You are on page 1of 2

Viva il Papa.

Anzi no
In un libro di Danilo Quinto le tensioni in atto nella Chiesa sulla rivoluzione di Bergoglio In tanti lo
acclamano, ma esiste anche chi lo accusa di imprudenza rispetto a dottrina e tradizione

Pietro De Marco Corriere Fiorentino 27 gen 2017

Non so quanti italiani sappiano della dura discussione in corso allinterno della Chiesa su atteggiamenti e
atti di governo del Papa regnante. Che egli susciti consenso e simpatia nellopinione pubblica, noto e lo
confermano i grandi media. Ma non sempre motivazioni e strumenti sono sufficienti per vagliare, dietro le
forme accattivanti di Papa Francesco, i contenuti e gli obiettivi del suo agire pubblico come Papa. Le
resistenze critiche ci sono, molte e interne e qualificate. Hanno poco che assomigli al sentimento
antiromano dei movimenti di base o della opinione pubblica cattolica (progressista, per semplificare) e di
molto clero novatore, nellultimo mezzo secolo. Nel corso dei pontificati da Paolo VI a Benedetto XVI, il
Papa, le Congregazioni, la Curia, Roma insomma, erano deplorati come freno conservatore (o affossatore)
del Concilio, rigida ortodossia dottrinale, giuridicismo, insana preoccupazione di controllo dal centro e
volont di disciplinamento del nuovo. Nessuna autorit, intendo ecclesiastica, reagiva a questo sport
antipapale di salotti e sacrestie, forse perch previsto e di moda.

Oggi, comunque, sono il Papa, la sua cerchia, la parte depiscopato mondiale che lo sostiene, a cadere sotto
una opposta censura di inadeguatezza, se non di eterodossia. Le ragioni: la loro sottovalutazione pratica
(ma anche sostanziale) del patrimonio di fede e tradizione, e la volont di affermare in extremis e quasi
prescrivere il nuovo postconciliare talora quel nuovo che Roma aveva per decenni giudicato
derivazione inautentica dal Concilio. Un conflitto pacato, agli alti livelli, e su cui nella Chiesa si getta acqua,
ma fatto di testi e atti, tanto pi dilaniante (aggiungo) quanto pi sembra compromettere per il futuro
lautorit dellesercizio ordinario del Primato romano. Qualche spirito superiore elogia Bergoglio, irride i
critici come pochi e ottusi allarmisti, spiazzati dalla novit ma ha torto. Il progressismo o iper-riformismo
del dopo Concilio non poteva richiamarsi a niente di solido, neppure al Concilio stesso se non con isolate
citazioni; cos ha dovuto inventarsi un Concilio evento, inteso come irrazionale irruzione di storia cui si
pu assegnare qualsiasi significato radicale, senza oneri di verifica sui testi. I critici conservatori di papa
Bergoglio possono invece, in ogni momento, fermare il gioco e dichiarare: Vedo. Quando lo fanno, le
carte in mano al papa e ai suoi appaiono di preoccupante debolezza, se si pensa che essi mettono sul tavolo
il bene della Chiesa e delluomo. Nella Chiesa il medium non il massaggio del celebre calembour di
McLuhan: i contenuti primi della comunicazione e il deposito di fede sono solida Pietra, permangono e si
possono esaminare; vi si pu misurare un papa.

Cos, perch il lettore possa documentarsi, segnalo un libro che stato discusso ieri a Firenze, in uno spazio,
quello della Sala Chiostrini di San Marco, dedicato da decenni alla riflessione intellettuale e religiosa. Nel
suo Disorientamento pastorale. La fallacia umanistica al posto della verit rivelata? Introduzione teologica
di A. Livi (Editrice Leonardo da Vinci, 2017) Danilo Quinto propone, non senza passione, non senza eccessi,
ma con molte citazioni di fonti, una sua narrazione degli argomenti portati a carico di papa Francesco. Ha
moderato la serata mons. Antonio Livi, una delle migliori intelligenze filosofiche della Chiesa attuale (a
lungo professore nel Pontificio Ateneo Lateranense) e, non casualmente, anche una di quelle pi
preoccupate dalla deriva teologica degli ultimi decenni. Quinto, gi militante e tesoriere del partito radicale,
ritornato alla fede cattolica con il fervore di un convertito, non disposto (come ogni convertito) ad
accettare di esser approdato, invece che ad un corpo santo e militante in Cristo e per Cristo, a qualcosa di
simile al punto di partenza, non dico a una Chiesa pannelliana ma quasi (c un capitolo su questo, ma non
il nostro tema).
Il bersaglio, e la sofferenza, dellautore si dipanano partendo dallo scandalo attuale dei due Papi, cui non
do altrettanto peso, perch non esistono due Papi (il diritto canonico esiste ancora; non vi serio
fondamento alla deprecazione), e qualche altra polemica sui confini del magistero papale, alla
documentazione di veri e insopportabili luoghi comuni dati per magistrali, di incaute dichiarazioni su quasi
tutto, di eccesso di facilit nel riabilitare il passato non o anti-cattolico, di imprudenza nel trattare molti
temi delicati, di noncuranza per i fondamenti dogmatici, per la Verit cattolica.

Molte imputazioni di diversa gravit al Papa, dunque, talora irricevibili. In quelle ricevibili, per, tout se
tient e limprudenza, in Francesco, appare anche a me coerente con la trascuratezza dogmatica, teologica,
liturgica, a vantaggio di una personale, utopizzante, gerarchia di obiettivi per la Chiesa.

Cosa indesiderabile in un Papa, che deve essere in s, per mandato, lago della bilancia della complessit
cattolica.

You might also like