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LA REALIZZAZIONE DI POLITICHE DI FLEXICURITY:

ALCUNI NODI PROBLEMATICI

Ugo Trivellato
Universit di Padova

Seminario ISFOL
Verso i princpi comuni della flexicurity
Venezia Mestre, 30 maggio 2008

Traccia provvisoria per commenti. Per favore, non citare.


TRACCIA DELLINTERVENTO

1. Uno scheletrico richiamo alla flexicurity

2. Danimarca e Italia: qualche sommario confronto

3. Condizioni interne per realizzare la flexicurity e nodi problematici per lItalia

4. Flexicurity e c.d. modello scandinavo: le condizioni al contorno

5. Note conclusive: un percorso difficile

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1. UNO SCHELETRICO RICHIAMO ALLA FLEXICURITY

Flexicurity termine con ampiezza e variet di significati, anche in relazione ai diversi


contesti nazionali (Commissione UE, COM(2007) 359; Kaia & Eamets, 2007).

Resto alla rappresentazione schematica offerta dallOECD (2004), in termini di golden


triangle of flexicurity:

Flessibilit nel mercato del lavoro Sistema di sicurezza sociale


(assunzioni e licenziamenti), universale e generoso
nellorganizzazione del lavoro,
nelle relazioni di lavoro

Sistema di sicurezza occupazionale


(politiche attive del lavoro; workfare
con obblighi reciproci e sanzioni)

Riferimento esemplificativo alla Danimarca.


Caratteristiche analoghe si ritrovano nei sistemi del lavoro/sicurezza sociale di Norvegia,
Svezia e Olanda, e concorrono a caratterizzare il pi ampio modello scandinavo.

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2. DANIMARCA E ITALIA: QUALCHE SOMMARIO CONFRONTO

I tratti salienti del sistema danese (Andersen & Svarer, 2007)


EPL e flessibilit: - regole per licenziamento flessibili,
- ampia possibilit di usare contratti di lavoro temporanei,
- discreta flessibilit nel variare orario di lavoro (x giorno/settimana),
- coordinamento nella definizione dei salari ( livello intermedio).
Sistema di sicurezza sociale:
- universalistico, largamente omogeneo e selettivo quanto a requisiti di ammissibilit,
- indennit di disoccupazione: - 90% del salario precedente (tetto: 22.300 annui lordi),
- durata massima 4 anni,
- riottenibile con 6 mesi di lavoro entro ultimi 36;
- seconda rete di sicurezza: schema di assistenza sociale: variabile (dipende da et,
stato civile, ecc.), in parte con accesso means tested, con componente di servizi;
riduzione del 20-40 % rispetto a max. indennit di disoccupazione.
Sistema di sicurezza occupazionale: - politiche attive del lavoro;
- workfare, con obblighi reciproci e sanzioni;
- servizi per limpiego (e PA) efficienti.

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Richiami sul sistema italiano

Impianto lavoristico-categoriale (Treu, 2008), frammentato per dimensione


dimpresa, settore, operai/impiegati, contratto di lavoro, istituti di sicurezza sociale
[CIG(S), Liste di mobilit, indennit di disoccupazione, ecc.].
Disegno e passi per muovere verso flexicurity:
* Proposte della Commissione Onofri (1997), largamente disattese (Guerzoni, 2008).

* Riforme dei contratti di lavoro con Pacchetto Treu (2007), legge sul lavoro a tempo
determinato (2001) e legge Biagi (2003):
- notevole flessibilit, ma solo al margine (per i nuovi contratti);
- riforme parziali (senza contestuale, coerente riconsiderazione di security).
* Progressivo incremento di entit e durata dellindennit di disoccupazione:
- 60-50-40% (primi 6 mesi, 7^-8^ m., 9^-12^ m.) del salario precedente (due tetti!);
- durata: 8 mesi per < 50 anni, 12 mesi 50 anni;
- requisiti di ammissibilit: 1 anno su ultimi 2, + 1 settimana precedente.
* Riforma dei Servizi per limpiego/SPI (2002/3) (Pirrone e Sestito, 2006):
- ispirata a logiche di servizio e di attivazione (patto di servizio);
- sinora poco efficace, per carenze di personale, sua formazione, strumenti.

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3. CONDIZIONI INTERNE PER REALIZZARE LA FLEXICURITY E NODI
PROBLEMATICI PER LITALIA
Universalismo selettivo vs. impianto ancora lavororistico-categoriale.

Flessibilit alta e poco differenziata in EPL


vs. sistema segmentato di contratti di lavoro, con flessibilit formalmente solo al
margine, anche se sostanzialmente piuttosto diffusa e alta, per il peso delle piccole
imprese: (Contini e Trivellato, 2005, su Gross worker turnover).

Sistema di sicurezza sociale generoso (90% del salario per 4 anni, con un tetto; basse
condizioni per (ri)ammissibilit; seconda rete di sicurezza)
vs. sistema di sicurezza sociale segmentato e poco generoso (60% del salario per 8 mesi,
con due tetti; severe condizioni per (ri)ammissibilit; assenza di seconda rete di
sicurezza a livello nazionale).

Forte impegno per sicurezza occupazionale: politiche attive del lavoro, workfare
vs. impegno ancora debole per sicurezza occupazionale: politiche attive del lavoro
largamente in chiave di employment subsidies, difficolt ad attivare politiche di workfare.

