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COMBUSTIBILI FOSSILI

Si definiscono fossili quei combustibili derivanti dalla trasformazione di sostanze


organiche in forme molecolari via via pi stabili e ricche di carbonio.
Rientrano in questo campo dunque:

Petrolio e altri idrocarburi naturali


Carbone in generale, quindi tutte le sue forme da torba a antracite

Gas naturale

I combustibili fossili sono oggigiorno la principale fonte energetica grazie ad


alcune importanti caratteristiche che li contraddistinguono:

sono "compatti", ovvero hanno un alto rapporto energia/volume


sono facilmente trasportabili

sono facilmente immagazzinabili

sono utilizzabili con macchinari relativamente semplici

costano relativamente poco

Di contro presentano una serie di svantaggi che ne raccomandano un uso moderato ed


oculato in quanto:

sono inquinanti,
Il loro utilizzo determina un incremento della quantit di CO2 in atmosfera,
non sono risorse rinnovabili,

L'utilizzo sistematico dei combustibili fossili risale alla fine del XVIII secolo con
l'inizio della rivoluzione industriale in Europa e America del Nord, e fino agli anni
50 il fabbisogno energetico era soddisfatto dall'utilizzo del carbone ma nella
seconda met del XX secolo la principale fonte energetica diventata il petrolio.
Oggi il petrolio per circa il 40% la principale fonte energetica utilizzata anche
se, ultimamente in forte ascesa luso di gas naturale

PETROLIO
Liquido oleoso pi o meno denso, infiammabile, di colore variabile da giallastro a
nero, costituito essenzialmente da una miscela di idrocarburi fossili. Si trova in
grandi quantit sotto la superficie terrestre ed la principale materia prima
dell'industria petrolchimica.

Geografia del Petrolio


La distribuzione delle riserve attuali di petrolio e' in continua evoluzione a causa
dello sfruttamento e quindi dellesaurimento di molti giacimenti situati in aree da
tempo sfruttate. Nel 2004 si e' calcolato che circa il 27% del petrolio nel mercato
provenisse da aree le cui riserve petrolifere erano in diminuzione, tra queste i
giacimenti statunitensi e quelli nel Mare del Nord . In altri paesi la crescita
economica e' tale da trasformarli da esportatori di petrolio ad importatori, come
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la Cina. I maggiori accumuli convenzionali di petrolio (circa il 60% delle riserve


mondiali) si trovano nell'area medio orientale (Arabia Saudita, Iraq, Kuwait, Iran,
Siria, Emirati Arabi) e si ritiene, per le loro dimensioni che saranno gli ultimi ad
esaurirsi. Altre regioni del mondo con grandi bacini petroliferi includono la
Nigeria, il Venezuela e l'area del Mar Caspio. Si stima che fino ad oggi siano stati
estratti complessivamente circa 900-1000 miliardi di barili, mentre le riserve
ancora estraibili si aggirino sui 1000-1500 miliardi di barili.

Classificazione
Tutti i tipi di petrolio sono costituiti principalmente da una miscela di idrocarburi
(sostanze chimiche organiche, le cui molecole sono formate esclusivamente da
atomi di carbonio e di idrogeno, variamente legati fra loro), anche se solitamente
contengono anche piccole quantit di composti organici ossigenati, azotati e
solforati (zolfo, in quantit variabile dallo 0,1% al 5% circa, e ossigeno). I dieni e
gli alchini sono praticamente assenti e gli alcheni si ritrovano in quantit minime
solo in rari casi; la composizione del petrolio trova riscontro nel fatto che gli
idrocarburi paraffinici e ciclo paraffinici, cio alcani e cicloalcani, sono quelli
termo dinamicamente pi stabili.
I costituenti del petrolio sono liquidi e solidi, in varia percentuale: la consistenza
dei derivati dunque molto variabile, e va da liquidi fluidi, come la benzina, a
liquidi densi, come il bitume, spesso di difficile manipolazione. Nel petrolio si
trovano disciolte anche quantit rilevanti di particelle gassose, specialmente
quando il giacimento petrolifero associato a un giacimento di gas naturale.

Per comodit si distinguono tre classi principali di petroli, a seconda del tipo di
idrocarburo prevalente:

a base paraffinica, costituiti prevalentemente da paraffine (idrocarburi a


catena aperta saturi, alcani fino a quaranta atomi di carbonio);
a base naftenica, costituiti prevalentemente da nafteni (idrocarburi a
catena chiusa saturi, cicloalcani fino a 20 atomi di carbonio);
a base mista, nei quali le percentuali dei due tipi precedenti di idrocarburi
sono circa uguali.

