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Anatomia di una ripetizione - Parte 9

Ormoni a gogò
Tutti sanno che gli ormoni giocano un ruolo primario nella ricerca della Pietra Filosofale della
Grossezza, quella che trasforma il lardo di Colonnata in fibre di tipo Iib altamente ipertrofiche.
Tutti recitano che “il testosterone aumenta l’anabolismo”, “il cortisolo accelera il catabolismo”,
“questo esercizio incrementa il GH”.
Tutte queste affermazioni sono vere, assolutamente vere. Il punto è: come agiscono gli ormoni? Di-
rò di più: cosa è un “ormone”?
“un ormone è quella cosa che…” non vale come risposta, è talmente fantozziana che Fantozzi ne-
gherebbe di averla detta. Spiace dirlo, ma come in Italia abbiamo milioni di CT della nazionale, le
palestre sono piene di endocrinologi “de noartri” che parlano di stimolatori del testosterone e di
risposte anaboliche.
In questo articolo vorrei affrontare le basi elementari del sistema endocrino, almeno quello che a
me è servito per capire ciò che viene scritto nella rubrica “farmacologia del bodybuilding” di Jerry
Brainum su ON. Inutile allenarsi di mattina o di sera per beccare il picco pulsatile del GH se man-
co si sa cosa cacchio sia il GH…
Messaggeri
Abbiamo descritto negli articoli passati come i neuroni si scambiano informazioni tramite i poten-
ziali d’azione, impulsi elettrochimici che scorrono sugli assoni. Il potenziale passa da un neurone
all’altro tramite le sinapsi, che rappresentano un punto di trasduzione del segnale: il potenziale
d’azione attiva sulla sinapsi il rilascio dei neurotrasmettitori quali l’acetilcolina. Il segnale di tipo
elettrico si trasforma in uno di tipo chimico che “entra” nel neurone successivo propagando
l’informazione.

Potenziale d’azione
Siti di legame
Cellula di
destinazione

Neurotrasmettitore

Il disegno sopra riportato descrive una versione più generale di quanto espresso nel paragrafo pre-
cedente: la trasmissione elettrica è un modo di inviare informazioni alle cellule. Il potenziale
d’azione provoca il rilascio di sostanze sulla sinapsi, queste sostanze diffondono in un’area estre-
mamente limitata verso le cellule di destinazione che hanno, sulla superficie della membrana cellu-
lare, dei siti di legame in grado di recepire le sostanze inviate.

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?
I siti di legame sono delle complicatissime serrature molecolari e le sostanze che vi penetrano solo
le relative chiavi. Ogni serratura può essere aperta da una sola ben precisa chiave.
Questo è pertanto un modo di trasmettere le informazioni, non unico nel corpo umano e ne vedremo
altri, ma è importante sottolineare che tutti questi modi sono mediati da sostanze chimiche che si
comportano come messaggeri di informazioni per far compiere alle cellule ben precise operazioni.
Le sostanzhe che permettono queste azioni sono dette ormoni, perciò un ormone, parola che deriva
dal greco eccitare, è un messaggero che trasporta ordini specifici alle cellule.
Un ormone è costituito da materiale proteico, mettetevi in testa che un ormone è una particolare
proteina. Possiamo disquisire sul fatto che esistono ormoni che sono peptidi, altri che sono enzimi,
o che esistono enzimi peptidici, però sapere che un ormone è una speciale proteina che trasporta un
ordine specifico per cellule specifiche è un enorme passo in avanti rispetto a “quella cosa che…”
Cellula che
produce gli ormoni Cellula che riceve
gli ormoni

ormoni

Siti di legame
Sostituiamo il neurone con una cellula che produce ormoni e abbiamo un nuovo modo di trasmette-
re informazioni: gli ormoni diffondono dalla cellula di partenza verso le cellule specifiche di desti-
nazione. La specificità è data dalla presenza o assenza dei siti di legame per gli ormoni prodotti,
pertanto il messaggio/chiave aprirà solo i lucchetti su alcune cellule e non su altre.
Questo meccanismo di trasmissione dati si chiama paracrino (para=vicino, crino=che riversa – pa-
racrino=che riversa nelle vicinanze le sostanze prodotte o, se volete usare un termine più figo, se-
crete).
Cellula che riceve
gli ormoni
Cellula che
produce gli ormoni

ormoni

Vaso sanguigno
Siti di legame 2
Se gli ormoni prodotti influenzano anche le cellule stesse che li hanno prodotti parliamo di mecca-
nismo autocrino.
Se allontaniamo le cellule di origine e destinazione e facciamo trasportare gli ormoni dal sangue
abbiamo ottenuto una trasmissione delle informazioni di tipo endocrino (endo=all’interno, cri-
no=che riversa – endocrino=che riversa all’interno le sostanze secrete) e che costituisce un modo
estremamente comune quanto fondamentale e potente di trasmissione di ordini alle cellule: in que-
sto modo è possibile comandare azioni a distanze notevoli e in maniera diffusa.
Potenziale d’azione

Cellula che riceve


gli ormoni
Ormoni

Siti di legame
Vaso sanguigno
Chiaramente le cose non sono mai a compartimenti stagni nel corpo umano e ci sono casi in cui i
neuroni producono loro stessi degli ormoni che diffondono nel sangue, un modo di trasmettere in-
formazioni detto neurocrino, come vedremo nell’ipofisi.
Per aumentare la complessità, neurotrasmettitori che trasportano segnali su distanze limitate quali lo
spazio intersinaptico hanno anche funzioni ormonali propriamente dette, venendo usati su distanze
molto più elevate: è il caso dell’epinefrina o noradrenalina che è un neurotrasmettitore ma anche
un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali.
Gli ormoni endocrini si suddividono un due grandi categorie: gli ormoni idrofili e quelli lipofili
 Ormoni idrofili - sono ormoni solubili in acqua ma non nei grassi, perciò sono trasportati di-
rettamente nel sangue. Sono idrofili l’insulina prodotta dal pancreas e le catecolamine pro-
dotte dalle ghiandole surrenali
 Ormoni lipofili – sono ormoni non solubili in acqua ma nei grassi. Non sono trasportati di-
rettamente da sangue ma vengono legati ad una proteina specifica di trasporto o a una “ge-
nerica” quale l’albumina. Sono lipofili tutti gli ormoni steroidei e l’ormone tiroideo.
Decodifica degli ordini
Molti ormoni non hanno la capacità di penetrare direttamente nella cellula, perciò il messaggero
chimico esterno attiva un secondo messaggio interno, veicolato dalla cascata di reazioni. L’ormone
non è il responsabile diretto della creazione delle nuove proteine, ma fa da innesco, come se azio-
nasse un interruttore. La complessità e la specificità del risultato finale dipende dal meccanismo in-
terno alla cellula e non dalla complessità del messaggero esterno. Il meccanismo a doppio passaggio
permette di avere un tipo di trasporto generico a fronte di risposte specifiche.
Illustriamo questo meccanismo per il caso tipico di un un ormone idrofilo, nel disegno seguente,
che non ha la capacità di penetrare la membrana cellulare, proprio perché questa è formata essen-
zialmente da grassi.
L’ormone si lega al sito recettore, “aprendo la serratura” ed innescando una serie di complesse rea-
zioni di membrana in cascata. Ad un certo punto le reazioni proseguono, sempre in cascata,
all’interno della cellula, nel citoplasma cioè nella parte più “liquida” della cellula. Queste reazioni

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porteranno alla alterazione di una proteina preesistente, con la creazione della proteina specifica
veicolata dall’ormone.

