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313>2013
LA SVOLTA
COSTANTINIANA
di
MARTA SORDI
tiniano
Anno Costan
LA SVOLTA
COSTANTINIANA
Siamo alle soglie della celebrazione del 1700 anniversario di una svolta epocale: nel febbraio del 313 limperatore Costantino e Licinio emanano leditto di
Milano che concede per la prima volta la libert religiosa a tutti i sudditi dellimpero, in primo luogo ai Cristiani.
Tale evento al centro, nel momento in cui scriviamo, della mostra Costantino
realizzata dal Museo Diocesano a Palazzo Reale, mentre nel corso del 2013
razione di autorit statale e sacrale, il nuovo dualismo in essa contenuto, rappresenta linizio e il fondamento persistente dellidea occidentale di libert. (J.
Ratzinger, Chiesa, ecumenismo e politica. Nuovi saggi di ecclesiologia, Cinisello
Balsamo, 1987, pp. 154 ss.)
Se quindi sul piano storico la decisione di Costantino introduce una sana
laicit della dimensione politica non da ignorare certo che nel corso della
storia (ma gi in successivi atti di governo dello stesso Costantino) sia la Chiesa sia lo Stato non siano riusciti a trovare sempre un adeguato bilanciamento
LA SVOLTA
COSTANTINIANA
di MARTA SORDI
egli anni fra il 306 e il 312, quando Costantino, nel corso della campagna
contro Massenzio fece rappresentare sugli scudi e sulle insegne il misterioso segno (croce, monogramma di Cristo o croce monogrammatica) che aveva
visto in sogno o in visione ed attribu al Dio dei Cristiani la vittoria che con
ristabilire la pace religiosa e la tolleranza era fortemente sentita negli stessi
ambienti pagani e i persecutori intransigenti dovevano cercare sostegni e consensi nellopinione pubblica ormai stanca del sangue versato: Massenzio, che
essendo usurpatore, di consensi aveva bisogno pi di ogni altro, lo aveva capito
tori legittimi sul terreno della tolleranza, anche se, governando su Roma, cenminoranza, come, del resto, in tutto loccidente, la sua propaganda era diretta
soprattutto ai sudditi pagani. Se la svolta del 312 e il documento che ne deriv nel 313, il cosiddetto editto di Milano, fossero consistiti solo in una ripresa
delleditto di Serdica, come certi studiosi del secolo scorso
hanno sostenuto, sarebbe corretto concludere con questi
Se la svolta del 312
studiosi che Costantino non fu in alcun modo autore della
e il documento che
svolta del 312/3, che gli iniziatori della tolleranza furono
ne deriv nel 313,
Massenzio e Licinio e non Costantino e che lattribuzione a
il cosiddetto editto
questultimo di una conversione cristiana nel 312 fu una
di Milano, fossero
trovata apologetica degli scrittori Cristiani della sua corte,
consistiti solo in una
Lattanzio ed Eusebio, a cui Costantino trov comodo, negli
ripresa delleditto
anni dello scontro con Licinio, dare credito. Il misterioso segno adottato da Costantino nel 312 non sarebbe pertanto
di Serdica, come
un segno cristiano, ma un simbolo solare e Costantino sacerti studiosi del
rebbe rimasto, per alcuni anni ancora, un adoratore del sole.
secolo scorso hanno
Questa, in breve, la famosa questione costantiniana,
sostenuto, sarebbe
che, sollevata negli anni 30 del XX secolo dal Gregoire e
corretto concludere
ripresa dalla sua scuola, ebbe nel 1955 lonore di uno dei
con questi studiosi
rapporti generali del X Congresso Internazionale di Studi
che Costantino non fu
Storici e che si protratta per alcuni anni, in collegamento
in alcun modo autore
col dibattito sullautenticit della Vita Constantini di Eusebio
LA SVOLTA
COSTANTINIANA
cato politico o religioso della conversione di Costantino e della sincerit di essa.
Oggi questo modo di impostare il problema superato: la cronologia tradizionale, che colloca nel 312 la svolta cristiana non pi messa in dubbio seriamente da nessuno e cos pure la versione delle fonti cristiane contemporanee
(Lattanzio ed Eusebio) che attribuiscono a Costantino e non a Massenzio o a Liposto da Costantino sugli scudi e sul vessillo; lautenticit della Vita Constantini
appare ai pi cosa certa, anche se i dati da essa contenuti, a causa del carattere
ci sia stata una svolta, anche se pi che alla religiosit personale di Costantino e
alla sincerit o meno della sua conversione, lattenzione di alcuni fra gli studiosi
pi recenti rivolta alle condizioni che ne resero possibile la politica e alla situazione religiosa dellimpero nella variet delle sue componenti.
