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Materia della linguistica

La linguistica studia l¶attività verbale (il parlare) degli essere umani.

Utilizziamo le parole (il parlare) per produrre frasi, sia parlate che scritte, e utilizziamo le
parole per capire frasi, sia parlate che scritte.
Dunque parlare significa utilizzare parole sia in senso produttivo che ricettivo.
Quando impariamo una lingua dobbiamo sviluppare quattro abilità verbali (verbal skills):
parlare, ascoltare, scrivere, leggere.
L¶uso produttivo della parola attua il parlare e lo scrivere.
L¶uso ricettivo della parola attua l¶ascoltare e il leggere.
Le quattro abilità verbali costituiscono l¶uso esterno o esofasico della parola o esofasia.

Utilizziamo le parole anche quando pensiamo (pensiero verbale), in questo caso


possiamo parlare di uso interiore della parola o di discorso interiore o endofasia
(Esempi di uso interiore della parola: quando pensiamo alle cose che ci sono state
dette, quando preghiamo in silenzio, quando leggiamo con gli occhi, in silenzio).
Spesso però pensiamo senza utilizzare parole, in questo caso utilizziamo il pensiero
operativo o procedurale (ad es. quando guidiamo l¶automobile senza fare attenzione alle
operazioni che svolgiamo).

Riassumendo possiamo dire che la linguistica studia gli usi esofasici (esterni) ed
endofasici (interiori) della parola.

Possiamo anche dire che la linguistica studia gli usi e i prodotti linguistici di tutti gli
uomini. Nel corso dei secoli però gli studiosi hanno limitato la materia della linguistica,
in certi periodi hanno limit ato lo studio ai documenti scritti, e in particolare ai documenti
letterari. Ai giorni nostri però si ritiene che anche i documenti orali siano oggetto della
linguistica perché costituiscono la maggior parte dei prodotti linguistici. Dunque
concludiamo dicendo che la linguistica studia tutti i tipi di documenti scritti e orali: le
opere letterarie, i documenti scritti di carattere scientifico o pratico, ... il parlare
quotidiano.



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Kbiettivo della linguistica: le lingue

Gli usi linguistici dei singoli individui sono sempre diversi. Se ad es. ripetiamo due volte
la stessa frase vedremo che lo faremo in due modi diversi, e se la stessa frase la
ripetono due persone diverse vedremo che lo faranno in due modi diversi; se, poi, ci
allontaniamo dal nostro ambiente o dalla nostra città, vedremo che gli usi linguistici
saranno ancor più differenti man mano che la distanza aumenta, tuttavia, e in una certa
misura, tali differenze non impediscono agli individui di capirsi. Diciamo dunque che nel
parlare degli individui ci sono alcune differenze che non impediscono la reciproca
comprensione (naturalmente se andiamo in un paese straniero le differenze linguistiche
ci impediranno di parlare e di capirci con i parlanti del luogo).
Quegli individui che, pur tra le differenze, riescono a capirsi tra di loro diremo che fanno
parte della stessa comunità linguistica.

Una comunità linguistica include certe persone e ne esclude altre, che, pure, faranno
parte di altre comunità linguistiche. Gli individui di una comunità linguistic a sono uniti
da una reciproca comprensione o intercomprensione.
Una comunità linguistica non sempre coincide con una entità politica. L¶arabo ad es. è
parlato in un elevato numero di entità politiche differenti; l¶italiano è parlato in Italia e in
una parte della Svizzera; l¶inglese è lingua nazionale in Gran Bretagna, USA, Canada,
Australia, India; il tedesco è la lingua della Germania, dell¶Austria e di parte della
Svizzera, il francese è lingua nazionale in Francia, in Belgio, in parte della Svizzera e del
Canada. D¶altra parte ci sono comunità linguistiche presenti in stati in cui la lingua
nazionale è un¶altra; pensiamo agli arabofoni residenti in Italia, o agli italiani che vivono
negli USA.
L¶intercomprensione avviene perché, nonostante le differenze individuali, le persone
usano parole comuni e modi comuni di connettere le parole. Una lingua è dunque un
repertorio di parole e costrutti propri di una determinata comunità linguistica.
Chiamiamo parlanti o locutori gli appartenenti ad una comunità linguistica.