4 – Creazione della
proteina veicolata
dall’ormone

3 – Reazioni chimiche
interne alla cellula, in
cascata

2 – Reazioni chimiche
di membrana, in
cascata

Nucleo

1 - L’ormone si
lega al sito
Citoplasma
recettore

Non è la sede né ho la competenza per descrivere anche le più comuni reazioni chimiche coinvolte,
però è importante focalizzarsi su questo aspetto: il perché di questa moltitudine di reazioni in casca-
ta.
Il motivo è dato dall’amplificazione che si può ottenere, superiore all’utilizzo di un numero inferio-
re di reazioni. Supponiamo che una singola molecola di ormone inneschi una reazione di membrana
che produca dieci molecole di una seconda sostanza intermedia che attiverà a sua volta una seconda
reazione. La seconda reazione produrrà per ogni molecola della seconda sostanza dieci molecole di
una terza sostanza, e così via: con due reazioni da una molecola in ingresso ho ottenuto 10*10=100
molecole in uscita. Questo si ripete per tutti gli stadi, perciò alla fine otterrò un quantitativo di pro-
teine finali enorme, amplificato.
Il disegno seguente descrive il funzionamento di un ormone lipofilo che pertanto può penetrare la
membrana cellulare fino all’interno del nucleo, dove può legarsi con uno specifico recettore.
Il recettore è in questo caso ha la capacità di legarsi sia con un ormone specifico che con un punto
particolare del DNA, l’acido desossiribonucleico che contiene il codice genetico di ogni essere u-
mano, cioè la sequenza di informazioni necessaria alla creazione di ogni cellula del nostro corpo.
Il complesso ormone-recettore-sito sul DNA attiva la porzione stessa del DNA per la creazione di
una specifica proteina. Il DNA trascrive il messaggio su una sostanza chiamata RNA messaggero o
mRNA che lascia il nucleo per andare nel citoplasma a sintetizzare la nuova proteina.
Ok, so che scritto così sembra una specie di novellina, però è il compromesso necessario per non
dover scrivere un libro di biologia almeno al livello di un Liceo.
E’ però importante sottolineare la differenza fra i due casi: un ormone idrofilo agisce dall’esterno
innescando una serie di reazioni all’interno della cellula che cambiano una proteina già esistente
nella forma finale richiesta, mentre un ormone lipofilo penetra all’interno della cellula e attiva una
parte del DNA che sintetizza a sua volta la nuova proteina a partire dai suoi costituenti elementari.

4
6 – Nel citoplasma l’mRNA
4 – il DNA attiva la produzione sintetizza le nuove proteine
di uno specifico mRNA

5 – L’mRNA lascia il nucleo per


il citoplasma
3 – Viene attivato uno
specifico segmento di DNA

2 - L’ormone si lega al
sito recettore nel
nucleo

1 - L’ormone attraversa
la membrana cellulare
e la membrana
nucleare

Nucleo

Citoplasma

Il sistema endocrino - LAN e piccioni


Ipofisi
Ipofisi

Surrenali
Surrenali Gonadi Pancreas
Pancreas Tiroide
Tiroide

Testicoli
Testicoli

Ovaie
Ovaie

Gli organi che creano gli ormoni costituiscono il sistema endocrino e sono descritti, almeno quelli
principali e più noti, nello schema sopra riportato.
Il sistema endocrino e quello nervoso sono i principali mezzi con cui il corpo umano reagisce e si
adatta all’ambiente circostante, sono differenti anche se entrano in contatto fra loro. Rappresentando
due modi differenti con cui vengono impartiti ed inviati ordini, è possibile un confronto:
 Il sistema nervoso è assimilabile ad una specie di LAN cablata: i segnali arrivano a destina-
zione trasportati da “fili” più o meno lunghi che viaggiano all’interno del corpo. Il segnale è
elettrico sull’assone e chimico alla sinapsi, ma la diffusione chimica estremamente limitata.
La specificità dell’invio fra mittente e destinatario è data dalla cablatura rigida che impedi-
sce al segnale di raggiungere una destinazione sbagliata.
 Il sistema endocrino è assimilabile ad una rete Wireless, dato che gli ormoni vengono diffusi
nel sangue verso la destinazione. Non c’è alcun contatto fra mittente e destinatario e la spe-
cificità della ricezione del messaggio è data dalla “forma” dei siti recettori che accettano so-
lamente ormoni di una “forma” a loro volta complementare.

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 Il sistema nervoso veicola informazioni a velocità elevata per risposte “veloci”. Il tempo di
trasporto dell’informazione e delle risposte è dell’ordine dei millisecondi. Tipico esempio è
la contrazione muscolare, ma anche gli stessi “pensieri coscienti”. Questa velocità rafforza
l’immagine della LAN.
 Il sistema endocrino veicola informazioni a velocità ben più lenta dato che gli ormoni sono
trasportati dal sangue, e la risposta ai messaggi è ancora più lenta: secondi, minuti, anche
giorni. In questo senso il sistema endocrino più che una rete wireless a velocità paragonabile
a quella di una LAN è assimilabile ad un insieme di piccioni viaggiatori!
 Il sistema nervoso permette una reazione all’ambiente rapida e variabile, mentre quello en-
docrino una reazione più lenta e duratura: per quello che ci interessa in palestra, il sistema
nervoso contrae i muscoli nell’immediato per impedire che i pesi ci schiaccino, il sistema
endocrino avvia le operazioni di sintesi delle proteine nel medio e lungo termine per renderli
più forti.
Anabolismo e catabolismo
L’adattamento all’ambiente, la sopravvivenza allo stesso si estrinsecano attraverso due processi,
l’anabolismo e il catabolismo che insieme costitiscono il metabolismo.
Per il palestrato medio il suono della parola anabolismo provoca uno stato di estasi ipnotica irresi-
stibile, mentre la pronuncia del termine catabolismo fa insorgere nel soggetto tutta una serie di spa-
smi convulsivi. L’anabolismo è associato al diventare grossi e forti, il catabolismo all’essere secchi
come saltellatori aerobici.
In realtà anabolismo e catabolismo contribuiscono, insieme, al mantenimento delle funzioni vitali
del corpo umano.