Io credo che per accostarsi correttamente alla problematica di questa svolta,
che nel giro di pochi anni fece del Cristianesimo, da religione perseguitata la
pregiudizio moderno della pura strumentalizzazione politica della religione e
tenere conto invece dellimportanza anche politica che
Per accostarsi
correttamente alla
problematica di questa
svolta, necessario
sgomberare il terreno
dal pregiudizio
moderno della pura
strumentalizzazione
politica della religione
e tenere conto invece
dellimportanza anche
politica che la scelta
religiosa della divinit
a cui affidare limpero
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, aveva assunto nellimpeconto solo degli interessi politici immediati e delline della proclamata alleanza col Dio dei Cristiani poteva
avere sui soldati delle Gallie, in massima parte pagani,
che formavano lesercito di Costantino e sulle masse
italiche e romane, pure nella maggior parte pagane,
che Costantino si preparava a strappare al suo rivale,
la scelta di questultimo apparirebbe incomprensibile.
La tolleranza era popolare, ma Costantino non si pose
in alternativa a Massenzio con una proposta di tolleranza, perch Massenzio non era stato mai un persecutore e nessuno poteva accusarlo di intolleranza verso
i Cristiani. Costantino si propose come liberatore di
Costantino non si
pose in alternativa
a Massenzio perch
questi non era stato
mai un persecutore.
Si poneva in rottura
con la tradizione
religiosa dellimpero
e si concretizzava,
fin dal inizio,
nel rifiuto di
Costantino di salire
in Campidoglio
per ringraziare
della vittoria Giove
Ottimo Massimo
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LA SVOLTA
COSTANTINIANA
Il carattere eccezionale
e rivoluzionario
della scelta fatta da
Costantino nellottobre
del 312 emerge in un
panegirico pronunziato
ufficialmente alla
presenza stessa
dellimperatore,
un anonimo retore
pagano del 313
tobre del 312 emerge, prima ancora che dagli autori Cristiani, dalla celebrazione che di essa fece, a Treviri o ad
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che nulla era mutato nella religiosit di Costantino: per rendersi conto del mutamento, basta confrontare il linguaggio
negirici pronunziati davanti allo stesso Costantino nel 307 e
nel 311 nei quali gli dei sono nominati continuamente con i
loro nomi tradizionali, Giove, Apollo, Vittoria, Mercurio, Libero, e di Costantino viene messa in evidenza, continuamente,
la devozione verso i templi e i santuari.
Non c dubbio che la divinit suprema dai molti nomi che
lautore del Panegirico del 313 pone al centro del suo di-
Costantino trascura
i responsi degli
aruspici, che pure lo
accompagnavano, e
disprezza gli dei del
paganesimo, che, o
non sono nominati
o sono nominati
dellimperatore
per dire che sono
dei minori che si
occupano di noi,
piccoli mortali, non
di Costantino, di
cui si prende cura
direttamente il
Dio supremo; una
formula elegante per
giustificare il rifiuto
che limperatore rivela
ormai per questi dei
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LA SVOLTA
COSTANTINIANA
Anche se non avessimo
le fonti cristiane e
dovessimo dipendere
esclusivamente
dallanonimo
panegirista pagano
del 313, dovremmo
ammettere che
qualche cosa di nuovo
e di eccezionale era
avvenuto in quellanno
nella religiosit
di Costantino
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del cielo corrisponde, nel linguaggio necessariamente sintetico del documenLact. ibid.
avanzate dallignoto panegirista del 313 sulla natura della divinit che ha dato
la vittoria a Costantino. Tipica invece della mentalit di Costantino, anche se
comune alla mentalit ormai dominante nellimpero, lidea di alleanza con la
divinit; nellincontro destinato a risolvere i massimi problemi politici dellimpero, le decisioni da prendere per prime (in prima ordinanda) appaiono quelle
che riguardano la divinitatis reverentia
sede del cielo, possa essere placata e propizia a noi e a tutti coloro che sono
posti sotto il nostro potere (ibid.).
