A Incontri

Il reparto canne della Ars

Organi. Sotto: il positivo di
Feliciano Fedeli, 1745 ca.

Unazienda
proiettata
nel futuro
A colloquio con Andrea,
Claudio e Barbara, titolari della
Fratelli Pinchi - Ars Organi Srl
di Foligno (Perugia)
di Wijnand van de Pol
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 continuano ad essere liturgica- bilmente eccellere. Ma il mo- rametri indicati dallindustria,

Q
uale stato il prelu-
dio agli importanti
cambiamenti?
Prima di decidere i dettagli del-
la ristrutturazione abbiamo fat-
to unattenta valutazione del
mercato italiano ed estero negli
ultimi dieci anni. I dati non so-
no confortanti ovunque, basti
pensare alla chiusura di molte
aziende storiche tedesche, il
mercato evidentemente satu-
ro. E inutile nascondersi dietro
un dito, diciamola tutta: in Ita-
lia si costruiscono pochissimi
organi e con questi numeri gli
organari italiani non hanno un
grande futuro, a meno di signi-
ficative quote di mercato estero
che per non riguarda la mag-
gior parte di essi. E per ora la
Committenza di riferimento
non promette niente di buono,
n in termini di riconoscere a
tutti gli effetti lorgano come lo
Strumento per la liturgia, n
tanto meno in termini di con-
tratto nazionale degli organisti
per assicurarne un utilizzo mi-
nimo. Nel frattempo le chitarre
mente insostituibili Insom-
ma, quando lorgano viene
sopportato come arredo sa-
cro gi una vittoria! Ma non
disperiamo, qualche parroco
coraggioso comincia a farsi
forte delle parole di S.S. Bene-
detto XVI che su musica e li-
turgia ha le idee molto chiare.
Certo, ci sono i tanti restauri
che sostengono i bilanci azien-
dali. Ma per chi nato orga-
naro questo modo di reggere il
mercato non basta. Il restauro
per noi rimane una priorit cul-
turale e professionale irrinun-
ciabile a cui dedichiamo il
massimo delle energie, indi-
pendentemente dalle quote di
mercato. E non ci piace nean-
che classificarlo in termini
merceologici.
Quali i riferimenti nellaf-
frontare nuove realizzazioni?
Nel costruire organi nuovi bi-
sogna tenere conto delle richie-
ste del mercato, cimentarsi
sempre in nuove sfide e possi-
tore non pu essere soltanto il
profitto che i mercati offrono,
quello solo il mezzo per man-
dare avanti i progetti. Il vero in un mercato sempre pi glo-
motore rimane la vocazione
dellorganaro, la sua capacit
di dare la propria anima allo
strumento, cosa che nessun
bravo intonatore freelance po-
tr mai fare al suo posto.
Come nasce lidea dellal- zienda si fonda sulla qualit e
leanza strategica con Anton
Skrabl?
Semplice, dopo aver preso atto
che la nostra clientela si aspet-
tava ormai la qualit di sempre
a prezzi competitivi con quelli
della concorrenza pi aggressi-
va, abbiamo cercato la risposta
a queste esigenze. Abbassare i
livelli dei materiali non ci sem-
brava una strada percorribile e
tagliare i reparti strategici men
che meno. Gli investimenti
tecnologici in Italia erano e so-
no ad appannaggio esclusivo
di pochi eletti e quindi abbia-
mo iniziato a ragionare sui pa-
ovvero decentrare la produ-
zione nei paesi pi competitivi
per rilanciare i nostri progetti
bale, articolato e complesso.
Daltronde una cosa che mol-
tissime aziende italiane di altri
settori fanno da oltre ventanni.
In Anton krabl abbiamo tro-
vato un alleato ideale per af-
finit elettive poich la sua a-
su una tecnologia allavan-
guardia nel panorama inter-
nazionale.
Del resto gi il perugino Nicola
Morettini nella seconda met
del XIX secolo strinse una col-
laborazione con il francese Fe-
rt per realizzare importanti
progetti. La nostra alleanza co-
stituisce oggi una continuit i-
deale di tradizione, qualit ar-
tistica e strategia di mercato.
Chi il manager?
La gestione aziendale nei vari
aspetti amministrativi ed orga-
nizzativi nelle mani di nostra

Ho conosciuto la famiglia Pinchi negli anni Settanta quando ho cominciato a occuparmi dellorganizzazione dei
concerti per lEnte Rocca di Spoleto. Da allora si creata unamicizia sincera con il fondatore della casa, il
Cav. Rino, e con suo figlio Guido, e sono contento di essere stato presente alla svolta con la costruzione dei
primi organi a trasmissione meccanica a Foligno, e i piccoli strumenti da studio impiegati nel Festival dorgano
a Roma nel 1977, per la prima esecuzione moderna delle due Messe di G. Frescobaldi a due cori e due organi.