Esiste anche una 'quarta classe', a base aromatica perch costituiti


prevalentemente da idrocarburi aromatici (formati da uno o pi anelli benzenici),
molto pi rari e pregiati.

Formazione
Il petrolio si forma sotto la superficie terrestre per decomposizione di organismi
marini e piante che crescono sui fondali oceanici, oppure, in misura minore, di
organismi terrestri che vengono trasportati in mare dai corsi dacqua. I resti della
decomposizione si mescolano con le sabbie finissime e con il limo che si
depositano sul fondo del mare nelle zone non caratterizzate da forti correnti,
formando sedimenti ricchi di materiali organici. Il fenomeno ebbe inizio molti
milioni di anni fa con lo sviluppo di unabbondante fauna marina e continua
ancora oggi.
I sedimenti, aumentando di spessore, penetrano sotto il fondale marino a causa
del loro stesso peso; a mano a mano che altri sedimenti si accumulano, la
pressione su quelli sottostanti aumenta in modo considerevole e la temperatura si
alza di diverse centinaia di gradi. Il fango e la sabbia si induriscono
trasformandosi in argillite e arenaria, il carbonio precipita, le conchiglie si
induriscono trasformandosi in calcare e i resti degli organismi morti si
trasformano in petrolio greggio e gas naturale.
Il petrolio che si forma ha densit minore dellacqua salmastra che satura gli
interstizi dellargillite, della sabbia e delle rocce carbonate che costituiscono la
crosta terrestre quindi sale verso la superficie passando dai microscopici pori dei
sedimenti pi grossi che li sovrastano. Frequentemente il petrolio e il gas
incontrano uno strato di argillite impermeabile o di roccia pi compatta che
impedisce la salita, perci rimangono bloccati dando origine a un giacimento che
viene detto trappola.
Quantit elevate di petrolio tuttavia non incontrano simili strati di roccia e
risalgono lentamente sulla superficie terrestre o sui fondali oceanici, formando
giacimenti superficiali; questi giacimenti comprendono anche laghi bituminosi e
gas naturali che fuoriescono naturalmente dalla superficie terrestre.
La teoria biogenica, indica che il petrolio deriva dalla maturazione termica di
materia organica rimasta sepolta, e quindi in assenza di ossigeno (trasformazione
anaerobica detta naftogenesi), che si decompone in un materiale ceroso noto
come pirobitume o cherogene, che sotto l'influenza di elevate temperature e
pressione si trasforma in idrocarburi. Ipotesi recenti per la formazione del petrolio,
prevedono una prima fase in cui la degradazione avviene direttamente nelle
rocce madri, ovvero le rocce dove si raccolgono inizialmente i sedimenti. Qui i
biopolimeri contenuti nelle sostanze organiche originarie si trasformano grazie
anche allazione di batteri, in cherogene e fossili geochimici. Il cherogene
rappresenta un sistema complesso di molecole organiche in cui sono ancora
riconoscibili le sostanze di partenza, come i lipidi, le proteine e i polisaccaridi. I
fossili geochimici sono costituiti da idrocarburi ad alto peso molecolare che hanno
subito pi lievi modifiche rispetto ai composti di partenza. Con il procedere del
seppellimento da parte dei detriti accumulati si ha la migrazione dei prodotti di
trasformazione dalle rocce madri verso profondit maggiori, circa 1500-2000 m,
dove, grazie soprattutto a temperature comprese tra 65 e 120C, si hanno
reazioni di cracking che determinano una notevole produzione di idrocarburi. Il
processo viene completato quando, con laumentare dello spessore dei sedimenti,
si raggiungono profondit superiori ai 2000m, temperature intorno ai 150C e
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pressioni superiori a 300atm. Via via che il petrolio va completando la


trasformazione, per effetto del peso dei sedimenti che continuano a depositarsi,
inizia una migrazione che termina con la formazione del giacimento. La
formazione di questultimo pu avvenire solo in concomitanza di particolari
condizioni del sottosuolo. Innanzi tutto devono essere presenti le cosiddette rocce
serbatoio, costituite da un materiale poroso e permeabile, comunemente sabbia o
pietra arenaria, che consente il movimento del petrolio. Poi deve essere presente
la roccia di copertura, ovvero un materiale impermeabile generalmente costituito
da rocce argillose, che consentono il contenimento del petrolio. Infine questi strati
di diverso materiale devono essere disposti nel sottosuolo in maniera da
costituire una trappola in cui il petrolio si vada ad accumulare e da cui possa
essere estratto.
I giacimenti petroliferi sono quindi costituiti da rocce sedimentarie porose, o rocce
serbatoio, imbevute di grezzo e racchiuse in uno strato di rocce impermeabili, o
trappola, che impedisce la migrazione del petrolio. Il giacimento di petrolio
contiene nella parte superiore i gas di copertura e nella parte inferiore uno strato
di acqua che spinge il grezzo verso lalto per differente densit.