Totalmente ed esclusivamente di Costantino, condizione da lui posta al
collega pagano per un accordo, infine il concetto di libert religiosa, secondo cui il diritto della divinitas di essere adorata come vuole fonda nei
singoli la libera potest di seguire la religione che ciascuno avesse voluto (ibid. 44,2) e che non solo capovolge la concezione (che Licinio aveva
contribuito con Galerio ad elaborare nelleditto di Serdica), secondo cui la
tolleranza religiosa il perdono concesso dalla clemenza imperiale ad un
errore, frutto di una scelta arbitraria (Lact. ibid. 34,2 pro arbitrio suo atque ut
isdem erat libitum) ma rovescia anche, a favore del CristiaIl cosiddetto editto
nesimo, il rapporto esistente tra le varie religioni dellimdi Milano toglie al
pero e, soprattutto, il rapporto dellimpero con la religione
paganesimo tradizionale
tradizionale, affermando che, proprio per assicurarsi lapil suo carattere di
poggio della divinit gli imperatori concedono, ai Cristiani e a tutti la libert di seguire la religione che vogliono.
religione di stato e
Nominando per primi i Cristiani e isolandoli rispetto a tutti
prepara indubbiamente
gli altri, il cosiddetto editto di Milano toglie al paganesimo
il passaggio al
tradizionale il suo carattere di religione di stato e prepara
Cristianesimo come
indubbiamente il passaggio al Cristianesimo come nuova
nuova religione dello
religione dello stato romano. Questo si rivela il punto di
stato romano. Questo
vista di Costantino gi nellinverno fra il 312 e il 313, prisi rivela il punto
ma dellincontro di Milano, quando scrive al governatore
di vista di Costantino
dellAfrica Anulino e al vescovo di Cartagine Ceciliano perch i Cristiani ottengano non solo la restituzione dei beni
gi nellinverno
confiscati, ma anche il risarcimento dei danni subiti e il
fra il 312 e il 313
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LA SVOLTA
COSTANTINIANA
La pi tradizionale
delle pratiche religiose
romane, quella che
aveva provocato,
secondo Lattanzio,
la persecuzione
dioclezianea,
ormai una
superstizione del
passato, a stento
tollerata nel culto
pubblico
la religione solare e toller simboli solari non solo sullarco dedicato dal senato
e dal popolo nel 315, ma anche sulle monete da lui coniate sino al 320. Non
credo si tratti soltanto dellopportunit, per Costantino, di mantenere i contatti con i ceti della burocrazia e dellesercito che lo appoggiavano e tra i quali,
come nelle oligarchie municipali da cui venivano gli oratori dei panegirici, la
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pevole che gli dei della tetrarchia, Giove ed Ercole, non erano stati capaci di
aiutare Severo e Galerio contro lo stesso Massenzio e che solo suo padre, che
aveva onorato per tutta la sua vita il Dio sommo (ton olon theon), lo aveva avuto
custode del suo regno e alleato sempre. Perci aveva deciso di non perdere il
tempo con gli dei vani e di onorare soltanto il dio di suo padre.
Fin qui la versione riferita da Costantino ad Eusebio prima della sua morte, molti anni dopo la campagna del 312, corrisponde esattamente al Panegirico del 313 dal cui esame siamo partiti: Costantino lascia agli altri gli
dei minori e si dedica al culto del summus deus, che gi suo padre aveva
onorato: e non c dubbio che questo summus deus a cui Costanzo Cloro
aveva tributato il suo culto, era il Sole. Ma il racconto di CoUna visione
stantino continua: egli invoc nella preghiera il dio di suo
straordinaria, avverte
padre, chiedendogli di rivelargli che fosse e di stendergli
Eusebio, che se mi
la sua destra. E mentre pregava gli apparve una visione
fosse stata riferita
straordinaria una visione, avverte Eusebio, che se mi
fosse stata riferita da un altro e non da Costantino stesso
da un altro e non da
non crederei - : egli disse di aver visto nel cielo, mentre il
Costantino stesso non
giorno stava gi declinando, al di sopra del sole, un trofeo
crederei () e fece
della croce fatto di luce e una scritta su di esso che diceva
costruire linsegna
Con questo vinci. Lo stupore fu immenso in lui e in tutto
dopo aver deciso di
lesercito, che lo seguiva in marcia e che fu spettatore
non onorare nessun
ancora la versione di Costantino del miracolo. Egli si
altro dio fuorch quello
domandava, pieno di incertezza, che cosa mai significasse
che aveva visto
quella apparizione. Sopraggiunse la notte e gli apparve in
sogno il Cristo di Dio con il segno che aveva visto in cielo
e lo esort a farsene uno somigliante e a servirsene come difesa contro i
nemici. Il giorno seguente egli discusse la cosa con gli amici e fece costruire
linsegna (segue, nel cap.31, la descrizione del famoso labaro) e, dopo aver
deciso
(e questo coincide, ancora una volta, con il racconto del panegirista pagano del
313 e ne spiega le reticenze), fece chiamare gli iniziati di tale dottrina
(il greco dice mystai e lallusione forse a Osio di Cordova) e domand chi
fosse quel dio e che cosa significasse la frase della visione. Gli risposero che
quello era il Figlio unigenito dellunico e solo Dio e che il segno apparso era
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LA SVOLTA
COSTANTINIANA
segno di immortalit e trofeo di vittoria sulla morte.