Metabolismo

Sintesi
Sintesiproteica
proteica Beta
BetaOssidazione
Ossidazione

Glicogenosintesi
Glicogenosintesi Glicolisi
Glicolisi
Anabolismo
Anabolismo Catabolismo
Catabolismo
Sintesi
Sintesiacidi
acidigrassi
grassi Glicogenolisi
Glicogenolisi

Gluconeogenesi
Gluconeogenesi Ciclo
CiclodidiKrebbs
Krebbs

Il disegno sopra riportato vuole dare una percezione dei due fenomeni: sinteticamente l’anabolismo
è la creazione di sostanze complesse a partire da elementi più semplici, tramite l’assorbimento di

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energia mentre il catabolismo è la scissione di sostanze complesse in altre più semplici, con conse-
guente generazione di energia.
I due sistemi sono complementari e collegati proprio perché l’energia derivata dalle reazioni catabo-
liche può essere usata in reazioni anaboliche!
Ho riportato anche i nomi delle principali processi anabolici e catabolici: per processo si intende un
insieme coordinato di reazioni chimiche per la realizzazione di un compito complesso e non voglio
che pensiate che il tutto si esaurisca in queste otto paroline. Le reazioni metaboliche umane sono
decine di migliaia, connesse, collegate, retroazionate fra loro, questo per avere un’idea della com-
plessità.
Anche l’analisi sommaria di questi principali processi mostra come siano intrecciati:
La sintesi proteica è l’insieme delle razioni che porta alla creazione di nuove sostanze. E’ quella
che ci piace di più, il nostro processo anabolico per eccellenza. Per sintetizzare nuove proteine, pe-
rò, è necessario catabolizzarne altre: l’allenamento come vedremo porta al danneggiamento dei tes-
suti muscolari che verranno sostituiti con nuovo tessuto più forte e “grosso” del precedente. Anabo-
lismo a seguito del catabolismo.
Il catabolismo proteico si rende necessario tutte le volte che le cellule raggiungono la fine della loro
vita o iniziano a deviare dal loro normale funzionamento, pertanto risulta fondamentale per la so-
pravvivenza umana.
La glicogenosintesi porta alla creazione di glicogeno a partire dal glucosio, substrato intermedio
stoccato nei muscoli e nel fegato da cui poi sarà possibile estrarre nuovamente glucosio tramite gli-
cogenolisi: un processo anabolico per immagazzinare carburante che poi verrà rilasciato tramite un
processo catabolico.
La gluconeogenesi è invece un processo anabolico che porta alla creazione di glucosio da sostanze
che non lo contengono, un modo di sopravvivenza quando il glucosio è scarso in tutte le sue forme,
la glicolisi è un processo catabolico che porta alla scissione del glucosio in altri componenti più
semplici per creare energia.
Già da questa semplicistica descrizione risulta chiaro che il corpo umano “rompe” sostanze per cre-
arne altre più semplici insieme ad energia, e questi componenti verranno utilizzati da altre reazioni
per costruire nuove sostanze in un continuo processo che dura per tutta la vita di ogni essere viven-
te.
Il sistema endocrino è il principale centro di comando di tutte queste reazioni.
L’incredibile centro di comando
So benissimo che uso l’aggettivo “incredibile” troppo spesso, ma vi invito veramente a leggere e
studiare per conto vostro l’incredibile, appunto, complessità del corpo umano e le soluzioni che
mette in atto per la sua sopravvivenza.
Il sistema endocrino è affascinante, altro aggettivo di cui abuso, perché è quello che crea gli effetti
visibili più spettacolari ed è proprio l’assetto ormonale che determina le nostre caratteristiche fisi-
che e sessuali evidenti.
Tutto il sistema di ghiandole è orchestrato da un controllore potente quanto microscopico, l’ipofisi o
ghiandola pituitaria dal peso inferiore al grammo e protetta al centro del cranio. L’ipofisi è collega-
ta all’ipotalamo, da cui deriva. Senza entrare nel dettaglio, queste zone del cervello sono considera-
te le più arcaiche e sono comuni a tutte le specie che si differenziano per le ramificazioni della cor-
teccia cerebrale che contiene le funzioni coscienti superiori.

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L’ipofisi si trova in quella parte di cervello in cui vi è la misteriosa transizione fra pensiero coscien-
te, sensazioni, sentimenti e chimica. Questa ghiandolina microscopica è uno dei centri nevralgici
dello smistamento di questi segnali, perciò è comprensibile la sua importanza.
Ipotalamo

Arteria
Nuclei dei
neuroni

Assoni
Cellule
endocrine

Pituitaria
anteriore

Sinapsi

Arteria

Pituitaria Vena
posteriore

Vena

Ecco, enormemente ingrandita, la nostra ghiandolina! L’ipofisi è divisibile in due parti: una pituita-
ria anteriore o adenoipofisi che è proprio una ghiandola come comunemente intesa (nel senso che è
composta proprio da tessuto ghiandolare) e una pituitaria posteriore o neuroipofisi che è derivata
direttamente dall’ipotalamo a cui è collegata.
Notate come in entrambe le sezioni dell’ipofisi arrivino arterie e ripartano vene: le arterie trasporta-
no gli ormoni provenienti dal resto del corpo e nelle vene vengono immessi gli ormoni prodotti
dall’ipofisi stessa. I neuroni provenienti dall’ipotalamo hanno funzione di neurotrasmettitori ormo-
nali nel senso che l’invio dei segnali sugli assoni porta ad un rilascio delle sostanze dalle sinapsi al-
le arterie ipofisarie.
Il comportamento della pituitaria anteriore è differente da quello della pituitaria posteriore e li ana-
lizzeremo separatamente.
Il disegno seguente descrive il funzionamento dell’ipofisi come controllore degli ormoni all’interno
del corpo. Il meccanismo è generale e vi prego di studiarlo poiché lo ritroverete in tutti i meccani-
smi ormonali tanto cari quando si parla di GH e testosterone.
L’ipotalamo, sulla base delle informazioni in suo possesso, comanda la produzione di ormoni alla
pituitaria anteriore, grazie a… altri ormoni! Questi sono di due tipi: inibitori cioè che impediscono
la secrezione, a rilascio cioè che la favoriscono. I primi hanno sigle che finiscono in IH, inhibiting
hormone, i secondo in RH, releasing hormone.
La pituitaria, sulla base di questi ormoni, produce a sua volta altri ormoni che hanno il compito di
stimolare la secrezione degli ormoni finali da parte delle ghiandole endocrine di destinazione. I li-
velli degli ormoni rilasciati dalla pituitaria anteriore e dalle ghiandole endocrine rappresentano le

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- -
Ipotalamo
Ipotalamo

Releasing Inhibiting
hormone hormone
+ -
- Pituitaria
Pituitaria
anteriore
anteriore

Organo
Organodidi
destinazione
destinazione
+

Ormone
Ormonefinale
finale

informazioni per l’ipotalamo, insieme ad altre, per procedere ad un ulteriore rilascio o ad una inibi-
zione.
Il meccanismo è complesso come un orologio svizzero ma analogamente preciso: siamo di fronte ad
un perfetto sistema a retroazione che si adatta alle situazioni ambientali e recupera velocemente
l’equilibrio.
OH