Estrazione del Petrolio


La ricerca dei giacimenti petroliferi
effettuata con varie tecniche fra cui
quella sismografica, che si esegue
causando
una
piccola
esplosione
sotterranea e registrando lintensit e il
tempo di ritorno delle onde sismiche
provocate. Una volta individuata una
potenziale trappola si procede alla
perforazione di un pozzo esplorativo
utilizzando
appositi
impianti
di
perforazione.
Se
i
risultati
delle
perforazioni sono positive e il pozzo, a
seguito delle analisi eseguite, risulta
economicamente produttivo questo viene
completato in superficie.
Per la sua
esecuzione si usa un impianto di
perforazione costituito da una torre
metallica, solitamente a traliccio, detta
derrick alla base della quale, vi e' un'
area di lavoro, chiamata "piano sonda",
ove si trova una tavola rotante con nel
suo centro un foro esagonale, che
trascina nella sua rotazione un' asta
inserita nel foro. Lestremit inferiore
dell'ultima asta monta lo scalpello di
perforazione, formato o da durissimi coni
dentati che, ruotando, frantumano anche
la roccia pi dura o da una testa rigida
munita di denti. Un fango speciale viene
fatto circolare allinterno delle aste cave,
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fluisce fino allo scalpello ove esce e risale


nellintercapedine tra le aste e le pareti
del pozzo. Esso serve a e lubrificare lo
scalpello, a portare in superficie i

frammenti di roccia, e a consolidare le pareti del pozzo, evitando franamenti.


Completata una fase di perforazione si calano una serie di tubi dacciaio come
rivestimento del foro, man mano che la perforazione scende in profondit. I tubi
di rivestimento sono quindi cementati alla roccia per evitare fughe di idrocarburi
o altri fluidi nell' intercapedine tubaggio - roccia. Lestrazione, detta primaria con
la quale si estrae circa il 25% di prodotto, si realizza attraverso un condotto
presente nello scavo attraverso il quale il greggio sotto la spinta della pressione
del gas risale in superficie, anche grazie alla spinta dellacqua presente nel fondo
del giacimento. Lestrazione secondaria si avvale della ricompressione sia dei
gas sia dellacqua in modo da mantenere costante la pressione allinterno del
giacimento ed aumentare lestrazione al 30%, mentre lestrazione terziaria o
assistita utilizza liniezione di vapore, CO2 o idrocarburi leggeri. Con questi due
ulteriori procedimenti si accresce lestrazione del greggio che comunque non
supera mai il 60%.

RAFFINERIE
La raffinazione del petrolio rappresenta linsieme delle operazioni compiute sul
grezzo per ottenere prodotti idonei a soddisfare le richieste del mercato di
combustibili liquidi e gassosi, oli lubrificanti e prodotti di base e intermedi per la
petrolchimica.
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Le operazioni eseguite sul petrolio si suddividono in fisiche e chimiche. Le