Questo in sintesi il racconto di Costantino ad Eusebio.
Ci che ci garantisce dellautenticit della testimonianza di Eusebio, che ci assicura cio che egli riferisce
con fedelt le parole di Costantino e che non ne ha
falsato il pensiero, innanzitutto, il perfetto integrarsi di questa versione con quella che emerge in modo
indipendente dal panegirista pagano del 313. C inoltre un particolare nella versione di Costantino che un
Cristiano non aveva interesse ad inventare: egli era ancora, alla vigilia della spedizione contro Massenzio, un
devoto del Sole, e convertendosi al Cristianesimo dal
culto solare, aveva sentito questa conversione come il
superamento di una religiosit incompleta, non come il
rinnegamento di un religione falsa: nella visione il dio
dai molti nomi aveva assunto un nome e il simbolo di
Cristo era apparso sul Sole tramontante.
Lo storico non obbligato ovviamente a credere alla
realt della visione di Costantino, il cui temperamento, come rivela il precedente di Apollo, apparsogli in
un tempio della Gallia secondo il panegirista del 310,
sembra essere stato naturalmente portato alle visioni
Mitra al centro e il Sol Invictus
soprannaturali. Ben difficilmente per uno storico non prevenuto pu negare che nel 312 Costantino abbia avuto unesperienza religiosa eccezionale, tale da sconvolgere il
suo comportamento verso la religione tradizionale e verso la stessa religione solare, che con la religione tradizionale non era affatto incompatibile,
e da renderlo certo di un rapporto assoluto col Dio sommo, che solo ora si
manifesta per lui come il Dio unico e si identifica col Dio dei Cristiani.
Questo rapporto centrato sullidea di alleanza con Dio, che condiziona da
questo momento il comportamento di Costantino, sia nei confronti dei colleghi e dei rivali sia nel confronto dei soldati e dei sudditi: tale idea nasce
dalla stessa esigenza religiosa di Aureliano e di Diocleziano, quella della
ricerca del dio pi forte, capace di assumere efficacemente la difesa dellim-
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epoca di angoscia,
la convinzione che i
disastri che colpivano
limpero fossero
provocati dalla
rottura della pax
deorum. Questa fu per
i Cristiani motivo di
tolleranza e principio
di libert religiosa
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LA SVOLTA
COSTANTINIANA
tia tempora malis infestatissima quod colitur Christus idola minus coluntur
(
9), e rimane cos viva nella polemica fra Cristiani e Pagani, che i
Cristiani se ne impossessano da Tertulliano ad Ambrogio per capovolgerla, sia
nel rapporto imperatore-dei, sia nel rapporto imperatore-Dio. Al centro della
polemica pagano-cristiana e radice delle pi importanti iniziative persecutorie, la pax deorum fu per per i Cristiani (come era stata prima per altri gruppi
estranei alla tradizione romana), motivo di tolleranza e principio di libert religiosa.