O
O

OH

GnRH
O

Ipotalamo
OH

O
HPTA – Hypophysis – Pituitary –Testes Axis

Pituitaria anteriore O
H
Sistema sanguigno
O

FSH
OH

LH
O

OH

la di
Cellu
ig
O

Leyd

O
Testosterone H

OH Testicoli
O
O

OH

Tubulo OH

ero
seminif
O

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OH O OH

O
Lo volevate? E allora eccovi il ciclo del testosterone!
Per far salire i livelli di attenzione e non farvi pensare che tutto quello che ho scritto sia inutile, ecco
una applicazione che vi piacerà di sicuro: come viene prodotto il testosterone, facendo riferimento
al disegno precedente.
Partiamo dai testicoli:
1. Le cellule di Leydig hanno la capacità di produrre testosterone a partire dal colesterolo. Il te-
stosterone viene utilizzato nei tubuli seminiferi per la spermatogenesi.
2. Il testosterone viene portato nel sangue fino all’ipotalamo che ne registra i livelli. Se questi
sono sotto il livello richiesto produrrà ed immetterà nell’arteria che alimenta la pituitaria an-
teriore un livello più elevato di GnRH, gonadotropin-releasing hormone, ormone per il rila-
scio delle gonadotropine. Le gonadotropine sono sostanze che stimolano le gonadi, le
ghiandole sessuali ben note a tutti meno che a quelli che credono che le cicogne portino i
bambini.
3. Le gonadotropine stimolano la pituitaria anteriore a produrre più LH, Luteinizing hormone,
ormone luteo e più FSH, Follicle-stimulating hormone, ormone stimolatore dei follicoli.
4. Questi ormoni passano nel sangue e arrivano ai testicoli: l’LH incrementa la produzione di
testosterone da parte delle cellule di Leydig, l’FHS incrementa l’attività dei tubili seminiferi
e il cerchio si chiude.
Questo meccanismo è chiamato HPTA, Hyphophysis – Pituitary – Testes Axis, asse ipofisi-
pituitaria-testicoli. Al contrario, se il livello di testosterone è troppo elevato l’ipotalamo non rilascia
il GnRH e perciò la pituitaria anteriore non rilascia LH e FSH e perciò i testicoli e i tubuli seminife-
ri non ricevono ordini per produrre testosterone e sperma. Voilà, funziona anche al contrario! In tut-
ti i modi l’equilibrio dei valori di testosterone viene recuperato o, quanto meno, il corpo tenta di far-
lo.
Attenzione: un decremento della produzione di testosterone implica un decremento dell’uso dei te-
sticoli che perciò si atrofizzano, diventando più piccoli. Questo è un comportamento tipico di tutte
le ghiandole endocrine che sono soggette ad atrofia se non devono produrre gli ormoni per cui sono
state create.
Un altro aspetto da puntualizzare è che una carenza nella produzione di un dato ormone è imputabi-
le a due aspetti:
 Una impossibilità della ghiandola finale a produrre l’ormone. In questo caso un problema ai
testicoli.
 Un problema nel sistema di segnalazione alla produzione, su due livelli: un problema negli
ormoni rilasciati dalla pituitaria, o in quelli rilasciati dall’ipotalamo. In questo caso un pro-
blema sull’LH e FSH o sul GnRH.
In caso di problemi ormonali è necessario comprendere quale sia il punto della catena che è andato
in crisi, perché le eventuali cure devono essere diverse, pena il fare ancora più casino.
La produzione di altri ormoni
Elencherò brevemente il meccanismo di produzione dei principali ormoni di cui normalmente leg-
giamo nelle riviste di bodybuilding, in quelle rubriche di magia nera farmacologica.
La pituitaria anteriore sintetizza:
 hGH, human growth hormone o ormone della crescita, l’altro ormone tanto amato dai cultu-
risti. E’ regolato da due ormoni secreti dall’ipotalamo, il GHRH, growth hormone releasing

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hormone e il GHIH, growth hormone inhibiting hormone detto anche somatostatina. A que-
sto punto dovrebbe essere chiaro il giochetto dell’RH e dell’IH.
 TSH, thyroid stimulating hormone o tirotropina o ormone stimolante la tiroide. E’ regolato
dal TRH, thyrotropin stimulating hormone. Questo ormone attiva le funzioni della tiroide,
uno dei più potenti regolatori del metabolismo del corpo umano.
 ACTH, adrenocorticotrophic hormone, ormone adrenocorticotropico necessario al funzio-
namento delle ghiandole surrenali. E’ stimolato dal CRH, corticotrophin releasing hormone
 Prolattina, controllata dal PRH e PIH, necessario durante la gravidanza e l’allattamento. Lo
so che noi maschietti non allattiamo, ma comunque se le donne producono piccole dosi di
ormoni maschili, noi produciamo piccole dosi di ormoni femminili. Giochetti troppo sportivi
con prodotti molto da medici possono creare incasinamenti nei giri ormonali sbagliati, fa-
cendo pericolosamente alzare i livelli degli ormoni da femminucce.
La pituitaria posteriore
La pituitaria posteriore è un esempio di trasporto neurocrino in cui gli assoni dei neuroni “iniettano”
del sangue dei capillari direttamente gli ormoni che verranno trasportati dal sangue. Questi sono
due: l’ossitocina e l’ormone antidiuretico. Non partecipando alla Creazione della Grossezza questi
ormoni non sono interessanti e per il culturista medio potrebbero benissimo non esistere ah ah ah
Come variano gli ormoni con l’allenamento?
Negli anni sono stati prodotti centinaia di studi per correlare l’allenamento con i pesi alle variazioni
ormonali: i dati evidenziano che l’allenamento provoca una decisa impennata degli ormoni.
Con un po’ di presunzione, si sarebbe potuto arrivare a questa conclusione anche senza prova sul
campo: essendo l’allenamento uno stimolo che coinvolge i muscoli, che devono reagire diventando
più forti e più grossi, devono necessariamente entrare in gioco gli elementi che permettono ai mu-
scoli di adattarsi in questo modo.
Il lettore non deve però estendere certi concetti in maniera arbitraria: “i pesi migliorano l’assetto
ormonale” non deve diventare “i pesi sono il miglior modo di migliorare l’assetto ormonale”, un er-
rore che sembra eclatante ma in cui tutti, bene o male, cadiamo sottilmente.
Un piccolo esempio: se è vero che i pesi incrementano i livelli di testosterone, questo effetto è otte-
nibile ANCHE con altri mezzi, quali gli sprint a piedi o in bicicletta. Come sopra, anche questo è
assolutamente ovvio: il corpo umano non distingue fra uno squat, un salto, una corsa in salita o stare
seduti isometricamente senza sedia sotto le chiappe.
“Ma quello che va in bici è più piccolo di uno che va in palestra”. Proprio vero? Perché, quelli che
vanno in palestra sono tutti enormi? Perciò, attenti quando andare a selezionare studi che riguardano
il resistence training senza considerare anche quelli dell’endurance training.
La figura seguente vuole rappresentare la complessità degli studi sui meccanismi ormonali in rela-
zione all’allenamento: l’allenamento provoca un rilascio di ormoni che vengono trasportati fino alle
cellule di destinazione con cui interagiscono. Gli effetti cellulari provocano un incremento della ca-
pacità di produrre forza in risposta allo stimolo, che si trasforma in un incremento delle prestazioni.
Una causa macroscopica, l’allenamento, genera una cascata di effetti microscopici, la risposta or-
monale, che a sua volta si manifesta con un effetto macroscopico, il miglioramento delle prestazio-
ni: osserviamo un miglioramento che attribuiamo dell’allenamento, ma in realtà dipende da cosa
succede dentro di noi.
L’analisi “interna” viene in questo caso compiuta misurando la produzione di ormoni: è comprensi-
bile come sia estremamente difficile determinare un causa-effetto fra allenamento, risposta ormona-
le ed effetto di questa sulle prestazioni. E’ difficile anche trovare una correlazione accettabile!

