazione portar naturalmente li doveva nello sttetto dell' Eubea , cono
sciuto presso li antichi Geografi sotto il nome di Euripo ; e di fatto in esso
entrati fa che radano la Beozia , e la Locride , due Provincie dello stretto
medesimo - Per indicare la prima sceglie una delle sue principali Citt, cio
Aulide : Citt notissima situata infaccia a Calcide nell'Eabea al pi strerro
sito dell' Euripo Tutti parlano di questa Citt li Geografi: fatta anche da
ci pi celebre, cb fu in essa il punto di riunione dell'armata Greca, quan
do passava all'assedio di Troja, scelta per ci anco da Euripide per teatro dell*
azione di una delle sue Ifigenie L'altra regione poi dello stretto , cio la
Loctidc viene colla maggior precisione qualificata col nome di Opunzia;
distintivo carattere di quella fra le tre parti della Locrrde , che riguarda il
mare Il nome di Opunzia le viene da Opuntesua Capitale} come ai da
noi altrove pur rimarcato Di questa psoWnc/a non nomina alcuna Citt
in particolare, ma solaroence
genere /* Citt; tre principalmente essendo
su quella cosca di considerazione , Opunte cio , Cyno , e Larymna; delle
quali tutte possono vedersi quanti sono citati dal Cellario c i| Ua.

Fine dtlP Qutrvazion tal Libro Quarto *

spie-

SPIEGAZIONE

DELLE

FIGURE.

.L Frontespizio serve d'ornamento un bassorilievo in lamini di bronzo,


il di cui soggetto il medesimo con quello della plastica rifetita nel nostto
ptimoTomo alla pag- i6V> e rappresenta Argo, il fieoto, inteso al lavoro
della famosa nave , eh' ebbe il suo nome La singolarit di questo monu
mento consiste nel vedersi non solo assistere Minerva , della quale abbiamo
gii detto abbastanza nella spiegazione della plastica suddetta ; ma ben* anco
Mercurio forse come nume preside delle arci , e del commercio , che tanto
legato colla navigazione Questo bronzo conseivato nel Museo Borgia no in
Yelletri stato per la prima volta pubblicato nella Edizione Romana della
Storia delle Arti del Winckelmann al (ine del secondo capitolo del Lib* VII
Dia cortesemente communicataci dall' erudito possessore Eminentissimo Signore
Cardinal Borgia una fedele copia dall' Originale , si i quindi da noi potuto qui
dare con maggior esattezza*
Dopo le Varie Lezioni alla pg* xxvnz* riportato un Medaglione di
Antonino Pio esistente nel Regio Museo di Parigi , e riportato dallo Spanhemio nelle sue Osservizioni su 1' Inno di Callimaco in Cererem vers il- Vi si
vedono le tie Esperidi, che custodiscono 1' albero dei pomi d'oro i il dragone
avviticchiaio all' albero stesso j ed Ercole nella figura appunto , nella quale
rappresentato da Apollonio nel lib 4 al vers- i4jp e segg* , eoa queste espiessioni
Poich jeri qui un iom icrriil vmne
di audacia , e di corpo J scintillanti
Sotto la truce fronte aveva gli occ/ii i
Ceffo crudel ; d' un gran leon la peli
2^on concia ancor, e cruda lo votiva j
Grosio boston teneva d' ulivastro ,
E armato era di frtftc Oc
Pare certo , che I' autore di questo conio abbia avuta presente questa favola
dell'Esperidi, come Bell'indicato luogo dal Poeta nostro si descrive*
Pag* I7V