operazioni fisiche hanno soprattutto lo scopo di suddividere il grezzo in frazioni, o
tagli, costituiti generalmente da pi di un componente del petrolio e
comprendono il riscaldamento, la vaporizzazione la condensazione e il
raffreddamento. Le operazioni chimiche intervengono sulla struttura delle
molecole e servono a modificare le rese quantitative e a migliorare la qualit dei
prodotti. Queste operazioni sono rappresentate dalle conversioni come il
cracking, il reforming, lalchilazione, lisomerizzazione oppure da trattamenti
come lidrodesolforazione.
Le raffinerie si classificano in base a:
capacit lavorativa o potenzialit: indica la quantit di petrolio grezzo che
una raffineria pu lavorare ed vincolata dalla qualit del grezzo e dalla
distribuzione e qualit dei prodotti
ciclo operativo: classifica le raffinerie in base a ci che la raffineria
produce; si avranno raffinerie a combustibile se producono un certo
numero di distillati, a reforming se presente un tale impianto, a craking
se presente un impianto di craking o di idrocraking, complete se sono
presenti impianti per la produzione di combustibili e lubrificanti.
Dalla lavorazione del grezzo le raffinerie ottengono tre tipi di prodotti:
1) prodotti finiti: benzina normale e super,cherosene, gasolio, ecc.;
2) prodotti semifiniti, da miscelare e trattare per essere utilizzabili: frazioni base
per lubrificanti;
3) sottoprodotti o intermedi che la raffineria cede ad altre industrie : intermedi
per usi petrolchimici.
Una possibile classificazione dei prodotti di raffineria quella in base al peso
molecolare medio degli idrocarburi in essi contenuti, che corrisponde in prima
approssimazione a quella in base all'intervallo di ebollizione.
Abbiamo cos:
Gas incondensabili (H2, CH4 e idrocarburi C2)
Gas liquefacibili (GPL, miscele C3-C4;
Distillati leggeri per uso petrolchimico (la cosiddetta virgin naphtha);
Benzine per motori (prevalentemente per autotrazione);
Benzine solventi e idrocarburi aromatici singoli;
Combustibili per aviogetti;
Cherosene
Gasoli
Oli lubrificanti;
Olio combustibile
Bitume;
Gas in condensabili
Vengono liberati dallH2S e bruciati nei forni della stessa raffineria
GPL
I gas che vengono prodotti nelle raffinerie provengono in parte provengono dal
topping, ma maggiormente dai vari processi di conversione (cracking, reforming);
devono essere liberati sia dall'H 2S sia da composti solforati in grado di produrre
S o H2SO4. I gas contenenti propano e butano vengono liquefatti e immessi al
consumo (GPL); sono utilizzati per lautotrazione o come combustibili domestici.
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Distillati leggeri (virgin naftha)


Le frazioni di testa del topping vengono utilizzate sia per la produzione di solventi
organici, sia come materia prima per l'ottenimento di benzina avio, sia per lo
stream cracking, sia nell alimentazioni per processi petrolchimici
Benzina per motori
Il prodotto pi importante la benzina per motori, la cui temperatura di
ebollizione compresa tra 80 e 100 C. Le benzine provenienti dal topping non
possono essere impiegate tal quali negli odierni motori a scoppio per cui quelle
che sono vendute per autotrazione sono miscele di prodotti ottenuti dal
trattamento dei tagli del petrolio proveniente dal topping. Chimicamente, la
benzina di norma una miscela di idrocarburi paraffinici tra C 6H14 (esano) e C8H18
(ottano) in proporzione variabile a vengono aggiunti additivi.
Le raffinerie, a causa delle continue variazioni delle condizioni di impiego nei
motori a scoppio, sono costrette periodicamente a modificarne le caratteristiche
chimico-fsiche e quindi la composizione chimica.
Le caratteristiche principali di una benzina per motori sono la volatilit e il potere
antidetonante.
La volatilit di una benzina rappresenta la sua capacit a passare in fase vapore;
la volatilit deve essere sufficientemente alta in maniera che la benzina non
richieda un eccessivo calore per evaporare, ma contemporaneamente non deve
essere troppo elevata per evitare che la benzina evapori nei serbatoi di
immagazzinamento, in quegli degli automezzi e nelle tubazioni determinando la
formazione di bolle.
Il potere antidetonante di una benzina rappresenta la sua resistenza alla
detonazione, cio esprime la capacit di sopportare elevate pressioni nei motori a
scoppio senza autoincendiarsi. Il potere antidetonante la propriet in assoluto
pi importante, tanto che le benzine sono classificate in base al numero di ottano
NO che appunto rappresenta una misura del potere antidetonante di una benzina.
La detonazione un fenomeno che avviene nei motori a scoppio e rappresenta
lesplosione della miscela aria-benzina dovuta allaumento di temperatura
conseguente alla compressione della stessa durante la fase di salita del pistone. Il
fenomeno legato al tipo di carburante usato e pi precisamente al numero di
ottano e al rapporto di compressione del motore, che rappresenta il rapporto tra il
volume massimo della camera del cilindro e quello minimo che si hanno
rispettivamente quando il pistone si trova nel punto morto inferiore e nel punto
morto superiore. Le migliori benzine devono sopportare la massima compressione
senza autoincendiarsi prima che essa sia raggiunta. Una misura di questa
caratteristica appunto il numero di ottano. Il numero di ottano un valore
convenzionale attribuito ad una benzina in base alle seguenti considerazioni.
Sono stati scelti due idrocarburi che presentano un potere antidetonante opposto:
2,2,4 trimetilpentano o isoottano, al quale attribuito N.O. = 100 (poco
detonante)
n-eptano (per convenzione N.O. = zero molto detonante)
Mescolando in diverse proporzioni i due idrocarburi si ottengono miscele a diverso
numero di ottano. Se si vuole stabilire il numero di ottano di un carburante si
paragona il suo comportamento a quello di una miscela di isoottano e n-eptano
che abbia lo stesso potere antidetonante. Il numero di ottano di una benzina
dipende dagli idrocarburi che la formano; il potere antidetonante infatti aumenta
passando dagli idrocarburi paraffinici a quelli naftenici e poi a quelli aromatici.
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Inoltre nellambito di ogni serie il numero di ottano aumenta al diminuire del