Alcune lingue hanno maggiore prestigio di altre; chiamiamo le prime lingue, le seconde
dialetti; da un punto di vista linguistico non c¶è alcuna differenza tra lingua e dialetto, le
differenze sono storiche, politiche, sociali, culturali.
Lingue diverse possono avere delle affinità che dipendono o da una comune origine
(affinità genetiche) o da contatti o prestisti (affinità di contatto).
L¶isoglossa è la presenza di un fenomeno o tratto linguistico comune in aree
linguistiche diverse; la zona interessata dal fenomeno viene indicata su una carta
geografica con una linea, anch¶essa chiamata isoglossa.
La linguistica ³crea´ una lingua nel momento in cui si occupa di individuare i tratti
comuni e gli elementi costanti nelle differenze che caratterizzano i parlanti di una
determinata comunità linguistica. Le lingue nel mondo sono ca. seimilaottocento, di cui
poco più di un terzo anche scritte.



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La linguistica di frontre alle lingue

A partire dal tardo Cinquecento i linguisti hanno cercato di costruire una grammatica
generale cioè una grammatica che spiegasse quali caratteristiche sono presenti nelle
grammatiche di tutte le lingue. In questi tentativi però la ricerca linguistica aveva come
modello la grammatica del latino, la lingua più conosciuta e studiata in quel tempo;
bisogna ricordare però che dal Due e Trecento in Europa si andavano affermando i
volgari, cioè le lingue del popolo, distinte dal latino, utilizzato soltanto dalle persone
colte (preti, monaci, medici, giuristi, notai etc.).

Alcuni di questi volgari acquisirono particolare prestigio e contribuirono a creare unità


politica e coscienza nazionale. A poco a poco vennero utilizzati non solo nel parlato ma
anche nello scritto, per scritture private e contabili, per documenti ufficiali, per opere
letterarie, e sempre più a spese del latino. D¶altra parte anche motivi religiosi danno un
impulso alla diffusione dei volgari: la Riforma protestante chiede ai fedeli di leggere
direttamente i testi sacri della Bibbia e in questo modo contribuisce alla diffusione del
tedesco.

Ben presto nacquero grammatiche e vocabolari delle nuove lingue. Per quanto riguarda
l¶Italia è da ricordare che all¶inizio del Cinquecento Ambrogio Calepio pubblica un
dizionario plurilingue, il Calepino, in cui alla parola latina si affiancano i vocaboli
equivalenti (i traducenti) in italiano, francese, tedesco e altre lingue volgari; nel 1612
nacque il Vocabolario degli Accademici della Crusca.
I motivi religiosi che contribuirono alla nascita dei volgari spinsero i dotti anche i n una
direzione opposta, cioè a studiare le lingue ebraica e greca, in cui erano scritti i testi
sacri e ad approfondire la conoscenza anche dell¶aramaico, parlato in Palestina ai tempi
di Gesù, dell¶arabo classico in cui è scritto il Corano, e di altre lingue semitiche quali
l¶eblaitico, l¶ugaritico e l¶accadico babilonese che avevano caratteristiche molto diverse
dal greco e dal latino. In questa maniera si affina sempre più la ricerca linguistica.

Altri motivi politici contribuirono ad accrescere la scienza linguistica. La scoperta e


conquista dell¶America (1492) permise agli europei di conoscere nuove lingue e spinse
gli studiosi a scrivere grammatiche e vocabolari di queste lingue amerindiane con
caratteristiche molto diverse dalle europee; in tal modo, con l¶ampliamento degli
orizzonti linguistici, emerse la limitatezza delle grammatiche fondate sul greco e sul
latino.

Infine a partire dal Seicento motivi commerciali spinsero gli europei ad andare verso
Kriente e conoscere, oltre la Cina e il Giappone, anche l¶India. In questo paese
scoprirono il sanscrito, una lingua che si rivelò importantissima per gli studi linguistici
europei in quanto da un lato, grazie alla grammatica sanscrita di Pànini (IV secolo a. C.),
fornì un modello di analisi grammaticale molto perfezionata, dall¶altro mise in evidenza
una serie di corrispondenze fonetiche, morfologiche, sintattiche, lessicali tra questa
antica lingua e le lingue greca, latina, germanica che consentirono di ipotizzare
un¶origine comune tra queste lingue tanto distanti nello spazio.

Nacque in questo modo il metodo della comparazione tra lingue che permettendo di
scoprire affinità diede vita tra Sette e Kttocento alla scienza che chiamiamo linguistica e
che è viva ancora oggi.