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Allenamento Misura Miglioramento
della performance

OH
H
H

O
O

O O
O
O

O OH O
OH OH OH

Rilascio Trasporto Interazione Effetti Incremento


ormoni ormoni con i cellulari della capacità
recettori di produrre forza

Definiamo risposta ormonale l’elevazione dei livelli ormonali causata dall’allenamento rispetto ad
una condizione di riposo. Tutti gli studi evidenziano questa situazione repentina al termine di un al-
lenamento, durante lo stesso o addirittura durante una singola serie prolungata, che viene comunque
recuperata in un tempo ragionevolmente breve di qualche ora.
Questo denota che l’organismo si adatta rapidamente alle diverse condizioni ambientali per tornare
alle sue condizioni di normale funzionamento. In questo senso l’allenamento non fa variare i livelli
ormonali a riposo, tesi abbastanza affermata in ambito scientifico.
In altre parole, l’allenamento non migliora la produzione ormonale di base e non vi è una modifica
di tipo cronico: l’effetto è pertanto solamente acuto. Poco male, in fondo: allenamento, incremento
degli ormoni, sintesi proteica. Vogliamo essere grossi, non con gli ormoni elevati!
Le variazioni ormonali sono maggiori, però, nei soggetti allenati: una persona allenata risponde me-
glio all’allenamento rispetto ad una non allenata.
Analizzeremo tre dei principali ormoni, per gli anabolici il testosterone ed il GH, per i catabolici il
cortisolo. Preferisco limitarmi solo a questi perché vorrei far capire le mutue sinergie, piuttosto che
le funzionalità specifiche di tutti i principali ormoni.
Testosterone
Lo volevate…eccolo. Il testosterone è un ormone anabolico e androgeno.
E’ anabolico perché promuove la sintesi delle proteine, portando alla costruzione di nuova massa
muscolare, ad un maggior recupero dalla fatica, dagli infortuni e tutta una serie miracolosa di effetti
collaterali positivi. Probabilmente è così potente che può farvi sentire la Voce di Dio che vi sussurra
“ce la puoi fare” durante un massimale di squat.
E’ androgeno perché è responsabile dello sviluppo delle caratteristiche sessuali maschili tipo la
comparsa e lo sviluppo della barba, dei peli, della voce profonda, dello sperma, della libido e
dell’aggressività.
I livelli di testosterone totale oscillano fra 225ng/dl e 950ng/dl (nanogrammi per decilitro), ma la
frazione attiva che provoca gli effetti tanto desiderati è pari all 1-3% del totale, detto testosterone

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libero, il resto è legato ad una proteina specifica per il trasporto nel plasma chiamata SHBG, sex
hormone binding globuline oppure è legato per una piccola frazione all’albumina, una proteina di
trasporto generica.
Gli effetti così marcati sono pertanto dovuti ad una frazione estremamente ridotta del totale, questo
per far capire la “potenza” di questo ormone. C’è da chiedersi perché tutto questo ben di Dio sia sa-
dicamente reso inattivo. E’ un modo per variare rapidamente i livelli di testosterone senza doverlo
produrre dato che è più semplice far rilasciare all’SHGB parte del testosterone piuttosto che produr-
ne di nuovo. Uno dei tanti meccanismi ingegnosi del corpo umano.
Le donne hanno un quantitativo di testosterone dalle 10 alle 20 volte inferiore, perciò le nostre care
MILF che vanno in palestra e che non vogliono fare pesi perché non “voglio diventare come quelle
là ma voglio solo tonificare” possono dormire sonni tranquilli ah ah ah
Fra i miracolosi effetti del testosterone, oltre a far diventare grossi per l’aumento della sintesi delle
proteine ricordiamo anche l’incremento della sintesi del CP, l’incremento dell’utilizzo del grasso
con conseguente dimagrimento, l’aumento del volume del sangue a causa della produzione di più
globuli rossi con conseguente miglior ossigenazione dei tessuti, una riduzione del catabolismo mu-
scolare.
Proprio per l’incredibile potenza di questo ormone è da considerarsi veramente come la Pietra Filo-
sofale del Culturismo.
Ormone della crescita
L’altro ormone fondamentale per il bravo culturista è l’ormone della crescita, iniettato dall’esterno
in tutte le star hollywoodiane e nuovo elisir dell’eterna giovinezza. Questo ormone ha effetti alta-
mente anabolici in quanto promuove la crescita di quasi tutti i tessuti, oltre ad amplificare molti
processi metabolici:
 aumenta la sintesi delle proteine
 aumenta l’utilizzo dei grassi
 aumenta la massa muscolare tramite l’incredibile iperplasia
 stimola il sistema immunitario
 stimola la produzione di IGF-1, insuline-like growth factor
 avendo effetti anabolici sulle ossa, sui tendini e sulle cartilagini, diminuisce il tempo di re-
cupero fra gli allenamenti o negli infortuni.
Cortisolo
Il cortisolo è l’Ormone del Diavolo, essendo catabolizzante. E’ uno degli ormoni più importanti
prodotti dalle ghiandole surrenali poste sopra i reni. Alcuni processi in cui il cortisolo risulta indi-
spensabile:
 Promuove la scissione delle proteine
 Partecipa alla sintesi del glucosio dagli aminoacidi, la gluconeogenesi
 E’ necessario nello scoccaggio del glicogeno
 Mobilita il grasso e permette l’ossidazione degli acidi grassi per produrre energia
Il cortisolo è definito come l’ormone dello stress, ma se ciò è sicuramente vero il significato che gli
viene attribuito è sbagliato: è come se ad un certo punto arrivasse questo guastafeste a rompere le
uova nel paniere. Ma come… ci stavamo allenando così bene e ora questo ci rompe tutti i giocatto-
lini/proteine che avevamo costruito…

13
In realtà il cortisolo interviene per sopperire allo stress, pertanto i suoi livelli crescono sulla base di
quanto stress inducete: il cortisolo promuove la fornitura di glucosio che è il principale carburante
per il corpo umano e agisce da un vasocostrittore permettendo di mantenere alta la pressione del
sangue che può arrivare agli organi “colpiti” dall’allenamento.
E’ importante sottolineare come il cortisolo sia un potentissimo antiinfiammatorio, pertanto la sua
nomea di cannibalizzatore di tessuto muscolare risulta essere del tutto immotivata dato che è un or-
mone indispensabile alla sopravvivenza dell’intero organismo
Tutto insieme
Le tabelle successive sono state estratte da tesi e review che confrontano vari protocolli di allena-
mento. Utilizzando le stesse definizioni da cui ho attinto, la prima è relativa a protocolli di tipo “i-
pertrofico”, la seconda di tipo “neurale” e la terza di tipo “dinamico”. La quarta è un’ulteriore sele-
zione di materiale.
N Protocollo Testosterone GH Cortisolo
1 8 es. 3x10 @10RM 30% 11 volte
2 6 es. 3x6-8 @ 80% 1RM 21% 31 volte 21%
3 8 es. 1x10 @10RM 14% 350% 10%
4 8 es. 3x10 @10RM 32% 700% 23%
5 4 es. 4x10 @10RM 20% 430% 34%

N Protocollo Testosterone GH Cortisolo


6 8 es. 3-5x5 @5RM 30% 275%
7 20x1 @ 1RM 0 361% 0
4 es. 2x5 @88% 1RM 0 0 -25%
8 4 es. 4x5 @88% 1RM 0 300% -22%
4 es. 6x5 @88% 1RM 0 300% -70%

N Protocollo Testosterone GH Cortisolo


1 es. 10x6 @50% 1RM 18-30%
9
1 es. 2x30 @50% 1RM 30%
10 60” squat jump @ BW 12% 0 14%
11 1 es. 5x10 @ 30% 1RM 15 0