numero di atomi di carbonio e al crescere delle ramificazioni delle catene che li
formano.
Il numero di ottano viene anche modificato per aggiunta di additivi a una benzina,
che se da un lato migliora la benzina dallaltro desta preoccupazione per
linquinamento che ne deriva. Alcuni degli additivi pi utilizzati sono il piombo
tetrametile e il piombo tetraetile. Durante la combustione per si formerebbe
lossido di piombo corrosivo; per ovviare a questo inconveniente vengono
aggiunti anche bromuro e cloruro di etile che formano, al posto dellossido di
piombo, bromuro e cloruro di piombo che essendo volatili vengono scaricati. La
tossicit del piombo ha spinto i ricercatori a studiare come ottenere una benzina
ad alto numero di ottano senza questo additivo. Dal 2000 stata
commercializzata la benzina verde, a basso tenore di piombo che contiene una
maggiore percentuale, fino al 30%, di sostanze aromatiche ed eteri come
antidetonanti. Luso di benzina verde, se da una parte risolve il problema
dellinquinamento da piombo, dallaltra crea inquinamento da composti aromatici
incombusti. Per impedire questo inquinamento, gli autoveicoli che impiegano
benzina verde sono provvisti di reattori catalitici (marmitte catalitiche) che
favoriscono la totale combustione dei composti aromatici. Nelle raffinerie si
impiegano poi processi da cui si ottengono prodotti utili per le benzine come
metil-terzbutil-etere (MTBE) e etil-terzbutil-etere (ETBE) e alcani ramificati ad
elevato numero di ottano (prodotti tramite lalchilazione) che vengono utilizzati
come antidetonanti.
Cheroseni
Sono i distillati che bollono tra i 200 C a 280 C; contengono idrocarburi tra C11
e C15 principalmente paraffinici e naftenici. Il loro impiego si ha soprattutto come
combustibile per uso domestico, per motori di macchine agricole, di piccoli
natanti, ecc.
Gasolio
I distillati di petrolio che bollono tra 280 - 360 sono chiamati gasoli. I loro
impieghi principali si hanno come combustibili per motori Diesel, per
riscaldamento civile e come carica per il cracking catalitico. Come combustibili
Diesel la loro caratteristica pi importante il comportamento nel motore,
espresso con il numero di cetano (N.C.). Questo viene determinato in un motore
di prova, per confronto con il comportamento di miscele binarie di n-esadecano
(cetano) (al quale assegnato per convenzione il valore N.C. = 100) e metilnaftalina (alla quale assegnato N.C. = 0).
Oli combustibili
Con questa definizione si intendono tutti i combustibili pesanti, formati
prevalentemente da residui di distillazione, impiegati per forni, caldaie, e grandi
motori marini. Sono classificati in generale in base alla loro viscosit, al tenore di
zolfo che, in Italia, per la "legge antismog" non deve essere superiore per l'olio
fluido al 3%, e di ceneri (che condizionano rispettivamente la concentrazione di
SO2 nei fumi e la corrosione degli impianti di combustione).
Oli lubrificanti
Provengono da frazioni ottenute mediante distillazione sotto vuoto (distillati
lubrificanti) e da residui estratti con solventi selettivi. Le due caratteristiche
principali verificabili al tatto, sono la densit e la viscosit. Il compito principale
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che lolio deve svolgere quello di lubrificare gli organi meccanici in movimento
relativo, in modo da ridurre al minimo lattrito e portare a livelli trascurabili le
usure. Bench rappresentino una percentuale piccola del grezzo (circa il 2%
mediamente), sono importanti per i loro svariatissimi impieghi e per i problemi
connessi con la loro preparazione e con il loro impiego.
Bitumi
Col termine bitume si intende una miscela di idrocarburi naturali o residuati
derivanti dalla distillazione o raffinazione del greggio. Sono costituiti da miscele
di idrocarburi saturi ed insaturi (alcani, alcheni ed alchini) con n di C da 2 a 30. I
bitumi sono impermeabili all'acqua, parzialmente solubili in molti solventi
organici, quali il benzolo, l'alcool etilico, il tetracloruro di carbonio ed il
cloroformio e sono solubili in solfuro di carbonio.
Il bitume, come il catrame, l'asfalto e la pece di catrame, fa parte della categoria
dei materiali bituminosi.
I bitumi possono essere naturali o artificiali.