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Tuttavia il confronto tra le lingue ha finalità diverse che possono essere così riassunte:
1.| capire la storia e l¶evoluzione di ogni lingua attraverso il confronto con le altre
(storia della lingua)
2.| studiare le trasformazioni delle lingue e i legami di parentela con altre lingue che
possono emergere attraverso il confronto (linguistica storica)
3.| individuare alcuni tipi di lingue che, al di là delle differenze e delle parentele
genetiche, possono presentare tratti e caratteristiche comuni, come ad es.
presenza o assenza di articoli, distinzione o meno di categorie quali nome e
verbo, ordine fisso o meno delle parole etc. (tipologia lingistica)
4.| individuare tratti e caratteristiche comuni a tutte le lingue (linguistica generale).

Queste diverse branche della linguistica convivono non sempre pacificamente, basti
pensare alle difficoltà con cui è stata studiata in Italia l¶opera di Ferdinand de Saussure
(1857-1913), il principale studioso di linguistica del Novecento; autore del Corso di
Linguistica generale (1916) ha teorizzato che:
1.| I fatti linguistici vanno studiati in tutta la loro estensione
a)| sia osservandone la storia e le strutture (studio della langue),
b) | sia studiando le singole realizzazioni individuali (studio della parole),
c)| sia scoprendo la costituzione e il funzionamento del linguaggio come facoltà
innata dell¶uomo (faculté du langage).
2.| I fatti linguistici poi, vanno osservati
a)| secondo l¶asse della sincronia (contemporaneità) per capire la funzione di un
elemento linguistico (fonico, lessicale, grammaticale etc. rispetto agli altri);
b) | secondo l¶asse della diacronia (successione nel tempo) per capire da cosa
deriva e come può trasformarsi un elemento linguistico o come può trafrormarsi
una funzione grammaticale;
c)| secondo l¶asse della pancronia (ricerca di leggi universali) per capire in che
modo ogni fatto linguistico si collega alla natura universale del langage.

Appendice
Il quadro delle lingue indoeuropee p resenti in Europa può essere così riassunto:
Le parlate del gruppo celtico sopravvissute alla dominazione romana e al latino sono:
l¶irlandese in Irlanda; il gallese, il gaelico e lo scozzese in Gran Bretagna; il bretone in
Bretagna (Francia del nord).
I volgari germanici sono: il tedesco, l¶inglese, il nederlandese (olandese), il danese, lo
svedese, il norvegese, l¶islandese.
I volgari neolatini o lingue romanze, cioè le lingue derivate dal latino parlato, sono (da
ovest verso est e da nord a sud): il portoghese, il gallego, il castigliano (detto spagnolo),
il catalano, il francese, il provenzale o occitanico, i dialetti italoromanzi settentrionali
(galloitalici e veneti), il ladino, il friulano, il sardo, il toscano (che dal Cinquecento fu
detto italiano), i dialetti italoromanzi centromeridionali, il rumeno,
L¶albanese parlato in Albania e in alcune colonie in Italia, derivato dall¶illirico, oggi
estinto.
Il greco, documentato dal XVI secolo a. C., nella sua variante classica diffuso in Grecia,
Asia occidentale, Italia meridionale; poi nella variante detta koiné diffuso in Asia e
nell¶Africa settentrionale e nel Medioevo diffuso in parte dell¶Europa orientale. Dalla fine
del Quattrocento il greco sopravvive solo in Grecia e in Italia meridionale.



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Il gruppo delle lingue baltiche rappresentate dall¶lituiano, lettone e antico prussiano (ora
estinto).
Altri idiomi dell¶Europa medioevale e moderna sono slavi suddivisi in tre sottogruppi: -
meridionale: antico bulgaro o slavo ecclesiastico, bulgaro, sloveno, serbo-croato;
- occidentale: polacco, ceco, slovacco;
- orientale: russo, ucraino, bielorusso.
Altre lingue della famiglia indoeuropea no n parlate in Europa sono:
l¶ittita (XX secolo a. C) insediato in Turchia;
l¶armeno, parlato nella Turchia nord orientale e nella Repubblica armena;
le lingue della famiglia indo-iranica suddivise nei due rami a) iranico (antico,
medioevale, moderno) e b) indiano (antico, sanscrito classico e dialetti moderni);
il tocario attestato dal VII secolo d. C. nel Turkestan orientale.