Uno di questi strumenti ancora in uso presso il Conservatorio di Musica di Perugia. Ho collaborato con piacere
con Guido Pinchi per i progetti inerenti la chiesa di S. Massimiliano Kolbe ad Amelia e la chiesa di S. Rita a Bo-
logna. La partecipazione dei figli di Guido, Andrea, Claudio e Barbara, creando cos una vera famiglia organaria,
ha avuto esito positivo con la realizzazione di numerosi strumenti in Italia e allestero. Lesperienza, la proget-
tazione, la conoscenza profonda della tecnica organaria e lintonazione hanno avuto lapice del successo nella
costruzione nel 1993 del loro Opus Magnum nellauditorium del Conservatorio di Musica di Perugia, strumento
a 4 tastiere e pedale con 65 registri, progettazione alla quale ho avuto il piacere di collaborare. Lo strumento ha
dato la possibilit a molti studenti dorgano di approfondire il loro studio su un strumento completo e perfetto.
Il fondatore dellazienda Libero Rino Pinchi (1905-2000). Apprese il mestiere di organaro presso la prestigiosa
bottega dei Fedeli in Foligno, continuando cos una tradizione artigianale. Nel 1975 Libero si ritira dalla vita
attiva lasciando lazienda nella mani del figlio Guido. Nel 2007 Guido Pinchi si ritirato dallattivit aziendale
che passata nelle mani dei figli Andrea, Claudio e Barbara: la terza generazione. Comera prevedibile, ogni
generazione fa le sue scelte e cos anche i fratelli Pinchi, dopo un periodo di riflessione e di confronto, hanno
deciso le linee guida del loro futuro: tradizione, personalit, qualit, tecnologia, flessibilit e competitivit. Per
cominciare hanno riunito sotto il marchio Ars Organi tutte le attivit di famiglia che vanno ovviamente dalla rea-
lizzazione di organi nuovi, sia meccanici che elettrici, al restauro di quelli storici meccanici e pneumatici. Poi
hanno riorganizzato in un unico plesso tutte le attivit aziendali. Il giorno 10 marzo mi sono recato nel nuovo
laboratorio a Foligno e ho voluto fare ai tre fratelli alcune domande...
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Il restauro del somiere dellorgano di Pissignano.
sorella Barbara che una vera
macchina bellica, tanto che la
chiamiamo tutti il Generale.
Questa per noi una ricchezza
assoluta perch ci consente di
operare serenamente e al tem-
po stesso di condividere co-
stantemente lo stato delle cose.
Il rischio per noi organari, che
siamo cos innamorati del no-
stro mestiere, quello di rinun-
ciare facilmente al soldo per
fare uno strumento pi bello
del previsto, quindi impor-
tante che qualcuno ci tenga con
i piedi ben piantati nella real-
t Ma oltre questi aspetti si
occupa attivamente del restau-
ro di antichi organi da quasi
quindici anni. In particolare
della gestione dei progetti e do-
cumentazione, del recupero
delle canne metalliche e dei la-
vori relativi ai somieri e alla
manticeria.
E i ruoli tecnici?
La progettazione tecnica degli
organi viene svolta da nostro
fratello Claudio secondo i no-
stri criteri di riferimento, come
ad esempio le meccaniche so-
spese per le tastiere. Lui cre-
sciuto nellepoca informatica
ed ha affiancato per oltre venti
anni nostro padre che stato un
pioniere della progettazione di
organi al computer. Gestisce o-
gni tipo di programma e situa-
zione tecnica. Del design me
ne occupo personalmente,
unattivit che svolgo anche
allestero per altri colleghi. Mi
preoccupo di dare una veste
che comunichi anzi anticipi le
suggestioni sonore, insomma
una scultura in musica, come
nel caso dello strumento per il
Duomo di Arezzo dove final-
mente siamo tornati allarte ap-
plicata allorgano.
La progettazione fonica viene
prima di tutto concordata con la
committenza, ogni strumento
deve poter essere condiviso con
chi ce ne affida la realizzazione.
Se presente un progettista in
commissione siamo ben dispo-
nibili al confronto per contem-
perare ogni pi piccolo detta-
glio ed incontrare le esigenze
del caso. Altrimenti coinvolgia-
mo organisti esperti in base al
tipo di organo da progettare.