I bitumi naturali sono molto diffusi sulla crosta terrestre: costituiscono in


qualche caso il materiale impregnante di molte rocce di tipo sedimentario
ed in questo caso si parla di asfalti naturali, oppure si presentano sotto
forma di vene o sacche nel sottosuolo o come estensione superficiali di
dimensioni variabile.
I bitumi artificiali o bitumi di petrolio possono sostituire egregiamente
quelli naturali anche se presentano rispetto a questi ultimi una minore
stabilit a causa di una minore percentuale di asfalteni e si ottengono dalla
distillazione del greggio.

Per le sue propriet (legante a caldo, impermeabile, isolante), il bitume


largamente usato per pavimentazioni stradali, manti impermeabili, isolamenti
elettrici.

TRATTAMENTO PRELIMINARE DEL GREZZO


Il grezzo contiene sempre in una certa misura acqua slmastra dispersa e
materiali sedimentabili: Mentre questi possono essere rimossi con
unefficienza accettabili gi a partire dal luogo di estrazione, leliminazione
completa dei sali richiede un trattamento apposito che precede le lavorazioni.
Infatti la presenza di sali durante le operazioni di trattamento pu essere
altamente deleteria per le apparecchiature a causa della capacit di formare
incrostazioni. In una certa misura i Sali cominciano a separarsi nei serbatoi di
stoccaggio, ma la maggior parte richiede un processo di desalinizzazione.
Lumidit del grezzo forma unemulsione stabile a causa della presenza degli
asfalteni, sostanze a peso molecolare elevato. Il processo viene effettuato
aggiungendo al grezzo acqua che aiuta la coalescenza delle particelle gi
presenti. Il grezzo viene preriscaldato fino a 150C e compresso a 12 atm; in
questa maniera viene abbassata la viscosit facilitando la successiva
separazione, mentre lalta pressione impedisce la vaporizzazione dellacqua
aggiunta subito dopo. Quindi vengono addizionati agenti disemulsionanti, di
natura acida o basica a seconda del grezzo, e la miscela passa attraverso una
valvola che ne favorisce la completa miscelazione. Quindi passa al desalter
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dove un campo elettrostatico di 15000-30000 volt agevola la sedimentazione


delle particelle di acqua verso il basso, mentre il grezzo esce dallalto.

TOPPING
Il petrolio liquido in raffineria viene sottoposto alla prima operazione
rappresentata dalla distillazione a pressione atmosferica, detta topping che
consente di ottenere diverse frazioni, dette anche tagli, ognuna delle quali
formata da una miscela di idrocarburi che presentano temperature di ebollizione
comprese in un certo intervallo. Non esistono due raffinerie che utilizzano gli
stessi criteri di suddivisione del greggio, infatti una caratteristica di questa
lavorazione la possibilit di apportare modifiche per adattarla al tipo di petrolio
da trattare e al tipo di prodotti che si desidera ottenere. Inoltre le frazioni
ottenute dal topping quasi sempre rappresentano solo una prima fase delle
lavorazioni, perch i vari tagli vengono sottoposti a ulteriori lavorazioni per
trasformarli in prodotti commercialmente utili
Loperazione di topping del petrolio avviene in ununica colonna di rettifica di 2535 piatti distanziati circa 0.7 m luno dallaltro. Il petrolio greggio viene
preriscaldato a 150-200C fruttando il calore sensibile delle varie frazioni che
lasciano la colonna di distillazione. Quindi il grezzo fa ingresso nel forno da
topping (pipe still) dove i tubi, allinterno dei quali passa il petrolio, sono esposti
inizialmente ai fumi caldi prodotti dalla combustione di oli combustibili (zona
convettiva) e successivamente sono esposti, nella zona radiante allirraggiamento
diretto della fiamma. Allinterno del forno laumento di temperatura permette la
vaporizzazione di circa il 60% del grezzo. Alluscita del forno la temperatura di
circa 360C e la pressione circa 2 atm. La pressione si abbassa ulteriormente
durante il trasferimento dal forno alla colonna e allingresso in colonna nella zona
flash con conseguente ulteriore vaporizzazione del grezzo. Il flash consiste
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appunto in una vaporizzazione per diminuzione di pressione a cui associata una


diminuzione di temperatura dovuta alla richiesta di calore latente.
Rispetto al punto di introduzione dell'alimentazione, la colonna si divide in due
sezioni:

sezione di rettifica: al disopra del piatto di alimentazione, dove si purifica il


prodotto di testa;
sezione di esaurimento o di stripping: al disotto del piatto di alimentazione,
dove si purifica il prodotto di fondo