5i8

SPIEGAZIONE

Pag* 174- Il tipo di questa Greca Medaglia battuta in Mitilene per l' Im
peratore Valeriano , e riportata dallo Spanhemio ( in CalUmachi Hymn- in Diari
vers- io6- ) , come esistente nel Museo Regio di Parigi, rappresenta esattamente
l'attitudine di Diana espressa da Apollonio ne) vers* 878- dei terzo i ritta , cio
sul cocchio d' oro (irnul), 4t tirata
frrr<cUcosc*aze pure accennate da
Callimaco nei!' indicato JugTove dice s
Ed aurto cocchio attacchi t *d aurei frin
Jl ctrvi metti .
Pag* W' Medaglia di Adriano conservata nel Museo Regio di Parigi , e
riportata dallo Spanhemio ( ffymn* Callim' in Dianam vir*) Questo erudito
antiquario vuole in essa rappresentarsi Diana , che si confonde nella Mitologia
con Ecate j alla quale perci crede darsi da Apollonio nel vers* 848- del terzo
l'epiteto di kaipa , quasi A<uV%; factm tcnens , come si e da noi rimarcato
nelle Osservazioni 1
Pag 176. Questa quella pittura dErcolano, che nella nostra Osserva
zione al vers* 174- del terzo abbiamo detto esser utile di confrontarsi con un
passo di Polluce , per formare una giusta Idea del giuoco degli Astragali dal no
stro Poeta accennato nell' indicato luogo In questo insigne monumento di
Alessandro Ateniese , edito fra le pitture di Ercolano (Tom - primo Tav* prima)
rappresentata Aglaja una delle Grazie, in compagnia di quattro Eroine*
Latona , Niobe ( forse la figlia di Foroneo , non quella di Tantalo ) , e l_a>
due Leuclppidi consorti dei Castori , Febe , ed Ileeera ; con la quale ultima
st giuocando Aglaja al detto ginoco degli Astragali o alioss, come Amore,
e Ganimede sono da Apollonio descritti nel citato passo del Libro III. ' osser
vabile l'attitudine in questa pittura espressa dei due giuocuoii , che stanno
con un ginocchio a terra sedendo. appunto si fa da Apollonio star Gani
mede, di cui si dice, che **AiW--JrT . me ivi t\ nella Nota rimarcato
Vedasi su questo monumento quanto se ne dice dall' eruditissimo Signor Abate
Ennio Quirino Visconti nel Museo Pio-Clementino Tom* IV* pag* jf*
Pag* ipo* Dai Marmi Taurines, come si gii rimarcato nelle Osserva
zioni, tratto questo frammento di un antico bassorilievo i li primi editori del
quale si mostrarono nel pubblicarlo incerti, cosa rappresentasse , apponendovi
le seguenti parole : Fortass eit gladiator , fottasse reus aliquis cum bestiis ai
qua! damnatus erat , colluttarli : fortasse Trlitras , quo nomine Sol a Ptrsis , (f di'
tibatur , 0 coleiatur c> fortassis etiam Hercules Buthoenas , seu Buphagus ite.
(Marat'

DELLE

FIGURE;

U9

( Marm> Taur- Tom- II- pag- n- ) E' per certo dall' attitudine di quanto ri
mane e dell.i persona , e dei toti confrontata colle attitudini del monumento , che
siegue , nel quale per li caratteri , che vi si osservano, restar non pu dubbio
rapprescntarvist Giasone nell' atto di domar li tori , certo , dico , che la stes
sa favola, e l'atto medesimo si rappresentava anche nel bassorilievo di cui
questo Taurinese frammento Basta ricordarsi ]' espressioni di Apollonio per
convincersene- , e vedeiie al vivo rappresentate in ammendue questi marmi
{ lib- j- vers- i<?fi' ) >
. .
- tutti e due
Di gu , e di l , <' una e dall' altra porte,
Fermamente teneva a terra oppressi :
Gi per d' avanti ginoeckion caduti \
~
Pag- ioo E* questo un pezzo di un molto maggiore bassorilievo, contenen
te , quasi in diversi atti, le avventure di Giasone , e di Medea : bassorilievo,
che due secoli sono, vedevasi nel foro Romano (ora Campo Vaccino), presso alla Chiesa dei SS- Cosmo, Damiano , e che fu pubblicato in pi tavole da
Lorenzo Begero nel suo Spicil- Antiy dietro un* esatto disegno fatto dal Pighio ,
che ora si conserva nella Biblioteca del Re di Prussia Ho detto di sopra, che
questo przzo serve a spiegare il surriferito frammento Taurinese ; perch oltre
1* attitudine del.* uomo , e de' tori , che la stessa in ammendue , e la stessa eoa
la espressa da Apollonio , vi si osservano inoltre in questo ultimo , ch'i pi in
tiero , tutti quei caratteri, che proprj sono della favola di Giasone , e del modo
specialmente , nel quale Apollonio la descrive Giacente a terra vi si vede l'ara
tro, che Apollonio qualifica per tutto d' un pe^o , e di solido adamante : l' albe
ro indica il luogo in cui si vuol seguita 1' azione , eh' era il tosco di Marte ; il
vecchio barbato , che vi assiste , calzato le gambe all' uso barbifico , esser deve
Eeta , che s fa pure da Apollonio presente al combattimento} e il giovane eoa
asta Absirto il figlinolo - Certifica,,, pertanto , che in tutti de questi marmi
Pistesso soggetto fosse trattato , dalla perfetta somiglianza po dei gruppo princi
pale ne risulta inoltre , che da un comune originale sien derivanti, che presso gli
antichi artefici fosse in pregio, e in imitazione; e ci tanto piti the altro fram
mento di un simile bassorilievo si vede collocato in imi angolo della facciata
Orientale del Palazzo Borghese nella Villa Pinciana
Pag- 418- Medaglia di Adriano ,
tappresentata 1' immagine del Nilo annbj , l'ippopotamo , e il coccodrillo ;
manca, imbolo di quella fecondili,