Non abbiamo pregiudizi o pre-
ferenze nel realizzare un nuovo
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organo, ci interessa che sia ben
costruito e che risponda ai cri-
teri del gusto e della personali-
t. Amiamo lorgano meccani-
co ma non ignoriamo certo le
potenzialit di quello elettrico
ove necessario o finalizzato ad
un progetto musicale mirato.
Oggi la tecnologia concede
molto al tocco ed allora possia-
mo anche trovarci di fronte ad
un eccellente organo elettrico
con notevoli possibilit dinami-
che, mentre un elettrofono sar
sempre un misero surrogato.
Cosa rimane a Foligno a li-
vello di produzione?
La cosa pi importante, ovvero
il reparto per la costruzione
delle canne in metallo di cui
responsabile lungherese Attila
Gellert, un vero artista ed un
collaboratore di grande espe-
rienza che, insieme alla sua as-
sistente Catia Belli, ci assicura
una qualit che non esito a de-
finire straordinaria.
Perch tutti dismettono i re-
parti canne e voi vi ostinate a
mantenerlo? Non converreb-
be affidare anche questo set-
tore a chi probabilmente ha
costi minori di produzione?
Certo che ci converrebbe! Ma
pur prestando attenzione al
mercato abbiamo preferito ri-
manere organari che non ri-
nunciano alla loro primaria e-
spressione artistica. Avere un
reparto canne ti consente di
mantenere una qualit altissi-
ma senza essere condizionati
dalla velocit imposta da una
normale attivit industriale e la
genericit del prodotto che ne
consegue. Insomma vogliamo
mantenere il piacere di fare co-
se uniche.
Per quanto riguarda linto-
nazione?
Rimane una prerogativa della
nostra famiglia e ce ne occu-
piamo noi fratelli con unalter-
Lo stabilimento di oltre 5.000 m2 della An-
ton Skrabl, s.p. a Brestovec in Slovenia.
La moderna pialla per le lastre a control-
lo numerico.
nanza mirata o talvolta in con-
divisione. Operiamo con assi-
stenti allintonazione che sono
organisti diplomati, abitual-
mente con Oscar Mattioli. Per
poter fare unintonazione ben
caratterizzata importantissi-
mo ascoltare lo strumento suo-
nato adeguatamente e nei re-
pertori di riferimento, soprat-
tutto perch quello che ascol-
tiamo in cantoria non ha mai
attinenza con ci che si per-
cepisce in basso. Ma di intona-
tori esterni non se ne parla pro-
prio, che organi Pinchi sareb-
bero!
E perch alternanza mirata o
condivisione tra voi fratelli?
Perch riteniamo che le espe-
rienze di restauro siano impre-
scindibili per la crescita cultu-
rale dellorganaro, per laffina-
mento della sua anima e del
suo gusto. Ma anche per com-
prendere segreti costruttivi a
volte inattesi di maestri orga-
nari tuttaltro che empirici.
Negli organi antichi le sorprese
non finiscono mai...
Quale il tuo approccio con
gli strumenti storici?
Mi rapporto con i parametri fi-
sici dei corpi sonori, con le
pressioni, il corista e il tempe-
ramento, ma non mi fermo l. Il
restauratore oggi non pu pi
essere un semplice ripristina-
tore di macchine sonore ma un
indagatore. Prendiamo ad e-
sempio il recente restauro del
Werle di Leonessa, fino al suo
smontaggio avevamo uno stru-
mento bello ma, dopo tanti in-
terventi subti, del tutto unifor-
mato ai modelli classici italia-
ni. Lattenta lettura del manu-
fatto, in particolare delle sue
canne costruite secondo mo-
delli evidentemente germanici,
ci ha restituito uno strumento
di frontiera dai colori straordi-
nari. Se fosse stato restaurato
come si faceva fino a ventan-
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La pialla per le lastre e il sistema di movimentazione.
ni fa oggi ascolteremmo una
bellissima banalit. Quindi i
miei princpi di intervento re-
stano chiari: lettura dei manu-
fatti, ripristino di tutti i para-
metri e verifica incrociata dei
dati con le specifiche lettera-
ture organistiche e scuole di
competenza. Insomma una fi-
lologia dinamica.
E invece come si rapporta
Claudio con i nuovi organi?
Claudio, che dal 1989 ha se-
guito con nostro padre Guido
tutte le sue realizzazioni, si oc-
cupa principalmente dellinto-
nazione degli strumenti nuovi.