Il processo avviene nel seguente modo: se in una colonna introduciamo grezzo


parzialmente vaporizzato la parte liquida sul piatto ricade nella sezione di
stripping, nella quale vengono eliminate dal liquido tutte le frazioni leggere non
vaporizzate che non s'intende prelevare dalla colonna insieme al prodotto di
fondo (residuo). Quest'azione viene svolta da una corrente di vapori che sale
dalla base della colonna e che, attraversando i piatti della sezione di
esaurimento, elimina dal liquido le frazioni pi volatili. Nella sezione di
esaurimento la temperatura scende di qualche grado dallalto verso il basso e in
fondo alla colonna restano in fase liquida tutti i composti ad elevato punto di
ebollizione. Questa frazione costituisce il residuo della distillazione. Il residuo
ulteriormente elaborato per ottenere bitumi o oli lubrificanti, oppure usato come
carica per il cracking o come olio combustibile.
Salendo lungo la colonna, i vapori di stripping trascinano una piccola parte delle
frazioni che in teoria dovrebbero far parte del prodotto di fondo; queste frazioni
giunte al piatto di alimentazione si mescolano con la parte dell'alimentazione
introdotta come vapore, e cominciano a salire lungo la sezione di rettifica della
colonna. Qui avviene la rettifica delle frazioni che si desidera ottenere come
prodotto di testa . I vapori uscenti in testa alla colonna vengono condensati e in
parte prelevati come prodotto di testa, in parte rinviati in colonna. Il riflusso viene
realizzato in modo da mantenere ciascun piatto alla temperatura desiderata: i
vapori provenienti dal piatto sottostante ad esso gorgogliano attraverso il liquido,
e le frazioni pi pesanti si condensano. Il vapore condensato su ciascun piatto
ricade sul piatto sottostante, in parte viene vaporizzato dai vapori in salita, si
unisce a questi e risale verso il piatto sovrastante dove si raffredda e condensa
nuovamente. Ogni frazione presente nell'alimentazione viene vaporizzata e
condensata pi volte, finch non viene eliminata dal sistema. Quando una
colonna deve separare la carica in pi frazioni, come nel topping del grezzo, si
prelevano le frazioni desiderate come tagli laterali da apposite prese laterali
intermedie tra la testa della colonna e il piatto di alimentazione.
La sezione di rettifica, al di sopra del piatto di alimentazione, divisa in un
numero di sezioni pari al numero di frazioni laterali da produrre. Ogni sezione
costituita da un piatto di raccolta, alla base, e da una serie di normali piatti di
contatto liquido/vapore. Il prodotto prelevato dal piatto di raccolta viene in parte
riciclato in testa alla sezione ed in parte estratto dal sistema. Tra una sezione e
laltra consentito il passaggio della corrente di vapore, ma non della corrente di
liquido, per cui questa assicurata in ogni sezione da un sistema di riflusso
interno. Lapporto del riciclo deve essere tale da condensare dai vapori in risalita
esattamente la frazione che si intende separare in quella sezione. Le frazioni
laterali escono tutte alla temperatura di inizio di ebollizione della frazione. La
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parte che esce dal sistema viene sottoposta a strippaggio allo scopo di eliminare
eventuali sostanze pi volatili della frazione uscente. Per comprendere il
funzionamento del sistema vediamo, ad esempio cosa succede nella prima
sezione sopra la zona di flash, in cui viene separato il gasolio pesante. I vapori in
salita, costituiti da tutti gli idrocarburi eccetto il residuo, vengono a contatto con
la frazione di gasolio che viene riciclata in testa alla sezione dopo essere stata
raffreddata. Ci determina una condensazione della parte pi alto bollente dei
vapori, costituita dagli idrocarburi appartenenti alla frazione dei gasoli. Quindi,
con il calore di condensazione reso disponibile, si ottiene la vaporizzazione della
parte pi bassobollente del liquido. In questo modo i vapori, privati dei gasoli,
possono risalire verso le altre sezioni, mentre i gasoli della corrente di riciclo si
liberano di eventuali idrocarburi pi basso bollenti, appartenenti alle frazioni
superiori. Le altre frazioni funzionano secondo gli stessi principi, con una portata
di vapore che decresce via via che si procede verso la testa della colonna.
Nella parte della colonna superiore alla zona di flash si trovano tutti gli idrocarburi
a volatilit maggiore. Nel tronco di rettifica la frazione vaporizzata del grezzo sale
verso lalto e dalla testa della colonna escono i gas e i vapori degli idrocarburi pi
leggeri a basso punto di ebollizione, cio dal C1 alle benzine. Questa frazione, ad
eccezione degli idrocarburi in condensabili (C1-C2), viene condensata e in parte
rinviata in colonna come riflusso e in parte prelevata come prodotto di testa.
Per spiegare il funzionamento del tronco di rettifica si prenda in considerazione un
generico piatto della colonna di distillazione. Ciascun piatto ha un certo numero di
fori muniti di un camino disposti in modo tale che i vapori siano obbligati a
gorgogliare nel liquido che colma il piatto.
Ciascun piatto di questa
apparecchiatura contiene il liquido, proveniente dal piatto sovrastante, in cui
gorgoglia il vapore proveniente dal piatto sottostante. Il vapore trovandosi in un
ambiente a temperatura inferiore, in parte condensa cedendo il suo c alore di
condensazione, e si arricchisce nei componenti pi leggeri; mentre il liquido,
trovandosi in un ambiente a temperatura maggiore, in parte vaporizza,
assorbendo il calore ceduto dal vapore, e si arricchisce nei componenti pi
pesanti. Questo processo di condensazione e vaporizzazione si ripete in ogni
piatto della sezione di rettifica, determinando cos la diminuzione della
temperatura dal b asso verso lalto e la distribuzione delle varie frazioni
nellordine dellintervallo di ebollizione.
Lo strippaggio
Come gi accennato lo strippaggio si effettua sulle frazioni uscenti dalla colonna
di topping per eliminare eventuali sostanze volatili intrappolate, ma anche per
numerosi altri utilizzi nelle industrie.
Per definizione lo strippaggio il trasferimento di un gas disciolto in un liquido
dalla fase liquida alla fase gassosa. Si effettua in colonne di strippaggio dove il
liquido da trattare entra dallalto e procede verso il basso, mentre il vapore
acqueo si muove in controcorrente verso lalto. La fase gassosa si arricchisce dei
gas intrappolati nel liquido chiamati soluto, la fase liquida chiamata solvente
invece si impoverisce di essi.
Allinterno della colonna si dovr assicurare un efficace contatto tra le due fasi,
per questo vengono utilizzate colonne a stadi o a riempimento, inoltre sono
migliori i risultati quando la viscosit del liquido bassa, per questo spesso il
liquido viene riscaldato prima dellingresso in colonna.
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DISTILLAZIONE SOTTO VUOTO O VACUUM