N Protocollo testosterone entro 1 ora dall’allenamento


12 4 es. 3xMax @ 80% 1RM, rec 2’ +22%
13 Squat 1x10 80-85% 1RM (1RM medio di 152.2Kg) Non significativo
Squat 6x10 80-85% 1RM, rec 2’ +23%
14 1x3 100% 3RM front squat, back squat – 1x6 100% 6RM rec 4-6’ Significativo incremento
1x3 70% 3RM front squat, back squat – 1x6 70% 6RM rec 4-6’ Significativo incremento ma inferiore al precedente
15 Squat 4x6 90-95% 6RM 31%
4x9-10 60-65% del carico precedente 27%
16 Squat 20x1 100% 1RM Non significativo incremento
Squat 10x10 70% 1RM Significativo incremento

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Quando leggo questo tipo di risultati rimango sempre perplesso e capisco quanto dobbiamo rimboc-
carci le maniche dato che l’interpretazione possibile da questi dati è immensa e tutti possono trarre
acqua al mulino delle tesi per allenarsi come preferiscono. Leggetele e fate le vostre considerazioni,
ecco quelle mie di getto :
 Lo studio 13 indica che un 1x10 all’80-85% del massimale non incrementi il testosterone,
mentre un 6x10 si. Significa che una serie non è sufficiente? Il carico usato nello studio è in
media di 150Kg, cioè tantissimo e questo mi fa pensare che lo squat sia ben sopra il paralle-
lo. L’esecuzione dell’esercizio influenza il testosterone?
 Lo studio 15 è molto interessante, sebbene dubiti come sempre del livello dei partecipanti,
perciò è da vedere se la risposta ormonale è dovuta allo schema di allenamento o al semplice
fatto di allenarsi in una qualche forma. Faccio il caso su di me: con circa 150Kg di 6RM
posso scegliere fra 4x6x135Kg o 4x10x90Kg. Sebbene il primo caso innalzi maggiormente
il testosterone, il secondo caso non è da meno. Però un 4x10x90Kg è assolutamente più
semplice di un 4x6x135Kg
 Gli studi con schemi di tipo “neurale” esibiscono tutti valori ormonali inferiori a quelli degli
schemi “ipertrofici” e paragonabili a quelli “dinamici”.
A questo punto, si impone non tanto una interpretazione dei dati quanto una correlazione con il no-
stro “mondo”. E’ vero che noi non siamo ricercatori e scienziati, ma possiamo comunque far ragio-
nare la nostra testa, no?
In tutti gli studi seri di raffronto fra protocolli di allenamento viene evidenziato che è difficile com-
parare i livelli del campione di riferimento, il recupero, le intensità e così via, perciò questi risultati
devono essere valutati con cura. Lo dicono tutti gli autori, perciò non commettete voi l’errore i e-
strapolare conclusioni che vi piacciono del tipo:
 risulta evidente dagli studi che il volume sia più importante del carico
 risulta evidente dagli studi che gli allenamenti dinamici funzionano bene per l’ipertrofia
 risulta evidente che meno ti alleni e meno ormoni produci
Gli schemi di carico degli studi sono un mezzo per creare uno stress in modo da determinare la ri-
sposta a questo stress, non sono schemi “reali” a meno che non pensiate che un 4x10@10RM sia
uno schema fattibile per più di due volte consecutive o un 2x30@50%1RM sia da considerarsi “di-
namico”.
Ancora, gli schemi “neurali” sono classici allenamenti a cedimento tanto-carico-sparato-alla-morte,
hanno poco di “neurale” nel senso che si intende nel mondo della forza
Perciò, attenti se volete allenarvi secondo le linee utilizzate in questi studi: per la replicabilità dei
dati gli schemi utilizzati sono relativi ad UN esercizio e non sono assimilabili ad una scheda setti-
manale da palestra.
Vi è però una convergenza in tutti gli studi trovati sul fatto che la risposta ormonale è influenzata
più dal volume che dal carico e un minimo di onestà intellettuale dai fautori dei vari metodi BII do-
vrebbe portare ad una rivalutazione del volume di lavoro, non tanto per farlo tornare ai livelli astrali
di qualche anno fa, ma semplicemente per non demonizzarlo come la lebbra: una conclusione abba-
stanza accettata in ambito scientifico è che protocolli a serie multiple producano un effetto ormona-
le superiore a quelli a serie singola. Mike Mentzer, sei nell’angolo a prendere cazzotti su cazzotti?
Il volume ha importanza in quanto, si ipotizza, crea le condizioni metaboliche più favorevoli al rila-
scio degli ormoni stessi: acidosi tissutale, ipossia, risposta infiammatoria. In altre parole, la risposta
metabolica crea le premesse per la risposta ormonale.

15
Ovviamente questi studi si concentrano sul creare uno stressor per analizzarne la risposta, non di
comprendere come far evolvere lo stressor in maniera ottimale nel tempo. Non esiste, cioè, uno stu-
dio che mette in relazione uno schema periodizzato con una risposta ormonale. Perciò, gli amanti
del volume stiano attenti.
Il fatto che vi sia una risposta ormonale positiva anche con carichi non elevati è una ulteriore con-
ferma che il volume abbia valenza ma attenti a non confondere gli allenamenti balistici con questi
schemi che più che dinamici andrebbero definiti come “ad altissime ripetizioni”. Non esistono studi
che però abbiano analizzato un bel “pump” per le spalle svolto con i manubri in stripping. Anche in
questo caso, attenti a non lanciare l’immaginazione in voli stile Icaro che poi il Sole scotta!
Un importantissimo punto di attenzione è che questi studi sono di fatto una misurazione degli or-
moni nel punto identificato nello schema precedente ma nulla dicono su come questa risposta or-
monale agisca sul nostro corpo. Gli ormoni vengono diffusi nel sangue, però la risposta ipertrofica è
specifica nella zona allenata: la risposta ormonale è solo un anello di una catena molto lunga e, per
quanto importante, è fuorviante concentrarsi esclusivamente su questa.
Certo, esiste una risposta complessiva ma se allenate sempre le gambe queste diventeranno più
grosse rispetto al resto del corpo e se così non fosse basterebbe fare solo pressa o solo panca per
uno sviluppo armonico.
Questo fa rientrare in gioco gli allenamenti in monoserie e il buon Mike può tornare a picchiare du-
ro: possiamo utilizzare delle monoserie su più esercizi. Questo garantirà una risposta ormonale cor-
retta che va ad agire su tutti i distretti allenati. Ritengo questo un utilizzo corretto dei dati a disposi-
zione: volume, con criterio.
Attenzione perciò che questi studi non affermano che ad una risposta ormonale superiore corrispon-
da necessariamente una risposta ipertrofica analoga, perché come negli stessi studi viene evidenzia-
to, molto dipende da tutte le condizioni al contorno quali alimentazione, supplementazione, perio-
dizzazione.
Gli stessi studi che mostrano un incremento del GH e del testosterone descrivono un conseguente
aumento del cortisolo, che pertanto risponde in maniera analoga agli stessi stimoli. Questo perché
l’allenamento è uno stress e il cortisolo entra in gioco per fornire energia, non per rovinare la festa!
Inutile che cerchiate di minimizzare il cortisolo come se fosse deleterio perché alti livelli di cortiso-
lo nel post allenamento sono correlati positivamente con le condizioni di ipertrofia dato che come
abbiamo detto volte l’anabolismo è iniziato dal catabolismo e la scissione delle proteine fornisce
materiale per la costruzione di altre.
Anche in questo caso, gli studi non dicono dove il catabolismo proteico dato dal cortisolo vada ad
agire: se fate squat diventate più piccoli nei bicipiti?
Come abbiamo visto nell’articolo sull’ipertrofia, l’allenamento crea un “danno muscolare” nel pun-
to soggetto allo stress, pertanto prima è necessario catabolizzare le cellule danneggiate per rico-
struirne di nuove. In questo senso, pertanto, il carico è importante perché aumentando la massa mu-
scolare messa sotto stress fa aumentare le cellule che devono sintetizzare nuove proteine muscolari
per sostituire quelle danneggiate.
Alti livelli di cortisolo a riposo per periodi di tempo prolungati denotano una condizione di over-
training, ma non è il caso della risposta a breve termine a seguito di un corretto allenamento.
Un parametro molto di moda nei salotti buoni per indicare una condizione di anabolismo è il rap-
porto fra testosterone e cortisolo, T/C Ratio. Questo parametro, tanto certo in palestra, è continua-
mente messo in discussione nel mondo della Ricerca in quanto rappresenta una semplificazione
troppo spinta di reazioni complesse: un rapporto di grandezze affette da errori e incertezze non può
che essere a sua volta affetto da un errore ben più grande.