Lo rivela lepisodio dei Baccanali del 186 a.C., quando il timore di violare divini
iuris aliquid mescolato alle frodi umane indusse i consoli e il senato a concedere il permesso di celebrare i sacra proibiti in un numero ristretto di persone
si quis tale sacrum sollemne et necessarium duceret (Liv. XXXIX, 16,7 e 18,8); un
atteggiamento dello stesso genere si trova alla base di quel documento pateticamente sincero e pateticamente contradditorio che leditto di Serdica del
311, in cui Galerio, nellammettere il fallimento della grande persecuzione,
pregarlo per lui. Lo stesso atteggiamento, assunto con pi consapevolezza,
ricompare nel cosiddetto editto di Milano (Lacta. De mortibus per., 48,2), la cui
premessa non potrebbe essere pi esplicita: il ristabilimento della pax deorum, o, meglio, della pax divinitatis
con il termine che permette un incontro non polemico fra il politeismo pagae giudaico, considerato obiettivo primario per la sicurezza e il bene dello
stato: come nellet arcaica e come nella crisi del III secolo, la politica verso
la divinit, lalleanza col Dio pi forte o con lunico Dio che si manifestato
res publica, torna ad essere un aspetto imprescindibile della politica dellimpero.
A questa alleanza Costantino , a suo modo, integralmente fedele e nel 313 a
Milano fa, per la prima volta nella storia dellimpero, della questione religiosa,
anzi della questione cristiana, il banco di prova dei rapporti fra gli imperatori:
solo per acquistare lappoggio di Costantino nella lotta contro Massimino, Licinio, lantico collaboratore di Galerio, il pi fanatico dei persecutori, sottoscrive
a Milano il rinnegamento del rescritto di Serdica e giudica opportuno, alla vigilia
dello scontro decisivo col rivale di Oriente, imitare Costantino nelle sue visioni e
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LA SVOLTA
COSTANTINIANA
Il Cristianesimo
non veniva soltanto
tollerato e riconosciuto
lecito, come al tempo
di Gallieno, ma si
affiancava, con una
piena parit di diritti
e non senza una certa
preferenza, alle altre
religioni dellimpero
e alla stessa religione
tradizionale che
cessava di essere
la religione dello Stato
farsi apparire un angelo incaricato di insegnarli una preghiera da far recitare ai soldati (Lact. De mort. 46,3); solo
per acquistare in extremis lappoggio di Costantino contro
cide ad emanare nel maggio del 313, a Nicomedia o in
to che concede ai Cristiani la piena libert e la restituzione dei beni ecclesiastici ( . H.E. IX,10,7ss.), attribuendo
vilmente ai suoi subordinati la colpa della persecuzione
(Lact. De mort. 49,6).
Con lultimo editto di Massimino, la cui morte avvenne
poco dopo, forse nel settembre dello stesso 313, il con-
Il rapporto fra
religione e politica
nasce non dalla legge
scritta, ma dalla legge
non scritta, e il diritto
della divinit ad essere
adorata come vuole
fonda la libert di tutti
a praticare il proprio
culto e la propria fede
religiosa secondo
coscienza
senza una certa preferenza, alle altre religioni dellimpero e alla stessa religione
tradizionale che cessava di essere, come si gi notato, la religione dello Stato.
La piena libert religiosa, che scaturisce dallaccordo di Milano, rappresenta
teplici condizionamenti concreti, riesce a conservare; delinea limmagine di
fondamentale problema politico e si proclama nello stesso tempo aconfessionale, non in nome di un razionalismo scettico, ma in nome della sua confessata
incompetenza a decidere, in quanto Stato, la natura teologica della divinit, il
quicquid est divinitatis in sede caelesti, di uno Stato in cui il rapporto fra religione e politica nasce non dalla legge scritta, ma dalla legge non scritta, e il diritto
della divinit ad essere adorata come vuole fonda la libert di tutti a praticare
il proprio culto e la propria fede religiosa secondo coscienza.
La fragilit di questo equilibrio non tard a manifestarsi ed esso si spezz con
la rottura dellequilibrio di forze fra Costantino e Licinio, che consideravano lac-
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ANTOLOGIA
La preghiera come problema politico, Marietti, 1968 (ed. orig. 1965), pp. 9-14.
Questa estensione del cristianesimo a un immenso popolo, che rientra nella sua essenza,
stata ostacolata durante i primi secoli dal fatto che andava sviluppandosi allinterno di una
societ i cui quadri sociali e le cui strutture culturali gli erano ostili. Lappartenenza al cristianesimo richiedeva quindi una forza di carattere di cui la maggior parte degli uomini incapace.
