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DaNrr,rB Vrrarr
per il controllo romano del nuovo territorio a sud e a nord del Po: le
colonie latine di Piacenza e di Cremona. Siamo nel 218 a.C. e cio
nel momento in cui Annibale avviava la nuova impresa punica in
Italia.
2.1. I dati della storiografia, per quanto numerosi, non sono suf-
ficienti a fornirci da soli un quadro sicuro di conoscenze nel campo
dell'armamento dei Celti, del modo di usare le armi, dei sistemi di
combattimento, delle tattiche e de1le strategie militari (Dnvspn
I9B6a; Io. 1986b; Io. 1987).
In pi, la tradizione letteraria antica spesso inaffidabile per mol-
te pregiudiziali ideologiche che la caratterizzano e nei casi controlla-
bili smentita o ridimensionata dalla stessa evidenza archeologica.
Sono ben noti i tpoi che nell'antichit caratterizzarono il Celta :
l'amore per il vino, la barbane,l'individualismo, l'impulsivit, f indi-
sciplina, la scarsa resistenza fisica, la mancaflza di intelligenza tattico-
strategica, la rissosit.
Solo in un caso si riconosce tna"ratio" ai Celti: in occasione del-
la sconfitta romana all'Allia (Liv. V, 38,5). Lammissione di una logi-
ca e di una tattica ben precisa nel loro comportamento serv sicura-
mente a giustificare in parte il peso della catastrofe patita dai Roma-
ni.
A tutto questo si aggiunge l'altro luogo comune che concerne
l'inferiorit dell'armamento dei Celti in battaglia, nel momento del-
l'impatto con quello "superiore" dei Romani.
Ce ne parlano per almeno tre volte Polibio (Pol. II, )0,7), quindi
Tito Livio (XX,42 e 49),Plutarco (Cami11. 40 e 41), Diodoro Siculo
(V 10, 4), Dionigi di Alicarnasso (Dion. Hal. XIV 9) e Strabone
(Strab. IV, 4,3).
Fig. 2. Particolare del1a placca interna VI del calderone di Gundestrup (da Hachmann 1990, Beil
9, 1).
Fig. 3. Dal fregio di Civitalba, due guerrieri gallici in fuga con scudo, cinturone e probabilmente
con spada (da I Galli e l'Italla, Catalogo della Mostra, Roma 1978, fig.544A).
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Fig. 4. Padova Stele Loredan I con scena di celtomachia (Padova, Museo Civico)
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Fig. 5. Insegne e trombe da guerra raffigurate nei trofei del1'arco di Orange (Amy, Duval et alii,
I-arc d'Orange, XVe Suppl. a Gallia, Paris 1962, pl. 16, 18,20,14).
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Fig. 6. Biga da guerra con auriga e guerriero accompagnato da scudo e lancia (da una stele de1la
necropoli preromana di Padova. Padova, Museo Civico).
Fig. 7. Urna cineraria in alabastro da Volterra (da H. Brunn - G. Krte, I rilievi delle urne etru-
sche, Roma-Berlino 1870-1916, vo1. III, tav 115,2) (Volterra, Museo Guanacci42J).
Fig. 9. Figurina in terracotta di guerriero gallico dall'Egitto al British Museum (da Bayley, A Gaul
from Egypt, cit., fig. 1).
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sta piastra metallica che vengono percosse le spade dei Galati per
emettere il rumore tercorizzante ricordato da Livio (Liv. XXXVII,
17, 4).
Larmamento celtico documentato in area italiana continua la pro-
pria evoluzione nel corso del II e I secolo nei territori transpadani,
come si detto sopra.
La testimonianza pI recente a sud del Po il frammento di pun-
tale di fodero e l'anello di cinturone da Bologna, tomba De Luca
156, che viene datata nei due decenni a cava110 tra III e II sec. a.C.
La mancanza dei dati di scavo relativi al corredo, che palesemente
incompleto, riduce il valore di questa che l'ultima testimonianza
t
del territorio boico prima della resa a Roma (VnalI 1.992, p. 352;
Ln;ans 1994, pp.60 61).