SPI con adeguato staff ed efficienti vs. SPI ancora deboli, mal coordinati, poco efficienti.

Spesa in LMP in rapporto al PIL (2005): Danimarca 4,1% Italia 1,3%

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4. FLEXICURITY E C.D. MODELLO SCANDINAVO: LE CONDIZIONI
AL CONTORNO

Talvolta vi la tendenza a leggere i princpi della flexicurity come un sistema di regole/


comportamenti riferiti solamente al mercato del lavoro e in larga parte autosufficienti:
esportabili ad altri paesi sviluppati (con gli adattamenti del caso).

I legami della flexicurity con il pi generale modello scandinavo sono forti o deboli?
Levidenza empirica che viene da molteplici aggregati e dalle relazioni fra gli stessi
suggerisce che il golden triangle of flexicurity significativamente correlato con i tratti
generali del modello scandinavo.
Tasso di occupazione: Danimarca 77,1% [18,2% part-t.] Italia 58,4% [7,8% part-t.]
Tasso di disoccupaz.: Danimarca 3,3% Italia 6,0%
Prelievo fiscale/Pil: Danimarca 51,2% Italia 40,8%
Occ. serv. non-market: Danimarca 36,5% Italia 26,6%
Spesa prestaz. soc./Pil: Danimarca 30,1% [11,3% pens.] Italia 26,4% [16,0% pens.]
Persone a rischio di povert prima dei [ dopo i] trasferimenti sociali:
Danimarca 31% [ 11] Italia 27% [ 21]
Indice di Gini: Danimarca 24% Italia 33%

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Questa evidenza empirica incorporata in letture/chiavi di spiegazione persuasive
del modello scandinavo, del quale la flexicurity componente costitutiva: c com
plementariet fra obiettivi e politiche che contraddistinguono il modello scandinavo.
* Esping-Andersen (1990), nel caratterizzare il modello scandinavo di welfare,
sottolinea limportanza dellobiettivo di redistribuzione delle risorse
* Andersen & Svarer (2007), che trattano specificamente della flexicurity nel mercato del
lavoro danese, si soffermano su due aspetti importanti:
The Danish welfare model is based on ambitious egalitarian objectives, and a
strengthening of the incentive structure by general reductions in various benefits
included in the social safety net is not a possible policy avenue. Working poor is not a
policy option.
It is important to note that an extended tax financed welfare state presupposes that a
large fraction of the population is in employment. It is therefore no surprise that
Denmark (and the other Scandinavian countries) have a high labour force participation
rate. To put it differently, the welfare model is employment focussed.
* Moene (Moene & Wallerstein, 1997; Barth & Moene, 2008) segnalano che la
protezione contro i rischi e gli shocks stata il fattore pi importante per lespansione
del welfare state, e individuano nellequality multiplier il meccanismo cruciale.
(i) Equality magnifying effect: distribuzione dei salari politiche di welfare;
(ii) Wage equalizing effect: politiche di welfare distribuzione dei salari.

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Tratto da Barth & Moene (2008), pag. 2.

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5. NOTE CONCLUSIVE: UN PERCORSO DIFFICILE

Il percorso verso un sistema di flexicurity non impossibile, ma difficile.


- Non si tratta di applicare una ricetta, pur con attenzione alle specificit nazionali.
- Occorre far evolvere il paese congiuntamente verso obiettivi di sviluppo e di
uguaglianza, facendo crescere (e facendo perno su) coesione sociale e virt civiche.

Serve Fermare la macchina delle riforme [frenetiche, di corto respiro, inefficaci,


talvolta contraddittorie]. Intendersi su ci che si fatto. Condividere in modo diffuso
quale debba essere il nuovo modo di operare (Barca, 2006):
* in chiave di disegno di obiettivi di medio periodo;
* in termini di strumenti e metodi per procedere.

Lorizzonte degli obiettivi di medio periodo: flexicurity at large, da perseguire con


determinazione ma insieme con gradualit.

Il quadro degli strumenti e metodi:


* strumenti e mezzi congrui agli obiettivi, dosando benefici, incentivi e sanzioni;
* monitorare il processo e valutare gli effetti dellintervento, secondo una logica di
prova ed errore.

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La consapevolezza di due ulteriori fattori di difficolt:

* il problema dellintervento nel Mezzogiorno;

* lesigenza di promuovere un livello adeguato di virt civiche, per contenere


comportamenti opportunistici (moral hazard), distruttivi della flexicurity:
Algan & Cahuc (2006) hanno argomentato che i paesi mediterranei non possono
realizzare il modelli (danese) di flexicurity per mancanza di virt civiche.
Si pu ritenere/sperare che pecchino di pessimismo. Ma virt civiche quali
losservanza delle norme, la lealt del comportamento verso le istituzioni pubbliche,
la fiducia reciproca, la cooperazione hanno un processo di formazione lungo
(Guiso, Sapienza & Zingales, 2007).
- Mediamente, in Italia queste virt non sono diffuse.
Da European Social Survey (2004), domanda: Most people can be trusted?
YES: Danimarca 76% Italia 21%.
- Occorre determinazione e costanza per sviluppare virt civiche.
Una prima, semplice regola (necessaria, anche se non sufficiente): fare
norme/definire regole (i) che possano essere fatte rispettare, e (ii) farle rispettare.

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