Frequente nelle Collezioni ; nella quale


Distin nono questo fiume i suoi famosi
non che il cornucopia , che ha nella man
ch'esso porta all' Bgitto , toccata dal no
stro

>5o

SPIEGAZIONE

strft Poeta al vers *f?p. e segg del Lib- IV'; ed attribuita all' annuale sua ir
rigazione Su questa j oltre quanto e a* detto nelle Osservazioni , ed oltre
gli Autori ivi citati , vedi l'Orazione di Aristide intitolata A-'gyptica nel Tomo
secondo delle sue Opere, Edizione di Samuel Jebb del 1 730- pap- 3 3 i ; e sa
questa le Animai* di Gio Jacopo Reiske
lj-4p- Moua d'argento degf Istriani riportata con altre simili dal
Peller/n, e dal Golzio ; nella quale per le due teste , una ontra l'altra rivolta
ta , si vuole dal Vossio nelle sue Note a Pomponio Mela rappresentato l'Imo ;
ovvero i due suoi rami, de' quali per opposte parti uno fu creduto, che andas
se a scaricare uell'Eussino , e l'altro nell'Adriatico* Serve questa moneta,
cos spiegata, d'appoggio all' opinione tenuta dal nostro Poeta nel IV su la
comunicazione dell' Istro coli' Adriatico , ed a quanto noi detto abbiamo nelle
Osservazioni per provare Ja credibilit del viaggio Argonautico ivi descritto .
Allo stesso oggetto riporta pure la stessa moneta l'Abate Fortis nelle su: Gsserv*
su Che no , ed Oster
Pag 430- Continuazione del medesimo bassorilievo riportato alla pag oo-;
questo altro pezzo edito pur dal Begero , nel quale ci si rappresenta il punto
principale della favola Argonautica , o sia la conquista del vello d'oro fatta da
Giasone L' Eroe stacca il tanto combattuto tesoro della sacra quercia , men
tre resta Medea a palpeggiar il drago <ol farmaco, giusta la descrizione, che
fa di questo atto il Poeta nel quarto al vers to'}- e segg L' ara , che sorge in
nanzi , *J forse quella di Frisso , della quale il Poeta al vers 1 18 e segg del me
desimo Libro : la qual ara per avventura la medesima rappresentata nella gem-,
ma Corionese da noi pubblicata sul fine del Tomo I , ed ivi spiegata Il brac
<io collo scettro appartiene all'Eeta dell'altro pezzo dello stesso bassorilievo
esibito di sopra E finalmente il putto appartenente ad un ahro pezzo, pu essere
uno dei figli di Giasone, e spettare alia U""* cUe oIm * gemente dell.
Medea di Euripide; racch<?, --me sP*a accennato, questi due pezzi non
fanno , che una part d un maggior bassorilievo , che tutte conteneva le avven
ture di Giasone , Medea - Detti due pezzi insieme congiunti sono riportati
anche dal Gronovio nel Tomo primo del suo Tesoro ; c di essi ne parlano il
Conte Gio: Rinaldo Cadi nella sua Opera Della Spedi^. Argonautica lib- 3 cult,
e l'altro Carli ( Ab Girolamo ) nella sua Ditteri'' su V impreta degli Argonauti'
Mantova i78f pag 6". , e 6>
Sul Jne del Tomo - Questa erudita Corniola scritta, esistente nel Muse*
del Slg Principe di Piombino . stata pubblicata pei la prima volta dall' erudi
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