Il residuo del topping un prodotto poco pregiato costituito da idrocarburi con
punto di ebollizione superiore ai 360C. E possibile per ottenere dal residuo
alcune frazioni che, dopo opportuni trattamenti, vengono convertite in prodotti
decisamente pi pregiati. Il frazionamento del residuo del topping non attuabile
a pressione atmosferica ma si effettua mediante distillazione pressione ridotta o
vacuum. Infatti, se si volesse frazionare il residuo a pressione atmosferica, si
dovrebbe innalzare la temperatura ad un livello tale da provocare reazioni di
rottura delle molecole (cracking). Invece, operando a pressione ridotta, si ha una
diminuzione della temperatura di ebollizione dei composti, il che consente di
distillare senza decomposizione le frazioni del residuo che, a pressione
atmosferica, bollirebbero fino a 600C.
Per molti aspetti la distillazione vacuum simile al topping, con differenze
sostanziali oltre che nella pressione di esercizio di circa 40 mmHg, nelle
temperature di colonna, che sono leggermente pi alte con un massimo di 420C
al fondo colonna, e nella quantit dei tagli laterali.
Dalla distillazione sotto vuoto si ottengono:
Una frazione di testa che costituisce un gasolio pesante
Due o tre frazioni intermedie a viscosit crescente dallalto verso il basso,
usate come oli lubrificanti
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Un residuo molto ricco in asfalteni utilizzato come bitume


Il residuo viene introdotto al forno di vacuum e portato alla temperatura di 420C
ed esce in buona parte vaporizzato. Nella zona di flash allingresso della colonna
la carica si divide nella corrente di vapori in risalita e quella del residuo di vacuum
in discesa. Il residuo prima di uscire dal fondo colonna viene strippato con vapor
dacqua che ha lo scopo di abbassare la pressione parziale degli idrocarburi e
favorire lulteriore vaporizzazione.
I vapori risalgono e vengono separati in varie frazioni con la tecnica spiegata a
proposito del topping. Dalla testa i vapori non condensati vengono aspirati dal
sistema da vuoto costituito da eiettori. Il residuo del vacuum costituito dagli
idrocarburi in assoluto pi pesanti e possono essere impiegati nella produzione di
asfalti

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