16
Perciò, non dovete temere il vostro cortisolo.
“Sentire” gli ormoni.
In maniera molto McRobertiana voglio ripetere questo concetto: la Ricerca è in grado di indirizzarci
verso un insieme di parametri di riferimento per l’allenamento ma lascia moltissimo spazio alla spe-
rimentazione in palestra. Utilizzare la Scienza in maniera meccanica, creando delle relazioni di cau-
sa-effetto dove queste non esistono può essere assolutamente pericoloso e denota, scusate la fran-
chezza, una carente comprensione del funzionamento del corpo umano.
C’è chi “sente” gli ormoni, chi “sente” la spinta anabolica dello squat, chi è stanco perché il suo
rapporto T/C è calato e allora dopo un’ora di allenamento è bene smettere. Attenti alle cazzate.
Immaginate questo: siete in palestra e state eseguendo uno spettacolare 4x6 di squat con 5’ di recu-
pero. Dopo siete supercotti. Il vostro testosterone è andato a picco e il cortisolo vi sta mangiando
vivi?
Ok, la settimana dopo vi fate un 1x20 di squat, che vi porta quasi al vomito, una stanchezza più e-
strema dell’altra ma anche diversa (se non riuscite a “sentire” queste sensazioni evidentemente non
vi siete mai allenati decentemente, mi spiace). Questa sensazione è relazionabile al cortisolo mon-
tante? Oppure al testosterone maggiore? No perché un 1x20 dovrebbe essere molto più anabolico
del 4x6 eh…
Nel primo caso voi state “sentendo” una bella stanchezza neurale un po’ lattacida dovuta sia al latta-
to che al depauperamento del CP, e nel secondo caso state invece “sentendo” la paralisi da acido lat-
tico e il debito d’ossigeno. Ma non state sentendo gli ormoni… che stanno invece zitti.
Quando mi facevano male le anche e cercavo di calcolare come le forze dello stacco si ripartissero
negli acetaboli in funzione dell’apertura delle gambe, disegnavo dei vettori che dai femori penetra-
vano come delle frecce dentro le mie anche. Ogni volta che facevo stacco “sentivo” proprio questi
vettori che dolorosamente mi infilzavano tanto l’immagine mentale mi aveva colpito.
Io “sentivo” i vettori, c’è chi “sente” gli ormoni. Meglio vettori ed ormoni che la Voce di Dio che
ordina di compiere delle stragi in suo nome, le dosi di psicofarmaci da prendere per tenerci sotto
controllo sono sicuramente inferiori
Allenarsi secondo i cicli ormonali

0 6 12 18 24
Il testosterone, come tantissimi altri ormoni, ha un andamento di tipo circadiano, cioè sensibile
all’andamento dei ritmi di giorno e notte e viene sintetizzato preferibilmente durante la mattinata.
Questo e la sua variabilità rende difficile una sua corretta misurazione, perciò le analisi devono es-
sere effettuate sempre alla stessa ora e nelle stesse condizioni psicofisiche.

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E’ meglio allenarsi di mattina, allora? Da qualche parte si legge che la forza si allena meglio la mat-
tina, la massa la sera… o viceversa. Queste sono indicazioni che non sopporto: mi ha sempre fatto
impazzire chi si allena seguendo il ritmo ormonale o chi si deprime perché non può farlo.
Il problema è che l’assetto ormonale è quanto di più individuale possa esistere e a fronte di anda-
menti medi la variabilità è molto alta, sia fra persona e persona che nel tempo sulla stessa persona.
Non cadete nell’errore precedente di “sentire” il testosterone alto la mattina oppure la sera: io la
mattina sono uno zombie e mi alleno solo se costretto mentre esprimo il meglio di me subito dopo
mangiato, a stomaco pieno. Ciò cosa dovrebbe significare? Che il mio testosterone è mutante?
Semplicemente, io per una vita sono stato costretto ad allenarmi così e il mio corpo si è abituato.
Provate, per curiosità, a segnare tutte le regolette che dovreste seguire per “ottimizzare
l’allenamento”: fare forza la mattina per beneficiare del picco di testosterone, ma anche fare aerobi-
ca la mattina a digiuno, per beneficiare dell’incremento del cortisolo che è lipolitico
Ohibò, ma il cortisolo non era diabolicamente catabolico? Ah già, catabolizza anche i grassi, e que-
sto ci piace, misteri della schizofrenia del palestrato. Poiché il cortisolo ha un picco prima del testo-
sterone facciamo 45’ di aerobica a stomaco vuoto appena svegli, poi una bella sessione di pesi terri-
ficantemente “neurale” in 4x6.
Ma… mica posso fare i pesi a stomaco vuoto dopo l’aerobica eh… perciò un bel pre-work (o post-
aerobic? Boh…) a base di carboidrati e proteine entrambi in polvere, per massimizzare l’effetto del
picco dell’insulina perché spariamo glucosio nel sangue in condizioni di assoluta carenza.
E il GH? Ah già: dato che reagisce positivamente all’acidosi dei tessuti, ogni 10’ piazziamo la
cyclette alla massima durezza e per 30” massacriamoci come se stessimo scalando il K2. Però ri-
cordiamoci di un bel tampone per il pH in modo da evitare che l’acidosi porti alla demineralizza-
zione delle ossa per compensarla.
La faccio breve: voi dovete allenarvi quando potete farlo al meglio, che sia la mattina, la sera, a
pranzo perché siete degli amatori, degli appassionati e non siete pagati per fare quello che fate ma
dovete lottare come me per i vostri spazi. Allenatevi pensando a cosa sia meglio fare e non a quale
picco dovete centrare.
Come sempre, niente vi salverà da un cattivo allenamento, fosse anche al momento del picco di te-
sto.
Rabbocco ormonale