Lui ha avuto la fortuna di par-
tecipare a progetti molto im-
portanti, come lorgano per il
Tempio di Castelnuovo Don
Bosco o per lAula Liturgica
San Pio da Pietrelcina a San
Giovanni Rotondo, dove sono
state messe in campo soluzioni
innovative o comunque parti-
colari che in giovane et si tra-
ducono in stimoli straordinari
ed applicazioni felici come la
sua prima intonazione comple-
ta, quella dellorgano di Falca-
de, ad appena diciannove anni.
La sua visione oggi tiene conto
delle varie esperienze e della
loro sintesi nel solco della no-
stra tradizione familiare ma
con le necessarie aperture
mentali per affrontare il futuro.
In poche parole organi come
quello costruito recentemente
per il Duomo di Arezzo non si
innestano nel solco di una mo-
da o di un capriccio stilistico di
qualcuno ma nascono princi-
palmente dallincontro tra tra-
dizione, creativit, praticit ed
esigenze della committenza.
Recentemente ha ultimato il
nuovo organo per il Tempio
della Consolazione di Todi, la
splendida chiesa della Scuola
del Bramante (il primo organo
meccanico in collaborazione
con Skrabl), il nuovo organo
per la Chiesa di Nostra Signora
delle Grazie di Palau, in Sarde-
gna e il secondo esemplare di
claviorgano in Danimarca.
A cosa riconducibile la vo-
stra apertura verso risorse u-
mane straniere?
Al fatto che non troviamo cor-
rispettivi italiani. La scuola
non forma pi figure profes-
Saldatura di una canna di Mistura.
sionali artigiane con compe-
tenze adeguate e la manualit
non viene certo incentivata.
Per di pi la cultura del lavoro
stata distrutta da logiche e
politiche sbagliate, alimentan-
do in gran parte dei giovani il
miraggio del posto pubblico
garantito con il minor sforzo
possibile. Non esiste pi il
senso di responsabilit e lat-
tenzione per ci che si fa. In
un lavoro come il nostro non
possiamo permetterci collabo-
ratori superficiali e distratti.
Quindi ben vengano le eccel-
lenze straniere, come il nostro
responsabile del restauro delle
parti lignee Ivan Dumitrak,
terza generazione di una fami-
glia ucraina di falegnami.
Da cosa nasce il tuo design?
Dal desiderio di dare vita ad
una scultura sonora che ha co-
me riferimento il Sacro. Come
ho gi detto in altre occasioni
il mio modo di pregare con
la matita. Passo discreto tem-
po a meditare gli spazi e a cer-
care di cogliere lo Spirito del
luogo, i suoi simboli, il suo
linguaggio. Ne nasce un tema
che poi sviluppo in termini di
linee, materia e suono. Non a-
mo le copie formali, ma se
dobbiamo costruire un organo
ispirato a modelli antichi cer-
Lorgano del Tempio della Consolazione di Todi durante il mon-
taggio in fabbrica.
co di orientarmi verso linee
essenziali che riconducano i-
dealmente a unanima piutto-
sto che condannare lopera al-
lapparenza perpetua.
Ma raro avere libert di e-
spressione, la nostra una so-
ciet che si riempie la bocca
di modernit ma che per
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paura della critica si rituffa
nel formale e nellimitativo.
Rimango dellidea che valga
la pena di fare, prendere
rischi e rischiare fischi, per-
ch chi non fa niente non
sbaglia mai. Ma non se ne
accorge nessuno. Invece ogni
tempo ha la sua arte e il dirit-
La falegnameria.
to a vederla realizzata.
Cosa hai ammirato di pi di
tuo padre Guido?
La capacit di comprendere il
proprio tempo e di metterlo in
relazione con le proprie ener-
gie, il coraggio delle scelte e
lindipendenza intellettuale da
mode e correnti di vario gene-
re. Ha sempre affermato sul
campo che, con buona pace di
qualcuno, un organaro non
soltanto il braccio ma anche la
mente che condivide un pro-
getto con la propria creativit
e personalit.
Nostro padre sempre stato
un innamorato del futuro e ha
sempre sfruttato le innova-
zioni tecnologiche dimostran-
do che Tradizione non signifi-
ca deriva necrofila ma vi-
vere la contemporaneit senza
recidere le radici da cui tutto
ha origine. Se oggi abbiamo
preso in mano lazienda lo
dobbiamo a lui che ha ritenuto
opportuno lasciare spazio a noi
fratelli e al nostro nuovo modo
di interpretare limpresa e lar-
te organaria. Il fatto che poi ci
rimanga accanto e che continui
ad offrire il suo contributo per-
sonale costituisce un notevole
patrimonio di cui non tutti pos-
sono disporre e che apprezzia-
mo grandemente.