La conversione di Costantino, eliminando questi ostacoli, ha reso lEvangelo accessibile ai
poveri, cio proprio a quelli che non fanno parte delle lite, alluomo della strada. Lungi
dal falsare il cristianesimo, gli ha permesso di perfezionarsi nella sua natura di popolo.
[] Proprio perch, a partire dal IV secolo, il cristianesimo penetrato nella civilt occidentale, proprio perch si avuta una Cristianit, stato reso possibile limmenso popolo cristiano
che quello dellOccidente medievale e barocco. Indubbiamente, questo popolo presenta
i difetti tipici di ogni popolo. Per molti, il cristianesimo stato non tanto un impegno personale quanto una tradizione sociale, non tanto una fede soprannaturale quanto una esigenza
religiosa. Ma il problema sapere se non sia auspicabile proprio che lEvangelo possa esten[] Per essere Cristiani, hanno bisogno di un ambiente che li aiuti. Non c cristianesimo di
massa senza Cristianit.
[] La Chiesa ha quindi il dovere assoluto di rendersi accessibile ai poveri. E ancora una volta pu
farlo solo creando condizioni che rendano il cristianesimo possibile ai poveri. In ci consiste il
dovere della Chiesa di lavorare a far s che la civilt renda accessibile alle masse la vita cristiana.
[] In questo, daltra parte, la Chiesa non rivendica nulla che non sia valido per ogni societ
religiosa. Infatti, la libert religiosa, che deve essere considerata un diritto umano fondamentale, non soltanto per gli individui, ma per le comunit, non implica solo il diritto di professare
pubblicamente un culto, ma di disporre dello spazio umano necessario per ordinare la vita secondo le esigenze della propria religione. Soltanto questo pu permettere il mantenimento di
una tradizione popolare. Perci, una religione ha il diritto di creare sul piano familiare, educativo, culturale e sociale le istituzioni di cui ha bisogno per assicurarsi sopravvivenza e sviluppo.
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la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libert religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nellordinamento giuridico della societ.
A motivo della loro dignit, tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cio di ragione e
di libera volont e perci investiti di personale responsabilit, sono dalla loro stessa natura e per
obbligo morale tenuti a cercare la verit, in primo luogo quella concernente la religione. E sono
pure tenuti ad aderire alla verit una volta conosciuta e ad ordinare tutta la loro vita secondo le sue
esigenze. Ad un tale obbligo, per, gli esseri umani non sono in grado di soddisfare, in modo rispondente alla loro natura, se non godono della libert psicologica e nello stesso tempo dellimmunit
dalla coercizione esterna. Il diritto alla libert religiosa non si fonda quindi su una disposizione
soggettiva della persona, ma sulla sua stessa natura. Per cui il diritto ad una tale immunit perdura
anche in coloro che non soddisfano lobbligo di cercare la verit e di aderire ad essa, e il suo esercizio, qualora sia rispettato lordine pubblico informato a giustizia, non pu essere impedito.
Libert religiosa e rapporto delluomo con Dio
3. Quanto sopra esposto appare con maggiore chiarezza qualora si consideri che norma suprema della vita umana la legge divina, eterna, oggettiva e universale, per mezzo della
quale Dio con sapienza e amore ordina, dirige e governa luniverso e le vie della comunit umana. E Dio rende partecipe lessere umano della sua legge, cosicch luomo, sotto la
sua guida soavemente provvida, possa sempre meglio conoscere limmutabile verit. Perci
ognuno ha il dovere e quindi il diritto di cercare la verit in materia religiosa, utilizzando
mezzi idonei per formarsi giudizi di coscienza retti e veri secondo prudenza.
La verit, per, va cercata in modo rispondente alla dignit della persona umana e alla sua natura
sociale: e cio con una ricerca condotta liberamente, con laiuto dellinsegnamento o delleducazione, per mezzo dello scambio e del dialogo con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente
nella ricerca, gli uni rivelano agli altri la verit che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta; inoltre, una volta conosciuta la verit, occorre aderirvi fermamente con assenso personale.
Luomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza, che
si deve quindi costringerlo ad agire contro la sua coscienza. E non si deve neppure impedirgli di agire in conformit ad essa, soprattutto in campo religioso. Infatti lesercizio della
religione, per sua stessa natura, consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali
lessere umano si dirige immediatamente verso Dio: e tali atti da unautorit meramente
umana non possono essere n comandati, n proibiti. Per la stessa natura sociale dellessere umano esige che egli esprima esternamente gli atti interni di religione, comunichi con altri
in materia religiosa e professi la propria religione in modo comunitario.