20 anni t

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Avrete sicuramente letto che i livelli di testosterone decrementano negli anni dopo un picco a 20
anni come nel grafico sopra riportato. Per quelli come me che i 40 li hanno raggiunti il grafico ini-
zia inesorabilmente a decadere, come una picchiata dello Shuttle.
Il progresso porta alle masse nuove opzioni e possibilità: già da tempo si parla di rabbocco ormona-
le o di terapia ormonale sostitutiva: se Madre Natura ha fatto arrivare in riserva i nostri booster, la
Medicina li riempie nuovamente ai livelli di partenza. Abbiamo i mezzi e l’esperienza per elevare i
dosaggi ormonali di GH e testosterone a quelli di un 20enne. Perché non farlo? Già, perché?
La Tecnologia permette nuove possibilità, l’Etica e la Morale devono gestirle. Tanto per dire, se
queste pratiche, legali, si diffondessero come dovrebbero inserirsi all’interno della WADA?
Per come la vedo io, mi sembra un tentativo di combattere la Morte. Ragazzi, tutti siamo destinati
ad incontrare la Sinistra Mietitrice perciò testosterone o no ciò sarà inevitabile.
La cura intelligente di noi stessi non può essere relegata all’inserimento o meno nel nostro interno
di queste sostanze, ma deve invece essere legata alla cultura e alla comprensione di ciò che ci per-
mette di stare bene, all’accettazione dei risultati che possiamo ottenere utilizzando il nostro corpo.
Altrimenti è come voler dimagrire con le pillole. Funziona ma non così bene ed i risultati sono quel-
li sperati solo nelle pubblicità.
Un decente allenamento e una decente alimentazione potano al miglior rabbocco ormonale possibi-
le, aumentando l’esposizione agli ormoni in maniera del tutto equilibrata e mantenendo su di giri i
nostri processi cellulari. Basta guardare le foto dei vostri nonni o babbi a 40 anni: sembrano i
60enni di oggi.
Però, magari, alla fine, fra qualche anno anche io entrerò in crisi e mi sforacchierò di iniezioni del
nuovo Elisir Tecnologico della Giovinezza, lascerò moglie e dilapiderò i miei miseri risparmi in
qualche Sex Tour per dimostrare a me stesso che ancora ce la posso fare. A quel punto sarete auto-
rizzati ad abbattermi con una fucilata alla nuca.
Conclusioni
Questo articolo ha presentato una breve e sicuramente superficiale panoramica sugli ormoni e sul
sistema endocrino. L’invito è come sempre di usare questo materiale come un punto di partenza per
vostri successivi studi ed approfondimenti poiché la comprensione delle reazioni metaboliche e or-
monali è la chiave per la comprensione del funzionamento del corpo umano.
Dovete sempre cercare di avere il quadro generale per capire a che servono i singoli pezzi, per poi
analizzarli nel dettaglio. Prima va compreso il perché di un certo processo, come si relaziona con gli
altri e dopo sarà più facile affrontare il come questo processo avviene. Ho sempre odiato le tratta-
zioni che spiegano al capello i particolari senza far capire a che cosa quei particolari servano.
Spero che questo pezzo abbia chiarito aspetti solitamente tralasciati, presi dall’ultimo stimolatore
ormonale di moda.
Dovrebbe essere chiaro che:
 Un corretto allenamento è il più potente stimolatore ormonale che esista
 Gli ormoni si impennano nel post-allenamento per permettere la creazione di massa musco-
lare come adattamento all’allenamento stesso
 Non è detto che questa massa muscolare sia automaticamente creata, non è detto che sia cre-
ata nel quantitativo che vogliamo.
 I livelli ormonali a riposo rimangono quasi inalterati, perciò sono potentemente correlati alla
nostra genetica, ai nostri genitori. Ciò non significa che non possiamo fare nulla: quello che
conta è quanto possiamo farli variare con l’allenamento stesso.

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 L’allenamento rappresenta la miglior arma per combattere i processi degenerativi della vec-
chiaia perché permette di esporci a stimoli che mantengono elevate le reazioni chimiche
corporee.
Infine, la considerazione più importante: gli studi sul campo mostrano che la variazione dei livelli
ormonali è in funzione del carico utilizzato, del tempo di utilizzo del carico stesso e del “modo”
con cui questo carico viene mosso. Questa è una ulteriore conferma che nel culturismo il carico è un
mezzo e non un fine.
A parità di volume un carico maggiore porta ad una maggiore risposta ormonale perché aumenta la
massa di tessuto muscolare esposto agli effetti dell’allenamento e dei conseguenti ormoni. Pertanto,
come sempre, lo sviluppo della forza tramite una tecnica esecutiva corretta per un culturista è fun-
zionale a quello che vuole ottenere: maggior capacità di stressare il suo organismo.
La forza è una condizione necessaria ma non sufficiente per la massa o, in altre parole, incrementa
la tua forza per usarla in un programma di massa.
La considerazione conclusiva e che un classico allenamento da culturista intelligente prevede in
media una struttura di questo tipo:
 roba pesante su ripetizioni medio-basse – esempio: un piramidale di panca 4-6-8 o 8-6-4
 roba a ripetizioni medio-alto – esempio: panca inclinata 3x6-8
 una forma di pompaggio muscolare – esempio: croci ai cavi 3x12-15
Cosa è questo se non una esposizione del proprio corpo ad uno stimolo che coinvolga molta massa
muscolare e la porti all’esaurimento delle sue risorse metaboliche, incrementando l’acido lattico?
Bene o male, questa roba ha creato letteralmente milioni di persone grosse in oltre 100 anni di bo-
dybuilding.
Uno schema del genere non è una sintesi degli schemi di allenamento usati negli studi? Come di-
rebbe una persona conosciuta su un forum, gli scienziati scoprono oggi quello che i bodybuilder
sanno da almeno 50 anni.
Come ingegnere io ho una formazione prettamente scientifica e di sicuro il misticismo romantico
dell’impegno in palestra e la retorica del sacrificio non fanno presa su di me: dati, confronti, studi e
ricerche per comprendere cause e correlazioni fra quello che facciamo e quello che otteniamo, in
modo da utilizzare al meglio le nostre risorse in funzione degli obbiettivi che vogliamo raggiungere.
Però mai guardare il futuro scordandosi del proprio passato: viene persa una esperienza preziosa per
poi doverla, faticosamente, scoprire di nuovo.
Un’altra puntualizzazione è che, per tutti gli ormoni, non c’è una vera chiarezza su quale sia il pro-
tocollo migliore per incrementarli, se non le solite indicazioni che sappiamo essere vere da almeno
un secolo: carico medio-alto, volume medio-alto.
Una corretta alimentazione è poi necessaria sia perché le variazioni ormonali si inneschino, sia per-
ché queste producano gli effetti voluti: sicuramente la sintesi proteica inizierà anche se non mangio
da giorni, ma sicuramente sarà inferiore al massimo ottenibile. Questi fattori sono difficili da con-
trollare, pertanto nessuno studio sarà mai esaustivo.
Perciò, alla fine, non c’è trucco e non c’è inganno: gli ormoni salgono a causa dell’allenamento,
perciò più l’allenamento è corretto nei termini a noi noti, più gli ormoni varieranno in maniera favo-
revole. Nessun Sim Sala Bim scientifico migliorerà il vostro GH, ma solo fare le cose per bene: se
migliori, i tuoi ormoni stanno andando bene, altrimenti no. Perciò pensa ad ottenere risultati con
l’allenamento e lascia stare i livelli di testo.

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