A Nord d.f po l'armamento di tipo lateniano mostra una zona di
i particolare vivacit nell'area vefonese, fino al territorio veneto. La
I ricrherza delle scoperte attuate daL. Salzani promette un dossier di
novit importanti.
La conservazione dell'armamento presso gli Insubri e i Cenomani
durante il II secolo sottolinea l'autonomia lasciata a queste popola-
zioni da parte dei Romani, dopo i trattati di pace degli inizi del II
secolo. Da tali popoli i Romani avevano una sicura difesa ai confini
settentrionali e, ancora, ricevevano truppe ausiliarie, in particolare
cavalieri, che collaborayano con proprie formazioni e propri reguli.
Uarmamento costituiva senz'altro il simbolo dello status di uomo
libero per il guegiero celta, ancorato alle proprie tradizioni etniche.
Ne una riprova la reazione di protesta avuta dai Cenomani contro
il pretore M. Furio Crassipede, che, nel 787 , aveva imposto la conse-
g.r, d"11. armi, senza che vi fosse stato alcun atto di provocazione da
parte loro. Sia il Senato, sia il console M. Emilio Lepido risolsero la
questione sconfessando il pretore e revocando le misure da lui adot-
tate (Liv. XXXIX, l).
Appendice
1. I
Celti e l'esercito punico.
La celti negli eserciti cartaginesi impegnati in Italia ebbe
presenza dei
spirito modalit diversi da quella delle coalizioni interceltiche o celto-itali-
. dorr. i Celti stessi furono i promotori e i protagonisti degli eventi culmi-
nati nelle battaglie dell'Allia, di Sentinum, del lago Vadimone e di Talamo-
ne.
128 Daniele Vitah
2. Le specialit in azione.
Nella battaglia del Metauro i Celti costituirono il grosso delle perdite;
una parte dei alpini cavalieri e fanti sbandati si ritir verso le proprie sedi
di origine (Liv. XXV[,49, 8).
I elti non ingaggiarono il combattimento secondo il sistema ttadiziona-
le della *urrn d'rr.io, dell'attacco iniziale difficilmente sostenibile da parte
degli ar,wersafi, come d'abitudine. Ma restarono all'ala sinistra dove Asdru-
trl ti aveva collocati e dove, per la presenza di un terreno difficile, in forte
pendio o un colle (Liv. XXV[, ]l ss.) i Romani non riuscirono ad entrare
in contatto serio. Non vi furono dunque n attacco, n con6attacco ma sca-
ramucce Tocalizzate e poco importanti che consentirono a claudio Nerone
di distogliere una part del suo esercito per attaccare sul fianco 1'ala desra
di Asdrubale.
Da qui i Romani giunsero fin sul fianco delle truppe galliche, e ne ebbe-
ro ragione.
S -nn.u l'elemento dinamico dell'assalto impetuoso e travolgente ini-
ziale, mancano in questa battaglia anche i carci da guefra usati in passato
negli scontri di Sentinum e di Talamone.
Nello scontro del Metauro i reparti mercenari si mossero secondo deci-
sioni e modalit cartaginesi.
In tali battaglie p.iult.o si riscontra una realt pi "razionale" di strate-
gie e cli t...ri.. diassalto premeditate e ben costruite da parte dei Celti,
Io.rr.o l'opinione degli antichi che ribadivano la generale mancanza di logi-
ca miiitar: a Sentinum si ha una controffensiva gallica con carri da guerra
contro l,ala di Decio <<essedis carrisque>> (Liv. X, 28, 9); a Talamone un
combattimento per linee semate con disposizione dei carri alle due estremit
dell'esercito schierato (Pol. II, 28; II, 30, 2).
Nel corso del III secolo si constata dunque una sempre maggiore coesio-
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1.10 Dariele Vital
a cura dt
MARIO LUNI
QuattroVmti