Si fa quindi ingiuria alla persona umana e allo stesso ordine stabilito da Dio per gli esseri
umani, quando si nega ad essi il libero esercizio della religione nella societ, una volta rispettato lordine pubblico informato a giustizia.
Inoltre gli atti religiosi, con i quali in forma privata e pubblica gli esseri umani con decisione
interiore si dirigono a Dio, trascendono per loro natura lordine terrestre e temporale delle
certamente rispettare e favorire la vita religiosa dei cittadini, per evade dal campo della sua
competenza se presume di dirigere o di impedire gli atti religiosi.
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comune ed un senso di responsabilit nei confronti dei meno fortunati. Esige inoltre il coraggio
di impegnarsi nella vita civile, portando nel pubblico ragionevole dibattito le proprie credenze
religiose e i propri valori pi profondi. In una parola, la libert sempre nuova. Si tratta di una
bene (cfr Spe salvi, 24). Pochi hanno compreso ci cos lucidamente come Papa Giovanni Paolo II,
natia Polonia e in Europa orientale, egli ci ricord come la storia evidenzi, in tante occasioni, che
in un mondo senza verit, la libert perde il proprio fondamento e una democrazia senza valori
pu perdere la sua stessa anima (cfr Centesimus annus, 46). Queste parole profetiche fanno eco
in qualche modo alla convinzione del Presidente Washington, espressa nel suo discorso daddio,
che la religione e la moralit costituiscono sostegni indispensabili per la prosperit politica.
(1 gennaio 2011)
2. Il diritto alla libert religiosa radicato nella stessa dignit della persona umana, la cui
natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata. Dio ha creato luomo e la donna
a sua immagine e somiglianza (cfr Gen 1,27). Per questo ogni persona titolare del sacro
diritto ad una vita integra anche dal punto di vista spirituale. Senza il riconoscimento del
proprio essere spirituale, senza lapertura al trascendente, la persona umana si ripiega su se
stessa, non riesce a trovare risposte agli interrogativi del suo cuore circa il senso della vita
e a conquistare valori e principi etici duraturi, e non riesce nemmeno a sperimentare unautentica libert e a sviluppare una societ giusta.[]
5. La libert religiosa non patrimonio esclusivo dei credenti, ma dellintera famiglia dei popoli
della terra. elemento imprescindibile di uno Stato di diritto; non la si pu negare senza intaccare nel contempo tutti i diritti e le libert fondamentali, essendone sintesi e vertice. Essa la car-
sviluppo integrale, che riguarda unitariamente la totalit della persona in ogni sua dimensione.
Nel suo commento al Vangelo di Luca, santAmbrogio ricorda che listituzione del potere deriva cos bene da Dio, che colui che lo esercita lui stesso ministro di Dio (Expositio Evan-
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gelii secundum Lucam, IV, 29). Tali parole potrebbero sembrare strane agli uomini del terzo
millennio, eppure esse indicano chiaramente una verit centrale sulla persona umana, che
solido fondamento della convivenza sociale: nessun potere delluomo pu considerarsi divino, quindi nessun uomo padrone di un altro uomo. Ambrogio lo ricorder coraggiosamente
allimperatore scrivendogli: Anche tu, o augusto imperatore, sei un uomo (Epistula 51,11).
Un altro elemento possiamo ricavare dallinsegnamento di santAmbrogio. La prima qualit di
chi governa la giustizia, virt pubblica per eccellenza, perch riguarda il bene della comunit
intera. Eppure essa non basta. Ambrogio le accompagna unaltra qualit: lamore per la libert,
che egli considera elemento discriminante tra i governanti buoni e quelli cattivi, poich, come
si legge in unaltra sua lettera, i buoni amano la libert, i reprobi amano la servit (Epistula
40, 2). La libert non un privilegio per alcuni, ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il
poteva essere estranea alla fede cristiana, che era entrata nel mondo con la pretesa che lo
Stato non potesse decidere della verit e non potesse esigere nessun tipo di culto. La fede
cristiana rivendicava la libert alla convinzione religiosa e alla sua pratica nel culto, senza
con questo violare il diritto dello Stato nel suo proprio ordinamento: i Cristiani pregavano
cristianesimo, con la sua nascita, ha portato nel mondo il principio della libert di religione.