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Come è fatta una lingua: la fonologia segmentale, i fonemi

Il segno linguistico è costituito da due elementi: il significante e il significato;


il significante indica le possibili realizzazioni foniche (o grafiche) di una lingua ,
il significato indica i riferimenti alle immagini mentali che abbiamo delle cose esterne.
Chiamiamo inoltre enunciazioni (o paroles) le concrete e individuali realizzazioni di
parole o frasi,
chiamiamo invece espressioni le realizzazioni di possibili parole o frasi fatte con la voce
o con la scrittura,
chiamiamo infine contenuti o sensi i riferimenti delle parole o frasi a cose o situazioni di
fatto (i referenti).
Kgni significante è costituito da segmenti minimi che non hanno significato (asemantici)
ma che permettono di individuare e differenziare i significanti di morfi, sintagmi e frasi.
Tali segmenti minimi si chiamano fonemi.
Le realizzazioni concrete dei fonemi si chiamano foni o suoni.



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Diamo alcune definizioni terminologiche di carattere scientifico.


a)| Parola grafica, ogni gruppo di lettere separate da spazi bianchi in una pagina.
Es. La frase I gatti vanno a caccia di topi e ogni topo teme perciò i ga tti contiene
quattordici parole grafiche.
b) | Tipi o Forme di parole: le repliche o occorrenze di parole in una stessa frase. Es.
Nella frase precedente le parole i e gatti sono presenti due volte ovvero hanno
due occorrenze o repliche.
c)| Lessema o Unità lessicale o Forma di citazione è la forma particolare o tipo della
parola come viene indicata nelle grammatiche o nei dizionari. Nei dizionari viene
chiamata lemma ed è citata in ordine alfabetico; in italiano, inglese, francese,
spagnolo si usa l¶infinito per i verbi, il singolare per i nomi e il singolare
maschile per le altre parti del discorso variabili, in arabo si usa la terza forma del
passato per i verbi. Ess.: vanno e andiamo sono forme dell¶unità lessicale
andare; belli e bella sono forme dell¶unità lessicale bello.
d) | Parola fonologica è un gruppo di sillabe raccolte attorno a una sillaba
preminente accentata, e può corrispondere a più di una parola grafica. Ess.:
dammelo e me lo dà sono entrambe ³una´ parola fonologica.
In italiano (e in molte altre lingue) i lessemi possono presentarsi in forme diverse a
seconda del co-testo, per es. con forme tronche come cuor per cuore o forme elise
come l¶elica per la elica o con iniziale consonantica rafforzata, perlopiù nelle parole
fonologiche come [a k¶kasa], ma anche in alcune parole grafiche come davvero o
dappertutto o soprattutto. Queste variazioni riguardano i signifanti ma non modificano i
significati o le funzioni delle parole.
Molto importanti sono le variazioni con funzione grammaticale ovvero la flessione delle
parole che chiamiamo declinazione nei nomi, negli articoli, nei pronomi e negli aggettivi,
chiamiamo coniugazione nei verbi.
Grazie alla flessione vengono indicate:
1.| le funzioni del lessema stesso rispetto agli altri della frase. Es. Nella frase
Molti popoli vinse la potenza dell¶impero romano il verbo al singolare indica
che il soggetto è la potenza dell¶impero romano.
2.| le relazioni con le categorie della grammatica. Es. in italiano la flessione
indica il genere e il numero per gli articoli, nomi e agge ttivi (in arabo anche il
caso); indica modo, tempo, persona, numero per i verbi.
3.| le relazioni tra il significato del lessema e il co-testo verbale o contesto
situazionale. Ess.: I verbi dell¶enunciato Ho visto un bel film. Guarda, lui sta
andando a vederlo indicano che è rivolto a una seconda persona singolare
(Guarda), che si parla di una terza persona di sesso maschile (lui), che nella
seconda parte dell¶enunciato andrà a vedere qualcosa (lo) espressa nella
prima (un bel film). Il lessema andare nella forma a) andando a casa, ho visto
Luigi esprime contemporaneità delle due azioni; b) nella forma andare in giro
è bello indica funzione di soggetto; c) nella forma andrei al cinema esprime
desiderio di andare.
Le variazioni del lessema con funzione grammaticale possono riguardare la
terminazione o desinenza es. am-a, am-ate, am-ò, alt-o, alt-i, alt-a, alt-e o la parte interna
(flessione interna) es. vede/vide, o la parte iniziale ar, attasil/tattasil




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