Tuttavia, linterpretazione di questo diritto alla libert nel contesto del pensiero moderno
gione presupponesse linaccessibilit della verit per luomo e che, pertanto, spostasse la
religione dal suo fondamento nella sfera del soggettivo. stato certamente provvidenziale
che, tredici anni dopo la conclusione del concilio, Papa Giovanni Paolo II sia arrivato da un
Paese in cui la libert di religione veniva contestata dal marxismo, vale a dire a partire da
tosto la responsabilit di ciascuno. Si trova qui uno dei principali elementi della laicit dello
sempre, per, nel rispetto dellaltro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti.
Daltra parte, nella misura in cui viene superata la concezione di uno Stato confessionale, appare
le, che fondamento di un ordine adeguato alla dignit della persona umana, superando una
concezione meramente positivista dalla quale non possono derivare indicazioni che siano, in
qualche modo, di carattere etico (cfr Discorso al Parlamento Tedesco, 22 settembre 2011). Lo
Stato a servizio e a tutela della persona e del suo ben essere nei suoi molteplici aspetti, a
cominciare dal diritto alla vita, di cui non pu mai essere consentita la deliberata soppressione.
Ognuno pu allora vedere come la legislazione e lopera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e altres
il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente. Non si rende giustizia alla famiglia, se
lo Stato non sostiene la libert di educazione per il bene comune dellintera societ.
(2 agosto 2012)
convocato il Concilio senza indicargli problemi concreti o programmi. Fu questa la grandezza
Inaspettatamente, lincontro con i grandi temi dellet moderna non avvenne nella grande
Costituzione pastorale, bens in due documenti minori, la cui importanza emersa solo poco
a poco con la ricezione del Concilio.
Si tratta anzitutto della Dichiarazione sulla libert religiosa, richiesta e preparata con grande
sollecitudine soprattutto dallepiscopato americano. La dottrina della tolleranza, cos come
che assomigliava a quella della Chiesa antica, sicch divenne nuovamente visibile lintimo
ordinamento della fede al tema della libert, soprattutto la libert di religione e di culto.
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27. La tolleranza religiosa esiste in diversi paesi, ma essa non impegna molto perch rimane
limitata nel suo raggio di azione. necessario passare dalla tolleranza alla libert religio-
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passo da compiere non una crepa aperta nella fede religiosa, ma una riconsiderazione del
rapporto antropologico con la religione e con Dio. Non una violazione delle verit fondanti
della fede, perch, nonostante le divergenze umane e religiose, un raggio di verit illumina
tutti gli uomini. Sappiamo bene che la verit non esiste al di fuori di Dio come una cosa in
s. Sarebbe un idolo. La verit si pu sviluppare soltanto nella relazione con laltro che apre
a Dio, il quale vuole esprimere la propria alterit attraverso e nei miei fratelli umani. Quindi
sesso di alcuno, ma sempre un dono che ci chiama a un cammino di assimilazione sempre
pi profonda alla verit. La verit pu essere conosciuta e vissuta solo nella libert, perci
allaltro non possiamo imporre la verit; solo nellincontro di amore la verit si dischiude.[]
litica con gli apporti della religione, mantenendo la necessaria distanza, la chiara distinzione
e lindispensabile collaborazione tra le due. Nessuna societ pu svilupparsi in maniera sana
della commistione o dellopposizione. Il rapporto appropriato si fonda, innanzitutto, sulla
natura delluomo dunque su una sana antropologia e sul pieno rispetto dei suoi diritti
inalienabili. La presa di coscienza di questo rapporto appropriato permette di comprendere
che esiste una sorta di unit-distinzione che deve caratterizzare il rapporto tra lo spirituale
(religioso) e il temporale (politico), perch ambedue sono chiamati, pur nella necessaria distinzione, a cooperare armoniosamente al bene comune. Una tale laicit sana garantisce alla
politica di operare senza strumentalizzare la religione, e alla religione di vivere liberamente
senza appesantirsi con la politica dettata dallinteresse, e qualche volta poco conforme, o
addirittura contraria, alle credenze religiose. Per questo la sana laicit (unit-distinzione)
religiosa adeguata. Occorre richiamare continuamente il posto di Dio nella vita personale,
familiare e civile, e il giusto posto delluomo nel disegno di Dio. E soprattutto, a tale scopo,
occorre pregare di pi.
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